A Pesca Con L'Assassino Ed Teja
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Traduzione di Susanna Battisti
“A Pesca Con L'Assassino” Autore Ed Teja Copyright © 2020 Ed Teja Tutti i diritti riservati Distribuito da Babelcube, Inc. www.babelcube.com Traduzione di Susanna Battisti Progetto di copertina © 2020 Ed Teja “Babelcube Books” e “Babelcube” sono marchi registrati Babelcube Inc.
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A PESCA | CON | L’ASSASSINO
A PESCA
CON
L’ASSASSINO
Jimmy aprì la porta e sbirciò nella camera d’albergo. Un attimo dopo tirò indietro la testa e mi guardò. “È qui che è successo” disse. Non che io volessi o sentissi il bisogno di guardare in quella stanza. Ero a caccia di trote di fiume, non di scene del delitto. Avrei dovuto essere in vacanza. Ne avevo viste in abbondanza di scene del crimine a Los Angeles, bastava e avanzava. Ma prima di poter vedere qualche pesce sembrava che dovessi vedere questo. Avevo guidato fino a Los Altos per andare un po’ a pesca e per vedere il mio vecchio amico Jimmy. Ci conoscevamo da quando lui viveva in città, molto prima che tutto questo lo disgustasse. Quando mi trovai nel giro della malavita, come poliziotto, lui era stato un reporter insaziabile ed era sulla buona strada per il successo. Un giorno però alzò lo sguardo, forse si guardò allo specchio, e quello che vide non gli piacque. Lottò ancora per un paio d’anni prima di uscire dal giro, scappando letteralmente tra le colline. Arrivò fino in Colorado, divenne il redattore e l’editore di un giornaletto di provincia e mantenne un basso profilo. Jimmy pensava di essersene completamente liberato, ma naturalmente il crimine ti trova lo stesso. Io mi ero preso una vacanza pensando di squagliarmela per un po’. Non sono un granché come pescatore ma è un modo per evadere dalla città una o due volte all’anno. Dicono che dovrebbe farmi bene ma tanto non serve mai. Non posso sfangarmela neanche per qualche settimana. Così ora i due sfaticati del crimine che volevano sfuggirgli a ogni costo, erano andati a finire proprio sulla scena del delitto. A volte penso che sia un bene che io sia diventato un detective privato; altrimenti avrei dovuto dare un sacco di spiegazioni sul perché sembra sempre che io mi trovi ovunque ci sia una scena del crimine. Non mi piace dare spiegazioni – il che è uno dei motivi per cui ho lasciato le forze di polizia – specialmente quando non capisco bene perché le cose vadano come vadano... o persino perché ho fatto quello che ho fatto. A volte ci riesco a prendere i cattivi, ma non aspettatevi da me una lezione sul fondamento filosofico di tutto questo, ma solo che mi organizzi per riuscire a fare bene il lavoro. Dopo aver aperto la porta Jimmy si fece da parte e mi lasciò entrare per primo. Non per cortesia, era solo nervoso. Camminavamo attenti a non calpestare i vari ostacoli: il sangue raggrumato sulla moquette, le pile di documenti, i cassetti
svuotati e rovesciati... il tipo di disordine che ti aspetti di vedere dove c’è stato un omicidio. I poliziotti non si preoccupano troppo della pulizia e dell’ordine quando sono in cerca di indizi: la moquette e i cuscini del divano erano stati strappati e l’imbottitura era sparsa sul pavimento. “Credi che abbiano pensato che l’assassino avesse nascosto qualcosa nei cuscini?” chiese Jimmy in tono sarcastico. “Forse il portafoglio?” Non gli risposi. ai oltre e con la punta del piede toccai i pezzi di quel che restava di uno scrittoio di qualità scadente. Era stato fatto a pezzi e la parte superiore, smontata dalla struttura, era appoggiata alla parete vicino a un cestino per la carta straccia rovesciato. Romperlo non doveva essere stata una grande impresa, quella roba di truciolato che vendono agli alberghi non è altro che spazzatura. Suppongo che sia la soluzione migliore: comprare qualche nuova schifezza solo ogni due o tre anni e sostituire la roba veramente rovinata, piuttosto che tirar fuori i soldi preventivamente per qualcosa di decente. Io stesso compro mobili usati; mi piace sapere che aspetto avrà una sedia o una scrivania una volta svanito il profumo di nuovo. Urtai qualche libro con un calcio e non trovai nulla a parte un paio di romanzi scadenti, di quelli che hanno in copertina un tizio stecchito in trench e una dama dagli occhi a mandorla con un coltello insanguinato in mano. Ero sicuro che gli sbirri avessero portato via qualcosa di importante ma Jimmy mi stava osservando, così interpretai il ruolo del detective per lui e mi misi a frugare tra la carta che avevo raccolto dal cestino. “Trovato qualcosa di interessante?” chiese Jimmy; la frase suonava speranzosa. “No, solo qualche bolletta scaduta”. Quella stanza sembrava turbare Jimmy; non aveva avuto lo stomaco per questo a Los Angeles e un omicidio non è che sia molto diverso in una piccola città; anche il sangue ha lo stesso odore. Come redattore ed editore del giornale locale i suoi incontri più ravvicinati con la morte consistevano nello scrivere il necrologio per l’ultimo che aveva tirato le cuoia. Niente a che vedere con l’essere nella stessa stanza in cui qualcuno che conoscevi era caduto nella rete. “Si era rinchiuso qui dentro, a scrivere,” spiegò Jimmy senza che ce ne fosse alcun bisogno; sapevo che parlava tanto per rompere il silenzio ed impedirsi di pensare troppo.
“L’hai trovato tu?” Jimmy scosse la testa. “La sua ragazza, Meg, lo ha trovato” “Com’è stato ucciso?” “A quanto pare ha aperto lui all’assassino. Lo sceriffo ha detto che la porta non è stata forzata né sfondata. Così quando ha aperto qualcuno gli ha sparato in faccia con una colt 38”. Persi ancora un po’ di tempo a frugare tra gli altri rifiuti. Capii solo una cosa da quella stanza: che era il luogo in cui un imbrattacarte solitario se ne stava chino sui suoi scritti per rispettare una qualche scadenza. Si era preparato ad una lunga e intensa sessione di scrittura. C’erano un sacco di involucri di panini, lattine di birra vuote e spazzatura varia che a quanto pare si trovava nei cestini prima che la polizia, o l’assassino, l’avesse sparsa in giro e scalciata qua e là. Inoltre, da quello che ho potuto constatare, la storia di Roger Bakerman, lo scribacchino appena assassinato, era intercambiabile con quella di innumerevoli altre persone che lavoravano molto, guadagnavano poco e vivevano di sogni e cibo spazzatura a domicilio. Si era lasciato “marcire in una stanza in affitto” per dirla alla T.S. Eliot. Per far piacere a Jimmy controllai il bagno; o lì dentro non c’era poi molto, o gli sbirri avevano portato via quello che c’era. Magari a forza di cercare indizi gli era venuto il mal di testa e avevano avuto bisogno dell’aspirina di Bakerman. Capii anche un altro paio di cosette: o lui non fumava, o gli sbirri si erano presi anche il posacenere in qualità di prova. Gli unici indumenti che vidi sembravano appartenere alla stessa persona, quindi doveva trovarsi lì da solo. Scossi la testa: “Non c’è granché da vedere qui”. Jimmy aveva un’aria triste, cosa che mi aspettavo, e anche invecchiata, cosa che non mi piaceva, principalmente perché abbiamo la stessa età. Ma mi è già capitato di vedere persone che sembrano più vecchie dell’età che hanno; non è una cosa buona. “Volevo solo assicurarmi che niente di importante fosse andato perduto” disse. “Niente è andato perduto – lo rassicurai – la polizia potrebbe ancora non sapere tutto quello che ha sottomano, ma ha tutto. Torniamo nel tuo ufficio; puzza qui
dentro.” La sede della redazione del giornale di Jimmy era proprio dall’altra parte della strada. Era anche piccola. Piccola città, piccoli uffici, piccole stanze. L’unica cosa che avveniva in quel posto era un po’ di lavoro d’ufficio. La sorella di Jimmy, Martha, stava tutto il giorno seduta alla scrivania nella stanza di fronte a rispondere al telefono, conservare i libri e vendere spazi pubblicitari. Andammo nel suo piccolo ufficio sul retro e sedemmo sulle sedie girevoli di legno. Jimmy era orgoglioso del suo giornale, il Los Altos Herald, zero punti per l’originalità del nome. “Più che un giornale, la mia è un’attività editoriale – mi spiegò – scriviamo di cronaca locale, di politica e così via, ma stampiamo anche i volantini per le aziende. La tipografia è mia, quindi alla fine è un guadagno niente male. Certo non mi ci arricchisco; e chi potrebbe in una cittadina di provincia come questa?”
Accese la radio, a volume basso, e lasciò che il suono vellutato della tromba di Cootie Williams, addolcito dalla sordina, fe da sottofondo alla sua storia. Ero disposto a lasciarlo parlare. “È una bella sistemazione”, concordai. “Roger Bakerman era un giovanotto col solito sogno di diventare il giornalista più tosto della città, e magari anche un giornalista specializzato in reportage sul crimine”. “Proprio come eri tu?” Si appoggiò allo schienale della sedia e incrociò le gambe. “È per questo che lavorava qui quello scroccone. Avrebbe messo sottosopra la città molto tempo fa e raccolto tutte le informazioni che poteva per trovarsi il più possibile nel vivo dell’azione; ma si era messo in testa che io avessi dei contatti in città, che fossi capace di indirizzarlo bene e che, se mi avesse fatto una buona impressione, avrei potuto mettere una buona parola per lui. Naturalmente tutte le conoscenze che avevo, hanno lasciato la città ormai da tempo.” “Ma tu non glielo hai detto.” Jimmy ridacchiò. “No, mi piaceva averlo intorno; lavorava tanto e si faceva pagare poco. Molto spesso pranzavamo insieme giù al caffè e mi faceva una testa così con le sue grandi idee per i suoi articoli investigativi. Dovevo dargli fiducia; se ci fosse stato uno scoop a Los Altos lui l’avrebbe scovato.” “Faceva questo per te? Indagini?” Jimmy rise. “Gli sarebbe piaciuto; ma un giornalista investigativo non serve a molto in un giornale di provincia. La gente legge il nostro quotidiano per vedere il proprio nome nelle colonne della società o per scoprire quando è la prossima Eagle Scout Jamboree, piuttosto che per le notizie piccanti. Di quella roba sentono abbastanza alla radio. No, lui per me faceva indagini matrimoniali e a volte qualcosa sul ballo di fine anno scolastico a Durango.” “E allora perché tutte quelle idee?” “Credeva che se avesse trovato una buona storia da pubblicare in questo posto sperduto, qualche giornale importante poi lo avrebbe notato e lo avrebbe portato
via da qui”. Jimmy si alzò, andò fino alla porta e disse a Martha che non voleva essere disturbato, quindi aprì un cassetto della scrivania e tirò fuori una bottiglia e un paio di bicchieri. Versò un goccio per ciascuno di noi. “Non era niente male come scrittore e avrebbe fatto meglio a lavorare per un bravo editore. Ha giocato male le sue carte restando qui. Lavorando per me avrebbe anche potuto scoprire la cura per il peggior cancro del mondo, la politica, e nessuno gli avrebbe dato importanza”. Si accese una sigaretta, pensieroso, poi aggiunse: “Non ha mai smesso di indagare però; – scrollò le spalle – chissà magari se fosse vissuto più a lungo avrebbe dimostrato che mi sbagliavo. Mi sono già sbagliato una volta”. Avevo come la sensazione che mi fosse sfuggito qualcosa. “Perché? Pensi che avesse una pista? Che stesse per scoprire qualcosa?” “Beh, la settimana scorsa, nel suo giorno libero, è andato a Denver in autobus per fare alcune ricerche in quella grande biblioteca che contiene tutti i registri pubblici ed è tornato tutto eccitato. Ha detto che aveva qualcosa su Thom Riley. Riley è il nostro illustre, squallido rappresentante legale in parlamento. Non voglio dire che sia disonesto, solo che è squallido. Ma Bakerman ha detto di aver scoperto qualcosa nei documenti catastali e quindi doveva parlare con Riley. Gli ho detto di assicurarsi di aver verificato bene i fatti prima di dire niente a nessuno. Ha cercato di arrivare a Riley, per sentire un suo commento a riguardo, ma senza successo. Un paio di giorni prima di essere ucciso, è entrato nell'ufficio di Riley senza preavviso ed è stato buttato fuori a calci. So che è successo perché l’ho sentito io stesso da Riley, e voglio dire che l’ho proprio sentito: mi ha chiamato e mi ha detto in malo modo di tenere Bakerman al guinzaglio. “Forse ce l’aveva uno scoop, ma non sono sicuro di sapere dove si aspettasse di pubblicarlo; sapeva come mi sarei sentito a sollevare un vespaio. Ma forse aveva intenzione di farlo come freelance; c’è sempre qualcuno che si diverte a leggere un bello scandalo. Così mi ha detto che si sarebbe preso una pausa per finire il suo articolo e che non importava se non l’avrei pagato.” Tolsi la schiuma dalla mia birra e la gettai nel cestino, poi bevvi un sorso cercando per tutto il tempo di sembrare il più annoiato e disinteressato possibile. Non fu difficile: ero annoiato e disinteressato. Sapevo che Jimmy mi stava guardando aspettando che un barlume di interesse mi attraversasse il volto. È sempre andata così tra noi: Jimmy si sarebbe fatto venire un’idea su quello che io avrei dovuto fare e in qualche modo mi ci avrebbe trascinato dentro.
“Stavolta non mi freghi” gli dissi infine. “Fregarti? E come?” chiese lui cercando di sembrare innocente. “Incastrandomi per trovare l’assassino. Sono venuto qui per andare a pesca, per rivedere il mio vecchio amico Jimmy. Sono in vacanza.” Jimmy posò la sua birra sulla scrivania e si asciugò le mani sulle ginocchia. “Guarda, non sto cercando di fregarti. Ma hai ragione: voglio che tu indaghi su questa faccenda. Bakerman era una palla al piede ma lavorava per me e ci scommetto, mi vedeva come un amico o come un mentore. In ogni caso sento di dovergli qualcosa.” “Lo sceriffo sta già indagando, giusto? Non credo che apprezzerà se arriva qualcun altro a ficcare il naso.” Jimmy sospirò. “Oscar Hamson, il nostro sceriffo, è un brav’uomo. Davvero una brava persona. È arrivato qui qualche anno fa e ha dimostrato di essere un tipo risoluto, con una certa esperienza nell’esercito, perciò l’abbiamo eletto. Ma è un funzionario pubblico, non un poliziotto professionista; non lo vedo molto entusiasta di essere sulle tracce di un assassino. Un paio di settimane fa qualcuno ha rubato diversi cavalli dal ranch di Clyde Clarence; ora Clyde ha fornito un o finanziario notevole per l’elezione di Oscar come nostro sceriffo e Oscar non riesce a scoprire chi ha rubato quei maledetti cavalli. Bakerman ha fatto proprio un bell’affare. Mi è difficile credere che lui riuscirà a trovare l’assassino.” “Ma possiede le risorse; può sempre farsi mandare degli investigatori dallo Stato.” Jimmy sospirò. “Non lo farà comunque. Nessuno qui intorno vuole davvero vedere la Polizia di Stato girovagare per la città; neanche per una cosa del genere. La gente viene qui per allontanarsi da tutto questo; ama questa città per la sua bellezza naturale e il suo basso profilo; è quasi invisibile. Non promuoviamo nemmeno il turismo.” Sapevo che era il momento di togliergli quest’idea dalla testa: “Non ho preso la licenza di investigazione in Colorado, la mia tessera è valida solo in California; anche se volessi non sarebbe legale per me occuparmi di questo caso.”
Jimmy sghignazzò. “Qui ti volevo. Il Colorado è uno dei pochi Stati in cui non è richiesto il PIs per essere autorizzato a indagare.” Fece un gran sorriso, proprio come quando mi aveva imbrogliato a Los Angeles. Jimmy non era cambiato poi molto. E così mi ritrovai ancora una volta a lavorare in vacanza e gratis per di più, il che peggiorava di molto le cose. Per concludere questa faccenda pensai di dare una rapida occhiata in giro; avrei fatto quattro chiacchiere coi personaggi principali di questa storia, dopodiché avrei detto a Jimmy che non avevo trovato nulla e sarei andato a pescare. Iniziai dall’ufficio dello sceriffo. Perlomeno in quel piccolo borgo potevi andare a piedi quasi ovunque. Questo e il fatto che ero in tenuta da pescatore e non in giacca e cravatta lo faceva assomigliare di meno al mio solito lavoro. Lo sceriffo era nel suo ufficio quando arrivai. Mi salutò calorosamente, rendendomi alquanto sorpreso, e a malapena controllò la mia carta d’identità. Potevo capire perché la gente del posto lo aveva eletto: sembrava uno capace di tenere alla larga i delinquenti. Era un omone grande e grosso, forse un metro e novanta, e ben piazzato. Non aveva l’aria di uno che ha ato la maggior parte del tempo dietro una scrivania. “Che intenzioni ha, detective? – mi chiese – Bakerman non aveva famiglia, o almeno nessuno che abbia saputo che è morto, perciò io so che nessuno l’ha assunta.” “Jimmy e io ci conosciamo da molto. Più che un incarico si tratta di un favore” Hamson annuì come se questo avesse un senso. Per me non l’aveva. Hamson era in vena di camminare e io glielo lasciai fare. “Una mano lava l’altra e tutte e due... a buon rendere. – disse – fondamentalmente Bakerman era un saputello, gli piaceva complicare le cose che è meglio che restino semplici.” “Come il furto dei cavalli di Clyde Clarence?” domandai io. Lui rise. “Lasci che le spieghi...” poi fece una pausa. “O meglio, lasci che Clyde le spieghi com’è andata.” Prese il telefono e digitò il numero. Dopo due chiacchiere chiese a Clyde di raccontarmi dei cavalli e mi ò il telefono. Riuscii a malapena a salutare prima che la voce lagnosa dall’altro capo iniziasse uno sproloquio forte e apionato. “Ho detto a Oscar di non disturbarsi a
cercare quei dannati pony” disse. “Diamine! Sono davvero troppo disturbo quei cavalli. L’allevamento è proprio una palla al piede! Amico mio, mi sono fatto infinocchiare quando ho comprato questo posto, lo sai quanto c’è da lavorare in un ranch? E comunque credo che quei cavalli fossero malati, non li rivoglio indietro. Lascia che se ne occupi chi se li è presi. Può anche farci la colla per quello che me ne importa; almeno così ho qualche tassa in meno da pagare.” Quando ebbe finito di inveire restituii il telefono a Hamson; lui sembrava compiaciuto. “Non credo che Clyde abbia fatto un buon investimento quando ha deciso di andare in pensione e vivere in un ranch.” “E che mi dice di Thom Riley?” “Oh, abbiamo esaminato la breve lista dei sospettati, che non è molto più lunga del censimento ufficiale. Bakerman aveva un paio di grane con Riley che io sappia. Innanzi tutto Riley prima stava con Meg, la ragazza che ha trovato Bakerman e che è da considerarsi la sua fidanzata.” “Un movente che è anche un cliché” risi. “Credeva che Bakerman non gliel’avrebbe portata via; Riley l’ha mollata quando è stato promosso, tramite il nostro democratico processo elettorale, da sindaco di questa vivace metropoli a membro dell’élite maggioritaria del parlamento. Forse Meg aveva sussurrato all’orecchio di Bakerman qualche malignità su Riley, non saprei; ma aveva più moventi lei per uccidere Riley di quanti ne avesse chiunque altro per uccidere Bakerman.” “Ha detto che le grane erano un paio.” “Lo sapevo che lei era acuto – rise – l’altra colpa di Riley era quella di avere successo, cosa che Bakerman non aveva. Bakerman era risentito del fatto che la sua intelligenza e la sua istruzione superiore non l’avessero condotto alla fama e alla gloria. Così era sempre in cerca di un modo per far regredire Riley di una tacca o due. Non riusciva a concepire la possibilità che Riley potesse avere successo senza che ci fosse sotto qualcosa di losco e schifoso che lui non potesse scoprire.
Hamson aprì un cassetto della scrivania e tirò fuori un piccolo block-notes. Lo poggiò sulla scrivania e lo spinse verso di me. “Ecco ciò che sappiamo. Tutto quello che sappiamo per certo. Vuole leggere che cosa aveva in mano o devo farle un breve riassunto?” Sfogliai il blocchetto; solo a guardare quella calligrafia microscopica mi venne il mal di testa. “Mi accontenterò di una versione ‘Reader’s Digest’.” “Ok. È andata così: Riley, che agisce per conto dello Stato, ha dato un contratto di costruzione a suo cognato” “È comprensibile che questo abbia fatto storcere il naso al suo giornalista.” “Esatto. A metterci il carico da novanta, il fatto che Riley l’aveva già detto a tutti gli interessati, incluso il consulente legale dello Stato. Poi si è scoperto che suo cognato, che aveva fatto un’offerta bassa, aveva comprato il progetto con un budget ridotto e aveva fatto un lavoro eccellente. Chiunque voglia lamentarsi di questo non verrà preso molto in considerazione.” “Neanche a me suona come movente per un omicidio. E non c’è altro? Jimmy ha detto che lui era molto entusiasta per qualcosa che aveva scoperto.” Hamson si strinse nelle spalle. “Niente di quello che ho visto. Un paio di disgustosi romanzi semi-finiti e questo è tutto. Le pagine battute a macchina erano prese per di più dal suo romanzo, perciò forse aveva deciso di trasformare la sua ricerca in un libro. Ci sono altri block-notes pieni di informazioni sulla compravendita dei terreni. Ho fatto una visita al catasto per scoprire se fossero collegate alla gente di qui, ma gli ci vorrà del tempo per il riferimento incrociato dei numeri.” Si grattò la testa. “Un giornalista investigativo è destinato ad annoiarsi in questa città”. “Quindi non succede niente di brutto a Los Altos?” “Oh, certo che sì. Ferris, il droghiere, che è un povero idiota, molto spesso il venerdì sera si ubriaca al bar di Jerry e poi fa a botte con qualcuno. Io glie l’ho suonate un paio di volte e poi l’ho buttato nel cassone del mio pick-up. È un buon allenamento per tutti e due e gli impedisce di andare a casa e picchiare la vecchia. I mariti tradiscono le mogli, di solito con Lucy che lavora all’ufficio
postale; le mogli tradiscono i mariti, molto spesso col suo compare Jimmy e qualche volta persino con me. Eh sì, siamo proprio un punto di alta aggregazione della criminalità.” “Ad ogni modo avete avuto un omicidio” Hamson si grattò il mento. “Sembra proprio di sì. Sicuro come la morte. E la gente si sta innervosendo, quindi se dovesse trovare un killer in agguato tra i cespugli le sarei grato se me lo fe sapere.” “Lei ha qualche sospettato?” Hamson volse lo sguardo lontano da me, come per guardare qualcosa che si trovava alle mie spalle, ma non come fa qualcuno che ha visto veramente qualcosa. Capivo la differenza. “Immagino che l’assassino sia un vagabondo” disse. “E perché?” “Perché sono un poliziotto pigro, nella migliore delle ipotesi. Non mi viene in mente nessuno di qui che avesse una buona ragione per ucciderlo, o una ragione qualsiasi... e al momento mi accontenterei anche della più futile. La maggior parte degli abitanti di qui non sono quel tipo di persone che si ammazzano l’un l’altra; magari spaccherebbero la testa a qualcuno durante una lite ma mai premediterebbero un omicidio. Non abbiamo trovato denaro nell’appartamento perciò l’assassino doveva essere a caccia di contanti – Sorrise – Va da sé che forse Jimmy non ne aveva” “Quindi lei crede che l’assassino abbia bussato alla sua porta in cerca di denaro?” Annuì. “Avete fermato qualche vagabondo di aggio?” “Non molti – ammise – i disadattati in genere si notano subito. Se si tratta di qualcuno senza soldi, probabilmente gli verrà richiesto di andarsene. È una delle cose per cui vengo pagato. Ma ci sono dei barboni che vivono fuori città e molta gente di aggio che si ferma solo per un giorno o due; ed è più probabile che
il colpevole sia uno di loro piuttosto che qualcuno del posto.” “Ma lei è d’accordo se faccio qualche indagine?” “Ci può scommettere! Anzi, se vuole farsi anche i miei giri già che c’è, io so come intrattenermi.” “Ci scommetto! No, voglio andare un po’ a pesca.” “Bene, se vuole unire l’utile al dilettevole so dove può trovare delle trote alquanto sospette.” Mi alzai e gli strinsi la mano. “Bene, Hamson, allora darò un’occhiata in giro. Dubito che scoprirò qualcosa ma ho promesso a Jimmy che l’avrei fatto. Inoltre apprezzerei se lei potesse, come favore professionale, indicarmi le trote sospette e io potrei aiutarla ad interrogarle. ” “Benissimo! – disse – già che ci siamo possiamo cominciare dai mendicanti sospetti o da qualcuno che odia i giornalisti estremisti. Fu davvero disponibile. Mi permise anche di prendere qualche copia che aveva fatto delle pagine del taccuino, così mi fermai sulla porta e dissi: “C’è solo un problema con la sua teoria del vagabondo.” “E sarebbe?” “Se è stato un vagabondo, per giunta squattrinato, che cosa ci faceva con una pistola completa di imballaggio?” Hamson ci stava ancora pensando su quando andai a parlare con Meg. Mi aspettavo di trovarla al caffè e così fu. Lei si aspettava che io sarei venuto a pressarla per ottenere informazioni e così fu. Uno a uno, palla al centro. Ognuno aveva le sue aspettative e io ero lieto che quelle di entrambi fossero state soddisfatte. Presi un caffè e fui sorpreso dal fatto che era buono. Lei mi convinse a ordinare un po’ di torta di mele mentre parlavamo e quella era anche più buona. In qualche modo, quella cittadina mi piaceva sempre di più. Meg era molto graziosa; non era proprio bellissima ma anche se fosse stata
vestita più sportiva non sarebbe stato difficile notarla. Era una moretta con i capelli a caschetto, di circa 25 anni. Quando parlava le parole sgorgavano fuori come un fiume, poi si fermava. Poi, dopo aver messo insieme nella testa un altro flusso di parole, le arginava in bocca per poi farle uscire di nuovo a fiotti. Ero contento di non essere un giornalista che doveva intervistarla e prendere appunti. Mi ribadì di aver trovato lei Bakerman, ma non mi disse niente di nuovo. “Credo che Roger avesse intuito qualcosa” mi disse. “Qualcos...” “Non so su cosa stesse lavorando – continuò – non mi piaceva quando voleva parlare di lavoro.” “Perché no?” “Perché poi mi diceva sempre che non potevo dirlo a nessuno. Cosa c’è di buono nel sapere qualcosa che non puoi raccontare?” Dovetti ammettere che il ragionamento filava. “Ho sentito che lei non prova molta simpatia per Thom Riley” I suoi occhi mi fulminarono, poi si calmò prima di parlare. “È ridicolo. Perché mai dovrebbe pensare una cosa del genere?” “Ho capito che lui l’ha lasciata.” Mi guardò con espressione severa. “Tra noi è finita, ma questo non significa che non siamo rimasti amici – mi sganciò un gran bel sorriso come per dire “guarda, te lo dimostro” – infatti è stato Riley a comprarmi questa caffetteria” Questo davvero mi sorprese. “E perché? Deve essergli costata un occhio!” Sorrise di nuovo, ma non era un sorriso amabile. “Era un regalo d’addio. Come d’accordo, lui voleva farla finita con me ma con discrezione. Non poteva spuntare all’improvviso la sua ex-ragazza furiosa e mandare in fumo i suoi sforzi elettorali di stella nascente della politica.” “Una tangente?”
Corrugò la fronte. “Ho detto che era un regalo d’addio” “E così lei ha accettato ma ora pensa di non aver fatto un buon affare.” Posò la sua mano sulla mia zampa paffuta. “Signore, se mai vorrà fregare qualcuno per bene, lo porti in un buco di città come questo qui e gli compri una caffetteria. Non farà mai abbastanza soldi per vivere decentemente, nemmeno ammazzandosi di lavoro come un immigrato clandestino. E non sarà neanche mai in grado di venderlo per salvarsi l’anima. Non è un investimento è una condanna. I soli uomini che mettono piede qui dentro sono più spiantati degli spiantati”. Cominciai a capire che Meg non vedeva la sua carriera nella ristorazione come una scelta felice. “Come Bakerman?” le chiesi. La sua espressione si addolcì. “Già. Quel poveretto era un vero sognatore. Aveva un certo talento ma non riusciva a capire che doveva andarsene di qui prima che qualcuno se ne accorgesse”. “E lui aveva intenzione di seguire il suo consiglio?” “Difficile – disse – è un uomo.” Lasciando Meg su queste note me ne ritornai nell’ufficio di Jimmy; lo mandai a cercare qualcuno che potesse battere a macchina per me gli appunti di Bakerman, così avrei potuto leggerli anche se ero sicuro che non avevano nulla a che fare con il caso. Ma cominciai a pensare all’idea che Bakerman stesse esaminando delle transazioni fondiarie. “Cosa faceva Riley prima di diventare rappresentante?” Chiesi a Jimmy. “Era il nostro sindaco e il nostro unico agente immobiliare. Aveva il pallino della politica anche allora.” “E quando è arrivata la svolta?” Jimmy rifletté un momento. “Ha sfruttato la situazione a suo vantaggio quando Clarence ha comprato il vecchio ranch degli Steed. Clarence è un tipo molto discreto. Ha preso residenza qui ma raramente lo si vede in giro o si hanno sue notizie. Non sapresti neanche se fosse stato qui, a meno che non sia stato per una
donazione ad una causa politica. Quella di Hamson era una e quella di Riley un’altra. Con il sussidio che un ragazzo può ricavare da qualche spicciolo, Riley è stato in grado di risalire la catena alimentare fino alla legislatura.” Chiesi a Jimmy di tutte le soffiate che aveva su Clyde Clarence e Thom Riley. Jimmy era un tipo organizzato perciò non ci volle molto prima che se ne uscisse con un fascio di ritagli di giornale. Li spiegammo e ci mettemmo a leggerli. Non c’era niente di consistente, ma non si sa mai quale genere di dettaglio potrà rivelarsi importante. Mi imbattei in un articolo sull’inaugurazione del caffè di Meg. Accanto al pezzo c’era una foto che mostrava un giovane dai lineamenti delicati in piedi di fianco a Meg e che la teneva sottobraccio mentre lei tagliava il nastro. Il ragazzo sfoggiava un completo che sembrava a buon mercato e un sorriso studiato. Sullo sfondo c’era un uomo con la mascella quadrata che sembrava voler sfuggire alla macchina fotografica mettendosi la mano davanti al viso, ma non aveva fatto in tempo. Secondo la didascalia il giovane con il viso dolce era Riley; io indicai il vecchio. “Chi è il tizio che ha paura della macchina fotografica?” “È Clarence – disse Jimmy – non voleva che io la pubblicassi. Dà di matto ogni volta che provo a fargli una foto; dice che le fotografie sono per le belle ragazze, per i politici o per quelli che vogliono venderti qualcosa.” Qualcosa mi scattò nella testa. “Hai detto che Riley ha venduto il ranch a Clarence?” “Certo, chi altri se no? Era l’unico agente immobiliare in città. Adesso l’attività è ata a sua sorella, e lei è ancora più brava di quanto non fosse lui. Riley pensava solo a fare i propri interessi, lei invece si preoccupa anche di far fare un buon affare ai suoi clienti. Anche loro se ne sono accorti. Perché?” “Non lo so ancora.” Ed era vero, ma sapevo che c’era un non so che in quella foto che voleva dirmi qualcosa. Dissi a Jimmy di ritirare fuori l’originale della foto e di fare qualche copia di quei ritagli. Quando tornò con tutte queste cose le mandammo via fax alla mia segretaria con tutte le mie istruzioni. Jimmy scovò un ragazzino in motocicletta, io gli diedi i soldi per andare giù a Denver e un paio di telegrammi da spedire ad
alcune persone impiegate presso i pubblici registri e che mi dovevano qualche favore. Gli diedi abbastanza soldi per il pernotto, in modo che potesse attendere le risposte e tornare il giorno seguente. “Hai qualche indizio? - chiese Jimmy – o stai setacciando gli indizi?” “Ho gli indizi che ha la polizia.” Gli dissi della teoria del vagabondo di Hamson, ma non ci credette neanche lui. “Ho io una teoria. Non esattamente su chi possa essere l’assassino, ma a meno che mi sia sfuggito qualcosa noi non possiamo fare molto da qui. Al mio ufficio faranno qualche ricerca sul ato di alcuni tuoi concittadini – gli dissi – forse riusciremo a mettere insieme i pezzi della storia che, come pensava il nostro amico, gli avrebbe fatto vincere il premio Oscar”. “Il premio Pulitzer – disse Jimmy – l’Oscar è per gli attori.” “Beh, forse quello dovrebbero dargli, perché la sua performance è stata tanto efficace che l’ha fatto ammazzare.” “Che cosa vuoi dire?” “Ancora non ne sono sicuro.” Gli dissi, francamente. Dopo tutto ciò non avevamo più niente di costruttivo da fare, così finimmo la bottiglia e poi ci dirigemmo a casa sua per are la notte. La mattina dopo, davvero troppo presto, sentii qualcuno bussare alla porta sul retro. Mi alzai e vidi la moglie di Jimmy, Clara, che dava una bella tirata d’orecchi a Hamson. “Non è nemmeno l’alba Oscar Hamson!!” Hamson mi vide entrare in cucina e se la svignò da lei per parlare con me. Potevo vedere uno scintillio nei suoi occhi. “Quei sospetti che voleva interrogare, i vagabondi, si sono rintanati in montagna. Se si veste velocemente, e si copre bene, dovremmo riuscire a interrogarli per l’ora della colazione.”
Ridacchiai. “Il lavoro chiama, scusa Clara.” Dopo circa quindici minuti lui e io eravamo nel suo pick-up, con tutta la nostra attrezzatura da pesca che sobbalzava nel cassone. Aveva ragione sui sospetti che si aggiravano da quelle parti e l’interrogatorio fu approfondito. L’ora della colazione arrivò un po’tardi ma con quelle belle trote cotte in padella non mi importava. Hamson si rivelò il miglior pescatore che avessi mai incontrato, glielo dissi. Sorrise con orgoglio. “Beh, se non riesci a destreggiarti un po’ nella pesca, non c’è molto da fare qui a parte bere. Il lavoro non richiede esattamente un impegno a tempo pieno.” Potevo capire benissimo. “Avete scoperto qualcosa?” chiese non appena ci fummo ripuliti. Non avevamo fatto molta conversazione: parlare spaventa i pesci e mangiarli ti impedisce di parlare. “Non proprio. Bakerman era legato a molti cittadini di Los Altos; ma in un posto piccolo come questo c’è da aspettarselo. Sarebbe sospetto se qualcuno non lo conoscesse bene.” Lui ridacchiò. “Chi direbbe mai che potrebbe essere più difficile risolvere un caso come questo in una piccola città anziché in una metropoli?” Mi strinsi nelle spalle e iniziai a riporre la mia attrezzatura. “Lei non sembra preoccuparsi troppo se riusciremo o no a risolvere questo caso.” “Vengo pagato per provarci. Il fatto che lei sia qui mi libera da molte pressioni. Se lei lo risolve, beh tutti sanno che stiamo lavorando insieme. Se invece non lo risolve, non sembrerò ancora così male: se un detective professionista non riesce a trovare l’assassino, chi altri potrebbe?” “Non la preoccupa che qui intorno ci sia un assassino a piede libero?” Assunse l’espressione di chi sta ragionando. “Dipende da chi è l’assassino. Se ho ragione non lo prenderemo mai perché ormai sarà lontano da qui; perciò non ucciderà nessun altro. Se non era un vagabondo significa che ha ucciso per una ragione specifica; in entrambi i casi è improbabile che torni di nuovo ad
uccidere; quindi... no.” Ero contento che Hamson non lavorasse nel mio ufficio, ma d’altro canto potevo capire il suo punto di vista. Bakerman non era una figura rilevante in quella piccola città, era solo un povero diavolo che ci abitava e Hamson non avrebbe ottenuto chissà quale riconoscimento se avesse fatto una crociata a favore di questa causa. La maggior parte della gente stava solo aspettando che i trambusti si placassero. Mi mostrò un altro paio di posti in cui si pescava bene. Per raggiungere uno di questi camminammo attraverso un boschetto; pochi metri sotto di noi il torrente si riversava in un ampio specchio d’acqua. Hamson mi diede un colpetto col gomito. “In quel laghetto vive la trota arcobaleno più grossa e più sveglia di tutto il Colorado; sono due anni che gli corro dietro.” Scosse la testa con ammirazione. “Sto mettendo a punto una nuova esca per te vecchia mia; un’esca su misura per la tua intelligenza e la tua fame. Tra qualche giorno sarà pronta e poi vedremo...” la sua voce si spense. Tornammo in città, io feci una doccia e mi cambiai a casa di Jimmy. Prima di lasciare la stanza degli ospiti tirai fuori dal borsone da viaggio la mia pistola automatica e la controllai, era completamente carica. Misi la sicura e me la ficcai in tasca. Jimmy mi aveva organizzato un incontro con Riley. Riley era vestito molto meglio rispetto alla foto dell’inaugurazione del caffè di Meg. Credo che lavorando nella capitale avesse imparato qualcosa in fatto di moda. I suoi occhi non schizzavano qua e là ma ebbi l’impressione che avrebbero voluto e che fosse uno sforzo notevole per lui guardare chiunque negli occhi. Parlammo per un’ora e non ottenni altro che la recita a memoria del discorso infiorettato che si era preparato: era rimasto terribilmente scioccato dalla notizia della morte di Roger Bakerman, era un bravo ragazzo e l’intera comunità avrebbe sentito la sua mancanza. Non si sforzò neanche di metterci un po’di sentimento e per me fu difficile rimanere sveglio. Non provò nemmeno a negare di aver avuto una relazione con Meg, cambiò solo il finale della storia dicendo che l’idea di finirla era stata della ragazza. La caffetteria era un investimento nella comunità. Dopo avermelo detto si mise persino in posa. Forse pensava che qualcuno sarebbe entrato e gli avrebbe dato una medaglia, era il tipo a cui piaceva ricevere medaglie. Sicuramente ne aveva un mucchio appese al muro dietro la scrivania, dove fossero ben visibili agli ospiti.
Il ragazzino con la moto stava aspettando in ufficio quando rientrai, aveva ricevuto alcune risposte ai miei telegrammi. Gli diedi qualche soldo e mi sedetti a leggerle. Le informazioni non erano conclusive e la conferma avrebbe richiesto del tempo, ma ero abbastanza sicuro di sapere come stavano le cose. Scossi la testa. Una cosa che si impara col tempo è che le persone non sono mai come appaiono e gli abitanti di quella città non sembravano essere un’eccezione alla regola. In un certo senso, era deludente. Uscii e ammazzai il tempo curiosando negli affari della città mentre Jimmy svolgeva il suo lavoro quotidiano, poi tornammo a casa sua per la cena. Clara era un’ottima cuoca. La mattina dopo ricevetti una telefonata dall’ufficio, le foto sembravano confermare la mia ipotesi. Feci sedere Jimmy e gli spiegai a che punto era la nostra partita. Era lui che mi aveva assoldato nella sua squadra e volevo scoprire come voleva giocare. Avevamo esaminato e riesaminato il caso da tutti i punti di vista. Tutti questi casi hanno un problema serio: non scopri mai nulla in realtà, finisci solo con l’aprire un altro vaso di Pandora. Ciò che per noi è una soluzione in realtà solo per pochi mette a posto le cose, per tutti gli altri rovina tutto. Il mio lavoro è assicurarmi che il mio cliente sia soddisfatto della risoluzione, anche quando si tratta solo di un favore a un amico. Avevo iniziato con un paio di punti scollegati che dovevano essere congiunti. Come una mosca che deve essere legata alla lenza prima che possa servire da esca. Andai a cercare Hamson e trovai un cartello con su scritto “Sono andato a pesca” appeso alla sua porta. Non avevo l’abbigliamento adatto, ma andai a pesca anch’io. Diamine se avevo un’idea su dove lo avrei trovato...stava gettando l’amo quando sbucai. Aveva guadato il torrente fin dove l’acqua scorreva su delle rocce lisce e, a valle, si riversava in un ampio specchio di acqua più calma. Mi fermai a guardare. Fece fare al braccio un’arcata elegante mentre faceva posare la sua esca precisamente sopra la trota arcobaleno più grossa che avessi mai visto, che se ne stava acquattata silenziosamente all’ombra di una grande quercia. “L’ha capito vero?” chiese senza voltarsi. “Non era poi così difficile, Bill.” Rise sommessamente. “Persino il nome. Ma preferisco Oscar se non le spiace.” “Va bene, Oscar.”
“Ci si impegnava così tanto...eppure quello che scopriva era sempre il nome sbagliato, sa?” “Cosa intende dire?” “Indagare su di me, scavare nel mio ato. Lui non ha mai neanche azzeccato il nome giusto; tutto ciò che ha scoperto è che Oscar Hamson in realtà non è mai stato nell’esercito, come avevo detto alla gente.” Rise. “Il suo grande scoop consisteva nel dire a tutti che avevo mentito riguardo alla mia carriera militare. Pensava che rovinandomi la possibilità di essere rieletto avrebbe dimostrato a tutti la sua abilità di reporter. Era proprio uno so, quel bastardo.” Hamson tirò sapientemente la canna e l’esca danzò sull’acqua. La trota le diede un’occhiata poi si ribaltò su un fianco e nuotò lentamente sotto a una roccia. Hamson sospirò e cominciò a riavvolgere il filo. “Stupido pesce.” Disse. Cominciava ad essere visibilmente stanco e si sedette su un tronco. “Tanto vale che glielo dica, anche se lei già lo saprà. In effetti sono davvero stato quattro anni nell’esercito, ma col nome di Bill Russel.” Iniziò a smontare la canna e a riporre le sue cose ordinatamente. "Russell ha lasciato l'esercito, si è trasferito a Chicago, ha trovato un lavoro e si è sposato; e stava mettendo su una bella famiglia." "Cosa è successo al vecchio Bill?" "Un giorno si è reso conto che non era chi pensava di essere. Si è reso conto di essere un fallito che odiava Chicago, anzi tutte le città, e la sua vita. Non gli piaceva nemmeno sua moglie, né tantomeno l’amava. Così è scomparso e nessuno l’ha più visto.” “E questo, lì a casa, ha reso qualcuno lievemente insoddisfatto; soprattutto la società a cui aveva indebitamente sottratto un’ingente somma di denaro. Ha tralasciato la parte della storia in cui Bill si appropria di alcuni assegni per dei servizi aziendali e li incassa.” Hamson sembrò triste per un momento, poi si strinse nelle spalle. “Beh, una persona che vuole sparire non può andare tanto lontano senza un po’ di soldi. Comprare l’identità di un morto è una faccenda complicata, meglio lasciar fare ai professionisti ben pagati.” “Posso capirlo. E senza Bakerman che stava rivoltando la città da capo a piedi in
cerca di uno scoop, nessuno l’avrebbe mai sospettato.” Lui mi tese le mani. “Cosa facciamo adesso?” “Torniamo in città” “E poi?” “Lei è lo sceriffo, deve arrestare l’uomo che ha ucciso Bakerman.” Rise. “Pensavo che lei stesse attribuendo il delitto a me. Potrei essere l’unica persona in tutto l’universo con uno straccio di movente.” “Vero. Ma non è stato lei.” Raccolsi il suo cestino di vimini per la pesca e tornammo indietro dove aveva lasciato il pick-up. “Come lo sa?” Glielo dissi. “Però mi arresterà per quell’altro motivo?” Io scossi la testa. “Non sono uno sbirro né un cacciatore di taglie. E non lavoro per la compagnia di assicurazione di cui è debitore. Jimmy non mi ha assunto per scoprire la sua vera identità. Quindi ufficialmente non è affar mio. E poi se la consegno alla polizia, chi mi insegnerà a lanciare l’amo come l’ho vista fare là dietro?” Lui rise. “Non ha aiutato. Non l’ho preso.” “Sa benissimo che la pesca non è solo questione di prendere i pesci.” Tornammo nel suo ufficio e mentre lui si cambiava per indossare la sua uniforme, io chiamai Jimmy e sentii il suo piano. Poi camminammo lungo la strada deserta fino al caffè di Meg, la trovammo alla cassa a riscuotere soldi da una coppia di anziani. Jimmy era seduto alla fine del bancone e mangiava una ciambella. L’ultima persona presente era Riley, faceva colazione seduto sotto un chiosco e leggeva il giornale. Alzò gli occhi quando entrammo poi rimise il naso sul giornale.
“La ressa mattutina, spero,” disse Meg non appena la coppia se ne andò. “Spiacente Meg, siamo qui per lavoro,” disse Hamson. Si avvicinò e prese posto su uno sgabello al bancone. Io rimasi vicino alla porta. “Anch’io,” scherzò lei, ma si vedeva che era preoccupata; si avvicinò e si fermò di fronte a Hamson. "Cosa c'è Oscar?" “Immagino che tu sappia perché siamo qui.” Lei scosse la testa. “Se non siete qui per mangiare, no. Non lo so. Per me il lavoro è far mangiare la gente.” “Hai manipolato Bakerman, mettendogli in testa l’idea che lui doveva portare alla luce ogni sorta di pettegolezzo sugli abitanti di questa città”. Meg sbuffò. “Roger non aveva bisogno che qualcun altro gli mettesse certe idee in testa. Ne aveva già tante di suo.” Mentre parlavano scivolai nel chiosco con Riley. Lui mi ignorò. “Niente di interessante sui giornali?” “Sì. Hanno ripristinato la pena di morte per i barboni molesti.” Ripiegò il giornale e lo posò sulla sedia accanto alla sua. “La infastidirò ancora un po’- gli dissi – gliele suonerò per bene finché non parlerà onestamente.” “A che proposito?” “Clyde Clarence. Di come lo ha aiutato a stabilirsi qui sotto falsa identità.” Non credevo che fosse possibile ma il suo viso pallido si fece ancor più bianco. “Non so niente di lui.” "Tranne, forse, che non è chi dice di essere. Gli ha procurato lei i documenti per il suo terreno, sapeva il suo vero nome.” Hamson tornò a rivolgersi a Meg. “È questa la dritta cha hai dato a Bakerman non è vero Meg? Gli hai detto che c’era sotto qualcosa di losco e che avrebbe
dovuto scoprire chi era veramente Clarence.” "Sta zitta, Meg!" gridò Riley. "Va tutto bene", le disse Hamson. Riley fece per scattare in piedi ma io gli afferrai la giacca e lo tenni lì. A volte essere grande e grosso ha i suoi vantaggi. Tornò a sedersi fulminandomi con gli occhi e c’era tanta cattiveria in quello sguardo che tirai fuori la mia automatica e gliela puntai in faccia. “Sta’ calmo – suggerii – e se non vuoi che la signorina parli, forse dovresti farlo tu.” Scrollò la testa, come per rimettere al loro posto le idee confuse che c’erano dentro. All’improvviso spalancò gli occhi e crollò, il suo corpo si afflosciò e si lasciò cadere nel chiosco. “Non lo so – disse, ora balbettava a voce bassa – Clarence è venuto in città in cerca di un posto sperduto dove nessuno lo avrebbe importunato. Ha pagato in contanti ma ha voluto anche agire in segreto. Ha comprato per conto di una società, quindi io sapevo che non stava usando il suo nome. Mi ha detto che sarebbero stati guai se qualcuno avesse scoperto qualcosa”. Riley si prese il viso tra le mani. “Quell’idiota di Bakerman mi voleva rovinare. Voleva scrivere in un articolo che io stavo aiutando un uomo a nascondersi, che ero il complice di un latitante”. “È vero – disse Meg – Roger aveva cercato a fondo e aveva trovato qualcosa. Non ho avuto la possibilità di parlarne con lui, ma era tutto eccitato per questa storia.” “E hai lanciato una frecciatina a Riley sul fatto che Bakermann stava per scoprire tutto.” Lei si mostrò brusca “Non avrei mai pensato che Thom lo dicesse a Clarence. Volevo solo mettergli la strizza per un po’. Poi, quando Roger è stato ucciso, ho avuto paura di parlare, di far sapere a chicchessia che sapevo qualcosa. Thom mi ha consigliato di stare zitta se non volevo che Clarence scoprisse quello che sapevo e venisse a cercare anche me. Ero spaventata.” “C’è solo un problema qui Meg – le dissi io –Clarence non è stato né il mandante né l’esecutore dell’omicidio. Lui non ne sapeva niente – con la pistola
indicai di fronte a me, dall’altro lato del tavolo – il suo ragazzo qui ha fatto fuori Bakerman.” Riley gemette. Lei guardò verso di me e fui lieto di vedere quell’espressione sbigottita sul suo volto. Ora sapevo per certo che lei non c’entrava nulla. Riley restò accasciato sulla sedia. “Come fa a sapere che Clarence è innocente?” chiese Meg. “Perché non ha niente di cui preoccuparsi. Ho fatto girare la sua foto. È stato un grande investitore un tempo. Ma si era stancato di tutto, così ha incassato tutto quello che aveva ed è venuto qui con un sacco di soldi – rivolsi a Hamson un’occhiata allusiva – ed erano tutti suoi. È geloso pazzo della sua privacy perché le persone lo cercano perché investa nei loro progetti o perché faccia qualche donazione in beneficenza. Ma è innocuo.” Riley si tolse le mani dalla faccia. “Cooooosaaa?” “Hai sentito bene. Ti sei fatto fesso da solo con la tua stessa smania. Hai ucciso Bakerman per insabbiare un crimine che non in realtà hai mai commesso. L’ironia è che penzolerai dalla forca per quello che invece hai fatto.” Il giorno seguente gli agenti della polizia di Stato vennero per Riley e la canaglia sputò il rospo, offrendo ai ragazzi una fluente confessione in cui ogni frase cominciava con: “io non sapevo che...”; ma, come lo avevo avvertito, fu impiccato per questo. Infine, Jimmy fu d’accordo con la mia decisione permettere a Hamson di mantenere il suo segreto, ma io lo tenni sulle spine il tempo sufficiente per farmi dare qualche lezione di pesca. Andammo a pescare insieme per qualche giorno e per ben due volte facemmo visita al laghetto in cui viveva la trota arcobaleno più grossa e più sveglia di tutto il Colorado. Hamson fissava il pesce con desiderio mentre quello se ne stava sott’acqua all’ombra della quercia. “Quel che è giusto è giusto – mi disse – se lei ha intenzione di lasciarmi andare non sarebbe mio diritto insistere nel dargli la caccia.” Mi strinsi nelle spalle. Forse ciò portò effettivamente una specie di equilibrio contorto in questa storia.
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