Annamaria Mei
Sfogliando una margherita
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Indice dei contenuti
Una bruttissima sorpresa Un momento di debolezza Una verità inaspettata Lo svago di Margherita Una novità nel seno dell'amicizia Scorcio d'infanzia Un impossibile incontro Un piccolo paese medievale Al mare d'estate Un amore degli anni '60 Differenze di classe Alla “Torre” di Portonovo Un'onda anomala Perché non ci parliamo più? Un inverno in casa di Stella e Adina Ultimi bagni di stagione La storia di Chiara Le prime simpatie di Margherita
La vita che avrebbe voluto Quando si apre uno spiraglio Ingenuità e furbizia Sogni e presagi
Note
Una bruttissima sorpresa
Il 12 ottobre del 1971 Riccardo Caselli, giovane professore di Lettere, entra nella classe terza del Liceo classico, a lui assegnata per l'anno scolastico appena iniziato. L'anno precedente ha insegnato in un'altra città e non ha avuto un'esperienza facile, alle prese con un comportamento un po' sfrontato di qualche allievo e a contatto con una preside rigida e poco comprensiva. Solo alla fine si è tutto risolto felicemente. Ora si sente rinfrancato in questo luogo in cui si respira un clima tanto diverso. Va subito in cattedra e comincia a conoscere i suoi nuovi alunni, tra i quali isola mentalmente e con stupore un'allieva dai capelli neri e lunghi, dal viso ben disegnato e dall'incarnato roseo, dagli occhi azzurri, ombreggiati da folte ciglia scure. Gli sorride e lo segue, mentre parla con la classe, con attenzione e simpatia, ma, quando lui annuncia che si assenterà 15 giorni per congedo matrimoniale, cambia subito atteggiamento. Diventa seria, pare si ricomponga all'improvviso, volendo come stabilire una giusta distanza tra lei, allieva, e lui, professore in procinto di sposarsi. Rimane un po' dispiaciuto, vorrebbe non averlo detto. Ogni volta che il suo sguardo si posa su di lei una languorosa emozione, uno struggente intenerimento gli scendono nello stomaco e, nella sua mente, è convinto di avere incontrato la vera bellezza, quella che totalmente rientra nei canoni più riposti dell'anima, e di cui non ha avuto finora mai così percettibile coscienza. La elegge di colpo suo unico Amore per la restante vita, la sola a cui offrire tutto ciò che possiede. Avverte come un nodo in gola: lui non è libero, pazienza sarà il suo grande, magnifico segreto, anche se non potrà realizzare il sogno di una storia sentimentale con lei. Il solo fatto di averla incontrata, di poterla vedere, di frequentarla per parecchi mesi, sia pure nelle regole della scuola, gli pare un miracolo di cui ringraziare Dio. La sofferenza, per non avere alcuna possibilità nei suoi confronti, pensa di poterla sostenere, proprio come un antico cavaliere medievale. Anche la promessa sposa, Margherita, è andata a scuola nel Liceo scientifico
della stessa città di Riccardo, dove ha insegnato l'anno prima e deve dunque continuare un'attività bene iniziata. È tranquilla e il suo pensiero, ogni tanto, va all'imminente matrimonio, che concluderà un fidanzamento di ben dieci anni. Si sono conosciuti al Liceo classico di Fano, precisamente agli esami di quinta Ginnasio di lei; lui era un anno avanti. Innamoratosi fortemente di Margherita, la corteggiò con ione e fu ricambiato. Iniziò così la loro tenera e solida storia d'amore. Ritornata nella pensione, si intrattiene a lungo con la signorina Tosetti sul prossimo evento. L'argomento d'obbligo sono l'abito nuziale, gli inviti, i parenti. La signorina, una vecchietta lucida e piena di energie, le si è tanto affezionata e ha concesso ai due sposi di andare a pensione da lei dopo il matrimonio. Se non fosse per la cara Margherita, non si metterebbe mai una coppia in casa. Intanto il prof. Caselli alloggia al Principe e, mentre si riposa, pensa con intensità alla novità del giorno. A Vercelli l'11 ottobre hanno ottenuto l'assegnazione ufficiale delle loro cattedre a tempo indeterminato, cosicché possono subito partire per le Marche. Durante il viaggio Riccardo guida piuttosto silenzioso e Margherita non sospetta assolutamente il segreto del suo cuore. Arrivano a casa di lei, ad Ancona, a tarda notte; la madre non è ancora rientrata dalla Spagna, dov'è andata a trovare il figlio più grande, residente lì da vari anni con la famiglia. Vanno a dormire in camere separate e quando si salutano, Margherita trova un po' freddo il bacio dell'amato, vorrebbe chiedergli se tutto va bene, ma poi lascia perdere, attribuendo alla stanchezza l'atteggiamento insolito. È già giovedì 14 e giovedì della prossima settimana ci saranno le nozze. Riccardo, appena si sveglia si affretta a partire, raccoglie i suoi bagagli, l'abbraccia e la bacia in velocità, raccomandandole di fare tutto per bene. Prende di corsa le scale e raggiunge la sua vecchia cinquecento per recarsi a Fano, in famiglia. Margherita è sola, fa colazione con calma e si chiede quando arriverà la madre, presume in serata. Canticchiando, si mette a sfaccendare in cucina e poi si reca nella camera dove ha dormito Riccardo per rifare il letto e smuovendo le lenzuola intravede dei fogli che si sono infilati tra la testiera e il materasso, li tira su, dà un'occhiata poco interessata, pensando, vista la grafia quasi illeggibile di lui, che siano lavori per la scuola e che siano scivolati dalla sua borsa. Ma, comincia a leggere. ”Amore mio unico, sono appena due giorni che ti vedo e già
la mia anima e il mio cuore sono pieni di te, la tua immagine è uno splendore. Ogni cosa mi ammalia del tuo aspetto: gli occhi azzurri meravigliosi, il volto armonioso, la pelle rosata, la bocca tenerissima e i lucenti capelli neri. E non so dirti quanto mi attragga il tuo busto snello, l'intera tua figura e l'incedere sicuro, come di regina. Vorrei inginocchiarmi davanti a te e proclamarti la mia eterna devozione e mettermi a tua disposizione per sempre. Purtroppo sono impegnato con la ragazza che sarà tra breve mia moglie e non posso a questo punto tirarmi indietro. Vorrei tanto che sapessi che sei solo tu il mio ideale, che custodirò gelosamente dentro di me. Un addio accorato alla più bella giovane che io abbia mai incontrato.” Margherita ha gli occhi traboccanti di lacrime, si sente mancare, si stende sul letto, fissa gli occhi sul soffitto, avverte chiaramente che il capitolo Riccardo è definitivamente chiuso, la sua vita è completamente stravolta. Una cosa è certa, che non sposerà mai un uomo che ama un'altra. Il suo orgoglio è oltremodo ferito dalla presunzione del fidanzato che vuole sposarla solo per l'impegno preso, senza chiederle neppure che cosa ne pensi lei. Suona il telefono. Margherita non vorrebbe rispondere, ma poi si alza: sono le due del pomeriggio e potrebbe chiamarla la madre. È invece Riccardo. - Come stai, tesoro? - Grazie del messaggio. La sua voce è irriconoscibile, a causa del lungo e disperato pianto. - Ma quale messaggio?! - Ti avverto che le nostre nozze non ci saranno più, perché ti sciolgo da ogni impegno con me. Sei libero di amare chi ti pare. A me non sta assolutamente bene che mi sposi, mentre sei partito di testa per il tuo nuovo splendido amore. Non mi chiamare più. Butta giù la cornetta e stacca la spina. Dopo un'ora e mezzo Riccardo si attacca al camlo e lei, per evitare confusione nel palazzo, gli apre. Gelida lo tiene a debita distanza e gli ripete che è decisa a non fare il matrimonio, che non ha più senso. Dovrebbe essere felice che tutto si sia chiarito in tempo.
- Ma che dici, tutti si aspettano che ci sposiamo, sarebbe un disastro… io, poi, ti voglio bene, non potrei vivere senza di te. Le cose che ho scritto sono esagerate… non… - Non essere ipocrita e bugiardo. Tu temi solo pettegolezzi e il dover dare spiegazioni a troppe persone. Sono io soltanto l'interessata alla faccenda. Credimi non posso proprio sposarti sapendo che sei tanto innamorato di un'altra, che ti piace molto più di me… mi è diventato impossibile pensare di stare ancora accanto a te. Figuriamoci se voglio unirmi in matrimonio. Il fatto che tu mi voglia bene, che non potresti vivere senza di me, non mi basta. Io voglio sposarmi con chi ha solo me nel cuore. Il tuo è per tua ammissione occupato da lei. - Ma che ti frulla nella testa? Sei impazzita? - Può essere: la sorpresa che ho avuto è di quelle che spezzano il cuore e confondono la mente. È un vero peccato mandare all'aria la cerimonia e deludere tutti quelli che ancora credono che ci amiamo come io ingenuamente pensavo. - Mi vuoi dire insomma cosa vorresti fare? Ho sbagliato, lo so, ma voglio rimediare. Perdonami, ti supplico… - Dovresti dimostrarmi che non è vero che ti sei innamorato della tua allieva. Ma come fai? Riccardo si getta ai suoi piedi, piangendo. - Non vale. - Basta. Mi ucciderò. - Anche per me la situazione in cui mi trovo è una vera tragedia. Preferisci che mi uccida io? - Ti prego Margherita… -Bene. Diciamo a tutti, che abbiamo litigato e che non vogliamo più sposarci.
Sono cose che succedono. - Ma ti rendi conto del pandemonio che creiamo, delle sofferenze che procureremo a chi ci vuol bene? - Sì, purtroppo. Ma è inevitabile. Si salutano freddamente; ognuno sistemerà le sue cose nella propria famiglia e a scuola. I commenti si sprecano da ogni parte: le nonne, la zia si dolgono con Riccardo e così i genitori e i fratelli, che nello stesso tempo cercano di tirarlo su dicendogli che troverà una ragazza più bella di Margherita. Lei piange e si consola con la madre. I parenti spettegolano secondo i loro umori, a scuola si mormora, tra i colleghi non mancano risatine e frasi un po' malevole, tra gli alunni prevale lo stupore. Rientrati quasi subito nelle loro sedi, la sera, in pensioni diverse, si consolano pensando che per fortuna sono nella stessa città. Riccardo guarda ancora la sua bella allieva, che ora mette in atto qualche arte di seduzione in più, ma la osserva con tristezza, perché vede in lei la causa del suo mancato matrimonio. E un giorno la scorge mentre esce da scuola in grande confidenza con un ragazzo alto, biondo che ha notato durante l'intervallo nei corridoi. Prova un po' di gelosia, che però soccombe subito al rimpianto per Margherita. ano una quindicina di giorni e Riccardo rompe ogni indugio e segretamente inizia un corteggiamento serrato della sua ex. Dopo una settimana cominciano gli appuntamenti nelle località più disparate e non in vista. Il loro amore risboccia come la natura in primavera e li lega strettamente, da mozzare loro il fiato. È vero che non possono vivere l'uno senza l'altra. Ora lei ha la dimostrazione di essere nuovamente nel suo cuore. Le nozze si celebrano durante le vacanze estive, con buona pace di tutti.
Un momento di debolezza
Arrivato di sera, la proprietaria del Bed-end-breakfast lo fa accomodare nell'appartamentino a piano terra e gli chiede se vuole mangiare qualcosa. - Sì, magari una bistecca, un po' di patatine fritte e un quartino di bianco. - Porto tutto quassù? Anche del pane? - Certo, come quando ero con mia moglie. - Come mai la signora non è con lei quest'anno? - È venuta a trovarla la sorella per fare un po' di mare e così è dovuta rimanere a casa. A proposito le dispiacerebbe farmi delle iniezioni, potremmo cominciare domani mattina alle otto, va bene? - D'accordo. Uscita la signora, porta il trolley in camera, si toglie il vestito, indossa la vestaglia e infila le pantofole. In cucina apparecchia per la cena. Tutto è pulito e in ordine, ogni cosa al suo posto. È ora a letto, nella camera ampia e fresca. Ha mangiato con soddisfazione e spera di addormentarsi presto. Pensa alla moglie e si chiede se non si annoierà troppo da solo. È vero che la sua rinite trarrà vantaggio dall'aria ottima che si respira nel paese, anzi sta già meglio. Però sa che si sentirà un solitario vagabondo. Esce dal portone, con l'intenzione di inspirare tutta l'aria pulita che può, e si avvia per l'antica strada stretta verso la piazza. Incontra pochissime persone, del resto lui non conosce quasi nessuno e dai rari anti sarà preso per uno dei turisti amanti dei borghi medievali e dell'aria buona di collina. La piazza è più
popolata. Dei gruppetti di persone sono sparsi qua e là e qualcuno lo guarda incuriosito. Gli è molto gradito rivedere, mettendovi piede, l'armonioso scorcio architettonico costituito dal palazzo comunale, dalla loggia, dal campanile e subito a destra, in discesa e un po' in lontananza, una delle più belle porte del paese coi suoi merli ghibellini e il paesaggio indistinto verde-azzurro da essa incorniciato. Va a fare colazione in un bar vicino, dov'era solito recarsi con sua moglie. Quindi si dirige ai giardini pubblici, che si affacciano sulla vallata del Potenza, delimitata da una striscia di Mare Adriatico, che si confonde col cielo azzurro e, guardando a sinistra, arriva fino alla sagoma bruna del Monte Conero. Abbraccia con lo sguardo il bel panorama e respira l'aria odorosa dei pini, che procurano ombra e frescura al posto. Si siede su una panchina e si riposa appoggiando la testa allo schienale, e chiudendo gli occhi. Nel riaprirli, vede una signora che sta venendo verso di lui chiamandolo “professor Caselli”. Si alza e subito nota gli occhi azzurri, i capelli neri e lunghi sino alle spalle. Ha un tuffo al cuore ed emozionato le va incontro, stringendole la mano tesa a salutarlo. - Elisa De Angelis, che sorpresa! Dopo tanti anni… Come mai da queste parti? - Sono qui con alcune mie amiche… le vede… sono quelle tre signore sedute nella panchina, laggiù, nell'angolo. Stiamo facendo un giro nelle Marche, tra la costa e l'interno: abbiamo già visto la sua Fano, sarebbe stato bello avere lei come guida… poi Urbino, Senigallia, Ancona, le grotte di Frasassi, Recanati… e ci siamo arrampicate quassù per visitare questo paese reclamizzato come uno dei più bei borghi medievali d'Italia. - Ma tu, come hai fatto a riconoscermi? - Professore, non è così cambiato da allora… - Grazie… insomma, lasciamo perdere. Tu piuttosto sei la trasformazione in donna della giovane che eri. Riconoscibilissima. Elisa arrossisce un poco. - Sa che anch'io insegno? Ho seguito la sua strada. - Me l'hanno detto. Ne sei soddisfatta?
- Sì, direi proprio di sì… una mia amica mi sta facendo segno che dobbiamo andare. Pranziamo e subito ripartiamo. - Ciao allora… sarà questa l'ultima volta che ci vediamo… scusa un attimo, ti devo dire una cosa importante, in breve. Tace qualche secondo smarrito, vede la sua espressione gentilmente curiosa e nello stesso tempo altera, come in ato. - Ti volevo solo dire che… anzi volevo sapere da te se sei stata informata della morte della professoressa Adriana Coda. - Certo, ne sono rimasta terribilmente addolorata. Si stringono la mano, lei gli sorride e si volta per andarsene, lasciandolo solo nella scia della sua odorosa fragranza. Si risiede nella panchina, si copre il viso con le mani. - Perdonami, Margherita, stavo per dirle quello che giustamente tu non volevi che le dicessi mai, mai.
Una verità inaspettata
Il pomeriggio è torrido, l'anticiclone africano, come previsto, tormenta la città con un calore insopportabile. Riccardo e Margherita stanno recandosi, a piedi, da una dermatologa. Cercano ombra ad ogni costo, ma manca proprio l'aria. Affannati arrivano finalmente nello studio medico, che li ristora con un condizionatore dal getto moderatamente rinfrescante. Nella sala d'attesa scambiano qualche frase sull'eccezionalità del caldo con due signore, arrivate dopo di loro. In realtà a parlare è solo Margherita. La più giovane sorride per cortesia, come a dire che quello non è un suo problema. L'anziana annuisce, ma sembra pensare ad altre cose. Uscito un paziente, vengono fatti entrare nello studio loro due. Riccardo mostra alla dermatologa il certificato del medico di base, afferma di aver finito la scatola di medicine prescrittegli, di aver usato il sapone a cui erano abbinate, ma le macchie sono ancora lì. Le chiede anche di esaminare alcuni nei che lo impensieriscono, specialmente uno piccolino vicino al naso. La dottoressa, gentile e distaccata, lo fa spogliare e stendere sul lettino: esamina con attenzione le varie macule concentrate all'interno delle cosce e quelle dislocate sulle braccia e sulle gambe, tonde, più piccole, rossastre. Con voce ferma dichiara che non si tratta affatto di tinea cruralis, né di pitiriasi… ha il sospetto che sia una micosi fungoide. a poi a controllare con cura tutti i nei, ma per ognuno esclude ogni possibilità di pericolo in corso. Mentre Riccardo sta chiedendo ancora dei nei, Margherita pensa alla micosi fungoide e appena la dottoressa si siede dall'altra parte del tavolo, le fa delle domande su di essa, senza essere troppo preoccupata E neanche Riccardo ha dato peso a quel nome. La dermatologa risponde con calma, ma è seria. Innanzi tutto precisa che il suo è un sospetto che solo un'indagine scientifica può escludere o convalidare. L'indomani Riccardo dovrà presentarsi in ambulatorio e lei gli farà un prelievo
del tessuto interessato e quindi esso sarà sottoposto a esame istologico. - Allora è una malattia grave! Replica Margherita. Riccardo rimane stupito a guardarla. - È una malattia complessa, ma ora è prematuro parlarne. Aspettiamo i risultati degli esami, vi prego, non posso dirvi altro. Sono fuori del portone, al sole, e il calore li riavvolge. Si affrettano a raggiungere una zona ombrosa. Una volta a casa, si ripetono l'un l'altro le parole e gli atteggiamenti che li hanno messi in allarme. Da internet poi hanno tutti i ragguagli sulla malattia, quelli che non avrebbero mai voluto leggere. Si sentono terribilmente colpiti. Si abbracciano, piangono. Chi di loro due avrebbe potuto pensare che l'innocua espressione “Micosi fungoide” nascondesse una minaccia tanto terribile.
Lo svago di Margherita
Tutte le mattine Margherita esce di casa per fare la spesa. Se c'è il sole, purché non sia quello dell'anticiclone africano, e il vento non soffi troppo forte, dopo aver fatto colazione in un bar come dice lei, va alla ricerca delle offerte più convenienti del mercato delle bancarelle. In realtà quelle che la interessano sono tre o quattro. Principalmente sono abiti, gonne, insomma capi di vestiario, borse, scarpe, il tutto di marca. Le etichette sono tagliate, ma non quelle della composizione dei materiali usati. L'unico problema è costituito dalle taglie. Ora la sua varia dalla 44 alla 46. Le capita di trovare delle belle cose, che in negozio costerebbero tre volte tanto. Comunque per le sue possibilità il prezzo è abbastanza alto. Sono anni che Margherita frequenta il mercato, ma mai come quest'estate la merce è abbondante e di qualità. Si è in tempo di crisi economica, politica e sociale, di cambiamenti e fa paura sentire le notizie riguardanti i politici in confusione, il fenomeno della corruzione, la disoccupazione. Anche suo figlio ormai trentenne non trova neppure un lavoretto per non pesare per tutto sulla famiglia. Nel suo settore, poi, quello delle produzioni cinematografiche, televisive, non ha alcuna possibilità. È demoralizzato. L'aria di festa tra le bancarelle alleggerisce il peso delle varie preoccupazioni e lei si sofferma più spesso del solito ad ammirare gli abiti, dai colori, dalle stoffe seducenti e ascolta l'invito dei bancarellari, uomini o donne che siano, a provarne uno… sì, quello… è il suo, le starà una meraviglia. È consapevole dell'interessata gentilezza dei venditori, ma segue soltanto il suo gusto. Tuttavia è contenta di far due chiacchiere con loro, di vedere gente sorridente. Però la sera ha dei rimorsi, compra troppo, ha gli armadi pieni e si convince di aver acquisito una vera e propria dipendenza dall'acquisto. Il are del tempo, i dispiaceri, la mancanza di sicurezza, per il proliferare di aggressori e ladri, le amiche lontane, una disponibilità economica modesta e rosicata da tasse e bollette, sono la molla che la spingono a esagerare in ciò che più le piace. Il
marito cerca di dissuaderla ad andare troppo oltre con buone maniere. La comprensione e la generosità di lui sono un buono incentivo a farla trattenere. La sorella più grande considera gli abiti tutti stracci, le spese per borse e scarpe di pregio un'inutile follia. Una mattina Margherita si affatica tra gli abiti per indossarne uno con cui vuole uscire, cerca ma inutilmente. Mentre appoggia qualche attaccapanni sul letto ognuno ne regge almeno tre- e va a rovistare con l'asta tra gli altri abiti, si sente un crac e una frana di vestiario cade su di lei, che a sua volta cade lentamente sotto di essa. A tanto rumore, accorre dalla cucina il marito. Vede lei semisepolta dall'accumulo di panni e la sente invocare il suo aiuto con voce ovattata. Preoccupato che si sia fatta male, la estrae piano piano dal groviglio, rendendosi conto che ha un piccolo graffio su una mano. - Spero, Margherita, che quello che ti è capitato ti induca a riflettere sulla brutta piega che sta prendendo il tuo scarso autocontrollo. Per vari giorni non esce, poi esce ed evita con cura le sue tentazioni, finché una mattina ritorna sul luogo dei suoi misfatti. Compra qualcosa di non troppo impegnativo. Con piccole dosi spera di non ricadere nella trappola delle spese consolatorie e compulsive.
Una novità nel seno dell'amicizia
È una giornata di fine maggio. Margherita si è data appuntamento con le sue due più care amiche, Adriana e Paola, al mare, alla Torre di Portonovo, dove pare sia aperto il bar “Il clandestino”. Libere da impegni di lavoro, hanno deciso di trascorrere qualche ora al sole. Parrebbe infatti di essere già in estate. Una dopo l'altra arrivano sul posto con la propria auto e si ritrovano intorno a un tavolo, sotto l'ombrellone, in costume. Le accoglie uno splendido mare calmo e azzurro come il cielo, senza nuvole. Respirano con soddisfazione l'aria salmastra e profumata della macchia mediterranea, avvertendo in particolare l'odorino amarognolo ed oleoso delle ginestre. Arrivato il cameriere, ordinano tre spaghetti alle vongole, del vino bianco fermo e dell'acqua minerale. Intorno a loro non c 'è quasi nessuno. Distante, sulla battigia prende il sole una coppia distesa su due asciugamani sgargianti, uno giallo, l'altro verde, che danno una nota di allegria. Si mettono subito a parlare: di lavoro, di sé, della famiglia, ma affermano di non voler trattare argomenti pesanti, quali la crisi attuale, i tanti mali d'Italia e del mondo. Si devono rilassare. - A proposito, avete sentito che Marco e Stefania si sposeranno a ottobre? Lei è molto carina, giovane. Lui è troppo più grande di lei. Secondo me non dureranno tanto insieme, anche se è chiaro che il cemento dell'unione è il denaro abbondante del futuro sposo. E poi come farà la poveretta a sopportare i figli di primo e secondo letto e le loro madri onnipresenti che si vedono invaso il loro territorio. - Come hai detto tu, cara Paola, sarà la miniera d'oro dell'illustre prof. li, oculista di successo a salvare il sentimento che pare li unisca. - Certo i soldi aiutano, si sa, ma non bastano sempre. Io, per esempio, che pure riconosco l'importanza di una solida situazione economica, quel Marco lì non lo sposerei. Tu, Margherita, che ne pensi? - Se posso essere sincera, di loro due non mi importa molto: che facciano quel
che gli pare, del resto riguarda la loro vita, e noi c'entriamo qualcosa? - Ahi, come sei saggia e antipatica oggi. Non ti piacciono gli spaghetti? O ci vuoi dire che non ti interessano queste cose, perché tu sei sposata e noi no? - Scusatemi, non sono dell'umore per spettegolare. Vorrei parlare di… non lo so nemmeno io. Il posto è così bello, che invita a pensieri più elevati. - Ho capito, il verdicchio comincia a fare il suo effetto! - Sei proprio spoetizzante, Paola. - Mi sbaglio, o cominciate a far comunella contro di me. Te lo devo dire, Adriana, questo tuo difendere, anche a sproposito, Margo è sospetto. - Davvero? In che senso? - Nel senso che sembri innamorata di lei. - Sei impazzita, Paola, a dire una cosa del genere ad Adri? - Se sono impazzita, lo sono da un pezzo. Hai mai visto lei interessarsi di un ragazzo? E non ti sei mai accorta che pende sempre dalle tue labbra, che è sempre tanto carina e affettuosa con te? - Ma che dici… - Lasciala sfogare, ne ha dentro di veleno. È rabbiosa perché a 34 anni non riesce a trovare un uomo che la sposi. E allora colpisce me, per umiliarmi. Sentite tutti, dichiaro apertamente che amo Margherita alla follia, perché è bella, dolce e gentile. Ma so qual è il mio posto, quello di un'amica, non volgare e indiscreta da par tuo, Paola. Perdonami, Margo, paga tu per me, devo andarmene perché ho lasciato mia madre che non stava troppo bene, faremo i conti domani. Raccoglie la borsa, il cappello di paglia, raggiunge veloce l'auto e parte. - Sei contenta, ma cosa ti è ato per la testa?
Paola tace, abbassa la testa sgomenta e piange sommessamente. - Tranquilla, Margo, sono stata una stupida. Ti giuro che farò di tutto per rimediare, anche con il tuo aiuto. Intanto arriva lentamente il cameriere a chiedere se vogliono un “tiramisù” o qualcos'altro. Margherita, visto il sincero abbattimento dell'amica, ordina per entrambe un dolce e il caffè. Quindi rasserenate, si mettono una crema protettiva e si stendono su due lettini al sole. Paola, dopo un po', si addormenta come una bambina dopo un capriccio del quale sia stata perdonata. Margherita pensa a ciò che è successo e in quale modo potranno risolvere il problema con la fuggitiva. Piano piano però è assorbita dalle piacevoli sensazioni del calore e della brezza sulla pelle e dal rumore cullante delle piccole onde tra i sassi; ogni fastidio svanisce.
Scorcio d'infanzia
Il paese era una striscia di case lungo il mare. C'era un corso, la via più grande, alberata, vie e viuzze. Tante case, molte modeste, altre dall'aspetto più solido e curato, qualche villetta, delle ville, una chiesa dalla facciata spianata, la scuola elementare, l'asilo delle suore, la stazione ferroviaria, una antica rocca, un tempo difesa contro i pirati, allora cinema all'aperto durante l'estate. Margherita era una bambina di pochi anni e viveva lì con la famiglia. Del tempo vissuto in quel luogo ha dei ricordi sereni: di quando nelle calde giornate estive fingeva di nuotare vicino alla battigia, cauta, temendo di spostarsi oltre lo scalino, là dove il mare era già troppo alto per lei o, nella stagione autunnale, nella spiaggia vuota andava a trascorrere il primo pomeriggio con la sorella maggiore e costruivano una barca con la sabbia: il bordo e due sedili interni, su cui si sedevano l'una di fronte all'altra e cantavano canzonette del tipo ”Di là dal mare si sentì dire che il grillo stava male.” Era felice se i genitori qualche sera le conducevano, lei e la sorella, in casa di certi amici che avevano due figli, coi quali correvano e giocavano in libertà. E una sera da altri amici il divertimento fu eccezionale e unico: c'erano vari bambini e tutti insieme scorrazzavano in stanzoni comunicanti di una grande soffitta, pieni di ceste, sacchi, cordami, damigiane, bottiglie di strane forme e, pendenti da travi, grappoli d zucche vuote molto attraenti. Trotterellava volentieri anche con il fratello, il maggiore, che raramente la portava con sé a pescare vicino alla foce del fiume alla fine del paese. Ma oltre ai ricordi gradevoli, ne ha altri che contengono impressioni forti, strane come i segnali che annunciano la tempesta. Una volta, d'inverno, delle donne vestite di nero urlavano sulla spiaggia verso il mare, grosso, che srotolava onde alte e fragorose e si parlava di annegati. - Mamma mia, guardate là… Margherita scrutava nel cielo grigio una nuvola nera a forma di uomo che si
agitava in una accozzaglia di nubi scure. E tremava. Alcune processioni religiose si snodavano per le vie con un ritmo di ione tragica e i canti, sgraziati, elevavano al cielo suppliche fatte di gemiti e lamenti. Vicino alla sua abitazione incontrava spesso un ragazzo ebete, che guardando fisso un dito alzato della sua mano, urlava “rotella, rotella” in modo ossessivo. Una sera d'estate le capitò di svegliarsi all'improvviso e di non trovare qualcuno vicino e arrampicatasi su una sedia si affacciò alla finestra e chiamava piangendo sua madre. Suo fratello accorse dopo un po', la rimise a letto, e per consolarla e farla ridere, le mostrava la sua faccia a rovescio, finendo così di sgomentarla del tutto. Se i fratelli giocavano alla corda, anche lei voleva saltarla ed era doloroso sentirla, robusta com'era, sulle tenere gambe. E che fatica stare dietro col triciclo a loro, che correvano con gli amici in bicicletta ridendo. Rimaneva indietro e assaporava polvere e lacrime. All'asilo poi una suora la batté con cattiveria e forza perché, correndo, era scivolata sul breccino del cortile, procurandosi un'escoriazione. Sempre in quel luogo c'era un bambino che la guardava malignamente e le diceva brutte parole. Lei pensava che fosse tanto malvagio, perché le suore lo rinchiudevano all'inferno, uno sgabuzzino tutto tappezzato di carta velina rossa. Aveva il terrore d'imbattersi in lui per strada. Ad angosciarla c'era anche il vento nelle giornate o nelle notti tempestose che ululava imperversando tra le case assieme all'urlo delle mareggiate.
Un impossibile incontro
È una strada di campagna tra alberi frondosi, con campi di grano da una parte e dall'altra e qua e là sparsi mandorli e meli in fiore, e sui pendii bassi ai lati di essa intrichi di biancospino, anch'esso fiorito. Margherita cammina baldanzosa, è contenta, perché la maestra ha dato un bel dieci a un suo disegno e l'ha mandata nelle altre classi a farlo vedere. Si sente tranquilla, sebbene non conosca il luogo. Non si è spinta mai così lontano. Il cielo azzurro e le rondini che sfrecciano garrendo la spingono a proseguire. Ecco a una curva arrivare di corsa un bambino scattante in camicia e pantaloncini, che, appena la vede, frena un po' ansante. - Da cosa stai scappando? - Da un cagnaccio che mi inseguiva… ma dev'essere stato richiamato dal padrone. - Come ti chiami? - Riccardo, e tu? - Margherita. - Non ti ho mai vista da queste parti. Io sono il figlio della maestra. Vedi quella casa bianca laggiù, abitiamo lì. - Ah, anche mia madre è una maestra. - Dove abitate? - Lontano di qui. - Sai, parli con un accento diverso dal nostro. - Me ne sono accorta. E non ti piace troppo, vero?
- Tu però sei molto simpatica, e le tue treccine sono proprio belle. - Vogliamo giocare insieme? - Arrampichiamoci su quell' albero. Anzi lo faccio prima io, così vedi cosa so fare. Sale veloce e si appende con le gambe ad un ramo robusto e lascia spenzolare il corpo e la testa al rovescio. - Bravo, bravo… ma per carità, scendi o morirò di paura. Sorridente in un attimo è di nuovo vicino a lei. - Dici che qui possiamo giocare alla settimana? - Non saprei, la strada ha troppe buche. - Sediamoci e raccontiamoci delle piccole storie. Lui gliene racconta alcune che le piacciono tantissimo e lei non vuole raccontargli le sue, per non fare una brutta figura. Scoprono di avere la stessa età, 8 anni, di essere bravi a scuola e di andare al cinema molto volentieri, solo che Riccardo ci va con il babbo avvocato, lei il papà ce l'ha lontano e il pomeriggio della domenica entra delle volte gratis con alcune amichette, a film iniziato, quando il bigliettaio dietro la loro insistenza alla fine esausto cede. Fanno anche il gioco “Che cosa mi piace di più dite”. - Di te, Riccardo, mi pia… piacciono gli occhi verdi, i capelli neri, le orecchie, il naso… - Di te, Margherita, mi piacciono le labbra rosse come le ciliege, il sorriso, gli occhi scuri e vispi, le spalle, il collo, le trecce. E giù a ridere compiaciuti. Si accorgono che è trascorso molto tempo e che devono salutarsi. Lui le dà un bacino sulla guancia, le raccomanda di tornar lì il giorno dopo, alla stessa ora e di corsa scompare dietro la curva. Lei, rimasta sola, si gira per
ritornare nel suo paese, nella sua casa. Cammina, cammina, ma la strada sembra non finire mai, il paesaggio le è del tutto estraneo, comincia ad imbrunire, corre con affanno… Margherita si sveglia di soprassalto, sudata… si rende conto di aver sognato, e vede vicino a sé la bella testa, coi capelli bianchi, di Riccardo.
Un piccolo paese medievale
All'età di cinque anni Margherita si trova a vivere in un piccolo paese medievale in collina, non più coi genitori, la sorella e i due fratelli, ma con Stella e Adina, due sorelle, a cui lei si era a affezionata da quando, più piccola, aveva avuto l'occasione di conoscerle e frequentarle. Abita con loro in un appartamento in affitto, in parte piano terra e in parte piano rialzato. La casa, a due piani, forse dell'Ottocento, ha un bel portone e delle grandi finestre. Le stanze sono ampie, specialmente il salone, un tempo decorato da affreschi, che ora abbelliscono solo la camera da letto. A Margherita piace molto girare per la casa e giocare con la palla nell'androne. D'estate il portone rimane aperto il giorno e Adina, seduta contro un battente, con i piedi poggiati su un piccolo banchetto, lavora di bianco, ricama cioè il corredo delle spose. È abile e sicura nell'usar l'ago, saluta sorridente i anti che conosce e con qualcuno scambia frasi di circostanza. È molto curata nella pettinatura, nel trucco leggero, negli abiti semplici che indossa. Sa di pulito e di profumato. La bambina l'abbraccia e le dà volentieri dei bacini. La prepara lei la mattina per la scuola, le insegna amorevolmente a essere educata e disponibile, a impegnarsi in tutto quello che fa, così farà contenta la sua mamma che è lontana. La sua voce è calma e gradevole, i suoi consigli non sono mai pesanti. Sembra una fata bella e buona. Stella, più grande di Adina, lavora come domestica presso una famiglia benestante. Esce di casa la mattina presto e torna la sera, quando è ora di andare a dormire. Nelle sere estive assieme alla sorella si sistemano colla sedia fuori del portone e fanno conversazione con i vicini. Margherita i primi tempi si addormentava tra le braccia forti di Stella, dopo che è cresciuta di qualche anno sta sul muretto della casa di fronte in compagnia degli amichetti e, all'aria dolce e appena fresca, cantano varie canzoni, tra cui “Quanto sei bella Roma, quanto sei bella Roma a prima sera, il Tevere te serve, il Tevere te serve da cintura". Nel cantare Margherita esprime il forte desiderio di vedere quella città e vi mescola un accento accorato, come di nostalgia, pur non avendola ancora visitata. Con Stella la bambina ha uno stretto legame, con lei va in campagna a consegnare il corredo alle ragazze da marito: partono di buon mattino, Stella si
mette uno strofinaccio a ciambella sulla testa e sopra una cesta con la biancheria e vanno di buon o verso la casa della sposa, distante magari un chilometro e mezzo. Una volta l'ha portata con sé a lavare dei panni al lavatoio: è stato per lei divertentissimo giocare con l'acqua delle vasche, correre sul prato verde, mangiare su una tovaglietta distesa sull'erba pane e frittata, mentre le lenzuola si asciugavano e sbiancavano al sole. Insieme partecipano ai pranzi di nozze sotto dei tendoni eretti davanti alle case coloniche: si mangiano quasi sempre antipasto di salumi, stracciatella, tagliatelle con rigaglia di pollo, arrosto misto, insalata e dolcetti. Lei fa amicizia coi ragazzini presenti, si guardano sotto il tavolo e scherzano e alla fine, mentre gli adulti parlano, corrono sull'aia e giocano a nascondino. Stella è il capofamiglia, colei che provvede alle cose più importanti: prima di recarsi al lavoro, fa la fila con le altre donne davanti alla fontana della piazzetta vicino casa, per riempire la loro brocca d'acqua. Porta, quando può, la teglia al forno a cuocere conigli, polli, melanzane e pomodori per rendere la tavola più ricca e gustosa almeno qualche volta. Arriva la fine della quarta elementare e Margherita può ricongiungersi con la famiglia. È contenta di andare a stare con la madre amatissima, ma sa quanto dolore procurerà a Stella e Adina, lasciandole sole, con un gran vuoto. Gli anni ati insieme hanno creato tra loro un affetto solido, irrinunciabile, per sempre. Ma è una vita che cambia. Anche se andrà a trovarle e starà con loro dei periodi durante l'estate, potranno consolarsi solo un poco.
Al mare d'estate
D'estate Margherita ritorna in famiglia per una quindicina di giorni. Abitano in un appartamento sopra la scuola, dove insegna la madre, in un una frazione in posizione elevata rispetto alla città, in alto sul mare. Dalla loro casa non lo si vede, ma lo si sente se mugghia nella tempesta. La madre le ha detto che d'inverno lì fa un gran freddo e c'è una forte umidità, tanta che le lenzuola nel letto sembrano bagnate. La stufa in dotazione è del tutto insufficiente a riscaldare l'ambiente. Il freddo umido dipende dal fatto che la casa è tutta di cemento. Sullo stesso pianerottolo vive, di fianco, la famiglia di un'altra maestra. Il marito è molto simpatico e la fa ridere con qualche battuta. Una figlia ha la stessa età di sua sorella, è carina e gentile, però, se a Margherita esce una parola in dialetto, il benedetto dialetto dell'entroterra, la prende in giro e non la finisce più. Cosicché davanti a lei ammutolisce. Di fronte ci sono le suore, che conducono un asilo. I due fratelli più grandi sono quasi sempre in giro con gli amici, la sorella è con l' amica, e lei segue ovunque la mamma, come un cagnolino. Di pomeriggio la madre le chiede un po' di libertà per riposare e suonare poi la fisarmonica e le fa capire che non vuole essere disturbata. Margherita comprende, ed esce e va nel giardino sul retro oppure cerca un bambino, diventato suo amichetto, e giocano con un piccolo camion, o con arco e frecce, fatti da lui per entrambi con le canne. Quando conosce grazie alla madre tre sue alunne coetanee, la vita le si movimenta felicemente. Diventano molto affiatate: le può invitare nel terrazzo di casa nel pomeriggio, quando è tutto ombreggiato. Mirca, Nadia e Maruska sono le ragazzine più care e gentili che abbia mai incontrato. Il tempo con loro vola, l'accordo in ogni gioco o discorso è perfetto. A volte vanno a giocare da Mirca, nella parte superiore della casa, la cui costruzione è rimasta interrotta. La cosa che l'affascina di più è andare al mare sottostante la frazione. Si scende attraverso una campagna in pendio in una stradina sassosa per un lungo pezzo, si incontrano qualche albero e una fontanella, per il resto è tutto sole. Poi il versante si fa più ripido e inizia uno stradello scosceso, con tratti abbastanza
agevoli e punti un po' ardui. Camminano in fila indiana: davanti uno dei fratelli che tiene in braccio lei nei aggi pericolosi, seguono la sorella e la madre. All'improvviso appare l'antico primitivo spettacolo delle rocce adagiate sul mare, un giorno piatto e azzurro, un altro ruggente con le onde alte e dirompenti. Alla fine dello stradello arrivano su una roccia digradante verso una vasca naturale, sotto il costone, dove l'acqua è bassa e calma, comunque sia il mare oltre la barriera. I giovani fratelli e la madre, abbronzati e pieni di vitalità, nonché lei, sono tutti desiderosi di tuffarsi nell'acqua invitante. In Margherita c'è il brivido del nascosto pericolo, l'attrazione per l'incontro e l'impatto con l'acqua sin troppo fresca e salmastra, ma anche il conforto rassicurante della presenza degli affetti più cari. Sua madre se il mare non è proibitivo, nuota con sicurezza verso il largo e quando ritorna va da lei e la tiene a galla tra le sue braccia, facendola girare intorno a sé per gioco. Margherita osserva la mamma, che nel mare è nel suo elemento, come Teti, sorride felice, dimentica fastidi e problemi. E si rende conto di quanto sia giovane e bella, con la pelle levigata e la figura ben fatta, sembra la loro sorella maggiore. L'abbraccia orgogliosa, quindi le mostra che è capace di sgambettare e muovere le braccine nell'acqua più alta. Si ferma, per vederne la reazione. Il suo sorriso, di persona amica e in armonia con la natura in cui sono immerse, le infonde nuovo coraggio e ripete l'esperimento con scioltezza.
Un amore degli anni '60
Dopo aver rotto definitivamente con quella pazzerella di Patrizia, Riccardo sale sul treno abbastanza stressato, si siede in uno scompartimento vuoto, che rimane tale sino a destinazione. Riordina i suoi pensieri. Che spavento, ha rischiato di rimanere intrappolato in un matrimonio riparatore, a soli 17 anni, con una ragazza che non ama, con la quale ha tradito il suo unico, vero amore, Margherita. Ha partecipato a una specie di processo in casa di Patrizia con la madre, una zia e la nonna: se lei avesse insistito a dire che il figlio era suo, non sa cosa sarebbe successo. Rabbrividisce, immaginando la reazione del padre. Bene, questo pericolo è stato scongiurato. Ora gli rimane il compito assai difficile di farsi perdonare da Margherita, che sicuramente lo respingerà. L'ha ingannata, tradita e abbandonata, scomparendo all'improvviso. Come spiegarle di essersi fatto sedurre da una ragazza completamente disinibita, che gli ha procurato sensazioni ed emozioni tanto forti da stregarlo completamente. Dovrà rassegnarsi ad essere scacciato come un cane rognoso. A questo pensiero si abbatte, si sente perverso e peccatore. Sarà punito per le sconcezze consumate con una ragazza incinta, senza nemmeno amarla. Se sapessero le nonne, la zia Ciccio che ha lasciato Margherita per fare certe cose con un'altra. Proprio lui, che va a Messa la domenica e che a circa 8 anni avevano portato in chiesa per il Corpus Domini con in mano un giglio: bello e innocente, coi tratti del volto delicati, tutti dicevano che sembrava l'incarnazione della purezza. Arriva a cena abbacchiato: tocca appena il cibo, cercando di non farsi notare dal babbo in cerca sempre di pretesti per brontolare e fare scenate. A letto, rimanda al giorno dopo la scelta del modo migliore per contattare il suo bene. Scarta il telefono e decide di andare di persona ad affrontarla. Non va a scuola, cosa insolita e pericolosa sul fronte familiare: se il padre viene a sapere che salta delle lezioni, succede un finimondo. Organizza una partenza all'alba, lasciando detto che va da un compagno di scuola a finire una ricerca da consegnare la mattina stessa. Sceso dal treno nella città di Margherita, gironzola un po' e, alle 7.30, raggiunge i giardinetti della piazza vicina all'abitazione della ragazza, dove sa che erà
per recarsi al Liceo. Si nasconde dietro un grosso larice, e si sporge per tenere d'occhio il portone. Eccola che esce, avvolta in un cappotto blu, che conosce bene. Stringe al petto dei libri e ha il o svelto. Quando è alla sua altezza, fa uno scatto e le si para davanti. - Mi hai messo paura. Che fai qui? - Ascoltami, perdonami se ti ho impaurita, ma devo assolutamente parlarti. - E se io non volessi? - Ti prego, non ho alternative. O mi ascolti o commetto una sciocchezza. - Lo sai che faccio tardi a scuola. - Aspetto di vederti nel pomeriggio, alla solita ora. Ha un'aria sconvolta, è molto dimagrito, teme davvero che possa fare un atto inconsulto. Gli promette contrariata che lo vedrà. Quindi, se ne va di fretta senza salutarlo. Riccardo la guarda mestamente, con costernazione nei confronti di se stesso, per averla resa tanto ostile. Abbandona la piazza e prende per via Matteotti, dove entra in un bar. Telefona a casa e spera che non gli risponda il padre. Risponde la zia Ciccio, che è ata di lì per caso. Nei paraggi non c'è nessuno, la nonna è di sopra. Riccardo eccitato la prega di avvertire lì in casa che pranzerà dal compagno di scuola, quello della ricerca. Si raccomanda di dire tutto per bene. Lui tornerà per cena, perché devono correggere e completare la relazione. La zia lo rassicura… ma dove sta veramente? Cade la linea. Ora deve solo far trascorrere il tempo e non pensare a quello che succederà. Rimane nel bar a leggere un giornale, beve un cappuccino e mangia avidamente una pasta, per togliersi di dosso la debolezza. Poi eggia da una via all'altra. Margherita durante le lezioni è distratta e pensierosa. Finalmente giunge l'ora dell'appuntamento. Si incontrano al posto fissato e si dirigono subito in un luogo più appartato. Arrivano al Campo degli Ebrei, dove sono stati altre volte con l'intenzione di star vicini a scambiarsi qualche bacio prima che qualcuno potesse
disturbarli, e si siedono sul prato cosparso di ruderi di antiche tombe. Il tempo è bello, a parte un po' di freddo. Il paesaggio è molto suggestivo, fa parte della zona del Parco del Cardeto. È un ripiano verdeggiante a strapiombo sul mare. Tutto è calmo e non c'è nessuno. Cominciano a parlare, lui a supplicare perdono, lei a chiedere che cosa c'è stato tra lui e Patrizia, se è vero quello che hanno messo in giro le chiacchiere: incontri segreti in una grotta al etto, in camera di lei, persino lì al Campo. Mentre dice queste cose che le appaiono come mostruosità incancellabili, piange e le lacrime le scorrono copiose sulle gote,. Come può dimenticare tutto quello che c'è stato con Patrizia e credergli quando dice che ha amato e ama solo lei, se l'ha abbandonata con tanta disinvoltura e crudeltà. - Può succedere a un ragazzo, in certe circostanze, di sbandare, di smarrirsi, di perdere stupidamente la testa… Patrizia mi ha attirato con l'inganno nella sua camera e… - Taci, per carità, non voglio sentire… comunque non è stato un solo momento. Mi hai dimenticata per ben tre settimane, non eri costretto… sei indifendibile. Anche se affermi con sincerità che ami solo me, non mi basta: vuol dire che sei un debole, un incosciente, sei inaffidabile e superficiale, non ho più fiducia in te, non ti stimo. Riccardo comprende di stare scalando una montagna, diventa cupo, guarda lei tristemente e verso la scarpata e le confessa che si sente talmente demoralizzato e disperato per le colpe che ha nei suoi confronti da pensare, se non lo perdona o non gli dà una piccola speranza, che è meglio per lui buttarsi giù dalla rupe. Margherita si rende conto, da come parla, dal pallore del viso, dalle occhiaie scure, che è molto sofferente. Si addolcisce d'istinto e gli dice che vuole solo un po' di tempo. Se c'è in fondo al suo cuore il desiderio di rimettersi con lui, verrà fuori. Deve avere pazienza. Lo accompagna sino al treno, e nel tragitto parlano d'altro con spontaneità, ridendo perfino di qualche stupidaggine che salta fuori. Si lasciano senza un bacio, si guardano intensamente e lei gli sorride.
Differenze di classe
È un pomeriggio assolato, estivo. Il paese è sprofondato nel silenzio delle prime ore dopo il pranzo, quando adulti e anziani, se possono, riposano volentieri nelle case. Margherita ha 8 anni e non ha nessuna voglia di starsene tranquilla in un angolino, così va in cerca di qualche compagna di scuola per ammazzare la noia. Decidono in tre di andare a eggio sotto le mura e qui giocano a risalire il pendio inclinato del muro, dopo una breve rincorsa dalla strada polverosa e chi riesce a salire più in alto grida vittoria. Le scarpe sono inadatte, dei sandaletti, che risentiranno dell'abuso e al ritorno in famiglia saranno sicuramente motivo di rimproveri e rabbuffi. Si fermano ogni tanto a guardare le piccole macchie di capperi e nelle fessure dei mattoni vedono scomparire le lucertole, finché ritengono importante prendere dei rami dalle piante tra le fratte verso la campagna, per farne piccoli bastoni per disegnare sulla polvere bianca della strada cerchi, lettere dell'alfabeto, soli e lune. E cantano arie di canzoni. Ecco che si affaccia da un giardino pensile una ragazzina, bionda e delicata come un'antica dama di un castello. Le apostrofa, scherzosamente, “ugole d'oro”, per attirarne l'attenzione. Le sue compagne rispondono subito per le rime, in dialetto e rifacendole il verso. Margherita invece si accorge che è Adriana, si fa piccola piccola, abbassa la testa e affretta il o, temendo di essere riconosciuta. Infatti si sono frequentate un giorno, durante l'inverno, quando la bambina poco più grande di loro, ha invitato per il compleanno Stefania, la figlia del medico del paese, e anche lei, in quanto sua amica e le ha intrattenute per l'intero pomeriggio con vari giochi, tra cui alcuni di illusionismo, svelandone con generosità il trucco. Come un'abile padrona di casa ha servito il tè e, dopo aver spento le candeline della torta, ne ha tagliato alla perfezione degli spicchi, li ha sistemati in piattini di fine porcellana, che ha porto con grazia alle ospiti. Era rimasta molto colpita dalla sua bellezza, dalle maniere raffinate e gentili, dal linguaggio ricercato e usato con naturalezza. Le stanze erano arredate elegantemente, c'erano mobili di pregio, arazzi, quadri, lampadari di cristallo e tappeti. Cose che non aveva mai visto. Allontanatesi, loro continuano a sbeffeggiarla, fiere del proprio comportamento,
sicure di aver avuto la meglio su quella smorfiosa, di nobile famiglia, di cui avevano sentito soltanto parlare. Che se ne ritornasse a Roma, nel suo palazzo, la principessa. Margherita è triste e silenziosa : pensa, con rammarico e dispiacere, che hanno fatto una gran brutta figura, dimostrando soltanto la loro inferiorità di ragazzette alla buona, di paese, che possiedono pochissime cose e in casa non hanno da leggere neppure un bel libro di fiabe.
Alla “Torre” di Portonovo
Sono i primi giorni di ottobre, il sole è caldo sulla pelle, e Margherita, seduta su uno scoglio, muove i piedi nell'acqua un po' fredda, incerta se fare il bagno come nei giorni precedenti. Oggi è venuta da sola, senza il marito, che deve fare dei pagamenti in città, e non glielo ha detto che avrebbe fatto un salto al mare. Mentre era in casa a pulire un po', vista la bellissima giornata, ha deciso di prendere l'auto e di andare alla “Torre”. Ci sono pochissime persone, ma lei non ha paura, perché il bar “Il clandestino” è ancora aperto, per pulizie varie e vendere panini e bibite. Conosce il proprietario e può rivolgersi a lui per eventuali problemi. La calma piatta del mare e la sua trasparenza la inducono a immergersi lentamente. Fa a nuoto il solito percorso, evitando gli scogli pericolosi in caso di onde e di acqua torbida. Poi si riposa su una roccia su cui sta comodamente in piedi, emergendo soltanto con la testa. Osserva attentamente la riva, la bella torre in mezzo ad un boschetto, che domina il luogo, il verde esteso della macchia mediterranea, fino alle pareti della costa alta del promontorio. Quindi ferma il suo sguardo sulle persone, che sole o in coppia sono distese sugli asciugamani colorati sopra i sassi bianchi. Qualcuno è in acqua, ma al massimo sino a metà gamba. Più in giù nota due, una ragazza e un uomo con i capelli bianchi, che eggiano vestiti e ogni tanto si fermano, per ammirare un particolare che lui indica con il braccio teso. Che strano, quel “lui” potrebbe essere scambiato per suo marito. È curiosa di vedere quanto gli somigli. Nuota per alcune bracciate nella loro direzione e si appoggia con le mani ad uno scoglio appena affiorante. Accidenti, è suo marito, senza alcun dubbio. Chi sarà la ragazza che sta accompagnando? Un forte sentimento di gelosia le fa battere il cuore. La giovane ha una figura snella, molto graziosa. D' istinto vorrebbe uscire dall'acqua e far loro una bella sorpresa. La scena le appare troppo deprimente. Vuole vedersela a tu per tu a casa sola davanti a lui. Nuota più velocemente che può, si veste sopra il costume bagnato. Si accorge di essersi ferita contro una roccia per la fretta. In auto si impone di curarsi esclusivamente del traffico. Giunta nel suo appartamento, scoppia a piangere, non tanto per i sospetti, quanto per lo stress a cui si è sottoposta. Suona
il telefono. - Senti, Margherita, ti va di venire alla ”Torre” in auto? Sono qui con la figlia di mia cugina Paola, di S.Costanzo, che ho incontrato per caso in città e, volendo lei vedere qualcosa di interessante, le ho proposto di andare a Portonovo. Siamo ati a prenderti, ma non c'eri… - Purtroppo non mi sento bene, ho qualche linea di febbre e ho bisogno di stare a letto. - Stai pure tranquilla, tesoro, mettiti a letto e aspettami. Inviteremo a pranzo Sara una prossima volta. - Perché non vai con lei al ristorante? - Preferisce di no, se non ci sei tu. Ora mi riaccompagna con la sua macchina e ritorna dai suoi. Ti saluta tanto e spera di conoscerti presto.
Un'onda anomala
Vanno al mare da qualche tempo al etto: Margherita e Riccardo hanno scelto questo posto suggestivo, abbastanza vicino alla loro abitazione, perché piace ad entrambi, ma di più a lei, che ha qui i ricordi delle estati della sua adolescenza e giovinezza. Dalla pineta si scende al mare coll'ascensore o mediante una scalinata ampia e dolcemente digradante, ben inserita nel dirupo, con una bella balconata e tratti pianeggianti, che la rendono funzionale e molto gradevole alla vista. Di sotto, davanti al mare c'è uno spazio abbastanza grande e degli accessi all'acqua con scalette, tra gli scogli messi lì a difesa contro le mareggiate furiose. Se il mare è calmo, oltreano due “palafitte” di cemento, sedi di un barristorante e un club privato, e si sistemano su una roccia allungata, seguita da altre di varie dimensioni e forme, su cui occorre camminare con cautela per evitare buche, spunzoni, punti scivolosi. Tra di esse penetra il mare in corridoi o piccole vasche. Se è mosso, si dirigono dalla parte opposta, alla “Sedia del papa”, grosso scoglio bianco, in mezzo a scogliere che racchiudono laghetti salmastri dove l'acqua è comunque calma. Quest'oggi il mare è tranquillo e così prendono a destra verso la loro roccia, si svestono rimanendo in costume e mettono le borse e gli abiti ben piegati verso la parete della falesia, dove c'è già l'ombra che avanzerà a poco a poco, essendo le due del pomeriggio. Preferiscono quest'orario, perché la mattina il posto è troppo assolato e fa un caldo eccessivo. Ci sono qua e là gruppi di persone, ma nell'insieme sono poche; dove sono loro non c'è nessuno. Nel ato c'era tantissima gente, che ora sceglie Portonovo grazie alla diffusione delle auto. Anche se il luogo sembra abbandonato, a loro piace proprio per questo. Margherita si infila le pinne, s'immerge nell'acqua in un punto in cui tocca il fondo, saluta il marito e nuotando, sbattendo i piedi, guizza abbastanza veloce, rimanendo però vicino alle rocce. Sentendosi in forma, decide di andare alle grotte, discretamente distanti. Esse, una di fianco all'altra, sono state scavate tanti anni or sono, da cittadini privati. Ce ne sono parecchie anche verso la “ Sedia del papa.” In realtà sono diventate dei monolocali arredati con cucina e
qualche letto, con lo spazio per il riparo della barca. Davanti ad ognuna c'è una struttura che permette l'ingresso in acqua delle imbarcazioni. Arrivata di fronte alla prima, che addirittura possiede un terrazzino, pensa di fare una sorpresa al marito. Esce dal mare, si toglie le pinne, sale delle scalette di legno, percorre una erella, con appoggi di corda, e si arrampica a piedi nudi su una stradina che dalle grotte porta a monte. Continua per una strada asfaltata e, giunta, alla scalinata, la discende con qualche difficoltà. Di sotto si ributta in acqua nelle vicinanze delle palafitte e le costeggia nuotando a stile libero o distesa sul dorso. La sua grande idea è quella di sorprendere Riccardo, arrivando dalla parte opposta a quella da cui è partita. Si avvicina alla roccia, ma non lo vede, lo scorge invece più in giù su una di quelle presso cui nuotava spedita alla partenza. Sta avanzando incerto, quando la distingue nell'acqua, fa un cenno. Lei agita un braccio. Appena sono vicini, lui, serio le indica alcuni indumenti e gli asciugamani bagnati e le racconta che è arrivata un'onda anomala che ha ricoperto le rocce ed è andata a frangersi contro la parete del costone, portando via tutte le loro cose. Lui in quel momento stava facendo il bagno e all'improvviso si è accorto che il mare tutt'a un tratto inaspettatamente s'ingrossava e ha visto arrivargli addosso un 'onda di circa due metri, sicché per salvarsi si è buttato sotto, all'inizio di un cunicolo, aggrappandosi con le mani a destra e a sinistra, sballottato un po', tanto da rimediare una botta sul fianco, riuscendo però a non essere trascinato e travolto. Quando è riemerso, la superficie era mossa e schiumosa e la loro roba era scomparsa. Si è preoccupato subito per lei, perché s' era allontanata da poco, e ha temuto che fosse stata sbattuta contro le rocce. Allora si è recato alle grotte e ha chiesto ad alcune persone se l'hanno vista ed è tornato indietro guardando dappertutto atterrito e pensando al peggio. Margherita gli racconta della sua sorpresa, rabbrividendo per lo scampato pericolo. Se non fosse uscita dall'acqua, per fargli quello scherzo, sarebbe tornata indietro stando sempre vicina alle rocce e chissà che brutta fine avrebbe fatto. Riccardo le dice che, prima dell'onda, ha visto spuntare la sagoma di una nave traghetto ben nota. È da tempo che gli enormi traghetti, salpati dal porto, prendono troppa velocità, quando ancora sono in prossimità della costa. Diversi sono gli incidenti e i danni procurati sul mare e a riva. Le proteste sono state numerose, ma non si è fatto nulla per porre rimedio alla preoccupante situazione. Entrambi vorrebbero rivestirsi, ma lei non trova più i pantaloni e la camicetta e lui ha tutti i suoi indumenti bagnati fradici. Le borse, pur zuppe, non sono state trascinate via. Così come si trovano, riprendono l'ascensore e raggiungono l'auto,
per fortuna in un parcheggio vicino. Si recano al Pronto Soccorso per la ferita al piede, che sanguina. Dato che c'è, stranamente, poco affollamento, vengono subito ascoltati, curati e confortati, nonché ricoperti con camici azzurri di carta. Sono infatti infreddoliti e tremanti e in costume fanno uno strano effetto in quell'ambiente. Finalmente a casa si rilassano e parlano a non finire della disavventura. L'indomani, alzatasi presto, Margherita da sola fa un salto al etto, vuole recuperare almeno i suoi pantaloni alla pescatora. Munita di maschera scende in acqua al solito posto e perlustra il fondale come attraverso un vetro, tanto il mare è placido e trasparente. Dopo qualche metro li individua con felice stupore, vorrebbe immergersi per riprenderli, ma non è capace. a di lì un giovane nuotatore con maschera. Richiama la sua attenzione. - Scusi, mi fa un favore, mi può recuperare quei jeans azzurri lì sul fondo? Le sorride, s'inabissa e, riemerso, glieli porge, ricevendo tanti ”grazie”.
Perché non ci parliamo più?
È l'alba. Margherita si sveglia prima che si destino Stella e Adina. È strano che dormano ancora, ma senza soffermarsi troppo su questo, si veste piano piano ed esce dalla casa. Rabbrividisce per il freddo, poiché indossa un abito di cotone con le maniche corte, essendo maggio inoltrato. Si dirige verso la casa di Marianna e, non potendo usare il battente, data l'ora, chiama l'amica con voce sottile. Dopo un po' viene fuori dal portone proprio lei, vestita leggera, però con un golfino sulle spalle. - Perché mi hai chiamata così presto? - Scusami, vorrei sapere perché non ci parliamo più da tanto tempo? - Ma come, non ti ricordi del nostro litigio? Allora mi hai detto che non avresti mai più parlato con me e non mi hai cercata, né salutata quando è capitato di incontrarci. - Io non ricordo neppure il motivo del bisticcio. Vogliamo fare pace? - Eri tu l'offesa. Se sta bene a te, facciamola. - Vuoi venire a giocare da me, domani pomeriggio? - E perché non vieni invece a casa mia? - Allora facciamo una eggiata insieme. - Preferisco giocare in casa. - Va bene, vieni su da me però. - No. Che cosa c'è che non ti piace della mia casa? - Ma niente, da te ci sono sempre tante persone e non si è liberi.
- Da quando ti danno fastidio i miei genitori, i miei fratelli e sorelle? A Margherita viene in mente il motivo del litigio e capisce che la loro amicizia è rotta per sempre. - Addio, nella tua abitazione ho paura dei fantasmi. Marianna adirata le chiude il portone in faccia. Margherita avvilita sale la strada verso il suo palazzetto. È ancora presto, le finestre intorno sono quasi tutte chiuse, e solo in lontananza vede delle persone. Entra dal portone socchiuso e, allo stesso modo, nell'appartamento. Va subito in camera per controllare se Stella e Adina dormono ancora. Le loro teste sono sotto le coperte. Le scopre piano e vede con raccapriccio le facce dei fratelli di Marianna. Corre urlando in direzione dell'uscita. Il marito la scuote leggermente e le sussurra: - Tranquilla, cara, hai avuto un incubo.
Un inverno in casa di Stella e Adina
L’abilità nel ricamo di Adina richiama quasi ogni inverno delle ragazze da marito, provenienti dalla campagna, che vengono da lei a preparare il corredo: in parte lo lavorano loro sotto la guida della ricamatrice, in parte Adina. Vicino hanno un braciere in cui si mette qualche buccia d'arancia per diffondere nell'ambiente un piacevole e caldo aroma. Nel pomeriggio, finita la scuola, anche Margherita si siede col suo ricamino nel cerchio più e meno ampio. Quest'anno l'aspirante sposa e lavorante è una sola. Mentre agucchiano e ricamano, parlano di svariati argomenti: il tempo, i fatti di rilievo nel paese e in campagna, qualche pettegolezzo, le canzoni, i problemi e le speranze. Presto s'instaura tra loro un rapporto di simpatia, che le fa stare allegre, nonostante il freddo e le scarse ore di luce che tra poco saranno inghiottite dall'oscurità. Allora si ripone il lavoro e la giovane contadina si affretta ad uscire per raggiungere la sua casa in collina, non troppo distante dal paese. Due volte alla settimana arrivano le dispense de “I miserabili”, che Margherita legge a voce alta e tutt'e tre sono rapite da quella storia. Ogni tanto viene a fare una visita il “Loretà”, che porta loro in dono gli scarti di legno della fabbricazione dei rosari per la stufa. È un giovanotto alto e bruno, di Loreto, che ha un laboratorio vicino alla casa. Ha portato un po' di lavoro a una decina di donne del posto. Infatti lo ha aperto da appena un mese e finita la commissione, chiuderà i battenti e saluterà tutti. È sempre di buon umore, ha la battuta pronta e il cuore generoso. Le ragazze gli stanno dietro e lo stuzzicano, perché è anche bello: - Se non hai la fidanzata, prendila qui da noi, così fai un'opera buona. Adina lo vede volentieri e la lavorante gli dice scherzosamente che è un gran peccato che si debba sposare, ma se lo incontra troppo spesso può darsi che ci ripensi. Lui ride e per coinvolgere la
la bambina, diventa serio e rivolto a lei: - Ecco la mia fidanzata, quando sarà cresciuta a dovere, verrò su a chiederla in sposa. Contenta Margheritina? Un giorno viene giù dal cielo basso e bigio tanta neve: i fiocchi sono grandi, fitti e farinosi. La ragazza e la piccola fanno festa, corrono alle finestre, poi sulla strada con sciarpa e berretto a divertirsi sotto la sua magica caduta. Rientrano imbiancate, bagnate e intirizzite. - Rosaria, questa sera ti dovrai fermare da noi, è impensabile che tu possa rientrare a casa… già sono d'accordo con tuo padre che in caso di tempo molto brutto resti qui a dormire. Margherita salta dalla gioia: si è molto affezionata alla lavorante, che la ricambia con affetto e premure. Le grandi stanze si riempiono delle loro voci e di rumori insoliti. La sera in genere in questo periodo dell'anno in due si è un po' tristi e melanconici. A cena c'è un gran chiacchiericcio e si ride di niente. Nel lettone Margherita sta al centro, tra Adina e Rosaria, che una volta tanto sostituisce Adina nel raccontare le favole che la fanno addormentare. Con lo stile della fiaba le narra delle storielle, i cui protagonisti e personaggi secondari sono i suoi familiari ( genitori, fratelli e sorelle), assieme agli animali parlanti, i quali altro non sono che i gatti, il cane, le oche, le papere, le galline, i maiali del suo mondo, lassù in collina. Lei ascolta attentamente e, suo malgrado, dopo un bel numero di racconti si addormenta di colpo. Arriva a casa finalmente dal lavoro Stella, che, dopo un breve scambio di saluti, si prepara per la notte e si infila nel suo letto già quasi
addormentata, tanto è stanca. Siamo ormai alla fine dell'inverno, il corredo è pronto, manca solo la stiratura, che toccherà a Adina. Rosaria si congeda e da domani non verrà più a lavorare. Stella recapiterà la cesta con la biancheria il più presto possibile a casa sua. Margherita la vedrà per l'ultima volta il giorno delle nozze e del banchetto. Il marito la porterà a vivere lontano. Si abbracciano e fanno due lacrimucce come sorelle che il destino separa.
Ultimi bagni di stagione
È un sabato di settembre, caldo e libero dall'afa pesante e greve del giorno avanti. La baia tra la “Torre” e la vela, uno scoglio che ha proprio la sua forma, accoglie Margherita col suo mare quasi calmo, misto di verde e azzurro, trasparente e terso sulle rocce affioranti e sulle macchie biancastre di sassi. Il marito è rimasto indietro, con le borse e altri impicci. Lei, senza aspettarlo, s'inoltra con le scarpette di gomma, che deposita su uno scoglio, per sostituirle con le pinne. Ora può affrontare uno spazio di mare più profondo. L'acqua è fresca e salata e dà vigore alle bracciate lente, mentre osserva la chiesetta romanica di S.Maria di Portonovo, la china fitta di pini, la riva assolata, in cui entra in scena Riccardo. Si salutano e lui, sotto il riparo di un cappello di paglia, sistema sui sassi due asciugamani, le borse, e mette in fresco delle bottiglie in un incavo di una roccia all'ombra, pieno d'acqua. Il silenzio è appena interrotto da qualche voce, un bimbo in maschera le a vicino e nuota più in fretta, quando lei gli chiede se vede lì intorno qualche medusa. Allora si immerge ad occhi aperti e cerca le eleganti sembianze dei serici ombrelli danzanti, dai tentacoli lattiginosi. Ne scorge una a brevissima distanza e sente anche un forte bruciore ad una coscia. Trattiene un grido e velocemente, per quanto glielo permettono le pinne e il recupero delle scarpette, raggiunge la riva avanzando con le mani. Il marito la soccorre, vedendola in difficoltà. Sopraggiunge pure una vicina a vedere cosa sia successo. Lei si distende sulla spiaggia e nella coscia di sinistra si notano diverse striature rossastre sempre più dolorose. Riccardo spiega alla bella giovane col suo linguaggio ricercato tutto quello che sa sulle meduse e sul pericolo da esse rappresentato in alcuni mari. Nel caso della moglie basterà una pomata antistaminica che lui si porta dietro per tale evenienza. La bellissima ragazza lo ascolta con attenzione e fa nuove domande. - Caro, ti dispiace di portarmi la crema e di spalmarmela? - Subito, vengo. Presa la pomata, gliela applica sulla parte arrossata e continua a parlare con la
giovane, che non la guarda neppure come fosse un manichino dimostrativo. Margherita è dolorante e seccata, tanto più che gli attributi della ragazza sono: un bell'ovale di viso, occhi azzurri intensi, capelli neri, una carnagione rosata, una voce armoniosa e un corpo molto aggraziato e slanciato. Per suo marito dev'essere come un miraggio. Sta per scoppiare. Per fortuna viene a riprendersela un giovane e una stretta di mano con Riccardo e un saluto appena accennato a lei chiudono l'incresciosa situazione. Margherita non rivolge la parola al marito, né durante il pranzo sulla riva, né in macchina. Rientrati in casa, a lui che le chiede che cosa abbia mai fatto di male, risponde - Mi avete trattata, tu e la sosia di quella che ti ha fatto perdere la testa una volta, come un inutile pezzo di legno. - Mi dispiace di averti fatta ingelosire, volevo solo essere gentile con la ragazza, che oltretutto non assomiglia a nessuno di mia conoscenza. Come può fargli capire Margherita quanto il loro comportamento l'abbia umiliata, gelosia a parte?
La storia di Chiara
Chiara vive con il marito, un medico chirurgo della clinica ortopedica di Torrette, in un bellissimo appartamento di un prestigioso palazzo di via Selendari, che si trova in una delle zone più panoramiche della città. Dal suo terrazzo si gode una vista mozzafiato sul mare. Si sono sposati due anni fa nella chiesetta di Portonovo, con una cerimonia intima: c'erano solo le loro madri (lui è figlio unico di una vedova) e i testimoni, tra cui la sua cara amica Margherita. A cominciare dal viaggio di nozze in Egitto, tutto è andato bene per un anno: si amavano, lui le faceva splendidi regali, quando erano liberi dagli impegni di lavoro (lei insegnava in una scuola media) viaggiavano qua e là per l'Italia e si divertivano assieme ai loro amici, per lo più colleghi del marito. Poi scoprì che lui, tanto innamorato di Chiara, amava intrattenersi in ospedale con infermiere graziose e disponibili. Colpita dolorosamente da questa sua tendenza, non gli dice nulla, ma evita i rapporti con lui, sta il più possibile da sola, a causa - gli dice - di uno stato depressivo che le permette solo di svolgere la sua attività lavorativa con l'aiuto di una appropriata cura, che in realtà non segue. Riprende a dipingere tele a olio che la distraggono dalle preoccupazioni coniugali e per il momento ha bisogno di prendersi del tempo per riflettere. Il marito pensa veramente che lei sia ammalata, se ne duole un po', ma alla fine ha un lasciaare per le sue avventure e sta quasi sempre fuori casa. Si vedono di fretta e in lui Chiara nota una crescente freddezza e indifferenza. La suocera da Ravenna non telefona quasi più e, se la chiama lei, si limita a qualche frase di circostanza, non riuscendo a nascondere un certo imbarazzo. Soltanto con Margherita e la propria madre si confida e si sfoga; spesso le riceve in visita o esce con loro. Comincia a pensare - e in questo le sue confidenti sono d'accordo - che la sua posizione è molto critica, può mutare da un giorno all'altro : dovrà lasciare il suo rifugio, non vedrà più lo spettacolo del sorgere del sole sul mare, non avrà mai un altro studio così ampio e illuminato, ideale per dipingere. Sembra ormai chiaro che gli incontri occasionali del marito con infermiere o altre donne sono stati sostituiti con una storia più importante. I sospetti le vengono confermati dalla solita falsa amica che salta fuori in queste occasioni. Il dottore ha una
relazione con una giovanissima infermiera, che abita in una villetta a Marotta e lo riceve molto spesso, e va in giro con un pancione inequivocabile. Viene il momento di affrontare il marito, che, inaspettatamente un giorno le si presenta all'ora di pranzo. Lei, rientrata a casa da poco dalla scuola, si accingeva a mangiare qualcosa. Lo invita a condividere quello che è in tavola, ma lui dice di aver già pranzato alla mensa dell'ospedale. Ha un'aria compunta, una voce più bassa del solito. È molto curato nell'aspetto: indossa un elegante completo di velluto blu e mostra un freschissimo taglio di capelli. Ne deduce la moglie che la storia sentimentale in corso è proprio seria. Si prepara ad ascoltare con pazienza il discorso che il marito le vuole ad ogni costo propinare. - Sto vivendo purtroppo un periodo piuttosto stressante riguardo al lavoro e inoltre… ho un vero problema: una giovane infermiera è rimasta incinta di me. Chiara, tu sai quanto ti abbia amata, ma a causa della non voluta e prolungata astinenza da ogni rapporto affettuoso con te, che, come a tutti ormai è noto, sei stata ammalata e chiusa in te stessa, mi sono trovato costretto a cercare altrove un po' di consolazione. E ora un figlio in arrivo cambia completamente le cose… io, sicuramente, ti sono affezionatissimo, però Valentina è la madre di una mia creatura e ha il diritto di voler regolarizzare la nostra posizione in modo tempestivo… non più rinviabile. La mia stessa mamma mi tempesta di telefonate, perché garantisca al suo unico nipotino una nascita in un clima di serenità e sicurezza. Dimmi tu che cosa devo fare. Chiara, senza scomporsi, afferma che è pronta a concedergli separazione e divorzio, tutto quello che vuole. Anzi quella sera stessa, visto che ha deciso già da qualche giorno di andare per un mese in montagna dove rilassarsi e curarsi meglio, può lasciare per sempre l'appartamento, purché al suo ritorno ne trovi uno tutto suo, adeguato alle sue esigenze, non dissimile per posizione e prestigio da quello che abbandona suo malgrado. Sollevato da una reazione così favorevole alle sue intenzioni, si libera dall'imbarazzo e dallo stato di tortura in cui era durante il discorsetto ipocrita di attacco. Si offre di aiutarla nei preparativi e quindi parla soltanto della sua salute, che è la cosa più importante, assolutamente da salvaguardare. Tira fuori un libretto di assegni e gliene firma uno molto generoso per il soggiorno in un albergo di lusso di suo gradimento. Lei si cala nella parte della moglie malata, bisognosa di attenzioni. Si fa aiutare nel riempimento di due grosse valigie, lui premurosamente le prenota una suite in un hotel di Cortina e
insiste perché raggiunga la località in taxi in modo da non affaticarsi troppo con il viaggio. Per questo le mette dentro la borsetta del denaro liquido. Poi l'informa che, per quando rientrerà, provvisoriamente le prenderà in affitto un appartamentino arredato che non potrà non piacerle. Sarà lei successivamente a scegliersi l'appartamento che desidera, senza rimpiangere quello perduto. Comunque si sistemerà tutto nel modo migliore, nel rispetto delle sue volontà. Arrivato il taxi e messi al loro posto i bagagli, si salutano: lui vorrebbe darle un bacio sulla guancia, lei arretra con disgusto, rimanendo imibile. Gli raccomanda di farle trovare tutte le sue cose al nuovo indirizzo. Una volta partita, respira con sollievo per essersi liberata di un uomo detestabile, che la spedisce via come un pacco, tacitando la sua coscienza con il denaro. Durante il viaggio telefona alla madre e all'amica, raccontando loro la fine della sua storia col marito. Sarà felice se potranno trascorrere almeno un po' di tempo con lei a Cortina.
Le prime simpatie di Margherita
Margherita ha sette anni e ama girellare per le vie del paese; dopo aver fatto i compiti, per distrarsi un po', va a salutare qualche sua amichetta e si ferma a scambiare due parole con persone che conosce. Si intrattiene talvolta a scherzare in una bottega se è in confidenza coi proprietari. Nelle sue eggiate le capita di incontrare un ragazzino bruno, di gradevole aspetto, poco più grande di lei, che la guarda e, andole vicino, le sussurra un complimento gentile e si allontana. È contenta di vederlo, il suo corteggiamento garbato le fa piacere, la fa sentire bella. Di lui sa soltanto chi sono i genitori e i nonni, anzi con la nonna, quando diventa sua vicina di casa, parla spesso e di lui dice che è tanto bravo. Il giorno della comunione la osserva in chiesa con particolare ammirazione e al momento giusto le invia il solito omaggio. E lei risponde arrossendo. Tre volte all'anno circa la va a trovare in casa un certo Gino, che vive nella città vicina e che è quasi adolescente. È il cugino di una sua amichetta. Si dà arie da grande e si muove con ostentata disinvoltura coi suoi abiti curati. E 'un bel tipetto insomma. Chiede come va la scuola e le fa capire che lei gli piace sempre. L' ultimo anno di permanenza in paese di Margherita però, durante una visita, conosce Mariella in casa sua, che fino ad allora non era mai andata a trovarla. È esile, slanciata, con i capelli lunghi e biondi e gli occhi celesti. Lui guarda soltanto lei, parla e scherza esclusivamente rivolto a lei. Margherita prova per la prima volta il gusto amaro di vedersi scavalcata da un'altra in modo sin troppo evidente. In una diversa occasione la sua amica Stefania, le presenta un ragazzino biondo, venuto da Roma in vacanza presso gli zii di illustre casata e condotto da lei subito dopo il pranzo, pare con la promessa di fargli conoscere una bambina molto carina: al lor arrivo, all'improvviso, sapendosi trascurata, con in dosso ancora il grembiulino della scuola, i capelli non ben pettinati e le pianelle ai piedi non nuovissime, si mostra chiaramente a disagio e li accoglie con un
sorriso tirato. Non riesce neppure ad essere spiritosa e simpatica. Stefania poi le riferisce che Fabrizio le ha detto che non gli è piaciuta affatto. Altra mortificazione. Ulderico è un suo ammiratore, ma non ha modi educati : all'uscita della chiesa con due o tre compagni le organizza un agguato: insieme si avvicinano, le danno un rapido bacio sulla guancia e fuggono. Lei, non capendo cosa succede, si spaventa da morire e, d'allora in poi, lo evita come fosse il diavolo.
La vita che avrebbe voluto
È in treno, sta recandosi a un convegno, che si terrà domani all'hotel City. Sarà uno dei relatori, anzi il primo, sul tema “La modernità di alcuni poeti dell'antica Roma”. Il suo compito è quello di metterla in risalto nell'opera più significativa di Tibullo. Rilegge gli appunti e ogni tanto sbircia dal finestrino per ammirare il mare e la città che a poco a poco si avvicina, mostrando la sua ottima posizione e il suo aspetto invitante. Non la conosce bene, l'ha vista sempre di sfuggita ed è curioso di visitarla. Per fortuna, se vuole, potrà trattenersi qualche giorno, essendo libero da impegni. Si prepara per scendere assieme ad altri viaggiatori. Un taxi lo conduce all'albergo e, sbrigate le necessarie formalità alla conciergerie, ricevuta una cartella personale con il programma dei lavori del giorno dopo, va subito in camera, si fa una doccia e si prepara per andare a cena in un ristorante che un amico gli ha consigliato. Arrivato alla “Moretta” nell'antica e scenografica Piazza del Papa, si siede a un tavolo e gusta solitario lo stoccafisso, specialità che gradisce molto, accompagnata da un buon verdicchio. Più tardi, a letto, stenta ad addormentarsi come gli succede sempre prima di esporre in pubblico una sua opera o un suo studio, sebbene ormai dovrebbe esserci abituato. La giornata del convegno si è finalmente conclusa. È decisamente stanco, ma soddisfatto. Ripensa ai vari momenti di essa. Durante la relazione si sentiva come in uno stato di grazia, la parola gli fluiva col tono e i tempi giusti, trovando consenso e apprezzamento negli ascoltatori. Anche il dibattito si è svolto in modo congruo e ad un buon livello. È un po' stordito dalle tante facce e dalle numerose strette di mano. Ora con una buona camomilla, senza aver cenato, prova ad addormentarsi. Ma ecco un viso gli si ingrandisce nella mente: quello di una giovane dai capelli scuri e lunghi, dagli occhi neri e vellutati, dal sorriso dolce… è comparso, in mezzo agli altri, per poi scomparire. Quel volto, che subito ha messo da parte, per non distrarsi dal suo impegno, gli riappare, assieme al nome di Simona, la ragazza che ha tanto amato per cinque anni ai tempi dell'università. Erano entrambi studenti della facoltà di Lettere e Filosofia a Bologna. Il loro
comune desiderio era quello di sposarsi e di non lasciarsi più. Però il destino o il caso li separò crudelmente con una polmonite virale, che se la portò via in una settimana. Ha avuto un'allucinazione o ha visto soltanto una sosia? Con questo dubbio crolla nel sonno. L'indomani, riposato e di buon umore, ridimensiona i pensieri della sera prima e vuole dedicarsi alla visita della città. Informatosi sulle attrazioni artistiche del luogo, munitosi di una guida, si avvia nella zona del porto, ma, prima di iniziare, entra in un bar alla fine del corso principale. Si va a sedere a un tavolino verso la vetrina, ma distante da essa, e nell'attesa del cameriere comincia a sfogliare la guida, alza un attimo lo sguardo e rivede lei, che sta leggendo un giornale, seduta di profilo. Anche da questo lato è straordinariamente somigliante a Simona. Non può fare ameno di indagare. Si alza e le si avvicina. - Mi scusi, lei ieri pomeriggio è venuta al convegno all'hotel City? - Sì… e lei è il relatore su Tibullo! - Esatto… posso chiederle un favore? E intanto nota con stupore come la giovane donna sia una copia del suo lontano amore. Oltreché fisicamente, la richiama tanto nel modo di fare, di parlare, di sorridere. Insomma è lei. - Prego… se posso. Le porge la mano per stringergliela - Riccardo Bonetti. - Margherita… lo sa Professore che ha lo stesso nome di mio marito? - Già, le coincidenze! Le volevo chiedere, se avesse poco tempo, cosa vorrebbe vedere lei di questa città? - Qui in zona S.Maria della Piazza, l'Arco di Traiano, il Duomo, i resti del Teatro
romano, la Pinacoteca… S.Maria della Piazza è poco lontana… le posso indicare la strada, se usciamo. Lei si alza e va avanti, paga alla cassa la consumazione. Lui ne approfitta per osservarne la figura: identica. Fuori del bar, all'angolo del palazzo, gli indica via della Loggia, che lo condurrà senza possibilità d'errore ad un piccolo slargo dove sorge la chiesa… - Addio, Simona, la ringrazio di tutto. La guarda intensamente per l'ultima volta e si allontana, mentre lei si stupisce appena che l'abbia chiamata così. Fatti un po' di i, vede dei taxi, sale sul primo e si fa riportare in albergo. Vuole partire al più presto. L'aver rivisto le sembianze del suo antico amore, gli fa sentire il peso degli anni, il vuoto della sua vita senza di lei. Il suo mondo affettivo, si accorge soltanto ora, è stato un deserto. Decide di cambiare completamente abitudini, interessi. Forse riscoprirà il sentimento vero del vivere.
Quando si apre uno spiraglio
Margherita è molto legata a sua madre. Sta bene insieme con lei, prova serenità e conforto nel tempo che è loro concesso di stare vicine e questo avviene sin dai primissimi ricordi della sua infanzia. È una bella e mite giornata di primavera inoltrata ed è in programma una eggiata fuori del paese sulla riva del mare. Faranno un picnic presso un torrente, a base di panini ripieni di cotolette alla milanese, in un posto solitario e selvaggio, dove la sabbia è frammista a sassi e cespugli, e due casotti, consumati dalle mareggiate invernali, si appoggiano alla massicciata della ferrovia. È uno spazio ampio, in cui si può correre, giocare e gridare. Sono quasi pronti per uscire: i due fratelli più grandi stanno per caricarsi di una cesta ognuno, con tutto l'occorrente per il pranzo, lei e la sorellina di dieci anni attendono sulla porta della camera da letto che la madre finisca di pettinarsi e prenda il borsone, pronto sulla sedia, pieno di cappellini e golf contro il sole e l'eventuale frescura del pomeriggio. L'atmosfera è effervescente nell'attesa di scendere finalmente in strada. I giorni precedenti sono stati strani, non scanditi dalle solite abitudini, il papà non c'era, la mamma entrava ed usciva in ore insolite ed era pensierosa, poco attenta alle richieste piagnucolose della sua piccina. I pasti si sono consumati in modo improvvisato con uova sbattute e minestrine insipide, cotte da sua sorella, che faceva del suo meglio per sostituire chi aveva ben altri pensieri. Ecco che da sotto la voce nota di Nardini, amico di famiglia, annuncia il suo arrivo. Sarà lui ad accompagnarli. Comincia il movimento eccitato per prendere la via delle scale. Ma all'improvviso la madre, spostatasi appena dal mobile della toeletta, cade a terra svenuta. La sorella maggiore emette un urlo di spavento e tutti accorrono intorno al corpo della donna, compreso il Sig. Nardini, salito di gran corsa. Margherita, vedendola tutta abbandonata, con il volto soffuso di un forte pallore, alza smarrita le braccia:
- Oh mamma, eri morta e non mi portavi con te… E piange disperata, mentre gli altri ammutoliscono, sorpresi dal suo sfogo infantile e drammatico. Ora lei con i fratelli sono in cucina e mangiano affamati i panini con la carne, tristi e delusi, mentre la madre, ripresasi dal malore, sta riposando e la consegna del Sig. Nardini è stata, prima di andarsene, di non disturbare assolutamente il sonno della loro madre. Promette di riare da loro in serata. E lei, distesa nel letto, con gli occhi chiusi, nella penombra, pensa a tutto ciò che le è capitato nell'ultima settimana, alla situazione critica che sta vivendo la sua famiglia, ai problemi che deve affrontare. Non vuole credere al cambiamento che sta facendo traballare la sua casa. Eppure ormai si deve rendere conto della nuova realtà e prendere le decisioni opportune cercando di non fare errori. Il marito non c'è più, sarà sola a guidare e mantenere la prole. È una sfida, una responsabilità da vertigini. Per prima cosa sente che è necessario proteggere la più piccola dei suoi figli, che ha cinque anni. L'affiderà a due persone di sua fiducia, perché è convinta che solo con loro potrà ritrovare i ritmi di una vita normale, circondata da attenzioni e affetto. Poi, quando le cose si calmeranno e prenderanno un aspetto vivibile, la riprenderà con sé. Questa risoluzione che le dà speranza, le fa l'effetto di un sedativo, rimuovendo ogni altro pensiero negativo. a lentamente da una veglia via via meno cosciente ad un sonno profondo, ristoratore.
Ingenuità e furbizia
Andava a giocare in quel periodo, essendo ormai primavera, da una compagna di scuola che abitava appena fuori delle mura, in una casa colonica. Era una bambina timida, tranquilla e timorosa. Di solito i genitori erano a lavorare nei campi, così pure la zia e il fratello maggiore. Un pomeriggio Margherita vuole fare un gioco con lei, che è molto ingenua, per vedere fino a che punto lo sia e anche per avere una merenda fuori programma. Mentre sono nell'orto, dove si trova un grosso tronco cavo e con un buco, si nasconde dietro di esso e si rivolge all'amica con voce alterata: - Angela, bell'Angela, ascoltami. Sono la maga di questo vecchio albero e ti ordino di preparare per la tua ospite una fetta di pane con un pezzetto di salame. Fallo subito, altrimenti… La bambina comincia a piagnucolare e a chiamarla tutta impaurita. Nonostante ricompaia subito, rassicurandola e dicendole che si tratta di uno scherzo del vento, lei, ostinata, vuole eseguire il comando e risoluta la conduce con sé. Dopo aver staccato da una trave del magazzino, nell'ultima fila, un salame non troppo grande e dopo aver preso il pane dalla madia nella grande cucina al primo piano della casa, le offre quanto richiesto. Entrambe sono un po' agitate ora, perché temono che rientri qualcuno della famiglia. Mentre Angela fa la guardia sulla porta che dà sulle scale, Margherita mangia in fretta la magica fetta e sbocconcella il tronchetto del salume, strozzandosi quasi. Finita la merenda proibita, gustosa sì, ma divenuta anche indigesta per il disagio provato, aiuta la compagna a far scomparire le tracce di essa. Il salame viene riposto da lei nella credenza in un piatto nel ripiano più alto, salita sulla sedia e alzatasi allo spasimo perché rimanga un po' nascosto. Si salutano presto per liberare la scena completamente, anche del criminale. Finalmente distante abbastanza, rallenta il o e cerca di scacciare il rimorso dal suo cuore e pensa con rammarico alla confessione davanti al prete che si stupirà di sentire la sua insolita bravata. La sera nel casolare, a tavola per la cena,
si discute tra i grandi su quel salame che è stato trovato dalla madre di Angela fuori posto, nessuno si ricorda di averlo messo lì. - Dev'essere stata la maga dell'orto… Al sentire la frase della piccola e il tono serio della sua voce, tutti scoppiano a ridere. E Margherita non va più dalla sua compagna; la scoperta della sua innocente ingenuità e la consapevolezza di averne approfittato compromettono la possibilità di giocare ancora insieme in modo spensierato.
Sogni e presagi
Al ritorno da scuola a dalla madre per il pranzo come d'accordo. L'accoglie con un sorriso ed un bacio. È tutto pronto, si siedono ai loro posti in cucina e, informandosi reciprocamente sulle cose accadute il giorno prima e in mattinata, gustano dei buoni bocconi di pollo arrosto e patate. La mamma in particolare le racconta di un sogno dopo il quale si è svegliata all'alba, turbata. In esso stava ammirando il golfo della nostra città: il mare era calmo, senza la minima increspatura, di un colore traslucido, di perla, cangiante dal celeste al rosa, come il cielo. Si sentiva come immersa nella vastità e bellezza del paesaggio. - Che cosa pensi, mamma, che contenga questo tuo sogno: un buon presagio o cattivo? - Non saprei, è la prima volta che lo faccio. Di certo l'acqua chiara, ferma e trasparente non mi porta cose liete… qui il mare era immobile, di quello strano colore che ti ho detto. Mah! Dopo il caffè, si salutano con un abbraccio. Margherita, di nuovo in macchina, sta ritornando a scuola per un consiglio di classe e pensa alla dote di sua madre di avere premonizioni attraverso i sogni o visioni. Sin da ragazza ha questa inquietante capacità di vedere prima alcuni fatti, che poi si verificano, attraverso immagini simboliche. Per esempio, se si alza dal letto come una sonnambula e con la mano schiaccia sulla parete qualcosa che vede solo lei, c'è da morire di paura ad assistere alla scena, perché ha raccontato che in questo modo fa scomparire un enorme ragno nero, che purtroppo le annuncia la morte di una persona cara. In occasione di una grande alluvione ha visto, appena sveglia, una ragnatela sul muro. Prima che si ammalasse di tifo proprio Margherita, da adolescente, le apparve sopra la porta della camera da letto un grande fiocco bianco. Un sogno che le porta bene è un mare scuro e tempestoso. Sognare il fuoco significa per lei
cambiamento di luogo, certi animali come maiali o papere non fanno presagire nulla di buono, tutt'altro. Insomma avere queste anticipazioni del futuro è per lo più un tormento. Vorrebbe tanto che la situazione cessasse, per non essere troppo in ansia lei stessa, che spera di non ereditare tali facoltà. La madre ormai ha imparato a conviverci, cerca di non pensarci, si convince da sola che non succederà ciò che teme. La sera è in procinto di andare a letto, quando riceve una telefonata della mamma : è deceduto lo strano compagno di gran parte della sua vita, al quale è rimasta sempre affezionata, anche se gliene ha combinate di cotte e di crude. Persino negli ultimi tempi in cui si è messo con una donna per farsi accudire e lei gli ha detto di non farsi più vivo, alla fine ha ceduto e ha accettato che le fe visita e di condurlo in auto per qualche commissione assieme alla sua nuova compagna, perché aveva pietà di lui, ormai malandato e scontento, inquieto come non mai. Piange sommessamente, le è venuto a mancare comunque un punto di riferimento, una persona da cui non è riuscita a staccarsi mai completamente, nonostante le prove amare subite, precludendosi la possibilità di conoscere qualcuno più affidabile, quando aveva gli anni giusti e la speranza di avere vicino un uomo innamorato e leale. Adesso si addolora soprattutto, crede la figlia, perché soffre di solitudine e le mancano le amicizie, trascurate anche a causa di lui. Ma il cuore e i sentimenti di ognuno sono insondabili, misteriosi, e nessun altro può coglierne la vera natura sino in fondo.
note
[1] Breve biografia dell’autrice
Nata sulle rive del lago di Garda, nel 1945, vive la sua giovinezza nelle Marche, dove frequenta il Liceo classico e si laurea in Lettere moderne all’Università La Sapienza di Roma nel’70. Con il marito, che ha conosciuto al Ginnasio, condivide gli studi. Assieme a lui si dedica all’insegnamento prima in Piemonte e poi nelle Marche, dove vive tuttora. Nel tempo libero si applica nella pittura a olio prevalentemente e nella scrittura in prosa e in versi.