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Ana Maria Silvia Brechler

LEI

“Non preoccuparti. Hai sempre scritto e scriverai ancora. Non devi far altro che scrivere una frase sincera.

Scrivi la frase più sincera che sai.”

Ernest Hemingway, “Festa mobile”

POETIZZANDO

Non tutto il corpo trema

quando le parole non sanno venire.

Non gli occhi,

carichi di senso,

di sguardi in potenza.

Non il cuore che sa,

non la vergogna,

che non le fa dire,

le parole dell'ineffabile.

Si nasce,

per non dover per forza dire,

quel che resta nell'aria sospesa

e

tace il momento

che basta per capire,

quando un sorriso

arrossa uno sguardo.

MEMORIA

Autore di memorie,

invoco la Parola

che non è più Poesia.

SOGNO

D'altre forme ti ho immaginato,

di un'idea mi sono invaghita.

Di un sogno mi sono ammalata.

CORIANDOLI

Risuona

profonda nella memoria,

l'eco del tempo che fu.

Sibila

nello scrigno dell'anima.

Tutto quel che vi era nascosto

ora si tramuta

in coriandoli di luce;

abbandonati,

annebbiati,

oscurati.

MUSA

Non risuona più il richiamo

della musa ispiratrice;

nessun sussurro.

Come un cadavere,

giace sull'altare della poesia

l'idea che rese il dolore una vittoria.

Un tentativo funambolesco,

sulla giostra dei momenti.

Ricordare la Parola

che ormai assopita

giace inerme.

CASA

Ogni parola,

una chiazza d'inchiostro.

Ogni parola,

fogli maculati.

Ogni parola

per tornare a casa.

ARMONIA

Armonia di parole

infranta sul muro della consuetudine.

Concordia di parole.

Discordia di un alfabeto

- ormai dimenticato -

sui fogli bianchi dell'anima

di colei che

dimentica e sogna

ciò che l'anima invoca.

CONGEDO

E a te, Mia Fedele

non ti dico che una cosa:

“NON HO PIÙ VOCE”.

Non esiste in me altro dialogo

più puro del silenzio.

RICERCA

Dove siete?

Vi cerco,

senza trovarvi in nessun dove.

Vi cerco,

nel vortice di una ricerca ormai vana.

Dove siete?

Giaccio qui

in ricordo di voi;

voi che con il vostro impeto inquieto

rallegravate i miei stati abissali.

Giaccio qui

nel vostro sepolcro

richiamando la memoria

ormai consumata.

FURORE

Oh mie care e dolci amiche!

Voi che riponete in me la speranza

di un ultimo Furore,

non vedete che io non sono altro che

il Sacro Sepolcro

del vostro ricordo.

In me si cullano

le macerie di quel che un tempo fu

l'Abisso di una memoria

ormai dimenticata.

PAROLE

Labirinto di parole mute.

Un linguaggio,

un groviglio di parole

appartenenti a confini,

lidi lontani.

Parole di un vocabolario

ormai estinto dalla memoria

di quell'albero radicato

nelle terre lontane di un Io ormai distinto.

Parole povere di significato,

parole dimenticate,

parole mancanti di quel che rende un pianto

un sorriso di speranza.

ANIMA

Una finestra sul mondo,

poche parole da spendere

un silenzio che fa da padrone;

emozioni paesaggistiche.

Ore che muoiono

e poi risorgono.

Un corpo che parla

e la sua voce tace.

Facendo largo a ciò che era stato detto;

quando tutto tacque,

al suonare delle campane

di quel paese sperduto

e dimenticato

chiamato:

Anima.

LONTANANZA

A un'epoca lontana

appartengono le mie parole.

Quel che dicono

oggi assume le vesti di fantasmi irrisolti,

che lamentano il tempo che fu,

ossessionati da quel che furono in un lontano ato.

Quel che mi fanno dire

risuona muto.

Parole che erano vive e piene di qualcosa

che non so più definire,

oggi sono dimenticate,

esulano dai confini di questo giorno

marchiato dal sigillo

di un tempo carnefice.

INTERMITTENZE

Intermittenze di parole

dette nel segno di una notte di mezza luna;

allo scoccare della fatidica mezzanotte

si dissero parole

alle quali io regalai tutto.

Intermittenze di silenziosi battiti sanguigni

che nell'anima richiamano all'appello

ciò che nel pensiero si cela.

Intermittenze di parole

che si fanno

interminabili silenzi.

PAROLE II

Ho scritto parole

che subito ho dimenticato.

Ho dimenticato parole

che presero forma

quando le scrissi nel labirinto dell'anima.

Le più belle,

le più pure,

le più fedeli

furono quelle che non ebbi il coraggio di marchiare

con il sigillo dell'eterno rimanere

così eternamente incancellabili.

Ho scritto parole

che ora non ricordo.

SOGGETTO PRIMARIO

Sulla tela dell'artista

aggiunsi

Loro.

Erano così contente,

erano così emozionate.

Erano divenute eterne,

erano mutate:

da semplici pensieri

a grandi sogni.

Su quella tela

furono protagoniste,

soggetto primario,

il perché di tutto.

Quella tela

ancora così bianca,

così vuota,

ancora ferma e inesistente.

L'AMANTE

Tu che parli con me,

tu che mi ascolti,

che tendi verso me le tue mani,

mi culli tra le docili note

del tuo silenzioso amore.

Guardi me.

Vedo nelle tue pupille

il mio riflesso,

come se fossi la figlia di Narciso,

come se fossi la sua discepola.

Tu che non t'accorgi

del mio essere,

del mio dire

solo parole di una trama ancora da scrivere.

AMICA

Parlerò di te al mondo

come se

non t'avessi mai incontrata,

parlato,

conosciuta.

Parlerò di te

come se

il mio volere fosse quello di

confidare una parte di me.

Parlerò di te

e tra un verso e l'altro

plasmerò

ciò che di me

ancora non conosco.

SENSI PRIMORDIALI

Ciò che più si brama

lo si trova nei labirinti

di un'anima persa.

Ciò che più risuona familiare

si culla nel sacro cuore di una parola

figlia del silenzio

che ormai assorda

orecchie troppo urbanizzate

da una moderna spirale

che nel suo caotico vorticare

ipnotizza sensi primordiali.

PERSONAGGI

Personaggi di una vita interrotta.

Personaggi di innumerevoli storie.

Personaggi muti.

Personaggi di una trama

ancora da scrivere.

Costellazione di parole inespresse.

Costellazione di un linguaggio muto

che nel proprio silenzio espresse

quel che un giorno fu

e quel che divenne.

NINNANANNA

Nacquero nel silenzio.

Nacquero per dover essere alleate

in quel determinato destino.

Si cullarono nella culla di uno scrigno.

Si alimentarono con quel cordone ombelicale

che come una radice

dell'albero della vita

le fece diventare

da alleate

ad acerrime nemiche,

di quell'anima

ancora da scoprire,

ancora da vivere.

Nacquero senza saperlo,

senza volerlo.

Nel loro nascere,

nel loro crearsi e divenire

abbandonarono

la terra madre

per occupare altri spazi,

per conquistare

la loro terra promessa.

Fecero un viaggio,

un viaggio molto lungo

e si sentirono mutare.

La loro melodia

ormai

non era più la stessa.

Le stava aspettando

una nuova

Ninnananna.

RINGRAZIAMENTI

Un dolcissimo ringraziamento a Voi, Federico & Tiziana, i miei genitori, per essermi stati vicino giorno dopo giorno.

A Voi che avete lottato e gioito a mio fianco.

A Voi che mi avete sempre difesa, ata, che avete creduto in me.

A Voi che silenziosamente e ciascuno a proprio modo, mi avete insegnato a difendere i miei pensieri e i miei sogni.

A Voi che mi avete dato l'opportunità di credere in questo sogno quasi utopico.

A Voi che siete, e lo sarete sempre, i miei esempi di individui nel mondo.

A Voi che mi avete voluto con tutto il cuore e azzarderei a dire con tutta l'Anima.

È a Voi che dedico questo libriccino che per molti non significherà niente ma che per me è la mia vita.

A voi dico "grazie".

Vostra Figlia,

Annie

Un ringraziamento speciale a Matteo Cichero.

Non ci sono parole per descrivere l'amicizia e la stima che ha sempre dimostrato di provare nei miei confronti.

Grazie per essere stato il primo a credere in me.

Ringrazio inoltre Marcello Canepa, mio collega e amico in questo viaggio poetico, per il suo incredibile aiuto, per i suoi consigli sempre molto precisi.

Lo ringrazio per essere riuscito a donarmi la fiducia che avevo perso, per avermi detto:

“Provaci”.

Ringrazio Tutti coloro che sono sempre stati partecipi in questa mia difficile impresa.

Tutti coloro che hanno sempre voluto leggere in anticipo quei pochi versi che tenevo segretamente nascosti nel cassetto.

Un ringraziamento affettuoso e pieno di stima a sco Rondoni che con la sua macchina fotografica mi ha reso Essenza pura!

Infine ringrazio, perché non me sono dimenticata,

tutti gli amici, e tutte le persone che mi hanno invidiosamente limitato o voluta fermare.

A tutti voi dico grazie perché senza voi non avrei potuto continuare.

Grazie,

Ana Maria Silvia Brechler

Sette poesie tratte dalla raccolta “Essenza”

“ Oltre a ciò che non esiste io vado oltre,

ancora più oltre per trovare quella cosa che non esiste

ma che si fa sentire.”

Ana Maria Silvia Brechler

RONDINELLA

Una dolce carezza

su quel cuore ferito,

straziato,

annientato;

una dolce carezza

per risuscitarlo.

In bilico tra sogno e realtà

raggiungere la fonte di ogni essenza.

Parole mute,

parole tenere,

parole coraggiose,

parole spaventate.

Sorrisi amorosi,

sorrisi che racchiudono le gemme del segreto originale.

Vento che muta la rotta,

nebbia che limita lo sguardo,

pioggia che inzuppa le vesti di una condottiera disarmata.

Massi che ostacolano il fluire del cammino umano;

così che la fanciulla

diventi un falco all'apparenza

ma una rondine

piccola e snella

nella realtà dell'universo.

UN ASSURDO

Nel tempo ambiguo

vengo sedotta

da un indistinto martirio.

Un sigillo dannato

racchiude le ceneri

di una vendetta

non ancora risorta.

Disarcionata

in un susseguirsi di illusioni

si presenta al mio cospetto

l'incomprensione del linguaggio mortale

che trasforma tutta la logica

in un assurdo.

SALUTO

È un saluto leggero.

È un saluto freddo,

tecnologico

che ci spinge sempre più lontano.

È un saluto veloce ma sicuro,

dolce ma non richiede rimozione di nulla.

È educato e signorile.

È un punto e a capo.

Tutto in ricordo di ciò che è stato

e che sarebbe potuto essere.

L'essenza mancata.

È sospensione nel limbo.

È un saluto di bimba.

È schivo,

orgoglioso.

È una prova,

un invito.

È una porta semi aperta.

È un viaggio.

È un tutto e niente.

IO RIDO

Guardo,

osservo,

tutto e tutti:

lo stolto,

l'ottuso,

il superficiale

e lo speranzoso.

Io sono colei che

ride,

piange,

pensa,

sogna e spera

ma soprattutto

sono colei che ha paura;

paura del futuro,

paura di chi sia,

paura di chi la circonda,

del mondo,

ma la sua paura

è la sua forza,

le illumina l'anima.

Rido delle mie lacrime,

rido dell'ingiustizia,

io rido per la decadenza

del tempo che a.

Io rido

perché sono la comica della vita:

io rido perché vivo.

CHI NESSUNO MAI

Chi nessuno mai

mi disse una parola,

mi disse nulla.

Mi fu data la vita

e diventai

raggio di sole,

ragion di vita.

Dedicata ai miei genitori

ESSENZA

Inverno erano i tuoi occhi

poiché di notte vivevi

e di primavere non esistevano più

alla luce di una calda luna

innamorata della sua malinconia.

FELICITÀ

Nella folla dei pensieri,

nell'oscurità

in questo mondo estraneo

immerso nei luoghi dei contrari,

immaginare una realtà fantasma

che rende il sublime dolore

una felicità fugace e apparente.

Biografia

Ana Maria Silvia Brechler, per gli amici “Annie”, è nata a Bucarest il 27 novembre 1987. Si è diplomata al liceo scientifico dei Padri Scolopi a Firenze, dopodiché ha frequentato la facoltà di Psicologia presso l’università di Padova, lasciata poi per Lettere Moderne a Firenze, anch’essa cambiata in favore del DAMS di Bologna, dove sente di aver trovato la sua vera strada.

Ha partecipato a vari concorsi letterari fra cui “Lo Scrittoio” (San Piero a Sieve, 2006, arrivando fra i primi cinque finalisti), “Prato: un tessuto di cultura” (Prato, 2008, dove figura nell’antologia del premio con la poesia “Io sono”), “Firenze Capitale d’Europa” (XI edizione, dov’è inserita in antologia con “L’eco del tempo”).

La ione per le parole e soprattutto per la poesia è nata quando Annie era bambina e non l’ha mai abbandonata. La sua prima raccolta, dal titolo “Abissi”, la fece infatti stampare a proprie spese fra la terza media e la prima liceo.

Nel 2011 pubblicò la sua seconda raccolta, “Essenza”, con la casa editrice Aletti.

Adesso, con la raccolta inedita “Lei”, contenente anche sette poesie tratte da “Essenza”, ha deciso di farsi editrice di se stessa, autopubblicandosi in e-book con la casa editrice Youcanprint.

ISBN: 9788891195647

Prima edizione digitale: 2015

© Tutti i diritti riservati all’Autore

Youcanprint Self-Publishing

Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)

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