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Nadia Celli

…E VIA DAL MIO CUORE

ROMANZO

Youcanprint Self - Publishing

Titolo | E via dal mio cuore Autore | Nadia Celli ISBN | 9788891113597 Prima edizione digitale 2013 © Tutti i diritti riservati all’Autore

Youcanprint Self-Publishing Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE) [email protected] www.youcanprint.it

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Questo libro è un'opera di fantasia.

Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell'immaginazione dell'autore, o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale. Ringrazio di cuore i miei collaboratori.

Le lacrime dei bambini sono come perle. Preziose. Fate che siano solo lacrime di gioia.

Introduzione

Se dico: –Verona– qual’ è la prima cosa che viene in mente?

Giulietta e Romeo, il loro amore disperato che tutti ancora ricordano.

I tanti visitatori alla casa di Giulietta, con il suo famoso balcone, ne sono la testimonianza.

Anche a Verona le cose sono cambiate: le tante separazioni e divorzi lo dimostrano.

Ho raccolto tante testimonianze di persone disperate, la parte lesa, quella che viene ferita e perde tutto.

Le dichiarazioni di chi si trova a ritornare nella famiglia di origine, e sono i più fortunati !

Le famiglie condividono il dolore per la perdita di una persona che avevano imparato ad amare e che il più delle volte non riconoscono nell’ individuo che si trovano davanti.

Dopo tante voci di donne, questa volta parlano gli uomini e le tante famigerate suocere che, spesso, sono le donne che negli anni sessanta–ottanta hanno lottato

per raggiungere gli stessi diritti degli uomini.

Sull’ eco di tanti racconti ho scritto questa storia a due voci: quella della mamma e del figlio. Della suocera e del marito.

Mentre i turisti visitano ancora il balcone di Giulietta e l’Adige scorre tranquillo nella bella Verona.

1

Io

Oggi sono diventata “suocera”.

No, mio figlio non si è sposato oggi, ma dieci anni fa. Per me la parola “suocera” non era un titolo sentito: provavo un amore per Lei che me la faceva sentire figlia, quella che non ho avuto.

L’ho vista per la prima volta anni fa, innamorata di mio figlio: ora non le è più.

Forse lo ha tanto cambiato che così non le piace più? O non ha rispettato le sue aspettative?

–Via, fuori da casa. Torna dai tuoi, dormi in macchina, fai come ti pare. Io amo un altro.– Ha detto a Matteo, mio figlio.

Lui non voleva andar via da casa e lasciare i suoi figli.

Quella sera il mondo ci è crollato addosso: Matteo è venuto a dirci che Lei non è più innamorata, che ha una sbandata per il direttore del negozio dove lavora. Non vuole più Matteo per casa.

Casa non solo sua, noi come abbiamo potuto, era il suo sogno, siamo riusciti ad aiutarli. Ma i sogni di Lei sono aumentati di mese in mese: casa con giardino, viaggi, macchine e camper.

E in due arrivavano a duemila euro al mese.

Debiti sempre, che mio figlio non voleva, ma per accontentarla … non c’è mai fine.

Adesso per Lei è tutta una bella novità, una novità che fa battere il cuore: non pensa ai figli e a tutto quello che verrà poi, con il tempo.

Si è presentata da Matteo al lavoro, lo ha fatto chiamare e sono saliti in macchina per discutere.

Lui si è spaventato, ha pensato che i bambini o qualcuno di famiglia stesse male e invece era per dirgli che non lo voleva più.

Tutto quello che è accaduto, a noi non dovrebbe importare. Dovremmo essere spettatori muti, ma pur non volendo siamo presi nel vortice degli avvenimenti che sconvolgono anche la nostra vita, grazie ad unapersonache da soladecideper tutti.

E decidendo ci inserisce a forza in questo gioco.

Il nome di quella che era mia nuora non lo so più pronunciare, mi fa troppo male. Ora la chiamo “la Signora”.

Matteo

Puttana di merda!

Credevi fossi un coglione? Che non mi fossi accorto di quanto eri cambiata? Ore chiusa in bagno, a massaggiarti con creme snellenti, a depilarti, darti lo smalto sulle unghie di piedi e mani, cose che prima per me non avevi mai fatto e tutto mentre io cambiavo pannolini a Riccardo che piangeva per il mal di pancia, gli preparavo il biberon e lo mettevo a letto. Tu avevi sempre mal di testa o eri stanca, i bambini nel nostro letto sempre, per tua comodità.

Io dall’altro lato del letto vedevo le tue spalle, sempre girate.

Mai un sorriso, un augurio di buona notte. Sempre stanca. Mi dicevi:

–Hai lavato i piatti? Steso i panni? Scopato le briciole?–

Tutto quello che faccio ora non va più bene, mentre anni fa ogni cazzata che sparavo era per te oro colato. A volte lo facevo apposta, per metterti alla prova e mi sentivo un Dio, gratificato dall’amore che mi dimostravi.

Io

Qualcosa non andava.

Mesi prima Matteo era venuto a dirci, spinto da Lei, che sarebbe stato bello comperare un camper insieme: e i soldi?

E le spese continue che comporta? Lo abbiamo fatto ragionare, non l’abbiamo accontentata.

Mi hanno raccontato che la moglie del suo amante, saputa la loro storia, si è presentata nel negozio in centro dove lavora la Signora e le ha tirato addosso tutto quella che aveva a portata di mano. Scarpe e borse le sono arrivate addosso come se piovesse. Peccato che non lavori in una fabbrica di mattoni. L’amante è rimasto con la sua famiglia, con i suoi figli, mentre la Signora è rimasta sola e incazzata.

Lui ora è in viaggio all’estero con la sua famiglia. Noi abbiamo accolto nostro figlio in casa sperando che la Signora ci ripensasse.

Matteo

E’ venuta ad aspettarmi all’uscita dal lavoro per dirmi che non mi vuole più. E’ innamorata di Giulio, il direttore del negozio dove lavora, che si spacciava per amico.

Amico di merda, uomo di merda, che si dà da fare con tutte quelle che ci stanno. Lei spera forse di essere l’unica? Il grande amore della sua vita? Quella che lo cambierà?

Mentre Lei mi parlava e mi diceva che non mi voleva più per casa, non vedevo più niente. Buio negli occhi e nella mente, sono sceso dalla macchina. Un macigno al posto del cuore. Sono tornato in laboratorio e sono andato in bagno: ho preso a pugni e calci la porta. Non riuscivo a piangere. Puttana! Schifosa!

Continuavo a bersagliare la porta e non sentivo nessun dolore, le mani rotte e sanguinanti. Con tutto il baccano che ho fatto sono arrivati di corsa i miei colleghi per chiedermi cos’era successo.

Mi sono seduto per terra, la testa fra le mani e ho parlato.

Mi hanno offerto da bere per aiutarmi a riprendermi e farmi forza.

Ho bevuto tutto. Avrei bevuto il mondo intero. Per dimenticare, annientarmi.

Ricordo l’ultima sera a casa mia, mio padre mi diceva:

–Tua moglie ha bisogno di una pausa di riflessione chiede tempo. Preparati la valigia, vieni a stare da noi per un po’.– Non ho fatto storie perché i miei figli mi guardavano: mi domandavano cosa facevo e perché. E piangevano.

Mentre uscivo da quella casa la madre dei miei figli li teneva fermi perché volevano seguirmi. Piangendo Giulia, la più grande urlava:

–Papà, non andare via!.–

Riccardo, più piccolo, la guardava e si univa al suo pianto.

Ho preso le valige sono uscito e sceso nel buio.

Io

Ieri sera la Signora è arrivata per prendere i bambini con un ritardo di quaranta minuti, bella pimpante, tutta truccata.

Non è sicuramente in crisi, tutta in tiro così non l’ho mai vista. Mi dice:

–Ciao, tutto bene?–

–Secondo te va tutto bene?–

E’ ata solo una settimana da quando ha allontanato Matteo da casa.

Dalla finestra del soggiorno guardo scorrere il fiume mentre bevo il caffè e penso. Vedo la loro casa sull’altra sponda, al di là del ponte. E’ poco in linea d’aria lo spazio che ci separa.

Mi sono decisa. Questa mattina sono andata nel negozio dove lavora la Signora: era ancora presto e sapevo di trovarla da sola così avrei potuto parlarle liberamente.

Le ho chiesto se era sicura di quello che stava facendo e mi ha risposto seccata:

–Sicurissima, io non sono più innamorata di tuo figlio e non lo voglio più per casa.–

–Ho capito benissimo che non sei più innamorata di lui. Lo sai, vero, che io conosco la verità. E non dirmi che due persone adulte come voi si guardano solo negli occhi, non lo credo, se tu hai deciso di buttare all’ariala tua famiglia … –

Mi ha guardata e mi ha risposto:

–Chiamami pure puttana ma non cambio idea.–

–Io non mi permetto di chiamarti così, sei la mamma dei miei nipoti e solo per loro ti chiedo di ripensarci di farlo ritornare a casa. Vivete da separati in casa, pensa alle tue creature.–

–Io dovrei averlo per casa e lavargli le mutande? Io non voglio sentire più neanche il suo odore.–

Ho tentato:

–Le mutande e tutte le altre cose gliele lavo e stiro io.–

Se penso a quante borse di biancheria le ho stirato in tutti questi anni perché avesse più tempo libero!

–Non se ne parla– mi risponde –lo vuoi capire che non lo voglio più!– mi investe urlando.

–Sì che l’ho capito. Tu che cosa hai capito adesso?– le ho chiesto.

–Hai tentato il tutto per tutto raccontando a tuo marito quello che è successo. Il tuo nuovo amore non si decideva a lasciare la famiglia e hai voluto dargli uno scossone. Non è andata come volevi tu, lui ha scelto sua moglie e i suoi figli. Non hai vinto un bel niente.– Lui si è fatto trasferire e adesso dirige l’altro negozio. Mi risponde a muso duro:

–Per me quello non esiste più, ma indietro non torno.–

Ho aperto la porta del negozio e sono uscita.

Era un amore vissuto in macchina, nel retrobottega durante le pause del loro lavoro: che emozione con la paura di essere scoperti!

Mi avvertiva che sarebbe rientrata in ritardo: doveva fermarsi per chiudere cassa, oppure per fare la spesa e quando arrivava per prendere i bambini non mi guardava più negli occhi. Aveva sempre il fuoco al culo, tanto che un giorno, mentre stava uscendo, l’ho fermata sulla porta e le ho chiesto:

–Che cos’hai? Sono forse in colpa per qualcosa che non so, che ho fatto senza volere?.–

E Lei:

–No, perché?–

–Non mi sembra di essere cambiata nei tuoi confronti. Posso guardarti serenamente negli occhi come ho sempre fatto.–

–Sono io che sono cambiata– mi ha risposto, i bambini per mano, mentre stava uscendo.

–Non in meglio– l’ho salutata.

Adesso mi chiedo quante volte, senza saperlo, quando mi avvertiva dei suoi ritardi le avrò fatto da ruffiana.

Mio marito ed io abbiamo tre figli, tutti maschi. Alessio convive con la sua compagna, Chiara. Raffaele va all’Università per diventare veterinario. Sono io che accudisco i miei due nipoti quando Matteo e la Signora sono a lavorare.

Da sempre.

Matteo

Quella troia mi ha buttato fuori di casa. Ingenuamente complici i miei genitori, che l’hanno aiutata, convinti che Lei ci avrebbe ripensato. Mi ritrovo a dormire nella camera insieme a mio fratello, come tanti anni fa.

Quando i miei bambini vengono a mangiare e dormi– re con me, devo traslocare nello studio di mio padre; lì c’è un divano letto matrimoniale nel quale posso di nuovo dormire abbracciato a loro e risentire il loro odore. Quanto mi manca non poter vivere accanto a loro come prima! Le abitudini di tutti i giorni interrotte: aiutarli a lavarsi i denti, mettersi il pigiama tutte le sere, tenerli stretti a me mentre leggo loro una favola o giocare sul tappeto della loro camera prima di cena.

Tutta la mia vita spazzata via da questa bufera. Guardo i loro occhi: quelli di Giulia non sono più gli stessi, un’ombra di malinconia li oscura. Piange spesso. Quando ci raccontava quello che accadeva alla sua compagna di scuola, che piangendo si confidava con lei, le avevamo giurato che a noi non sarebbe mai successo di separarci.

Ho traslocato definitivamente nel divano dello studio così mio fratello è libero di studiare quando gli pare, a volte fa le ore piccole se il mattino seguente non deve andare all’Università. Io che devo alzarmi per andare al lavoro così non lo disturbo.

La testa mi scoppia, mille pensieri turbinano nella mia mente.

Prendo un’Halcion, poi venti gocce di Lexotan, chiudo la porta e spengo la luce sperando di riuscire a dormire.

Io

Mio figlio mi ha riferito che da tanto tempo noi alla Signora non andavamo più bene: tutto quello che facevamo era criticabile.

Solo quello che andava bene a Lei era giusto, dava da vedere una cosa ma ne pensava un’altra. Una bugiarda insomma, che ha finto per tanti anni, finché le ha fatto comodo. Ci ha usati, ha prese i nostri sentimenti e li ha accartocciati come un foglio di giornale che una volta letto non interessa più e si butta via.

Sono ati mesi e le cose non sono cambiate: Lei vuole la separazione il più presto possibile.

I bambini sono in vacanza con la mamma e Matteo ha chiesto se poteva andare a trovarli: la Signora infastidita ha obiettato che è eccessivamente assiduo,

telefona troppo spesso e le rovina le ferie.

Matteo

I bambini sono in vacanza.

La troia si è seccata quando al telefono le ho chiesto se potevo andare a trovarli e mi ha rimproverato perché Giulia l’altra sera ha pianto, dice che io no ascolto quando mi parla. Più tardi ho chiamato la bambina al telefono e le ho chiesto il perché del pianto della sera prima. Giulia mi ha risposto che ha pianto perché non trovava più la mamma, impegnata a ballare, mentre lei e Riccardo stavano giocando insieme ai loro amici.

Balla, la puttana, balla, e mi fa andare fuori di testa dandomi la colpa del pianto di Giulia.

Mi ha avvertito che quando tornerà dalle vacanze andrà in questura per denunciare che non vivo pi con loro.

Devo cambiare la mia residenza. Rivolgermi ad un avvocato.

Cammino con furia, le mani in tasca, guardo il fiume che mi corre accanto con la testa piena di numeri. Devo far quadrare i conti.

In banca il conto corrente è a zero, risparmi non ne ho.

Quanto dovrò dare per il mantenimento dei miei figli? Quanto mi verrà accollato del mutuo di una casa in cui non vivopiù? Ho le rate della macchina che Lei ha voluto che comperassi nuova: un usato era impensabile, da vergognarsi con i suoi amici! L’assicurazione, il bollo, la benzina …. E la palestra per i bambini, il dentista …. Dovrò pur vivere anch’io!

Mi fermo un attimo sul Ponte di Pietra, guardo giù, verso l’acqua.

Se mi buttassi sarebbe tutto finito. All’improvviso una voce chiama:

–Papà, papà.–

Mi giro per guardare. Una bambina corre incontro all’uomo che fermo e sorridente l’aspetta. Uomo fortunato!

Riprendo a camminare. Dal bar vicino gli amici di un tempo mi chiamano. Entro e …

2

Io

Matteo ci ha avvertiti che la Signora è andata in questura a denunciare che lui non vive più in casa e quindi non ha la giusta residenza. Noi potremmo avere la visita dei vigili o della polizia.

Finalmente mio figlio ha deciso di rivolgersi ad un avvocato.

Primo incontro con il suo legale: aspettiamo che ci sia il contatto con la controparte.

La prima proposta è andata a vuoto: la Signora chiede troppi soldi e la prima richiesta scritta è che deve vedere i bambini a casa dei nonni paterni. Naturalmente la Signora continua a fare commenti poco gradevoli quando viene a casa nostra a riprendersi i bambini per riportarli a casa:

–Siete in crisi piccoli? Sei seria, sei nervosa Giulia?– Controlla come li vesto e si complimenta con me per un loro vestito nuovo, ma più tardi, al telefono, dice a Matteo, che li vesto da zingari.

Se non è matta questa!

Matteo

Continua a telefonarmi tutti i giorni al lavoro, la matta!

Mi tiene al telefono per mezzora e mi riempie la testa di parole.

Mi accusa e dice che è tutta colpa mia quello che è accaduto.

Perché fumo, perché bevo, perché non l’aiutavo in casa e non c’erano mai soldi per divertirsi e viaggiare.

Forse vivevamo di rendita? Non dobbiamo andare a lavorare tutti i santi giorni per vivere?! Brutta puttana, dovevi sposare un milionario così risolvevi tutti i tuoi problemi! Stronza di merda!

Non dovrei rispondere quando vedo il suo numero di cellulare, ma penso ai bambini che possono avere bisogno di me e rispondo …

A telefonata finita continuo a mangiarmi il fegato fino a sera.

Io

Mio figlio mi racconta che i bambini parlano spesso di un nuovo amico della

mamma: sembra che sia un nuovo amico del cuore.

In un anno siamo a quota due?

Non riconosco la Signora e non mi piace questa nuova persona, ma è nuova o è sempre stata così? Forse il bene che le volevo me la faceva apparire in modo diverso. Ora la guardo con distacco e la giudico in una maniera che non avrei mai pensato. Non si comporta neanche educatamente quando entra in casa nostra, dipende dalla giornata che ha avuto. A volte saluta, ho notato che lo fa se ci sono altre persone, oppure entra e si rivolge solo ai bambini.

Ritornata dalle vacanze Giulia mi ha raccontato che un giorno la mamma doveva tornare a casa per la festa di un’amica. Alla sua richiesta di accompagnarla le aveva risposto bruscamente che la festa era solo per adulti. Giulia non aveva insistito e la mamma era venuta sola a festeggiare mentre loro erano rimasti con la nonna.

L’altra sera mio marito ed io siamo andati a mangiare la pizza con i nostri amici: sembrava una bella serata ed invece … ho avuto un malore. Fiato corto, tutta sudata e battito accelerato. Attacco di panico. Tornati a casa di corsa il dottore mi ha detto che è stress: tranquillanti.

Mi ha chiamato al telefono la Signora per comunicarmi che ci dava i bambini per portarli al mare con noi.

L’ho invitata a venire a salutarli quando voleva. Ma mi ha risposto che non sarebbe venuta (Come? Sta quindici giorni senza vederli?

O forse ha altri programmi? Affari suoi.)

Quando le ho detto di stare tranquilla ha ribattuto che con Matteo non lo era affatto, anzi mi ha suggerito di spaventarlo: di dirgli che doveva andare via da casa nostra. Mi sono sentita girare la testa e anche altro! Cerca di destabilizzarci tutti? L’ho informata che Matteo è sotto farmaci e deve lasciarlo tranquillo. Si è infuriata e si è messa a gridare al telefono. Le ho ingiunto che Lei non può permettersi di rivolgersi a me urlando ed investendomi con le sue maniere e ho sbattuto giù il telefono. Quando mi sono calmata l’ho richiamata per vedere di chiarirci educatamente: niente da fare solo risposte urlate.

Basta. Deve rendersi conto che a casa nostra non comanda più a bacchetta come mi sono accorta ha fatto per tanti anni. Noi, nel limite del possibile, per amore l’avevamo sempre accontentata.

Le sue regole a casa nostra ora valgono solo per i suoi bambini. Mi ha sconvolto la giornata e mi sono sentita male.

Ho dovuto prendere calmanti e pastiglie perché mi sentivo tutta ammaccata, come se avessi fatto un trasloco. La sera dopo quando sono arrivati i bambini, Giulia mi ha chiesto che cosa avevo perché non mi vedeva come al solito. Le ho risposto che non mi sentivo bene, ma per loro mi sono sforzata di essere come sempre. Spero di esserci riuscita.

Mi ci vorrebbe una giornata a cervello spento.

Mi ritornano in mente le cose che la Signora mi ha urlato al telefono quando le ho chiesto che cosa farebbe Lei se da adulti i suoi figli fossero in difficoltà. Li manderebbe forse fuori di casa? La sua risposta:

–A quarant’anni dovrei forse tenerli ancora per mano?–

–Cosa faresti allora, gli abbandoneresti al loro destino senza cercare di aiutarli?–

Nella vita non si sa mai cosa il futuro ci riserva e noi non pensavamo fosse possibile tutto questo.

Spero bene per il futuro dei miei nipoti.

Basta, vado a prendermi le gocce per calmarmi.

La Signora è entrata in casa nostra per riprendersi i bambini, io stavo lavando i piatti, mi sono accorta della sua presenza quando l’ho sentita borbottare:

–Ho salutato– ha detto rivolta a mio marito che le aveva aperto la porta.

Lui le ha risposto un secco buongiorno e se n’è andato in un’altra stanza. Lei è risentita perché noi dovremmo comportarci come se non fosse successo niente; sono questioni tra Lei e Matteo che non ci riguardano.

Ha proprio rotto e ho deciso. La separazione ci sarà a breve termine e se Lei si comporterà civilmente con tutti noi io farò altrettanto con Lei. Al momento non posso certamente dimenticare tutte le cattiverie, bugie e comportamenti che ha avuto nei nostri riguardi.

L’amore che avevamo per Lei, che a Lei non interessa come ci ha fatto più volte capire, se ne sta andando. Gocciola via come un gelato che era dolce e alla fine resta solo una macchia appiccicosa e sgradevole.

Di conseguenza mi comporterò educatamente, ma solo “buongiorno, grazie, ciao e buona giornata” come si fa con degli estranei di cui non ci importa niente.

Siamo stati al mare, nella casa che mia sorella ed io abbiamo ereditato da mio padre e che dividiamo alternandoci nei mesi anno dopo anno. Siamo stati bene. La Signora non è venuta a trovare i bambini. I piccoli non hanno mai pianto né cercato la mamma che sentivano al telefono tutti i giorni. Non sono stati giorni di ferie, di riposo, per me.

Giorni sereni sì, senza vederla né sentirla.

Matteo

Che giornate! Le corse in spiaggia con i bambini, i loro giochi sulla sabbia e nell’acqua. Le uscite di sera, le giostre. Ritornare a lavarli, prepararli per la notte e riaverli con me stretti nel letto, tutte le notti. Notti finalmente tranquille. Dormo. Vorrei che questi giorni non finissero mai. Mi sembra di avere ripreso la mia vita: ma è solo una pausa. La bufera, il tormento, torneranno presto.

Quando torneremo a casa ci sarà l’incontro per la separazione, chi ha già fatto questa esperienza mi ha detto che il giudice cerca sempre di riconciliare i coniugi. Vedrò cosa mi riserva il futuro.

Io

Matteo è tornato insoddisfatto dall’incontro con l’avvocato perché le donne, anche se in torto, sono sempre le più tutelate.

La sua paura è sempre di non poter essere abbastanza presente per seguire la crescita e l’educazione dei suoi figli.

La proposta è la seguente:

un fine settimana sì e uno no con il padre, quindici giorni all’anno per le ferie, e le altre feste alternate anno per anno. Matteo certamente non salta di gioia.

Matteo

Che schifo. Per non fare del male ai bambini ho detto al mio avvocato che non voglio toccare l’argomento adulterio. L’avvocato mi ha consigliato di ripensarci. La proposta della mia ex è la seguente:

i bambini dovrebbero essere con me un fine settimana sì e uno no e un giorno da scegliere di volta in volta, secondo i bisogni. (Suoi?)

Le altre feste comandate alternate.

Voglio riparlarne con Lei prima di firmare la separazione.

I bambini li voglio due volte la settimana altrimenti do il via all’avvocato per trattare l’argomento adulterio. Testimoni ne ho quanto basta. Dovrà pensarci bene la Signora prima di decidere.

Con l’adulterio in ballo e il nuovo fidanzato sarebbe forse tutto da rivedere. Se penso a quanto mi verrà a costare tutto sto casino!

Brutta troia puttana.

I colleghi di lavoro, che appena successo il fatto, cercavano di rincuorarmi, quando vogliono sfottere sanno farlo bene. Specialmente gli extracomunitari, che si vantano:

–Le nostre donne? Occhi bassi, ubbidiscono e non ribattono mai. Le vostre donne non vi rispettano e fanno tutto quello che vogliono. Siete una banda di cornuti e contenti.– continuano ridendo.

Non li sopporto più questi discorsi, evito la loro compagnia.

Prima di tornare a casa mi fermo in bar dove trovo altri disperati come me.

Io

Matteo è arrivato a casa che non si reggeva in piedi e anche questa volta se non sono morta subito ….

Non ho mai, dico mai, visto mio marito così.

Poco mancava che gli mettesse le mani addosso. Sono stata io, per fermarlo, che ho dato un pugno su un braccio a mio figlio che era rientrato in uno stato pietoso. Raffaele che era presente guardava muto suo fratello.

Matteo è andato a letto e ha chiuso la porta della camera. Dopo due ore sono entrata per mettere al suo posto il cellulare: c’era puzza, da alcool, russava che sembrava un maiale; io mi sono sentita male una volta di più.

Al mattino mi sono alzata e l’ho trovato in cucina: gli ho detto che questa era l’ultima volta, che non l’avrei più difeso.

Lui ha un padre di cui può solo andare orgoglioso mentre fra qualche anno i suoi figli potrebbero giudicarlo e anche vergognarsi di avere un papà che beve.

Mi ha chiesto scusa, mi ha dato ragione e senza aggiungere altro è uscito per andare a lavorare. Questo figlio alto e aitante forte non è, ma è sempre nostro figlio.

Matteo

Natale si avvicina e i bambini parlano già di regali. Voglio questo, voglio quello.

Fra nonni, zii e parenti vari è quasi certo che avranno tutto quello che desiderano. Il mio portafoglio piange, per fortuna c’è chi mi aiuta: se non avessi i miei genitori dove andrei? Dai frati o sotto un ponte e farei felice la puttana che mi toglierebbe i miei figli. Mi domando se erà il Natale con il nuovo fidanzato e tutta la sua famiglia. Meglio non pensarci. Quando ci siamo conosciuti aveva da poco vissuto sulla sua pelle l’esperienza della separazione dei suoi genitori. Diceva che le mancava tanto suo padre anche se lo vedeva settimanalmente.

Adesso fai vivere la stessa esperienza ai nostri figli?Puttana.

A te piacciono tanto, ti entusiasmano, le novità ….. tanto che finito un grande amore, durato pochi mesi, hai già il nuovo sostituto. E io coglione dove vivevo se in tutti questi anni non ti avevo inquadrata?

Coglione, cornuto e stupido mille volte.

Io

Ancora una volta la Signora ha cambiato idea e ha stravolto il fine settimana perché aveva in programma di andare al cinema e poi a cena insieme ai suoi amici. Ieri sera guardavo mio figlio: a casa con noi, in camera con il computer, solo. Per accontentare Lei ha sbagliato e anche pagato, pagato lui solo però.

Mi faceva tanta malinconia vedere un uomo di quarant’anni così triste, perché Lei ha perso la testa, che non ha mai avuto, per un altro. E ancora non l’ha ritrovata … la testa!

Giulia parla già di regali per Natale, costosi, elettronici, quelli che fra televisione e giochi fanno pure da babysitter.

–Non posso tagliarmi in due.–

Queste sono le parole di Giulia che questa sera non sapeva decidere se rimanere o meno a dormire con il papà, sarebbe stato il suo turno ma la mamma aveva deciso di averla a casa con Lei.

Quando è venuta a prendere i bambini è andata direttamente in camera, ha parlato per mezz’ora con Giulia fino a quando la bambina convinta si è messa le scarpe per seguirla a casa.

Prima di andarsene è venuta a salutarmi e il suo abbraccio mentre mi stringeva e piangeva non finiva più.

Le sue lacrime, la sua tristezza … povero amore.

La Signora che non sbaglia mai ha deciso di portarla da uno psicologo quando è lampante che i bambini hanno bisogno di entrambi i genitori.

Mio figlio ha deciso di avere con Lei meno contatti possibili perché da Lei vengono sempre non suggerimenti, ma ordini:

–Tu devi fare questo, tu devi fare quello.–

Stasera i bambini dormono qui da noi: la Signora deve uscire per andare ad una festa e i piccoli rimangono con il papà per due giorni.

Ora le fa comodo che dormano qui, anche se non è il turno di Matteo. Si vede che ha altri programmi.

La Signora continua a lamentarsi che è sempre con i soldi contati, che arriva con fatica a fine mese.

Credeva di poter campare come fanno i personaggi della tv, dei giornali o del calcio, che si lasciano e divorziano? Ma non avendo il loro portafoglio, da una vita dignitosa con due stipendi, si ritrovano ad essere rabbiosi con tutti perché non ce la fanno più a vivere. Arrabbiati per quello che non hanno e vorrebbero, si ritrovano più poveri di denaro e sentimenti.

Matteo ha portati i bambini al cinema: per Riccardo è stata la prima volta ed è tornato a casa entusiasta per quello che ha visto. Mentre stavamo cenando il piccolo se ne esce con:

–Ti ricordi papà quando abitavi a casa nostra?– con un sorriso che diceva tutto.

Mio marito ed io ci siamo guardati … zitti.

Mio figlio si è ato la mano sulla testa come fa quando è in crisi nera. Riconosco in quel gesto tutto il suo disagio.

3

Io

E’ già ato un anno dall’inizio di questa storia. Mio marito ed io credevamo di aver raggiunto una certa stabilità nella vita, ma nostra serenità è venuta meno e tutto quello che anni fa dicevamo:

–Lo faremo più in là, quando i ragazzi avranno le loro famiglie …–

Non si fanno più progetti, si va avanti giorno per giorno.

Riccardo è cambiato, il bambino felice e sorridente si è fatto più taciturno e a volte violento. Forse sarà anche l’asilo, a volte nei confronti del papà sembra arrabbiato. Non vuole che il nonno lo coccoli, con gli uomini è più brusco. Mentre prima quando uscivano da scuola venivano sempre a casa nostra, adesso, quando non è il turno del papà, vengono affidati e sballottati fra i compagni di scuola e le loro mamme, amiche della Signora.

Ho regalato a Riccardo un chiodo di pelle con l’interno di pelo.

I bambini hanno preso i pidocchi e la Signora è andata in tilt: ieri quando li ha portarli mi ha consegnato un sacchetto chiuso, spiegandomi che il chiodo di Riccardo avendo l’interno di pelo teme abbia i pidocchi. Mi dà le istruzioni per la pulizia e se ne va. Rimango allibita e mi chiedo:

–I pidocchi sono miei? Forse pensa che i pidocchi potrebbero essere materia di studio utile a Raffaele?–

Non ho parole.

Forse pensa che i pidocchi possono essere materia di studio utile a Raffaele?

Matteo

La troia ha sclerato, è fuori di testa. I bambini hanno preso i pidocchi. Mi consegna un foglio con il nome del prodotto che devo comperare e le istruzioni scritte per come devo usarlo dicendomi che altrimenti non si fida che io faccia tutto correttamente.

Continua dicendomi con veemenza che non ho la testa a posto e le faccio paura. Questa è nuova! Le faccio paura? Se mi ha sempre rimproverato di essere troppo buono perché quando, quelli che credevo fossero i nostri amici, mi chiedevano un favore rispondevo sempre sì e per Lei ero troppo accomodante. Adesso le faccio paura. Hai ragione, se ti avessi sottomano in questo momento!

Le ho chiesto di farmi avere alcune cose, compresi i miei vestiti che sono rimasti ancora in quella casa. Mi ha risposto che ha buttato via tutto, che in quella casa di mio non c’è più niente. Puttana di merda.

Io

Sono stata ammalata, ora sto meglio.

Matteo ieri sera era al telefono con Giulia e ridendo ho detto a voce alta:

–Birichina, non chiedi come sta la nonna?– lo sapeva che stavo male perché quando mi è salita la febbre era a casa nostra.

Matteo mi ha ato il telefono e lei mi ha chiesto come stavo, a quanto mi era salita la febbre:

–E’ arrivata a trentanove– le ho risposto, e lei:

–Aspetta che la mamma ti vuole, ciao.–

Quando la Signora è venuta al telefono e ha sentito la mia voce ha detto che voleva Matteo. Ho ato il telefono a mio figlio e ho sentito che si informava su di me, allora a voce alta ho commentato che avrei saputo risponderle anch’io.

Più tardi ho chiesto a Matteo di proporre alla Signora di venire alla vigilia di Natale per festeggiare con noi, per il bene dei bambini.

Lui mi ha risposto:

–Lo chiedi davvero a me? Non se ne parla, ma sei matta.–

Lui, mio marito e gli altri miei figli mi hanno detto tutti che sono fuori di testa. Io pensavo soprattutto ai bambini …

Stavo facendo compere in compagnia di mia madre quando abbiamo incontrato una parente della Signora che dopo averci salutato ha preso a commentare la separazione di mio figlio:

–Ma se non andavano più d’accordo, piuttosto che i bambini li vedessero sempre litigare …–

Le ho risposto:

–Non è stata questa la ragione.– e non ho continuato, mi sono fermata.

Quella che non si è fermata è stata mia madre, che l’ha presa per un braccio:

–Ha un altro! Nessuno me lo leva dalla testa! Altrimenti non si toglie il padre ai propri figli.–

Giulia era al telefono con la mamma ed era seduta accanto a me: anche non volendo sentivo quello che si dicevano.

La bambina le chiedeva di andava a vedere il suo saggio di ginnastica ma Lei le rispondeva di no, insistendo:

–Ma tu vuoi che io venga?–

Alla risposta di Giulia, che aveva piacere che ci fossero tutti e due i genitori, le ha ribadito che non le aveva mai promesso che ci sarebbe andata, visto che era la domenica del papà.

La bambina molto delusa, si è fatta seria: ho sperato per lei che la Signora cambiasse idea.

Stamattina la Signora ha richiamato e al telefono dopo un po’ di smancerie:

–Ciao amore, come va, come state? La mamma vi vuole tanto bene.–

Ha confermato a Giulia che al saggio di ginnastica Lei non sarebbe stata presente.

A tavola Giulia ci ha riferito che quando parla, loro non la stanno mai a sentire e le sue opinioni non contano.

Meno male che il saggio l’ha rincuorata, è stata con i suoi amici.

E anche questa domenica è andata.

Su consiglio dell’avvocato Matteo dovrà tenere nota del comportamento della Signora perché rispetti gli accordi e non cambi i turni su sua decisione, quando i bambini devono stare insieme al papà.

Vigilia di Natale.

I bambini guardavano i preparativi della sera della vigilia.

La tavola preparata, Riccardo guardava e chiedeva:

–Perché così grande?– Giulia gli spiegava:

–Ci saranno gli zii e tutti gli altri parenti.–

C’eravamo proprio tutti e i bambini aspettavano impazienti l’arrivo di Babbo Natale. Quando ha suonato il camlo ed abbiamo aperto la porta si sono trovati davanti un sacco alto come loro, gonfio, pieno di pacchi e non sapevano da che parte incominciare.

Hanno ricevuto tutto quello che desideravano. Si sono addormentati dopo mezzanotte.

Matteo

Vigilia di Natale.

A tavola tutti riuniti meno una.

Guardo mio fratello Alessio e sua moglie Chiara: sembrano molto uniti, contenti. La Signora e mia cognata non sono mai state affiatate, troppo diverse. Chiara con i miei bambini è sempre disponibile, sempre piena di premure e piccoli pensieri: figurine, cioccolatini e giornalini.

Giulia la cerca, Riccardo fa un po’ il ritroso ma poi si avvicina.

Raffaele, l’altro mio fratello, il più giovane, da un po’ parla al telefono sottovoce e fa il misterioso se gli chiedo:

–Ti sei incollato al telefono, con chi parli?– sorride e non mi risponde.

Seduti intorno alla tavola tutti i parenti parlano creando un’atmosfera festosa. Mi sento osservato dai miei genitori, ho i miei figli con me e questo mi basta.

Domani, Natale, sarò solo. Perso.

Io

La mattina era incominciata proprio beneeeee! Stavamo bevendo il caffè in cucina tutti insieme e Matteo, già incazzato nero, ci diceva che ieri sera Giulia, al telefono, gli ha raccontato dei regali ricevuti per Natale. Fra i quali c’erano anche quelli dell’amico della mamma:

–Adesso mi sente, con questa storia dell’amico che fa regali. Glielo avevo già detto che non voglio, così come non vorrebbe Lei, se avessi un’amica che fa regali ai nostri figli.–

si è vestito e se n’è andato.

Era uscito da poco e già ero in pensiero per quello che si sarebbero detti quei due. Ho sempre paura che la Signora tiri troppo la corda e Matteo vada fuori di testa.

Matteo

Puttana. La prenderei per il collo, la sbatterei come si fa con uno shaker. Anche i regali del nuovo amico per i bambini!

Mi ha risposto di pensare ai cazzi miei e quando le ho detto:

–Tu di cazzi te ne intendi!–

–I cazzi miei li sofare, e bene.– mi ha risposto.

Poi la Signora ha aggiunto di non gradire giudizi sull’opportunità che il suo amico faccia regali ai bambini. Le sue cose Lei le sa fare, e bene.

Cancara.

Lo spirito del Natale.

Io

Giulia è ospite da un’amica in montagna, Riccardo viene da noi.

Ieri sera giocava con il suo papà. Dalla camera dov’erano si sentiva ridere fino in soggiorno: mio marito li ha persino filmati. Se la Signora vuole sincerarsi che il piccolo è sereno e sta bene con il suo papà, può farlo.

Stamattina Riccardo si è svegliato e dopo aver fatto colazione ci siamo messi a giocare.

E’ venuta a trovarmi mia sorella e ha visto che il bambino è a suo agio in casa

nostra, anche quando non c’è il suo papà (ma poi perché sto qua a dire tutto questo quando erano già abituati a stare da noi perché la mamma era al lavoro?).

Quando la Signora è venuta a prenderlo le ho chiesto se aveva una sciarpa e un berretto per Riccardo, mi ha risposto:

–No, tanto non fa freddo e non importa che tu me ne dia uno.– Televisione e giornali parlano di freddo eccezionale.

San Silvestro, ultimo dell’anno, solo. Da dimenticare per Matteo.

Matteo

Per l’ultimo dell’anno Alessio e Chiara mi hanno invitato ad andare con loro insieme ad altri amici. Raffaele mi ha chiesto di uscire con lui e la sua banda: tutti studenti universitari senza problemi.

I miei genitori andranno da parenti ed amici, non ho voglia di seguirli.

Ho detto di no a tutti. Mi sento un vecchio coglione solo.

Mi prenderò un Halcion, trenta gocce di Lexotan e mi chiuderò in camera. Al buio. Sperando che gli occhi si chiudano.

Io

Mentre Giulia mi aiuta a pelare patate e carote per la minestra mi chiede:

–Secondo te nonna, è Gesù che decide chi sono i nostri genitori?.–

Le ho risposto:

–Secondo me no, perché altrimenti mi spieghi come mai hanno trovato ieri una valigia abbandonata all’aeroporto con una bimba chiusa dentro? Ti sembra che Gesù le avrebbe scelto quei genitori? E’ la tua insegnante di religione che ti ha detto questo?–

Mi ha risposto di no, è stata l’altra nonna a dirglielo. Ci ha pensato un po’ su quella povera neonata e poi mi ha risposto:

–Se fosse Gesù, i suoi genitori l’avrebbero tenuta e amata.–

Aspira, cucina, stira e lava. Faccio tutto con veemenza, quasi a scaricare quello che sento dentro: la paura. Paura perché mio figlio non parla, non si sfoga.

Se non ha i bambini è sempre in camera sua o al computer e quegli occhi …

Ieri sera dovevano venire i bambini ma Riccardo aveva la febbre e allora niente. L’altra sera quando li ha portati da noi la Signora ci aveva avvertito che aveva tanta tosse, ma durante la notte aveva dormito bene e la mattina seguente era un grillo chiacchierone e sorridente. Mi ha fatto tanto ridere perché era arrabbiato con il suo pigiama, che non gli piace, perché gli si incastra sul culo, sembrava tutto bene. Oggi invece niente figli, per la febbre di Riccardo. Ho paura anche perché a giorni è un anno che l’ha mandato via da casa. Ricordo quando ho detto alla Signora che avevo paura che Matteo fe un gesto disperato e Lei mi ha risposto:

–E allora? Che colpa ne ho io se lui è matto?–

Anzi, per Lei andrebbe bene. Si ritrova la casa pagata dall’assicurazione e non ha più il mutuo.

In questi momenti, dentro di me, la chiamo anch’io “puttana”.

Dov’è andato tutto il bene che le volevo?

Matteo.

La Signora mi ha chiesto duecento euro per organizzare la festa di compleanno di Riccardo.

–Per quali invitati?– le ho chiesto –tutti i tuoi amici e parenti?–

–Allora faremo due feste. Io con i miei e tu con la tua famiglia di merda– mi ha risposto.

Puttana troia! La mia famiglia di merda?!

Se non ci fossero stati i miei non avresti un tetto sulla testa.

Senza contare tutto quello che ci hanno dato nel corso degli anni.

Io

Matteo parlando con suo fratello questa mattina, gli diceva che ieri sera Giulia gli aveva mandato un’infinità di messaggi con il telefonino che fa tutte le faccette. Raffaele gli ha detto di averne ricevute anche lui e gli ha chiesto come mai Giulia avesse già un suo telefonino visto che secondo lui è ancora troppo piccola.

Matteo gli ha risposto che era quello che le ha “ato” la sua mamma, che ne ha uno nuovo, regalo del fidanzato. E’ una settimana che vengono, dopo la scuola, tutti i giorni. Naturalmente dopo essersi lavati e cambiati lasciano tutto qua, in “pulitura”. La Signora viene a prenderli per portarli a casa per la notte.

Vado prima a prendere Riccardo all’asilo, quasi sempre si addormenta in macchina mentre raggiungiamo la scuola di Giulia che tornando a casa mi racconta della sua giornata e delle sue amiche. Oggi Riccardo è arrivato con la mamma, deve fare il bagno, tanto per cambiare, perché la Signora non ha avuto

il tempo: mi ha ricordato che Giulia domani ha ginnastica e devo adeguatamente vestirla, in caso dimenticassi (Alzheimer?). Quando è entrata la Signora mi ha salutato: non sempre è così. Dipende se il cielo le sorride.

Matteo

Ha pensato bene per una volta, la Signora, di ritrovarci da soli per festeggiare il compleanno di Riccardo. I bambini felici: tutti insieme come prima. Riccardo mi ha fatto vedere il regalo del “marcon” della mamma. Ho guardato in viso la Signora senza commentare e Lei mi ha detto:

–Rassegnati, è così che va la vita.–

Mi ha richiesto la cifra che le occorre per la festa di Riccardo. Ho messo gli euro sul tavolo, ho salutato i bambini e me ne sono andato.

Io

Oggi Matteo è tornato a casa a mezzogiorno. Si vede che non è tranquillo: la Signora insiste che Giulia deve andare dallo psicologo. Le serve però, la firma del papà, che non capisce perché la bambina debba andarci, visto che le insegnanti dicono che a scuola va bene e a casa, quando è con noi, non manifesta disagi. Forse il bisogno dello psicologo lo ha Lei, considerati i suoi ordini e contro ordini.

Matteo

Come sempre, puntuale ai suoi ordini. Doveva portarmi i bambini alle quattordici e sono arrivati, a suo comodo, alle tredici. Dovevano ancora mangiare. La troia mi ha detto che rimangono fino a lunedì perché Lei ha un impegno. Nel pomeriggio li ho portati al circo: popcorn e succo di frutta. Pagliacci ed elefanti, acrobati e leoni. I loro sorrisi, i loro occhi, mi hanno risanato il cervello per poche ore. Siamo tornati a casa, loro erano felici.

Io

Domenica pomeriggio Matteo ha portato i bambini al circo.

Sono tornati entusiasti e mentre siamo a tavola raccontano quello che hanno visto. Allo zio Raffaele fanno domande sugli animali e lui spiega ai bambini che gli animali che hanno visto dovrebbero vivere liberi nel loro ambiente. Solo così sarebbero rispettati e veramente amati:

–Non è vita quella che trascorrono chiusi in una gabbia.–

Guardando Cip, il nostro canarino, Riccardo chiede:

–E come mai lui è chiuso in gabbia?–

–Perché non è mai stato libero e non saprebbe procurarsi il cibo da solo– gli fa capire paziente Raffaele.

Loro dopo averlo ascoltato si sono alzati da tavola e insieme sono andati a coccolare Paco, il nostro cane. Preparati i vestiti puliti per domani mattina, metto la sveglia perché devono andare a scuola.

Buonanotte e un’altra domenica è andata.

Questa mattina Matteo mi ha riferito che la Signora gli ha confermato di avere “qualcuno”: lui non deve preoccuparsi perché Lei le cose le sa fare bene, le fa con la testa.

E il resto no?

Ha detto a Matteo che adesso non gli va più bene neanche come amico.

La mia domanda è sempre la stessa: non è sempre il papà dei tuoi bambini?

Carnevale Festa del Re Gnocco.

Sono arrivati con la mamma, ero sola in casa non mi ha né guardato né salutato. I bambini hanno voluto mostrarle i vestiti da carnevale nuovi e alla domanda di Giulia:

–Andiamo alla festa con i tuoi amici come l’anno scorso?–

La Signora ha risposto di no. I bambini erano delusi: ho suggerito che se volevano saremmo andati in piazza con i loro amichetti che abitano vicino a noi. Bastava mettersi d’accordo e loro entusiasti hanno risposto di si. Lei silenzio, muta.

Giulia si è vestita da Cappuccetto Rosso, Riccardo da pirata e siamo andati insieme ai loro amici in piazza e poi alle giostre. Sono tornati su di giri, abbiamo ato un bel pomeriggio.

Matteo

Il signor “qualcuno” va anche per casa. La mia, per la quale continuo a pagare il mutuo e dove non posso più entrare senza il permesso della Signora. Troia. Gli alimenti per i bambini, il mutuo della casa, le rate della mia macchina, la benzina, il bollo e l’assicurazione. Posso comperarmi le sigarette?

Ho i soldi per portare i bambini in piscina o al cinema? Il più delle volte no. Un minimo di mensile devo pur darlo ai miei genitori visto che i bambini mangiano si lavano e cambiano tre quattro volte la settimana. I miei genitori hanno ancora a carico Raffaele e l’università costa. Guarda in che casino mi ha fatto finire sta brutta puttana! Sono andato a una riunione di uomini separati, disperati come me, che a volte cercano l’oblio nelle lattine di birra o nei cartoni di vino da pochi centesimi. Non ci torno più altrimenti mi viene voglia di spararmi.

Io

Matteo è andato per la prima volta a una riunione dei padri separati, che si ritrovano per parlare della loro situazione e cercano di aiutarsi, grazie anche alla collaborazione di un avvocato ed al o di psicologi volontari. Quando è tornato a casa, più depresso di quando era uscito, ha commentato che non ci tornerà. Ho deciso che ci andrò io per farmi aiutare ad aiutarlo: so che gli antidepressivi di cui fa uso, che a volte accompagnano quello che beve, non l’aiutano. Ieri sera i bambini hanno mangiato e dormito qui da noi. Lavati e cambiati questa mattina li ho portati a scuola.

Più tardi telefona la Signora e mi domanda:

–Per cortesia potrei sapere quando porterete i bambini al mare?

Devo fare il piano ferie– in tono asciutto.

Io le ho chiesto:

–Voi quando andrete via?– Mi risponde:

–In luglio e agosto. Con Matteo, ne ho già parlato, ma non mi ha ancora detto niente di sicuro e io devo fare il piano ferie.– mi ripete.

–Non preoccuparti– le ho risposto gentilmente – parlerò a mia sorella e ci metteremo d’accordo per avere casa libera a giugno e settembre.–

Si vede che le va bene perché un po’ si è calmata.

–Va bene, ciao.– e ha concluso la telefonata. Ciao? Ma vaffan….

Festa della donna: per la prima volta, in questa ricorrenza, esco a mangiare la pizza con le amiche. I bambini restano a mangiare qui a casa con il papà, il nonno e gli zii. Rimangono fino a domani a mezzogiorno.

Quando sono rientrata erano tutti a letto, cane compreso. Ho aperto piano la porta e Giulia mi è corsa incontro e mi ha abbracciata.

–Nonna sei arrivata– mi ha detto e mi ha baciata. Il mio cuore di nonna ha tremato dal piacere.

Appena svegli mi hanno mostrato cosa ha portato lo zio Alessio ieri sera per loro: costruzioni della Lego e un bel peluche.

Sono felice di vedere che con noi stanno bene e sono tranquilli.

Pronti per tornare a casa, lavati e cambiati (sempre la stessa routine) dopo mangiato è arrivata a prenderli la mamma che ha appoggiato per terra una borsa. Quando sono usciti ho detto a mio figlio che si era dimenticata la borsa e lui aperta la porta l’harichiamata.

Lei ha risposto che erano i vestiti dei bambini. Mi domando, è tanto difficile

dire:

–Guarda, ti ho portato i vestiti che mi avevi chiesto?– No! Entra guarda il soffitto che ha visto per anni: vuoi vedere che ho degli affreschi di Michelangelo e non me ne sono mai accorta!

Festa del papà: sono arrivati questa mattina per festeggiarlo. Mentre stavamo giocando Riccardo mi ha buttato in faccia un libro e mi ha fatto male, dopo due volte che gli avevo chiesto di non farlo. Non ho più giocato con lui spiegandogli che mi aveva fatto male e sono stata un po’ sulle mie. Mi guardava studiandomi. Non è abituato che io lo rimproveri nonostante gli avessi spiegato che non ero arrabbiata. Quando è arrivata la Signora e lo ha visto immusonito gli ha chiesto che cosa aveva. Matteo glielo ha spiegato e Lei non l’ha rimproverato, anzi, si è messa a ridere sembrava quasi contenta. In un attimo ho sentito crescere in me un astio che me la fa vedere perfino brutta. Mentre ride mettendo in mostra tutti i denti mi sembra un dentice, un barracuda.

4

Io

Con la tazzina del caffè in mano guardo fuori. Dalle finestre del soggiorno, dalla terrazza vedo l’albero davanti a me: le sue gemme grosse e lucide incominciano ad aprirsi.

Sul lungofiume le piante sono velate di verde, tenero e nuovo. Guardo il fiume: l’acqua scorre allegra e il verde dei rampicanti vi si specchia nell’aria primaverile. Dopo l’ansa, verso il ponte, le cime degli alberi dove sorge il Teatro Romano puntano al cielo di un azzurro nuovo e intenso, quasi violento. La mia città, che amo, era scomparsa, dissolta dal mio dolore. Ma la vita tenace ci fa combattere per tentare di superare ogni avversità. A volte ci riesce a volte no. Torno a “vedere” la mia città dopo più di un anno di buio, di assenza.

E anche questa mattina, tanto per cambiare, quando la Signora ha visto Giulia si è seccata perché, secondo Lei, non andava bene come era vestita. Giulia non aveva voluto i jeans che aveva quando è arrivata perché, ha detto:

–Sono tanto stretti che quando cammino mi tirano giù perfino le mutande. Dammi una tuta nonna, così sto più comoda.–

Non avevo deciso io come doveva vestirsi, ma quando si ha voglia di discutere ogni occasione è buona. Questa sera quando la Signora ha telefonato per salutare i bambini Giulia ha chiesto:

–Papà vuoi salutare la mamma?– Matteo ha risposto un secco no. Riconoscendo il tono gli ho chiesto che cosa fosse successo di nuovo e mi ha risposto:

–La Signora ha deciso che al prossimo incontro con l’avvocato non sarà presente. Voi vi fareste ancora incantare dalle sue chiacchiere? Vorrebbe ancora giostrarci tutti.–

Tutto questo ha un senso?

Quando penso che ha avuto il coraggio di dire che badavo a Giulia, prima che andasse all’asilo, due volte la settimana! Minimo erano quattro e posso chiamare tutti i vicini come testimoni, perché vedevano e la sentivano anche ridere. Lei quando la lasciava con me si seccava perché diceva:

–La piccola non piange mai quando vado via.–

–La vuoi vedere piangere? Non stai più tranquilla vedendola contenta?– rimarcavo.

Ecco ora sei accontentata, ora ne fai soffrire due.

I “Diritti dei bambini” è una canzone che insegnano a tutti i bambini quando vanno a scuola e che per certi adulti non ha significato.

Matteo

Riccardo ha fatto il giardinaggio in terrazza insieme a me, tutto impegnato con paletta e bagna fiori. Giulia ha giocato in soggiorno con i bambini che abitano nella villetta accanto.

Il primo incontro con il giudice è andato a vuoto: hanno parlato solo gli avvocati. La Signora si è presentata vestita modestamente, niente scollature e spacchi.

Arrivederci al prossimo incontro.

Gli amici che avevamo in comune a poco a poco sono scomparsi. Con me si sentivano a disagio. Quelli che conoscevo fin dall’infanzia si sono sposati, non abitano più a Verona o hanno altri interessi.

Niente mi sembra più facile, alla mia età. Dannato vivere.

Io

Stasera dopo cena Matteo doveva incontrarsi con la Signora per vedere di arrivare ad un accordo. Noi nonni insieme ai bambini, ci siamo messi a guardare un film di cartoni animati. Riccardo ha voluto sedersi in braccio a me, mi ha abbracciata ed è crollato subito addormentato. Me lo sono tenuto stretto fino al momento di metterlo a letto: me lo godo fin che posso.

Giulia mi ha fatto capire che aveva piacere se andavo a letto con loro fino all’arrivo del papà, ed io ho detto sì. Erano addormentati quando Matteo è rientrato: è arrivato calmo, ha detto che si sono messi d’accordo. Speriamo bene, quella può sempre cambiare idea.

La sera dopo Matteo è arrivato arrabbiato: era andato a salutare Giulia in palestra; quando la Signora l’ha saputo si è infastidita perché quello non era il suo giorno.

Domenica di Pasqua: a mezzogiorno sono arrivate le bisnonne per pranzare con noi. Alessio e Chiara non c’erano, invitati dai genitori di lei. I bambini hanno aperto le uova pasquali e regali vari. Mi hanno aiutata a decorare le uova sode con pennelli e colori e le hanno mostrate orgogliosi, a tutti. Dopo pranzo Raffaele è uscito e Matteo con i bambini sono andati a fare una corsa in bici. Io mio marito e Paco abbiamo eggiato lungo il fiume.

La sera Giulia mi ha raccontato di aver avuto un incubo: ci eravamo separati anche noi nonni e lei doveva fare anche con noi “un giorno qui e uno là”.

–Meno male che era un sogno.– Ha sospirato. Povera la mia bambina.

Hanno firmato per la separazione: è fatta. E’ separato di fatto e almeno sto’ tira e molla spero sia finito. Staremo a vedere come si comporterà Lei.

Io non m’illudo più, tanto è vero che l’altra sera quando ha visto Matteo fermo in strada che stava parlando con una bella ragazza al telefono gli ha chiesto:

–Chi era la ragazza che era con te ieri sera?–

–Non devo rendere conto a te con chi parlo.– Reazione? Muso lungo e si è tenuta i bambini, con una scusa, nella giornata destinata a Matteo : e dovrei illudermi che tutto andrà bene?

Giulia è andata con il nonno a fare la spesa. Io sono uscita con il cane. Riccardo è andato a fare un giro in bici con il papà. Quando sono ritornata a casa Giulia e il nonno erano già rientrati. Con mia nipote abbiamo giocato a carte: dei Pokemon (io non ci capisco un cavolo, mi imbroglia come vuole se la ride e si diverte un mondo) fino a quando sono arrivati gli zii per pranzare con tutti noi.

E’ la festa della mamma e questa mattina ho chiesto a Giulia se le aveva fatto gli auguri.

–Glieli faccio stasera quando viene a prenderci–

–Chiamala adesso perché stasera la giornata sarà ata– e le ho dato il telefono in mano. Lei ha chiamato, le ha fatto gli auguri poi le ha ato Riccardo.

Nel pomeriggio ho suggerito di fare un bel disegno per la mamma e loro hanno risposto insieme di sì.

Armati di fogli e pennarelli si sono dati da fare.

A sera è arrivata la Signora: quando è stato il momento di salutarci, Riccardo, che quando arriva Lei cambia totalmente comportamento, non ci saluta, allora io ho detto ridendo:

–Bè, ora non saluti, rospetto?–

La Signora sembrava seccata, non ha detto –saluta i nonni.– L’educazione a quanti anni si insegna? Oppure questo comportamento è riservato solo a noi.

Stavo piegando i loro pigiami e guardavo Giulia: com’è diventata grande! La mia piccola sorridente e coccolosa è diventata quasi una signorina.

Ieri sera a cena, mi ha chiesto se andrò a vederla domenica prossima, in palestra farà un saggio di ginnastica: ho risposto di sì. Quando ha sentito che la mamma l’avrebbe portata da noi domenica mattina e non sarebbe andata a vederla per “un’impegno”, è diventata seria ha cambiato espressione.

Questa mattina sono arrivati accompagnati dalla Signora in “gran tiro”: vestito svolazzante con scollatura che si vedeva anche l’arena, con spacco e tacchi a spillo, unghie laccate e occhi truccati ssimi.

Dopo aver dato le direttive a Matteo ha detto ai bambini tutta sorridente:

–Ci vediamo domani mattina, ciao– e se n’è andata tutta pimpante.

Nottata libera.

Fra un po’ saranno due anni che è incominciata tutta questa storia e questi due anni sono stati … feroci.

Tutta la nostra vita da rivedere. Bisogna imparare a vivere una vita diversa: affetti, abitudini, serenità tutto è saltato come un tappo sotto pressione e tutto questo ci ha cambiato, non in meglio.

Io che per carattere guardo sempre avanti e cerco di vedere le cose dal lato positivo, faccio tanta fatica ad andare avanti e controllare le mie arrabbiature.

Le mie rinascite giornaliere arrivano inaspettate, perché a volte, mi basta sentire un brano di musica per emozionarmi e piangere. Se guardo il mio cane, che allunga il muso per una carezza, la tenerezza mi riempie e se mio marito ha una buona giornata mi sembra di riavere trent’anni.

Matteo

La Signora mi comunica che vuole vendere la casa. Poi ci ripensa: la tiene ancora per non si sa quanto. Poi mi suggerisce di comperarla accollandomi tutto il mutuo. Pensa forse che abbia vinto la Lotteria di Capodanno? E loro dove vanno ad abitare, con il “marcon”?! se pensa di convincere Giulia! Mia figlia mi ha detto che le è antipatico, non vuole i suoi regali e non lo sopporta. Vedremo, altrimenti le dirò di venire a vivere con me. Come ho potuto per tanti anni non accorgermi di chi avevo accanto?

Puttana di merda.

Io

Ancora una volta la Signora se l’è presa comoda, è arrivata quando ha voluto. Meno male che Matteo che l’aspettava al cancello era in compagnia di un amico, così non si sono attaccati alla gola. Quando ho sentito arrivare la macchina della Signora mi sono ritirata in camera. Nonostante due porte chiuse, quando sono entrati sentivo le loro voci alterate. A dirla tutta non mi fa piacere che venga a casa nostra e alzi la voce: con i bambini presenti lo gradisco ancora meno. Entra quando le va, mentre io a casa sua non vado più: neanche quando i bambini sono ammalati, non sono invitata ad andare a visitarli. Telefono solo se indispensabile. Va a finire che seguo il suo esempio e non la faccio più entrare in casa.

Tanto per avere un “colpo di vita”, quando è arrivato a casa dal lavoro Matteo mi ha chiamata dal cancello e mi ha detto:

–Dì a papà che mi deve accompagnare al Pronto Soccorso sono caduto con la moto.–

Vestiti e corri via: e dopo aver corso tutto il giorno, nella testa un disco che si ripete sempre, correre per fare il meglio per tutti.

La sera a letto, se è uscito, aspettare per sentirlo quando torna. Con tutto quello che si sente in tv, sui giornali, la gente fuori di testa: genitori che fanno sparire le figlie, che si bruciano in macchina con loro per disperazione, si ha paura. Il mio sogno? Un angolo tranquillo di verde tutto per me dove il mio cervello e il mio cuore possano un po’, solo per un po’, riposare: per poi riprendere a pensare a

voi. Meno male che poi tutto si è risolto con delle belle ecchimosi e basta.

Matteo

Sfiga nera. Mi mancava solo di scivolare su una macchia d’olio, piccola ed infame, pronta per me, per farmi cadere con la moto. Che è da riparare: nuove spese all’orizzonte. Cazzo, tutte a me, cazzo.

Non posso continuare a vivere così. Mi sembra di essere tornato ventenne: si cena sempre alla stessa ora, si aspetta il turno per il bagno e se dimentico le mie cose sparse per la casa mi chiedono dove ho la testa. Se trovassi un lavoro all’estero me ne andrei subito… ma Giulia si è messa a piangere quando le ho parlato di questa possibilità. Mi ha detto:

–Non lasciarci, papà. Io voglio vederti e stare con te.–

Almeno avessi i mezzi per prendere in affitto un monolocale solo per noi, ma attualmente…..

Domani prenderò un gratta e vinci.

Io

Oggi ho una brutta giornata. Partirei, andrei via, lontano. Invece sono qui a lavare piatti in continuazione, calzini, fazzoletti e magliette e stirare. Tazze del

caffè dappertutto, gocce di tutto che colano sui mobili della cucina, briciole sui tappeti e spolvera, da quasi due anni senza interruzione. La mia casa non è più mia, e attenta a quello che dico! Altrimenti chi mi sente se ne dà a male. Alla mia età non sono padrona della mia vita. E mi aveva detto che non erano affari miei, che non erano cose che mi riguardavano … grazie Signora.

I bambini si sono alzati, lavati e fatto colazione. In attesa di poter sbrigare la loro camera e il bagno mi sono seduta in terrazza, per terra. Giulia mi ha visto e mi ha chiesto:

–Nonna, sei triste?–

–Sono solo un po’ giù, non preoccuparti.–

–Vedo che non sei come al solito.–

E allora mi alzo, fingo, come nulla fosse.

5

Io

Giugno: nell’arena fervono i preparativi per gli spettacoli.

Il venti giugno inizia la stagione con “Aida” seguiranno “Tosca, Nabucco, Carmen e Rigoletto”. Mentre stavo bevendo il caffè è entrato in cucina Raffaele. Sfregandosi gli occhi si è seduto accanto a me e si è versato il caffè nella tazza che aveva davanti mentre con l’altra mano dava un biscotto a Paco: il nostro cagnone è un Golden Retriever.

Raffaele ha esordito:

–Vorrei presentarvi la mia ragazza. Si chiama Giorgia e frequenta la facoltà di farmacia. Stiamo insieme da sei mesi: quando vi andrebbe di conoscerla?–

Mi sono alzata e l’ho abbracciato: è il mio piccolo, è innamorato.

–Quando vuoi, noi saremo felici di conoscerla, lo sai.– Più tardi ho dato la notizia a mio marito e commentando la novità siamo usciti con il cane per andare a comperare i biglietti per l’Opera.

Giulia ha chiesto aiuto al papà perché, anche se ha ripetuto più volte che non

vuole regali dall’amico della Signora, non è mai ascoltata.

Mi chiedo: se fosse un uomo a comportarsi così, le femministe cosa direbbero? Da un uomo non puoi aspettarti altro! Che mamma è questa se impone un uomo a sua figlia che non vuole ne vederlo né altro? Non è stupido mio figlio. Capisce che questa persona lo fa in buona fede, per piacere e conquistarli, ma non dovrebbe insistere perché in questo momento Giulia ne soffre e basta. A mio figlio non interessa il loro rapporto, possono fare quello che vogliono, ma i bambini no, non si toccano.

Sì, adesso sono arrabbiata, non delusa. La Signora insiste e per la prima volta nella mia vita mi sale dallo stomaco un calore, una voglia di picchiarla. Prenderla e scuoterla, gridarle:

–Non vedi tua figlia? Guarda quanto male le fai!–

Mi dispiace di trovare in me un po’ di quel Caino che, dicono, tutti abbiamo e che io non sapevo di avere.

Matteo

Non capisco tutta questa ostinazione, questo insistere per imporre la presenza del suo fidanzato, che Giulia non accetta. Un vicino di casa, c’è sempre chi osserva e riferisce, mi ha detto che vede spesso la macchina del “marcon” stazionata sotto casa tutta la notte. Me lo immaginavo, lo sapevo già. Quando i bambini dormono con me ..

Se penso che si rotolano nello stesso letto! Dove Lei ed io abbiamo fatto i nostri figli.

Che schifo.

Io

Eravamo tutti in soggiorno. Il camlo ha suonato e sono andata ad aprire la porta. E’ entrato Raffaele accompagnato da Giorgia che stringeva fra le mani dei fiori per me. E’ una bella ragazza bionda e sottile, gli occhi chiari ridenti e il naso spruzzato di lentiggini.

Quando ci siamo accomodati in salotto per parlare e conoscerci un po’ di più, all’inizio era leggermente imbarazzata ma grazie a Paco che l’annusava con la coda in movimento e la pancia all’aria, Giorgia, che l’accarezzava ridendo, ha cominciato a sentirsi a suo agio. Ci ha parlato dei suoi genitori e del suo fratellino, arrivato inaspettato quando lei aveva dieci anni. Lei e Raffaele si tenevano per mano mentre mio marito le chiedeva dei suoi studi. Da poco in pensione, ha lavorato nell’industria farmaceutica dove era capo del laboratorio ricerca: con Giorgia che frequenta il secondo anno di farmacia, hanno argomenti in comune.

Li guardavo: mi piace come si tengono per mano e si guardano complici.

Mi piace Giorgia, se a Giorgia piace e ama mio figlio.

Matteo se ne stava in terrazza a fumare, silenzioso.

Per il primo incontro con Giorgia abbiamo scelto, insieme a Raffaele, una giornata senza bambini intorno.

Anche Chiara e Alessio la conosceranno fra un po’ di giorni per non farla sentire sotto esame.

Quando ci siamo salutate ci siamo baciate sulle guance con naturale trasporto, come se ci conoscessimo da tempo.

Domenica: i miei figli si sono sentiti al telefono e accordati per andare in piscina. Preparo la pasta fredda, i costumi, gli asciugamani, i cappellini …..

La Signora è ata per salutare i bambini e avvertirli che questa sera mangeranno da noi perché Lei ha un altro impegno e farà tardi (non era previsto).

Sono andati via tutti: faccio la lavatrice, stendo i panni penso e preparo per questa sera, quando arriverà la seconda “ondata” di asciugamani, costumi, piatti …. Questa è la mia domenica.

Io non lavoro, sono casalinga. Grazie.

Per il compleanno di mia madre si fa festa. E’ l’occasione giusta per presentare

Giorgia al resto della famiglia.

Giulia, curiosa, le fa mille domande:

–Dove hai conosciuto lo zio? Studi anche tu? Ti piacciono di più i cani o i gatti ….?–

Riccardo, come sempre, guarda e ascolta in silenzio, fa il timidone. Chiara e Alessio, lo capisco da come parlano già afflatati con lei, la trovano simpatica. Anche a mia madre, che la vede per la prima volta, Giorgia piace.

Tutti insieme siamo andati a mangiare la pizza in centro. Si stava proprio bene, c’era poca gente e si poteva parlare senza urlare.

Siamo tornati a casa a piedi e noi piedi e noi donne ci siamo fermate un attimo a guardare le vetrine: Matteo ci ha richiamate:

–Sbrigatevi, devo riportare a casa i bambini, altrimenti se arriviamo in ritardo chi la sente quella.–

–Dai la colpa a me, casomai mi frusterà.– gli ho risposto guardando Giulia e le ho chiesto:

–Merito di essere frustata?– lei ha fatto no con la testa e io ho proseguito: –Non è colpa nostra se c’è questa situazione, sai amore. Io ho tentato di farla ragionare.– La bambina è rimasta in silenzio, poi abbiamo salutato gli zii che andavano a casa in bicicletta e abbiamo proseguito fino a casa.

Luglio e caldo. I bambini sono arrivati con il papà che subito li ha messi in doccia per il trattamento pidocchi (ancora!).

Squilla il telefono e nessuno risponde: vado io

–Pronto.– Come al solito non saluta e dice:

–Sono io, voglio i miei bambini.–

–Prima di tutto buonasera.–

E Lei, con un fare da prendermi in giro:

–Buonasera signora vorrei per favore i miei bambini.–

–Eccoli.– e ho ato il telefono a Giulia.

Possono rimanere, ha deciso la Signora, fino a mezzogiorno se il cielo è sereno,

se piove fino alle quindici. Agli ordini.

A scuole chiuse per le vacanze, i bambini sono più spesso a casa nostra.

Io li ho svegliati presto per andare a fare la spesa altrimenti, più tardi, fa troppo caldo. Siamo usciti insieme al nonno e fatto tutto, prima di mezzogiorno eravamo a casa, giusto in tempo per la chiamata al telefono della Signora che, questa volta normalmente mi dice: –Vengo a prenderli verso l’una.–

Quando è arrivata mi ha chiesto se Matteo aveva fatto il trattamento per i pidocchi e se potevo darle lo shampoo e il pettinino. Ho preso il sacchetto e gliel’ho consegnato, Lei ha aperto e ha guardato il pettinino fitto:

–Ci sono ancora i pidocchi.– ha detto.

–Morti?– ho chiesto.

–Eh sì.– mi risponde.

–Bene. Questo vuol dire che ha fatto tutto alla perfezione, così sei sicura e li vedi.–

Ho salutato i bambini e ho chiuso la porta.

Stasera noi abbiamo cenato prima dei miei figli perché andiamo all’opera:

–Spero di trovare i piatti lavati.– Matteo e Raffaele si sono guardati.

–Uno li lava e l’altro li asciuga.– ho suggerito.

Quando siamo tornati tutto era silenzio, dormivano, anche il cane.

Buona notte.

Matteo questa mattina mi raccontava l’ultima volta che sono stati in piscina tutti insieme. Una ragazza che conosce da tempo aveva steso l’asciugamano vicino al suo per stare in compagnia e chiacchierare un po’. Giulia li interrompeva di continuo, tanto che la ragazza ha esclamato:

–Matteo! Vedo che ti tengono alla catena, e corta anche.–

Giulia non vuole che guardi nessuna ragazza altrimenti fa il muso, e Riccardo gli ha detto:

–Sai papà, dovresti scrivere una lettera d’amore alla mamma.–

Matteo si chiede perché e chi può averglielo suggerito: forse sua sorella che

spera sempre.

Matteo

Ho avuto il permesso di andare a riprendermi il computer e la Signora ha dovuto lasciarmi entrare perché dovevo staccare i cavi. Le ho chiesto se potevo andare in bagno un momento: la Signora ci ha pensato su e quando le ho detto:

–Devo forse andare in bar per fare una pisciata?– Mi ha dato il permesso. Non avevo nessun bisogno urgente, ero solo curioso. Sull’attaccapanni del bagno c’è l’accappatoio del suo fidanzato e uno spazzolino per i denti in più in mostra sul bicchiere. Ho tirato l’acqua del water: potessero sparire in quell’acqua!

Io

Giulia si è svegliata e mi raggiunge in soggiorno: sedute insieme sul divano:

–Sai nonna ho fatto un sogno, un po’ bello e un po’ brutto.– mi dice.

–Raccontamelo. Prima il brutto così finiamo in bellezza.–

–No, te lo racconto così come l’ho fatto.–

Il sogno di Giulia

–Stavo correndo in bici nel parco insieme ai miei amici. Ho appoggiato la bici ad un albero per giocare con loro a nascondino quando sono arrivati tre uomini neri con un grande sacco di plastica. Volevano prendermi e infilarmi dentro. Io ho scalciato e gridato, mi sono liberata. E’ arrivato papà che li ha stesi con un pugno e loro si sono come coperti d’acqua. Sembrava fosse tutto finito, ma io ho visto arrivargli alle spalle un uomo con una maschera sul viso, con le mani tese che volevano afferrarlo, prenderlo.–

–Che maschera era? Di Zorro?– le ho chiesto per alleggerire la sua tensione che ancora le traspariva dal viso.

–No! Aveva una maschera brutta, da mostro! Meno male che mi sono svegliata e ho finito quel brutto sogno. Era proprio un incubo!–

Sorridendo per rasserenarla le ho detto che era tutta colpa della zucca che aveva mangiato prima di dormire, perché non era quella di Cenerentola. Abbiamo preparato la borsa per la piscina e tutti contenti alle dieci sono partiti. Via loro ho preparato l’asse da stiro e visto che era domenica ho stirato due ore.

Sono tornati per l’ora di cena e mi hanno detto entusiasti:

–Vedessi nonna ci sono gli scivoli doppi, e così e cosà, la prossima volta ci vieni anche tu?’

–Vedremo,– ho risposto.

Mentre eravamo a tavola Giulia ha detto:

–Sai papà, è stata la più bella domenica che ho ato.–

Anch’io.–

Lei lo ha guardato e:

–Perché hai gli occhi lucidi? Come se avessi le lacrime?–

–Ho gli occhi lucidi?–

–E’ colpa del cloro in piscina.– Ha detto il nonno, ma forse Giulia aveva capito il perché.

Stasera, mentre eravamo a tavola, Matteo ci raccontava di aver parlato al telefono per un’ ora con la Signora che voleva a tutti i costi convincerlo a mandare Giulia da uno psicologo perché ha avuto altre crisi di pianto. La bambina non riesce ad accettare il fatto che la Signora ha il fidanzato. Matteo le ha ribadito che chi ha bisogno dello psicologo è Lei che le impone una presenza che Giulia non è pronta ad accettare.

Questa mattina ero ancora a letto quando Giulia si è svegliata per andare in bagno. Quando si è accorta che ero sveglia e il nonno non c’era si è fiondata nel lettone e ci siamo coccolate. Si è svegliato anche Riccardo che ci sentiva ridere e ci ha raggiunte con gli occhi ancora mezzo chiusi. Tutti sul lettone, cane compreso, Riccardo si è sdraiato sopra di noi ridendo:

–E vai dall’altro lato, lascia la nonna nel mezzo– gli ha detto sua sorella. Così uno di qua l’altra di là, il cane che fa il matto, sono nel mio elemento, amore e gioia.

Matteo

Sono via da una settimana. In ferie con i loro nuovi amici e il fidanzato della mamma.

–Non lo faccio dormire con noi.– Mi ha detto la puttana. Ci mancherebbe! Vuoi mandare fuori di testa Giulia?!

Mi ha gridato addosso che Lei è una brava mamma e io sono un miserabile.

Troia! Puttana di merda!

Non so come uscire da questo tunnel. Corro nella notte. Ho un buco nel petto. Per la strada buio e silenzio.

L’albero sbuca dal nero e mi invita … mentre gli corro incontro in un lampo penso che non li vedrò più e sento la loro risata … e sterzo. L’albero prende il lato destro della macchina, sbatto la testa, la cintura mi salva. L’automobile è irrecuperabile.

Ho perso anche quella.

Io

Quanto sangue.

Stanotte in corpo avevo tante bisce. Non riuscivo a stare ferma e dormire nonostante avessi preso le mie solite gocce. Alle tre ero in bagno, tanto per muovermi. Più tardi l’ho sentito tornare e andare in bagno: acqua che scorre, va in terrazzo poi torna in bagno, altra acqua. Mio marito brontola:

–Che casino. Di notte mentre tutta la gente dorme.– Poi finalmente silenzio.

Questa mattina mi alzo e il bagno è un disastro. Sangue sul lavandino, in terra, nel water e sul piatto doccia. La camicia e i pantaloni duri, incrostati di sangue. Ho pensato al peggio: si è picchiato con qualcuno? Con tutto quello che si sente succedere il sabato notte. Oppure ha avuto un incidente … e mentre aspetto pulisco.

Matteo si alza: ha il viso e il mento rovinati e sanguina ancora.

Il letto è sporco, perfino i cuscini e il materasso. Vado in terrazza per riprendere fiato e vedo i gradini d’ingresso, anche quelli sporchi di sangue. Vado giù, strofinaccio e disinfettante in mano e nel petto il cuore è rotto. Lavo e quando torno su mi spiega che è lui che si è fatto male. Che si è fatto male perché ha saputo che la Signora è in vacanza con il fidanzato e i suoi figli. Pulisco e li ascolto discutere, mio marito è stanco di tutte queste storie. Vorrei tanto non essere qui! Ho bisogno di pace per la mia anima stanca. Ho perfino guardato il telegiornale per vedere se era successo qualcosa che non ci ha riferito. Sono arrivata al punto che vorrei non vederlo per un periodo e intanto gli lavo le scarpe, anche quelle sporche di sangue.

Verso sera torna Raffaele che era stato ospite di Giorgia e della sua famiglia per due giorni: mi precisa che Matteo è andato a sbattere con la macchina che non è più recuperabile.

Mi guarda negli occhi, scuote la testa e mi abbraccia.

E ogni volta per riprendermi ho bisogno sempre di più tempo. Sono ati tre giorni e tutto in me vorrebbe gridare e piangere, invece non posso altrimenti mio marito si incazza e grida ancora di più con tutto il mondo. Matteo ha il viso che è un carnevale di colori. Rosso blu e verde.

Mi guardo allo specchio: chi è questa donna che mi guarda con occhi feriti, stanca dentro? Tutto in me rispecchia il mio stato d’animo: perfino i capelli vanno dove vogliono.

Oggi ho almeno vent’anni in più e mi sembra che non riuscirò più a ridere.

–Ieri sera ho pianto.– Dice Giulia e Matteo le chiede perché.

–Il fidanzato della mamma voleva darmi dei soldi per farmi un regalo. Io non voglio.–

Noi nonni non diciamo niente, lei mi guarda e continua:

–Sai nonna, il fidanzato della mamma non mi piace, non mi piace per niente.–

Per calmare le acque che si stavano agitando, mio figlio scalpita e mio marito borbotta a mezza voce non propriamente dei complimenti, le rispondo:

–Sappiamo del nuovo fidanzato della mamma, sono cose che prima o poi si vengono sempre a sapere.–

–Vedessi com’è brutto! Sembra un vampiro …. – L’ho interrotta:

–Questo non vuol dire niente, non c’è nessun merito nell’essere belli o brutti, si ha solo fortuna quando si nasce. Basta, non continuare, queste cose a noi non interessano, non le vogliamo sapere. Vogliamo solo che voi due stiate bene, il resto non ci riguarda.– ho concluso.

Mentre Matteo diceva che anche questa volta aveva parlato per niente, che è come battere la testa contro il muro, l’umore di mio marito è più nero del nero. Non riesce ad accettare lo sconvolgimento che ha portato nella vita di tutti e

della sofferenza visibile che sta procurando a Giulia.

Più tardi è arrivata la Signora, sempre in ritardo ma guai farla attendere.

Ho detto a Matteo:

–Noi usciamo, ti serve qualcosa?– E lui:

–Mi andrebbe una quarantaquattro Magnum, se fosse possibile.–

Matteo

Mentre stavo parlando con la troy Riccardo le ha preso il telefonino e me lo ha fatto vedere perché è nuovo. Schiacciava i tasti e ho visto che c’erano tanti messaggi del fidanzato. Le ho suggerito:

–Dopo che li hai letti cancellali, perché Riccardo è piccolo ma ricordati che Giulia sa leggere.–

Non l’avessi mai detto. Non devo toccare la sua privacy, mi ha urlato.

Sono sempre e solo affari suoi. Ho voltato le spalle a quella iena. Vado bene e si comporta educatamente solo quando devo sborsare.

Io

Mancavo da mesi alle riunioni dei padri separati dove non si incontrano solo loro: possiamo partecipare anche noi genitori. La maggioranza siamo noi, le madri e ex suocere: i padri dei separati sono rari. E’ strano come loro riescano a lasciarsi più facilmente alle spalle, scrollandosi anche il ricordo di quelle che erano le loro nuore.

Ci sono sempre nuovi arrivi: si presentano insicuri, spaesati, timidi e restii a parlare della loro esperienza. Perlopiù ascoltano, si fanno avanti e parlano anche dopo mesi, c’è chi sparisce e non lo rivedi più, come ha fatto Matteo.

A riunione finita noi, le maledette suocere ci diamo appuntamento per incontrarci per un caffè, potrebbe sembrare una parentesi di svago invece ci ritroviamo per parlare dei nostri guai.

Nell’attesa che ci servano le ordinazioni incominciamo parlando di Silvano, il più sfortunato fra quelli che frequentano le riunioni. Non ha una famiglia, più nessuno che lo possa ospitare. Dormiva in macchina e per lavarsi usufruiva dei bagni dei centri commerciali: portava i suoi bambini in bar a mangiare un gelato e poi li riportava a casa.

La signora Rita ci aggiorna:

–Ora il suo datore di lavoro gli ha messo a disposizione uno stanzino dove può dormire e facendo anche il guardiano notturno può arrotondare un po’ le sue

entrate.–

Siamo alle solite, tutte ci lamentiamo della mancanza di strutture atte ad ospitare i padri separati che dissanguati dalle spese per il mantenimento dei loro figli non possono pagare l’affitto di un appartamento. Non sono pochi quelli che spariscono e non mandano più l’assegno mensile. Anche perché le loro ex hanno sempre più pretese: palestra, piscina e adesso è di moda, ma non indispensabile! mandare i figli a scuola di equitazione e questo sport costa una sberla!

C’è Carla che dopo aver regalato a suo figlio e alla moglie una parte di casa colonica ristrutturata ad arte, si ritrova a dover vedere tutti i santi giorni are davanti all’uscio il nuovo compagno e l’ex nuora, che continuano a vivere in quella casa assegnata a lei perché ci sono tre figli. Chi se n’è andato è suo figlio, stufo marcio della situazione. La ex nuora si era stancata e annoiata del marito e ha voluto la separazione. Adesso nella casa loro, Carla e il marito hanno difficoltà anche per parcheggiare la macchina. Carla sembra una lady inglese mentre siede rigida rigirando il cucchiaino nella tazza di the. I capelli biondi dal taglio perfetto, il twin set grigio e l’immancabile filo di perle al collo; asciugandosi gli occhi continua:

–Mentre loro parcheggiano anche sui fiori che io ho piantato.–

E’ il turno di sca: vedova da anni ha cresciuto la nipote e ora racconta:

–Giada quest’anno fa la comunione. Io posso andare solo a vederla in chiesa, non sono stata invitata alla cerimonia perché mio figlio non può contribuire alla spesa per il pranzo. Quando ho chiesto a Giada se avrebbe avuto piacere che partecii alla sua festa mi ha risposto di sì. Evidentemente la sua mamma, mia ex nuora, non tiene in nessun conto il suo desiderio.–

sca, che fa l’impossibile per risparmiare per aiutare suo figlio, è la più anziana. Si cuce le gonne e confeziona le sue maglie ai ferri, colorate e diverse, non va più neanche dalla parrucchiera e si raccoglie i capelli in un ordinato chignon. Le sue mani denunciano una vita di lavoro. Giuliana due anni fa si è vista tornare a casa figlio e nipote di sette anni. La sua ex nuora se n’è andata con un altro, lasciando anche il bambino.

Giuliana è la più giovane di tutte noi, si è sposata presto perché era incinta e sembra la mamma di suo nipote. Jeans e stivali, i capelli scuri tagliati alla punk gira per la città sempre in vespa.

Antonia è alta e formosa: i capelli un cespuglio selvaggio di ricci rosso rame, i lunghi orecchini dondolanti. Da vera figlia dei fiori continua a portare lunghe gonnellone e ampi camicioni. Alla fine conclude:

–Siamo noi le stupide. Non volevamo essere suocere da barzelletta, quelle severe e arcigne di una volta che si facevano rispettare. Volevamo essere amiche, aiutarle nelle difficoltà. Ma avremmo la nostra rivincita! Si tratta solo di aspettare, gli anni ano, diventeranno suocere anche loro. Speriamo che abbiano tutte la giusta ricompensa. Noi abbiamo cercato di fare il meglio e le nostre ex nuore ci accusano di aver allevato dei figli mammoni, di non aver saputo tagliare il cordone ombelicale. In cambio loro sapevano tagliare i cordoni delle nostre borse. Basta donne! Forza ancora una volta! Senza rimpianti né lacrime, per loro non ne vale la pena.–

E’ una donna battagliera, Antonia, di quelle che negli anni sessanta– settanta sfilavano in corteo sventolando i reggiseni, invitando le altre a battersi per il divorzio e l’aborto.

L’altra sera in un momento di incertezza, mi ha chiesto:

–Non avremmo esagerato? Io non mi sono battuta e sgolata per questo mondo che guarda e vuole solo l’effimero.–

Le ho risposto:

–Io ho avuto solo figli maschi e forse non sono un buon giudice, ma ho cercato parlando con loro di insegnare il rispetto che ci è dovuto. Non credo che accompagnerei, come tante mamme adesso fanno, una figlia di quattordici anni in consultorio per farle prescrivere la pillola anticoncezionale in nome dell’uguaglianza fra maschi e femmine. Le insegnerei a non buttarsi via, per non favorire ancora una volta quelli che approfittano di noi donne. Se parliamo d’amore non è che via uno ne trovi subito un altro. Quello non è amore, è sesso.

L’amore lascia sempre il segno, nel bene e nel male.–

L’elenco potrebbe continuare con gli esempi più disparati.

Prima di salutarci abbiamo ritrovato il sorriso.

E’ ancora la delusione, la rabbia viva dentro di noi a renderci così amare e negative. Lo sappiamo bene, non tutte le donne sono uguali, anche noi siamo state nuore, così come non tutti uguali sono gli uomini.

Bisogna lasciare che il tempo trascorra e guarisca le ferite, ma nessuna di noi può rimanere indifferente, vivendo giorno dopo giorno, al dolore che vediamo riflesso sul viso dei nostri figli. Dopo quello che ci è successo io guardo ancora con fiducia al futuro, sperando che i miei figli trovino la persona giusta per affrontare insieme il cammino, non sempre facile, da percorrere.

6

Io

… e queste sarebbero le mie vacanze?

Da quando siamo arrivati non ho avuto un attimo di respiro. Penso solo a preparare da mangiare e pulire. Il minimo bisogna. Stirare il meno possibile ma siamo in tanti! Ed è tutto un correre fra lavare i piatti, preparare i caffè, le merende eccetera.

Quando scendo in spiaggia ci sono le borse degli asciugamani e dei giochi da portare:

–Vieni nonna che mi tuffo!–

–Nonna, facciamo i castelli di sabbia? Giochiamo a bocce?

No, io voglio le racchette!–

Mi sembra di essere una trottola.

Ieri sera pioveva, e quando sono andati tutti a letto:

–Senti il vento contro le ringhiere, con te vicino o le mie sere … e le parole tue mi mancano.– Nella mia testa la limpida voce di luny Russo cantava per me.

Finalmente un po’ di poesia.

Mio figlio ha la faccia tirata e sembra che non gli vada bene niente. Mio marito ha i soliti dolori e quindi è sempre rabbioso, anche Paco sta invecchiando e si stanca facilmente. I bambini però sono tranquilli, sentono la mamma al telefono tutti i giorni e non fanno storie. Giulia sta cambiando rapidamente, è in crescita. A volte la guardo e all’improvviso mi trovo davanti una ragazzina, la bambina è sparita. Ieri era un po’ malinconica e mi ha detto:

–Non so perché ma a volte mi viene da piangere senza una ragione.– Ero in “pausa”, seduta sulla poltrona in terrazza con il mare davanti: me la sono presa in braccio (fino a quando potrò farlo ancora?):

–Piangere a volte fa bene. Se vuoi piangere non c’è niente da vergognarsi.– le ho detto.

Mi guardava, i suoi occhi sono ancora quelli della mia piccola. Curiosi, interrogativi o già un po’ adulti?:

–Se vuoi possiamo anche piangere insieme, visto che siamo sole.– e improvvisamente, guardandoci ci siamo messe a ridere. Negli occhi però c’erano

le nostre lacrime.

Le giornate sono calde e afose. Nelle prime ore del mattino il mare è grigio e si confonde con il cielo dello stesso colore. Nebbia che si dissolve più tardi lasciando un azzurro terso. Il mare brilla di riflessi che feriscono gli occhi. Loro si tuffano gioiosi mentre li guardo, le onde mi bagnano i piedi e loro mi chiamano:

–Nonna vieni anche tu, guardami, mi tuffo e faccio le capriole.–

Pieni di vita, io sono già stanca alle dieci di mattina. Guardo Giulia e mi accorgo come osserva le coppie con i loro figli. Si avvicina e parla con i bambini più piccoli, li fa giocare, ma studia sempre i genitori. Adesso che stanno con noi tutti i giorni quando si svegliano saltano sul lettone, mi abbracciano e Riccardo si coccola e chiacchiera mentre bevo il caffè. Giulia accarezza Paco e lo bacia, lui appoggia il muso sulle sue gambe, felici entrambi di tanta tenerezza che si regalano uno all’altro.

Queste sono le parentesi di vacanza che per me vacanza non è. Vorrei tanto essere nel monastero di Santa Chiara ad Assisi: silenzio assoluto senza sentire per un paio d’ore:

–E’ stata lei! No quello lo volevo io! Non sederti là la poltrona è mia! Mi scappa la pipì, mi sono sporcata di gelato.–

E mentre gocciola tutto sulle mani, sul costume, mi sento crescere dentro un qualcosa che mi farà esplodere. Il mio cuore andrà in tante schegge e allora sarà finalmente silenzio. Riposerò la mente, forse sarò morta. Si accorgeranno che

non ci sono più?

Il mare stamattina l’ho visto dalla terrazza: dovevo stirare perché i bambini devono tornare a casa con la biancheria pulita, preparare da mangiare e finire con la pulizia del pavimento: la mattina era già ata.

In spiaggia sono scesa nel pomeriggio, faceva caldo e l’acqua era invitante. Entro lentamente e mi accoglie, mi accarezza rilassandomi. Infilo la testa sott’acqua: silenzio e fresco. Nuotando ho raggiunto la prima boa, mi sono fermata per riprendere fiato e poi ho raggiunto i bambini. Usciti dall’acqua per far merenda, mentre si cambiava il costume aiutata dal papà Giulia si è lamentata:

–Mi hai fatto male con gli elastici.–

–Deve essere un dolore atroce.– le ha detto lui ridendo.

–Tu non credi mai quando dico che ho male.–

–Ma che male! Stavamo solo giocando.–

–Mi hai fatto male.– ha insistito lei e si è messa a piangere.

Lui si è scusato:

–Ti ho chiesto scusa, non l’ho fatto apposta e adesso smetti di piangere per niente.–

–Perché, tu non piangi mai?– arrabbiata Giulia gli ha chiesto.

–Sì che piango, quando sono solo e non mi vede nessuno.–

Lei lo ha guardato improvvisamente attenta e seria e gli ha detto:

–Perché piangi da solo? Potrei piangere insieme a te.– Matteo si è alzato el’ha presa per mano:

–Andiamo a prendere il gelato per tutti.–

Si sono allontanati parlando sottovoce.

Giornata di sole, splendida. Siamo andati in spiaggia presto, secchiello in mano per raccogliere le conchiglie che più tardi sceglieranno per creare un ricordino per la loro mamma.

Ha telefonato mio figlio Raffaele per avvertire che arriveranno tutti verso sera.

I bambini quando vengono gli zii sono sempre contenti.

I ragazzi sono arrivati presto. Giorgia è la prima volta che viene a trovarci al mare e non ha mai visto il nostro appartamento, che le è piaciuto.

E’ l’appartamento che mia sorella ed io abbiamo ereditato da nostro padre. Lui l’aveva scelto spazioso guardando al futuro, pensando ai nipoti che sarebbero arrivati. Noi sorelle ce lo dividiamo tutti gli anni alternandoci nei mesi e senza mai litigare, ospitando sempre nostra madre. Quest’estate fra tante difficoltà noi l’abbiamo abitato poco o niente.

Dopo mangiato siamo andati tutti a eggio, siamo arrivati alla sala giochi e dopo aver fatto tutti i giri sia sulle giostre che alle macchinette mangia soldi, siamo tornati per il lungomare.

Si stava bene, tirava un filo d’aria che faceva respirare. Odore di rosmarino e lavanda e dagli hotel veniva la voce di qualche cantante. Uno cantava “Perdere l’amore” e non era certo Massimo Ranieri, però era piacevole sentirlo mentre camminavo vicino a mia nuora e ci facevamo delle confidenze:

–I bambini li vedo proprio bene.– mi diceva Chiara – Matteo invece è molto tirato. Tu di sicuro non hai fatto riposo!–

–No, sono più stanca di prima. Non vedo l’ora di tornare a casa e riprendere il soliti tran tran.–

–Me lo immaginavo perché sei sempre tu che corri. Molla tutto e prendi un po’ di tempo per te.– mi ha detto Chiara mentre Giorgia stava a sentire in silenzio. Mi ha baciata e abbracciata: mi ha fatto bene sentirmi capita una volta tanto.

Il mattino seguente mentre aiutavo Matteo a caricare le valige nell’auto gli ho chiesto:

–Posso farti una domanda?–

–Fammela.–

–Se non vuoi rispondermi va bene lo stesso. Adesso che non sei più con Lei ti sei accorto che ti manca? Di essere ancora innamorato?–

Mi ha guardata come se fossi improvvisamente impazzita.

–Allora non avete capito niente. Voi non sapete cosa sono stati questi ultimi anni per me. Sempre ad eseguire ordini che poi non le andavano mai bene.

Quando aprivo la porta di casa, tornando dal lavoro, avevo un pugno che mi stringeva lo stomaco in previsione dello scontento che avrei trovato. Mai un sorriso, solo critiche. Resistevo per i bambini e tu mi chiedi se sono ancora innamorato? Di questa che in sei mesi ha già cambiato due uomini. Anche adesso quando io dico una cosa ai bambini Lei dice il contrario. Lei ha le sue regole io non ho niente di niente.–

Gli ho risposto:

–Affronta un problema alla volta, quando si presenta. Spero sempre che con il tempo diventiate tutti e due più ragionevoli per amore dei vostri figli.–

Mentre stavamo aspettando l’ascensore pronti per tornare a casa, Matteo ha chiesto a Giulia:

–Come ti è andata questa vacanza?–

–Bene e sarei rimasta volentieri per altri giorni.

–E tu, Riccardo, sei contento di tornare a casa e vedere i tuoi amici?–

–Un po’ sì, ma non tanto.–

Me li sono baciati e abbracciati, e loro sono saliti in macchina, nella Panda che, prima dell’incidente di Matteo, Raffaele ed io ci dividevamo. Riccardo dal finestrino mi buttava baci con la manina.

Sono tornata su, ho messo ordine e lavato la loro stanza: c’era tanto silenzio.

Dopo due ore il mio cellulare aveva già ricevuto il messaggio che erano arrivati,

niente traffico.

A Verona si moriva dal caldo.

Più tardi sono scesa in spiaggia con la mia mamma che brontola ad ogni aggio di vù comprà, di cinesi che ti offrono massaggi e di giovani donne nere che vogliono farti le trecce. Ad ogni nuovo arrivo lei dice:

–Eccoli qua, questi rompi co … mai che si veda un poliziotto. E per tv senti sempre che arrivano nuovi barconi di disperati. Dove li metteremo se non c’è lavoro neanche per noi italiani!–

Sempre lo stesso disco. Mia madre è entusiasta del nostro sindaco Flavio Tosi. A sera, dopo cena, decide di andare a comperare una collana per mia sorella e sceglie il regalo, ci fanno la confezione e paga mentre in piazza ci sono musica e canti, per lei troppo rumore, non mi posso fermare un momento per guardare che brontola:

–Ci sono le zanzare, fa troppo caldo e… –

Vuole rientrare a casa per una strada secondaria che è più calma. L’età si fa sentire sempre più. Quando arriviamo l’ascensore si apre e vedo mio marito con Paco, ci stavano venendo incontro per poi tornare per il lungo mare.

Ci rinuncio e vado su con lei che sta ancora brontolando per la troppa confusione. A casa accende la televisione, non trova niente che le va e decide di

andare a letto: sono solo le dieci di sera. Fine della mia giornata.

Brutto tempo, piove. Il mare arrabbiato sui pontili, gli spruzzi delle onde ano dalle fessure del legno bagnato e scivoloso. Spuma bianca. L’aria fresca che profuma di sale, lampi e tuoni, io dalla terrazza guardo: l’orizzonte è tutta una luce. Aspetto domani, se piove ancora torno a casa. Se penso a quello che troverò, al disordine, sbaraccherei subito. Aggiornamento delle ore dodici: suona il cellulare, è Matteo:

–E’ duro tornare al lavoro– mi dice – le piante della terrazza sono in fiore, Raffaele si è ricordato di bagnarle. Qua a Verona non piove ancora ma fa un’afaboia. Davoi tutto bene?–

–Sì– gli rispondo e ci salutiamo.

Giornata di superlavoro: domani arriva mia sorella con la sua famiglia. Al mattino riordino e sgombero l’appartamento in spiaggia, bisogna portare giù le valige, caricare la macchina, rifare tutto quando saremo arrivati a casa. Separo la biancheria per preparare quattro carichi di lavatrice e preparo la cena. Ritornano i miei figli: Matteo dal lavoro e Raffaele dall’ambulatorio veterinario dove va a fare pratica. Mentre siamo a tavola si parla. Matteo ci racconta che ha chiesto a Giulia come va la mamma con il fidanzato e la bambina gli ha risposto:

–Sempre al telefono, “ci ci ci” la mattina, “ci ci ci” a pranzo e “ci ci ci” alla sera.– Facendo una smorfia e alzando gli occhi al cielo.

Mio marito ci guarda e dice:

–Tanti auguri a lui, vedremo quanto durerà.–

E’ una bellissima giornata, c’è il sole e fa caldo. Apro le finestre e stendo il bucato. Guardo giù fra le piante, immobile c’è un merlo femmina che mi guarda:

–Ciao– le dico. Mi guarda e non ha paura, è di casa. In mezzo all’erba c’è un piattino con le granaglie per gli uccellini e loro sanno che qui sono al sicuro. Lei continua a guardarmi per tutto il tempo mentre stendo e quando ho finito la risaluto. Mi guarda e muove la testa come se volesse ricambiare e all’improvviso vola via. Basta poco per riconciliarmi con il mondo. Ho deciso che oggi penserò a me: uscirò e mi comprerò quel bel vestito che ho visto l’altro giorno in vetrina, e vai …

Domenica è il nostro anniversario: lo festeggeremo in compagnia della nostra famiglia. Mancheranno i bambini perché la Signora è invitata ad una festa con i suoi amici: l’anniversario dei nonni non è importante.

Ci hanno telefonato i nostri amici, per una pizza in compagnia. Stare con gli amici fa bene, si chiacchiera e ci si rilassa un poco. Mentre stavamo mangiando ci siamo ricordati che prima di uscire non avevamo dato la medicina a Paco e, siccome ci sono degli orari da rispettare, per le dieci e mezza eravamo già a casa. Arrivando ho notato che la luce in cucina, che lascio sempre accesa quando Paco è solo, era spenta. Ho pensato che era tornato Matteo e, sopra pensiero, l’aveva spenta. Raffaele è dalla fidanzata e torna domani.

Mentre mio marito metteva la macchina in garage sono salita. Infilata la chiave ho trovato il gancio di sicurezza all’interno attivato. Il cane abbaiava, chiamo Matteo ma nessuno mi risponde. Ho pensato ai ladri, tanto il cane non vale

niente per la guardia, caso mai porta le ciabatte all’ospite. Intanto dalle scale scendevano i nostri amici che vedendomi in difficoltà si sono offerti di aiutarmi. Dal garage saliva mio marito e mentre uno perlustrava in giardino e controllava le finestre, l’altro tentava di aprire. Il mio cervello intanto è saltato:

–Matteo si è sentito male oppure c’è un estraneo? Come e cosa fa quando esce?–

Gli uomini decidono di prendere gli strumenti adatti e ci riescono:

la porta è aperta e esce il cane scodinzolando. Non mi decido ad entrare, ho paura di quello che posso trovare. Mio marito accende la luce e va in camera di Matteo e solo allora mio figlio apre gli occhi, si alza, barcolla. I vicini in un attimo spariscono e fra padre e figlio si scatena il finimondo. Matteo che non è in grado di capire sente solo gli urli del padre e ancora una volta io mi sento morire. Dopo aver gridato loro riescono ad addormentarsi: io no, il cuore va a mille, mi dico respira, respira e respira .. la notte è lunga. Alle sette Matteo è già in cucina, apre la porta finestra e esce per fumare la prima sigaretta del giorno. Vado a preparare il caffè e non lo guardo, mi fa troppo male. Lui si incazza, prova a trovare delle scusanti:

–Ho preso l’Halcion e le gocce per dormire, non sai che notte ho ato.–

Lui? E noi?

–Non sai cosa mi è ato per la testa.– gli dico e non lo guardo.

–Pensavi che fossi morto o lo speravi?– mi risponde cattivo.

E’ questo mio figlio? Quello che è cresciuto dentro di me e che ho amato prima di sentirlo muovere? Cosa sono io, una pietra senza sentimenti, è così che mi vede?

–Forse è quello che tu speri succeda a noi. Può darsi che succeda presto se continui così.–

Chiudo la porta alla mie spalle e traballo come se mi avesse colpita: questa volta è andato oltre.

Sento il bisogno di andare in chiesa. Mi vesto, esco e cammino. Arrivo fino alla chiesa di San Zeno Maggiore: entro e mi siedo. Alzo lo sguardo e ammiro il soffitto della navata centrale, la pala d’ altare del Mantegna. La chiesa si riempie di fedeli ed inizia la messa.

Una signora, seduta davanti a me, chiacchiera con un’altra degli affari loro per tutto il tempo della cerimonia. Due bambini stanno giocando con la PSP mentre le loro mamme si guardano intorno e commentano l’eleganza delle altre signore presenti. Stanno tutti pregando?

Insofferente a tutto quello che vedo esco e vado a sedermi nel Chiostro che mi accoglie con i suoi archi romanici su un lato e quelli gotici a sesto acuto sull’altro. Guardo gli antichi Bagni e mi viene voglia di rivedere la cripta a volta che ospita la tomba del Santo ma è tardi, devo tornare. A casa stiamo tutti zitti, non ci parliamo, inchiodati a questa croce.

Ognuno vorrebbe essere da un’altra parte.

Matteo

Lo so. Ho sbagliato ancora una volta, ma quando mi ha detto che al pranzo per l’anniversario dei nonni i bambini non ci sarebbero stati perché li portava alla festa degli amici del suo fidanzato! Solo a vederla mi prende il solito pugno allo stomaco. Volevano la parità di diritti queste donne? Ci hanno battuti, calpestati, uccisi. E ridono di noi, finalmente vere donne liberate. E’ perché non ho più soldi da spendere per l’avvocato, altrimenti le farei causa per le corna che mi ha fatto, visto quello che ho letto sul giornale. Un uomo ha vinto la causa contro l’ex moglie perché “gli amici “ lo prendevano in giro, lo deridevano, ed è stato rimborsato con cinquantamila euro. Deve aver avuto un avvocato con le palle doppie.

Io

Avevo bisogno di “tirarmi su”: allora? Parrucchiera. Io e la mia parrucchiera siamo amiche, ci conosciamo bene e quando entro nel salone sento già che aria tira. Uragano. Ci salutiamo:

–Cosa devi fare?– mi chiede. E incomincia a lavorare sulla mia testa. Le altre clienti sono sotto i caschi, c’è silenzio. Poi dalla radio esce la voce di Vasco Rossi che canta “Vivere”. I nostri occhi si incontrano nello specchio: con il pettine in mano sulla mia testa due lacrime le scendono silenziose e le chiedo:

–Che cos’hai, problemi con tua mamma?– mi fa cenno di no con la testa e io non insisto. Prende fiato e mi dice:

–Mio figlio è tornato a casa.–

–Ma non sono già ati più di sei mesi?– le domando.

–Non quello, l’altro.–

La guardo incredula, si è sposato due mesi fa:

–Lei non vuole più saperne– e prosegue –lui ha già riportato tutto a casa nostra. Non riesce ad alzarsi dal letto, a lavorare, per sicurezza con lui c’è sempre qualcuno.–

–E come se ti capisco! Fortuna che non ci sono figli di mezzo.–

Le prendo la mano e gliela stringo, piango con lei. “Vivere” canta Vasco.

Questa sera, quando gli chiedo dei bambini Matteo mi risponde:

–Non so neanche dove sono ne con chi. Non li vedrò prima di sabato.–

“Vivere” canta Vasco.

7

Io

Dopo tanto insistere dei fratelli e delle cognate, Matteo si è convinto ad andare con loro a Mantova per visitare la città, c’è un’importante esposizione di quadri e sarà l’occasione per tornare a visitare anche Palazzo Tè.

Sono partiti ieri pomeriggio dopo che i bambini erano tornati a casa loro. Sto curando le piante della terrazza nelle prime ore del pomeriggio, il Cip nella sua gabbia risponde ai nuovi ospiti che mio figlio Raffaele ha portato a casa per studiare il loro comportamento. Sono una coppia di uccellini, quelli chiamati “inseparabili”.

Mio marito sta riposando quando sento una macchina fermarsi sotto casa. Mi sporgo dalla terrazza per guardare e vedo una macchina della Polizia. Si aprono le porte e scendono due agenti che si fermano davanti al nostro cancello per guardare i nomi sui camli. Chissà chi stanno cercando penso e immediatamente suona il camlo di casa nostra.

–Oh Dio, i ragazzi! Hanno avuto un incidente … –

Mollo tutto quello che ho in mano e mi precipito alla porta mentre chiamo istericamente mio marito:

–Svegliati, alzati, c’è laPolizia.–

Gli agenti entrano e si accorgono quanto sono agitata: subito ci rassicurano, nessun incidente automobilistico. Cercano Matteo, li facciamo accomodare in soggiorno e mentre io mi siedo mio marito spiega che Matteo non c’è e chiede perché lo cercano. Ci spiegano che hanno ricevuto una denuncia dall’ospedale dove la Signora è andata per farsi curare una spalla, conseguenza, a suo dire, di una lite con Matteo che le ha sferrato un pugno.

–Quando?– chiediamo in un’unica voce mio marito ed io.

–Stamattina, alle ore undici e trenta.– ci risponde l’agente controllando sul foglio che tiene in mano.

–Non è possibile. Mio figlio è a Mantova da ieri sera con i fratelli, le cognate e i loro amici. Controllate pure, posso chiamarlo al telefono.– spiega mio marito. Quando Matteo risponde suo padre gli dice quello che sta succedendo. L’agente, che sta a sentire, gentilmente suggerisce a Matteo di recarsi al più vicino Commissariato di Polizia insieme agli altri miei figli per farsi rilasciare un certificato che testimoni la loro presenza a Mantova.

Spieghiamo agli agenti in che situazione si trova nostro figlio e loro ci dicono:

–Non avete idea di tutto quello che ci capita di vedere. Magari questa Signora ha dato una spallata sullo stipite di una porta e si è fatta un bel livido. Vostro figlio è stato fortunato, la sua ex ha tentato, ma le è andata male, ora lui può denunciarla.–

Dopo che se ne sono andati, seduti insieme sul divano, mio marito ed io ci abbracciamo in silenzio, ammutoliti. Paco ci guarda uggiolando, il muso triste fra le zampe mentre la coda spazza il pavimento.

Matteo

Sono sbalordito non trovo più parole. Da dove è uscita sta stronza di merda che non conoscevo?! Dove vuole arrivare l’ho capito: vuole togliermi i bambini e pur di riuscirci si è fatta anche male. E’ andata in ospedale e ha sporto denuncia.

Faccio bene a non dirle più niente, dove vado quando e con chi. Pensa se invece di essere a Mantova con i miei fratelli fossi stato a eggio a Castel Vecchio o al Teatro Romano, senza testimoni …. Mi avrebbe portato davanti al giudice, tolto i bambini e magari avrei dovuto anche pagare per un addebito. Puttana, puttana cento volte.

Io penso ai bambini e non la denuncio, come mi hanno consigliato di fare. Spero che abbia imparato la lezione.

Mi chiedo ancora una volta se fa tutto questo di testa sua o se ha chi la consiglia. Spero che la spalla ti faccia male per sempre. Peccato che non te la sei rotta. Ti sei fatta male ma non troppo eh?! Furba del cazzo.

Io

I bambini desideravano tanto andare a Gardaland e sono stati accontentati. L’ultimo sabato di settembre, una giornata splendida, siamo partiti tutti insieme. Giulia e Riccardo con il papà e gli zii per il parco divertimenti, io e mio marito con Paco abbiamo proseguito fino al lago.

I paesi sorgono arroccati lungo la costa, le vecchie case addossate le une alle altre con strade strette ed irregolari. Il traffico nei fine settimana è molto intenso, la saturazione delle rive è quasi completa diventate un unico agglomerato urbano fra alberghi, seconde case e campeggi. Il giro del lago che abbiamo fatto in battello ci ha consentito di ammirare ville e giardini altrimenti difficili da vedere: ci siamo fermati per pranzare a Limone in quel ristorante che guarda l’acqua, famoso per i suoi piatti tipici. Lo specchio d’acqua solcato dalle vele dei windsurf risplendeva. La natura lo incorniciava con i suoi verdi nelle loro più variegate gradazioni, punteggiate qua e là da gialli e rossi accesi. Paco tirava il guinzaglio, inebriato dagli odori ficcava il naso in ogni angolo. Noi due mano nella mano, abbiamo eggiato sereni, finalmente soli.

Matteo

–Siamo arrivati!– I bambini gridavano mentre scendevano dall’auto entusiasti all’idea di tutto quello che avrebbero visto. All’entrata la mascotte “Prezzemolo” saluta e accoglie i visitatori. Le Magic Mountain, con le sue curve, incanta Riccardo mentre Giorgia, che lo tiene per mano, gli spiega che lui è troppo piccolo per salire su quella “giostra”. Ramsey e la Valle dei Re ci portano tutti in Egitto. La visita al Sea Life con i suoi acquari e percorsi che mostrano la vita della flora e fauna marina interessano Giulia che riempie di domande lo zio Raffaele. Di sera i fuochi artificiali e le navi dei pirati: i miei bambini stanchi ma incantati guardano in alto, verso il cielo e faticano a tenere aperti gli occhi. Per tornare a casa Giulia vuole salire in macchina con Chiara e Alessio: per Chiara mia figlia ha sempre avuto una spiccata simpatia. Riccardo si è addormentato nel suo seggiolino mentre insieme a Giorgia e Raffaele commentiamo la giornata, una giornata buona finalmente.

Io

I mesi ano, niente di nuovo da segnalare. Le solite cose, i bambini sono andati e venuti come sempre. Vedo mio figlio nervoso ma non indago: se ne avrà voglia me ne parlerà.

Gli alberi lungo il fiume hanno già le foglie scure, accartocciate, pronte a cadere al primo freddo soffio di vento. E’ già arrivato novembre.

Stamattina brutto tempo: dopo svegliati e coperti per bene li ho accompagnati a scuola. Tornata a casa, con questa grigia giornata non ho voglia di far niente:

–Andiamo fuori– mi dice mio marito –non volevi comperarti un paio di scarpe?–

Afferro l’offerta al volo e ci facciamo un giro per negozi. Nei centri commerciali stanno già allestendo per Natale, gli alberi già “vestiti”, quest’anno è di moda il viola. Devo incominciare a pensare ai regali, fare l’elenco. I bambini invece sanno già bene quello che vogliono: Riccardo ha incominciato la lettera per Babbo Natale tutta colori e scarabocchi. Giulia mi ha rivelato di sapere chi è Babbo Natale, e che gliel’ha confermato la mamma. Le ho chiesto:

–Non era più bello prima, quando non lo sapevi? Non dirlo a tuo fratello, è piccolo ancora. Lasciagli un po’ di magia. Ti ricordi quando eri piccola e trovavi l’albero con le candeline accese, i pacchi da aprire e le finestre decorate? Come ti piaceva e guardavi incantata!–

Non crescete troppo in fretta, godetevi questi attimi. Ne abbiamo bisogno tutti.

Erano stanchi ieri sera e stamattina si sono alzati tardi. Giulia non aveva voglia di uscire e quando siamo rimaste sole mi ha preso per mano e ci siamo sedute in poltrona per parlare un po’.

Mi ha confidato del suo “fidanzatino” che ora ha cambiato perché non le piace più. Io le ho raccontato del cane che avevo da bambina e dell’amore che mi aveva regalato, di quanto mi manca ancora adesso, anche se ne ho un altro.

–L’ amore per lui è ancora intatto nel mio cuore così come per le persone che non sono più con me.– le ho detto: –Per il nonno e per me il sentimento rimane, è presente anche se tutto cambia continuamente nella vita, specialmente se è condiviso.–

Mi ha abbracciata e mi ha confidato:

–Sto bene qui.–

–Questa è e sarà sempre casa tua, lo sai vero?– le ho chiesto.

Giulia mi ha fatto sì con la testa.

Più tardi, dopo che se ne sono andati ho raccontato a Matteo quello che ci eravamo dette, risultato?

–Non devi dire così, non devi dire cosà perché se lo racconta alla Signora quella per telefono mi pianta delle storie che non finiscono più.–

Mi domando ancora una volta: non devo parlare di niente? Muta anche se mia nipote mi chiede qualcosa? Servo solo per lavare, stirare e pulire? Mi sento di merda.

E’ venuta a pranzo mia madre: nelle prime ore del pomeriggio visto il periodo l’ho accompagnata al cimitero. Il cimitero sembrava una fiera: gente che parla dei propri affari –ma guarda chi c’è, dove vai per Natale? Io vado in crociera– di tutto e di più. Vanno al cimitero solo perché è la ricorrenza dei morti. Meglio sarebbe stare in silenzio per rispetto, i morti se potessero scapperebbero a gambe levate. Alle nove di sera squilla il telefono, è Giulia che chiede del papà. Le rispondo che non c’è e le dico che la farò richiamare. Avverto Matteo quando rientra e lui richiama subito: si parlano per un po’ e quando chiude la conversazione dice:

–Ancora bisogna che stia zitto! Quella non capisce proprio niente!–

–Cosa c’è adesso, però non dirmi niente se poi non posso esprimere la mia opinione.– gli dico.

–Ha portato i bambini al cinema in compagnia del fidanzato. Giulia me l’ha appena detto e non era contenta proprio per niente. E’ sempre la Signora che decide e detta i comandamenti.–

Guardo mio marito e gli dico:

–Vuoi vedere che Mosè non ci ha avvertiti che quella che sentiva era una voce femminile?–

Matteo si è chiuso in camera, è finita un’altra domenica.

Matteo mi ha detto:

–Tanto vale andare via, lontano. Vedrò i bambini una volta all’anno come fanno tanti altri papà disgraziati come me.–

Intanto prende un bicchiere e conta le gocce per stare un po’ calmo. Io stanotte ho dormito poco niente: e quel poco ho sognato.

“La Signora era alla porta e mi investiva con parole e prepotenza, l’ho picchiata con una tale furia che mi sono svegliata”, le orecchie mi pulsavano ero tutta sudata. Mi sono detta:

–Scema! Non vorrai farti venire un infarto per Lei.

Non sai che se quella ti vede stesa per terra ti scavalca e a via?–

A sera, Riccardo in braccio al nonno guardava un cartone animato. C’era un gatto che dormiva e russava forte: mio marito gli ha chiesto:

–Sembra Paco quando dorme vero?– Riccardo ridendo ha risposto:

–Anche Luca russa così!–

–Quando l’hai sentito?– gli ho domandato.

Si fa serio, mi guarda e tace. Forse ha capito di aver detto qualcosa che non va. Poi balbetta:

–A ..a .. al.. te ..lefono.–

Noi nonni ci guardiamo, risponde al telefono quando dorme? Mi viene da ridere e faccio finta di niente; mi fa tenerezza perché si sa “i bambini sono come i colombi, smerdano tutto”.

I bambini sono andati con il papà ad una festa di compleanno, torneranno per cena. Non ho voglia di stare a casa a fare cose. Ci sono le bancarelle, le prime per le feste di Natale e c’è un negozio dove vendono articoli “vintage”. Esco e vado a curiosare. Fa freddo, c’è una nebbia leggera che si attacca al viso. Giro un po’ per Piazza delle Erbe, la fontana al centro a inosservata perché è nascosta dalle bancarelle. Sotto i portici i negozi sono tutti illuminati: vedo delle belle spille anni venti e trenta entro e ne compero tre. Un bracciale con dei pendenti. Farò dei regali, oppure se cambierò idea li terrò per me. C’è anche una

mostra di quadri nella via che porta in piazza. Mi fermo a guardare un autore che spazia dalla natura morta ai paesaggi. C’è un bel Cinque Terre e un bellissimo paesaggio in collina dove si vedono un uomo e il suo cane di spalle, che eggiano vicini, in primo piano un albero nell’atmosfera autunnale. Non c’è prezzo, chiedo all’autore se ci sarà anche domani perché avrei piacere che mio marito lo vedesse. Mi rispondo di sì, lo ringrazio e torno a casa. E’ già buio e fa freddo. Apro la porta e il tepore di casa mi avvolge, il nostro cane mi saluta felice, mio marito: –Sei già tornata?– mi accolgono con il loro amore. Racconto al mio compagno di vita che ho ricaricato un po’ le batterie:

–Domani vieni con me? Quel quadro che ho visto mi piace, sembri tu con il nostro Paco. Guardarlo mi da un senso di pace e se lo ritroviamo possiamo chiedere il prezzo, chissà?–

Preparo la cena, i figli e i nipoti arrivano. A tavola ci raccontiamo il nostro pomeriggio.

Mentre stiamo guardando 1’ “Eredità” alla tv Giulia dice:

–Noi a casa guardiamo “Avanti un altro”.–

–Tanto per restare in tema– mormora Matteo. Poi arriva la notte.

In bagno padre e figlia, mentre si lavano i denti e si pettinano, parlano con la porta aperta e si sente anche se non si vuole lui che le sta dicendo:

–Non voglio sentire queste cose. Non parlarmi di fidanzati e di regali, anche se capisco che questo è il tuo modo di chiedermi aiuto.–

–La mamma vuole sempre che le racconti tutto, anche quello che pensano di Lei i nonni– gli dice Giulia.

–Tu rispondi che ci metta la faccia se vuole sapere qualcosa. Che non ti metta in mezzo e ti interroghi, chiaro?– Nel pomeriggio mentre stiamo giocando la bambina mi chiede:

–Se vinci al Superenalotto cosa mi regali nonna?–

–Tu cosa vorresti?–

–Una casa e tre cani, con il giardino dove vivere con la mamma. Vicino a quella una per il papà con un cancello che si apre per are da una casa all’altra. Basta che non si vedano –aggiunge poi– perché altrimenti litigano.– sospira.

Ridendo le suggerisco:

–Ci mettiamo un bel muro alto tre metri tutto intorno.–

E lei aggiunge:

–Meglio che i tre cani li portiamo dal papà, altrimenti quella brontola.–

Sogna, amore, sogna.

Stanotte ho sognato io. Sono tentata, vorrei chiamare la Signora e dirle:

–Ho sognato tuo padre.– Raccontarle il mio sogno.

Ero nel bagno della nostra casa, l’acqua aperta usciva dai rubinetti della vasca che si riempiva, mentre stavo lavando e mettendo in ordine un eggino. Quello dei miei nipoti. Mi sono girata verso la porta perché sentivo una presenza. Lui, suo padre, era là. Elegante nel suo vestito scuro, il viso immobile e bianco, morto. Non parlava, ma lo sentivo chiaramente: era venuto per sapere. Vedendo il mio dolore, saputa la verità, solo i suoi occhi erano vivi e improvvisamente le lacrime, limpide sul quel viso morto, tante, scorrevano. Ho sentito la sua comprensione, il suo conforto. La sua immensa triste consapevolezza di essere morto. L’impotenza di non poter rimediare quello che è successo lo rendeva più morto, due volte morto.

Ma cosa vuoi raccontare, a chi? A chi non vuol capire? Meglio giocare il sogno al lotto, speriamo porti bene.

Punto di ritrovo per parlare, a tavola mentre si cena. Matteo aveva voglia di sfogarsi e ci raccontava:

–Parlando con Giulia mi sono accorto che il lavaggio del cervello che la Signora

ha messo in atto nei miei confronti incomincia a funzionare.–

–Perché? Che cosa è successo di vecchio o di nuovo questa volta?– cerchiamo di sdrammatizzare noi.

–La bambina ha detto che me ne sono andato io da casa, non si ricorda più …. –

–Che cosa ti avevo detto!– sbotta mio marito.

–E tu che cosa le hai spiegato?– gli chiede Raffaele.

–Le ho ripetuto che non me ne sono andato io, che è stata la sua mamma ha decidere tutto. Quando Giulia ha esclamato – perché l’amore era finito – non ci ho visto più. Le ho precisato che la sua mamma si era innamorata di un altro.

Sapete la novità? Giulia incomincia a dire:

–Insomma, il fidanzato della mamma non è troppo antipatico, forse se lo conoscessi potrebbe anche esserti simpatico.–

–E tu?–

–Potrebbe anche essere– le ho confermato –però il vostro papà sono io e se

questo non mi è permesso che cosa ci faccio io qui? Potrei andar via quando voglio, se resto è solo per voi.–

–La bambina come l’ha presa?– gli chiediamo

–Eravamo per la strada e non ho insistito per non ferirla più del necessario.–

–Aspettati la vendetta della Signora se Giulia glielo racconta.– gli ho detto.

–Tanto, peggio di così– ha concluso Matteo.

–Ricordati che se te ne vai ancora una volta fai il suo gioco. E’ quello che la Signora spera– gli ha detto suo fratello che lo stava a sentire. Cosa vuoi dire, fare, quando vedi un figlio così senza più nessuna speranza?

Chi è la parte lesa?

Primo: i bambini, che si trovano in questo totale casino, bufera di risentimenti e dolore, arma di ricatto. L’infanzia per sempre segnata dai genitori che sono così bravi a rendersi la vita complicata, come se avesse bisogno di essere aiutata: la vita è già complicata di suo.

Secondo: il padre, senza possibilità di essere presente al loro bisogno di contatto, anche fisico, della carezza e del bacio della buonanotte. Senza più casa dove poter entrare perché fra un po’ un altro prenderà il suo posto.

Terzo. Noi che non contiamo e dovremmo essere senza sentimenti: non soffrire vedendoli soffrire è possibile? Tanto tutto questo capita, è all’ordine del giorno. E dopo tante cattiverie e maldicenze quando ci si incontra per strada educatamente far finta di niente. Tanti ci riescono? Noi no, almeno per ora non ci riusciamo. Col tempo forse, si dice che il tempo rimargina tutte le ferite, ma non per tutti è così.

Matteo

Tutti vogliono darmi consigli.

–Reagisci, esci con noi o fatti nuovi amici.– Mi dicono i miei fratelli. Facile per loro! Parlano perché non sono stati delusi e feriti dalle loro compagne. Non le hanno viste trasformarsi in belve feroci. Le mie cognate mi dicono:

–Approfittane e riprendi gli studi, così esci e incontri persone nuove. Oppure iscriviti ad un corso di yoga, di informatica … –

Io ho solo voglia di sparire. Quando guardo al di là del ponte quella che era la mia casa, con i binocoli riesco a vedere la Signora che fuma in terrazza abbracciata al nuovo “amico”. Quando le dico che è troppo presto per i bambini vederla con un altro uomo al mio posto, mi ringhia addosso:

–E’ casa mia! Posso ospitare chi voglio e i bambini sono miei.–

Sono solo tuoi?!

–Sono miei solo quando devo tirar fuori il portafoglio? Per tutelare i miei diritti devo forse richiedere l’esame del DNA? Ne parlerò con il mio avvocato.– le ho risposto l’ultima volta. Brutta puttana di merda.

Io

Un altro casino. Arriva Giulia e parla all’orecchio del papà che sbotta:

–Ancora con queste storie, ti ho già detto che non voglio sapere niente.–

–Ma papà io voglio dirti tutto.–

–Ti ho già spiegato che non posso farci niente, se non ti va bene quello che succede parla con la tua mamma.–

–Io voglio parlare con te!!– e Giulia si mette a piangere mentre Riccardo guarda e zitto continua a mangiare.

–Vieni in terrazza con me– le dice Matteo. Rimangono fuori un bel po’. Il cellulare suona, è la Signora: porto il telefonino a Giulia e loro dopo un poco rientrano.

Si rimettono a tavola e il telefono risuona è ancora una volta la Signora. Giulia risponde e con il cellulare in mano va in camera a parlare. Intanto che la bambina è di là Matteo ci dice:

–E insiste! Le ha ripetuto che me ne sono andato io e questa volta a Giulia ho detto tutta la verità. E’ per questo che la Signora continua a chiamare. Allontana il piatto, non ce la fa a mangiare. In cambio va a fumare e noi dobbiamo stare sempre zitti.

La Signora richiama ancora, fra i vari pianti di Giulia. Non ne posso più di veder piangere questa bambina, di stare a guardare senza poter far niente. Finalmente il telefono tace.

Matteo e i bambini si mettono a giocare al computer, li sentiamo ridere. Poi arriva il silenzio, dormono.

Mi rigiro tutta la notte, se questo è riposare!!!

La mattina mi alzo, vado in bagno e mi lavo il viso: chi è questa che mi guarda dallo specchio? Mah …

Preparo il caffè, si alza Matteo, anche lui ha dormito poco:

–Sai cosa ti dico? Giulia non si ricorda più niente. La Signora le ha detto che a volte si sogna e i sogni sembrano veri, quello che le dico io sono tutte balle. La Signora con me non vuole più parlare di niente, come fossi morto. Sai qual è la

più bella di tutte? Dopo aver parlato con la mamma Giulia mi ha detto che non mi crede. Adesso posso anche spararmi.– Ancora una volta vince Lei, l’asso piglia tutto, la madre perfetta. Si avvicina Natale, prepariamoci a festeggiare. ano due settimane, sempre le stesse miserie:

–Si ti do i bambini oggi se tu me li lasci per l’ultimo dell’anno. No domenica no perché ho già organizzato tutto con gli amici … –

Sempre e solo Lei decide.

Si avvicina Natatale, la Signora se ne esce con una proposta a Matteo:

–Potresti prestarmi diecimila euro per … –

–Per farne cosa, per i bambini?– le ha chiesto Matteo ironico.

–Ne ho bisogno, poi te li renderò a cinquanta euro al mese.– Lui si è messo a ridere:

–A parte il fatto che non li ho, mi sembra proprio … – non l’ha lasciato finire:

–Li troverò, qualcuno me li darà– ha concluso la Signora indispettita.

–Dovrebbe essere serena, sorridente e contenta. Non ha quello che vuole? Invece ha sempre il muso duro, ingrugnito e scontento.– ha concluso Matteo.

L’altra sera Riccardo mi ha detto:

–Sai nonna, non puoi venirmi a prendere all’asilo.–

–Perché?–

–Le maestre hanno detto che le nonne non possono.–

–Tutte le nonne?– gli ho chiesto.

E’ stato zitto, ci ha pensato su e poi ha cominciato a balbettare:

–No … no … tu … tu … non … non .. puoi .. fino all’anno prossimo.–

Mi si stringe il cuore quando sento che balbetta, sintomo che è a disagio. Sa che non è vero perché le altre nonne vanno a prendere i loro nipotini:

–Non importa amore, ci verrò quando tu vorrai.–

–Ma io voglio!– mi ha risposto.

Cosa posso spiegargli? Meglio tacere. Giulia dice:

–Io da grande non mi sposerò mai.– Al mio perché risponde:

–Così quando ci si lascia non ci sono tante “rogne”.–

–Non è obbligatorio lasciarsi. Non si deve partire per una vita insieme con l’idea già scontata che l’amore deve finire, l’amore va coltivato. Noi nonni siamo sposati da tanti anni e non ci siamo separati: non abbiamo idea di divorziare. Siamo proprio tanto vecchi, antichi? Tu che vai in chiesa domandati cosa ti direbbe Papa Benedetto – le chiedo.

Se questi sono i buoni principi che insegnano agli adulti del futuro! Madonna !!!! Sto diventando una vecchia brontolona? Mi sembra di sentire mia madre. Signore Iddio, aiutami. Io non ero e non voglio diventare così!

8

Io

I bambini con il papà sono andati a vedere i presepi e i mercatini di Natale. In Piazza dei Signori, sotto la facciata rinascimentale affrescata della Loggia del Consiglio, la gente eggia sotto lo sguardo della statua di Dante.

Canti e luci, bancherelle illuminate, marionette che cantano suonano e il venditore di palloncini.

–Papà mi comperi quello che sembra un elicottero?– chiede Riccardo.

–Sì– gli risponde Matteo e l’uomo dei palloncini gli lega al polso il filo, l’elicottero vola alto.

II piccolo sta con il braccio tutto rigido in mezzo alla gente che eggia.

Vigilia di Natale.

La corsa è incominciata al mattino. Preparare il menù e metterlo sui fornelli. Nel frattempo ho tirato fuori dall’armadio il sacco rosso per i regali e l’ho messo a prendere un po’ d’aria. Si deve provvedere ad allungare con un’altra tavola quella del soggiorno per avere più spazio per cenare. Ho riempito con i regali il

sacco di Babbo Natale e l’ho chiuso con un bel fiocco e una stella: mio marito l’ha nascosto giù in cantina e si è accordato con chi interpreterà Babbo Natale circa l’ora dell’arrivo. Tovaglia rossa con i bordi d’oro e tovaglioli bianchi e rossi. Piatti bianchi e bicchieri con il bordo d’argento, brillanti. Centro tavola di stelle di Natale: tutto in ordine e pronto. Adesso è il mio turno: un breve restauro di cipria ed ombretto sugli occhi, maglione e jeans, ho aggiunto gli orecchini di perle e una spilla sulla maglia. Ecco fatto possono arrivare tutti.

Matteo arriva per primo con i bambini che controllano tutto:

–Ci sono le luci nuove? Questo orso con la slitta è nuovo? Non l’ho mai visto prima.–

Un po’ più tardi arrivano le mie nuore e i miei figli che sono andati a prendere anche le bisnonne, poi ci raggiungeranno mia sorella e mio cognato.

Si mangia e si chiacchiera, si chiacchiera e si mangia. I bambini controllano impazienti i pacchi sistemati sotto l’albero:

–Sono per i grandi– spiega Giulia al fratello che continua a chiedere:

–Ma quando arriva sto Babbo Natale? E’ in ritardo.–

Finalmente suonano alla porta: è Lui.

Sono andata ad aprire e loro hanno intravvisto Babbo Natale che continuava a salire le scale carico di sacchi.

Riccardo con gli occhi spalancati, due stelle.

Hanno portato in casa il sacco e l’hanno aperto: le manine correvano da un pacco all’altro –questo e tuo quello è mio– tiravano nastri e fiocchi eccitati e curiosi. Le carte decorate strappate nella fretta di vedere, toccare ….. sul pavimento una montagna di carta, nastri e biglietti di auguri.

Tutti, grandi e piccoli, ancora una volta insieme. Ancora una volta Natale.

Natale.

Mio marito mi ha portato il caffè a letto e mi ha fatto gli auguri. In mezzo a noi Paco ce li faceva a modo suo: una leccatina, uno strofinare di muso e il naso umido sui nostri visi. Tanto amore puro. Matteo è andato a svegliare i bambini:

–Buon Natale, sveglia, alzatevi che fra poco arriva la mamma a prendervi.–

–Possiamo mostrarle i regali?–

–Certamente.–

–Allora le telefono e le dico di salire– ha detto Giulia. Intanto io ripreparo la tavola, rivado in cucina e mi metto al lavoro.

Mio suocera arriva per prima e si accomoda in poltrona, nel frattempo suonano alla porta. E’ una coppia di amici che a per farci gli auguri e subito dopo arriva anche la Signora. Va verso mia suocera, le fa gli auguri e poi si gira e senza sorridere mi dice:

–Tanti auguri.–

–Grazie altrettanto.– le rispondo.

Mio marito non si fa vedere, rimane dov’è mentre i bambini le mostrano tutti i regali e si portano via tutto quello che vogliono.

Poi salutano:

–Ciao papà Buon Natale.–

Arrivano mia madre e mia sorella per pranzare con noi: si rimangia e si richiacchiera. Nelle prime ore del pomeriggio le bisnonne sono stanche perché ieri sera abbiamo fatto tardi. Chiedono di tornare a casa e mentre Matteo le accompagna vado a lavare i piatti e rimettere in ordine. Stasera saremo noi tre.

Mentre sta guardando la tv mio marito è irritato dalla pubblicità: invita chi la sta

facendo ai cioccolatini a farsi una supposta, a chi promuove il detersivo per lavatrice a farsi un clistere, con il prodotto. Se ne avessi voglia, mi farebbe anche ridere.

Santo Stefano.

Mi sono svegliata dolorante: mi fanno male spalle e collo, ogni mossa è una fitta. Non avrei proprio voglia ma devo tornare in cucina: anche oggi le bisnonne sono invitate a pranzo:

–Dai, mettiti in opera– mi sprono.

Arrivano a mezzogiorno, si accomodano e parlano dei loro tempi, dei loro dolori di qua e di là e del mondo che va sempre peggio. Stanno zitte e va un po’ meglio solo quando masticano. Ascoltano il telegiornale, mia madre capisce quello che vuole e commenta sempre in negativo:

–Con questa crisi! Non ci daranno più la nostra pensione.–

Allegria!! Buone Feste!!

Mi ritrovo più tardi a rilavare i piatti e riordinare … Natale è ato e sono stanca.

Matteo

Dicendo ai bambini che con Lei si sarebbero divertiti di più, perché alla Festa di Capodanno ci saranno tutti i loro amichetti, li ha convinti ancora una volta. Da quando ci siamo separati non ho mai ato con i miei figli l’ultimo giorno dell’anno.

Mentre Lei si accuccia davanti a Riccardo per mettergli la sciarpa i jeans le lasciano scoperti i due emisferi divisi da un sottile filo interdentale nero che lascia poco o niente all’immaginazione:

–Lo sai bene che dovrebbero stare con me– le ricordo.

Lei si rivolge ai bambini:

–Ditelo voi che con me vi divertirete di più.–

Loro mi guardano e non rispondono: attendono le nostre mosse. Le dico piano per non farmi sentire:

–Vuoi proprio vedermi morto.–

Lei mi sibila addosso:

–Se vuoi ucciderti posso aiutarti volentieri.–

Prendo per mano i bambini e me ne vado senza rispondere.

Ne parlo il giorno dopo con i miei fratelli, quando i miei non ci sono:

–Ma cosa sei, masochista? Non parlare più con quella stroma! Non ne vale la pena. Dopo quello che ha tentato di fare quando ti ha denunciatoper la spalla?– mi dice Alessio.

–Portala a fare una perizia psichiatrica e falla giudicare da un esperto. I bambini quando saranno più grandi giudicheranno–Raffaele mi consiglia – siamo una famiglia unita, sai che puoi sempre contare su tutti noi. Se avrai bisogno di testimoni noi ci saremo.–

Io

Ore nove: suona il cellulare di Giulia che ancora dorme e rispondo:

–Pronto–

–Giulia?– chiede la Signora.

–Stà ancora dormendo.–

–Okay, vengo a prenderli quando chiude il negozio.–

–Va bene– o e chiudo.

Li ha svegliati il camlo della porta: è mia sorella che a per un caffè. Ci accomodiamo in salotto:

Riccardo, i capelli biondi dritti sparati si stropicciava gli occhi ancora pieni di sonno mentre Giulia ancora scalza, cerca già il telecomando della tv, ancora prima di fare colazione. Mentre preparo la merenda per loro e il caffè per mia sorella parliamo del più e del meno; Giulia invita la zia a giocare per vedere quanti anni ha con la Wii: a gioco finito mia sorella ha settantacinque anni, in verità è molto più giovane.

Sorridendo ci saluta e se ne va.

Mentre pettino e sgroviglio i lunghi capelli di Giulia per farle la treccia mi dice:

–Hai sentito, vero nonna, con chi siamo andati a mangiare?–

–Sì ho sentito. Ti sei divertita, c’erano bambini?–

–Bambini sì, simpatici. Il fidanzato della mamma e i suoi genitori .. – si è girata

a guardarmi –divertita?– ha fatto una smorfia, cosa dirle?

L’ora di tornare a casa è arrivata prestissimo:

–Su bambini, bisogna prepararsi. Fra poco arriva la mamma.–

Sentiamo arrivare la macchina, suona alla porta, baci ai nonni e allo zio saluti e via.

Stasera quando è ritornato Matteo mi ha raccontato il sogno che Giulia ha fatto l’altra notte, la bambina gli ha riferito:

–Ho sognato che la mamma si sposava con il suo fidanzato. Quando sono arrivati all’altare la mamma, vestita da sposa, ha detto no. Sei arrivato tu, papà, e vi siete baciati.–

Io non le ho detto niente, mi sembra che il sogno parli da sé– Matteo commenta.

Mio figlio mi guarda, lo guardo e non so cosa rispondergli.

Si avvicina Capodanno, come lo festeggeremo questa volta?

I bambini saranno con la mamma.

Matteo questa volta si è deciso e andrà a festeggiare con le cognate e i fratelli.

Io e mio marito questa volta abbiamo scelto di cambiare: andremo al concerto di Capodanno.

Matteo

Serata infame. Ancora una volta senza i bambini. Non riesco a dormire e sono appena le undici. Mi vesto e avverto i miei che porto fuori il cane. Paco vede il guinzaglio e scodinzola, sa che quando lo porto con me la eggiata serale si allunga. Fa freddo, la nebbia sale dal fiume, avvolge e nasconde gli alberi, la luce dei fanali arriva fioca. Cammino con la testa incassata fra le spalle, il berretto nero calcato sulla fronte, la sciarpa attorcigliata intorno al collo mi sembra una corda. Questa merda di nebbia mi entra nelle ossa, ho freddo. Cammino e mi sembra di essere solo al mondo, il lungofiume è deserto: solo io e il cane al mio fianco. Questa vita non ha più senso per me. Sento solo il vuoto che mi circonda. Vedo come un buco, una voragine nera il mio futuro. Mi fermo sul ponte e guardo giù: non riesco a vedere l’acqua, solo buio e nebbia, avvolgente e invitante …

Paco guaisce e tira il guinzaglio, una voce gentile mi chiede:

–Ti senti male? Hai bisogno di aiuto?–

Mi scuoto come se mi risvegliassi da un incubo e mi giro per vedere chi mi parla. Vedo due occhi che mi guardano, apprensivi o curiosi? La giovane donna

improvvisamente sorride:

–Scusami, forse ti disturbo. Loro a quanto pare si piacciono– e mi indica i cani che si stanno annusando.

I guinzagli si sono ingarbugliati, intrecciati fra loro.

Lei si china mentre parla:

–Astra, fermati un momento– poi rivolta a me –è giovane, deve ancora imparare. L’ho presa al canile dapoco … –

E’ una cagnona nera, forse un incrocio di Labrador e Lupo.

Paco apprezza la nuova amica.

L’ aiuto a districare i guinzagli e chiedo:

–Da quanto tempo è con te?–

–Appena due mesi … – mi risponde.

Icani si avviano insieme davanti a noi. Li seguiamo…

Io

Stasera musica! Il concerto inizia alle ventidue: sono dodici brani che spaziano nell’arco di cento anni e si concludono con il Danubio Blu.

Ci concedono due bis, Brahms e Radesky Marcia.

A mezzanotte il brindisi. Nella hall del teatro le tavole sono imbandite con panettoni e spumante.

Con il calice in mano il Direttore d’orchestra scandisce i secondi. Tutti in piedi, le signore eleganti, lampadari brillanti e … ecco il nuovo anno è arrivato. Noi due ancora qui, insieme per mano ci siamo baciati una volta di più.

Buon Anno.

La Befana è arrivata e andata: i bambini sono tornati a scuola e la solita giostra della vita è tornata a girare, vengono, vanno, mangiano si cambiano e io stendo panni, stiro e …

E’ morto un mio anziano parente. Al funerale andiamo mia sorella mia cugina ed io.

La giornata è fredda ma bella, con il cielo azzurro e il sole splendente. Nonostante l’occasione non sia favorevole mi sento quasi una turista che assapora la gioia di rivedere la città così bella.

Castelvecchio si staglia nell’azzurro con le sue mura merlate, il suo ponte attraversa, solido, l’Adige.

I campanili delle chiese puntano come razzi al cielo azzurro.

II funerale si celebra nella chiesa della Piazza. Nell’attesa, infreddolite, decidiamo di prendere un caffè in quel locale dove sappiamo di trovare anche degli ottimi dolci. Prima di entrare nel bar, mentre sto’ parlando, non vedo il bambino che in bicicletta mi viene addosso. Il mio piede trova il vuoto, per non cadere mi avvito su me stessa e il piede si sloga. Un male cane. Ci fermiamo per un po’ in bar e bere il caffè, sembra che il dolore sia ato. In chiesa fra seduta e in piedi, la cerimonia finisce.

Salutiamo i parenti, ci si vede raramente, siamo tutti impegnati fra lavoro e nipoti. Gli anziani impigriti dagli anni e dalla salute. Ce l’ho fatta a salire in Panda e guidare fino a casa: il piede mi faceva vedere tutto il firmamento e verso sera non l’appoggiavo più a terra. Raffaele mi ha “visitata” e mi ha ordinato ghiaccio e riposo perché il piede era gonfio e dolorante. Sono arrivati i bambini e hanno trovata la novità:

–Nonna, cosa è successo?– chiede Giulia –che cosa hai fatto?–

–Io niente, è stato un bambino birichino che mi è venuto addosso con la bici.–

–Non cammini?–

–Mi fa troppo male, stasera cucinano il nonno il papà e Raffaele.–

Mi guardano e si mettono a ridere.

–Chi lava i piatti?—

–Tu– risponde mio marito a Giulia e lei:

–Eh sì, domani.–

Intanto prova a camminare con le grucce che hanno preparato per me: per loro e tutto un gioco:

–Guarda come vado svelta! Devi fare così, nonna– e mi insegna a camminare.

Quando si svegliano il mattino dopo, vengono in camera per salutarmi sorpresi di non trovarmi alzata:

–Che strano vederti a letto– mi dice Giulia –ti chiamo stasera per sapere come va.–

Si arrampicano sul letto tutti e due, mi baciano e vanno a scuola. Mi sono alzata per fare colazione, mi accorgo che si sono dimenticati una borsa. Più tardi chiama Matteo per sentire come sto e glielo dico: –Sì, me ne sono accorto. La Signora ha detto che erà a prenderla– mi risponde e continua –vi secca se quando torno a casa stasera sono in compagnia? Devo fare una ricerca sul computer.–

–Perché dovrebbe disturbarci, è anche casa tua.–

–Allora va bene, a stasera.–

Mi metto comoda, gambe distese. Mi prendo una giornata di calma e verso sera posso appoggiare il piede a terra. Sono in poltrona e sto leggendo quando si apre la porta:

–Ciao– saluta mio figlio e dopo di lui entra una giovane donna:

–Buonasera signora.– Viene verso di me con la mano tesa –ho sentito che si è fatta male, come va adesso?

Sono Silvia un’amica di Matteo.–

Sono sorpresa, non mi aspettavo che arrivasse con una ragazza. Mio marito si alza dalla sua scrivania e viene a salutare. Paco le va incontro scodinzolando, sembra che la conosca. Scambiamo qualche frase mentre Matteo prepara il computer. Mi alzo e li lascio alla loro ricerca: vado da mio marito e ci guardiamo sorpresi tutti e due.

Matteo non ha mai portato facilmente a casa ragazze, amici sì.

Anche noi ci mettiamo a fare ricerche sul computer per lasciarli a loro agio e quando Silvia viene a salutarci:

–Mi scuso per il disturbo, è stato un piacere conoscervi.–

Ci dà la mano sorridendo. Matteo va ad accompagnarla.

Mi sento strana, mi ha fatto effetto vederlo con un’altra. Una che non è Lei, dopo tutti questi anni.

A tavola mentre stiamo cenando Matteo ci chiede:

–Allora come vi sembra? Che impressione vi ha fatto?–

–Come ci sembra? E’ carina, educata– rispondo.

–Non deve piacere a noi– gli dice mio marito.

–Di chi parlate? Qual è la novità?– si informa Raffaele.

–Per adesso ci facciamo compagnia– dice Matteo glissando la curiosità e le domande di suo fratello.

–Noi siamo contenti per te– gli dice suo padre.

–Ti vediamo più sereno– aggiungo io.

Non è una diciottenne emozionata, è una giovane donna che si sa presentare: educata e carina, cos’altro possiamo dire. Se dopo tanti anni non si conosce una persona come possiamo giudicare dopo poche attimi.

o una notte un po’ agitata, nella testa tanti pensieri, una giostra. I bambini, lui il futuro che verrà. Alle nove di mattina, mio marito è uscito a eggio con il cane, suona il camlo. Premo il pulsante del cancello e apro la porta, aspetto. Non sento salire nessuno per le scale, vado alla finestra e guardo. E’ la Signora. Schiaccio di nuovo il pulsante e riapro la porta.

Mi sembra impossibile che i bambini, che le raccontano sempre tutto, non le abbiano parlato del mio incidente.

Vede che non scendo e si decide. Entra guardando gli scalini, si ferma a metà

scala senza dire una parola, le allungo la borsa e Lei si gira e va via.

Rientro, mi siedo e piango. Sono stata una suocera così infame? Piango, piango e capisco, finalmente capisco che quegli anni vissuti insieme sono andati e niente e nessuno sarà mai come prima.

Tsunami, nucleare, guerre, crisi di governo e problemi di lavoro. Tutto vissuto come appartenessero ad un altro mondo.

Noi il nostro tsunami personale l’abbiamo avuto: adesso, ritirate le acque, siamo ancora chini intenti a ripulire questa spiaggia che è la nostra vita. Con fatica, per renderla di nuovo vivibile.

Vorrei tanto un lieto fine, un amore nuovo per mio figlio.

Non gli auguro certamente di rimanere solo, non siamo fatti per vivere così.

Spero che i suoi figli diventino delle persone equilibrate e serene, con tanto amore da dare e da ricevere.

Vorrei tanto ….

…… e via dal mio cuore, finalmente libero dell’amore che provavo per Lei. Senza più illusioni né rancori, vai per la tua strada.

L’unico filo che ci legherà per sempre sono questi due bambini.

Per loro ci sarò sempre, anche quando non ci sarò più. Se qualcosa di noi rimane, se mi cercheranno, nella luce e nel buio, nel vento e nelle foglie che vanno, mi troveranno.

Per amore, amore per sempre …. Per loro sì, ancora.

Mentre il fiume scorre, come sempre indifferente, nella bella Verona.