Sherlock Holmes E L'assassino Senza Orme 1z461m

a cura di Luigi Pachì

Sergio Cova

Sherlock Holmes e l'assassino senza orme

Racconto lungo

Prima edizione settembre 2015 ISBN 9788867758937 © 2015 Sergio Cova Edizione ebook © 2015 Delos Digital srl Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano Versione: 1.0

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Indice

Il libro

L'autore

Sherlock Holmes e l'assassino senza orme

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Delos Digital e il DRM

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Il libro

Un omicidio efferato. Nessuna impronta nella neve. Un delitto che sembra impossibile per gli investigatori del Derbyshire. Ma non per Sherlock Holmes.

Il corpo di David Flynn, un ricco e stravagante anziano, viene trovato nel parco della sua tenuta. Un omicidio senza dubbio, lo dimostrano le numerose ferite da taglio sul corpo. Ma attorno al cadavere non ci sono le impronte dell'assassino. Quale mistero si cela dietro a una morte così particolare? Nulla è impossibile per Sherlock Holmes, ma questa volta l'investigatore dovrà leggere negli indizi mancanti per trovare il colpevole.

L'autore

Sergio Cova è nato nel 1978 a Varese dove vive con la sua compagna, un cane e cinque gatti. Dopo quindici anni di pallanuoto, abbandona la calottina per la penna: atempo ugualmente impegnativo, ma senza l’umidità delle piscine. Finalista in diversi concorsi, i suoi scritti sono stati inseriti in varie antologie e nel 2013 ha vinto il premio NebbiaGialla per il racconto inedito. Nel febbraio 2014, il suo racconto Ventitré è stato pubblicato in appendice al numero 3100 del Giallo Mondadori. Ha pubblicato due romanzi gialli Tutti colpevoli (2011) e Una via d’uscita (2013) e il noir Il piano del Gatto (2015) per Happy Hour Edizioni. Questo apocrifo fa seguito a Sherlock Holmes e il fantasma di Mrs Julia uscito sempre su Sherlockiana.

Dello stesso autore

Sergio Cova, Sherlock Holmes e il fantasma di Mrs Julia Sherlockiana ISBN: 9788867756834

Capitolo 1

Il 1895 fu per Sherlock Holmes un anno molto faticoso. Ricordo che il suo ritorno a Londra gli portò, oltre a un aumento della notorietà, della quale avrebbe fatto volentieri a meno, anche un notevole numero di casi quanto mai singolari. Il mio amico riceveva richieste di aiuto a qualsiasi ora del giorno e della notte non solo da parte di normali clienti. Non mancavano di bussare alla nostra porta infatti quei funzionari di polizia lesti a cercarlo quando non sapevano più dove sbattere la testa, almeno tanto quanto lo erano più tardi nell'accaparrarsi il merito dei successi dell'investigatore. – Durante la mia assenza – era solito ripetere – la criminalità londinese era in grado di rubare direttamente dagli uffici di Scotland Yard senza che gli occupanti se ne accorgessero. Intendeva naturalmente i ladri e gli assassini ordinari, poiché secondo Holmes, con la scomparsa del professor Moriarty, il crimine londinese aveva perduto tutto il suo fascino. Non per questo, in ogni caso, il mio amico rinunciava ad affrontare enigmi che stimolavano le proprie capacità deduttive fino a segnarlo nel fisico, se necessario. Una mattina, dopo non aver avuto sue notizie per diversi giorni, Sherlock Holmes entrò nel nostro appartamento sostenuto da Wiggins e da un altro ragazzino. Erano due degli Irregolari, la squadra di monelli che l'investigatore utilizzava per raccogliere informazioni da ogni angolo della città. Holmes si teneva in piedi a fatica. Andai loro incontro e, facendo are il suo braccio intorno al mio collo, aiutai i due giovani che stavano soccombendo. Portai Holmes nella sua camera da letto e, dopo essermi accertato che si fosse addormentato, pregai la signora Hudson di preparare una colazione per Wiggins e il suo amico. Tra un boccone e l'altro, mi raccontarono di come avessero aiutato Sherlock Holmes a mettere fine a una serie di furti a Chelsea. I due infine confermarono i miei timori: per venire a capo del mistero e arrestare il

colpevole, Holmes non aveva mangiato né chiuso occhio per molto tempo. Dopo averli ringraziati e congedati con uno scellino di mancia, spostai la mia poltrona davanti alla porta della camera da letto di Holmes e ripetei dentro di me il discorso che gli avrei fatto una volta risorto per la seconda volta.

Sherlock Holmes riapparve verso l'ora di cena. Camminava sulle sue gambe, ma nessun medico sano di mente avrebbe utilizzato la parola ristabilito nel vederlo. – Come si sente? – Decisamente meglio, Watson, grazie. – Senta Holmes, quello che sto per dirle non le piacerà, ma è mio dovere, in qualità di dottore, ma soprattutto di amico, farle notare che non può continuare a distruggersi in questo modo. E io non posso permettere che la migliore mente investigativa di Londra soccomba alla fatica. Mi alzai e mi diressi verso la porta dell'appartamento; la chiusi con una mandata e infilai la chiave nella tasca della vestaglia. – Per qualche giorno si consideri un recluso – dissi con ferma risolutezza. Holmes fece per ribattere, ma non glielo consentii. Per una volta mi avrebbe dato retta, volente o nolente. Non avrei accettato nessuna obiezione. Nonostante il sonno di quelle ore, il volto del mio amico era ancora pallido, gli occhi erano arrossati e gli zigomi sporgenti. Segno più che evidente che da diversi giorni non faceva un pasto decente. Anche la pelle delle mani era tirata e secca. Assoluto riposo: questa era la mia prescrizione. Avrei dovuto nascondere le siringhe e la soluzione di cocaina al sette per cento che più di una volta l'avevo visto usare nei periodi in cui nessun impegno riusciva a tenere allenata la sua mente. Ma a questo avrei pensato più tardi; ora dovevo far sì che Holmes si rendesse conto di aver bisogno del mio aiuto. Come previsto cercò ancora una volta di protestare; io alzai una mano per fermare sul nascere qualsiasi parola.

– Se proprio non vuole seguire i miei consigli di medico, la prego almeno di dare retta alle parole dell'amico. Non può continuare a consumarsi così per qualsiasi mistero le viene sottoposto. Holmes, lei non è eterno! – sbottai con ancora bene in mente l'angoscia della sua finta morte e quello che avevo ato nei giorni successivi e negli anni seguenti senza di lui. – Sono d'accordo con lei. – Davvero? – ribattei alquanto stupito per la facilità con la quale avevo avuto la meglio sulla sua cocciutaggine. – Su ogni cosa. Non mi ribellerò. Ma ora apra la porta e sia così gentile da far entrare la signora Hudson con la cena. Riconosco i suoi i sulla scala. E non lo sente questo meraviglioso profumo? Avanti, sto morendo di fame.

Capitolo 2

Due giorni più tardi, il 7 dicembre, ci risvegliammo sotto una bianca coltre di neve. I rumori provenienti da Baker Street giungevano ovattati; qualche ragazzino che si divertiva a lanciare palle di neve, le ruote delle carrozze che arrancavano lungo le strade sporche e dissestate, i vetturini che incitavano i cavalli a non fermarsi. Una strana luce entrava dalla finestra dell'appartamento. Sherlock Homes aveva seguito i miei consigli e oltre a non essere mai uscito di casa, teneva a bada la noia e quindi il pericolo di assunzione di droghe pareva scongiurato. In un paio di occasioni lo sentii esercitarsi con la rivoltella contro il muro della sua camera, sordo alle proteste e alle minacce della nostra padrona di casa. In altre, dopo svariati esperimenti di cui non volle farmi nessun accenno, saturò l'aria di un odore repellente e fastidioso. Subito dopo colazione, la signora Hudson ci annunciò la visita dell'ispettore Lestrade. Guardai Holmes con una luce preoccupata negli occhi. Nonostante il riposo obbligato non si era ancora ripreso completamente e fino alla sera precedente aveva persino alcune linee di febbre. Sapevo che se il caso sottoposto da Lestrade fosse stato interessante, nulla avrebbe trattenuto l'investigatore dal buttarsi a capofitto in una nuova avventura. Né la porta chiusa a chiave, né le preghiere di un amico medico. Sherlock Holmes, come capitava spesso, intuì i miei pensieri e sorrise. – Sentiamo cosa ha da dirci il nostro buon ispettore, Watson. È inutile preoccuparsi in anticipo per nulla. Lestrade entrò dopo essersi tolto il cappotto e scrollato la neve dagli scarponi. Non era solo. Lo accompagnava un uomo mai visto prima, con i capelli scuri tagliati corti sulle tempie e un paio di baffi appena accennati. Salutò con riverenza il detective come se trovarsi in sua presenza lo mettesse a disagio. – Ispettore, qual buon vento la porta dalle parti di Baker Street? – disse il mio amico nel far accomodare i due ospiti. – O dovrei dire, quale crimine porta suo nipote a chiedere la mia consulenza?

– Lo conosce, signor Holmes? – Affatto. E prima che mi chieda come abbia determinato la vostra parentela, le rispondo subito. Avete gli stessi tratti, stesso taglio degli occhi, stessa fronte e, soprattutto, stessa forma delle orecchie. – Le orecchie? – domandò il giovane fissando i lobi dello zio. – Si faccia raccontare dall’ispettore quel curioso caso della scatola di cartone, quando avrà tempo. Inoltre avete lo stesso portamento e, anche senza divisa, posso intuire che lei sia un poliziotto. I due si guardarono e Lestrade, che da tempo conosceva i metodi di Holmes, ma difficilmente riusciva a metterli i pratica, si strinse nella spalle e scoppiò a ridere. – Che ti dicevo, Matthew? E scommetto che non è tutto. Avanti, Holmes cos'altro ha scoperto del giovane Lestrade. Il mio amico, dopo giorni di inattività e solitudine, se si esclude la compagnia del sottoscritto, aveva l'espressione soddisfatta di chi non aspetta altro. – Vive solo, non è sposato e non ha nessuna relazione. I suoi genitori o sono deceduti o abitano molto lontano da qui. Oserei dire fuori dal suolo inglese. È un sergente, ma non a Londra. È mancino e nel tempo libero si diletta con la pittura. Lestrade scoppiò di nuovo in una risata grassa nel vedere il volto del nipote con la bocca spalancata come a chi vengono meno le parole. – Come ho fatto? – intuì Holmes. – Niente di più semplice. La prime tre affermazioni sono il risultato della stessa osservazione. I suoi bottoni sono cuciti in maniera grossolana, di certo non il lavoro di una madre o di una moglie. Perciò ho dedotto che deve essere stato lei ad armarsi di ago e filo. E per quale motivo farlo da sé se non perché vive solo? Certo, avrei potuto dedurlo anche dall'assenza di una vera all’anulare, ma quella è stata più che altro una conferma. Inoltre ha una macchia di marmellata, credo fragola così a vista d'occhio, che ha cercato di lavare in più occasioni. Oltre a essere una ulteriore prova che debba occuparsi da solo a queste incombenze, mi ha fatto anche dedurre che i suoi genitori abitino molto lontano, tanto da non spedire a sua madre gli abiti da rammendare o lavare. Che altro? È mancino dal modo in cui ha stretto il nodo delle stringhe degli stivali – e così dicendo invitò me e Lestrade a verificare.

– Sbalorditivo. – Il atempo per la pittura è forse la deduzione più banale. Ho notato piccole tracce di tempera sulla mano. Tra l'altro la sinistra. – E il grado di sergente? – Lei, Lestrade, una volte disse di avere un parente arruolato in polizia. Ho immaginato fosse questo giovane. E se si trova qui questa mattina non credo sia solo per conoscermi, come molti londinesi desiderano fare grazie ai resoconti del dottor Watson. Deve esserci qualche fatto che la turba. Se fosse a capo di una divisione sarebbe qui in veste ufficiale, ma dato che non lo è, significa che i suoi superiori non sono al corrente delle sua visita. Che sia per qualcosa non accaduto a Londra sono andato per esclusione. – disse indicando una pila di giornali, edizioni del mattino e della sera che mi ero premunito di recuperare per scacciare la noia del grande detective. – Lì non c’è nulla in grado di stuzzicare la mia curiosità – concluse. – Quello che sto per raccontarle, signor Holmes, supererà qualsiasi mistero lei abbia avuto modo di affrontare. Ha detto bene, non sono di Londra, ma vengo da Pinxton nel Derbyshire dove sono sergente alla stazione di polizia locale. Il mio superiore l'ispettore Russell però sa della mia venuta. Anzi è stato lui, dato il caso particolare che ci è capitato tra le mani, e sapendo della sua amicizia con mio zio, a suggerirmi di chiedere il suo aiuto. – Bene, sono tutto orecchie. – Ieri mattina siamo stati chiamati da Amanda Hale, vicina e saltuariamente governante di David Flynn, un ricco e stravagante personaggio che abita in campagna, in una grande villa alle porte di Pinxton. È un uomo di circa settant’anni, conosciuto in città perché proprietario di un intero quartiere residenziale. Ogni mese, si presenta di persona a riscuotere gli affitti, anche se, negli ultimi dodici mesi le sue visite si sono diradate, tanto che qualcuno ha iniziato a sospettare che la sua salute stesse peggiorando. Bene, ieri mattina quando la signora Hale si recò da lui per prendere servizio non lo trovò in casa. Ogni cosa era al suo posto, in soggiorno, in biblioteca, in camera. Il letto era però intatto e il fuoco nel camino era spento. Per questo ci chiamò. Temeva che a Flynn fosse successo qualcosa. Poiché mancava da parecchie ore e che dal guardaroba erano spariti sia il cappotto che gli stivali, l'ispettore decise di

organizzare una squadra di ricerca nella zona. Deve sapere, signor Holmes, che attorno alla villa ci sono terreni adibiti a pascolo e a coltivazioni, ora a riposo. A est inizia un bosco di faggi e a ovest a circa due miglia c'è la fattoria in cui abitano Amanda Hale e il marito. Dopo aver raggruppato una ventina di volontari, ci dividemmo in coppie e perlustrammo l'intera area. Nei giorni scorsi aveva nevicato in modo abbastanza costante. Solo la notte della sparizione di Flynn l’intensità era diminuita per poi smettere del tutto quando uscimmo per le ricerche. Dopo mezzora lo trovai. Vidi da lontano una figura sdraiata nel bianco immacolato della neve. Mi avvicinai facendo attenzione a dove mettevo i piedi. Quando fui abbastanza vicino per rendermi conto che si trattava proprio di Flynn, mi accorsi di due fatti a dir poco incredibili. Innanzitutto attorno al cadavere la neve era macchiata di sangue. David Flynn non era morto per cause naturali come avevamo immaginato. Presentava tagli alle braccia, sulle spalle e un paio in testa. Fendenti che lo avevano ferito profondamente tanto da lasciarlo morire dissanguato. – E la seconda particolarità? Il ragazzo guardò Lestrade come se per un momento un dubbio lo avesse bloccato. – Avanti, Matthew. Il signor Holmes ha ascoltato di peggio e di sicuro non ti prenderà per un folle. – Sulla neve non c’erano orme a parte quelle di Flynn – disse d'un fiato e restò a fissare la reazione dell'investigatore. – Ma non è possibile? – commentai alquanto sorpreso. – Ne è certo? – chiese Holmes serio, ma non per questo con l'aria di voler mettere in dubbio la parole del sergente. – Sicurissimo. Ho letto molte avventure scritte dal dottor Watson, e sebbene non miri a diventare come lei, signor Holmes, i suoi metodi, anche se romanzati, possono essere d'esempio per noi giovani poliziotti. Queste parole strapparono a entrambi un sorriso, anche se per motivi diversi. In me c'era l'ego dello scrittore che trova davanti a sé un lettore felice; in Holmes c'era la convinzione che per una volta tanto i miei racconti non solo erano un

piacevole svago, ma potevano persino essere utili. Al pari delle monografie che scriveva lui. Con un cenno, Holmes pregò il giovane Lestrade di continuare. – Come ho già detto, sono arrivato sulla scena facendo bene attenzione a tutto ciò che notavo. Intorno al corpo c'era un segno di trascinamento, segno prodotto dallo stesso Flynn, da dove era stato colpito fino al punto in cui ha esalato l'ultimo respiro. E attorno non c'erano orme dell'assassino che si allontanavano o, com'era logico aspettarsi, una confusione di impronte, segno di una colluttazione tra due o più uomini. C'erano solo i segni lasciati dalle suole degli stivali di Flynn. Per il resto una distesa bianca. – Non possono essere state coperte? – osservò Lestrade. – No, zio. Aveva già smesso e in ogni caso la neve avrebbe dovuto coprire tutte le orme, non solo quelle dell'assassino. – Sarebbe stato interessante osservare lo schema delle orme, ma credo a questo punto che non sia più possibile. Con che arma è stato ucciso? Il sergente si strinse nelle spalle. – Un pugnale, un coltello o un'arma simile. Non ne siamo certi, l'assassino deve averlo portato via con sé. Sherlock Holmes prese la pipa nera in terracotta e la pantofola nella quale teneva il tabacco e fumò in silenzio per diversi minuti, come se noi tre non fossimo presenti. Dovevo ammettere che il racconto del sergente Lestrade era davvero curioso e aveva tutte le carte in regola per diventare una delle avventure più strane e misteriose sulla quale avessimo mai investigato. Da una parte poteva essere un motivo di distrazione per Holmes, la cui capacità di sopportare la noia senza ricorrere all'uso di sostanze stupefacenti diminuiva con il are del tempo. Dall'altra parte, però, non avrei spinto per un suo coinvolgimento in piena regola. Il sergente con un leggero colpo di tosse richiamò l'attenzione dell'investigatore.

– C'è altro che deve sapere, signor Holmes. L'ispettore Russell, dopo gli esami preliminari, ordinò che il corpo di Flynn venisse portato dal coroner per l'autopsia. Nel frattempo tornammo nella villa per cercare qualche indizio sul perché l’uomo si fosse allontanato di notte. Sullo scrittoio in biblioteca trovammo un foglio vergato dallo stesso Flynn poco prima di uscire. La domestica riconobbe la calligrafia. Tirò fuori dalla tasca un foglio di carta da lettera di buona qualità e la consegnò a Holmes, il quale la studiò attentamente con la lente d'ingrandimento e in controluce prima di consegnarmela.

“Se mi dovesse succedere qualcosa, il mio assassino è Edmund Jackson”

– Immagino abbiate diramato un ordine di cattura per questo individuo – dissi fiducioso. – Lo avremmo fatto volentieri, dottore. Ci siamo informati: Jackson è morto trentacinque anni fa.

Capitolo 3

Cosa intendeva dire il sergente con quell'affermazione? L'assenza di orme da parte dell'assassino era normale dato che questo era un fantasma? Nonostante la mia posizione al riguardo degli spettri non sia così rigida e scientifica come quella di Holmes, non potevo credere che uno spirito giunto dall'aldilà fosse il nostro colpevole. Anche se al momento non avevo una risposta per quel mistero. Sherlock Holmes si alzò e andò deciso verso la libreria. Tra i vari oggetti curiosi che arredavano il nostro appartamento, c’era un archivio nel quale il grande investigatore raccoglieva informazioni sui criminali che le cronache giudicavano degni d’attenzione. Dopo qualche attimo tornò a sedersi con un’aria soddisfatta sul volto. Ci mostrò il ritaglio di un giornale americano e ci aggiornò su Edmund Jackson. – È un nome già sentito e infatti eccolo qui. Edmund Leonard Jackson fu un criminale statunitense. Nel 1853 fu arrestato con l’accusa di aver rapito il figlio di George Drake, un ricco industriale di Boston. Il fanciullo, di soli quattro anni, venne ritrovato sei giorni dopo poco lontano dal capanno di caccia di Drake. Era morto; ucciso, stabilì l'inchiesta, a causa di una profonda ferita al capo. La polizia arrestò immediatamente Jackson, un tuttofare alle dipendenze dei Drake. Jackson non negò mai il proprio coinvolgimento nel rapimento, anche perché le prove a suo carico furono fin dall’inizio schiaccianti. Per ottenere uno sconto sulla pena fece il nome del suo complice, un certo George Law, già famoso alle forze dell'ordine per risse e per tentato omicidio. Le sue tracce però si persero, insieme al denaro che nel frattempo era stato pagato per il riscatto del bambino. Scese all’improvviso un silenzio carico di tristezza. Benché fossimo abituati ad avere a che fare con crimini di ogni specie, quando a farne le spese era un fanciullo innocente, nessuno poteva rimanere immune a tanta crudeltà. Holmes, tornato alla libreria in cerca di altri documenti esultò dopo qualche minuto. – Ecco! Ricordavo bene. Qualche giorno dopo l’arresto di Jackson i quotidiani

pubblicarono una foto di Law. Promisero un premio in denaro per chi avesse dato informazioni utili alla sua cattura. – Mio Dio! – gridò il sergente strappando quasi di mano il giornale a Holmes. – Che succede? – Che ti prende, Matthew? – Ma questo è Flynn! – Ne è sicuro? – chiesi e guardai Holmes che aveva uno strano sorriso sul volto. Immaginai che con tutta probabilità si aspettasse un’affermazione del genere. – È molto più giovane, certo. Eppure la fisionomia è quella: il taglio degli occhi, la bocca. Se poi immagino la folta barba grigia non ho dubbi. È lui, sarei pronto a giurarlo. – Oh, buon Dio – esclamò Lestrade. – Chi l’avrebbe mai detto. Holmes, pensa anche lei a quello che penso io? Quarant’anni anni fa i due complici sequestrarono il bambino e ottennero il riscatto. Edmund Jackson venne arrestato mentre Law fuggì con il denaro qui in Inghilterra. Cambiò nome e si rifece una vita. A distanza di tempo Jackson lo scova e si vendica. –Andiamo, ispettore! Dimentica che anche Jackson è morto a quanto riferiscono le indagini di suo nipote – gli feci notare. – Quante volte abbiamo sentito di persone credute morte che poi riappaiono dopo diversi anni? – disse e guardò Sherlock Holmes che ricambiò il sorriso. – Hai ragione, zio. Ma in questo caso non credo possano esserci dubbi. Jackson è deceduto in seguito a un incidente ferroviario mentre lo trasportavano dal carcere di Boston a quello di New York. Ci furono parecchie vittime e lui fu tra queste. Ne riconobbero i resti sia la moglie che il direttore del penitenziario. – E se fosse una messinscena? Il sergente si strinse nelle spalle. Non c’era modo di verificarlo ammise con una nota dolente nella voce.

– Gran brutto affare, allora. Non vorrei essere nei panni del tuo ispettore – commentò lo zio. – Suvvia, Lestrade – ribatté Holmes. – Da quando ci arrendiamo davanti a un caso tutto sommato semplice? Lo guardammo tutti con stupore, allibiti dal fatto che avesse definito semplice un omicidio il cui unico sospettato era un cadavere. – Holmes, non vorrà farci credere che sa chi è stato? – Non ancora, Lestrade. Ma mi sono già fatto un’idea al riguardo. Sergente, immagino che sia qui per chiedere il mio intervento. – Alzò una mano verso di me per bloccare quanto stavo per dirgli. – Ma dato che secondo il buon Watson non sono ancora in grado di affrontare un’avventura fuori da queste mura, le darò alcune indicazioni. Mi raccomando, osservi tutto e prenda nota di ogni cosa. Ci rivedremo qui direi domani mattina. Se ha dubbi, può sempre consultare i resoconti pubblicati dal dottore.

Capitolo 4

La mattina successiva mi alzai e trovai Holmes già sveglio. Era in piedi davanti alla finestra a bovindo in attesa dell’arrivo del sergente Lestrade. Aveva già fatto colazione e lo trovai decisamente migliorato, sia in salute che in umore, rispetto al giorno precedente. È davvero curioso come certi enigmi abbiano la capacità di stimolare il corpo e la mente, mentre l’ozio e la pigrizia al contrario portano all’avvizzimento. Uno scamlio vigoroso ci annunciò l’arrivo del sergente. Il ragazzo entrò con lo stesso sguardo di soggezione rivolto al detective; notai però anche un’espressione d'incredulità e di riverenza che il giorno prima non avevo rilevato. Evidentemente i suggerimenti del mio amico, anche se da lontano, avevano fatto centro. – Aveva ragione, signor Holmes! C’è un allevamento di pecore non molto distante la casa di Flynn e circa due mesi fa, qualcuno si è divertito a uccidere alcune bestie. La faccenda è andata avanti per qualche settimana. Mi sono fatto descrivere le ferite e sembrerebbero le stesse riscontrate sul cadavere di Flynn. L’assassino però non fece nulla con le pecore, proprio come aveva detto lei. Lasciò le carcasse a terra, senza rubarle. Il proprietario pensò dapprima a uno scherzo, poi a qualcuno che volesse danneggiarlo. Poi di colpo le morti terminarono. Ma come ha fatto? – L’allevamento è sempre lo stesso? – Sì. – Immagino che il proprietario del gregge sappia con certezza che le pecore uccise siano sue. – Certo, dottor Watson. Sono soliti marchiare il bestiame con vernice colorata per riconoscere i diversi allevamenti. A Pinxton ci sono tre allevatori e tre colori relativi: blu, rosso e giallo. Quelle uccise avevano un segno rosso.

– Ho capito. E l’altra cosa che le ho chiesto di verificare? Il sergente tirò fuori dal cappotto un notes sul quale aveva preso appunti. – Flynn era vestito con un paio di stivali di cuoio, pantaloni di fustagno, gilet, camicia e cappotto. Aveva inoltre il cappello e il suo immancabile foulard. – Di che colore? – Vermiglio. – Ha scoperto altro? – Sì. La signora Hale mi ha riferito che circa un anno fa Flynn ricevette un pacco. Vi era anche un biglietto; dopo averlo letto, Flynn lo strappò e lo lanciò tra le fiamme con una bestemmia. Ordinò che il pacco con il suo contenuto fosse gettato via, ma la governate, dopo aver guardato al suo interno, decise di disobbedire. Erano vestiti, vestiti per un bambino di circa quattro anni di età. Le parve un peccato gettare tutta quegli abiti nuovi e li portò dal reverendo Smith perché li regalasse all’orfanotrofio che gestisce. – Un anno fa dice? – feci notare. – È pressoché lo stesso periodo in cui Flynn smise di andare in città. – L’ho pensato anch’io. Quello comunque non fu l’unico pacco spedito a casa Flynn. Ne arrivarono altri sempre con il medesimo contenuto. Un’ultima cosa: nella tasca del cappotto di Flynn il medico legale ha trovato un biglietto.

“Ci vediamo a mezzanotte, all’incrocio dei sentieri. Vieni solo. Edmund Jackson”

– Interessante – mormorò Holmes. Si alzò dalla poltrona e mi guardò con un’aria che non ammetteva replica. La stessa che avevo visto tutte le volte in cui il mio amico prendeva la decisione di dare la caccia a un furfante e davanti alla quale non riuscivo a imporre la mia volontà.

– Quello che potevo fare a Baker Street è stato fatto. Ora debbo recarmi nel Derbyshire. Sarei felicissimo se lei mi accompagnasse, Watson. In questo modo io godrei della sua compagnia e lei potrebbe controllare che le mie forze non vengano meno. Che ne dice? Come avrei potuto rifiutarmi? Nello sguardo di Sherlock Holmes leggevo l’eccitazione di un bracco che annusa l’usta. Non sarei stato in gradi di trattenerlo, nemmeno legandolo al letto. – E sia – acconsentii.

Capitolo 5

L'ispettore Russell era un anziano poliziotto dallo sguardo attento e il sorriso bonario. Accolse Sherlock Holmes con rispetto e, a differenza di tanti funzionari che avevamo incontrato nel corso degli anni, non nascose la propria incapacità davanti a un caso bizzarro come quello. – Non so proprio dove sbattere la testa, signor Holmes. Il suo aiuto sarebbe provvidenziale – ammise. Oltre all’assenza di impronte nella neve, quello che non comprendeva era il motivo per il quale l’assassino non avesse pugnalato Flynn. Le ferite riscontrate dal medico legale erano sì profonde, ma date di taglio e non, come sarebbe stato logico supporre, di punta. Ci spiegò che quello sarebbe stato il suo ultimo lavoro per la contea prima della pensione. Non voleva ritirarsi lasciando un assassino impunito o, peggio ancora, arrestare qualche innocente solo perché una città come Pinxton aveva bisogno di un colpevole per dormire sonni tranquilli. Come il sergente ci aveva raccontato, la casa di Flynn era un'enorme abitazione circondata da campi e da boschi, senza nessun altro alloggio nei paraggi. Anche quello della signora Hale era fuori dalla nostra vista, nascosto da una collinetta di faggi. Accompagnato dall’ispettore Russell e dal giovane Lestrade, Holmes volle fare un giro di perlustrazione attorno alla casa e poi visionare il luogo del delitto. La neve, con un poco di sole che era uscito nelle ore precedenti, stava sciogliendosi, rendendo il terreno un pantano. Impossibile che il mio amico sperasse di trovare altri indizi con quelle condizioni e soprattutto dopo così tanto tempo dal delitto. – Ispettore, se avrà la bontà di seguirmi, forse già oggi potrà mettere le mani sul suo assassino. La avverto però che dovrà armarsi di pazienza, come tutti noi del resto. Ero abituato alle affermazioni a effetto di Holmes. In ogni caso non mi aspettavo

che sapesse già il nome del criminale in carne e ossa che aveva ucciso Flynn. E non capivo la sua sicurezza. Quale sciocco tornerebbe sul luogo del delitto? Mi stupì ancora di più, ad essere sinceri, la richiesta che Holmes fece al sergente Lestrade, tanto che per un momento dubitai del suo stato di salute mentale. Chiese della carne cruda e quattro sgabelli, perché, ammise, l'attesa poteva essere piuttosto lunga. Poi mise a tracolla la borsa con la quale era uscito da Baker Street e si incamminò fino al luogo del delitto. Circa il contenuto della borsa non volle darmi nessuna spiegazione. Conoscendo il suo amore per la teatralità, avrei dovuto aspettarmi di tutto. Flynn era stato ucciso a circa cinquecento yard dalla casa. Vi si giungeva percorrendo un sentiero sterrato tra i campi innevati fino a un bivio. A destra, ci spiegò Russell, si girava intorno alla collina e si giungeva a casa della signora Hale; a sinistra, invece, ci si introduceva nel bosco. Da quella parte il sentiero, protetto dalle fronde degli alberi, non era impantanato, ma duro e gelato. Il sergente ci mostrò l’area dove era stato rinvenuto il cadavere, a un centinaio di yard dal bivio, in mezzo al campo. C’era una corda, legata a dei paletti infissi nel terreno, a tener lontano i curiosi. Non che servisse a molto, dato che con quel freddo non si vedeva anima viva. Holmes percorse a piccoli i l’intero perimetro, a volte spostandosi di qualche o, senza mai commentare o far sì che dalla sua espressione trapelasse la benché minima emozione. Dopodiché aprì il suo sgabello portatile, si sedette e ci invitò a fare altrettanto. Incrociò le braccia al petto e chiuse gli occhi come per riposare. – È quello il suo modo di investigare? – mi domandò l’ispettore Russell indicando con il capo la figura alta e magra del mio amico. Non c’era nel tono della voce nessun intento critico, ma solamente curiosità. – Quello che a nella testa di Holmes è un mistero – ribattei con un sorriso. – Nel corso di questi anni ho avuto il piacere di vederlo all’opera, ispettore, ed è sempre riuscito a sorprendermi. Benché certe deduzioni siano davvero semplici, una volta capito il ragionamento da applicare, solo una mente geniale come la sua può unire tutti i tasselli per avere un quadro completo del crimine e la risoluzione del mistero. – È dunque infallibile?

Negai con il capo. – Non ho detto questo. Ci sono stati degli insuccessi nella carriera di Sherlock Holmes, anche se devo ammettere sono stati davvero pochi. – Speriamo che il nostro caso non faccia parte di questa categoria. L'attesa fu davvero lunga e soprattutto noiosa. Il freddo, man mano che le ore avano e il sole invernale diminuiva di intensità, si faceva sentire. La mia vecchia ferita tornò a chiedere il conto, e fui scosso dai brividi. Lestrade, più giovane di me di diversi anni, non faceva altro che battere i piedi e soffiarsi nei pugni per scaldare le dita intirizzite. Solo Sherlock Holmes, colui che avrebbe dovuto più di tutti subire le intemperie data la sua salute ancora cagionevole, pareva immune alle basse temperature. – Eccolo! – esclamò all'improvviso. Io, l’ispettore e il sergente aguzzammo la vista in direzione delle uniche tre vie d'accesso, senza pero vedere nessuno all'orizzonte. Holmes, invece, scrutava il cielo grigio. Con il naso all'insù e un sorriso compiaciuto sul volto. Aprì la sua borsa, ne estrasse un guanto di cuoio con una protezione che arrivava fino al gomito, mise un fischietto tra le labbra e afferrò un pezzo di carne cruda. In quel momento anch'io vidi sopra le nostre teste un rapace dall'apertura alare maestosa che volteggiava in circolo. Holmes soffiò a lungo nel fischietto, sollevò il braccio sinistro, quello in cui aveva infilato il guanto, e allontanandosi di qualche o da noi, richiamò l'uccello che, dopo un' iniziale indecisione, scese in picchiata per poi planare aprendo le ali sul pugno dell'investigatore. Il mio amico premiò l'animale con un pezzo di carne; poi, con movimenti rapidi ed esperti, fissò una corda che pendeva dal guanto alla zampa dell'aquila. Infine, le infilò un cappuccio di cuoio in testa affinché non vedesse. – Holmes, questa è nuova. Dopo tanti anni che la conosco è ancora in grado di stupirmi. Da dove arriva questa capacità? Non vorrà farmi credere che parla con gli animali. – Lasciamo certe particolarità ai santi, mio caro Watson. La falconeria è un'arte antica. L'ho praticata per qualche tempo, quand’ero più giovane e qualche

ricordo mi è rimasto. Certo, non ho mai avuto a che fare con un'aquila reale come questa. Era infatti uno splendido esemplare, con il piumaggio lucido colore bruno fatta eccezione per la testa, che era di un bel castano dorato. Il becco adunco dava l’impressione di essere molto affilato e le zampe avevano artigli lunghi quanto il dito di un uomo. – Signor Holmes, dov'è l'assassino di Flynn? – chiese l’ispettore Russell. – Non ha compreso, ispettore? Eccolo qui – disse indicando l'aquila. – Sta scherzando, vero? – E perché dovrei? Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità. Watson le dirà che è una frase che ripeto spesso e non a torto. Ora, il sergente Lestrade è così sicuro che non ci fossero altre orme attorno al cadavere, dico bene? Quindi chi l’ha ucciso non poggiava i piedi sul terreno. Escludendo il fantasma di Edmund Jackson, cosa tanto assurda quando non provata, l'assassino doveva provenire per forza dall'alto. E poi si ricorda le ferite? Nessun colpo è penetrato nel corpo di Flynn, ma erano tutti fendenti dati di striscio, con forza. Io credo che qualcuno abbia legato alle zampe dell’aquila due pugnali e l'abbia addestrata a colpire. Ecco, guardate queste piccole abrasioni identiche. Stava indicando infatti delle strisce larghe un paio di pollici presenti su entrambe le zampe dell’animale. Sembrava che qualcosa fosse stato stretto in quel punto e, a causa dei movimenti durante il volo e dall’impatto sul Flynn, l’aquila si fosse ferita. – L'aquila, avvistata la preda, nel nostro caso Flynn, non ha fatto altro che piombare su di lui a ripetizione, colpendo e ferendo, per poi rialzarsi in volo e ricominciare da capo. Flynn deve aver cercato di fuggire, ma nulla ha potuto finché non è caduto a terra. A quel punto l'aquila è tornata dal suo falconiere mentre l’uomo moriva dissanguato. Mi sembrava una storia incredibile, eppure la spiegazione del mio amico era ancora una volta chiara e plausibile circa gli avvenimenti di nostra conoscenza. Spiegò inoltre che un'aquila come quella, di circa sei anni da come si poteva dedurre dal piumaggio, era in grado di colpire con una forza sorprendente.

– Ovviamente a causa della sua struttura, l’assassino non ha potuto posizionare le armi in modo che l’aquila colpisse frontalmente. Almeno, senza che si ferisse da sola. All’improvviso mi venne un dubbio. Possibile che, nonostante tutto, Flynn non fosse la vittima designata? Certo, ogni informazione diceva il contrario, ma come era possibile che l’aquila sapesse con precisione chi colpire? Lo feci presente e trovai il sostegno dell’ispettore Russell. – È vero, signor Holmes. – Andiamo con ordine, signori. L’assassino voleva senza ombra di dubbio colpire Flynn. Non scordate il biglietto trovato nella tasca del cappotto in cui si fissava l’incontro. Come falconiere, anche se principiante, posso assicurarvi che è possibile addestrare qualsiasi rapace a colpire una determinata preda. Di sicuro non è in grado di riconoscere le sembianze di una persona, ma con piccoli trucchetti e molto allenamento può focalizzare l’obbiettivo che desideriamo. Bisogna solo avere l’accortezza di insegnare all’animale a riconoscere un determinato segno identificativo. Per addestrare un falco a cacciare le volpi, ad esempio, si è soliti usare una pelliccia di volpe, riempita con altro tipo di carne, in modo che il rapace riconosca il mantello sul quale avventarsi. L’aquila reale, anche dall’alto, ha una vista otto volte superiore a quella dell’uomo ed è anche in grado di riconoscere i colori. Ad esempio il rosso di un foulard… Il sergente Lestrade si colpì la fronte con la mano aperta. – E la vernice rossa sulla lana delle pecore! Come ho fatto a non pensarci? – Non si crucci, sergente. Non aveva ancora collegato i due avvenimenti. È stata in ogni caso la conferma al mio sospetto. È alquanto evidente che l'assassino abbia voluto verificare l’efficacia della sua arma volante. – Signor Holmes, sono davvero senza parole – esclamò Russell e gli strinse la mano libera. – Ha ragione mio zio ad affermare che lei è il migliore detective d’Europa – gli fece eco il giovane sergente. – Il buon Lestrade dice questo? – chiese Holmes sorpreso e compiaciuto – Watson, dovremo ricordarcene la prossima volta che l'ispettore erà da Baker

Street – e mi strizzò l'occhio. – Ora però è meglio consegnare alla giustizia il vero colpevole di questo delitto. E ci dovrà svelare anche il motivo che l’ha portato a studiare e mettere in pratica un delitto quasi perfetto. Questa volta non fui sorpreso più di tanto e nemmeno i due poliziotti parvero stupirsi dell'affermazione di Sherlock Holmes. Del resto, quanti falconieri potevano trovarsi a Pinxton?

Capitolo 6

Amanda Hale e sua marito erano intenti a tagliare legna nel piazzale della loro fattoria. L’uomo a colpi d’ascia spaccava i ciocchi in quattro parti, la moglie li raccoglieva in un carretto e poi li accatastava sotto a una tettoia sul retro. La donna era una signora di mezza età, con il viso paffuto e i capelli rossicci che spuntavano fuori da un berretto di lana; lui dimostrava qualche anno in meno della moglie, era robusto, più alto del sottoscritto, con la barba corta e curata e lo sguardo intelligente. Non si stupì quando vide arrivare l’ispettore Russell e il sergente Lestrade accompagnati da due agenti. – Albert Wilmot, la dichiaro in arresto per l'omicidio di David Flynn – disse Russell. – Si volti – ordinò il sergente e portandogli le braccia dietro la schiena, lo ammanettò. – State commettendo un errore. Sono innocente – protestò l’uomo. – Staremo a vedere. – Non avete nessuna prova! Quella notte ero a casa. Amanda, diglielo anche tu! La donna, che già avevo visto impallidire al nostro arrivo, scoppiò a piangere e borbottò qualche frase tra i singhiozzi. – Lei è un falconiere, Albert, non lo neghi. – Che senso avrebbe? Tutti quelli che mi conoscono lo sanno. – Siamo certi che abbia addestrato la sua aquila a uccidere Flynn. E lei è l’unico nella zona in grado di poterlo fare. Wilmot rise, sicuro di sé. Fissò l’ispettore Russell negli occhi e negò con il capo.

– Nessuno è in grado di fare ciò che affermate. Di certo non io; mi date capacità che non possiedo. Esigo che mi liberiate. – Vi prego – mormorò la signora Hale. Seguendo le indicazioni di Holmes, mi avvicinai al prigioniero e avvolsi una sciarpa rossa attorno al suo collo. Dopodiché fischiai a più riprese. Wilmot nel vedere la sciarpa impallidì. Volse lo sguardo verso il cielo senza però vedere ancora nulla. L’ispettore mi sorrise, ormai certo di avere in pugno il colpevole. Quando Wilmot intravide l’aquila che volava con le ali spiegate verso la fattoria, fece per fuggire, ma Lestrade fu più lesto e lo trattenne. L’uomo crollò a terra gridando. Cercò in tutti i modi di liberarsi dalla sciarpa, ma con le mani legate dietro la schiena non era un’impresa semplice. – Aiutatemi, vi prego – ci scongiurò. – Di cosa ha paura, Wilmot? Non capisco… – disse Russell avvicinandosi all’uomo. – Me la tolga, dannazione! Mi tolga la sciarpa! L’aquila smise di girare in circolo e si preparò ad attaccare. Allargò le ali, distese le zampe e scese in picchiata verso Wilmot. L’uomo gridò di terrore e solo in quel momento l’ispettore Russell sciolse la sciarpa e la gettò lontano tra la neve. Il rapace afferrò l’indumento e riprese quota. Fu allora che Sherlock Holmes comparve dalla strada. Si avvicinò a noi e guardò Wilmot ancora a terra che tremava per lo spavento. Il detective fischiò e l’aquila tornò a posarsi sul suo pugno in attesa del boccone di carne. – Gran bell’esemplare, Wilmot – disse lisciando il piumaggio dell’animale. – Soprattutto intelligente.

Capitolo 7

Il giorno successivo Albert Wilmot confessò ogni cosa. Nonostante il suo lavoro fosse finito, Sherlock Holmes chiese di rimanere per avere conferma del movente che aveva spinto l’uomo a uccidere Flynn. L’ispettore Russell acconsentì con piacere. – È il minimo che posso fare, signor Holmes. Ha trovato nel giro di poche ore un assassino che altrimenti sarebbe rimasto impunito – ammise sinceramente. – Wilmot è il cognome di mia madre – disse nella cella di sicurezza davanti ai funzionari di polizia. – Il vero nome è Albert Jackson. – Dunque lei è il figlio di Edmund! – esclamò il sergente Lestrade. – Sì. Non giustifico il comportamento di mio padre. Si è macchiato di un crimine orrendo, anche se l'unica sua colpa fu quella di coinvolgere Flynn, o meglio Law, nel suo folle piano. Fu lui, infatti, a uccidere il piccolo Drake perché non smetteva di piangere e gridare dalla paura. Per timore che qualcuno lo sentisse, Flynn colpì il ragazzino sulla testa, uccidendolo sul colpo. Scoprimmo che questo fu ciò che la moglie di Jackson raccontò al figlio appena fu in grado di comprendere per quale motivo era cresciuto senza un padre. Che sia stata la verità o un modo più dolce per fargli ricordare il genitore, nessuno fu in grado di dirlo. – Crebbi con una rabbia feroce nei confronti dell’uomo che aveva rovinato la nostra famiglia e giurai sul letto di morte di mia madre che avrei trovato Law e mi sarei vendicato. – E magari poi impossessarsi del riscatto – suggerii. – Non avevo ancora le idee chiare a quel tempo. Però ho sempre avuto la determinazione di portare a compimento ciò che mi prefiggevo. Ho lavorato sodo in America e sono riuscito a investire una discreta somma di denaro.

Somma che mi serviva per le mie ricerche. Impiegai anni per scoprire che David Law ora si faceva chiamare David Flynn e che aveva lasciato il Nuovo Continente per il Derbyshire. Ho avuto la forza di non mostrarmi subito, di non svelare le mie intenzioni. Ho studiato le sue abitudini, i suoi comportamenti. Viveva di rendita con i soldi del rapimento ed era uscito da ogni attività criminale. Sembrava proprio un uomo rispettabile. Dovevo a tutti costi togliergli quella sicurezza nella quale si era cullato per tutto questo tempo. Wilmot spiegò che l’idea di mandare un pacco con degli abiti gli venne all’improvviso. Voleva che Flynn capisse il legame e per non sbagliare allegò il famoso biglietto che l’uomo aveva gettato nel fuoco del camino. In quella lettera, Wilmot fingeva di essere suo padre, scampato al disastro ferroviario che ne aveva causato invece la morte, complice il direttore del carcere, un uomo facilmente corrompibile. – Non mi venne in mente nient'altro. Forse fu il dubbio che gli avevo insinuato, forse la sua coscienza sporca, in ogni caso Flynn smise di andare in città e si barricò in casa. A quel punto dovevo trovare un modo per mettere in atto la mia vendetta. Non pensavo di ucciderlo, non era questa la mia intenzione. Almeno all'inizio. Lo giuro. Ma come avrei potuto vendicarmi? – Sarebbe stato sufficiente venire da me e denunciarlo – osservò l'ispettore. – Per quale crimine? Quello vecchio di quarant’anni e compiuto oltretutto dall’altra parte dell’oceano? – Wilmot scosse il capo. – Dovevo agire con le mie mani. Ma in ogni caso, se avessi sfogato su di lui la mia rabbia, la mia frustrazione, se avessi rivelato la mia vera identità, Flynn avrebbe potuto denunciarmi. Era anziano, nessuno lo avrebbe condannato per quella vecchia vicenda, nel caso avessi minacciato di renderla nota. Non aveva più nulla da perdere, a differenza mia. Così mi venne in mente di utilizzare la mia aquila. Sapevo che era possibile addestrarla a colpire chiunque volessi. Albert Wilmot ci raccontò che fin dai tempi degli antichi romani, le aquile venivano utilizzate sia per la caccia sia per attività meno nobili e più barbare come l’inseguimento degli schiavi. In qualità di mastro falconiere era in grado di insegnare al rapace praticamente ogni cosa. Con pazienza e caparbietà addestrò l'aquila a colpire un fantoccio di stracci al quale aveva legato al collo un foulard rosso come quelli che Flynn indossava in ogni occasione.

– E sulle pecore. – disse il sergente. L'uomo mostrò un sorriso amaro. – Dovevo verificare che le ferite che l'aquila avrebbe inferto fossero state letali. Quando finalmente fui sicuro della riuscita del mio piano, feci recapitare un biglietto a Flynn e gli diedi appuntamento. Ancora una volta mi firmai con il nome di mio padre. Anche se non mi importava più che sapesse la mia vera identità, meglio che credesse al ritorno del suo vecchio complice. Appena lo vidi giungere dal sentiero, lanciai in cielo l'aquila e attesi il suo ritorno. – E se le ferite inferte a Flynn non fossero state mortali? – chiesi. Era un'ipotesi che sembrava non aver preso in considerazione. Eppure non mi sembrava da trascurare. – Lei non ha mai visto un'aquila cacciare, dico bene? – No. – Immaginavo. Si fidi che non c'era nessuna possibilità che quel bastardo tornasse a casa sulle sue gambe. – E sua moglie? Che ruolo ha in questa faccenda? – domandò Holmes facendo sentire per la prima volta la sua voce. Aveva ascoltato la confessione seduto in un angolo con lo sguardo attento. – Amanda non ne è al corrente. Ignora persino il mio vero nome. È una brava donna e mi rincresce averla avvicinata e corteggiata solo per stare vicino a Flynn. Lei non c'entra nulla, ispettore. Russell gli volle credere e garantì che non avrebbe mosso nei confronti della donna alcuna accusa. Poi ordinò a due agenti di portare Wilmot in cella. – Signor Holmes, dottor Watson, permettete di essere miei ospiti a pranzo. Bisogna festeggiare – esclamò Russell con il pensiero già rivolto alla pensione e ai giorni futuri che avrebbe ato dedicandosi all'allevamento di cavalli, sua grande ione. Non potemmo rifiutare e trascorremmo le ultime ore a Pinxton in un clima di spensieratezza, dimenticando il motivo che ci aveva portato in quella città.

Dopo i saluti di rito e gli ennesimi ringraziamenti da parte dell'ispettore Russell e del giovane Lestrade per aver risolto brillantemente il caso, io e Sherlock Holmes prendemmo il treno per Londra delle 19.10. Holmes sonnecchiò durante tutto il viaggio e per una volta mi diede la possibilità di osservarlo attentamente. Non fu difficile dedurre che quell'avventura aveva lasciato in lui un segno. La conferma alle mie supposizioni arrivò dallo stesso investigatore una volta giunti nel nostro appartamento. – Sa, Watson, credo che mi ritirerò in camera mia. – Non mi dica che è stanco, Holmes – ribattei conoscendo già la risposta. – È stato un caso piuttosto semplice, tutto sommato. Ma mi sento senza forze. Ho il sospetto che mi sia ritornata la febbre. – Dopo un giorno intero al freddo sarei stupito del contrario – borbottai. Ripetei le azioni eseguite qualche giorno prima: chiusi la porta di casa e gli mostrai la chiave mentre la mettevo in tasca. – Può star certo che non farò entrare nessuno. Lestrade, gli Irregolari, suo fratello Mycroft. Nemmeno se a bussare fosse il Primo Ministro in persona. Lei ha bisogno di riposo assoluto. L’unica concessione che mi sento di fare è il violino. Holmes mi guardò con un’aria sconsolata, ma non riuscì a farmi cambiare idea. – Prevedo giorni noiosi, Watson. Per me e per lei. Buonanotte – disse e sparì nella sua camera da letto.

FINE

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STAGIONE 0 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il tesoro di Sir Francis Drake Le intuizioni di Watson e le deduzioni di Sherlock Holmes alla ricerca della mente geniale del crimine che ha lanciato la sfida. ISBN: 9788867750368 Samuele Nava, Sherlock Holmes e la sfida dell'astrologo Un sedicente operatore dell’occulto, un astuto ingannatore, una sfida irrinunciabile per Sherlock Holmes. ISBN: 9788867750382 Luca Sartori, Sherlock Holmes e l'ultimo preraffaellita In questo romanzo breve, un’acuta indagine di Sherlock Holmes tra i segreti della vita, dell’arte e della morte! ISBN: 9788867750399 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del Carro di Tespi Sherlock Holmes e William Shakespeare: un'abbinata affascinante ISBN: 9788867750405 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e l'avventura della corsa Londra-Brighton Lanciato a folle velocità nella corsa automobilistica Londra-Brighton, Sherlock Holmes deve risolvere il mistero del furto ai Lloyd’s. ISBN: 9788867750412 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il mistero delle Dodici tavole Pergamene e misteri nella biblioteca di Padre Jorge ISBN: 9788867750900 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura dell'enigma da Krakatoa Sherlock Holmes tra le pieghe di un'indagine al limite del sovrannaturale... Quale terribile segreto cela l’oggetto rinvenuto a Krakatoa? ISBN: 9788867750894 Samuele Nava, Il trovatello di Baker Street Un bimbo misterioso tra le braccia, e sotto la lente, di Sherlock Holmes! ISBN: 9788867750887 Enrico Solito, Sherlock Holmes Christmas Carol Natale a Baker Street: indagini sotto l'albero... ISBN: 9788867751211 Patrizia Trinchero, Il gioco è cominciato, Holmes! Tutta Londra è a caccia di Sherlock Holmes. Sarà stato lui a commettere il tremendo delitto di cui è accusato? ISBN: 9788867751266 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso del giocatore di scacchi Una morte violenta, una torbida vicenda risolta dal grande investigatore. ISBN: 9788867751358 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il caso dei fidanzatini sfortunati Quando le apparenze indicano una soluzione, la logica di Sherlock Holmes dimostra che esiste un’altra verità. ISBN: 9788867751389 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura della tredicesima porta Un'avventura mozzafiato tra le fogne di Londra e un piccolo grande uomo ISBN: 9788867751396 Luca Sartori, Il cane e l'anatra Sherlock Holmes, in questo

romanzo breve, indaga sul presunto suicidio in un ospedale psichiatrico in un viaggio nel mondo silenzioso e crudele della follia, dove nulla è come sembra, e dove i rancori più antichi riecheggiano come fantasmi inquieti. Un intreccio di misteri in un rocambolesco e imprevedibile finale. ISBN: 9788867751570 Samuele Nava, Sherlock Holmes batte un colpo Spiritismo e diabolici intrighi: Sherlock Holmes presunto fantasma. ISBN: 9788867751679 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura della spia austriaca Sherlock Holmes affronta il più feroce serial killer della storia! La più difficile e rischiosa indagine del detective inglese. ISBN: 9788867751686 Samuele Nava, La sindrome di Sherlock Holmes Sherlock Holmes, la tua fama ti ucciderà, rendendoti immortale! ISBN: 9788867751860 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso della Calcutta Cup Due rapine impossibili, una scelta drammatica da compiere... ISBN: 9788867751921 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e l'avventura dello scrigno nero Watson si trasforma in Sherlock Holmes e risolve un intricato mistero che salverà la Regina Vittoria. ISBN: 9788867752089 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura del demone cinese Sherlock Holmes nel bel mezzo di un'intricata indagine... Un demone assassino, una dimora isolata, un antico mistero! ISBN: 9788867752195 Samuele Nava, Sherlock Holmes sull'isola dei cani Sherlock Holmes: detective, pugile e assassino?La morte di un lottatore irlandese coinvolge in una nuova indagine il detective inglese della Londra vittoriana. ISBN: 9788867752294 Patrizia Trinchero, Punti di vista Se a indagare fosse Moriarty e il colpevole Holmes? E se un incidente fosse in realtà un delitto in camera chiusa “quasi perfetto”? ISBN: 9788867752416 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il mistero della slitta Sherlock Holmes a Firenze: un torbido mistero di morte e di potere. ISBN: 9788867752447 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura del Villaggio silente Chi salverà il signore di Monnow dalla vendetta della banshee? ISBN: 9788867752638 Stefano Attiani, Sherlock Holmes e l'avventura del licantropo Al lupo! Al lupo! Chi si nasconde dietro gli inquietanti delitti del lupo mannaro? Sherlock Holmes indaga... ISBN: 9788867752706 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del gemito del neonato Una indagine sherlockiana angosciante al Diogenes club ISBN: 9788867752805 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura del teschio deforme Quale segreto nasconde lo straniero che porta con sé un teschio deforme? ISBN: 9788867752874 Elena Vesnaver, Sherlock Holmes e il caso dell'unicorno nero Un disegno oscuro, un pericolo nascosto fra le nebbie del Tamigi e una donna che non ha niente da perdere. Un caso pericoloso per il grande Sherlock Holmes. ISBN: 9788867752980 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del fantasma senza testa Un cupo mistero tra fantasmi e conventi in una leggendaria

Inghilterra. ISBN: 9788867753062 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso della deduzione errata Una sorprendente deduzione e un mistero risolto... ISBN: 9788867753086 Elena Vesnaver, Sherlock Holmes e le ragazze di Madame Jai Niente è più tortuoso della mente delle donne, nemmeno i vicoli più malfamati di Londra. Uno strano caso per Sherlock Holmes, alla scoperta di riti e misteri femminili. ISBN: 9788867753383 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del Krisna di Kangra Furto al British Museum: crisi internazionale, danni incalcolabili che solo le straordinarie capacità di Holmes possono evitare. ISBN: 9788867753482 Marco Paracchini , Sherlock Holmes e il licantropo di Huntingdon Due omicidi nella brughiera, cinque sospettati, un unico indizio: la luna piena.Sherlock Holmes viene ingaggiato per affrontare la minaccia di una belva notturna nell’uggiosa cittadina di Huntingdon. ISBN: 9788867753581 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso dell'omicidio in flagrante Un misterioso delitto avviene sotto gli occhi di Sherlock Holmes. Una sfida impossibile, cui è impossibile sottrarsi... ISBN: 9788867753734 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l’avventura del vecchio soldato Da un atroce segreto non può scaturire che una vendetta disumana... ISBN: 9788867753840 Enrico Solito, Sherlock Holmes e la strana avventura di Dorando Pietri La vera storia di Dorando Pietri e della maratona maledetta. ISBN: 9788867753956 Enrico Solito, Sherlock Holmes e la dodicesima notte Tradizioni natalizie e inganni mortali: l'Inghilterra sta rischiando. Chi la salverà? ISBN: 9788867754076 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l’avventura dell’ombra assassina Possono uccidere i fantasmi? Sherlock Holmes indaga... ISBN: 9788867754205 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso della Paradol Chamber Una scomparsa misteriosa di un famoso cuoco brillantemente risolta da Sherlock Holmes ISBN: 9788867754298 Luciano Bacchin, Sherlock Holmes: la sfida degli spettri Un romanzo apocrifo cosparso di riferimenti canonici che in alcuni tratti ci fa tornare in mente le atmosfere gotiche del "Mastino dei Baskerville". Imperdibile! ISBN: 9788867754373 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l’avventura del saltatore Un mistero che terrorizza Londra. Cos’è Jack il Saltatore? E perché ora uccide? ISBN: 9788867754564 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'uomo di Piltdown Uno dei misteri della scienza finalmente svelato... ISBN: 9788867754656 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del minatore mattiniero Sherlock Holmes tra i minatori: boxe e politica nell'angosciante attesa del disastro in miniera ISBN: 9788867754762 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del chimico avvelenato Un infernale intrico apparentemente impossibile... Un enigma della camera chiusa. ISBN: 9788867754854 Roberto Vianello, Sherlock Holmes e il furto della Corona Imperiale “M” è la nuova criminale minaccia che si abbatte su Londra, contro la quale dovrà misurarsi un

inarrestabile Sherlock Holmes ISBN: 9788867754984 Enrico Solito, Sherlock Holmes e la scomparsa di Lady Freemont Tra mummie e misteri, un'avventura "egiziana" di Sherlock Holmes ISBN: 9788867755080 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso di follia contagiosa Storia e mistero per Holmes su un'isola battuta dal vento ISBN: 9788867755226 Enrico Solito, Sherlock Holmes e Il mistero del drago di fuoco Sherlock Holmes a China Town: un mistero di sangue nella comunità cinese ISBN: 9788867755295 Roberto Vianello, Sherlock Holmes e la Regata Oxford-Cambridge Sherlock Holmes e Watson sono invitati a Putney Bridge, per la partenza della “Boat Race”. Ma c’è qualcuno che vuole sabotare la gara… ISBN: 9788867755400 Elena Vesnaver, Sherlock Holmes e l’avventura della casa di campagna La tranquilla estate di Torquay viene sconvolta da un efferato omicidio. Sherlock Holmes si trova invischiato in una fiaba nera, dove gli orchi cattivi rapiscono belle principesse e piccoli principi. E dove le piccole fate bionde hanno occhi acuti. ISBN: 9788867755455 Enrico Solito, Sherlock Holmes e la banalità del male Nebbia spessa a Londra... e un urlo di donna allarma i pochi anti. ISBN: 9788867755653 Luca Sartori, Sherlock Holmes e il labirinto della solitudine La sparizione di una biografia inedita di William Shakespeare è solo l'inizio di un'intricata indagine nel Somerset ISBN: 9788867755783 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il furto dell'astrolabio Un furto eclatante e inspiegabile in un villaggio dove resistono leggende e superstizioni. Ma a Sherlock Holmes basta un unico e debole indizio per risolvere il mistero ISBN: 9788867755868 Cristina Pollastro, Sherlock Holmes e l'avventura del pescatore sull'Avon Un delitto perpetrato nella tranquilla campagna inglese. Riuscirà Sherlock Holmes a risolvere il mistero anche in vacanza? ISBN: 9788867755967 Massimiliano De Luca, Sherlock Holmes e l'avventura dell'uomo che non era lui Cala in sipario per Sherlock Holmes ISBN: 9788867756131 Antonella Mecenero, Sherlock Holmes e il caso del detective scomparso Sherlock Holmes è scomparso! Il dottor Watson e l’ispettore Lestrade non hanno altra scelta che tentare di applicare i metodi del detective per riuscire a ritrovarlo ISBN: 9788867756230 Patrizia Trinchero, Fantasmi afgani Perché Watson rifiuta di difendersi da un omicidio che non ha commesso impedendo a Holmes di indagare? E quale tremenda colpa si nasconde nel ato afgano del dottore? ISBN: 9788867756254 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il mostro di Croydon I mostri non esistono. Sherlock Holmes lo sa e, con la sua fredda logica, risolverà un caso di duplice omicidio. ISBN: 9788867756421 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l'avventura dell'inquilino straordinario Sherlock Holmes tra verità e segreti... ISBN: 9788867756506 Patrizia Trinchero, Senza traccia Un uomo è stato rapito e costretto a delinquere, la sua unica speranza sono due biglietti fatti arrivare a

Holmes. Riuscirà il detective a salvarlo senza indizi? ISBN: 9788867756599 Arthur Conan Doyle, La maledizione dei Baskerville L’ULTIMO DEI MASTINI. La maledizione dei Baskerville nella nuova traduzione di Alessandra Calanchi ISBN: 9788867756643 Samuele Nava, Uno studio inutile Sherlock Holmes e la misteriosa morte di un astronomo: rivelazioni attorno allo studio della dinamica di un asteroide. Racconto vincitore dello Sherlock Magazine Award 2014 ISBN: 9788867756742 Sergio Cova, Sherlock Holmes e il fantasma di Mrs Julia Un suicidio. Una strana indagine. Un fantasma evocato da Sherlock Holmes per far luce sul mistero. ISBN: 9788867756834 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e la paziente vendetta cinese Un'indagine al... veleno! ISBN: 9788867756902 Antonella Mecenero, Avventura a Parigi Una giovane nobildonna riceve minacce di morte. Per Sherlock Holmes inizia un’indagine che si dipana tra le feste del bel mondo parigino e le pieghe dell’animo femminile ISBN: 9788867757022 Roberto Vianello, Sherlock Holmes e la Corsa per la Coppa d'Oro Il mito di Re Artù è in grave pericolo. Riuscirà Sherlock Holmes a salvarlo? ISBN: 9788867757169 Daniele Pisani, Sherlock Holmes e il caso dello squartatore di Whitechapel Due leggende a confronto. Il re degli investigatori contro il più famoso serial killer della storia. - Romanzo finalista al Premio Tedeschi 2012 ISBN: 9788867757244 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l’avventura dell’eredità di Birlstone Due decessi misteriosi a Birlstone risvegliano la ione investigativa di Sherlock Holmes, sul punto di abbandonare la professione. ISBN: 9788867757336 Enrico Solito, Il compleanno di Sherlock Holmes Un piccolo racconto d'azione nell'appartamento di Baker Street ISBN: 9788867757527 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l'avventura del tiranno appeso Sherlock Holmes è tornato a Londra! ISBN: 9788867757640 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso dell'esatta diagnosi Un intricato caso della camera chiusa per Sherlock Holmes ISBN: 9788867757732 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l’avventura del cacciatore beffardo Sherlock Holmes sulle orme dell'assassino, noto come "Il Cacciatore"... ISBN: 9788867757756 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l’avventura della faccia del mendicante Holmes e Watson indagano su una misteriosa, quanto atipica, organizzazione... ISBN: 9788867757909 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l'avventura della mano invisibile Una raffica di omici apparentemente casuali porta Sherlock Holmes vicinissimo al suo primo incontro con Moriarty ISBN: 9788867758005 Luca Sartori, Sherlock Holmes e l'avventura dei candelabri provenzali Sherlock Holmes e il dottor Watson indagano per risolvere il mistero di “due sfingi senza un enigma”. ISBN: 9788867758067 Luke Benjamen Kuhns, Sherlock Holmes e la tresca avvelenata Un famoso esploratore si suicida. Ma sarà accaduto veramente così? ISBN: 9788867758104 Matthew J. Elliott,

Sherlock Holmes e l’amnesia dell’assassino Una verità scomoda da svelare che rischia di mettere a repentaglio l'amicizia tra Holmes e Watson... ISBN: 9788867758227 Cristina Pollastro, Sherlock Holmes e l'avventura del circolo femminile Cosa c’entra Sherlock Holmes con Beautiful e la famiglia Forrester? Apparentemente niente, ma non è così! ISBN: 9788867758302 Giuseppe Berti, Sherlock Holmes e il misterioso caso della donna senza testa Un caso unico per Sherlock Holmes nella Londra vittoriana, attraverso i paradigmi dello Steampunk ISBN: 9788867758401 Biglia Cristina, Sherlock Holmes e l'avventura della cuoca impazzita Sherlock Holmes indaga sullo strano suicidio di una cuoca di campagna... ISBN: 9788867758500 Luigi Calcerano, Giuseppe Fiori, Sherlock Holmes a Roma Holmes e Watson in un intrigo internazionale in cui le spie di alcuni paesi europei si fronteggiano senza esclusione di colpi ISBN: 9788867758586 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l’arte nel sangue Sherlock Holmes non si arrende all’evidenza neppure quando la realtà supera la fantasia e la ragione non trova ragioni... ISBN: 9788867758678 David Stuart Davies, Sherlock Holmes e il segreto di Reichenbach Una verità sconvolgente riaffiora dal ato nella confessione di Sherlock Holmes all’amico Watson ISBN: 9788867758814 Sergio Cova, Sherlock Holmes e l'assassino senza orme Un omicidio efferato. Nessuna impronta nella neve. Un delitto che sembra impossibile per gli investigatori del Derbyshire. Ma non per Sherlock Holmes. ISBN: 9788867758937

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