Vincenzina De Angelis
L'infinito ch'è in me
Youcanprint Self-Publishing
Titolo | L'infinito ch'è in me Autore | Vincenzina De Angelis ISBN | 9788891190826 Prima edizione digitale: 2015
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INCONTRIAMOCI
Incontriamoci
al tavolino d'un bar
all'aperto
mentre il vento
tormenta la tovaglia
e il tramonto
ci perde.
Nascondiamoci
dietro la curva d'ogni parola,
ritroviamoci
dentro la stella fredda
del silenzio.
Perchè io e te
siamo una cosa sola,
io e te:
solitudine.
INFANZIA
Affondo il viso
dentro la dolce nebbia
d'una nuvola
di zucchero filato.
INVERNO
Inverno,
tu seppellisci i fiori
ma fai sbocciare
i sogni
nel silenzio spettrale
delle tue lunghe notti
che durano anche il giorno
dentro gli oscuri tunnel
dell'esistenza.
Cresce la vita, cresce
tra quattro mura
e si dipana
nella matassa ingarbugliata
dell'abitudine
dove la solitudine
ha la voce ovattata
della nebbia.
Inverno,
coprici gli occhi
a nasconderci il sole
ma regalaci un sogno
d'edera e di viole
sopra i i perduti
dell'infanzia,
lungo il tempo e le strade
che non ritornano.
IO AL DI FUORI DI ME
Io al di fuori di me
sarò una grande luce
che sfavilla
o una flebile luce che vacilla,
una scintilla appena.
Io al di fuori di me
vi guarderò dagli alberi
con sguardo di foglia
o dallo specchio d'acqua
d'un catino che accoglie
in sè l'acqua del cielo.
Sarò un velo impalpabile
di polvere
che vi resterà addosso,
una voce inudibile
che vi farà voltare.
Io al di fuori di me
non me ne posso andare
senza avervi raccontato
una favola
per farvi addormentare.
Io al di fuori di me
sarò una stella
che non può tramontare
senza lasciarvi un segno,
senza lasciarvi un sogno
che sognerete voi
per me.
IO SCRIVO
Io scrivo
non per seppellire
le mie parole
dentro un foglio bianco:
io scrivo
per farle vivere.
LA CERTEZZA
Lo sai qual'è
la cosa
di cui non si è mai certi?
La certezza
di aver vissuto abbastanza.
LA FERMATA
Noi siamo vagabondi,
prigionieri del mondo,
eggeri d'un treno
che va dritto dritto
verso la morte.
Ma nessuno protesta
ed ognuno se ne sta
buono e zitto
vicino alle porte
in attesa
della propria fermata.
LA LUNA IN FONDO AL POZZO
Sono pazzi i poeti
perchè pretendono
di decifrare i sogni,
di dare loro un'anima
mentre son fatti d'aria
i sogni,
di fantasia,
sono soltanto stelle
che tramontano all'alba.
Sono pazzi i poeti,
sono dei visionari
perchè vivono
delle loro illusioni,
ma è più giusto
inseguire qualcosa
d'irrangiungibile
che lasciarsi morire,
poco a poco,
nella morsa d'una realtà
squallida.
E sono pazza anch'io
perchè cerco
la luna in fondo al pozzo,
però, a volte, la luna
nel riflesso dell'acqua
sembra sorridermi.
LA MIA CASA E' IL SILENZIO
La mia casa è il silenzio
ma io attraverserò
la quiete delle stanze
e spezzerò l'abbraccio del silenzio
che a se' mi lega
per venire a raggiungerti.
Oltre le morte stagioni,
oltre i fuochi spenti,
dentro gli echi del vento
la mia voce.
LA MIA TERRA
La mia terra è bruna e verde,
bionda di grano e fiorita,
è colma di promesse e frutti buoni.
Raggi di sole la penetrano
per poi esplodere in alberi, in fiori,
in sogni.
Il suo pane odora d'acqua del cielo,
di sale delle sue vene aperte,
ha il calore del giorno.
Sulla mia terra la luce non è mai cruda,
mai case si stagliano nude contro l'azzurro
ma la luce è soffusa, quasi riverbero,
le sue ombre non sono mai nette e profonde
ma morbide e dolci, stemperate
come in un acquerello.
Dopo la pioggia
arcobaleni d'ogni colore s'incrociano
nel cielo,
nastri di gocce e sole,
quasi scale che invitino a salire
verso la luce.
Ha mille voci il vento:
acute, soffocate, bisbigli, mormorii,
schiocchi di risa e parole inudibili
che soltanto io sento
ed ha mille silenzi
di notte profondissima e di quiete.
Io non so quante volte mi sono persa
fra le sue case,
nel dedalo delle vie strette
che l'attraversano,
nel labirinto d'anime
ma nel mio cuore c'è sempre una strada
che porta al cielo.
Acque fruscianti sulla mia terra,
alberi dalle chiome danzanti,
profumi di lavanda e di spigo,
di panni stesi al sole,
parole che si perdono nel vento.
Cantano uccelli e suonano violini
in ogni angolo di strada
e l'armonia si espande
in ogni via,
E' così grande la mia terra
ma così piccola
da stare sopra il palmo d'una mano.
La poesia è la mia terra,
la fantasia è la terra
dove nascono i sogni,
dove i miei sogni vivono.
LA PACE
La pace è un fiore
che ha radici
nel cuore di tutti gli uomini
ma non guarda il cielo
in questo mondo
che non ha più pace.
LA PIOGGIA E'
la pioggia
è una fanciulla insonne
che scende
correndo giù dal monte.
Con la sua chioma fluente
al vento
e la sua veste fluviale
allaga paesi e fiumi,
col suo mantello
di bianchi diamanti
e frammenti di cielo
i campi copre
e il sonno delle sementi
per una nuova vita.
La pioggia
è quella che sparge
bolle d'acqua
lungo le arse strade,
bolle di sogno
sul dormiente perduto,
è la stessa che intreccia
ghirlande d'arcobaleni
a incoronare
l'umido paesaggio
di meraviglia.
Lascia la briglia sciolta
ai suoi cavalli alati
che scrosciano e scintillano
argento
sopra le vie bagnate.
La pioggia
è quella che vibra
dentro le nude stanze
e che le fa vibrare
con la sua musica,
con la sua danza,
quella che bacia
gli alberi
ed in loro risveglia
vita e aurore.
Pioggia di luna
e neve,
scendi lieve ed illumina,
illumina
la mia anima stanca
ed il lenzuolo bianco
della mia sera,
rischiara tutto il cielo
questa notte
perchè non sia più nero.
Illumina ed inonda
la mia arpa
stanca di fare musica.
Forse la pioggia
è Dio,
lo stesso Dio
che si veste di cielo
per far scendere il cielo
in mezzo agli uomini.
LA RUGGINE DEL TEMPO
La ruggine del tempo
fiorisce
sui cancelli delle case
disabitate, vuote
dove c'è stato amore
ora ato,
dove c'è stata vita
e adesso non c'è più.
Sopra le vecchie foto
consumate dal tempo,
sopra i diari della scuola,
sulle rose apite
scende lento
il velo dell'oblio.
La ruggine del tempo
copre ogni cosa,
ogni memoria sbiadisce,
ingiallisce ogni pagina
ma tu, padre, sei vivo,
sei vivo nella mente
e in fondo al cuore:
sei la ferita
che non si rimargina.
LA SEDIA A DONDOLO
Si culla il vento
sopra la sedia a dondolo,
questo vento oceanico
per acquietarsi.
Ho catturato il moscerino
dentro la rete
del mio sguardo.
Ho appena colto
l'impercettibile,
posso sperare
di trattenere l'acqua
fra le mie mani,
il lampo che abbaglia
gli occhi d'un uomo
mentre scopre la luna
su un fondo di bottiglia.
LA SPERANZA
Sbarrate le imposte
alla notte
che tutto nasconde
ed inghiotte
con il mantello nero
del suo buio.
Inchiodate le imposte
al aggio
del generale inverno
che con le sue truppe d' assalto
dal cielo scenderà
per raggelarvi l' anima.
Lasciate un' unica zolla
nel vostro terreno ghiacciato,
un' unica zolla di terra
umida e morbida
in cui gettare un seme
per contrastare il gelo
che avanza,
il seme d'un piccolo fiore
dal colore dei sogni:
la speranza.
LA STRADA PER GERICO
Conosci tu la strada
che porta a Gerico,
vuoi che i tuoi occhi
si aprano
alla luce del mondo?
Lascia
i mantelli alle ortiche,
i gioielli alla polvere,
tieni con te
solo l'anima
lungo la strada
che porta a Gerico.
LA TAVOLA
La vita
è una bella e lunga
tavola imbandita.
C'è chi si alza
contento e saziato
e chi si alza
senza aver mangiato.
E nessun nuovo ospite
appena arrivato
mai si chiede
chi il posto gli ha
lasciato.
LA VITA CHE CRESCE
Rispetta la vita
che cresce,
che ha rami d'albero
e cielo da guardare.
Non la toccare
questa vita silenziosa
che nulla chiede,
nulla,
null'altro che esistere,
perciò non estirparla
come un'erbaccia molesta
dal tuo giardino d'amore.
Abbine cura, proteggila,
non lasciarla alla morte,
poichè la morte
ha già guadagnato sin troppo terreno
alla vita,
noi dobbiamo
in ogni modo,
in ogni modo,
far vincere la vita.
L'ABBRACCIO
Tutto e ogni cosa
abbraccia
l'immensità del cielo:
ciò che si muove
e ciò che non si muove.
Ai vivi e ai morti
mai fu negato
l'abbraccio di Dio.
L'ALBERO DEL MELO
Io sono qui,
sotto l'ombra di questo melo,
qui seduta sull'erba
nel primo giorno di guerra e di primavera,
giorno in cui la natura rinasce
e gli uomini muoiono,
qui in pace, nell'aria dorata
del primo sole
tra i voli incrociati di mosche e calabroni
dove non giunge il rumore
della contraerea irachena
nè l'esplosione delle bombe alleate
che cadono dal cielo di Baghdad
e non posso nemmeno lontanamente
immaginare
il terrore di tanti occhi che si chiudono
in un mare di fuoco.
Io sono qui,
dove il male del mondo non può raggiungermi
nè la morte sfiorarmi,
seduta sotto questo bellissimo melo
che mi ricopre tutta con la sua ombra
fino a nascondermi le nuvole di piombo
che avanzano sull'orizzonte
e mi avvolge nella sua coltre odorosa
perchè anch'io possa sognare
come il melo di vedermi spuntare sul corpo
rami flessuosi, foglie e fiori bianchi
e ricoprirmi tutta, interamente
di tante, tantissime piccole mele verdi
che hanno il profumo acerbo della vita
e diventare un quieto albero di melo
al riparo delle tempeste,
io, un albero di melo, al di fuori del mondo!
L'ALTALENA
Cigola nel vento
l'altalena.
Ma chi siedeva
sopra l'altalena che ancora
si muove appena?
Forse una bimba
che si tendeva fino allo spasimo
per riuscire a toccare
il cielo
con le punte dei piedi
o, forse,
una pantera nera
che col suo guizzo felino
è riuscita a balzare
sopra le nuvole.
Ma chi c'era sull'altalena
che ancora oscilla appena
sopra il far della sera?
Ora c'è il vento,
solamente il vento
che forse
non avrà mai conosciuto
la bambina,
nè la pantera.
L'APE
Voli nel cielo
che ti divora,
scompari nell'azzurro,
piccola ape,
fertile scintilla
esplosa dal vulcano
del tuo alveare
impazzito.
Inquieta e fastidiosa,
ubriaca in cerca di nuove
ebbrezze,
di fiore in fiore voli
e t'arrovelli l'anima
nel pensare
quale o qual'altro
scegliere,
guidata
da misteriose antenne
e intanto peschi il polline
con le zampette avide
e furiose
dentro la tavolozza
della vita.
Scenda dentro di me
il tuo fecondo nettare
che, come miele biondo,
io spargerò
sulle pagine inerti
finchè le renda
fertili terre di corolle
aperte,
duttili zolle di germogli
vivi
e ognuno possa cogliere
di stagione in stagione
il misterioso polline
della creazione
L'APPUNTAMENTO
Era un mazzo di fiori
il segnale convenuto.
La stazione centrale
era il posto convenuto:
il treno delle dieci.
La ragazza era salita
col suo mazzo di fiori in mano,
s'era affacciata al finestrino.
Ma un colpo di vento improvviso
le aveva strappato i fiori dalle mani
per portarli lontano.
Alle dieci la morte
ha veduto
scendere la ragazza giù dal treno
ma senza i fiori
non l'ha riconosciuta.
ASSENZA
Non sei nè sarai
mai
nel battito di ciglia
che interrompe il momento
dello stupore,
tu non sei il vento
che accartoccia la foglia
nell'estate che muore
perchè non sei
l'infinitesimale errore
che rompe
il fragile equilibrio
della vita,
nè la pioggia che irrompe
in un caldo
giorno di sole.
Tu sei l'assenza,
l'assenza d'infinito,
sei il silenzio che scende
sopra la nostra vita,
il vuoto che travolge
l'esistenza.
L'AUTOSTRADA
E' questa nostra vita
un'autostrada
in cui si conosce
la destinazione
ma non si conosce
il casello d'uscita.
LE ANTICHE MURA
Le antiche mura
assediate dall'erba
guardano
lo stesso cielo
e le stelle di allora.
Le antiche mura
abbracciate dall'edera
ci guardano
con gli occhi della storia,
della memoria.
Le antiche mura
che il presente
vorrebbe far crollare
come gli antichi amori
sono immortali.
LE CICALE
Orchestra assordante
nei teatri all'aperto
dell'estate.
Cuori pulsanti di melodia,
nacchere verdi degli alberi
cantano insieme
all'unisono,
cantano al sole
la gioia di vivere.
Se una canta, cantano tutte,
se una smette, smettono tutte.
C' è fra di loro
un silenzioso accordo,
una coralità assoluta.
Com'è vero che gli uomini
non assomigliano affatto
alle cicale!
PAROLE CHE NON MUOIONO
Parole
come granelli di sabbia
calpestati dai sandali
di milioni di uomini.
Parole
conne canne frustate
dal vento,
piegate al suolo
ma non si spezzano.
Parole d'alta marea
ad inondare il mondo
col loro canto
di segreta armonia
che il sole non asciuga
e non cancella il buio.
ano i secoli,
ano storie e popoli
ma le parole dei poeti,
soli che non tramontano,
le parole dei poeti
non muoiono.
LE PAROLE
Le parole non sono mie nè tue
perchè nessuno possiede le parole.
Le parole si scelgono, si usano, poi si dimenticano,
sono dette col cuore, a volte senza cuore.
Le parole piovono splendenti nell'aria
simili a stelle comete
od agghiaccianti e buie come la notte,
le parole ci coprono e ci scoprono,
ci nascondono e ci denudano,
sono abiti che indossiamo una, due, cento volte
e poi gettiamo al vento
per cercarne altre nuove,
sogni che ci blandiscono,
incubi che ci arrovellano.
Sono soltanto suoni articolati
che fluttuano nell'aria, corrono e si rincorrono
come richieste d'amore, di comprensione
molte volte rimaste inascoltate.
Ci son parole che dicono tutto
ed altre che non vogliono dir nulla,
eppure quanta gente ha perso la propria vita
per parole dette o taciute,
per promesse fatte e non mantenute
perchè il silenzio delle parole vuote
a volte uccide.
Quante parole scritte sulla sabbia
sono poi state cancellate dal mare,
quante parole affidate al vento
sono rimaste intatte come schegge
conficcate nel cuore.
Sibilano nell'aria le parole
velenose come serpenti
o serene, gioiose, scintillanti
come note suonate da una banda.
Sono fatte di nulla le parole
simili a evanescenti arcobaleni,
son fatte di luci e di colori,
a volte imprigionate, soffocate
affondano nel grigio della vita.
Ma tu dimmi soltanto una parola,
di' una sola parola d'infinito
che mi rivesta d'aria e di sole
e il mio pensiero possa salire
in alto, sempre più in alto nell'universo
mentre qua in basso questo mondo muore
sommerso da un oceano di vuote parole.
LE ROSE DELL'INVERNO
Le rose dell'inverno
sono corolle di nebbia,
hanno una luce d'occhi
senza sguardi,
d'un cielo che man mano
scolora
nel viola della sera.
Hanno il profumo incolore
del tempo:
sono fiori senz'anima,
le rose dell'estrema solitudine.
Non le ha toccate
la gioia del sole
nè sfiorate la calda carezza
dell'estate:
le ha vestite l'inverno
solamente
d'un brivido di stelle.
Ma tu non coglierle,
tu non portarle via:
lasciale vive sul loro stelo
tremanti nel vento
ad incontrare la loro morte
che le travolgerà
come spighe mietute
da una falce di luce
e così verrà a scioglierle
dalla loro inguaribile tristezza
e lasciarle cadere
dentro la nuda terra
perchè possano ancora rifiorire
e rivedere
i cieli dell'inverno.
LE SIRENE
Urlano le sirene
dai quattro angoli
del mondo,
urlano a squarciagola
e sono l'ambizione,
il potere, il denaro,
l'ipocrisia.
Ma tu, come Ulisse,
metti i tappi di cera
nelle orecchie
e vai avanti
a testa alta
per la tua via.
L'EDERA DEL RICORDO
Tu,
vestita di sole,
tu,
stella luminosa
al mio sguardo.
Tu,
che più non vedo,
che più non vivo,
sole eclissato
della mia esistenza.
Goccia smarrita
in un oceano d'immagini,
lacrima silenziosa
scivolata
giù per le gote,
senza far rumore.
Remote stelle
i tuoi occhi lontani.
Permeata è ogni cosa
della tua assenza.
Impalpabile sogno
svanito
dopo un brusco risveglio,
ma il tuo ricordo
d'edera
avviluppa il mio cuore
in un nodo
inestricabile.
LIMONI
Lucide coppe d'oro
scopre il vento
nel folto del fogliame.
Con seni d'oro
gioca
la luce della luna
e li rende spettrali.
Sciami d'api dorate
suggono
il nettare citrino.
E così anche gli uomini
da voi s'abbeverano,
limoni,
fonti di tutti i sogni
che non s'avverano.
L'OCCHIO DEL CIELO
Il cielo piange
con gli occhi delle nuvole
la fine dell'estate.
L'OMINO CATTIVO
L'omino cattivo
aveva l'argento addosso.
Metteva
il fuoco sulla coda ai gatti
e i poverini diventavano matti
perchè non è un bel gioco
mettere il fuoco
addosso a un animale
che non t'ha fatto mai niente
di male.
L'omino cattivo
sparava i fuochi di Capodanno
a mezzanotte
tutti i giorni dell'anno
e svegliava la gente
ogni notte
ma l'omino cattivo
rideva e scherzava
mentre si spaventavano
tutti
e lui se la godeva come un matto
a fare i botti.
L'omino buono, invece,
è gentile e sornione
e, magari, fa il male
sotto sotto,
però nessuno se ne accorge
perchè lui non fa il botto.
LONTANO
Cerco lontano,
molto lontano da qui
qualcosa
che mi avvicini
a Dio.
Lontano,
molto lontano
da questo umido respiro
appiccicoso
di mare addosso,
entro un rosso confine
di papaveri
stendermi su una terra
ancora carica
di sole e di promesse,
profumata
di margherite appena nate,
ombreggiate
dall'erba alta e sottile.
Lontano,
assai lontano da qui
per sentirmi cullare
dalla voce materna
della terra,
là sul suo grembo
dove tace il tempo
e si riposa
l'ansia di vivere.
Ritrovare il mio viso
dentro una pozza d'acqua,
incamminarmi
su uno stretto sentiero
che porta al nulla.
E così immaginare
di salire
i consunti gradini
d'una casa senza tetto,
senza finestre e porte,
abitata dal cielo.
LUCE
Ogni giorno,
ogni cielo
ha una diversa luce:
luce morbida, tenue
del primo mattino,
cruda, violenta
di sole d'Africa,
bianca, lattea
di mandorle dolci,
venata d'azzurro
di mare,
verde, dorata
di boschi in fiore.
Ogni giorno
è diverso
fra i giorni della vita.
Ma a sera,
tace l'usignolo del vento
in mezzo agli alberi
ed uno,
uno solo è il tramonto:
la fine
d'un giorno di luce.
LUNGA E' LA NOTTE
Riposa:
il buio ti accarezza la pelle.
Riposa:
i sogni ti danzano in mente.
Riposa:
hai in fondo agli occhi il mare.
Dorme la farfalla del pensiero
con le ali chiuse.
Riposa:
la notte ha ombre azzurre.
Riposa:
il vento e' appena un sussurro.
Riposa:
hai in fondo all'anima il nulla.
Dorme la febbre del mondo
fra lenzuola di seta.
Ma lunga, lunga è la notte
sapendo che il domani
non mi riporterà
più il cielo dei tuoi occhi,
il caldo del tuo cuore,
il sole del tuo amore
che mi illumina.
L'UOMO CHE GUARDA
L'uomo che guarda
vede la folgore
ma non la nube
che l'ha generata.
L'uomo che guarda
vede solo l'effetto
e non la causa.
E se l'uomo che guarda
non capisce
è perchè non conosce
la volontà di Dio.
MAGIA
Due solitudini
messe insieme
non sempre
si fanno compagnia:
è così vero che
per fare una magia
non basta una colomba
fuggita da un cappello.
METAMORFOSI
Ma presto, presto, presto
io mi risveglierò
dal mio letargo
di secoli,
uscirò nuda nel sole
dalla mia ruvida corteccia
d'albero,
come una grande farfalla
azzurra
dalle ali d'aria
fuggirò dal segreto
del mio bozzolo,
via, via, per sempre
da una prigione
che non ha le sbarre
e suonerò nel vento
sulla mia arpa invisibile
la mia melodia senza note,
la mia armonia senza musica,
fatta soltanto
di parole e sogni.
MI GUARDI
Non vedrò più altre stelle
simili a quelle
nei tuoi occhi spente,
nè un sorriso diverso
dal tuo
che allaga il giorno.
Mi guardi da ogni fiore
che si sveglia,
da ogni cielo che all'alba
si dischiude.
Il tuo sguardo dilegua
la nebbia che si addensa
sopra il mio cuore
e al fondo della strada.
MI RICORDO DI TE
Mi ricordo di te,
dei tuoi occhi luminosi
e profondi
d'alta marea,
delusi a volte
e a volte silenziosi,
distesi come l'acqua
nel chiarore dell'alba.
Mi ricordo di te,
dei paradisi lontani
che i tuoi occhi mai videro
ma che in loro
io ho visto.
Io rivedo il tuo viso,
macchia di luce
in questo mondo astruso
di colori e d'ombra
e il tuo triste sorriso
come un sole a mezz'aria
che il tempo mai
riuscirà a cancellare.
Io ricordo di te le tue mani
abbandonate
sopra il tuo grembo
come due piccole colombe bianche,
stanche ormai di volare.
In te il silenzio
delle perdute cose,
delle parole mute
che pure io riuscivo a leggere
sulle tue labbra.
Mi ricordo di te,
dei tuoi occhi luminosi
e profondi
che la morte ha ormai
chiuso per sempre
e di tutti i tuoi sogni
che come stelle ha spento
fra i tuoi capelli bianchi.
E tu manchi ai miei occhi
ed al mio cuore manchi.
MISSING
In questo mondo
che è una bolla di sapone
che farà flop
se un bambino vi soffierà dentro
ho perso il senso dell'orientamento,
la mia direzione,
ho perso il centro della mia vita.
Non so più da che parte
sorgerà il sole,
da dove piovono le parole dell'addio,
da quali strade
scenderà il sonno a invadermi il cervello
e se verrà il buio
da dove.
Quando il profumo triste della nebbia
mi bagnerà le mani
ed il grido improvviso dei gabbiani
mi strapperà di colpo dai miei sogni,
chi sarò se non l'ombra
che taglia in due la strada
e il fiume dei ricordi
o forse il lume posato sopra il davanzale
che attirerà impazzite le farfalle
per morirci poi contro?
Chi sarò se non il palpito
estremo della foglia
che muore sull'asfalto della strada
mentre il colore dell'estate sbava
e i tuoi occhi di giada
più non mi guardano?
NEI MIEI SOGNI IL MARE
Talvolta irrompe
nei miei sogni
il mare
col suo odore
di pini
e la sua ebbrezza
d'onda.
Gonfia il vento
la gonna
e danzano sull'acqua
come meduse
i miei capelli sciolti.
Salgo su un'altalena
di mare e nuvole.
La sabbia fine
brilla
sulla mia pelle
e riflette la luce.
Aride le mie labbra,
sanno di sale.
Profonda quiete
di conchiglie e di sole.
Intanto, intorno a me
i perduti,
orme che l'acqua
ha trascinato via.
Sogni perduti
della mia vita ata
che non so ritrovare.
Talvolta,
nei miei sogni,
mi confondo
col mare.
NEL MARE DELLA VITA
Nel vento di maestrale,
in mezzo al mare
siamo travolti
dalle onde della vita.
Indice
INCONTRIAMOCI
INFANZIA
INVERNO
IO AL DI FUORI DI ME
IO SCRIVO
LA CERTEZZA
LA FERMATA
LA LUNA IN FONDO AL POZZO
LA MIA CASA E' IL SILENZIO
LA MIA TERRA
LA PACE
LA PIOGGIA E'
LA RUGGINE DEL TEMPO
LA SEDIA A DONDOLO
LA SPERANZA
LA STRADA PER GERICO
LA TAVOLA
LA VITA CHE CRESCE
L'ABBRACCIO
L'ALBERO DEL MELO
L'ALTALENA
L'APE
L'APPUNTAMENTO
ASSENZA
L'AUTOSTRADA
LE ANTICHE MURA
LE CICALE
PAROLE CHE NON MUOIONO
LE PAROLE
LE ROSE DELL'INVERNO
LE SIRENE
L'EDERA DEL RICORDO
LIMONI
L'OCCHIO DEL CIELO
L'OMINO CATTIVO
LONTANO
LUCE
LUNGA E' LA NOTTE
L'UOMO CHE GUARDA
MAGIA
METAMORFOSI
MI GUARDI
MI RICORDO DI TE
MISSING
NEI MIEI SOGNI IL MARE
NEL MARE DELLA VITA