ALLEVATA PER L'EREDE DEL PRINCIPE di Alex Anders
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Allevata per l'erede del Principe
Brooke Randall camminava per le vie strette quando alla fine trovò il mercato locale. Era in Grecia da soli due giorni e già gli splendidi paesaggi, i suoni e i volti sconosciuti la facevano sentire libera. A ventidue anni non era mai stata da nessuna parte al di fuori degli Stati Uniti. La decisione finale di scappare dalla nazione natia era stata presa con un solo scopo, perdere la verginità.
Per quanto Brooke riuscisse a ricordare, sua madre era stata la forza motrice che aveva guidato ogni sua azione. Aveva dovuto seguire gli ordini di sua madre, pena il rischio di serie conseguenze. A Brooke non era stato permesso uscire con nessuno e ci si aspettava che rispettasse dei coprifuoco ridicoli. E quando aveva affrontato sua madre al riguardo, questa aveva semplicemente riaffermato la sua immortale paura, che Brooke rimanesse incinta, rovinandole il radioso futuro che aveva davanti. Quando aveva compiuto diciotto anni si era trasferita fuori casa per iniziare il college, e mantenere una media alta negli esami le aveva preso tutto il tempo a disposizione, e con l'aggiunta di un lavoro part-time ancora non aveva avuto possibilità di avere il suo primo rapporto sessuale. Dopo un anno dalla fine del college la vita non le aveva dato nuove possibilità di incontri e per questo lei aveva deciso che bisognava prendere decisioni più drastiche. Le era sempre stato detto che era bella, anche se lei non si sentiva necessariamente così, e la migliore idea che aveva per perdere la verginità era circondarsi degli uomini che lei riteneva i più belli del mondo. Il suo sogno era di avere un giovane e bellissimo greco che le mostrasse cosa voleva dire davvero essere eccitati. Considerando come altri avevano descritto la cosa, era sicura che non le era mai capitato. E per quella che sarebbe stata la sua prima volta desiderava ardentemente sentire un uomo nudo sopra di lei. Voleva sapere cosa voleva dire essere toccata come una donna. E dopo aver ato gli ultimi due giorni a camminare per le strade del Pireo, il porto a sud-ovest di Atene, sapeva che avrebbe trovato il suo uomo. Brooke spostò il laccio della borsa così che le attraversasse il petto tra i seni sodi e rotondi. Guardandosi intorno il sguardo le cadde su una bancarella che vendeva sandali in pelle. Anche i sandali erano unici in quella nazione. Dopo averne esaminati qualche paio rialzò lo sguardo e si trovò in linea un ragazzo che le tolse il fiato. Era in piedi, con la schiena rivolta verso di lei, un uomo alto e dalle spalle incredibilmente massicce e con folti capelli lunghi fino al collo. Anche lui stava guardando i prodotti della bancarella e mentre si muoveva i suoi muscoli guizzavano. Brooke fu subito attirata più vicino a lui. Lo sguardo di Brooke si spostava lungo le linee dell'uomo: la sua vita affusolata
faceva risaltare il sedere muscoloso. I pantaloni khaki avvolgevano il corpo lasciando abbastanza spazio da renderlo sexy. E mentre si perdeva nei pensieri su di lui si trovò a pensare qualcosa che non aveva mai pensato prima: si chiedeva come fosse il suo cazzo. E mentre lo faceva le pieghe tra le gambe la pizzicavano. Brooke strinse le dita attorno al laccio della borsa mentre gli si avvicinava. Improvvisamente desiderava allungare le mani e toccarlo, per sentirne il sedere sulle mani aperte. La sua presenza era magnetica, e senza averlo ancora visto in volto sapeva che voleva che fosse lui il prescelto. Senza darle il tempo di reagire, lo stranierò si voltò di colpo e la guardò dritto negli occhi. Colpita, Brooke ricambiò lo sguardo. Era bellissimo, come aveva immaginato. Le guance erano scolpite e la macella squadrata. Aveva una volto perfettamente equilibrato che le ricordavano gli uomini raffigurati nel marmo. Era l'uomo più bello che Brooke avesse mai visto. E di colpo si sentì pervasa da un calore, che le stringeva il cuore e la riempiva di paura. Intrappolata dal suo sguardo Brooke non riusciva a respirare, come paralizzata. Non era abituata alla sensazione, che la schiacciava e la derubava di tutto quanto lei pensava di essere. Si sentiva fuori controllo e non sapeva come gestire la cosa. Non le piaceva, e mentre guardava ancora il volto di lui, abbronzato e leggermente confuso, sapeva di non avere scampo. Il suo corpo era caldo in posti che lei non aveva pensato possibili ed era tutto troppo spaventoso per lei. Con un gesto violento Brooke distolse lo sguardo. Voleva correre ma le gambe tremavano e quando alla fine riuscì a muoverle in avanti l'unica cosa che riusciva a vedere erano gli occhi di lui che sembravano girare come cioccolato fuso, e il modo in cui le sue labbra stavano unite. Era come se lui l'avesse posseduta e lei doveva allontanarsi da lui il più possibile. Aumentando di velocità mentre ava tra i banchi coperti di tessuti ebbe il coraggio di guardarsi indietro, e con suo disappunto vide che lui la stava seguendo. Non stava ancora correndo, ma teneva il suo ritmo. Brooke fu colta dal panico, non sapeva cosa fare. Capì che lui poteva essere chiunque, e che lei poteva essere in pericolo. E da sola, in un paese straniero, l'unico posto sicuro per lei era l'albergo. Cambiando direzione, aumentò il ritmo e decise di andare là.
Mentre si avvicinava alla zona esterna del mercato si guardò di nuovo indietro. Lui era scomparso. Rallentando e infine fermandosi si girò aspettando che lui fe una mossa successiva. Ma non lo fece. E così la paura che l'aveva pervasa venne rimpiazzata da un vuoto che non riusciva a spiegarsi. Era come un rimpianto enorme, e mentre considerava per la prima volta come un errore la propria fuga, si ritrovò a percorrere i propri i a ritroso verso il posto dove l'aveva visto la prima volta. Cercandolo senza successo, la mente era più chiara e più sicura del fatto che non avrebbe dovuto fuggire. Non sapeva spiegare perché l'avesse fatto, era stato l'istinto. Doveva andarsene da lì e non c'era un motivo razionale per cui l'avesse fatto. Ma poi, quando lo vide di nuovo e quando di nuovo lui la fissò con lo sguardo, lei sentì di nuovo la necessità di scappare. Questa volta quando Brooke guardò indietro, l'uomo non la stava seguendo come per caso, ma sembrava che le stessa dando la caccia, e sebbene ci fosse qualcosa di eccitante unito alla valanga di emozioni che l'attraversavano, non aveva mai desiderato così tanto fuggire come in quell'istante. Brooke non aveva bisogno di guardarsi indietro,, sapeva che lui era lì. Questa volta se voleva perderlo doveva essere solo nel suo hotel. Ma anche questo pensiero le diede un'esplosione di piacere che non sapeva spiegarsi. 'Saprebbe dove trovarmi.' pensò. L'idea le dava i brividi. Brooke attraversò di fretta l'atrio dell'hotel cercando di sembrare naturale. Entrando nel corridoio accelerò il o e rovistò nella borsa alla ricerca della chiave della stanza. Una volta presa, si mise davanti alla porta e aprì. Una volta al sicuro della propria stanza si sentì ancora più persa. Era paralizzata dall'indecisione sul cosa avrebbe dovuto fare in automatico. Una parte di lei non voleva chiudere la porta, una parte di lei non voleva essere al sicuro. E quando alla fine sentì la voce di sua madre attraversare la sua indecisione, afferrò la porta per chiuderla, ma sentì una pressione che la spingeva all'indietro. Lo straniero, forte e bellissimo come prima, entrò nella stanza come se fosse il padrone del luogo. Il suo aspetto virile le faceva battere forte il cuore. Sembrava animalesco con quel suo desiderio, e spostandosi indietro fino al bordo del letto Brooke si sentì come una preda. Si sentì arrossire ed era sicura che non c'era niente che avrebbe potuto fare per fermare quest'uomo, era sopraffatta dalla
paura. La seguì senza dire una parola. Chiusa in quell'ambiente angusto con lui, lei poteva sentire il suo odore, come di muschio, inebriante, un odore che le faceva desiderare che lui le fe qualcosa. E quando lui allungò la mano per stringerla dietro il collo, lei crollò all'indietro. Guidata dalla sua forza, la distese sul letto e scivolò sopra di lei. Mentre lui si inclinava in avanti per un bacio inevitabile, le sue ultime resistenze fecero effetto e le si spinse indietro. "Aspetta, sono vergine,” esclamò. L'uomo, che era in pieno controllo, si fermò. Con il petto che si gonfiava e sgonfiava soffiandole un alito caldo sul viso, la fissava. Brooke rimase immobile e non sapeva cosa sarebbe successo in seguito. Quello che accadde la distrusse come mai nessuna cosa aveva fatto prima: lo straniero che era a pochi secondi da darle tutto quello che aveva sempre desiderato, si ritrasse. Fu solo quando quell'uomo grande e minaccioso si alzò che lei capì cos'era la vera eccitazione. Liberata dal peso di lui si sentì tutta bagnata, ansimava mentre stringeva le lenzuola del letto, e la figa pulsava sotto la pressione del cuore che batteva forte. Sentendosi così la paura era svanita. Ma guardando quell'uomo bellissimo che si allontanava sentiva andarsene anche le speranze. Voleva piangere. Voleva fare qualsiasi cosa per farlo restare. E sentendo il desiderio fare breccia tra le labbra, gridò. "Non andartene! Ti prego, prendimi. Voglio che mi scopi.” Non aveva mai detto parole simili prima, ma lo intendeva davvero. L'uomo guardava Brooke con la fronte corrugata. Aveva un aspetto feroce. Inclinandosi in avanti sulla punta dei piedi, la squadrò. Il corpo di Brooke si sciolse quando incrociò il suo sguardo. Le esaminò il petto che saliva e scendeva, il profilo del reggiseno attraverso il top bianco, e il profilo dei capezzoli turgidi. E senza un attimo per pensarci fu di nuovo sopra di lei. Questa volta, mentre Brooke cercava di scappare senza controllo, lui non si fermò. Le aprì le gambe e spinse via la minigonna e le afferrò le labbra gonfie. In preda al panico, lei cercò di scivolare via dal letto, ma con la mano libera lui
la prese per il collo imponendo il suo volere. Lo straniero le spinse le cosce contro il proprio petto. Facendo scivolare la mano tra le gambe prese le mutandine impercettibili che le coprivano la figa. Brooke gemette quando lui infilò il dito nella sua apertura vergine. E bagnata com'era il dito scivolò dentro con uno schiocco. Lei gettò la testa all'indietro in preda a un0'estasi dolorosa. Brooke gli afferrò il polso, tenendolo saldamente fermo mentre lui spingeva il dito dentro e fuori di lei. “Ohhh. Ohhh!” Gridava lei senza controllo. Tutto il suo corpo era scosso a ondate di piacere che si ammassavano tra le cosce. Il dito di lui si piegò dentro la sua stretta figa vergine e Brooke gridò quando si sentì esplodere dentro. Tremava ed era scossa, contorcendosi sotto di lui mentre fremeva per l'orgasmo. La sua mente era un vortice e danzava per quella sensazione gloriosa e non riusciva a respirare. Brooke stava ancora tremando per i postumi dell'orgasmo quando lo straniero improvvisamente si alzò da lei. Tolse il dito dalla figa bagnata e lei gli afferrò il braccio. “Non andartene, ti prego. Voglio che mi scopi, lo voglio.” A Brooke mancò il respiro quando l'uomo parlò. Aveva una voce profonda che quasi rimbombava all'interno della stanza d'albergo. “Non sai quello che vuoi, sei troppo ingenua per capirlo,” disse lui riferendosi alla sua verginità. Scuotendo la testa violentemente, Brooke si alzò in piedi. Le gambe tremanti quasi cedettero. “So cosa voglio, voglio di più,” disse. L'uomo rimase fermo guardandola negli occhi. Non fece una mossa e a Brooke sembrò quasi che la stesse guardando nell'anima. All'improvviso attraversò la stanza e la prese per il braccio. Lei fece un salto mentre lui la tirava a sé. Sembrò ancora che lui volesse baciarla, invece la portò verso il balcone. L'hotel era su una collina che si affacciava sul porto. Brooke
seguì il suo sguardo fino alle grandi barche a vela che erano ancorate. Lui indicò un punto lontano, verso una delle più grandi. Era alla fine del molo ed era lunga oltre venti metri. Lui si avvicinò al suoi orecchio e le parlò con una voce che le mandò delle vibrazioni direttamente alla figa. “Se sei sicura di quello che vuoi, presentati laggiù tra un'ora. Ma una volta che vieni non potrai cambiare idea. Devi decidere,” disse bruscamente prima di lasciarla e andarsene. La vista di lui che usciva dalla sua vita per lei era devastante. Voleva tenersi stretta a lui il più a lungo possibile. Chiamandolo, lui si fermò e si girò. “Devo…” balbettò Brooke. “Devo portarmi i bagagli?” Chiese completando la domanda. L'uomo la guardò, la fronte corrugata quasi per il disgusto. Poi spostò lo sguardo alla valigia semiaperta nell'angolo. C'erano dei vestiti dai colori chiari che ne uscivano, in disordine. “Bruciala!” disse prima di girarsi e uscire dalla stanza. Brooke fissava la porta chiusa in stato di shock. Non sapeva come prendere quello che era appena successo e non era sicura su cosa fare. Era venuta in Grecia con uno scopo, e con il traguardo così vicino si chiese se dovesse lasciare che fosse il 'buonsenso' a guidarla. Poteva sentire la voce di sua madre che le gridava di fermarsi. Ma i pensieri successivi erano per la sensazione del dito di lui nella sua figa pulsante. Il ricordo le strinse il petto e i fianchi dolevano al pensiero di averlo di nuovo. In quegli ultimi istanti aveva finalmente capito cosa voleva dire essere toccata come una donna. E sapendo che doveva averne ancora le fece capire che cosa avrebbe dovuto fare in seguito. Esattamente cinquanta minuti dopo che l'uomo ebbe lasciato l'hotel, Brooke arrivò alla barca a vela alla fine del molo. Dopo una doccia veloce aveva indossato un bel vestito blu con tacchi dorati. Sotto aveva il miglior completo intimo in pizzo nero. Aveva lasciato il bagaglio in albergo pensando che sarebbe rimasta lì solo per un giro veloce. Una bellissima mora sui trent'anni scese lungo l'asse per incontrarla. Non era
nemmeno sicura di essere nel posto giusto, così Brooke si schiarì la voce nel tentativo di scrollarsi il nervosismo. “Sono qui per incontrare,” iniziò a dire prima di capire che non conosceva nemmeno il nome di quell'uomo. Arrossì, e la donna le sorrise. “Mi chiamo Eloise,” disse.”Lei è qui per incontrare il Principe Vasilis. La stavamo aspettando.” Brooke la fissò, sbalordita. “Credo ci sia un malinteso,” rispose Brooke sentendo la parola 'Principe'. Eloise strinse le mani in modo educato. “Lo staff ed io siamo stati avvisati dell'arrivo di una giovane donna bionda, con occhi verde brillante. Mi creda, non ci sono malintesi,” disse prima di condurla a bordo della barca a vela bianca. Brooke esaminò il ponte in ammirazione. Era coperto di qualcosa che assomigliava al mogano. Tutto splendeva alla luce del sole mostrando un lusso sfarzoso e stravaganza. Fu in quel momento che credette a Eloise. “L'uomo che ho incontrato è un principe?” Sbottò incapace di trattenersi per lo shock. Eloise, chiaramente non colpita dalla sua sorpresa, fece fare un giro a Brooke. “Il Principe Vasilis è diretto discendente di Re Yiani, l'ultimo re riconosciuto della Grecia. Il principe se ne è andato sull'isola privata di famiglia e noi abbiamo ricevuto istruzioni di condurla laggiù.” Eloise guardò indietro in caso di obiezioni e continuò il giro non ricevendone nessuna. Brooke venne condotta sottocoperta in una suite spaziosa decorata di bianco e oro. Eloise mise una scatola larga circa mezzo metro sul letto che era decorato in motivi dorati. “Il Principe Vasilis ha chiesto che lei indossasse questo per lui. Saremo all'Isola di Yiani domani sera tardi. Se ha bisogno di qualcosa può tirare quella corda vicino alla finestra per chiamarmi,” disse prima di fare un lieve inchino e andarsene. Brooke sedeva sul letto. Le girava la testa. Dal momento in cui aveva visto lo straniero aveva saputo che c'era qualcosa di speciale in lui, ma non aveva
pensato che potesse trattarsi di un principe. E nel tempo che le sarebbe bastato per andare a pranzo era invece entrata in un mondo da favola con tanto di isola privata e principe. Si distese a letto e fece scivolare le mani tra le gambe. La figa era calda al tocco. Strinse le gambe e si contorse. Sentendo il caldo abbraccio dell'eccitazione che la riempiva, desiderava ce il principe fosse lì con lei così da mostrargli quanto le piaceva quell'avventura. Rimase distesa sul letto per un'ora, massaggiandosi gentilmente il clitoride mentre la barca rollava avanti e indietro. Non si era mai masturbata prima, non aveva mai nemmeno pensato di toccarsi fino a raggiungere un orgasmo. Ma ora, toccandosi, fu portata quasi a precipitare da una scogliera che voleva raggiungere inconsciamente. Quando fu buio Brooke non poteva più toccarsi. Non sapeva come gestire un'eccitazione simile. Così sperando di lavarla via scivolò nella doccia e aprì l'acqua fredda. Uscendo dal bagno privato nuda e asciutta, non riuscì a trovare il vestito blu e l'intimo. Il cuore batteva forte mentre cercava dappertutto, e mentre stava per tirare la corda e chiamare Eloise gli occhi le caddero sulla scatola bianca sopra il letto. Brooke si avvicinò esitante. Non si era preoccupata di guardare cosa c'era dentro. Ma ora, nuda e senza altre opzioni, sollevò il coperchio in cerca del suo destino. All'interno, avvolto in un tessuto, c'era un lungo vestito bianco. Era trasparente e morbido al tocco. Scivolava sulle dita come seta, ma assomigliava di più al lino. Non ci volle molto perché sventolasse nella brezza e una volta indossato vide dei ricami bianchi posizionati in modo strategico per dare un senso di modestia al di sotto della vita. Brooke si sentiva a disagio per il fatto che qualcuno aveva saputo che era sotto la doccia per portarle via i vestiti, ma nonostante tutto quello che indossava ora le dava un senso di libertà che non aveva mai conosciuto prima. Girandosi verso lo specchio fece scorrere gli occhi sul vestito. Le maniche erano lunghe e terminavano perfettamente all'altezza dei polsi. Il corpino accentuava i seni nudi: le areole erano perfettamente visibili attraverso il tessuto trasparente e i capezzoli rosa e tondi spuntavano dalla superficie liscia del tessuto come picchi di montagne innevate. Rimase a fissarsi chiedendosi se avrebbe avuto il coraggio
di lasciare la stanza. Non era sicura, ma quando Eloise le portò la cena capì che per quella sera non ce ne sarebbe stato bisogno. Il giorno dopo si svegliò con il rumore dei gabbiani e della brezza di mare e la salsedine. Mugugnò con il vento che entrava dalla finestra aperta e poi attraverso il vestito le solleticava la figa. Chiuse gli occhi e aprì le gambe. La sensazione la fece sentire carica e più coraggiosa della notte precedente. L'ambiente circostante, il vento e la sua eccitazione sessuale le facevano venir voglia di scoprire di più. Sapendo che ci volevano ancora diverse ore prima di arrivare sull'isola del principe, uscì dalla sua stanza e andò sul ponte. ando vicino ad alcuni degli uomini dell'equipaggio percepiva un senso di potere mai provato prima, sentiva gli uomini irrigidirsi appena la notavano, ed era sicura che gli piaceva quello che vedevano. Mentre sentiva la fredda brezza del mare che le frustava il corpo nudo, riuscì a trovare uno sdraio giallo a prua della barca. Si sedette e subito aprì le gambe lasciando che l'aria salata le raffreddasse il dolore bruciante della figa. Chiuse gli occhi e tirò su il vestito fino alla vita, non curandosi di chi potesse vederla. Aveva le gambe aperte ma non era abbastanza. Voleva sentire l'aria sui seni gonfi e sui capezzoli. Così fece un respiro per farsi coraggio, tirò il vestito sopra la testa e lo fece cadere sul ponte rimanendo nuda sullo sdraio. Con gli occhi aperti alzò le braccia sopra la testa guardando il cielo blu. Non si era mai sentita così libera e così completamente a suo agio col proprio corpo. Senza pensarci portò una mano in mezzo alle cosce, pizzicando delicatamente i petali che uscivano dalla fessura. “Hmm,” il suono le uscì dalle labbra mentre faceva scivolare le dita con forza sul clitoride. Si contorceva mentre il piacere le attraversava il corpo e inarcava la schiena. Il dito continuava ad andare avanti e indietro sulla piccola noce. “Ohh!” gridò forte, mentre con la punta del dito si batteva con furia il clitoride. Non le importava chi potesse guardare. Infatti l'idea che il capitano potesse vedere lei e cosa stava facendo la eccitava ancora di più. E immaginare tutti gli uomini dell'equipaggio che si toccavano come faceva lei, fiumi di piacere liquido scivolavano fuori dalla sua fessura per formare una piccola pozza sullo sdraio. La mente stava affondando nelle sensazioni del suo primo orgasmo solitario. Non aveva mai provato nulla del genere. Ci volle un attimo perché ogni nervo
del suo corpo smettesse di vibrare per il piacere. Mentre le ondate dell'orgasmo scemavano, il suo primo pensiero fu per il modo in cui il principe l'aveva presa. Aveva tenuto la mano dietro il collo mentre con l'altra mano le aveva afferrato la figa. L'aveva completamente bloccata. Di nuovo la figa le si strinse per il desiderio e lei ansimò per la frustrazione. L'attesa di sentire il principe dentro di lei era la sua tortura. Quando alla fine la barca giunse a destinazione, Brooke indossava il vestito bianco trasparente ed era pronta d andare. L'Isola Yiani era più grande di quanto si aspettasse: aveva le dimensioni di una piccola nazione e le sue montagne erano coperte da un vede rigoglioso che le fece sobbalzare il cuore. Restò in silenzio mentre Eloise la guidava al palazzo. Era un grande edificio sfarzoso, con alte torri e muri di pietra che sembrava uscito da una favola. Eloise la condusse attraverso l'atrio e su per delle scale. “Sarete un'ancella per il principe,” offrì gentilmente Eloise. Gli occhi di Brooke si spalancarono. Il pensiero era stranamente erotico. Aveva intenzione di fare tutto il necessario per sentire, alla fine, il principe dentro di lei. Eloise si fermò davanti a una spessa porta in legno e poi spinse Brooke in avanti. Brooke entrò spostando indietro i capelli biondi che le incorniciavano il viso. Dato che era entrata con lei, Eloise le aveva ato una piccola coppa d'argento che conteneva ogni sorta di frutta esotica. Brooke immaginò che il suo lavoro era iniziato e che dentro da qualche parte avrebbe trovato il principe. Lui era lì. In piedi davanti a una finestra, con la schiena rivolta a lei che per poco non fece cadere la coppa quando lui si girò. Con la finestra del castello alle sue spalle sembrava più grande e minaccioso di quanto ricordava. Indossava una tunica di velluto blu che si stringeva sulle spalle massicce e aveva uno sguardo duro e determinato. Facendosi forza, lei rimase a guardarlo non sapendo cosa dire. Lui le fece un cenno con un mezzo sorriso e Brooke fece un inchino in segno di rispetto, ricordando la propria posizione. “Com'è stato il viaggio, Brooke?” le chiese facendola arrossire.
“Molto comodo Vostra Maestà,” rispose in tono lieve. Gli occhi di lui fiammeggiarono. “Puoi chiamarmi Padrone, sarà sufficiente.” Il cuore le batteva forte nel petto. “Sì Padrone,” sussurrò solo per avere una sensazione della parola. Le mandava dei brividi lungo il corpo che si stringeva in un nodo doloroso sulla figa. Il vestito bianco trasparente, la coppa con la frutta tra le mani, l'ambiente attorno impressionante e incredibile, tutto faceva pensare che lei fosse di sua proprietà. Si sentiva come se fosse alla sua mercé, e la sensazione la eccitava. “Preparami un bagno,” le ordinò. Abbassando gli occhi, annuì e si diresse verso l'unica porta aperta che non dava sul balcone. Qui trovò la più grande vasca in marmo nero che avesse mai visto, aprì tutti i quattro rubinetti e la riempì di acqua calda. Appena ebbe finito lui entrò in bagno e lei abbassò lo sguardo timidamente. Come sua amante, aveva voluto vedere ogni parte di lui, ma come ancella non si sentiva al posto giusto. Mentre lui si avvicinava alla vasca lei andò verso la porta per uscire. Ma una sua parola con la sua voce baritonale la fermò.
“Resta!” ordinò lui. Brooke si girò verso di lui. Sciolse il laccio dalla vita snella e fece cadere la tunica con noncuranza. Il modo in cui lui la ignorava rendeva la situazione stranamente voyeuristica. Anche lei era quasi nuda e il calore che le attraversava il corpo si concentrava sulla carne gonfia in basso. Le ci volle ogni sforzo possibile per evitare di toccarsi. Mentre fissava quel corpo bellissimo, a Brooke si seccò la bocca. Il suo petto era ampio con un po' di peluria nera e fitta al centro. Il ventre era piatto, incredibilmente tonico e muscoloso. Un po' di pelo dall'ombelico scendeva fino ala cazzo. Il cazzo era quasi duro, grosso e scuro. Le palle erano grandi e perfettamente proporzionate a quello strumento magnifico. Le mani di Brooke si strinsero sui fianchi e tutto quello che voleva era far scivolare la mano lungo quella grossa asta. Guardandolo di nuovo in volto vide che lui la stava fissando. Aveva visto che lo stava esaminando. Lei sentì le guance arrossire e ora era lei a sentirsi come quella che viene osservata. Gli occhi di lui non si tolsero da lei mentre entrava nella vasca. Le spalle restavano fuori dall'acqua e le diede un ordine con un cenno del dito. “Vieni e lavami.” le ordinò prima di chiudere gli occhi e appoggiare la testa sul bordo. La mano di Brooke tremava mentre si avvicinava a lui. Il respiro stava diventando più rapido. Sentiva la figa gocciolare e il liquido denso che colava lungo le cosce facendo un disastro tra le gambe. Non volendo prestarci attenzione cercò solo di ignorarlo. Inginocchiata in parte alla vasca, Brooke raccolse una spugna bianca e spruzzò sopra del bagnoschiuma. La ò sulle sue spalle, ma gli occhi le rimasero fissi sul pelo che gli copriva il cazzo, ancora ben visibile attraverso l'acqua. Sentendosi più sicura, fece scivolare la spugna lungo il petto e poi attraverso l'acqua fino al cazzo. Lo aveva appena sfiorato quando lui le spinse via la mano. Brooke era delusa ma continuò lungo tutto il resto del corpo. Sbirciando di nuovo verso il cazzo vide che era completamente duro. Eretto, era incredibilmente grosso. Non aveva mai immaginato che il cazzo di un uomo potesse essere così. Era sicura che non sarebbe mai riuscito a entrare nella sua figa vergine. Ma la sola fantasia del dolore dell'essere presa da lui quasi le fece
venire un orgasmo. Dopo diversi minuti, il principe uscì dalla vasca guardando il volto di lei arrossito. L'acqua cadeva dal suo corpo e gli occhi di Brooke indugiavano ancora sulle gocce che cadevano dalla punta del cazzo. “Asciugami,” le ordinò impaziente e riportandola alla realtà. Prese un grande asciugamano nero e in punta di piedi gli asciugò il collo. Poi andò giù verso il petto, la pancia e l'ombelico. Questa volta quando toccò il cazzo con l'asciugamano il principe non la spinse via. Afferrò il cazzo attraverso il tessuto e lo asciugò con decisione. Le doleva la mano a tenergli le palle ma perse il coraggio di fare altro. Il principe alzò la gamba sul bordo della vasca e lei si inginocchiò ai suoi piedi. Con rispetto gli asciugò i piedi, poi i polpacci e le cosce. 'È magnifico,' pensò. E anche appena uscito dalla vasca aveva un odore che la faceva impazzire. Il respiro di Brooke era affannoso. Al principe era chiaro che lei era molto più eccitata di quanto non riuscisse a nascondere. Le guance erano rosse e i capezzoli erano turgidi attraverso il vestito bianco e trasparente. Era bagnato all'altezza del petto a causa del bagno e si stringeva sui senti duri e grandi. Ne sarebbe stata incredibilmente cosciente se il principe non fosse stato nudo con il cazzo duro a pochi centimetri dal suo viso. In piedi, Brooke recuperò la tunica e lui se la infilò. Non la guardava. “Puoi tornare nella tua stanza ora,” disse bruscamente, con le ginocchia di Brooke che quasi cedevano per la delusione. Era eccitata e la figa le bruciava dal desiderio. Pensava che il bagno si sarebbe concluso con lei distesa sul suo letto e lui che ne reclamava il corpo. Sentì un tuffo al cuore mentre tornava nella sua stanza per cadere in un sonno eccitato e senza riposo. Eloise la svegliò il mattino seguente e Brooke si infilò nella doccia. Appena tornò il suo vestito bianco era stato lavato, stirato e profumava di lavanda. Mentre si affrettavano verso lo studio dove il principe stava incontrandosi con un ospite, Eloise la bombardò con diverse altre istruzioni.
“Tieni d'occhio il principe tutto il giorno. Non lasciarlo solo. Ovunque va, tu devi restare con lui e occuparti di ogni suo desiderio.” Quando Brooke lo vide di nuovo voleva disperatamente implorarlo di scoparla subito, ma vedere il principe che si aggirava per il suo castello la intimoriva. Senza pensarci, il suo istinto era quello di compiacerlo: dopo tutto era la sua ancella, e prima del proprio piacere doveva aspettare che il principe avesse ottenuto il proprio. Seguendolo due i dietro, diede uno sguardo a quello che indossava. Aveva pantaloni neri e una camicia bianca. Le scarpe immacolate, e in ogni parte sembrava un principe. Brooke lo seguì fuori e dentro lo studio. Lui non la guardò mai. Tra le gambe era bagnata fradicia, per cui era felice che lui non la guardasse. Il principe incontrò diversi uomini durante il giorno, discutendo di affari che le facevano girare la testa. Anche gli uomini che incontrò non la guardarono. Era una sensazione strana: era conscia di come appariva, era un fiore pronto per essere raccolto. Ed essere ignorata così com'era rendeva il suo desiderio di avere il principe dentro di sé ancora più forte. Mentre il giorno si esauriva, i piedi di Brooke iniziarono a far male ed era ormai annoiata dall'aspettare che succedesse qualcosa. Il suo Padrone non l'aveva mai guardata. Ora erano fuori, lei guardava gli alberi mentre lui sorseggiava un tè con un dignitario. Stava guardando come i rami degli alberi si aprivano con il vento che soffiava attraverso di loro quando sentì che lui la stava guardando. Girandosi vide che il principe la stava fissando con la fronte corrugata dal disappunto. Il dignitario se ne era andato un minuto più tardi e con enorme sorpresa Brooke sentì il Padrone chiamarla a sé. Si mosse verso di lui come le gambe che tremavano come gelatina. “Sei stanca, Brooke?” chiese con un tono che non era una vera domanda. Stava per replicare con rispetto quando lui si alzò con il suo grande corpo che incombeva su di lei. “Va alle stalle e prendi una frusta,” ordinò. Brooke rimase immobile e lui la fissò. “Adesso!” comandò. Corse via senza perdere un secondo. Il cuore le batteva forte mentre correva per il terreno cercando di ricordare dove aveva visto le stalle. Trovato il fienile,
trovò la strada per la selleria dove cercare i frustini. Recuperatone uno, in mano sembrava caldo e minaccioso. 'Vuole punirmi con questo?' pensò all'improvviso. Nonostante la paura sentì la figa stringersi. Quando tornò lui la stava aspettando nella sala da pranzo. Lei mise il frustino nel suo palmo aperto. “Tieni il tavolo con entrambe le mani,” ordinò in tono sgarbato. Lei obbedì senza discussioni. Brooke si tese in avanti quando lui le sollevò il vestito scoprendole il culo nudo. Mentre la toccava con la mano grande e ruvida, lei grugnì. Non poteva evitarlo. Le sue dita afferrarono la carne ai fianchi e quello che seguì fu un forte schiocco che echeggiò nella stanza prima ancora che lei potesse sentirlo. Brooke frignò quando sentì il bruciore attraversarla. Si tenne al tavolo più forte in cerca di sollievo, che non ottenne. Quello che seguì fu un altro colpo. Questa volta il dolore fu accecante. Il bruciore la fece gridare per la sorpresa. “Ohh!” Urlò quando lui la colpì di nuovo. Si spinse in avanti istintivamente ma la frusta era implacabile mentre veniva colpita ancora. In vita sua, non era mai stata punita. Era sempre stata una brava ragazza. Questa era la cosa che le faceva più paura, e adesso che stava succedendo a lei era sorprendentemente liberatorio. In un certo senso era come perdere la verginità. Ora che era successo non doveva più avere paura. Anche se il dolore la attraversava iniziò a sentirsi più forte. Quando i colpi cessarono lui la girò per mettersela di fronte. Si sentiva selvaggia a guardarlo. Guardò mentre lui abbassava gli occhi sui suoi seni, voleva strapparsi il vestito e infilare i capezzoli nella sua bocca. Tenendosi più stretta al tavolo, lo guardò in basso e vide l'inconfondibile gonfiore del suo cazzo duro. Stava per balzare su di lui quando sentì la sua voce rompere il silenzio. “A letto!” ordinò. Brooke aprì la bocca scioccata. Era ormai oltre il punto di controllare i propri desideri. Voleva essere scopata come mai aveva pensato prima. Ogni fibra del
suo corpo era viva e desiderava il proprio padrone dentro per sentirsi ancora sana. Non sapeva come ma era riuscita a sfilarsi da lui. Con i succhi della figa che in modo indecoroso le colavano giù per le gambe si fece strada verso la stanza. Era in parte umiliata ed arrabbiata, e molta della rabbia era rivolta a se stessa. Perché era scappata la prima volta che l'aveva visto al mercato? Avrebbe dovuto lasciare che lui la prendesse là. Avrebbe dovuto spogliarsi davanti a una folla di stranieri e arrampicarsi sul suo grosso cazzo ed essere deflorata sotto applausi scroscianti. Invece era lì, torturata dalla lussuriosa presenza di lui. Era così frustrata da pensare di lanciarsi fuori da una delle finestre del castello. Ma non lo fece, si trascinò a letto e si sforzò di dormire. Il giorno dopo, Brooke era molto cosciente della sua virilità mentre lo seguiva. Non tolse mai lo sguardo dai suoi fianchi o dalle labbra. Moriva dalla voglia di aprirgli i pantaloni e vedere di nuovo il cazzo peloso. All'ora di cena Brooke lo seguì nella sala da pranzo e vide una splendida rossa vestita di verde che lo aspettava. Il cuore le sobbalzò per la rabbia e la gelosia. Vide il suo padrone baciarla sulle guance prima di iniziare a cenare. Brooke sentiva il calore uscirle dalle guance e dalle orecchie mentre i due ridevano. Il cuore batteva e doleva. Il principe allungò una mano e toccò quella della rossa e una scarica di odio si fece strada tra le vene di Brooke. "Cos'ha lei che io non ho?' si gridò nella mente. La figa si contorceva in un'eccitazione di rabbia mentre lui accarezzava il palmo della mano della donna con il pollice. Incapace di sopportare ancora Brooke si voltò e scappò nella stanza del principe. Più tardi quella sera, il Principe Vasilis tornò nella sua stanza e si fermò sui suoi i. A sorpresa, Brooke era distesa sul suo letto. Era completamente nuda e il suo giovane corpo brillava come un frutto finalmente pronto per essere divorato. Brooke vide come il suo volto si fece più duro per la lussuria. Si accarezzò le cosce, pronta per lui. Ne aveva avuto abbastanza di punzecchiature ed era pronta per essere scopata. Lo sguardo di puro desiderio del principe mentre le esaminava i fianchi e la pelle candida la eccitava. Si girò così che lui potesse
vedere meglio. E quando lui ne ebbe abbastanza, si tenne sui gomiti toccandosi gentilmente i seni. Il principe rispose subito, salì sul letto e prese uno dei seni in mano, fissandola dritta negli occhi. “Ti prego, Padrone, non farmi aspettare ancora. Farò tutto quello che vuoi. Ti prego, prendimi. Farò quello che vuoi ma ti prego, prendimi.” Il principe guardò il suo viso angelico e il cazzo divenne duro dal desiderio che gli scorreva lungo le vene. Lei aspettava con gli occhi imploranti e i seni che si alzavano. “Spogliami,” disse il principe alla fine, con sollievo di Brooke. Il principe stava in piedi e lasciava che la sua ancella gli sbottonasse la camicia. Con la pelle del petto esposta, lei gli premette contro i seni allungandosi dietro di lui per sfilargli le bracia dalle maniche. Il tocco di lui era elettricità. Respirare il suo odore di maschio era inebriante e strofinò la punta del naso sul pelo del petto. Poteva aspettare solo un altro attimo prima di averlo. Scivolando giù sulle ginocchia, toccò ogni parte di lui. E di nuovo con la bocca a pochi centimetri dal suo cazzo, gli aprì i pantaloni afferrando i boxer prima di tirarli giù. Il cazzo grosso e carnoso uscì fuori e lei con delicatezza strofinò contro la guancia. Il respiro pizzicava mentre lo inalava. Era come una droga e le se ne stava intossicando. Con un forte gemito di impotenza, prese il cazzo e le palle nella sua piccola e fragile mano e premette le labbra su di esso. Il calore della sua asta scivolava in modo erotico tra esse e lei le aprì un poco per inalarlo più a fondo. Era persa in un mare di piacere incosciente dove esistevano sol olei e il cazzo del suo Padrone. Si accarezzò la guancia ancora con il cazzo e le palle. Gemendo non lasciò un solo centimetro del proprio viso non venisse toccato. “Aah!” Gridò quando il Padrone le prese i capelli e le tirò indietro la testa. La bocca si aprì dalla forza. Poi lui mossa la punta del cazzo sul labbro superiore. Facendolo scorrere tutto attorno spinse in avanti mettendoglielo sulla lingua.
Chiudendo le labbra attorno al cazzo, scoprì che era più grosso di quanto avesse immaginato. Quella leggera spinta la fece tossire, ma desiderando prenderne quanto più possibile, spinse la testa in avanti fino a quando non si aprì la gola e la testa non si infilò. Brooke assaporò la sensazione di avere il cazzo del principe in gola. E quando il principe ansimò in cerca d'aria per il piacere Brooke fu felice. Con uno strattone ai capelli, si tirò su in cerca d'aria. Ansiosa di assaporarlo ancora, gli cerchiava la punta con la lingua. Brooke non riusciva ad averne abbastanza. Sentì che aveva speso tutto quel tempo con il suo principe per compensare tutte le opportunità di fare sesso che aveva peso nel corso della vita. Fu solo quando lui la tirò su in piedi che si fermò. “Ti concedi a me…ogni centimetro del tuo corpo?” chiese lui guardando gli occhi di lei colmi di desiderio. Brooke fece scivolare le mani giù verso il suo cazzo bagnato e annuì ansiosa. “Sì, Padrone. Riempimi.,” implorò. La prese per mano e la condusse fuori sul balcone che si affacciava sulla costa. Qui si trovava un grande letto a baldacchino che brillava sotto il cielo illuminato dalla luna. Brooke era un insieme di sensazioni che pungevano e il principe spinse il suo corpo nudo sul letto. Facendola scivolare verso la testa del letto, la prese per un polso tirandole il braccio in alto. Mentre lei guardava, lui tirò fuori un laccio di seta rossa dalla testiera. Avvolgendole il polso, fece un nodo rendendole impossibile scappare. Quando prese l'altro polso Brooke si arrese concedendosi completamente a lui. Incapace di toccarsi, Brooke sentì all'improvviso il bisogno di prendersi il clitoride. Strofinando insieme le gambe, contorcendosi sul letto, i seni ondeggiavano e si allargavano. Con gli occhi fissi sul suo grosso cazzo, lo desiderava ancora di più. E ora, immobilizzata, fantasticava su come lo avrebbe cavalcato. “Ti prego, Padrone,” implorò. Il principe, che la guardava muoversi, si inclinò su di lei usando le sue potenti cosce per aprirle le gambe. Mentre lui si avvicinava lentamente alle sue labbra, il cuore di Brooke batteva forte nell'attesa. Poteva sentire il calore del cazzo che si
avvicinava alla figa gocciolante, e poteva vedere le sue labbra carnose che si avvicinavano alle sue. Si baciarono. Brooke riusciva a malapena a respirare quando le labbra di lui si staccarono dalle sue, e sentire le sua lingua che danzava dentro e fuori dalla sua bocca le fece girare la testa. Lasciando le labbra e tracciando una via in giù verso i seni, il corpo di lei si tese per l'eccitazione. Il corpo bruciava e le figa iniziava già a pulsare. Nello stesso istante si attaccò al capezzolo e inserì un dito nella figa. Sentiva il dolore dell'estasi. “Oh! Oh Padrone!” gridò forte contro il cielo notturno. Spalancò gli occhi mentre lui continuò a baciarla scivolando in basso fino al triangolo di pelo biondo scuro in cima alle sue cosce. Lo stomaco le tremava mentre lui andava più vicino. Quando la sua lingua toccò il clitoride strattonò i lacci desiderando tirargli i capelli. Ma incapace di farlo e ricadendo sul letto rassegnata, si mise a fissare il cielo. Le stelle si fecero confuse quando iniziarono le convulsioni. Tutto il suo corpo si scuoteva senza controllo mentre veniva nella bocca del suo Padrone. Con gli shock dell'estasi che la attraversavano, il suo Padrone si mise in ginocchio e premette il cazzo contro la figa bagnata. Brooke gemette come un animale in calore fino a quando finalmente non sentì il cazzo premerle contro la stretta fessura. Ma il principe non penetrò subito la sua figa disperatamente affamata. Invece, la strofinò con il cazzo duro, lasciandolo scivolare tra le labbra gonfie mentre le succhiava le tette. Brooke grugnì e avvolse le gambe ai fianchi di lui per incoraggiarlo a spingersi dentro di lei. La sensazione di lui in mezzo alle gambe era squisita, non avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere. Tirò i legacci per spingerlo più vicino fino a quando non accettò di nuovo di essere alla mercé del suo padrone. Il principe fece scivolare una mano in basso tra i due corpi. Brooke gridò di sorpresa quando, invece di uno, fece scivolare due dita dentro la sua figa vergone. Lei tremò e strinse i muscoli della figa attorno alle dita quasi succhiandole.
“Sei così stretta,” sospirò il principe, le sue parole le vibravano lungo la spina dorsale fino alla profondità della sua carne. “Oh! Oh!” Gridò mentre lui spingeva le dita dentro e fuori dal suo corpo. E proprio quando stava per raggiungere l'orgasmo lui tolse le dita e le alzò i fianchi. Mettendo la sua grossa punta sull'apertura del buco vergine, fece scivolare il corpo di lei ancora più sul collo e prese la mira. Brooke fece un lungo respiro in attesa. Quando lui spinse in avanti, portandole via l'innocenza, Brooke gridò. Il suono attraversò la fredda aria notturna e si spense sulla spiaggia con le onde che si infrangevano. Lo sguardo del principe era incollato sul volto di lei mentre la scopava selvaggiamente. Si gustava lo stretto aggio che gli foderava l'asta. Brooke riemerse dal dolore accecante per muovere i fianchi a ritmo come le sue spinte. Il suo cazzo stava creando una strada dentro di lei che nessun altro uomo avrebbe mai potuto percorrere. La stava facendo sua per sempre. Scoparla come stava facendo lui sarebbe stato impossibile per qualunque altro uomo. Brooke gridava mentre i succhi della figa esplodevano attorno al suo cazzo gocciolando giù per le palle. In un attimo il suo padrone gridò sparando liquido denso dentro di lei. Senza fermarsi, spinse ancora più a fondo fino a quando i movimenti del cazzo in preda agli spasmi le causarono sporadiche scosse attraverso il corpo. Aspettando che gli spasmi si arrestassero completamente, lentamente si tirò fuori da Brooke che lottava ancora per respirare. Libero di cadere in parte a lei, allungò una mano per prenderle un seno. Brooke poteva sentire il peso di lui mentre ansimava per riprendere fiato. Appena riprese a respirare, senza volere chiuse gli occhi. Per la prima volta nella sua vita si sentiva completamente soddisfatta. Non c'era altro che volesse e nessun altro posto in cui volesse stare. Così quando il principe tirò a se il suo corpo e lei sentì il dolce calore del corpo di lui contro il proprio, lasciò andare la mente e si addormentò. Brooke si svegliò il mattino seguente con il canto degli uccelli che cinguettavano. Quando aprì gli occhi vide la luce del sole. Si girò in cerca di oscurità e vide che i polsi erano di nuovo liberi. Esaminandoli vide un leggero segno in corrispondenza dei lacci. 'Non è stato un sogno,' pensò. 'È successo
davvero, non sono più vergine.' Brooke si spostò quando udì un rumore provenire dalla stanza. Aprendo gli occhi e spostandosi indietro vide Eloise camminare verso di lei con un vassoio pieno di cose da mangiare. “Buongiorno,” disse Eloise sorridendo. Brooke, improvvisamente sveglia, si coprì i seni con le lenzuola bianche. “Il Principe Vasilis se ne è andato all'alba e la barca a vela salpa tra un'ora per riportarle al suo albergo,” disse per informare Brooke. “Andato?” chiese Brooke confusa. “Cosa vuol dire, andato?” “Ha lasciato l'isola in elicottero stamattina. Non so dove fosse diretto. Comunque ha voluto che la informassi che le avrebbe fatto un dono.” Brooke non capiva perché l'aveva lasciata. Senza più pensare ai seni nudi si mise a sedere quando le venne posto sopra il vassoio. Fissò Eloise confusa: “Qual è il dono?” Chiese a bassa voce quasi sul punto di piangere. “Non lo so,” rispose piano. “Ha solo detto che era un dono." Eloise si ritirò in camera e tornò con il vestito blu con il quale Brooke aveva iniziato la sua avventura. Vederlo le fece venire un dolore al petto. Non poteva esserci segno migliore a comunicare che il suo tempo con il principe era finito. E non riuscì più a trattenere le lacrime. Dopo la colazione e una doccia calda, si vestì e salì a bordo. Lasciò il molo dell'Isola di Yiani mentre lei era in piedi a guardare dal ponte. Le lacrime tornarono a riempirle gli occhi mentre guardava l'isola allontanarsi dietro di lei. Non riusciva ad immaginare di non vedere più il principe. Così misteriosamente come era apparso, così se ne era andato. E venendo scortata fuori dalla sua vita non riusciva ad immaginare come avrebbe potuto vederlo ancora. Brooke guardò l'isola finché non fu una macchia nera all'orizzonte. Poi ricordò il messaggio del suo Padrone. Un dono, aveva detto. Si chiese cosa potesse essere quando la mano istintivamente scivolò giù sulla pancia. Non capì perché il cuore batté forte, un calore si fece strada nelle ossa.
'Un dono? Potrebbe avermi dato un bambino? Un piccolo principe?' Paura e felicità la riempirono mentre un sorriso le attraversava il volto e si massaggiava il ventre piatto con il palmo della mano, quasi a proteggerlo. Ora era tutto chiaro. Il principe l'aveva scelta e le aveva dato un dono che sarebbe stato molto più prezioso di tutto l'oro del mondo. Sorrise ancora guardando di nuovo verso dov'era l'isola. Adesso era sicura che avrebbe rivisto il principe. E più di quello era sicura che lui voleva vederla ancora. Così, perdendosi nella fantasia di tutte le avventure che sarebbero arrivate col suo principe, si allontanò dal bordo del ponte e tornò nella sua cabina. Distesa a letto ripercorse con la mente tutto quello che era successo, era felice. E pensando a tutto il potenziale della sua nuova vita, per la prima volta dopo tanto tempo era felice. Fine.
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I personaggi e gli eventi di questo libro sono fittizi. Ogni somiglianza con persone reali, vive o morte, è casuale e non voluta dall'autore. La persona o le persone ritratte sulla copertina sono modelli e non sono in alcun modo associate con la materia di creazione, contenuto o l'argomento di questo libro.
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