Una Donna Seria 5b375w

Una donna seria

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Table of contents

Capitolo 1 - Prologo Capitolo 2 - L'arrivo Capitolo 3 - Il primo giorno Capitolo 4 - A so per Roma Capitolo 5 - Aumenta la confidenza Capitolo 6 - Venerdì Capitolo 7 - Sua Altri racconti dello stesso autore L'autore ~~~~~~

Prologo

Quella era già la terza sera che ava da sola, e tra poco sarebbe anche iniziata la terza notte consecutiva da quando suo marito, dopo più di dieci anni di matrimonio, aveva deciso di scappare con la sua giovane segretaria, poco più che ventenne, lasciando lei da sola in quella immensa casa purtroppo vuota, impegnata solo a leccarsi le ferite e a curare il suo amor proprio, dopo che quella giovane puttanella aveva deciso di calpestarlo allegramente senza nemmeno pensarci. La donna si sorprese a rivivere ancora quel terribile momento nel quale, dopo una sonora litigata, suo marito aveva preso le sue cose ed era uscito di casa sbattendo la porta, mentre lei, al culmine dell'arrabbiatura gli aveva tirato dietro un pesante vaso di fiori che originariamente era posizionato sopra al grosso tavolo di vetro. Tutto rientrava nel più classico e squallido dei cliché; il cellulare lasciato incustodito sul comodino, il messaggino che era arrivato mentre suo marito era in bagno; lei che non aveva resistito e ne aveva letto il testo rimanendo gelata dalle parole di fuoco riportate in quell'sms. Suo marito Giorgio l'aveva sorpresa ancora col suo telefonino in mano quando uscì dal bagno pochi istanti dopo, e nel vederla così sconvolta non tardò molto a capire cosa fosse successo. E non ci aveva pensato due volte prima di prendere le sue cose e di filarsela così, probabilmente smanioso di raggiungere la sua giovane segretaria nonché amante. Certo da un uomo come Giorgio, lei si sarebbe aspettata di meglio della solita storia con la giovane segretaria tra le cui braccia tutti gli uomini, appena si avvicinano ai cinquanta sembra dovessero assolutamente cadere. Non che lei fosse in realtà proprio da buttare, anzi! Tutti i suoi colleghi di lavoro, alla banca dove svolgeva il ruolo di vice direttore di filiale, avrebbero fatto volentieri carte false pur di are una serata in sua compagnia; e questo lei lo avvertiva dai commenti sussurrati a bassa voce al suo aggio, soprattutto in quei giorni in cui le capitava di vestire in modo più sexy del solito o di mettere una gonna un poco più corta del normale. Certo, aveva la sua età, ed ormai era tragicamente vicina ai quaranta; questo pensiero la rattristava molto, soprattutto pensando che da lì sarebbe probabilmente iniziato il suo declino; che tra poco

tempo avrebbe probabilmente cominciato a vedere la sua bellezza sfiorire. Ma erano tutte preoccupazioni che restavano ben confinate nella sua mente. Il suo corpo non tradiva affatto a sua età, anzi, qualcuno avrebbe detto che col are degli anni la donna fosse addirittura migliorata, da quando, da giovane, aveva anche partecipato a molti concorsi di bellezza, facendo sempre la sua bella figura. Certo non poteva competere con una ragazza di vent'anni, giovane e fresca, come quella troietta che le aveva soffiato il marito! O forse sì, almeno a giudicare dagli occhi che si sentiva addosso, dai commenti a bassa voce, quasi sussurrati, che anche i ragazzi più giovani si scambiavano quando la incrociavano per la strada. In ogni caso lei era e restava una bella donna, dai lunghi capelli castani e due grandi occhi azzurri e un fisico tonico ed asciutto, ben modellato dai tanti chilometri di jogging ai quali la donna si sottoponeva quasi quotidianamente. Quanti sforzi sprecati i suoi! Ma competere con una ventenne, no, era proprio troppo per lei, o almeno così pensava. Monica se ne stava seduta davanti al monitor del suo computer, navigando distrattamente tra vari siti internet, senza però che la sua attenzione fosse catturata da nessuno di loro. Era un duro colpo, dopo tutti quegli anni di convivenza, tutti quei sacrifici, le difficoltà superate. era veramente crudele, essere buttata via come una scarpa vecchia. Sicuramente da suo marito si sarebbe aspettata una considerazione ben maggiore. Invece no, quello stronzo l'aveva mollata così, senza pensarci troppo. Non riusciva a pensare ad altro, si sentiva persa; a suo marito lei si era abbandonata completamente in questi anni di matrimonio e ora le mancava un riferimento importante. Certo lei era una donna forte, risoluta, determinata, soprattutto nel suo lavoro, ma a casa, quando smetteva i panni della funzionaria di banca, della professionista per indossare quelli della moglie, le piaceva che fosse il suo uomo a prendersi cura di lei, a dominare il loro rapporto. Certo, nel frattempo non si era accorta che quello che credeva un matrimonio solido ed inossidabile stesse invece miserabilmente naufragando. Mentre era immersa in questi e altri foschi pensieri, l'attenzione di Monica fu richiamata dalla piccola icona a forma di lettera che lampeggiava in basso sul monitor del suo computer, ad indicare che una email era appena arrivata. Svogliatamente la aprì, ed iniziò a leggere il testo del messaggio. «Cavoli, questo mi è proprio ato di mente! Ci mancava anche questo adesso!» pensò Monica tra sé,

La mail era di Michael, il nipote ventenne di suo marito che confermava il suo arrivo per il giorno successivo. Il ragazzo abitava in Svizzera, e aveva espresso il desiderio di are una settimana o due in Italia, e loro qualche tempo fa gli avevano garantito la loro ospitalità, tanto che il suo arrivo era già stato fissato ormai da un mese. Ora con tutto quello che era accaduto lei non aveva proprio ripensato a disdire quella visita, e suo marito, a quanto pare, se ne era fregato altamente! Ma ormai era tardi; il ragazzo scriveva che era già in Italia, in viaggio con la sua moto e che sarebbe arrivato il giorno successivo. Ormai era troppo tardi per disdire la visita, per rimandare quel viaggio. Indice ~~~~~~

L'arrivo

Era metà pomeriggio quando la potente Honda del giovane iniziava a calcare le strade affollate della capitale. Il pesante bagaglio era sistemato alla meglio nel piccolo portapacchi che era stato costretto a montare in fretta per quel viaggio, sperando che nel frattempo non si fosse perso nulla per strada. Il piccolo navigatore che aveva montato sul manubrio della potente motocicletta si districava agilmente tra le strade di Roma, individuando viali, sensi unici e strade alternative, fino a condurre la moto nella zona dell'Eur dove, in via dell'Oceano Atlantico, suo zio e sua zia abitavano in una bella villetta isolata. «Ecco la casa dovrebbe essere quella» pensò Michael guardando la villetta; era ancora troppo piccolo l'ultima volta che era stato lì e non poteva pretendere troppo dalla sua memoria; ma il videocitofono non mentiva; era proprio quella la casa. Senza indugio suonò il camlo e attese fiducioso. Il cancello della villetta si aprì lentamente e il ragazzo spinse lentamente la motocicletta all'interno. Ad attenderlo all'interno c'era una giovane donna, in piedi davanti alla grande porta finestra che dava direttamente sull'ampio salone della casa. La donna vestita in modo casual, con un paio di jeans attillati e una maglietta bianca. Ai piedi un paio di stivali neri. Il ragazzo rimase un attimo imbambolato da quella donna; non aveva ancora riconosciuto la moglie di suo zio, ma fu colpito dalla bellezza e dall'eleganza che la donna metteva nella sua postura e nel suo modo di salutare e di riceverlo. Non si erano frequentati molto in realtà, e anche lei aveva un vago ricordo del ragazzo, ricordo che risaliva almeno a dieci anni prima. Michael era un bel ragazzo di vent'anni, un fisico palestrato, dai tipici lineamenti nordici; capelli biondi e una carnagione piuttosto chiara. Il ragazzo mise la moto sul cavalletto e si avvicinò alla donna presentandosi. Dopo i convenevoli, Monica spiegò a Michael la situazione, dicendogli chiaramente come suo zio fosse scappato con una ragazzina della sua età lasciandola lì da sola. «Vuole che mi trovi un'altra sistemazione?» chiese il ragazzo ossequioso

Monica ci pensò un attimo; certo sarebbe stata la soluzione giusta per quella strana situazione, ma come poteva fare ormai a mandarlo via, aveva promesso al giovane ospitalità, non poteva lasciarlo da solo in una città sconosciuta a migliaia di chilometri da casa sua. A lei non sarebbe di certo piaciuto di trovarsi in una simile situazione. Alla fine prese una decisione e rispose: «La casa è abbastanza grande, puoi fermarti qui senza problemi. Solo devi capirmi, ma non sarò una grande compagnia in questi giorni» «Non si preoccupi, magari riesco a tirarla un pò su di morale» disse «Fossi in te non ci conterei troppo. La moto puoi rimetterla in garage, c'è solo la mia 500, c'è un sacco di spazio! Puoi metterla là, dove teneva l'auto tuo zio!» Il ragazzo spinse la moto dentro al garage, slegò la borsa dal portapacchi e se la mise in spalla. «Vieni ti faccio vedere la tua camera, seguimi» e Monica precedette il ragazzo all'interno della casa mostrandogli la strada per la camera degli ospiti, nella zona notte della casa, non troppo distante dalla camera che lei aveva diviso fino a pochi giorni prima con suo marito. «Lì c'è il bagno. Se hai bisogno di qualcosa non farti problemi, chiedi pure, e dammi del tu, visto che conviveremo per qualche giorno.» Il ragazzo si chiuse in camera per riposare dopo il lungo viaggio e per tutto il pomeriggio la sua presenza ò del tutto inosservata, almeno fino a sera, quando ricomparve proprio per l'ora di cena, affacciandosi timidamente in salotto, dove Monica stava leggendo immersa in un libro con un buon sottofondo musicale. Immersa nelle righe della sua lettura, Monica ebbe un leggero sussulto sentendosi due occhi addosso. Si era dimenticata di Michael nella stanza degli ospiti, pensava di essere sola in casa, e così quando se lo vide davanti non potè fare a meno di sobbalzare dalla sorpresa. «Scusami, ti ho spaventata?» «Sì, ma non importa! Ero concentrata nella lettura ... - rispose Monica - ... ma hai fame? Vuoi mangiare qualcosa?» «Sì ho un po' di fame. C'è un posto dove mangiare qualcosa qui vicino?» chiese

«Nelle immediate vicinanze no. Vuoi che ti cucini qualcosa io?» «Non vorrei disturbare. Magari se mi fai vedere la cucina, posso cucinare io qualcosa!» Lo sguardo di Monica si alzò dal libro e lo guardò. «Tu sai cucinare?» «Ci provo. Niente di eccezionale, ma una cena riesco a tirarla fuori!» «ok allora vediamo cosa sai fare, ti mostro la cucina» La cucina della bella villa era molto attrezzata; era una stanza molto spaziosa e luminosa con i fornelli messi in una grande isola al centro, sotto una grande cappa che aveva lo scopo di raccogliere i fumi provenienti dalla cucina. Il colpo d'occhio della stanza era di grande effetto, degno anche del miglior ristorante. Il ragazzo guardò a lungo nel frigorifero indeciso su cosa cucinare e quando alla fine ebbe deciso, estrasse tutti gli ingredienti necessari, ed iniziò ad intrugliare ai fornelli sotto lo sguardo non troppo convinto di Monica. Quella scena così strana e divertente, un ragazzo quasi sconosciuto che cucinava per lei nella sua cucina, riuscì per un attimo a farla dimenticare del marito, della sua amante, della grande casa vuota. Lei prese una bottiglia di vino rosso dal rinfrescatore posto vicino al frigorifero, prese una coppia di calici da degustazione e ne versò un dito in ciascun bicchiere. Poi ò il calice al suo cuoco improvvisato. Il ragazzo, si concentrava nell'arte della cucina cercando di non indugiare con lo sguardo sulla donna che era lì con lui nella stanza. Ma non sempre ci riusciva. Gli occhi azzurri di Monica erano come ipnotici per lui, e i suoi, dopo tanto vagare per la stanza in cerca di qualcos'altro da mettere a fuoco, alla fine tornavano sempre sul viso della bella donna. Non solo sul viso per la verità! Che ci poteva fare lui! Aveva vent'anni. Non poteva di certo ignorare le curve sinuose e intriganti della bella Monica! Tutta la situazione poi era molto strana. Erano da soli in quella casa immensa, stavano sorseggiando insieme dell'ottimo Amarone e tra poco, probabilmente avrebbero anche cenato assieme. Certo, lui capiva la situazione in cui lei si trovava, il fatto che era stata appena mollata dal marito, in quel modo poi, che si trovava ora insieme ad uno sconosciuto che stava cucinando in casa sua. Però il suo sguardo non poteva proprio fare a meno di indugiare sul suo sedere alto e sodo, sulle sue gambe che quei jeans non riuscivano affatto a nascondere, sul suo viso, sui suoi occhi veramente incredibili!

Non che lei fosse vestita in modo appariscente, affatto. Però lui cosa poteva farci se quella donna era veramente incredibile? Certo non comprendeva bene la scelta di suo zio di lasciare una donna così! «Se ha lasciato una come lei, chissà come deve essere l'altra allora!! » pensava Michael tra sé, mentre cucinava a capo basso per non essere indotto nella tentazione di posare ancora il suo sguardo sulle sue gambe, sul suo sedere, o ancora peggio sui suoi seni che facevano bella mostra di loro sotto la maglietta bianca forse troppo attillata per contenerli. Già per due o tre volte Monica lo aveva sorpreso a fissarle le gambe e per altrettante volte i loro occhi si erano incrociati. Monica dal suo canto appariva divertita da quella strana situazione. Non aveva colto gli sguardi che il ragazzo le mandava, non aveva capito le paure di lui, solo si divertiva a vedere quel giovanotto che si sforzava ai fornelli per cercare di tirare fuori un qualcosa che fosse almeno un poco commestibile. Accompagnata da quel calice di vino rosso, poi, la scena era ancora più divertente ed appagante. Anche la qualità del cibo cucinato da Michael andava via via migliorando mano a mano che la bottiglia di Amarone si svuotava. Alla fine cenarono. Non ci fu una grande conversazione tra i due. Michael rimaneva abbastanza impacciato, si vedeva che non si sentiva proprio a suo agio, insieme a quella donna che lui non conosceva affatto e che stentava a considerarla come una sua parente e tanto meno come sua zia. Indice ~~~~~~

Il primo giorno

Monica quel giorno non era troppo concentrata sul suo lavoro; era come assente. Forse il vino che aveva bevuto la sera prima, o magari la cena troppo pesante per poter riposare bene la notte. Quella mattina aveva lasciato per Michael una cartina di Roma e gli aveva lasciato un biglietto consigliandogli dei posti da vedere assolutamente. Poi sotto, gli aveva scritto il suo numero di cellulare per qualsiasi evenienza, per qualsiasi cosa avesse avuto bisogno. Chissà dove stava adesso il ragazzo, se aveva seguito i suoi consigli o se invece era ancora a letto a dormire, beato lui! Forse aveva bevuto troppo la sera prima. Aveva fatto o detto cose sconvenienti sotto l'influsso dell'alcol? Le sembrava di no, anche se ad un certo punto della cena, aveva notato che lui la stava guardando in modo particolare, strano. In fondo però non c'era da meravigliarsi troppo; aveva venti anni Michael, era un uomo fatto a tutti gli effetti, forse doveva stare più attenta a come si comportava, lui poteva equivocare, cogliere segni che magari in realtà non esistevano. Ne aveva parlato con una sua collega nonché amica Teresa con la quale condivideva l'ufficio in banca. Teresa aveva sopportato in tutti questi giorni i suoi sfoghi, le sue arrabbiature, le sue invettive contro quel porco di suo marito. Quando quella mattina Monica aveva iniziato a raccontarle della cena della serata precedente, senza affrontare affatto l'argomento di Giorgio, che teneva ormai banco tutti i santi giorni, pianificando attentati, ritorsioni, vendette, Teresa la ascoltava con interesse, e con malcelata invidia facendo qua e là qualche commento sagace sui fatti, sulla situazione, su quanto fosse stata fortunata Monica con un bel ragazzo come quello che le girava per casa. Ma cosa stava dicendo? Cosa andava a pensare? Un bel ragazzo di venti anni come lui, non poteva certo guardare una vecchietta come lei. E poi lei non era mica la donna che andava col primo venuto e ora, anche se suo marito l'aveva lasciata in quel modo, non aveva alcuna intenzione di iniziare. Stava appunto facendo questi pensieri quando il telefonino nella sua borsa suonò. Il numero che comparve sul suo display era sconosciuto. Monica rispose. «Pronto»

«Ciao sono Michael, coma va? Sei al lavoro?» chiese il ragazzo «Sì sono al lavoro, perché? Hai bisogno di qualcosa?» «No no, tranquilla - rispose il ragazzo - solo stavo pensando una cosa, se non hai impegni stasera» «Perché cosa stavi pensando? No non ho impegni stasera, mi pare! Cosa pensavi?» «Pensavo che stasera potremmo farci un giro per Roma assieme e poi fermarci a mangiare in qualche trattoria del centro, che ne dici? Tu sei più pratica di me!» «Sì perché no! Si può fare. Io esco alle cinque dall'ufficio, ci vediamo a casa?» «Va bene a dopo!» Monica restò meravigliata da quella telefonata. «Ma come mi sta invitando ad uscire con lui? Sarà solo galanteria la sua. » pensava Monica tra sé, mentre la sua amica Teresa, che aveva capito cosa stesse accadendo, le mostrava un radioso sorriso che la diceva lunga. Quella sera Monica rincasò prima del solito, mentre Michael era in giardino che si stava godendo il sole della primavera romana. Con la coda dell'occhio potè vedere il ragazzo che la fissava mentre scendeva dalla macchina parcheggiata davanti alla porta del garage. Lei lo salutò da lontano; «Ciao tutto bene?» «Sì tutto bene, allora sei pronta ad uscire con me stasera?» rispose lui «Vado a prepararmi, ok? Faccio in un attimo!» Indice ~~~~~~

A so per Roma

Mezz'ora più tardi Monica era al volante della sua 500 bianca e Michael era seduto vicino a lei. Aveva curato molto il suo abbigliamento per la serata e ci aveva pensato molto; era la prima volta che si trovava ad uscire con un ragazzo così giovane ed era molto indecisa se mettere semplicemente un paio di jeans, uniformandosi al suo stile, o vestire come conveniva ad una giovane donna della sua età. Alla fine aveva optato per una gonna nera leggermente sopra al ginocchio; non una vera minigonna in realtà, anche se nel salire in auto, le aveva lasciato scoperte gran parte delle lunghe gambe snelle ed affusolate, rivestite da una calza nera molto leggera. Anzi, l'orlo della gonna, salendo, lasciava intravedere il merletto scuro delle autoreggenti, dandole un'aria molto sexy che il ragazzo, ovviamente non mancò di cogliere. Monica se ne era accorta e ormai non aveva più molti dubbi, visto che più di una volta aveva sorpreso gli occhi di Michael fissi sulle sue gambe. Certo questo fu un vero toccasana per la sua autostima che in quelle ultime ore stava ricominciando a risalire, dopo il duro colpo che quella puttanella le aveva dato rubandole suo marito. Ma gli occhi del ragazzo sulle sue gambe, lungi dall'infastidirla, la stavano mettendo di buon umore e un leggero sorriso di compiacimento le comparve sulle labbra rosse sanguigne grazie al sapiente trucco che aveva messo prima di uscire. La conversazione in compenso languiva; il ragazzo era non proprio a suo agio in quella macchina con quella bella donna, nell'abitacolo carico di una certa tensione sessuale. L'auto stava transitando in quel momento per piazza Venezia; alle loro spalle il monumento dell'altare della Patria, illuminato dalle luci notturne faceva bella mostra di sé, dando alla piazza un'aria austera e formale. Ma Michael dedicò al monumento un semplice e fugace sguardo, tornando a concentrarsi sulle gambe di Monica, che stavano esercitando su di lui un vero e proprio potere ipnotico. La cinquecento imboccò via del Corso e procedette piano in direzione di via Condotti; Monica stava spiegando a Michael che quello era il centro elegante della città, dove tutti i vip vanno a fare le proprie compere. Michael si mostrò un poco più interessato alla cosa e chiese se potevano andare a vedere qualche vetrina. «Pensi che potremmo andare a vedere qualcosa?» chiese «Penso di sì, aspetta vedo se trovo un parcheggio; certo sarà un problema

camminare su quel pavé con questi tacchi!» disse Monica mostrando le scarpe col tacco alto che aveva infilato prima di uscire. «Puoi sorreggerti a me se vuoi!» disse Michael non perdendo questa ghiotta occasione che gli si era presentata. E il destino volle che una macchina stava uscendo da un parcheggio, proprio davanti a loro; ora non aveva più nessuna scusa e così Monica infilò la 500 nel posto lasciato vuoto e spense il motore. Michael, da perfetto gentiluomo di altri tempi, scese dalla macchina e si recò dall'altra parte della vettura ad aprire lo sportello a Monica per farla scendere agevolmente e la cosa non mancò di colpirla, soprattutto dopo quegli ultimi tempi nei quali con suo marito si era sentita molto trascurata. Si incamminarono lungo via del Corso e subito voltarono per via Condotti dove sarebbero risaliti fino a piazza di Spagna; ma quelle scarpe in quel pavé non erano proprio adatte, lei non ci aveva pensato prima di uscire, era abituata a portarle nei pavimenti lisci e regolari della banca, e non aveva pensato alla pavimentazione irregolare e sconnessa delle vie del centro di Roma. Infatti, non ò molto tempo, avevano fatto solamente pochi i, che Monica non rischiasse di cadere a terra. Michael al suo fianco le ò prontamente un braccio intorno alla vita sorreggendola, e dandogli così un solido appiglio dove sorreggersi, salvandola da una sicura quanto rovinosa caduta a terra. Monica sentì il braccio robusto del ragazzo che la trattenne a sé, evitandole di finire a terra e di prendersi una bella storta. Chi glielo avrebbe detto solo due giorni fa, che oggi sarebbe stata a eggio in via Condotti abbracciata ad un ragazzotto di venti anni! Neanche lei in quel momento ci credeva troppo. Forse era solo gentilezza quella mostrata da Michael, ma doveva riconoscere che, in ogni caso, il ragazzo stesse prendendo molto sul serio il suo compito di sorreggerla su quella pavimentazione. E la cosa che la fece più pensare fu che, arrivati a piazza di Spagna, dove il fondo era molto migliore, e lei avrebbe potuto camminare agevolmente anche da sola, Michael non la lasciasse, ma continuava a stringerla a sé come avrebbe fatto con la sua fidanzatina. E la cosa che più la sconvolgeva in quella strana serata era che a lei piaceva un sacco di starsene lì, abbracciata a quel ragazzo, senza pensare a nulla, lasciandosi tutti i problemi alle sue spalle. La eggiata per le vie del centro di Roma proseguiva. Michael la teneva sempre stretta a sè con la scusa di sorreggerla. Ora stavano salendo su per la

scalinata di Trinità dei Monti dove avrebbero raggiunto velocemente via Sistina e da lì Piazza Barberini, per poi risalire via Veneto. Una bella eggiata serale per il centro di Roma illuminato, elegante, bellissimo nella sua ambientazione notturna. Monica camminava a fianco di Michael, col suo braccio che le cingeva la vita, e la stringeva a sé. Quella sera poi Roma era più bella del solito, in quella serata tranquilla dal clima primaverile con un leggero venticello caldo che lambiva le vie centrali della città, degno delle migliori rappresentazioni del Rugantino. E per Monica fu ad un tratto del tutto spontaneo, mettere anche lei il suo braccio dietro alle spalle di lui, e questa sua inaspettata iniziativa doveva essere stata così gradita da Michael, che per tutta risposta la strinse più forte a sé. Ma cosa stava facendo? Era forse impazzita? Era una donna adulta lei! Stava valutando bene le conseguenze di tutto questo? Forse no, ma...insomma, quante storie, la serata era strana, l'atmosfera era romantica, le andava e basta. Chi se ne frega delle conseguenze... quali conseguenze poi? Suo marito l'aveva già lasciata no? Si stava divertendo con la sua amichetta, perché lei non avrebbe dovuto fare altrettanto? Quella sera, ritornati a casa dopo la serata romana, Monica stava ripensando nel suo letto a quella strana serata. Non si erano detti quasi niente col ragazzo, salvo le solite frasi di circostanza, ma non avevano perso occasione per stare abbracciati l'uno all'altra. Lui la aveva sorretta, abbracciata, stretta, tenuta per mano anche al ristorante, quasi timoroso di interrompere quel contatto che in modo così fortunato ed imprevedibile si era venuto a creare; era impacciato, dubbioso, pauroso. Si vedeva che non era abituato a trovarsi in queste situazioni, e non sapeva bene come comportarsi. Anche lei dal canto suo aveva paura. Paura di quello che sarebbe potuto accadere se le cose fossero proseguite, se lei non avesse messo della distanza tra lei e Michael; ma come, e soprattutto, perché? Però tra i due era lei l'adulta, e nella situazione in cui si trovavano sarebbe comunque toccato a lei fare in modo da evitare sciocchezze. Ma in fondo perché no? Lei era libera, suo marito era scappato con un'altra, che tra parentesi aveva la stessa età di Michael. Il ragazzo poi, era giovane sì, ma non era di certo un bambino! La sua volontà per tutta la notte oscillò tra una determinazione e la sua opposta, continuamente senza scampo. Poi quasi all'alba, vinta dalla stanchezza, crollò, dopo aver preso una importante decisione! Anche se non era abituata a comportarsi così, si sarebbe goduta quel momento, ogni istante del soggiorno di Michael a Roma, ma lei non avrebbe fatto nulla per aiutarlo; il ragazzo doveva fare tutto da solo!

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Aumenta la confidenza

Quella mattina in ufficio Monica era letteralmente morta. Stava cadendo dal sonno, quasi si addormentava davanti al computer. La serata e, soprattutto, la nottata insonne l'avevano ridotta proprio uno schifo! Per fortuna in questi casi un poco di mascara risolve qualsiasi problema. La sua pelle era ancora tonica e giovane, non aveva ancora rughe e non era troppo abituata a mettersi quella roba addosso; ma in quelle giornate quel poco di trucco rappresentava una vera salvezza. Quella sera sarebbe andata a letto prestissimo, pensava Monica tra sé, maledicendo tutto quello che era accaduto la sera prima. «Sono stancaaaa» diceva Monica alla sua amica Teresa che se la rideva beatamente e faceva commenti «Vedi che vuol dire uscire con un ragazzo più giovane di te? Donna fortunata!» «Dai smettila abbiamo solo fatto una eggiata per Roma, e non è successo niente...» «Sì non ancora almeno! Quando accadrà, ci scommetto, te lo leggerò in faccia. Altro che quel porco di tuo marito!» e giù una sonora risata della donna. Teresa aveva preso molto sul serio le confidenze che Monica le faceva, ed ora questa faccenda era per lei molto intrigante e prurigginosa: probabilmente Teresa, di qualche anno più vecchia di Monica, e non altrettanto fornita fisicamente, avrebbe fatto carte false pur di trovarsi nei panni dell'amica. La giornata al lavoro ò lentamente. Lei era stanca e non vedeva l'ora di andarsene a dormire. «Dodici ore filate di sonno, ecco questo che mi ci vuole!!» disse Monica a Teresa alzandosi dalla sua postazione di lavoro alla fine della giornata. Rientrò in casa circa mezz'ora più tardi; di Michael non c'era traccia. Monica ne approfittò per avere un poco di privacy e si infilò sotto la doccia calda per cercare di riprendersi dopo la giornata di lavoro e, soprattutto, la notte insonne.

Aveva messo della buona musica di sottofondo, una nenia new age che Monica usava come rilassante quando era stanca o stressata. Si versò un bicchiere di vino fresco di cantina, e poi si infilò nella cabina della doccia. L'acqua calda che le scorreva sulla pelle lavando via tutto il sapone si stava portando via anche un poco della sua stanchezza accumulata. Quando si avvolse nel morbido accappatoio bianco, si sentì rinfrancata col mondo attorno a lei. Uscì da bagno avvolta nel suo comodo e caldo accappatoio, appena in tempo per incrociare Michael che stava rientrando in quel momento. Il ragazzo si soffermò ad ammirare le sue gambe lunghe ed affusolate che facevano capolino dall'accappatoio bianco prima che lei sparisse dietro la porta chiusa della sua camera da letto. Monica ricomparve qualche minuto dopo, con una comoda e larga tuta addosso. Trovò Michael nel salone con una grossa busta in mano che le disse: «Ho fatto un poco di spesa prima. Cucinerò qualcosa, vuoi?» «Una bella idea, non ho proprio voglia di uscire stasera!» rispose la donna «Di cosa hai voglia stasera?» chiese Michael «Una serata tranquilla, sono stanca! Stanotte quasi non ho chiuso occhio!» «Come mai? Pensieri? Ancora tuo marito?» «Sì pensieri, mio marito certo....» rispose Monica in modo svogliato. «Tu rilassati qui davanti alla televisione! Io preparo qualcosa e te la porto di qua! Va bene?» Non poteva crederci! Quel ragazzo sembrava che riuscisse a leggere nei suoi pensieri, ad indovinare i suoi desideri a sapere di cosa avesse bisogno in quel momento. E poi, dopo tanti anni ati a prendersi cura di quel cretino del suo ex marito, avere qualcuno che si prendeva cura di lei, proprio non le dispiaceva! E sì, voleva godersela tutta quella vita fosse durata anche poche settimane! Michael le servì su un vassoio un bel piatto contenente del filetto cucinato con vino rosso e pepe rosa, e un grosso calice con del vino rosso. Ecco, era proprio questo che intendeva quando diceva di apprezzare le attenzioni che quel giovane ragazzo le stava dedicando. Il piatto era ben cucinato, o forse era lei ad avere una certa fame. Dopo la cena Michael si sedette sul divano a fianco a lei. In tv

davano un vecchio film; Monica accovacciò le lunghe gambe sulla poltrona e si raggomitolò su se stessa cercando di assumere una posizione più comoda possibile. Dopo l'ottima cena e quel calice di vino rosso, sommati alla stanchezza accumulata, Monica si addormentò. Sentì il torpore impadronirsi dei suoi occhi e delle sue membra e si abbandonò ad un sonno ristoratore. Quando si svegliò, quasi due ore più tardi, si ritrovò tra le braccia di Michael con la testa appoggiata al petto di lui, che dormiva col capo appoggiato alla spalliera della poltrona. Il suo braccio le cingeva le spalle e la sua mano era appoggiata al suo avambraccio, mentre l'altra mano del ragazzo era appoggiata alla sua gamba ripiegata sul cuscino del divano. «Ma cosa ci faccio qui, abbracciata a lui? - pensò Monica - e poi sono stata io ad abbracciarlo o, è stato lui?» Monica non sapeva ben dire cosa fosse successo nel frattempo; niente di grave, per carità, ma non capiva perché si comportasse sempre in quel modo stupido quando era in presenza di Michael. Lei non si era mai comportata così. Era una donna adulta, responsabile, aveva una posizione, una reputazione, era vice direttrice di filiale nella banca in cui lavorava, un carattere fermo, determinato, e ora, bastava che loro si trovassero nella stessa stanza per finire, alla fine, l'uno nelle braccia dell'altro! Ora per esempio avrebbe dovuto alzarsi da quel divano e andarsene a dormire nel suo letto. Ma aveva ancora sonno e alzarsi, andare di là, spogliarsi, era una fatica insopportabile per lei in quel momento. E lei aveva sonno, era stanca. Così richiuse gli occhi, e si riaddormentò tra le braccia del ragazzo! Indice ~~~~~~

Venerdì

Michael non si era fatto sentire e per tutto il giorno; il telefonino di Monica restò muto. Certo almeno un sms se lo sarebbe aspettato oggi, invece niente. Segno che poi, forse, la sua immaginazione aveva galoppato troppo e magari oggi Michael se ne stava in giro per il centro della città a fare la posta a qualche bella ragazza romana. Non sapeva se essere contenta o delusa di questo esito; in fondo era gratificante essere corteggiata da una ragazzo giovane e carino come Michael. Era quasi l'orario di uscita quando il suo cellulare squillò e lei riconobbe subito il numero, tra i commenti sagaci e pungenti di Teresa. «Pronto» «Ciao sono Michael» «Sì ti ho riconosciuto, ho visto il numero, dimmi» «Niente, solo che ho visto che stamani non hai preso la macchina per andare al lavoro e così ho pensato di venirti a prendere io» «Cosa? Sei qui sotto?» chiese Monica sorpresa «Sì sono davanti all'ingresso, ti aspetto» e chiuse la conversazione. «Però, intraprendente il ragazzo! - pensò Monica tra sé - non avevo proprio voglia di riprendere l'autobus!» Monica si alzò dalla sua scrivania e si diresse verso l'uscita. Era venerdì e ora aveva ben due giorni per riposarsi e per dedicarsi un poco a se stessa. Uscì dalla banca e trovò Michael appoggiato alla sua motocicletta proprio davanti alla porta di sicurezza, che le sorrideva vedendola arrivare. Il ragazzo aveva un casco infilato nel braccio destro e teneva in mano un altro casco, simile al suo che probabilmente aveva portato per lei. Monica non mancò di notare una grossa borsa nera assicurata tramite alcuni elastici al piccolo portapacchi della motocicletta.

«Che fai parti?» chiese Monica leggermente delusa indicando il grosso borsone sulla moto. «Non io, noi partiamo!» rispose «Come partiamo? Ma dove andiamo?» chiese Monica «Ho prenotato in un piccolo albergo non troppo lontano da qui, andiamo a farci il week end fuori» «Cosa? Ehi ma come faccio! Non posso mica partire così! Devo almeno prendere qualcosa per cambiarmi!» «Non c'è bisogno! Ho messo io delle cose per te in borsa! Non ti preoccupare!!» disse Michael «Come sarebbe che hai preso delle cose per me!» protestò Monica «Dai metti il casco che partiamo!» disse il ragazzo infilando il suo e chiudendo la visiera in modo da troncare sul nascere qualsiasi discussione e prevenire le sue lamentele e rimostranze. Monica infilò il casco e salì non senza difficoltà nel piccolo sellino posteriore della Honda sportiva. Pochi minuti dopo stava sfrecciando nel traffico in sella alla potente motocicletta. Per fortuna che quella mattina aveva infilato un paio di jeans, perché con una gonna salire là sopra non sarebbe proprio stato possibile! Si trovava sbilanciata in avanti praticamente appoggiata sulla schiena di Michael e poteva mantenere quell'equilibrio molto precario solo stringendosi forte a lui. La moto sfrecciava velocemente sulla Salaria sorando le auto più lente ora sulla destra e ora sulla sinistra, accelerando per raggiungere velocemente i semafori finché restavano verdi. Dopo pochi minuti erano sul raccordo autostradale che li avrebbe portati verso nord. Lì la motocicletta accelerò ancora, tanto che in alcuni tratti Monica si trovò a chiudere addirittura gli occhi, invasa da una folle paura. Non era mai salita su una motocicletta ed aveva da sempre avuto una folle paura per la velocità; e ora invece stava sfrecciando a più di duecento chilometri orari su una di quelle moto che fino a pochi giorni fa le facevano tanta paura. Quando furono arrivati all'altezza di Fiano Romano, il navigatore satellitare agganciato al piccolo semi manubrio della potente Honda, indicò di uscire e di prendere una

strada statale che li avrebbe portati fino alla vicina città di Rieti e da lì, sarebbero saliti sù, in montagna fino alla stazione sciistica di Terminillo. La moto iniziò a danzare sulle curve lente della strada statale. Quel danzare della motocicletta, ora a destra ora a sinistra iniziava a piacerle, a darle un gusto mai provato prima, come pure quella strana avventura, quella fuga dalla città verso una meta oscura insieme ad un uomo che fino a poche ore prima neppure conosceva. Però quella danza al ritmo del potente motore ora le piaceva proprio, le era entrata nel sangue, anzi, era lei stessa a buttarsi nelle curve più veloci, come in un tutt'uno con la moto e con il suo pilota che non aveva ancora deciso come considerare. Ci vollero pochi minuti per raggiungere l'albergo nel quale Michael aveva prenotato, proprio davanti alle piste da sci, a pochi metri dalla partenza della funivia, anche se in quel periodo i prati verdi avevano preso il posto della neve. Capì che erano arrivati quando il ragazzo parcheggiò la moto sul cavalletto laterale proprio davanti all'ingresso dell'hotel. Scese dalla moto. Fu quasi delusa che quel viaggio fosse già finito; aveva iniziato a piacerle quel modo di viaggiare, quella successione di curve e controcurve, quel contatto fisico con la moto, con la strada, con Michael. Aveva le gambe che le formicolavano un poco dalle molte vibrazioni che il motore le aveva trasmesso; era indolenzita dalla scomoda posizione, ma si era divertita un sacco; e poi tutte quelle vibrazioni, quella sella così stretta, le spalle forti e muscolose di Michael, la potenza del motore della moto, insomma quando finalmente scese, si rese conto di avere le mutandine bagnate. Scoprì subito che il ragazzo aveva riservato una sola camera per loro e si trovò profondamente combattuta; non sapeva infatti se essere contenta di quella scelta oppure se sentirsi arrabbiata e offesa. Ma un'altra sorpresa già la aspettava. Quando aprì la borsa per tirare fuori la sua roba, vide che il ragazzo aveva scelto accuratamente tra i suoi indumenti quelli da portare e quelli da lasciare in casa. In quella borsa c'erano infatti tutti gli indumenti più sexy del suo guardaroba; due minigonne, di cui una di pelle, calze nere solo autoreggenti, neanche un paio dei più comodi collants, lascio a voi immaginare che tipo di intimo aveva scelto per lei Michael. Tra gli altri notò un completino intimo molto sexy che non ricordava di avere nel suo cassetto. Era composto da un paio di culotte nere di seta, molto leggere e un reggiseno sempre nero di pizzo. Monica lo stava guardando con attenzione per capire da dove fosse venuto, quando Michael, vedendola, disse:

«Hai visto? Ti piace?» «E questo dove lo hai preso? Non è mio!» «In un negozio! L'ho preso apposta per te, sai dovrebbe starti d'incanto!» «Ma che vestiti mi hai preso? Hai scelto solo indumenti molto sexy! Ma io non sono abituata a vestire così, non è il mio stile!» Michael abbozzò un sorriso e poi disse: «Sei molto bella, e con quegli abiti sarai fantastica!» «Ma siamo in montagna, non sono abiti adatti quelli! Avrò freddo!» «Mica dobbiamo uscire, in albergo c'è tutto quello di cui abbiamo bisogno, qui sotto c'è anche la discoteca sai!» «Almeno qualcosa per farmi una doccia, lo hai preso?» «Certo, è tutto lì, guarda; shampoo, balsamo, bagno schiuma, c'è tutto, e qui c'è l'accappatoio dell'albergo. Il tuo era troppo ingombrante da mettere in borsa!» «E un paio di semplici slip me li hai presi?» «Ho paura di no! Ma ci sono un sacco di tanga lì! Scusa non pensavo fossero necessari!» Monica lo guardò, incredula che tutto quello stesse accadendo davvero, ma in ogni caso lei era lì con lui e quel ragazzo impacciato, un poco timido che lei aveva anche sottovalutato, in realtà ora stava prendendo in mano la situazione e questo era un guaio! Lei lo sapeva fin troppo bene! Tutte quelle attenzioni qualche settimana fa l'avrebbero infastidita, irritata, le avrebbe stroncate subito, sul nascere. Ma ora invece le piacevano, la intrigavano, la appagavano. E poi, a lei quel ragazzo iniziava proprio a piacere un sacco! La sua moto, i suoi modi, il suo corpo...!!! «Se vuoi farti una doccia, io ti aspetto di sotto per la cena!» Monica annuì ed entrò in bagno col suo accappatoio per infilarsi nella doccia

calda.. Dopo qualche minuto sentì la porta chiudersi segno che Michael era sceso di sotto mantenendo la sua parola. Meglio, almeno sarebbe stata libera di prepararsi da sola. Non era ancora pronta a questo tipo di intimità con lui, anche se aveva il sospetto che a breve sarebbe arrivata anche a questo. A vestirsi e a spogliarsi liberamente davanti a lui, come prima era solita fare con suo marito. Quando uscì dal bagno, Monica ebbe un'altra sorpresa che la lasciò interdetta e incredula. Michael in quegli istanti che era rimasto da solo in camera, le aveva preparato sul letto gli abiti che lui avrebbe voluto vederla indossare quella sera. C'era la minigonna nera di pelle, il toppino nero attillato e quella camicetta trasparente che lasciava vedere tutto quello che aveva sotto. Infine le calze e le scarpe. Che doveva fare? Obbedire? Era lei l'adulta! E stava iniziando a comportarsi come una ragazzina e a farsi influenzare da un altro ragazzino di appena vent'anni? No questo no, era troppo! E buttò con stizza tutti i vestiti nella borsa! Si sarebbe vestita come diceva lei non come voleva lui! Almeno questo! Dopo mezz'ora circa Monica faceva il suo ingresso nella sala bar, dove Michael la stava aspettando con due calici di vino rosso, il loro Amarone, un ottimo aperitivo per la cena che sarebbe stata servita di lì a poco. Lui la guardava avanzare lentamente su quei tacchi a spillo con le sue gambe affusolate e snelle, le sue caviglie da cerbiatta, che terminavano sotto una piccola minigonna di pelle nera che muovendosi lasciava vedere il merletto nero delle calze autoreggenti. La camicia trasparente nera tenuta da una grossa cintura sopra i fianchi, lasciava vedere il piccolo top che Monica indossava sotto; Michael accennò un sottile sorriso di compiacimento, vedendo che aveva messo tutto quello che lui le aveva preparato sopra al letto prima di uscire. Monica non era molto a suo agio in quei panni; la donna fatale non era mai stato il suo stile e quei vestiti erano nei suoi cassetti più per ravvivare un rapporto coniugale con suo marito che si stava ormai spegnendo, piuttosto che per essere indossati in simili occasioni. Non aveva mai messo quella minigonna per uscire di casa e ora invece si trovava nel bar di un albergo vestita in quel modo! Si sentiva addosso gli occhi di tutta la sala, soprattutto quelli maschili, ma fu Michael a toglierla da quell'impiccio mettendo subito in chiaro le cose con tutti gli uomini presenti. Lui le andò incontro raggiungendola a metà della sala. «Sei bellissima!» le disse ora con una sicurezza che Monica stentava a

riconoscere; poi le ò una mano intorno alla vita e, avvicinandosi col viso le diede un veloce bacio sulle labbra, dicendo implicitamente a tutti i presenti che «questa donna è mia!» Lui le porse uno dei due calici di vino rosso e le sedette accanto sul piccolo tavolo del bar. Non riusciva a credere ai suoi occhi Michael. Da quando l'aveva vista in piedi davanti alla porta di casa tre giorni prima, mentre entrava con la sua moto, era rimasto colpito dalla bellezza della donna. Non avrebbe mai pensato che fra loro si potesse instaurare un simile rapporto, ma il ragazzo era felice. Era in compagnia della donna più bella, più sexy e più intrigante della sala; tutti gli occhi erano puntati su di loro. Mentre bevevano Michael giocherellava con la mano di lei, accarezzandole le dita lunghe e affusolate sulle quali ancora luccicava la fede coniugale che ancora non si era tolta. «Posso togliertela io?» chiese il ragazzo indicandole la fede. Lei lo guardò smarrita. Non era ancora pronta per questo. Sapeva che quella striscia d'oro che si portava all'anulare sinistro non aveva più alcun significato per lei e tanto meno per suo marito, o meglio il suo ex, che probabilmente se ne stava tra le braccia di una ragazza poco più che ventenne. Nel pensare queste parole, fu colta dalla singolare somiglianza della situazione; in fondo anche lei se ne stava fuori in albergo con un ragazzo della stessa età! E la cosa iniziò a divertirla molto. «Sì toglilo!» rispose alla fine decisa Lui ruotò la fede della donna sul dito e lentamente gliela sfilò. Monica si guardò la mano senza fede. Non era abituata a quella vista; e poi si vedeva ancora il segno che l'anello aveva lasciato sulla pelle. «Per quello ci sarebbe voluto più tempo» pensò tra sè; ma Michael forse intuendo i suoi pensieri disse: «Ti sembra strano stare senza?» Monica, annuì brevemente. Era strano come quel ragazzo avesse imparato a

leggere i suoi pensieri, come le stava entrando dentro dopo solo pochi giorni! La voce di Michael si era fatta più bassa, più calda, forse era l'effetto del vino, o forse era lei che stava cambiando opinione su quel ragazzotto. Poi lo vide tirare fuori dal taschino un qualcosa che non esitò ad infilarle al dito al posto della fede che aveva tolto poco prima. Guardandosi la mano riconobbe una fedina in oro giallo, più sottile della fede che aveva prima, ma probabilmente ugualmente carica di significati. «E questa?» chiese Monica «E' una fedina! C'è il mio nome scritto dentro. La mia ex mi ha lasciato il mese scorso e me l'ha ridata! Anzi me l'ha proprio tirata contro! Mi piacerebbe se volessi portarla tu!» Monica si guardò la mano incredula, poi guardò Michael «Ma cosa dici! Sai cosa vuol dire questa?» «Certo che lo so! Proprio perché lo so, te l'ho data!» Monica arrossì. Non si aspettava una cosa del genere! Non da lui, da quel ragazzo. Ma inutile negarlo, questa situazione la stava intrigando parecchio. Lei non si tolse dal dito quella fedina che Michael le aveva dato, continuò a tenerla al suo dito anulare, e non era poi così sicura che gliel'avrebbe mai ridata. Era salita sulla sua moto, si era lasciata condurre da lui come una ragazzina, gli aveva permesso di preparare la borsa per lei e soprattutto aveva messo i vestiti che lui le aveva preparato sul letto. Ma cosa le stava accadendo? Eppure non era mai stata così arrendevole prima d'ora. E ora mettendo la sua fedina gli aveva mandato un messaggio inequivocabile. Era o stava per diventare la sua donna dunque? Indice ~~~~~~

Sua

Durante la cena Michael si rivelò l'esatto opposto di quello che era stato nei giorni precedenti. Era sicuro di sé, non impacciato o timoroso, sapeva cosa dire, come dirlo e soprattutto sapeva cogliere il momento giusto per dire le cose. Lui le disse che era contento che lei avesse accettato la sua fedina: «non ho mai avuto una donna bella come te! Stasera sei veramente uno schianto!» Monica non potè fare a meno di arrossire. Non era ancora abituata a sentire i complimenti di Michael, come pure non si era ancora abituata all'idea di essere diventata la sua donna. Aveva quasi voglia di scappare di corsa da quel tavolo, ma poi lo guardava e cambiava subito idea! Era un bel ragazzo Michael; neanche lei era mai stata con un ragazzo così bello! Un fisico tonico, snello, curato, abituato probabilmente al lavoro in palestra per modellare e scolpire ogni singolo muscolo del suo corpo. Ed era lì con lei che la guardava in quel modo! L'aria tra loro era carica di elettricità e sarebbe bastato poco per far scoccare una scintilla; lui non le staccava gli occhi da dosso e anche lei aveva iniziato a guardarlo con occhi ben diversi. Dopo la cena Michael la condusse di sotto nel locale adibito a sala da ballo. Lui la teneva per mano conducendola nel grande locale buio, illuminato dalle luci stroboscopiche che si accendevano e spegnevano a ritmo di musica. Tutt'intorno alla grossa pista da ballo erano sistemati alcuni tavolinetti e delle poltroncine. Michael si sedette in un angolo appartato del locale; Monica gli sedette accanto in silenzio. La musica non era molto alta; quel fine settimana poi, l'albergo era pieno di coppiette e anche la musica del locale da ballo si era uniformata; il deejay infatti metteva prevalentemente musiche soft o lenti. Michael si alzò, prese la mano di Monica e la trascinò dolcemente verso la sala da ballo. Lei lo seguì ancheggiando elegantemente sui tacchi alti che le slanciavano ancora di più le gambe lunghe e affusolate. Quando furono in mezzo alla pista, Michael la strinse a sé tenendola per i fianchi iniziando a muoversi lentamente a ritmo di musica. Monica gli buttò le braccia al collo, lo strinse a sé e iniziò a seguirlo sulla pista da ballo. Monica si sentiva stretta dolcemente tra le braccia forti di

Michael, il suo corpo aderiva perfettamente al suo, i loro bacini erano a contatto e si strofinavano delicatamente l'uno contro l'altro al ritmo lento della musica. Lui girò lentamente il viso verso di lei, e le sussurrò all'orecchio: «Sei fantastica!» Lei in quel momento, al sentire la sua voce che le sussurrava all'orecchio, mentre erano stretti l'uno nelle braccia dell'altro si sciolse. Sentì nuovamente il minuscolo filo del suo tanga che si bagnava ancora; era eccitata; quel ragazzo la stava facendo impazzire! Neanche suo marito c'era mai riuscito a farla eccitare così! Lei piegò leggermente il viso verso quello di Michael e strofinò la sua guancia a quella di lui. Lui iniziò a fare altrettanto girando il viso verso di lei, fino a quando le loro labbra si incontrarono. Sentì le labbra di Michael che si incollavano alle sue. Lei socchiuse gli occhi, e aprì la bocca per ricevere la lingua del suo ragazzo; le loro lingue si unirono in un bacio lungo e apionato; si cercavano nelle loro bocche, ballavano anche loro al ritmo lento della musica. Sentì le mani del ragazzo che scesero lentamente dai suoi fianchi accarezzandole delicatamente il sedere ancora alto e sodo. Lei staccò le labbra da quelle di Michael e gli sussurrò all'orecchio: «Mi stai facendo impazzire così!» Michael si staccò da lei e delicatamente la prese per mano e la portò in un angolo buio ed appartato della sala. Si sedette su uno dei divanetti e fece sedere Monica sulle sua gambe. Poi le mise una mano sulla guancia e la tirò dolcemente a sé incollando le labbra alle sue. Monica si strinse a lui e lo baciò con ione intrecciando ancora una volta la sua lingua a quella del ragazzo. Il bacio fu lungo ed apionato. Lui le aveva appoggiato una mano sulla gamba, inguainata dalla calza autoreggente nera, e continuava a baciarla senza darle un attimo di respiro. La donna era sconvolta, eccitata, confusa. Sentiva la mano del ragazzo che la accarezzava sulla gamba e si spostava all'interno della coscia salendo su, fino a dove le calze finiscono ed inizia la carne nuda. La fece sobbalzare leggermente il sentire il calore della mano di lui sulla sua pelle, mentre sentiva che la sua mano saliva ancora e la accarezzava sulla nuda carne avvicinandosi sempre di più alla sua meta finale. Poi lui le prese una mano, se la portò alla bocca e la baciò con ione; poi la portò giù facendosela strofinare sul petto, e

ancora giù, facendola appoggiare proprio sulla zip dei suoi pantaloni. In quel momento Monica sentì quanta voglia aveva scatenato col suo corpo, col suo abbigliamento, con la sua presenza in quel ragazzo, e non riusciva a staccare la mano da lì. La muoveva, chiudeva piano le dita, la strofinava, ma non la tolse. «Hai una mano fantastica!» le disse lui visibilmente eccitato «Anche la tua non è affatto male!» gli rispose Monica, allargando leggermente le gambe per facilitarlo Lui capì le mise la mano proprio tra le gambe. Sentì il respiro di lei farsi più pesante, mentre socchiudeva gli occhi e muoveva leggermente il bacino. Le ò il dito proprio sul filo sottile del piccolo tanga e colse il senso di bagnato dei suoi umori che le umettavano le labbra. «Sei eccitata?» le chiese lui con la voce tremolante. Lei rispose col fiato pesante: «Sì da matti! Ma anche tu lo sei!» disse stringendogli il membro con la mano da sopra i pantaloni. «Ti piace?» le chiese lui indicandole il suo membro eccitato e duro Lei annuì con la testa mentre stringeva forte il membro di lui, muovendo leggermente la mano. Poi, lei gli abbassò la zip dei pantaloni e infilò la mano dentro. Sentì il membro duro e grosso del suo ragazzo. Lei glielo afferrò e lo strinse nella sua mano. Vide Michael che chiudeva gli occhi e si godeva il momento che aveva a lungo aspettato. Monica iniziò a muovere la mano, mentre si stringeva a lui, incollando le labbra alle sue; il respiro del ragazzo si stava facendo sempre più pesante mano a mano che la sua mano continuava la sua opera. Poi lei si staccò da Michael, e si andò a sedere sul divanetto vicino al suo. Lo abbracciò ancora e lo baciò con ione; il ragazzo non poteva più credere ai suoi occhi! Aveva la donna dei suoi sogni lì con lui e stavano facendo sesso sui divanetti di un locale, come una coppia di adolescenti! Poi vide la sua donna sparire alla sua vista, abbassarsi sul divanetto, e un attimo dopo ebbe una sensazione di caldo e di morbido che avvolgeva il suo membro. Sentiva le labbra di Monica che glielo stringevano alla base, e capì quello che stava accadendo. Lui iniziò ad accarezzarle i capelli mentre lei stava continuando nella sua opera, iniziando a muovere la testa su e giù strisciando le labbra sull'asta lunga e dura del membro.

Monica non riusciva a credere che stesse accadendo davvero! Alla sua età, con la sua posizione, si stava comportando come una ragazzina. Fargli un pompino lì, dove tutti potevano vederla! Non si era mai comportata così! Si stava comportando davvero come una troia! Ma alla fine a cosa avevano portato tanti anni di onestà, di rettitudine. La Monica della settimana scorsa non lo avrebbe mai fatto, non si sarebbe mai fatta mettere l'uccello in bocca da un ragazzo conosciuto tre giorni prima. Ma quella Monica non c'era più ormai! Spazzata via dai fatti accaduti nell'ultima settimana. Ora c'era lei, e a lei quel ragazzo piaceva; e le piaceva prenderglielo in bocca lì in quel modo! E magari dopo avrebbe fatto anche dell'altro, quando sarebbero stati da soli in camera! Aumentò il ritmo; la sua testa ora andava su e giù più velocemente, strisciando le labbra e la lingua per tutta la lunghezza del membro, quasi lo faceva uscire dalla bocca per poi affondare di nuovo prendendolo tutto in bocca. Monica sentì i primi fremiti del ragazzo, preludio di quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Rallentò immediatamente il ritmo forsennato, calmandosi. I suoi affondi diventarono più lenti ma molto più profondi, facendolo ora sparire tutto dentro la sua bocca vogliosa. Michael era ormai alla fine. Monica sentì i primi sussulti del suo membro che le stava per scaricare addosso tutta la sua voglia repressa in questi ultimi giorni; e fece una cosa che non aveva mai osato fare, neppure con suo marito quando stavano ancora assieme e si abbandonavano a qualche ora di sesso. «E' fantastica! Lui un pompino così non lo aveva mai provato! Cavolo ci sapeva proprio fare con la bocca!» pensava Michael mentre lei si stava rialzando sedendosi vicino a lui. Sentiva che Monica continuava a tenere la mano sul suo membro e lentamente la muoveva. Lui la fece alzare e la fece sedere sopra di lui. Lei obbedì; ormai era completamente nelle sue mani, come una bambolina alla quale puoi far fare tutto quello che vuoi. «Alza la gonna e sposta un poco il tanga» le chiese lui. Monica ormai sapeva quello che sarebbe accaduto di lì a poco e di certo non le dispiaceva. Lui la prese per i fianchi e la guidò su come mettersi, sedendo sopra di lui. Sentì la pelle di Monica che strisciava sulla punta del suo uccello, di nuovo duro e pronto per lei. Dalla sensazione di bagnato che avvertì, capì che era giunto il momento e tirò Monica a sé facendola sedere completamente su di lui. Avvertì il suo membro che si apriva la strada e le scivolava dentro senza difficoltà; la abbracciò e la tenne stretta a sé infilata dal suo uccello.

«Finalmente era sua! Completamente sua!» pensò lui. Lui le sussurrò all'orecchio «prendilo tutto!» Lei iniziò a muoversi sopra al ragazzo tirandolo fuori e infilandolo di nuovo tutto dentro. Faceva fatica a trattenere la sua voglia di gemere, di sospirare, di far capire quanto le stava piacendo quel modo di scoparla, così selvaggio, animale, senza regole, senza rispetto. Altro che il sesso tiepido e veloce che faceva con suo marito. Aumentò ancora; Michael la teneva per i fianchi e le faceva capire come muoversi. Lui la strinse a sè; mettendoglielo dentro tutto. Voleva sentire che quella donna era sua, solo sua, e la teneva stretta a se, abbracciata, incastrata tra le sue braccia e il suo uccello. Poi le sussurrò all'orecchio. «Sei mia! Ti amo!» Lei girò la testa indietro e lo baciò! Poi gli rispose: «Sì sono tua!» Indice ~~~~~~

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1 - Una donna seria

Monica, una severa e bella quarantenne, con un lavoro importante, viene improvvisamente abbandonata dal marito che la lascia per la sua segretaria ventenne. Questo avviene proprio in concomitanza con l'arrivo in Italia di Michael, nipote ventenne del marito, che la coppia doveva ospitare in casa sua per un suo viaggio a Roma.

ISBN: 9781476267401 Prezzo: Gratuito Scarica il racconto da: https://www.smashwords.com/books/view/167946

2 - Il Sito

La storia di due donne, molto amiche tra loro che, stritolate dalla vita bigotta del loro paese, dalle loro abitudini e dagli uomini della loro vita, cercano evasione nelle pagine di un sito internet specializzato in incontri.

ISBN: 9781476029931 Prezzo: $ 0,99 Scarica il racconto da: https://www.smashwords.com/books/view/170599 Indice ~~~~~~

Autore

Questo è il mio primo racconto a sfondo erotico ed in questo momento, mentre sto scrivendo queste poche righe di presentazione, non so se ne seguiranno degli altri. Non nascondo che è stato perfino divertente scrivere queste poche pagine, inventare fatti, ambientazioni, situazioni, pilotare le azioni e le parole di Monica. Molto dipenderà dalla mia fantasia e se e quando riuscirò a trovare un intreccio sufficientemente inedito ed articolato, e soprattutto non banale, che vada al di là dei soliti cliché dei quali molti siti internet sono pieni. Nella scrittura, poi, non ho voluto calcare troppo la mano sugli aspetti più propriamente sessuali della storia. Il sesso è semmai il punto di arrivo di una serie di sensazioni, di azioni, di pensieri. Personalmente infatti, trovo molto più intrigante l'esplorazione delle varie azioni dei due attori che ha portato all'epilogo, che in questo genere di racconti resta comunque piuttosto scontato. Ma qui entriamo nella più filosofica discussione sulla differenza tra erotismo e pornografia. Il filosofo tedesco Herbert Marcuse, nella sua opera Eros e civiltà afferma che "la differenza tra erotismo e pornografia è la differenza tra il sesso celebrativo e quello masturbatorio" e su questa definizione non posso che trovarmi perfettamente in accordo. Spero che vi siate divertiti a leggere questa mia storia, quanto io mi sono divertito a scriverla. Tobia Spark [email protected] Indice