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Nereo Villa
Archeometria
tabella fonetica
degli alfabeti solari L'archeometria degli alfabeti solari è la misurazione delle lettere poggiante su archetipiche corrispondenze(1) astrali provenienti dal più antico alfabeto solare, l'alfabeto atlantideo(2) Watan, costruito a immagine del cielo. L'alfabeto watan, scrittura primitiva degli atlantidi, la cui tradizione fu trasmessa all'India e all'Egitto dopo la catastrofe cui conseguì la scomparsa di Atlantide, è la traduzione esatta dell'alfabeto astrale. Esso comprende tre lettere costitutive, dette madri (o padri), sette planetarie e dodici zodiacali, in tutto ventidue caratteri. Questo alfabeto, di cui Mosè aveva avuto conoscenza in Egitto, divenne in seguito il primo alfabeto ebraico, modificato nel corso dei secoli, che scomparve poi completamente nel periodo della cattività di Babilonia. "L'alfabeto primitivo degli atlantidi è stato conservato in India, ed è mediante i brahmana che è giunto fino a noi"(3). Attraverso i suoi caratteri, che esprimono i 12 segni zodiacali e i 7 pianeti principali più i 3 segni chiamati "madri" o "padri", tale alfabeto forma un complesso di ventidue lettere. Diversi sono gli alfabeti detti solari per la loro struttura in ventidue lettere, come per esempio, il fenicio, l'etiopico, il caldaico, antica forma di ebraico, ecc. Anche la suddivisione dell'alfabeto ebraico in 3, 7 e 12 caratteri, rientra in una logica che rispecchia altre suddivisioni naturali (per esempio quella riguardante il tempo: ogni stagione dura 3 mesi, ogni settimana 7 giorni, ogni anno 12 mesi; quella riguardante la musica: l'accordo perfetto è composto di 3 suoni, le funzioni della scala musicale sono 7, i suoni della scala cromatica sono 12; nel campo della pittura: 3 colori primari, 7 colori dell'arcobaleno, 12 colori della cromoterapia(4), ecc.).
Per lo studio archeometrico dei nomi di persona ho pertanto adottato i 22 "suoni" ebraici riportati dalle grammatiche rispettivamente alle 22 lettere di questo sistema:
alef bet ghimel dalet he vav zain chet tet iod kaf lamed mem nun samek hain phe tzade qof resh scin taw
L'alfabeto ebraico fu infatti, fra gli alfabeti solari, l'unico capace di risorgere nell'ebraico moderno pur appartenendo a una lingua che dovette morire. E poiché tale lingua morta e risorta rispecchia ancora le corrispondenze watan sopra accennate, l'ho usata appunto per la "traslitterazione" dei nomi di persona, essendo l'unica via possibile per l'alfabeto Watan dell'antica Atlantide. Come l'alfabeto watan e le altre lingue solari, anche l'ebraico ha infatti un alfabeto prevalentemente consonantico. Nelle usuali grammatiche si dice che la lingua ebraica è formata esclusivamente da consonanti e accanto al sistema delle 22 lettere "tutte consonanti" si pone un altro sistema di punti e di altri piccoli segni per le vocali. Mi sembra che ciò sia un'inesattezza tramandata da secoli come una superstizione: da una parte si afferma che le 22 lettere dell'alfabeto sono tutte consonanti ad eccezione della lettera "iod" e della "vav", che possono diventare vocali:
"Ebraico punteggiato":
con le dovute "eccezioni":
Dall'altra, nella traslitterazione reale dei nomi dall'italiano all'ebraico, si usano per le vocali le lettere "consonanti". Ecco alcuni esempi di tale incoerenza grammaticale: la "consonante" "alef" usata come "a" nella traslitterazione del nome "Gaio Sciloni" nell'omonimo dizionario(5):
"ghimel"-"alef"-"iod"-"vav" (Gaio) e "scin"-"iod"-"lamed"-"vav"-"nun"-"iod" (Sciloni).(6) Altro esempio: la "consonante" "he" viene usata come vocale "a" nella traslitterazione della parola moderna "tecnica"(7):
"tet"-"kaf"-"nun"-"iod"-"qof"-"he" (tecnica) Tale fenomeno non è presente solo nell'ebraico moderno ma anche in quello antico. La parola "kané", presente anche nella Bibbia (8) , sembra la traslitterazione della paola italiana "canna":
"qof"-"nun"-"he". Vi sono lingue che hanno molte consonanti ed altre che hanno molte vocali. Ma non credo possono esistere alfabeti costituiti da sole consonanti o al contrario da sole vocali. Per "traslitterazione" intendo dunque la traslazione dal sistema alfabetico (italiano, se, inglese, ecc.) di un qualsiasi nome di persona al sistema alfabetico ebraico, vale a dire il ricomporre foneticamente il nome facendo uso dell'ebraico, ma nel senso di una trascrizione meramente fonetica, che deve rendere la pronuncia. Pertanto non si pone qui la problematica relativa alla corretta pronuncia ebraica - sefardita o ashkenazita, oppure ancora dell'ebraico moderno, che adotta la pronuncia sefardita e i caratteri ashkenaziti - che ingenererebbe eccessive complicazioni. Ho scelto dunque una codificazione semplice e generica che esclude tutti i punti e gli altri segni vocalici utilizzati dalle grammatiche come "ebraico punteggiato". Per quanto riguarda l'alfabeto Watan e gli altri alfabeti solari, prevalentemente consonantici, si può d'altra parte mostrare che tale loro tendenza ad essere formati da consonanti è in armonia con la loro provenienza astrale: i linguaggi che usano molto le sibilanti "s" e "v", e che comprimendo le vocali, quasi non le fanno notare, dipendono dalle diverse regioni della Terra. E' stato osservato da Rudolf Steiner che le consonanti sono maggiormente in relazione col mondo esterno, mentre le vocali appartengono di più al mondo interiore, e che gli abitanti di zone montuose usano maggiormente le consonanti perché queste ultime sono formate proprio in rapporto a tale mondo esterno maggiormente articolato. D'altra parte si è notato anche che la differenziazione fra montagne e pianure di tutto il pianeta dipende dal cielo e dalle sue costellazioni(9). Nella seguente tabella, sono elencate le corrispondenze astrali fra l'alfabeto ebraico, l'alfabeto watan e i rispettivi valori numerici delle ventidue lettere, qui
usate nella rispettiva fonetica ebraica per la traslitterazione dei nomi di persona. Nella prima colonna vi sono i numeri ordinali, seguono, rispettivamente nella seconda e terza, i valori numerici e quelli geometrici - per lo studio di questi ultimi rimando alla spiegazione dato nel mio libro sulla reincarnazione(10) -, nella quarta i segni ideografici watan; seguono poi la quinta e la sesta con i rispettivi nomi e segni ebraici; infine le corrispondenze con le tre "madri", con i segni astrologici planetari e con quelli zodiacali, nella settima, ottava e nona colonna. TABELLA RIASSUNTIVA
Le corrispondenze alfabetico-astrali qui riportate non sono dunque quelle dell'alfabeto ebraico, in quanto esso, come ho accennato, andò perduto all'epoca della cattività di Babilonia e riformato poi con sostanziali modifiche(11), le cui corrispondenze divennero quelle che si trovano oggi nel Libro della Formazione. Il sistema astrale della tabella, riconosciuto nel campo della scienza numerologica(12), essendo primigenio e dunque precedente tali modifiche, vien detto archeometrico (da "archè", "principio" e da "métron", "misura").
Anche se le corrispondenze astrali qui riportate non sono ebraiche, trovano in se stesse sostegno e giustificazione. Questa archeo-metria rimane pertanto ugualmente in sintonia col libro ebraco della formazione del mondo, là dove dice: "...e fai stare in piedi la cosa in maniera esauriente..."(13). Che l'alfabeto Watan e le sue corrispondenze numeriche siano qualcosa di preciso risulta anche dalle seguenti considerazioni, riguardanti la sua "provenienza astrale". Se riuniamo i segni watan, corrispondenti alle tre madri, in modo da formare un unico segno, otteniamo una figura essenzialmente compresa nel simbolo dello yin-yang cinese:
La linea unitaria della ALEF:
più il dualismo della SAMEK:
più il raccordo della TAW:
formano, infatti, l'elemento centrale del simbolo estremo-orientale della vita cosmica:
Nel simbolo che così si viene a formare, aggiungendo una circonferenza alla figura si esprime letteralmente qualcosa che ha a che fare con il concetto di "divino".
A
+ S
+ T
La parola "divino" proviene dal sanscrito "deva", che significa "divinità", ma si produce anche mediante una sostituzione cifrata delle lettere madri, secondo il seguente procedimento: ALEF, SAMEK e TAW, in valori numerici 1-60-400, dànno la somma complessiva 461. Sostituendo le cifre 4, 6 e 1 con le lettere corrispondenti abbiamo la "d" (DALET), la "v" (VAV) e la "a" (ALEF), che formano "dva", radice evocatrice di "Deva", la divinità. Il 4, il 6 e l'1, sommati, cioè sintetizzati, esprimono il numero ciclico 11. Ciò che le madri ALEF, SAMEK e TAW formano, secondo l'antica numerica, è comunque la radice "AST" da cui viene l'idea di ogni connessione astrale:
E' importante notare che la riunione di queste tre lettere ALEF, SAMEK e TAW, forma anche la parola "asoth", antico termine con cui si nominava il "principio spirituale delle forze astrali"(14). Il concetto stesso di "astrale", poggia su quelle tre lettere, "ast" e tale principio spirituale viene indicato, in senso collettivo come "Astaroth"(15) o "Astarte", nomi presenti anche nella Bibbia(16). Dalle precedenti considerazioni in merito alle lingue solari, dalla consultazione di più grammatiche(17) e dalla mia esperienza di ricerca ho potuto compilare la seguente tabella fonetica.
Tabella fonetica per la traslitterazione dei nomi
A
alef:
lettera, praticamente senza suono, che serve tuttavia per la traslitterazione della "a".
B
bet:
si legge come "b" e come "v".
C
kaf:
si legge "c" (come nelle parole "casa" e "perché").
C
tzade:
è usata nell'ebraico moderno per traslitterare parole come "romanticismo", "acetone", acetilene", ecc.
D
dalet:
suona come la nostra "d".
E
he:
da' suono alle vocali lunghe "a" ed "e" poste in fine di parola.
F
phe:
si pronuncia come la nostra "f" ma anche come "p".
G
ghimel:
H
he:
si fa sentire con una leggera aspirazione (come nell'inglese house) tranne quando serve a rendere il suono della "a" o della "e" (vedi sopra).
I
iod:
è il suono "i" italiano.
J
zain:
è una forma di traslitterazione della j soprattutto per nomi di origine straniera, corrispondenti al suono iniziale del nome se "Jean".
K
chet:
gutturale aspra (come nel tedesco "Bach") che non ha corrispondente in italiano.
L
lamed: equivale alla nostra "l".
M
mem:
equivale alla nostra "m".
N
nun:
equivale alla nostra "n".
O
vav
è usata per traslitterare le vocali lunghe "o" ed "u". Suonando anche come "v", equivale grammaticalmente alla nostra congiunzione "e".
P
phe:
si pronuncia sia come "p" che come "f" (vedi sopra).
Q
qof:
può traslitterare tanto la "q"; quanto la "c dura" o la "k".
R
resh:
equivale alla nostra "r".
S
(Orsini)
S
equivale al nostro "g duro" (ghi, ghe, gu, ecc.), ma si trova anche come "g dolce" (gia, gio, gio, ecc.) preceduta da un trattino(18)
.
samek: equivale alla "s dolce" (come in "sifone", "sigaro", "sandalo"). zain:
fa risuonare una diversa "s" come nelle parole "osare", "rosa", ecc. o come il finale nella parola inglese friends.
scin:
equivale al nostro "sc" (come in "scena", "lasciare", "sciopero" ecc.) ed al suono "sh" inglese.
tet:
equivale alla "t" (come in "tecnica").
T
taw:
ha suono "th" inglese ma si pronunzia anche come normale "t".
U
vav:
è usata per traslitterare le vocali lunghe "o" ed "u". Suonando anche come "v", equivale grammaticalmente alla nostra congiunzione "e" (vedi sopra).
(Drusetta)
S (Sciloni)
T (Tiramani)
V
bet:
si legge come "v" (come in "vitamina") e come "b" (vedi sopra).
W
vav:
può traslitterare tanto la w di "Wotan" (nome della suprema divinità nordica), quanto quella di west (che suona "u": "uèst").
Z
tzade:
è pronunziata come "zeta muta" (nazione, forza, ecc.) e come "zeta dura" (zazzera).
La lettera hain è una gutturale che non ha riscontro in italiano, e che si fa sentire solo in ebraico in principio di parola, con un colpo di glottide nel pronunciare la vocale o, in mezzo alle parole, staccando nettamente la sillaba così formata. NOTE (1) cfr. Nereo Villa, "Il sacro simbolo dell'arcobaleno. Numerologia biblica sulla Reincarnazione", SeaR Edizioni, Reggio Emilia, aprile 1998, (cap. VII) (http://digilander.libero.it/VNereo/larcal.htm). (2) La perfetta identità dei riti, delle cerimonie, delle tradizioni e perfino dei nomi delle divinità dei messicani e degli antichi babilonesi-egiziani, abitanti in regioni che sono al di là dell'Oceano Atlantico, comprovano - come mostra la H. P. Blavatsky in "Iside svelata" - che il Sud America era popolato da genti che necessariamente dovevano aver avuto contatti con dette regioni e che dunque avevano dovuto trovare la via attraverso l'Atlantico. "La storia tace su questo; [...] La classe degli ierofanti era divisa in due categorie distinte: quelli istruiti dai 'Figli di Dio' [...] e altri che abiTAWano la perduta Atlantide. [...] Le rovine che coprono le due Americhe e che si trovano in molte isole delle Indie Occidentali, sono tutte attribuite agli Atlantidi sommersi. Al pari degli ierofanti del vecchio mondo, il quale, al tempo dell'Atlantide era quasi collegato col nuovo dalla terra, i maghi della regione oggi sommersa avevano una rete di aggi sotterranei che andavano in tutte le direzioni...". (H. P. Blavatsky, "Iside svelata", Ed. Armenia, pp. 556, 588, 589). (3) R. Guénon, "L'Archeometra", Ed. Atanor, n. 5, p. 12. (4) M. Anderson, "La cromoterapia", Ed. Armenia. (5) Gaio Sciloni, "Dizionario italiano-ebraico, ebraico-italiano", Ed. Achiasaf, Tel-Aviv, 1989. (6) L'ebraico si legge da destra a sinistra. (7) Miriam Biasoli, "Dizionario italiano-ebraico, ebraico-italiano", Ed. Avallardi. (8) Ezechiele 40, 5. (9) Rudolf Steiner, "Conoscere l'uomo secondo corpo, anima e spirito. I primordi della Terra", Ed. Antroposofica, 1991: "Quando dunque qualcuno vive più nel mondo esteriore, la sua parte bianca di cervello si sposta maggiormente verso sinistra. Se invece qualcuno abita in una regione nella quale si vive di più nell'interiorità, la massa cerebrale bianca si sposta di meno. L'essere umano viene allora più indotto a produrre dalla sua interiorità vocali dal suono armonioso. Ma ciò è differente a seconda delle regioni della Terra. [...] Alcuni anno un linguaggio diciamo vocalico, altri un linguaggio consonantico. Che cosa deve essere avvenuto nelle regioni in questione? Può essere avvenuto moltissimo. Vi saranno state le cose più diverse; tuttavia voglio mettere in risalto qualcosa che può essere accaduto. Pensiamo dunque che in un punto vi siano alte montagne e in un altro pianura. Quando da qualche parte vi sono zone pianeggianti, si nota che il linguaggio diventa più ricco di vocali. Quando invece vi sono montagne torreggianti verso l'alto, il linguaggio ha la tendenza a divenire più ricco di consonanti. D'altro canto la faccenda non è così semplice, e dobbiamo domandarci: grazie a che cosa nasce la montagna e grazie a che cosa la pianura? Avviene che vi è ovunque il regno terrestre sul quale splende il Sole. L'intera nostra Terra era un tempo poltiglia. Le montagne dovettero essere estruse dalla massa molle; la Terra era dunque in origine molle, e le montagne vennero estruse. Che cosa dunque tira fuori le montagne? Sono le forze che provengono dallo spazio cosmico e che operano dal di fuori! Possiamo così dire: qui operano determinate forze provenienti dal cosmo, ed esse tirano fuori le montagne. In un punto le forze sono potenti, e di conseguenza sorge una montagna. Altrove affluiscono forze più deboli dal cosmo e non sorge perciò alcuna montagna: il terreno in tempi remoti venne attratto meno fortemente verso l'esterno. Gli uomini che nascono in una zona dove queste forze operano in misura minore parlano più con vocali, mentre quelli che nascono in una zona dove queste forze operano maggiormente, parlano con più consonanti. Tutto è dunque in relazione con le forze del cosmo [...] si può utilizzare l'intero zodiaco come un orologio nel quale leggere quel che accade sulla Terra". (10) vedi nota 1. (11) Si tratta delle seguenti modifiche: "si è scambiata la "MEM" e la "SAMEK", "SCIN" e "TAW", in modo da sostituire la parola "Ast" (Asoth), formata dall'insieme delle tre lettere costitutive (cioè madri, ndt), per "Ams" [...]; si è scambiata ugualmente GHIMEL e DALET, PHE e HAIN...." (cfr. R. Guénon, "L'Archeometra", Ed. Atanor, pp. 19, 20). (12) ibid. pag. 14; cfr. anche Papus "La scienza dei numeri", Ed. Brancato, p. 85. (13) Sefer Yezirah, Trad. di Eliahu Shi, cap. I, sez. 3, Ed. Atanor. (14) R. Guénon, "L'Archeometra", Ed. Atanor, p. 28. (15) ibid. (16) Giosuè, capitolo 21, versetto 27; I° Cronache, capitolo 6, versetto 56; per Astarte: Giudici, 2,13; I° Samuele, 7,3; 31,10; I° Re, 11,5; II° Re, 23,13; Isaia, 17,8; Michea, 5,13. (17) C. A. Viterbo, "Una via verso l'ebraico", Ed. Carucci, Roma, 1988; H. P. Stähli, "Corso di ebraico biblico", Ed. Paiadeia, Brescia 1986; Pronuncia e trascrizione fonetica in M. Biasoli, "Dizionario italiano-ebraico, ebraico-italiano", Ed. Avallardi; Nomina propria in "F. Zorell, "LEXICON HEBRAICUM VETERIS TESTAMENTI", Ed. Pontificio Istituto Biblico, Roma, 1989.
(18) : Ed. Avallardi).
= traslitterazione della parola "adagio" (Miriam Biasoli, "Dizionario italiano-ebraico, ebraico-italiano",
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