FRANCO BARBIERI
L’apocalisse rivelata
Immagine di copertina e illustrazioni di Carla Viparelli
©2004-2014 Copyright by Venexia
ISBN: 978-88-97688-58-7
Via Erodoto 36
00124 Roma
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l’apocalisse rivelata
al padre
“infatti non vi è nulla di nascosto che non venga un giorno rivelato” (vangelo di Tommaso 6)
profezie
il respiro dell’universo sulla terra diventa nascita e morte per chi vuole intendere queste parole sono il ritmo della rivelazione spirituale dio è per tutti uno trino nella manifestazione creatore nell’esserci dai tre nell’immoto si stacca il quarto il nascosto diviene e riporta all’inizio il manifesto
tempi fecondi della distruzione la terra è affollata come mai nella sua storia le anime che hanno sete si offrono al sacrificio della loro sofferenza
non dell’inutile sangue dei materialisti per salutare il rivelato tornare nella casa del padre belli nell’anima per l’accelerazione goduta
davvero un grande risultato per lo spirito che non teme il mistero della morte
nemmeno quando non riesce a immaginarlo e non perde il suo tempo a inseguire
la ricerca razionale che porta solo nel vicolo chiuso dell’ideale
gli altri saranno sospesi a desiderare come dono della loro stoltezza il bene che non hanno visto in loro stessi a bramare vedendolo finalmente svelato il cammino del ritorno a dio
tutto freme e l’armonia dell’universo prepara il suo poema sinfonico
sublime la musica delle sfere celesti il canto dei terrestri ammaliati dalla fede risponde
la conta è partita
il quarto
il quarto si appresta al suo immane servizio dovrà chiudere questo ciclo e disperdere la sua incarnazione per seminare il desiderio della infinita speranza e svelare l’ingannevole trama del male velo del desiderio vissuto da qui
il male è profondamente radicato nel cuore dell’uomo al suo affiorare svanirà per chi crede e seminerà il desiderio del ritorno nei ribelli terrestri
la febbre della polis acceca i nuovi primitivi l’unica salvezza è nella conoscenza di sé
non si può sperare di migliorare i fratelli se noi non siamo amore
la luce che dimora in noi si manifesta nonostante la nostra insana resistenza
il diritto al libero arbitrio non può essere petroso paravento ancora a lungo
atlantide
il vento della terra consuma le piramidi più durature del ferro ma non eterne l’eterno è non diviene a pochi la mente universale suggerisce i ricordi del cammino terrestre
le pleiadi così care al poeta rammentano un capitolo della nostra storia da lì è partito un seme fecondo che ha lasciato dopo atlantide il ricordo del creatore dell’universo
il quadrato della piramis significa l’avventura umana il triangolo che la eleva il ritorno a dio e il suo volume il soffio dell’evoluzione
a guardia la sfinge pensa la sua natura animale nel suo corpo leonino umana nella sua testa e con le ali consumate dal vento ma viste dagli occhi dello spirito
la speranza del ritorno la casa apparentemente lontana nel cielo
dalla matrice anatolica nutrito da madre misericordiosa il manto del quarto si stende
sulla terra alla salvezza e alla conquista dei cuori più deboli
felici coloro che resisteranno al fascino dell’appello
pochi saranno gli eletti e soffriranno
nel vedere i fratelli attratti dal gorgo del male
chi resterà immoto alla chiamata avrà in dono la consapevolezza
della necessità dell’evento i devastati dalla concretezza del motto
sii ciò che sei e avrai ciò che vuoi
non si perderanno come falene nella fiamma della luce da loro saranno estratti e dissolti dal figlio terrestre di dio i succhi della malvagia immaginazione che ritiene eterna la maia materiale nella rovina che ne seguirà i segni della misericordia saranno presenti purificato dal trasformatore simbolico il desiderio terrestre si volgerà al bene
tanto tempo occorrerà secondo i metri correnti del percepibile
la natura umana finalmente potrà vedere il leone pascere con l’agnello
i liberati dal male accresceranno col desiderio del bene il cammino della trasformazione e saranno finalmente in grado di trasformare l’esercizio in servizio
la terra insultata dagli inventori di storia e dalla superbia scientifica affretta la sua involuzione il cambiamento è attivo
ogni giorno un movimento trascina le vecchie forme e prepara i calchi delle future
la nuova terra
davvero il leone si nutrirà d’erba con l’agnello superata la valle della ferocia il mondo animale vedrà con l’uomo nuovi paesaggi dove la fatica della polvere scorrerà nella gioia dell’azione e nell’equilibrio della mente ora in sintonia con l’universo
il quarto dai silenzi dell’istologia asiatica prepara con dolore la sua missione salvifica beato chi resisterà al suo proclama
l’araldo spiegherà la sua possente voce sii ciò che sei e avrai ciò che vuoi dalle ceneri della politica e
dalle rovine delle vette religiose s’ergeranno i renitenti al richiamo dell’anima che ha nel frattempo indicato la via del ritorno al dio unico creatore stai lontano da me questo l’invito accorato
per chi dimora nella luce celeste l’illusione creativa provata col primo peccato ora potrà essere mondata non l’indulgenza non la confessione
solo la responsabilità individuale farà da motore
chi si attarderà nelle locande esotiche in cerca di scuse religiose patirà la mancanza di coraggio e osserverà impotente la rovina dei fratelli
scendere dalla propria vetta per scalare una vicina cima dello spirito sarà sempre un esercizio certo migliore della perdita di sé ma non salvifico
la corsa alla magnificazione terrena e psichica non chiuderà la speranza del ritorno il creatore attende con l’elargizione di tempo ulteriore l’ultimo figliol prodigo della terra
questa la sostanza della rivelazione non esiste il fuoco eterno dove i peccatori dimorano tempi oscuri lo hanno evocato disattendendo la parola divina
che tutto perdona perché tutto conduce a lui
nella prossima ricerca si potrà uscire dalle secche del libero arbitrio che tanto a lungo ha accompagnato con successo i terrestri
la legge dell’amore trionferà per ognuno di noi
cilici finte povertà predicazioni minacciose ipocrite coscienze tutto sarà spazzato dal turbine del bene
chi sceglierà il ritorno si imbarcherà eletto per l’altrove splendente il senso di beati gli ultimi avrà finalmente un poderoso altare saranno i pastori a chiudere l’ovile non i poveri contro i ricchi come da inganno dei seminatori di discordie
l’avere o il non avere sulla terra si inseguono con l’alternanza dell’invidia la regina di oggi è la cameriera di un tempo
l’oppresso l’oppressore di ieri chi è veramente evoluto è libero in ogni condizione e in tutte le occasioni non ha altra spinta se non a fare il suo dovere comunque
i movimenti della terra cambieranno la geografia in breve tempo senza catastrofi ogni giorno
porterà un centimetro di questo avanzare nella memoria universale altre volte questi accadimenti si sono presentati e ogni volta la bevanda dell’oblio ci ha inebriati di eterna illusione
la civiltà della torre di babele rammenta il nostro tempo
ma chi è disposto ad accostarsi al sussurro dell’evoluzione pochi resistono alla corrente e ne hanno fanciullescamente paura perdonate i cattivi maestri ascoltati finora e disponetevi in cerchio per la narrazione
la torre di babele
il gioco della crescita allora aveva inventato la corsa alle stelle generazioni e generazioni vivevano il rito anche allora pallida imitazione della ricerca della visita ai pianeti lontani e misteriosi
le astronavi partivano coi loro carichi dei migliori figli della terra del tempo preghiere e privilegi vestivano di immanenza i destinati alle colonie del cielo
la civiltà della torre si era mossa in anticipo sui misteri della materia
e trascurava come oggi la conoscenza di sé
potremo davvero raggiungere le stelle quando con la semplicità della fede riusciremo a dividere la potenza
dell’acqua e a concepire il viaggio come allocazione e non come trasporto
i partenti scendevano su di un pianeta lontano
simile alla terra con l’atmosfera giovane che li perdeva nel dolore del riso
il tragico silenzio che seguiva data la distanza e la tragica fine non veniva registrato nella psiche consapevole degli abitanti della lontana terra
il subconscio invece gridava allarmi sempre più pressanti e come quando non si ascoltano i sogni e i sogni diventano
prima incubi e poi ripetizioni periodiche così dio confuse le loro lingue e le lingue dei padri non furono più intese dai figli
babele nasceva con ostacoli emotivi e fisici dopo la presa assoluta del potere le caste sacerdotali trasformarono il dono delle stelle in punizione
la provvidenza salvò così il seme dell’uomo
i figli nascevano con mani che non sapevano governare la sottile tecnologia e temperamenti inadatti
alla disciplina scientifica
in tal modo le torri crollarono la ricerca dei viaggi stellari da allora
divenne un mito nascosto in poche righe del primo libro storico dell’umanità e radicato nei nostri subconsci desideri terreni
stargate
qualcuno nei recessi di monasteri segreti formava il modello dei viaggi per l’uomo a venire alcuni intrepidi sui loro vascelli aurei varcavano i cancelli stellari e tornavano a raccontare
nella produzione fantascientifica odierna l’eco di tanta conoscenza si mescola alla polvere dei desideri terrestri intrisi di cattiveria e di potere e di dominio così che solo l’alchimia del bene sa tradurne il significato e il senso
tule l’antica ospitava i nostri corpi in quel tempo
i primitivi pastori del seme del libro osservavano da fuori le mura la possente nazione della sfida alle stelle le rampe di lancio delle astronavi terrestri nella visione di questi antenati
sono diventate una torre di mattoni eretta a sfida della nostra insania pure alcuni tra gli osservatori esterni conoscevano il mistero delle torri preferirono in quel caso
come in altri drammatici eventi raccontare il falso
il tempo della rivelazione ora permette a chi tende l’attenzione di captare il filo d’oro del vero
uriel
la flotta che gira con le stelle intorno a noi guidata dall’intrepido angelico comandante uriel freme talvolta vorrebbe intervenire ma il servizio frena
il libero arbitrio non è ancora scivolato nella culla del bene
la gestazione di questo aggio segnerà l’ingresso nella nuova età dell’oro dopo l’esilio della nostra originalità
per il tempo dell’universo questi millenni
trascorsi a liberarci e a sperimentare
l’uscita dal male sono come la giornata di un bambino all’asilo
la notte del sonno trasformatore è già stata annunciata
dal crepuscolo delle religioni
trascorri veloce notte portaci infine al mattino
anticristo
l’annuncio della prima apocalisse travisato e tradito da molti interpreti aveva una sua completa chiarezza parlava intanto con le immagini del tempo
e anche con il logos e la semantica di allora il senso dell’anticristo non si intende se non si hanno in primis le orecchie avvertite e di seguito se il velo della lettura superficiale non è squarciato dalla appercezione del bagliore di luce
anti perché lo stesso figlio di dio si incarnerà storicamente riconosciuto e ricordato per sostituire con una nuova
pietra di fondazione il ricovero per le anime ormai consumato dalle rivoluzioni della terra
amato ritorna per il nostro bene
di finti padri a lungo si è fidata la progenie umana il discernimento costa lacrime e sangue e il pullman del conformismo risulta sempre affollato altro non resta che parlare per chi intende
da platone il primo avvertimento pubblico altri più evoluti sono stati raggiunti a voce questo mormorio mistico ha attraversato i secoli
ora il momento è propizio il velo cade di fronte alla schiera di quelli che hanno faticato per la loro consapevole libertà dal male
i fratelli dell’universo in visita alla terra volteggiano alati sui nostri meridiani osservano e apprendono e non possono
come alcuni ingenui vorrebbero intervenire per cambiare il nostro destino
certo inviano vibrazioni raccolte dai sensibili e dagli orecchianti perché il momento non si apre a soluzioni che sono solo interiori
il vulcano addormentato divora l’attesa fiorendo ginestre accende spie luminose sui suoi fianchi si trasformano nei brontolii sottomarini in magma nascente per nuova geografia terrestre
dal mare solcato da ulisse al muro di bimini un solo gesto serve al gigante della terra per terrorizzare gli ignavi
i tre pilastri del mare di mezzo sprofonderanno dividendo la terra dei vitelli
e dalla superficie dell’acqua del nuovo mondo massi giganti faranno scoprire per la gioia degli apionati fanciulli del vero le vestigia di atlantide e i suoi blocchi giganteschi involucro del temuto triangolo che tanto ha torturato aggregati ferrosi in movimento
ci sarà chi per nostra futura agiatezza saprà tradurre antiche tecnologie in energia senza danni
pulserà emergendo l’antica centrale
e l’acqua salata si poserà nelle pianure americane
la realtà del karma troverà il tempo per equilibrare i saccheggi subiti dai fratelli originari di quelle terre
sulla rotta dell’arcaica transamericana percorsa un tempo dai corrieri incatzechimaya per parlarsi superando l’illusione delle distanze l’affanno dei muscoli lenivano con le frizioni oleose di canna
nella distratta visione dei tempi odierni il gesto riparatore si è trasformato nel fumo che cancella la memoria e fa languire la carne dei maschi
tutto questo anticipa il destino della creazione dei corpi
atterrito dalle visioni a venire il subconscio blocca il desiderio
il femminile si dispera per questo ma non c’è rimedio
inutili le analisi le ricerche sull’origine
il seme dell’uomo si blocca nella crisi irreversibile della terra per consentire nuovi archetipi e formare nuovi modelli di corpi per le generazioni future
il tempo del progetto sarà attraversato con dolore placato da visioni di luce
per gli ascoltatori della voce divina il mito resiste staffetta del logos
attraverso le ere della terra affiora indomito tra i flutti del mare delle ombre avvistato come stella del mattino dagli interpreti apionati delle infinite vite pescato e assimilato da chi riesce a vedere in un punto di luce l’abbagliante chiarore dell’eterno
il nuovo paesaggio
i paesaggi saranno in armonia con l’anima e il suolo fertile ci nutrirà con multiforme ione non saremo più ostaggi dell’orizzonte
mai più in attesa di un futuro impossibile e con le colpe di un ato inconsapevole trascureremo l’eterno presente e acqua nell’oceano non cercheremo l’individuale
altre volte sempre la stessa narrante scia trasporta estatici visitatori nella sospensione temporale verso mondi a venire
là gli sguardi si saziano di forme difficili da descrivere ma pregne di duraturo magnetismo
alla luce del conscio il ricordo si stempera nessun pianeta ha il fascino e la malia
inarrivabile della terra
certo scontiamo questo dinamismo con la lentezza della presa di possesso del reale mescolando la nostra minuta espansione
al desiderio illimitato di conoscenza
quando i petali delle rose terrestri condenseranno steli in grado di ergerli allora vedremo fiorire le nostre speranze di ritorno
uniti nella separazione delle forme aspiriamo più luce creatrice
yetino
altre volte l’uomo riesce a immaginare se stesso in forma più dinamica e resistente come l’intrepido abitatore solitario delle brillanti nevi asiatiche
lì piccolo nauta stellare con una paziente compagna affronta con lena virile i rumori delle valli l’alito feroce dei metalli trasformati contro il loro volere in seminatori di accidenti e miasmi
l’infante di una umanità che ora si rigenera sognando a ritroso capta le nostre invocazioni
anche quelle informi sgrammaticate dalla violenza generata dalla fretta di sopravvivere a ogni costo e si ingegna per inventare ulteriori rapporti con la materia
sicuramente sa di attirare nelle sue forme terrestri solo tanti individui quanti ne saprà mantenere e addestrare fino al aggio che segna la loro consapevole avventura vitale
comunica con chi sotto le vette tende la sensibilità affettiva e lo riempie di attenzioni per farlo resistere al difficile compito di immaginare un futuro migliore per tutti noi
resisti ragazzo sei circondato di pensieri affettuosi ed energici
resisti per la nostra speranza
le amazzoni
nel mato amazzonico le ultime sirene scendono dalle alture che le nascondono a tutti brillano le loro immagini corporee oltre che per il loro fascino intenso per le pelli che cangiano a ogni rivoluzione della dea madre
si presentano così appariscenti agli attoniti fratelli indio coi quali consumano
il frutto femminile eredita la ione evolutiva materna e porta nel corso intorno al sole il modello della mutazione usato in antiche stagioni
i frutti maschili vengono lasciati invece in dono al villaggio dei padri perpetuando una alleanza subconscia vitale per loro e dispersiva e funesta per gli altri
dacché eccita la fantasia dei veri primitivi del mondo del capriccio e della bambagia impreparati al viaggio interiore e tesi al solo risultato materiale
della vagheggiata matrice per ottenere l’archetipo negativo di re del mondo
continuate ad assediare il vero con intenti distruttivi
riuscirete solo a fermare voi stessi rallentando la splendida corsa alla conoscenza
fino a che non si realizzerà il ravvedimento e la completa pulizia dei cuori
i segreti della creazione saranno solo desideri irraggiungibili sterili e portatori di discordia
triste destino attende i mescolatori genetici e i loro meccanici prodotti
prometeo aveva già fatto meglio con il furto del fuoco almeno nonostante gli dei l’avessero già pensato in dono quel gesto accelerò il cammino di noi tutti adesso i risultati sommati
senza il soffio dello spirito genereranno infelici abitatori di corpi che tormenteranno a lungo novelle erinni i loro malvagi patrigni
pure la struttura misterica della nostra terra
contiene nel piccolo e nel grande nell’alto e nel basso tanti indizi concatenati segnali per chi purificato e pronto al sacrificio dell’ego si dedichi con gioia vibrante allo sparagmos del servizio
non teme l’annullamento chi vede e spande la luce di dio nelle azioni umane
continuare a rivolgersi all’esterno allunga l’infanzia del mondo
insistere e chiedere
tutto si ottiene anche ciò che non serve l’illusione del diritto porta al caos dell’abbondanza
discernere diviene allora doloroso dato che ci allontana dai fratelli ritardatari poco importa sapere che il tempo è un’illusione
la separazione ci coglie inaspettata e spietatamente reale
non sempre è utile soffrire talvolta attendiamo con impazienza chi si attarda intorno all’ultima insulsa virgola
sorpresi da queste tempeste delle sabbie emotive ad alcuni è concesso uno spettacolo come diversivo
ecco allora apparire alla profonda percezione quella dove il senso non ostacola il fluire una serie di visioni consolatorie
alcune davvero eccitanti
andar per pianeti
il pianeta delle spade offre duelli e situazioni cavalleresche di ogni sfumatura uno dei nostri giorni potremo arlo sulle sue ombre e luci karma iuvante come una vacanza studio davvero singolare
sappiate che immaginando vie d’uscita dalla troppa realtà ricordata dall’ignaro ameroinglese abbiamo biglietti di andata e ritorno per ogni destinazione utile evolutiva immaginabile
siamo ancora fanciulli nella ricerca con le nostre deboli memorie
storiche abbiamo registrato tra le innumerevoli presenze in corpore di dio nelle temperate regioni cristiane solo una discesa e questa sottoposta a odiose comparazioni
da parte dei sofisti materiali
dio è sempre tra noi anche incarnato e incarnato segue le stesse regole da lui create attrae irresistibile ogni anima
e di ogni anima segue il cammino evolutivo
certo la pesante eredità arbitria mostra ora i suoi limiti a chi vorrebbe correre e dimorare nella luce
così il discernimento ci aiuta ad accettare tanta difficile espansione il tempo si dilata ma solo apparentemente
l’ultima storia dell’eterno tra noi lo vede salire il golgota e ridiscendere
dopo la sofferta tortura della croce e ripresentarsi vivo non risorto ma sfuggito all’exitus tra i suoi attoniti e increduli a segnare il aggio dall’età materiale romana giunta oramai alla completa maturità verso il ritorno sul sentiero dell’universo
la promessa mantenuta del superamento della morte vissuta fino ad allora come inevitabile avvia la splendida rivoluzione dei testimoni cristiani scesi in missione da tante parti del creato
a rappresentare il sacrificio solenne del sé tu solo o signore parli di vita eterna
quanti apionati superamenti abbiamo attraversato
su quante vette siamo saliti tutti nella storia terrestre mai tanti terrestri erano entrati nell’esodo che segnava il ritorno
il cammino continua ancora e il aggio non è terminato del tutto
ora ai primi della colonna si annuncia una nuova alba sorge l’aurora il filo d’oro dell’anima unisce il primo all’ultimo della fila
nessuno sarà lasciato indietro l’esperienza e il desiderio non cessano il movimento
i dinosauri
mai nella corsa evolutiva abbiamo cessato di apprendere neppure quando nella morsa della paura vedevamo la terra percorsa dai sauri giganti
qualche fremito era causato dai denti e dagli artigli di alcuni di essi
di altri imparavamo a conoscere i ritmi e proprio i loro periodici abbandoni alle temperature basse favorirono il nostro curioso osservare e dedurre
i mostri abbandonati alla loro spossatezza ci sfamavano con le loro carni
trepidi scalavamo le loro altezze materiche liberando il nostro metabolismo dalla fatica della digestione continua
e felice intuizione alla scoperta delle loro uova che ci nutrivano per giorni interi seguì la loro scomparsa per estinzione
superata la prova si poteva guardare
alla nostra inesausta voracità con una nuova speranza dopo arrivarono altri doni animali divenuti domestici erano pronti a donarsi per la nostra elevazione
sembrano molti i i da allora a chi ha già superato il salto della sopravvivenza ma tanti nostri fratelli con la stessa anima splendente sono ancora nei ceppi della violenza
non ci sono soluzioni altre nel corso dei millenni solo i modelli spirituali hanno attratto le anime prigioniere e tanto vale osservare lo spettacolo delle nostre molecole che si agitano prima senza senso e poi con una direzione e poi con il desiderio del ritorno nella luce
la lontananza non esiste
attendiamo con lo stesso ardore che ci ha svelato a suo tempo
il nostro personale cammino di salvezza il congiungere della restante acqua al mare dell’essere
a separare in apparenza
avanza l’antagonista
a separare il simile ove l’amore non riesce a unire il dissimile
il grande vagliatore staccherà con fragore la pula resistente sul germe e non più adatta a proteggere il bene nella sua crescita
come un fanciullo ormai adulto il carro dell’anima ora si prepara alla nuova vestizione porterà resistente dolore il distacco delle concrezioni
ere temporali hanno trasformato in paguri molti terrestri e la conchiglia del male è cresciuta con la carne dell’evoluzione
sublime ammaliatore il contrario rivelato
faticosa fine del ciclo ma non ingloriosa come gli accecati e rissosi esegeti del vero vorrebbero per allungare il tempo delle loro comode e delittuose satrapie
i contratti stilati e siglati per annacquare la paura non avranno più corso e gli sfruttatori anche quelli che hanno illuso le masse in crescita non riscuoteranno decime appesantite dai destini altrui
papesatanaleppe
nell’ingenua visione dantesca satana armeggiava la spada con un terrestre cui il bardo donava virtù simboliche superiori al suo destino percettivo
il nemico uscito da noi ha il compito di discernere e di avviare sul sentiero dell’unione
i ritardatari stritolati dalle macine trasformatrici vedranno crescere il loro sconosciuto entusiasmo e desidereranno il modello apparso quando sapranno accettarlo la caverna della loro coscienza
maturerà l’immagine
er ravviva il suo mito sublime vedetta in superficie sentinella del deserto che si spiega ai sensi
questa emersione continua ha atrofizzato le pinne di fondo di molti
certo il diritto all’informazione sembra più urgente ma la vera notizia sta al fondo di ognuno
le catene che appesantiscono il cuore sono al centro del sistema umano
perché continuare l’inseguimento dell’estensione miraggio della mente
affrontiamo la ridotta profondità della nostra anima quanta generosa avventura in questa ristretta esplorazione e quanto copioso bottino con parco investimento
i confini minimi della nostra cellula espansa si aprono alla visita offrendo la vastità dell’universo
la libertà ci tuffa nel mare dell’essere lo spettacolo risulta azione iva
le emozioni indotte dai vicini lontani non valgono l’autonomia dell’uno
avvertiti richiamati hanno eluso la loro stessa attenzione i discendenti dei patriarchi che pur fondarono
modclli rcsistcnri cd cccclsi ancora imirabili e insuperari
la ione
furono liberi i membri religiosi di decidere per tutto il loro popolo di non riconoscere le scritture
era semplice il loro aggio davvero un salto oltre la barriera del carattere e della maschera errante
la loro rabbia scelse di pensare il messia come signore di eserciti per vendicare l’affronto dell’invasione romana
e il grande incarnato uscito dalla loro progenie
e da stirpe di re respirò la durezza della prova dei terrestri e offrì la sua sofferenza per richiamare coloro che potevano intendere
la persecuzione che ne è seguita dipende non solo dalla mancata
accettazione di un destino voluto dal loro subconscio ma dalle difficoltà che una prova rifiutata assomma
i piccoli gruppi sono invisi al gregge che teme l’arrivo del lupo e la scompaginazione della loro inattività legge terrestre della stessa portata di azione e reazione
arriva il loro dio degli eserciti a ripulire la superficie dei torti subiti
e farà grande rumore in piccola stanza
il popolo della vendetta potrebbe essere salvato dal cambiamento
del resto del mondo ove chi capisce per primo smettesse di odiare per vedere in ogni anima una forma apparentemente diversa ma un cammino percorso sullo stesso sentiero di luce
immergere la mano creativa nel fuoco del divenire porta a raccogliere ogni sorta di memoria universale per questo la ricerca è individuale
e produce incessanti soluzioni
inutile cercare un senso umano logico il fluire dei doni rimane un mistero dell’al di qua
così la ricostruzione del nostro essere ha le sembianze di un arcano
che solo il cuore può reggere inutile ripensare l’infantile enigma di edipo tempo perso facile ingannevole soluzione più ardua e più vicina insieme la vera natura del nostro esserci
chi è disposto all’incrollabile fede che trasforma l’essere in un cuore palpitante e invitto vede le tracce dell’amore che mostra l’altra riva tanto vicina
ti raggiungeremo alfine anche se solo l’amore
dei nostri elettroni ricorderà l’avventura
anche se l’orizzonte talvolta ci scoraggia arriveremo sfiniti provati intrisi di speranza
eremo la tua barriera senza essere fermati dai possenti guardiani che un tempo hanno pianto il nostro esilio
il mistero della ribellione
pitri che fossero non avevano previsto la catastrofe originale
e da allora il tempo si volse e cominciò l’attesa
risparmiati dalla legge dell’amore abbiamo compiuto il cammino della conoscenza
agli angoli dell’universo ci accoglieranno e ci scorteranno entreremo senza sconforto in quell’oceano desiderosi di perderci nella pianura del bene pronti a svanire assorbiti
dalla matrice creativa
cristalli splendidi e riflettenti
saremo luce nella luce
e quando il ritmo riprenderà
pronti alla consegna dell’ordine ci ritroveremo di nuovo in grandi spazi senza la dannazione dell’oblio per ulteriori esplorazioni del possibile
l’esodo
dopo la prima conta richiamati dalle vibrazioni dei fratelli scesi sulla terra rinnovata e pronta allo splendore del verde ci raccoglieremo per l’esodo che segnerà l’inizio della nuova era
non abbandoniamo dunque l’ardore che ci ha spinti fino alla nuova percezione
se la nostra volontà vorrà fare tre i in avanti e il nostro reale ne percorrerà uno soltanto ebbene
accetteremo questo andare
come un sicuro movimento dove il reale dell’esserci si fonderà con la fiamma dell’essere che dimora in noi e anima la nostra vita
il mantello e la spada
ora è il tempo di vendere il mantello e comprare la spada solo chi ha il mantello potrà fare il baratto
e prima di adesso in periodi più lenti chi aveva un mantello lo poteva dividere in un caso soltanto che fosse abbastanza grande per due altrimenti avrebbe vanificato il suo gesto altruistico
così chi ha avuto orecchie per intendere e si è incamminato prima dell’alba sul sentiero precede meccanicamente
chi lo segue ma non lo supera in termini di eccellenza
il pastore per ultimo chiuderà l’ovile
chi ha bisogno del mantello altrui
ha tanto spazio davanti a sé attendiamolo con pazienza virtuosa ma non viziamolo con donnesca invasione non eccediamo nella difficoltà dei modelli
estasi rapimenti emotivi non attirano le anime in difficile prova soddisfano l’ego della superbia presente anche al livello dove la percezione della ricerca appare all’orizzonte
teniamo a mente tutti gli aiuti elargiti per la nostra salvezza e la tenacia ammirevole che li ha tenuti sempre pronti
boccali dissetanti colmi e disposti in ogni dove ci hanno dato questo leggero illusorio vantaggio di essere primi nel gregge che avanza verso l’ovile del ritorno
la conversione o l’abiura
studiamone bene il significato altrimenti si fa la fine di coloro che per facilità ideale avvicinano la dottrina dell’illuminazione convinti di fare prima
ottenere la libertà dalla ruota del karma non regala la vacanza evolutiva retaggio di menti primitive ma spinge a immergersi nel ciclo delle incarnazioni non più per necessità di purezza decontaminante ma per amore di servizio
scegliendo un nome prima di annidarti
nella tua prova terrestre hai scelto un destino da svolgere
comprendere accettare
considera la vantaggiosa postazione dell’individualità
prima di allora la ruota del conformismo ti tiene in catene fino alla perfetta soluzione del compito
se riuscirai a are il vaglio sottile del creatore salirai di un grado nella sinfonia della ricerca
i miti
non guardare indietro o il mistero della nostalgia ti acciufferà come euridice amata non amante e abbandonata con pena di orfeo al suo responsabile destino individuale
ha senso guardare a ritroso per considerare il cammino percorso e consolare la maschera personale della fatica svolta
fuorvia gettare lo sguardo in avanti desideriamo risultati non esperiti e danniamo la nostra aurea volontà
sono concesse brevi soste
con inganni virtuali come quello escogitato per provare la malia delle sirene
perdiamo distratti dalla fatica il ricordo della nostra storia
e poi dobbiamo consultare la stanca voce dei veggenti
a pochi di loro è concessa la dissoluzione glossolalica
e ancora minor numero di ascoltatori avverte dietro l’algido manto del mito attraverso le nebbie della comprensione e con i piedi appesantiti dalla palude del reale apparente il senso e la direzione del mistico divinante
se poi ti attardi a chiudere o a socchiudere soltanto i tuoi occhi di carta di carne di fango di melma
appare di fronte alla tua squisita meraviglia ingannatrice il mago dell’apparenza e allora eccoti ancora inchiodato alla ruota del divenire
puoi fare ancora peggio rimpiangere il ato che non hai avvertito sognare l’avvenire e lasciarti sfuggire l’eterno presente pensando di non avere rivali
la bellezza
la bellezza ti può indicare il cammino non la crudele evanescenza dei corpi in crescendo la squilla dell’arte con i suoi mutevoli aspetti e massime il soffio della musica memoria dell’universo
la bellezza vissuta nella sua alchemica totalità riporta l’assonanza col creatore consola allieta
tempo divieni aprici le tue braccia cullaci nel tuo ritmo
di sicuro noi non ce ne andremo
e certo tu non puoi lasciarci rendi per noi nell’al di qua le tenebre e la luce equivalenti trasforma la tentazione al dolore in uno sguardo più acuto riconsegnaci le chiavi del paradiso
la parola e il verbo si inseguono il verbo ha senso la parola è spesso vana ma può essere destata a se stessa
cessate di vangare il campo della vostra voglia di fare
non potete per pigrizia dell’azione e per timore del nuovo ricominciare a dissodare ogni volta che raggiungete il limite spaziale
vi siete distratti abbastanza per soccorrere i fiori travolti dall’aratro essi sanno come rinnovarsi e non perire
la fede della natura
non conosce la finzione della pietà dell’esercizio
ora è il tempo della semina rischiate la visibilità dell’agire preparatevi a perdere tanti semi
non seguite con ansia materiale il loro singolo destino ogni parte del tutto che avrete donato fiorirà e darà frutto
il tempo del padre è preceduto dallo strazio dell’abbandono materno l’umanità soffre per questo
per gli equivoci sulle necessità affettive
i fanciulli cresciuti
ora saranno affidati alle cure del padre e la prova decisiva di questo ciclo sarà l’imminente tempra epocale nel crogiolo del male
il quarto soffia da tempo sui mantici in attesa della temperatura di fusione
le proiezioni sul bene proprio e sul male altrui non avranno più scampo il separato separatore presi al laccio i suoi adoratori si prepara al sacrificio di sé pur di riuscire nel suo intento
nel fuoco dell’ade le scorie del male esaltate si trasformeranno
lunga la degenza per gli assistiti
salteranno un giorno dell’universo addestrandosi a desiderare
senza tormento e con la speranza del dono la riunione con la parte mancante
vedremo i nostri amati fratelli eseguire tutti i loro pensieri maligni agire ogni azione ritardante
tutti atti inutili se possiedi l’illuminazione ma inevitabili per tutti coloro che non risponderanno alla sollecita chiamata del padre
la madre non svapora si apparta a desiderare che i frutti del suo amoroso sacrificio nutrano interamente i suoi figli
sco
la grandezza del figlio del francioso sta nell’intuizione dell’unità del tutto e nella vita dedicata a questa ricerca
descriverlo ancora come il poverello manca di amore sostanziale
attaccarsi alle emozioni altruistiche ritarda di un giorno l’evoluzione
se fosse nato povero il santo d’italia non avrebbe potuto rinunciare coscientemente a quello che già aveva avuto
verso il tramonto del suo cammino ebbe da altri in dono personale
il possesso del luogo in cui pregare
il grande padre già aveva predisposto la sua indipendenza e lui aveva per inetta giovinezza pensato di pensare al prossimo prima di essere utile a se stesso
fratel sole sorella luna
persino gengis khan era rimasto turbato dalla ricchezza del potere
il sanguinario guerriero quando scoprì
che il tesoro era il fondamento della forza oppressiva arrestò la sua corsa e sazio dell’oro appena conquistato rivolse la sua esistenza pronto per un cammino di vera conoscenza
e alexandros sfinito dalla sua prodiga stanchezza volle cercare l’ultimo contatto terreno con il dio blu dell’oasi di ammon
gli archetipi sono davvero
le parabole degli occhi
anche chi non ha avuto accesso alla verità la può immaginare con la memoria universale grande proiettore e dispensatore di favole consolanti perché dette dall’assoluto
i colori sono cancelli stellari per chi sa attraversarli e rappresentano il creato per chi è ancora in cammino
la fine di atlantide
il blu e il celeste sono stati adoperati con profusione per i richiami all’alto e alla provenienza dal cielo pallide tracce sono nel sangue blu degli eroi mitici greci trasformazione degli atlantidei
persino i semplici del sahara hanno ricordo con i loro uomini blu delle antiche lotte con gli interstellari delle iadi abitanti nel continente prossimo all’africa
i possenti ispiratori della cosmogonia greca
scesero coi loro vascelli dagli astri delle pleiadi
dapprima pensarono di provare la terra
quando le loro immagini riuscirono a vibrare con l’assetto terrestre abbandonarono le maschere e gli scafandri per respirare la nostra atmo
e consci della realtà cosmica conosciuta da tutti gli evoluti abitatori dell’infinito
senza trasportare i loro corpi si incarnarono direttamente in corpi terrestri preparati dalle femmine di gea le più belle di tutti i pianeti
apparvero alti giganti come li ricorda il libro e blu di pelle
e vissero una civiltà ancora favoleggiata
la fine del ciclo li sorprese con l’inabissarsi delle loro isole e con il disperdersi dei loro saggi in ogni direzione
la terra era ormai dei terrestri pronti per la corsa evolutiva e a loro doveva essere lasciata
gli illuminati dell’esodo atlantico ispirarono
archetipi ancora freschi di conio davano da padri del sapere quanto loro stessi avevano ricevuto
molto è ancora da tradurre perché furono generosi
simbolo della conoscenza il serpente così come uccide nell’assalto salva nell’interiore grazie ai suoi secreti
accettare che il nemico sia in noi appare un insolubile dilemma a chi non sa vedere
sapere che la nostra essenza ostile se non assimilata è il nostro nutrimento la dinamis della nostra vittoria eleva per sempre la nostra fatica dell’esserci
giunti ai piedi del bene chiediamo non certo la pace eterna piuttosto a prova della nostra essenza creata l’ordine di preparare
nuove avventure dello spirito
altro segno del tempo maturo
i pacifisti armati di bastoni chiedono ad altri ciò che non vogliono trovare in loro stessi
la chiese si affannano a produrre denaro come neppure satana oserebbe per elargirlo in protezioni di carità cartacea e per continuare col sorriso dei sazi a bearsi del seguito di ratti incantati dai loro pifferi
dove siete legioni di volontari del bene nuovi testimoni della sofferenza
attendiamo con trepida speranza il vostro apparire non latitate ancora
maiora premunt allo scoperto dunque il ricordo degli strazi romani non vi suggerisca inerti attese
l’evoluzione è incessante non lasciatevi stritolare dai rispetti delle geografiche solitudini delle loro carni dimenticate dal centro
all’attacco
in questo aggio non ci sarà dolore istologico
gli scudi del bene
sono l’oro incorruttibile per le nostre materie in divenire elargite a piene mani i vostri splendidi doni
andar per piani con alterata superbia vanifica lo sforzo razionale se la fede non lo soccorre
l’arzigogolo storico complica la facile lettura del vero terrestre porta l’oscurità là dove al termine della fatica di indagare si aprono le pianure della comprensione
giunti a quel confine anziché correre i dannati sofisti alterano le loro coscienze con interpretazioni
dalla così sofferta elaborazione da catturare i pigri atori dei giorni e delle notti
in tal modo la percezione della finita locazione religiosa o politica viene condita come un ritorno alle origini politeiste mai esistite realmente
un ritorno impossibile a una libertà corporea che non può essere percepita se non sudando il cammino evolutivo
il aggio da tanti dei a un dio unico è stato un codice ulteriore che non ha tolto
a nessun animista la presenza del padre celeste
chi si trovava in situazione primitiva non certo regressiva o degenerativa come accade a chi abbandona la casa del padre per cercare un altro padre che è ovunque lo stesso conferiva dignità di rappresentazione del suo immaginare spirituale all’albero della foresta o all’animale più misterioso del suo ambiente
e il padre si manifestava attraverso quel concentrato di fede naturale
di ben altra portata gli errori rituali i baldacchini le litanie le regole conventuali le interpretazioni maliziose
delle scritture
a quei disastri dell’ambiente nel quale l’anima dimora
neppure la scintilla dell’arte ha portato ancora rimedio
la strada è stata allungata per lasciare un segno impotente
della propria esistenza
l’arroganza della marmaglia sedicente aristocratica è arrivata a ingannare anche il rito della morte
nella fantasia di quelli solo dopo l’exitus i complici dei sepolcri terreni accettano la fatal quiete dopo aver bussato
in pompa alla cripta dei cappuccini
quando in quei luoghi di silenzi colpevoli entreranno i corpi dei semplici allora il o in avanti muoverà la ruota del divenire
invano sono stati trafitti ingiusti satrapi se al loro posto entra un villano che diviene subito tiranno
invano sono stati decapitati pigri e irriverenti personaggi se gli spazi liberi di tanta angoscia sono stati riempiti da parassiti funzionari dello sfruttamento pronti anch’essi
a farsi servire dalle masse ingannate dal cambio di pantaloni
la matassa del popolo della terra è un unico resistente filo d’oro
che può affrontare prove più articolate e durature di quelle svolte finora
sveglia terrestri destatevi alla conquista
l’anima freme per il ricongiungimento nell’attesa si adorna di luce e manda vettori colmi di energia in circolo ai nostri sistemi
per arrivare alla manifestazione senza ritorno il separato addestra schiere di deboli in cerca dei limiti
della loro profondità
anche l’ambiente prepara il cambiamento anche la psiche precipita
nel dolore nevrotico anche l’economia si riduce
a tanti poveri pochi ricchi anche la sicurezza ci costringe nelle nostre case assediati
apparirà così il quarto come il miracoloso intervento in grado di decifrare il linguaggio ormai perduto del reale
sembrerà di tale semplice evidenza accettarne l’imperativo che le norme non varranno più per gli arrostiti dagli schidioni del male
a chi saprà resistere col valore della fede l’invito destinato al rinnovamento
delle anime sparse provocherà una accelerazione spirituale insolita di tale portata ed esempio da convincere anche i tiepidi in bilico
a loro sarà concesso a ulteriore gloria dei
di rendere visibile a distanza il valore della drammatica scelta alla quale saremo tutti chiamati
deve essere chiaro che chi entrerà nell’esercito del maligno verrà triturato e la sua essenza estratta dal mulino celeste per permettere poi dopo la decantazione della fine del ciclo
il ritorno dei figli prodighi alla casa del padre
chi sarà attratto dalla descrizione intuitiva dovrà fare innumerevoli aggi prima di tratteggiare con necessaria chiarezza raffigurativa questa definitiva avventura umana
senza l’afflato della salvezza i più prometteranno cataclismi e parleranno di megafoni stellari dato che è più facile proiettare la negazione intenta al fascinoso accerchiamento che non la bella verità
l’azione esterna parte senza slancio se l’arco dell’accettazione non viene teso
occorre riflettere lasciando che il caleidoscopio delle immagini presenti il suo variare
e in seguito al livellarsi della neve razionale muovere il o in direzione dell’orizzonte quello davanti a te purché tu decida il rischio tutte le direzioni spostano l’energia
così carico delle tue forze profonde solo il volere celeste
ti potrà distogliere dalla tua liberazione
per chiederti ulteriori i e trasfigurare il tuo destino
mettiti in cammino per tempo
ormai dovresti essere già in via
sarà facile scegliere con il cuore della fede e difficile con il velo della ragione i più troveranno il modo di intricare questo semplice conflitto e mescoleranno l’acqua purissima della fede con la polvere dei quanti materiali della ragione ritardando l’andare
munitevi di una spada fiammeggiante per dissolvere il velo della persona
partite come vettori a eterno potenziale l’inerzia dei vostri secoli di quiete vi trascinerà
individui nell’uno troverete in fondo a voi risposte ed energie per la definizione del vostro destino imminente presente e prossimo
la luna
se volgete lo sguardo alla luna la vedrete crescere ogni giorno in potenza e in magnetico fulgore
prepara i aggi gli orizzonti a venire con lena paziente
non sostate colà anime di aggio la nostalgia della terra vi procura aure sofferte continuate il volo date più spinta al vostro timone
dirigetevi curiosi verso le sorgenti di luce
anche se oscure vi accoglieranno trionfali lasciatevi rifondere dai magli di brama
mai sorte più propizia per la periferia del creato
consoliamoci con la certezza che il centro del bello
a dal nostro pianeta anche per questo non solo per amore non siamo trascurati per la nostra distanza il pastore del gregge dell’universo non ci lascia soli il ritorno ha inizio dal raggio più lontano
l’uomo rappresenta nel cosmo la chiave per il ritorno
il mistero della creazione ben si nasconde nella musica dove l’elevazione e l’ascendere implicano il permanere dell’eco che ha generato le stelle e noi
l’uomo è l’ottava nota del mondo così il grido dell’unto ha segnato la svolta
ecco tutto il bagaglio e le fondazioni mostrate da allora e le parole nascoste alla comprensione dei più e i tratti apocalittici divenuti tali superando il senso
elia
nella nostra vita da antenati abbiamo descritto il futuro come visionari e valga l’esempio di elia rapito in un carro di fuoco astronave dei fratelli del cosmo allora e oggi
il nascosto per divenire ha impiegato duemila anni
i mille e non più mille
tanto girare del mondo abbiamo consumato per essere davanti alla scelta della crescita
talvolta abbindolati dai venditori di fumo inconsapevoli anticipatori di eventi non descrivibili abbiamo insistentemente
forzato alla concretezza le nostre paure anticipate
le balie della confessione hanno abituato i credenti all’abbandono e alla pulizia
della camera dello spirito ma non li hanno fatti crescere e così metà occidente si trova con buone madri che vogliono fare anche i pessimi padri e padri che latitano nelle spire del fascino e dell’eccitazione continua pensando di avere un destino solo spermatico
la strada dell’equilibrio
sta nella compenetrazione non meccanica
con l’altra metà di padri nordici
nelle nozze mistiche la soluzione il mediterraneo e l’europa rinnoveranno non solo l’orografia ma l’umanità anche con modelli finalmente comprensibili
non saremo soli nella non catastrofe
il mondo non cadrà una mano soccorrevole lo riplasmerà con magistrale cura
nella nuova primavera terrestre
alfine meno densi di karma e carichi di fede vedremo pianure e dolci colline con gli occhi esterni e con la vista interiore
l’amore del mondo raccoglierà i suoi frutti
l’accelerazione del presente ha origine dal vortice del cambiamento
in tempi tanto ricchi di esperienze occorre seguire con avida curiosità ogni apparire del nuovo e vivere intensamente il divenire intorno a noi
dopo questi attimi eterni tutto sarà assorbito la memoria ci servirà
da riserva energetica
allontaniamo la nostalgia che si illude di frenare il panta rei
anche chi è rivolto controcorrente e si agita per risalire all’incontrario viaggia nell’evoluzione e conosce in modo interrotto sempre nuove molecole dell’acqua del mondo
l’irruzione del tele nella nostra cultura ha ben anticipato il presente modello dove il lontano è vicino all’orecchio e all’occhio
a quando vicino al cuore
terminate gli esercizi di bontà e divenite amore
schiere silenziose vi attendono con premurosa ansia
unitevi all’esercito del bene vissuto e agito
lasciate l’infanzia dell’amore solidale partecipato con una firma e nella sostanza allontanato
i pavidi che nella ricerca hanno umiliato la loro spinta perfetta e santa per inoltrarsi nell’ansia della creatività come la terra la permette
con il paradigma artistico
ancora non hanno lasciato dietro le spalle il terrore della morte
non riuscendo a immaginare un oltre che pure il vascello dell’arte offre si fermano all’estasi dell’irruzione nelle loro stanche forme del vento del vero
il velo dell’arte
e di te morta nessuno serberà memoria
quanto inutile affanno in questo ebbro verso
nulla dimentica la mente dell’unico mare di delizia nel quale siamo tutti immersi
e poi se abbiamo impresso la polvere della terra da accattoni e da semidei e da geni importati dal cosmo e da coraggiosi e da umili che importa se nella tua minima mente non riesci a contenere tanta rivoluzione
i tuoi spasmi ereditari te lo mostrano
nella realtà della tua superbia che non poggia su nulla di esistente se non nel modello
di partenza che questo generoso peccato ti offre
cavalca allora il tuo destriero e guidalo nell’apparente immobilità del tuo petto
trascendi pietosamente le tue carni e riposa nell’assoluto
altri doni ti attendono nell’oltre la scoperta che non dovrai annullarti nella noia o nel dissolvimento ma nell’eterno incessante divenire del creato essere parte particella sempre presente
dimentica la scaramanzia del riposa in pace in quel ove
stanno i tuoi amabili stracci terrestri
certo potrai ancora sognare e poi vegliare e poi agire e poi crescere e ancora tutto
e se davvero non vorrai entrare per pavida illusione e attaccamento alle tue deboli sensazioni ebbene il tempo si allargherà e allungherà per lasciare la tua immagine crescere fino a essere pura accecante luce
allora la porta si aprirà lungo il tuo destino
anche lo sforzo di usare la chance della libertà ti sarà lasciato e se tu non vorrai varcare la soglia verrai allevato fino a che autonomo
ti staccherai come frutto dall’albero della tua disobbedienza
l’ultimo raggio dell’espansione è così vicino al primo da esserne il volano del rientro
la semplicità dell’essere rasenta per la comprensione l’annullamento del punto
così che per avvicinarsi alla sua descrizione si parte dal nulla
si sosta nell’esserci e si ritorna nel nulla
nemmeno il cerchio e ancor meno la sfera
che pure si avvicinano al meglio del simbolismo servono in questo sentiero
la verità sta al di sotto del punto e arriva a ritroso
se parti da nessun luogo per arrivare a un punto come intenzione il traguardo meglio rappresentato si ferma prima del compimento del punto
strappati i margini delle parole non servono più le note dell’alfabeto
l’infanzia umana volge al termine ci prepariamo all’ascesa
un nuovo ulteriore vantaggio
ci porterà dal sette dell’assoluto all’otto dell’infinito ancora e oltre i deboli segnali che primi parlarono del superuomo
le nostre forme vocali sono ancora talmente acerbe da costringere i geni benefattori degli anticipi temporali a sforzi sovrumani per annunciare giorni a venire
sotto tali pesi molti hanno consumato la loro febbre estatica e la loro incontrollabile vis profetica entusiasmi e deliri di speranza hanno salutato i generosi immaginatori
allora si consumava la sosta senza prepararci al cambiamento pronti alla delusione che segue il non vedere e il non comprendere
i segnali pertanto sono assai vicini ci inseguono ci dilettano ma non ci oscurano più la volontà
chi è pronto ha consumato l’attesa
e vede aprirsi la rivelazione che per tanto tempo o poco per chi intendeva ha lambito i nostri desideri e tutti i sogni che ci illustravano l’uscita dal mondo
camla
l’accorata perfezione spirituale del gigante di stilo ricorda che il vessillo della ricerca è sempre visibile da ogni dove anche nello sfibrato occidente diviso maliziosamente
e schierato a forche caudine
da un lato i persecutori che hanno tradito il verbo dell’unto e a manca gli scampati alle torture inquisitorie asserragliati nei fortini della buia ragionculturale
è arduo procedere tra tante tempeste
l’invito alla codardia dell’abbandono ammalia gli stanchi
ma la luce non svapora e la lezione del monaco meridionale adulato in superficie e temuto invidiosamente
per la sua realtà esoterica brilla per gli intrepidi esploratori dei fasti creativi dell’occaso
senza scenografie pauperistiche senza materia grondante senza vuoti slogan privato della libertà corporea
si immerge ardente nell’oceano del subconscio seminando modelli che ancora ristorano
a questo fiore spontaneo apparso nelle bruciate pianure della superbia intellettuale possiamo ispirarci al sorgere della chiamata estote parati
non si necessita di cambio d’abito di esame preliminare di liste preferenziali di gesti muratorici di arcane parole di introduzioni omertose
scegliendo la tua libertà interpretativa e assumendo la tua veste di cernita cosciente sfiora il suo esempio e ti ritroverai sul sentiero la luce del padre ti guiderà
il corpo
e il corpo il corpo quando quando uscirà dall’orrido dei negatori religiosi
che lo immiseriscono con l’esaltazione negata dei sensi
e quando emergerà dalle pastoie degli esploratori dei suoi confini gli assorti fratelli orientali che con il fachirismo torturano il munifico involucro della luce nell’esserci
troviamo infine la gioia della vita mettete da parte i pesanti minerali della sofferenza
negare il male con il male arresta il cammino
l’alto e il basso il piccolo e il grande sono le diverse armonie del creato il corpo ne contiene innumeri componiamo le sinfonie
della sua celebrazione
i martiri hanno testimoniato non il disprezzo del corpo ma il superamento della paura vera colla della materia
paura
la paura impietrisce il colombaccio affascinato dalla voracità del coccodrillo e la paura spinge l’alato nelle fauci del rettile tra le lacrime del suo addio alle forme
gli elleni pescatori agivano il panico lo allietavano con la corsa nei boschi lo celebravano con la furia delle baccanti lo imprigionavano con la lacerazione delle carni del sacrificato di turno
questo modello non è stato superato stupiti dalla sua terribile trama gli spacciatori di psicofarmaci lo hanno condannato all’azione quotidiana
e alla catastrofe chimica
snaturando la natura terapeutica del loro intervento questi dannati
mettono le manette alle loro vittime costringendole a vivere
in un urlo silenzioso la rappresentazione dell’orrore
riprendete a correre liberi nei boschi portando pan sulle spalle
e con l’arcano figlio della terra tutto il vostro malessere da sempre presente diverrà momentaneo pronto a sciogliere i suoi lacci ponendoli nelle vostre mani liberate
almeno potrete rischiare di scoprire la forza vitale della terra la natura assoluta dei suoi doni
e quando spossati sfuggiti all’inseguimento
delle menadi del vostro subconscio vi troverete al suolo l’ardore di un fiore che invitto si staglia verso il cielo oserà la vostra consolazione
il corpo lascerà i suoi misteri poi e noi lo conosceremo come nostro lo scopriremo e lo rispetteremo finché ne avremo il senso
i nostri organi interni non si sveleranno più solo con la violenza dei raggi piegati deviati a fare incursioni dentro
il nostro conscio guarderà e amerà il suo apparire e lo controllerà
finalmente ognuno medico per sé e di sé
disporrà delle sue potenziali avventure e immaginerà con affettuosa cura il suo crescere il suo benessere il suo rientrare
la morte sorella non sarà invocata per liberarci delle malattie ma per il suo compito di guida sull’altra riva
l’aiuto a chi dovesse rimanere indietro
sarà tempestivo efficiente e risolutivo
la malattia grido dell’anima in pericolo sarà una eco del ato
testimoni del suo valore e del suo richiamo le tentazioni future placheranno la loro furia indicatrice
spianando il sentiero della continua conoscenza
l’armonia e l’equilibrio saranno i nuovi compagni delle nostre vite terrene
il percorso evolutivo è ancora immenso e finito allo stesso tempo lunga l’ascesa sempre visibile l’orizzonte e sempre diverso nuovo e pur concluso
se avremo ancora giorni e notti albe e tramonti ci porteranno solo l’entusiasmo del servizio quotidiano
il toro di minosse segna un ulteriore progresso rivolto a chi
prigioniero dei corpi non si volgeva dall’adorazione della sola matrice
il minotauro
teseo con il sacrificio per amore donato da arianna ultima della sua stirpe prima della caduta e del ritorno nell’oblio inaugura la stagione degli eroi dell’ego per perfezionare il modello del forte trascura il cuore
lui stacca con la sua spada la testa all’animale non al mostro delle folle insane e invidiose della finzione del potere usata dai dominatori e invitto esce dal labirinto superando una prova fino ad allora mortale
grazie agli elleni abbiamo la libertà di essere audaci e non il timore di essere figli di un cattivo destino
l’attualità ora spinge al compimento dell’opera
il tondo della forma deve essere completato la rifinitura dei nostri tempi è il dono del sentiero con la luce davanti a noi
l’anima ora ci guida come arianna indicando la via d’uscita dal dedalo
la principessa toccata da dioniso salì in cielo quale costellazione a indicare il modello agli assetati di conoscenza
a quanta generosità femminile l’umanità deve se stessa e il suo eterno fiorire
la terra in cammino si scuote di dosso
il peso dell’odio accumulato dagli umani
terremoto
e anche città come la culla di mezzo degli insubri abitatori dell’eridano proveranno inesperte e attonite l’onta del suolo che si rivolta ballando e scuotendo
guai ai curiosi che si attarderanno increduli ad avvistare un nemico che è in loro affascinati dall’orizzonte chiamando dai balconi la loro immota rabbia
i segnali dei giganti non più prigioni del magma avranno un solo senso di riconoscimento l’invito alla luce e al sentiero del bene
non servirà la convinzione di poter decifrare l’illusione di decrittare rinviando
compiendo le scritture
il messaggero ha segnato le case nei cuori dei pronti alla chiamata
le ultime ore
non ci sarà chi tenti una proroga verberando il giusto e percuotendolo perché ebbri
sarà stanato chi provocò la ione fornendo a ignari esecutori obbligati dalla loro mancanza evolutiva il vino che mosse le verghe sul generoso corpo
così il seminatore di giustizia di fronte all’esecuzione di un compito facile per l’anima di ognuno penoso per la paura che avvolge i terrestri lasciò doni ancora più copiosi e simboli davvero trasparenti
nel tempo a venire per ogni goccia del mare dell’essere
stordite per l’attesa oltraggiando la speranza le moltitudini frettolose
chiedono tutto e subito lo avranno ahimè
satana
schiere di adoratori sempre più fitte con il paravento della debole esperienza e con l’arroganza della giovinezza evolutiva si preparano a tormentare la loro incarnazione coi riti satanici alba fatale della disubbidienza
chiedono con l’amore rovesciato con i riti inversi e con l’imitazione immaginata del potere inglorioso dei servi traditori del sacro gridano per avere
non inseguono l’essere
al loro richiamo il quarto s’eleva generoso coraggioso col cuore tremante per il sacrificio necessario
li guiderà domati e definiti attraverso strazi col peso dell’infinito saturo ed esausto solo quando l’ultimo ribelle sarà felicemente in catene
dall’alto assisteranno poi alunni finalmente docili e partecipi con una volontà vergine fino a quando non saranno tanto pieni di luce da non temere alcuna tentazione
nessuno uscirà dalla nube prima del compimento tutti insieme un tempo a venire scioglieranno gli impedimenti del loro benessere
forti dell’accumulazione energetica provocata dal desiderio dell’imitazione del bene
il mistero della nostalgia della casa del padre
potrà essere manifesto
l’ariete della speranza perfora il velo della nostra cattiva volontà
gettaci o grande anche all’improvviso
nel tuo giardino di luce
cosa rischiamo
non ci mette più paura il noto rito
del aggio non cosciente chiamato morte dai vari linguaggi terrestri
la rivolta della superbia originale è stata il nostro grido di disperazione per la tua lontananza
hai dovuto insegnarci che la lontananza non esiste siamo parti estreme del tuo divenire non portati alla comprensione alla consapevolezza
il sentiero che si parava di fronte ai primi percettivi solitari navigatori della conoscenza era la soluzione più amorevole e giusta
le retrovie gioiscono all’avvistamento
dei tuoi bastioni di luce
questo mezzo pieno basta alla speranza dell’avanzare
portaci con te signore siamo stanchi di attendere
oppure no ci brucia l’ardore del ritorno
spaccaci le ossa dissolvi le nostre carni vogliamo tornare a casa
il desiderio si eleva come il largo di una sinfonia l’ascesa accende la speranza
ci accontenteremo
pronti al rinnovo dell’alleanza anche di brevi soste singole o numerose nella tua maestà di luce
non ci manca la lena abbiamo una nostalgia infantile dell’origine
trasforma l’oblio immaginoso del sogno in un progetto da compiere anche di giorno
non ci lasceremo impigliare dalla pigrizia fantastica pronta alla ripetizione grammaticale dell’evento
donaci l’accesso ai piani della memoria del mondo
ammirando un foglio al giorno la consolazione ci renderà più veloce il cammino
poter ammirare la gemma dell’anima e non venire bruciati dal desiderio del dissolvimento
partecipare alla gelosa ostentazione del sé e non temere l’assalto del dovere
non rincorreremo più fuorvianti comode descrizioni del tuo fulgore non avremo più la tentazione
di vederti fendere i muri della nostra pesantezza materica
questa volta ricorderemo per sempre la tua dimostrazione
concedici di imitarti con maggior vigore e precisione
illuminiamo ancora l’orto dei getsemani
intendiamo il senso di quell’aura febbrile e feconda ove l’unto si preparava all’uscita dal dolore corporeo per mostrare e patire con la sua benedetta carne il superamento dell’involucro il dissolvimento dell’impero l’avvio della presa del sé
il trasudar sangue segnò il aggio alla riva della speranza incandescente
l’origine unica finora è stata dimostrata all’incontrario
non per l’unione bensì attraverso la lentezza della separazione inutile artificio mentale
l’unico non può essere diviso se non astrattamente nella superficie delle tempeste
le danze rituali per la fortuna non differiscono dal modello di appropriazione del sé imperante
richiedere interventi esterni per la gloria del dominio
per le catene dei sussulti del corpo o per allineare i fratelli della terra in contorcimenti dei talloni o per l’avidità quotidiana allunga il carcere delle forme e tempra fino allo spasimo
gli intrepidi che hanno osato il ritorno senza attendere il segnale spinti solo dal desiderio di tuffarsi nell’oceano sono prossimi alla liberazione
anche una pozzanghera confusa dalla polvere trova nelle sue minime misure la nostalgia del mare dell’essere ospita con gioia il trascorrere del panorama celeste che si riflette in essa
in quella quiete si addensa la febbre della ricerca
ovunque i segni ti seguono da ogni parte entrano le note armoniche le vibrazioni riescono a squassarti il cuore
perché resistere
secoli della follia chimica
quanta imitazione senza agire senza squarciare il velo di maia insisterete a spargere
la vita ha già svelato il vostro automa perché indugiare ancora
assaggiamo la coppa dell’accettazione
diamo uno scopo alla voglia di ebbrezza
dello spirito eterno ci dovremo dissetare
il tempo delle vendemmie autunnali con la loro triste ripetizione del rito ha una eco ormai consunta
altri racconti si presentano al limite e avanzano ardenti il rinnovamento non attende oltre
l’impronta e l’archetipo non sono conseguenti la prima appartiene alla violenza e il modello invece alla scelta
il guerriero comune si sente colpito a morte se l’offesa capita sul cuore la sua mancanza di autonomia lo uccide prima ancora che il suo metabolismo decida di abbandonarlo
conoscendo i fasti del corpo il cristo oltreò comandando il dolore la necessità dell’exitus
modellando la sua incarnazione
beati noi se potessimo conoscere l’avvio di questa rivoluzione dominando e guidando il corpo
si aprono con la rivelazione
nuovi sentieri coscienza e subconscio dialogheranno in presa diretta
certo con l’atomo diviso dall’illusione aerea il mistero dell’uno non si infittirà
sarà pronto a ogni conquista mutevole e sempre eguale disposto all’eterno nutrimento
la varietà umana si disporrà come in un labirinto informatico e il filo della nobile arianna sarà a disposizione degli esploratori
le scaglie dell’opposto cadranno
al crescere del nuovo sensibile
compagno di viaggio
impareremo a leggere dapprima nei nostri cuori e di seguito nei cuori dei fratelli disposti all’incontro
l’uso fuori del campo di questo dono da sempre nella genetica spirituale degli uomini non avrà senso
chi lo volesse attuare per resistenza storica
troverebbe il muro impenetrabile dell’inutile
prepariamoci a vite dense di equilibri
pronti a dimenticare l’uso della tecnologia materiale ormai svuotata di sferica presenza
la vera technè sarà il possesso della nostra apparenza e sostanza terrestre e il desiderio ininterrotto del contatto con il nostro spirito creatore
manteniamo l’unità con il filo della speranza rinnoviamo ogni giorno l’alleanza
e non più disposti a cercare un rimedio alla solitudine necessaria affrontiamo il divenire osservando il minimo continuo inarrestabile cambiamento
cataclisma
non sarà incomprensibile il futuro il cataclisma prossimo sarà vissuto dai figli dei nostri figli come noi oggi vediamo il progressivo avanzare del male
un refolo di vento non diviene improvvisa tempesta il ricambio generazionale non avrà per misericordia la consapevolezza della trasformazione
qualcuno sarà distratto dall’attrazione egoica
e sarà portato ad affrontare piuttosto che una dolorosa
coscienza evolutrice il prurito mentale del potere per certi l’oro per altri il dominio sui simili e per altri ancora la tragica canzone della violenza
la pietà celeste proteggerà i più avvolgendoli di nuvole anestetiche
i corpi che conosceranno altrove nel tempo un destino eccelso
sono già involuti perdendo massa e resistenza
la carestia insegna al subconscio la via del risparmio energetico arti come stecchi
e fragili emotivi temperamenti allagheranno l’umana progenie
nessuno sarà abbandonato per coloro che vorranno continuare la ricerca
infinite connessioni saranno aperte sempre e comunque
cristo come ha aperto il nostro cammino di speranza continuerà a guidarlo anche allora mentre le schiere asservite dal quarto saranno condotte al ripristino e spinte al desiderio del bene
il figlio costruirà un nuovo sentiero di speranza il ritmo terrestre riprenderà
l’avvio spirituale
il gregge troverà un altro possente pastore
la re ligio assumerà infine il suo aspetto
di trasparenza
non sarà più il rito o il piegamento del tronco a motivare l’osservanza la legge morale dentro di noi
bensì la visione consapevole del legame che ci unisce veramente
anche le religioni hanno un vantaggio evolutivo il tempo presente vede il loro doloroso crollo senza macerie e senza ritorni
il comportamento da imitativo diverrà autonomo e l’anima individuale conoscerà il suo eccelso destino
non sarà più possibile isolarsi
nell’illusione di essere giunti anche i gruppi umani più primitivi si definiscono il popolo o gli uomini
un unico percorso ricorderà i fasti della rivelazione
da millenni sulle rive del gange la pietra ammonisce
un dio per tutti a ciascuno il suo dio
nessun ostacolo nessun inganno l’apparizione è tra noi l’apocalisse dopo secoli di oscurità si schiude per tutte le anime
i cancelli del cielo
sono di nuovo aperti nessun guardiano se non il nostro discernimento
le scritture si compiono il tempo è finito
la fatica delle stelle ci donerà l’abbandono del colore
per il mare di luce
la fisicità nuova non avrà fantasie di sopravanzi metafisici
non sarà opportuno fuggire dalle miserie dell’incarnazione
non desidereremo un paradiso terrestre
saremo molto più avanti di questo infantile struggente umano sogno
scritto per coloro che sanno
miti parabole e storie del tempo della rivelazione
il mito parla alla ragione subconscia la parabola coltiva la speranza la storia dice
le amazzoni sulla terra esistono attualmente per coloro che sanno e sanno vedere i testimoni di ogni umana avventura ogni regione in alto e in basso ospita tutte le finzioni evolutive le vesti corporee e i progetti possibili animati e divenuti esperienza per la nostra genetica fisica
in sudamerica nel mato la tribù delle amazzoni sopravvive all’era arcaica che vedeva il corpo mutare pelle come i serpenti in ciclo lunare semestrale solo femmine compongono il piccolo drappello comunicano con telepatica emozione
vivono fieramente cacciando
hanno corpi cangianti e belli adorano la luna e conoscono i segreti per vivere in armonia senza il richiamo della malattia per moltiplicarsi scendono dai loro recessi subandini nelle notti di plenilunio e si presentano come dee alle estatiche tribù dell’acqua nessun indigeno rivelerebbe gli amplessi perché la loro memoria li vive come un sogno le eteree sorelle sanno come generare il femminile la nascita dei pochi maschi occasione di un dono celeste per gli abitanti del mato i piccoli trovati al limitare delle loro capanne vengono adottati dalla comunità e diventano i loro sciamani il ciclo si chiude in tal modo con un dono lo spirito evolutivo
di queste popolazioni semplici costituirà il patrimonio genetico e la palestra sensibile per l’umanità futura
atlantide i re del mondo ventimila anni fa fondarono i miti dell’occidente in viaggio dalle pleiadi con veloci astronavi scoprono la bellezza rapinosa della terra sono alti mediamente tre metri ricordati come i giganti nella bibbia e la loro pelle con un metabolismo altro perché di rame il loro sangue splende di blu respirano a fatica e temono l’abbandono degli scafandri delle maschere per filtrare il poco ossigeno allora presente
i saggi fondano la civiltà ricordando alle anime quello che tutte le anime dell’universo conoscono
ci si può incarnare in un corpo terrestre abituato alla concentrazione atmosferica creando un canale per tutti gli atlantidei nasce una genetica favorita dall’accoppiamento con le più prosperose e belle terrestri il gruppo delle iadi stabilisce un karma nel sistema solare
e avvia il ciclo destinato alla crescita al culmine e al ritorno
costruiscono città armoniose ancora smaniate dai nostri attuali fratelli ecologisti vivono in case minimali e solari un materiale ancora ignoto a noi permette la visione del paesaggio ma non l’invasione nell’intimità domestica questo crea nel destino terrestre alcuni imbarazzi psichici
che ancora scontiamo con l’ossessione di essere osservati
tra coltivazioni fiorenti e giardini acque correnti tra le città si muovono con piccoli mezzi aerei gli incidenti non li sconvolgono perché conoscono il ritorno in altre vesti con la stessa anima trascorrono in algore emotivo una esistenza spirituale elevata il loro continente sta dove dice ancora il nome nell’atlantis ai confini premono i primi insediamenti organizzati
di terrestri bianchi e piccoli che seguono con interesse i giganti pronti a prendere il loro posto
la terra è dei terrestri e i composti semidei conoscono le leggi dell’evoluzione tutto ciò che nasce evolve e si trasforma attraverso la morte in ulteriore ascesa
in tale consapevole fiducia i capi spirituali avvertono la fine del loro mondo la vita sociale come nei tempi di trasformazione diviene convulsa e affollata decade la spinta religiosa e impera la magia ancora sognata da molti attuali fratelli i terremoti cambiano la geografia delle isole del continente
i bianchi terrestri portano guerra ai potenti blu che cercano nuovi insediamenti ai confini dell’oceano e i piccoli selvaggi sconfiggono
gli dei dell’olimpo
l’esodo dei saggi prende le direzioni dei vicini continenti il sentiero dell’africa produce le piramidi d’egitto il cammino dell’america innalza le piramidi azteche atlantide sprofonda e con essa le centrali di energia che silenziosamente e senza inquinare muovevano la tecnica e le comodità della vita di allora
sotto il mare di bimini una di queste gigantesche centrali continua indomita il suo pulsare tra breve emergerà dopo avere nel corso del tempo moderno causato l’arresto dei motori che entravano nel suo raggio magnetico
platone gli oracoli di delfi la sapienza socratica hanno ereditato l’immensa e ancora inesausta sapienza del tempo del toro il resto della civiltà che noi conosciamo ed è molto lo abbiamo fatto nei secoli noi terrestri
la torre di babele la fondazione dell’archetipo delle generazioni nella bibbia si dice e i figli non intesero la lingua dei padri
al ritmo del quattro la terra danza gli atomi di carbonio il simbolo della materia la base della piramide i raggi della svastica e la stella a cinque punte dove il quinto perno saluta l’ingresso dell’uomo nel divenire
solo l’oriente saggio e incorrotto osa in tal senso l’accostamento tra la svastica e la stella a cinque punte che in occidente vede ancora un sanguinoso solco di separazione
allora quarantamila ani fa la civiltà tutta terrestre di babele inventava la corsa alle stelle il pianeta viaggiava nel sistema solare con una inclinazione diversa tule la regione ove una casta sacerdotale
poi emulata da sparta in laconia governava il popolo e la tecnologia scandiva il ritmo della vita
i corpi affilati e gli arti lunghi e slanciati le mani con affusolate dita capaci di intrecciare meccaniche complesse
il favore della crescita guidò babele fino al culmine quando per onorare materialmente gli dei di allora affiorò nella coscienza il progetto
di colonizzare le stelle
i popoli che vivevano all’esterno della orgogliosa nazione videro elevare rampe altissime per lanciare astronavi per il viaggio interstellare
il pianeta doro dell’alpha centauri era la meta della trasmigrazione i pastori che vivevano fuori delle gelose mura registrarono nella memoria genetica la corsa al cielo rimasta nel racconto biblico
nei primi tempi per duecento anni gli equipaggi erano scelti tra gli uomini e donne più virtuosi ed evoluti di fatto la nomina era un premio ambito babele tuttavia correva tanto in fretta
che nessuno considerò il declino dell’impero e di fatto la conoscenza spirituale del panta rei evolutivo non era stata investigata
l’investimento non reggeva la resa e i terrestri avevano ancora millenni di magnifico e faticoso cammino da compiere
così il subconscio della generazione cominciò a spingere per altri traguardi
i fieri custodi del tempio come in altri tragici momenti a venire erano accecati dalla loro ione
i razzi partivano ma dal lontano pianeta nel corso degli anni non giungeva il segnale di sbarco nessuna notizia rendeva le emozioni dei
coloni
il pianeta doro era quasi pronto per l’avventura umana mancava un particolare non individuato dall’orgoglio di babele che pensava di detenere il primato di civiltà terrestre doro di alpha centauri aveva ancora mille anni di maturazione necessari per completare l’atmosfera i preferiti delle stelle scendevano gloriosi sul pianeta immaturo che li ingannava con un eccesso di gas esilarante nocivo a tutti i terrestri tra convulsioni non previste abbandonavano la vita e nessuno riusciva a comunicare
il subconscio del popolo di babele si mosse
nel frattempo la corsa alle stelle era diventata una leva obbligatoria e poi la punizione per i più deboli e inclini all’errore i sacerdoti non ammettevano di aver fallito il bersaglio
nacquero allora figli con mani sempre più grossolane incapaci di gestire la millimetrica
tecnologia imperante e i figli non compresero i padri e la civiltà scomparve lentamente assorbita dall’orizzonte che premeva per altri paesaggi e moti interiori
solo questo è rimasto nella memoria storica chi sa collegarsi alla mente universale può ricostruire per chi ha sete di conoscenza il racconto nella sua misteriosa
e drammatica essenza
yetino il giovane fratello terrestre intrepido e fiero abitatore delle vette asiatiche ha raggiunto in questi anni primo della sua specie l’autonoma coscienza evolutiva dopo il fervido lavoro di preparazione ardita progettazione dei suoi progenitori
lentamente seguito per telepatica ione da cure parentali benefiche ha ato in solitudine l’adolescenza e arrivato alla maturazione ventennale
ha scoperto sul sentiero delle sue azioni quotidiane il dono di una compagna preparata alla prova
dall’altro gruppo degli abitatori nudi del tetto del mondo
le radici animali comuni a tutta l’evoluzione terrestre hanno visto nel corso di questa formazione il rapido svolgimento di una mutazione che altrimenti e in epoca lontana avrebbe visto migliaia di anni di cammino
ora il nostro amato fanciullo guadagna per ognuno di noi la distanza che ha distratto negli ultimi duemila anni l’umanità dopo l’apparizione dell’unto occorreva trascorrere questo tempo giudicato minimo dal logos paziente della terra per dar modo a tutte le incarnazioni di liberarsi dal male
o di farlo affiorare per poterlo affrontare
yetino con la sua mite compagna
vive in armonia con la terra prende quello che la terra gli dà come i merli dei campi del cristo si ritira nel suo comodo antro nel gelo dell’inverno vive nascosto all’insana morbosità di chi per sua fortuna lo considera un mostro
capace di sentire le vibrazioni della natura sa ascoltare il variare meteorologico come nessun altro fratello terrestre rimarrà nel mito fino a che il clamore della sua esistenza svanirà sorato dai tragici avvenimenti terreni resta sempre in contatto da lontano con quanti sanno
ascoltare la sua natura umana tanto vicina e tanto futura
i dinosauri la memoria subconscia li ricorda i creativi della fotografia in movimento li rappresentano solo gli scienziati ritardano
e tuttavia girano intorno alla ostinata
visione delle loro proiezioni distruttive
premiamo il tasto della nostalgia a ritroso nella nostra fiera evoluzione
un milione di anni fa noi e non i nostri antenati dacché abbiamo cambiato solo veste corporea cavernicoli e selvatici avevamo da poco abbandonato l’estenuante ricerca del cibo errante per approdare alla carne
il cannibalismo era praticato dai più aggressivi i miti attratti dalla novità di non dover cercare tutto il giorno vagando di bacca in radice di insetto in foglia osservarono che i grandi sauri dal tramonto diventavano inermi vincendo la paura trepidi nel ricordo del pericolo ma spinti dalla fame scalavano le masse corporee e affettavano con le pietre i giganti che di giorno li terrorizzavano
scoprirono anche che i dinosauri facevano uova che placavano i rumori del corpo
la caccia all’uovo gigante si fece sempre più serrata causando la trasformazione accelerata della genetica dei grandi animali che presero altre vie evolutive fino a immaginarsi finalmente mammiferi
intanto il tempo per l’esplorazione del mondo non più frenato dal mangiare continuo dalla fame incessante trovava il sentiero e la ricerca dell’uomo prendeva la corsa
storia della croce l’ampia vibrazione del cristo toccava anche gli strati mondani gli interessi del particolare
in tal modo preceduto dall’eco della speranza che rinasceva nei cuori del tempo anche in quelli politici e primitivi
al suo arrivo in Gerusalemme per la pesach la folla lo acclama come un vincitore di eserciti nemici
il giorno delle palme lo vede entrare a dorso di un mulo al trotto leggero col cuore sempre più gonfio di tristi presagi
occhi ostili tra la folla ebbra di proiezioni dannate
seguivano il suo percorso per riferire al gruppo dominante del sinedrio che pure lo aveva riconosciuto come il messia delle scritture
il dubbio separatore e la vicinanza a una materica fisicità tentarono tuttavia anche i più sensitivi che accettarono in mancanza di prove che erano celate prigioniere nei loro pavidi cuori di far sottoporre l’acclamato liberatore a una insana lezione di forza
non prevedendo la tragica piega dei loro pusillanimi atti e la poderosa risposta della volontà divina
il piccolo corteo di seguaci
si inoltra nei vicoli della città e si dirige verso una casa amica
dove il grande viene accolto e ristorato nella calma di un ambiente comodo e agiato
lì uno stuolo di discepoli seguaci fraterni amici e servitori benevoli prepara la cena giunta alla nostra memoria come ultima
qualcuno deve rivelare dove dormirà l’eletto e la tentazione si fa largo nel cuore del più debole e infantile discepolo
giuda non approva da tempo i bagni di folla del maestro e rimpiange il tempo delle origini quando il verbo era per pochi e la rivelazione della vita eterna sconvolgeva il suo destino così pensava che un rude risveglio avrebbe convinto gesù
a ritornare nell’ambito di una scuola per eletti
non sapeva di pagare un grande debito karmico
e di essere lui amatissimo dal cristo il quale pur conscio del cammino tragico era oppresso per le sofferenze acceleranti dei suoi
un altro difetto convinse giuda
il compenso attirò la sua avidità con il velo dell’utilizzo di quel denaro per avere una relativa indipendenza e mantenere lui il privilegio del costo del gruppo
nell’orto dei getsemani prima del bacio scatenatore di verità
il salvatore viene preparato dal suo maestro per il sacrificio
chi lo aveva istruito nel soggiorno in egitto e poi seguito durante la predicazione lo protegge dal dolore che anche nel corpo mortale del cristo avrebbe causato l’exitus
bevuto l’amaro calice fino in fondo gesù trasuda sangue ora è pronto e inizia il cammino delle sue definitive splendide rivelazioni
riattacca l’orecchio al soldato e si preoccupa di avvertire i suoi delle tentazioni possibili dettate dalla paura
pilato a suo modo riconosce l’essenza della sua natura e di fronte alla durezza dei giudici
del sinedrio cede agli invidiosi il figlio di dio in cambio di barabba figlio del padre ma terreno
la condanna della folla ebbra di violenza celebra il destino individuale solo singolarmente si accede alla luce
le guardie che lo custodiscono in attesa del martirio non osano nemmeno di guardarlo tanta è la luce che egli trasmette e la malizia di un giudice fa distribuire il vino ai carcerieri
così la materia dello spirito terrestre inonda le teste dei guardiani e li trasforma in fanciulli di satana allora briachi lo dileggiano lo frustano e lo incoronano di rovo
se sei il re perché non
e la tentazione canta la sua triste nenia di possessione
il mattino del venerdì senza un lamento il salvatore sale al calvario con la traversa della croce la fatica l’intontimento e l’ostilità della folla convincono i giudici ad affidare al cireneo il legno
issato sulla croce non emette gemiti i chiodi traano i polsi i piedi sono legati
i seguaci nel contempo preparano il riscatto del corpo vivo del cristo ognuno di loro conosceva una parte della rivelazione
la lancia nel costato serve a destare la coscienza l’aceto e la mirra nutrono la sete del corpo
i soldati abbagliati dall’oro non effettuano il crurifragium
necessario a far morire in fretta il condannato per evitare che il tramonto e l’inizio dello sabbath cogliessero la vitalità di un crocifisso
l’urlo dell’unto è relativo alla forza che lo abbandona e al conseguente trascendere nell’estasi autoindotta
mani pietose e furtive lo tolgono dalla croce ben attenti a non far trapelare l’afflato
corporeo che non abbandonò mai l’unto
nel sepolcro fu poi deposto in modo speciale perché nella purificazione dalle ferite e dalla pena sofferta non avesse a patire i soldati a guardia del sepolcro furono convinti a dormire sempre con l’oro terreno
e uno solo vede la luce esplodere quando gesù si risveglia
desto e avvolto nel sudario si dirige incontro ai suoi certo raccomanda a maddalena di non toccarlo perché soffre ancora
dopo aver dimostrato a chi dei suoi aveva occhi per vedere e orecchie per intendere che la morte non esiste perché la vita è eterna e che ai supplizi si può resistere detta durante la convalescenza le regole della predicazione della lieta novella
non chiedete elemosina e mangiate quanto vi verrà offerto insegnando così ad affidarsi alla provvidenza e a modificare il metabolismo corporeo per affrontare e assimilare ogni cibo terrestre
terminata la sua missione il salvatore esce dall’aura dell’unto e si ritira con i fratelli esseni nella comunità montana
il minotauro gli elleni pescatori vivevano prima di teseo nel lato maschile della vita naturale subconscia nella morente civiltà minoica arianna rappresenta il filo di congiunzione per avviare la nascita dell’individuale
coi doni e la guida profetica del padre l’eroe parte per il sacrificio dovuto a un debito di sudditanza alla grande madre del mediterraneo le fanciulle entravano nel gineceo se belle come spose altrimenti come ancelle i maschi erano immolati al labirinto nessuno era mai uscito salvo dall’intreccio dove regnava il toro di minosse
non certo un mostro con testa taurina favoleggiato dai dominanti per nascondere i sensi di colpa dovuti agli eccessi sensuali la nascita di un essere deforme aveva allora allarmato la regina dedita solo alle pratiche sessuali e i maghi di creta avevano stabilito
che la purificazione fosse eseguita dal sangue dei vinti
la baldanza di teseo tuttavia infiammò il cuore di arianna stanca della nenia corporea che dominava le giornate di corte nei giorni lontani dalle feste dei sacrifici la principessa aveva esplorato il labirinto il toro minaccioso non era presente e una vecchia nutrice aveva rivelato il segreto di dedalo tenere sempre la destra e alla fine si usciva
la bella principessa dei gigli superava l’ansia del luogo pervaso di terribili vibrazioni di sofferenza attaccando un filo di lana all’ingresso e poi svolgendo via via il gomitolo col tempo riusciva a entrare e uscire a mente il premio dell’esplorazione era grande alcuni sentieri conducevano ad alte grotte con vista sul mare e sui suoi sogni di liberazione tante volte aveva sognato di vedere
comparire all’orizzonte il suo liberatore
finalmente era davanti a lei riconosciuto con intuito e coraggio femminile
teseo da maschio vedeva il vantaggio di una seduzione e la salvezza che lo avrebbe riportato a casa chiunque uscisse vivo dal labirinto poteva spezzare il rito sacrificante
l’eroe entra nel labirinto con il consiglio giusto e bardato da guerriero con elmo corrusco e spada dentro il toro lo attacca frontalmente teseo impara a rifugiarsi nei cunicoli stretti ove con forza bruta l’ animale impiglia le corna nelle pareti laterali che si restringono più volte il callido si fa inseguire fino ai punti convergenti infine il toro quando vede il guerriero scappa per memoria del dolore teseo lo sfianca e con la spada ne recide la testa
si incammina poi cautamente e pazientemente fino a raggiungere l’uscita al suo apparire il popolo grida di terrore e di sgomento l’età del toro traa nell’ariete del vello d’oro
la bella arianna morta nella traversata per la nostalgia del pur molto desiderato riscatto e del doloroso distacco viene assunta in cielo come costellazione a guida dei naviganti che conquisteranno il mare di mezzo
franco barbieri carrarino 62 anni psicoanalista di formazione junghiana divide la settimana tra milano e forte dei marmi stile di lavoro centrato sulla maieutica spirituale studioso di esoterismo e di religione
il primo autore italiano di esoterismo l’opera percorre un itinerario di ricerca di oltre trenta anni l’urgenza di rappresentare un faro per la speranza atterrita del presente spinge l’autore a far emergere la ricerca segreta di cui tanti parlano
e che finora era ristretta nell’occulto di testi famosi e mai pienamente compresi la lezione di yogananda,ramacharaka e gurdjeff ora " alla portata della sete di conoscenza degli italiani in un testo che segue la tradizione del
poema fondatore della nostra lingua la profezia del quarto anticipa e chiarisce il dilagare del satanismo e offre una risposta forte e chiara per chi attende parole di speranza
indice
profezie
il quarto
atlantide
la nuova terra
la torre di babele
stargate
uriel
anticristo
il nuovo paesaggio
yetino
le amazzoni
andar per pianeti
i dinosauri
papesatanaleppe
la ione
il mistero della ribellione
l’esodo
il mantello e la spada
la conversione o l’abiura
i miti
la bellezza
sco
la fine di atlantide
la luna
elia
il velo dell’arte
camla
il corpo
paura
il minotauro
terremoto
le ultime ore
satana
cataclisma
miti parabole e storie del tempo della rivelazione
le amazzoni
atlantide
la torre di babele
yetino
i dinosauri
storia della croce
il minotauro
franco barbieri