sco Chiantese
Breviario per un'assenza
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Indice dei contenuti
dedica Giustificazione Lunedì/Mattutino Lunedì/Vespro Lunedì/Compieta Martedì/Mattutino Martedì/Vespro Martedì/Compieta Mercoledì/Mattutino Mercoledì/Vespro Mercoledì/Compieta Giovedì/Mattutino Giovedì/Vespro Giovedì/Compieta Venerdì/Mattutino Venerdì/Vespro Venerdì/Compieta Sabato/Mattutino
Sabato/Vespro Sabato/Compieta Domenica/Mattutino Domenica/Vespro Domenica/Compieta
dedica
a Nutless
"E forse non è vero amore se dico che tu mi sei la cosa più cara; amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso." [F. Kafka]
"Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con cui frugo dentro me stesso. mi piace quest'idea di amore, mi ricorda te." [...] "Ho paura di te; perché vuoi sapere più di quello che ti voglio dire" [...]
Giustificazione
E' da quando ero un bambino che non raccolgo le mie poesie. Questa forma del comunicare la riservo ad aspetti privati della mia vita; quando quello che provo ha, per essere fedele a se stesso, bisogno di rompere la forma del linguaggio.
Accade però che ti costringano a cambiare guardaroba; allora, con nostalgia, sei più felice che i tuoi abiti usati finiscano tra le mani di qualcuno, che al macero ed alla cancellazione.
Così li ammucchi, in ordine, di giorno in giorno e poi li doni; e così ho fatto io, seguendo il ritmo di una preghiera che mi era familiare un tempo.
Le ho raccolte per 40 giorni circa; una specie di deserto silenzioso, tre per ogni giorno e di questi miei giorni ne pubblico qui solo sette.
E' diventato un piccolo rito per accogliere quello che non vuole essere più accolto; e così, in questa forma, lo restituisco.
sco
Lunedì/Mattutino
Nel suo sorridere è la mia casa tra quelle due sponde di un fiume, che mi fa da argine o che mi lascia are, ci sta chi ogni volta mi trova nudo e mi insegna, bambino o mi ascolta, saggio; e mi afferra, ramingo o mi svela, nascosto. Piccolo è il mondo, tra il suo sguardo e il mio, quando mi sfiora il petto. Breve è il tempo, tra il mio seno ed il suo, quando le stringo i fianchi. Solo sulla sua pelle è la mia strada del ritorno.
Lunedì/Vespro
La paura ha allargato gli argini ed il fiume, adesso non appare diverso dal mare e le mie mani, parole straniere di una lingua d'infanzia assenti, a te conosciute. Dai miei sorrisi che non vedrai, non nasceranno tuoi sorrisi. I nomi che ti diedi i profumi che ti rubai finiranno sottovuoto come la voce, nelle preghiere
Lunedì/Compieta
Sulla cima della nostra collina a Sant'Andrea mi misi in punta di piedi per sognarmi albero; ma la mia chioma perde capelli fin dalla primavera e le mie radici soffrono d'inciampo. Solo questo avevo da offrirti, perdonami.
Martedì/Mattutino
Dalla tua pelle appresi molte cose: il gusto del falco per i prati e le colline, il piacere del vento nello scivolare lungo i solchi dei campi, la fretta dell'acqua di appropriarsi della terra ed il senso che ha, nella notte, la luce della luna.
Martedì/Vespro
L'aria si secca e si fa sottile. Il tessuto della terra su cui siedo si abbruma nei solchi lunghi ed umidi come certi pensieri si preparano all'autunno. La nostalgia ha sempre il sapore di castagne, pentole di rame e legna che arde; foglie di acero raccolte.
Martedì/Compieta
Mi piaceva sparire nell'entusiasmo del mare, che ti faceva correre veloce, senza voltarti. Restare spettatore della felicità dei tuoi piedi veloci, nascosto per non ingombrare. Avrei voluto perderti così, per troppa fortuna, per troppa bellezza, per troppo mare.
Mercoledì/Mattutino
Rara la notte un alibi il caffè per rubare tenerezza al tuo sonno un alibi divenne Modena per vederti dormire. Nel mio viaggio che, per pochi momenti, si fece tuo nido. Nella tua scomodità che, per pochi momenti, si fece cura di me. Mi hai regalato come tana il parcheggio di un autogrill ed io ci vado ancora per bere ad occhi chiusi il mio caffè.
Mercoledì/Vespro
Strano è questo tempo che pulsa dentro come il frinire delle cicale che segna il ritmo di ogni respiro fin quando un pensiero più sordo e più secco non obbliga tutti gli altri al silenzio un poco ancora un poco e nulla può più la consolante routine degli insetti notturni per quanto tu la insegua con l'udito nella notte.
Mercoledì/Compieta
Non chiamerà nessuno a riparare ciò che è rotto. Amerò lo sgocciolare dei tuoi i nelle mie notti, li conterò ad uno ad uno per non dormire. Dei tuoi fantasmi che odiai non saprò mai il volto. Scosto le coperte e nella stanza buio spero sia tu, venuta in modo nuovo a lasciarti guardare.
Giovedì/Mattutino
Al mattino, appena sveglio, apro e chiudo più vole le palpebre perché non resti nulla di te e dei miei sogni tra le mie ciglia. Ma più che con gli occhi ti amai con le mani alle cui dita insegnasti a memoria ogni verso della tua pelle ogni strofa della tua schiena; ad esse non disegnammo palpebre per un giorno che non avevamo previsto.
Giovedì/Vespro
L'aria si secca e si fa sottile. Il tessuto della terra su cui siedo si abbruma nei solchi lunghi ed umidi come certi pensieri si preparano all'autunno. La nostalgia ha sempre il sapore di castagne, pentole di rame e legna che arde; foglie di acero raccolte.
Giovedì/Compieta
Avrei voluto cantarti ai prati, agli amici, ai piccoli animali, ai girasoli, ai sorrisi spenti, alle ore della notte; mi hai costretto a sussurrarti come una preghiera ad implorare un ordinario che non mi hai mai concesso. Mi hai fumato di nascosto come ti hanno insegnato. Non posso più vederti sorridere, qui, dall'angolo delle cicche.
Venerdì/Mattutino
Che vada via presto la maschera di una tinta diversa; che tu sappia scegliere per te il tuo colore naturale; che non scelga uno smalto solo per essere più o meno se; che ogni tua decisione non debba essere più una dimostrazione, di qualcosa a qualcuno o a te stessa. Che tu abbia bisogno di più di un mese, che tu non ne abbia bisogno per niente. Che le declinazioni del desiderio si sostituiscano a quelle della necessità. Questo ti auguro.
Venerdì/Vespro
C'è una frase che non so scrivere, e che tu più volte mi hai scritto così come si batte su una porta, ancora una volta, ancora per confermare che sia chiusa; e parole che non hai saputo dirmi quando il loro verbo poteva coniugarsi al presente, quando era tutto ancora in tempo per crederle vere. Vorrei raccoglierle tutte ed intrecciarle in un fiore; per restituirtele in un gesto cortese. Le terrò per me, perché non cambino forma, perché restino una promessa, fatta o taciuta, ma sempre una promessa.
Venerdì/Compieta
Ho sempre pensato ti bastasse poco per sorridere. Un dolcetto, un boccone di Sushi, vedermi sbirciare mentre provi un reggiseno, le calze colorate, il mare, lo smalto da donna, il formaggio di capra, le parole si, la mia mano tra le tue gambe, un libro Adelphi, la crema per il corpo, un gatto per strada, lasciarti guardare nuda, le parole che ti scrivevo, un cagnolino di pezza, lasciarti imbarazzare, un pezzetto di casa
l'astuccio delle matite che poi ci rubarono. Non mi accorsi con quale moneta stavo pagando tutto.
Sabato/Mattutino
Io non avevo un parcheggio garantito, e neppure auto comode ed ordinate. Neanche mi accorgevo dei graffi alle fiancate, o delle ruote che grattavano i marciapiedi. Ho un parcheggio però, sotto casa tua, dove ancora mi conduce l'abitudine, dove l'occhio s'aspetta di vederti tardare, e cerca i segni di te nella luce alla finestra del bagno. Dove l'attenzione ti seguiva sparire, dietro quel muro che non mi era concesso oltreare. Adesso posso dirtelo, posso fartene una colpa: mi hai fatto amare un quartiere di merda.
Sabato/Vespro
Io sono una partitura non composta. Io sono un pezzo di creta a cui l'artigiano non ha dato forma. Sempre distratto da un altro vaso, un altro bicchiere, un'altra sputacchiera, un altro desiderio, un altro senso di colpa, un'altra madre, un altro padre, un altro pregiudizio, un altro giudizio, una nuova battuta di una vecchia amica, una nuova insicurezza, una diversa collocazione, un venerato equilibrio, una negata normalità, una riposante banalità,
un desiderato oblio, una fottuta paura di esserci, una non accolta fragilità. Mi hai negato l'abito, che in fretta hai concesso, al primo pezzo di stoffa che stesse bene su tutto.
Sabato/Compieta
Implorandoti al telefono di respirare piano, perché non sapevi lasciarlo, perché non sapevi dirmelo, perché non mi hai difeso, perché non mi hai dato un nome, per ogni volta che sei scappata, per ogni volta che sei tornata, perché nessuno doveva sapere, perché era meglio un ingegnere, perché non indosso una camicia, per ogni volta che hai tremato, di piacere o di paura, perché tu leggi le poesie, perché io ho fede nelle poesie, per tutto questo, io, sono morto. Ora mi prometti un cambio di fiori, uno straccio ato sui ceri, ed una spazzata, per quel posto del tuo cuore,
dove vuoi che io riposi, per la tua pace, in eterno.
Domenica/Mattutino
Come la chiami adesso quella felicità solo annusata; quel mio stare in soglia tra una tua pagina e l'altra, quella tua voglia di restare e scappare a cui non sapevi dare un nome. Ti inviterei ancora da me, comprerei altre coperte per il tuo freddo, morderei ancora la tua nuca con la scusa di riempirmi del tuoprofumo, e te le mostrerei, ad una ad una, le parole che non trovasti, i nomi che non desti alle cose. Nelle tue notti tra le braccia di altri ho preso appunti di tutto sulla mia pelle.
Domenica/Vespro
La terra accoglie il piede un istante prima di ogni o, per sua natura e per sue leggi. Così il tuo seno stava alle mie mani; il gioco lieve di levarti il respiro, di coglierti imbarazzata, di scoprirmi sorridente, era nuovo per te e per me.
Non ho trovato alcun senso alla luna, se non sulla tua pelle e sul tuo restare esausta.
Domenica/Compieta
Siamo morti su una collina, che volevo fosse nuova per te, ma che tu già conoscevi. Portavo un naso rosso quella sera, perché non avevo con me una camicia, e del farro, come ultima premura, senza formaggi. Tenesti la mia testa tra le mani e portasti via il tuo naso rosso ed un fazzoletto di stoffa bianco; io credetti a tutto quello che dicesti, ad ogni alibi, ad ogni verità, ad ogni silenzio, ad ogni sguardo. I fari della mia auto accesi l'ultima preoccupazione lieve. Poi tua madre invase anche l'ultima carezza, con la sua volgarità pettinata bene e le lacrime furono il mio respiro.
Ai miei ultimi saluti tu non c'eri già più: eri andata via con la tinta nei capelli
di chi sogna un poeta e poi sceglie un ingegnere.