Come Sconfiggere L'influenza 6t2v5h

Come Sconfiggere L'Influenza Richard Stooker

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Traduzione di Laura Fenati

“Come Sconfiggere L'Influenza” Autore Richard Stooker Copyright © 2016 Gold Egg Investing, LLC Tutti i diritti riservati Distribuito da Babelcube, Inc. www.babelcube.com Traduzione di Laura Fenati “Babelcube Books” e “Babelcube” sono marchi registrati Babelcube Inc.

Sommario

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Introduzione

Le ricerche fatte per scrivere questo libro mi hanno riportato alla mente i brutti pensieri che affollarono la mia mente nei primi anni ’70. Il lettore di una certa età sicuramente ricorderà la risonanza e la paura collegate a quel tempo alla sovrappopolazione della Terra. Paul Ehrlich scrisse LA BOMBA DEMOGRAFICA. Dopo avere letto una descrizione di quale sarebbe la qualità di vita se sulla Terra vivessero da 20 a 100 miliardi di persone, mi resi conto che si sarebbe trattato di una situazione assolutamente impossibile e sostenibile. Decisi quindi di non farmi spaventare dalla sovrappopolazione, mentre temo ciò che potrebbe arrestarla. Ci sono miliardi e miliardi di virus pronti a far fuori o ad assottigliare il numero delle specie umane e questo libro è il mio piccolo contributo volto sperabilmente a impedirlo. Perché dovreste preoccuparvi e in che modo questo libro può aiutarvi a proteggere voi e le vostre famiglie Lo scopo di questo libro consiste nel fornirvi le conoscenze e gli strumenti necessari per proteggere voi e le vostre famiglie non solo da possibili future pandemie aviarie, suine o influenzali di altro tipo, ma anche da eventuali epidemie di altre malattie e dai rischi rappresentati giornalmente da varie infezioni. Il sistema di difesa in 7 mosse del sistema immunitario vi insegnerà dalla A alla Z come proteggere al meglio voi e le vostre famiglie Per rafforzare il sistema immunitario disponiamo di parecchie sostanze. Parlerò dei ‘Magnifici 7’, sostanze in grado di potenziare la risposta immunitaria, basandomi su efficacia, costo, azione contro tutte le fasi dell’infezione influenzale virale pandemica e loro reperibilità.

Ho previsto anche capitoli su molti altri modi di potenziare il sistema immunitario oltre ai ‘Magnifici 7’ . Vi invito a arli in rassegna: sicuramente potrete trovare ciò che occorre presso la vostra drogheria o mercatino locali. L’influenza suina o aviaria potrebbe anche diventare una pandemia pericolosa. Altri virus influenzali mortali potrebbero cominciare a uccidere delle persone, ma l’influenza ‘comune’ quest’anno ucciderà 36.000 americani, come succede ogni inverno, e altre migliaia nel mondo. I più colpiti saranno gli anziani e i bambini piccoli. Molte altre persone nel mondo dovranno trascorrere da uno a sette giorni a letto saltando il lavoro, la scuola, perdendo divertimenti, occasioni di vita sociale..... febbricitanti, con nausea e brividi di freddo. Non è obbligatorio ammalarsi di influenza anche se di tipo ‘comune’: potrà anche non essere letale, ma costerà in termini di tempo e denaro e in ogni caso sarà un’esperienza della quale fare senz’altro a meno. Chi ne ha bisogno? Né io, né voi. Gli stessi concetti valgono per il raffreddore comune. I bambini I bambini hanno delle esigenze nutrizionali alquanto diverse da quelle degli adulti. Per quanto riguarda farmaci, prodotti erboristici e altre sostanze curative, essi generalmente non necessitano delle stesse quantità degli adulti per il semplice motivo che sono esseri più piccoli. Utilizzate dunque il buonsenso quando somministrate loro farmaci, prodotti erboristici o vitamine. Un dodicenne ha esigenze minori rispetto a un adulto e un bambino di 2 anni le ha minori di un dodicenne. Se avete domande, ponetele al vostro pediatra. Quelle che seguono sono le informazioni più complete a vostra disposizione per affrontare l'influenza Alcuni dei consigli presenti in questo libro sono già stati pubblicati in articoli di giornale e diffusi nei mezzi di comunicazione, specialmente in caso di grave pandemia. Molti dei consigli qui presentati non saranno tuttavia divulgati dai mass media in parte perché questo libro è molto dettagliato e in parte perché i mass media

mirano a soddisfare il desiderio della persona media che anela al reperimento di una cura “magica” che sfortunatamente non esiste e NON esisterà mai. Sebbene un vaccino venga messo a punto dopo l’inizio della pandemia, non è possibile produrne e distribuirne grandi quantitativi con sufficiente rapidità da vaccinare i miliardi di persone del mondo che saranno a rischio di essere colpiti da influenza pandemica. Le informazioni contenute in questo libro riguarderanno l’influenza stagionale, aviaria, suina e, per quanto possibile, eventuali future influenze pandemiche. I vaccini stessi non sono una bacchetta magica La loro efficacia dipende dalla capacità del sistema immunitario di rispondere e creare difese contro i virus. Se il sistema immunitario è debole, sarà debole anche la sua reazione al vaccino e dunque lo sarà anche la protezione. Tutto ciò viene ripetuto ogni inverno durante la stagione influenzale. Le persone con sistemi immunitari deboli fanno affidamento sulla medicina perché li protegga con la 'bacchetta magica' rappresentata dall'iniezione del vaccino. Accade però che l’influenza la prendano ugualmente perché il sistema immunitario è debole e allora si lamentano. Le vaccinazioni antinfluenzali sono tuttavia efficaci solo al 70-90% per quanto riguarda i virus dell'influenza comune, quindi è insensato dipendere da un vaccino per proteggersi dall'influenza aviaria, suina o pandemica anche se ci si vaccina. Il vostro stato di salute è una vostra primaria responsabilità: non lo è del vostro medico, dell’ospedale, del governo A conti fatti, tutti noi moriremo quando sarà giunto il momento. È nel mio interesse, oltre che del vostro, che il momento della dipartita arrivi il più tardi possibile. Un’eventuale pandemia influenzale alla fine si arresterà come fece pure quella terribile del 1918. L’uomo seppellirà i suoi morti e andrà avanti e speriamo che

voi e io e i nostri cari saremo tra i sopravvissuti.... Ho scritto questo libro per fornirvi conoscenze e strumenti per affrontare la malattia.

L’influenza ‘spagnola’ del 1918 Perché tanti segreti su questa epidemia? Se prima dell’allarme causato dall’influenza aviaria mi aveste chiesto quale epidemia avesse ucciso il maggior numero di persone nella storia e nel modo più veloce, avrei immediatamente risposto che si era trattato dell’epidemia di peste bubbonica che scoppiò in Europa nell’Alto Medioevo. Magari avrei detto il vaiolo che i conquistadores spagnoli portarono nel Nuovo Mondo e che uccise milioni di Indiani nordamericani. Il fatto è che non si è trattato di nessuna delle due epidemie. Era qualcosa di cui avevo sentito parlare, ma che ritenevo fosse stato un problema relativamente di piccola entità. Avevo sempre avuto l’impressione che l’epidemia influenzale ‘spagnola’ del 1918 fosse stata di notevole entità, ma che si fosse sempre solo trattato di... un'epidemia influenzale, insomma di una brutta stagione influenzale. D’accordo, per essere stata un’epidemia influenzale morirono parecchie persone, ma un’epidemia influenzale è poca cosa rispetto alle malattie REALI, no? Pensavo che non potrebbe capitare di nuovo. Non potrebbe capitare ora. Dopo tutto, gli antibiotici al tempo dovevano ancora essere scoperti, la medicina era molto indietro rispetto a oggi e non ero ancora nato! Perché, sino a poco tempo fa, nessuno ha scritto ciò che successe realmente nel 1918, ovvero che si trattò dell’epidemia più letale della storia umana? Non si trattò di vaiolo, peste bubbonica, tifo, malaria, Ebola: fu influenza. Dall’agosto al dicembre 1918, metà della popolazione mondiale si ammalò di Spagnola Morirono almeno 20 milioni di persone e alcuni stimano che il numero totale dei decessi si sia avvicinato ai 100 milioni. Nessuno lo conosce realmente. Uccise eschimesi che vivevano in remoti villaggi del nord, soldati alleati e tedeschi nelle trincee europee e coltivatori di riso dell’India rurale.

Alla fine della Grande Guerra, prima che esistessero le moderne statistiche, nell'entroterra asiatico e nel Medio Oriente rurale chi mai poteva tenere una precisa contabilità dei cadaveri ammucchiati nelle strade? Nessuno. Molti fanti americani furono uccisi più dall’influenza del 1918 (la maggior parte dei quali si trovava ancora nei campi di addestramento negli Stati Uniti) che dalla guerra in Europa. In quei tre mesi del 1918 morirono più americani (mezzo milione) di quanti morirono in combattimento durante le 2 Guerre Mondiali, la guerra di Corea e quella del Vietnam messe assieme. Si ritiene che solo in India siano morte circa 20 milioni di persone. Morì anche il 20% degli abitanti delle Isole Samoa occidentali. Le isole Samoa americane sfuggirono alla malattia perché, dopo le notizie sui decessi avvenuti in quelle occidentali, gli abitanti proibirono a chiunque l’ingresso nella loro isola. Anche l’Australia si comportò più o meno in questo modo, così come fecero alcuni piccoli villaggi eschimesi. Ho saputo che alcune cittadine americane sopravvissero grazie all’isolamento: facevano fermare i camion al limitare della città, scaricare le merci e tornare indietro. Tuttavia, sono poche le comunità in grado di essere autosufficienti tanto da sopravvivere per 3 o più mesi. Poiché durante la Prima Guerra Mondiale morirono circa 15 milioni di persone, la valutazione più prudente del numero di decessi causati dall’influenza del 1918 si attesta su 5 milioni IN PIÙ durante quei tre mesi rispetto a tutti e quattro gli anni della guerra più brutale della storia! Qualora dovesse scoppiare l’influenza aviaria oppure qualsiasi altra pandemia influenzale, in un anno morirebbero più persone di quante morirebbero per cardiopatie, cancro, ictus, malattie polmonari croniche, AIDS e Alzheimer assieme. Se l’influenza aviaria o suina uccidessero la stessa percentuale di persone decedute nel 1918, si parlerebbe della morte di 1,5 milioni di americani e di

altri 150 milioni di persone in tutto il mondo Gina Kolata, autrice di FLU: The Great Influenza Pandemic of 1918 and the Search for the Virus That Caused It, ha sottolineato che, sebbene abbia conseguito una laurea in Microbiologia e una specializzazione in Virologia, durante le lezioni non ha mai sentito parlare dell’influenza del 1918. Era interessata alla storia americana, ma non era mai stata messa al corrente della maggiore pestilenza americana. I sintomi non assomigliavano a quelli di nessun’altra influenza. La circolazione sanguigna va in tilt: il viso diventa marrone-violaceo scuro e i piedi neri. Dalla bocca fuoriesce saliva mista a sangue. Si muore soffocati con i polmoni pieni di liquido rossastro. A volte questo stato perdura per giorni, a volte le persone sembrano riprendersi.... sino a quando crollano a terra morte. Tutti i virus influenzali infettano le pareti dell’apparato respiratorio. Questo virus in particolare penetrava negli alveoli polmonari dove avviene lo scambio ossigeno-anidride carbonica. Ecco perché molte delle vittime della Spagnola morirono soffocate: i loro sistemi immunitari inviavano sangue negli alveoli per combattere l’invasore. Il virus colpì anche il cervello di molte vittime: alcuni morirono a causa di encefalite che è un’infiammazione cerebrale. Altri si ripresero, ma dissero di avere sperimentato strane allucinazioni. Una percentuale di decessi dovuti all’influenza del 1918 compresa tra il 20 e il 40% fu addebitata alla successiva polmonite. Uccise le categorie di persone più vulnerabili, ossia i bambini piccoli e gli anziani. Uccise tuttavia anche coloro che sarebbero dovuti essere i più forti, cioè i giovani soldati americani pronti per andare in guerra in Europa. Ciò si verificò perché i loro sistemi immunitari contrattaccarono ferocemente il virus. Molte delle vittime dell’influenza aviaria morirono per una sorta di “fuoco amico” interno. I loro polmoni furono sopraffatti dalla reazione dei sistemi immunitari. Ecco cosa causò gli insoliti sintomi. L’influenza del 1918 uccise il 2,5% delle persone colpite, rendendola una

malattia più mortale del 25% rispetto all'influenza comune. Nessuno sa da cosa sia stata originata l’influenza del 1918. Sappiamo solo che fu preceduta ai primi di quell’anno da un’influenza non letale ma grave che colpì duramente entrambi gli schieramenti militari in Europa. Molti soldati sul fronte europeo furono malati per 3 giorni, ma riuscirono a riprendersi. Non potevano saperlo, ma furono fortunati perché furono colpiti dal medesimo ceppo influenzale e sopravvissero, sviluppando una resistenza a quel ceppo che subì la mutazione in agosto. I mezzi di comunicazione tedeschi sostennero che gli Alleati avessero portato l’influenza in Europa dalla Cina tramite gli operai cinesi. Sappiamo che la maggior parte dei virus influenzali ha origine in Cina e che gli operai cinesi furono impiegati in Europa durante la guerra, quindi è possibile che l’influenza si fosse trasmessa da loro ai soldati. Alcuni ritennero che il virus del 1918 fosse un'influenza aviaria di tipo A e che fosse inizialmente dovuta a un’esposizione ai suini che a loro volta erano stati contagiati dagli uccelli. I suini possono contrarre da e diffondere virus a uccelli e persone. Questa convinzione portò il Presidente Ford a decidere nel 1976 di vaccinare tutti gli americani contro l'influenza suina. A posteriori, si trattò di una decisione inadeguata, ma un soldato americano in addestramento era deceduto a causa dell’influenza suina e il Presidente Ford non voleva che si ripetesse ciò che accadde nel 1918. Non posso certo biasimarlo. Fu criticato dai suoi avversari politici per il suo programma contro l’influenza suina, ma sarebbe stato decisamente peggio se non avesse fatto nulla e avesse consentito all’influenza suina di continuare a diffondersi tra gli americani. Non sappiamo dove si trovasse il virus tra il marzo e l’agosto 1918. Non sappiamo da dove avesse tratto origine. Riteniamo che si sia estinto semplicemente perché, dopo avere ucciso così tante persone, subì una mutazione in ceppo virale meno letale. Il virus influenzale del 1918 è stato 'riprogrammato’ Alcuni anni fa un gruppo di ricercatori riuscì a riprogrammare il ceppo

influenzale che causò l’influenza del 1918. Si tratta di per sé di una storia interessante (leggere il libro di Gina Kolata per conoscerne i dettagli). Ci sono persone terrorizzate da questa situazione perché si chiedono cosa succederebbe se a qualcuno venisse in mente di manipolare il materiale genetico per ricreare questo virus killer del 1918 e diffonderlo nel mondo, sia accidentalmente, sia intenzionalmente (gli eventuali terroristi sarebbero molto stupidi perché anche loro e i loro seguaci subirebbero una morte terribile, ma i terroristi si vantano di amare la morte e non la vita). Gli scienziati sperano che, individuando le mutazioni genetiche che consentirono al virus del 1918 di essere così letale, avranno la possibilità di riconoscere altri virus di influenza aviaria in grado di scatenare pandemie come la Spagnola. Sono già riusciti a identificare 25 mutazioni nelle sequenze proteiche del ceppo influenzale del 1918. Tutti e otto i segmenti genomici del virus del 1918 sono diversi dalle sequenze influenzali comuni. Secondo quanto affermato da Jeffrey Taubenberger, uno di questi scienziati, "si tratta del virus più simile a quello aviario tra tutti i virus influenzali trasmissibili ai mammiferi’. Lo scopo di scoprire il segreto della letalità del virus del 1918 mirava a consentire ai ricercatori di migliorare la prevenzione e la cura di influenze letali come quella. Sinora, non sono stati fatti molti i avanti. Potremmo anche augurarci che si ripresenti l'influenza del 1918 perché, dopo tutto, uccise solo il 2,5% delle persone colpite, mentre sinora l’influenza aviaria H5N1 ne ha ucciso il 60%. Non sono in possesso dei dati riguardanti l’influenza suina, ma mi risulta che ne abbia fatti fuori 9.000 in tutto il mondo, se non probabilmente molti di più per i quali non siamo in possesso di conferme. Bibliografia FLU: The Great Influenza Pandemic of 1918 and the Search for the Virus That Caused It by Gina Kolata AMERICA’S FORGOTTEN PANDEMIC: The Influenza of 1918 by Alfred W.

Crosby THE GREAT INFLUENZA: The Epic Story of the Deadliest Plague In History by John M. Barry THE PLAGUE OF THE SPANISH LADY: The Influenza Pandemic of 1918-1919 by Richard Collier

La cosiddetta “influenza aviaria” H5N1 Hong Kong, 1997. Un bambino di 3 anni, Lam Hoi-ka, improvvisamente accusa un’affezione respiratoria e i suoi genitori lo portano al Queen Elizabeth Hospital di Hong Kong. L’infezione si sviluppa ben presto in polmonite..... in insufficienza respiratoria acuta..... in sindrome di Reye..... e in insufficienza multiorgano. Poiché non riesce a respirare autonomamente, lo collegano a un respiratore. Riceve le migliori cure possibili...... ma dopo 12 giorni muore. Fortunatamente il personale ospedaliero non lascia cadere la faccenda perché non aveva compreso il motivo del decesso. Fino a poco tempo prima, il bambino era normale, attivo e in salute. Nonostante la migliore assistenza medica prestata, un’infezione respiratoria l’aveva ucciso in breve tempo. Il medico che l’aveva avuto in cura inviò dei tessuti prelevati dalla gola del bambino al Ministero della Sanità di Hong Kong dove tecnici di laboratorio isolarono un insolito virus influenzale. Il laboratorio di Hong Kong non fu in grado di identificare l’infezione, quindi si rivolse al National Influenza Center di Rotterdam nei Paesi Bassi, allo U.S. Center for Disease Control and Prevention di Atlanta, Georgia e al National Institute for Medical Research (NIMR) di Londra, Inghilterra. In seguito alla pandemia influenzale del 1918, circa 84 paesi hanno istituito una rete internazionale volta al monitoraggio dei virus influenzali. Questa rete fu creata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite (OMS) nel 1948. Gli Stati Uniti dispongono di 110 centri per l’influenza che raccolgono virus influenzali nell’ambito delle rispettive regioni. I laboratori di CDC, NIMR e NIC di Rotterdam fanno parte di questa rete internazionale che spera di individuare future pandemie influenzali ben prima che raggiungano le proporzioni di quella del 1918. Questi laboratori scoprirono che il campione virale apparteneva all’influenza H5N1 di tipo A, un ceppo che non sarebbe dovuto essere presente in un essere

umano. Fu scoperto per la prima volta in uccelli del Sudafrica nel 1961. Il CDC riconobbe anche il potenziale rischio per tutto il mondo Gli esseri umani non possiedono un’immunità acquisita per quell’influenza aviaria. Se ne fossero colpiti e l’infezione si diffondesse... una pandemia di questo nuovo ceppo potrebbe essere anche peggiore dell’influenza del 1918. Di lì a poco, un team di scienziati del CDC e della WHO si diresse a Hong Kong. Grazie alle loro ricerche, si scoprì che il bambino aveva probabilmente contratto l'influenza o giocando con pulcini e anatroccoli all'asilo, oppure facendo visita a familiari in Cina. Non si registrarono nuovi casi di influenza e quindi il team di scienziati tornò sollevato a casa. Tuttavia, verso la fine di novembre, gli ospedali di Hong Kong iniziarono a dover trattare altri casi di influenza aviaria. In quell’anno furono 18 in tutto le persone che contrassero la malattia e 6 di loro morirono. Sebbene la maggior parte delle persone malate fosse rappresentata da bambini, furono molto più frequenti i decessi nella fascia giovanile, un dato inquietante quando raffrontato agli eventi del 1918. Circa nello stesso periodo, i polli dei cosiddetti “mercati bagnati” di Hong Kong cominciarono a comportarsi stranamente e a morire. Il governo di Hong Kong si mosse rapidamente. Il 29 dicembre 1997 predispose la chiusura dei mercati dei polli per un mese e mise in quarantena tutti i polli dell’entroterra cinese. Nel giro di due giorni soppressero 1,2 milioni di polli della città e dei Nuovi Territori. Ricordo di averne sentito parlare. Sembrava tutto così lontano... Ebbi la netta impressione che stessero cercando di eliminare l’influenza aviaria per proteggere altri polli e non avvertii alcun pericolo. Come la maggior parte di noi, non mi resi conto di quanto il mondo stesse ritornando al 1918 o quantomeno quale fosse il significato di tutto ciò. Nel 2001, Yoshiro Kawaoka scoprì la mutazione dell’H5N1 che rendeva possibile il trasferimento dai polli agli esseri umani. Si trattava di UNA mutazione chimica di base del gene PB2.

D’accordo, non sono in grado di comprenderne i dettagli tecnici, ma il senso è che ci è voluta solo UNA piccola mutazione per permettere all’H5N1 di are da una specie all’altra e iniziare a ucciderci. Quanti altri virus oggi innocui sono a un o dal subire una sola piccola mutazione in grado di infettarci? A partire dal dicembre 1997 a Hong Kong non si verificarono più casi di influenza aviaria, sia in esseri umani sia in polli e quindi sembrò che il mondo fosse sfuggito a una pandemia. Il mondo aveva altri problemi da risolvere e si dimenticò di quel piccolo incidente. Dopo tutto, persone e volatili vivono assieme sin da quando i polli selvatici furono addomesticati nella regione della Tailandia oltre 7 mila anni fa. Questa la situazione sino a quando, 6 anni dopo, nella Corea del Sud si verificarono altri casi di uccelli infettati dal virus H5N1. Dove fosse finito il virus dell’influenza aviaria tra il dicembre 1997 e la fine del 2003 nessuno lo sa. Probabilmente nell’intestino di alcune anatre selvatiche sino a trovare il modo di reinfettare i polli in Cina. Mi capitò di leggere notizie della Reuters in base alle quali risultava che l'influenza aviaria fosse già presente in Cina dalla fine degli anni '90. Avevano tentato di tenerla sotto controllo con farmaci antinfluenzali inidonei per i polli. Resta il fatto che nessun mezzo di comunicazione ne ha parlato. Tutto ciò che sappiamo è che le successive due vittime umane furono abitanti di Hong Kong che avevano fatto un viaggio in Cina. Uno sopravvisse, l’altro morì. Sebbene milioni di polli e anatre siano stati macellati in tutta l’Asia e l’influenza aviaria non faccia più notizia, il virus deve essere ancora imbrigliato. Si è rivelato terribile in Vietnam, Tailandia e Indonesia, ma ci sono state vittime umane in Cina, Cambogia, Egitto, Laos Nigeria, Turchia, Iraq, Azerbaijan, Bangladesh, Pakistan e Myanmar. Il virus si è modificato rispetto al 1997 e ciò forse spiega la sua accresciuta letalità (60% anziché 33%). È anche possibile che nemmeno le percentuali siano corrette perché non si basano su un numero sufficientemente vasto di persone tanto da risultare statisticamente precise. Speriamo anche che l’influenza aviaria

non abbia a infettare troppe persone. Sembra che almeno una donna, tale Pranee Thongchan, morta in Tailandia nel settembre 2004, abbia contratto l’influenza aviaria da un’altra persona anziché da un pollo. Ciò sarebbe accaduto perché si era presa cura della figlia, Sakuntala Premphasri, morta per influenza aviaria contratta dai polli del suo villaggio. C’è un altro caso di un uomo che potrebbe averla contratta prendendosi cura del fratello malato. Entrambi avevano mangiato anatra cruda in occasione delle feste di Capodanno in famiglia. Il fratello maggiore si ammalò immediatamente di influenza aviaria contratta apparentemente dopo avere mangiato l'anatra cruda. Quello più giovane si prese cura di lui all’ospedale, ma si ammalò solo quando morì il fratello. È logico pensare che abbia contratto l’influenza con la medesima carne cruda di anatra mangiata dal fratello maggiore. Ma se le cose sono andate così, perché ò così tanto tempo prima di ammalarsi a sua volta? Ritengo sia possibile che il fratello maggiore abbia contratto l’influenza aviaria da altra esposizione a polli o anatra malati e che quindi il fratello minore sia stato contagiato da lui, ma nessuno lo sa in modo certo. In Indonesia vi sono stati interi gruppi di vittime appartenenti alle stesse famiglie, indicando con ciò una possibile trasmissione da uomo a uomo. Questa condizione tuttavia non si è dimostrata di facile esecuzione, altrimenti saremmo già stati colpiti da una pandemia di influenza aviaria. Il virus H5N1 attacca gli esseri umani in modo diverso dall’influenza stagionale ed è simile a quella del 1918. I sintomi si manifestano da due a sette giorni dall’infezione iniziale. L’infezione penetra in profondità nei polmoni, nelle ramificazioni dell’albero bronchiale e negli alveoli dove avviene lo scambio ossigeno/CO2. Si fa strada nei tessuti attraverso le mucose e arriva a entrambi i polmoni. Le cavità polmonari si riempiono di tessuto morto e danneggiato, di cellule che secernono muco e di altri scarti cellulari. I polmoni si induriscono perché le cellule che producono liquido sono state distrutte. La membrana situata tra

circolazione sanguigna e aggi dell’aria si perfora, quindi i globuli rossi e il plasma penetrano nei polmoni. Liquido e scarti riempiono i sacchi alveolari che non sono più in grado di funzionare. Si comincia a incontrare difficoltà di respirazione che si fa più veloce e manca l’aria. Alla fine l’organismo non riceve più ossigeno a sufficienza e gli organi cedono per soffocamento. L’H5N1 a dai polmoni all’intero organismo. Si diffonde nell’apparato digerente causando diarrea e vomito; attacca il cervello e la colonna vertebrale causando l’encefalite, poi a a colpire occhi, cuore, fegato e reni. Ci sono due motivi di preoccupazione: 1. Il virus potrebbe mutare in un ceppo facilmente contagioso da persona a persona come quello dell’influenza comune, mantenendone però la letalità. La modalità di profonda capacità di invasione che lo rende così letale rappresenta tuttavia ciò che lo rende difficilmente contagioso. Annidandosi così profondamente nell’organismo, il virus non si trasmette con tosse e starnuti come avviene con le influenze stagionali. Dobbiamo tuttavia tenere presente che il virus influenzale del 1918 attaccò anche i polmoni delle sue vittime e si dimostrò facilmente contagioso. 2. Grazie ai viaggi aerei internazionali, una persona infetta potrebbe imbarcarsi su un aereo, diffondere il virus ovunque nel mondo nel giro di 24-30 ore e sentirsi bene sino allo sbarco. Gli altri eggeri si disperderebbero in diverse parti del mondo portando dentro di sé il virus H5N1. Anche loro si sentirebbero bene ancora per un paio di giorni. Cosa accadrà in caso di mutazione del virus H5N1? Basandosi sull’esperienza fatta con le pandemie del ato, una volta che si libera un nuovo ceppo influenzale, esso comincia a diffondersi per il mondo in due o tre ondate. Ognuna di queste ondate potrebbe durare parecchi mesi, ma raggiungerà il picco in ogni zona circa 5 settimane dopo il suo arrivo. Le ondate potrebbero presentarsi a intervalli anche di 3 mesi.

Quale sarebbe inoltre la loro pericolosità? Nessuno lo sa di certo, ma poiché nessuno ha acquisito l’immunità, gli esperti prevedono che sarà infettata la metà della popolazione mondiale. Si ammaleranno tra uno a due terzi delle persone infettate e non sappiamo quanti ne morirebbero. Sinora è deceduto il 60% di tutte le vittime colpite dal virus H5N1. Si tratta di una percentuale altissima. L’influenza del 1918 uccise solo il 2,5% delle persone colpite, ma si parla di un numero compreso tra 20 e 100 milioni di persone! Una mutazione facilmente contagiosa tra esseri umani potrebbe però rivelarsi meno letale di quanto attualmente sia il virus H5N1. Oggi disponiamo di un sistema sanitario e di infrastrutture molto più avanzate di quanto non fossero nel 1918, ma non sono preparati ad affrontare una pandemia che senz’altro li travolgerebbe. Solo le prime vittime riceverebbero l’assistenza medica avanzata offerta dai moderni ospedali. Disponiamo di antibiotici e antivirali che non esistevano nel 1918, ma gli antibiotici non uccidono i virus. Essi possono proteggere da polmoniti secondarie, ma molte polmoniti batteriche sono resistenti agli antibiotici. Come se non bastasse, molte persone oggi hanno compromesso il proprio sistema immunitario a causa di cattiva alimentazione e HIV. Non vi sono antivirali a sufficienza per curare tutto il mondo e non si ha la certezza che potrebbero fermare il virus H5N1. Abbiamo migliori comunicazioni e mezzi di trasporto rispetto al 1918, ma siamo meno autosufficienti. Le nostre comunità non possono isolarsi dal resto del mondo come accadde per molte di esse nel 1918. In Europa non ci sono milioni di uomini esausti, malnutriti e sfiancati dalla guerra che vivono in trincee non igieniche come accadde nel 1918. Tuttavia, l’influenza del 1918 uccise molta gente non coinvolta nella Prima Guerra Mondiale, dalla neutrale Spagna a zone a nord dell’Alaska. La maggior parte degli abitanti mondiali dipendeva dall’agricoltura di sussistenza. Le grandi città del mondo in via di sviluppo ora sono molto più grandi e ospitano grandi quartieri degradati, da Rio a Durban e a Calcutta. Dunque, la verità è che nessuno possiede una sfera magica di cristallo: non si è in grado di sapere nulla sino a quando accadrà.

Quali che possano essere i numeri precisi, salvo che il ceppo mutato non venga contenuto velocemente, sarà veramente dura per molti milioni di persone in tutto il mondo. Bibliografia BIRD FLU: Everything You Need to Know About the Next Pandemic by Marc Siegel, M.D. THE FATAL STRAIN: On the Trail of Avian Flu and The Coming Pandemic by Alan Sipress BEATING THE FLU: The Natural Prescription for Surviving Pandemic Influenza and Bird Flu by J.E. Williams, O.M.D.

Nuova “influenza suina A (H1N1)” A partire dall’aprile 2009, si presentarono casi di un nuovo ceppo di H1N1 che si diffo negli Stati Uniti tramite suini provenienti dal Messico e quindi fu battezzato con il nome di influenza "suina". Ora il CDC preferisce utilizzare termini più scientifici quali “Nuova influenza A (H1N1)” o influenza H1N1 2009. L’OMS parla di virus pandemico H1N1/09. Si tratta di un virus che si diffuse rapidamente in tutto il mondo (dozzine di paesi sui cinque continenti in sole poche settimane) e a partire dall’11 giugno 2009 fu ufficialmente dichiarato pandemico in Fase 6 dall'OMS. Non è così letale come l’influenza aviaria, ma di certo è più pericoloso di quello stagionale, specialmente per i giovani tra i 12 e i 17 anni e per i giovani adulti. Il CDC ritiene che negli Stati Uniti siano stati infettati circa 50 milioni di persone nel periodo tra metà aprile e novembre. È un virus che si diffonde in particolar modo nei soggetti tra 10 e 45 anni. Circa 200.000 persone furono ricoverate in ospedale e negli Stati Uniti ne morirono circa 10 mila. Si tratta tuttavia di una stima. Le ultime cifre confermate dall’OMS per tutto il mondo parlano infatti di oltre 9 mila decessi. Tra l’altro ci saranno state probabilmente molte altre vittime decedute in sperdute aree rurali e nelle baraccopoli del terzo mondo e delle quali nulla si è saputo. In alcune zone il virus ha causato estremi disagi quali la chiusura di scuole e divieto di riunioni pubbliche. Il nuovo virus H1N1 è pericoloso perché è nuovo e i soggetti sotto i 60 anni non sono resistenti. Contiene elementi genetici di suini nordamericani ed euroasiatici, di influenza aviaria e stagionale umana: un quartetto veramente assortito. Gli scienziati ritengono che si fosse diffuso tra gli animali già da alcuni anni prima di essere riscontrato negli esseri umani ai primi del 2009. Circa un terzo degli ultrasessantenni possiede anticorpi, sebbene normalmente siano gli anziani i soggetti vulnerabili ai ceppi stagionali.

La mia sensazione, e si tratta solo di questo, è che il nuovo virus H1N1 presenti qualche analogia con il ceppo influenzale che circolò negli Stati Uniti prima del 1950. Coloro che all'epoca ne furono colpiti, ma sopravvissero, potrebbero possedere un’immunità duratura (tuttavia, se avete più di 60 anni, non dovete supporre di possedere tale immunità perché in ogni caso è solo parziale. Oltretutto, il sistema immunitario ora è più debole per via dell’età). La gravità del nuovo virus A(H1N1) si colloca tra lieve e fatale. La maggior parte dei soggetti infettati si riprende senza assunzione di antivirali o ricorso a trattamento medico; di quelli che sono stati ricoverati in ospedale, la metà soffriva di problematica pregresse o aveva sistemi immunitari compromessi. Per esempio, il 32% dei pazienti ricoverati per via del nuovo virus H1N1 soffriva di asma, ma solo l’8% della popolazione generale soffre di questa patologia. L’elenco comprende anche casi di gravidanza, diabete, sistemi immunitari depressi, disturbi neurocognitivi e neuromuscolari, patologie cardiache e renali. Da notare che l’obesità rappresenta anche una delle problematiche pregresse, sebbene non sia un fattore predisponente in coloro che si ammalano di influenza stagionale. Il buonsenso dovrebbe far dire che le persone obese presentino problematiche sanitarie correlate che potrebbero pregiudicare il loro sistema immunitario, ma pare che ciò non si applichi all’influenza stagionale. Ciò è vero per il nuovo virus A(H1N1). Poiché non è molto letale, l’OMS classifica il nuovo virus A(H1N1) come pandemia di grado moderatamente severo, ma la preoccupazione riguarda la modalità con la quale esso attacca in particolare giovani e donne incinte. I sintomi del nuovo virus A(H1N1) segnalati nei pazienti ricoverati sono i seguenti: Febbre – 93% Tosse – 83% Affanno – 54%

Spossatezza/debolezza – 40% Brividi – 37% Mialgie – 36% Rinorrea – 36% Mal di gola – 31% Cefalea – 31% Vomito – 29% Respiro sibilante – 24% Diarrea – 24% Dei pazienti deceduti, a nessuno è stato somministrato un farmaco antivirale entro 48 ore dall’insorgenza dei sintomi. L’OMS si raccomanda pertanto di richiedere un trattamento medico al più presto qualora riteniate di avere contratto l'influenza, siate incinte, soffriate di una patologia pregressa, siate anziani o l’interessato sia un bambino. Una piccola percentuale di soggetti infettati con il nuovo virus A(H1N1) sviluppa una polmonite virale anche in assenza di patologie pregresse e ciò può verificarsi da tre a sei giorni dall’insorgenza dei sintomi influenzali. Se avete problemi respiratori, rivolgetevi immediatamente al medico. Come accade con l’influenza stagionale, i soggetti colpiti dal nuovo virus A(H1N1) possono trasmettere l’infezione a partire da un giorno prima di avvertire i sintomi sino a cinque-sette giorni dalla loro remissione. Ciò significa che è importante restare a casa dal lavoro o da scuola quando non ci si sente bene e non trascurarsi anche quando l’influenza è ata. Prendiamoci l’influenza suina in compagnia Un segno che anche la stupidità è una malattia contagiosa è dato dai cosiddetti “party con influenza suina”, ovvero incontri di persone con qualcuno ammalato

di influenza suina sperando di prendersi il virus. La loro idea è di ritrovarsi "vaccinati" contro la malattia. L’idea è la stessa, è vero, ma i virus nei vaccini sono stati resi innocui. Quando si prende l’influenza A(H1N1), il virus è attivo e non abbiamo alcun controllo su di esso. Si può essere colpiti da un’influenza lieve, oppure morire in ospedale.... Il nuovo virus A(H1N1) non si trasmette mangiando carne suina cotta a dovere: il calore uccide il virus, ma in ogni caso non mangiate mai carne suina cotta poco. Oltre ai suini, si è saputo che gli altri animali colpiti da questa nuova influenza sono stati furetti e un gatto domestico. Nuovi sviluppi Nel novembre 2009, scienziati ucraini segnalarono una nuova mutazione influenzale più letale del nuovo virus A(H1N1). Basandomi sui rapporti più recenti che ho potuto reperire, si tratta ancora del nuovo virus A(H1N1), ma mutato in una forma che risulta resistente al Tamiflu e al nuovo vaccino H1N1. Non solo, questa forma mutata distrugge i polmoni delle vittime, proprio come i virus del 1918 e dell’influenza aviaria. Questa forma mutata del virus influenzale prevede una variazione del dominio legante il recettore del D225G che colpisce i polmoni. Si tratta del medesimo dominio legante il recettore che mutò nel virus pandemico del 1918 (a questo proposito - e i media non lo riferiscono quindi mi assumo la responsabilità di quanto dico - anche il virus del 1918 era una forma di H1N1). Altre forme mutate di nuovo virus A(H1N1) sono state segnalate in Cina, Brasile, Stati Uniti, Norvegia, Giappone e Galles. Sono tutte diverse, ma la tendenza è che queste forme mutate reagiscono poco all’attuale vaccino influenzale H1N1 e al principale farmaco antivirale, il Tamiflu e inoltre infettano i polmoni più in profondità.

Secondo quanto affermato da CDC e OMS, queste forme mutate non si trasmettono tra esseri umani, ma nessuno è in grado di escluderlo.

Influenza stagionale La maggior parte delle sindromi influenzali deriva da ceppi di tipo B o A del virus che si sono adattati agli esseri umani e che preferiscono invadere i recettori delle cellule delle vie respiratorie superiori: naso, gola e parte alta del torace. Causano vari sintomi molto simili a un brutto raffreddore: tosse, starnuti, febbre, dolori muscolari, brividi e spossatezza. Questa malattia è una seccatura per molti di noi, ma non è seria. Questi virus si sono evoluti al punto tale che si diffondono molto più facilmente se ci consentono di continuare a girare e ad andare al lavoro e a scuola. Ciò significa che siamo in grado di diffondere il virus sempre a più persone di quanto potremmo fare se restassimo tranquilli a letto. Secondo quanto comunicato dal CDC, ogni anno l’influenza stagionale colpisce dal cinque al venti percento della popolazione degli Stati Uniti e annualmente muoiono circa 36 mila americani (cifra discussa, ma segnalata comunemente). Le fonti riportano una casistica di decessi attorno a un milione di persone in tutto il mondo. Circa il 92% delle vittime di influenza negli Stati Uniti è rappresentato da bambini. La parte restante è composta da anziani, donne incinte e persone con sistemi immunitari compromessi quali quelli con HIV. Ai giovani e agli adulti di mezza età, l’influenza stagionale fa are una spiacevole settimana. Essa si presenta in ceppi diversi e poiché il virus influenzale muta rapidamente, tali ceppi sono diversi tutti gli anni. Ecco perché annualmente viene predisposto un nuovo vaccino influenzale. L’iniezione autunnale che ci viene proposta (a volte mediante tattiche mediatiche volte a impaurire) dovrebbe proteggerci dai tre ceppi dell’influenza stagionale che gli esperti dell’OMS ritengono essere i più gravi e comuni. A volte si sbagliano.

A volte non includono il ceppo che causa la maggior parte delle malattie. In ogni caso, se i lettori o i loro familiari sono ad alto rischio di contrarre l’influenza stagionale (bambini, anziani, donne incinte e soggetti con sistema immunitario compromesso) si consultino con il proprio medico. Non sarà la bacchetta magica di cui alcuni parlano, ma fornirà comunque protezione.

Il virus influenzale Nessuno comprende veramente i virus. Essi albergano in una zona indefinita tra la vita e la morte. Sono come i vampiri e gli zombi del cinema. Non possono essere uccisi perché in realtà non sono vivi: possono solo essere distrutti. L’unica cosa da dire è che essi sono persino PIÙ diversi rispetto a quelle creature perché i vampiri devono bere il sangue e gli zombi mangiare il cervello. Possiamo dunque collegarli alla necessità di consumare, ma i virus non mangiano, prendono il sopravvento sulle nostre cellule e ordinano loro di replicare più virus. Tutte le forme di vita da noi conosciute, dai microbi ai capodogli, sono di tipo cellulare. La vita cellulare necessita di sostanze nutritive, in qualche modo le elabora eliminando gli scarti. Si riproduce e replica il DNA. Alla fine, muore. I virus non fanno nulla di tutto ciò; sfruttano le cellule per replicare sempre più virus. I virus sono particelle minuscole dotate di un nucleo di acido nucleico, RNA o DNA, ma non di entrambi. Sono rivestite con una proteina chiamata capside e alcune sono racchiuse in un involucro lipidico. Non sono dotate di vita propria. Sono funzionalmente inerti sino quando vanno a occupare la cellula di un’altra creatura. Quasi tutta la vita cellulare presente sulla Terra, dai batteri (sì, anche le infezioni stesse possono essere infettate da virus) alle piante e alle persone, può essere colpita da virus. I poxvirus, simili al vaiolo ma in grado di infettare specie diverse, colpiscono quasi tutte le creature, insetti compresi. È dunque probabile che i virus siano il mezzo principale di controllo della sovrappopolazione di varie specie.

Quando non occupano attivamente una cellula, si trovano allo stato inerte e possono restare in quella condizioni apparentemente per sempre oppure sino alla loro eliminazione fisica. Ci sono circa 4 mila tipi conosciuti di virus, ma nemmeno il 4% è studiato a fondo e si continua a scoprirne di nuovi. È possibile che sul pianeta vi sia almeno un ceppo virale per ogni tipo di essere vivente a struttura cellulare. Vi sono circa 30 milioni di diverse specie sulla Terra e conosciamo solo circa 150 tipi di virus in grado di infettare le persone. Fortunatamente, la maggior parte dei virus è in grado di infettare solo una particolare specie e pertanto la situazione diventa particolarmente inquietante quando un virus che infetta un tipo di creatura, vedi i polli, inizia a infettare anche le persone. Quando i virus infettano una specie da tanto tempo, subiscono una coevoluzione. In pratica, ciò significa che il virus non arreca troppo danno a quella creatura e ciò procura al virus una sopravvivenza a lungo termine. Un virus che uccide velocemente il proprio ospite è un virus che senza di esso non sopravvive. Ogni virus pertanto ha un ospite e solitamente non è pericoloso per quest'ultimo, oppure lo è solo lievemente. Ecco che quando un virus inizia a infettare una nuova specie, può diventare particolarmente virulento perché entrambi non hanno subito una coevoluzione. Se il virus uccide il suo nuovo ospite, che succede? Continua a vivere in quello vecchio. Per esempio, i virus aviari vivono da tempo nell’intestino delle anatre selvatiche e di altra fauna acquatica senza farle ammalare. Probabilmente tutti gli uccelli del mondo ospitano virus influenzali nell’intestino, ma l’influenza aviaria uccide non solo le anatre selvatiche, ma anche polli e l'uomo. Sappiamo che i virus sono in giro da parecchio tempo perché tutta la vita cellulare, quindi pure noi, ospita il DNA virale nel proprio DNA cellulare. Devono essere stati i retrovirus a “impiantarlo” nei nostri antenati. I retrovirus contengono l’enzima della trascrittasi inversa in grado di convertire l’impronta genetica virale dell‘RNA in una copia di DNA che resta parte del

DNA cellulare dell’ospite. È come il vostro browser Internet quando va in un sito web: scarica un file e quel file resta permanentemente nel codice sorgente del browser stesso. Tutta la vita cellulare di questo pianeta ha ereditato i resti del DNA di pandemie virali apparse milioni di anni fa! Non so come la pensiate voi, ma tutto ciò mi fa accapponare la pelle. Tuttavia, una parte di quel DNA virale si dimostra utile perché la placenta dei mammiferi è mantenuta integra dal DNA retrovirale. Anni addietro, nel campo della fantascienza circolava una teoria secondo la quale la VERA intelligenza sulla Terra fosse rappresentata dal DNA, ovvero che la reale funzione di tutte le forme viventi (a struttura cellulare) fosse quella di fornire l’ambiente per il DNA. Forse quella teoria non è stata sufficientemente approfondita; tutti noi, compreso il nostro DNA, siamo qui per fornire ai virus cellule delle quali nutrirsi oppure, forse, offrire un ambiente ai retrovirus impiantati nel nostro DNA. Prima di tutto, i virus hanno bisogno di impadronirsi di una delle nostre cellule. Si tratta di un punto debole che possiamo sfruttare per proteggerci nei loro confronti. I virus sono molto più piccoli dei batteri. Se il virus medio avesse le dimensioni di un uomo, i batteri medi sarebbero grandi come la Statua della Libertà. Ciò che serve loro per entrare nelle cellule è rappresentato dall'involucro lipoproteico, ma la corrispondenza deve essere esatta. Quando il virus penetra in una cellula (come la membrana mucosa dei polmoni), quest’ultima comincia a sfornare ulteriori virus producendo le proteine di cui ha necessità il virus. In questo modo, il virus replica altri virus nell’ordine di 100.000-1 milione di unità sino a far scoppiare la cellula e a rilasciare questi virus nell’organismo. Questi nuovi virus invadono le altre cellule dell’organismo, l'azione si ripete sino alla loro distruzione da parte del sistema immunitario oppure alla morte.

I virus sono formati da DNA o RNA (acido ribonucleico) che non è stabile quanto il DNA. Il motivo è dato dalla struttura a doppia elica del DNA che al suo interno prevede un meccanismo di “revisione” che rileva la maggior parte degli errori. Per l’RNA non è così e pertanto i virus a RNA mutano sino a 1 milione di volte più velocemente di quelli a DNA. Questo è il motivo per il quale è così difficile preparare vaccini per virus a RNA. Quando si è messo a punto il vaccino per un ceppo, ecco che il ceppo è mutato; questo processo è definito dagli epidemiologici come “malattie a costante insorgenza”. Indovinate un po’ quali sono i due virus a RNA che mutano più velocemente: influenza e... HIV. L’influenza non cambia tuttavia solo a causa delle mutazioni; poiché ogni singolo virus è composto da otto segmenti, esso può ‘trasportare’ RNA con altri virus influenzali. Questa operazione si chiama riassortimento. Ciò si verifica perché diversi virus influenzali possono insediarsi nella medesima cellula (hanno dimensioni piccole rispetto alle cellule, quindi c’è spazio a sufficienza). Ecco che una persona, o un suino, può essere infettato contemporaneamente sia dall'influenza stagionale, sia da quella aviaria e quei virus possono scambiarsi i segmenti. Quando il soggetto o il suino starnutiscono, diffondono il nuovo virus. Il nuovo virus A(H1N1) raggruppa quattro virus influenzali provenienti da suini nordamericani ed euroasiatici, uccelli e influenza umana. Fortunatamente, altri virus a RNA non sono così: ciò renderebbe la battaglia contro l’HIV ancora più difficile di quanto già non sia. Ci sono 3 ampie tipologie di virus influenzali: tipo A, B e C I virus influenzali appartengono al genere Ortomixovirus della famiglia Orthomyxoviridae. I loro cugini causano parotite e morbillo. Hanno un diametro di circa 100 nanometri (nm) che li classifica come virus di media grandezza. L’influenza di tipo C causa raramente l’influenza nell’uomo. I virus influenzali di tipo B causano ciò che, per finalità di questo libro, definirò influenze comuni o stagionali per differenziarle da quelle mortali quali l’H5N1 e

il nuovo virus A(H1N1). Si tratta del tipo di influenza che tutti prima o poi abbiamo sperimentato: brividi anche per una settimana, febbre, tosse e starnuti. Un mix veramente penoso. I virus di tipo B non sono direttamente letali, preferiscono infatti infettare i recettori cellulari delle vie respiratorie superiori: naso, gola e parte alta dei polmoni. Pretendendo tuttavia troppo da sistemi immunitari già compromessi, vi possono rendere predisposti a infezioni batteriche più gravi come la polmonite. Ogni anno un numero compreso tra 36 mila e 50 mila americani muore a causa dell’influenza comune e la maggior parte è composta da anziani. Oltretutto, si tratta di un numero in costante crescita ogni anno. In base a quanto affermato dal CDC, il tasso clinico di attacco dei soggetti colpiti ogni anno dall'influenza stagionale riguarda il 5-20 percento della popolazione. Il rapporto di letalità dell’influenza stagionale varia tra lo 0,2 e lo 0,35%. Negli Stati Uniti, il Center For Disease Control (CDC) di Atlanta, Georgia, tiene tracciata l'attività influenzale e pubblica i risultati degli indicatori base dell'influenza nel proprio sito http://www.cdc.gov/, al link FluView. Abbiamo dunque imparato a convivere con il comune virus di tipo B; per gli adulti sani esso rappresenta una seccatura, ma almeno non ci uccide e non causa epidemie o pandemie. I virus influenzali di tipo A appartengono invece a un’altra categoria. Alcuni di essi causano ciò che noi definiamo influenza comune e ci siamo adattati, ma ad altri no, come abbiamo fatto con il tipo B. Si tratta di virus che sono in grado di ucciderci direttamente, oltre a spianare la strada alla morte per polmonite e altre infezioni batteriologiche. Generalmente i virus aviari preferiscono attaccare i recettori cellulari comuni negli uccelli ma non nell’uomo, fatta eccezione per le vie respiratorie inferiori. Quell’infezione polmonare così profonda è ciò che rese tanto mortale la versione H1N1 del 1918, così come la H5N1 e alcune delle forme mutate del nuovo virus pandemico A(H1N1)/09. La buona notizia è che, quando il virus risiede in profondità nei polmoni delle

sue vittime, non può diffondersi così facilmente come fa con le influenze stagionali. Il virus del 1918 trovò il modo di farlo nonostante questo problema, ma l’H5N1 e il nuovo virus A(H1N1) no, perlomeno non ancora. Noi prendiamo l’influenza da virus diffusi con tosse e starnuti, quindi, quando il virus è annidato profondamente nei polmoni del soggetto, la tosse e gli starnuti non espellono tanti virus quanti invece infettano naso e gola. Questo è un guaio per le vittime, ma un bene per la gente che vive loro attorno. Una volta espulsi dalla vittima, i virus impiegano almeno 17 minuti per ‘girovagare’ dal soffitto al pavimento. Si possono introdurre direttamente attraverso il naso oppure toccando gli occhi con le mani (le mani si infettano toccandoli; possono sopravvivere per due-otto ore al di fuori dell’ospite). Una volta introdotti nell’organismo, occupano le cellule epiteliali che rivestono le vie respiratorie superiori, i tubi bronchiali e la trachea. I virus di tipo A sono anche quelli che mutano al ritmo più veloce, mutano infatti quando si moltiplicano nell’organismo. Ecco che si viene all’istante presi di mira da parecchi ceppi influenzali e ciò complica il trattamento influenzale. I virus di tipo A sono sfere rotonde racchiuse in un involucro proteico che consente loro di nascondersi dal sistema immunitario. Sembrano batuffoli di cotone con doppio strato lipidico della membrana contenente 8 segmenti di RNA. Gli otto segmenti sono complessi ribonucleoproteici a filo singolo (snRNP) all’interno dei quali vi è una singola molecola di RNA associata a una nucleoproteina e alla polimerasi necessaria per la sintesi. Una proteina di matrice (M1) riempie lo spazio restante del virus per assorbire gli snRNP. I virus influenzali sono protetti dal nostro sistema immunitario da un doppio strato lipoproteico composto quasi interamente da colesterolo. Sulla superficie esterna ci sono proteine M2 che sono pompe proteiche atte a regolare l’acidità interna. In ogni caso il virus non può infettare cellule e replicarsi se si nasconde

completamente dietro questi due strati di 'armatura tipo carapace'. L’involucro presenta due diversi tipi di spicole o aculei glicoproteici (circa 6700) che si proiettano verso l’esterno come paletti da una sfera. Queste spicole, come la maggior parte delle armi offensive, sono anche un segno di debolezza perché il nostro sistema immunitario può rilevarli come antigeni, ovvero invasori ostili. Sono dunque ciò che il nostro sistema immunitario si pone come obiettivo utilizzando anticorpi che distruggono i virus. I due tipi di spicole si chiamano: emoagglutinina neuroaminidasi I virus influenzali sono quindi definiti dai rispettivi diversi tipi di emoagglutinina (H o HA) e di neuraminidasi (N o NA). L’emoagglutinina determina l’agglutinazione dei globuli rossi e da ciò deriva il suo nome. Vi sono 16 tipi di H e 9 di N. Quando i virus influenzali si replicano, cambiano leggermente i pattern proteici delle spicole H e N e pertanto li rendono più resistenti agli anticorpi che l’organismo sa come produrre. Quando avviene una modifica sostanziale delle spicole H e N, gli esseri umani NON hanno immunità acquisita a quel tipo e così si dà il via a una pandemia a livello mondiale. Se non avvenissero tali cambiamenti, il virus influenzale si estinguerebbe perché ogni essere umano sopravvissuto sarebbe in grado di resistere all’infezione. Sappiamo che nel ato vi sono state parecchie ondate di pandemie influenzali: per esempio una rallentò le campagne di Carlo Magno. Il tipo H è una spicola che consente ai virus influenzali di fissarsi alle cellule che rivestono i polmoni. Si inseriscono in un recettore di acido sialico sulla superficie di quelle cellule. L’acido sialico (residui dell’acido neuro aminico)

rappresenta in verità il tentativo delle cellule di difendersi. Una volta che una spicola di H si fissi a una cellula, altre spicole fungono da catalizzatrici per mantenere il virus nella cellula. In breve tempo si forma una vescicola nella membrana cellulare che consente la penetrazione del virus. Una volta al suo interno, il virus produce una proteina non strutturale (N51) che interferisce con il messaggio antivirale dell'interferone all'interno del nucleo cellulare. Racchiuso nella membrana plasmatica, il virus vi si annida sempre più in profondità. La proteina canale M2 pompa gli ioni nella capsula chiamata endosoma. L’aumentata acidità dissolve le membrane e rilascia gli snRNP virali nella cellula ospite. Gli snRNP si dirigono nel nucleo e se ne impossessano per replicare il virus, impedendo la formazione delle proteine necessarie e quindi le loro normali funzioni salutari. Il virus trasmette i propri geni nella cellula impadronendosi del suo DNA. Se ne serve per creare da 100 mila a 1 milione di nuovi virus. Questi nuovi virus creati dal nucleo della cellula devono poi uscire da quest’ultima in modo da impadronirsi di altre cellule nell’organismo. Il tipo N forma un sottile stelo avente una capocchia a forma di scatola e quattro eliche a 6 lame. Mentre il virus si insedia nella cellula, il tipo N disgrega l’acido sialico in modo tale che quando si formano i nuovi virus possono fuoriuscire dalla cellula senza restare intrappolati dall’acido sialico come le mosche nella carta moschicida. L’intero ciclo dura circa 10 ore e non ci si rende conto di essere ammalati. L’influenza aviaria è un virus influenzale di tipo A. Si tratta dell’H5N1. Anche l’influenza suina è un virus di tipo A, l’H1N1. La denominazione completa dei virus a cura dell’OMS fa riferimento al tipo di virus influenzale, all’ospite originario, al sito geografico in cui è stato isolato per la prima volta, al numero del ceppo e all’anno in cui è stato isolato. Il virus influenzale del 1918 è l’H1N1. La pandemia influenzale asiatica del 1957 fu causata dall’H2N2. Quella di Hong Kong del 1968 dall’H3N2 e vari

suoi ceppi sono ancora in circolazione. In giro ci sono altri virus di tipo A che un domani potrebbero rappresentare una minaccia quanto o più dell’H5N1. Ci sono 15 ceppi del tipo A. Sino a poco tempo fa, gli scienziati ritenevano che gli esseri umani potessero essere colpiti solo da tre, ovvero gli H1, H2 e H3. Naturalmente si sbagliavano. L’H5N1 è quello che dovremmo temere maggiormente, ma i decessi sono stati causati anche da ceppi H7 che sono tipi di influenza aviaria. Si supponeva che i virus H5 non potessero infettare gli esseri umani perché il tipo H5 necessita del recettore NeuAc-2,3Gal e le cellule umane non ne dispongono. Nel maggio 1997 un virus H5H1 subì una mutazione che modificò in parte la parte proteica et voilà, il gioco era fatto! Ora le persone potevano essere infettate! I virus influenzali sono divisi in 8 eliche di RNA per 10 proteine. Come abbiamo visto, due di queste proteine, la H e la N, si trovano in superficie. Le altre 8 sono all’interno dell’involucro lipidico. Poiché i virus influenzali mutano rapidamente, c’è la probabilità che qualcosa muti e consenta loro di iniziare la diffusione dell’infezione. Poiché la malattia muta nel corso del tempo, si parla di deriva antigenica. Ciò è in parte il pericolo rappresentato dall’H5N1 e dall’H1N1 pandemico. È possibile che l’H5N1 e l’H1N1 pandemico possano infettare una cellula in una persona o in un suino e che si trovino benissimo nel loro organismo oppure che si incontrino con un virus influenzale comune altamente contagioso. Potrebbero condividere materiale genetico e creare una “prole” depositaria delle peggiori qualità di entrambi i genitori. La letalità dell’H5N1 unita alla facile contagiosità del nuovo virus H1N1 o dell’influenza stagionale umana comune sarebbe un disastro. Se il soggetto infetto viene a contatto con altri, può diffondere questa nuova

versione e ciò significa guai. I suini starnutiscono. I polli tossiscono ed entrambi diffondono escrementi ovunque; i soggetti possono prendere l’influenza respirando le minuscole particelle degli escrementi stessi. L’influenza aviaria si annida primariamente nei polli, nelle anatre e in altri uccelli. Non si tratta tuttavia di un grande pericolo perché gli uccelli vengono infettati solo da altre influenze aviarie, non da virus umani. C’è un comunissimo animale che viene colpito da virus influenzali sia aviari, sia umani: il suino Molti agricoltori del sudest asiatico allevano polli e suini, spesso assieme. I polli vengono tenuti in gabbie sopra i maiali che si nutrono degli escrementi dei primi. Anche questi suini possono pertanto prendere l’influenza aviaria e, poiché sono anche a stretto contatto con l’uomo e possiedono il recettore 2,6Gal, possono prendere anche la “comune” influenza umana di tipo B. Questi suini possono pertanto fungere da “crogiuolo” all’interno del quale i virus dell’influenza aviaria (specialmente l’H5N1) si combinano con quelli umani comuni. È quindi possibile che le cellule suine vengano infettate da due diversi ceppi virali, ossia un virus influenzale comune ma altamente contagioso che il suino ha preso dal soggetto umano malato e un virus H5N1 altamente contagioso che il suino ha preso dagli escrementi di un pollo infetto. Il pericolo è che i due diversi virus possano condividere il materiale genetico e quindi che siano in grado di produrre un virus di influenza aviaria letale per l’uomo come l’H5N1, ma che possa essere trasmesso facilmente da persona a persona come accade con il virus dell’influenza comune. Possiamo solo sperare che il suino muoia in fretta perché se quel virus a dal suino all’agricoltore o a un suo familiare, siamo veramente nel guai, per non dire di peggio. Il fatto è che tutto ciò potrebbe non verificarsi in un suino... Sappiamo che l’H5N1 a dai polli agli agricoltori e ai loro figli (che ovviamente amano giocare con i polli che vagano liberamente nei villaggi). La mescolanza genetica potrebbe avvenire nell’agricoltore se già colpito da infezione influenzale comune

e successivamente da H5N1 dai polli. Sappiamo che il nuovo virus H1N1 contiene segmenti non di uno, ma di due tipi di influenza suina, aviaria e umana: fortunatamente non si rivela più letale di quanto sia. Una variazione importante della materia genetica virale è conosciuta con il nome di mutamento della struttura antigenica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) avviò l’Iniziativa globale per la salute nel 1948. Si tratta di una rete comprendente 110 laboratori situati in 85 paesi e il cui compito consiste nel monitoraggio dei ceppi di virus influenzali. La finalità precipua era tenere sotto controllo nuove pandemie quali quella scoppiata nel 1918. Per epidemia si intende un notevole aumento di casi di malattia in un’area particolare. Con pandemia si intende la medesima malattia che sfugge al controllo in molti luoghi diversi. La notevole diffusione dei viaggi aerei rende difficile tenere sotto controllo le epidemie: è infatti molto facile che soggetti infetti si imbarchino su un aereo e diffondano una malattia in altri paesi. Una donna portatrice di SARS viaggiò da Hong Kong a Toronto prima che si venisse a conoscenza dell’esistenza di questa malattia. Ci sono 3 laboratori internazionali che monitorizzano i casi di influenza. Uno è il Centro per il controllo delle malattie (Center for Disease Control, CDC) che si trova ad Atlanta, Georgia, Stati Uniti. Un altro si trova a Londra, Inghilterra, e il terzo a Melbourne, Australia. Gli scienziati di questi laboratori si incontrano a febbraio di ogni anno per decidere quali ceppi rappresenteranno maggiormente una minaccia per la successiva stagione influenzale. Per preparare e iniziare la distribuzione del vaccino occorreranno dai 6 agli 8 mesi. In alcune stagioni influenzali il vaccino si dimostra inefficace semplicemente perché si diffonde un ceppo influenzale che gli scienziati non avevano previsto. L’OMS ha organizzato 10 laboratori speciali in Cina nella speranza di monitorare i casi di influenza in quel paese. Di recente non mi è capitato di leggere nulla su questi laboratori riguardo l’influenza aviaria, quindi mi chiedo

come mai questi laboratori non ne abbiano rilevato casi in Cina prima che si manifestassero nella Corea del Sud alla fine del 2003. Nel marzo 1999, due bambine di uno e quattro anni furono colpite da un altro tipo di influenza che “non avrebbe dovuto” infettare gli esseri umani: il ceppo H9N2. Successivamente, il governo cinese ammise che prima di loro c’erano stati altri 5 casi a carico di abitanti dell’interno; tutti guarirono, la malattia non si dimostrò letale quanto quella causata dal ceppo H5N1, ma tutto ciò ci fa capire che i virus influenzali sono in grado di sorprenderci. L’alta percentuale di mutazione dell’H5N1, unita a questa tendenza dei virus a condividere il materiale genetico, è il motivo per il quale così tanti microbiologi di tutto il mondo sono ancora così preoccupati per via dell’influenza aviaria e ora di quella suina. Per molti, se non per i più, la domanda è: “L’influenza aviaria muterà mai in una forma altamente contagiosa per gli esseri umani?”. Succederà QUANDO l’influenza aviaria muterà in una forma altamente contagiosa per l’uomo? Se sarà così, saremo in grado di rilevarlo e di contenerla in tempo per arrestare una pandemia di influenza aviaria a livello mondiale? Bibliografia The Biology of Viruses by Bruce A. Voyles, Bruce Voyles Viruses and Human Disease by Ellen G. Strauss, James Strauss

Il sistema immunitario – Parte 1 Il sistema immunitario è uno dei più complessi dell’organismo. Mentre i giorni ano e dimentichiamo allegramente che dobbiamo condividere la vita con miliardi di persone, il nostro sistema immunitario non gode di pari condizioni perché è al lavoro 24 ore su 24 pena l’insorgenza di problemi di salute. Non mi è possibile insegnarvi tutte le complessità di ogni singolo punto. Prima di tutto, volete proteggervi dall’influenza aviaria e da altre malattie e non diventare immunologi. In secondo luogo, non possiedo le qualifiche necessarie per scrivere un libro di immunologia. Desidero tuttavia che ne comprendiate in parte la complessità e quanto ne siate dipendenti per mantenervi in salute. Farò inoltre altri riferimenti in modo che possiate comprendere meglio come proteggervi dall’influenza aviaria approfondendo la conoscenza del sistema immunitario. L’immunità è di due tipi: 1. Innata o naturale 2. Acquisita o specifica L’immunità innata fa riferimento alla capacità del sistema immunitario di proteggervi da nuove infezioni. L’immunità acquisita fa riferimento alla capacità del sistema immunitario di proteggervi da infezioni già subite e sconfitte. Quando si legge nei giornali che gli esseri umani non possiedono immunità nei confronti di H5N1 o del nuovo virus H1N1, NON significa che si sia totalmente impotenti. D’accordo, i virus H5N1 e quello pandemico A(H1N1) sono nuovi per il sistema immunitario umano, ma se bastasse una nuova infezione per sopraffarlo,

saremmo tutti morti già sin dall’infanzia. Sfortunatamente per noi, per combattere l’influenza aviaria il sistema immunitario innato è più bravo a combattere i batteri anziché i virus. È il sistema immunitario acquisito che ci protegge meglio dai virus ed ecco perché i vaccini sono la nostra principale difesa contro le malattie virali. L’immunità acquisita fa riferimento alla capacità del sistema immunitario di ricordarsi come debellare le infezioni incontrate in precedenza. Si tratta ovviamente dell’aspetto del nostro sistema immunitario su cui fanno affidamento le vaccinazioni. Vi viene fatta un’iniezione di un virus influenzale innocuo e il sistema immunitario impara a debellarlo. La prima volta che un virus simile invaderà l’organismo, esso sarà in grado di farlo fuori. L’immunità acquisita è più forte di quella innata, ma per quanto riguarda le nuove infezioni, ci vuole del tempo prima che funzioni Quando un nuovo virus penetra nell’organismo, ci vuole del tempo perché il sistema immunitario capisca qual è l’arma adatta da usare per debellarlo. Ci vogliono alcuni giorni perché ciò accada, mediamente una settimana, poi altro tempo perché si mettano in moto le armi sufficienti a sconfiggere il nemico. Ecco perché con molte malattie ci si può sentire malissimo per una settimana o giù di lì e poi ricominciare a sentirsi meglio. La preoccupazione principale che provate durante quella settimana è restare vivo perché, mentre le cellule B perfezionano l’anticorpo necessario per uccidere i virus, questi ultimi non bighellonano di certo in giro. Sono infatti occupati a infettare il maggior numero possibile di cellule nell’organismo. A volte capita che, quando l’organismo comincia a capire come sconfiggere un virus, sia ormai troppo tardi..... il sistema immunitario viene sopraffatto e si muore. Tuttavia, se il sistema immunitario ha imparato già in precedenza come sconfiggere quel nemico in particolare, comincia ad allestire più in fretta le armi necessarie. In questo modo i virus hanno molto meno tempo per moltiplicarsi e di invadere un gran numero di cellule prima di essere spazzati via.

Il nostro obiettivo di base per affrontare ogni nuova influenza senza vaccinarsi consiste dunque nel rafforzare il nostro sistema immunitario “tenendolo in sospeso” quanto basta per dargli la possibilità di allestire l’arsenale. Dobbiamo al contempo rafforzare anche quella parte del sistema immunitario perché più è forte, più agisce rapidamente e altrettanto più rapidamente impiega le sue armi contro gli invasori una volta capito qual è l’arma più efficace.

Il sistema immunitario – Parte 2 Si sa che Edward Jenner scoprì ufficialmente la procedura delle vaccinazioni confermando ciò che già si sapeva essere vero: le mungitrici di latte che si ammalavano di vaiolo bovino (versione leggera del vaiolo umano) non erano colpite dal vaiolo umano. Si sapeva inoltre che non ci si ammalava due volte di vaiolo umano; se non si moriva, non si sarebbe più contratta quella malattia. In Cina e in Medio Oriente pare fossero soliti fare rozze vaccinazioni iniettando polveri di vaiolo ed esportandole in Inghilterra già prima dei tentativi di Jenner. Egli ebbe l’idea di utilizzare il vaiolo bovino in luogo del più pericoloso vaiolo umano, pur non avendo la più pallida idea del perché o come avesse funzionato. Molti anni più tardi, Pasteur scoprì che le malattie erano causate da germi. In Russia, nel 1883, Elie Metchnikoff scoprì che le creature viventi potevano difendersi dai germi. Forò una stella di mare con una scheggia e osservò che minuscole cellule della stella di mare attaccavano la scheggia. Battezzò queste cellule fagociti e per questa sua scoperta gli fu assegnato il Premio Nobel nel 1908. Collaborò con Pasteur, ma entrambi affrontarono la causa della malattia dal proprio punto di vista. Pasteur riteneva che i suoi germi causassero la malattia. Metchnikoff riteneva che i suoi beneamati fagociti avrebbero consentito l’insorgenza della malattia solo se indeboliti. La medicina moderna ovviamente seguì il modello di Pasteur. Il buonsenso ci dice tuttavia che entrambi avevano ragione: bisogna essere in due per ballare il tango! Abbiamo eradicato il vaiolo (esiste ancora in alcuni laboratori e potrebbe diventare un’arma in mano a terroristi, ma sarebbe un deliberato atto di cieca stupidità). Gli esseri umani non contraggono più il vaiolo indipendentemente dal grado di debolezza del loro sistema immunitario. L’ammalato di AIDS dal sistema

immunitario più vulnerabile sa che non contrarrà mai il vaiolo perché quel virus non è più in giro. È però improbabile che si riesca a eradicare TUTTI i germi portatori di malattie; ne stiamo ancora scoprendo e si tratta di un lavoro piuttosto duro. Molti sono ospitati in animali selvatici e dunque diventa impossibile tracciarli tutti. Continuano a mutare, continuano a diventare resistenti agli antibiotici. C’è anche da dire che il mondo HA BISOGNO dei batteri: senza microbi nell’aria, nell’acqua, nel terreno e persino nel nostro intestino, noi moriremmo. Questo è il motivo per il quale dobbiamo avere un forte sistema immunitario innato, uno che sia pronto a combattere QUALSIASI infezione perché non sappiamo mai a quali germi siamo esposti ogni volta che respiriamo. Il sistema immunitario è formato da diverse parti Le mucose di pelle, naso e polmoni, dell’apparato digerente, delle vie urinarie e vaginali proteggono l’organismo dal contatto diretto con le infezioni. Ogni parte del corpo che deve venire a contatto con l’esterno, anche un piccolo taglio nella pelle, può far penetrare nell’organismo un microbo letale. Questo spiega perché molte infezioni siano in grado di penetrare all’interno grazie alle mani che toccano gli occhi. I germi si trasmettono toccando qualcosa toccata da qualcun altro infetto, oppure stringendogli la mano. Non si contrae l’infezione solo toccando la pelle, ma quando ci si sfrega gli occhi, i germi penetrano nell’organismo. La stessa cosa vale per il raffreddore e l’influenza. I globuli bianchi sono prodotti dal midollo osseo. La ghiandola timo e le placche di Peyer nell’intestino ne modificano alcuni in modo importante. I globuli bianchi viaggiano nell’organismo tramite il sistema linfatico; si raggruppano in linfonodi alla ricerca di infezioni. Ecco perché i lati della gola sono così gonfi quando si contrae una brutta infezione: l’organismo sta combattendo l’infezione in quei linfonodi!

Le adenoidi e le tonsille, sempre che siate fortunati ad averle ancora (a differenza mia, quando ai miei tempi si usava toglierle di routine da piccoli), contribuiscono a bloccare le infezioni in viaggio verso i polmoni. Il sistema immunitario può essere suddiviso in un altro modo Un modo più tecnico di spiegare il sistema immunitario è: 1. Braccio umorale: crea anticorpi esatti in grado di eliminare patogeni specifici 2. Braccio cellulare: globuli bianchi 3. Braccio del complemento: il complemento è una sostanza biochimica presente nelle proteine del siero volta a distruggere le infezioni. In generale si potrebbe dire che il braccio cellulare corrisponda al sistema immunitario innato e quello umorale al sistema immunitario acquisito. Naturalmente si tratta di una eccessiva semplificazione (se volete ottenere i dettagli di come si sovrappongano e si duplichino le varie parti del sistema immunitario, vi consiglio di leggere un libro di testo), ma rende bene l’idea. Anche il braccio del complemento fa parte del sistema immunitario innato perché il suo potere distruttivo è aspecifico.

Il sistema immunitario – Parte 3 Le parti del sistema immunitario innato Il sistema immunitario innato o naturale è composto da globuli bianchi. Ve ne sono di diverse tipologie: granulociti, concentrati nella circolazione sanguigna macrofagi, diffusi in tutto l’organismo Cellule dendritiche: nella pelle, intestino e polmoni. Agiscono da sentinelle per avvisarvi di un’infezione. Queste cellule vengono continuamente prodotte dal nostro midollo osseo. Una volta che l’organismo si accorge di essere sotto attacco, il midollo osseo aumenta la produzione di globuli bianchi. Tutte e tre le tipologie sono conosciute con il nome di fagociti, esattamente come le battezzò Mitchnikoff. Si comportano come plotoni di soldati intenti a sorvegliare l’organismo alla ricerca di invasori. I loro nomi sono: neutrofili, cioè la prima linea di difesa immunitaria (ovvero il fante comune del sistema immunitario; quasi il 40% dell’attività del midollo osseo è dedicata alla loro produzione. Rappresentano dal 50 al 70% di tutti i globuli bianchi) eosinofili, spesso combattono i vermi basofili Assieme sono definiti polimorfonucleati. Nel sangue è presente un livello normale, ma sono presenti molte riserve nel midollo osseo. In caso di infezione grave, queste riserve vengono “mobilitate” o chiamate all’opera nel giro di minuti od ore. Controllano le particelle sospette e se una non ha le “carte in regola”, cioè se il suo rivestimento contiene specifici pattern proteici, i fagociti la prendono in

custodia anche senza leggerle i suoi diritti. Semplicemente la fagocitano. ano quindi a violare la Convenzione di Ginevra assalendo il sospetto con enzimi, perossido di idrogeno, superossido e ossido di azoto sino a dissolvimento dell’invasore. Questa procedura funziona meglio con i batteri rispetto ai virus per i seguenti motivi: 1. I batteri hanno una dimensione molto superiore rispetto ai virus (sebbene essa rappresenti solo l’1% di quella dei fagociti). I virus sono più piccoli addirittura da 10 a 1000 volte. 2. I batteri vivono ovunque in modo indipendente e ciò li rende facili da individuare. Poiché i virus non sono cellule, non possono vivere autonomamente e devono immediatamente penetrare e nascondersi all’interno delle cellule. Questa situazione li rende difficili da individuare. I fagociti e i globuli bianchi non sono in grado di rilevare i virus quando occupano una cellula dell’organismo, quindi sfortunatamente i fagociti non ci riescono sino a quando i virus si stanno già replicando e molti sfuggono. Un fagocita distrugge il virus, ma convoglia i “resti” al quartier generale, cioè al linfonodo vicino. A quel punto il sistema immunitario innato inizia a interagire con quello acquisito. Come prima cosa, il fagocita che tiene in custodia la sospetta infezione (o i suoi resti) si mette in contatto con le cellule investigatrici perché possano determinare che si tratti di un’infezione e, in questo caso, se sia nuova per l’organismo o meno. Parte quindi l’ordine alle cellule B di impiegare l’anticorpo specifico. Se il microbo invasore è nuovo, ci vorrà più tempo perché le cellule B entrino in azione e producano l’anticorpo necessario. Scopriranno se si tratti di una infezione nuova o meno consultando le cellule B di memoria, una specie di banca dati biologici presente nell’organismo e l’unica sua parte, oltre al cervello, con funzioni di memoria. Le cellule T helper ordinano alle cellule T killer di prepararsi alla battaglia. Una volta che gli anticorpi inseguano i virus invasori, questi ultimi non potranno più invadere altre cellule o riprodursi. Si mettono quindi in marcia macrofagi e

granulociti per eliminare i virus distruggendoli con perossidi. Le cellule T killer citotossiche distruggono quelle di cui si sono impadroniti i virus e che si stanno replicando. Le cellule T killer citotossiche devono essere in gamba per rilevare ciò che non fa più parte dell’organismo. Una cellula infettata da un virus un tempo era buona, ma una volta che un virus vi si è insediato, non può essere “rieducata”: è una traditrice della quale sbarazzarsi. Sono queste cellule T killer citotossiche a rendere così difficili i trapianti d’organo. Riconoscono il fegato o il cuore donato come “non vostro” e partono all’attacco. I trapiantati devono assumere potenti farmaci immunosoppressivi che a loro volta li rendono più vulnerabili alle infezioni (ecco perché i trapianti d’organo non sono mai diventati un trattamento comune: tutto ciò era stato previsto per loro. Vedere i racconti di fantascienza di Larry Niven sui “ladri d’organo” per rendersi conto dell’idea che non si è mai realizzata). Di vita più lunga dei granulociti, anche i monociti combattono le infezioni. C’è anche un gruppo d’élite di “forze speciali” conosciute con il nome di cellule killer naturali. Si dirigono subito verso le infezioni, le attaccano e le eliminano mediante un processo chiamato lisi e simile a quello impiegato dalle cellule T killer citotossiche. I loro obiettivi primari sono le cellule cancerose. Sono anche in grado di riconoscere e distruggere le cellule infettate dai virus.

Il sistema immunitario – Parte 4 Nel frattempo, durante un’infezione importante, le citochine fungono da messaggere per preparare l’organismo alla battaglia reclutando altri fagociti e cellule B e T allo stesso scopo. Istruiscono il midollo osseo perché produca più globuli bianchi. Danno istruzioni alle membrane nasali affinché secernano più muco e facciano uscire i virus dal naso. Insegnano al naso come starnutire per far uscire i virus presenti in quel muco nasale, ai polmoni come starnutire per far uscire dall’organismo i virus che vi si trovano; dicono alle cellule dei vasi sanguigni di attenuare il loro contenimento del sangue affinché i fagociti possano più facilmente raggiungere le aree infette (ciò consente a sangue e plasma di penetrare nel tessuto circostante rendendolo arrossato e gonfio). Danno istruzioni al cervello perché alzi la temperatura corporea e faccia venire la febbre e con ciò si contribuisca a uccidere le infezioni. Dicono ai muscoli di dolere e di farvi sentire deboli affinché vi riposiate e conserviate l’energia necessaria per combattere l’infezione. Tutto ciò avviene per mezzo di minuscole quantità di potenti agenti biologici presenti nell’organismo e chiamati eicosanoidi. Anche il gonfiore dei tessuti esercita pressione sui nervi che a loro volta trasmettono più dolore al cervello, giusto per assicurarsi che sappiate di trovarvi nei guai e vi decidiate a fare qualcosa. Alcune citochine importanti sono: Interferone alfa e beta, IFN-a e IFN-b Interferone gamma, IFN-g Interleuchina-1, IL-1

Interleuchina-2, IL-2 Fattore di crescita trasformante beta, TGF-b Fattore di necrosi tumorale, TNF Queste citochine svolgono funzioni vitali che contribuiscono a debellare le infezioni. Sfortunatamente esse danno anche vita ai sintomi associati al sentirsi malati. Ecco perché è meglio NON assumere alcun farmaco che sia semplicemente mirato ai sintomi. Il naso cola per un buon motivo. Arrestarlo con mezzi artificiali prima che i virus nasali siano sconfitti può in realtà prolungare la malattia. Quando non vi sentite bene e volete andare a letto, andateci. Prendete degli integratori per il sistema immunitario a sostegno della battaglia contro l’infezione, ma state lontano da “farmaci” che in realtà bloccano in parte il sistema immunitario. Le citochine possono invece diventare pericolose con l’influenza aviaria Nell’influenza del 1918 e nei casi osservati di influenza aviaria, le citochine esagerano: un po’ di febbre va bene quando si combatte un’infezione, ma la febbre alta è pericolosa, specialmente per il cervello. Lo stesso dicasi per molte altre funzioni delle citochine: lavorano così intensamente per proteggere l’organismo che possono anche uccidervi. Un aspetto importante della lotta contro l’influenza aviaria è pertanto rappresentato dalla ”immunomodulazione”, cioè consentire ai fagociti e agli anticorpi di combattere il virus, ma di impedire alle citochine di provocare una reazione eccessiva mortale nell’organismo.

Il sistema immunitario – Parte 5 Sistema immunitario acquisito É composto dagli anticorpi. Si tratta di una proteina del siero secreta dalle cellule B e che uccide un particolare organismo. Le cellule B identificano l’invasore (antigene) in base a specifici frammenti di proteine presenti sulla superficie. Gli anticorpi sono così suddivisi: immunoglobulina e albumina Ci sono 5 immunoglobuline (Ig): G, M, D, A & E oppure IgG, IgM, IgD, IgA & IgE IgA – è presente in secrezioni organiche, compreso il latte umano, che trasferiscono l’immunità della madre al neonato IgM – le prime a intervenire in caso di nuova infezione IgG – principali combattenti l’infezione IgE – le persone allergiche ne hanno troppe IgD – si trovano nelle membrane delle cellule B dove regolano in qualche modo la loro attività. Non sappiamo molto di loro. Noi siamo nati con la capacità di produrre specifici anticorpi in grado di sconfiggere ogni possibile antigene. Le mutazioni degli antigeni favoriscono questa capacità: vi sono ora 100 miliardi di diversi possibili anticorpi. Quando uno specifico antigene incontra le cellule B, esse iniziano a dividersi ripetutamente in cloni, producendo l’anticorpo necessario per sconfiggere quell’antigene. Le cellule B e T sono chiamate linfociti e vengono prodotte nel midollo osseo. Quelle senza immunoglobuline legate alla loro superficie ano dal midollo osseo alla ghiandola timo posta sotto lo sterno dove vengono trasformate in cellule T.

Vi sono diversi tipi di cellule T: alcune producono le citochine, altre sono cellule T helper che governano le cellule B. Alcune producono l’interferone gamma che rende le pareti cellulari impervie all’attacco da parte dei virus. Si tratta di un’arma utilizzata dalle cellule T contro i virus di raffreddore e influenza. L’interferone gamma inibisce anche la crescita tumorale e stimola il sistema immunitario a una maggiore attività. Quando il pericolo è ato, il soppressore T cellulare comanda alle cellule B di cessare l’attacco al nemico sconfitto. La terminologia più recente fa riferimento al sistema di designazione dei cluster. In questo ambito, alle cellule T generali si fa riferimento come CD3. Le cellule CD4 sono cellule T helper che favoriscono l’attività immunologica. Le cellule citotossiche sono CD8 e fungono anche da soppressori T cellulari. Le cellule killer naturali sono CD56. Questi linfociti con immunoglobulina legata alla loro superficie ano nei tessuti linfoidi nell’intestino conosciuti con il nome di Placche di Peyer. Le cellule B producono anticorpi di Ig che distrugge le infezioni. Una volta fatto ciò, le cellule B di memoria ricordano qual è l’anticorpo che si combina con la specifica infezione. Quando si viene attaccati da un ceppo di virus già sconfitto in precedenza, le cellule B di memoria dicono alle altre cellule B qual è l’anticorpo specifico da produrre per arrestare l’invasione. Poiché ciò può avvenire molto rapidamente e quindi in modo molto efficace, il sistema immunitario ora ha acquisito l’immunità necessaria per combattere quell’infezione.

Il sistema immunitario – Parte 6 Il terzo braccio del sistema immunitario: il sistema del complemento Esso combatte le infezioni in 3 modi. Il sistema del complemento consiste in circa 30 proteine circolanti nel plasma o siero sanguigno. La maggior parte è inattiva sino a quando vi è necessità di attivazione. Quando lo stato di salute è buono, stanno tranquille e in attesa nel sangue. Il sistema del complemento viene chiamato in questo modo perché le sue azioni integrano l’attività degli anticorpi. Solitamente il legame di anticorpi e infezioni non produce nulla di utile di per sé, salvo che non metta in moto un meccanismo effettuatore. Il sistema del complemento è utile per molti ruoli di effettore. In poche parole, il sistema del complemento rappresenta in effetti le munizioni che distruggono gli invasori. Gli anticorpi sono le armi che puntano ai vari invasori. Il sistema del complemento è una cascata di 9 attività enzimatiche interdipendenti oppure una reazione a catena scatenata dal legame dell’anticorpo al suo antigene (l’invasore). Risultato: un complesso proteico chiamato perforina esegue dei ‘fori’ nella membrana dell’infezione invasora e la debella. Questa parte del sistema del complemento, avviata dal legame dell’anticorpo con un antigene, è conosciuta come la classica direttrice e poiché lavora mediante anticorpi, fa parte del sistema immunitario acquisito o specifico. Vi sono altre due direttrici del sistema del complemento: 1. Lectina legante il mannano 2. Alternativa Entrambe fanno parte del sistema immunitario innato. Il percorso delle lectine inizia con i recettori del complemento composti da lectine del siero (le lectine sono proteine che si legano allo zucchero). Queste

lectine si legano alle superfici di patogeni contenenti residui del mannosio come il mannano. Nel percorso alternativo, la reazione a catena del complemento è scatenata da contatto diretto con alcuni organismi invasori. Il risultato finale di tutti e tre i percorsi è il medesimo: morte dei batteri invasori! Parte dell’attività del sistema del complemento è: 1. Debellare direttamente virus e altri patogeni. 2. Stimolare i macrofagi affinché uccidano e mangino i microbi. Causare la dilatazione dei vasi sanguigni piccoli per consentire ai fagociti di viaggiare più facilmente in quelle zone dell’organismo dove c’è più bisogno di debellare un’infezione. Bibliografia How the Immune System Works by Sompayrac Lauren, Ph.D. The Immune System by Peter Parham

Il sistema immunitario – Parte 7 1. É importante la dimensione dell’infezione. Quasi tutti i sistemi immunitari sono in grado di sconfiggere l’ingresso di UN virus, non importa quanto sia letale. Tuttavia, anche un sistema immunitario super sarà travolto e sconfitto da un’invasione di tanti virus. Ecco perché i soggetti che contraggono l’HIV dalle trasfusioni di sangue muoiono molto più velocemente di coloro che lo contraggono per via sessuale. Nel corso di un’infezione virale, i medici fanno riferimento alla quantità di virus che sta infettando l’organismo definendola carica virale. 2. L’HIV è un virus particolarmente cattivo perché, come tutti i virus, deve infettare particolari cellule dell’organismo e infetta le cellule T. Poiché le cellule T contribuiscono alla difesa contro le infezioni virali, si tratta di “tramutare” i soldali leali in traditori che combattono contro di voi. 3. Alcuni virus non causano immediatamente malattie terribili. Sono chiamati virus invisibili perché possono infettare alcune cellule, ma poi attendono il momento opportuno restando silenti per molti anni. L’herpes è uno di quelli. Attende sino a quando uno stress o qualcosa del genere indebolisce il sistema immunitario e si manifesta con i ponfi. Possono esserci molti altri virus invisibili e alcuni esperti ritengono che causino patologie cardiache, ictus e la maggior parte dei tumori. 4. Quando combattete un’infezione, il conteggio dei globuli bianchi è alto. Quando si è in salute, il sangue ne contiene una quantità normale. In un numero della sua newsletter, il fondatore e presidente di Xtend-Life, Warren Matthews, descrive la sua attività fisica e la successiva preoccupazione del suo medico. Sembrava infatti che il numero dei globuli bianchi del sig. Matthew fosse decisamente inferiore al valore normale. Il medico temeva che il paziente fosse a rischio di malattia infettiva. Il signor Matthews non poteva accettare quella situazione: aveva assunto i suoi

prodotti per anni, non si era ammalato da anni e si sentiva sano e in forma. Perché allora il numero dei globuli bianchi era così basso? Semplicemente perché egli non necessitava di una quantità cosiddetta “normale”! Aveva rinforzato così tanto lo stato di salute e il sistema immunitario che non necessitava di un numero ritenuto “normale”. Personalmente ritengo che probabilmente sia così sano che nel suo organismo non vi siano più le infezioni virali invisibili o croniche di basso livello di cui invece É invece portatrice la maggior parte di noi. Anche se non procurano sintomi e non siamo preda di crisi acute, noi combattiamo sempre una guerra sotterranea contro alcuni virus, una guerra come quella che l’esercito filippino sta combattendo da 30 anni contro il Nuovo esercito popolare i cui membri si nascondono nelle colline, rubando il cibo ai poveri che sostengono di voler aiutare. Una notte ingaggiarono una sparatoria contro un’auto della polizia e un’unità dell’esercito. Si può vivere nelle Filippine per anni e non imbattersi mai in costoro, ma la realtà è che sottraggono risorse che sarebbero utili all’economia del paese. Concludendo, se avessimo uno stato di salute ottimale, anziché normale, non necessiteremmo di tutti i globuli bianchi che abbiamo.

Il sistema immunitario e l’influenza Mi rendo conto di quanto sia complicato tutto ciò e non sono nemmeno certo di avere compreso bene la questione la prima volta che me ne sono occupato. Non si tratta di un gioco a quiz, ma c’è un esame finale da affrontare TUTTI I GIORNI DELLA VOSTRA VITA: se il sistema immunitario fallisce, siete nei guai. La cosa è molto semplice. Naturalmente il sistema immunitario lavora senza che ce ne rendiamo conto e ciò è un bene perché anche i migliori immunologi non ne conoscono tutti gli aspetti. Ci troviamo deboli di fronte a virus influenzali pandemici mai incontrati prima dall’uomo. Persino le influenze stagionali di ogni inverno sono nuove e diverse da quelle dell’anno precedente e ciò significa che dobbiamo fare affidamento sul nostro sistema immunitario innato. Il nostro sistema immunitario innato non si dimostra tuttavia così efficace nel fermare i virus così come lo è nel trovare e neutralizzare i batteri. Il nostro sistema immunitario acquisito è in grado di sconfiggere qualsiasi virus, ma quando si trova di fronte a un nuovo agente patogeno ci vuole un po’ di tempo perché trovi l’anticorpo giusto e ne produca a sufficienza. Pertanto, è importante tutto ciò che possiamo fare per rafforzare la prima linea di difesa di macrofagi perché individuino e uccidano i virus invasori. È importante tutto ciò che possiamo fare per rafforzare le cellule killer naturali e altre in grado di localizzare e distruggere le cellule infettate dal virus prima che si replichi. È importante tutto ciò che possiamo fare per rafforzare le cellule B e T perché velocizzino e aumentino la produzione di anticorpi. Se però si è stati colpiti da influenza aviaria o da una grave mutazione del nuovo virus H1N1, NON si dovrebbe aumentare una parte del sistema immunitario, ma modularlo: si tratta delle citochine che fanno in modo che l’organismo reagisca per are la guerra contro l’infezione.

Un po’ di febbre va bene, ma troppa è pericolosa. Un po’ di infiammazione va bene, ma troppa è pericolosa. Un po’ di muco nei polmoni va bene, ma troppo è pericoloso. L’influenza aviaria causa questa reazione eccessiva dell’organismo. Ecco allora che tutto ciò che moduli le citochine e pertanto controlli o diminuisca febbre, infiammazione o problemi respiratori va bene per affrontare l’influenza aviaria e le forme pericolose del virus pandemico H1N1.

Pensare sano Nel V secolo a.C., la città greca di Atene fu colpita da una terribile epidemia. Non sappiamo quale malattia ne fu la causa, ma conosciamo bene i suoi effetti grazie ai precisi resoconti di un uomo chiamato Tucidide. Una delle sue grandi osservazioni, una che la moderna scienza medica sta cominciando ora a prendere in considerazione, fu: “La cosa più terribile di tutte fu la disperazione nella quale cadde la gente quando si rese conto di avere contratto la malattia: adottò immediatamente un atteggiamento di totale scoraggiamento che fece diminuire la sua resistenza”. Forse Tucidide fu un precursore del “pensiero positivo” perché egli stesso contrasse la malattia che uccide migliaia di persone, ma sopravvisse. Fu così possibile per lui osservare e registrare cosa accadde durante l’intera epidemia. Uno dei modi migliori per conservare un forte sistema immunitario, anche di fronte a una pandemia influenzale, è mantenere un atteggiamento positivo Siamo d’accordo che non è facile quando ci si sente male e deboli, specialmente se si tratta di una pandemia tipo quella del 1918 e milioni di persone in tutto il mondo muoiono, quando si è chiusi in casa in quarantena volontaria o involontaria, quando ci si preoccupa di sé, della famiglia e degli amici. Prima di tutto ricordatevi che anche se non potete controllare il mondo, il virus o la gente, potete tenere sotto controllo le vostre reazioni agli eventi. Questo atteggiamento può dimostrarsi alla lunga più valido di quanto ci possiamo rendere conto. Una persona che scoprì questo principio in circostanze molto diverse, ma anche molto difficili, fu lo psichiatra ebreo Viktor Frankl. Rinchiuso dai Nazisti in un campo di concentramento assieme ad altri ebrei, sopravvisse sforzandosi di considerare circostanze quali l’opportunità di osservare scientificamente un esperimento unico su vasta scala su persone costrette a sopravvivere sotto grande stress e difficoltà.

Egli notò che coloro che più facilmente morivano erano quelli che avevano rinunciato alla speranza. Coloro che invece continuavano ad avere uno scopo nella vita, spesso aiutando chi era più sventurato, dimostravano di avere una probabilità maggiore di vivere. Egli sopravvisse immaginando un futuro nel quale potesse parlare delle sue esperienze e scoperte e finì per riportarle nei suoi libri. Egli non sopravvisse al lavoro estenuante, alla dieta inadeguata, alle dilaganti malattie nei campi e all’assistenza medica inesistente non facendo altro e ne parlerò più avanti in questo libro. Egli non seguì la dieta a zona del dott. Barry Sears (che illustrerò più avanti): mangiava solo ciò che i Nazisti gli davano. La “limitazione calorica” è l’unica analogia tra ciò che il dott. Barry Sears sostiene e ciò che egli doveva mangiare (solo che il dott. Sears non è fautore della morte per inedia o malnutrizione!). Non assumeva vitamina C. Non c’erano prodotti erboristici. Niente olio di pesce. Nessun integratore. Non poteva isolarsi dalle infezioni. Era prigioniero assieme a molti altri operai forzati ebrei, tutti massacrati di lavoro e sottoalimentati e con sistemi immunitari deboli. Viktor Frankl soffrì, ma sopravvisse mantenendo viva la speranza e lo spirito positivo. Esperimenti condotti in case di riposo hanno dimostrato che gli ospiti che dovevano innaffiare personalmente una pianta vivevano più a lungo di coloro che non lo facevano. Solo l’avere la responsabilità di curare una pianta li rende dunque più aperti alla vita. L’amica più anziana di mia madre è vissuta per anni in una casa di riposo prendendosi cura di gatti randagi. Il mio suggerimento per questo capitolo è dunque avere un motivo di vivere che sia più importante di voi stessi. Prima di tutto, la famiglia e gli amici. Può essere anche la carriera professionale. Più capite di essere necessari... più vi date da fare oltre a guardare la TV... più

altre persone o creature dipendono da voi.... più probabilità avete di sopravvivere. La meditazione può contribuire a rasserenare la mente e a ridurre lo stress. Non c’è bisogno di fare nulla di mistico, è sufficiente sedersi per almeno 10 minuti e concentrarsi sul proprio respiro. Dormite molto. La maggior parte di noi è troppo stanca. Una pandemia influenzale può darci la possibilità di riposarci e di per sé ciò rappresenta un modo di rinforzare il sistema immunitario. Ridete a voce alta tutti i giorni. Leggete barzellette. Guardate film e spettacoli TV comici. Norman Cousins guarì da una grave malattia in parte guardando tutti i giorni i film dei fratelli Marx. Se siete credenti, pregate. Leggete libri positivi. Non leggete quotidiani e non guardate i telegiornali: è ben vero che durante una pandemia dovrete stare al corrente di quanto sta succedendo dalle vostre parti, ma non concentrate la vostra attenzione sulle tragedie che avvengono nel mondo. Ciò per quanto riguarda la vita quotidiana di routine. Penso che una delle principali cause dei dilaganti casi di depressione negli Stati Uniti sia l’abitudine, da parte di parecchia gente, di guardare le ultime notizie della notte prima di andare a letto. Non c’è bisogno di sentir parlare di incendi, incidenti d’auto, assassinii, stupri e altri eventi orribili, specialmente prima di andare a dormire. Se riguardano qualcuno di vostra conoscenza, ne verrete a conoscenza quanto prima. Se non si tratta di questo, non c'è dunque necessità di concentrarsi su questi eventi: sono purtroppo delle disgrazie, ma non è colpa vostra e non siete in grado di controllarle. Vi sono peraltro avvenimenti importanti cui dedicare l’attenzione, come guerre, politica ed economia. Leggete articoli di fondo per tenervi informati su notizie importanti che possano riguardarvi (come per esempio l’insorgenza di un’influenza pandemica), ma non dedicate tempo libero e attenzione a fatti negativi.

Fate sesso! È divertente, è un buon esercizio fisico e riafferma sentimenti e unione con i partner. Se la pandemia vi costringe a trascorrere assieme tutto il giorno e la notte senza null’altro da fare....... fate sesso! Esercitatevi a visualizzare stati di salute e di guarigione. A questo riguardo, è stato fatto un grandissimo lavoro per i pazienti affetti da cancro. Molti di essi hanno rallentato la progressione e addirittura hanno ottenuto una remissione visualizzando il proprio sistema immunitario nell’atto di distruggere o neutralizzare le cellule cancerose deboli. Se venite colpiti dall’influenza di qualsiasi tipo, fate questo tipo di visualizzazione mentre giacete a letto. Ricordate momenti felici. Ricordate quando eravate forti e in salute. Pensate alle attività future da fare con i vostri cari una volta ristabiliti. Se avete figli, spiegate questi principi anche a loro, specialmente se sono malati di influenza. Se siete credenti, pregate con loro. Insomma, qualsiasi sia la vostra posizione, induceteli a pensare positivo. Comprenderanno istintivamente il valore di tutto ciò e non avranno remore ad accettarlo. Se vi state prendendo cura di bambini o altri ammalati di influenza, non lasciateli totalmente inermi; affidate loro qualche piccola responsabilità di cui prendersi carico anche stando a letto. Fate programmi su cosa farete alla fine della loro malattia e tornerete alla vita normale. Naturalmente direte ai vostri cari che li amate e che devono combattere per andare avanti soprattutto per farvi contenti. È buffo davvero: siamo tutti molto egoisti, ma in qualche modo siamo più forti quando facciamo qualcosa per qualcuno Quando ero bambino, gareggiavo in squadre di nuoto d’estate e anche d’inverno. Partecipai sia a gare individuali, sia a staffetta, vincendo o perdendo a seconda di come avessimo fatto la nostra parte e combinando la velocità di tutti noi quattro. È risaputo e riconosciuto che i nuotatori riescono a nuotare più velocemente nelle gare a staffetta rispetto a quelle individuali. Sapere che altre tre persone dipendono anche da te ti procura eccitazione, adrenalina e impegno maggiori di quanto solitamente si avverta durante le gare singole.

La mia opinione dunque è che a volte la gente continuerà a vivere per far piacere ad altra. Quando è molto ammalata e stanca di soffrire, potrebbe essere tentata di dargliela su e lasciarsi morire finché.... non ricorderanno quanto ciò sarebbe devastante per papà/mamma/moglie/marito/figli. Forse non siete convinti. Fatemelo spiegare con termini più scientifici. Uno psicologo di nome Robert Ader scoprì per caso che i topi potevano essere “addestrati” con il classico metodo del riflesso condizionato di Pavlov per deprimere il proprio sistema immunitario ingerendo acqua dolcificata con saccarina. In Canada, Reginald Gorcynski utilizzò le tecniche di Ader per addestrare i topi a INNALZARE la loro risposta immunitaria bendando le loro zampe. Esperimenti hanno dimostrato che le cellule B e T hanno recettori di superficie che le rendono rispondenti ad agenti neurochimici (neuropeptidi) rilasciati dal cervello, neurotrasmettitori e neuro-ormoni. Pertanto, l’attività cerebrale INFLUENZA la resistenza e l’attività delle cellule B e T. La scienza ha anche scoperto che il sistema immunitario può produrre agenti biochimici che si pensava fossero creati solo dal cervello e che il cervello può creare agenti biochimici che si pensava fossero di esclusiva competenza del sistema immunitario. Sono agenti in stretto contatto tra loro. Abbiamo appreso successivamente da annunci commerciali radiofonici riguardanti la perdita di peso che lo stress ci fa produrre un eccesso di ormone nocivo detto cortisolo. Un motivo per il quale il cortisolo è ritenuto nocivo è che una sua quantità eccessiva porta alla soppressione dell’attività citotossica delle cellule natural killer (NKCC) e alla diminuzione del numero di cellule T nell’organismo. Poiché si tratta di parti importanti del sistema immunitario, vi è una connessione diretta tra sperimentare lo stress e l’indebolimento del sistema immunitario. Diminuendo lo stress, si abbassa il livello di cortisolo. Diminuendo il cortisolo, si aumentano due parti importanti del sistema immunitario, rendendolo più forte e meglio in grado di combattere la malattia. Lo stress aumenta anche l’adrenalina e la noradrenalina. Questi

neurotrasmettitori sono in grado di bloccare l’attivazione dei macrofagi. Studi condotti su pazienti affetti da AIDS hanno rilevato che chi dimostra atteggiamenti pessimisti si ammala di più e più velocemente di chi invece è più ottimista. Bibliografia Man’s Search For Meaning by Viktor E. Frankl Anatomy of an Illness as Perceived by the Patient by Norman Cousins The Healing Journey by Carl Simonton Getting Well Again by Carl Simonton Self-Healing With Guided Imagery: How to Use the Power of Your Mind to Heal Your Body (Audio CD) by Andrew Weil, Martin L., M.D. Rossman Guided Imagery for Self-Healing: An Essential Resource for Anyone Seeking Wellness by Martin L., M.D. Rossman (M.D.) Healing Visualizations : Creating Health Through Imagery by Gerald Epstein The Biology Of Belief: Unleashing The Power Of Consciousness, Matter And Miracles by Bruce H. Lipton Psychoneuroimmunology by Robert Ader, David L. Felten, Nicholas Cohen Ballieux, R.E. 1992 Bidirectional communication between the brain and the immune system. European Journal of Clinical Investigation 22 (Suppl.1):6. Blalock, J. Edwin. 1994. The immune system: Our sixth sense. The Immunologist 2:8 Cohen, S., D. Tyrrell, and A. Smith. 1991. Psychological stress and susceptibility to the common cold. New England Journal of Medicine 325:606. Goetzl, E., and S. Sreedharan. 1992. Mediators of communication and adaptation in the neuroendocrine and immune system. FASEB Journal 6:2646.

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Come curare un caso di influenza Innanzitutto, vorrete sapere come fare a sapere se si è stati colpiti da influenza aviaria, suina o stagionale. Quali sono i loro sintomi? Sfortunatamente non è facile fare la distinzione. Le influenze pandemiche iniziano perlopiù come influenze normali, ma peggiorano con modalità che andrò a trattare tra breve. Ci sono state notizie su persone decedute in zone colpite da influenza aviaria e secondo le quali si sospettavano decessi per questo motivo, ma non vi erano conferme perché l’unico modo di esserne certi è far esaminare campioni di fluidi organici in un laboratorio qualificato. Prima che i media fero diventare famosa l’influenza aviaria, coloro che ne erano affetti ricevevano diagnosi di febbre dengue, polmonite o malaria, se non addirittura influenza stagionale. Pensare che queste diagnosi erano stilate da medici ai tropici che erano esperti di febbre dengue e malaria e quindi diagnosticare l’influenza non è cosa da fare in casa... Anche in caso di influenza comune, è meglio riposare a letto. Persino l’influenza comune causa il decesso di circa 35-50.000 americani ogni anno e chissà quanti altri nel mondo. Stare lontano da altre persone per evitare che si contagino dovrebbe inoltre essere un gesto di normale cortesia e con effetti a lungo termine in grado di essere di beneficio per tutti noi. Ricordatevi che il virus influenzale muta molto rapidamente. Secondo la biologia evolutiva, le mutazioni che sopravvivono sono quelle che meglio consentono al virus di infettare più persone. Quando insistete ad andare a lavorare e a propagare il virus influenzale a tante persone, senza che ve ne possa importare più di tanto, state in realtà incoraggiando mutazioni in grado di causare gravi sintomi. State ‘ricompensando’ il virus che vi sta facendo sentire male offrendogli ulteriori ospiti.... Se restate a casa a letto, impedite la diffusione del virus ad altre persone e ciò

consente al virus di mutare in forme in grado di causare sintomi meno gravi. I sintomi dell’influenza suina, stagionale e aviaria si presentano con: Febbre sino a 39 ˚C Mal di gola Dolori muscolari Spossatezza Tosse Congiuntivite (occhi arrossati) Naso chiuso Vertigini Diarrea L’influenza suina e aviaria possono inoltre causare: Dolori di stomaco Vomito, anche con sangue Forti mal di testa Dolori alle ossa Grave esaurimento più duraturo di quello con influenza comune Febbre alta a 39 ˚C e superiore o pari a 38 ˚C di durata superiore ai due giorni La polmonite batterica può rendere più pericolosa qualsiasi forma di influenza, ma è un problema particolarmente presente in coloro che contraggono quella aviaria. Se ci sono problemi respiratori, si deve ricorrere all’aiuto del medico.

Come accadde con l’influenza del 1918, l’influenza aviaria causa l’encefalite in alcune vittime. Si tratta di un’infiammazione del cervello in grado di causare danni permanenti persino se la vittima sopravvive all’infezione. I sintomi includono variazione della personalità e allucinazioni, quindi se si manifestano stati di disorientamento o di ostilità, è il momento di rivolgersi al medico. In generale, curate l’influenza aviaria come qualsiasi altra influenza, solo con maggiore attenzione. Riposate a letto. Evitate sforzi fisici. Non bevete alcool e non fumate. Bevete molta acqua. Il miglior trattamento da impiegare in casa per i pazienti influenzati è una buona idratazione. Fateli bere oppure, se sono troppo malati per farlo, fate loro sorbire una soluzione reidratante orale. Miscelate: 4 tazze di acqua 3 cucchiai di zucchero o miele ¼ di cucchiaino di sale da tavola (preferibilmente marino) Per aromatizzare la soluzione, si può aggiungere un po’ di succo di limone. Un paziente influenzato dovrebbe berne almeno due-tre quarti al giorno anche se non riesce a mandare giù altro. Va bene anche il tradizionale brodo di pollo. Fatene un pasto a zona aggiungendo verdure e pollo. Aggiungete un po’ di sale marino e pepe nero. L’inalazione di vapore può aprire un naso chiuso e facilitare la respirazione. Utilizzare un vaporizzatore oppure far bollire dell’acqua. Aggiungere alcune gocce di olio di eucalipto o alcune fettine di radice di zenzero all’acqua bollente.

NON date aspirina ai bambini o agli adolescenti che hanno la febbre perché potrebbe causare la sindrome di Reye, una malattia rara ma letale della quale ancora non sappiamo molto. Date invece l’ibuprofene. Applicate impacchi freddi per far calare la pericolosa febbre causata dalla tempesta di citochine dell’influenza aviaria oltre che da potenziatori immunitari specifici di cui parlerò più avanti. NON usate farmaci da banco che servono solo a nascondere i sintomi sotto il tappeto e a prolungare la malattia. Esempio: i decongestionanti. La malattia NON è il naso che cola. La malattia è il virus che ha infettato le cellule del sistema respiratorio. Un naso che cola rappresenta una delle DIFESE contro quel virus. Quando vi soffiate il naso, costringete milioni di virus a uscire dall’organismo, ossia dove volete che vadano. Quando si ‘prosciugano’ artificialmente i condotti nasali, questi virus restano nell’organismo e in questo modo continuano a infettare nuove cellule e a replicarsi milioni di volte. Fantastico. Secondo quanto affermato dall’Australasian College of Nutritional and Environmental Medicine (ACNEM) in una dichiarazione dell’ottobre 2005, i pazienti affetti da influenza aviaria dovrebbero essere messi in isolamento e sottoposti a un trattamento di o a base di liquidi ed equilibrio elettrolitico, pervietà delle vie aeree, profilassi antibiotica per endovena e ventilazione respiratoria. Va detto però che questo livello di trattamento richiede ospedalizzazione. Quando vi prendete cura di una persona influenzata, lavate separatamente i suoi piatti, posate, biancheria e abiti. Lavate abiti, lenzuola e tovaglioli con comune sapone in acqua bollente. Lavaggio e asciugatura in ambiente bollente. Quando caricate la lavatrice e l’asciugatrice, NON appoggiate la biancheria al petto. Manipolatela solo per il tempo necessario.

Lavate piatti e posate o in lavastoviglie o a mano con acqua bollente e detergente. Al termine di queste operazioni, lavatevi a fondo le mani con sapone e acqua bollente. NON toccatevi il viso con le mani sino alla loro conclusione. Tenete in casa due termometri per monitorare la temperatura del paziente influenzato (in caso uno si rompa).

Il sistema di difesa immunitaria in 7 mosse La motivazione della protezione vostra e dei vostri cari dall’influenza e, con le opportune modifiche, da altre malattie letali è costituita dal sistema di difesa immunitaria in 7 mosse. “Mossa” è anche un termine militare. Fa riferimento a una zona in cui si incontra, o si potrebbe incontrare un nemico in battaglia. Quanto più un esercito è in grado di tenere sotto controllo le proprie mosse, più avrà successo. Avrei potuto utilizzare il termine “area”, ma desidero sottolineare che quando arriva il virus influenzale si tratta di una battaglia! Dovete vincere la guerra perché la sconfitta potrebbe significare morte. Ora sto parlando di influenza, ma il 95% di questo sistema è applicabile anche a tutte le altre malattie infettive. I dettagli su come proteggervi nei vari punti dell’area cambierebbero a seconda della malattia (per esempio, i virus influenzali vengono trasmessi in modo diverso da quello dell’HIV), ma questo sistema potrebbe essere adattato a qualsiasi malattia infettiva semplicemente grazie alla conoscenza e alla riflessione. Per aiutarvi a comprendere meglio il concetto, fate finta di essere uno stato insulare minacciato da molti eserciti nemici. Voi siete a capo di questo stato insulare. Giappone, Gran Bretagna, Isole Fiji. Non importa quale. Voi, cioè il vostro organismo, è circondato dall’acqua e avete nemici che vogliono invadervi e distruggervi. Non siamo troppo lontani dalla verità alla lettera.... Ci sono trilioni di nemici reali che vogliono sopraffare, fare la festa e distruggere il vostro organismo: batteri ostili e virus.

Il sistema di difesa immunitaria in 7 mosse: 1. Nell’oceano che vi circonda: fuori dall’organismo 2. Il confine (porti e spiagge dove la terra incontra il mare): là dove l’organismo incontra l’esterno (la pelle) 3. Aree di confine periferico dell’isola: stadio iniziale di un’infezione, là dove un virus è penetrato nell’organismo 4. Avamposti periferici dell’esercito nelle zone di confine: il virus che invade le cellule della mucosa polmonare 5. Invasori che utilizzano le armi catturate per sferrare un attacco generale sul paese: virus che utilizzano le proteine cellulari per replicarsi in milioni di altri virus che poi diffondono la malattia nei polmoni 6. Il contrattacco del vostro esercito nelle zone occupate dall’invasore e che può essere così estremo da distruggere il vostro paese: il vostro sistema immunitario rilascia così tante citochine, unitamente a febbre e infiammazione, che distrugge i polmoni prima di uccidere tutti i virus 7. Con il vostro esercito indebolito dalla prima invasione, ecco un altro nemico: le infezioni secondarie, specialmente la polmonite, che si avvantaggiano del quadro indebolito e delle ciglia polmonari distrutte per infettare a loro volta ed eventualmente uccidervi. Naturalmente sarà meglio sconfiggere l’influenza il prima possibile. Questo libro vi doterà delle armi a disposizione per vincere la guerra contro l’influenza in tutte le 7 fasi. Una parte importante del Sistema di difesa immunitaria in 7 mosse è costituita dai cosiddetti ‘Magnifici 7”, super sostanze che potenziano le difese immunitarie.

I Magnifici 7 Non molto tempo dopo avere iniziato le ricerche per scrivere questo libro, feci un’incredibile e bella scoperta: ci sono MOLTI modi per rafforzare il vostro sistema immunitario! Queste sono veramente buone notizie. Noi non siamo impotenti nemmeno davanti a un virus nuovo e assai letale quale l’H5N1 o il nuovo virus pandemico A(H1N1). Dopo tutto, gli esseri umani, le piante E gli animali combattono i virus da centinaia di milioni di anni, dunque da prima della scoperta degli antibiotici. Ricordatevi che la prima penicillina fu scoperta da Sir Alexander Fleming osservando come alcuni funghi uccidessero i batteri in una capsula di Petri. Se gli esseri umani fossero totalmente privi di difesa contro tutte le nuove infezioni, ci saremmo già estinti prima della scoperta del fuoco. L’unico modo di acquisire una “immunità acquisita” è sconfiggere un’infezione la prima volta che ci colpisce. Lo scopritore del vaccino contro il vaiolo, Edward Jenner, imparò a utilizzare vaiolo bovino attenuato da inoculare contro il più mortale vaiolo. Era già ben noto tuttavia che soggetti che erano stati contagiati dal vaiolo ed erano sopravvissuti (e sino in tempi recenti in Europa, Medio Oriente e Asia quasi TUTTI prima o poi l’avevano contratto) non ne erano stati più colpiti. Siamo dunque in grado di sconfiggere batteri e virus Una parte della resistenza è genetica. Un’altra parte deriva da precedente esposizione a infezioni similari. È un dato di fatto. Per proteggere voi stessi e i vostri cari da una malattia, desiderate che il vostro sistema immunitario vi aiuti il più possibile. Come ho detto, avete parecchie scelte, forse anche troppe e compendierò i miei risultati in un capitolo conclusivo.

Inoltre, poiché potenziatori immunitari diversi dovrebbero essere assunti in momenti diversi del Sistema di difesa immunitaria in 7 mosse, ne parlerò in un capitolo verso la fine. Per potenziare il sistema immunitario ci sono così tanti farmaci, vitamine, minerali, prodotti erboristici e superalimenti che si potrebbe spendere una piccola fortuna. Potreste trascorrere l’intera giornata assumendo integratori potenziatori del sistema immunitario, ma mi rendo conto che la maggior parte della gente non può, non intende uscire e spendere migliaia di dollari per acquistare ogni singolo integratore che ho scoperto. Mi rendo altresì conto che molte persone al mondo non hanno accesso a ogni singolo integratore che ho scoperto, quindi ho deciso di ridurli a un numero ragionevole: 7. I Magnifici 7 Si può discutere su quelli che ho deciso di scegliere: io stesso sono stato molto combattuto. Si può parlare facilmente di Magnifici 10, 25 o 50, ma ovviamente nessuno avrà mai intenzione di acquistare e prendere 50 diversi integratori. È meglio prenderne UNO, piuttosto che confondersi tra 25 e non assumerne ALCUNO. Così alla fine ho scelto una gamma di potenziatori immunitari basandomi su: 1. Costo 2. Disponibilità 3. Efficacia 4. Combattività del virus influenzale in qualunque fase dell’infezione Ho deciso che non vi avrei aiutato molto se vi avessi detto che per salvare voi e la vostra famiglia AVRESTE dovuto acquistare l’integratore X se:

l’integratore X fosse costato 1.000 dollari a persona OPPURE l’integratore X fosse stato disponibile solo in una parte del mondo OPPURE l’integratore X fosse stato prodotto da una società in grado di fabbricare e venderne solo 1.500 flaconi OPPURE l’integratore X fosse altamente efficace contro l’influenza in una fase dell’infezione, ma inutile in un’altra. Ora, non sto dicendo che DOVETE procurarvi tutti i Magnifici 7; infatti, “uno” di questi è uno tra due integratori, quindi fate la vostra scelta a seconda del costo e di ciò che potete trovare. Entrambi svolgono la medesima funzione nel combattere l’influenza aviaria, ma credo che praticamente tutti al mondo siano in grado di procurarsi almeno UNO dei Magnifici 7. Se poi sarete in grado di prenderne più di uno, fatelo! Non è che dobbiate limitarvi solo a questi sette. Ho intenzione di parlare di molti altri potenziatori immunitari e quindi vi incoraggio a prenderne quanti potete trovarne. Ogni integratore in grado di potenziare il sistema immunitario è un’arma nelle mani dell’uomo atta a combattere una guerra contro un potente nemico: l’influenza. Dotatevi di tutte le armi che potete. La sicurezza vostra e della vostra famiglia dipende da ciò. Se non si dovesse mai verificare una pandemia influenzale, benissimo. La salute vostra e della vostra famiglia sarà sempre migliore quanto più forte sarà il sistema immunitario. I Magnifici 7 1. Aglio 2. Betaglucano 3. Estratto di foglie d’olivo OPPURE lisina 4. Curcumina

5. Vitamina C con bioflavonoidi 6. Omega 3 7. Echinacea Spiegherò il ruolo di ciascuno di essi e come rientreranno o o nel Sistema di difesa immunitaria in 7 mosse. Ci sono così tanti altri potenziatori immunitari da utilizzare sia per migliorare il vostro stato di salute ora, sia per aiutare voi e la vostra famiglia in caso di pandemia, che elencarli tutti nei capitoli sul sistema di difesa in 7 mosse renderebbe questi ultimi troppo lunghi. Provvederò quindi ad aggiungere altre armi al vostro arsenale del sistema immunitario in veste di singoli capitoli alla fine del libro. Leggete anche questi, perché innanzitutto dovete cercare la maggior protezione possibile contro un virus letale quale quello dell’influenza suina o aviaria e secondariamente perché le condizioni di vita di ciascuno di noi sono diverse. Può essere che non possiate procurarvi un integratore disponibile solo in piccoli negozi americani di alimenti naturali, ma nel vostro mercato locale sono in vendita altri prodotti erboristici efficaci. A seconda delle vostre disponibilità finanziarie, del nucleo familiare, dello stato di salute generale e del luogo in cui vivete, vi incoraggio a procurarvi molte armi diverse. Ricordatevi: nessuno di questi integratori è stato testato direttamente contro l’influenza aviaria. Il tanto reclamizzato Tamiflu è valido contro l’influenza stagionale, ma quella suina sta sviluppando mutazioni resistenti a questo farmaco. Può essere che un integratore non sia forte a sufficienza per sconfiggere un'influenza pandemica, ma magari un altro lo è. Può essere il caso di assumerli assieme. Desidero che abbiate tutte le armi e munizioni necessarie. Come prima cosa, dovete essere pronti.

Siate dei buoni scout. Siate pronti Avete già iniziato a prepararvi perché state leggendo questo libro, quindi state apprendendo ciò che dovete sapere. Preferisco iniziare con degli elenchi. Mentre leggete questo libro, cominciate a fare un elenco delle cose che dovete fare, acquistare e decidere. Parlatene in famiglia, fate programmi assieme. Ogni situazione è diversa, quindi non posso dire in dettaglio a ogni lettore ciò che deve fare. Intenzione di cominciare ad agire in 2 settori primari Iniziate oggi! Potenziamento dello stato di salute generale, resistenza e sistema immunitario: 1. Cominciate ad assumere un integratore generale. Penso che il migliore sia Total Balance di Xtend-Life in Nuova Zelanda. Xtend-Life commercializza anche un prodotto che potenzia il sistema immunitario: il Viral-Protec 2. Fate 10 profonde inspirazioni tre volte al giorno. L’ossigeno è un nutriente vitale, ma siccome è gratis lo diamo per scontato. Apportare più ossigeno nell’organismo rafforza il sistema immunitario e rende più sani i polmoni che saranno più in grado di combattere le infezioni che li prendono di mira come l’influenza. State in piedi o sedetevi in posizioni confortevoli. Inalate dal naso contando fino a 4. Riempite completamente i polmoni e il ventre dovrebbe gonfiarsi leggermente. Trattenete il respiro contando sino a 16.

Espirare dal naso contando sino a 8. Se non potete trattenere il fiato così a lungo, dividete tutti i tempi per 2. Inspirare contando sino a 2, trattenete il respiro sino a 8 ed espirate contando sino a 4. Ripetere per 10 volte. La procedura può essere anche resa più complicata, ma la semplice respirazione profonda aumenterà l’apporto di ossigeno nell’organismo, vi darà più energia e favorirà la perdita di peso. Inoltre, eseguire questa procedura 3 volte al giorno vi abituerà a respirare più profondamente per tutta la vita e ciò non potrà che migliorare il vostro stato di salute. 3. ate alla dieta a zona. Seguiranno ulteriori informazioni. In ogni caso, riducete o eliminate gli zuccheri, le bibite e gli alimenti a base di farina bianca. 4. Se fumate, smettete. Non ho intenzione di farvi una predica, ma tratterò la questione nei termini previsti da questo libro. Il fumo contrasta e persino paralizza le piccole ciglia che contribuiscono a proteggere i polmoni dalle infezioni. I macrofagi presenti nei polmoni dei fumatori sono gonfi, marroni e pieni di porcherie legate al tabacco. Spesso ingeriscono microbi infettivi, ma poi non riescono a ucciderli. Le cellule killer naturali dei fumatori hanno meno probabilità di riconoscere i virus e di debellarli. Nel siero dei fumatori c’è un minor numero di IgG (immunoglobuline). Studi hanno dimostrato che i fumatori immunizzati contro l’influenza in realtà ne vengono colpiti più spesso dei non fumatori. Nessuno può saperlo per certo perché nel 1918 a nessuno interessò raccogliere i dati necessari dai soldati americani in Europa, dai pastori iraniani e dagli eschimesi, ma sono pronto a scommettere che il numero di infezioni e il tasso di mortalità dei colpiti dall’influenza fosse più alto tra i fumatori rispetto ai non fumatori. L’influenza è un’infezione delle vie respiratorie superiori e il fumo indebolisce in modo particolare il sistema immunitario nei polmoni. È la vostra vita. Tirate le vostre conclusioni e decidete quanto siano importanti

per voi le sigarette. 5. Se bevete alcool, non bevetene più di ca. 0,30 ml al giorno. 6. Se consumate droghe di strada, smettete. 7. Prendete integratori di olio di pesce di grado farmaceutico. Avrò parecchio da dire in proposito più avanti. Il prezzo migliore è quello di Xtend-Life o del Dott. Barry Sears. 8. Fatevi vaccinare se il vostro medico ritiene che sia la cosa migliore per voi. Ci sono diverse opinioni su questo argomento: Molti sostengono che le vaccinazioni antinfluenzali siano pericolose di per sé. Non sono in grado di valutarlo, ma so questo: 1. I vaccini antinfluenzali annuali comuni sono una lotteria. Ai primi di ogni anno, l’OMS, il Center for Disease Control e altri esperti di sanità pubblica si riuniscono e decidono quali saranno i ceppi influenzali che probabilmente circoleranno nella successiva stagione influenzale invernale nell’emisfero settentrionale (la stessa procedura viene seguita ogni mese di settembre per la stagione influenzale nell’emisfero meridionale). Non è che ne siano certi: selezionano i tre ceppi influenzali che ritengono a rischio per l’emisfero settentrionale quando inizierà la stagione influenzale a novembre. Fanno una valutazione, ma possono sbagliare e così è successo. A quel punto i produttori di vaccini preparano milioni di dosi di un vaccino contro quei tre particolari ceppi virali. Qualora le autorità sanitarie non abbiano individuato correttamente i ceppi influenzali in arrivo nell’inverno successivo, si potrà essere comunque contagiati dall’influenza, perché si è stati vaccinati contro un ceppo che non rappresenta una minaccia e non si è stati vaccinati contro il ceppo che imperversa. 2. Le vaccinazioni antinfluenzali sono efficaci nel 70-90% degli adulti sani, meno nei molto giovani, negli immunocompromessi e negli anziani (30-40%), ovvero coloro che maggiormente necessitano di protezione. 3. Un vaccino antinfluenzale è composto da virus influenzali ‘morti’ di un ceppo

particolare. Il vostro sistema immunitario reagisce a questi virus inattivati e impara come produrre anticorpi in grado di distruggerli. Se invece il sistema immunitario è debole, saranno deboli anche le sue reazioni ai virus morti contenuti nel vaccino e pertanto la protezione che deve offrire il vaccino risulta limitata. Inoltre, se il vostro sistema immunitario è debole, le cellule B di “memoria” è meno probabile che ricordino quali sono gli antigeni contro i ceppi influenzali quando esposti a esempi viventi del medesimo virus da 1 a 4 mesi dopo. Personalmente non mi sono mai fatto vaccinare contro l’influenza e non intendo farlo, almeno per quella stagionale. Mi preoccupa l’idea che mi vengano iniettati virus morti ogni anno; comprendo il ragionamento, ma non mi pare corretto. Non è che ce l’abbia contro le vaccinazioni.... Sono stato vaccinato contro l’epatite A e B e ne sono lieto perché con singole vaccinazioni (cui far seguire richiami) sono certo di non essere mai contagiato da quelle malattie per tutta la vita. Se poi ci fosse un vaccino realmente efficace e sicuro contro un’influenza pandemica, sari lieto di farmi vaccinare (non pare che ciò sia possibile, almeno non in tempo per arrestare la pandemia, ma questa è un’altra storia). Ne consegue che assieme al vostro medico dovrete fare le vostre valutazioni. Desidero comunque sottolineare che, sia che vi facciate vaccinare o meno contro l’influenza comune, dovete lavorare per rafforzare il sistema immunitario. 9. Iniziate un programma di leggera attività fisica. Camminate da 30 a 60 minuti al giorno, meglio ancora, sviluppate capacità aerobiche con allenamenti brevi ma intensi. Potrete leggere notizie in merito in: PACE del Dott. Al Sears NON spingete il vostro corpo ai limiti. Gli atleti che eseguono allenamenti estremi spesso hanno sistemi immunitari scarsi a causa dello stress. Molti podisti sono colpiti da raffreddori e altre infezioni dopo le gare, specialmente quelle lunghe, perché si sono spinti troppo oltre e troppo in fretta.

Troppa attività fisica produce troppi radicali liberi che fanno invecchiare. Penso che dovremmo imitare gli uomini primitivi delle caverne. È vero che a volte percorrevano grandi distanze per cacciare un cervo ferito o per sfuggire ai nemici, ma dopo avere portato a casa il cervo, potete scommetterci che non l’avrebbe rifatto sino a quando la famiglia non avesse terminato tutta la carne! Si sarebbero ingozzati e riposati al sole per giorni. Quindi molto probabilmente la caccia era un misto di camminate, fermate e brevi scatti per catturare la preda. Sin dall’infanzia allenavano muscoli, polmoni e cuore a questo scopo, dunque queste procedure non erano così stressanti per gli uomini delle caverne come per coloro che tra noi non hanno praticato molto sport sin dalla gioventù. Non pensate allora di allenarvi per una maratona giusto in pochi mesi. Iniziate lentamente e allenatevi gradualmente sulle distanze; non diventate fanatici della corsa tutti i giorni, correte un giorno e riposatevi quello dopo. Mettetevi alla prova, ma con calma. Provate uno dei sistemi di movimento che contribuiscono a equilibrare e a rinvigorire l’organismo come yoga, Pilates o qi gong. Joseph Pilates cominciò a elaborare il suo sistema durante la Prima Guerra Mondiale quando era prigioniero degli inglesi (era un cittadino tedesco) nell'Isola di Man. A quanto si dice, nessuno degli uomini con i quali lavorò fu contagiato dall’influenza del 1918. 10. Iniziate a mangiare superalimenti. Per anni, non abbiamo colto l’ironia della situazione. Molta gente, me compreso, desiderava migliorare lo stato di salute in modo “naturale”, quindi ci si recava nei nostri negozi locali di “cibi” naturali acquistando flaconi di vitamine artificiali in capsule e pillole. Successivamente abbiamo compreso che il modo migliore di assumere integratori è tramite alimenti veramente “naturali”.

Tuttavia, anche mangiare dieci porzioni al giorno di frutta e verdura biologica non è sufficiente. Fortunatamente oggi possiamo acquistare prodotti liofilizzati di vegetali contenenti alte concentrazioni di sostanze fitochimiche, vitamine e minerali. I più apprezzati sono le miscele di vegetali: spirulina, clorella, gramigna, acai, erba medica, polifenoli, erba d’orzo, alghe verdi-azzurre, verdure a foglia verde, maca, dulse e kelp. Potete acquistare anche miscele rosse e azzurre. Idealmente andrebbe bene una porzione tutti i giorni. Devo ammettere che queste polverine non sono molto semplici da aggiungere alla dieta quotidiana; molti le mescolano a frullati, io solitamente le aggiungevo al riso. Qualunque sia la modalità di ingestione, non c’è modo migliore per rinforzare lo stato di salute generale. II. Le altre persone presenti nella vostra vita Non potete prepararvi da soli per una pandemia influenzale. Parlatene in famiglia. Se avete qualunque tipo di problema, affrontatelo assieme ora. Cercate consulenza se necessario. Fate conoscenza con i vostri vicini e aiutateli. Se arriva una pandemia, dovrete ridurre al minimo il contatto fisico con loro, ma tenete tutti gli occhi aperti.

Programma alimentare sano a zona Non posso non rendere giustizia alla dieta a zona. L’ideatore, il dott. Barry Sears, ha scritto almeno 10 libri sull’argomento. Il termine dieta non è in verità quello giusto. Non si tratta di una privazione temporanea da subire per perdere peso. È il modo in cui il nostro organismo è stato progettato per mangiare e ricavarne il miglior stato di salute durante la nostra esistenza. È NORMALE. Nella storia dell’uomo, anormale è il modo in cui la gente si alimenta oggi. Riassumerò la questione nel modo seguente. Le modalità di alimentazione per le quali è stato progettato il nostro organismo sono simili a quelle in uso da 150.000 anni: proteine magre da animali cacciati, insetti e uova – 30% delle calorie carboidrati da verdura, radici e frutta – 40% delle calorie grassi monoinsaturi da noci – 30% delle calorie La dieta a zona si basa su queste percentuali. Cosa può fare per voi questo programma alimentare? Mantiene l’ormone insulina a un livello sano. Abbiamo bisogno dell’insulina per avere energia e sfruttare le sostanze nutritive. Il fatto è che, mangiando troppi carboidrati e proteine insufficienti, richiediamo all’organismo di produrre troppa insulina. Questa situazione procura numerosi effetti collaterali nel nostro organismo, troppi perché io li enumeri qui, ma uno in particolare è importante per questo libro. Troppa insulina incoraggia la produzione di troppo cortisolo, ovvero “l’ormone dello stress”. Il cortisolo inibisce il sistema immunitario, riduce la ghiandola timo che produce le cellule T.

Pertanto, nonostante io stia semplificando il processo, il risultato finale è che la dieta a zona incoraggia i nostri ormoni e i piccoli agenti biochimici chiamati eicosanoidi a mantenere il nostro sistema immunitario il più forte possibile. Sebbene la dieta a zona venga spesso maltrattata da giornalisti che non fanno il loro mestiere, ovviamente NON si tratta di un regime "senza o a basso contenuto” di carboidrati. La dieta a zona è un programma alimentare EQUILIBRATO Mangiate proteine magre quali albumi d’uovo, carne magra di manzo, pollo, tacchino, yogurt, formaggio magro, ecc. Il dott. Sears raccomanda di inserire una quantità di proteine magre a ogni pasto corrispondenti a un pugno. Poiché le donne hanno pugni più piccoli della maggior parte degli uomini, in proporzione necessitano di minori proteine rispetto agli uomini. Per gli uomini parliamo di circa 125 g, per le donne di un po’ meno. Dovreste mangiare più proteine se fate attività fisica su base regolare. Aggiungete verdure non amidacee quali pomodori e spinaci e poca frutta (oppure riservatela come dessert). Aggiungete anche un piccolo quantitativo di noci come mandorle, anacardi e macadam. Cercate di mantenere questo equilibrio a ogni pasto. Fate uno spuntino a metà mattina e a tarda sera, ma che sia altrettanto equilibrato e naturalmente più limitato rispetto al pasto completo. Inoltre, se avete un’attività fisica intensa, potrete fare più spuntini in modo da assumere più proteine di coloro che per esempio trascorrono la giornata seduti davanti al computer. Mangiate a sufficienza per sfamarvi, ma non troppo. Se mangiate parecchia frutta e verdura, sarete sufficientemente sazi. In quale modo la dieta a zona può proteggervi dall’influenza? Come abbiamo detto all’inizio, migliore è lo stato di salute, migliore sarà il

sistema immunitario. La dieta a zona svolge un ruolo fondamentale nella conservazione di un buono stato di salute di base. I benefici derivanti comprendono il controllo dell’insulina in modo da perdere peso oppure conservare quello corretto, prevenire diabete, patologie cardiache, ictus, artrite e quasi tutte le malattie croniche moderne. In secondo luogo, tenere l’insulina sotto controllo con la dieta a zona ha un effetto diretto sul quantitativo di agenti biochimici speciali presenti nell’organismo e che combattono le infezioni. Secondo quanto affermato dal dott. Barry Sears a proposito del modo di proteggersi dall’influenza aviaria, gli integratori per la dieta a zona e gli Omega 3 (di cui parlerò più avanti) sono la vostra migliore difesa. “L’effetto principale consiste nell’aumentare i livelli del secondo messaggero AMP (cAMP) ciclico che agisce da riduttore della replica virale”. Il cAMP è uno degli agenti biochimici chiamati eicosanoidi che controllano il nostro organismo. Ci sono eicosanoidi buoni e cattivi. Quando gli eicosanoidi buoni superano in numero quelli cattivi, siete in buona salute e ciò significa avere un forte sistema immunitario. Quando l’insulina sfugge al controllo perché si ingeriscono troppi carboidrati, mettete in movimento dei processi biologici che favoriscono la produzione di più carboidrati cattivi rispetto a quelli buoni. Questa situazione porta a peggiorare lo stato di salute, a soffrire di malattie croniche associate alla vecchiaia e.... a un sistema immunitario debole. Non sono tuttavia così rigoroso come dovrei essere. Poiché sono troppo occupato per mangiare molti cibi freschi, tendo a basarmi un po’ troppo sulle barrette previste dalla dieta a zona e a mangiarne più di quanto dovrei. Ho tuttavia smesso di mangiare quasi tutti i dolci, bevande gasate, caramelle, patate, pane, riso e altri tipi di pasta. Risultato? Negli ultimi cinque mesi ho perso circa 15 kg, il girovita è calato di 10 cm, non

avverto più sonnolenza al pomeriggio, mi sento più forte e con maggiore energia. Quando iniziai, da due mesi avevo una tosse persistente. Nel giro di una settimana con il regime alimentare modificato in base ai libri sulla dieta a zona, la tosse è sparita e da allora non ho più avuto infezioni. Vi suggerisco di leggere i libri più importanti del dott. Sears riguardanti la dieta a zona. Il mio preferito si chiama THE ANTI-INFLAMMATION ZONE. Per maggiori informazioni su come migliorare il sistema immunitario e lo stato di salute in generale, leggete LA ZONA: LA NUOVA ALIMENTAZIONE. Se non vi servirete delle informazioni contenute in questo libro, ma erete alla dieta a zona, farete un enorme o avanti nel miglioramento del vostro stato di salute. In questo modo combatterete non solo l’influenza aviaria, ma tutte le malattie, vi sentirete meglio, avrete un aspetto migliore e vivrete più a lungo.

Sistema di difesa immunitaria in 7 mosse n. 1 Tenetevi alla larga dai germi che circondano il vostro organismo Il nemico è in attesa negli oceani attorno a voi. Prima che i virus influenzali o altri microbi penetrino nel vostro organismo, essi sono in attesa fuori e pertanto il modo migliore di proteggervi è di tenerli fuori, standone lontani. Ovviamente non potete evitare i molti germi che ci sono in giro, ma quando si parla di ceppi di raffreddore e di virus influenzali, si tratta di cicli specialmente nei climi temperati. L’inverno è freddo e si tende a essere colpiti dall’influenza perché l’aria è secca. Questa condizione diffonde i virus perché a loro non piace il caldo e l’aria umida. Tuttavia, i virus del raffreddore possono sopravvivere anche in estate. Tutti abbiamo preso raffreddori in estate; inoltre, il virus H5N1 ha (finora) contagiato persone solo nelle zone tropicali molto calde e molto umide. La prima ondata dell’influenza del 1918 arrivò all’inizio della primavera e la seconda, quella letale, imperversò da agosto a novembre e si estinse praticamente con l’arrivo della stagione influenzale comune. Il nuovo virus pandemico H1N1/09 fu individuato per la prima volta nell’aprile 2009 e si diffuse in tutto il mondo. Molti virus influenzali vengono distrutti nel giro di due-otto ore quando sono all’esterno dell’organismo, ma ho visto che l’H5N1 è più resistente: può infatti vivere sino a due giorni ed è stato riscontrato nell’acqua, il che significa che l’alta umidità non gli fa un baffo. Ne consegue che la prima protezione contro l’influenza consiste nel stare alla larga da persone e animali infetti Bisogna rendersi conto che tuttavia è necessario un periodo di incubazione di 1-3 giorni dall’infezione prima di avvertire i sintomi. Ci sono poi molte persone che si sentono in punto di morte prima di riconoscere che si sentono poco bene per colpa dell’influenza.

Sono contagiose durante l’incubazione di 1-3 giorni, quindi senza sapere di essere malati; in questo modo si può prendere l’influenza da qualcuno che sembra e si sente in perfetta salute. Si è contagiosi al massimo da 3 a 6 giorni dall’essere stati colpiti dal virus. I comuni virus influenzali si diffondono tra la gente tramite goccioline contaminate emesse tossendo, starnutendo e persino parlando. Può succedere anche tramite le mani, stringendole a una persona infetta oppure toccando qualcosa infettato da virus influenzali. Nell’ambiente, i virus influenzali possono essere debellati con germicidi chimici, acqua ossigenata, sapone, detergenti, antisettici iodati, cloro (per esempio candeggina) e alcool per frizioni. È importante lavarsi le mani almeno una volta ogni ora, persino di più dopo avere stretto le mani o toccato oggetti di altre persone, tipo la loro tastiera del computer o il telefono. È particolarmente importante pulire comodini, cucina, bagno e giocattoli dei bambini. L’ovvia conclusione da trarre in caso di una grave pandemia influenzale è ridurre al minimo il contatto con la gente, stare in casa il più possibile e ciò vale in particolare per i bambini perché essi non hanno sistemi immunitari totalmente sviluppati e quindi sono più vulnerabili nei confronti di infezioni da cui essere colpiti e da trasmettere. Fate in modo quindi che i vostri bambini non frequentino centri vari, scuole materne e scuole. Se scoppiasse una pandemia, la decisione migliore è farsi eremita per il maggior tempo possibile. Non andate al ristorante, bar, concerti, balli, rave, cinema, teatri, eventi sportivi, conferenze, incontri, parate, cerimonie di laurea o dimostrazioni. Non frequentate i trasporti pubblici, non volate, non prendete treni o autobus. Se possibile, andate a fare la spesa a notte fonda. Ritengo molto più comodo

entrare e stare nei supermercati Wal-Mart alle 2:30 di notte che di giorno. Se vivete in un’area affollata, pensate a un luogo dove andare per stare lontano dalla gente. Avete una seconda casa da qualche parte? Avete dei familiari che vivono in una fattoria? Possedete uno chalet tra i boschi? La soluzione ideale sarebbe trovare un’isola in grado di sostentarvi in modo sufficiente. Andateci con i vostri cari, non lasciatela e non consentite l’ingresso a nessun altro sino al termine della pandemia. Mi rendo conto che tutto ciò non sia alla portata della maggior parte di noi, ma sarebbe la soluzione ideale ed è ciò che io farei se fossi benestante. Invece di scrivere questo libro, sarei occupato a rifornire la mia isola di acqua potabile e cibo. Nel 1918, i luoghi al mondo meno colpiti furono quelli che si erano isolati da tutto prima che il virus colpisse. Sebbene molti villaggi eschimesi fossero stati spazzati via dall’influenza, altri rifiutarono il contatto con estranei e sopravvissero. Quando l’influenza del 1918 uccise il 20% degli abitanti delle isole Samoa occidentali, a distanza di circa 160 km quelli delle isole Samoa americane si rifiutarono di far entrare chiunque e non vi furono vittime. Anche l’Australia bloccò l’ingresso sul territorio e pare intenda fare lo stesso con l’influenza aviaria, sebbene la procedura non sia così semplice visti i viaggi internazionali e la loro vicinanza all’Asia sudorientale. Pare che in Africa sia una tradizione bloccare l’accesso a estranei nei villaggi durante le epidemie. Quando uscite, indossate una mascherina facciale. NON fate affidamento su semplici bende di garza o mascherine chirurgiche o persino le maschere N95. Quelle mascherine facciali consentono di ridurre la diffusione di virus nell’aria da parte di chi le indossa e pertanto è desiderabile che le indossino anche le persone attorno a voi. Purtroppo, esse NON *vi* proteggono dal virus; per farlo, dovete indossare una maschera Nano. Ne parleremo più avanti.

Dovete prestare molta attenzione ai vostri animali domestici So di urtare qualcuno con quanto andrò a scrivere, ma devo farlo. Vi è un aspetto riguardante il perimetro difensivo di cui i media sinora non hanno parlato, ma che potrebbe dimostrarsi assai importante: anche i cani e i gatti possono essere contagiati dall’influenza aviaria. Potete trasmettergliela voi stessi. Possono trasmetterla a voi e pertanto dovete decidere cosa fare con i vostri animali. Qualora scoppiasse una pandemia, dovreste tenerli in casa oppure, se isolati in campagna, all’interno di un recinto. NON si deve permettere loro di girare liberamente. I cani e i gatti possono essere contagiati dall’influenza aviaria trasmessa da altre persone, cani e gatti e naturalmente polli, anatre e altri volatili. Se li lasciati liberi di scorrazzare ovunque, non potrete sapete dove siano andati, con quali persone, animali o volatili siano stati in contatto. Se, una volta rientrati in casa, lasciaste che vi saltassero addosso e vi leccassero, tanto varrebbe andare al centro commerciale più vicino e lasciare che chiunque vi starnutisca in viso. Tenete in casa i vostri animali o alla catena in cortile, isolati da persone e animali. Se scappano, dovete essere rigorosi. E veniamo al punto che so vi sconvolgerà. So che amate i vostri animali, ma se durante una pandemia di influenza aviaria li lasciaste girare dappertutto, sareste decisamente molto sciocchi a farli rientrare in casa o entrare in contatto con loro, specialmente se avete bambini. Dovete assolutamente essere certi che gli animali possibilmente esposti al virus stiano lontani da loro, a qualunque costo. Comprendo benissimo quanto sia difficile, specialmente quando li amate molto e avete bambini, ma i boschi e le strade saranno affollati di cani e gatti randagi

appartenenti a persone malate e morte. Alcuni di quegli animali saranno portatori del virus dell’influenza aviaria che potranno trasmettere ai vostri semplicemente lottando tra loro. I cani amano annusare gli uccelli morti e questo è il modo migliore per essere contagiati dall’influenza aviaria. Fate in modo che i vostri animali non vengano esposti ad altre persone o animali. Oltre ai maiali, il nuovo virus influenzale A(H1N1) ha infettato furetti e un gatto domestico. State alla larga da cani, gatti, uccelli e altri animali così come dalle persone. Durante una grave pandemia influenzale, dovrebbero essere eliminati animali randagi di ogni tipo. Voi e i vostri animali dovreste condurre una vita da eremita Fate finta che ogni creatura sia portatrice di influenza pandemica. Alcune lo sono. Cosa fareste se pensaste che l’influenza aviaria è o potrebbe essere in casa vostra? Ciò non sarebbe possibile se voi, i vostri familiari e gli animali restaste totalmente isolati da possibili portatori di questo virus. Mi rendo tuttavia conto che nel mondo reale la gente va al lavoro, a fare commissioni e riceve ospiti in casa (desidero sottolineare qui che parlo SOLO delle commissioni che riguardino alimentari, acqua e altre necessità. Una pandemia influenzale NON è di certo il momento adatto per andare a provare nuovi abiti o cercare gli ultimi giocattoli elettronici!). Da un momento all’altro, uno di voi potrebbe portare in casa l’influenza pandemica. C’è un modo per proteggersi? Si possono installare purificatori d’aria che contribuiranno a eliminare l’influenza aviaria dall’aria di casa vostra. Ne parleremo ancora nel prossimo capitolo.

Approvvigionatevi di: 1. Cibo Potete acquistare molti alimenti surgelati e già pronti. Il Ministero degli Interni statunitensi raccomanda che tutti gli americani siano riforniti di provviste sufficienti per 3 giorni (72 ore) per casi di emergenza. Non si sa mai cosa possa succedere: inondazioni, incendi, uragani, tornado, terremoti o atti terroristici. Tra l’altro, la disponibilità di generi alimentari a livello mondiale sta sempre più diminuendo. Una grave pandemia influenzale potrebbe significare la loro penuria della durata di settimane o addirittura di mesi. 2. Denaro Mettete al sicuro denaro contante ed eventualmente monete o gioielli d’oro e argento. 3. Acqua Bottiglie d’acqua potabile. Tinozze da mettere in cortile per raccogliere acqua piovana per lavarsi e da usare come scarico del bagno. Potete utilizzare disinfettanti e depuratori dell’acqua. 4. Radio a manovella 5. Pile Non dipendono dalla rete elettrica. 6. Giocattoli, DVD per bambini, libri da colorare, matite e libri per bambini. 7. Libri, giochi, riviste, parole crociate, DVD per adulti. 8. Libri e forniture scolastiche. Potreste essere costretti a fare voi lezione ai bambini anche per 3 mesi o più.

9. Strumenti musicali acustici, materiale artistico e artigianale 10. Integratori per il sistema immunitario Provviste per 3 mesi e oltre. Ne parlerò più in dettaglio in altri capitoli. 11. Tutti i prodotti igienici menzionati nel capitolo precedente. 12. Torce a manovella

Maschera Nano Si tratta della maschera facciale più efficace in commercio. Se dovete avere a che fare con altre persone al di fuori della stretta cerchia familiare, lavorare o fare la spesa per cose necessarie (e non c’è altro ragionevole motivo cui io possa pensare al momento), dovreste indossare una maschera. Se dovete prendervi cura di qualcuno ammalato di influenza pandemica, dovete indossare una maschera per proteggervi. Sarebbe bene che voi e le persone attorno indossaste le maschere anche se di tipo inferiore, perché se queste persone sono state infettate da qualsiasi virus, altre maschere facciali contribuiranno a impedire la loro diffusione. Se invece desiderate indossare una maschera facciale per proteggere voi stessi e non altre persone, ve ne è solo una, la maschera Nano, prodotta da Emergency Filtration di Las Vegas, Stati Uniti. Non solo blocca il virus H5N1 dall’entrare nella bocca e nel naso, ma lo uccide. La maschera Nano è l’unica maschera facciale ad avere una classificazione di N100. Quelle che vedete indossate in TV da operatori sanitari sono classificate N95. Una maschera classificata N95 cattura le particelle al 95% e ciò non è sufficiente per bloccare i virus H5N1 o H1N1. La maschera Nano è efficace al 99% e uccide l’1% dei virus che attraversano il filtro. Le maschere N95 non bloccano i microbi inferiori a 0,3 micron. Quelli dell’H5N1 sono più piccoli. La maschera Nano è stata testata per bloccare microbi sino a 0,027 micron. Stiamo parlando di 27 nanometri (un nanometro corrisponde a un miliardesimo di metro), dunque in grado di bloccare influenza, SARS e molte altre malattie pericolose. La maschera Nano è dotata di un filtro brevettato utilizzando filtri nanotecnologici atti a eliminare virus e batteri dal respiro. Sono chiamati 2H

Technology Plus™. Il rivestimento di nanoparticelle, unitamente al cloro, agisce da assorbente che uccide virus e batteri. Il Ministero della difesa statunitense ha acquistato le maschere Nano per i soldati. Il Governo ha sostenuto le spese di collaudo presso i Laboratori Nelson di Salt Lake City, Utah. Si acquista la maschera facciale composta da 2 pezzi e poi si inseriscono i filtri che dovrebbero essere sostituiti almeno ogni 48 ore. Se sapete di entrare in contatto con l’influenza pandemica, dovete sostituirli ogni 24 ore. Attenzione: NON si tratta di 24 o 48 ore trascorse indossando la maschera, ma di 24 o 48 ore dall’apertura della confezione contenente il filtro! La maschera Nano è inoltre progettata per sigillare totalmente il viso dall’esterno e non interferisce con eventuali occhiali. La maschera Nano e i filtri Nano hanno un periodo di validità di due anni.

Purificatori d’aria Se un’influenza aviaria muta in una forma contagiosa per l'uomo quanto quella comune, significa che sarà trasmessa principalmente tramite l’aria. L’ovvia conclusione pertanto è che si deve eliminare il virus H5N1 nell’aria prima che arrivi ai polmoni. Ecco che molte persone oggi sono interessate all’acquisto di sistemi di purificazione dell’aria. Funzionano? Per eliminare l’H5N1 e altri virus di raffreddore, influenza e varie malattie, c’è solo un tipo di purificatore dell’aria: dispositivo ai raggi ultravioletti. Sono in commercio altri tipi di filtri per l’aria: Ionic, HEPA, ecc. Sono in grado di rimuovere muffa e polvere, ma non proteggono dall’influenza. I raggi ultravioletti si collocano al termine dello spettro della luce che non siamo in grado di vedere. Hanno una lunghezza d’onda più breve della luce visibile. Le lunghezze d’onda dei raggi ultravioletti vanno da circa 1 a 400 nanometri. I raggi ultravioletti più corti di 300 nanometri uccidono batteri e virus. La gamma di lunghezze d’onda più efficace dei raggi ultravioletti (UV) è chiamata larghezza di banda C, UVC, conosciuta anche con il nome di larghezza di banda di raggi UV germicidi. Uccide totalmente il virus o disgrega il DNA dei microbi affinché non si possano più replicare. Per distruggere i virus influenzali è necessaria un’energia UVC di 3.400 microwatt. Per decenni negli ospedali sono stati impiegati gli UVC per sterilizzare strumenti, acqua e aria nelle sale operatorie. Le aziende produttrici di alimenti e farmaci utilizzano le lampade UVC per disinfettare i vari prodotti. Per quanto riguarda la vostra protezione dall’influenza, vi dirò come la penso: dovreste restare a casa, lontani da qualsiasi virus influenzale pandemico. Se proprio dovete andare al lavoro oppure vi trovare in un ambiente chiuso assieme ad altre persone, ritengo che tutti gli uffici, le aziende, le scuole, i teatri, ecc.

dovrebbero installare i purificatori d’aria UVC che tuttavia non possono proteggervi al 100%. Se qualcuno vi tossisce in viso quando è influenzato, il virus vi arriva diritto, non erà prima dal purificatore d’aria UVC. La vostra prima linea di difesa consiste dunque nell’evitare il più possibile di entrare in contatto con altre persone In casa, si spera che non ci sia il virus influenzale. Non dovreste far entrare nessuno in casa a eccezione dei familiari stretti; se staranno lontani dalla gente, non dovrebbero essere contagiati dal virus. Se nonostante tutte le precauzioni, un familiare dovesse infettarsi, possedere un purificatore d’aria UVC fornirebbe un certo livello di protezione per gli altri. Tutto ciò naturalmente può avvenire se l’energia elettrica non è stata interrotta. Sperabilmente in casa vostra non entrerà mai il virus H5N1, ma prima o poi vi capiterà di essere contagiati da raffreddori o da virus influenzali comuni e quindi i dispositivi UVC potranno essere d’aiuto. Bibliografia Allegra, L., F. Blasi, et al. (1997). “A novel device for the prevention of airborne infections.” J. Clinical Microb. 35(7): 1918-1919. Goldstein, M. A. and N. M. Tauraso (1970). “Effect of formalin,B-propiolactone, merthiolate, and ultraviolet light upon Influenza virus infectivity, chicken cell agglutination, hemagglutination, and antigenicity.” Appl. Microb. 19(2): 290294. Jagger, J. (1967). Ultraviolet Photobiology. Englewood Cliffs, Prentice-Hall, Inc. Jensen, M. M. (1964). “Inactivation of airborne viruses by ultraviolet irradiation.” Applied Microbiology 12(5): 418-420. Miller, W. R., E. T. Jarrett, et al. (1948). “Evaluation of ultraviolet radiation and dust control measures in control of respiratory disease at a naval training center.” 82: 86-100.

Mitscherlich, E. and E. H. Marth (1984). Microbial Survival in the Environment. Berlin, Springer-Verlag. Mongold, J. (1992). “DNA repair and the evolution of transformation in Haemophilus influenzae.” Genetics 132: 893-898. Morrissey, R. F. and G. B. Phillips (1993). Sterilization Technology. New York, Van Nostrand Reinhold. Philips (1985). Germicidal Lamps and Applications, Philips Lighting Div. Phillips, G. B. and F. E. Novak (1955). “Applications of germicidal ultraviolet in infectious disease laboratories.” Appl. Microb. 4: 95-96. Pollard, E. C. (1960). “Theory of the physical means of the inactivation of viruses.” Annals of the New York Academy of Sciences 82: 654-660. Qualls, R. G. and J. D. Johnson (1985). “Modeling and efficiency of ultraviolet disinfection systems.” Water Res. 19(8): 1039-1046. Rauth, A. M. (1965). “The physical state of viral nucleic acid and the sensitivity of viruses to ultraviolet light.” Biophysical Journal 5: 257-273. Riley, R. L. and F. O’Grady (1961). Airborne Infection. New York, The Macmillan Company. Riley, R. L. and E. A. Nardell (1989). “Clearing the air: The theory and application of ultraviolet disinfection.” Am. Rev. Resp. Dis. 139: 1286-1294. Tamm, I. and D. J. Fluke (1950). “The effect of monochromatic ultraviolet radiation on the infectivity and hemagglutinating ability of the influenza virus type A strain PR-8.” J. Bact. 59: 449-461. Wells, W. F. (1955). Airborne Contagion. New York, New York Academy of Sciences.

Sistema di difesa immunitaria in 7 mosse n. 2 I confini fisici del vostro organismo I commando nemici sbarcano sulle vostre spiagge. Non importa quanto ci curiamo di ciò che ci circonda; il punto è che ogni giorno siamo esposti a batteri nocivi e a virus. Qualora scoppi una pandemia influenzale, vi saranno buone probabilità che ne risultiamo esposti. Dobbiamo proteggerci preservando la cute da microbi pericolosi. A dire il vero, si tratta di una zona protettiva contro cui ho sempre fatto resistenza. Naturalmente mi lavo, ma l’idea di essere così TANTO ossessionato dai germi presenti nell’ambiente risveglia in me il ragazzino ribelle che vuole correre fuori e sporcarsi. La gente che mi dice di lavarmi le mani ogni ora mi fa venire in mente mia madre... tuttavia sono ancora qui e mi comporto come diceva lei perché aveva ragione. Grazie alle ricerche condotte per scrivere questo libro, ora sono molto più attento. Inoltre, parte della mia resistenza a tutto ciò era dovuta a un certo “”machismo sanitario alternativo”. Particolari malattie SONO causate da particolari microbi. Senza microbi, nessuna malattia. Semplice constatazione, se non fosse che il nostro ambiente è PIENO di microbi: batteri e virus di molte malattie diverse. Non possiamo evitarli tutti.... È chiaro che non soccombiamo di fronte a ogni malattia cui veniamo esposti, altrimenti non supereremmo l’infanzia. Ecco che allora le malattie infettive sono causate da microbi in grado di infettare gli organismi con sistemi immunitari indeboliti. L’influenza pandemica è un killer così potente che dobbiamo difenderci in ogni

modo possibile. Fortunatamente, il nostro organismo possiede molte difese potenti che si interpongono tra i nostri organi interni e gli invasori esterni. 1. Cute Si tratta ovviamente della principale barriera fisica posta tra i nostri organi interni e i germi esterni La maggior parte dei germi non è in grado di penetrare la cute salvo che non vi siano tagli, graffi o altre ferite. 2. Naso, tubi bronchiali, polmoni e vie respiratorie L’aria contiene molti microbi dannosi. Non possiamo evitare di respirarli quando inspiriamo. Siamo protetti dai peli e dal muco presenti nelle narici e dalle piccole ciglia e muco nella trachea e nei tubi bronchiali giù fino ai polmoni. I peli e le mucose catturano polvere e microbi. Un motivo per il quale il fumo indebolisce il sistema immunitario è che paralizza le ciglia, rendendovi più vulnerabili a infezioni dell’apparato respiratorio. Ovviamente ciò comprende i virus influenzali perché le vie respiratorie sono il percorso preferenziale dei raffreddori e delle influenze. 3. Apparato digerente Mangiando e bevendo, facciamo entrare parecchio materiale all’interno del corpo. Fortunatamente, siamo protetti anche lì. 4. Vie urinarie e pareti vaginali L’altra zona del corpo che può consentire l’ingresso di infezioni è il viso. La maggior parte di noi inconsciamente si tocca o si sfrega il visto piuttosto spesso, per non parlare di occhi, naso e bocca. Questo è il modo più comune di prendersi raffreddori e influenze. I virus ano nelle nostre mani quando tocchiamo qualcosa a sua volta toccata

da una persona infetta oppure stringendo le mani. Fino a quando il virus resta sulle mani, è innocuo. Non è in grado di penetrare nella pelle che ricopre le mani, ma dopo ci sfreghiamo gli occhi, quindi trasmettiamo il virus a questi ultimi e ai dotti lacrimali e a quel punto ecco come fa il virus a penetrare nell'organismo. Come possiamo proteggere la superficie del nostro corpo? 1. Lavatevi spesso e bene le mani. Dopo avere utilizzato i servizi igienici e prima di mangiare NON è sufficiente durante la stagione influenzale. Lavatevi le mani almeno una volta ogni ora o subito dopo un possibile contatto con l’infezione. Non datevi una lavatina con un goccio di acqua e sapone. Sfregate il sapone bene su tutta la mano per almeno 20 secondi. Lo so, mi rendo conto che sia una seccatura, ma preferireste ammalarvi e morire? 2. Fate attenzione a ciò che toccate. Fate in modo di non ridurvi come Howard Hughes (un famoso miliardario che invecchiando sviluppò una paranoia nei confronti dei germi). Se possibile, cercate di evitare di utilizzare penne, tastiere di computer, telefoni o altri oggetti toccati da terze persone. Quando vi trovate in una toilette pubblica, scaricate l’acqua con il piede (parecchie persone già lo fanno) oppure con il braccio, non con le mani. Cercate di non toccare la maniglia della porta con le mani. Utilizzate il braccio o il piede oppure con la mano avvolta nella carta. Non avvicinare il viso alle cornette telefoniche pubbliche se non dopo averle pulite con una salvietta imbevuta d'alcool. Fate la stessa cosa con il vostro cellulare se lo date a qualcun altro. 3. Utilizzate fazzoletti monouso, non di stoffa. Dopo avere starnutito o tossito in un fazzoletto di stoffa, esso diventa una trappola di germi. Utilizzate una salvietta da gettare via subito dopo.

4. Ogni tanto sfregatevi le mani con una lozione a base di alcool, specialmente dopo essere entrata in contatto con una persona probabilmente infetta. 5. Tenete pulita la vostra area personale come la postazione dell'ufficio, ecc. utilizzando salviette con alcool. In questo modo si potranno uccidere i germi che prosperano sulla scrivania, sugli armadietti, ecc. 6. Fate 10 lente e profonde inspirazioni tre volte al giorno. Questa procedura contribuirà a sanificare i polmoni, consentendo di resistere a tutti i virus influenzali e dei raffreddori. 7. State alla larga da polli, anatre, tacchini e suini vivi, salvo che non siate agricoltori. A quel punto, dovete stare superattenti. Ciò significa in particolar modo stare lontano dalle zone in cui sono venduti i polli vivi, dai luoghi dove li uccidono dopo che li avete comprati oppure dai mercati dove si vendono polli appena uccisi. Se vi trovate in Asia oppure dovete recarvici, fate particolare attenzione a evitare di mangiare pollame e uova crudi o cotti poco. 8. Se dovete cuocere polli o altro pollame, prima lavateli con acqua ossigenata. 9. Non mangiate pollo o altro pollame che non sia completamente cotto. Lo stesso vale per le uova. Mangiate solo uova sode o ben fritte o strapazzate. Non mangiate uova liquide. Se vi trovate nelle Filippine, dovrebbe essere sicuro mangiare[1] il balut (un tipo di uova di anatra conservate e molto popolari in quel paese)¹.

Sistema di difesa immunitaria in 7 mosse n. 3 Il sistema immunitario intende distruggere i microbi infetti subito dopo essere penetrati nell’organismo Zone di confine vicino alla spiaggia. Il paese non è senza difese. Nonostante gli invasori possano sbarcare sulla spiaggia, avete milioni di guardie in grado di controllare le zone di confine dell’isola. Vi ricordate? Si chiamano macrofagi. Quando si imbattono in un microbo invasore, se lo mangiano. Pertanto, per proteggersi da un virus una volta che è penetrato nell’organismo, c’è bisogno di tutta la forza dei macrofagi che controllano le zone dietro la spiaggia al fine di impedire che i commando si impossessino del territorio. La prima e più importante cosa da fare è aumentare lo stato di salute generale, la resistenza e la vitalità. Tutto ciò ha un senso, no? Un paese più è forte e sano e migliori saranno le sue truppe. Le truppe devono proteggerlo e più sono equipaggiate con armi avanzate e parecchie munizioni, meglio è. Lo stesso vale per i macrofagi dai quali dipendete per proteggervi non solo dall’influenza, dai raffreddori ma anche da tutte le altre infezioni che vi circondano. Molti aspetti naturalmente contribuiscono al vostro stato di salute generale e alla vitalità e ne ho già menzionati un certo numero: Dormite molto Smettete di fumare Diminuite l’assunzione di alcool a ca 85 g o meno al giorno Fate un’attività fisica moderata da 30 a 60 minuti al giorno senza sovraccarico Seguite il programma della dieta a zona; eliminate almeno o riducete

drasticamente il consumo di zuccheri e carboidrati quali riso, pane e patate. Poiché ciò significa mangiare proteine a sufficienza, il sistema immunitario ne uscirà rafforzato. L’assunzione di parecchia frutta e verdura vi fornirà parecchi minerali, antiossidanti e sostanze fitochimiche. Prendete un buon integratore contenente tante sostanze nutritive vitali. Consiglio Total Balance di Xtend-Life. Ogni giorno ingerite superalimenti liofilizzati.

Vaccinazioni antinfluenzali Ogni anno a gennaio o giù di lì, gli scienziati dell’OMS provenienti dagli International Tracking Laboratories si riuniscono e decidono quali saranno i 3 ceppi influenzali che probabilmente rappresenteranno una minaccia nell'Emisfero settentrionale nel corso della successiva stagione influenzale. Per preparare e iniziare la distribuzione del vaccino occorreranno dai 6 agli 8 mesi. In settembre, ripeteranno la stessa procedura per la stagione influenzale nell’Emisfero meridionale. In alcune stagioni influenzali il vaccino si dimostra inefficace semplicemente perché si diffonde un ceppo influenzale che gli scienziati non avevano previsto. Nell’inverno 2003-2004, per esempio, il vaccino standard non conteneva l’H3N2 Fujian e ciò si dimostrò una carenza grave per i bambini. La produzione di vaccini antinfluenzali è una tecnologia impiegata da oltre cinquant’anni, ha bassi margini di profitto e presenta alti rischi di cause. La coltura di ogni dose avviene all'interno di un uovo. I vaccini sono prodotti in soli nove paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Paesi Bassi. Solo tre produttori si trovano negli Stati Uniti e annualmente devono preparare 80 milioni o più di vaccini antinfluenzali. La domanda presenta andamenti fluttuanti imprevedibili a seconda di quanta copertura mediatica ne venga data oppure di quanto i media siano in grado di spaventare le persone. Uno dei produttori di vaccini antinfluenzali è Chiron che attualmente li prepara nel suo impianto del Regno Unito. Nel 2004, fu necessario smaltire cinquanta milioni di dosi del loro vaccino perché infettati dai batteri Serratia; tutto ciò diventò persino materia di campagna presidenziale e causò una loro carenza a breve termine che spaventò l’opinione pubblica. Nel 2005, gli scienziati misero a punto un vaccino H5N1 partendo da una vittima vietnamita di influenza aviaria. Il virus si dimostrò così potente che addirittura uccise le uova utilizzate per la coltura. Si dovette perfezionare un trattamento speciale per proteggere le uova durante la coltura della dose vaccinica. Tutto ciò non è necessario per l’influenza stagionale.

Le società farmaceutiche produttrici dei vaccini antinfluenzali sanno benissimo che sarebbe molto più efficiente e veloce are a una tecnologia più moderna quale l’ingegneria genetica, la coltura cellulare e lo splicing del DNA (lo splicing è quel processo attraverso il quale vengono rimossi gli introni, ovvero le sequenze codificanti. N.d.T). I vaccini per l’epatite sono prodotti in questo modo sin dagli anni ’80. In ogni caso, are a queste tecniche genetiche ricombinanti significherebbe una spesa di circa un miliardo di dollari e non possono permetterselo. Il vaccino antinfluenzale contiene una dose di virus cosiddetti uccisi. Sebbene i virus siano morti e non possano arrecarvi alcun male, il sistema immunitario reagisce ancora alle proteine estranee. Le cellule B alla fine imparano a produrre gli anticorpi precisi in grado di uccidere quel virus in particolare. Pensate a una vaccinazione come a un'attività militare che addestra le vostre truppe di difesa a reagire velocemente e con successo contro un determinato invasore. Solo il vostro sistema immunitario non sa che si tratta di un’esercitazione, ritiene reale la minaccia. Dopo una vaccinazione, per il sistema immunitario ci vogliono sino a due settimane per capire bene come produrre l’anticorpo necessario a debellare l’infezione. Ecco perché è possibile prendersi l’influenza anche se avete fatto la vaccinazione. Non è la vaccinazione ad avere fallito, è che non le avete dato il tempo sufficiente ad agire. Uno dei vantaggi del nostro sistema immunitario è che alcune cellule B sono chiamate “cellule di memoria” perché non sono altro che banche dati biologici. Esse sono in grado di ricordarsi come produrre gli anticorpi che sconfiggono ogni infezione avuta nel ato, persino molti anni dopo. Queste cellule B sono l’unica parte del nostro organismo, a parte il cervello, a possedere una memoria, quindi dopo essersi sottoposti alla vaccinazione di un ceppo di virus morti e le cellule B abbiano imparato quali sono gli anticorpi in grado di uccidere quel ceppo virale, ne sarete resistenti per il resto della vostra vita. Il guaio dei virus influenzali è che mutano velocemente, sono diversi ogni anno ed ecco perché la vaccinazione dell'anno scorso non è efficace contro l'influenza di quest'anno.

Dovete vaccinarvi ora? Ricordatevi che le vaccinazioni antinfluenzali fatte tra ottobre e dicembre riguardano i 3 ceppi dell’influenza comune che gli scienti dell’OMS ritengono caanno la maggior parte delle malattie quell'anno. NON sono vaccinazioni contro l’influenza aviaria o suina. Consultatevi con il vostro medico. So che statisticamente ci sono studi che dimostrano che la vaccinazione antinfluenzale consente agli anziani di vivere più a lungo, tuttavia non c’è nulla di magico in tutto ciò. I vaccini antinfluenzali sono efficaci solo per il 70-90% dei casi. Più debole è il sistema immunitario, maggiore deve essere la protezione dall'influenza comune, ma al contempo è meno efficace la protezione del vaccino. Poiché la coltura del virus antinfluenzale avviene nelle uova di gallina, non dovreste farvi vaccinare se siete allergici alle uova. L’attuale vaccino contro l’influenza aviaria è per l’attuale ceppo di questa influenza che rappresenta principalmente un pericolo per il pollame e per le persone che lavorano o stanno vicine a questa specie. L’attuale vaccino per l’influenza suina è preparato in base all’attuale ceppo di influenza suina. Sta già sviluppando versioni mutate che manifestano resistenza all’attuale vaccino, pertanto non potete contare su nessun vaccino in grado di proteggervi da un'influenza pandemica. Fate ricorso ai Magnifici 7 e a qualsiasi altro potenziatore immunitario al fine di rafforzare il sistema immunitario naturale. Si tratta della migliore protezione contro tutte le altre malattie che tentano costantemente di infettarvi. È peraltro vero che, poiché tutti i virus influenzali presentano somiglianze, farsi vaccinare vi può conferire un certo grado di resistenza incrociata. Ciò significa che potrete sempre ammalarvi, ma non in forma pesante come se non vi foste vaccinati per nulla.

Una buona idea per le persone dal sistema immunitario vulnerabile consiste anche nel sottoporsi alla vaccinazione antipneumococcica con Pneumovax. Offre una copertura da cinque a dieci anni ed è mirata a 23 diversi ceppi di questo tipo di polmonite. Il 50% dei decessi dovuti all’influenza stagionale è causato da infezione polmonare secondaria; ciò accadde anche con la pandemia del 1918. In conclusione, consultatevi con il vostro medico per sapere se vaccinarvi o meno contro l'influenza. La mia scelta personale è di non sottopormi alla vaccinazione antinfluenzale e peraltro non ripongo fiducia nemmeno nell’attuale influenza suina. Tenete però presente che, sebbene io non sia più giovane come un tempo, godo di una buona salute generale. Forse voi no. Molta gente è contraria a tutti i vaccini, sia per via di una generale sfiducia nei confronti di obblighi dettati dallo Stato, sia per via dall’asserzione in base alla quale il mercurio contenuto nel Thimerosal come conservante causi l’autismo nei bambini. In particolare viene criticato il vaccino contro l’influenza suina. Le critiche sostengono che sia stato prodotto in tutta fretta per soddisfare la domanda e che non sia stato adeguatamente testato. Circolano pure voci secondo le quali causi aborti nelle donne. La decisione della famiglia di Barack Obama di non far vaccinare le figlie Sasha e Malia ha fatto ancor più ipotizzare che il vaccino contro l’influenza suina sia più pericoloso di quanto ci dica il governo. Ritengo che si tratti di una decisione individuale. Le donne incinte dovrebbero tenere presente che l’influenza suina è pericolosa anche per i loro bambini. Non dispongo di informazioni “interne” circa la sua sicurezza rispetto ad altri vaccini. Io ho deciso di farmi vaccinare contro l’epatite A e B, ma mai contro l’influenza e tantomeno per quella suina. C’è da dire che sono un adulto relativamente in buono stato di salute; non corro grandi rischi e molto dipende dalle circostanze. Mi rendo perfettamente conto

che i genitori dei paesi industrializzati non desiderino che i loro figli diventino autistici, ma conosco bambini in paesi in via di sviluppo dove il rischio che muoiano di malattie infettive è molto alto, molto di più del rischio di diventare autistici. Loro sì che necessitano di essere vaccinati. Una mia amica una volta mi disse di ritenere che il suo bambino di cinque mesi fosse più sano dopo essere stata vaccinata. Dubito che il vaccino sia riuscito a tanto, ma sono contento che il bambino non debba morire a causa delle malattie per le quali lei è stata vaccinata. Tutte le procedure mediche comportano dei rischi, anche applicare un cerotto sopra un taglio. Dovete decidere se valga la pena correre il rischio di irritare alcune cellule con del materiale sintetico rispetto alla possibilità che pericolosi microbi penetrino attraverso il taglio e causino una grave infezione. Tenete presente che, al momento di scrivere questo libro, il CDC segnala che il nuovo virus A(H1N1) ha infettato un americano su sei, ovvero quasi 50 milioni di persone. Quasi 10.000 sono morti. In base alle ultime segnalazioni, il CDC ha ritirato 800.000 dosi di vaccino contro l’influenza suina prodotto da Sanofi Pasteur per bambini di età compresa tra sei mesi e tre anni. Il prodotto è confezionato in siringhe preriempite, prevedendo due dosi somministrate a un mese di distanza l’una dall’altra. Il problema è che questi vaccini non sono più sufficientemente forti. Lo erano quando furono preparati ma, per ragioni ancora sconosciute, la loro validità è andata riducendosi. Ciò significa che riterreste vostro figlio al sicuro dall’influenza quando invece non lo è affatto. Un’ulteriore indicazione è che non dovreste dipendere da tutto ciò, sebbene il vaccino rappresenti un’arma nella guerra contro l'influenza.

Aglio L’aglio (Allium sativum) è uno degli alimenti più sani che si possano mangiare. Personalmente amo il suo sapore e non condivido che negli Stati Uniti il suo odore sia ritenuto socialmente inaccettabile. Ritengo che questo pregiudizio rappresenti un rischio per la salute. Il contenuto di questo libro si concentra sull’influenza, ma l’aglio è efficace anche per alleviare e prevenire un lungo elenco di altri disturbi e si è dimostrato tale anche contro i virus. Si racconta che nel 1918 coloro che mangiavano parecchio aglio non fossero stati contagiati dall’influenza. Inoltre, nella battaglia contro l’influenza, l’aglio presenta il peculiare vantaggio di essere disponibile in tutto il mondo. Mi rendo conto che la maggior parte dei soggetti minacciati dal virus H5N1 non abbiano accesso ai negozi di alimenti naturali. Mi rendo altresì conto che per molte persone sia difficile fare acquisti su Internet, oppure che non dispongano di un indirizzo affidabile e qualora stiate leggendo tutto ciò dopo l’inizio di una pandemia, le spedizioni potrebbero subire arresti specialmente quelle dirette alle zone rurali. Ci sono buone possibilità di trovare l’aglio in vendita presso i mercati alimentari locali Questo prodotto è ampiamente disponibile in America settentrionale, Europa e Asia. Non dispongo di precise informazioni in merito riguardo all’Africa, Australia e America meridionale, ma sono sicuro che l’aglio sia disponibile anche in quei luoghi. Devo naturalmente avvisarvi che l’aglio non è stato testato contro l’influenza; l’influenza aviaria e suina sono di recente comparizione e i soggetti colpiti in Asia sono ricoverati in ospedali che non hanno alcun interesse a testare rimedi naturali. L’aglio non è una bacchetta magica, ma è l’agente antivirale più a buon mercato e storicamente provato che sia disponibile per la maggior parte delle persone a livello mondiale.

Se avete un problema di salute, il dott. Richard Schulze consiglia di mangiare 6 spicchi d’aglio al giorno. Questo prodotto è una buona spezia per la cucina, ma per la protezione della salute è meglio mangiarlo crudo perché la cottura ne indebolisce le proprietà. Affettate gli spicchi d’aglio e aggiungeteli al cibo prima di mangiarlo. Io l’aggiungo a burrito, chili, zuppe, uova strapazzate e altri alimenti sostanziosi: faccio eccezione per il gelato! Potete anche masticare direttamente lo spicchio, ma ammetto che non sia la cosa più facile da farsi e dopo il primo spicchio la bocca comincerà a bruciare.... Provate invece a mangiare l’aglio con il miele: renderà la sua assunzione più facile e probabilmente è il modo migliore per darlo ai bambini. Se doveste prendervi l’influenza, mangiatene anche di più. L’aglio dispone di un’altra caratteristica forma di protezione contro l’influenza pandemica, almeno in quei paesi dove odorare di aglio non è ritenuto socialmente gradito: terrà la gente a distanza. Ricordatevi che vorrete stare lontano dalla gente il più possibile, quindi incoraggiandola gentilmente in tal senso, sarete protetti da qualsiasi infezione di cui fosse portatrice. È meglio emanare un odore socialmente inaccettabile..... Forse da qui è originata la credenza secondo la quale l’aglio tiene lontano i vampiri. Quando siete a casa in famiglia, tutti dovreste mangiare parecchio aglio; quando fate odore di aglio, NON vi accorgerete di quello dei vostri familiari e quindi non sarà un problema. A proposito: NON prendetevi il disturbo di acquistare pastiglie di aglio “senza odore”: il valore principale dell’aglio risiede nell’allicina, ovvero la sostanza che produce il caratteristico odore. Vi conviene quindi risparmiare denaro e acquistare casomai della vitamina C.

Si possono anche fare iniezioni di concentrato di allicina, ma naturalmente questa operazione va condotta dal medico. Ovviamente il beneficio sarà maggiore e più rapido rispetto all’assunzione dell’aglio. Bibliografia M.A. Adetumbi and B. H. Lau, “Allium sativum (Garlic)—A Natural Antibiotic.” Medical Hypotheses 13 (1983): 227-237 B.H Lau, T. Yamasaki, and D. S. Gridley, “Garlic Compounds Modulate Macrophage and T-lymphocyte Functions,” Molecular Biotherapy 3 (1991): 103-107

Echinacea L’echinacea (echinacea purpurea, echinacea angustifolia) era una pianta medicinale molto apprezzata dai nativi delle pianure nordamericane. Si tratta di uno stimolante sempre più popolare negli Stati Uniti e funziona bene contro raffreddori e influenza. Contiene molti polisaccaridi che sono sostanze molto potenti. Inoltre, l’echinacea contribuisce a sanare ferite e purifica sangue e sistemi linfatici. Agisce efficacemente contro molte infezioni batteriche e virali. Secondo quanto affermato dal Dott. Richard Schulze, il problema principale con l’echinacea è che le capsule vendute nei negozi di alimenti naturali e su Internet ne contengono una quantità troppo ridotta. Consiglia di assumerne grandi quantità quando si avverte l’arrivo di un raffreddore o di un’influenza e di continuare per una settimana/dieci giorni o sino a quando ci si sente meglio (questo consiglio vale per un raffreddore o per un’influenza comune). L’echinacea non va assunta continuamente, ma solo quando ci si sente poco bene. Vi sono alcune controversie circa la sua attività e se sia sicura per gli stati infiammatori. A causa di ciò, devo raccomandare attenzione in caso di febbre alta/infiammazione/fase respiratoria difficoltosa con influenza aviaria o suina. Cosa fare se un membro della famiglia è colpito dall’influenza aviaria Prendete gocce di echinacea per tempo e spesso. Seguite le indicazioni circa la quantità, o anche molto di più non appena avvertite sintomi dell’influenza aviaria. Continuate per uno o due giorni, ma se dopo alcuni giorni persistono febbre alta/infiammazione/problemi respiratori, interrompete la sua assunzione. Bibliografia D. Melchart, “Echinacea Root Extracts for the Prevention of Upper Respiratory Tract Infections: A Double-Blind, Placebo-Controlled Randomized Trial,” Journal of American Medical Association 281 (1999): 688 W. Grimm and H.H. Muller, “A Randomized Controlled Trial of the Effect of Fluid Extract of Echninacea purpurea on the Incidence and Severity of Colds

and Respiratory Infections,” American Journal of Medicine 106 (1999): 138147 J. Rehman, J.M. Dillow, S.M. Carter, et al., “Increased Production of AntigenSpecific Immunoglobulins G and M Following in Vivo Treatment with the Medicinal Plants Echinacea angustifolia and Hydrastis canadensis.” Immunology Letters 68 (1999): 391-395

Vitamina C con bioflavonoidi Uno dei nostri alleati più potenti nella lotta contro l’influenza aviaria è rappresentato dal prodotto originale “alternativo”, ovvero la cara, vecchia vitamina C. L’influenza, specialmente quelle pandemiche, esaurisce rapidamente la vitamina C presente nel nostro organismo. Ciò porta a un forte calo della circolazione arteriosa, causando emorragia interna delle cavità polmonari e sinusali, ricordando con questo gli effetti del virus del 1918: quelle vittime spesso lamentavano difficoltà respiratorie e morivano soffocate perché i polmoni si riempivano di sangue. Grazie alle ricerche pionieristiche del Dott. Linus Pauling, la vitamina C è forse la prima vitamina o integratore cui la maggior parte della gente faccia riferimento. È molto conosciuta come protezione contro il raffreddore comune, ma ricordatevi che è causato da un virus. La vitamina C offre protezione contro TUTTI i virus, influenza compresa. La vitamina C si è dimostrata efficace nell’eliminazione del virus influenzale anche dopo gravi complicazioni quali l’encefalite (Klenner, 1949; Magne, 1963). Contribuisce a combattere infezioni virali quali l’influenza, inibendo la replicazione dei virus e distruggendo le cellule già infettate da questi ultimi. La vitamina C potenzia la PGE1, una prostaglandina che consente di regolare la funzionalità delle cellule T. La vitamina C potenzia anche uno degli enzimi del sistema immunitario del complemento: la C1 esterasi. L’assunzione di 1.200 mg al giorno potenzia l’attività delle cellule T e 500 mg al giorno aumentano i livelli di glutatione del 50%. Mi sento dunque di dire che la vitamina C sia in grado di proteggerci dall’influenza e dal raffreddore comune, anche se il nostro sistema immunitario non è stato ‘visitato’ in precedenza dai virus H5N1 o quello nuovo pandemico

H1N1. La vitamina C attacca i radicali liberi generati dai virus Quando i media affermano che non siamo immuni nei confronti dell’influenza aviaria o di quella suina, non significa che dobbiamo morire tutti. Significa che le nostre cellule B semplicemente non hanno prodotto in precedenza anticorpi per combatterle. Poiché le nostre cellule B impiegano da 3 a 7 giorni per scoprire quali sono gli anticorpi giusti, se l’infezione uccide più in fretta significa che le cellule B non hanno avuto il tempo sufficiente per reperire l’anticorpo corretto. Questo è il grande pericolo connesso alle influenze pandemiche. Il punto è che altri “potenziatori del sistema immunitario” migliorano REALMENTE il nostro sistema immunitario. Rafforzano e incrementano globuli bianchi, macrofagi, cellule B, cellule T, ecc. Fantastico. Si tratta dei soldati che combattono per proteggerci dai microbi invasori e dalle infide cellule cancerose. Questi globuli bianchi tuttavia NON sanno come proteggerci dai virus influenzali di tipo A con i quali non hanno avuto a che fare in precedenza. Potete raddoppiare il numero delle cellule del sistema immunitario e la loro resistenza, ma se esse non sanno come produrre gli anticorpi in grado di debellare l’influenza pandemica, non c’è nulla da fare. Devono ancora apprendere come riuscirci approfittando della vostra malattia. Comunque, secondo quanto affermato dalla Vitamin C Foundation, l’influenza e altre malattie letali vi fanno ammalare generando radicali liberi. Gli effetti dell’influenza pandemica comprendono emorragie sottocutanee e sanguinamenti da naso e gengive. Si tratta dei classici sintomi dello scorbuto che indicano una carenza importante di vitamina C nelle vittime. La vitamina C distrugge i radicali liberi prodotti dai virus e che vi fanno ammalare; ciò avviene per via chimica con cessione dei propri elettroni per distruggere i radicali liberi. A differenza delle cellule B, non ha bisogno di conoscere la natura dei virus che hanno prodotti i radicali liberi o di sapere come generare specifici anticorpi: deve neutralizzare i radicali liberi. La vitamina C è come un flusso di razzi o petardi. Fa scoppiare tutto ciò che

risulta estraneo all’organismo. Alla vitamina C non importa che non siate mai stati infettati dall’influenza aviaria. Attacca e distrugge le infezioni assorbendo i radicali liberi per proteggervi da questi ultimi; inoltre, diminuisce l’infiammazione e altri sintomi. Questa procedura ne esaurisce la scorta ed ecco perché dobbiamo assumere la vitamina C tutti i giorni.

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Bioflavonoidi Con la mente torno agli anni ’70 quando inizialmente, grazie al Dott. Linus Pauling, si usava prendere compresse di acido ascorbico per trarre beneficio dalla vitamina C. Poi, probabilmente nella rivista PREVENTION MAGAZINE anni prima che diventasse di facile reperibilità più nei supermercati che nei negozi di alimenti naturali, mi capitò di leggere che sarebbe stato molto meglio ricavare la vitamina C da fonti naturali quali la rosa canina e di aggiungere alle capsule i bioflavonoidi perché avrebbero aumentato l’azione della vitamina C. I bioflavonoidi sono un gruppo di antiossidanti e agenti biochimici antinfiammatori presenti in varie piante, specialmente nel nucleo e nella polpa di arance, limoni, pompelmi, albicocche, rose canine, ciliegie, uva, peperoni verdi, pomodori, papaye, broccoli, melone e tutti i frutti e verdure di colore scuro. Ecco perché i bioflavonoidi e la vitamina C si trovano spesso assieme in natura e indubbiamente è meglio assumere entrambi in un integratore. Pare che alcuni benefici attribuiti alla vitamina C siano dovuti per l’appunto ai bioflavonoidi che contribuiscono alla protezione della vitamina C nei confronti dell’ossidazione e inoltre aumentano l’assorbimento della vitamina A. Poiché sono anche antiossidanti, proteggono dai radicali liberi, da disfunzioni endoteliali nei ratti (rivestimento di vene e arterie), contribuiscono a prevenire l’ossidazione del colesterolo cattivo LDL, diminuiscono la pressione arteriosa e

inibiscono l’aggregazione piastrinica. Alcuni scienziati sono giunti alla conclusione che i bioflavonoidi consentano il mantenimento della salute dei capillari. Sinora sono stati scoperti ottocento tipi di bioflavonoidi. Alcuni vi fanno riferimento con il nome di vitamina P. È comunque meglio assumerli con la vitamina C, oppure all’interno di superalimenti liofilizzati verdi, oppure in compresse multivitaminiche naturali di alta qualità. Tutto ciò di cui avete bisogno per combattere un nemico potente come l’influenza pandemica è rappresentato da grandi quantità di vitamina C, per cui non pensate di essere immuni da virus potenti quali quello dell'influenza aviaria o suina (che fa sembrare il raffreddore uno smidollato al confronto) bevendo alcuni bicchieri di succo d’arancia o mandando giù compresse da 500 mg di acido ascorbico. Personalmente diffido di chi mi dice di combattere un raffreddore bevendo succo d’arancia. È come affrontare una mitragliatrice armati di pistola con il tappo. Prima che Jonas Salk mettesse a punto il vaccino antipolio, Frederick Klenner curava questa malattia iniettando ai pazienti grandi quantità di acido ascorbico. Nel 1949 pubblicò su SOUTHERN MEDICINE AND SURGERY un documento riguardante la sua tecnica. Più forte è l’infezione che state combattendo, più vitamina C dovete assumere. Contro un’influenza letale quale quella aviaria o suina, avrete bisogno di megadosi di vitamina C e inoltre non dovrete prendere il prodotto Ester-C o altro tipo di vitamina C a lento rilascio o in forma chelata. Il motivo è che quando si è ammalati, c’è necessità di assorbimento immediato. Assumerete (o somministrerete se vi prenderete cura di un familiare ammalato) la vitamina C almeno ogni ora. Se foste in grado di trovare un medico o un naturopata che vi fe iniezioni di vitamina C in forma di ascorbato di sodio, sarebbe ancora meglio. Se foste tra i primi ad ammalarvi, ciò potrebbe rappresentare una possibile soluzione: quando l’intero sistema sanitario è sovraccarico, dovrete fare affidamento sulle vostre scorte. Quando siete malati vi suggerisco di trovare un naturopata, un medico

specializzato in medicina ortomolecolare oppure un altro medico che vi faccia iniezioni di vitamina C. Controllate le Pagine Gialle alla voce Naturopati e Medici ortomolecolari, oppure rivolgetevi a piccoli negozi di alimenti naturali non in franchising. Negli Stati Uniti potete anche andare a controllare i siti internet di American College for the Advancement of Medicine oppure di American Association of Naturopathic Physicians Fatelo prima di ammalarvi! Nota: gli zuccheri semplici o i carboidrati assorbono la vitamina C quindi quando siete ammalati non mangiate caramelle, dolci, pane, patate o altri alimenti dolci o amidacei.

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Assumete vitamina C quando vi sentite bene Quando inizierete a prendere la vitamina C, essa comincerà a neutralizzare i radicali liberi già prodotti nell’organismo da virus, ecc. La maggior parte di noi già presenta stati cagionevoli di salute anche se non ci sentiamo bene. Non siamo proprio così sani come potremmo e dovremmo essere. Nel corso del tempo, l’assunzione di vitamina C vi proteggerà da tutte le tossine e infezioni cui sarete esposti e procurerà effetti anti invecchiamento. La maggior parte delle persone non ne assume a sufficienza. Se soffrite di cattiva digestione, problemi intestinali, gastrite o ulcere, fate molta attenzione a quanta vitamina C prendete. Bevete sempre molta acqua assieme a questa vitamina; potete sceglierla con

formulazione in polvere o cristallizzata quando ne avete bisogno in fretta, ma un'assunzione a lungo termine di acido ascorbico in polvere può danneggiare lo smalto dentale e quindi per il fabbisogno giornaliero è meglio scegliere compresse o capsule (potete anche prendere sodio ascorbato in polvere innocuo per lo smalto dentale perché non è acido: pH neutro). Più siete di costituzione robusta, maggiore deve essere la quantità necessaria di vitamina C. Quindi, se siete un uomo del peso di ca. 1 quintale, dovrete per forza assumerne molta di più di quanta ne dareste a un bambino di 2 anni. Ecco le raccomandazioni di The Vitamin Foundation circa l’assunzione di vitamina C in compresse o capsule ai primi segni di raffreddore o influenza: 1. Ai primi sintomi, prendete 8 grammi di vitamina C ogni 20 minuti per 3-4 ore. Quando comincerà a manifestarsi la diarrea (segno che avete assunto più vitamina C di quanto necessario), interrompete l’assunzione. Questa diarrea NON fa parte della malattia. È segno di “salute”, ossia che avete preso tutto la vitamina C necessaria e anche di più: molto meglio così che non assumerne a sufficienza. Tutto ciò quando iniziate a sentirvi giù, doloranti, con il naso che cola o con mal di gola. Prendete da 2 a 4 grammi ogni 4-6 ore per prevenire una recidiva. La maggior parte di coloro che ritengono che la vitamina C non sia d’aiuto semplicemente non ne ha assunto a sufficienza oppure ha atteso troppo a lungo. Una volta che il raffreddore o l’influenza abbiano attecchito nell’organismo, la vitamina C diminuisce i sintomi e abbrevia il decorso della malattia, ma non può curarli. 2. La vitamina C può essere assunta anche in forma di gocce o spray nasale. Questo metodo si rivela particolarmente buono se soffrite di problemi digestivi o intestinali che potrebbero interferire con la formulazione in pillole. Miscelare 3,1 g (o circa 1 cucchiaino di ascorbato di sodio o cristalli di acido ascorbico) in 100 ml di acqua o soluzione salina (quantità sufficiente a sciogliere tutto il prodotto). Utilizzate un contagocce per inserire 20 gocce in ogni narice oppure un nebulizzatore.

Ripetere l’operazione ogni 15-30 minuti per parecchie ore e poi una volta ogni ora per 24 ore dalla scomparsa di tutti i sintomi. L’assunzione di vitamina C direttamente per via nasale ne aumenta l’assorbimento sino a 1000 volte in più rispetto all’ingestione di una compressa. La vitamina C è sicura. Nessuno è mai morto o si è ammalato per averne assunta troppo; male che vada procura diarrea; ritengo tuttavia che quando non si è malati, sia meglio prendere dosaggi inferiori unitamente a molti altri antiossidanti. Molti milioni di persone sono morti per non avere assunto vitamina C a sufficienza! Si tratta di coloro che sono deceduti a causa di una malattia infettiva che avrebbe potuto essere trattata con importanti quantità di vitamina C e che non l’hanno fatto. Se vi ammalate di influenza pandemica, le raccomandazioni che ho trovato circa l’assunzione di vitamina C sono per quantità persino più massicce perché l’influenza aviaria è più potente e pericolosa di quella comune. Sarebbe meglio farsi iniettare da un medico da 200 a 300 g di vitamina C per via endovenosa. Ovviamente, se si presentasse una grave pandemia influenzale, ciò sarebbe impossibile per la maggior parte delle persone. Ecco perché poco fa vi ho consigliato di trovare ORA, prima di averne bisogno, un naturopata o un medico intenzionato a iniettarvi vitamina C prima di ammalarvi di influenza aviaria. Se non potete sottoporvi a iniezioni, prendete immediatamente massicce dosi di vitamina C in compresse o in pillole o spray nasale. Poiché la vitamina C assunta per via orale non è assorbita bene come quella per via endovenosa, dovrete prenderne più dei 300 g consigliati in precedenza. Suggerirei almeno 13 g ogni 20 minuti e, in proporzione, una quantità minore per i bambini. Anche se sembra che la vitamina C non funzioni, continuate a prenderla, oppure prendetene di più. Ricordatevi: serve per la lotta contro i radicali liberi. Se

continuate l’opera di neutralizzazione dei radicali liberi con sufficiente vitamina C, presto o tardi la malattia sarà sconfitta: se smettete di prenderla, darete carta bianca all’influenza. Bibliografia Gorton HC, Jarvis K. The effectiveness of vitamin C in preventing and relieving the symptoms of virus-induced respiratory infections. J Manipulative Physiol Ther. 1999 Oct;22(8):530-3. “Vitamin C in megadoses istered before or after the appearance of cold and flu symptoms relieved and prevented the symptoms in the test population compared with the control group.” Smith L. (Ed) Clinical guide to the use of vitamin C. (Also published as: Vitamin C as a fundamental medicine: Abstracts of Dr. Frederick R. Klenner, M.D.’s published and unpublished work) 1988. F. R. Klenner, M.D., “reports cases of influenza, encephalitis, and measles easily cured with Vitamin C injections and oral doses.”

Betaglucano Il betaglucano è l’integratore singolo migliore che si possa prendere PRIMA che nei polmoni si instauri un’infezione da influenza pandemica. Assumetelo pertanto PRIMA di ammalarvi di influenza, pandemica o comune: dopo è troppo tardi. In ogni caso è bene prenderlo durante tutto il decorso dell’influenza stagionale. Il tipo di betaglucano che vi suggerisco per proteggervi è un polisaccaride semplice estratto dal lievito di birra (Saccharomyces cerevisiae). Questo poliglucano beta 1,3-D fu isolato negli anni ’60. Tutti i glucani (o poliglucosi) sono composti da unità di glucosio legate tra loro, ma solo il betaglucano 1,3-D potenzia il sistema immunitario. Negli anni ’80, la dott.ssa Czop scoprì che determinate superfici dei macrofagi possedevano specifici siti recettori del betaglucano. Questo recettore è un complesso proteico. Quando un macrofago incontra il betaglucano 1,3-D, si attiva; ciò migliora e “aggiorna” la sua capacità di eliminare le infezioni. In questo modo, il betaglucano lo rende più efficace nel distruggere gli invasori. Il betaglucano stimola i macrofagi, li allerta affinché siano pronti a eliminare tutte le infezioni. Siccome l’attivazione dei betaglucani da parte dei macrofagi è aspecifica, tutte le infezioni saranno coinvolte. Solo il betaglucano ricavato dal lievito di birra esercita un effetto diretto sui siti recettori dei macrofagi Il betaglucano si trova anche nei funghi: i guaritori asiatici hanno utilizzato le varietà reishi, maitake, cordyceps e altre ancora per superare delle malattie, ma il miglior betaglucano è quello contenuto nelle pareti cellulari del lievito. Si ribadisce che si deve assumere il betaglucano 1,3D, non altri.

Il betaglucano 1,3-D rafforza il sistema immunitario in altri modi. Aumenta per esempio l’emopoiesi (formazione e alla maturazione di tutti i tipi di cellule del sangue); è in questo modo che il midollo osseo produce le cellule staminali. Le cellule staminali nel midollo osseo diventano globuli bianchi. Comprendono macrofagi, neutrofili ed eosinofili: si tratta di soldati che difendono l’organismo “mangiando” le infezioni. I betaglucani buoni favoriscono inoltre la chemiotassi; è in questo modo che tutti i fagociti (globuli bianchi) accorrono sul sito dell’infezione e l’attaccano. I fagociti producono intermediari reattivi dell’ossigeno (ROI) e dell’azoto (NOI). I ROI e i NOI comprendono perossido di idrogeno (H2O2) e ossido di azoto (ON). I betaglucani buoni consentono ai fagociti di produrre maggiori quantità di ROI e NOI. Si può dunque affermare che il betaglucano sia un mezzo valido per rafforzare il vostro esercito con armi e munizioni migliori al fine di sconfiggere gli invasori. Il betaglucano favorisce inoltre la produzione di interleuchina che accresce la risposta all’infezione da parte del sistema immunitario. Il betaglucano consente di ottenere protezione dalla malattia e in ogni caso un recupero più veloce. Io mi sto concentrando sull’influenza aviaria, ma esso si è dimostrato valido anche nei casi di cancro e per attenuare le malattie autoimmuni. Il betaglucano aumenta l’efficacia di molti integratori vitaminici, compresa la vitamina C Il betaglucano coadiuva nell’attività di antibiotici, antimicotici e antiparassitari (qualora doveste assumere questi farmaci, assicuratevi di far sapere al vostro medico che state assumendo anche il betaglucano). Fino ad alcuni anni fa, il betaglucano era così costoso che solo i milionari potevano permetterselo: prima del 1999, un flacone di 60 capsule di betaglucano da 500 mg sarebbe costato 60 mila dollari!

A. J. Lanigan scoprì come produrre betaglucano 1,3-D puro in modo molto meno costoso. Fondò la società Transfer Point e cominciò a produrre il betaglucano che vi ho consigliato. La Food & Drug istration ha assegnato al betaglucano (puro) la classificazione detta G.R.A.S. (Riconoscimento generalmente ritenuto sicuro). Ciò significa che è ritenuto ufficialmente un alimento e quindi di assunzione sicura in qualsiasi momento. In tutti gli anni in cui il betaglucano è stato oggetto di ricerca e assunto come integratore, non è mai risultato dannoso. MEDLINE (National Library of Science) contiene undici pagine di citazioni riguardanti studi sul betaglucano che si sono dimostrati efficaci contro diversi tipi di malattie. Ai soggetti partecipanti allo studio ne furono somministrati grandi quantitativi. La letteratura scientifica consiglia una dose giornaliera per un soggetto medio compresa tra 50 e 500 mg. Gli studi dimostrano che a fronte di problematiche mediche gravi, quali per esempio l’influenza pandemica, gli adulti dovrebbero assumere 25 mg di betaglucano per kg di peso corporeo. L'influenza stagionale è meno grave per gli adulti sani e in questo caso se ne può prendere un quantitativo minore. I bambini piccoli influenzati dovrebbero prendere circa 50 mg di betaglucano al giorno. Il prodotto va assunto a stomaco vuoto e quindi è la prima cosa da fare al mattino. Il betaglucano aumenta tuttavia la produzione di citochine, pertanto, se lamentate febbre, problemi infiammatori o di respirazione, cessate l’assunzione dei betaglucani, specialmente se siete stati contagiati da influenza aviaria, suina o pandemica perché si causa una tempesta di citochine. Il betaglucano va preferibilmente assunto nei primi due giorni di influenza al fine di gestire l’esercito immunitario nelle prime fasi della guerra. La fonte migliore è Transfer Point .

Bibliografia Czop, J.K. and Austen, K.F. A beta-glucan inhibitable receptor on human monocytes: its identity with the phagocytic receptor for particulate activators of the alternative complement pathway. J Immunol. 134:2588-2593, 1985 Di Renzo, L. Yefenolf, E. and Klein, E. The function of human NK cells is enhanced by beta-glucan, a ligand of CR3 (CD11b/CD18). Eur J. Immunol. 21:1755-1758, 1991 Slejelid, R. Macrophage Activation. Scand J. Rheumatology 76-67-72,1988 Miyazaki, H., Yoshikai, Y., Tanaka, M., Takeda, Y., Takeo, S. and Nomoto, K. Protective effect of SPR-901 (RBS) on the decrease of peripheral leukocyte number in 5-fluorouracil-treated mice. Int. J. Immunopharmacol. 14:11-17, 1992. Williams DL, Di Luzio NR. Glucan-induced modification of murine viral hepatitis. Science (1980 Apr 4) 208 (4439):67-9. Carrow, D. Beta-1,3-D-glucan as a primary immune activator. Townsend letter June: 86, 1996.

Omega 3 – Olio di pesce di grado farmaceutico Per uno stato di salute ideale, necessitiamo di equilibrio tra due tipi di acidi grassi a catena lunga. 1. Omega 6 2. Omega 3 Entrambi sono necessari. Il problema è che dovremmo avere un buon equilibrio: ci siamo evoluti in modo tale da ottenere un rapporto di 2:1. Ciò significa che per oltre 150 mila anni abbiamo mangiato circa il doppio di grassi Omega 6 e Omega 3 e questo dato è considerato un rapporto ottimale per un buono stato di salute. I grassi Omega 3 sono essenziali per una buona salute cerebrale e cardiaca, funzionalità immunitaria e per tenere sotto controllo l’infiammazione cronica. Sono necessari anche i grassi Omega 6, ma troppi vanno a interferire con il funzionamento degli Omega 3. Pertanto, quando consumiamo grassi Omega 6 in quantità maggiore rispetto a quelli Omega 3, quindi superiore al rapporto di 2:1, diminuiamo considerevolmente lo stato di salute del nostro organismo. Sto semplificando molto per concentrarmi sull’influenza e sul sistema immunitario. Gli integratori di Omega 3 rappresentano probabilmente quelli più importanti per la nostra salute e per parecchi motivi. Mi concentrerò sul sistema immunitario. L'organismo produce una sostanza biochimica naturale antivirale chiamata PGA1. Per combattere un’infezione virale, bisogna innalzare il più possibile i suoi livelli. Poiché la PGA1 è un potente antivirale, l’influenza (e tutti gli altri virus) vogliono diminuirne la quantità nell’organismo. Non si può prendere un integratore di PGA1, quindi come si possono aumentare i suoi livelli?

D’accordo, i grassi Omega 3 possono essere aumentati; essi lavorano direttamente per accrescere la produzione di sostanze biochimiche estremamente complesse chiamate eicosanoidi (che includono la PGA1) che hanno il compito di combattere le infezioni. Secondo quanto affermato dal dott. Barry Sears a proposito delle modalità di protezione dall’influenza aviaria, gli integratori per la dieta a zona e gli Omega 3 (di cui parlerò più avanti) sono la vostra migliore difesa. “L’effetto principale consiste nell’aumentare i livelli del secondo messaggero AMP (cAMP) ciclico che agisce da riduttore della replica virale”. C’è da dire che i regimi alimentari moderni sono estremamente poveri di Omega 3 e decisamente ricchi di Omega 6. I grassi Omega 6 li troviamo in molti alimenti lavorati, dai biscotti alle patatine fritte. Li troviamo anche negli olii vegetali (compreso lo sciroppo di grano utilizzato come dolcificante nelle bevande gasate e nelle caramelle, oltre che nella carne di animali allevati con questo cereale (negli Stati Uniti tutta la carne standard commerciale è di questo tipo). In generale si può migliorare il vostro rapporto tra l’assunzione di Omega 6 e gli Omega 3 non mangiando dolci e altri alimenti lavorati, non bevendo bevande gassate, non utilizzando olii vegetali per la cottura (servitevi di olio extravergine d’oliva o olio extravergine di cocco) e non carne standard commerciale proveniente da animali allevati a cereali. Per ingerire una maggiore quantità di grassi Omega 3, mangiate uova, pesci grassi come salmone e tonno, noci e carne allevata a erba (si può trovarla presso un agricoltore che fa pascolare liberamente le mucche, presso un negozio di alimenti naturali oppure ordinarla via Internet). Dovreste assumere anche un integratore di Omega 3 e il prodotto migliore in tal senso è l’olio di pesce di grado farmaceutico. Gli integratori di Omega 3 con il miglior rapporto efficacia-prezzo sono proposti dal dott. Sears e da Xtend-Life in Nuova Zelanda. Se lo stato di salute è buono, si possono prendere 4 capsule al giorno, mentre se avete problemi cardiaci o altre patologie gravi, se ne possono prendere sino a 8 al giorno.

Se venite colpiti da una forma grave di influenza pandemica, dovreste prendere sino a 16 capsule al giorno. Gli integratori di Omega 3 rappresentano una grande promessa per il trattamento di uno degli aspetti più pericolosi dell’influenza aviaria: decesso in breve tempo causato dalla tempesta di citochine che si abbatte sul sistema immunitario. Ciò accade perché gli Omega 3 diminuiscono i livelli di citochine proinfiammatorie e gli eicosanoidi (agenti biochimici molto importanti che tengono sotto controllo l’organismo). Gli Omega 3, più la dieta a zona, contribuiscono a mantenere il livello dell’insulina in un range salutare (“La zona”) diminuendo il cortisolo, l’ormone dello stress. Poiché il cortisolo diminuisce la resistenza del sistema immunitario, la sua riduzione lo aumenterà. Bambini: dimezzare il dosaggio degli adulti. Per ottenere maggiori informazioni sugli Omega 3, vi rimando a due libri del dott. Barry Sears: LA ZONA OMEGA 3RX e THE ANTI-INFLAMMATION ZONE. Penso che il suo ultimo libro pubblicato sia MAGRI PER SEMPRE. Bibliografia Il libro LA ZONA OMEGA 3RX del dott. Barry Sears contiene informazioni scientifiche, spiega come l’integrazione con olii di pesce di grado farmaceutico con Omega 3 possa migliorare assolutamente il vostro stato di salute ed elenca molti studi di ricerca a sostegno di quanto afferma.

Sistema di difesa immunitaria in 7 mosse n. 4 Le mucose polmonari prevengono le infezioni cellulari facendo la guardia alle zone di confine Una volta che i virus invasori abbiano aggirato la sorveglianza dei macrofagi, attaccano una cellula della mucosa polmonare. L’influenza stagionale preferisce i recettori che si trovano nelle cellule di naso, gola e parte alta dei polmoni. Le influenze aviaria e suina preferiscono invece i recettori situati in profondità nei polmoni, ovvero i killer migliori... L’emoagglutinina del virus penetra nella cellula come un trapano acuminato nel caveau di una banca. Il virus quindi si fa strada nelle cellule servendosi delle proteine cellulari e del materiale genetico, replicandosi in milioni di virus in grado di diffondersi in tutti i polmoni e nell’organismo. L'analogia che utilizzo per la metafora dell’isola invasa mi serve per spiegare che i commando nemici non possono impadronirsi del vostro paese senza utilizzare armi pesanti. Pertanto, una volta sbarcati sulla spiaggia e avere aggirato i macrofagi, si dirigono direttamente al più vicino avamposto militare per sottrargli gli armamenti. Dopo esservi entrati, sterminano tutti i soldati al suo interno rubando le armi. A differenza dei commando umani, i virus trasformano quell’avamposto in una microfabbrica che serve alla replicazione in milioni di unità, erompendo dalla cellula e attaccando tutto l’organismo. È come se Rambo asse dall’attacco di un avamposto utilizzando un coltellino svizzero a quello armato sino ai denti con mitragliatore e munizioni varie, solo che a quel punto il virus si è clonato in un milione di Rambo. A quel punto siete nei guai. Il vostro compito in questa fase è rendere le cellule un cliente difficile per la penetrazione dei virus; tutto ciò corrisponde all’aumento del numero delle sentinelle, del filo spinato e di altre attrezzature attorno agli avamposti.

Estratto di bacche di sambuco Secondo quanto affermato dalla dott.ssa Madeleine Mumcuoglu, un’importante virologa israeliana e ‘ideatrice’ del Sambucol, prodotto a base di estratto di bacche di sambuco (ampiamente reclamizzato in questo modo), il “Sambucol è uno dei migliori trattamenti per l’influenza, specialmente quando assunto al primo insorgere dei sintomi”. Ciò che la specialista sostiene essenzialmente è che l’estratto di bacche di sambuco contiene sostanze che impediscono la fissazione della proteina emoagglutinina del virus nelle nostre cellule e quindi neutralizzano l’infezione. L’uso consigliato del Sambucol sciroppo è tuttavia riservato al trattamento dell’influenza al suo esordio, non prima. L’effetto è a breve termine e quindi è valido solo per limitare la diffusione del virus una volta che sia presente nell’organismo. Il Sambucol si è dimostrato efficace in vitro contro 10 diversi virus influenzali. I pazienti influenzati che assumono il Sambucol mediamente si sono ripresi in 3,1 giorni; quelli con il placebo in 7,1 giorni. Si parla comunque dell’influenza stagionale. Le indicazioni riguardanti l’estratto di bacche di sambuco consigliano di non assumerlo quando l’influenza pandemica dura oltre 2 giorni Questa indicazione viene data perché l’estratto di bacche di sambuco aumenta la produzione di citochine infiammatorie come IL-1, IL-6 e TNF. La stessa influenza pandemica stimola il sistema immunitario affinché reagisca con una vasta produzione di citochine infiammatorie. Se il loro numero è sufficiente, queste citochine contribuiscono a uccidere le malattie infettive, ma quando l’organismo ne produce troppe, si soccombe. Questa reazione eccessiva uccise molte persone colpite dall’influenza del 1918 e pare che le influenze aviaria e suina siano in grado di creare una situazione analoga. Questo è il motivo per il quale nel 1918 morirono tanti giovani, ma furono risparmiati soggetti più giovani.

Questa vasta produzione di citochine va bene per combattere le influenze stagionali perché non scatenano quella di TNF e inoltre i virus dell’influenza stagionale sono predisposti al TNF. L’influenza aviaria non solo induce l’organismo a produrre grandi quantità di TNF, ma ne è relativamente resistente. Vi sono indicazioni secondo le quali l’estratto di bacche di sambuco potrebbe contribuire all’inattivazione della diffusione virale tramite i flavonoidi in esso contenuti e possiede anche effetti antinfiammatori dovuti alla presenza di antocianine. Questi effetti non sono tuttavia ancora chiari, pertanto vi consiglio di assumere il sambuco solo qualora siate stati esposti all’influenza e durante i primi uno o due giorni in cui sentite che sta arrivando un’infezione. Se nei polmoni vi sono virus H5N1, cominciate a proteggervi a partire da quel momento. Se avvertite i primi sintomi, l’assunzione dell’estratto di bacche di sambuco a quel momento potrebbe inibire la disgregazione del virus in ulteriori cellule, ma non continuate a prenderle successivamente. Smettete di utilizzare l’estratto se avete la febbre, infiammazione o problemi di respirazione. Se sapete di essere stati contagiati dall’influenza aviaria, non assumete il Sambucol per più di due giorni dai primi sintomi. Bibliografia Z. Zakay-Rones, N. Varsano, M. Zlotnik et al., “Inhibition of Several Strains of Influenza Virus in Vitro and Reduction of Symptoms by an Elderberry Extract (Sambucus nigra L.) During an Outbreak of Influenza B Panama,” Journal of Alternative and Complementary Medicine 1 (1995): 361-369

Curcumina La curcumina (Curcuma longa L.) è un colorante alimentare di colore arancione che si estrae dal rizoma della pianta Curcuma ed è ampiamente utilizzata nella cucina indiana. É composta da curcuminoidi che possiedono effetti antiossidanti, antibatterici e antinfiammatori. La curcuma è utilizzata da migliaia di anni anche per trattare varie condizioni da parte di guaritori in India e in tutta l’Asia. Nel sistema sanitario tradizionale indonesiano, lo Jamu, la curcuma è soprannominata la “regina” di tutte le spezie e viene mangiata quotidianamente dalla maggior parte degli indonesiani. La curcumina funge da inibitore naturale della proteasi. Ciò significa che inibisce il complesso enzimatico del proteasoma nelle cellule (conosciuto anche come sistema MAPK p38). Quando un virus penetra in una cellula, necessita di questo complesso enzimatico del proteasoma per impossessarsene totalmente. Se ciò gli viene impedito, il virus non riesce a farcela. Ricordatevi che i virus da soli sono impotenti. Per replicarsi e farvi ammalare, devono impadronirsi di una cellula e bloccare le sue risorse. Impedite questa procedura neutralizzando che si impadronisca della cellula, cioè il complesso enzimatico della proteasi, e il virus diventa inerme. Se non si impadronisce di una cellula, un virus non riesce a replicarsi; se non si replica, non vi uccide. Molti farmaci moderni per l’HIV sono inibitori della proteasi. La curcumina svolge un ruolo molto importante anche nella lotta all’influenza. Se il virus si replica, il pericolo reale cui vi troverete di fronte non è tanto il virus in sé (sebbene SIA letale), ma è la reazione dell’organismo. Ne parlerò in un altro capitolo (si tratta di un altro sistema), ma il problema principale è che il vostro sistema immunitario è pronto a uccidervi per salvarvi.

Questa risposta infiammatoria proviene principalmente dall’attivazione del percorso NF-kappaB. Il virus del 1918 ebbe un effetto simile ed è per questo che uccise così tanti giovani sani con forti sistemi immunitari. La curcumina non solo controlla la replicazione virale, ma blocca l’attivazione dell’NF-kappaB e in questo modo previene la “tempesta di citochine” in grado di uccidervi. La curcumina è prodotta in quantità industriali in India. Non conosco la sua disponibilità nei luoghi dove abitate, ma probabilmente è in vendita ovunque si trovino Indiani e pertanto nella maggior parte dei paesi al mondo. C’è inoltre da dire che si tratta di un prodotto molto a buon mercato e se dovesse scoppiare una pandemia di influenza aviaria, può essere prodotto in quantità ancora maggiori. La curcumina non è solubile in acqua, ma solo nell’olio e ciò significa che non si può assumerla in capsule. Acquistate la curcuma polverizzata oppure capsule di curcumina, apritele e versate il prodotto nella panna o nel latte di cocco. Se disponete solo di latte vaccino, mescolatevi un poco di olio preferibilmente extravergine d’oliva oppure sempre extravergine ma di cocco. Si può aumentare anche l’assorbimento aggiungendo della piperina che si trova nel pepe nero; pertanto, mescolate un po’ di pepe nero e curcumina nella crema o latte di cocco. Il pepe nero di cui parlo è d’uso comune come spezia da tavola. Il dosaggio che vedo consigliato è di 3 grammi di curcumina al giorno. Sto parlando della curcumina estratta dalla curcuma. Potete andare dal droghiere e acquistare della curcuma, ma dovreste poi mangiarne PARECCHIA. È molto più conveniente acquistare la curcumina e anche la piperina via internet. Iniziatene l’assunzione se e quando scoppia una pandemia influenzale. Se siete esposti direttamente all’influenza, prendetene di più. Se avvertite dei sintomi, assumete tutta la curcumina che potete tollerare. La piperina stessa inibisce TNF, IL-1, IL-6 e altre citochine infiammatorie, per cui se voi o un familiare veniste contagiati da influenza aviaria o suina, prendete tanto pepe nero anche se non avete la curcuma. I medici dicono di evitare l’estratto di curcuma se affetti da calcoli biliari o della

colecisti, oppure se si è incinte. Da uno studio risulta che sui topi cui sono stati somministrati alti quantitativi di curcuma si sono osservati fegati ingrossati. La curcuma è ovviamente una sostanza sicura a dosaggi normali ed è consumata giornalmente da migliaia di anni da milioni di persone. Bibliografia J Biol Chem. 2004 Mar 19;279(12):11680-5. Epub 2003 Dec 30. Inhibition of proteasomal function by curcumin induces apoptosis through mitochondrial pathway. Jana NR, Dikshit P, Goswami A, Nukina N. Antony S, et al. 1999. Immunomodulatory activity of curcumin. Immunol Invest 28:291-303. Chainani WN. Safety and anti-inflammatory activity of curcumin: a component of turmeric (Curcuma longa). The Journal of Alternative and Complementary Medicine 9 (1):161-168, Feb 2003. Mol Pharmacol. 2005 Oct 11; Curcumin (Diferuloylmethane) Downregulates Expression of Cell Proliferation, Antiapoptotic and Metastatic Gene Products Through Suppression of I{kappa}B{alpha} Kinase and AKT Activation. Aggarwal S, Ichikawa H, Takada Y, Sandur SK, Shishodia S, Aggarwal BB.

Lisina OPPURE estratto di foglie d’olivo La lisina può contribuire ad arrestare la replicazione e la diffusione dei virus nell’organismo La L-lisina è una proteina che funge anche da inibitore naturale della proteasi e ciò significa che blocca l’enzima della proteasi. Quando ciò accade, i virus non sono in grado di replicarsi e di diffondersi nell’organismo. Pertanto, la conclusione è che se nell’organismo vi è lisina a sufficienza, le influenze aviaria, suina e altri virus non potranno replicarsi e quindi saranno inermi. Questa affermazione non è però ancora provata. Per quanto sia a mia conoscenza, nessuna delle vittime note di influenza aviaria o suina è stata trattata con lisina. Vi sono tuttavia motivi logici per pensare che la lisina potrebbe contribuire alla difesa qualora venissimo contagiati da influenza suina o aviaria. Gli inibitori della protesasi si sono dimostrati molto efficaci nella lotta contro l’HIV e alcuni di quei farmaci su prescrizione contengono lisina. La lisina è una sostanza sicura: si tratta di un aminoacido essenziale che solitamente troviamo in alimenti ricchi di proteine quali pesce, pollo, noci, tacchino, manzo, maiale, formaggio e uovo. Secondo quanto affermato dal dott. Jonathan Campbell, per prevenire infezioni bisogna assumere 6000 mg di lisina al giorno, 2000 mg a pasto. Se vi ammalate, aumentate il quantitativo a 4000 mg a pasto, ovvero 12.000 mg al giorno. L’estratto di foglie d'olivo può bloccare anche la replicazione dei virus. Questo estratto contiene una sostanza chiamata oleouropeina che si è scoperto essere in grado di debellare ogni virus preso in esame. Alla fine degli anni ’60, la Upjohn Company estrasse calcio elenolato da un componente presente nelle foglio di olivo e anche questa sostanza è un potente agente antivirale. Ciò che appare interessante è che i virus influenzali si dimostrarono

particolarmente vulnerabili al calcio elenolato che inattivò tutti i virus influenzali testati dai ricercatori della Upjohn. Ritennero che il calcio elenolato impedisse ai virus di penetrare nelle cellule. Basandomi sulle mie ricerche, ci sono tre modi in cui l’estratto di foglie di olivo combatte le infezioni virali:

- Sembra che penetri nelle cellule infette e arresti la replicazione dei virus

- Previene la propagazione virale, ovvero il metodo con il quale i virus si riproducono.

- Stimola il sistema immunitario perché combatta e debelli le infezioni.

Bisogna acquistare un estratto che contenta la percentuale massima possibile di oleuropeina. Più ce n'è, meglio è. Attenzione: l’estratto di foglie di olivo non va utilizzato con antibiotici ricavati da muffa o con lisina perché si annullerebbero reciprocamente e non ci si avvantaggerebbe di nessuno di loro. Dovrete inoltre fare attenzione se state assumendo farmaci emodiluenti oppure per l’ipertensione (questa precauzione è necessaria perché l'estratto di foglie di olivo è molto sano di per sé. Tende a diluire il sangue qualora sia troppo denso e ad abbassare la pressione arteriosa qualora sia troppo alta). Bibliografia Elliot, G.A., et. al., “Preliminary safety studies with calcium elenolate, an antiviral agent.” Antimicrobial Agents & Chemotherapy, American Society for Microbiology, 173-76, 1969, 1970.

Soret, M.G., “Antiviral activity of calcium elenolate on parainfluenza infection of hamsters.” Antimicrobial Agents and Chemotherapy, 160-66, 1970. Walker, M., “Olive leaf extract: The new oral treatment to counteract most types of pathological organisms.” Explore! 7(4):31-37, Sept. 1996. Walker, Morton MD. Natures Antibiotic: Olive Leaf Extract, Kensington Books, New York, 1997. pps. 65-68, 39, 149. Heinze JE, Hale AH, Carl PL. Specificity of the Antiviral Agent Calcium Elenolate. Antimicrobial Agents and Chemotherapy. 1975; 8(4):421-25. Renis HE. Inactivation of Myxoviruses by Calcium Elenolate. Antimicrobial Agents and Chemotherapy. 1975; 8(2):194-99. Renis HE. In Vitro Antiviral Activity of Calcium Elenolate. Antimicrobial Agents and Chemotherapy. 1969, pps. 167-72.

Sistema di difesa immunitaria in 7 mosse n. 5 Inibizione della neuroaminidasi in modo tale da impedire la fuoriuscita dei virus influenzali dalle cellule infette e la diffusione al resto dell’organismo prevenendo la replicazione virale Trattenere gli invasori negli avamposti conquistati affinché non procurino ulteriori danni Cosa succederebbe se un commando invasore, dopo essersi impadronito di un avamposto militare, non riuscisse a uscire dall’edificio? Penso che sarebbe inchiodato dai cecchini. Se riuscite a farlo con un virus influenzale, potrà anche occupare alcune cellule polmonari, ma vi resta intrappolato. I nuovi virus prodotti dalle cellule prese in ostaggio non possono fuggire. Non possono attaccare tutto l’organismo con milioni di copie Rambo di se stesse: i globuli bianchi faranno fuori le cellule infettate dal virus e l’invasione terminerà. Per infettare tutti i polmoni devono fuoriuscire dalla cellula utilizzando la proteina chiamata neuroaminidasi (N). Cosa succederebbe se potessimo diminuire le neuroaminidasi affinché un numero minore di virus possa continuare a infettare la parte restante dei polmoni? Le proteine dei funghi NA presenti nella superficie dei virus influenzali sono più vulnerabili nei confronti dei farmaci rispetto alle spicole HA (proteine proiettate all’esterno). Su ciò si fondano le prescrizioni dei farmaci antivirali Tamiflu e Relenza, oltre al nuovo farmaco sperimentare Peramivir: si tratta di inibitori della neuroaminidasi. Essi imitano i residui dell’acido neuroaminico (acido sialico) e pertanto controllano un’infezione influenzale tenendo il virus intrappolato nelle cellule inizialmente infettate e ciò ne previene la diffusione. Inizierò parlando di loro, ma altre sostanze possono svolgere la medesima azione ed ecco perché sono inclusi nell’elenco dei Magnifici 7.

Tamiflu Il Tamiflu è il farmaco che i media, governi e autorità sanitarie pubbliche stanno strombazzando come la soluzione alle influenze suina e aviaria, almeno sino a quando non vi sarà un vaccino. Tamiflu è il nome commerciale dell’oseltamivir fosfato. L’anno scorso, negli Stati Uniti i medici hanno fatto più prescrizioni per il Tamiflu che per qualsiasi altro trattamento antinfluenzale. Il Tamiflu è un inibitore della neuroaminidasi. Ciò significa che interferisce con la capacità dei virus di fuoriuscire dalle cellule che hanno infettato; significa inoltre che impedisce la riproduzione e la diffusione dell’infezione in tutti i polmoni. L’oseltamivir è stato il primo inibitore orale attivo della neuroaminidasi a essere sviluppato commercialmente. Negli Stati Uniti, la FDA l’ha approvato il 27 ottobre 1999; Gilead Sciences lo mise a punto e lo vendette a Hoffman-La Roche (Roche). Il Tamiflu è un profarmaco, il che significa che solitamente viene somministrato come fosfato. A livello epatico viene idrolizzato al metabolita attivo, l’oseltamivir carbossilato libero (GS4071). Agisce da “inibitore dello stato di transizione della neuroaminidasi influenzale”. Un punto assai debole del Tamiflu è che per ricavarne la massima efficacia va preso entro 48 ore dall’insorgere dei sintomi, perché una volta che l’infezione virale si è diffusa nei polmoni, è troppo tardi per fermarla. Se avvertite pertanto l’arrivo dei sintomi influenzali e desiderate prendere il Tamiflu, dovete iniziare subito il trattamento. Per l’influenza stagionale bisogna prendere 2 pillole di Tamiflu al giorno per 5 giorni, una al mattino e una alla sera. Non è ancora chiaro se questo trattamento sia sufficiente ad arrestare un’infezione influenzale pandemica. Alcuni sostengono che l’H5N1 necessiti di un dosaggio doppio di Tamiflu. Le capsule di Tamiflu sono grigie/giallo chiaro e ognuna contiene 75 mg. È disponibile in forma liquida per bambini (solo a partire dall’età di 1 anno). Nel corso di importanti studi clinici, è stato segnalato che i pazienti influenzati

che avevano assunto il Tamiflu si sono sentiti meglio 1,3 giorni (30%) più in fretta rispetto a quelli che non l’avevano fatto. Questi pazienti erano ovviamente contagiati da influenze comuni stagionali di tipo A e B, non H5N1 o nuovo pandemico A H1N1/09. Gli effetti del Tamiflu comprendono: Nausea Vomito Bronchite Insonnia Vertigini Diarrea Dolori addominali Stordimento Cefalea Spossatezza Nei bambini: Dolori addominali Epistassi Disturbi dell’orecchio Congiuntivite C’è apprensione anche per un altro aspetto: in Giappone si sono registrati decessi di adolescenti che avevano assunto il Tamiflu e altri hanno sperimentato “eventi di natura neuropsichiatrica” ossia allucinazioni, disorientamento, convulsioni e

infiammazione a livello cerebrale. Molti di essi sono deceduti nel sonno, ma due si sono suicidati. Già nel maggio 2004 il Dipartimento di sicurezza del Ministero della salute giapponese dispose un elenco dei possibili effetti collaterali del Tamiflu: disturbi neurologici e psicologici, tra i quali conoscenza disturbata, comportamento anomalo e allucinazioni. Il 18 novembre 2005, il Comitato di consulenza pediatrica della FDA segnalò che il Tamiflu rappresentava un rischio minore per i bambini rispetto all’influenza stessa. Poiché il Tamiflu NON è indicato per soggetti di età inferiore a 13 anni, la questione non è affatto chiara. Ritengono che sia meno rischioso dell’influenza per gli adolescenti, nonostante i 12 decessi giovanili in Giappone. Il Tamiflu è prescritto molto di più in Giappone che addirittura negli Stati Uniti, adolescenti compresi. Dei 32 milioni di soggetti trattati con Tamiflu sin dalla sua comparsa sul mercato nel 1999, 24 milioni sono in Giappone. Tra il 2001 e il 2005, i medici giapponesi hanno redatto 11,6 milioni di prescrizioni di Tamiflu per i teenager. Negli Stati Uniti ce ne sono state “solo” 872 mila. Anche le autorità sanitarie canadesi ed europee stanno esaminando i dati concernenti la sicurezza del Tamiflu. La FDA statunitense ha rilevato che il Tamiflu potrebbe causare irritazioni cutanee. Dovete prendere il Tamiflu se vi ammalate di influenza? Non posso rispondere al vostro posto perché molto dipende dalle circostanze. Si tratta di un trattamento standard per l’influenza stagionale e voi, assieme al vostro medico, dovete decidere se possa valere la pena di correre il rischio in base al tipo di influenza e alle altre condizioni cliniche. Per ora, il virus A(H1N1) non sta mettendo sotto pressione il sistema sanitario, quindi i soggetti colpiti stanno assumendo il Tamiflu. C’è però da dire che si

stanno segnalando mutazioni che mostrano resistenza al Tamiflu. Se l’H5N1 diventasse contagioso e ci trovassimo in una situazione simile a quella del 1918, probabilmente non avreste scelta, oppure verrebbe trattato su base “fai da te” e quindi senza assumere lo stesso dosaggio ogni mattina e pomeriggio per 5 giorni di fila. Non sarei sorpreso di scoprire che in molti luoghi venga assunto solo una volta al giorno e magari ogni tot giorni anziché tutti. Durante i 5 giorni di trattamento, come ci si potrebbe prendere cura di migliaia o più di soggetti poveri e malati, distanti molti chilometri da casa? Quanti potrebbero iniziare il trattamento entro 2 giorni dalla comparsa dei sintomi, specialmente se dovranno camminarne per 3 solo per raggiungere l’ambulatorio o il centro di trattamento? Temo che in molti casi i medici inizieranno a dare le dosi, ma non saranno in grado di continuare a farlo per tutti e 5 i giorni. Potrebbero essere assaliti e abbandonati dalla scorta militare, ecc. Sarebbe molto difficile mantenere l’ordine pubblico. Dovete procurarvi scorte di Tamiflu ora? Ovviamente a questa domanda non posso rispondere io per voi. Avrei parecchi dubbi al riguardo. 1. Non sappiamo quanto Tamiflu possa occorrere per affrontare un’influenza pandemica. Ciò significa che potreste anche acquistare farmaco a sufficienza per trattare l’influenza comune in famiglia, ma non per debellare un’influenza aviaria. È probabile che durante una pandemia non se ne troverà più. Se vi fate affidamento e tutta la famiglia si ammalerà di influenza aviaria durante una pandemia, non ne avrete abbastanza per tutti. Se ciò accadesse, potreste trovarvi di fronte alla scelta crudele di somministrare il Tamiflu solo a uno o due familiari e salvare la loro vita, lasciando che l’influenza faccia il suo corso negli altri e mettendo a rischio la loro vita. Potreste altresì dare loro un dosaggio inadeguato di Tamiflu e correre il rischio che muoiano tutti.

2. Un caso di influenza stagionale potrebbe trarvi in inganno e farvi consumare tutto il Tamiflu che avete in casa. Mettiamo che scoppi una pandemia di influenza aviaria. Cercherete di stare in casa il più possibile, ma dovrete per forza andare al lavoro o a fare acquisti e, mentre vi trovate in mezzo alla gente, qualcuno vi starnutisce addosso. 3 giorni dopo, vi svegliate sentendovi giù. Naturalmente il panico si impadronisce di voi. Senz’altro vi siete beccati l’influenza pandemica. Vi recate presso il locale ambulatorio, ma c’è una fila lunghissima di persone in attesa. Siete stanco, vi viene da rimettere... volete solo sdraiarvi e sperare che i. A quel punto decidete che attendere non vale la pena e pensate che a casa avete la bacchetta magica. Tornate a casa, cominciate a prendere il Tamiflu e nel giro di 5 giorni vi sentite molto meglio. Siete deboli ma euforici.... Dopo tutto, avete sconfitto l’influenza aviaria! A questo punto non temete più di uscire in mezzo alla gente perché avete sconfitto l’influenza aviaria una volta e quindi vi ritenete immuni. Succede che nuovamente qualcuno vi sternutisce addosso. 3 giorni dopo, vi svegliate sentendovi nuovamente indisposti, solo che questa volta è peggio, molto peggio. L’ambulatorio locale è chiuso. Avvertite pesantezza a livello polmonare. Fate fatica a respirare. Mentre siete a letto con l’affanno, vi rendete di avere l’influenza aviaria. Ma cosa è successo? La prima infezione era influenza comune per la quale avete consumato tutto il Tamiflu che avevate in casa. Ha funzionato, ma quando è arrivata l’influenza aviaria, il Tamiflu era finito.

Se vorrete acquistarne dell’altro, dovrete trovare un medico della mutua. Potreste anche acquistarlo online da una farmacia canadese, ma vogliono la ricetta. Il farmaco va conservato in luogo asciutto a temperatura ambiente inferiore a 25 ˚C. A proposito, questa temperatura potrebbe rappresentare un problema se vivete ai tropici, ovvero dove attualmente è presente l’influenza aviaria. Senza aria condizionata, la temperatura delle stanze in quei luoghi solitamente è decisamente superiore. Potreste metterlo in frigorifero, ma solo se ne avete uno e se l’elettricità è costante. Se riuscite a ottenere il Tamiflu in condizioni ad hoc, forse l’OMS o gli operatori sanitari non erano stati magari in grado di conservarlo in luogo "fresco". Vi suggerisco di attenervi ai consigli del vostro medico, ma fate in modo da non dipendere dal Tamiflu. Non è una bacchetta magica nemmeno contro l’influenza stagionale. Bibliografia Butler, D. Wartime tactic doubles power of scarce bird-flu drug [News article]. Nature 2005;438(7064):6. Hill G, Cihlar T, Oo C, Ho E S, Prior K, Wiltshire H, Barrett J, Liu B, Ward P. The anti-influenza drug oseltamivir exhibits low potential to induce pharmacokinetic drug interactions via renal secretion—correlation of in vivo and in vitro studies. Drug Metabolism and Disposition 2002;30(1):13-19. Kiso M, Mitamura K, Sakai-Tagawa Y, Shiraishi K, Kawakami C, Kimura K, et al. Resistant influenza A viruses in children treated with oseltamivir: descriptive study. Lancet 2004;364(9436):759-65. PMID 15337401 Le Q M, Kiso M, Someya K, Sakai Y T, Nguyen T H, Nguyen K H L, Pham N D, Ngyen H H, Yamada S, Muramoto Y, Horimoto T, Takada A, Goto H, Suzuki T, Suzuki Y, Kawaoka Y. Avian flu: Isolation of drug-resistant H5N1 virus. Nature 2005;437(7062):1108.

Ward P, Small I, Smith J, Suter P, Dutkowski R. Oseltamivir (Tamiflu) and its potential for use in the event of an influenza pandemic. J Antimicrob Chemother 2005;55(Suppl 1): i5-i21. PMID 15709056 World Health Organization. WHO inter-country-consultation: influenza A/H5N1 in humans in Asia: Manila, Philippines, 6-7 May 2005. JOC 1998, 63, 4545-4550 and JOC 2001, 66, 2044-2051. Synthesis of Tamiflu. (JOC = Journal of Organic Chemistry) Chimia, 2004, 58, 621

Relenza Come il Tamiflu, anche il Relenza (zanamivir) è un inibitore della neuroaminidasi. Agisce sulla proteina neuroaminidasi del virus influenzale, trattenendo quest’ultimo all’interno delle cellule infette in modo da non poter fuoriuscire, replicarsi e diffondersi nell'organismo. Come il Tamiflu, il Relenza deve essere assunto entro 2 giorni dall’insorgere dei sintomi. Una volta che il virus si è propagato nell’organismo, è troppo tardi. Dovete agire prima che il virus si replichi a trilioni e infetti totalmente i polmoni. La differenza pratica più evidente tra il Tamiflu e il Relenza è che il primo è dispensato in compressa e il secondo in polvere da inalare per bocca utilizzando un inalatore che si chiama Diskhaler e che viene venduto in confezioni da cinque blister circolari detti Rotadisk. Ogni Rotadisk contiene quattro dosi di Relenza. Si deve inalare una dose due volte al giorno (distanziate di 12 ore) per 5 giorni. Questo è il programma di trattamento per l’influenza stagionale, ma è probabile che una grave influenza pandemica debba richiedere quantitativi di Relenza maggiori o per più tempo. Poiché viene inalato, il Relenza può causare problemi respiratori, pertanto non sarebbe il caso di assumerlo se soffrite di asma, enfisema o altra patologia respiratoria. Il Relenza può causare i seguenti effetti collaterali: Infezione/irritazione sinusale Stordimento Stomaco in subbuglio Diarrea Cefalea Difficoltà respiratoria

Respiro sibilante Bronchite Infezioni di orecchio, naso e gola Si tratta di un farmaco approvato dalla Food & Drug istration per il trattamento dell’influenza di tipo A e B per soggetti a partire dai 7 anni. Il Relenza NON è approvato per la prevenzione dell’influenza, quindi non prendetelo se non siete stati veramente contagiati. Tutti gli avvertimenti dati circa l’approvvigionamento del Tamiflu valgono anche per il Relenza. Bibliografia Kaiser L, Hayden FG. Influenza neuraminidase inhibitors - zanamivir and oseltamivir. In Harrison’s Principles of Internal Medicine. Harrison’s Online. (c)1999 The McGraw-Hill Companies. Silagy C, Watts R. Zanamivir, a new targeted therapy in the treatment of influenza: A patient perspective assessed by questionnaire. Clin Drug Invest 2000;19:111-121. Monto AS, Webster A, Keene O. Randomized, placebo-controlled studies of inhaled zanamivir in the treatment of influenza A and B: Pooled efficacy analysis. J Antimicrob Chemother 1999;44:23-29. The MIST Study Group. Randomized trial of efficacy and safety of inhaled zanamivir in treatment of influenza A and B virus infections. Lancet 1998;352:1877-1881. Hayden FG, Osterhaus AD, Treanor JJ, et al. Efficacy and safety of the neuraminidase inhibitor zanamivir in the treatment of influenza virus infections. N Engl J Med 1997;337:874-880. Lalezari J, Klien T, Stapleton J, et al. The efficacy and safety of inhaled zanamivir in the treatment of influenza in otherwise healthy and ‘high risk’ individuals in North America. J Antimicrob Chemotherapy 1999;44:42.

Makela MJ, Pauksens K, Rostila T, et al. Clinical efficacy and safety of the orally inhaled neuraminidase inhibitor zanamivir in the treatment of influenza: A randomized, double-blind, placebo-controlled European study. J Infect 2000;40:42-48. Glaxo Wellcome date on file. A double-blind, randomized, placebo-controlled, parallel-group, multicenter study to investigate the efficacy and safety of inhaled plus intranasal zanamivir in the treatment of influenza A and B viral infections. Study NAIB2007. 1998. Glaxo Wellcome Research and Development, Greenford, UK. Hayden FG, Gubareva L, Klein T, et al. Inhaled zanamivir for preventing transmission of influenza in families. Presented at the 39th Interscience Conference on Antimicrobial Agents and Chemotherapy; San Francisco, CA; Sept 26-29, 1999 (Abstract LB2). Kaiser L, Henry D, Flack NP, et al. Short-term treatment with zanamivir to prevent influenza: Results of a placebo-controlled study. Clin Infect Dis 2000;30:587-589. Monto AS, Robinson DP, Herlocher ML, et al. Zanamivir in the prevention of influenza among healthy adults: A randomized controlled trial. JAMA 1999;282:31-35. Williamson JC, Pegram PS. Respiratory distress associated with zanamivir. N Engl J Med 2000;342:661-662. Daniel MJ, Barnett JM, Pearson BA. The low potential for drug interactions with zanamivir. Clin Pharmacokinet 1999;36(suppl 1):41-50.

Peramivir Tecnicamente, il Peramivir è ancora un farmaco sperimentale messo a punto da BioCryst Pharmaceuticals. Johnson&Johnson hanno tentato di formulare una versione per bocca, ma hanno abbandonato l’idea perché, quando assunto in quella forma, dimostra di possedere una scarsa biodisponibilità. In collaborazione con Green Cross Pharmaceuticals nella Corea del Sud e Shionogi Pharmaceuticals in Giappone, BioCryst Pharmaceuticals sta lavorando ora su una formulazione iniettabile. Nel gennaio 2006 BioCryst ha ottenuto la designazione Fast Track della FDA (processo più celere di revisione della domanda) per il Peramivir. Il farmaco si trova attualmente nella Fase III della FDA. Si tratta di un inibitore della neuroaminidasi. Ciò significa che funziona impedendo che virus influenzali di nuova formazione fuoriescano dalla cellula nella quale si trovano. Riesce infatti a tenerli segregati al loro interno in modo tale che non si diffondano e infettino altre cellule dell’organismo. Nell’ottobre 2009, a quanto si dice il Peramivir ha contribuito al trattamento di gravi casi di influenza suina pertanto e il 23 ottobre 2009 la FDA statunitense ha rilasciato un’autorizzazione all’uso in emergenza del Peramivir. Si poté procedere in questo modo perché il Dipartimento dei Servizi umani e sanitari aveva dichiarato il nuovo virus A(H1N1) un’emergenza per la salute pubblica. Viene somministrato per via endovenosa ai pazienti ricoverati per questa infezione e quando altri trattamenti si dimostrino inefficaci o indisponibili. Se il virus è resistente al Tamiflu e il paziente non può inalare il Relenza, l’ospedale può ricorrere al Peramivir e pertanto è più semplice somministrarlo a pazienti gravi rispetto al farmaco che deve essere ingoiato o inalato. Il dosaggio standard per adulti di Peramivir è di 600 mg una volta al giorno. Il periodo di trattamento è previsto tra i cinque e i dieci giorni, ma se il paziente è ancora molto malato, si può continuare per più giorni. Questo farmaco NON è (ancora) approvato per il trattamento dell’influenza stagionale, dell’H1N1 senza complicanze, oppure per l’influenza pre-post esposizione.

I comuni effetti collaterali riscontrati nello studio clinico comprendono: diarrea, nausea, vomito e neutropenia (un numero più basso di globuli bianchi). Conclusione: non si tratta di una panacea e di un farmaco di cui fare provvista. Naturalmente la maggior parte degli effetti collaterali non è “simpatica” ed è pure preoccupante la possibile riduzione dei globuli bianchi in un momento in cui il paziente necessita invece di un forte sistema immunitario. Bibliografia “Peramivir authorized for Emergency use”. LifeHugger. 2009-12-04. http://en.wikipedia.org/wiki/Peramivir. US Department of Health and Human Services (2007-01-04). “HHS Pursues Advance Development of New Influenza Antiviral Drug”. Press release. “Evaluation of the Efficacy and Safety of Peramivir in Subjects With Uncomplicated Acute Influenza”. National Institutes of Health. 2007-03-16. “Evaluation of the Efficacy and Safety of Peramivir in Adults With Acute Serious or Potentially Life-Threatening Influenza”. National Institutes of Health. 200703-28./show/NCT00453999. Retrieved 2007-05-25. “Peramivir: Dosage and istration”. LifeHugger. 2009-12-04. /Peramivir. Retrieved 2009-12-04.

Il Superanticorpo Come abbiamo visto, la mutevole natura dell’influenza la rende una delle malattie infettive più dure da combattere (unitamente all’HIV). Facendo le ricerche per questo libro ho comunque scoperto che i ricercatori hanno modificato anticorpi che ritengono in grado di debellare ogni forma di virus influenzale. Ricordatevi che un anticorpo è l’arma biochimica del sistema immunitario in grado di distruggere uno specifico organismo infettivo. Sono decisamente molto specifici e questo è il motivo per il quale gli anticorpi necessari per combattere l’influenza di quest’anno saranno solo parzialmente efficaci contro quella dell’anno prossimo. Ecco che si spera che questo nuovo sviluppo produca un “superanticorpo” in grado di distruggere tutti i virus influenzali. I ricercatori hanno studiato tutti i diversi anticorpi prelevati da vittime di diverse tipologie influenzali e hanno progettato un “prodotto polivalente” che possa eliminare tutti questi virus. Li hanno trasformati in immunoglobuline intere che stanno testando su piccoli animali; contano di ottenere il superanticorpo da sperimentare sull’uomo entro il 2011-2012. Speriamo solo che questa procedura funzioni, sia sicura e che la razza umana non debba più sperimentare una pandemia influenzale grave come quella del 1918 prima che il nuovo prodotto sia disponibile per tutti. Sia chiaro che stiamo parlando di una cura, non di una prevenzione. Non si tratta di un vaccino. Avere disponibile un prodotto antinfluenzale di questo genere, significherebbe non avere più paura di una pandemia globale.

Amantadina Nomi commerciali: Symmetrel, Endantadine, Gen-Amantadine L’amantadina (1-adamantilammina) è un inibitore M2. Ciò significa che inibisce la replicazione e la proliferazione virale bloccando un canale ionico M2. È un derivato dell’adamantano. Si trova sul mercato da molto più tempo del Tamiflu o del Relenza perché è stato approvato dall’FDA per il trattamento dell’influenza di tipo A nel 1976 e quindi è stato spesso impiegato per la cura di questa tipologia. Viene utilizzato anche per il morbo di Parkinson e sintomi simili quali rigidità e tremore. Si rivela tuttavia inefficace contro tutte le influenze, compresa quella stagionale, e pertanto il CDC non consiglia ai medici di prescriverlo per questa patologia. Se assumete l’amantadina, NON dovreste farlo assieme a: Caffeina Pillole dimagranti Decongestionanti Qualsiasi altro farmaco che possa influire sul sistema nervoso centrale Molti altri farmaci su prescrizione e da banco possono interagire con l’amantadina e quindi parlatene con il vostro medico. Questa sostanza appare nella categoria C della FDA riguardante la gravidanza. Ciò significa che non è noto se possa danneggiare il feto e pertanto non assumetelo se siete incinte. L’amantadina a nel latte materno e poiché non sappiamo se possa danneggiare un lattante, è meglio non assumerla se allattate. I possibili effetti collaterali includono:

Difficoltà respiratoria Gola chiusa Gonfiore di labbra, lingua o viso Orticaria Insufficienza cardiaca congestizia (gonfiore delle estremità o piedi, difficoltà di respirazione, spossatezza) Grave rigidità o movimenti involontari di braccia o gambe Disorientamento Stordimento Stato di stordimento Sonnolenza Cefalea Insonnia Nausea o scarso appetito Secchezza delle fauci Stipsi Depressione Ansia Difficoltà di minzione Vista sfuocata Chiazze cutanee reticolari rosso porpora

Il rischio posto da vari tra questi effetti collaterali può essere aumentato assumendo amantadina assieme ad altri farmaci. L’amantadina può essere somministrata a bambini a partire da 1 anno di età. Il suo effetto è maggiore quanto prima viene somministrata dopo l’insorgenza dell'influenza o dopo l’esposizione. Continuare l’assunzione per 2 giorni dalla fine dell’influenza. L’amantadina è molto più a buon mercato del Tamiflu, ma ora è inutile contro l’influenza.

Rimantadina La rimantadina, come l’amantadina, è un inibitore della proteina M2. Entrambi i farmaci vengono ricavati dalla medesima sostanza chimica ed entrambi impediscono ai virus influenzali di tipo A di fuoriuscire dalle cellule infettate e quindi infettare tutti i polmoni. Il nome commerciale è Flumadine. Studi condotti su animali hanno dimostrato che la rimantadina è dannosa per il feto e potrebbe procurare difetti congeniti. Si trova nella categoria C della Food and Drug istration e ciò significa che ancora non è noto se possa o meno danneggiare un feto. Gli effetti collaterali includono: Difficoltà del sonno Difficoltà di concentrazione Vertigini Cefalea Nervosismo Debolezza Dolore di stomaco Nausea Vomito Inappetenza C’è tuttavia da sottolineare che meno del 3% dei pazienti influenzati ha fatto registrare effetti collaterali dopo l’assunzione della rimantadina. Tutte le influenze in circolazione oggi sono resistenti alla rimantadina e pertanto

il CDC non lo consiglia per il trattamento dell’influenza. Bibliografia “CDC Recommends against the Use of Amantadine and Rimantadine for the Treatment or Prophylaxis of Influenza in the United States during the 2005–06 Influenza Season”. CDC Health Alert. Centers for Disease Control and Prevention. 2006-01-14.

Ribavirina C’è un altro farmaco ampiamente utilizzato da oltre 20 anni per trattare l’influenza via aerosol. La ribavirina è un farmaco antivirale particolarmente efficace per l’inibizione della replica influenzale dei tipi A e B. Si tratta di un antimetabolita nucleosidico, ossia un inibitore nucleosidico che interferisce con la duplicazione del materiale genetico virale dei virus a RNA e a DNA. Tecnicamente, la ribavirina è un “profarmaco” che viene attivato da chinasi cellulari che la trasformano in nucleosidi 5’ trifosfati che possono interferire con la replica virale tramite metabolismo dell’RNA La ribavirina è disponibile in molte parti del mondo come antinfluenzale, ma non negli Stati Uniti dove la FDA l’ha approvata solo per trattare l’epatite C. I lettori dovranno verificare presso la propria farmacia o medico. Il dosaggio standard consiste nell’assunzione di 200 mg ogni 3-4 ore di veglia appena si avverte l’arrivo dell’influenza. L’influenza pandemica può darsi richieda un dosaggio maggiore, ma chi lo conosce? Nessuno. Naturalmente nessuno è in grado di dire quanto potrebbe essere efficace contro l’H5N1 o il nuovo pandemico H1N1. I nomi commerciali sono Tribavirin, Copegus, Rebetol, Ribavirina e Virazolo. La ribavirina è una sostanza chimica sintetizzata nel 1970 presso ICN Pharmaceuticals, Inc. dal chimico Dott. Joseph T. Witkowski. Attenzione: la ribavirina può causare una diminuzione dei globuli rossi (anemia), quindi non assumetela per più di due settimane senza sottoporvi a un prelievo ematico. La ribavirina non dovrebbe inoltre essere assunta da coloro che sono affetti da anemia, anemia falciforme, pancreatite, depressione, coronaropatie, nefropatie, donne che allattano o incinte. Se inoltre state assumendo altri farmaci prescritti, verificate con il vostro medico perché potrebbero esserci problemi di interazione.

Gli effetti collaterali della ribavirina comprendono: Dolore toracico Respirazione difficoltosa o faticosa Pallore Affanno Tensione toracica Respirazione difficoltosa con attività fisica Sanguinamento o ecchimosi insoliti Stanchezza o debolezza insolite Respiro sibilante Acidità di stomaco Rutti Scoraggiamento Vertigini Senso di tristezza o di vuoto Sensazione di freddo insolito Pirosi gastrica (bruciore di stomaco) Indigestione Irritabilità Cute pruriginosa Inappetenza

Perdita di interessi o distrazioni Mancanza o perdita di forza Brividi Stomaco disturbato, sottosopra o dolorante Difficoltà di concentrazione Sonno disturbato Alterazioni del gusto Tosse Pianto Spersonalizzazione Difficoltà di movimento Disforia Euforia Febbre Cefalea Dolore articolare Depressione Dolori o crampi muscolari Dolori o rigidità muscolare Nervosismo Dolore o dolorabilità attorno a occhi e zigomi

Paranoia Reazioni emotive pronte o eccessive Umore mutevole rapidamente Eruzioni cutanee Naso chiuso o che cola Gonfiore delle articolazioni Vomito Prurito, arrossamento od occhi gonfi Cute secca, irritata o pruriginosa Sudorazione Mestruazioni dolorose o irregolari Dolore muscolare oppure osseo Alopecia (caduta di capelli) Diarrea Stipsi Calo ponderale Secchezza delle fauci Difficoltà di concentrazione Smemoratezza Orticaria Gonfiore di viso, gola, lingua, labbra, occhi, mani, piedi, caviglie o arti inferiori

Raucedine Difficoltà di deglutizione o respiratoria Diarrea ematica Sangue rosso vivo nelle feci Feci nere catramose Sanguinamento o ecchimosi insoliti Alterazioni della vista Febbre, brividi e altri sintomi di infezione Pensieri di suicidio e autoferimento Peggioramento della psoriasi Ho inserito un capitolo su questo farmaco per amore della completezza. Forse vivete in un paese che consente ai medici di prescriverlo per trattare l’influenza. Seguite quindi il consiglio del vostro medico.

Sistema di difesa immunitaria in 7 mosse n. 6 Il sistema immunitario al contrattacco dei patogeni infettivi Al contrattacco contro i commando invasori con tutte le armi di cui dispone Sinora abbiamo discusso di attività a basso livello. I commando invasori non avevano annunciato il loro arrivo, erano sfuggiti silenziosamente dalle grinfie dei macrofagi e si erano impossessati degli avamposti militari periferici senza far rumore. Forse alcuni di quegli avamposti erano stati in grado di scambiarsi comunicazioni radio prima della fine. Ecco che vi svegliate sentendovi "un poco" giù. La gola brucia. Vi sentite un po’ indolenziti. Sentite che sta per succedere qualcosa, ma continuate le vostre attività quotidiane. Nell'isola dove abitate non è ancora suonato l’allarme, ma una volta che i commando si replicano, escono dagli avamposti militari catturati e iniziano a disperdersi e milioni di essi uccidono, si scatenano e depredano, insomma: siete ammalati. Le vostre unità difensive militari ora si rendono conto che non si trovano di fronte ad alcuni commando invasori oppure alla perdita di alcuni avamposti: state affrontando un esercito di nemici. Le vostre difese militari ora si accingono a lanciare un contrattacco su vasta scala. Ciò significa GUERRA! Vi mettete quindi immediatamente in posizione. Tutti sono eccitati e determinati a sopravvivere. La rabbia di essere invasi raggiunge il culmine. Le fabbriche sfornano carri armati anziché auto, fucili anziché decorazioni per il prato. Gli eventi sportivi e altre forme di divertimento sono annullati. Cibo, gas e farmaci sono razionati, il superfluo viene indirizzato allo sforzo bellico.

Vi sentite deboli. Avete la febbre. Siete doloranti. Tutto ciò che volete fare è sdraiarvi e dormire sino alla scomparsa della malattia. Sul fronte militare, le vostre forze armate iniziano a dirigere tutto l'arsenale di armi contro le forze invasori, scatenando un ciclone di citochine della serie “colpisci e terrorizza”. Questo contrattacco può essere così forte e potente da riportare alla memoria quanto affermò un generale americano durante la Guerra del Vietnam: “Siamo stati costretti a distruggere il villaggio per salvarlo”. Il vostro sistema immunitario può effettivamente uccidervi mentre tenta di salvarvi dall’influenza aviaria e altre malattie. Ciò che distrugge il vostro fegato è la sua risposta al virus dell'epatite, non l’altrimenti innocuo virus. Il virus del 1918 provocò una risposta simile. Ecco perché risultò così letale per uomini e donne tra i 20 e i 40 anni: morirono a seguito del contrattacco del proprio potente sistema immunitario. I ricercatori hanno scoperto di recente che il virus influenzale H5N1 scatena un livello di proteine infiammatorie 10 volte superiore a quello dell'influenza stagionale. Che ciò valga anche per il virus pandemico A(H1N1) non è ancora chiaro. Se vi prendete cura di un influenzato, state attenti ai segnali di una tempesta di citochine: febbre molto alta, infiammazione e difficoltà di respirazione. Naturalmente non è che si tratti solo di tenere a freno il vostro esercito che in questo modo consentirebbe l'invasione del nemico: SARÀ la stessa influenza pandemica a uccidervi se glielo permetterete. Dovete tenere bassa la febbre del paziente e fare in modo da uccidere il virus senza che il suo esercito lo uccida mentre tenta di salvarlo. In conclusione, dovete bilanciare la guerra contro l’H5N1 senza al contempo distruggervi i polmoni. Continuate l’assunzione di:

Vitamina C Aglio Echinacea Omega 3 Curcumina Cessate l’assunzione di: Betaglucano Lisina oppure estratto di foglie d’olivo Se voi o il vostro influenzato siete in grado di mangiare, l’alimento migliore è ancora il brodo di pollo (penicillina ebrea). Se vi trovate in mezzo a influenza aviaria pandemica, assicuratevi di cuocere MOLTO BENE il pollo, ma prima lavatelo con acqua ossigenata e indossate i guanti. Iniziate cuocendo un pollo intero con almeno sei spicchi di aglio pelati e tritati uniti a una radice di zenzero di misura media, pelata e affettata. Quando il pollo è ormai cotto, aggiungere almeno tre cipolle tritate, sei gambi di sedano, due o tre peperoni rossi o verdi, due o tre pomodori, tre o quattro peperoncini o peperoncini Jalapeno, un mazzolino di prezzemolo, sale marino, pepe nero e origano. Cuocere a fuoco lento sino a quando la carne si staccherà dalle ossa. Alcune ricette propongono anche patate o riso, ma ritengo che sia meglio limitare i carboidrati in favore di verdure altamente nutrienti. Ricordatevi che l’obiettivo non è servire un piatto per buongustai, ma offrire un piatto salutare; non vincerà alcun premio per la migliore ricetta, ma è buona. Una volta fui colpito da una tosse ostinata. Andai al ristorante dove ordinai una zuppa di brodo vegetale con pollo molto simile a quella descritta prima. In quel

momento non la ritenevo una medicina, ma dopo averla terminata mi sentii molto meglio: la tosse era sparita.

Corticosteroidi Il metodo classico di curare un’infiammazione quale quella riscontrata nelle vittime dell’influenza aviaria consiste nella somministrazione di corticosteroidi quali cortisolo, desametasone, metilprednisolone e prednisone. Sfortunatamente possono deprimere la funzionalità del sistema immunitario più di quanto si desideri e presentano pure altri effetti collaterali. Durante l’epidemia della SARS, molti pazienti in Cina furono trattati con steroidi. Gli ospedali aggiungevano steroidi alle infusioni da somministrare alle vittime della SARS. Questa operazione mirava a impedire il soffocamento provocato dai polmoni infiammati. Si ripresero dalla SARS, ma poi svilupparono necrosi avascolare, una patologia ossea debilitante e irreversibile. Questa situazione riguardò circa un terzo dei 2.500 malati di SARS di Pechino. Dobbiamo pertanto ricordare che il trattamento medico controbilancia i rischi; senza la somministrazione di steroidi, molte di quelle persone sarebbero morte per SARS. Va da sé che se l’infiammazione può essere tenuta sotto controllo senza gli steroidi, meglio sarà. Dovete prendere una decisione assieme al vostro medico; qualora ciò non sia possibile, non potrete giovarvi di questa opzione.

Perossido di idrogeno (acqua ossigenata) Questa arma da utilizzare nella guerra contro l’influenza pandemica presenta un contraltare: molti medici non la gradiscono per nulla. All’FDA non piace. Molti suoi sostenitori ritengono che dovrebbe essere somministrato ai pazienti solo in forma endovenosa (solo se possibile, ma non durante una pandemia estrema), ma non per bocca. Altri esperti ritengono che invece quest’ultima modalità sia sicura. Se lo si assume per bocca per un lungo periodo di tempo, potrebbe danneggiare la mucosa gastrica. Nei topi, l’uso prolungato ha causato tumori dello stomaco per via del danno procurato alla relativa mucosa. La conclusione è che NON si dovrebbe assumere questa sostanza per lungo tempo! Vediamo tuttavia di approfondire la questione. Un uso prolungato POTREBBE rivelarsi pericoloso, anche se NON è stato dimostrato sull’uomo ma solo sui topi; tuttavia, se l’uso fosse NEL BREVE PERIODO, potrebbe contribuire a proteggere da una malattia a causa della quale c’è il 60% di probabilità di morire nel giro di alcuni giorni: in questo caso non pensate che valga la pena di assumere una determinata sostanza? Se si è destinati a morire di influenza suina o aviaria, di certo non ci si può preoccupare dei problemi procurati dall’uso prolungato alla mucosa gastrica! Una volta scampati all’influenza, cesserete l’assunzione di questa sostanza e qualsiasi danno arrecato alla mucosa gastrica sarà risolto. Nessun rischio a lungo termine senza un uso prolungato Ciò di cui sto parlando è a buon mercato e più che disponibile. L’ho visto in vendita in negozi di un paese in via di sviluppo. Non so se sia venduto in qualsiasi negozio del mondo, ma ho ragione di credere che sia universalmente disponibile come qualsiasi altro prodotto. Sta naturalmente a voi controllarne la presenza dove abitate e pertanto penso che sia mio dovere parlarne.

Naturalmente non vi dico di dipendere da esso, ma se è tutto ciò che riuscite a trovare o che vi potete permettere e voi o un familiare si ammala di influenza pandemica, usatelo! Sì, sto parlando del perossido di azoto, H2O2, l’acqua ossigenata, ovvero quel prodotto che si può acquistare in qualsiasi negozio o supermercato degli Stati Uniti a meno di un dollaro per circa mezzo litro. Si tratta di una soluzione al 3%. L’uso del perossido di azoto risale al 1914. Nel 1919 il Dott. J.S. Haldane studiò lo scioglimento dell’ossigeno nel sangue e ritenne che fosse un buon modo di combattere le infezioni (ricordatevi che stiamo parlando di parecchio tempo prima che fossero scoperti gli antibiotici). Questa è l’azione dell’H2O2, ossia apportare una maggiore quantità di ossigeno nel sangue e contribuire al debellamento di infezioni, virus influenzale compreso. Il perossido di idrogeno reagisce con la catalasi nel plasma sanguigno e nei globuli bianchi. Stimola la produzione di interferone da parte delle cellule killer. La vostra prima di difesa contro tutte le infezioni, i granulociti, produce H2O2 per distruggere gli organismi invasori. L’assunzione di perossido di idrogeno aiuta il sistema immunitario a fare ciò che farebbe comunque per distruggere le infezioni. I medici hanno somministrato perossido di idrogeno per endovena per attenuare lo stato influenzale. Ci sono oltre 6.000 articoli sull’H2O2 pubblicati in letteratura medica a partire dal 1920 e pertanto dovrebbe funzionare bene anche contro i virus H5N1 o pandemico A(H1N1), quindi se riusciste a trovare un medico d’accordo, fatelo, ma non fatevi troppo affidamento. Negli Stati Uniti, la FDA non è d’accordo con l’impiego di flebo con perossido di idrogeno perché ritiene che questa metodologia potrebbe causare un embolo fatale nel sangue. Se vi ammalate di influenza pandemica, non vale proprio la pena di pensare alla leggera possibilità che una flebo di H2O2 possa causare un embolo. Cosa conta questa rara possibilità nei confronti di una percentuale di mortalità per influenza aviaria del 60%?

Va da sé che nei casi di pandemie estreme non si porrà la questione di sottoporsi a una flebo di H2O2. L’unico modo di introdurre perossido di azoto nell’organismo sarà quello di berlo. Potete acquistare prodotti online e nei negozi di alimenti naturali che promettono di arricchire la quantità di ossigeno nell’organismo e pertanto di rinforzare il sistema immunitario. Sono prodotti a base di perossido di cloro e contengono O2 al 47%; il costo di 1 flacone da 30 ml è di circa 20 dollari: fate un confronto con quello del perossido di idrogeno che contiene O2 al 95% e costa solo 1 dollaro per ca. mezzo litro. Allora, qualora scoppiasse una pandemia influenzale estrema e cominciaste a sentirvi poco bene, prendete 10 gocce di perossido di idrogeno sciolte in un bicchiere pieno d’acqua per tre volte al giorno e SOLO a stomaco vuoto. Se nello stomaco vi fosse del cibo, il perossido di idrogeno reagirebbe con esso invece di disperdersi nel circolo ematico. L’H2O2 reagisce a contatto con il metallo, quindi NON mettetelo in un boccale di questo tipo. NON agitatelo con un cucchiaio di metallo, usate solo vetro o plastica. Quando vi sarete ristabiliti, cessate l’assunzione. Nessun rischio a lungo termine senza un uso prolungato. Attenzione: il sapore è orribile! Bisogna tuttavia riconoscere che il perossido di idrogeno è molto più disponibile e a buon mercato degli integratori nutrizionali. Bibliografia Hydrogen Peroxide: Medical Miracle by William Campbell Douglass, M.D.

Ventilatori Come ricorderete, uno degli aspetti più letali dell’influenza aviaria è che scatena una tale tempesta di citochine che i polmoni si riempiono di un liquido sanguigno che rende difficoltosa la respirazione. Vi è inoltre un alto rischio di contrarre la polmonite dopo l’infezione virale. Si tratta di un rischio dato da tutti i tipi di influenza. Nel 1918 parecchie vittime morirono per queste due cause. La procedura medica normale per sostenere la respirazione di questi soggetti è affidata ai ventilatori. Nel 1918 non esistevano. Oggi come oggi, il loro numero negli Stati Uniti è di 105 mila. Circa tre su quattro sono impiegati di routine ogni giorno. quindi ciò significa che per i pazienti con influenza pandemica ne restano 25-30 mila a disposizione. Se si verificasse una pandemia come quella del 1918 e un americano su quattro si ammalasse di influenza aviaria, si tratterebbe di circa 75 milioni di persone. Pare proprio che il numero di ventilatori sia decisamente scarso. Non sono a conoscenza delle cifre riguardanti gli altri paesi. Ritengo che i paesi sviluppati dispongano di un numero sufficiente di ventilatori per affrontare situazioni normali, ma non per una pandemia influenzale grave. I paesi in via di sviluppo probabilmente possono contare su pochi ventilatori. Se si arrivasse a quello stadio dell’influenza, non contate sul ventilatore salvo che non siate una delle primissime vittime e possiate essere sottoposti al trattamento da un milione di dollari.

Argento colloidale - Avvertenze L’argento colloidale è una presunta arma di cui spesso sentirete parlare nella guerra contro le infezioni. Preferirei ignorarne l’esistenza, ma non sarebbe responsabile da parte mia visto che alcuni siti Internet DICONO di utilizzarlo. Sarei tuttavia sconsiderato se non dicessi come stanno le cose. L’argento colloidale è presente in particelle submicroscopiche d’argento su una base colloidale. L’argento uccide batteri e virus. Pertanto, molti sostengono che ingerendo argento si otterrebbe protezione o trattamento delle infezioni debellando i microbi che causa la malattia. L’argento colloidale è in vendita nei negozi di alimenti naturali, su Internet e reti di società di marketing. Alcune società vendono persino un dispositivo con quale eseguire personalmente il preparato! La FDA ha condotto studi di laboratorio su alcuni di questi prodotti, riscontrando che la quantità d'argento realmente presente nei flaconi variava dal 15,2% al 124% di quanto indicato in etichetta. Funziona? Questa è una buona domanda. L’argento UCCIDE i microbi: viene impiegato nei filtri per l’acqua ed esercita azione inibente sui germi nei piatti di Petri. Per eliminare i batteri dagli occhi dei neonati si instillano gocce di nitrato d’argento. Una forma d’argento viene utilizzata su pazienti con gravi ustioni contro le infezioni del tessuto danneggiato. Nel corso di studi in vitro si è riscontrato che l’argento colloidale uccide i microbi; ciò tuttavia non significa che la presenza di minuscole particelle d’argento nel sangue o nei tessuti sia in grado di uccidere i batteri o virus invasori. L’influenza penetra nell’organismo attraverso bocca, naso e occhi. Infetta la mucosa polmonare. Bisognerebbe che queste zone fossero piene d’argento e ciò non sembra possibile semplicemente ingerendo dell’argento colloidale. In almeno un sito Internet sostenitore dell’argento colloidale ho letto che, per

uccidere l’infezione, l’argento dovrebbe arrivare nella zona interessata in concentrazione sufficientemente alta e, data la nostra complessità biologica, ciò sarebbe difficile. La maggior parte degli studi scientifici sull’argento risale a prima della scoperta degli antibiotici. Un riferimento a favore dell’argento colloidale cui spesso si fa ricorso è il libro del Dott. Robert Becker, THE BODY ELECTRIC, ma egli stesso afferma di non essere sostenitore dell’argento colloidale. Prima dell’avvento degli antibiotici, i medici instillavano nel naso dei pazienti infetti delle gocce contenenti argento. Se questa fosse stata un’azione meravigliosamente risolutrice, perché mai Sir Alexander Fleming si sarebbe impegnato nella scoperta della penicillina? Perché la comunità medica ò dalle gocce nasali contenenti argento agli antibiotici? Quali sono i rischi? Diventare grigi. No, non sto scherzando. Il rischio si chiama argiria. Accade che particelle d’argento si insedino nelle cellule delle ghiandole sudoripare e la pelle diventi grigia. Si tratta di uno stato permanente che non può essere mascherato dal trucco. A quanto si dice, questa situazione era comune quando i medici erano soliti prescrivere gocce nasali per combattere le infezioni, ma allora perché non vediamo tante persone dalla pelle grigia? Bella domanda! Dopotutto, l’argento colloidale è liberamente disponibile e ampiamente consumato. Io stesso ricordo di averne utilizzato almeno un flacone, ma non sono diventato grigio. Ovviamente la maggior parte dei consumatori non diventa grigia, altrimenti sarebbero molti quelli grigi in giro. La cosa non è tuttavia da prendersi alla leggera. Ci SONO vittime dell’argiria che sono diventate grigie. A Rosemary Jacobs furono somministrate gocce nasali per combattere allergie quando era adolescente e oggi è ancora grigia. Potrete vedere la sua foto nel suo sito web. Ha affermato che questo preparato non l’ha aiutata a prevenire le

malattie e infatti è stata colpita da carcinoma mammario all’età di 42 anni. L’altra “vittima” conosciuta è Stan Jones, ex-candidato del Partito libertario del Montana al Senato degli Stati Uniti. La letteratura medica riporta altre 300 persone colpite da questa patologia e molte rifiutano di farsi ritrarre. Naturalmente, non tutti coloro che consumano un flacone di argento colloidale diventano grigi, ma nessuno sa quale sia la dose necessaria. Non ci sono prove definitive circa il suo funzionamento. Sussiste il rischio a lungo termine di contrarre l’argiria. Ci sono molti altri potenziatori del sistema immunitario, dunque perché sprecare denaro per qualcosa che probabilmente non funzionerà e che potrebbe farvi diventare grigia la pelle? Bibliografia Fung MC, Bowen DL: Silver Products for Medicinal Indications: Risk - Benefit Assessment Clinical Toxicology, 34(l), 119-126(1996). Fung MC, Weintraub M, Bowen DL: Colloidal silver proteins marketed as health supplements (letter) JAMA 1995 Oct 18:274(15):1196-7. Goodman LS, Gilman A: The Pharmacological Basis of Therapeutics. 5th edition New York: MacMillan, 1975:930-931, 999-1000. Gulbranson SH and others. Argyria following the use of dietary supplements containing colloidal silver protein. Cutis 66:373-374, 2000. Hori K and others. Believe it or not—Silver still poisons! Veterinary and Human Toxicology 44(5):291-292, 2002. Blue Is the color of my candidate’s skin. Associated Press, Oct 2, 2002 Cohen LE and others. Effects of Internet quackery: Argyria in the silver state. Federal Practitioner 21(4):9-17, 2004.

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Trattamenti con farmaci da banco Gli antinfiammatori non steroidei (FANS) + gli inibitori della Cox-2 (Vioxx, Celebrex) sono indicati per febbre, infiammazione e difficoltà respiratorie. In questa categoria farmaceutica rientrano aspirina, Aleve, Ibuprofen, Advil, Act-3, Motrin, Nuprin e altri farmaci da banco. Gli inibitori della Cox-2 comprendono Vioxx, Celebrex e altri farmaci venduti attenuare i dolori causati dall’artrite. Inserisco questo capitolo per lo stesso motivo per il quale l’ho fatto con il perossido d’idrogeno. I FANS sono: 1. Poco costosi 2. Largamente disponibili nelle farmacie di tutto il mondo 3. Sono associati a rischi a lungo termine 4. Il rischio a breve termine di morire a causa dell’influenza pandemica è così superiore a quello a lungo termine dato dall’assunzione dei FANS che sarebbe sciocco non prenderli in considerazione. Gli antinfiammatori per l’artrite come il Vioxx (ora ritirato negli Stati Uniti) dovrebbero necessitare di una prescrizione, ma sono certo che già saranno presenti negli armadietti dei medicinali soprattutto dei pazienti più anziani affetti da questa malattia. L’assunzione di questi farmaci va fatta quando il paziente con l’influenza pandemica ha febbre alta/infiammazione/difficoltà di respirazione. A dire il vero, preferirei che utilizzaste aglio, vitamina C, olio di pesce di grado farmaceutico e curcumina, tutti appartenenti ai Magnifici 7. Mi rendo tuttavia conto che non tutti voi potrete avere facile accesso a questi prodotti, oppure che non possiate permetterveli, oppure che abbiate consumato la vostra scorta per qualcun altro, oppure che, per qualsiasi altro motivo, non ne

abbiate disponibilità. Solitamente i FANS agiscono inibendo gli enzimi che ricavano gli eicosanoidi proinfiammatori dall’acido arachidonico. In particolari, essi inibiscono il percorso della COX riducendo le prostaglandine e i trombossani causa di infiammazione. Sono come bombe mute che spesso colpiscono le vostre truppe ed ecco perché un loro impiego a lungo termine non è consigliabile. Non solo, essi non inibiscono il percorso del LOX (ossigeno liquido). Se l’acido arachidonico non può farsi strada nella prostaglandina tramite il percorso della COX, agirà sugli enzimi del LOX per produrre i leucotrieni che pure sono eicosanoidi proinfiammatori. La soluzione consiste nel ridurre l’acido arachidonico mediante la dieta a zona e assumendo alte dosi di olio di pesce di grado farmaceutico ed ecco perché quest’ultimo rientra tra i Magnifici 7. Sfortunatamente mi rendo conto, ancora una volta, che non tutti seguiranno la dieta a zona e che non tutti potranno fare grandi scorte di olio di pesce di grado farmaceutico. Pertanto, qualora voi o un altro paziente affetto da influenza aviaria o suina aveste febbre alta/infiammazione/difficoltà respiratorie e non aveste accesso ad assistenza medica professionale, è il momento di assumere i FANS o gli inibitori della Cox-2. Nuovamente questi farmaci fanno sorgere problemi con l’assunzione a lungo termine anche se si tratta di farmaci da banco. Circa il 25% di chi li assume manifesta effetti collaterali quali danno alla mucosa gastrica, fegato e reni, ulcere e patologie gastrointestinali comprese. Tuttavia, se contribuissero a salvarvi la vita da influenza suina o aviaria, assumeteli nel breve periodo. Essi rientrano nel trattamento medico standard previsto per le infiammazioni. Devo peraltro dire che se vi troverete in questa fase pericolosa e critica dell’influenza aviaria, quel trattamento medico professionale sarà il migliore, se disponibile.

Riconosco inoltre che durante una pandemia esso non sarà disponibile per la maggior parte delle persone. Se ci si trova nella fase di febbre alta/infiammazione/difficoltà di respirazione, assumete i FANS all'occorrenza per attenuare febbre e infiammazione, sempre che non sia disponibile un’alternativa migliore. Una volta che il pericolo è ato, cessare l’assunzione. ATTENZIONE! NON dare l’aspirina ai bambini perché può causare una rara malattia conosciuta con il nome di sindrome di Reye che può essere fatale. Date loro solo acetaminofene e ibuprofene. Quest’ultimo sembra essere la soluzione migliore per le infiammazioni e quindi si tratta della priorità da dare. Bibliografia R Tamblyn, L Berkson, WD Dauphinee et al. Unnecessary prescribing of NSAIDs and the management of NSAID-related gastropathy in medical practice. Annals of Internal Medicine 1997 127: 429-38. AL Blower, A Brooks, CG Fenn et al. Emergency issions for upper gastrointestinal disease and their relation to NSAID use. Aliment Pharmacol Ther 1997 11:283-91. CJ Hawkey, DJ Cullen, DC Greenwood et al. Prescribing of nonsteroidal antiinflammatory drugs in general practice: determinants and consequences. Aliment Pharmacol Ther 1997 11: 293-8. TM MacDonald, SV Morant, GC Robinson et al. Association of upper gastrointestinal toxicity of non-steroidal anti-inflammatory drugs with continued exposure: cohort study. British Medical Journal 1997 315: 1333-7. Koch M, Dezi A, Ferrario F, Capurso L. Prevention of nonsteroidal antiinflammatory drug-induced gastrointestinal mucosal injury. Archives of Internal Medicine 1996 156: 2321-32. D Henry, A Dobson, C Turner. Variability in the risk of major gastrointestinal complications from nonaspirin nonsteroidal anti-inflammatory drugs. Gastroenterology 1993 105: 1078-88.

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Sistema di difesa immunitaria in 7 mosse n. 7 Protezione da polmonite e altre infezioni secondarie Come sconfiggere invasioni di altri nemici mentre si è occupati a sconfiggere il primo di essi Le infezioni secondarie si avvantaggiano del vostro sistema immunitario indebolito. Sapendo che il vostro esercito è decimato, i nemici lanciano l’offensiva. Potrebbero uccidervi anche se vincete la guerra contro gli invasori originari. Poiché il virus influenzale distrugge le cellule epiteliali ciliate che spazzano via polveri e germi dalle vie respiratorie, quella parte del sistema immunitario non vi protegge più da altri invasori a carico di quelle vie. Questa situazione vi lascia esposti alla polmonite e ad altre infezioni batteriche. Nel 1918, una percentuale di decessi compresa tra il 20 e il 40% fu causata da infezioni batteriche opportunistiche, specialmente polmonite. Gli esperti ritengono che lo scotto pagato per le epidemie influenzali del 1957 e 1968 sia stato di parecchio inferiore a quello del 1918 perché alle vittime furono somministrati gli antibiotici che uccisero la polmonite batterica. Molti soggetti colpiti da influenza pandemica saranno trattati con antibiotici, ma ciò pone una questione molto superiore alle finalità di questo libro della quale peraltro dovreste essere consapevoli: molte infezioni batteriche oggi sono resistenti agli antibiotici. Ciò significa che se vi ammalate di influenza pandemica potreste anche non morire a causa di quel virus, ma di un’infezione opportunistica. Questa situazione vale anche se sarete fortunati a ottenere un’ottima assistenza medica in ospedale perché un’altra infezione potrebbe uccidervi prima che gli antibiotici possano agire. Naturalmente la maggior parte delle persone al mondo non potrà avere accesso in ogni caso agli antibiotici, quindi purtroppo il problema non si porrà per milioni di loro.

In ogni caso, dovete sapere che dovete proteggervi non solo dall’influenza, ma dalla polmonite o da qualsiasi altra successiva infezione batterica.

Antibiotici L’ovvio trattamento contro le infezioni batteriche secondarie quali la polmonite è costituito dagli antibiotici, sempre che possiate entrarne in possesso. In occasione di una grave pandemia influenzale voi sarete uno su mille, centinaia di migliaia o milioni di persone nel vostro paese in fila per acquistarli, salvo che i batteri che vi infettano non siano già antibiotico-resistenti. Nei primi anni ’40, solo pochi anni dopo il primo impiego commerciale della penicillina, il suo scopritore, Sir Alexander Fleming, mise in guardia contro il suo uso eccessivo. Le sue parole furono ignorate. I primi batteri resistenti alla penicillina furono scoperti nel 1946. La tetraciclina fu introdotta nel 1948 e la resistenza a questa sostanza fu scoperta entro il 1953. Il settore medico divenne tuttavia così dipendente dagli antibiotici introdotti negli anni ’40 e ’50 che dal 1965 al 1999 la FDA non approvò alcuna classe di antibiotici, fatta eccezione per il linezolid, nome commerciale Zyvox. Nel giro tuttavia di 2 anni alcuni batteri manifestarono resistenza anche a questo farmaco. Di base, ciò che accade è questo: quando si usano gli antibiotici, si uccide la maggior parte dei batteri, ma mai tutti. Alcuni sopravvivono sempre perché presentano una bizzarra mutazione genetica che consente loro di sfuggire all’eliminazione. Poiché tutti i batteri vulnerabili sono stati debellati, quelli resistenti ora sono in grado di moltiplicarsi e diventare la maggioranza. Alcuni dei fattori che favoriscono questa situazione sono i seguenti: i medici prescrivono troppi antibiotici, in parte per evitare la seccatura di attendere i risultati dei test e verificare se la malattia sia stata causata da batteri o virus e in parte perché sono i pazienti a chiederli. Nel settore della carne si aggiungono antibiotici al mangime di TUTTO il bestiame, polli e suini per evitare che si ammalino. Molti pazienti cessano l’assunzione di antibiotici quando iniziano a sentirsi meglio, anche se non hanno portato a termine la prescrizione. In questo modo

non uccidono tutti i batteri presenti e quelli che sopravvivono sono i più resistenti all’antibiotico. In alcuni paesi gli antibiotici sono disponibili senza ricetta. Gli ospedali sono gli ambienti peggiori perché al loro interno circolano molte persone infette e perché impiegano così tanti germicidi che i germi rimasti sono altamente resistenti. Secondo i dati del Centro di controllo delle malattie, circa il 5% di coloro che entrano in ospedale viene colpito da un’infezione NUOVA durante la permanenza. Negli Stati Uniti, muoiono circa 20 mila persone l’anno a causa di infezione contratte in ospedale. In Gran Bretagna la cifra si aggira attorno alle 15 mila persone l’anno. Circa il 25% di tutti questi casi è causato dallo stafilococco aureo farmacoresistente. Alcuni anni fa, un noto annunciatore sportivo di football dei Rams di St Louis morì per un’infezione da stafilococco nonostante fosse stato ricoverato nel migliore ospedale del luogo (spesso indicato come la quarta migliore struttura sanitaria degli Stati Uniti). Salvo che non riusciate a ottenere il trattamento medico moderno contro l’influenza pandemica, compresi gli antibiotici ancora efficaci contro altri batteri in grado di infettarvi, il vostro sistema immunitario dovrà combattere da solo. Ecco perché sottolineo che non si deve dipendere da bacchette magiche, ma che dovete rafforzare il sistema immunitario assumendo quanti più integratori possibile.

Soluzione satura di ioduro di potassio - SSKI Attenzione: impiego solo a breve termine La SSKI è una soluzione di ioduro di potassio che inibisce o uccide batteri, virus e funghi. Ho letto che un medico in Africa ha utilizzato la SSKI per disinfettare l’acqua potabile sporca e non si è mai ammalato. Sembra che negli Stati Uniti questa soluzione necessiti di prescrizione e il suo nome commerciale qui è Pima. In Canada si chiama Thyro-Block. Viene utilizzata per calmare la tosse e, poiché si tratta di potassio, risulterebbe utile da assumere in caso di eventuale esposizione a radiazioni. Potreste acquistare la SSKI via Internet senza ricetta, oppure procurarvi quest’ultima, oppure potreste recarvi da un medico per una prescrizione, specialmente se avete la tosse. Magari vivete in un paese dove si può acquistare senza ricetta e quindi controllate presso la vostra farmacia. NON dovreste tuttavia assumere questa soluzione per lungo tempo perché potrebbe interferire con il funzionamento della tiroide.

Guida di Come sconfiggere l’influenza Elenco rapido I. Combattenti l’infezione da utilizzare sempre giornalmente (ossia per tutta la vita) e specialmente tutti i giorni durante una pandemia influenzale, sia che siate esposti o meno. 1. Vitamina C 2. Aglio 3. Betaglucano 4. Suma 5. Alchilgliceroli o AKG 6. ALA - R-Acido alfa lipoico 7. Agarico 8. AHCC 9. Estratto di cumino nero 10. Olio di cocco 11. Scutellaria 12. NAC (N-acetilcisteina) 13. Resveratrolo 14. L-Teanina 15. Estratto del fungo Maitake 16. Pau d’Arco

17. Vitamina D 18. Caroteni e vitamina A 19. Selenio 20. Acido folico 21. Probiotici 22. Zinco 23. Aloe vera 24. Ciliegia nera 25. Astaxantina 26. Dieta a zona 27. Olio di pesce di grado farmaceutic II. Combattenti l’infezione da utilizzare il primo giorno o due dei sintomi influenzali 1. Betaglucano 2. Vitamina C 3. Aglio 4. Estratto di foglie d’olivo 5. Curcumina 6. Lisina 7. Soluzione reidratante orale 8. Echinacea

9. Olio di pesce di grado farmaceutico 10. Perossido di idrogeno 11. Tamiflu 12. Relenza 13. Agarico 14. AHCC 15. ALA - R-Acido alfa lipoico 16. Cumino nero 17. Estratto del fungo Maitake 18. Pau d’Arco 19. Olio di cocco 20. Radice dell’Osha 21. Tecnica di manipolazione osteopatica mediante pompa toracico-linfatica 22. DHEA 23. SSKI - Ioduro di potassio 24. NAC (N-acetilcisteina) 24. Resveratrolo 25. L-Teanina III. Combattenti l’infezione da utilizzare in caso di influenza pandemica conclamata (cioè se avete febbre, infiammazione o difficoltà di respirazione). NON prendete nulla che non sia in questo elenco perché potrebbe aggravare l’infiammazione e peggiorare la malattia. Ecco perché ho redatto questo elenco

separato da quello sopra! 1. Aglio 2. Vitamina C 3. Dieta a zona 4. Curcumina 5. Olio di pesce di grado farmaceutico 6. Olio di cocco 7. Tecnica di manipolazione osteopatica mediante pompa toracico-linfatica 8. ALA - R-Acido alfa lipoico 9. DHEA 10. NAC (N-acetilcisteina) 11. Resveratrolo 12. Antibiotici prescritti per infezioni secondarie 13. Pau d’Arco 14. Antinfiammatori non steroidei (FANS) 15. Perossido di idrogeno 16. Soluzione reidratante orale IV. Da NON impiegare ASSOLUTAMENTE (si tratta essenzialmente di sprecare denaro e si potrebbe andare incontro a pericoli). 1. Argento colloidale

2. Oscillococcinum 3. Estratto tiroideo 4. L-Ornitina (va bene per il body building, non per combattere l’influenza)

Le risposte dei governi all’influenza pandemica Nell’agosto 2005, una tempesta elettrica fece saltare la corrente a migliaia di case nell’area di St Louis (la mia rimase senza per 3 giorni). Alla fine di quel mese, l’uragano Katrina devastò la Costa del Golfo statunitense e inondò la città di New Orleans. Un ospite di una trasmissione radiofonica locale del mattino disse qualcosa a proposito di questi due eventi che ritenni molto sagace: “Signori, dobbiamo arrangiarci. Ero solito deridere i survivalisti, ma sono abbastanza cresciuto da ammettere quando sbaglio e in effetti sbagliavo. Dovremmo tutti prepararci per affrontare eventuali disastri. Non sappiamo quando si verificheranno e quando ciò accadrà, non potremo contare sull’immediato aiuto governativo”. I lettori che vivono nei paesi in via di sviluppo potrebbero chiedersi il motivo di un’affermazione di questo genere. I lettori che vivono in paesi industrializzati quali Stati Uniti, Canada ed Europa occidentale sanno che dipendiamo dai governi per quanto riguarda la protezione, ma che non possiamo sempre contarci. D’accordo, i governi dovrebbero prender provvedimenti su vasta scala a questo scopo, ma quando arrivano i disastri, possiamo contare su noi stessi. Potreste dire (come fanno molti negli Stati Uniti a seguito di quanto accaduto per Katrina) che le cose non dovrebbero andare così, ma siccome non vivo in un mondo come “dovrebbe essere” e tantomeno voi, dobbiamo vivere in un mondo quale realmente É. Siamo realisti: nessun governo è in grado di farsi trovare preparato per OGNI singolo disastro che possa accadere. Nessun governo è in grado di aiutarvi nel preciso momento in cui si verifica una calamità, sia che si tratti di uragano o tifone, tsunami, eruzione vulcanica, inondazione, terremoto, pandemia influenza o altro evento naturale o causato dall’uomo. Sta a voi proteggere voi stessi e la vostra famiglia e ovviamente questo è il motivo per il quale state leggendo questo libro.

Altre possibili armi a favore del sistema immunitario Come ho scritto in precedenza, ci sono MOLTI modi meravigliosi di potenziare il sistema immunitario. Più mi addentravo nelle ricerche, più andavo scoprendone. Devo ancora una volta suggerirvi di concentrarvi sui Magnifici 7, ma potrete servirvi anche di altri. Non ho idea di cosa sia disponibile o abbordabile per ciascun lettore. Alcune di queste “armi” necessitano tuttavia di un’avvertenza perché sono sicuro che farete altre ricerche, trovando molti suggerimenti circa vari modi di rafforzare il sistema immunitario. Alcuni di essi sono ottimi. Altri sono buoni per la salute e il sistema immunitario in generale, ma non potete dipendere da essi per proteggervi da una malattia così potente come l’influenza pandemica. Alcuni sono utili per proteggervi dall’influenza aviaria ai suoi esordi, ma se li utilizzate quando i polmoni sono infiammati a causa di una tempesta di citochine, potreste aumentare il pericolo. Alcuni sono.... beh, per essere gentile dirò che non riesco proprio a comprendere perché qualcuno li consigli come antinfluenzali. Altri sono proprio impensabili.

Vitamina D La vitamina D (ergocalciferolo) dovrebbe per la verità essere un membro di riserva dei Magnifici 7. È potente e a buon mercato. Andate fuori ed esponete parte della pelle al sole per un poco. Sarà un’ottima cosa soprattutto per coloro che vivono nelle zone tropicali. Se vivete in regioni temperate dell’emisfero settentrionale, da novembre ad aprile il sole avrà meno potenza mentre nell’emisfero meridionale ciò accadrà da maggio a ottobre, ovvero quando la luce solare è troppo debole per elaborare la vitamina D. La vitamina D è una delle vitamine più importanti, ma spesso è sottovalutata: poiché viene aggiunta al latte e la riceviamo tramite luce solare, si pensa di averne a sufficienza. Essa è tuttavia estremamente importante per il nostro sistema immunitario. La maggior parte delle cellule del sistema immunitario esprime un recettore della vitamina D; ciò include cellule T e cellule presentanti l'antigene, cellule dendritiche e macrofagi. La nostra risposta immunitaria alle infezioni aumenta e al contempo consente di prevenire malattie autoimmuni. È necessaria per un sano funzionamento della tiroide e delle ghiandole pituitarie che regolano il nostro sistema immunitario. Regola l’espressione genetica di vari peptidi antimicrobici endogeni (AMP) che esercitano un’attività microbicida ad ampio spettro contro batteri, funghi e virus. Alcuni studi hanno persino collegato bassi livelli di vitamina D a una maggiore vulnerabilità nei confronti dell’influenza. Fonti naturali di questa vitamina sono olio di fegato di merluzzo, fegato e tuorli d'uovo, ma la fonte principale è rappresentata dalla luce solare sulla pelle, quella stessa luce che ci viene detto essere nociva. Ne abbiamo bisogno e quanta resta un dibattito aperto. Più si vive lontano dall’equatore, maggiore è la necessità di luce solare perché è più debole; più si vive vicino al livello del mare, maggiore è questa esigenza.

Se vivete nell’emisfero settentrionale, da novembre ad aprile la necessità aumenta perché in questo periodo la luce è più debole. Se vivete nell’emisfero meridionale, i mesi da maggio a ottobre sono quelli in cui c’è maggiore necessità di assumere integratori di questa vitamina. Se fate attenzione, noterete che i periodi in cui siamo meno sottoposti alla luce solare sono quelli che corrispondono alla stagione influenzale di ogni emisfero. Purtuttavia, anche se riceviamo parecchia vitamina D dalla luce solare, ovviamente non significa che non saremo colpiti dall’influenza: la maggior parte dei casi di influenza aviaria si è verificata nei paesi tropicali dove la luce solare abbonda. Ciò può però spiegare perché l’influenza aviaria nei tropici non abbia contagiato un maggior numero di persone, considerando il gran numero di persone che in quei luoghi è stata a contatto con polli infetti. Si tratta in ogni caso di impiegare il buonsenso e di non danneggiarsi la pelle con scottature solari. L’integrazione migliore di vitamina D probabilmente è l’olio di fegato di merluzzo, pur se il sapore è terribile, altrimenti ricorrete a un multivitaminico di ottima qualità. Non assumetene più di 1000 unità giornaliere sul lungo termine perché ciò potrebbe causare ipertensione, indurimento delle arterie, deterioramento osseo e danni renali. Come sempre, utilizzate il buonsenso. Se prendete l’influenza, potete tuttavia arrivare a 2000 unità nel breve termine e ciò contribuirà al vostro ristabilimento. Una volta ristabiliti, tuttavia, ritornate a non più di 1000 unità al giorno; non prendete integratori di vitamina D se assumete antiacidi o diuretici per l’ipertensione come l’HCTZ (idroclorotiazide). Bibliografia Abu-Amer Y, Bar-Shavit Z. Regulation of TNF-alpha release from bone marrowderived macrophages by vitamin D [published erratum appears in J Cell

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Olio di origano Il componente principale dell’olio di origano selvatico di montagna (Origanum vulgare) è il carvacrolo. L’olio contiene inoltre fenoli isomerici e timolo, per un totale di 50 componenti che contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario. L’olio di origano contiene anche antiossidanti quali acido labiatico e p-idrossiidrocaffeico, oltre ai terpeni che gli conferiscono proprietà antinfiammatorie. È inoltre ricco di minerali quali calcio, potassio, zinco, ferro, manganese, magnesio, rame, boro e altri, vitamine A e C e niacina. L’origano è originario dell’area mediterranea e il suo nome greco significa gioia della montagna. Da migliaia di anni viene utilizzato come conservante alimentare. Da secoli l’olio di origano viene impiegato per trattare infezioni batteriche, funghi e parassiti. In occasione di test in vitro eseguiti per raffrontare gli oli essenziali, solo quelli di aglio o di erba limone si sono dimostrati più potenti contro microbi o funghi. Dimostra di essere anche un efficace inibitore della Cox-2 e pertanto è idoneo per diminuire l’infiammazione e il dolore. Durante le mie ricerche sull’olio essenziale di origano, mi sono imbattuto in dichiarazioni secondo le quali esso risultava essere efficace contro i virus, sebbene gli unici studi a sostegno di ciò, per quanto a mia conoscenza, fossero stati eseguiti dalle società che li commercializzavano. L’olio di origano può essere efficace contro infezioni virali, ma il suo uso tradizionale e studi scientifici dimostrano la notevolissima efficacia contro batteri, funghi e parassiti; vi sono prove aneddotiche in base alle quali risulta essere valido contro raffreddore, influenza e altre malattie respiratorie. Avvertenze: non usatelo con integratori di ferro e se siete incinte. Può essere utilizzato per le infezioni cutanee ma bisogna diluirlo con acqua, altrimenti potrebbe causare un forte arrossamento perché è molto forte. Bibliografia The Cure is in the Cupboard by Cass Ingram, D.O

Manohar, V. et al. “Antifungal activities of origanum oil against Candida albicans.” Mol Cell Biochem, 2001, 228: 111-17. Maruzzella, J. & Lichtenstein, M. “The in vitro antibacterial activity of essential oils.” J Am Pharm Assoc, 1956, 47: 250 ff. Hammer, K. et al. “Antimicrobial activity of essential oils and other plant extracts”. J Appl Microbial, 1999, 86:985-90. Tantatoui-Elaraki, A and Beraoud, L. “Inhibition of growth and aflatoxin production in Aspergillus parasiticus by essential oils of selected plant materials.” J Environ Path Toxicol Oncol, 1994, 13: 67-72. Baratta, M.T. et al. “Chemical composition, antimicrobial and antioxidative activity of laurel, sage rosemary, oregano and coriander essential oils.” J Essent Oil Res, 1998, 10:618-27. Stiles, J. et al. “The inhibition of Candida albicans by oregano”. J Appl Nutr, 1995, 47:96-102. Force, M. et al. “Inhibition of enteric parasites by emulsified oil of oregano in vivo”. Phytother Res, 2000, 14:213-14. Knobloch, K. et al. “Antibacterial and antifungal properties of essential oil components.” J Essent Oil Res, 1989, 1:119-28. Conner, D. & Beuchat, L. “Effects of essential oils from plants on growth of food spoilage yeasts.” J Food Sci, 1984, 49:429-34. Elgayyar, M. et al. 2001. Antimicrobial activity of essential oils from plants against selected pathogenic and saprophytic microorganisms. Food Prot 64(7): 1019-24. Force, M. et al. 2000. Inhibition of enteric parasites by emulsified oil of oregano in vivo. Phytother Res 14:213-214. Teissedre, EL, et al. 2000. Inhibition of oxidation of human low-density lipoproteins by phenolic substances in different essential oils varieties. J Agric Food Chem 48: 3801-05.

Oregano: properties, composition and biological activity Arch Latinoam Nutr. 2004 Mar;54(1):100-11.

Agarico L’agarico è detto il fungo di Dio. 30 anni fa, qualcuno notò che gli abitanti di una cittadina vicina a San Paolo del Brasile, Piedade, godevano di un insolito buon stato di salute, vivevano a lungo e non si ammalavano più di tanto. Furono condotte delle ricerche e si scoprì che il segreto della longevità di questi abitanti e il loro potente sistema immunitario erano riconducibili a un piccolo fungo che tutti a Piedade mangiavano regolarmente. Il suo nome ufficiale è Agaricus Blazei Murill, ma i locali lo chiamano “fungo di Dio”. Viene spesso abbreviato con la sigla ABM, oppure è chiamato con il termine giapponese Himematsutake (è molto popolare in Giappone). Il Dott. W.J. Sinden della Università della Pennsylvania e il Dott. E.D. Lambert del Lambert Laboratory (USA) ha pubblicato una relazione sull’agarico nel 1965. Altre ricerche sono state condotte dai Dott. Tetsuro Ikegami del National Cancer Center e Shoji Shibata della Facoltà di Farmacia dell'Università di Tokyo e dal Dott. Chiba del National Cancer Center. Il Dott. Chiba ha segnalato che il polisaccaride dell'agarico attiva la produzione dell’interferone nell’organismo prevenendo infezioni virali. Quel polisaccaride è una forma di betaglucano, quindi l’agarico è essenzialmente un’altra fonte di quel potenziatore appartenente ai Magnifici 7. L’agarico stimola il sistema immunitario favorendo la produzione di: Cellule T Interleuchina Fattore di necrosi tumorale, TNF Macrofagi Si tratta di un integratore molto popolare in Giappone, paese che acquista circa il 90% della produzione totale brasiliana di agarico. Va detto anche che si può acquistare via Internet, ma bisogna prestare attenzione. Agarico è il termine

portoghese di “fungo”, quindi qualsiasi fungo può essere etichettato con questo nome: accertatevi di acquistare l’Agaricus Blazei Murill.

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Bibliografia “Natural Killer Cell Activity and Quality of Life Were Improved by Consumption of a Mushroom Extract, Agaricus Blazei Murill Kyowa, in Gynecological Cancer Patients Undergoing Chemotherapy” International Journal of Gynecological Cancer, Vo. 14, No 4, July 2004 Effects of extracts from Brazilian sun-mushroom (Agaricus blazei) on the NK activity and lymphoproliferative responsiveness of Ehrlich tumor-bearing mice. Food Chem Toxicol. 2004 Jun;42(6):909-16.

Tecnica di manipolazione osteopatica mediante pompa toracico-linfatica Questa tecnica fu impiegata con successo nel 1918. Nel 1919, l’American Osteopathic Association rilevò che il tasso di mortalità dei pazienti trattati osteopaticamente era dello 0,25% contro il 2,5-5% della popolazione in generale. Se la polmonite fosse poi già subentrata, tale percentuale sarebbe risultata del 30% per la maggior parte dei soggetti, mentre per quelli trattati osteopaticamente con questa tecnica sarebbe stata solo del 10%. Questa procedura mira a migliorare il sistema immunitario migliorando la circolazione linfatica e sanguigna, inoltre favorisce il drenaggio linfatico e l’attività dei leucociti. L’osteopata pone entrambe le mani sul torace e alterna la pressione. Ovviamente questa operazione deve essere eseguita solo da osteopati autorizzati. Un altro modo di migliorare la circolazione linfatica consiste nel saltare su un rebounder o trampolino. Pertanto, se si avverte l’arrivo dell’influenza, saltate da uno a dieci minuti salvo che non siate già troppo malati. Bibliografia D.M. Amalfitan, “The Osteopathic Thoracic-lymphatic Pump: A Review of the Historical Literature,” Journal of Osteopathic Medicine (April-May 1987): 2024 I.C. Schmidt, “Osteopathic Manipulative Therapy as Primary Factor in the Management of Upper, Middle and Pararespiratory Infections,” Journal of the American Osteopathic Association 81 (1982): 382-388 T.W. Allen, “Coming Full Circle: Osteopathic Manipulative Treatment and Immunity,” Journal of the American Osteopathic Association 98 (1998): 204

Potenziatore del sistema immunitario - AHCC Per migliaia di anni i giapponesi e i cinesi hanno utilizzato i funghi come ‘farmaco’. Nel 1984, gli scienziati giapponesi ricorsero a cinque di questi funghi tradizionali appartenenti alla classe dei Basidiomiceti (compreso lo Shiitake), coltivati nell’estratto di crusca di riso per produrre, per coltivazione e modifica enzimatica, un composto ibrido proprietario chiamato Composto correlato esosio attivo, Active Hexose Correlated Compound, AHCC. Esso presenta una specifica struttura alfa-1,4-glucano. I polisaccaridi hanno un basso peso molecolare e ciò favorisce l’assorbimento, conferendo con ciò un vantaggio rispetto ai funghi naturali che hanno un certo peso molecolare difficile da digerire. Si tratta di un superalimento vendutissimo in Giappone. L’AHCC consente di: - aumentare il livello dei linfociti natural killer (NK) presenti nella circolazione sanguigna - potenziare la produzione delle citochine IL-2, IL-12, TNF & INF aumentare l’attività delle cellule killer naturali sino al 300% incrementare la formazione di ‘granuli esplosivi’ all’interno delle cellule NK (sarebbe come fornire più munizioni ai soldati del vostro esercito) - accrescere le cellule T sino al 200% - aumentare l’interferone che inibisce la replica dei virus - sostenere un sano funzionamento del fegato Si tratta di un integratore giapponese, ma è disponibile online. Il suo dosaggio consigliato è di 1000 mg al giorno per i soggetti sani e di 3000 mg in caso di problemi di salute. Bibliografia Wang HX, et al. Immunomodulatory and antitumor activities of a

polysaccharide-peptide complex from a mycelial culture of Tricholoma sp., a local edible mushroom. Life Sci 1995;57:269-81. Ye SF, et al. Suppressive effects of Active Hexose Correlated Compound on the increased activity of hepatic and renal ornithine decarboxylase induced by oxidative stress. Life Sci. 2003 Dec 19;74(5):593-602. Aviles H, et al. Active hexose correlated compound enhances resistance to Klebsiella pneumoniae infection in mice in the hindlimb-unloading model of spaceflight conditions. J Appl Physiol. 2003 Aug;95(2):491-6.

Olio di cocco Gli oli di cocco (cocos nucifera) sono ricchi di acidi grassi a catena corta e media (noti con la sigla MCFA), di sostanze nutritive vitali e di acidi laurico e caprico con proprietà antimicrobiche. Si tratta della stessa sostanza presente nel latte materno e che protegge i bambini dalle malattie infettive (gli isolani del Pacifico alimentano i neonati con acqua di cocco delle noci giovani utilizzandola come alimento infantile naturale. Le società farmaceutiche hanno fatto degli MCFA presenti nell’olio di cocco un ingrediente primario del latte artificiale per neonati). Uno di essi, l’acido laurico è presente nel latte materno. Sino a poco tempo fa, si riteneva che l’olio di cocco fosse malsano perché ricco di grassi saturi. Quando idrogenato, forma dei grassi trans dannosi per il cuore e vecchi studi sui grassi saturi furono condotti con oli idrogenati, ma l’olio di cocco è molto resistente. Sappiamo oggi che si tratta di un olio molto sano che favorisce il sistema immunitario e migliora il metabolismo. Negli anni ’80, da uno studio clinico sull’olio di cocco vergine organico risultò che nelle colture in laboratorio gli acidi grassi laurico (53% dell’olio di cocco) e caprico a catena media erano efficaci nell’eliminazione del virus da immunodeficienza umana (HIV). La monolaurina (dall’acido laurico) è un monogliceride antivirale che l’organismo può utilizzare per distruggere virus con rivestimento lipidico. Tra questi: HIV, herpes, citomegalovirus e influenza. Gli acidi grassi a catena media dell’olio di cocco fanno a pezzi il virus. Poiché essi imitano gli acidi grassi del rivestimento del virus (chiamata membrana lipidica), gli MCFA vengono assorbiti prontamente dal virus, indebolendo la sua membrana protettiva sino a distruzione e quindi uccisione del virus. L’olio di cocco contiene la maggiore percentuale di MCFA di tutti gli oli di palma. Circa il 6-7% degli acidi grassi presenti nell’olio di olio è rappresentato dall’acido caprico, un altro acido grasso a catena media e nell'organismo si tramuta in monocaprina che esercita effetti antivirali contro l’HIV.

L’olio vergine di cocco è stato utilizzato per trattare l’AIDS nel corso di studi clinici nelle Filippine. Questo studio è stato portato avanti dal 1989 dall’ospedale San Lazaro e United Laboratories. Parecchi anni fa, il Ministro della Salute delle Filippine, Manuel Dayrit, annunciò che l’olio vergine di cocco poteva essere impiegato contro la SARS. Una ghiandola molto importante per il sistema immunitario è la tiroide che produce l’ormone tiroideo. Uno dei sintomi della sua bassa produzione è dato dallo scarso funzionamento del sistema immunitario. L’olio di cocco potenzia il sistema immunitario ando l’azione tiroidea. La tiroide sfrutta l’azione di un enzima digestivo proteico per dare vita all’ormone tiroideo. Gli oli insaturi inibiscono non solo quell’enzima digestivo proteico, ma anche enzimi digestivi proteici simili che ano il sistema immunitario. L’olio di cocco previene questo effetto inibitore degli oli insaturi sulla tiroide che può produrre un quantitativo maggiore di ormone tiroideo e quindi rafforzare il metabolismo e il sistema immunitario. L’olio di cocco vergine organico è migliore come farmaco che come olio da cucina come il Baguio perché le sue sostanze nutritive e le proprietà antimicrobiche sono più potenti quando l’olio è grezzo e non adulterato. L’olio di cocco vergine non deve essere messo al fresco. Ha una durata di due anni o più, ma non va conservato alla luce. Il Dott. Conrado Dayrit (studio effettuato nelle Filippine) consiglia di consumare 4 cucchiai da tavola di olio di cocco vergine al giorno per prevenire infezioni virali. Lo si può utilizzare per cucinare e come condimento di insalate, oltre a berlo direttamente: il suo sapore è leggero, non sa di olio ed è abbastanza piacevole. Con il 7% delle esportazioni, le Filippine sono il maggiore esportatore al mondo di olio di cocco.

Cercatelo nei negozi alimentari in Asia, in quelli di alimenti naturali o su Internet. Bibliografia Effects of replacement of native fat in colostrum and milk with coconut oil on fatsoluble vitamins in serum and immune function in calves. Rajaraman V, Nonnecke BJ, Horst RL. J Dairy Sci. 1997 Oct;80(10):2380-90. Antioxidant capacity and phenolic acids of virgin coconut oil. Marina AM, Man YB, Nazimah SA, Amin I. Int J Food Sci Nutr. 2009;60 Suppl 2:114-23. Analysis of monoglycerides, diglycerides, sterols, and free fatty acids in coconut (Cocos nucifera L.) oil by 31P NMR spectroscopy. Dayrit FM, Buenafe OE, Chainani ET, de Vera IM. J Agric Food Chem. 2008 Jul 23;56(14):5765-9. Coconut fats. Amarasiri WA, Dissanayake AS. Ceylon Med J. 2006 Jun;51(2):47-51.

Acido alfa lipoico Spesso l’acido alfa lipoico viene definito l’antiossidante “universale”. Conosciuto anche come ALA o acido lipoico, è l’unico antiossidante a essere solubile sia in acqua, sia in olio a differenza delle vitamine C + B (solubili solo in acqua) e delle vitamine A + E (solubili solo in grassi). Può raggiungere qualunque parte dell’organismo lo necessiti. Si tratta anche dell’unico tra i pochi agenti biochimici in grado di superare la barriera sangue/cervello e in questo modo può essere d’aiuto al cervello se necessario. Uno degli antiossidanti intracellulari più potenti è il glutatione. L’ALA potenzia i livelli di glutatione nelle cellule e ciò potrebbe rivelarsi molto importante nei casi di influenza pandemica perché il glutatione può agire negli stati infiammatori polmonari che rappresentano uno dei grandi killer di soggetti colpiti da influenza aviaria. Il glutatione non è tuttavia facilmente assorbibile come integratore, quindi l’assunzione di ALA è un buon modo per aumentare la quantità di glutatione nell’organismo. Il glutatione non è inoltre l’unico antiossidante a beneficiare dell’azione dell’ALA. L’ALA aumenta l’efficacia delle vitamine C, E e del coenzima Q10 provvedendo alla loro generazione, in più è in grado di autorigenerarsi. L’ALA svolge molti compiti utili nell’organismo; la maggior parte di essi esula dal contenuto di questo libro. Non sono riuscito a trovare molte informazioni sull’ALA e le infezioni e pertanto devo concludere che l’ALA rafforzi parzialmente il sistema immunitario agendo come antiossidante e ancor più aumentando i livelli di glutatione.... azione vitale per la lotta contro le infezioni virali e rigenerando le vitamine C, E e il coenzima Q10, rendendoli molto più efficaci ed efficienti. Fonti naturali di acido alfa lipoico sono: spinaci, broccoli, piselli, lievito di birra, cavoletti di Bruxelles, crusca del riso e carni organiche. Ci sono due tipi di ALA. Uno è sintetico e funziona, ma il suo effetto è solo la

metà di quello dell’acido R alfa lipoico. Pertanto, quando comprate un ALA, accertatevi che sia del tipo R. Se il flacone o la pubblicità indicano che si tratta del tipo R, allora potete star tranquilli che non lo è. Il tipo R di ALA è leggermente più costoso, ma è doppiamente efficace. Ecco che l’ALA R rappresenta una spesa migliore. Dosaggio consigliato: 2 capsule da 250 mg due volte al giorno. Bibliografia Nutraceuticals in Health and Disease Prevention. Kramer K, Packer L. R-alphalipoic acid. In: Kramer K, Hoppe P, Packer L, eds. New York : Marcel Dekker, Inc.; 2001:129-164. Enantioselective pharmacokinetics and bioavailability of different racemic alipoic acid formulations in healthy volunteers. Hermann R, Niebch G, Borbe HO, et al. Eur J Pharm Sci. 1996;4:167-174. Differential effects of lipoic acid stereoisomers on glucose metabolism in insulinresistant skeletal muscle. Streeper RS, Henriksen EJ, Jacob S, Hokama JY, Fogt DL, Tritschler HJ. Am J Physiol. 1997;273(1 Pt 1):E185-191. Stereospecific effects of R-lipoic acid on buthionine sulfoximine-induced cataract formation in newborn rats. Maitra I, Serbinova E , Tritschler HJ , Packer L. Biochem Biophys Res Commun. 1996;221(2):422-429. Redox Modulation of Signal Transduction and Gene Expression in HIV infection: The Role of the Antioxidant Lipoate. Chapter 29 in Lipoic Acid in Health and Disease; Fuchs J, Schofer, H.; ed. Fuchs J, Packer L, Zimmer G Marcel Dekker, Inc New York, Basel, Hong Kong (1997) pp435-454. Pre-treatment with R-lipoic acid alleviates the effects of GSH depletion in PC12 cells: implications for Parkinson’s disease therapy. Bharat S, Cochran BC, et al. Neurotoxicology. 2002 Oct;23(4-5):479-86. Neuroprotection by the metabolic antioxidant alpha-lipoic acid. Packer L, Tritschler HJ, Wessel K. Free Radic Biol Med. 1997;22(1-2):359-78. Chapter 13 in Lipoic Acid in Health and Disease; Wolz, P, Krieglstein J

Neuroprotective Activity of Lipoic and Dihydrolipoic acid. Fuchs J, Schofer, H.; ed. Fuchs J, Packer L, Zimmer G Marcel Dekker, Inc New York , Basel , Hong Kong (1997) pp205-226. Neuroprotective effects of alpha-lipoic acid and its enantiomers demonstrated in rodent models of focal cerebral ischemia. Wolz P, Krieglstein J. Neuropharmacology. 1996 Mar;35(3):369-75.

NAC La N-acetilcisteina (o NAC) è un derivato dell’amminoacido cisteina. La cisteina è presente nella maggior parte degli alimenti altamente proteici. La NAC è un potente antiossidante e ha dimostrato di esercitare un gran numero di effetti giovevoli, la maggior parte dei quali esula dalle finalità di questo libro. Potenzia il sistema immunitario specialmente nei confronti delle infezioni respiratorie. Innanzitutto stimola l’organismo in modo naturale perché sintetizza il glutatione che è uno degli antiossidanti più importanti. Contribuisce inoltre a prevenire l’ossidazione del glutatione. Agisce in due modi per aumentare nell’organismo il livello di glutatione, un antiossidante estremamente importante, una sostanza chimica difficile da assumere direttamente sotto forma di integratore. Viene potenziata l’efficacia dell’interferone alfa. Alcuni studi hanno dimostrato che pazienti con sistemi immunitari deficitari spesso sono carenti di glutatione. Nel corso di uno studio semestrale condotto su 262 anziani, l’assunzione due volte al giorno di 600 mg di NAC ha consentito loro di prevenire lo sviluppo di patologie parainfluenzali. Solo il 25% di coloro che avevano assunto la NAC aveva manifestato sintomi influenzali, mentre tra coloro che non l’avevano assunta, la percentuale era salita al 79%. I test ematici hanno suggerito che il gruppo con la NAC fosse stato infettato da virus influenzali esattamente come il gruppo placebo. Sembra che la NAC protegga dall’infezione prima che diventi così forte da accorgersi dei sintomi. La NAC diminuisce la mortalità dei macrofagi causata dall’infezione influenzale. La NAC diminuisce la letalità dell’influenza A dimostrata in studi su animali. La NAC è impiegata da molti anni per il trattamento dei disturbi respiratori cronici per via della sua capacità di disgregare e sciogliere il muco. La NAC è stata suggerita come possibile alternativa agli inibitori della proteasi per il trattamento dell’AIDS in quanto essa stessa efficace inibitore della proteasi. La NAC protegge la proteina inibitore della protesasi endogena (Alfa 1antitripsina) prevenendo l’ossidazione dei residui di metionina all’interno della

stessa. Poiché gli inibitori della proteasi consentono pure di impedire la replicazione dei virus influenzali e la loro diffusione nei polmoni, anche la NAC dovrebbe funzionare con l’influenza. Questo effetto potrebbe spiegare lo studio condotto su soggetti anziani i quali, pur assumendo la NAC, avevano contratto l’influenza, ma non in forma così forte da avvertirne i sintomi. La NAC rende le cellule più resistenti agli effetti delle citochine proinfiammatorie quali la TNF-a. Ciò si rivela particolarmente importante se l’influenza aviaria a alla fase infiammatoria che può essere letale a causa del contrattacco del sistema immunitario nei confronti del virus. La NAC inibisce pure lo streptococcus pneumoniae in particolare nei tessuti bronchiali dei fumatori affetti da bronchite cronica. Ecco dunque che può contribuire a proteggervi da infezioni secondarie successive all’influenza aviaria. Bibliografia Boman G, Bäcker U, Larsson S, et al. Oral acetylcysteine reduces exacerbation rate in chronic bronchitis: a report of a trial organized by the Swedish Society for Pulmonary Diseases. Eur J Respir Dis 1983;64:405–15. Multicenter Study Group. Long-term oral acetylcysteine in chronic bronchitis. A double-blind controlled study. Eur J Respir Dis 1980;61:111:93–108. Grandjean EM, Berthet P, Ruffmann R, Leuenberger P. Efficacy of oral longterm N-Acetylcysteine in chronic bronchopulmonary disease: A meta-analysis of published double-blind, placebo-controlled clinical trials. Clin Ther 2000;22:209–21. de Quay B, Malinverni R, Lauterburg BH. Glutathione depletion in HIV-infected patients: role of cysteine deficiency and effect of oral N-acetylcysteine. AIDS 1992;6:815–9. Tattersall AB, Bridgman KM, Huitson A. Acetylcysteine (Fabrol) in chronic bronchitis—a study in general practice. J Int Med Res 1983;11:279–84.

Resveratrolo Il resveratrolo è un polifenolo di origine vegetale presente nell’uva rossa e nel succo e vino rosso che vi si ricava. Alcuni ritengono che il resveratrolo sia connesso al cosiddetto “paradosso se”. I si mangiano molti cibi grassi, ma sono meno colpiti degli americani per quanto riguarda le patologie cardiache: ecco perché il resveratrolo è conosciuto per l’azione protettrice del cuore. Si tratta inoltre di un potente antiossidante. Nel corso di studi in vitro, la Dott.ssa Anna Palamara dell’Istituto di Microbiologia di Roma ha scoperto che il resveratrolo “inibisce notevolmente” le replicazioni dei virus influenzali. Ha inoltre condotto studi su ratti, dimostrando che i ratti con influenza a cui era stato iniettato il resveratrolo presentavano una percentuale di sopravvivenza superiore del 40% rispetto a quelli che non l’avevano ricevuto. Il resveratrolo è anche un inibitore della neuroaminidasi (come il Tamiflu) in grado di inviare un messaggio alle cellule affinché cessino di produrre virus. Il resveratrolo blocca la cosiddetta “traslocazione nucleare-citpolasmica delle proteine ribonucleiche” riducendo la “espressione proteica virale tarda apparentemente collegata all’inibizione dell’attività della protein-chinasi C e al relativo pathway”. Si è anche visto che il resveratrolo modula le citochine che causano risposte antinfiammatorie acute e pertanto potrebbe proteggervi dal contrattacco attuato dal sistema immunitario nei confronti dell’influenza aviaria. Se decidete di acquistare il resveratrolo, accertatevi che sia del tipo enterico rivestito. Bibliografia Soleas GJ, Diamandis EP, Goldberg DM. Resveratrol: a molecule whose time has come? And gone? Clin Biochem. 1997;30(2):91-11

Romero-Perez AI, Ibern-Gomez M, Lamuela-Raventos RM, de La Torre-Boronat MC. Piceid, the major resveratrol derivative in grape juices. J Agric Food Chem. 1999;47(4):1533-1536. Siemann EH, Creasey LL. Concentration of the phytoalexin resveratrol in wine. Am J Enol Vitic. 1992;43(1):49-52. Goldberg DM, Yan J, Soleas GJ. Absorption of three wine-related polyphenols in three different matrices by healthy subjects. Clin Biochem. 2003;36(1):79-87. Meng X, Maliakal P, Lu H, Lee MJ, Yang CS. Urinary and plasma levels of resveratrol and quercetin in humans, mice, and rats after ingestion of pure compounds and grape juice. J Agric Food Chem. 2004;52(4):935-942. Lin MT, Yen ML, Lin CY, Kuo ML. Inhibition of vascular endothelial growth factor-induced angiogenesis by resveratrol through interruption of Srcdependent vascular endothelial cadherin tyrosine phosphorylation. Mol Pharmacol. 2003;64(5):1029-1036. Donnelly LE, Newton R, Kennedy GE, et al. Anti-inflammatory effects of resveratrol in lung epithelial cells: molecular mechanisms. Am J Physiol Lung Cell Mol Physiol. 2004;287(4):L774-783. Pinto MC, Garcia-Barrado JA, Macias P. Resveratrol is a potent inhibitor of the dioxygenase activity of lipoxygenase. J Agric Food Chem. 1999;47(12):48424846. Carluccio MA, Siculella L, Ancora MA, et al. Olive oil and red wine antioxidant polyphenols inhibit endothelial activation: antiatherogenic properties of Mediterranean diet phytochemicals. Arterioscler Thromb Vasc Biol. 2003;23(4):622-629. Carluccio MA, Siculella L, Ancora MA, et al. Olive oil and red wine antioxidant polyphenols inhibit endothelial activation: antiatherogenic properties of Mediterranean diet phytochemicals. Arterioscler Thromb Vasc Biol. 2003;23(4):622-629. Haider UG, Sorescu D, Griendling KK, Vollmar AM, Dirsch VM. Resveratrol increases serine15-phosphorylated but transcriptionally impaired p53 and induces a reversible DNA replication block in serum-activated vascular smooth

muscle cells. Mol Pharmacol. 2003;63(4):925-932. Wallerath T, Deckert G, Ternes T, et al. Resveratrol, a polyphenolic phytoalexin present in red wine, enhances expression and activity of endothelial nitric oxide synthase. Circulation. 2002;106(13):1652-1658. Tsai SH, Lin-Shiau SY, Lin JK. Suppression of nitric oxide synthase and the down-regulation of the activation of NFkappaB in macrophages by resveratrol. Br J Pharmacol. 1999;126(3):673-680. Fremont L. Biological effects of resveratrol. Life Sci. 2000;66(8):663-673.

Scutellaria La scutellaria è una pianta con fiori e simile alla menta. Varie specie crescono in tutto il mondo e sono utilizzate come farmaco dall’America settentrionale all’Europa e all’Asia. La scutellaria è un inibitore naturale della neuroaminidasi, quindi agisce come il Tamiflu. Inibisce l’enzima della neuraminidasi (chiamata anche sialidasi) che consente ai virus di fissarsi sulle cellule e di invaderle e al contempo inibisce la fusione degli involucri virali con membrane endosomiche e lisosomiali. Conclusione: se il virus non riesce a entrare nelle cellule, è impotente, non può assumerne il controllo e replicarsi. Ciò è possibile grazie a sostanze chiamate baicalina e baicaleina che inibiscono gli enzimi della neuroaminidasi/sialidasi. Il composto chimico nella Scutellaria è il 5,7,4’-triidrossi-8-metossi-flavone. In uno studio condotto su ratti ha dimostrato l’inibizione sia del virus influenzale di tipo A H3N2 sia del tipo B Ibaraki/2/85 quando il flavone era stato somministrato 18 ore prima del virus. Non risultò efficace quando somministrato cinque minuti prima. L’ovvia conclusione che si può trarre è che, durante una pandemia di influenza aviaria, dovreste prendere giornalmente la Scutellaria o in forma di tè o di capsule. Bibliografia Ma SC, Du J, But PP, Deng XL, Zhang YW, Ooi VE, Xu HX, Lee SH, Lee SF. 2002. Antiviral Chinese medicinal herbs against respiratory syncytial virus.J Ethnopharmacol. 2002 Feb;79(2):205-11. Nagai, T. et al. Antiviral activity of plant flavonoid, 5,7,4’-trihydroxy-8methoxyflavone, from the roots of Scutellaria baicalensis against influenza A (H3N2) and B viruses. Biol Pharm Bull 1995;18:295-9. Nagai T, et al. In vivo anti-influenza virus activity of plant flavonoids possessing inhibitory activity for influenza virus sialidase. Antiviral Res. 1992;19:207-17.

Nagai, T. et al. Mode of action of the anti-influenza virus activity of plant flavonoid, 5,7,4/-trihydroxy-8-methoxyflavone, from the roots of Scutellaria baicalensis. Antiviral Res. 1995;26:11-25. Wu JA, et al. Anti-HIV activity of medicinal herbs: usage and potential development. Am J Chin Med. 2001;29:69-81. Yan M, Gao X, Liu L, Chen F, Yang H, Song H, Wang X, Yi H. [Observation on inhibitory effect of Coptis alone and its combination with Scutellaria and Liquorice on the growth of Staphylococcus aureus] Zhongguo Zhong Yao Za Zhi. 1998 Jun;23(6):375-7, inside back cover. Chinese. Chang YL, Shen JJ, et al. 2001. Chinese herbal remedy wogonin inhibits monocyte chemotactic protein-1 gene expression in human endothelial cells. Mol Pharmacol. 2001 Sep;60(3):507-13. Chang WH, Chen CH, Lu FJ. 2002. Different effects of baicalein, baicalin and wogonin on mitochondrial function, glutathione content and cell cycle progression in human hepatoma cell lines. Planta Med. 2002 Feb;68(2):128-32. Chiu JH, Lay IS, Su MY, Chiu HL, Chiu AC, Lui WY, Wu CW. 2002. Tumor necrosis factor-producing activity of wogonin In RAW 264.7 murine macrophage cell line. Planta Med. 2002 Nov;68(11):1036-9. Choi J, Conrad CC, Malakowsky CA, Talent JM, Yuan CS, Gracy RW. 2002. Flavones from Scutellaria baicalensis Georgi attenuate apoptosis and protein oxidation in neuronal cell lines.Biochim Biophys Acta. 2002 Jul 3;1571(3):20110. Huang RL, Chen CC, et al. Anti-hepatitis B virus effects of wogonin isolated from Scutellaria baicalensis. Planta Med. 2000 Dec;66(8):694-8. Lee H, Kim YO, Kim H, et al. Flavonoid wogonin from medicinal herb is neuroprotective by inhibiting inflammatory activation of microglia. FASEB J. 2003 Oct;17(13):1943-4. Epub 2003 Aug 01 Li, BQ. Dongyan Y et al. Flavonoid baicalin inhibits HIV-1 infection at the level of viral entry. Biochem Biophys Res Commun 276:534-8.

Li BQ et al. Inhibition of HIV infection by baicalin – a flavonoid compound purified from Chinese herbal medicine. Cell Mol Biol Res. 1993;39:119-24. Lim BO, Choue RW, et al. Effect of the flavonoid components obtained from Scutellaria radix on the histamine, immunoglobulin E and lipid peroxidation of spleen lymphocytes of Sprague-Dawley rats. Biosci Biotechnol Biochem. 2003 May;67(5):1126-9.

Prodotti erboristici tradizionali indiani (ayurvedici) e della medicina tradizionale cinese (TCM) A quanto si dice, i prodotti erboristici indiani tradizionali che seguono potenziano l’azione del sistema immunitario contro i virus influenzali. Utilizzarli nelle seguenti combinazioni: 1. Kantakari (Solanum surattense) Guggulu (Commiphora mukul) 2. Manjishtha (Rubia cordifolia) Guduchi (Tinospora cordifolia) 3. Trikatu (a mix di questi 3 prodotti piccanti: pippali, adrak e maricha) 4. Kushtha (Saussurea lappa) 5. Amalaki (Emblica officinalis) 6. Yashti-madhhu (Glycyrrhiza glabra) Ashwagandha (Withania somnifera) 7. Chywanprash, un impasto a base di frutta ricavato dal frutto amalaki più 46 prodotti erboristici Non dispongo di molte informazioni su questi prodotti. Se voi li conoscete e sapete dove acquistarli, consultate un esperto locale. Poiché l’influenza sembra provenire dalla Cina meridionale, i guaritori cinesi tradizionali possono contare su una grande esperienza nel trattamento. L’influenza stagionale è chiamata gan mao e quella pandemica wen bing. Essi curano l’influenza in due modi: il primo consiste nel procurare un buon stato di salute generale, vitalità e immunità. Parecchio di quanto consiglio in questo libro si prefigge la medesima finalità.

Il secondo consiste nel debellare l’infezione e i danni procurati all’organismo e per questo vi sono prodotti erboristici specifici. Secondo quanto scritto nel libro BEATING THE FLU dal Dott. J. E. Williams, il tasso di mortalità delle vittime di SARS trattate solo con gli standard occidentali era del 47%. I pazienti con SARS curati sia con metodi occidentali sia con la TCM presentavano un tasso di mortalità del 15%. Dovrete cercare un guaritore cinese qualificato nella zona in cui vivete.

Radice dell’Osha La radice dell’Osha (Ligusticum porteri) è una erba medicinale che cresce negli Stati Uniti sud-occidentali nelle vicinanze delle Montagne rocciose. I nativi americani l’hanno tradizionalmente impiegata per curare raffreddori, mal di gola, febbre, influenza e infezioni delle vie respiratorie superiori. Dalle mie ricerche non ho ancora capito se la radice dell’Osha contribuisca realmente a sconfiggere i virus oppure se semplicemente agisca sulla sintomatologia. Si suppone che i nativi americani del sudovest abbiano fatto grande uso di questa erba medicinale durante la pandemia del 1918, ma non dispongo di dati a convalida di un’effettiva prevenzione di infezioni influenzali o di sopravvivenza a queste ultime. Da una fonte risulta che la radice dell’Osha contribuisce a combattere le malattie inducendo febbre e sudorazione. Questo va bene quando si è nelle primissime fasi di un raffreddore, ma non è necessario o addirittura può essere dannoso quando si viene contagiati dall’influenza aviaria. La radice di Osha viene inoltre utilizzata come tonico digestivo e antidolorifico dentale. Presenta un effetto lenitivo sul mal di gola. È un espettorante e ciò lo rende opportuno per la tosse perché stimola la secrezione del muco. Il tè di radice di Osha va bene per indigestione e nausea con vomito. La tintura e il tè di radice di Osha possono essere utilizzati su tagli e graffi. Non si conoscono effetti collaterali procurati dalla radice di Osha, ma la sua assunzione ad alti dosaggi per lungo tempo potrebbe causare tossicità per reni o fegato. La radice di Osha dispone di altre frecce al suo arco. Sinora non ha potuto essere coltivata e ciò significa che tutto il prodotto disponibile si trova in natura e anche con la richiesta odierna le risorse stanno diminuendo. Si evince pertanto che non c’è modo che la radice di Osha possa proteggere il mondo dall’influenza pandemica nonostante sia un potente antivirale. Una pianta simile all’Osha, il Ligusticum walichii, viene utilizzata dalla

medicina tradizionale cinese e molti studi di laboratorio sull’Osha hanno fatto ricorso a questa specie cinese. La radice di Osha è conosciuta anche con i nomi seguenti: radice dell’orso, ginseng di montagna, Nipo, radice indiana, imperatrice della foresta scura, radice dell’orso, radice selvatica, radice di Porter, carota montagna, radice del Colorado per la tosse, prezzemolo indiano e Chuchupati. Concludendo: la radice di Osha è un buon rimedio temporaneo per il trattamento dei sintomi di raffreddore e influenza comune. Se vivete negli Stati Uniti sudoccidentali oppure se vi siete già fatti una scorta via Internet, potrà venire utile per i sintomi dell’influenza aviaria, ma non fatevi affidamento per salvarvi. Bibliografia A study of four medicinal plant complexes of Mexico and adjacent United States. Linares E, Bye RA Jr. J Ethnopharmacol. 1987 Mar-Apr;19(2):153-83. Pharmacological aspects of selected herbs employed in Hispanic folk medicine in the San Luis Valley of Colorado, USA: I. Ligusticum porteri (osha) and Matricaria chamomilla (manzanilla). Appelt GD. J Ethnopharmacol. 1985 Mar;13(1):51-5.

Cumino nero Le ricerche dimostrano che l’impiego dell’estratto di cumino nero (Nigella sativa) nel tempo migliora il sistema immunitario. Il cumino nero probabilmente è meglio conosciuto con il nome di grano nero. È originario dell’area mediterranea, ma viene molto utilizzato in Arabia Saudita, Africa settentrionale e alcune zone asiatiche. La sua presenza fu scoperta persino nella tomba del Faraone Tutankhamon e pertanto il suo uso risale all’antico Egitto e appare anche in un elenco di farmaci naturali scritto da Al-Tibb al-Nabawi. Stando alla tradizione, il detto è “Utilizzate sempre il cumino nero perché è un rimedio per ogni malattia tranne la morte”. Fu persino raccomandato da Maometto per curare “tutte le malattie tranne la morte”. Altri nomi di questo prodotto sono: cumino dei prati, Love in a Mist, Shonaiz in Farsi e in Arabo Habbatul barakah, ovvero “seme benedetto”. Il principio attivo del cumino nero, il nigellone cristallino, fu isolato nel 1959. Gli scienziati del Cancer and Immuno-Biological Laboratory hanno scoperto che questa pianta officinale stimola il midollo osseo e le cellule del sistema immunitario aumentando la produzione di interferone. Protegge le cellule normali dai virus che le distruggono, elimina le cellule tumorali e aumenta il numero degli anticorpi che producono le cellule B. Nel 1986, i Dott. El-Kadi e Kandil condussero uno studio per testare l’efficacia del cumino nero come potenziatore del sistema immunitario. La maggior parte dei soggetti cui fu somministrato mostrò un aumento del 72% nel rapporto cellule T helper-cellule T soppressori, oltre a un aumento della funzionalità delle cellule killer naturali. I test eseguiti dal Dott. Haq del Dipartimento del Centro ricerche biologiche e mediche di Riyadh, Arabia Saudita (1997) mostrarono che il cumino nero migliorava del 55% il rapporto tra le cellule T helper e le cellule T soppressori, segnalando un miglioramento medio del 30% dell’attività della cellula killer naturale (NK).

L’olio di semi ricavato dal cumino nero è ricco di acidi grassi polisinsaturi, ossia gli acidi grassi essenziali (linoleico e linolenico). L’acido alfa-linolenico è un omega 3, mentre quello linoleico è un omega 6. Il cumino nero contiene inoltre: monosaccaridi (carboidrati a singola molecola di zucchero) in forma di glucosio, ramnosio, xilosio e arabinosio. Quindici aminoacidi Carotene Calcio Ferro Sodio Potassio Sembra che il cumino nero sia in grado di potenziare il sistema immunitario in parecchi modi: 1. È un alimento nutriente, quindi contribuisce a rafforzare l’organismo 2. Contiene gli omega 3 dell’acido linoleico Tuttavia, come fonte di omega 3 è di gran lunga inferiore all’olio di pesce di grado farmaceutico. Anche uno dei siti Internet da me visitati ha concluso che il cumino nero non dovrebbe essere impiegato esclusivamente per curare gravi patologie mediche, ma essere assunto giornalmente per are altre terapia convenzionali. Se è a buon mercato e vi fa comodo prenderlo, utilizzatelo, ma se potete, scegliete gli integratori che saranno più efficaci. Il cumino nero non deve essere assunto da donne incinte, ma va bene per le donne che allattano perché rafforzerà lo stato immunitario sia nella madre, sia nel figlio e aumenta la produzione del latte.

Bibliografia Black Cumin: The Magical Egyptian Herb for Allergies, Asthma, Skin Conditions, and Immune Disorders by by Peter Schleicher, Mohamed Saleh, Peter, M.D. Schleicher, Mohamed, M.D. Saleh Antiviral Agents Bulletin #5,482,711 Black seed stimulates bone marrow and immune cells and raises the interferon production, protects normal cells against cell destroying effects of viruses, destroys tumor cells and raises the number of antibodies producing B cells. Worthen DR, Ghosheh OA, Crooks PA. The in vitro anti-tumor activity of some crude and purified components of blackseed, Black seed L. Anticancer Res 1998;18(3A):1527-32. Salomi NJ, Nair SC, Jayawardhanan KK, et al. Antitumour principles from Black seed seeds. Cancer Lett 1992;63(1):41-6. Houghton PJ, Zarka R, de las Heras B, Hoult JR. Fixed oil of Black seed and derived thymoquinone inhibit eicosanoid generation in leukocytes and membrane lipid peroxidation. Planta Med 1995;61(1):33-6. Haq A, Abdullatif M, Lobo PI, et al. Black seed: effect on human lymphocytes and polymorphonuclear leukocyte phagocytic activity. Immunopharmacology 1995;30(2):147-55. Medenica RD. Use of Black seed to increase immune function. U.S. Patent 5,482,711, issued January 9, 1996. Obtained from US Patent and Trademark Ofc on April 12, 2000.

Ormoni tiroidei - Avvertenze La tiroide esercita una notevole azione sul sistema immunitario. Più funziona e meglio state, meglio vi sentite e, almeno sino a questo punto del libro, potete debellare le infezioni. L’ormone tiroideo stimola la formazione di linfociti. Si tratta delle cellule che attaccano i corpi estranei (compresi i virus influenzali). La tiroide secerne gli ormoni tiroxina (T4) e triiodotironina (T3) che consente al cervello di regolare molte funzioni, specialmente metabolismo, temperatura e peso, oltre che il sistema immunitario. Gli ormoni tiroidei sono disponibili negli Stati Uniti solo dietro prescrizione medica. Non conosco la situazione in altri paesi, ma poiché si tratta di una prescrizione molto comune negli Stati Uniti, probabilmente la situazione è la medesima anche in altri paesi, quindi ho deciso di trattarla qui. Anni addietro si diceva che le persone grasse non potessero fare nulla per il loro stato perché la loro tiroide funzionava poco. Probabilmente si trattava del contrario. La tiroide funziona poco perché mangiavano troppi carboidrati e ciò costringeva l’organismo a produrre troppa insulina e troppo cortisolo. Troppa insulina fa ingrassare E troppo insulina e cortisolo deprimono i livelli dell’ormone tiroideo. Anche tossine ambientali, stress e alcuni virus possono far diminuire la funzionalità della tiroide. Bassi livelli di ormone tiroideo influiscono in vari modi che possono essere tutti assieme definiti con l’espressione “invecchiamento” e si parla di aumento dei trigliceridi e diminuzione del colesterolo buono. La maggior parte degli esperti vi dirà che gli anziani producono meno ormone tiroideo per via della loro età. È possibile che la maggior parte delle persone semplicemente conduca stili di vita malsani che, nel tempo, deprimono la tiroide e pertanto sembri e agisca da “vecchi”. Il miglioramento della funzionalità della tiroide vi rende più sani in molti modi, a cominciare dal rafforzamento del sistema immunitario.

Il sintomo comune di un deficit tiroideo è la spossatezza. Se vi sentite sempre stanchi, specialmente al mattino dopo un’intera notte di sonno, è probabile che abbiate problemi alla tiroide. Il suo scarso funzionamento è strettamente connesso anche all’aterosclerosi. Soluzione ovvia: ricorrere alla dieta a zona. Aumentare la produzione degli ormoni tiroidei è un modo in più perché la dieta a zona potenzi il sistema immunitario. Ci sono anche altre modalità da seguire, ovvero tutte quelle pratiche salutari che vanno da una moderata attività fisica a parecchio sonno notturno. Si può anche procedere a un’integrazione con la tirosina aminoacido in dosaggio da 500-1000 mg due o tre volte al giorno. Lo iodio è estremamente importante per il buon funzionamento della tiroide. Tuttavia, se abitate negli Stati Uniti o in un altro paese dove lo iodio viene aggiunto al sale da tavola, non v’è bisogno di assumerne altro. Se fate parte di quel quinto del mondo dove lo iodio è carente (il sale non ne contiene), dovreste cercare di aggiungere kelp o altra alga marina al vostro regime alimentare oppure prendere dei loro integratori. Potete acquistare l’estratto tiroideo presso un negozio di alimenti naturali oppure su Internet, ma è probabile che contenga poco più di scarsissime quantità di ormoni T3 o T4, sempre che non siano assenti del tutto. Si tratta dunque di uno spreco di denaro. Le donne affette da disturbi mestruali o che presentino sintomi di perimenopausa è possibile che debbano equilibrare estrogeni e progesterone prima che la tiroide possa funzionare normalmente. È il caso di consultare un medico specialista del settore (anche se, ovviamente, cominciare da un sano stile di vita non può di certo farvi male). Bibliografia Klastsky, S.A.; Manson, P.N. “Thyroid Disorders Masquerading as Aging Changes,” Ann. Plastic Surg. 28:420-26, 1992.

Provinciali,M.;Muziioli, M.; Di Stefano, G.; Fabris, N. “Recovery of Spleen Cell Natural Killer Cell Activity by Thyroid Treatment on Old Mice,” Nat. Immun. Cell Growth Regulation 10:226-36, 1991. Urban, R. J. “Neuroendocrinology of Aging in the Male and Female,” Neuroendocrinology I; Endrocrinology and Metabolism Clinics of North America 21:921-30, 1992.

Ormone DHEA - Avvertenze Il DHEA (deidroepiandrosterone) viene spacciato come l’ormone “madre”. Prendetelo e sarete giovani per sempre e con il sistema immunitario in buono stato. Il DHEA è un ormone steroideo cheviene prodotto dalle ghiandole surrenali a partire dal colesterolo. Parlerò di un altro preconcetto. Non si tratta di una questione realmente scientifica, ma mi sento un po’ preoccupato all’idea di assumere ormoni. Vitamine, minerali, prodotti erboristici, sostanze fitochimiche, OK. Sono inseriti negli alimenti che mangiamo, ma gli ormoni non lo sono. Sono prodotti da ghiandole estremamente potenti e importanti del nostro organismo e so bene che invecchiando ne produciamo di meno. Non è che io sia contrario a prendere ragionevoli provvedimenti al fine di incoraggiare queste ghiandole a produrre più ormoni, ma farlo mi sembra una mossa un po’ datata, un po’ come tentare di togliere una vite partendo dalla sua base anziché inserire nella testa un cacciavite e poi girare in senso antiorario. I livelli ormonali diminuiti possono essere un altro effetto dell’invecchiamento, non la sua causa. Assumere ormoni può pertanto mascherare la reale causa dell’invecchiamento. Il DHEA può presentare gli effetti collaterali che seguono. Nelle donne: Aumentata peluria del corpo e del viso Mascolinizzazione Ciclo mestruale terminato prima dei 50 anni Livelli minori del colesterolo HDL Aumentato rischio di patologia cardiaca Aumentato rischio di tumore ovarico

Negli uomini: Insorgenza di tumore prostatico Ipertrofia prostatica In entrambi i sessi: Sviluppo di tumore del fegato (nei ratti) Aumento dell’insulino-resistenza Nel suo libro LA ZONA ANTI-ETÀ, il Dott. Barry Sears spiega che il DHEA non è una bacchetta magica. Esso sopprime l’ormone dello stress, il cortisolo, quindi più DHEA è presente nell’organismo, minore è il livello di cortisolo e ricordatevi che il cortisolo deprime il sistema immunitario, quindi più basso è il livello di cortisolo, migliore è il suo funzionamento. Invecchiando, si tende ad avere un livello minore di DHEA, ma assumerlo non significa restare giovani; piuttosto, rivolgetevi alla CAUSA dei bassi livelli di DHEA, ovvero troppa insulina prodotta dall’assunzione di troppi carboidrati. Questa situazione può essere arrestata ricorrendo alla dieta a zona. Nonostante io continui a are la dieta a zona in questo libro, sono parimenti consapevole che molti di voi ignoreranno questo consiglio. Basandomi sulle ricerche che ho svolto, il ruolo del DHEA nell’inibizione del cortisolo può funzionare assumendo l’integratore. Ciò non risolve la questione di base, ma la sua assunzione contribuisce a sopprimere il cortisolo. Poiché quest’ultimo aumenta l’infiammazione polmonare che può favorire l’eliminazione dell’influenza aviaria, è importante procedere alla sua diminuzione qualora contraiate questo virus. Il Dott. Sears è uno scienziato che ritiene più sensato risalire alle cause dei problemi anziché spendere denaro per flaconi di compresse. In quanto giornalista, mi rendo conto che molta gente sarebbe più disponibile a spendere per acquistare delle compresse piuttosto che modificare le proprie

abitudini alimentari. Pertanto, qualora di ammalaste di influenza aviaria, vi consiglio di assumere il DHEA, specialmente se ignorate la mia raccomandazione di are alla dieta a zona, soprattutto se arrivate alla fase con febbre/infiammazione/difficoltà respiratorie. Ho verificato che la prescrizione corrente di DHEA per l’influenza comune è di 200 mg due volte al giorno. Per quanto riguarda l’infiammazione da influenza aviaria, assumerei questo ormone tutte le volte si renda necessario per tenere sotto controllo febbre/infiammazione/difficoltà respiratorie. Dopo di ciò, rallentarne l’assunzione.

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Bibliografia THE AGE-FREE ZONE by Dr. Barry Sears Bradley, W.G.; Kraus, L.A.; Good, R.A.; Day, N.K.; “Dehydroepiandrosterone inhibits replication of feline immunodeficiency virus in chronically infected cells,” Vet Immunol. Immunopathol. 46;159-168, 1995. Kim, H.R.; Ryu, S.Y.; Kim H.S.; et al.: “istration of Dehydroepiandrosterone Reverses the Immune Suppression Induced by High Dose Antigen in Mice,” Immunol. Invest. 24:583-93, 1995.

Oscillococcinum (Oscillo) - Avvertenze L’Oscillococcinum è una formulazione omeopatica che originariamente si supponeva dovesse curare il cancro e altre malattie. La società produttrice, Boiron, afferma che contribuisce solo ad alleviare i sintomi "parainfuenzali". L’Oscillococcinum ha una potenza 200c di un autolisato di cuore e fegato dell’anatra di Barbary. Come ho detto all’inizio, non mi interesso di medicina allopatica moderna o alternativa. Mi interesso di ciò che funziona. L'Oscillococcinum è il rimedio antinfluenzale più popolare in Francia e sono disponibili studi clinici in base ai quali pare che sia in grado di ridurne i sintomi. Devo tuttavia aggiungere di nutrire un pregiudizio nei confronti della comprensione del perché qualcosa funzioni. Le vaccinazioni possono piacere o meno, ma vi è una spiegazione razionale di causa-effetto in grado di spiegare perché e come funzionino. La vitamina C o i prodotti erboristici possono piacere o meno, ma vi sono spiegazioni razionali di causa-effetto in grado di spiegare perché funzionino. Sebbene mi stia occupando di ricerche nel campo della medicina alternativa sin dagli anni ’70, quando Adele Davis era la regina delle vitamine e la rivista PREVENTION si trovava in vendita solo in piccoli negozi di alimenti naturali, non ho mai capito perché o come funzionino i prodotti omeopatici. In base alle mie ricerche, la medicina omeopatica viene ricondotta a Samuel Hahnemann (1775-1843). Nel 1796 egli scrisse che la malattia è un disturbo della “forza vitale”. Non esistono cause specifiche per le malattie. Ebbene, tutto ciò può avere avuto un senso duecento anni fa. Sicuramente le creature viventi dispongono di un’energia che noi definiamo “forza vitale” che certamente può fiaccare la malattia. Di certo, quando la nostra forza vitale si abbassa per altri motivi (che oggi chiamiamo “stress”), siamo più predisposti ad ammalarci, ma oggi noi sappiamo così tanto sulle malattie che non possiamo ignorare che siano causate da specifici motivi. Tuttavia non conosciamo ancora tutti questi motivi, ma Esistono.

Un esempio: il vaiolo non uccide e non sfigura più la maggior parte dei soggetti colpiti al mondo perché il virus che lo causa è stato isolato e rimosso dall’ambiente. Sparito il virus del vaiolo, sparita la malattia. Hahnemann sostenne inoltre che le malattie possono essere curate dando ai pazienti una piccola parte del disturbo della forza vitale simile alla malattia. Questa operazione eliminerebbe la malattia vera e li guarirebbe. Se mai ciò possa avere un senso, vi prego di spiegarmelo. L'azione più simile cui io possa pensare è la vaccinazione, ma non è certo ciò che Hahnemann aveva inteso. In pratica, egli creò dei rimedi che prevedevano trasferimenti di un potere spirituale ad alcool o latte mediante scuotimento o sfregamento; in pratica il procedimento che può rendere magnetico il ferro sfregandolo con un magnete. D’accordo, si tratta della teoria omeopatica. Che cos’è l’Oscillococcinum? Fu creato nel 1925 dal Dott. Joseph Roy. Nel 1918, osservò al microscopio dei campioni ematici appartenenti a vittime dell’influenza di quell'anno e vide ciò che ritenne essere un batterio che battezzò con il nome di Oscillococcus. Ritenne che fosse questo batterio la causa dell'influenza. In seguito lo associò a molte altre malattie: tumori, ulcere sifilitiche, tubercoli di tubercolosi, pus da gonorrea, eczema, reumatismi, parotite, varicella e morbillo, decidendo che questo “germe universale” era la causa di tutte queste patologie. Nessuno sa con esattezza ciò che vide realmente il Dott. Roy. Egli non vide alcun virus: sono troppo piccoli per essere visibili con un microscopio comune. Nessuno fu in grado di vedere un virus sino all’invenzione del microscopio elettronico negli anni ‘30. Il medico decise che l’omeopatia avrebbe fornito la cura per le malattie causate da questi oscillococchi. Nessuno sa perché, ma Roy decise di ricavare gli oscillococchi di cui necessitava, per la sua formulazione, da anatre mute il cui petto veniva, e viene, utilizzato dai cuochi si.

Ecco come si prepara l’Oscillococcinum. Versare succhi pancreatici e glucosio in una bottiglia da un litro. Aggiungere 35 g di fegato d’anatra muta e 15 g di cuore. Lasciare decantare per 40 giorni. Il risultante “brodo” di organo d’anatra viene quindi “potenziato” con il metodo omeopatico korsakoviano. Lungi da me dall’essere solidale con gli animalisti della PETA (organizzazione no-profit a sostegno degli animali) su parecchie questioni, ritengo che qui si tratti di un terrificante spreco di anatre. Mi auguro che Boiron almeno venda la parte restante dell’anatra perché possa essere utilizzata come cibo. Se siete vegetariani, dovete sapere che le anatre muoiono per produrre l’Oscillococcinum. Si agita il flacone, si svuota e si riempie. Il rapporto di diluizione si ritiene debba essere 1:100: Boiron lo fa 200 volte ed ecco perché l’Oscillococcinum viene etichettato come “200c”. La lettera “c” significa centesimo, quindi diluizione di 1 a 100. Se un contenitore viene svuotato e riempito 200 volte, quanto fegato e cuore d’anatra potranno restare? Non molto, ovviamente. Lo scopo dell’omeopatia consiste nel somministrare al paziente solo una piccolissima dose della stessa malattia. È come il rimedio della nonna per la sbornia: “chiodo scaccia chiodo”, solo in proporzioni molto minori, persino non misurabili. Allora, ciò che dovete chiedervi è: volete comprare una piccola quantità d’acqua che potrebbe contenere alcuni atomi di qualcosa che si trovava in un flacone 200 ricariche prima? E anche se vi fossero alcuni atomi di cuore o fegato d’anatra? In che modo potrebbero attenuare i sintomi influenzali? Funziona? Parecchi si e sempre più americani fanno questo acquisto. Vi sono peraltro studi che hanno dimostrato una diminuzione dei sintomi influenzali in coloro che hanno assunto questo prodotto per tempo.

Uno studio su oltre 400 soggetti è stato condotto in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo e poi pubblicato sulla rivista scientifica British Journal of Clinical Pharmacology. Se devo dire cosa penso, preferirei spendere il mio denaro per antiossidanti di comprovata efficacia, vitamine, minerali e prodotti erboristici. Bibliografia Oscillococcinum, le joli grand canard. Science et Pseudo-sciences, Cahiers bimestriels de l’Association Française pour l’Information Scientifique, No 202, mars-avril 1993. Kotok A. The history of homeopathy in the Russian Empire until World War I, as compared with other European countries and the USA: similarities and discrepancies. PhD thesis, submitted November 1999. Anas Barbariae, Hepatis et Cordis Extractum. The Homeopathic Pharmacopoeia of the United States, monograph #0137, June 1989. Homeopathic Medicine Research Group. Dictionary of Homeopathy, First Edition, 1996. Vickers AJ, Smith C. Homeopathic Oscillococcinum for preventing and treating influenza and influenza-like syndromes. Cochrane Database Syst Rev. 2004;(1):CD001957. Ferley JP, Zmirou, D’Adhemar D, Balducci E, “A Controlled evaluation of a homeopathic preparation in the treatment of influenza-like syndromes”. British Journal of Clinical Pharmacology, 1989, 27; 329-335.

L-Teanina Sebbene sia stata scoperta nel 1948, solo di recente abbiamo appreso da uno studio condotto a Harvard che la L-Teanina aumenta l’immunità innata alle infezioni. L’immunità innata fa riferimento alla capacità del nostro sistema immunitario di sconfiggere microbi o virus, già incontrati o meno. Ovviamente ciò è quanto necessitiamo contro l’influenza pandemica e per la quale l’umanità non ha ancora sviluppato un’immunità acquisita. La L-Teanina è un aminoacido che si trova naturalmente nel tè verde (Camellia sinensis) e nei funghi Xerocomus badius e in alcune specie del genere Camellia, C. japonica e C. sasanqua. Il tè contiene circa 20 tipi di aminoacidi e oltre il 60% di essi è rappresentato dalla teanina che si può ottenere solo dal tè verde perché il processo di torrefazione non la elimina. Studi condotti in provetta hanno dimostrato che la L-Teanina aumenta la produzione di interferone e cellule T da cinque a quindici volte. Si è anche rilevato che nel fegato la L-Teanina viene sintetizzata in etilamina; questa azione innesca la risposta della cellula T di tipo gamma-delta. Queste cellule ci difendono da infezioni batteriche, virali, micotiche e parassitarie. Secernono anche interferone, una proteina che si nutre delle infezioni invasori e pertanto, più ne abbiamo, più protetti siamo dai virus. Funzionano anche le cellule T che distruggono le cellule "rinnegate”, ovvero quelle che diventano cancerose o infette a causa di un virus invasore quale l’H5N1. L’unico problema è posto dal quantitativo di L-Teanina da assumere con il tè verde perché, per ottenere un beneficio, dovremmo fare come i giapponesi che ne bevono dai 12 ai 14 bicchieri al giorno! Se pensate di farcela, fatelo subito! C’è da dire che questa procedura non sembrerebbe essere auspicabile o pratica per la maggior parte delle persone che vivono fuori dal Giappone e pertanto, suggerisco di assumere integratori contenenti L-Teanina.

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Bibliografia Kamath , AB et al . Antigens in tea-beverage prime human V gamma 2Vdelta 2 T cells in vitro and in vivo for memory and nonmemory antibacterial cytokine responses. Proc Natl Acad Sci USA 100, 6009-14 (2003) Ahn WS, Yoo J, Huh SW, Kim CK, Lee JM, Namkoong SE, Bae SM, Lee IP. Protective effects of green tea extracts (polyphenon E and EGCG) on human cervical lesions. Eur J Cancer Prev. 2003 Oct;12(5):383-90. Leung LK et al. “Theaflavins in black tea and catechins in green tea are equally effective antioxidants.” J Nutr. 131, 9:2248-51, 2001. Higdon JV, Frei B. “Tea catechins and polyphenols: health effects, metabolism and antioxidant functions.” Crit Rev Food Sci Nutr. 43, 1:89-143, 2003. Nakachi K, Eguchi H, Imai K. “Can teatime increase one’s lifetime?” Ageing Res Rev. 2, 1:1-10, 2003. Demeule M et al. “Green tea catechins as novel antitumor and antiangiogenic compounds.” Curr Med Chem Anti-Canc Agents. 2, 4:441-63, 2002. Kunishiro K, Tai A, Yamamoto I. “Effects of rooibos tea extract on antigenspecific antibody production and cytokine generation in vitro and in vivo.” Biosci Biotechnol Biochem. 65, 10:2137-45, 2001.

Estratto del fungo Maitake Le ricerche scientifiche condotte in Giappone hanno mostrato che il Maitake (Grifola frondosa) contiene polisaccaridi attivi, i beta d-glucani che ricorderete appartenere alle 7 magnifiche sostanze! Ecco che l’estratto del fungo Maitake è sostanzialmente un’altra forma di questa importante sostanza potenziatrice del sistema immunitario. A seconda del luogo in cui vivete, vi sarà possibile trovare in vendita questo estratto più facilmente di quello ricavato dal lievito di birra. Viene anche chiamato polyporus frondosus o nuvola fungo. In Giappone è conosciuto anche come fungo che danza e da tempo è soprannominato “Re dei funghi”. È ritenuto un fungo medicinale. A quanto si dice, il maitake è depositario di parecchi altri benefici per la salute che però non rientrano nelle finalità del presente libro. Sono validi anche se il prodotto viene assunto singolarmente e persino se si ricorre ai betaglucani del lievito di birra, ossia la forma che più consiglio. Se vi ammalate di influenza aviaria e avete febbre alta/infiammazione, oppure difficoltà respiratorie, sospendete i betaglucani o l’estratto di Maitake e concentratevi sugli integratori che combatteranno il virus diminuendo le citochine infiammatorie. Bibliografia Hobbs C. Medicinal Mushrooms. Santa Cruz, CA: Botanica Press, 1995, 110–5. Nanba H, Hamaguchi AM, Kuroda H. The chemical structure of an antitumor polysaccharide in fruit bodies of Grifola frondosa (maitake). Chem Pharm Bull 1987;35:1162–8. Yamada Y, Nanba H, Kuroda H. Antitumor effect of orally istered extracts from fruit body of Grifola frondosa (maitake). Chemotherapy 1990;38:790–6. Nanba H. Immunostimulant activity in vivo and anti-HIV activity in vitro of 3 branched b-1–6-glucans extracted from maitake mushrooms (Grifola frondosa). VIII International Conference on AIDS, Amsterdam, 1992 [abstract].

Pau d’Arco Il Pau d’Arco (Tabebuia heptophylla, Tabebuia avellanedae, Tabebuia impestiginosa) (AKA Lapacho, Taheebo, Ipe Roxo, lapacho porpora, albero tromba, Tajv, “Albero divino”) si ricava dalla corteccia di un albero presente nelle foreste pluviali del Sudamerica. Da migliaia di anni è impiegato dagli indigeni del Brasile, Argentina settentrionale, Paraguay, Bolivia e altri paesi sudamericani per ricavarne un tè utilizzato come farmaco popolare di popolazioni quali Incas, le tribù Guarani e Tupi-Nambo, Callawaya, Quechuea e Aymara. Da anni viene reclamizzato come incredibile erba curativa naturale per una vasta gamma di disturbi, dall’AIDS alle ferite, cancro e infezioni delle vie respiratorie superiori quali raffreddori e influenza. Tra gli ingredienti giovevoli vi sono i naftochinoni (beta lapachone e lapacholo) più antrachinoni e i flavonoidi Quercetin, xloidone e altri. I ricercatori hanno riscontrato che i naftochinoni beta lapachone e lapachol mostrano effettivamente in vitro degli effetti anticancro, ma in quantitativi tali da risultare altamente tossici e causare grave nausea e anemia. Un commentatore ha affermato che ciò era dovuto all’analisi del legno dell’albero anziché al rivestimento interno della corteccia, ossia ciò che i guaritori indiani utilizzano per preparare il tè che bevono da migliaia di anni. Egli afferma inoltre che le piante di Pau d’Arco devono essere trattate in modo particolare per poter esprimere tutta la loro efficacia; molte società produttrici di alimenti salutari non sono certe che il loro metodo di produzione consenta di vendere il Pau d’Arco in una formulazione che funzioni davvero. Personalmente ritengo che quanto sostenuto dal settore medico statunitense in proposito non abbia reso credibili i test sul Pau d’arco. 1000 anni di impiego come farmaco da parte di varie popolazioni indigene starebbero a indicare che probabilmente questo prodotto consente di attenuare alcune condizioni e pare che alcuni lavori scientifici sudamericani tendano a sostenere la validità benefica del Pau d’arco. La FDA statunitense ha testato la tossicità del Pau d’Arco nel 1981 e ha

autorizzato la sua vendita negli Stati Uniti come integratore. Tradizionalmente, il Pau d’arco viene assunto assieme alla yerba mate e questa azione potrebbe ragionevolmente accrescere la sua efficacia perché il Pau d’Arco aumenta la produzione di globuli rossi e la yerba mate è ricca di ferro. Il ferro è necessario per i globuli rossi che devono trasportare ossigeno alle cellule e pertanto la loro associazione può funzionare per aumentare la quantità di ossigeno a disposizione delle cellule. Contiene la quercetina che coadiuva il sistema immunitario, ma sembra più efficace anche per il rapporto con il prezzo acquistare la quercetina stessa da assumere come integratore. Alcune ricerche hanno dimostrato che il Pau d’Arco agisce contro la replicazione virale inibendo gli enzimi nelle cellule virali che incidono sulla sintesi del DNA e dell’RNA. Inibisce inoltre l’enzima della trascrittasi inversa coinvolto nei rapporti RNA/DNA. L’inibizione di questi enzimi rende il virus incapace di sostituirsi ai processi riproduttivi della cellula e pertanto non può replicarsi. La mia conclusione è che il Pau d’Arco, una volta preparato e assunto correttamente, sia di probabile beneficio contro alcune malattie, sebbene io non vi farei certamente affidamento se avessi il cancro. È inoltre assai probabilmente vero che ciò che acquistiamo come integratore non rappresenti la modalità ideale di assunzione. Se vi trovate in Sudamerica e potete servirvene in una forma che ritenete giovevole, fatelo! Attenzione: il Pau d’Arco può causare nausea, anemia e diarrea se assunto in alto dosaggio, quindi attenetevi alle quantità consigliate. Tiene sotto controllo i leucotrieni che contribuiscono ai processi infiammatori e pertanto va bene impiegarlo quando si è nella fase dell’influenza aviaria con febbre/infiammazione/difficoltà respiratoria. Tuttavia io non vi dipenderei salvo che non si viva in una zona del Sudamerica dove il suo uso è così comune e ben noto da nutrire la massima fiducia nella formulazione di Pau d’Arco da assumere. Bibliografia

Anesini C, Perez C. Screening of plants used in Argentine folk medicine for antimicrobial activity. J Ethnopharmacol. 1993;39:119–128. Colman de Saizarbitoria T, Anderson JE, Alfonso D, McLaughlin JL.Bioactive furonaphtoquinones from Tabebuia barbata (Bignoniaceae). Acta Cient Venez. 1997;48(1):42-46. Kinghorn AD, Balandrin MA, eds. American Chemical Symposium Series. Human Medicinal Agents from Plants. Washington, DC: American Chemical Society; 1992:16–17. Miranda FG, Vilar JC, Alves IA, Cavalcanti SC, Antoniolli AR. Antinociceptive and antiedematogenic properties and acute toxicity of Tabebuia avellanedae Lor. ex Griseb. inner bark aqueous extract. BMC Pharmacol. 2001;1(1):6. Pizzorno JE, Murray MT. Textbook of Natural Medicine. New York: Churchill Livingstone; 1999:967-974. Robbers JE, Tyler VE. Herbs of Choice: The Therapeutic Use of Phytomedicinals. New York, NY: The Haworth Herbal Press; 1999:246-247. Tyler, Varro E. 1993. The Honest Herbal: A Sensible Guide to The Use of Herbs and Related Remedies. New York, Pharmaceutical Products Press. Duke JA. CRC Handbook of Medicinal Herbs. Boca Raton, FL: CRC Press, 1985, 470–1. Guiraud P, Steiman R, Campos-Takaki GM, et al. Comparison of antibacterial and antifungal activities of lapachol and beta-lapachone. Planta Med 1994;60:373–4. Tyler VE. Herbs of Choice: The Therapeutic Use of Phytomedicinals. Binghamton, NY: Pharmaceutical Products Press, 1994, 180. Oswald EH. Lapacho. Br J Phytother 1993/4;3:112–7. Foster S. Herbs for Your Health. Loveland, CO: Interweave Press, 1996, 70–1. Awang DVC, Dawson BA, Ethier JC, et al. Naphthoquinone constituents of commercial lapacho/pau d’arco/taheebo products. J Herbs Spices Med Plants 1994;2:27–43.

Willard T. A Textbook of Natural Medicine. Edinburgh (England): Churchill Livingstone; 1998. Foster S, et al. Tyler’s Honest Herbal: A Sensible Guide to the Use of Herbs and Related Remedies. New York: Haworth Herbal Press; 1999. Brinker F. Herb Contraindications and Drug Interactions, 2nd ed. Sandy (OR): Eclectic Med Publications; 1998.

Mangostano Il mangostano (Garcina mangostana) (AKA Amibiasine, Mang Cut, Manggis, Manggistan, Mangosta, Mangostan, Mangostana, Mangostanier, Mangostao, Mangoustanier, Mangouste, Mangostier, Manguita, Meseter, Queen of Fruits, Sementah, Semetah, Xango) è un frutto tropicale del sudest asiatico. Si tratta del frutto nazionale tailandese e, a quanto si dice, era il preferito della Regina Vittoria. Il mangostano contiene le vitamine C, B1, B2 e B6, potassio, ferro e calcio; sono inoltre presenti oltre 20 potenti antiossidanti chiamati xantoni e tra questi le alfa-mangostine, le beta-mangostine e le gammamangostine. Questi xantoni promettono il rafforzamento del sistema immunitario. I mangostani contengono inoltre catechine, polifenoli e polisaccaridi. Vengono tradizionalmente impiegati per attenuare la disidratazione o la diarrea causate dalla dissenteria e anche come impiastri per tagli. I mangostani sono molto ricchi di antiossidanti e in più l’estratto mostra di possedere un certo potenziale volto all’inibizione di istamine e prostaglandine, il che significa che contribuisce a modulare la funzionalità del sistema immunitario. Tutto ciò È importante per l’influenza aviaria, quando la reazione del sistema immunitario può uccidervi più velocemente del virus stesso. In vitro le alfa-beta mangostine dimostrano di essere efficaci contro la linea cellulare della leucemia umana HL60 e la tubercolosi da micobatteri. I derivati dallo xantone, i garcinoni B ed E, mostrano attività in vitro contro la tubercolosi da micobatteri e il garcinone E anche un’attività citotossica in vitro contro i carcinomi epatocellulari. Le alfa-gamma mangostine bloccano inoltre i recettori della serotonina e dell’istamina. Queste ricerche pertanto sono promettenti, ma è ancora troppo presto per attribuire ai mangostani eccezionali proprietà benefiche. A quanto risulta dalle mie ricerche, non sono ancora stati condotti studi sull’uomo. È ovvio che la frutta sia salutare. I mangostani sono buoni, quindi se vi trovate nel sudest asiatico e avete l'occasione di mangiarli, fatelo. Se vivete lì, senz’altro li avrete già mangiati.

Non ricordo di avere mai bevuto il loro succo (reclamizzato negli Stati Uniti e in altri paesi come bevanda salutare). Sicuramente sarà delizioso e rinfrescante e, se potete farlo, bevetene uno anche per me, ma non attendetevi grandi benefici oltre a quelli comunemente apportati da qualsiasi altro succo fresco. Bibliografia Matsumoto K, Akao Y, Kobayashi E, et al. Induction of aptosis by xanthones from mangosteen in human leukemia cell lines. J Nat Prod 2003;66:1124-7. Suksamrarn S, Suwannapoch N, Phakhodee W, et al. Antimycobacterial activity of prenylated xanthones from the fruits of Garcinia mangostana. Chem Pharm Bull (Tokyo) 2003;51:857-9. Ho CK, Huang YL, Chen CC. Garcinone E, a xanthone derivative, has potent cytotoxic effect against hepatocellular carcinoma cell lines. Planta Med 2002;68:975-9. Nilar, Harrison LJ. Xanthones from the heartwood of Garcinia mangostana. Phytochemistry 2002;60:541-8. Chairungsrilerd N, Furukawa K, Ohta T, et al. Histaminergic and serotonergic receptor blocking substances from the medicinal plant Garcinia mangostana. Planta Med 1996;62:471-2. Xanthones. Alive: Canadian Journal of Health & Nutrition. January, 2005;267:115. Keville, K. Herb profile: Garcinia. American Herb Association Quarterly Newsletter; Winter 2005, Vol. 20 Issue 3, p3-3, 1p. Nakatani K, et al. Inhibitions of histamine release and prostaglandin E2 synthesis by mangosteen, a Thai medicinal plant. Biol Pharm Bull. 2002 Sep;25(9):1137-41. Chairungsrilerd N, et al. Pharmacological properties of alpha-mangostin, a novel histamine H1 receptor antagonist. Eur J Pharmacol. 1996 Oct 31;314(3):351-6. Nakatani K, et al. Gamma-Mangostin inhibits inhibitor-kappaB kinase activity and decreases lipopolysaccharide-induced cyclooxygenase-2 gene expression in C6 rat glioma cells. Mol Pharmacol. 2004 Sep;66(3):667-74.

Nakatani K, et al. Inhibition of cyclooxygenase and prostaglandin E2 synthesis by gamma-mangostin, a xanthone derivative in mangosteen, in C6 rat glioma cells. Biochem Pharmacol. 2002 Jan 1;63(1):73-9.

L-Ornitina - Avvertenze La L-Ornitina è un aminoacido tradizionalmente assunto dagli atleti per migliorare le prestazioni. Si tratta di un aminoacido non essenziale, il che significa che l’organismo è in grado di ricavarlo dagli alimenti, specialmente quelli ricchi di proteine quali carne, latte, uova e pesce. La sua struttura è simile a quella dell’arginina, un altro aminoacido, ma possiede un’efficacia doppia rispetto a quest’ultima. Viene sintetizzata dall’arginina e agisce da precursore di citrullina, prolina e acido glutammico. Favorisce il rilascio dell’ormone umano della crescita, giovevole per il sistema immunitario e lo stato di salute in generale; inoltre è essenziale per un forte sistema immunitario e per il fegato. Ho controllato attentamente l’ornitina perché a volte l’ho vista consigliata come stimolante del sistema immunitario, ma quasi tutti gli articoli al riguardo sottolineano il suo uso nei settori del body building e dell’atletica, ma anche in questo caso non vi sono chiare prove scientifiche a o di ciò. Essendo un aminoacido, è importante per l’organismo e il sistema immunitario; tuttavia, poiché l’organismo può ricavarlo dalle proteine non sembra essere necessario spendere denaro per un integratore di ornitina, salvo che non ci si dedichi al body building! Bibliografia Bucci LR, Hickson JF, Wolinsky I, Pivarnik JM. Ornithine supplementation and insulin release in bodybuilders. Int J Sport Nutr 1992;2:287–91. Fogelholm GM, Naveri HK, Kiilavuori KT, et al. Low-dose amino acid supplementation: no effects on serum human growth hormone and insulin in male weightlifters. Int J Sport Nutr 1993;3:290–7. Lambert MI, Hefer JA, Millar RP, et al. Failure of commercial oral amino acid supplements to increase serum growth hormone concentrations in male bodybuilders. Int J Sport Nutr 1993;3:298–305.

Bucci L, Hickson JF, Pivarnik JM, et al. Ornithine ingestion and growth hormone release in bodybuilders. Nutr Res 1990;10:239–45. Elam RP, Hardin DH, Sutton RA, et al. Effects of arginine and ornithine on strength, lean body mass and urinary hydroxyproline in adult males. J Sports Med Phys Fitness 1989;29:52–6. Zieve L. Conditional deficiencies of ornithine or arginine. J Am Coll Nutr 1986;5:167–76. [review]

Astaxantina L’astaxantina è un antiossidante sinora poco conosciuto, ma potente: a il sistema immunitario e apporta parecchi benefici. L’astaxantina è un carotenoide, uno dei tanti agenti biochimici che danno colore agli alimenti, quali il betacarotene e il licopene che sono molto più conosciuti. Come questi ultimi, essa conferisce agli alimenti il pigmento rosso, ma l’astaxantina è presente principalmente nelle creature marine: salmone, gambero, ecc. e nelle microalghe. L’astaxantina è un pigmento ossigenato definito xantofilla. È liposolubile (sostanza che si scioglie nei grassi) e possiede una struttura molecolare che le conferisce un potere antiossidante superiore. Le xantofille sono i carotenoidi più potenti e l’astaxantina è la xantofilla più potente. È da 100 a 500 volte più forte della vitamina E e 10 più del betacarotene. L’astaxantina aumenta la potenza di questi altri antiossidanti, per cui assumerla assieme al vostro abituale multivitaminico moltiplica la sua efficacia. L’astaxantina potenzia la funzionalità del sistema immunitario aumentando la produzione di cellule secernenti anticorpi e di interleuchina 2 e sopprimendo l’interferone gamma. Alcuni saggi in vivo e in vitro utilizzando modelli animali hanno dimostrato che l’astaxantina accresce la funzionalità del sistema immunitario. La maggior parte di questi saggi sono stati effettuati da Harumi Jyonouchi e colleghi dell’Università del Minnesota. L’astaxantina favorisce la produzione in vitro di anticorpi da cellule spleniche di ratto. L’astaxantina ripristina anche in parte la diminuita funzionalità immunitaria umorale nei ratti anziani. Possiede anche proprietà antinfiammatorie che la rendono una sostanza da assumere se vi trovate nella fase altamente pericolosa dell’influenza aviaria con febbre/infiammazione.

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Bibliografia Bennedsen, M., et al., “Treatment of H. pylori-infected mice with antioxidant/astaxanthin reduces gastric inflammation, bacterial load and modulates cytokine release by splenocytes,” Immunology Letters, December 1, 1999: 70(3) pp. 185-9. Jyonouchi, H., et al., “Effects of various carotenoids on cloned, effector-stage Thelper cell activity,” Nutrition of Cancer, 1996: 26(3) pp. 313-324. Jyonouchi, H., et al, “Studies of immunomodulating actions of carotenoids. I. Effects of beta-carotene and astaxanthin on murine lymphocyte functions and cell surface marker expression in in vitro culture system,” Nutrition and Cancer, 1991: 16(2), pp. 93-105. Jyonouchi, H., et al., “Studies of immunomodulating actions of carotenoids. II. Astaxanthin enhances in vitro antibody production to T-dependent antigens without facilitating polyclonal B-cell activation,” Nutrition and Cancer, 1993: 19(3) pp. 269-280. Jyonouchi, H, et al., “Immunomodulating actions of carotenoids: enhancement of in vivo and in vitro antibody production to T-dependent antigens,” Nutrition and Cancer, 1994: 21(1), pp. 47-58. Jyonouchi, H., et al., “Astaxanthin, a carotenoid without Vitamin A activity, augments antibody responses in cultures including T-helper cell clones and suboptimal doses of antigen,” Journal of Nutrition, October 1995: 125(10) pp. 2483-2492. Jyonouchi, H., et al., “Astaxanthin, a carotenoid without Vitamin A activity enhances in vitro immunoglobulin production in response to a T-dependent stimulant and antigen,” Nutrition and Cancer, 1995: 23(2) pp. 171-183. Okai, Y, et al, “Possible immunomodulating activities of carotenoids in in vitro

cell culture experiments,” International Journal of Immunopharmacology, December 1996: 18(12), pp. 753-758.

Aloe vera Avrete senz’altro sentito parlare dell’aloe vera, una sostanza ottima per il trattamento di ustioni, ferite e altri problemi cutanei. È anche un lassativo naturale, ma quando la vidi per la prima volta definita utile per il sistema immunitario, pensai che la definizione fosse stata troppo generosa, ma poi feci le mie ricerche... L’aloe è originaria dell’Africa ed è stata utilizzata per migliaia di anni per curare ferite e scottature. Ecco perché è chiamata “giglio del deserto”. Si fa solitamente riferimento al gel all’aloe, ovvero al gel chiaro prodotto dalle cellule situate al centro della foglia. Il gel all’aloe diluito viene comunemente definito estratto. Il gel è costituito al 99% da acqua e contiene mono e polisaccaridi, sostanze molto importanti e ci torneremo sopra. Il succo di aloe è ricavato da questo gel. Il gel all’aloe contiene inoltre lignano, acido salicilico, saponine, steroli e triterpenoidi. Quando è fresco, il gel all’aloe contiene l’enzima proteolitico carbossipeptidasi, il glutatione e parecchi isozimi della superossido dismutasi. Sono inoltre presenti le vitamine A, C, E, B12, tiamina, niacina e acido folico e i minerali sodio, potassio, calcio, magnesio, manganese, rame, zinco, cromo e ferro. Parte delle virtù dell’aloe tese a migliorare il nostro sistema immunitario deriva da almeno 6 agenti antisettici: lupeolo, acido salicilico, azoto ureico, acido cinnamico, fenoli e zolfo, tutti in grado di uccidere o tenere sotto controllo muffa, batteri, funghi e virus. L’aloe contiene almeno 23 polipeptidi che sono stimolatori del sistema immunitario. Studi condotti su ratti nei primi anni ’80 appurarono dapprima che gli estratti del gel all’aloe consentivano di sconfiggere infezioni batteriche. Alcuni ricercatori hanno sottolineato che l’aloe vera migliora il sistema immunitario semplicemente migliorando il processo digestivo. Questa azione si esplica nutrendo maggiormente le cellule, comprese quelle del sistema

immunitario. Probabilmente, tuttavia, le sostanze più importanti presenti nell’aloe vara sono i saccaridi. L’aloe vera contiene un alto livello di mannano-saccaridi. Le molecole di mannano/mannosio sono presenti nelle principali vie trasmettitrici del nostro sistema immunitario innato. Le glicoproteine del mannano ci proteggono distinguendo quelle self e not-self (ossia estranee e non al sistema immunitario). Idealmente il nostro sistema immunitario protegge quelle estranee (not-self) e distrugge quelle non (self). I meccanismi delle glicoproteine rilevano le cosiddette firme delle infezioni nelle membrane quali il virus influenzale. Alcuni ricercatori sostengono che i mannani, i glucomannani e i galactomannani presenti nell’aloe vera siano efficaci nel potenziare il sistema immunitario quanto i glucani. Il monosaccaride più importante presente nel gel all’aloe è il mannosio-6-fosfato e i polisaccaridi più comuni sono chiamati glucomannani (beta-(1,4) mannano acetilato). Si tratta di zuccheri a catena lunga contenenti glucosio e mannosio. L’aloe vera contiene la maggior concentrazione di polimannani acetilati che sono la forma più attiva dei mannani. Questi polisaccaridi complessi a catena lunga spesso vengono chiamati beta-glucomannani, mucopolisaccaridi o acemannano. I mucopolisaccaridi presenti nell’aloe svolgono molte funzioni importanti, compreso il rafforzamento del funzionamento del sistema immunitario. Accade però che dopo la pubertà noi si smetta di produrre questi mucopolisaccaridi e quindi dobbiamo ricavarli dai nostri regimi alimentari. Interagiscono con tutte le membrane cellulari consentendo alle sostanze nutritive di penetrare più facilmente nelle cellule e di espellere le tossine. Altri benefici offerti dai mucopolisaccaridi: Rendono le pareti cellulari più resistenti a virus e batteri Presentano proprietà antinfiammatorie (importanti per la letale fase acuta dell’influenza aviaria)

Contribuiscono a rendere dieci volte più efficaci i globuli bianchi Facilitano la modulazione del sistema immunitario (vitale per chiunque si trovi nella fase acuta dell’influenza aviaria) Aumentano la produzione e il rilascio di anticorpi, interferone, interleuchine e altri Aumentano il numero delle cellule nella milza e delle cellule T killer e la loro attività Sebbene alcuni prodotti abbiano isolati alcuni beta-glucomanni, essi funzionano meglio assieme a tutti gli altri saccaridi presenti nel gel all’aloe. Il gel dell’aloe vera mi pare qualcosa di utile cui far ricorso perché può essere impiegato sul torace o sulla schiena di un influenzato mentre si trova a letto, persino se è troppo ammalato per poter ingoiare pastiglie. Bibliografia Ro J, Lee B, et al. Inhibitory mechanism of aloe single component (Alprogen) on mediator release in guinea pig lung mast cells activated with specific antigenantibody reactions. Pharmacology and Exper Therapeutics. 2000;292:114-121. Womble D, and Helderman. Enhancement of allo-resposiveness of human lymphocytes by acemannan (Carrisyn). Int J Immunopharmacol. 1988;10(8):967-974. Peng S, Norman J, et al. Decreased mortality of Norman murine sarcoma in mice treated with the immunomodulator, acemannon. Mol Biother. 1991;3(2):7987. Hart L, Nibbering P, et al. Effects of low molecular constituents from aloe vera gel on oxidative metabolism and cytotoxic and bactericidal activities of human neutrophils. Int J Immunopharmacol. 1990;12(4):427-434. Sydiskis R, Owen D, et al. Inactivation of enveloped viruses by anthraquinones extracted from plants. Antimicrob Agents Chemother. 1991;35(12):2463-2466. Antimicrob Agents Chemother 1991 Dec;35(12):2463-6: Inactivation of

enveloped viruses by anthraquinones extracted from plants. Sydiskis RJ, Owen DG, Lohr JL, Rosler KH, Blomster RN. Department of Microbiology, University of Maryland, Baltimore 21201. Womble, D., and Helderman, J.H. Enhancement of all-responsiveness of human lymphocytes by Acetylmannans. Int. J. Immunopharmacol 10(8):967-74, 1988. McDaniel, H.R., Ph.D., et al. CD4 and CD8 lymphocyte levels in Acetylmannans (ACM)-treated HIV-1 infected longer-term survivors. Int. Conf. AIDS 9(1):438, 1993. McDaniel, H.R., et al. An increase in circulating monocyte/macrophages (MM) is induced by oral Acetylmannans (ACE-M) in HIV-1 patients. Am. J. Clin. Pathol. 94:516-17, 1990. McDaniel, H.R., et al. Extended survival and prognostic criteria for Acetylmannans(ACE-M) treated HIV-1 patients. Antiviral Res. 13(Suppl. 1):117, 1990. Werbach, Melvyn R., M.D. and Murray, Michael T., N.D. Botanical Influences on Illness: A sourcebook of clinical research. Tarzana, CA: Third Line Press, 1994. Kahlon, J.B., et al. In vitro evaluation of the synergistic antiviral effects of Acetylmannans in combination with azidothymidine and acyclovir. Mol. Biother. 3:214-23, 1991. Ghannam, N. The antidiabetic activity of aloes: Preliminary clinical and experimental observations. Hormone Res. 24:288-94., 1986. Sheets, M.S., et al. Studies of the effect of Acetylmannans on retrovirus infections: Clinical stabilization of feline leukemia virus-infected cats. Mol. Biother. 3(1):41-5, 1991. Grindley et al., Journal of Ethnopharmacology, 16:117-151 (1986)

Alchilgliceroli o AKG Gli alchilgliceroli o AKG sono sicuri come il latte materno e infatti sono ciò che lo rendono così salutare per i neonati. Protegge il loro sistema immunitario ancora non sviluppato appieno da infezioni batteriche, fungine e virali (ricordarsi che agli organismi microscopici non interessa che i bambini siano belli: per loro SONO carne. Questi bambini rappresentano inoltre un bersaglio molto attraente perché il loro sistema immunitario non funziona ancora al 100%). Ci vogliono anni perché il nostro sistema immunitario funzioni a pieno regime e questo è il motivo per il quale generalmente i bambini siano più spesso colpiti da raffreddori e infezioni rispetto agli adulti e diffondano malattie infettive così facilmente. In ogni caso, di fronte all’influenza pandemica e ad altre malattie emergenti, abbiamo tutti bisogno di essere protetti e gli alchilgliceroli possono aiutarci anche se siamo troppo vecchi per prendere ancora il latte materno. Va detto infatti che gli adulti necessitano 100 volte di più degli AKG rispetto ai neonati. Gli alchilgliceroli sono lipidi, ossia una famiglia di composti che contribuiscono alla produzione e alla stimolazione dei globuli bianchi. Gli AKG normalizzano il funzionamento del midollo osseo. Possiamo ottenere gli alchilgliceroli solo da poche fonti. Sono presenti nel latte vaccino, ma molto meno che nel latte materno. L'olio di fegato di squalo contiene alchilgliceroli in quantità 100 volte superiore al latte materno. Da anni sappiamo che gli squali sono dotati di un sistema immunitario molto forte. Gli scienziati ritenevano che ciò fosse dovuto alla loro cartilagine e pertanto molte persone ne facevano incetta. Oggi noi sappiamo invece che il vero segreto è rappresentato dagli alchilgliceroli. L’olio di fegato di squalo contiene le maggiori concentrazioni di AKG note alla scienza.

Da centinaia o forse migliaia di anni nei paesi costieri, l’olio di fegato di squalo viene utilizzato come integratore alimentare. I pescatori scandinavi lo assumono almeno dal XVI secolo e ne parlano anche spagnoli, svedesi, norvegesi, cinesi e giapponesi. L’olio di fegato di squalo è inoltre una ricca fonte delle vitamine A, D ed E oltre che degli acidi grassi omega 3 EPA e DHA. Contiene inoltre la squalamina che non ha nulla a che fare con la protezione dall’influenza, ma contribuisce ad “affamare” i tumori maligni. Un’altra ricca fonte di AKG da prendere in considerazione è il succo di Noni. Il Noni, il cui nome scientifico è morinda citrofolia, è un frutto che cresce nelle isole tropicali del Pacifico meridionale. Il suo succo possiede troppi ingredienti benefici per essere tutti menzionati qui e uno di essi è rappresentato dagli alchilgliceroli. Non è concentrato come l’olio di fegato di squalo, ma è un’importante alternativa per i vegetariani. Bibliografia Shark Liver Oil Nature’s Amazing Healer, Neil Solomon, M.D., Ph.D., Richard water, Ph.D., Ingemar Joelsson, M.D., Ph.D., Kensington Health, 1997 Hallgren, B. et al. (1978) Occurrence, synthesis, and biological effect of methoxy-substituted glycerol ethers. Progress in Chemistry of Fats and their Lipids. 16:45. Boeryd, B. et al. (1978) Stimulation of immune reactivity by methoxy-substituted glycerol ether incorporated into the feed. Eur. J. Immunol. 8:678-680. Hallgren, B. and Larsson, S. (1962) The glycerol ethers in man and cow. J. Lipid Res. 3:31-38.

Suma La suma (Pfaffia paniculata, Hebanthe paniculata), conosciuta anche come ginseng brasiliano o Para Todo, è una radice utilizzata dagli abitanti della giungla amazzonica da almeno 300 anni. Studi condotti dal Dott. Milton Brazzach dell’Università di San Paolo, Brasile, hanno rilevato che offre sollievo da varie condizioni. Altri studi condotti presso l’American College of the Healing Arts dal Dott. Michael Tierra sostengono che il suo uso regolare favorisca la prevenzione di raffreddori, influenza e altre condizioni. Gli erboristi sostengono che, come il vero ginseng, la Suma sia un adattogeno e ciò significa che contribuisce al rafforzamento dell’organismo perché gli conferisce maggiore energia e lo rende più sano in generale al fine di resistere agli effetti dello stress. Si afferma inoltre che aumenti la funzionalità del sistema immunitario. Le sostanze chiave della suma sono: 19 aminoacidi ferro magnesio cobalto silice beta-ecdisterone, un ormone vegetale che coadiuva nel mantenimento della giovinezza e resistenza allantoina, utile per la guarigione delle ferite zinco vitamine A, B1, B2, E, K e acido pantotenico acido pfaffico che previene la diffusione di vari disturbi cellulari

pfaffocidi e altre saponine quali il nortriterpenoide gli ormoni vegetali sitosterolo e stigmasterolo allantoina glicosidi germanio La suma presenta una delle concentrazioni più alte di Ge-132 di qualsiasi altra pianta conosciuta. Questa forma di germanio fu scoperta da Kazuhiko Asai. Il suo nome completo è sesquiossido bis-carboxietil germanio (o germanio sesquiossido). Già molti anni fa avevo sentito dire che il germanio organico andava bene per il sistema immunitario, quindi mi recai presso il mio negozio locale di alimenti naturali per acquistarlo. Non vedendolo esposto, lo chiesi espressamente. È talmente caro che lo tenevano nel retrobottega, fuori dalla portata dei taccheggiatori. Non è consigliato per le donne incinte e che allattano, oppure se si è affetti da cancro positivo per i recettori degli estrogeni. L’ingestione di grandi quantità di saponine può scombussolare lo stomaco, quindi attenetevi ai dosaggi consigliati. Può essere effettivamente efficace nel rafforzare il sistema immunitario, ma ovviamente quello non è il suo beneficio principale che può essere dato dal rafforzamento generale dello stato di salute e dal germanio contenuto nella suma. La sua azione inoltre si prolunga nel tempo e ciò è un buon modo di prendersi cura della propria salute e vita, ma non sarà molto d’aiuto se e quando colpirà una pandemia influenzale. Non vedo pertanto alcun motivo per consigliare questa sostanza come arma principale nella lotta contro l’influenza. Va da sé che, se vivete in Sudamerica e avete facile accesso alla suma di alta qualità, assumetela senz’altro ogni giorno per migliorare la vostra salute. Bibliografia

Nishimoto N, Nakai S, Takagi N, et al. Pfaffosides and nortriterpenoid saponins from Pfaffia paniculata. Phytochem 1984;23:139–42. Nishimoto N, Shiobara Y, Inoue S, et al. Three ecdysteroid glycosides from Pfaffia iresinoids. Phytochem 1988;27:1665–8. Arletti R, Benelli A, Cavazzuti E, et al. Stimulating property of Turnera diffusa and Pfaffia paniculata extracts on the sexual behavior of male rats. Psychopharmacol 1999;143:15–9. Peirce A. Practical Guide to Natural Medicines. New York: William Morrow and Co., 1999, 614–5. Tyler VE. The Honest Herbal 3rd ed. New York: Haworth Press, 1993, 303–4. Mazzanti G, Braghiroli L. Analgesic anti-inflammatory action of Pfaffia paniculata (Martius) kuntze. Phyto Res 1994;8:413–6. Peirce A. Practical Guide to Natural Medicines. New York: William Morrow and Co., 1999, 614–5. De Oliveira F. Pfaffia paniculata (Martius) Kuntze-Brazilian ginseng. Rev Bras Farmacog. 1986;1:86–92. Ballas SK. Short Report: Hydration of sickle erythrocytes using a herbal extract (Pfaffia paniculata) in vitro. Br J Haematol. 2000;111:359–362. Pinello, K.C., et al. “Effects of Pfaffia paniculata (Brazilian ginseng) extract on macrophage activity.” Life Sci. 2005 Oct 6 Ballas, S. K., et al. “Hydration of sickle erythrocytes using a herbal extract (Pfaffia paniculata) in vitro.” Brit. J. Hematol. 2000; 111(1): 359–362.

Zinco Nel corso degli ultimi anni, alle persone con mal di gola e raffreddore sono state vendute compresse e pastiglie contenenti vitamina C e zinco (in forma di zinco gluconato glicina e acetato di zinco) perché lo zinco è stato associato alla salute del sistema immunitario. I suoi integratori sono stati consigliati anche per la prostata e la salute sessuale maschile. Indubbiamente si tratta di un oligoelemento essenziale di cui tutti necessitano per svolgere le molte e varie funzioni biologiche. Le cellule del sistema immunitario (oltre a quelle della ghiandola salivare, della prostata e dell’intestino) utilizzano lo zinco come mezzo di comunicazione con le altre cellule. È stato acclarato che una grave carenza di zinco deprime il sistema immunitario; tuttavia persino lievi carenze di questa sostanza danneggia la funzionalità di macrofagi e neutrofili, l’attività della cellula killer naturale e l’attività di complemento. Se vi trovate esposti a qualsiasi virus influenzale, non potete permettervi che queste funzionalità non operino perfettamente. C’è bisogno di zinco per sviluppare e attivare i linfociti T. I ricercatori hanno scoperto che i soggetti con bassi livello di zinco presentano una risposta compromessa della proliferazione linfocitica ai mitogeni. Le fonti di zinco negli alimenti comprendono ostriche, carne rossa (soprattutto manzo e agnello), pollame, fagioli, noci, granchi e aragoste, cereali integrali e prodotti lattiero-caseari. L’unica precauzione da adottare per l’integrazione di zinco è una sua modica assunzione perché deve essere equilibrato con il rame, quindi assumerne troppo potrebbe diminuire il livello di quest’ultimo. Assumete un integratore che contenga anche alcuni milligrammi di rame. Le pastiglie e le compresse sono un modo veloce di assunzione se non vi sentite

bene, ma non dovrebbero sostituirsi al quantitativo quotidiano di multivitamine e minerali. Va detto che gli spray nasali con zinco probabilmente hanno causato la perdita dell’olfatto, per cui è meglio non utilizzarli. Poiché la maggior parte delle fonti alimentari di zinco si basa su animali, se siete vegetariani è probabile che subiate una sua carenza. In questo caso, sarà conveniente assumere lo zinco giornalmente tramite integratore e se, nonostante ciò, prendeste un raffreddore o l’influenza, non aumentatene la quantità perché diminuire la riserva di rame sicuramente non vi aiuterà. Una riserva ottimale di zinco è una forma di prevenzione, non di cura. Bibliografia Hershfinkel, Michal; Silverman, William F.; Sekler, Israel (2007). “The Zinc Sensing Receptor, a Link Between Zinc and Cell Signaling”. Molecular Medicine 13: 331 Solomons NW. Mild human zinc deficiency produces an imbalance between cellmediated and humoral immunity. Nutr Rev 1998;56:27-8. Prasad AS. Zinc: an overview. Nutrition 1995;11:93-9 Shankar AH, Prasad AS. Zinc and immune function: the biological basis of altered resistance to infection. Am J Clin Nutr 1998;68:447S-63S. Wintergerst ES, Maggini S, Hornig DH. Contribution of selected vitamins and trace elements to immune function. Ann Nutr Metab 2007;51:301-23. Beck FW, Prasad AS, Kaplan J, Fitzgerald JT, Brewer GJ. Changes in cytokine production and T cell subpopulations in experimentally induced zinc-deficient humans. Am J Physiol 1997;272:E1002-7. Prasad AS. Effects of zinc deficiency on Th1 and Th2 cytokine shifts. J Infect Dis 2000;182 (Suppl):S62-8. Sandstead HH. Zinc nutrition in the United States. Am J Clin Nutr. 1973;26:1251–1260.

Prasad AS. Role of zinc in human health. Bol Asoc Med PR. 1991;83:558–560. Marshall S. Zinc gluconate and the common cold. Review of randomized controlled trials. Can Fam Physician. 1998;44:1037–1042. Eby GA. Zinc ion availability—the determinant of efficacy in zinc lozenge treatment of common colds. J Antimicrob Chemother. 1997;40:483–493. Marshall S. Zinc gluconate and the common cold. Review of randomized controlled trials. Can Fam Physician. 1998;44:1037–1042. Hirt M, Nobel S, Barron E. Zinc nasal gel for the treatment of common cold symptoms: a double-blind, placebo-controlled trial. Ear Nose Throat J. 2000;79:778–781. Girodon F, Lombard M, Galan P, et al. Effect of micronutrient supplementation on infection in institutionalized elderly subjects: a controlled trial. Ann Nutr Metab. 1997;41:98–107. Odeh M. The role of zinc in acquired immunodeficiency syndrome. JIntern Med. 1992;231:463–469. Bogden JD, Kemp FW, Han S, et al. Status of selected nutrients and progression of human immunodeficiency virus type 1 infection. Am J Clin Nutr. 2000;72:809–815. Tang AM, Graham NM, Saah AJ. Effects of micronutrient intake on survival in human immunodeficiency virus type 1 infection. Am JEpidemiol. 1996;143:1244–1256.

Ciliegia nera La ciliegia nera (Prunus serotina) è conosciuta anche con i nomi di: visciola, visciola dolce nera, cuore nero, rum cherry, whiskey-cherry, Virginian prunebark. Ho condotto delle ricerche sulla ciliegia nera perché qualcuno mi aveva detto che fosse un buon prodotto per il sistema immunitario. A dire il vero, ho trovato scarse prove o documentazione a sostegno di questa affermazione. In base a quanto letto in un sito, i nativi americani Flambeau Ojibwa preparavano un tè utilizzando la corteccia della visciola per curare tosse e raffreddore. Supponendo che fosse anche vero (sono sempre scettico di fronte a rivendicazioni su quanto avrebbero fatto i nativi americani dato che non hanno lasciato documenti scritti), è sempre possibile che il beneficio principale venisse ricavato dal bere tè bollente. Può essere anche che utilizzassero il tè nero perché aveva un buon sapore. Stando ai cinesi, la ciliegia tonifica il sangue, dà energia e prolunga la vita. Anche questo potrebbe essere vero, ma non ha molto a che fare con il sistema immunitario che è l’obiettivo basilare di questo libro. Le visciole contengono parecchia vitamina C e flavonoidi, potassio, lignine e tannini e pertanto sono un alimento sano che indubbiamente esercita un effetto benefico sul sistema immunitario. Ho visto diversi consigli di aggiungere ciliegie nere alla spremuta di limone: non ho mai provato, ma sembrerebbe delizioso. Sono un frutto sano e buono, quindi mangiatene quante vi pare. Non sono però in grado di documentare che svolgano una qualsiasi attività extra per il sistema immunitario. Non sono nemmeno riuscito a trovare una buona fonte riguardante le ciliegie nere non in veste di integratore.

Ho invece rintracciato il tè alla ciliegia nera di Celestial Seasonings. Pare buono e indubbiamente vi farà sentire meglio se avete un’infezione respiratoria.

Carotenoidi Ne fa parte specialmente il betacarotene o provitamina A. I carotenoidi sono antiossidanti liposolubili presenti in varia frutta e verdura. Sono presenti anche nelle alghe, in alcuni funghi e in batteri fotosintetici. Non sono classificati come vitamine, ma sembrano essere di notevole giovamento per la salute. Il più conosciuto è il betacarotene, provitamina A. Possiamo tuttavia sintetizzare la vitamina A da altri carotenoidi, quali alfa-carotene (carote, zucche, peperoni rossi e gialli), beta-criptoxantina (arance, mandarini, pesche, nettarine e papaya) e gamma-carotene. I carotenoidi sono i pigmenti che rendono frutta e verdura di colore rosso, arancione o giallo. Ci sono oltre 600 tipi di carotenoidi, ma il numero di quelli che abitualmente mangiamo è di qualche dozzina. Sono suddivisi in due categorie: xantofille (contenenti ossigeno) e caroteni (privi di ossigeno). Il loro colore è una parte importante della loro funzione. Assorbono la luce per la fotosintesi e proteggono la clorofilla dagli effetti della luce solare. Poiché la maggior parte delle persone sufficientemente interessate a temi quali il regime alimentare e la salute ritiene che dovrebbero regolarsi in base a una dieta a basso contenuto di grassi, è interessante notare che i grassi (lipidi) rappresentano una parte importante della biodisponibilità dei carotenoidi dietetici. Ciò significa che per digerire e sfruttare i carotenoidi ingeriti li si dovrebbe mangiare con del grasso. Uno studio condotto nel 2005 rilevò che mangiare il frutto e l’olio di avocado assieme a carotenoidi migliorava la capacità digestiva. Ecco perché sono stati inventati i condimenti per insalata, non solo per il gusto (sebbene sia importante anche questo), ma perché in questo modo potremo sfruttare al meglio i carotenoidi. Le fonti naturali di carotenoidi sono presenti in quasi tutta la frutta e verdura di color arancio-rosso-giallo. L’olio di palma grezzo contiene la maggiore

concentrazione di carotenoidi detti anche provitamina A. Il frutto Gac vietnamita contiene la maggiore concentrazione di licopene. Il betacarotene elimina i radicali liberi che potrebbero causare alcune forme di cancro, protegge la pelle dai danni causabili dai raggi ultravioletti (UV) e rafforza il sistema immunitario. Viene trasformato in vitamina A nel fegato e nelle pareti intestinali. Come fonte naturale di vitamina A, il betacarotene è importante esattamente come lo è la vitamina A e pertanto parliamo di rafforzamento del sistema immunitario, la produzione dell’ormone umano della crescita e di quello tiroideo, oltre a consentire la corretta riproduzione cellulare. Si tratta di un terpenoide, un pigmento rosso-arancio comunemente presente in frutta e verdura di quei colori e in verdure a foglia verde scuro. Le fonti comprendono carote, mango, papaya, patata dolce, melone, zucca gialla, albicocca, spinaci, spirulina, gramigna, erba medica, zucche, foglie di cavolo verza ed erba d’orzo. Gli esperti salutisti consigliano di assumere integratori di betacarotene solo naturale. Sebbene alcuni ricercatori sostengano che non vi sia differenza, ciò non è necessariamente vero, soprattutto per quanto riguarda i fumatori perché la ricerca ha dimostrato che quantità troppo elevate di integratori con betacarotene sintetico aumentano il rischio di carcinoma polmonare. Altri sostengono che il betacarotene sintetico difetti del potere antiossidante posseduto in forma naturale. Questi sono altri esempi di sostanze nutritive per il sistema immunitario importanti da assumere nel lungo termine e su base giornaliera, ma non rappresentano una soluzione veloce in caso di raffreddore o influenza. Bibliografia Tanvetyanon T, Bepler G (July 2008). “Beta-carotene in multivitamins and the possible risk of lung cancer among smokers versus former smokers: a metaanalysis and evaluation of national brands”. Cancer 113 (1): 150–7. Handelman GJ. The evolving role of carotenoids in human biochemistry.

Nutrition 2001 Oct;17(10):818-22 2001. PMID:15100.

Acido folico Nel 1996, l’acido folico o vitamina B9 o folato (nella forma naturale) salì alla ribalta quando la FDA statunitense iniziò a richiederne l’aggiunta agli alimenti a base di cereali per contribuire alla prevenzione di difetti del tubo neurale del feto. Oggi l’acido folico viene prescritto a tutte le donne in gravidanza. Come per tutte le vitamine, l’acido folico svolge complesse funzioni. Contribuisce per esempio ad abbassare i livello di omocisteina. È necessario per la sintesi di RNA e DNA, per la produzione di globuli rossi e per metabolizzare le proteine. Aumenta l’attività e la produzione di anticorpi, svolgendo così un’importante funzione per combattere le infezioni. Migliora inoltre il funzionamento dei globuli bianchi che diminuiscono con l’età. Le fonti naturali di acido folico sono: verdure a foglia verde scuro, fegato, lievito di birra, cereali integrali, asparagi, fagioli di Lima e succo d’arancia. 400 microgrammi sono sufficienti per una normale integrazione. Le donne che intendono iniziare una gravidanza o che già sono gravide dovrebbero assumerne 600 mcg al giorno. Il suo effetto sarà migliore se assunto con altri “membri” della famiglia della vitamina B perché in questo modo ne favoriranno la sintesi. Dosi molto alte di acido folico possono causare attacchi epilettici in coloro che sono soggetti a questo tipo di evento. Pertanto, se assumete farmaci antiepilettici, consultate il vostro medico prima di prendere un integratore contenente acido folico. Bibliografia Folate status and the immune system. Dhur, A : Galan, P : Hercberg, S Citation: Prog-Food-Nutr-Sci. 1991; 15(1-2): 43-60

Probiotici Non molta gente ne è al corrente e non è una barzelletta, anche se di primo acchito sembra contraddire ciò che sono andato dicendovi sul sistema immunitario, ma è vero ed è importante per la salute anche di quest’ultimo.... L’organismo, specialmente l’intestino, ospita vari tipi di batteri. Ciò che dovete mettervi in testa è che ciò è inevitabile. Non si può scegliere di avere un intestino antisettico. Potete scegliere tra batteri buoni e amici che vi aiutano a digerire il cibo e a mantenere sano il sistema immunitario e farvi prosperare quei batteri che vi fanno correre in bagno. Come succede in natura, anche i batteri presenti nell’intestino lottano per accaparrarsi le risorse: se vincono i batteri buoni, quelli cattivi saranno esclusi, ma se vincono quelli cattivi, saranno i buoni a essere esclusi e a quel punto lo stato di salute peggiora. I batteri dell’acido lattico e i bifidobatteri sono alcuni dei batteri amici più comuni ospitati nel nostro organismo, sebbene in tutto ve ne siano almeno 400. Si ritiene di ricevere la prima dose di batteri amici dal latte materno. Gli alimenti fermentati favoriscono la crescita dei batteri amici, così come fa lo yogurt contenente colture con il lattobacillo acidofilo. Il nemico maggiore dei probiotici è costituito dagli antibiotici perché questi ultimi uccidono TUTTI i batteri, buoni e cattivi senza distinzione. C’è un motivo per il quale non dovreste prendere antibiotici e cioè farlo solo se dovete combattere una reale infezione e se lo fate, dovreste mangiare yogurt attivo (la maggior parte degli yogurt dei supermercati non contiene batteri vivi), alimenti fermentati e prendere integratori probiotici di alta qualità, continuando per almeno un mese dalla sospensione degli antibiotici. Sarà anche il caso di prendere con sé un buon integratore probiotico in viaggio per prevenire la diarrea.

Alcune ricerche dimostrano che i probiotici possono migliorare la funzionalità del sistema immunitario aumentando il numero delle cellule plasmatiche produttrici di IgA (immunoglobulina). Accrescono o migliorano la fagocitosi, ossia l’uccisione di organismi invasori e inoltre favoriscono la crescita dei linfociti T e delle cellule killer naturali. Sono anche in grado di regolare l’attività delle citochine e quindi di prevenire una fatale tempesta di citochine nei pazienti affetti da influenza aviaria, oltre a contribuire alla prevenzione o al controllo della diarrea negli influenzati. Bibliografia Reid G, Jass J, Sebulsky MT, McCormick JK (October 2003). “Potential uses of probiotics in clinical practice”. Clin. Microbiol. Rev. 16 (4): 658–72. Ouwehand AC, Salminen S, Isolauri E (August 2002). “Probiotics: an overview of beneficial effects”. Antonie Van Leeuwenhoek 82 (1-4): 279–89. Hatakka, K., E. Savilahti, A. Ponka, et al. Br. Med. J. 322: 1327, 2001. Gluck, U., and J.-O. Gebbers. Am. J. Clin. Nutr. 77: 517, 2003 Wold, A.E. Scandinav. J. Nutr. 45: 76, 2001. Meydani, S.N., and W.-K. Ha. Am. J. Clin. Nutr. 71: 861, 2000. Erickson, K.L., and N.E. Hubbard. J. Nutr. 130: 403s, 2000. Isolauri, E., Y. Sutas, P. Kankaanpaa, et al. Am. J. Clin. Nutr. 73: 444s, 2001. Perdigon, G., G. Maldonado-Galdeano, J.C. Valdez, et al. Eur. J. Clin. Nutr. 56(suppl.4): 21s, 2002.

Selenio Il selenio è un oligoelemento essenziale, cofattore di enzimi quali il glutatione, uno degli antiossidanti più importanti per l’organismo. Il selenio viene utilizzato per produrre le selenioproteine, cioè enzimi antiossidanti. Alcune selenioproteine ano la produzione di ormoni tiroidei da parte della tiroide, una ghiandola che contribuisce a regolare il sistema immunitario. Bassi livelli di selenio sono associati a una diminuzione delle cellule T helper (CD4). Il selenio è stato menzionato anche come stimolante di anticorpi dopo essere stati vaccinati. Anche se la fonte di questa affermazione non l’ha detto, è logico pensare che se il selenio stimola anticorpi dopo una vaccinazione, dovrebbe anche stimolare anticorpi in risposta a una vera infezione. Risulta anche che il selenio contribuisca alla regolazione delle citochine e ciò si rivela particolarmente importante nel caso dell’influenza aviaria che miete parecchie vittime a causa dell’eccessiva reazione del sistema immunitario chiamata tempesta di citochine. Il selenio è pure strettamente collegato alla funzionalità del sistema immunitario perché i suoi bassi livelli sono associati all’aumento dei casi di cancro e HIV. Tutto ciò porta molti esperti a sottolineare l’importanza di ingerire selenio a sufficienza. Non so se qualcuno abbia mai studiato se vi sia o meno una correlazione tra bassi livelli di selenio e influenza, ma ovviamente è meglio che siano alti. Stando a quanto affermato dal Linus Pauling Institute, i soggetti ai quali sono stati somministrati 200 mcg di selenio giornalmente per otto settimane hanno fatto registrare una migliore risposta immunitaria. Non si tratta di una “cura rapida” per tutto. Posso solo consigliarvi di assumere selenio giornalmente come integratore multivitaminico e minerale di buona qualità. Solitamente sono sufficienti 200 mcg.

Le fonti alimentari del selenio sono: noci, cereali, carne, pesce, uova, rognone, tonno, granchio e aragosta.

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Bibliografia McKenzie RC, Rafferty TS, Beckett GJ. Selenium: an essential element for immune function. Immunol Today 1998;19:342-5. Levander OA. Nutrition and newly emerging viral diseases: An overview. J Nutr 1997;127: 948S-50S. Arthur JR. The role of selenium in thyroid hormone metabolism. Can J Physiol Pharmacol 1991;69:1648-52. Corvilain B, Contempre B, Longombe AO, Goyens P, Gervy-Decoster C, Lamy F, Vanderpas JB, Dumont JE. Selenium and the thyroid: How the relationship was established. Am J Clin Nutr 1993;57 (2 Suppl):244S-8S. Taylor EW (August 1995). “Selenium and cellular immunity. Evidence that selenoproteins may be encoded in the +1 reading frame overlapping the human CD4, CD8, and HLA-DR genes”. Biological Trace Element Research 49 (2-3): 85–95. McKenzie RC, Beckett GJ, Arthur JR. Effects of selenium on immunity and aging. In: Hatfield DL, Berry MJ, Gladyshev VN, eds. Selenium: Its Molecular Biology and Role in Human Health. 2nd ed. New York: Springer; 2006:311-323. Roy M, Kiremidjian-Schumacher L, Wishe HI, Cohen MW, Stotzky G. Supplementation with selenium and human immune cell functions. I. Effect on lymphocyte proliferation and interleukin 2 receptor expression. Biol Trace Elem Res. 1994;41(1-2):103-114. (PubMed) Kiremidjian-Schumacher L, Roy M, Wishe HI, Cohen MW, Stotzky G. Supplementation with selenium and human immune cell functions. II. Effect on

cytotoxic lymphocytes and natural killer cells. Biol Trace Elem Res. 1994;41(12):115-127. (PubMed) Kiremidjian-Schumacher L, Roy M, Glickman R, et al. Selenium and immunocompetence in patients with head and neck cancer. Biol Trace Elem Res. 2000;73(2):97-111. (PubMed) Baum MK, Miguez-Burbano MJ, Campa A, Shor-Posner G. Selenium and interleukins in persons infected with human immunodeficiency virus type 1. J Infect Dis. 2000;182 Suppl 1:S69-73. Fine

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[1] Il balut è un piatto tipico di molti paesi del Sud-est asiatico; consiste in un uovo di anatra o di gallina fecondato e bollito nel suo guscio poco prima della sua schiusa, quando l'embrione al suo interno è quasi completamente formato.