Fabio Cappellini
Prose Poetiche (1990-2010)
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Indice dei contenuti
Prose poetiche
Prose poetiche
Piccola selezione di versi composti tra il 1990 ed il 2010
a sco
Una Danza
Nel cerchio d'erba stirata dai i di magre fanciulle il frastuono insopportabile di tutto ciò che adesso tace ha l'odore di un oggi sbiadito che non conosce altre strade oltre a quelle di polvere nella campagna dietro casa e mi ricordo in uno specchio senza barba da rasare
tra quelle nuvole di profumo e resine fuori dalla finestra ognuno stava al posto suo attore o quinta nella scena ad attendere quell'attimo che alla vita non dà senso e nemmeno appuntamenti.
Giugno 2010
Da sera 1
Come le tue mani rapiti da sbuffi di fiato da sguardi in aggetto su sciarpa andammo (in inverso) incontro al domani.
Aprile 2006
Da sera 2
La presi come dovevo, come accade quando il profumo del gelsomino stordisce la notte e di rugiada si copre il desiderio
la presi mentre ancora appendeva le sue stelle ad un cielo acerbo.
Aprile 2008
Vado
Taglio di prua
questo stridere: cardini e sale, un cigolio di notte oscura e satura di ogni mio sogno, vivo o appena morto.
Una luna geniale appare e fa, di lievi tocchi spennella morbida la buccia del mare.
Agosto 2007
Acqua di niente
Vo nell’odore lavanda stinta acqua di niente gusto di ghiaccio e vele in linea in un biliardo di mare rosso, Provenza bastarda strada zingara agguati in sordina discese e salite nessun punto nessun inizio nessuna fine.
Luglio 2006
Uno specchio
Cosa vedi nello specchio? i tuoi capelli, o le carezze di chi li ama? Quella solita luce negli occhi, o il riflesso di altri occhi? E la bocca è la stessa che canta le canzoni e che bacia?
Il mare è ancora lì come lo hai lasciato, con il suo odore ed il tuo sasso, qui il mio mondo continua a rovinare se stesso insensibile alla tua assenza ma la vita è così dolce, con chi ne percepisce l'odore e il dolore è necessaria palestra. Il tuo viso? Il mio viso? cosa vedi nello specchio?
Luglio 1990
Persi qualcosa che non so
Quando tra le mani pensieri e capelli accenti disperati qualche gelatina un ingrandimento in seppia e tarme
persero la partita cadendo forte e definitivamente nell'anno che comparve la prima palma in questa città di colle e palude mentre le nebbie tinte di riverberi ronzanti e giallo elettrici abbracciavano le rose chiuse e me io sfuggendo a quella mano a quell'artiglio girando su me stesso accelerando il o mentendo a tutti,, paesaggio e luna districandomi tra graffi e noie persi con loro qualcosa
che ancora oggi non so.
Aprile 2007 Vogliamo salutarvi così
Vogliamo salutarvi così con le nostre mani svolazzanti a quadretti scozzesi pastello, piangere per offrirvi brividi da portare con voi in ricordo.
Ci ripagherà il vostro sorriso dal nerofumo della carrozza offerto con file di denti all'insù e gli arrivederci ed i baci, la solenne simpatia dell'andare.
I vostri volti sporgendosi svaniranno leggeri nel viaggio si ricongiungeranno pian piano
con la sagoma scura del treno e con altri cantieri in memoria.
Luglio 2009
Finale N° 2
Cosa potrei dirti? cosa conta adesso? Solo, come sono nel lampo che si spegne, cosa ha senso?
All'inizio con mille arnesi ho costruito fragili mura, le solide sono nate da mani nude capelli bianchi e nient'altro, ho ferito senza dolore la pelle indurita e secca, sfruttata, nascondendo al mondo il dolore che non sanguina, quello muto, attento, che sente ogni sospiro e di portare mondi alle sue piaghe non si stanca.
Agosto 2009
Inutile Un previsto insipido divenire determina questo andarsene tra fruscii di seta e foglie malate, mentre le armonie si inceppano in angoscia.
Eppure leggendo tra i capelli abbandonato come quelli e sparso tra lenzuola stropicciate e te spolvero via coscienza morta.
Di miserie d'anima stiamo godendo di quelle in saldo e poco d'altro mentre la carne che brucia, verbo, rimanda un auspicio indotto a stento
Soffiamo via la cenere adesso di un fuoco estivo e freddo lungo quanto lo sguardo stanco appoggiato all'orologio rotto.
Maggio 1997
Ti ho fatto male
Ti ho fatto male perché non potevo fare altro, perché nelle mani non avevo niente
e davanti ai miei occhi non c'era nessuno. La tua voce non aveva volto, arrivava ovattata dalla pioggia, davanti ai miei occhi i fiumi scorrevano sui vetri. Ti ho fatto male. volevo sentire qualcosa che somigliasse a un tuo sospiro e credere che la pioggia fosse solo pianto di donna. Ma quante strane cose riesce ad inventare un uomo senza speranza! Ti ho fatto male perché volevo la certezza assoluta che tu avessi dentro il mio stesso dolore.
Gennaio 1991
Omeprazolo blues
Goethe si divertiva a controllare il gluteo ancora fresco di Johanna Schopenhauer. Io al tuo ci credo è tondo e sodo ed io sono d'incastro: un uomo deve farlo, è il suo senso, il suo luogo. La filosofia è povera di succo, gastrico o seminale, ma ha da parafrasare deliqui in chiave intellettuale, come se tutt'altro significato avesse quella risultanza di carne e umori che non l'ovvietà del godere rozzo privo di consapevolezze doloranti, comprese di se stesse ma aperte al mondo. E di questo mal di stomaco che mi prende forte e nero come un vampiro da filmetto, che rolla sanguinacci fatti in casa cosa ti dovrei dire? Sto da Vlad il ruffiano, l'amicone perennemente allegro, l'ospite, ammicca e sciorina blablabla e bicchieri di vino torbido, mi prepara acidume a colazione. Ho la gola bruciata dal suo zolfo, non che sia dannato io, magari! Ho poca fantasia e poco tempo anche se ne ho avuto meno a volte e amore creduto o simulato, ho dato,ripreso, spedito, spiegato, mai negato. Bene ho fatto, non mi pento sento ancora certi fruscii nella memoria. Certe immagini da naso. Le pene di Arthur sono sciolte in un gran pavese di parole allineate bene, tra
analisi logica e del sangue, ricette di vita e di dottore, arguzie, farmaci e indumenti. Ombre grigie di antichi godimenti.
Marzo 2010
Io sono la mia storia
Io sono i baffi di mio padre e lo sguardo severo di mia madre, il corpo scodinzolante del mio cane, un tamponamento per distrazione e sono le tue lacrime deluse e quelle dei nostri figli affamati.
Sono io le lastre di pietra murate a mosaico, le mani indurite, le piogge incessanti dei nostri novembre, il vento che arriva dai boschi e le mie stelle da mettere in fila per dar senso alla vita.
Io sono le mie attese pazienti e sono i miei istinti sfogati, le notizie che non arrivano mai, le speranze che calmano: un danno. Sono le notti d'estate in veglia forzata, e il mio inverno lungo, finito.
E' il mio corpo composto di giorni e la mia anima dalle sue rughe, nella ricerca moderata di luce mi sono spesso distratto a mirare le ombre, distinguendo tra queste la patria ed un fioco brillare di stelle.
Sono stato bambino curioso, padre distratto e nervoso, amante a comando o in ioni perdenti, nuvola in cieli scuri
sono sulla mia inesistente parola, quello che sono, la mia storia.
Aprile 2006
Il non colore
Ho nella mazzetta ogni sfumatura di grigio, tutte le ho indossate e per gusto mio privato ho uniformato a pennello cielo, terra e ogni intorno tangibile o frutto del sonno, del medesimo strato di noia.
Tu brava a sentire ogni attimo di non amore, come fosse merce introvabile ed io il solo concessionario, tu declini lacrime come verbi in mille variabili dolorose e doni sensi di colpa, gentili di vivace colore, al profumo di rosa.
Dicembre 2006
29 Dicembre Lo sai ho testa dura piena di sogni come la colombofila di Toulouse. La nostra mongolfiera è in mano alle sartine precise e abili con ago e filo di quello buono mettono insieme ogni scampolo di seta che giace nei cassetti nei tuoi nei miei di legno vecchio stagionato duro svuotato da sete e sogni come la colombofila di Toulouse notre patrie, notre maison.
Dicembre 2008
Chopin
Nell’aria salmastra della tua soffitta sepolti dal profumo delle siepi di mare martoriati da lenzuola di carta abrasiva; le finestre serrate sul cielo inquinato chiudevano al resto una doppia armonia.
Chopin suonava il suo piano tingeva le gocce sui vetri, d'arancio andammo, attenti al suo tempo scivolando puliti nel nulla, nel vuoto dei vuoti virtuosi.
Dicembre 1999
Firenze
Come quando cerchi un posto dove tuffarti e hai solo una siepe da tagliare al sole così va questa giornata, contorta e sterile giorno gabbia da cui non si esce feriti ma che rimane come un fascicolo qualunque scordato e pronto per i topi, unici clienti e sicuramente la partita poteva finir peggio. Muore così Firenze. Nel bollir d'Arno in secca.
Luglio 2006
Ragnetto
Ma sì ragnetto, fai il tuo filo contro l'ombra del bosco, appeso dondolante al rametto d'acacia; il mio bambino ti guarda dal suo letto di non-ti-scordar-di-me, con la punta del nasino
sotto le tue zampe, ride e non ha paura.
Maggio 2006
Bosa
Lungo la notte d'acqua calma e ponte ad osservarla sto, con Gège il pescatore e altri amici di fiume;
di fiume si, che ad ogni alba prende il mare o si fa prendere da lui , da lui via si fa portare.
Gège parla , ma comprendo poche parole, il senso-non senso del suo dire e' grande e non mi posso allontanare, parla di morti e Corpus Domini, di feste sul Fiume e di "Carrasegare", e dice e non dice, come il fiume che sembra avere ma non ha, verita' da svelare e questo suo senso che sfugge e' cio' che Trasmette a chi lo sta a sentire.
Da sotto alla rocca sale un ennesimo sipario nero di luci spente per non dar senso al buio, qui' poco serio, scemo.
Lungo la notte d'acqua calma e ponte ad osservarla sto, con Gège il pescatore ed i gomiti che poggiano sul Temo.
Aprile 2006
Neruda e tu nuda
Che ne so se il mio sudore avrà ancora o mai odore lenitivo di cemento bagnato in modo che l'incerto sappia di affidabilità
adesso piove i lavori languono lei pure tra i sacchi di calce nuda suda ride spreme e viene.
Ed io idiota urlo per il gusto di quel tatto e niente ho appreso,
sebbene abbia ancora Neruda nel tascapane.
Maggio 2008
C’era un sole tiepido
C'era un sole tiepido e rosato un uomo circospetto una eggiata un pò in sordina qualche aspirante attrice uno sguardo preoccupato
nel portico gli amici degli amici pronti a tirare sul morale usavano una voce commovente dal lato giusto della scrivania parole brutte e ottimi auspici
di fianco ladri non ancora rassegnati e due che ne avevano ammazzati tutti seduti intorno al tavolino mangiavano ridendo e sputacchiando di cristi ricchi da fare impoverire
io aspettavo di tornare a casa deluso dal finocchio traditore dal prete che mi schizza col pennello da quello che ti fa vedere il sole restando riparato dall'ombrello.
Aprile 2010
Ciclica
Mi ritorna quella solita storia di muri unti e vino in cantina che si mostra in certe stagioni e va via col riso nel piatto, e non torna col riso dei bimbi.
Mi ritorna quando vesto cravatte ogni volta che scelgo la giacca per coprire le spalle dei dubbi e mostrarmi deciso alla notte quella notte che non scelgo io.
Ottobre 2006
Colpe
Di poesie perse non morirai ne io di bolle di sapone stese al sole ad asciugare
Qualcuno a volte indica ma chi lo guarda un dito smorto? nessun sorriso lo lancia sul mercato.
Un bel corteo di protesta e i duchi che ridacchiano di bandiere cui baciano lembi
Questo è il mondo futile leggero di arie tinte privo di mura a contenerlo.
E io stupido corrotto da colpe e pigrizia
lo respiro ancora.
Luglio 2007
Comunque Traditi
Ecco sono morto. annientato, finito. Davanti a me solo un muro dietro nulla resta. Ma si forse, qualcosa... una trincea riempita di rabbia ma la rabbia non ha maniglie ed il muro e' alto. troppo e levigato a sapone ed io su questo filo d'erba, ad aspettare cosa? che? domani?
e poi? e quando avro' sonno? cadro? voglio cadere subito per scendere finalmente. Farmi male urtando gli spigoli della vergogna, affogare nei pianti dei bimbi, comunque traditi
Giugno 2006 Dalla finestra
Quella notte plana, sogno di carta velina lasciato fluttuare
al terzo piano dalla finestra.
Vola nell'aria Profumo di pane caldo, a cavallo di brezze decise verso altri desideri e altre finestre.
Maggio 2006
Confessione
Quest'unica sapienza scioglie l'istinto taglia nodi oscuri purifica pregiudizi i maestri bevon vino e castagne vernacolari in aneddoti tradotte per futuri rassegnati.
C'era un sogno bello ricorrente da bambino di grotte come ville a far tetto al cuore contro freddi dubbi e tempeste di paura, un padre non c'era ne poteva entrare.
Nelle mutazioni dell'età si cela giudice che evolve emettendo sentenze con l'ausilio saggio di vaghezze e miti eterni; così accadde e di orgoglio si vestì la storia mia spogliando la goffa altrui.
Per calzare scarpe vecchie occorre forza ormai svanita il sangue secco e già lavato non ritorna alla ferita di rancori uniti all'osso non si muore ma si tace nella bocca un gusto amaro, pazienza.
Giugno 2006 Crepuscolare
Si apre al vento con i movimenti, suoi di sempre, crepuscolare, decadente. Orienta il suo lamento su attenzioni sfilacciate matrice per sempre del rifiuto raffinato, sua virtù esclusiva, coscienza aristocratica e futile, Del suo se incondiviso.
Maggio 2006
Decadenza privata
ano i giorni e io lo sento come sento Debussy, ano in fila
come carte da gioco truccate come perle di un vezzo rotto non posso farci nulla ne scongiuri ne grida o preghiere.
Succede di toccare la propria nuca capita all'amico Gege ed anche a me mentre penso a una donna dai colori velati perdendo di vista riassunti o il cercare scordando la mia cioccolata al sole rubando e spendendo i miei tempi persi come certe colazioni infinite in Piazza San Marco o all'alba di una decisione.
Ti sembra strano questo rigurgito? è il modo mio solito di gustare l'acido in una digestione sotto pressione, non si tratta di quel che ho masticato ma del profumo e del bello che è stato
prima di essere un morso staccato un piacere distorto, sintetico, un tot l'illusione del possesso per assimilazione l'ultima nota di una canzone.
Settembre 2009 A Pere Jules
Via da me cappa di blu correttivo, maschera grottesca per le cose. rendimi le ombre, l'aperta luce della notte, la voglia di dipingere di me le attese.
Marzo 2006
Deliquio
Ancora rise piantò le unghie sulla pelle tirata sudata felice mossa e fermata goduta e sfinita.
Novembre 2007
Dentro
E gocci il tuo olio a stille sode mugliando piano il tuo amor di legno nubi nere e rondini cambiano quinta e le pieghe si stirano all'indietro.
Maggio 2008
Destinazione
Tutto quel che di sogni era velato ma tranquillo ora si incunea nella mente come un chiodo involto di tragedia, Illumina: Aura di paura avvolge: idiota.
Il normale livellato fiume scorre coi suoi tempi mentre io nel torrente impazzito da me creato affogo piano piano con il sorriso storto, poco convinto di chi d'orgoglio e acque profonde si crea la fossa.
Giugno 2006
Di un certo tipo di veglia
Era di azzurro degradante a sera rossa per la sibilla di turno nera per mio carattere da profeta noir e lei rideva altrove.
La sacca avevo, piena di minuti scontati, malati, offesi e costretti comunque tempo, che defluendo mordicchiava la bocca del mio stomaco.
Si stava bene la brezza dell'alba alle cinque arrivò puntuale con il suo carico barocco di cinguettii e traffico lontano.
Mentre mio figlio, chissà dove, masticava i suoi inferni personali e me svegliandomi con una raccomandata di sensazioni ma senza far rumore.
Erano altri tempi Tempi epici di bugie credibili non necessarie come quelle di oggi che tu non esti mai.
Gennaio 2010
Dignitosa
Il petto nudo senso e colpa santo peccato stessa puntata di chi sono cosa? le dita ? la pelle tesa? confuse forse nell'andare a cercare scoprire e scaldare l'odore, aspro, da oceano immobile
che sei e non sei.
Mi piace guardare le tue labbra, lontano come sono dal mare, ho pochi altri paesaggi per pensare e sentirti sorridere ha un buon profumo.
Settembre 2009
Disincanto
Nessuna parola d'amore in quelle strade stantie alito alla vaniglia, forse, e un lastricato di pietra grigia in spalla peso di corpo scomposto un aeroplano piccino, taroccato da far volare a rate, seri seri come fosse importante, poi un posto riservato per la prima mondiale: "l'angolo ottuso del cuore", si quello, che si aspettava qualcosa, forse minimo sforzo o massimo piacere
Nell'aria c'era odore di carogna ma non di quelle vive da incrociare ero a so con l'ebreo errante non sapevamo bene chi indicare
con dita giudiziose o da giudice ci serviva una scusa per bere e niente che legava le cose insieme non uno spago o un bel contesto nessun ultimo treno da aspettare molta noia dispersa a casaccio molti panni accaldati di lino un futuro di lavatrici e cenci da stirare.
Agosto 2008
Distratto
Pensa alle tue ore, amico mio lascia perdere gli squali: guarda quella nube chiara in fase di decollo pare un dio estivo che alita sul mattino
poi, lasciati scivolare
tra i tralicci colorati posti in fila indiana, nei rumori mischiati fusi in frequenze gravi da tenebra sonora.
Appena sceso in mezzo a noi ascolta ogni odore, discernendone se puoi toni e provenienze senza che vinca il banale: "è asfalto bagnato".
Io è da un pò che sono qui disintegrato da legami tribali non più probabile audience, per questo attendo te e altri tra queste seggiole di legno perfetta platea da scrivere.
Giugno 2010
Distrazioni
Si annuisce a volte con le orecchie chiuse da distrazioni secolari da angoscianti presenze animiche oppure profane prima che il raggio di luce sciolga insieme alla brina il senso convinto di un no.
Novembre 2006
Dividi et impera
Voi che ci credete cercate la chiave che chiude in cantina il futuro ideale, nelle sfumature nere di un culo di porco che scorreggia placido, bevendo retorica a sconto ingannati dal fetido sentire che droga e accarezza come l'odore di orina che attrae il cucciolo a mammelle di madre pelosa.
Voi che contate i nemici sbirciando le lettere altrui e ascelle che celano agli altri il foglio di un altro partito,
stendete bandiere a confine come quando eravate bambini, ancora scegliete il peggiore un re che picchia e divide o sa blandire con promesse la ragione stordita confusa da mille parole che arrivano da ogni dove attraversando muri e ragione.
Continuate così come pubblico ivo che gode rapito la commedia volgare della propria indole interpretata da maschere orrende a cui potete urlare la rabbia di un biglietto pagato troppo
ma che ancora e per sempre, pagherete...
e questo è certo.
21 Dicembre 2006
E’ come fossi saggio
E' come se adesso fossi saggio come se il senso delle cose fosse questo raggio tiepido di maggio, e l' acqua nel bicchiere, un po' di neve sciolta al sole.
Aprile 2006
I Poeti
Penso ai giorni che se ne vanno dispersi nella memoria. Le ginocchia a croste, Le dita umide di te, la macchina appena comprata.
Fulmini, vento, burrasche di fogli, di telefonate, di tensioni continue, di facce incazzate, una fossa costantemente pronta, la vedo, la mite e normale radura tutt'intorno. Una mia Stalingrado, Senza onore ne eroi, solo un inspiegabile assedio, condiviso dal mondo, se dividi il mondo in singole anime. Cosi' il profumo del mare puzza di pesce e scompare, la neve candida diventa una poltiglia nerastra.
I poeti non sanno vivere, galleggiano vinti, e da soli si danno il perdono, belli, generosi con se stessi,vigliacchi,
la schiuma dell'universo la spalano via.
Maggio 2005
Incubazione onirica di pochi semplici massi
Mangerai un piatto antico sputando gli avanzi oltre la mente più in là della tua anima in approssimazione oltre la mia nuoterai in errori che adesso denunci
serpi nere:
strisciare di pelli vibrante il talamo lento masticare asfalto il ricordo confuso microdolori di testa.
Punta arrotondata di spada
colpisce come un bastone arma inadatta, pesante come l'astio tuo per i futuri traditi incubazione onirica di pochi semplici massi
dettagli inutili:
le tue due anime fluttuanti sul piano, il tuo amore lontano il tuo imperfetto sentire che resta.
Dicembre 2006
La presi
La presi come dovevo, come accade quando il profumo del gelsomino stordisce la notte e di rugiada
si copre il desiderio la presi mentre ancora appendeva le sue stelle ad un cielo acerbo.
Luglio 2010
Io sono la mia storia
Io sono i baffi di mio padre e lo sguardo severo di mia madre, il corpo scodinzolante del mio cane , un tamponamento per distrazione e sono le tue lacrime deluse e quelle dei nostri figli affamati.
Sono io le lastre di pietra murate a mosaico, le mani indurite, le piogge incessanti dei nostri novembre, il vento che arriva dai boschi e le mie stelle da mettere in fila per dar senso alla vita.
Io sono le mie attese pazienti e sono i miei istinti sfogati, le notizie che non arrivano mai, le speranze che calmano : un danno. Sono le notti d'estate in veglia forzata, e il mio inverno lungo, finito .
E' il mio corpo composto di giorni e la mia anima dalle sue rughe, nella ricerca moderata di luce mi sono spesso distratto a mirare le ombre, distinguendo tra queste la patria ed un fioco brillare di stelle.
Sono stato bambino curioso, padre distratto e nervoso, amante a comando o in ioni perdenti, nuvola in cieli scuri
sono sulla mia inesistente parola, quello che sono, la mia storia.
Aprile 2006
Ulisse di poi
Ora sta nei sogni tuoi Penelope? adesso che a lei ti sdrai accanto, ora che l'arco unto e' riposto nel fodero di tela?
Cosa resta degli astri luminosi, che rischiaravano il suono del mare alla tua chiglia? Le care stelle: le tue geometrie da consultare.
Le incertezze e i timori, i desideri, le rotte interminabili, i dolori; i rimpianti di allora, sono oggi la borsa che li conteneva?
Ogni conquista e' vana, Ulisse nessun arrivo da piacere come il soffrire del viaggio, con nella sacca tutto un mondo di desii, e nessuna noia inaspettata.
2004
Langue
Da trilli acquosi di sorgente bagnata rivestita di agata arancio (ma al sangue sfumata):
Langue, distesa tra le rotonde attese di un divano deco'da tappezzare tra risvolti di desiderio offeso, e rughe inespressive di stucco:
la parola, la sola, all'orecchio di lui mai piu' compitata.
Agosto 2003
Libero
Faccio parte di quel che vedi
di quell'immoto tutto
alberi creati d'istinto col pennello intriso di verde vescica cupo
Sei una spugna intrisa di nulla un peso senza profilo dipinta di strilli griffati giri intorno al tuo vuoto come un giocattolo a molla
Sono parte di questo paesaggio di questo fermo immagine
nubi spruzzate in bianco titanio luci accecanti di giallo orientale libero.
Febbraio 2007
Mai
Resto Custode a sera, delle mie perle morte.
Mai ho incontrato l'artigiano: che il progetto in costruzione evolve, che la speranza compie che porta l'acqua alla mia fonte.
Maligno il mio tesoro, smarrito in quest'assenza non filtra dal forziere raggi di luce e polvere aprendo tiepide gioie solo all'indifferente a sogni d'altri e storie senza alcuna partenza
resto custode a sera, delle mie perle morte.
Gennaio 2007
Marinai
Riesce malamente quel dio in manovra ancora questa barca regge e imbarca acqua
soffre i colpi del vento quelli del tempo si sfibra il legno invecchio e di lei si sfanno le murate
Lo bestemmio certo con forza e ironia come si usa spesso tra marinai rugosi che si guardan storto ma si tengono saldi alla stessa corda.
Lui fa il suo e del mio si darà pace.
Aprile 2008
Minima immota
Un idea in similpelle disseccata sul muretto del non uso, o se vuoi, plusvalore simbolico privo di peso in tasca fluttua nell'afa
sto calmo io con le cose inutili di questo tempo gambero ato anche qui a donarle, nella stanza
volta al tramonto
qui il pugnale affonda (la madre) al petto ingenuo esposto d'impulso nel dare la vita sentendo di sentirsi
orgogliosamente figlio.
Maggio 2002
Nulla e un cane
Credevo fosse eterna come i capelli scuri che pesavano in testa
come fosse un' attesa o magari il borbottare
della pentola sul fuoco
l'acqua che bolle
e un nuovo giorno privo di paure e brufoli qualche verità scoperta un' auto cromata e grande mentre sul sedile accanto una processione continua di gambette velate da svelare
nient'altro forse un cane da portar fuori alla sera a corteggiare lampioni ancora accesi o appena spenti
Aprile 2007
Oggi
Come dire vento foglie morte autunno ocra sul genere, insomma, dell'andarsene bavero rialzato sguardo in fuga imbarazzo giustificato trite scene avvolte in carta gialla. Echi nell aria di burro di cacao e caldarroste voci lontane quasi un brusio distorto in rumori: da un o somiglia tutto
a certe righe sulla televisione. Ma oggi questa estate finta prova a blandirmi l'anima quella stessa ( strizzata ) messa ad asciugare sul filo teso tra me e qualcosa io troppo pigro per capire cosa o troppo stanco per guardare, come bastasse un colpo di sapone e il sole, a rubare la vita che saprei che sarei bravo a fare come autore e attore di una vita perfetta un vivere stereo
che scivolerebbe, piano e veloce, senza stridere come fosse una costruzione lieve pensa, se ci riesci a un armonia.
Giugno 2006
Pettinar Soffitti
Tutto quel che si poteva fare gettando ogni altro futuro dietro le spalle era pettinar soffitti, prima che la polvere del eggiar di luglio alzasse il sipario su quel palco spoglio fatto di pelle morbida e sussurri di piccoli seni
tra le mie dita.
Sul mobile in fronte a noi, distratti, una vecchia televisione snocciolava rosari funky duri come croste di formaggi antichi in contrasto assoluto con noi, morbidi Dei gementi al capezzale del buon senso, disonorato dalle calde frenesie che, come sudario definitivo, coprivano quello e le nostre bocche di rosolio aspro intinte.
2008
Resta
Resta qui per i miei occhi spenti tra i chicchi di grano fresco gettati sul pavimento nella casa sulla riva dei tuoi sogni frantumati.
Resta nella tiepida accoglienza del vivere distratto, dentro questo tempo malato che riempie i cassetti e il futuro ingannato dalla tua assenza.
Ottobre 2006
Scusa
Scusa questo soffio di vento d'andata non richiesto o annunciato magro come le dita che, ricordo, erano bagnate
anche quelle mie spalle inutili per i pesi che porto altrove perennemente chiuse verso di te come pesanti velluti da sipario
devi forse accendere un camino e il mio imbarazzo ti ruba il tempo? scusa per quanto non ho detto allora e per non aver taciuto adesso.
Aprile 2008
Sizigia
Incollata a questo muro oltrei ogni soglia scrivendo con umori collosi un goduto epitaffio alla virtù, un filo di luce d'ocra da tono d'alba e stuzzica il poco sacro di nicchia, tu dirigi il martirio mio, santificata con le unghie a ferirmi spalle e camicia, pregando l'uccello di farsi sentire,fermo, mentre stringi le gambe,a sentire il tuo fiume che scivola intorno a questo mio cuore osceno che pulsa in un sobrio, per moto imposto, bailamme di unto piacere; la tua contraendosi strilla, ma il randagio fradicio insiste, striglia la cuccia che gronda,
sizigia di abbracci frenetici, il gelo d'acciaio della maniglia aperta da poco alla stanza, è l'ultimo brivido freddo vissuto.
Dicembre 2001
Fotografie, grafica e disegni sono di Fabio Cappellini Tutti i diritti sono riservati all’autore Per informazioni scrivere a
[email protected]
Settembre 2015