Io! 1a30f

[email protected]

>, e via dicendo.

Mi spiega che vorrebbe farmi ulteriori visite di accertamento, tra cui una risonanza al cervello e la puntura lombare.

Mi vuole ricoverare questa sera stessa.

“MA COSA STA DICENDO QUESTA DONNA? RICOVERARE? PUNTURA LOMBARE?

No, no. Rifiuto di ricoverarmi. Dico alla dottoressa che voglio certamente sottopormi ai controlli che lei mi consiglia, ma STASERA VADO A DORMIRE A CASA MIA.

Così la dottoressa mi mette in lista di attesa per la risonanza.

Torniamo a casa, ma io sono pensierosa. Quella dottoressa dall’aspetto così professionale e dal tono di voce cattivo mi ha un po’ spaventata.

Ad ogni modo, ora dormo e mi riposo. Una bella, lunga dormita … E domani non avrò più nulla!

Dico a me stessa che la mattina successiva tornerò a stare bene, niente più malesseri e giramenti di testa.

Certo, sarà senz’altro così.

In questo momento il mio più grande desiderio è solo quello di svegliarmi e scoprirmi guarita.

- Domenica 20 giugno

Purtroppo, il mio desiderio non è stato esaudito. Stamattina mi sono svegliata nelle stesse condizioni di ieri. h. 14.50:

Anzi, mi sento leggermente peggio.

Rimango a letto per tutta la mattina sperando che il riposo mi faccia stare meglio, ma non cam Sto iniziando a preoccuparmi seriamente, perché mi rendo conto che questo è un malessere, co Mi dico però che è inutile stare a letto a pensare e a immaginarmi chissà quali brutti e oscuri m Appena i miei genitori vanno via, scoppio in lacrime. In certi momenti, a dispetto dell’età che Da una parte mi sono già pentita di aver preso la decisione di ricoverarmi, forse perché, a livel

CAPITOLO 2: COSA AVRO’?

- Lunedì, 21 giugno -

Primo giorno di ospedale, che coincide anche con il primo giorno d’estate.

Uffa, non avevo proprio immaginato che l’inizio dell’estate avrebbe coinciso con il mio ricovero… Voglio proprio vedere i dottori cosa mi trovano.

Stamattina le infermiere mi svegliano prestissimo per farmi un prelievo. Poi mi portano subito al piano di sotto, dove mi fanno i raggi ai polmoni e la risonanza al cervello. Mi sottopongono anche a un esame in cui mi applicano tre aghi nella testa e due nella schiena: grazie a questi aghi, e per mezzo di alcune scosse elettriche che vengono trasmesse alla mia caviglia, i medici osservano la reazione dei miei nervi… o qualcosa di simile. Poi, sempre con quegli aghi conficcati nella mia testa, i dottori hanno eseguito un altro esame, chiamato “campo visivo”, per controllare tutto ciò che riguarda la mia vista e l’occhio in particolare.

Come se tutto questo già non bastasse, mi hanno fatto fare anche l’elettroencefalogramma e l’elettrocardiogramma.

Non ho mai fatto così tante analisi tutte insieme. Anzi, a dire la verità è la prima volta nella mia vita che faccio questi tipi di esami (a parte, ovviamente, le analisi del sangue). Fino ad ora li conoscevo solo per sentito dire.

Torno in camera. Nel frattempo mi hanno fatto cambiare reparto: ora sono in Neurologia, letto n.6: la mia è una “suite” (come la chiamo io) con tanto di vista mare e terrazzo! Divido la camera con altre tre persone: Sandra, la signora che era con me nel reparto Ictus; una donna con una brutta depressione (mi hanno raccontato che ieri si voleva buttare dalla finestra); e una ragazza di 19 anni che non riesce a muoversi (ma ancora non ho capito bene cos’ha).

Ma dove sono finita?

Nel pomeriggio mi vengono a trovare i miei genitori, Marta e Danielone, Margherita e suo marito. In serata arrivano Maurizia e Roberto.

Io e Marta siamo state compagne di classe alle superiori. Con la fine della scuola ognuna è andata per la propria strada, fino a quando, circa l’anno scorso, finì il suo matrimonio. Da allora siamo diventate le “socie”, stiamo sempre insieme… Daniele, detto Danielone per il suo fisico enorme super-palestrato, è uno degli amici più cari che ho. Con lui ho un rapporto particolare: non ci vediamo e non ci chiamiamo quasi mai, ma quando siamo insieme ci adoriamo e abbiamo molto rispetto l’uno dell’altra. E poi… è l’unico ragazzo che riesce a prendermi in braccio!

Margherita e suo marito Franco sono una coppia di signori-amici-clienti che abita proprio nell’appartamento sopra il mio negozio. Due brave persone a cui mi sono da subito affezionata molto.

E poi c’è Maurizia. Che dire… la Maury è la sorella che non ho mai avuto: è un’amica, una confidente, una parte di me… e’ come se fosse ME!

Siamo diventate davvero unite, in ogni senso. La nostra amicizia è iniziata quando ho aperto il mio negozio, nel marzo del 2009, e da allora non ci siamo più separate. Abbiamo ato delle splendide serate insieme, e tra di noi c’è molto di più di una semplice amicizia basata sul mero divertimento: so che Maurizia c’è per me come io ci sono per lei, PER OGNI COSA! Ci vogliamo molto bene e fra noi c’è una vera e sincera amicizia, di quelle che sono ormai rare da trovare. Roberto è il suo fidanzato, e per una grande donna… ci vuole solo un grande uomo!!

- Martedì, 22 giugno -

Secondo giorno.

Stamattina mi svegliano i dottori e mi mettono al corrente degli esiti di tutti gli esami.

In breve: TUTTO OK!!

L’unica cosa emersa dalla risonanza è stata - usando le parole del medico < >.

…E che cos’è???

<<ma come cavolo parli??>>, avrei tanto voluto chiedere al dottore.

Comunque, domani inizio con la prima di cinque flebo di cortisone per disinfiammare i nervi.

Sorrido, mentre penso che si tratta solo di un’infiammazione.

Meno male…

Nel frattempo hanno dimesso la ragazza diciannovenne, e al suo posto è arrivata Manuela, una donna di cinquant’anni (ma che ne dimostra al massimo quaranta), forte, simpatica ed espansiva. È qui per una forma particolare di mal di testa: cefalea a grappolo.

Mentre sto parlando con lei del più e del meno, a grande sorpresa, spunta dalla porta Giorgio. Mi spiega che, quando era ato dal mio negozio, mio padre l’aveva informato su dove mi trovavo. Giorgio è un ragazzo che ho conosciuto in quanto è un cliente del mio negozio. Carino e simpatico, fa il pugile e, a dire la verità… mi piace parecchio. Purtroppo è fidanzato, quindi… niente da fare! Mi limito a essergli amica, e mi piace molto come persona. Siamo stati un bel po’ a parlare sul terrazzo, e chiacchierare con lui mi ha fatto molto piacere!

Intanto il mio cellulare continua a squillare. Sono tutti i miei amici che mi chiamano e mi scrivono perché hanno saputo del mio ricovero (lo avevo accennato su Facebook) e vogliono sapere come sto. Inoltre, c’è un via vai di parenti e conoscenti che mi vengono a trovare di continuo. Di questo sono molto contenta! Si stanno preoccupando per me tutte le persone che conosco: gli amici veri, quelli “metal” e perfino a quelli “discotecari” che, appunto, vedo solo il venerdì e il sabato sera in discoteca. Evidentemente lascio qualcosa nel cuore della gente. Parlando onestamente, non ho mai fatto del male a nessuno, e nel mio piccolo ho sempre rispettato tutti - quindi nemici o gente che mi vuole male non ne dovrei averne… però, si sa, le persone sono strane!

Messaggi

h.7.18:

Io: “MI SONO ARRIVATI I RISULTATI DEGLI ESAMI DI IERI… TUTTO OK! DOMANI LA RISONANZA… CHE PALLE!! QUINDI ANCORA UN GIORNO SICURO DEVO STARE QUI.”

- Mercoledì, 23 giugno -

Terzo giorno.

Ore 6.30: prima flebo di cortisone. Dopodiché, i medici mi vogliono fare la puntura lombare. Io non voglio assolutamente, ma, siccome mi dicono che è necessaria per accertare quello che avevano già rilevato durante la risonanza, praticamente mi obbligano a farla.

Ho una paura indescrivibile! Paura dettata dalla mia ignoranza e da quello che ho sempre sentito dire riguardo alla puntura lombare: “se sbagliano puoi rimanere paralizzata…”, e altre cose terribili.

Ad ogni modo, va nel migliore dei modi: la puntura in sé non mi fa male, ma devo stare almeno ventiquattro ore sdraiata per evitare che mi venga un terribile mal di testa.

Durante l’ora di pranzo vengono Rita e i miei genitori per aiutarmi a mangiare. Un’impresa quasi impossibile, mangiare da sdraiata.

Subito dopo, Ivan, il mio ex-convivente, viene a trovarmi. Diciamo che, nonostante tutto quello che è successo, ora ci vogliamo un gran bene: dopo due anni che ci siamo lasciati è rimasto tra noi un buon rapporto. A dirla tutta credo che un pezzo del mio cuore resterà per sempre suo - come un pezzo del suo cuore resterà mio. Siamo stati molto innamorati, e rimarrà tra noi per sempre

quel filo sottile che ci lega. Poi, chissà, io sono del parere che, nella vita, è bene mai dire mai… ma di certo so che, almeno per adesso, le nostre vite si sono separate. E se si rincontreranno mai in futuro, questo lo si potrà vedere solo strada facendo.

Ivan è rimasto fino al ritorno dei miei. Mi dispiace per mio padre e mia madre, e mi sento un po’ in colpa nei loro confronti: mio padre, essendo andato in pensione lo scorso settembre, avrebbe potuto finalmente starsene un po’ tranquillo. Invece sta lavorando al negozio al posto mio, tra l’altro catapultato in quel nuovo posto di lavoro da un giorno all’altro. Conoscendolo sarà agitatissimo per questo imprevisto impiego, ma confido molto nelle sue capacità. Inoltre, i suoi modi sono gentili e socievoli, e sono anche sicura della comprensione dei miei clienti. Mia madre, invece, lavora ancora, e appena finisce il suo turno corre in negozio ad aiutare mio padre… Spero di tornare presto alla mia vita normale e poter riprendere la gestione della mia attività!

In serata arrivano gli immancabili Maurizia e Roberto. Viene a trovarmi anche Connie, un’altra mia cliente diventata poi una cara amica… una persona unica nel suo genere…

“UFFA!!! VOGLIO ALZARMI DAL LETTO! VOGLIO ANDARE A CASA!”

Non riesco a prendere sonno in questa posizione supina e rigida, da morta. Solitamente dormo o a pancia in giù o distesa su un lato, e trovo davvero impossibile addormentarmi in altre posizioni.

Meno male che c’è la Manu che, in questo momento, è il mio punto di riferimento: è rimasta seduta sul mio letto finché non mi sono addormentata… è

una ragazza dolcissima.

Messaggi

h.9.00:

Io: “DOVRO’ STARE ANCORA 2-3 GIORNI… DALLA RISONANZA HANNO TROVATO DELLE INFIAMMAZIONI.”

Maurizia: “ma hai già fatto la puntura lombare? Vuoi che chiamo il dottore e chiedo un po’?”

Io: “SI’ ME L’HANNO FATTA STAMATTINA… CHE PAURA!! OK SE VUOI CHIAMALO”

CONNIE

- Giovedì, 24 giugno -

Quarto giorno.

La solita flebo mattutina. Ma, questa volta, gli infermieri non hanno dovuto svegliarmi: sono già ore che non dormo.

Stanotte sono stata malissimo.

Mi sembrava di essere sdraiata su una piastra infuocata, e ho dovuto chiamare gli infermieri due volte. Mi hanno somministrato subito un antidolorifico, e poi ancora delle gocce per dormire.

Nonostante la nottataccia, stamattina sto abbastanza bene e, appena ho avuto il permesso di alzarmi, sono subito andata con la Manu a fare i nostri soliti giri per l’ospedale: una eggiata sul terrazzo e una sosta alla macchinetta del caffè.

Tra le varie visite, oggi è venuta la Gabry (la mia istruttrice in palestra). È stata troppo carina. Mi ha anche fatto le sopracciglia, e devo dire che ne avevo proprio bisogno.

Purtroppo, quando sei in questi posti dovresti portarti mezza casa per non trascurare le tue abitudini. Ma una donna non perde la sua dignità neanche

all’ospedale. A volte, per questo mio voler insistere a curare il mio aspetto anche in questa situazione gli amici mi prendono in giro. Ma io me ne frego. Anzitutto, non uso il classico pigiama ma indosso un paio di pinocchietti larghi estivi abbinati a una canottiera. E poi, altro che ciabatte! Io giro con le Hogan. Infatti, le infermiere e gli altri visitatori che mi incrociano nei corridoi non mi riconoscono come paziente, e credono che sia venuta qui per trovare qualche degente. E devo dire che questo mi piace parecchio!

Comunque, non mi sento per niente a mio agio qua dentro. Non è a causa del posto, né delle persone con cui ho a che fare. Il mio disagio deriva dal fatto che mi trovo all’ospedale per qualcosa che non va in me e che ancora non so precisamente cos’è. E poi fuori c’è il sole, e l’estate è appena iniziata…

Oggi, dal pomeriggio sino a sera sono rimasti con me i miei genitori e mio fratello Andrea.

So che vengono a trovarmi con piacere, perché mi vogliono bene e si preoccupano per me, però mi dispiace… Non c’è niente da fare, nella mia vita ho sempre cercato di non dare pensieri né fastidi ai miei, e ora, anche se non volontariamente, ne sto dando troppi.

Mio fratello, tra l’altro, ha appena affrontato la rottura del suo fidanzamento e sta anche sostenendo degli esami scolastici molto importanti. Mi dispiace davvero tanto che, a causa mia, abbia una preoccupazione in più.

Messaggi

h. 16.41:

Io: “DOVE SEI?? SONO TUTTA SOLA… ”

GABRIELLA

CAPITOLO 3: LA DURA REALTA’

- Venerdì, 25 giugno -

Quinto giorno.

Stamattina sono ati i dottori e mi hanno detto che avrò un permesso speciale per uscire domenica, al termine della quinta - e ultima - flebo. Di solito di domenica non dimettono mai nessuno, ma a quanto pare con me sono stati accondiscendenti perché hanno saputo che lunedì è il mio compleanno…

< > (e queste sono le autentiche parole del dottore).

Purtroppo non lo festeggerò come avevo pensato, perché non ho avuto tempo di organizzare niente. Ma anche se non sarà proprio lunedì, magari più avanti farò la festa che voglio!

Nell’ora di visita vengono a trovarmi i miei. Il dottore, però, li chiama inaspettatamente in ufficio per un colloquio. Escono dopo mezz’ora, dicendomi

che il dottore voleva parlare anche con me.

Ancora non lo sapevo, ma di lì a qualche minuto la mia vita sarebbe cambiata completamente.

Non riesco a immaginare cosa mi voglia dire il dottore.

Dopotutto, mi ha già informata sulla causa del mio malessere, e mi ha anche già prescritto la cura che dovrò seguire dal momento in cui uscirò dall’ospedale. Non ho idea del perché mi debba parlare ancora, e soprattutto non capisco perché, prima di vedere me, abbia voluto avere un colloquio con i miei.

…E perché mio padre e mia madre hanno quelle facce così tristi quando escono dallo studio del dottore?

Solo una decina di minuti dopo avrei potuto dare le risposte a tutte queste domande. Purtroppo.

Il dottore inizia il discorso dicendomi che, appunto, ho un’infiammazione ai nervi.

E, fin qui, niente di nuovo.

Prosegue poi spiegandomi perché questa infiammazione si è sviluppata e il modo in cui questa si manifesta.

A quanto pare, i miei anticorpi si sono in qualche modo “sbagliati”, e invece di attaccare gli agenti nemici esterni - e quindi proteggere il mio organismo - hanno attaccato ME. Questi anticorpi si chiamano linfociti, e sono detti anche natural killers. Infatti sono proprio questo… degli ASSASSINI.

Sono andati a colpire la mielina, una “guaina” che riveste i nervi del sistema nervoso centrale. In questo modo, come dire, hanno lasciato “i nervi scoperti”. Questi ultimi, infiammandosi, non riescono più a trasmettere gli impulsi esatti: in altri termini, i comandi che provengono dal cervello non riescono ad essere trasferiti alla parte del corpo interessata.

Nel mio caso, i nervi compromessi si trovano nella parte destra del cervello. Il dottore mi dice che questo emisfero cerebrale comanda la parte sinistra del mio corpo, e nello specifico i nervi colpiti sono quelli che controllano la gamba sinistra.

La mia è certamente una spiegazione elementare di questa malattia, ma nella pratica è così che funziona.

< > continua poi il dottore, <<e grazie a quello tornerai a camminare in modo normale>>.

“Certo,” - penso io - “ quello è un ottimo palliativo, ma il problema in questo modo non viene affatto risolto!!”.

Il medico mi spiega che dovrò seguire una terapia a vita, che può consistere in

iniezioni di interferone o in delle flebo mensili - questo è ancora da stabilire.

Ma – prosegue sempre il dottore - avrò una vita normale: potrò mangiare e bere quello che voglio, mi sarà possibile praticare ogni sorta di attività e di sport, ecc. Insomma, potrò continuare a fare tutto quello che facevo prima…

A questo punto mi è tutto chiaro: so cosa ho e so come devo curarmi. Non c’è alcun problema.

<<…Ma, insomma, ho 30 anni e non 15… Dottore, mi può dire come si chiama questa malattia?>> domando al medico, visto che dopo tanti giri di parole ancora non accenna a dirmi il nome della mia patologia.

Silenzio.

Il dottore si fa serio in viso.

Lo guardo negli occhi con insistenza, poi, dopo quello che mi pare un secolo, finalmente mi parla:

< >.

Ammutolisco, mentre i miei occhi si gonfiano di lacrime.

Poi scoppio in un pianto silenzioso, impossibile da reprimere.

Il dottore capisce il mio stato d’animo, ma nello stesso tempo mi dice che, se da un lato comprende il mio pianto, dall’altro non può fare a meno di chiedermi se ho compreso cosa mi ha detto fino ad adesso.

<<E’ una malattia curabile>>, dice ancora lui, <<e lei vivrà come ha sempre vissuto, facendo tutto quello che vuole>>.

Ma come può dirmi queste cose, con quel tono distaccato, come se avessi una febbre eggera o un raffreddore?

Gli rispondo, con la gola che mi si serra per la disperazione:

< >.

Mi alzo e me ne vado senza aggiungere altro.

Quell’uomo mi aveva detto che avrei festeggiato il mio compleanno “tranquilla e serena”… ma che razza di STRONZO!

Esco dall’ufficio su tutte le furie. Sono proprio ARRABBIATA.

Ce l’ho a morte con il dottore, come se la colpa della mia malattia fosse sua… Dal profondo del cuore sento che lo odio, lo odio!

I miei genitori mi vengono incontro e mi portano nella sala d’attesa.

Da lì in poi inizio a piangere, singhiozzando come una bambina. Non riesco a parlare, piango e basta. E i miei piangono con me.

Ho capito perfettamente quello che il dottore mi ha detto riguardo alla possibilità di continuare a condurre una vita normale, ma in questo momento le uniche cose che mi risuonano in testa sono:

“SCLEROSI MULTIPLA uguale SEDIA A ROTELLE.

E allora MI AMMAZZO.”

Non sono in grado di pensare a niente oltre a questo.

Non può essere vero.

La Cri ha la sclerosi??

IMPOSSIBILE.

Ma cos’è? Uno scherzo??

VI PREGO, SVEGLIATEMI DA QUESTO INCUBO!!

Purtroppo, però, non sto dormendo, e questo non è solo un brutto incubo da cui svegliarsi al mattino.

E’ la realtà.

Una realtà spaventosa.

<<E in qualche modo devi affrontarla>>, ecco quanto mi dicono i miei genitori tra un pianto e l’altro.

<<MA COME POSSO?>>, mi viene da urlargli, <<È UNA COSA TROPPO, TROPPO GRANDE! IL MONDO MI E’ CROLLATO ADDOSSO, E IN QUESTO MOMENTO NESSUNA PAROLA DI CONFORTO PUO’ SERVIRE!>>.

Mi vede una dottoressa, la stessa che mi aveva fatto la visita neurologica la sera del ricovero. Si avvicina, e cerca di farmi capire che ora questa malattia non è più come anni fa, adesso è una patologia che, grazie alle cure, si può tenere sotto controllo.

<<Sarebbe stato peggio avere il diabete…>> continua lei, ma non l’ascolto più di tanto.

“Puoi dirmi quello che vuoi ,ma intanto la sclerosi ce l’ho io e non te!”, continuo a pensare con rabbia.

Ho solo voglia di piangere, piangere e ancora piangere. E se non fossi stata in un ospedale avrei urlato così forte da rimanere senza voce…

MA PERCHE’ A ME??

Dopo qualche minuto cerco di calmarmi, o almeno ci provo. Resto immobile a fissare il vuoto, mentre mia madre e mio padre cercano di nascondere le lacrime e di farmi calmare. Smettono di piangere… e anch’io smetto di piangere.

Mi accorgo che intanto la dottoressa se n’è andata. Non avevo neppure notato la sua assenza sino a quel momento. Chissà da quanto tempo si era allontanata?

Arriva per mio padre il momento di andare al lavoro. D’altronde, c’è un’attività da mandare avanti e lui deve andare ad aprire il negozio. Mia madre, invece, vuole rimanere con me, ma io non voglio assolutamente che resti.

Ho bisogno di stare da sola a pensare, a capire…

Mi accompagnano in camera e vanno via.

A un certo punto sento una mano che prende la mia… è Manuela, che mi porta fuori sul terrazzo. Mi abbraccia, e io ricomincio a piangere. Non appena riesco a calmarmi un po’ le racconto tutto tra le lacrime. Mi chiama mio fratello e piango insieme a lui. Mi chiamano Marta e Rita e anche con loro piango…

Piango ininterrottamente e mi sfogo con la Manu quasi tutto il pomeriggio, e mi accorgo che dare voce alla mia disperazione mi ha fatto bene, almeno per adesso. Mi riprendo un po’ e decido che è inutile piangere. BASTA.

Ora devo solo cercare di rendermi un po’ più presentabile per chi mi sarebbe venuto a trovare alle sei.

Ora, almeno apparentemente, “stavo bene”.

Arriva l’ora delle visite e dalla porta spuntano Maria - la mia vicina di casa dell’ultimo piano - e Simona, una mia carissima amica. Io e Simona ci conosciamo da circa dodici anni, e ci siamo incontrate per la prima volta quando abbiamo lavorato insieme all’hotel Sheraton. Eravamo una grande squadra e, oltre a lavorare splendidamente insieme, ci divertivamo un sacco. Da allora non ci siamo mai perse di vista.

A Maria e Simona non dico nulla della malattia, anzi recito perfettamente la parte della persona che sta bene.

Mi regalano un peluche che battezzo subito “NEURO PINK” (essendo un cane rosa regalatomi nel reparto di neurologia!).

Poi arrivano i miei genitori, e, vedendomi serena, si tranquillizzano.

Ma non appena tutti loro se ne vanno e arriva Maurizia, ricomincio a piangere.

Lei sapeva già della mia malattia. Due giorni prima aveva incontrato il mio dottore che, in confidenza, le aveva detto cosa avevo. Quindi con lei non c’è bisogno di parlare della sclerosi, è già al corrente di tutto.

Io piango, piango senza fermarmi.

La Maury fa di tutto per tranquillizzarmi e, per quanto possibile, ci riesce.

Prima di andarsene aspetta finché non mi vede più tranquilla.

Non appena la Maury mi lascia, sento che ho bisogno di sdraiarmi.

Vado a letto, e la Manu fa lo stesso.

Occhi al soffitto.

Mille pensieri, uno dietro l’altro, uno sopra l’altro. Non piango.

In camera tutti dormono.

Io no.

Continuo a pensare alle parole del dottore e intanto muovo la mia gamba sinistra.

Mi alzo. Mi accorgo che è già ata la mezzanotte.

Messaggi

h.8.25:

Maurizia: “cri come stai oggi?”

Io: “PIU’ O MENO… CMQ DOMENICA DOVREI USCIRE… HO PARLATO CON IL DOTT. E MI DARANNO DELLE PASTIGLIE DI CORTISONE A CASA X 15 GG… L’UMORE E’ MIGLIORATO UN PO’… BHO’… VEDREMO”

Maurizia: “pulcina vengo stasera. Dimmi cosa vorresti…. Cmq ti hanno detto che domenica esci? Perché io mi stavo organizzando per farti fare i fuochi d’artificio davanti all’ospedale”

Io: “MAURY MI FAI PIANGERE!!”

h.13.49:

Io: “BRUTTE NOTIZIE… VIENI IL PRIMA POSSIBILE PERCHE’ POI VENGONO I MIEI… NON DIRE NULLA A NESSUNO.”

h. 22.38:

Io: “NON RIESCO A DORMIRE, MI SEMBRA DI VIVERE UN INCUBO!”

h.23.16:

“MAURY… NON CE LA FACCIO… NON HO MAI AVUTO COSI’ TANTA PAURA… NON RIESCO A SMETTERE DI PIANGERE E DI PENSARE AD ALTRO CHE A DORMIRE…

- Sabato, 26 giugno –

Sesto giorno.

Durante la notte vado a trovare gli infermieri di turno e rimango un po’ con loro. Ovviamente loro sanno già di me, e quindi cercano di farmi capire che la situazione è meno grave di quanto io immagini.

All’improvviso mi assale un’altra crisi di pianto, ma prima di scoppiare in lacrime davanti a loro corro in terrazza.

Piango.

Guardo la luna. È piena, grande. Bellissima. Sembra un faro da quanta luce fa.

Mi arriva un messaggio sul cellulare. È Rita, che mi chiede se sto già dormendo. Prendo la palla al balzo e la chiamo.

Non credo sia necessario scrivere qui quello di cui abbiamo parlato. Non so quanto siamo rimaste al telefono, ma è stato sicuramente tanto. Finita la telefonata, resto ancora sul terrazzo. Poi torno a letto. Poi di nuovo sul terrazzo. Poi a letto.

Continuo a fare così per paura di svegliarmi e scoprire di non poter più camminare.

Non chiudo occhio per tutta la notte.

Alle sette di mattina circa arriva l’infermiera per somministrarmi la quarta flebo di cortisone.

Non ho dormito, ma non ho neanche sonno.

Non ho neppure fame.

Ho voglia solo di guardare il soffitto.

Senza parlare. Senza piangere.

In mattinata mi viene a trovare Renato. Lui, con il suo modo di essere, mi fa stare bene. Mi dice che si immaginava che avessi quella malattia sin da quando gli avevo descritto i miei primi sintomi. Anche suo fratello ha la sclerosi.

Rimaniamo a parlare per un po’, lo tempesto di domande cui lui risponde sempre con attenzione e gentilezza. Alla fine, mi lascia riferendomi una frase che una

volta aveva detto suo fratello:

“questa malattia è come avere uno zaino sulle spalle che non puoi levare… a volte è più leggero… a volte è più pesante… tutto qui”.

Torno in camera. Lì trovo ad aspettarmi i miei genitori, mio fratello e Rita.

Ricominciano i soliti discorsi…

Il pomeriggio lo trascorro con la Manu . Decidiamo che, visto che quella sarebbe stata la mia ultima sera in ospedale, avremmo organizzato un

PIZZA PARTY!

Così, verso le 21 vengono a trovarmi la Maury e Roby con due pizze per me e la Manu.

Mettiamo il tavolo fuori in terrazzo e trascorriamo una bellissima serata. Mi rilasso, rido.

E quella pizza mi sembra più che buona.

Sarà anche a causa della netta differenza che c’era tra quella delizia e il mangiare

dell’ospedale, ma quella pizza è stata speciale!

Messaggi

h.7.03:

Maurizia: “ciao piccola !! come va? Sei riuscita a riposare un po’?da oggi aggiungiamo ancora un po’ di grinta a tutta quella che hai già, bisogna affrontarla così, e non mi stuferò di ripeterlo: io ti starò sempre vicina. L’unione fa la forza anzi l’unione dà più forza. La maury e la cri non le ferma niente e nessuno… ora ancor di più!!”

Io: “NO NON HO DORMITO… MAURY TI VOGLIO TROPPO BENE E SONO FELICE CHE CI SEI MA NON VOGLIO ASSOLUTAMENTE CONDIZIONARE LA VITA ANCHE A TE … TI RINGRAZIO LO SAI E TI SONO GRATA PER TUTTO /?/… HO TANTA PAURA!!”

Maurizia: “cri è normale avere paura. Saremmo incoscienti a non averla. Ma vedrai che inquadrata la situazione riusciremo a fare tutto in modo più semplice rispetto a come ora può sembrare”

Io: “AMORE GRAZIE DI TUTTO… SAPEVO DI AVERE UN ANGELO CHE STAVA CON ME MA NON CREDEVO FOSSE SOTTO FORMA DI UNA GRAN FIGA COME TE! BUONANOTTE… TI VOGLIO TROPPO BENE! SEI FANTASTICA!”

Maurizia: “tu sei speciale!! Tu ed io sappiamo quanto sia UNICA, VERA E SINCERA LA NOSTRA AMICIZIA. Ti adoro!!!”

- Domenica, 27 Giugno –

Settimo giorno.

Stamattina, quinta e ultima flebo.

Appena mi sveglio vado in crisi. Apro gli occhi e il mio primo pensiero è: “ho la sclerosi multipla, è questa la realtà”.

Piango, e appena la Manu mi rivolge parola le urlo contro di tutto. Le lancio persino addosso “Neuro-pink”. Sono arrabbiata ma lei, per fortuna, capisce il mio stato d’animo e non se la prende. Mi lascia sfogare senza dire nulla.

Dopo un po’ mi addormento, ma dopo poco mi sveglio con un mal di testa atroce.

Intanto è arrivato il dottore con il foglio delle mie dimissioni, e mi dice che posso andare via quando voglio. Prima, però, devo are dal suo studio.

Chiamati i miei genitori, mi preparo in fretta e vado a colloquio dal dottore.

Lui mi prescrive la cura che dovrò fare a casa: solo del cortisone in pastiglia.

Mi dice che la risonanza, effettivamente, conferma la natura della mia patologia; però, il risultato di una parte del “liquor” della puntura lombare risulta negativo.

Ci saremmo rivisti il 6 luglio per l’esito finale.

“Forse ho una piccola speranza?”

Per adesso questa è l’unica cosa a cui posso aggrapparmi con le unghie e con i denti.

Ringrazio il dottore ed esco. Saluto la Manu e le altre in camera e vado via con i miei, che nel frattempo sono venuti a prendermi.

Durante il viaggio in macchina sono come stordita. Mi sento come se fossi un alieno cui tutto risulta estraneo. Ogni cosa mi sembra strana, quasi come se fosse nuova ai miei occhi.

Ora sto bene fisicamente, il cortisone ha fatto il suo dovere, ma il mio mal di testa aumenta. Il dottore mi ha detto che è normale e che l’avrei avuto per qualche giorno: è la conseguenza della puntura lombare.

“Ma non aveva detto che se restavo ventiquattro ore sdraiata non mi sarebbe

venuto?? Mah…”

Arriviamo a casa. Mi sento stanca, stravolta. Mi butto a letto.

Da questo preciso momento inizia la mia vita da persona malata.

Anche se ho ancora quella minima speranza di essere sana, in realtà non lo credo possibile.

Il 6 il dottore mi darà il nuovo verdetto… e sarà la stessa cosa che mi ha detto quel maledetto 25 giugno.

Sono sempre stata una persona abbastanza ottimista, ma come faccio a esserlo in questa situazione?

Non tocco cibo, non riesco proprio a ingoiare niente.

Spengo anche il cellulare, non voglio sentire nessuno.

A mala pena riesco a parlare. Ho un nodo perenne che mi serra la gola. Voglio andare a casa mia.

Sono in una confusione tale che alterno momenti di lucidità a momenti in cui

invece quasi non capisco perché sono in questo letto, in questa cameretta da ragazzina.

Però, purtroppo, la parte più intima di me si ricorda benissimo della mia malattia anche negli istanti di confusione estrema.

Voglio impazzire così, perdere coscienza piano piano di ciò che mi sta intorno. Magari in questo modo non mi renderò conto di quello che mi succederà…

Piango fino a sera, e ininterrottamente piango tutta la notte.

“Sto male!!

Ho paura!!

Sono disperata!!

Ho il terrore dentro!!”

CAPITOLO 4: VEDIAMO DI RIPRENDERCI…

- Lunedì 28 Giugno -

Oggi è il mio compleanno.

Dovrei essere contenta, ma non riesco neanche a far apparire sul mio volto l’imitazione di un sorriso.

Per me questo giorno è sempre stato importantissimo, un’occasione per trovarmi con tutti i miei amici e fare festa da qualche parte (anche se, per me, qualsiasi occasione è una scusa per festeggiare! Adoro uscire con i miei amici, e adoro divertirmi insieme a loro!).

Ma oggi dov’è finito tutto il mio entusiasmo? E la mia voglia di vivere?

NON CI SONO.

NON ESISTONO.

E’ come se fossero MORTI.

Comunque, stamattina, dopo due ore di sonno, mi sveglio e mi sento abbastanza bene.

Così mi faccio accompagnare da mio padre allo Star Light, il solarium vicino al mio negozio dove da un anno e mezzo vado a fare le lampade e la manicure.

Dopo aver salutato lo staff del negozio mi faccio ricostruire le unghie da Silvia, che è fantastica e mi fa delle unghie bellissime!

SILVIA…

Poi faccio un giro per Pegli e, mentre aspetto che mio padre chiuda il mio alimentari, vado a salutare alcuni amici che hanno il negozio vicino al mio.

Alle 13 vado a casa mia insieme a mio padre per prendere dei vestiti di ricambio: ho deciso che, per il momento, rimarrò a vivere per un po’ dai miei genitori.

La sera, Rita insiste per andare a mangiare una pizza insieme per festeggiare, anche se un po’ sottotono, il compimento del mio trentunesimo anno.

Accetto.

Verso le 21.30 siamo sedute al tavolo di una pizzeria di Sestri.

Mi sembra strano essere qui, in mezzo alla gente.

Mi sento a disagio, e mi sembra che tutti possano leggere nei miei occhi la mia malattia… Ma Rita è bravissima a farmi tornare la solita Cri, almeno per la durata di questa serata.

Il mio umore migliora ancora di più quando, al momento del caffè, ricevo una

telefonata: è Ricky, che dice che vuole vedermi. Così, dopo un po’ siamo sotto casa sua, che per combinazione non si trova molto lontano dalla pizzeria.

Ricky, o meglio Riccardo, lo conosco da anni: all’inizio ci siamo incontrati semplicemente perché entrambi frequentavamo gli stessi locali, poi, dal febbraio 2009, abbiamo iniziato a conoscerci in maniera più approfondita. Dall’anno scorso, infatti, è nata tra noi una grande amicizia e, a dire la verità, anche qualcosa di più… Non posso dire di essere mai stata veramente innamorata di lui, ma sicuramente c’è qualcosa di speciale tra noi!

Inizialmente lo vedevo come il ragazzo che non mi avrebbe mai guardata, come il tipo d’uomo per me quasi irraggiungibile: bellissimo, con il fisico scolpito come una statua greca, con mille ragazze sempre intorno. Secondo me, Ricky è certamente il ragazzo più bello che abbia mai conosciuto!

Io mi sono sempre sottovalutata da un punto di vista fisico, e non mi sono mai piaciuta veramente. Sono in continuo miglioramento, cerco sempre di perfezionare il mio aspetto. E, secondo i miei canoni, per me lui era troppo!

Ma la Cri è sempre la Cri, e il suo bello non sta solo nell’apparenza esteriore: dentro di lei c’è qualcosa di speciale, che va oltre un fisico perfetto!

Con Ricky ho ato momenti e serate indimenticabili: abbiamo riso, giocato e litigato. Abbiamo trascorso momenti belli e anche momenti brutti… E ora sto condividendo con lui anche quest’ultima, terribile cosa che mi è capitata.

Avrei voluto non dirgli nulla, avevo paura che si sarebbe spaventato per via della

mia situazione e che, per questo, non l’avrei più rivisto. Ma non temevo che Ricky sparisse dalla mia vita perché lo ritenevo un ragazzo superficiale. Semplicemente, non essendo io né la sua fidanzata, né sua moglie, poteva spaventarsi per la mia malattia e scegliere di allontanarmi per evitare di andare incontro a qualcosa di ignoto.

Invece, venerdì sera, durante una delle nostre quotidiane telefonate, sentendo la sua voce sono scoppiata a piangere e gli ho raccontato tutto. Purtroppo non riesco a dire bugie, e soprattutto a lui non riesco a nascondere nulla. Poi, a maggior ragione, mi è difficile non dirgli una cosa importante come questa, soprattutto a lui che, da quando sono entrata in ospedale, si è sempre preoccupato molto per me.

Tornando alla sera del mio compleanno, io e Rita ci dirigiamo verso casa di Ricky. Lei rimane in macchina, mentre lui e io parliamo di tutto quello che è successo seduti su una panchina.

Lui è dolcissimo con me, ma, nello stesso tempo, proprio ora capisco che, se mai in futuro avrebbe potuto esserci una minima possibilità di stare insieme a lui come sua fidanzata… adesso non sarebbe mai più stato possibile.

Né Ricky, né nessun altro si sarebbe mai fidanzato con una ragazza malata. E io stessa, lo confesso, non me la sentirei mai di avere un fidanzato in queste condizioni. Non vorrei mai imporre la croce della mia malattia anche a un uomo e, tantomeno, a un figlio.

Ma ora non voglio pensare a queste cose… mi devo solo concentrare sul piccolo spiraglio di luce, la minuscola speranza che spero si concretizzi in splendida realtà il prossimo il 6 luglio!

E i pensieri brutti, nel caso, li voglio rimandare a quel giorno. Ora mi voglio solo godere questo momento con Ricky. Lui è stupendo, anche con la tuta da casa e la barba incolta. Eh sì, fisicamente mi piace tantissimo, e, anche se io e lui siamo molto diversi, lo adoro anche per come è fatto dentro.

Con lui ho un bellissimo rapporto, e siccome non siamo mai stati insieme tra noi non ci sono vincoli né obblighi: solo ‘piaceri’ senza ‘doveri’, e poi tanta sincerità e rispetto reciproci.

Ora, dopo aver saputo di quello che mi ha riferito il medico riguardo alla possibilità che io non sia malata, anche lui si è aggiunto a quelli che sperano nel verdetto del 6 luglio…

Scambio ancora qualche parola con lui, poi torno verso casa insieme a Rita.

Sono felice e triste nello stesso momento: felice perché mi rendo sempre più conto che sono circondata da veri amici, e triste perché so che non sarei mai più stata la Cri di prima che sorrideva sempre e che era amica di tutti.

Rita riesce a leggere tutto questo nei miei occhi, ma mi ricorda una cosa importante che in questo momento ho dimenticato: LA CRI E’ FORTE, e non può deludere chi crede in lei e chi le vuole bene!

E, soprattutto, NON PUO’ DELUDERE SE STESSA!

Quindi:

BUON COMPLEANNO, CRI!!

RITA…

- Martedì, 29 Giugno -

Stamattina accendo il pc e vado su Facebook. Scopro che ho più di 100 notifiche e più di 50 messaggi di auguri!

SONO COMMOSSA!!

E questo senza contare tutti i messaggi di sostegno che mi sono arrivati sul cellulare negli ultimi giorni…

Tutto questo mi fa un piacere immenso!

Ma ho giusto il tempo di gioire per questa cosa meravigliosa, che cado in un abisso che durerà quattro giorni pieni: mi viene un mal di testa terribile, lancinante. Il dottore mi aveva avvisata al riguardo, ma non mi aveva certo detto che sarebbe stato così insopportabile…

Trascorro la maggior parte della giornata e una buona parte della notte con il ghiaccio in testa e asciugamani bagnati sulla fronte.

Piango dal dolore, nessuna pastiglia è in grado di far smettere né diminuire questo male insopportabile.

Non riesco neanche a essere di compagnia durante le visite che Rita e la Maury mi fanno. Ma credo che entrambe abbiano capito perfettamente lo stato in cui mi trovo.

Messaggi

h.11.06:

Maurizia: “ buongiorno!! Com’è stamattina? Dove sei?”

Io: “COSI’ COSI’ … SONO DAI MIEI”

h.16.16:

Io: “COME STO MALE!! MA PERCHE’??? QUANDO TORNERA’ TUTTO ALLA NORMALITA’? NON CE LA FACCIO PIU’!!!”

Maurizia: “vuoi che chiamo il dottore e chiedo cosa puoi prendere ?? dimmi tu cosa devo fare!!”

Io: “SE VUOI … DIGLI CHE HO LA TESTA CHE MI ESPLODE DAL DOLORE , LA SCHIENA A PEZZI, LA GAMBA SEMPRE UGUALE , CHE NON ME LA SENTO ANCORA MIA!!! MAURY IMPAZZIRO’ ME LO SENTO … POI

LA GENTE SI SUICIDA … CI CREDO!!”

- Venerdì, 2 Luglio -

Oggi sono stata leggermente meglio durante il giorno e decisamente meglio in serata, quando ho anche ricevuto una graditissima visita: Omar. Lui è un mio grande amico e una splendida persona. Ci conosciamo dall’epoca della scuola, abbiamo avuto una relazione durata tre anni e mezzo e finita circa sei anni fa. Dopodiché, siamo rimasti amici strettissimi: in questo siamo davvero l’eccezione che conferma la regola che vuole che due ex-fidanzati non riescano a mantenere un sincero e profondo rapporto di amicizia.

Noi siamo davvero grandi amici, e con questa parola intendo ‘amici’ con la A maiuscola: lui c’è per me come io ci sono per lui, sempre.

Ci raccontiamo tutto, ci rispettiamo, ci vogliamo molto bene.

Non ci vediamo o sentiamo giornalmente, ma per le cose importanti ci siamo l’uno per l’altra. E lui, in questa occasione, come sempre c’è!

Gli racconto tutto, piango… Lui non sa come comportarsi, e mi dice che con le mie parole l’ho messo in difficoltà. Sapesse le difficoltà che sto attraversando io, a causa di questa cosa terribile che mi è capitata così all’improvviso! Ma, come sempre, lo capisco e comprendo la sua reazione. Come, d’altra parte, lui capisce me.

Ad ogni modo, quella che sto attraversando in questo momento è una situazione che non auguro neanche al mio peggior nemico...

- Sabato, 3 Luglio –

STO BENE!! CHE BELLO!!

Mi sono svegliata senza mal di testa, speriamo non sia solo un’illusione o un senso di benessere eggero… Oggi cerco di stare il più possibile tranquilla, e rimango tutto il giorno a casa sperando che, in questo modo, non mi ritorni quel dolore lancinante.

Nel pomeriggio ricevo una telefonata dalla Gabry che mi invita a una grigliata di pesce con Renato, questa sera stessa, in un locale sul lungomare di Pegli.

OK, PERFETTO: STO BENE… E CI VADO!!

Verso le 20 mi viene a prendere Renato con lo scooter. Nel salire sul suo motorino sono un po’ impacciata nei movimenti, ma riesco comunque ad affrontare il viaggio con tranquillità.

Raggiungiamo la Gabry e un altro amico al ristorante.

Gran bella serata, molto tranquilla e piacevole… E non si è quasi parlato del mio problema.

Sì! Ho capito che, forse, questo è l’atteggiamento giusto: è meglio non parlarne neanche e cercare, anche se è impossibile, di DIMENTICARMENE!

Verso le 23 ci raggiunge la Maury, e con lei decidiamo di andare a fare un giro in centro. Essendo senza macchina chiamiamo un taxi, giusto per andare a fare quattro i nel centro della città, senza una meta precisa… In questo momento cerco di fare qualsiasi cosa che mi riporti alle mie abitudini.

Il risultato? Un giro turistico per Genova in taxi… ma sono ‘felice’…

- Domenica, 4 Luglio -

VOGLIO GUIDARE!!!!!

VOGLIO ANDARE A FARE UN GIRO!!!!!

VOGLIO ANDARE A FARE SHOPPING!!!!!!!!

Chiamo la Maury, che mi dice che vuole venire con me.

Salgo sulla mia Pink e vado a prenderla.

Purtroppo, da due anni a questa parte ho sempre avuto amiche senza patente o comunque non motorizzate: quindi, la Cri guida sempre e, di conseguenza, la Cri non può bere neanche un drink se non vuole dire addio alla tanto amata patente. Ma non è un problema, per me: adoro guidare, e in più non mi è mai piaciuto un granché bere alcolici. Quindi, questa situazione non mi è mai pesata.

Io e la Maury trascorriamo tutto il pomeriggio in Fiumara, il centro commerciale di Genova dove ho anche lavorato per cinque anni in un bar.

Facciamo un sacco di shopping, acquistando vestiti e scarpe, e soprattutto ci facciamo un sacco di risate.

Ci voleva proprio… Adoro la Maury!!

- Lunedì, 5 Luglio –

Come ormai tutte le mattine, mi sveglio prestissimo.

Prendo la macchina e vado a farmi un giro, perché se sto a casa inizio a pensare e rischio la pazzia.

Vado a trovare Angela nel suo bar e faccio una bella chiacchierata con lei. Non le dico cos’ho, anche perché prima di comunicarglielo voglio aspettare domani per sapere l’esito finale. Però, la Angy mi conosce ormai troppo bene per non accorgersi che non sono serena. Ad ogni modo, non mi chiede nulla… è una persona molto intelligente.

Poi decido che FORSE dovrei andare a sistemarmi le sopracciglia: quel cavolo di cortisone, oltre a farmi gonfiare e ingrassare, mi ha fatto crescere i peli in una maniera incredibile!

Detto, fatto! Queste sono davvero quelle piccole cose che riescono a farti sentire meglio. E poi, stasera ho un aperitivo con le ragazze e devo essere presentabile! Non so perché, ma ho dei sospetti riguardo all’uscita di questa sera… Sento odore di SORPRESA… Vedremo…

Nel tardo pomeriggio mi vengono a prendere Marta e Rita per portarmi in un locale ad Arenzano.

La serata è divertentissima, e ci facciamo un sacco di risate!

Mi sembra che la mia vita stia tornando, sempre di più, alla normalità.

Però non riesco a non pensare a domani… Cosa mi dirà il dottore? Non posso certo saperlo in anticipo, ma al momento so che sto bene con le mie amiche e che non voglio rovinare la serata né a me né, soprattutto, a loro, che sono state carinissime a organizzare questa uscita.

Ma per quanto possa nascondere con sorrisi e risate forzate il mio stato d’animo, mi sento la faccia tirata, tesa… spero almeno che non si veda!

Dopo il nostro aperitivo andiamo a cena da Marta, a Voltri.

Lei, oltre a essere bella e simpatica, è anche una grande cuoca… E dopo una cena buonissima si presenta davanti a me con una torta di cioccolato a forma di cuore, con tanto di trentun candeline! E, come se non bastasse, mi mette tra le mani anche un REGALO!!! Apro il pacchetto, e scopro che contiene un completino intimo della Benetton…

Piango, ma finalmente non si tratta di un pianto causato da dolore e sofferenza: è un pianto di commozione e felicità!!

Il regalo, la torta, e soprattutto il sentire le mie amiche così vicine a me mi fa un

piacere indescrivibile… sono davvero delle persone FANTASTICHE!

Domani conoscerò l’esito definitivo, il verdetto che deciderà se sono malata o no. E in questo momento mi sembra di dover assolutamente assaporare questa festa a sorpresa come se si trattasse, per dirla con Leopardi, della ‘quiete prima della tempesta’.

Sono nervosa e agitata.

Spero.

Ma so, nel profondo del mio cuore, che mi sto aggrappando solo a un’illusione.

CAPITOLO 5: SONO PIU’ DURA IO…

- Martedì 6 luglio -

Non ho dormito per niente… ma fin da ieri sapevo già che avrei ato una notte insonne.

Alle otto di mattina, stanca di girarmi e rigirarmi nel letto, mi alzo.

Anche mia madre è già sveglia.

Ho l’appuntamento con il dottore alle 11.30, ma anche se è ancora presto non c’è motivo di rimanere a casa. O, meglio, sia io che mia madre non ce la facciamo più a rimanere qui ad aspettare… Dobbiamo uscire.

Facciamo un giro in macchina e, come al solito, finiamo a eggiare in Fiumara… dove mi compro ben tre paia di scarpe!!

Penso che, in genere, sia a causa dell’agitazione e dell’ansia che una donna

spende un sacco di soldi nello shopping…

Poi, dopo due ore circa siamo davanti al dottore, nel suo ufficio.

Sono molto tesa, e nonostante il colloquio con lui sia piuttosto breve mi sembra che duri secoli interi.

Purtroppo, il dottore non mi comunica nulla di nuovo.

Tanto lo sapevo già cosa mi avrebbe detto, in tutto questo tempo non mi sono mai davvero illusa che mi rivelasse che non sono malata. Ma nel momento esatto in cui mi riconferma la prima diagnosi, mi rendo conto che per me è come se mi stesse dicendo per la prima volta che ho la sclerosi: inizio a piangere e non riesco più a smettere.

Piango per tutto il tempo trascorso dal dottore,

Piango in macchina, in viaggio, mentre guido,

Piango fino a casa, per poi continuare ancora quando vado a letto.

Alla fine, esausta, mi addormento.

Oggi pomeriggio ho un appuntamento nel centro estetico della moglie di Stefano per un fare massaggio rilassante di un’ora.

Stefano è un ragazzo che ha aperto da poco un negozio di integratori alimentari vicino al mio. Abbiamo fatto subito amicizia, e negli ultimi tempi ha anche iniziato a modificare la mia dieta: grazie a lui, il mio nuovo regime alimentare stava avendo successo… ma, purtroppo, dopo gli ultimi avvenimenti tutto l’impegno e gli sforzi fatti stanno andando a quel paese.

Ebbene, avendo saputo quello che mi stava succedendo, Stefano mi ha regalato per il mio compleanno una seduta-relax da Luisa, sua moglie.

Sono stati veramente gentilissimi.

Verso le 18 le mani di una ragazza si muovono veloci sulla mia schiena. Ma, nonostante lei sia una bravissima massaggiatrice, non riesco a distrarmi, a distogliere l’attenzione dai miei pensieri.

All’uscita dal centro estetico c’è Omar ad aspettarmi, così decidiamo di andare a casa mia per mangiarci una pizza.

Ho davvero bisogno di andare A CASA MIA.

E ho bisogno di sfogarmi, di parlare liberamente… e nessuno meglio di Omar sa ascoltarmi.

Nel frattempo, ricevo le chiamate di tutti gli amici che hanno saputo del verdetto del dottore e mi sfogo un po’ con tutti.

Dopo la pizza, però, non mi sento tanto bene. Ho lo stomaco sotto sopra.

Mi faccio accompagnare da Omar dai miei genitori.

Piango.

- Mercoledì 7 Luglio -

Ultimamente Lulù non sta bene, forse sente la nostra tristezza che pesa sull’aria di casa come una pesante cappa grigia. Sta diventando pelle e ossa pur mangiando con appetito ogni cosa commestibile, così stamattina decido di portarla dal veterinario.

Lulù è la gattina dolcissima dei miei, e ormai ha undici anni. I miei genitori hanno sempre avuto animali domestici: lei è il secondo gatto della famiglia Monterosso, mentre a casa mia io ho Lady, una stupenda coniglietta nana che ora, per ovvi motivi, è stata temporaneamente trasferita dai miei.

Meno male che lei e Lulù vanno d’accordo!

A volte, quando lasciamo libera Lady, è addirittura lei che fa scappare Lulù… E’ pazzesco: o è la gatta a essere troppo fifona, oppure è la coniglietta che è molto coraggiosa. Per lo meno, però, tra loro non si picchiano mai. Anzi, quando Lady è dentro la gabbietta, Lulù dorme vicino a lei. Sono diventate come sorelline… e guardarle stare l’una di fianco all’altra ispira una tenerezza unica!!!

Ad ogni modo, oggi porto Lulù dal veterinario. Per un motivo o per un altro, ultimamente ho sempre a che fare con dei medici!

Il veterinario le fa il prelievo del sangue. Non avevo mai visto mettere il laccio

emostatico intorno alla zampetta di un gatto, e vedere gli occhi terrorizzati di Lulù e sentire il suo corpicino così teso, per un attimo, mi fa scordare quello che ho io.

La accarezzo per tranquillizzarla, e mi accorgo che perde un sacco di pelo. Il veterinario mi dice che faranno tutte le analisi del caso e fra qualche giorno ci daranno i risultati.

SPERIAMO CHE ALMENO LEI NON ABBIA NULLA…

Torno a casa e, nel pomeriggio, accetto l’invito di mia madre di andare a farci un giro.

Finiamo ad Arenzano a prendere un gelato. Era tanto che non uscivo con mia mamma… e il fatto di essere insieme a lei mi fa stare bene. Ma, nello stesso tempo, vedere tutto quello che mi circonda mi fa rattristare: ho paura di quello che mi aspetterà, e mi chiedo con angoscia se potrò mai essere di nuovo felice. È questo che più mi preme, è questo che più mi spaventa: ho paura di non poter tornare a essere spensierata e felice com’ero prima, di non riuscire a sorridere più, di non ridere mai più di gusto. Non lo so…

Dicono tutti che è normale pensare a tutte queste cose dopo quello che ho saputo… dicono tutti che OGNUNO DI NOI HA PAURA DELL’IGNOTO.

MA ALLORA, COME SI FA?

Io sono triste ed è inutile nasconderlo: la realtà è questa. Ma devo sforzarmi di celare questo mio stato d’animo per preservare, almeno in parte, la tranquillità dei miei genitori. Così, invece di are la serata da sola in camera attaccata a internet a leggere ogni cosa possibile e immaginabile su questa malattia, trascorro il dopocena in sala con i miei a guardare la tv. Vedo con gli occhi le immagini che scorrono sullo schermo, ma non capisco nulla di quello che succede nel film che stiamo guardando.

Almeno, però, posso fare finta di essere interessata alla trama: in questo modo, è del tutto normale che io non parli…

- Giovedì 8 Luglio -

Oggi mi sono svegliata con una marcia in più, forse perché, finalmente, sono riuscita a dormire qualche ora.

Da adesso BASTA PIANGERE E BASTA PENSARE AL PEGGIO.

QUEL CHE SARA’, SARA’, e io AFFRONTERO’ QUALSIASI COSA, giorno dopo giorno.

NON PERMETTERO’ A QUESTO MOSTRO OSCURARE IL MIO SOLE!!

Ecco, questo è quello che farò!! E voglio dirlo a tutti.

Mando un sms multiplo a Omar, alla Maury, a Rita, a Marta e a Ricky:

“ATTENZIONE!! ATTENZIONE!! LA CRI STA TORNANDO!!”

Non voglio assolutamente deludere nessuno di loro, voglio confermare quello che hanno sempre detto di me: IO SONO FORTE!!

Oggi pomeriggio vado a fare un giro e, come sempre, finisco in Fiumara. Vado sempre in quel posto per il semplice fatto che, anche se sono in giro da sola, lì conosco talmente tante persone che o sempre la giornata a parlare con qualcuno.

Incontro sca, mia ex collega nonché amica, e le racconto tutto.

Raccontare quello che ho è in qualche modo come esorcizzare la paura. Mi aiuta a sfogarmi e a darmi forza.

Infatti, dopo pochi minuti che parlo con sca sono addirittura io a dover consolare lei, che mi guarda preoccupatissima, con gli occhi sbarrati e gonfi di lacrime…

Certo, questa terribile malattia ce l’ho io, non lei, per cui dovrei essere io a dover essere consolata. Ma ad ogni modo apprezzo parecchio la sua reazione sincera.

Le dico di non divulgare la notizia perché non voglio che lo sappiano proprio tutti. Non voglio essere compatita o magari trattata in maniera diversa dalle persone. Voglio poter camminare sempre a testa alta.

Esco dal centro commerciale e, sulla via del ritorno, mi fermo a Pegli.

Vado subito dalla Maury, nel suo negozio d’abbigliamento ‘Beach & Co.’. Lì

colgo l’occasione per salutare anche le sue due commesse, Michela e Veronica, e le ringrazio di persona per il sostegno che mi hanno dato negli ultimi tempi… sono due ragazze dolcissime!

Poi, sempre per salutare e ringraziare qualche amico, vado allo Star Light. Lì ci sono Fulvio, Samantha, Mirella, Cinzia, Silvia… tutte persone fantastiche!!

Faccio un salto anche dalla parrucchiera, la mia vicina di negozio, per salutare Marina, Matteo e Claudia… anche loro sono meravigliosi!!

Insomma, diciamo che tutta via Sabotino si è preoccupata per me… anche le ragazze dell’Ipersoap, quelle dell’agenzia immobiliare, quelle della rosticceria; e poi Moris, del bar del vicolo, e Fabio e Angela… Persino quelli della stazione e tutti gli impiegati dei negozi e degli uffici lì intorno.

Per non parlare, poi, di tutti i miei clienti…

Mi vuole bene un sacco di gente, eppure è solo un anno e mezzo che ho iniziato a frequentare questa zona per via del mio alimentari. Evidentemente, ho già trascorso qui il tempo sufficiente per entrare nel cuore di tutti!!

Mio padre non ce la fa più a dare spiegazioni a tutti quelli che entrano in negozio per chiedere di me. Ci sono clienti, addirittura, che portano delle cure che ritengono efficaci, bevande miracolose e cose simili … anche la Maury mi raccontava che in negozio ha la coda di gente che chiede mie notizie.

Sono davvero lusingata da tutte queste dimostrazioni di affetto sincero, e non vedo l’ora di tornare al mio lavoro!!

A volte sento che persone estranee alla mia famiglia mi sono più vicine dei parenti stessi (a parte qualche eccezione, ovviamente). Con questo non voglio aprire una parentesi al riguardo: parlare di queste cose non vale neanche lo spreco dello spazio che occuperei raccontandone.

Alla fine dell’orario di lavoro chiudo il mio minimarket insieme a mio papà…

Per quanto il negozio sia rimasto uguale a come l’ho lasciato, guardandolo oggi mi sembra diverso, più luminoso… non so descrivere bene le sensazioni che provo in questo momento, ma sento che il mio minimarket mi manca.

D’altronde, a partire dal marzo dell’anno scorso è stata la mia seconda casa. Chissà quando ritornerò a lavorarci come prima, quando potrò tornare alla mia routine quotidiana…

forse presto…

forse tardi…

forse mai.

Stasera, mio fratello e io abbiamo deciso che andremo insieme, per qualche giorno, ad Amsterdam.

Detto… fatto! Ci colleghiamo a internet e prenotiamo: partiamo il 19 luglio per tornare il 22… Non vedo l’ora! E’ la prima volta che viaggio con Andrea, e poi, visto che adesso sto bene ma non so come starò in futuro, voglio approfittare di questi momenti per fare un bel viaggetto. Voglio staccare un po’ da tutto e da tutti.

Io adoro viaggiare… e questo potrebbe essere l’ultimo viaggio che faccio con le mie gambe. Lo so, è triste pensare queste cose, ma, purtroppo, potrebbero succedere veramente.

Vado a letto con in corpo un’adrenalina pazzesca. Però, tutta l’eccitazione per il viaggio svanisce subito, non appena mi compaiono nella mente mille domande:

e se quando siamo ad Amsterdam mi venisse un attacco?

Cosa potrei fare? Non parlo neanche l’inglese…

E cosa ne sarebbe della nostra vacanza? Rovinata per colpa mia.

Quante paure.

Troppe paure.

Tornerà mai la tranquillità?

SCA…

CAPITOLO 6: INIZIO A USCIRE DI NUOVO

- Venerdì 9 luglio -

Non ci posso credere!!!

Oggi, mentre ero su internet per cercare delle notizie su che cosa vedere ad Amsterdam, mi arriva un messaggio su Facebook: è Andrea, che mi invita a un suo concerto… stasera!!

Andrea, cantante, e sua moglie Sara, corista del gruppo, fanno parte dei ‘Tropico del Blasco’, una band ormai molto conosciuta qui a Genova che fa cover delle canzoni di Vasco Rossi. Sono grandissimi! Sono dei miei carissimi amici, e io cerco di non perdermi per nessuna ragione neanche uno dei loro concerti. E questo anche perché Vasco è il mio idolo da sempre (so TUTTE le sue canzoni!!): lo adoro, e uno dei miei più grandi sogni sarebbe proprio quello di conoscerlo di persona e abbracciarlo! Le sue canzoni sono state la colonna sonora di tutta la mia vita, hanno accompagnato le mie varie storie d’amore e anche tutte le mie delusioni… E poi, con i ‘Tropico’ mi diverto un casino perché loro sono a dir poco fantastici!

Ma quello che mi ha stupito del messaggio di Andrea non è l’invito in sé,

d’altronde loro suonano spesso e quindi ne ricevo ogni settimana, ma la ragione del loro concerto:

E’ UN CONCERTO DI BENEFICENZA A FAVORE DELL’A.I.S.M. (Associazione Italiana Sclerosi Multipla).

È una coincidenza o qualcosa nell’aria vuole ricordarmi la mia malattia in ogni momento??

Ad ogni modo, IO CI SARO’: non posso mancare, soprattutto perché ora mi sento coinvolta personalmente…

Ho sempre partecipato a concerti e cose simili organizzate per beneficenza, dando sempre il mio piccolo contributo. Ma questa volta è diverso, sento dentro di me che la cosa mi riguarda in prima persona.

E, in più, questo concerto capita proprio adesso, a pochi giorni dalla mia diagnosi… i ragazzi del ‘Tropico’ non sanno ancora nulla della mia situazione, ma presto glielo dirò. Voglio che le persone a me più vicine lo sappiano, ma ora non me la sento ancora di dare questa notizia anche ad Andrea e Sara… arriverà il tempo giusto per ogni cosa.

Verso le 22 sono davanti al palco con Omar e la Fra a cantare, ballare, saltare… è una bellissima serata!!

SARA …

Inoltre, sono andata al concerto con due persone che sanno tutto di me e che mi sostengono giorno dopo giorno. Ho provato un piccolo brivido quando ci siamo avvicinati al banchetto delle offerte, e quando ho dato il mio contributo le persone lì sedute mi hanno ringraziata…

Ma, in verità, SONO IO CHE RINGRAZIO LORO!

Perché è anche grazie a queste associazioni se molte persone malate SORRIDONO ANCORA, e chi offre gratuitamente il suo impegno per queste cause è davvero un angelo.

Gli angeli… che però, come cantano Andre e … Vasco, qui non arrivano. Purtroppo, la tua vita e ciò che di brutto ti capita fa parte di una guerra che combatti da sola…

“Quello che si prova

non si può spiegare qui

hai una “sorpresa”

che neanche te lo immagini

dietro non si torna

non si può tornare giù

Quando ormai si vola

non si può cadere più....

Vedi tetti e case

e grandi le periferie

E vedi quante cose

sono solo "fesserie"...

E da qui.... e da qui...

...qui non arrivano gli angeli

con le lucciole e le cicale..

E da qui.... e da qui....

"non le vedi più quelle estati lì"

"quelle estati lì"

Qui è logico

cambiare mille volte idea

ed è facile

sentirsi da buttare via!!

Qui non hai "la scusa"

che ti può tenere su

Qui la notte è buia

e ci sei soltanto tu

Vivi in bilico

e fumi le tue Lucky Strike

e ti rendi conto

di quanto le maledirai.....

E da qui.... e da qui...

qui non arrivano "gli ordini"...

a insegnarti la strada buona...

E da qui.... e da qui....

QUI NON ARRIVANO GLI ANGELI!!

Eh, sì… VEDI QUANTE COSE SONO SOLO FESSERIE…

Sembra assurdo, ma al contrario delle cose che di solito si dicono in situazioni terribili come la mia, del tipo ‘mi è crollato il mondo addosso ’, da parte mia posso affermare che a me si è come levato quel velo di ‘grigio’ che avevo messo davanti al ‘mio mondo ’… Chiamo ‘grigio’ tutte quelle cose che, se non hai VERI problemi, ti sembrano insuperabili. Come, ad esempio, i nervosismi vari dovuti a gelosie inutili, oppure le liti nate per delle sciocchezze; o, ancora, i pianti e le preoccupazioni dovute al semplice fatto che non arriva una telefonata… Ma ora mi è tutto chiaro: quelle SONO SOLO FESSERIE! Sto provando sulla mia pelle questa nuova consapevolezza, a cui, finché non ti capitano esperienze come la mia, non riesci veramente ad arrivare…

Cavolo, però… quando Andrea canta ‘Un senso’ di Vasco, sento profondamente mio il testo di quella canzone, mi pare che parli proprio di me… Soprattutto, mi accorgo che la seconda strofa mi tocca molto da vicino:

“Voglio trovare un senso a questa situazione

Anche se questa situazione un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa condizione

Anche se questa condizione un senso non ce l’ha

Sai che cosa penso

Che se non ha un senso

Domani arriverà. Domani arriverà lo stesso

Senti che bel vento

Non basta mai il tempo

Domani un altro giorno arriverà...

Domani un altro giorno... ormai è qua”

E’ un testo FANTASTICO! Per me Vasco è un poeta, e con le sue parole sa come entrare dentro le persone.

Purtroppo, come dice lui, non c’è un senso a tutto ciò, o per lo meno in questo momento io non lo trovo… Ma sicuramente…

DOMANI ARRIVERA’ LO STESSO!!

ANDREA …

- Sabato /Domenica 10-11 Luglio -

PENSO A ME!!!

Alle nove in punto sono già al ‘Tempio del Sole’, il centro di solarium ed estetica in cui vado per fare svariati trattamenti da quando avevo quindici anni circa.

Mi accoglie Lucio, proprietario e ormai vero amico, al quale espongo il mio desiderio di voler fare qualcosa per me.

Una bella pedicure, una pulizia del viso seguiti da un fantastico massaggio a testa e collo sono stati ideali per rilassarmi al punto giusto… anzi, mi sento proprio da DIO!!

Non so se è un tratto tipico delle donne, ma io erei giornate intere a fare qualsiasi trattamento di bellezza, massaggi e simili… E poi, ormai, conosco tutte le estetiste del ‘Tempio del Sole’, e lì mi sento come se fossi a casa mia. In quel posto sono sempre a mio agio.

Mi alzo dal lettino e mi sento un’altra: con la pelle del viso liscissima e freschissima, mi sento più bella. Questi trattamenti si dovrebbero fare almeno una volta alla settimana!

Esco dalla stanza (ma non potevo aspettare ancora solo cinque minuti prima di andarmene??), e incontro subito gli occhi della persona che, in questo momento, è l’unica che mi fa essere me stessa: Ricky. E al suo < > esplodo in un pianto a dirotto…

MA COME FACEVO A RISPONDERE “TUTTO OK, GRAZIE”??

Non sarebbe stata assolutamente una risposta veritiera, perchè niente di niente è ok in questo momento… E, come al solito, non riesco a mentire, soprattutto a Ricky.

Però, nello stesso tempo mi dispiace un sacco che lui mi veda così, in questo stato emotivamente instabile e soprattutto in questo stato fisico. Ed è proprio quest’ultima cosa che mi dà più fastidio mostrare a Ricky: non voglio farmi vedere così cicciona per colpa di quel maledetto cortisone. Mi sgonfierò sicuramente, ma in questo momento odio il mio corpo e odio farmi vedere così. Anche se per Ricky il problema non sussiste, io mi vergogno come una ladra.

Lui mi consola… Mi calmo… Lo saluto e me ne vado a casa mia.

Che figura di m… !!!!

Spero comunque che abbia capito il mio stato…

Una volta a casa, accendo il ventilatore sul soffitto e mi sdraio sul letto, dove rimango tutto il pomeriggio.

Penso.

Piango.

Ora sono sola con me stessa, non c’è nessuno intorno a me che mi vede, non devo nascondermi, non devo fingere…

STO MALE.

SONO TRISTE.

E mi odio per il fatto di non essere riuscita a nascondere questo stato d’animo a Ricky… Forse, per via del mio comportamento, l’ho spaventato a morte e non lo rivedrò mai più. Lui, al momento, è tutto ciò di positivo che ho (oltre alla mia famiglia, ovviamente).

Ma a questi miei dubbi è proprio Ricky a rispondere, con una telefonata dolcissima che mi fa più tardi: lui è una persona estremamente sensibile e intelligente, e ha capito TUTTO del mio stato attuale!

Sono contenta e sollevata, quindi è ora di alzarmi e prepararmi per un’altra

serata all’insegna del rock!!

Intorno alle 21.30 mi viene a prendere Omar per andare all’ ‘Angelo Azzurro’, un locale proprio dietro casa mia, a sentire suonare Wild.

Wild è il nome d’arte di Andrea, un fantastico cantante rock. L’ho conosciuto qualche anno fa perché era un amico di Ivan, il mio exconvivente. Per anni non ho mai avuto un gran rapporto con lui, ma da quando mi sono lasciata con il mio ragazzo ci siamo avvicinati parecchio: ho avuto modo di conoscerlo e siamo diventati amici. E ho scoperto che, sotto quell’aspetto di uomo un po’ strano e alternativo, c’è una grande persona con un grande cuore, una grande intelligenza e un’infinita sensibilità. E queste qualità Andrea le ha dimostrate una volta di più in quest’ultimo mese, con tutti i messaggi che mi ha inviato e le chiamate che mi ha fatto per sapere come stavo. E, ancora una volta, ha dimostrato di essere una persona meravigliosa anche questa sera: premettendo che ancora lui non sa nulla della mia malattia, è stato DOLCISSIMO e bravissimo a sdrammatizzare sul mio peso.

Stasera al concerto ho anche visto molte persone che non fanno più parte della mia vita e della mia considerazione da tempo.

Ora, a serata terminata, torno a casa mia e ci rimango anche tutta la domenica.

Ad ogni modo, questo è stato UN BELLISSIMO WEEK-END, e spero davvero che sia IL PRIMO DI UNA LUNGA SERIE!

WILD

- Lunedì 12 Luglio -

Stamattina sono andata a Sestri, per una visita dal dottore. Volevo avere alcune delucidazioni riguardo alla mia situazione: ormai sono già quindici giorni che sono uscita dall’ospedale, oggi ho preso l’ultima pastiglia di cortisone eppure non sento ancora la gamba completamente MIA.

Anche il mio equilibrio non è perfetto.

La risposta del dottore è chiara:

<<non ti preoccupare, per la ripresa completa ci vuole tempo, stai tranquilla, goditi l’estate. Ci rivedremo a settembre, per vedere come va>>.

Sì, ci vuole tempo… E’ facile parlare in questo modo, quando si tratta del tempo altrui e non del proprio…

Io ora mi sento di stare perdendo veramente troppo tempo, e so bene che nessuno me lo darà mai più indietro!!

Ad ogni modo, farò come dice il dottore…

Esco dall’ufficio un po’ sconsolata, ma, d’altronde, nel complesso mi sento bene… Quindi aspetterò, sperando che tutto migliori.

Tanto, alla mia partenza per Mykonos mancano ancora circa un mese e mezzo, e credo che questo sia proprio il tempo necessario per recuperare la mia salute e la mia energia (anche se non sarà forse sufficiente per perdere i chili in più…).

Nel pomeriggio prendo la mia Pink e la porto dal mio elettrauto di fiducia: sento che ultimamente non funziona come dovrebbe, è come se ci fosse qualcosa che le fa perdere potenza e che, di conseguenza, le fa consumare più benzina del normale.

Durante il tragitto incontro Rita, che mi accompagna dall’elettrauto seguendomi con la sua macchina. Il meccanico si fa lasciare la mia vettura, dicendomi che me l’avrebbe riconsegnata nel tardo pomeriggio.

Nel frattempo, allora, faccio compagnia a Rita mentre sbriga le sue commissioni. Sono veramente felice di averla aiutata nella scelta della tinta di vernice con cui pitturerà le pareti della sua camera da letto: scegliamo un lilla chiarissimo che sicuramente starà benissimo nella sua stanza!!

E poi, con il caldo che c’è fuori, si sta benissimo nei locali climatizzati dei negozi…. Lo so, l’aria condizionata non fa bene, ma a me questo freschino fa un piacere immenso!!

Nel tardo pomeriggio ritiro la macchina e poi mi vedo con la Maury.

Trascorriamo tutta la sera in giro in macchina.

Lei e io ci vediamo e ci sentiamo tutti i giorni, ma nonostante questo riusciamo a are serate intere a parlare, parlare e ancora parlare.

Poi, come se non bastasse, torno a casa e continuo a parlare con i miei fino a tarda ora… Non so perché, ma ho voglia di raccontare, di sfogarmi…

Non ho tanto sonno, ma a un certo punto vado comunque a letto.

Penso…

Ma mi sento felice!

CAPITOLO 7: IL BUIO …

- Martedì 13 Luglio -

Penso, o meglio, sono proprio sicura che la giornata di oggi non me la scorderò più per tutta la vita… e purtroppo non perché è successo qualcosa di bello.

Stamattina il programma era accompagnare mia madre a una visita oculistica. Così ci svegliamo alle 8.30, ci prepariamo e usciamo.

Restiamo ad aspettare il nostro turno nella sala d’attesa finché il dottore non ci chiama. La visita di mia madre va abbastanza bene, anche se per permetterle di vedere meglio il medico le applica agli occhi delle gocce che le fanno dilatare le pupille. Terminata la visita, andiamo di nuovo in sala d’attesa per aspettare che le gocce facciano effetto.

Mentre siamo sedute lì mi arriva un sms da sco - Yackson per gli amici -, un altro mio caro amico musicista. Lui suona la chitarra in modo pazzesco, e in più è un carissimo ragazzo, molto simpatico. Ci vogliamo molto bene: io sono la sua ‘sorellina’ e lui è ‘my bro’ (che sta per ‘brother’). Quello che mi arriva da parte sua è un messaggio dolcissimo, in cui lui mi chiede come sto e mi scrive tante cose carinissime…

Non voglio essere ripetitiva, ma ogni giorno di più capisco che intorno a me ci sono tante persone che mi vogliono veramente bene. E forse sono proprio loro che mi danno la forza di affrontare la mia situazione.

Con un sorriso un po’ commosso, inizio a leggere il messaggio a mia madre.

Purtroppo, non riuscirò mai a finire di pronunciare le poche parole che lo compongono: all’improvviso la voce mi s’indebolisce tanto fino a sparire.

Non riesco proprio più a parlare, divento afona senza preavviso e mi spavento tantissimo.

Penso per un attimo che la sclerosi abbia compromesso l’uso delle mie corde vocali, che mi abbia addirittura paralizzato il viso… Terrorizzata, mi tocco la faccia, ma, per fortuna, al tatto risulta normale.

Anche mia madre si spaventa e mi porta fuori, su un piccolo terrazzo, incitandomi a parlare, a gridare.

Dalla mia gola esce solo un filo di voce.

Torniamo nella sala d’aspetto, entrambe siamo terrorizzate. Il dottore in quel momento chiama mia madre, che entra nello studio per finire la visita. Questa volta io resto fuori.

Sono sconvolta, non so a cosa pensare, che cosa fare… Sento che dentro di me c’è qualcosa che non va assolutamente, e capisco che devo andare subito all’ospedale.

Eppure proprio ieri sono stata dal dottore, e lui mi aveva rassicurata. Mi aveva detto “tranquilla… ci vuole tempo… ci rivedremo a settembre…”. Posso dire che me lo sentivo che qualcosa di brutto sarebbe successo, e, infatti, anche dopo la visita di ieri non mi sentivo per niente tranquilla. Nonostante il mio senso di inquietudine interiore, però, mi ero attenuta alle indicazioni del dottore: “se lui che è un professionista mi dice che va tutto bene, sarà per forza così”, avevo pensato dopo la visita.

Appena mia madre esce dallo studio dell’oculista, ci dirigiamo velocemente verso la macchina.

Andiamo, con o veloce…

ecco l’ascensore…

e poi le scale…

e poi ecco il cortile, lo attraversiamo… verso la macchina parcheggiata poco distante.

Corro….

Cammino….

E all’improvviso…

<<Mamma… La gamba! LA GAMBA!!>> urlo, terrorizzata.

Non sento più la gamba sinistra.

E’ terribile, è un incubo.

Mia madre mi aiuta ad arrivare alla macchina.

È palese che non posso guidare, ho la gamba completamente bloccata e non solo: non sento più neanche il braccio sinistro.

E’ come se fosse morto, è come se non ce l’avessi! Nella mia testa lo sto muovendo, gli sto ordinandi di alzarsi, ma lui non risponde ai miei comandi… non si muove!!

Inizio a piangere, tutto questo mi sembra un terribile incubo. Anche mia madre inizia a piangere.

Nel frattempo mi accorgo che la voce è tornata. Almeno quella… ma in questo momento è una piccola consolazione, perché a questo punto sono VERAMENTE TERRORIZZATA.

Nel panico chiamiamo mio padre, che prontamente chiude il negozio e ci viene a prendere.

Appena arriva e mi vede in quello stato scoppia a piangere anche lui.

< >

è quello che grido.

‘HO PAURA!

VOGLIO MORIRE, UCCIDETEMI!!

AVRO’ BISOGNO DI UNA SEDIA A ROTELLE… LA MIA VITA E’ FINITA, NON HO PIU’ UN FUTURO…

MA PERCHE’ A ME?!!!!!’

Questo è quello che urlo nella mia testa, piangendo, durante il tragitto fino all’ospedale di Sestri.

Arrivo nell’ufficio del dottore sorretta dai miei. Non riesco a reggermi in piedi, piango … sono fuori di testa!!!

Dopo una rapida visita neurologica (anche se penso che non ce ne fosse neanche bisogno, visto che sapevamo già tutti cos’avevo) ci fanno accomodare in sala d’aspetto.

Sono talmente disperata, sconvolta.

Piango singhiozzando come una bambina.

Faccio talmente tanta pena che una donna, mai vista prima, si avvicina. Si sfila un anello e lo mette al mio dito. È un anello-rosario, benedetto a Lourdes.

Io non sono mai stata molto credente, e la mia fede non si è certo rinforzata dopo quel fatidico 25 giugno. E oggi mi sento di credere in Dio meno che mai.

Sto iniziando addirittura a pensare seriamente che, forse, credo più agli alieni che a un ipotetico Dio.

Ma questo non vuol dire che non rispetti la religione e chi ci crede, secondo me

ognuno può pensarla come vuole. Anzi, la cosa bella di questa vita - e forse l’unica – è proprio la libertà di pensiero. Per questo accetto l’anello che mi porge la signora, come se fosse il simbolo di un pensiero gentile da parte di una perfetta sconosciuta. Decido che da oggi sarà il mio portafortuna, lo terrò con me sempre.

I medici decidono di farmi un ciclo di cortisone da cinque flebo in dayhospital, e dopo qualche minuto ho già iniziato il primo.

Insieme a me ci sono altre tre ragazze che, dopo una ricaduta, fanno anche loro del cortisone o la terapia mensile.

Siamo sedute su delle poltrone disposte in fila, e la ragazza vicino a me cerca di farmi coraggio raccontandomi la sua storia: è stata sposata, divorziata, sposata per la seconda volta e ha un bambino. Vuole farmi capire che posso avere comunque una vita ‘normale’… Ma so bene che questa parola per me non esisterà più: avere una vita normale con la sclerosi?? Impossibile!

Ormai nessuna parola di conforto ha senso.

“Sono entrata in un tunnel buio da cui non uscirò più!”, penso con uno sconforto senza fine, che mi sommerge.

Ed è proprio da OGGI, e non tanto dal giorno della diagnosi della mia malattia, che inizio a sentirmi come se avessi una palla da bowling incastrata nella bocca dello stomaco.

Continuo a piangere, un pianto continuo e insensibile a tutto quello che mi circonda.

Ho mille pensieri.

Penso che entro qualche giorno sarei dovuta partire per Amsterdam.

Tutte le paure che nutrivo per quel viaggio e che si agitavano da giorni nel mio inconscio ora esplodono con violenza nel mio animo. Da una parte sono sollevata che questi timori si siano manifestati apertamente prima della partenza: a malincuore, decido che avrei disdetto il viaggio.

Sento parole d’incoraggiamento provenire dalle altre ragazze, dalle infermiere, da mia madre, ma non ci sono proprio con la testa e non riesco ad ascoltare nulla.

A un certo punto intravedo, proprio in fondo a quel tunnel buio, un sottile spiraglio di luce: la mia mano e la mia gamba iniziano a muoversi! Il movimento è piccolo, certo, ma in questo momento qualsiasi cenno di miglioramento va bene.

Alla fine della flebo di cortisone riesco di nuovo a stare in piedi. Anche se cammino sempre con l’aiuto di mia mamma, per lo meno sto in piedi!

Sono ‘contenta’… ma anche questa è un’altra parola che so bene che non esisterà più nel mio vocabolario.

Penso…

“Se con il primo cortisone sono in piedi, al termine delle cinque flebo sarò come prima…”

Ancora non potevo saperlo, ma purtroppo non andrà come speravo…

- Sabato17 Luglio -

Oggi mi fanno la quinta e ultima flebo, ma nonostante questo le mie condizioni sono nettamente peggiorate: di nuovo non riesco a stare in piedi, e devo farmi aiutare dai miei genitori per camminare.

Il dottore mi dice di stare tranquilla, di non spaventarmi, perché per queste cose ci vuole tempo e pazienza. Soprattutto, dice ancora, il caldo che c’è non mi aiuta a stare meglio.

Ma io non credo più a quello che dice questo dottore.

STO MALE, e solo questo conta.

Mentre torno a casa dall’ospedale, decido con Omar di andare due giorni in campeggio: almeno lì avrei potuto stare in un clima più fresco. Anzi, in campeggio di notte fa proprio freddo!

In questo momento mi sento come se fossi una cosa, e non un essere umano: le persone mi prendono e mi spostano, e io posso solo rimanere nel luogo in cui decidono di mettermi, senza potermi muovere. Devo sempre essere accompagnata da qualcuno, ovunque, ed è una cosa bruttissima.

PERCHE’ IO, come tutti d’altronde, AMO L’INDIPENDENZA.

- Domenica 18 Luglio -

Nottata trascorsa, ovviamente, in bianco. Come facevo a dormire?? Per dormire devi essere tranquilla, rilassata… E in questo momento io sono tutto tranne che questo.

Ho il cervello annebbiato, non ci capisco più nulla.

Continuo a piangere.

Le persone mi parlano e non comprendo quello che mi dicono.

Continuo solo a chiedermi:

“Perché a me? COS’HO FATTO PER MERITARMI TUTTO QUESTO?”

E poi urlo nella mia mente, un urlo continuo, cupo, lacerante:

“VOGLIO MORIRE!! La mia vita è finita, non ho più futuro, il mio sorriso si è spento per sempre, I MIEI SOGNI SONO TUTTI CROLLATI.

Dio, se esisti, sappi che ti ODIO.”

Ma il mio pensiero più forte, in questo momento, è rivolto ai miei genitori…

CHE CROCE PESANTE GLI HO MESSO ADDOSSO!

Fino a trent’anni ho cercato sempre di essere una figlia come si deve: non sono mai stata una figlia-modello, certo, ma almeno non ho mai procurato ai miei genitori né troppi pensieri, né grandi problemi.

Mi sono diplomata senza mai essere bocciata, e una volta finita la scuola ho sempre lavorato, svolgendo anche due o tre impieghi contemporaneamente; a diciotto anni ho preso la patente, a ventuno ho acquistato un piccolo appartamento che ho affittato per circa quattro anni per poi andarci a vivere.

Ho cercato di non chiedere mai soldi ai miei, di arrangiarmi sempre da sola (persino quando decisi di sottopormi all’intervento laser agli occhi, per eliminare quegli occhiali da miope che ero costretta a portare e che odiavo).

Ho un rapporto bellissimo con i miei genitori. Ho sempre raccontato a loro tutto della mia vita: conoscono tutti i miei amici e hanno conosciuto anche tutti i miei ex-fidanzati. Mi hanno sempre ato nelle mie decisioni, e sopportato durante le mie crisi e le mie tristezze adolescenziali.

Tristezze che ora, rispetto a quello che devo affrontare, non avrebbero più senso.

Insomma, io e i miei genitori non siamo una famiglia da pubblicità del ‘Mulino Bianco’ ma siamo molto uniti, e io non potrei vivere senza né lontano da loro… Ho sempre bisogno di vederli, di are del tempo insieme.

Ci vogliamo un bene infinito, e

MAI E POI MAI AVREI VOLUTO DARGLI QUESTO DOLORE IMMENSO.

Lo so, non è mia la colpa di tutta questa tragedia, ma comunque la malattia ce l’ho io. So che loro non potrebbero (e non vorrebbero) mai abbandonarmi, ma, in cuor mio, vorrei morire anche per questo: da grande codarda, risolverei così il problema sia a me che ai miei.

Immagino cosa si può pensare leggendo queste righe. Cose come “questa è una pazza che non ragiona… il dolore della morte di una figlia è lacerante, impossibile da affrontare”, e così via. Chi pensasse questo avrebbe ragione su tutti i fronti. Ma è anche vero che il tempo guarisce tutto, tutto tranne questa malattia che avrò per tutta la vita.

E poi, chissà in che modo il mio male si evolverà in futuro.

Con questa malattia, obbligherò i miei genitori a starmi vicino e a soffrire con me. E il solo pensiero mi fa impazzire di dolore.

Ad ogni modo, questa è una situazione che ancora non riesco a capire più di tanto. Sono troppo confusa, triste, infelice, e non riesco a smettere di piangere… Impazzirò davvero?

Questo non lo so con certezza, ma probabilmente al momento sto sfiorando l’esaurimento nervoso.

Non riesco a stare in piedi,

non riesco a fare nulla con la mia mano sinistra.

Tornerò mai come prima?

Non ce la faccio, non ce la faccio ad aspettare con pazienza e calma e vedere cosa succederà in futuro… non ci riesco a immaginare di poter tornare alla mia vita di prima…

Sono in cameretta con due ventilatori puntati su di me, e lo sai a cosa sto pensando?

AL MODO MENO DOLOROSO PER SUICIDARMI.

In casa c’è agitazione. I miei, mio fratello e Omar non sanno come calmarmi. Il

cellulare e il telefono di casa continuano a squillare, ma nessuno di noi risponde… Al momento non c’è nulla da dire, a nessuno. Omar decide insieme ai miei genitori che la cosa migliore è quella di portarmi in campeggio.

Dopo cena partiamo.

Il campeggio, che ormai da due anni è diventato un villaggio turistico, dista da casa mia un’ora circa. Si trova a Urbe, un po’ prima di Sassello.

I miei acquistarono lì una piazzola trent’anni fa, e da allora ci andiamo tutte le estati. All’inizio avevamo una tenda canadese, poi una roulotte con pre-ingresso di legno e ora abbiamo uno splendido prefabbricato di cinquanta metri quadri. È bellissimo, ed è il mio angolo di quiete dove posso incontrare gli amici che sono cresciuti lì con me. Stare al campeggio è stupendo, per non parlare poi delle grandi grigliate che organizziamo con parenti e amici. Ci sono anche una piscina e un bar, e la sera si balla, si canta…

È un posto magico, in cui si sta davvero bene.

Partire di sera è una mia decisione, perché so che così al campeggio non avrei avuto la possibilità di incontrare nessuno che conosco (e quindi non avrei dovuto dare spiegazioni, dire bugie o, peggio, farmi compatire).

In questo momento VOGLIO SOLO ISOLARMI DAL MONDO, ALLONTANARMI DA TUTTO E DA TUTTI.

Durante il viaggio ci fermiamo in una piazzola del Faiallo, che secondo me è uno dei posti più belli della zona: in questo punto siamo molto in alto, e da qui si può vedere il porto di Voltri. Il panorama è quasi sempre coperto dalla nebbia, ma vedere davanti a sé un mare tutto bianco è altrettanto stupendo. Da qui, in ato, ho anche assistito a tramonti meravigliosi.

Ma oggi i miei pensieri non sono per niente romantici.

Mi vorticano in testa frasi e progetti macabri, inquietanti.

“Se mi buttassi in questi profondi burroni, cosa mi farei?... Potrei morire? O, magari, potrei rompermi alcune ossa ma rimanere viva…”

Meno male che Omar è con me, così non rimango sola con i miei pensieri per troppo tempo.

Dopo un po’ arriviamo alla mia casetta al campeggio.

Omar sbriga ogni faccenda: cucina, mette a posto le nostre cose, mi aiuta a cambiarmi per andare a dormire e, soprattutto, sopporta tutti i miei discorsi sulla morte. Sono i discorsi di una persona distrutta psicologicamente, disperata, privata di qualsiasi via d’uscita.

Sono qui fisicamente, ma non ci sono con la testa… e Omar si rivela comprensivo riguardo a tutto quello che dico.

Anche quando, prima di addormentarmi, gli sussurro

“spero di non svegliarmi”.

- Lunedì 19 Luglio -

Diversamente da quanto, presa dalla disperazione, avevo sperato ieri sera, anche stamattina mi sono svegliata.

Anche Omar non sta più dormendo, e mi sembra quasi che stesse aspettando che io aprissi gli occhi. È attentissimo a ogni cosa. Stanotte abbiamo dormito con la coperta, faceva proprio freddo, però devo dire che ho riposato benissimo.

La prima cosa che faccio appena sveglia è controllare che tutto, nel mio corpo, si muova come dovrebbe: gambe, braccia, collo… (e questo terribile controllo diventerà, da ora in poi, la prima cosa cui mi dedicherò ogni mattina).

La mia paura è tanta, tanta… TROPPA.

Nel pomeriggio ricevo una telefonata dalla Maury che mi dice che, dopo tanti tentativi falliti, è riuscita a prendermi un appuntamento con il dottor U. È stata una sua cliente del negozio a parlarle di questo dottore: a quanto pare, è uno dei migliori al mondo per quanto riguarda la conoscenza e la cura della sclerosi multipla.

L’appuntamento è fissato per domani alle 14.30…

Tanto so già che anche lui mi dirà le stesse cose: che ci vuole tempo, che ci vuole tanta pazienza… Sono davvero demoralizzata e priva di aspettative, ma, comunque, desidero ascoltare un’altra opinione. E a maggior ragione se proviene da un dottore di quel calibro.

Mi dico che “tanto sono in mare e devo nuotare… Ma, magari, con un salvagente resisto di più!”.

Grazie a questa notizia, vedo un altro spiraglio di luce all’orizzonte.

Dopo aver raccontato a Omar dell’appuntamento, io e lui iniziamo a organizzarci per tornare a casa. O, meglio, Omar mi ‘ripone’ sul divano e fa tutto il lavoro da solo: dal mettere in ordine la casa, al lavare i piatti, al buttare la spazzatura. Appena ha terminato, partiamo. Arriviamo a casa dei miei in serata.

A questo punto non vedo l’ora che sia domani.

Stasera non riesco a dormire: mi tengono sveglie un’infinita tristezza, un’angoscia lacerante e la voglia inquieta di sentire cosa dice questo nuovo dottore.

Mamma mia, quanto sto piangendo: ho gli occhi che sembrano due palle da quanto sono gonfi, per non parlare della faccia. Sono irriconoscibile!

Se tutto questo incubo finirà, allora dovrò fare un restauro completo, partendo anzitutto con una dieta ferrea. Ma sopra ogni cosa, ovviamente, quello che è più

importante è… RIPRENDERE LA TESTA!!!

Intanto, un pensiero va anche al fatto che stasera potevo essere chissà in quale bel locale di Amsterdam con mio fratello a divertirmi come una pazza… Invece no...

ORA TUTTO E’ BUIO…

CAPITOLO 8: INIZIA LA MIA SCALATA…

- Martedì, 20 Luglio -

Oggi ho il tanto atteso incontro con il dottor U..

Alle 14.30 precise mi trovo già nella sala d’attesa del suo studio.

Mi hanno accompagnata i miei genitori, Omar, la Maury e Roby … Anzi, a dir la verità mi hanno proprio portata qui di peso: non mi reggo in piedi, e salire quei dieci scalini che dal portone portano all’ufficio del dottore è stata una tragedia.

Non è possibile che io mi debba ritrovare in una tale situazione … Non riesco proprio a sopportarla!

Oggi, ovviamente, non riesco a smettere di piangere.

Quando il dottore mi chiama, entro subito nel suo studio. Appena varcata la soglia incrocio il suo sguardo: sembra sinceramente stupito nel vedermi in

queste condizioni: sono in lacrime, sorretta dalla Maury e da mio padre.

Il medico mi fa accomodare e mi pone alcune domande alle quali non riesco a rispondere … Tutti gli altri presenti parlano per me, mentre io mi limito solo a implorare il dottore:

<<mi aiuti, la prego! Voglio tornare come prima!>> sussurro tra le lacrime. E, rivolgendomi piano alla Maury, le dico sottovoce:

<<Maury, glielo dici tu al dottore che io non sono così?>>.

Il medico mi fa una visita neurologica e guarda la mia cartella clinica.

Decide immediatamente che bisogna agire SUBITO: NON C’E’ TEMPO DA PERDERE!

A costo di usare delle ‘bombe’ (chiama in questo modo alcune terapie molto potenti di cui ancora non so nulla), promette che mi AVREBBE RIMESSA IN PIEDI!

In questo momento ho un grande nodo che mi si stringe nel petto, sembra quasi sul punto di esplodere …

E, all’improvviso, ESPLODE!!

Scoppio in un pianto disperato. Ma questa volta non è un pianto di dolore, bensì di speranza: quell’uomo dal tono di voce gentile e nello stesso tempo sicuro mi fa vedere un nuovo spiraglio di luce in fondo a quel tunnel buio in cui mi trovo.

E’ stato proprio dal primo momento in cui ho incrociato lo sguardo del dottor U. che ho deciso di combattere e affrontare questa maledetta malattia. E, perché no, anche di mandarla a quel paese!

PERCHE’ IN FONDO LA CRI E’ FORTE, NO????

Forse sì … Forse no … In questo momento so solo che, guardando gli occhi del dottore, ho come visto in lui gli occhi di un padre: due occhi che ti vogliono bene, due occhi di una persona che ti aiuterà sempre e comunque senza pretendere niente in cambio, due occhi di un uomo onesto e umano, due occhi speciali a cui ho dato senza esitare tutta la mia fiducia.

È la prima volta che incontro questo medico, ma io ho visto tutto questo nei suoi occhi: ciò che era dentro di lui, nel suo animo, si rifletteva limpido nel suo sguardo. E anche se forse, nel tempo, lui non si rivelerà così come credo di aver intuito che sia, lo ringrazierò comunque a vita per avermi salvata da un esaurimento, dandomi una speranza che è come un salvagente gettatomi in mare aperto.

La decisione immediata del dottore è quella di farmi ricoverare, questo pomeriggio stesso, nella clinica neurologica di San Martino dove lui lavora e dove avrebbe potuto curarmi personalmente.

Dopo aver ottenuto la mia ovvia approvazione, chiama la clinica per annunciare il mio arrivo.

Io e tutti coloro che mi hanno accompagnata andiamo via con un umore decisamente differente da quello che avevamo al nostro arrivo.

Per quanto la clinica si trovi a soli quindici minuti dallo studio del dottore, per arrivarci ci mettiamo circa due ore.

Impieghiamo così tanto tempo perché, nel frattempo, abbiamo un piccolo incidente: un’altra macchina ci ha tamponato … Povera Pink!!

Ma in questo momento non me ne frega proprio nulla: dopotutto, la Pink si può aggiustare!

Fosse successo poco più di un mese fa, forse avrei messo anche le mani addosso alla donna che guidava l’altra auto: ci tengo troppo alla mia 206! Ma ora capisco che non ne vale assolutamente la pena: nella vita ci sono problemi ben più grossi di un’ammaccatura alla macchina!!

Una volta arrivata in clinica, le infermiere mi fanno accomodare nella seconda stanza del piano delle donne, nel letto numero tre.

La mia è una camera da quattro letti, ma al momento sono la sola paziente a occuparla.

Sin dal primo momento, la Maury e io apprezziamo subito molto il personale: sono tutti ragazzi giovani e molto carini … E soprattutto è molto carino lo specializzando alle cui cure mi avevano affidata. D’altronde, questo ospedale in cui mi trovo, oltre a essere una clinica, è anche un’università: quindi è logico che ci siano dottori giovani e studenti di medicina tirocinanti.

Insomma, anche se sono malata e sconvolta, gli occhi ce li ho ancora funzionanti … Hihihi!!

Comunque, nel pomeriggio i medici mi fanno altre visite e mi dicono che inizieremo domani con, di nuovo, un ciclo di cinque flebo di cortisone.

ANCORA CORTISONE??? DIVENTERO’ UNA BALENA!!!

Ad ogni modo, va bene … Di certo quello di tornare a essere magra ora è il mio ultimo pensiero: fatemi pure quello che volete, basta che mi guarite!!

Resto sola, e di nuovo tutti i miei mille pensieri vengono a galla.

Nel mio stomaco continua a rimanere incastrata la solita palla di bowling … Chissà quando scenderà.

O magari sarà un peso che mi dovrò portare a vita?

Chissà …

Trascorro la serata e parte della notte pensando e piangendo … Piangendo e pensando … Tra l’altro fa troppo caldo, l’aria condizionata è guasta e c’è solo un ventilatore sul soffitto - proprio al centro della stanza - che produce un così scarso spostamento d’aria che non lo sento neanche.

Domani mi farò portare un piccolo ventilatore e lo metterò sul comodino … E, sempre domani, chiederò ai medici se possono darmi una pastiglia per dormire …

Non ho mai usato farmaci per riuscire a prendere sonno, in tutta la mia vita non ne ho mai avuto bisogno. Ma ora, forse, è meglio provarne qualcuno.

Ma solo perché, se dormo, non penso e quindi non piango.

DA OGGI INIZIA LA MIA LUNGA SCALATA DI QUESTA GROSSA MONTAGNA CHE, SPUNTANDO DAL NULLA, MI SI E’ PARATA DAVANTI SENZA PREAVVISO …

- Dal 21 Luglio al 3 Agosto -

Non racconterò la mia degenza alla Clinica Neurologica di San Martino giorno per giorno, perché in quell’ospedale le mie giornate eranno quasi tutte uguali. Però, ciascuna di esse trascorrerà con il verificarsi, non certo trascurabile, di un costante anche se piccolo miglioramento del mio stato fisico.

Cosa bisogna dire su questo periodo di degenza?

CHE IN QUESTI GIORNI I MEDICI MI HANNO LETTERALMENTE RIVOLTATA COME UN CALZINO!!!

Mi hanno fatto di tutto: decine di test, e praticamente qualsiasi esame possibile e immaginabile!

Con le prime cinque flebo di cortisone il mio miglioramento è stato quasi impercettibile. Così, il ‘mio’ dottore e la sua équipe hanno deciso di farmi la PLASMAFERESI, una sorta di dialisi nella quale si sostituisce il mio plasma ossia l’habitat dei miei anticorpi-killer - con del plasma sintetico e quindi non infetto.

Ho dovuto fare ben quattro plasmaferesi a giorni alterni, e man mano sono stata sempre meglio. Però è stato durissimo affrontare le prime due o tre sedute. Ogni volta, i dottori mi venivano a prendere alla clinica con l’ambulanza per poi

portarmi al monoblocco. Quando tornavo in camera, al termine della seduta, stavo malissimo!

Mi sentivo come se fossi solo un’anima privata del corpo.

Mi sdraiavo sul letto, ma mi sembrava che il mio corpo non toccasse realmente il materasso sotto di me: mi sentivo come se fossi priva di peso. Non riuscivo neppure a tenere gli occhi aperti, e udivo indistintamente, in lontananza, la voce di mia madre. Lei, che puntualmente mi aspettava in stanza, mi chiedeva come stavo. Non riuscivo a rispondere, né a parlare, né, tanto meno, a mangiare…

In quei giorni di plasmaferesi ero dimagrita tantissimo, e non riuscivo a mangiare NULLA. Purtroppo, quei chili persi li riprenderò con gli interessi entro breve…

Nonostante la durezza delle sedute di plasmaferesi, la cosa importante è stata che, dopo questa cura, ho avuto un notevole miglioramento: prima di questa terapia non riuscivo a stare in piedi, né tantomeno a camminare senza qualcuno che mi aiutasse. Poi, dopo le prime sedute, sono progressivamente riuscita a camminare da sola per piccoli tratti per ricominciare, poi, ad essere abbastanza autonoma nei movimenti. Certo, la paura di cadere e farmi del male era talmente tanta che, nonostante avessi riacquistato molta della mia autonomia, camminavo sempre vicino al muro e nei pressi di alcuni punti strategici in cui sapevo di potermi aggrappare facilmente a qualcosa.

La gamba migliorava sempre di più, e questo anche grazie ai miei pomeriggi e alle mie nottate trascorse a fare esercizi di ginnastica: instancabilmente, continuavo a esercitarmi per ore.

“SI’, SI’… VOGLIO TORNARE COME PRIMA, ASSOLUTAMENTE!!”, mi ripetevo in continuazione.

L’unica cosa che non riusciva a migliorare era dal mio braccio: me lo sentivo sempre pesantissimo, tanto che spesso mi sembrava che pesasse cento chili! Ma non era solo una questione di pesantezza: mi mancava anche, in generale, la capacità di coordinamento. Non riuscivo praticamente a fare nulla, e anche le cose più elementari mi sembravano impossibili da eseguire …

Non riuscivo neanche a scartare il cibo dalla confezione che lo avvolgeva, o anche solo ad aprire un pacchetto di patatine …

E dover chiedere sempre aiuto era davvero bruttissimo.

Omar mi prendeva in giro, chiedendomi di mettermi un dito nel naso … E io non ci riuscivo! O, meglio, io credevo di andare col dito verso la narice, e invece … rischiavo di accecarmi un occhio!! PAZZESCO!

La cosa più brutta e sicuramente più umiliante è stata il fatto che con una sola mano funzionante non riuscivo a vestirmi, a spogliarmi, ad allacciarmi le scarpe e, soprattutto, a LAVARMI!! Ovviamente era mia madre che si occupava di me in questo senso: tutti i giorni mi faceva la doccia e mi metteva un pigiama pulito… Mi curava e mi accudiva come quando ero una bambina.

La ringraziavo infinitamente per queste sue cure, ma nonostante mi rendessi conto della gentilezza di mia madre non sopportavo di dover essere accudita così da lei. Durante la mia vita, pensando a quelle persone anziane e malate che hanno bisogno di aiuto, ho sempre affermato che non avrei mai voluto essere di

peso a nessuno, e che quindi avrei voluto piuttosto morire - anche prima del tempo – pur di poter mantenere la mia dignità. Questo, però, era un discorso che facevo pensando a me quando sarei stata ormai anziana … e NON a quando avrei avuto solo TRENT’ANNI!!!

QUANDO TI CAPITANO DELLE BRUTTE MALATTIE, ALL’IMPROVVISO CAPISCI QUANTE COSE, QUANDO STAVI BENE, HAI DATO PER SCONTATE E NON HAI APPREZZATO COME DOVEVI.

C'è un episodio incredibile che se ci penso mi fa venire i brividi...

Durante la degenza alla clinica, a un certo punto mi sono resa conto di non riuscire più a camminare in modo giusto: nei miei movimenti c’era qualcosa di sbagliato, qualcosa che faceva sì che la mia camminata non fosse corretta. Per quanto mi sforzassi, però, non riuscivo a capire quale movimento sbagliassi: perché il o sinistro era sempre diverso da quello destro?

Ricordo che ho provato e riprovato la mia camminata … Fino a quando, stufa, ho chiamato mia madre, dicendole:

<<mamma, cammini un attimo davanti a me?>>

Eh, sì: avevo dimenticato come si faceva a camminare, e, guardando la camminata di mia madre, avevo capito cosa sbagliavo io:

nel fare un o, anziché appoggiare il tallone e poi la punta, appoggiavo tutta

la pianta del piede nello stesso momento!

TI RENDI CONTO!!!???

Credevo che quelli fossero tutti problemi dettati dal mio cervello … o qualcosa di simile. Ma, per fortuna, confrontandomi con le altre ragazze del mio reparto che avevano il mio stesso problema, ho scoperto che anche tutte loro avevano avuto problemi simili. Parlavano nel mio stesso modo, avevano i miei stessi pensieri e anche la stessa voglia (che oramai, a me, era ata) di farla finita per sempre.

Con quelle ragazze riuscivo a parlare apertamente senza che mi giudicassero una pazza. Purtroppo, se certe cose non le sperimenti sulla tua pelle, per quanto tu possa essere una persona comprensiva e per quanto ti possa sforzare, NON LE PUOI CAPIRE!! Non puoi capire come ci si sente, e non puoi capire quanta sofferenza c’è. Ma io e le altre ragazze, accomunate da questa terribile malattia che ci rendeva simili, ci capivamo perfettamente!

L’unica persona che mi ha suscitato un po’ di tristezza tra le degenti è stata una donna che ha la sclerosi multipla da più di vent’anni. In quel momento era ricoverata in quel reparto non per una ricaduta - come tante altre ragazze là dentro -, ma per un esaurimento nervoso dovuto a una profonda depressione scaturita dalla sua malattia.

Lei era una donna con una vita NORMALISSIMA, con una famiglia bellissima, un lavoro, stava bene fisicamente (e questo nonostante le cure che c’erano all’epoca della sua diagnosi non fossero così avanzate come quelle di oggi): quindi non sembravano esserci delle forti motivazioni per sviluppare un esaurimento nervoso, e neppure una depressione particolarmente profonda.

Quella donna si trovava per l’ennesima volta in ospedale perché ancora, a distanza di così tanto tempo dalla diagnosi, NON AVEVA ACCETTATO DI AVERE LA SCLEROSI MULTIPLA!!!

Lo so, non è facile accettare e convivere con una cosa terribile come questa … non è facile per niente! Io ancora adesso sto cercando di metabolizzare quanto è successo finora – dopotutto, è ato ancora troppo poco tempo da quando ho ricevuto questa brutta notizia. Ma credo che, se le cure andranno nel migliore dei modi e tornerò a poter condurre la vita di prima … Accetterò questa malattia, e soprattutto cercherò di affrontarla e di sconfiggerla con ogni mezzo!!

Di certo non farò in modo che sia a lei a vincere avendo la meglio sulla mia mente e sulle mie emozioni:

come mi ha scritto un giorno Omar in un messaggio, IO SONO UNA GUERRIERA, e in questa gara contro la malattia NON sono una semplice PARTECIPANTE!!! Combatterò, E VINCERO’!!!

Vedendo che comunque il braccio non migliorava quanto la gamba, il dottore a un certo punto ha deciso di somministrarmi la CICLOFOSFAMIDE: è un immunosoppressore, cioè un potentissimo antiinfiammatorio.

Non so bene che tipo di farmaci contenessero quelle “sacche” piene di un liquido che mi veniva iniettato tramite flebo ma, a detta di persone già esperte di questo tipo di trattamento, quella era una sorta di chemioterapia.

Nel mio caso, questo trattamento è durato un giorno intero, dalle 6.30 alle 21, con solamente una pausa di due ore per il pranzo.

Non ne potevo più … e il giorno dopo di questa flebo infinita non sono stata per niente bene!

La montagna era sempre più faticosa da salire, la cima non la vedevo ancora ed io ero sempre più stanca …

Ero davvero troppo stanca, TROPPO!!

Ma non era solo questione di stanchezza … Mi sentivo come se io fossi costretta a rimanere immobile mentre il mondo continuava ad andare avanti: rinchiusa in quella clinica, mi stavo perdendo un sacco di belle cose fuori, nel mondo esterno. Mi stavo perdendo la mia libertà e la mia felicità … Mi stavo perdendo tutta la mia tanto desiderata estate: il sole e il mare, e anche tutti i fuochi d’artificio estivi … E io adoro i FUOCHI D’ARTIFICIO!! Penso che, dopo il tramonto e l’arcobaleno, siano lo spettacolo più affascinante a cui si possa assistere … E quest’anno, purtroppo, me lo perderò del tutto.

E, infine, mi stavo perdendo i mie viaggi tanto attesi che, ormai, erano stati disdetti.

I dottori avevano eseguito di nuovo tutti gli esami che avevo già effettuato all’ospedale di Sestri: risonanza, elettrocardiogramma, campo visivo e prelievi vari.

Addirittura c’era stato un momento in cui l’équipe era un po’ incerta sulla mia diagnosi: NON ERANO SICURI CHE SI TRATTASSE DI SCLEROSI MULTIPLA!!

A questa notizia ho reagito in modo entusiasta! Ero contenta, mi dicevo “dai, dai che forse non sono malata”…

E, incredula e piena di speranza, mi chiedevo con trepidazione:

“dici che improvvisamente mi sto svegliando da questo terribile incubo???”

Però mi rendevo anche conto che era impossibile che non avessi nulla: le ‘placche’ le avevo realmente, ed era inutile che mi illudessi troppo: sicuramente, dentro di me c’era qualcosa che non andava.

Il mio pensiero correva, e iniziavo a domandarmi: “e se avessi qualcosa di più grave? E se avessi la s.l.a.?”.

“No, no, ti prego … non è possibile!!!”, pregavo in silenzio.

E, sembrerà incredibile, ma ho ato due giorni interi a SPERARE DI AVERE LA SCLEROSI MULTIPLA!!

Sì, perché, obbiettivamente, non potevo non avere NULLA: io sono sempre stata

molto realistica, e di certo non mi volevo prendere in giro da sola. Quindi, se dovevo avere per forza qualche brutta malattia … A questo punto preferivo avere la patologia che già mi avevano diagnosticato!! Almeno sapevo che si poteva curare e controllare …

Però è incredibile vedere come cambia il pensiero, come cambiano le priorità e le preferenze …

In quei giorni stavo scoprendo per la prima volta anche delle parti di me che non avevo mai conosciuto.

Ad ogni modo, dopo due giorni di attesa trepidante, la diagnosi iniziale viene RICONFERMATA.

La sera più brutta di questa mia ‘vacanza’ in clinica è stata quella del 29 luglio.

La serata era iniziata stupendamente, con la visita di Maurizia e Roberto che, per farmi dimenticare un po’ la cucina dell’ospedale, mi avevano portato una mega porzione di patatine fritte con tanto di maionese e ketchup …

Mi mancavano proprio!!!

La Maury è un mito nel farmi questo tipo di sorprese … Tutte le sere che veniva a trovarmi in clinica mi portava sempre qualcosa: dalle magliette ai vestiti, e persino al GELATO!!! (che alla fine era talmente tanto che l’abbiamo lasciato agli infermieri).

Verso le 23 i miei amici se n’erano andati. Meno male che con loro gli infermieri erano molto accondiscendenti, e gli permettevano di rimanere sempre un po’ di più rispetto all’orario di visita consentito.

Così ho scambiato ancora due parole con la Betta (una mia compagna di stanza) in cortile e poi sono ritornata in camera. Ho preso la mia mezza pastiglietta blu per riuscire a dormire e poi sono andata a letto.

Mi giravo e mi rigiravo …

Non riuscivo a dormire …

Pensavo: “strano, di solito appena butto giù quella mezza pastiglia crollo immediatamente …”.

Ma quella sera ero particolarmente agitata, e a un certo punto ho iniziato a sentire formicolii dappertutto!!!

Soprattutto, quella sensazione sgradevole si concentrava nella mano e nel piede destro …

Capito??? LA DESTRA!!!!! LA PARTE NON COLPITA DALLA MALATTIA!!

Mi agitavo sempre di più, cercando di continuo di muovere ogni parte del mio corpo. Ho guardato il letto della Betta per trovare un po’ di conforto, ma mi sono accorta che stava dormendo.

Sono rimasta ancora un po’ a letto, ma per poco.

Presa da una crisi di panico mi sono alzata, ho chiamato la Betta e lei, dolcissima, ha cercato di farmi calmare accompagnandomi a fare una eggiata nel corridoio …

Ero troppo spaventata!! AVEVO PAURA DI SVEGLIARMI, L’INDOMANI MATTINA, E SCOPRIRE CHE ANCHE LA PARTE DESTRA ERA OFFESA!!

Avevo paura, e ho iniziato a piangere e a parlare a voce talmente alta che ho svegliato tutti i pazienti del mio piano.

Un’infermiera mi ha vista, e prontamente mi ha dato l’altra mezza pastiglietta blu per dormire. Poi ha chiamato subito il dottore che quella notte era di turno.

Era una dottoressa. Lei è accorsa immediatamente, poi mi ha fatto la classica visita neurologica e mi ha tranquillizzata in tutti i modi possibili.

Mi ha rassicurata, dicendomi che le mie erano solo paure, assolutamente comprensibili dal mio stato psicologico: la parte destra del mio corpo non era toccata dalla sclerosi, e avrebbe continuato a funzionare perfettamente.

Per sicurezza, dopo avermi vista un po’ più tranquilla, la dottoressa mi ha fatto somministrare dall’infermiera un’ulteriore pastiglia per l’ansia - in altre parole, uno psicofarmaco.

A quel punto non poteva fare altro per me, e, augurandomi la buonanotte, è andata via.

Sono rimasta con la Betta sul mio letto …

Piangevo …

Piangevo PER TUTTO!!

NON RIUSCIVO A CAPIRE PERCHE’ FOSSI ENTRATA IN QUELLA TERRIBILE SITUAZIONE …

PERCHE’ A ME??!!

Ero triste, non potevo negarlo. E quella maledetta palla da bowling che avevo nello stomaco non ne voleva proprio sapere di andarsene da lì.

La Betta, una persona dolcissima, come se fosse una sorella mi ha parlato a

lungo e mi ha detto parole che mi hanno toccato il cuore.

Mi ha fatta sdraiare sul letto e mi ha messo alle orecchie l’mp3… Poi mi ha augurato la buonanotte.

Non so dopo quando sono riuscita ad addormentarmi.

So solo che in quell’mp3 c’era, caricato da mio fratello (che mi conosce molto bene!), l’ultimo concerto di Vasco. Ricordo che l’ultima che ho sentito prima di dormire è stata “il mondo che vorrei”:

Ed è proprio quello che non si potrebbe che vorrei

ed è sempre quello che non si farebbe che farei

ed è come quello che non si direbbe che direi

quando dico che non è così il mondo che vorrei

Non si può

sorvolare le montagne

non puoi andare

dove vorresti andare.

Sai cosa c'è

ogni cosa resta qui.

Qui si può

solo piangere...

...e alla fine non si piange neanche più.

Ed è proprio quando arrivo li che già ritornerei

ed è sempre quando sono qui che io ripartirei

ed è come quello che non c'è che io rimpiangerei

quando penso che non è così il mondo che vorrei.

Non si può

fare quello che si vuole

non si può spingere

solo l'acceleratore.

Guarda un po’

ci si deve accontentare.

Qui si può solo perdere...

....e alla fine non si perde neanche più

Questa canzone mi è rimasta impressa nella mente per tutta la mia permanenza al S. Martino: in ogni momento di tristezza cantavo Vasco, e soprattutto cantavo questo ritornello:

“NON SI PUO’… FARE QUELLO CHE SI VUOLE…”.

Cantavo questa canzone anche per addormentarmi …

Mi ripetevo da sola questa sorta di ninna nanna tutte le sere, e mi accorgevo che, prima di arrivare alla fine della canzone, già dormivo.

Questa canzone è stata davvero una bella scoperta per me, che ormai non ricordavo più che cosa volesse dire dormire tranquilla per oltre tre ore consecutive … Infatti, alla sera, dopo la pastiglietta blu, di solito mi addormentavo quasi subito. Ma, dopo al massimo un paio d’ore, mi svegliavo e aspettavo che venisse giorno guardando il soffitto.

Con la canzone di Vasco, invece, riuscivo a riprendere subito sonno:

INCREDIBILE!

GRAZIE, VASCO!!

E questa ‘tecnica’ mi è servita parecchio anche per prendere sonno durante una notte particolarmente agitata da un pensiero che mi accompagnerà per sempre:

MIA NONNA.

La mia dolce nonna è ata a miglior vita lo scorso sei dicembre … E uno dei pensieri più positivi che avevo in quei momenti era proprio rivolto a lei …

“Meno male che non ha dovuto sopportare anche questa sofferenza …” mi ritrovavo spesso a pensare.

Mia nonna ne ha ate troppe nella sua vita, anche se era una donna fortissima ed ha sempre sopportato tutto senza dare troppo peso alle difficoltà. Sono più che felice che ora non sia costretta ad affrontare anche questo dolore …

Avrebbe sofferto troppo.

Quella notte non riuscivo a levarmi dalla mente l’immagine del suo viso. Mi veniva in mente la sua voce, la sua risata, e mi spuntava anche un sorriso al pensiero di lei che, quando doveva essere ritratta in una fotografia, si levava sempre gli occhiali dicendo che senza era più bella…

MAMMA MIA, QUANTO MI MANCAVA … E COSA NON AVREI DATO PER VEDERLA E ABBRACCIARLA PER L’ULTIMA VOLTA.

Spero davvero che ci sia un posto dove si va dopo morti… E spero che, un domani, quando anch’io non ci sarò più, potrò rincontrarla in quel luogo.

Ho amato tantissimo mia nonna, e ancora oggi la amo con tutto il mio cuore. E se è vero che le persone non più in vita restano sulla terra per poter vedere il

nostro sorriso, allora, per farla rimanere sempre al mio fianco sorriderò, e riderò a squarciagola, sempre!!!

Nonostante la solita routine ospedaliera, i miei pianti e le mie crisi, devo dire che i quindici giorni che ho trascorso in questa clinica li ho vissuti anche serenamente.

E questo sicuramente grazie al sostegno, sia fisico che psicologico, della mia famiglia e dei miei amici: un SOSTEGNO INDISPENSABILE PER LA MIA VITA!!

Credo sinceramente che, se fossi stata sola, non ce l’avrei mai fatta … E sono proprio sicura che, senza di loro, avrei imboccato quell’inquietante ‘scorciatoia’ che tanto avevo invocato prima del mio ultimo ricovero.

E sicuramente, se così fosse stato, ora non avrei potuto essere qui a scrivere.

ELISABETTA…

CAPITOLO 9: FINALMENTE TORNO A CASA!!

- Mercoledì, 4 Agosto -

Oggi è un grande giorno: finalmente SI TORNA CASA!!!!

Sono contentissima di abbandonare, spero per sempre, questo ospedale.

Ma, nello stesso tempo, anche se sembra assurdo, HO UNA FOTTUTISSIMA PAURA DI VARCARE QUELLA SOGLIA!!

Dentro la clinica, d’altronde, sono al sicuro, con un’équipe di medici pronti a intervenire nel caso mi succeda qualcosa…

Ma fuori???

I medici non ci saranno più …

E poi, come mi dovrò comportare con le persone che incontrerò?? Mi chiederanno tutti notizie sul mio stato di salute… Cosa devo rispondere? A chi devo dire la verità e a chi, invece, no?

NO, NO, NON VOGLIO ANDARE A CASA… VOGLIO ANDARMENE IN QUALCHE POSTO LONTANO DA TUTTI E DA TUTTO.

Non voglio dover giustificare la mia assenza a nessuno, e NON VOGLIO CHE QUALCUNO MI VEDA IN QUESTO STATO FISICO PIETOSO! (A causa del cortisone, ora sono gonfissima!!!!)

In realtà, non so più neanche io cosa voglio…

Però da un lato è bello pensare che, se mi fanno uscire, vuol dire che il peggio è andato. E che tutto quello che succederà da qui in avanti potrà solo essere migliore di quello che ho ato negli ultimi tempi.

In mattinata i medici mi vogliono fare un’ultima risonanza molto più dettagliata di una normale, i cui esiti verranno utilizzati per effettuare delle ricerche.

La risonanza dura quasi un’ora e mezza, ma se serve per aiutare a creare, in futuro, nuove cure per la sclerosi… Beh, allora fatemi pure TUTTO QUELLO CHE VOLETE!!! SONO TOTALMENTE DISPONIBILE!!!

Intanto, ci sono già mia mamma e Omar nella mia stanza che mi preparano la borsa con le mie cose.

Scambio ancora due parole con il dottore. Lui mi incoraggia, vedendomi un po’ nervosa per la mia uscita dall’ospedale.

Mi dice: < >.

Poi mi dà appuntamento al tre di settembre per farmi firmare il consenso per la terapia che avrei iniziato a seguire.

Mi chiama ‘Wonder Woman’ per il fatto che, a parte la sclerosi, ho un fisico perfetto, sanissimo … Durante la mia degenza, il dottore mi aveva detto che, se avesse preso una persona a caso nel mondo e le avesse fatto tutti gli esami a cui mi aveva sottoposta, sicuramente avrebbe scoperto varie problematiche di salute, piccole e grandi: dai semplici valori ‘sballati’ a, magari, qualcosa di più grave. Io, invece, ho ‘solo’ la sclerosi multipla …

Mah, forse avrei preferito avere il colesterolo alto o qualcosa del genere…

Però mi piace il nomignolo di WONDER WOMAN!!

(ED E’ ORA SVELATO IL MOTIVO PER CUI, SUL PROFILO DI FACEBOOK, ACCANTO AL MIO VERO NOME C’E’ SCRITTO ‘WONDER CRI’!)

Saluto il dottore e ringrazio anche tutto lo staff.

E, finalmente, alle 16.30 ESCO!!!

Da questo preciso momento chiudo un capitolo che resterà impresso nella mia memoria come il periodo più brutto della mia vita.

E, forse, quello che sto aprendo ora sarà, invece, il periodo più bello di tutta la mia esistenza.

Anzi, ne sono proprio sicura: perché se sono riuscita ad affrontare tutto questo, nulla d’ora in poi mi può spaventare!

E, inoltre,

SONO ORGOGLIOSA DI ME STESSA: QUESTA MONTAGNA ME LA SONO MANGIATA O DOPO O! SONO FIERA DELLA CRI!!

Sono arrivata alla vetta, forse con un po’ di fiatone, ma non importa … L’importante è che io sia qui!! In alto!! E da qui posso vedere TUTTO!!

Vedo la mia vita: alla mia sinistra quello che ero, quello che ho ato, quello che sono diventata; e alla mia destra immagino quello che diventerò …

Vedo chi c’è stato per me in ato tra le persone che conosco, vedo chi c’è ora, e vedo anche coloro ai quali permetterò di far parte del mio futuro.

Sono arrivata in cima, finalmente: qui c’è aria fresca e posso urlare, posso sfogarmi per tutto quello che ho ato.

Che, appunto, ora E’ ATO!!

D’ora in poi sarà tutto più semplice: adesso SONO IN DISCESA!!! E una volta mosso il primo o tutto diventerà sempre più facile, me lo sento: perché se sono riuscita a superare tutto questo senza né impazzire, né, tantomeno, suicidarmi, allora niente più potrà ferirmi. Niente più sarà difficile, e niente più potrà farmi cadere:

LA CRI E’ PIU’ FORTE!! ORA LO SO!!

Per arrivare di nuovo giù a valle ci sarà ancora una lunga discesa, certo, ma io approfitterò di questo tempo per recuperare me stessa: partendo dalla mia mente e arrivando sino alla mia espressione, che per adesso è tutto tranne che quella di una persona felice e rilassata; e, per finire, ovviamente arriverò a cambiare anche il mio aspetto fisico: mi sono decisamente gonfiata, e/o sono ingrassata di troppi chili…

(Non dico quanto peso non perché mi vergogno ma perché davvero non lo so: ho paura di pesarmi, ma penso che una quindicina di chili, nei prossimi mesi, la dovrò sicuramente buttare giù).

Ma, in ogni caso, non ho fretta!!

Anche se ho perso già troppo tempo a causa di questa malattia, adesso mi voglio prendere il tempo sufficiente per tornare come prima, o ANCHE MEGLIO!!!

A costo di are altro tempo a casa, di uscire poco e di non lavorare a tempo pieno.

Al momento non voglio forzare nulla, anche se, sinceramente … QUANTO VORREI AVERE UNA BACCHETTA MAGICA e tornare subito alla vita che facevo prima!! BIDIBI BODIBI BU!!!!

Ma, purtroppo, questa è la vita e non una favola, per cui dovrò avere pazienza… Tanta pazienza.

Ma sono sicura che ne varrà la pena.

Non vedo l’ora di arrivare a quel punto, di riprendere in mano la mia vita e diventare addirittura migliore di com’ero prima… DAVVERO… SARA’ LA MIA RIVINCITA SU TUTTI I FRONTI!

Sarà una rivincita anzitutto nei confronti delle false amicizie, delle malelingue, degli invidiosi e delle persone che mi hanno giudicata, criticata, che mi hanno derisa, sottovalutata…

E, soprattutto, sarà una rivincita verso chi mi ha persa in questo periodo difficile: dovranno tutti rosicare, perché la ‘nuova’ Cri sta arrivando e NON AMMETTE PIU’ ERRORI!!

Con questo non voglio dire che diventerò cattiva o vendicativa, ma sicuramente da ora in poi saprò bene a chi dare la mia fiducia e la mia amicizia, nonché il mio affetto e il mio amore.

Fortunatamente mi sono anche resa conto di avere intorno a me moltissime persone vere e sincere, e devo dire che non sono rimasta veramente delusa da nessuno di loro. Chi, in questo periodo di mio grande bisogno, mi è stato lontano pur sapendo quello che stavo ando, si è rivelato niente di più e niente di meno di quello che immaginavo: quindi, nessuna sorpresa!

Invece, di contro, sono rimasta VERAMENTE SENZA PAROLE per il comportamento di altre persone che credevo sì Amiche, ma non fino a questo punto… Loro sono state VERAMENTE FANTASTICHE!!!

Le prime persone che vorrei ringraziare, ovviamente, sono i miei tre ANGELI: i miei genitori e mio fratello Andrea.

Sono tre persone uniche, imparagonabili, insuperabili e insostituibili.

Mi hanno sostenuta, sopportata e amata in modo incredibile.

Non ho mai dubitato del loro amore durante tutta la mia vita, ma nei momenti di estrema difficoltà resti sempre affascinato dal vedere fino a che punto può arrivare il bene vero.

Se penso quante cose hanno dovuto sopportare: le mie crisi, durante le quali gli urlavo contro di tutto e rompevo qualsiasi cosa avessi intorno; i miei pianti ininterrotti; i miei silenzi; e, per finire, anche tutti i miei musi.

Per non parlare di tutte le volte che mia madre ha dovuto lavarmi, cambiarmi, farmi addirittura la pedicure…

E mio padre? Me lo ritrovavo tutti i giorni in camera, a farmi la fisioterapia al piede, alla gamba, alla mano e al braccio…

E poi Andrea, che si documentava su internet sulla malattia. E’ stato proprio lui a regalarmi quel tanto amato mp3 che mi ha salvata tante notti insonni…

Hanno sofferto con me, come se la sclerosi ce l’avessimo tutti e quattro.

Ci sarebbe moltissimo da scrivere su di loro, ma dovrei fare un libro solo per questo.

Ad ogni modo, l’importante è che io sappia quello che hanno fatto per me: HO TUTTO SCOLPITO NELLA TESTA, e NON LO SCORDERO’ MAI!!!

Un’altra persona che è stata INDISPENSABILE è OMAR.

L’unico e inimitabile Omar.

Lui c’è stato durante tutti i giorni della mia degenza, rimanendo con me sempre più del tempo consentito … Mi portava nel cortile per farmi fare camminate su camminate, esercizi per la mano e, soprattutto, mi faceva RIDERE!!

Quando andavamo in giro per l’ospedale imitava il mio bizzarro modo di camminare, a volte esagerando così tanto che sembrava più malato lui di me! Grazie al suo sdrammatizzare continuo, non mi faceva sentire in difetto … era ridicolissimo!!

… E quante volte mi ha preso al volo riuscendo a non farmi cadere! E, addirittura, un giorno mi ha accompagnata in bagno! Sì, proprio così: in bagno! Che umiliazione!! Ma non potevo fare altro, purtroppo in quel periodo non ero per niente autosufficiente.

Per ricompensarlo del tempo perso dietro a ‘questa spastica’, gli ho lasciato sia la Pink che le chiavi di casa … E lui, ancora una volta, si è rivelato un Grande: mi ha fatto trovare la casa completamente pulita!

E dopo Omar viene … MAURIZIA!!!

Quasi tutte le sere, dopo la chiusura del negozio, si precipitava da me, che fossi a Sestri o a San Martino, accompagnata da Roberto o con il taxi. Arrivava sempre

con qualche regalino, ma soprattutto veniva portando i frutti delle sue ricerche su internet riguardanti i mille aspetti e le possibili cure della mia malattia.

È stata per me un sostegno pazzesco, sia morale che fisico…

E’ la mia migliore amica, e penso che senza di lei nella mia vita TUTTO SAREBBE PIU’ BUIO!

Si è preoccupata tantissimo per me, chiedendo tutti i giorni ai dottori notizie sul mio stato di salute…

E quanti pianti ci siamo fatte insieme!!

Non avrei potuto chiedere di più da un’amica.

Un’altra persona estremamente presente è stata Rita.

Eh sì: proprio lei, la mia massaggiatrice per eccellenza, che per riuscire a entrare in clinica fuori orario si spacciava per la mia fisioterapista privata!!

Tra l’altro lo è diventata davvero, e i massaggi me li faceva sul serio…

PERO’, QUANTO MI DISPIACE PER QUESTO ‘FASTIDIO’ CHE HO CREATO A TUTTI LORO!!

Queste sono le persone che, durante questo terribile periodo, sono state più presenti fisicamente. Ma è anche vero che sono state le uniche che hanno ottenuto da me il permesso di venire a trovarmi in ospedale: non volevo che venisse nessuno, perché non volevo farmi vedere in quello stato … Non sapevo nulla di come sarebbe stato il mio futuro, e quindi, nel peggiore dei casi, volevo che il mio ricordo restasse per tutti quanti quello di una ragazza che aveva sempre il suo migliore sorriso dipinto sul volto.

Poi, comunque, un sacco di amici mi sono stati vicino con chiamate e sms.

Ricky, con i suoi messaggi dolcissimi; Marta, con i suoi “buongiorno” e “buonanotte” quotidiani; Simona e sca, sempre preoccupatissime; Gabriella e Renato, che riuscivano anche a strapparmi qualche sorriso; e poi il caro Adriano e, infine, il mio ‘sole’ di Sestri, Manuela!

Poi, per continuare, devo assolutamente nominare l’attentissimo Wild e gli stupendi Andrea e Sara del “Tropico del Blasco”; e, ancora, “Yackson” e i miei ex colleghi, Deborah e Pasky.

E poi ci sono stati tutti i miei fornitori e la gente di Pegli, clienti e non, nonché i miei vicini di negozio che chiedevano quotidianamente a mio padre informazioni sulla mia salute … Sicuramente tra tanto affetto ci sarà stata anche tanta curiosità, ma non importa!!

Fatto sta che tutto questo ha contribuito ad aumentare incredibilmente la mia forza, e mi ha dato SALDE FUNI PER POTER SCALARE LA MIA MONTAGNA PIU’ FACILMENTE!

E, ancora una volta, voglio sottolineare una cosa importante: ho ricevuto più attenzioni e affetto da persone a me fondamentalmente estranee che dal sangue del mio sangue … (Ovviamente tolta la mia famiglia e qualche altra eccezione: famiglie COSTA, MAZZA e MONTEROSSO, VI VOGLIO TANTO BENE!!)

Ma, come ho già detto, “E’ TUTTO SCOLPITO NELLA MIA MEMORIA”.

Grandi compagni d’avventura sono stati anche gli infermieri, gli specializzandi, gli allievi dell’università e il GRANDE E MERAVIGLIOSO DOTTOR A. U.

Senza dimenticare le mie compagne di stanza, e, tra loro, soprattutto Elisabetta!

La Eli è una ragazza di ventinove anni, colpita da sclerosi multipla da ormai undici anni. È una ragazza con uno spirito e una voglia di vivere invidiabili, e durante la mia degenza mi ha fatto un po’ da psicologa, raccontandomi della sua esperienza e facendomi capire il reale valore della vita (che in quel momento, purtroppo, avevo dimenticato).

Con lei è nata subito una forte intesa, e nel giro di qualche giorno nessuna di noi due poteva più fare a meno dell’altra.

A questo proposito c’è anche un aspetto comico oltre che drammatico: lei, quella volta, era finita all’ospedale per un attacco al braccio e alla gamba destra; io, invece, per un attacco al braccio e alla gamba sinistra… Quindi si può immaginare che coppia eravamo diventate per l’ospedale! Facevamo tutto in due

(io tenevo la bottiglia e lei la apriva, io reggevo lo spazzolino e lei ci metteva il dentifricio … E via così per ogni cosa!), con una tale complicità che stupivamo anche noi stesse. E poi, quante serate abbiamo trascorso su quella panchina in cortile!! Ci perdevamo così tanto nei nostri discorsi che tutte le sere gli infermieri ci dovevano venire a chiamare per informarci che era ora di andare a letto.

E, per ultimo (ma non certo per minore importanza), voglio ringraziare VASCO ROSSI, che, senza saperlo, mi ha aiutata TANTISSIMO!!

Penso di aver parlato di tutte le persone che, per quanto mi riguarda, mi accompagneranno nel mio futuro.

Invece, le persone che non ho nominato diventeranno persone che quando incontrerò per strada saluterò senza problemi e con cui parlerò… Ma sicuramente, d’ora in poi, saprò con chiarezza come comportarmi con ognuna di loro.

ED ORA DO’ IL VIA ALLA MIA DISCESA:

davanti a me ho un lungo periodo di fisioterapia all’ A.I.S.M., per recuperare totalmente l’uso di gamba e braccio. Lì avrò anche a disposizione, eventualmente, una psicologa con cui confrontarmi.

Poi dovrò regolarizzare tutta la parte burocratica riguardante la mia nuova situazione;

dopodichè, voglio ritornare a lavorare a tempo pieno; riprendermi fisicamente;

e, infine, tornare a casa mia, con la mia amata indipendenza.

ECCO, QUESTI SONO GLI OBBIETTIVI CHE INTENDO RAGGIUNGERE: ENTRO GENNAIO O FEBBRAIO VOGLIO TROVARMI SULL’ALTRO VERSANTE DI QUESTA MALEDETTA MONTAGNA CHE MI SI E’ PARATA DAVANTI ALL’IMPROVVISO, SENZA CHE IO AVESSI POTUTO INTRAVEDERLA ALL’ORIZZONTE.

Finalmente, però, dall’uscita dalla clinica riuscivo a vedere la fine di quel tunnel.

E attorno a me non c’era più il buio di prima, e soprattutto quella pesante e terrificante “palla da bowling” nel mio stomaco era diventata più leggera: c’era ancora, purtroppo, ma era molto meno pesante.

Tornerò a valle più carica e più forte di prima, guardando la vita da un’altra angolazione e con un’altra prospettiva: e questo perché sono sicura che, se il destino mi ha riservato questa “brutta cosa”, è stato solo per farmi assaporare ancor di più quanto di bello mi aspetta in futuro.

QUINDI, FORZA: “ZAINO” IN SPALLE, E SI PARTE!!

CAPITOLO 10: LA RINASCITA!!

- Martedì, 11 Gennaio -

Sono ati circa cinque mesi dall’ultima volta che ho preso in mano questa penna, e, quindi, dal giorno in cui mi sono prefissata gli obbiettivi che avrei voluto raggiungere.

Mi ero promessa che entro febbraio avrei ripreso in mano la mia vita su tutti i fronti.

Nelle prossime pagine racconterò in breve quello che è successo negli ultimi mesi. Poi sarà a Te, sì, proprio a TE che stai leggendo, giudicare se sono riuscita o meno nel mio scopo.

Dopo quindici giorni dall’uscita dall’ospedale ho trascorso dieci giorni in campeggio con i miei, proprio per prendermi un momento di relax lontano da tutto e tutti… (ricordi quanto scrivevo nell’Introduzione?).

Purtroppo, però, ad agosto il campeggio è pieno di gente che mi conosce da

quando sono nata e, anche se trascorrevo la maggior parte del tempo all’interno della mia piazzola, era inevitabile che molte di quelle persone mi vedessero.

Mille domande, mille occhi che mi guardavano con comione o addirittura con pena. Chi non sapeva proprio nulla della mia situazione chiedeva se fossi rimasta incinta (visto il mio aspetto tondeggiante); oppure, chi invece aveva saputo solo che ero stata in clinica neurologica, ignorantemente pensava che fossi impazzita.

A causa di questi atteggiamenti io soffrivo parecchio, perché solo io sapevo quello che, invece, avevo dovuto affrontare.

Ma la frase di una persona a me cara mi ha fatto tornare all’improvviso alla realtà: ossia mi ha riportato alla mente non quello che avevo dovuto are, bensì quello a cui stavo lavorando per il mio FUTURO!! Ecco cosa mi ha detto quella persona:

< >

Quindi parlate, parlate pure: tanto io sono convinta e sicura di una cosa: TUTTO TORNA!!

P.S.: ah, non è necessario raccontare come sono stata dal 21 al 29 agosto. Era il periodo in cui sarei dovuta essere a Mykonos … Mi è dispiaciuto un sacco dover

rinunciare a questo viaggio, e durante tutti quei giorni ho pensato a come, invece di essere qui in città, avrei potuto trascorrere il tempo divertendomi in quella splendida isola.

SETTEMBRE

Il mese di settembre l’ho ato andando, due volte alla settimana, all’A.I.S.M. per fare fisioterapia.

Lì ho conosciuto persone speciali e stupende. A partire dalla mia fisioterapista, Tiziana: una ragazza meravigliosa con la quale ho instaurato subito un rapporto bellissimo. Lei rendeva le lezioni un insieme tra il gioco, l’esercizio fisico e la risata.

Dico questo di Tiziana senza voler togliere nulla agli altri ragazzi del centro, che mi hanno aiutata tutti a trascorrere quel momento difficile in un ambiente amichevole oltre che professionale.

Per finire, ho instaurato varie relazioni con gli altri pazienti che, come me, avevano quel velo di tristezza misto a speranza negli occhi …

L’unica cosa negativa è stata che, se durante le mie giornate volevo in qualche modo dimenticarmi di ciò che avevo, quando andavo all’A.I.S.M. me lo ricordavo ECCOME … Lì ho scoperto che c’è troppa gente malata di questa patologia: quello di questi malati è veramente un mondo parallelo. E, purtroppo, in quel centro ho visto persone in uno stadio della malattia veramente avanzato (quindi ci si può immaginare come l’umore possa scendere vedendo questa

difficile realtà).

Oltre alla fisioterapia mirata facevo molta attività a casa: camminavo parecchio e mio padre mi faceva i soliti massaggi che, ne sono sicura, hanno contribuito più di tutto a farmi stare meglio.

Mi sono sottoposta anche a una visita psicologica: la dottoressa mi ha fatto i complimenti per la mia situazione psichica e ha detto anche che, se avevo avuto qualche momento di tristezza, era del tutto normale. Mi ha fatto un esempio molto costruttivo: mi ha detto che sapere di avere questa malattia <<è come quando affronti un lutto: piangi e ti disperi il primo periodo, ed è giusto, poi il tempo attenua tutto. Se questo, nel tuo caso, non dovesse succedere, allora avrai bisogno di me. Ma ora sfogati quanto puoi … Poi fuori la grinta, e si ricomincia!!>>

BELLE E VERE PAROLE!

… E, TRA L’ALTRO, ANDO’ PROPRIO COME LEI AVEVA PRONOSTICATO: NEI MESI SUCCESSIVI NON AVRO’ BISOGNO DI LEI!!!

Durante questo settembre mi sono vista trasformare: dallo zoppicare e dal non riuscire neanche a tagliare la pizza al tornare a correre, a ballare e a sollevare pesi non indifferenti… Stavo semplicemente tornando la normalità!!

Facevo progressi giorno dopo giorno, e non si può neanche immaginare la mia FELICITA’ nel vedermi pian piano riacquistare tutte le mie capacità motorie.

Il 28 settembre è stata la giornata chiave della mia svolta decisiva: ho iniziato la terapia che mi avrebbe accompagnata a vita, sempre però se il mio fisico l’avesse accettata e se non mi fossi rivelata allergica ai farmaci …

Tutto andò per il meglio, e quel giorno segnò il raggiungimento di un altro obbiettivo.

Rividi il mio dottore e tutti gli infermieri, e furono molto felici e soddisfatti di rivedermi in piedi e soprattutto con l’umore alto.

Sì, ero ancora gonfia – o, come mi chiamo io prendendomi in giro, “ero cicciona di cortisone” -, ma quello era l’ultimo problema che avrei risolto…

Intanto,

LA CRI STAVA TORNANDO DAVVERO!!

Dopo la terapia sono stata male per tre giorni, ma quella reazione era nella norma: mi avevano iniettato tramite flebo un potente farmaco chiamato Tysabry. È tra gli ultimi approvati dal Ministero della Salute, e al riguardo i dottori mi spiegarono che, se il ‘semplice’ interferone riduce solo del 33% la possibilità di ricadute, questo farmaco la riduce del 68%… Quindi si tratta di un’OTTIMA percentuale.

Ovviamente - dissero ancora i medici -, non essendo abituata a tali farmaci potevo non sentirmi bene dopo averli assunti, ma il malessere sarebbe pian piano diminuito con il are dei mesi, fino a scomparire del tutto.

OTTOBRE

Questo mese è trascorso abbastanza tranquillo … Dico ‘abbastanza’ perché, comunque, per tutto questo periodo ho avuto un chiodo fisso in testa, un pensiero a cui la mie mente era rivolta in ogni minuto, in ogni secondo: la sclerosi multipla. E anche se le cose, per me, stavano andando sempre meglio, non c’era giorno o sera che non mi addormentassi senza, prima, aver fatto un gran pianto.

In compenso ho iniziato a rivedere i miei amici, quelli che mi sono stati vicini in questi mesi, e a uscire con loro. Mi sentivo ancora un po’ impacciata, ma solo per il fatto che non mi vedevo ancora tanto bene davanti allo specchio: dovevo ancora lavorare parecchio per riprendere la mia forma fisica, e inoltre tutti i vecchi vestiti non mi andavano più bene. Per questo ho dovuto comprare abiti nuovi, almeno di due taglie più grandi rispetto al solito … La cosa mi ha rattristata parecchio, anche se sapevo che quei vestiti, presto, sarebbero finiti in uno scatolone che non avrei più riaperto.

Sì… Pesavo almeno dieci chili in più del solito, ma quello ‘zaino’ che ero costretta a portare sulle spalle pesava sempre meno: e questa era la mia vera vittoria.

Ho ricominciato ad andare a lavorare in negozio, rimanendoci per più ore. Purtroppo non ci restavo ancora per tutto il giorno, ma un bel turno di sei o sette

ore me lo facevo …

In questo modo ho rivisto tutti i miei clienti, che mi hanno dimostrato tutto il loro calore dandomi il BEN TORNATA!!

A fine mese mi è arrivata anche una proposta che non sono riuscita a rifiutare: quella di unirmi a Deborah, mia ex collega, e a sua sorella Simona in un viaggio di una settimana in una delle isole secondo me più belle del Mondo:

CUBA!!

Avevo mille dubbi, gli stessi pensieri che mi avevano assillata quando dovevo partire per Amsterdam. Ma, incoraggiata dal dottore, dai miei genitori e da Deborah e Simona, ho deciso di partire.

Ero contentissima!! Ho sempre sognato di andare ai Caraibi, di toccare con mano quella sabbia bianca e assaporare quell’atmosfera che solo lì si può trovare… E, come in un sogno, finalmente CI STAVO ANDANDO DAVVERO!!!

Però, il pensiero di partire continuava a farmi sentire inquieta: e se mi fossi sentita male??

PAZIENZA, mi dissi a un certo punto: male che fosse andata, me ne sarei stata una settimana in hotel … MA, in ogni caso, SAREI STATA A CUBA!!! NON POTEVO ASSOLUTAMENTE FARMI SFUGGIRE UNA TALE

OCCASIONE!!!

Ad ogni modo, lo scopo di quel viaggio non era puramente di svago e di divertimento: era una sorta di VIAGGIO DELLA SPERANZA. Io e le mie amiche siamo andate fino a Cuba principalmente per ritirare l’’ESCOZUL’, un farmaco molto particolare: purtroppo, la sorella delle mie due compagne di viaggio ha un brutto tumore, e ultimamente in televisione hanno mostrato dei servizi sulla scoperta di un antitumorale derivato dal veleno di un potente scorpione blu – l’Escozul, appunto. Valeva la pena provare…

Così, il 31 ottobre siamo partite per la nostra vacanza-missione.

Missione compiuta proprio il primo giorno di villeggiatura, quando abbiamo “ritirato” il farmaco! Così, durante gli altri sei giorni del nostro soggiorno abbiamo potuto goderci la nostra vacanza in relax.

Eravamo alloggiate in una casetta indipendente di due piani: due camere da letto, due bagni, un salotto, una cucina, due terrazzi e una piscina privata … Sì, proprio una piscina tutta per noi!! Avevamo perfino una guardia, che stava sempre fuori dalla nostra casa giorno e notte.

ERA TUTTO UNA FAVOLA: spiagge stupende, mare meraviglioso, l’allegria di quella gente che anche non possedendo nulla aveva sempre il sorriso sulle labbra e la voglia di ballare…

Siamo state bene e ci siamo divertite, soprattutto io sono stata alla grande: per sette giorni mi sono totalmente dimenticata di quello che ho, e ho fatto tutto quello che volevo: sono stata al sole per ore, ho bevuto rum, crema al rum e

cocktail a più non posso… Tutte cose che il dottore mi aveva sconsigliato, ma nonostante questo… sono stata da Dio!!

Comunque, tutto questo divertimento non sarebbe potuto esistere se non ci fossero stati i nostri meravigliosi vicini di casa! Infatti, di fianco alla nostra abitazione ce n’era un’altra, identica, in cui alloggiavano tre fratelli canadesi di Montréal: Gary, Alex ed Eddie.

Li abbiamo conosciuti il secondo giorno del nostro soggiorno, e da quel momento abbiamo ato insieme a loro giornate indimenticabili: cene, serate e party nella nostra piscina… Erano proprio dei ragazzi fantastici!! Una volta lasciata Cuba, speravo di non perdere i contatti con loro. Anche se poi, purtroppo, è successo… Solo con Gary mi sento ancora, e progettiamo di rivederci.

E’ stato un viaggio miracoloso: tornata in Italia ero un’altra persona, rigenerata, con un altro viso, dimagrita ben tre chili (il che non guasta!) e soprattutto con quel sorriso sul volto che, ormai, non avevo più da mesi.

Quante cose sono successe negli ultimi mesi … Avevo disdetto due viaggi, certo, ma me n’ero fatta uno che valeva anche di più, soprattutto per quello che mi ha dato come persona!!!

NOVEMBRE

BENE…

La mia montagna era sempre più facile da scendere, ed era bellissimo vedere finalmente in lontananza la pianura – e, con lei, anche tutti i miei obbiettivi raggiunti…

C’era ancora qualche chilometro, e poi era fatta!!

Dopo essere tornata da Cuba, ho ritrovato la sicurezza in me stessa e sono riuscita a trasmetterla anche ai miei genitori. Al mio desiderio di tornare a vivere a casa mia, infatti, non si sono opposti in nessun modo. D’altronde, durante la mia vacanza a Cuba avevano avuto una grande dimostrazione del fatto che, ormai, potevo cavarmela da sola …

Così, finalmente sono ritornata alla mia amata indipendenza. Inizialmente invitavo sempre qualcuno a casa di sera, per non stare proprio da sola, ma ben presto è tornata la mia ‘normalità’.

Ho ripreso il mio lavoro a tempo pieno e, con mio particolare piacere, sono ricominciate anche le GRANDI SERATE con i miei amici!!

Il mio umore è tornato a ‘BOMBA’, soprattutto grazie anche a una nuova cosa che ho introdotto nella mia vita…

Ora mi spiego meglio.

Il 22 novembre, Wild mi aveva invitata a una serata informativa per conoscere il progetto proposto da un’azienda in fase d’espansione. Il progetto consisteva nella possibilità di acquistare un posto per seguire vari corsi di diverse discipline. Includeva, inoltre, anche la possibilità di collaborare con l’azienda stessa per facilitarne l’estensione in tutta Italia, guadagnando su provvigione.

Accettai subito di aderire al progetto, acquistando sia un posto per un corso d’informatica che da anni avrei voluto fare, sia, soprattutto, un posto per un corso sulla crescita personale.

…E sono state proprio le lezioni di quest’ultimo corso, che ancora seguo, a iniziare a tirare fuori il meglio di me e a permettermi di tornare a sognare!!

Ho sentito crescere in me, di nuovo, la mia voglia di ‘spaccare il mondo ’, e grazie anche ai ragazzi che ho incontrato in quest’azienda sono tornata letteralmente a VIVERE!!

Quei ragazzi sono diventati, in pratica, la mia nuova compagnia: così, oltre a lavorare insieme ci divertiamo come pazzi!!

Sono tutti fantastici, dal primo all’ultimo: Antonio, Enrico, Paolo, Gianluca, Massimo, Sonia, Giorgia, Marco, Dania … E solo pochi di loro sanno della mia malattia: ho cercato infatti di crearmi un piccolo mondo a parte, dove potermi comportare come io sono davvero!! Anche se con questo libro, però, svelerò la mia situazione a ciascuno di loro … Ma penso che, da qui alla fine di questo diario, arriverà il momento in cui la mia forza sarà così tanta che il far sapere quanto mi è successo sarà solo una soddisfazione!!!

Intanto, spero proprio di fare tanta strada insieme a questi miei nuovi compagni, non solo come amica ma anche dal punto di vista professionale (visto che, all’interno di quest’azienda, c’è anche la possibilità di carriera). Spero, un giorno, di diventare ‘qualcuno’… Anche se, come dice una grande frase, “non è tanto importante la tua meta ma il viaggio che hai fatto per raggiungerla”…

Quindi, per il momento mi godrò ogni paesaggio, ogni colore e ogni profumo che incontrerò!!! LA STRADA ORMAI E’ TUTTA E SOLO MIA!!!

DICEMBRE

ANDAVA TUTTO LISCIO COME L’OLIO… E IO ERO SEMPRE PIU’ CONTENTA!!!

E, IN PIU’, IN QUEL MESE MI STAVO PREPARANDO PER UN CAPODANNO DA URLO: ANNO NUOVO… VITA NUOVA!! Una frase che si dice solitamente a ogni fine dell’anno, ma in questo caso per me aveva un significato più che azzeccato!!!

Per me, infatti, SARA’ REALMENTE L’INIZIO DI UNA NUOVA VITA!! LO GIURO A ME STESSA!!

Quindi, ero pronta per festeggiare il nuovo anno: il 2011!

Ma, soprattutto, ero pronta a mandare a quel paese quello ato: il 2010, per quanto i primi mesi fossero andati bene, per me rappresenterà per sempre e comunque un anno da dimenticare, un anno di sofferenza e tristezza, un anno di pianti e silenzi. Ma anche un anno di rivelazioni, di cambiamenti e di delucidazioni.

Ma è stato, anche, un anno che mi ha insegnato tanto: ho imparato ad apprezzare ogni cosa, anche la più piccola, a voler bene alle persone in modo incondizionato e a dimostrare il mio amore SEMPRE, perché ogni giorno potrebbe essere

l’ultimo… E ogni giorno potresti pentirti di quello che avresti potuto fare ieri e non hai fatto… e che, magari, oggi non puoi fare più!!

La vita va vissuta in ogni suo attimo, sempre al massimo, e non va sprecata con nervosismi e paure create solo dalla nostra mente!

LA VITA E’ BELLA! E anche se in questi mesi ho avuto molti momenti di debolezza in cui l’unico mio desiderio è stato quello di morire, ora posso dire che SONO STATA SOLO UNA PAZZA a pensare quelle cose! Certo, erano pensieri comprensibili, visto quello che stavo ando, ma sono stata lo stesso MATTA, FUORI DI TESTA ad avere quei pensieri terribili nella mia mente!!

LA VITA E’ UNA COSA MERAVIGLIOSA, STUPENDA, E FARO’ TUTTO IL POSSIBILE AFFINCHE’ QUESTO MIO PENSIERO NON APISCA MAI!!

E non importa se non troverò mai l’amore della mia vita o se non sarò mai piena di soldi; o, ancora, se non avrò mai una villa al mare né tantomeno un’automobile da urlo. Perché la mia ricchezza è questa, sì, proprio questa:

un appartamento di cinquanta metri quadrati, la mia mitica Pink, il mio modesto mini-market, ma soprattutto una famiglia FANTASTICA con due genitori che non cambierei mai. Non mi basterebbero dieci vite per rendergli indietro tutto quello che mi hanno dato, sia materialmente che, specialmente, affettivamente!!! Sono UNICAMENTE “SUPERUNICI”! E la mia ricchezza sono anche i miei amici, quelli con la A maiuscola… E, ovviamente, tutto lo staff del S.Martino: perché, senza di loro, forse non sarei qui nella camera di casa mia, a scrivere col sorriso sul viso!!

Il primo dell’anno non potevo che festeggiarlo con le persone più importanti della mia vita: OMAR, MAURIZIA (accompagnata da Roberto) e la mia famiglia (anche se, con loro, ero solo in contatto telefonico).

Eravamo in una villa settecentesca in un paese vicino a Torino.

E’ stata una bellissima serata: tanta bella gente, un ottimo cenone, musica, e finalmente SONO RIUSCITA A VEDERE I TANTO, TANTO DESIDERATI FUOCHI D’ARTIFICIO!!

Li guardavo estasiata… Una lacrima è scesa lentamente sul mio viso … Ma ero FELICE!!

“SONO FELICE!!”

Allo scoccare della mezzanotte Omar mi ha abbracciata, senza dirmi né gli auguri né buon anno… Mi ha solo detto: < >

Sì, aveva ragione, per una volta nelle mia vita volevo essere egoista:

QUELLA ERA LA MIA FESTA!

LA Cri è tornata per non andarsene mai più, e per lei c’è una nuova vita che la aspetta. Accetterò tutto quello che il destino ha riservato per me.

Ora mi ritrovo di nuovo in pianura, con uno zaino sulle spalle leggerissimo.

Non escludo la possibilità di dover scalare altre montagne, o magari anche solo delle nuove colline, non escludo che non sarà sempre tutto tranquillo e regolare, ma ora saprò come affrontare tutto quanto. La ‘palla da bowling’ l’ho finalmente ingoiata, e anche se so che a volte tornerà nuovamente a galla, saprò come mandarla giù di nuovo.

Sono cosciente e consapevole di avere una malattia che non andrà mai più via, ma sono altrettanto convinta che è la nostra mente a comandare tutto: ed io vincerò sulla sclerosi dando il meglio di me stessa, con una bella dose di ottimismo e con un sorriso che non spegnerò mai!!!

PERCHE’ LA CRI E’ FORTE!! ED E’ PIU’ FORTE DI ‘LEI’!!!

P.S.: Ricordi che, prima di quel fatidico 18 giugno, il mio unico obbiettivo tra palestra e dieta era avere un fisico ‘da paura’ per andare a fare stragi di cuori a Mykonos?

Ebbene: il due Gennaio mi è venuto a trovare, qui a casa mia, a grande sorpresa, Sasà …!! Beh, anche senza entrare nei particolari, ti assicuro che, anche con quei chili di troppo e quello zaino sulle spalle, L’HO FATTO IMPAZZIRE LO STESSO!!!

Capito???

SASA’ …

CAPITOLO 11: LA CONCLUSIONE

(solo del libro, eh!!)

- Sabato, 25 Giugno -

La decisione di finire questo mio libro al capitolo undici non è stata presa a caso:

infatti, da qualche mese a questa parte questo numero è sempre davanti ai miei occhi: guardo l’ora e sono le 8.11, o le 14.11, oppure ancora 22.11, e così via; mi cade l’occhio su una qualche targa di automobile o su cartelli vari, e l’undici è sempre presente. Ho addirittura giocato al lotto l’ambo 11-2 (il 2 sta per 1+1) e l’ho azzeccato sulla ruota della mia città, Genova!! Peccato che, però, io abbia giocato una puntata bassa.

Ad ogni modo, mi sono incuriosita parecchio riguardo al significato di questo numero, e sono rimasta parecchio stupita leggendo su Wikipedia che:

nella Qabbalah ebraica, l’undici corrisponde alla “realizzazione”;

nella magia è considerato il “primo numero mastro” ( essendo il primo numero di una decade nuova) e significa “un forte cambiamento a fronte di una grande forza”;

nei tarocchi corrisponde, non a caso, alla “forza”;

nel cristianesimo, l’undici è il numero degli apostoli rimasti prima della ione, della Morte e della Risurrezione di Cristo e assume il significato di “un imminente evento o cambiamento importante”…

… Penso che non ci sia nulla da aggiungere …

Oggi è il 25 giugno, e quindi è ato un anno preciso dalla fatidica diagnosi.

Dovrei festeggiare?

D’altronde, è l’anniversario dell’inizio della mia nuova vita…

Quindi, SI’, ho deciso di festeggiare!

In questo momento sto scrivendo queste righe direttamente da Illetes, una delle più belle spiagge dell’ “ultimo paradiso terrestre”: FORMENTERA!

Accanto a me c’è la mia inseparabile amica Maurizia, che ringrazio moltissimo perché mi trovo su questa splendida isola grazie al suo invito: mi ha infatti chiesto di accompagnarla fino a qui per l’apertura di un suo punto vendita… E ovviamente, oltre che per lavoro, siamo qui per godere delle meraviglie di questo posto da sogno.

Stasera ci sarà l’inaugurazione dello “Chezz Gerdy”, il chiringhito dove, appunto, l’azienda della Maury ha ora il suo nuovo negozio: quindi, per lei corrisponde anche all’ apertura del suo locale.

Sarà sicuramente una serata indimenticabile, anche perché sono previsti invitati illustri come grandi personaggi e vips dello spettacolo. Tra questi ci saranno: Corona e Belen, Vieri, Inzaghi e tanti altri calciatori, le veline Federica e Costanza, Jonathan, Cristina Parodi, “Madre Natura” ecc… E poi, con l’esperienza e la bravura della Maury e del suo staff, sono sicura che per il negozio sarà un VERO SUCCESSO!!!

Purtroppo, però, tutto prima o poi finisce e presto ritorneremo alla vita di tutti i giorni, godendoci però il resto dell’estate nelle nostre, comunque amate, spiagge della Liguria. Personalmente, inoltre, aspetterò la mia prossima vacanza: un viaggio che ho già prenotato da mesi... Eh, sì: Marta e io, il 24 agosto, partiremo per ben due settimane per quella vacanza tanto desiderata e - purtroppo - disdetta l’anno scorso: MYKONOS!!

MARTA …

Fra tre giorni lasceremo Formentera: partiremo il 28 giugno, in corrispondenza con la data del mio trentaduesimo compleanno… Credo che questo sia proprio il modo migliore per festeggiare: poter essere in quest’isola magnifica è un vero regalo!!

Però, la mia festa vera e propria ci sarà al mio rientro a Genova, la mia città, dove ci sono la mia famiglia, i miei amici e la mia VITA!!

Si conclude così il mio trentaduesimo anno di vita, e quest’anno, a differenza dello scorso, ho avuto tutto il tempo per organizzare una grande festa.

Voglio invitare assolutamente TUTTI !

Voglio che sia veramente un giorno SPECIALE per me!

Voglio, come per magia, dimenticarmi della malattia che ho, ma non di tutto quello che è successo in quest’ultimo anno: quello non lo voglio assolutamente cancellare dalla mia memoria perché mi ha reso più forte e migliore e, soprattutto, perchè mi ha fatto capire veramente chi sono e come devo vivere.

Alla domanda “come stai?” da ora in poi risponderò sempre “alla grande!”, perché è proprio così che mi sento ed è come sicuramente mi sentirò in futuro:

nulla più può farmi rispondere che sto male!!!

E, forse, oltre che per offrire, nel mio piccolo, la mia solidarietà alle persone che come me stanno attraversando momenti difficili, ho scritto questo libro anche per raccontare la mia esperienza per l’ultima volta:

NON VOGLIO PIU’ PARLARNE.

E se, un giorno, qualcuno mi chiedesse qualcosa al riguardo risponderò:

“ MI SPIACE … COMPRATI IL MIO LIBRO! IO, CON QUELLA STORIA, HO CHIUSO!”

La mia estate è iniziata alla grande!!!

Mi piace paragonarla a un gran bel film la cui sigla di apertura è stata proprio la sera del 17 giugno, quando ero a San Siro... al CONCERTO DI VASCO ROSSI!!

Essere lì è stato emozionante: la magia è durata dall’inizio alla fine dello spettacolo ed è continuata, poi, durante l’aftershow di Vasco - ossia il dopoconcerto dove ho potuto incontrare e fare foto con tutta la band... e dove ho potuto stare a un o da quell’artista che mi fa sognare con ogni sua canzone.

Il concerto è stato bellissimo, e anche se ero nei posti in tribuna me lo sono assaporato tutto stando in piedi, saltando e cantando a squarciagola. A VASCO SI ASSISTE IN STANDING OVATION!!!

Conosco già a memoria tutte le canzoni del suo nuovo album... Un album che, come al solito, riesce a toccarmi nel profondo.

E, come ogni volta, c’è sempre quel brano in particolare che “ti racconta”, quello che quando lo canti i brividi ti corrono lungo la schiena, magari accompagnati da qualche dolce lacrima…

Questo brano, per me, è stato il nuovo singolo che, da quando è uscito il 29 marzo e ancor di più ora, io posso cantare a squarciagola insieme a Vasco:

“ EH GIA’ … IO SONO ANCORA QUA!

E NON C’E’ NIENTE CHE NON VA… NIENTE DA CAMBIARE!!!!...”

CE L’HO FATTA!!!

E se ce l’ho fatta io che sono una comunissima ragazza, ce la puoi fare anche TU, affrontando e vincendo qualsiasi problema che ti capiterà nella vita!!!!

Ricordati che è la testa a comandare tutto!! E nulla può sconfiggerti se non l’hai deciso tu!!!

D’ALTRONDE ,fino a prova contraria, ABBIAMO SOLO UNA VITA e allora …

DOBBIAMO VIVERLA ALLA GRANDE!!!

SORRIDENDO SEMPRE!!!

Buona vita!!

CRI.

…

Se hai letto fino qui allora vuol dire che la mia “storia” ti è piaciuta, apionato e spero anche emozionato…

Quindi …

NON PUOI, DI CERTO, PERDERE IL LIETO FINE…

OGGI: 11-10-2011 (nota anche il giorno: mi segue sempre l’11!!) ho ritirato la nuova risonanza che dopo un anno circa di terapia dovevo eseguire per un controllo.

Il risultato? -> trascriverò le esatte parole:

esame confrontato col precedente del 22-7-2010.

Al controllo attuale risultano NETTAMENTE RIDOTTE LE DIMENSIONI DELLA LESIONE talamo-capsulo-mesencefalica dx e di QUELLE paracornofrontale e retro trigonale omolaterali.

NON EVIDENZIA DI NUOVE LESIONI.

Non m’illudo di essere miracolosamente guarita, dovrò continuare la terapia, e la “guerra” rimane comunque aperta ma …

Di sicuro

QUESTA “BATTAGLIA” L’HO VINTA IO!!!!

Sono convinta e consapevole che , sicuramente il Tysabri ha fatto al meglio il suo “dovere” ma sono ancor più convinta che la “MIA TESTA” è quella che ha fatto il resto…

E l’ha fatto MOLTO BENE!!!!!

SONO FELICISSIMA!!! SONO AL 7° CIELO!!!

E se , come ho sempre sostenuto, “NULLA ACCADE PER CASO” evidentemente è successo tutto questo per un motivo che io ho già capito quale … e tu?

2011 : l’anno più bello della mia esistenza!

IO AMO LA MIA FAMIGLIA

IO AMO I MIEI AMICI

IO AMO IL MIO DOTTORE

IO AMO LA VITA!!!

Ciao Steve!! ;-)

“Wonder Cri”

PREFAZIONE

Volevo spendere due parole per quanto riguarda il titolo:

IO!

Il primo motivo è ovviamente per il fatto che è nel libro parlo di me e della mia vita e quindi la protagonista sono IO con le mie emozioni.

Ma è anche : Io è come dire me stesso/a , non è in nessun modo inteso in modo egoistico ma è inteso come consiglio:

una sorta di autostima

solo una parola , solo due lettere ma un grande valore e ancora più grande se questo valore ce lo diamo noi stessi.

È giusto dire ( per chi ha famiglia) “la persona più importante per me non sono io ma mio figlio o mio marito e quindi l’importante che stiano bene loro …” bello e molto altruista ma ,pensaci un po’, se tu stai male pensi che loro siano felici? Pensi che stiano bene?

O ancora, è altrettanto giusto e rispettoso nei confronti del lavoro o dei colleghi quando ci si sforza ad andare a lavorare anche quando non si sta perfettamente in forma … ma non è meglio pensare invece, ne gioverebbero anche colleghi ,di fermarsi qualche giorno subito che magari, se dovesse peggiorare, settimane o addirittura mesi dopo.

È bello e amorevole fare complimenti e riempire di regali il proprio fidanzato … ma secondo te cosa penserebbe se ad una cena importante dove lui è vestito a puntino con le marche più costose e i gioielli più preziosi (tutta roba regalata ovviamente da te) e tu … semplicemente vestita solo per il fatto di concentrare l’attenzione solo a lui.

Ecco è proprio questo che voglio trasmettere con il titolo “IO!”

Ora vai allo specchio e ripeti “io sono importante perché io sono meravigliosa!”.

IN OGNI CASO… LA PRIMA PERSONA CHE DEVE STARE BENE è SE STESSI!!!! SONO IO!!!

SEI TU!!!

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio infinitamente e con tutto il mio immenso amore la mia meravigliosa famiglia:

MIA MADRE ROSA, UNICA E INSOSTITUIBILE; MIO PADRE GIOACCHINO, FANTASTICO E INSTANCABILE; MIO FRATELLO ANDREA, MERAVIGLIOSO E INSUPERABILE; i sempre presenti ZIA PINA e ZIO PINO, ZIA MARIA con famiglia e pochi altri parenti …

Ringrazio anche le mie dolcissime Lulù e Lady, perchè poter giocare con loro e coccolarle è stata per me un’ulteriore distrazione dalla mia situazione.

Un GRAZIE con tutto il mio affetto, stima e rispetto ai miei più grandi Amici, per me rivelatisi indispensabili:

OMAR, MAURIZIA, RITA, MARTA, RICKY.

UNGRAZIE INFINITO, con tutta la mia riconoscenza, alla CLINICA NEUROLOGICA DI SAN MARTINO (Genova) ,al dott. A.U. E A TUTTA LA SUA EQUIPE MEDICA per “avermi rimesso in piedi” e per continuare a seguirmi ancora oggi (e chissà per quanto altro tempo ancora!!).

GRAZIE, OVVIAMENTE, alla mia “nuova grande famiglia” dell’AISM, a tutto lo staff di fisioterapisti e dottori di Genova e, in particolare, a TIZIANA E SARA.

GRAZIE davvero a tutte le persone che , in un modo o in un altro,mi sono state vicino contribuendo al ritorno del mio SORRISO:

ELISABETTA, ANDREA E SARA (e il piccolo Ricky, perché anche la sua nascita è stata per me una gioia in più), WILD, SCA, LA MANU, LA DEBORAH, PASKY, GABRIELLA, RENATO, CONNIE, DANIELONE, ADRIANO, SASA’, TUTTA PEGLI (in particolare i commercianti, impiegati e commesse di TUTTA VIA SABOTINO e dintorni ), tutti i ragazzi del management (e non) della BYTE NETWORK, GLI AMICI DI FACEBOOK (che anche non conoscendomi personalmente si sono preoccupati per me tramite messaggi ed e-mail) e,soprattutto, a SILVIA MALNATI per aver fatto sì che questo mio “piccolo sogno” potesse realizzarsi.

E, per ultimo ma non per importanza, un GRAZIE alla MIA CARA E DOLCE NONNA che in questa mia “rinascita”, da lassù ,ci ha messo lo “zampino”… NE SONO SICURA!!!

Spero di non aver dimenticato nessuno… ah, sì… quasi dimenticavo una persona, importantissima: TE!

GRAZIE PER AVERE IN MANO UNA COPIA DI “IO!”.

PER QUESTO PER ME SEI SPECIALE!

...E per qualsiasi critica,commento o anche solo per un saluto puoi scrivermi a:

[email protected]

ANCORA GRAZIE A TUTTI VOI!

VI VOGLIO UN BENE INDECIFRABILE!!

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