Roberto De Giorgi
Come fare soldi con i rifiuti
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Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com) un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Indice dei contenuti
Prima c'erano....le discariche Da straccivendoli ad imprenditori: quando sui rifiuti si fa la differenza Allora cominciamo! Le cicche per terra? Basta multe, riciclo perfetto Fare soldi con la plastica Trasformare la materia, più che un bisogno, una mission Costruisci e demolisci e...quanto rifiuto! Fare i soldi con la carta Organico - Dal compostaggio all'energia sociale I rifiuti tecnologici Gli ingombranti e i mercatini del riutilizzo Il vetro bianco o scuro, meno male che c'è il vino Diventare artisti con i rifiuti Il futuro colorato senza rifiuti
Prima c'erano....le discariche
In Italia la discarica sparirà entro il 2040 seguendo il trend degli ultimi anni; nel 2007 rappresentava il 46% nel 2013 il 37%; un ritmo lento rispetto a quanto richiede l’Europa, che richiede la completa attuazione di quanto stabilito dalla direttiva discariche e cioè la riduzione, entro il 2016, dello smaltimento in discarica dei rifiuti biodegradabili al 35%, di quelli prodotti nel 1995, fino alla totale eliminazione dalla discarica dei rifiuti organici non trattati. Tra le altre misure c’è l’incentivazione della produzione di compost di qualità, anche attraverso la definizione di specifici criteri “end of waste” attualmente in fase di definizione a livello europeo.
Ma osservando il trattamento dei rifiuti, viene fuori che, laddove si è puntato alla gestione con un parco impiantistico adeguato, il ricorso alla discarica è ridotto come in Lombardia dove lo smaltimento in discarica è ridotto al 6% del totale di rifiuti prodotti, in Friuli in Venezia Giulia al 7% ed in Veneto al 9%. Nelle stesse regioni la raccolta differenziata è pari rispettivamente al 53,3%, al 59,1% ed al 64,6%.
Un esempio vistoso è riferito agli impianti per il trattamento della frazione organica: 183 impianti dei 283 operativi a livello nazionale sono localizzati al Settentrione, per cui se il pro-capite nazionale di trattamento dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata (digestione anaerobica + compostaggio), nel 2013, è pari a 71 kg/abitante con valori molto diversi nelle singole aree geografiche: 105 kg. abitante al Nord, 60 kg/abitante al Centro e 33 kg/abitante al Sud. Il dato del Sud è penalizzato perché l’assenza impiantistica comporta la movimentazione di rilevanti quantità di rifiuti da queste aree verso il Nord.
In un intervento a Carosino, in provincia di Taranto, nell’ambito della Sagra del
Vino, lo scrivente aveva detto, a proposito delle discariche: “Per quanto riguarda l’uso della discarica per lo smaltimento del rifiuto urbano in Europa, La Germania versa solo 0,5% della Germania rispetto alla Romania che versa il 99% circa. Oltre alla Germania, anche la Svezia, il Belgio, i Paesi Bassi, la Danimarca e l’Austria fanno registrare percentuali molto basse (fino al 3% circa), per la Svizzera è un ricordo lontano,
UNA PARTE DELL’EUROPA FA SCOMPARIRE LE DISCARICHE mentre, all’estremo opposto, Grecia, Lettonia, Croazia e Malta, smaltiscono in discarica una percentuale di rifiuti urbani compresa tra l’82 e l’87% circa. Se guardiamo la nostra realtà pugliese stiamo intorno a questa percentuale.
Attenzione questo non vuol dire che non ci sono problemi - se in qualche paese non ci sono discariche ci sono inceneritori ma in una scala gerarchica di pericolosità prima eliminiamo le discariche e poi rendiamo inutili gli inceneritori”.
Una parte dei rifiuti viene trattato con il sistema TMB, (trattamento meccanico biologico) . Nel report rifiuti tale trattamento viene segnalato in modo problematico rispetto all’analisi dei dati sulla gestione dei rifiuti urbani in quanto una corretta computazione dei rifiuti, una volta sottoposti a trattamenti di tipo meccanico-biologico è pressoché impossibile, essi sono perlo più identificati con codici 191212 (altri rifiuti compresi i materiali misti prodotti dal trattamento meccanico deirifiuti), 191210 (rifiuti combustibili - CSS), 190501 (parte di rifiuti urbani e simili non compostata), 190503 (compost fuori specifica) e 190599 (rifiuti provenienti dal trattamento aerobico dei rifiuti non specificati altrimenti) e classificati come rifiuti speciali. In molte regioni, peraltro si assiste a rilevanti movimentazioni di queste tipologie di rifiuti verso destinazioni Extraregionali, in quanto speciali e merce.
Ecco cosa determina il TMB! Ma cos’è? Un impianto simile fu realizzato a Manduria (Ta) nel 2001 e lo scrivente il giorno dopo l’inaugurazione lo criticò
come una malcelata discarica. Perché i TMB triturano e poi dividono la parte umida e quella secca che dovrebbero poi essere la prima destinata a compiti di mera copertura discariche e l’altra parte trasformata in combustibile per inceneritori. Una intuizione del movimento antinceneritori produsse anni fa un documento in cui partiva dalla sigla inglese (Treatment Mechanical – Biological) trasformandola in BMT = Biological – Mechanical Treatmnent; una distinzione apparentemente piccola ma Nel MBT si tratta di impianti dotati di due linee: un “braccio automatico” finalizzato a recuperare le frazioni riciclabili”secche” ancora contenute nei residui appartenenti al cosiddetto”sopravaglio” e costituite da carta-cartoni-metalli ferrosi e non ferrosi-vetro-plastiche ecc. ed un “braccio” finalizzato a “stabilizzare” i materiali organici e biodegradabili quali gli scarti alimentari, le falciature, la carta contaminata e il sottovaglio fine. Questo”braccio” può essere dotato di una sezione di digestione anaerobica (a umido, a semiumido o a secco) per la valorizzazione energetica delle frazioni biodegradabili per la produzione di biogas ad alta componente metanica (5570%). Tale sistema non ricorre a modalità preliminari di triturazione che comprometterebbero le successive modalità di recupero dei materiali omogenei e si avvale, in genere, di uno (o due) cilindri (o setacci) orizzontali rotanti (dotati di fori di svariate dimensioni), di classificatori ad aria, di mulini e di magneti nonché, nei casi più avanzati, di lettori ottici a raggi infrarossi ( NIR-Near Infrared system). In pratica una parte di questo sistema è proposto negli impianti per l’energia sociale, che diventano alternativa all’incenerimento e alle discariche.
Ma noi siamo su un altro percorso. In questo manuale cerchiamo di fare una sterzata alla nostra auto e tornare indietro guardando la mondezza da vicino e pensare alle risorse che ci sono dentro e riflettere su come fare i soldi coi rifiuti!
Da straccivendoli ad imprenditori: quando sui rifiuti si fa la differenza
La storia insegna a guardare al nostro ato con orgoglio, perché siamo un popolo che ha saputo "fare". Oggi sembra che invece abbiamo disimparato a fare ricerca e sviluppare conoscenza. Sui rifiuti c’è un vero cedimento strutturale del sapere. Se si affronta in modo ideologico un aspetto tecnico, siamo alla frutta. Alla scuola ho imparato che mai la matematica potesse diventare un’opinione. Per questo guardiamo con attenzione alla lezione del tempo.
Si trova a Truccazzano, nella provincia milanese, una azienda che da ottant’anni fa del riciclo la propria mission. Nel 1929 venne costituita a Milano la Società SPAI Servizi Pubblici Anonima Italiana S.P.A. la cui attività consisteva nel ritiro e nel trattamento dei rifiuti solidi urbani del Comune di Milano. Nel 1937 fu realizzato il primo impianto di distagnatura per il trattamento sia dello scatolame proveniente dalla cernita dei rifiuti sia di scarti industriali originati dalla fabbricazione di imballaggi in banda stagnata.
Quella di usare la banda stagnata è tecnica antica, difatti fin dal 1321 si realizzò la produzione della prima latta, una lamina di ferro ricoperta su entrambi i lati di stagno fuso, per poter contenere e conservare i cibi. Una pratica che sicuramente ha consentito all’umanità di poter viaggiare per lungo tempo sul mare e scoprire nuove terre.
La distagnatura è una fase essenziale nel processo di riutilizzo del rottame di banda stagnata. Gli scarti provenienti dalla produzione di imballaggi in ferro costituiscono infatti una fonte importante di materia prima per la fabbricazione di acciaio nuovo, ma essendo lo stagno incompatibile con la produzione di acciaio di alta qualità, occorre effettuare un trattamento prima della rifusione. Lo
stagno recuperato viene così destinato a nuovo stagno refilato ed in lega come bronzo, ecc…. Una attività di nicchia, che viene dal tempo, e che vale oggi settantamila tonnellate annue di materiale rinnovato. La caratteristica delle industrie del riciclo è che hanno in prevalenza origine da aziende familiari. Magari sottovalutate negli anni 30/40.
Infatti se osserviamo il settore del macero, la condizione prevalente è che le aziende nascono quasi tutte nel dopoguerra. Ma l’attività iniziale è quella del ritiro degli stracci vecchi. Cosi come gli arabi nel tardo medioevo. Oggi appartiene a un lontano ato il tempo in cui Giacomo Masotina girava per Milano e hinterland raccogliendo carta e cartone con un piccolo veicolo a pedali, avviando, così, nel 1937 l’attività artigianale. Oggi è un gruppo industriale.
Però una domanda me la farei a questo punto. Ma è tutto legato alla intelligenza e al saper fare del popolo lumbard? Se così fosse, la trappola sarebbe allora nella classica divisione tra nord e sud e ci risiamo nel problema italico delle due velocità di pensiero ed azione. Ma qualche luce brilla. La plastica viene riciclata da pochi anni. Però è un settore in espansione soprattutto da quando, nel 1997, l’allora ministro Ronchi fece quel decreto che avviò la raccolta differenziata. Anche nella regione più problematica quale la Campania ci sono aziende che rigenerano i rifiuti di plastica.
Insomma una inversione di tendenza occorre. Anche perché se sui rifiuti abbiamo un Sud che raccoglie ed un Nord che trasforma, la velocità sarà sempre uguale. Al sud non ci sarà lavoro e la frustrazione porterà a non far nulla e la monnezza va per strada.
E’ pure vero che la voglia c’è. Sento molti giovani desiderosi di impegnarsi in questo settore. Ma c’è il muro di gomma della burocrazia, di una legislazione che è enciclopedica, di un sistema alle volte monopolistico di talune imprese-
discariche-incenerimento e di tanti problemi di controlli. Le agenzie di sviluppo che fanno? i centri di consulenza per l’impresa che dicono? E’ un terreno da esplorare, in questo libro lo faremo anche insieme.
Allora cominciamo!
Sia chiaro, non è un trattato scientifico, né peraltro ho voglia di scrivere una cosa indigesta; perché già quando si parla di rifiuti si pensa ai cumuli maleodoranti sulle strade di Roma o di Palermo o Napoli, per parlare delle situazioni di crisi più note.
Voglio offrire una lettura diversa su come difenderci dalla mondezza e conoscere il rifiuto, o meglio la sua city che potremmo chiamare rifiutopoli.
C'è la spazzatura creativa: un artista di New York che vende online i rifiuti raccolti per strada, per non parlare dei cartoneros presenti non solo in Brasile, anche nelle nostre città c'è la corsa alla lattina dal cassonetto. Qualcuno l'ha definita la miniera urbana. Tonnellate di polimeri di plastica, di materiale cellulosico, di ferro, acciaio - che costa tanta salute produrlo e assai meno riciclarlo -, e poi legno, vetro e persino oro, argento e platino nelle schede dei computer.
Se lo conosci non lo eviti, ecco perché scrivo. Ma come si fa a guadagnare con i rifiuti? Partendo da alcune cose positive: la presenza continua della materia prima; a filiera corta, ce l’hai già in casa e nel condominio, e poi è molto diversificata per cui la creatività di impresa è agevolata. C’è il neo della legge, delle autorizzazioni sempre in agguato che frenano i volenterosi e questo è il cruccio di tutti coloro che si occupano di questa materia. In questo piccolo manuale ci porremo questi problemi e cercheremo di offrire le possibili soluzioni.
La voglia mi è venuta prendendo un caffè al bar e parlando con il giovane titolare. Il quale raccontava della voglia di fare impresa sui rifiuti. Voglia che ho avvertito spesso nelle telefonate, nelle mail, negli incontri. Mi son detto: "perchè non scrivere rifiuto per rifiuto come si può fare impresa. Rispondendo alle domande in modo preciso senza dilungarsi troppo.
Come in una sorta di businnes plan dove si parla prima in generale e poi si dettaglia: costi, vantaggi, analisi della concorrenza, progettazione. Su saltate su.
Le cicche per terra? Basta multe, riciclo perfetto
L'ultimo collegato ambientale, tra le altre cose, prevede fino a 300 euro di multa per chi butta le cicche delle sigarette per terra. Croce e delizia non vanno insieme mai e specialmente per i malcapitati che saranno colpiti. Perchè è anche vero che occorrerebbero milioni di vigili per multare milioni di fumatori, specialmente sulle spiagge. Ma questa notizia di cronaca ci apre il mondo degli affari.
Parte da Napoli, dal 1998, l'esperienza del Gruppo Esposito, guidato da Ezio Esposito, è una realtà consolidata composta da varie aziende operanti in differenti settori in campo ambientale, in Italia e all'estero, che grazie alla propria decennale esperienza è in grado di rispondere con competenza e professionalità alle specifiche esigenze di enti pubblici e di aziende private.
E proprio nel 1998 che viene fondata la prima società del Gruppo la Esposito Servizi Ecologici che si occupa della gestione del servizio di raccolta, trasporto, trattamento e smaltimento dei rifiuti industriali. Esposito Servizi Ecologici nasce sulla base di una profonda conoscenza dei rifiuti, maturata in decenni di esperienza nel campo dei servizi di igiene urbana e dei rifiuti. Tornando al titolo del nostro capitolo, quello che è la parte più importante di questo servizio è proprio la progettazione e realizzazione di un impianto per il trattamento e il recupero di rifiuti provenienti dallo spazzamento stradale, primo in Europa, da parte del Gruppo Esposito,
Ma come si fa a recuperare il rifiuto più difficile? E' un mix di operazioni chimico-fisiche realizzate in un impianto. L'impianto è costituito da una linea industriale capace di trattare in completa automazione i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade (CER 200303), dalla pulizia delle acque di scarico (CER 200306), da dissabbiamento (CER 190802) ed in grado di trasformare i
rifiuti in materie prime differenziate e di qualità, certificate CE e conformi alla normativa dell'Unione Europea.
L'impianto é principalmente costituito da: sezione di stoccaggio, sezione di separazione e vagliatura, sezione di lavaggio e separazione granulometrica, sezione di trattamento acque di lavaggio e disidratazione fanghi. Qui arriva tutta la spazzatura raccolta da autospazzatrici, autospurghi e automezzi con cassoni, in apposite aree di stoccaggio vengono scaricati e da qui alle successive fasi di trattamento con l'ausilio di macchine operatrici.
Nella sezione di separazione e vagliatura sono eliminati preliminarmente i rifiuti grossolani e leggeri mediante il aggio da un vaglio stellare appositamente progettato e realizzato che consente, grazie all'azione di scuotimento esercitata, di separare anche l'eventuale frazione inorganica adesa a foglie e rifiuti misti, quali lattine, bottiglie, plastica in genere, aumentando in maniera significativa l'efficienza di recupero complessiva dell'impianto.
Il cuore dell'impianto é rappresentato dall'unità di lavaggio, studiata appositamente per il trattamento dei residui della pulizia stradale, nella quale il rifiuto subisce un lavaggio in controcorrente che permette il trasferimento delle sostanze inquinanti,contenute nel rifiuto medesimo, all'acqua, grazie ad azioni di tipo chimico e fisico. Contestualmente vengono separati gli inerti di granulometria superiore a 2 mm ed inviati ai rispettivi box di stoccaggio mentre la restante frazione, di dimensione inferiore e trascinata dall'acqua, viene inviata ad una successiva fase di lavaggio per la separazione, tramite idrociclone e unità di separazione a spirali, delle sabbie dal limo.
Tutte le acque di lavaggio sono inviate ad una sezione di trattamento per la rimozione degli inquinanti prima dello scarico in fognatura, entro i limiti previsti dalle norme vigenti. L'80% circa delle acque depurate é ricircolato nell'unità di lavaggio e riutilizzato per il trattamento dei rifiuti in ingresso.
In sintesi l'impianto gestito da Ecocentro Toscana é in grado di trattare circa 100 t/giorno di rifiuti e di recuperarne oltre il 70% in materie prime differenziate di elevata qualità, certificate CE e conformi alle norme tecniche di settore dell'Unione Europea.
I materiali prodotti sono di nuovo rimessi nel mercato delle materie, e anche nuovi profilati derivanti dall'accorpamento di materiale inerte viene utilizzato in edilizia.
Pensate a quanto rifiuto viene sottratto alle discariche. Quando sentite parlare di impianti pensate a Ezio Esposito, Napoli e le cicche per terra, ma anche tutta la mondezza, non saranno più un problema.
Fare soldi con la plastica
In una Frequently Asked Questions del sito di Corepla su chi siano i "riciclatori di rifiuti d'imballaggio in plastica" La risposta è che sono considerate "riciclatori di rifiuti d'imballaggio in plastica" le imprese che producono materia prima secondaria a partire dai rifiuti di imballaggio in plastica. Mentre non sono riciclatori le imprese che effettuano solo operazioni di recupero parziali quali cernita, selezione, compattazione o simili. Da questa prima considerazione si parte per la presentazione dell’idea imprenditoriale. L’esperienza fin qui maturata, in un arco temporale anche breve, è stata la creazione di Centri Recupero Materiali, provenienti dalla raccolta differenziata che avevano solo lo scopo di separare le varie frazioni attraverso separazione manuale (per lo più) ovvero qualche automazione. Questo comporta per la plastica alcuni problemi di raccolta per la estrema eterogeneità del settore e per i diversi polimeri esistenti che hanno anche differenti gestioni di trasformazione in nuovi prodotti. Quindi siamo per lo più presenti, come derivazione dalla compattazione negli impianti di selezione tradizionale di balle di imballaggi di plastica mista, dal PET delle bottiglie di plastica, al Polipropilene di alcuni contenitori, e come il Polistirene di scatole e vaschette; altre balle delle buste di plastica ovvero Polietilene ed altre ancora costituita da polimeri ad alta densità ( sedie, tavoli, ecc) Come si può ben notare c’ è una difficoltà di fondo nella raccolta di questo materiale che è organizzato nella filiera Corepla.
L’idea imprenditoriale che si presenta è quella di costruire un impianto che avvii il primo stadio della produzione di materia. Quella che nella legge, il nuovo Testo Unico per l’Ambiente rappresenta, come definizione sintonizzata alle circolari Europee, viene acquisita come sottoprodotto che non è quindi più un rifiuto ai sensi dell’articolo 183, comma 1, lettera a), e vale a dire sostanza od oggetto che soddisfa nel caso dei polimeri plastici la condizione a e b:
a) la sostanza o l’oggetto è originato da un processo di produzione, di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto; b) è certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi;
IL CONTESTO
La proposta di questa scheda, come si può leggere bene nella descrizione, si riferisce al Sud Italia dove la carenza impiantisca giustifica maggiore interesse. Il contesto regionale degli impianti vede solo impianti di selezione. Ma è bene cercare di analizzarlo perché rappresenterebbe l’area del fornitore privilegiato. Con riconoscimento di impianto Corepla troviamo quello dell'A.S.M di Molfetta che è centro di selezione COREPLA per i materiali della raccolta differenziata. L'ASM dispone infatti di un moderno impianto di selezione di diversi materiali, a servizio dei comuni del bacino di utenza Bari 1. Altre due piattaforme Corepla sono riconosciute e sono la Recsel srl di Taranto e PugliaRecupero snc. Non sono riconosciute quali piattaforme, per ragioni di interpretazione dei contratti Corepla, ma esistono come impianti pubblici quello dell’Amiu di Taranto, che pure è contrattualmente piattaforma Corepla, quello della Ecotecnica srl di Lecce a Lequile ( che è anche piattaforma Coreve) e quello della SIA di Cerignola. La raccolta della plastica nella zona di Cerignola (FG4) è stata nel 2010 di 1.157 tonnellate con una differenziata totale al 11%. su un totale di produzione rifiuti che si attesta su circa 70 mila tonnellate. La plastica in Puglia rappresenta in peso il 10% per cui la plastica totale attesa sul rifiuto totale sarebbe 7 mila tonnellate per cui si è raccolto in modo differenziato nell’area circa il 16% della
plastica immessa al consumo.
Ma l’area che va considerata, per la noi è tutta la Puglia e su questo va sviluppata l’ idea imprenditoriale . Anche rispetto alle procedure Corepla per la creazione di una impresa di riciclo che,in quanto trasformatori di materie polimeriche, ovvero fabbricanti di relativi semilavorati, (categoria B). per legge diventa soggetto obbligato ad aderire al Consorzio (art. 221 comma 3 lettera b del Dlgs. 152/2006). Per cui l’unica procedura che va rispettata è quella della realizzazione impiantistica.
Procedure impiantistiche Il nuovo contratto in fase di definizione tra la stessa CO.RE.PLA e le piattaforme di selezione prevede anche la produzione di flussi diversi dai soli contenitori, ad esempio MPO, del quale è possibile la produzione attraverso l’inserimento di un quinto separatore. Parimenti una moderna sezione di selezione automatica dei colori dei contenitori in PET evidenzia la necessità di un sesto separatore ottico per la selezione, in positivo, della frazioni CTC ( Pet Colorato).
granulatore in bags
Quindi si tratta di una valorizzazione per polimeri che aiuti le aziende di trasformazione di insediarsi al di sotto del parallelo centro nord offrendo le varie frazioni, separate e granulate in scaglia nei bags.
Bags
Il Mercato dei materiali Plastici In Italia i venditori europei di PP sono riusciti ad ottenere aumenti da €100/ton a €130/ton per le loro vendite di gennaio in particolare nella seconda metà del mese sostenuti dai costi in rialzo delle materie prime e dall’aumento di €110/ton sui contratti di gennaio del propilene. É impiegato nel settore medico (siringhe monouso), in quello degli elettrodomestici e per la fabbricazione di stoviglie e secchi per vernici e spazzatura. I principali tipi di manufatti in P.P. sono: bicchieri di plastica, yogurt, nastri adesivi, bottiglie, ecc. Insieme al P.E. costituisce il 60% della plastica contenuta nella spazzatura. Molte informazioni sul mercato globale del PET, insieme ad accurate previsioni di prezzo, fornite con lo scopo di offrire tutti gli strumenti necessari per anticipare i movimenti del mercato, ottimizzando le strategie di acquisto. Nell’ottava edizione del PET DAY, organizzata da Global Service International (8 ottobre, Artimino, FI), in presenza di 150 industrie leader nel PET provenienti da 25 Paesi, che rappresentano oltre 8 milioni di t (oltre 19 miliardi di libbre) di materiale acquisito nel 2010. (1 dicembre 2010). E’ importante questo convegno mondiale perché offre questo scenario: 1 - La domanda mondiale di PET aumenterà di 1 milione di t, con il 45% della crescita totale proveniente dalla Cina. 2 - Oltre 70 aziende, che consumano complessivamente più di 2,7 milioni di t di PET in Europa, pari all'83% di questo mercato, si è fatta avanti nella recente battaglia contro le misure protezionistiche. Ancora più aziende dovranno essere coinvolte, e azioni di lobbying dei rappresentanti EU dovranno essere intraprese, per ottenere una vittoria completa nelle future battaglie contro le misure AD e AS. 3 - Nel 2011 le importazioni di PET si manterranno stabili rispetto al 2010, e vicine a 750.000 MT, e ha sottolineato che per rimanere competitivi gli utilizzatori di PET dovranno far ricorso alle importazioni nelle loro strategie di acquisto. A causa dell’espansione di capacità produttiva Cinese di PET, materie
prime favorevoli, manodopera, e altre spese accessorie, questa rimarrà una scelta vitale per le forniture di molte aziende acquirenti. 4 - "Essere in grado di prevedere con precisione i movimenti di prezzo del PET è oggi il più importante vantaggio competitivo per gli imbottigliatori ed i trasformatori." Ha dimostrato che con conoscenze professionali e la gestione quotidiana del PX, PTA, MEG e del business della fibra è possibile "prevedere correttamente i movimenti dei prezzi del PET nel breve termine, nell'arco di trequattro mesi". 5 - "Il prezzo del cotone sarà il fattore chiave che guiderà nei prossimi mesi gli aumenti delle materie prime necessarie a produrre il PET". 6 - "E' meglio comprare oggi (7 ottobre) di domani, perché il prezzo di oggi (del PET) sarà il più basso almeno per i prossimi 5-6 mesi".
Quindi si aprono scenari positivi nel settore. In sostanza l’azienda si colloca nel campo della vendita del macinato con una progressione tecnologica di perfezionamento del materiale da Scaglie di PET post-consumo Macinato di PET da termoformatura a preforme macinate.
Nelle quotazioni della borsa rifiuto ecco le quotazioni di Novembre 2010
Scheda in dollari e tonellate di due polimeri
Competitors
Non esistono competitor in zona perché il centro si pone come prima esperienza delocalizzata nel Sud Italia. Nella corrispondenza che si riporta di un impianto di selezione le balle di plastica pressate sono ritirate da una Spa che opera per Corepla nel ritiro la ditta è quella di Palumbo Spa via Quaglierini, 6 - 57123 Livorno (LI).
Questo fa capire quanto è delocalizzato il mercato della produzione e del riciclo della frazione plastica.
La azienda più vicina e la Cier CIER Srl - Compagnia Italiana di Ecologia e Riciclaggio Zona Industriale 64020 Castelnuovo Vomano (TE) che opera nel riciclo del RHDPE proveniente da flaconi post-consumo, utilizzato prevalentemente nella produzione di membrane, tubi e articoli per l'arredo urbano e R-LDPE proveniente da film post-consumo destinato a stampaggio di articoli per l'agricoltura, produzione di guaine isolanti, tubi.
Il guadagno
Il businnes di questo impianto ve lo risparmio in quanto potrà essere desueto nei
suoi tempi, resti l'indicazione dei tempi di ammortamento che sono elevati se calcolate almeno 500 kg media oraria vi porta su tre turni di sei ore a 9 tonnellate al giorno. Se pensate alla scheda di sopra al pagamento di 1240 dollari a tonnellata avete 11mila dollari al giorno per 302 giorni annui sono 3 milioni e 300 mila dollari.
Capite il businnes e perchè la Finanza chiamò un operazione alla dogana di rifiuti destinati alla Cina "Golden Plastic"? E quanto costa l'impianto? Il capannone deve essere almeno di 800 metri quadri con annesso deposito, piazzale industriale per il movimento di mezzi operativi. Una industria metalmeccanica della priovincia di Foggia l'impianto di separazione e triturazione lo realizzava con 110 mila euro. Insomma poco investimento per grandi risultati.
Ovviamente qui abbiamo parlato della preparazione del materiale per il riutilizzo. Non parliamo del tesoro che poi diventa questo materiale nelle industrie di trasformazione e quindi della possibilità che nel nostro sud si costruiscano meno industrie pesanti e più industrie per la chimica leggera per il mondo di plastica che ci circonda. Ecco di seguito come si articola il lavoro nell'impianto.
L’impianto che si descrive deve rappresentare un primo o verso il completamento definitivo del ciclo integrato del recupero di materia.
In sostanza la descrizione impiantistica è la seguente:
Area esterna di movimentazione che tiene anche conto degli spazi necessari alle manovre di movimentazione dei mezzi di carico e scarico. Una area recintata (10 mila mq) con pavimento in cimento rivestito di quarzo ( per consentire il aggio di mezzi anche pesanti)
Recinzione ed illuminazione Rete di raccolta delle acque piovane con griglia di raccolta acqua con impianto (vasca Himof) Un capannone da 1500 mq che rappresenta il cuore dell’azienda dove c’e l’impianto di selezione e granulazione Annesso all’impianto un magazzino – capannone di almeno 600 mq che deve consentire lo stoccaggio del materiale prodotto ( scaglie di polimeri diversi) All’interno del capannone con proiezione esterna (finestra di controllo pesa) ci deve essere l’Ufficio per la gestione dell’impianto Può essere costituito da una struttura prefabbricata, anche di piccole dimensioni Pesa a bilico a ponte Impianto antincendio Attaccato al capannone nella parte superiore prevedere bagni docce e spogliatoi Un ulteriore deposito è bene prevedere per la custodia dei mezzi aziendali ( carrello elevatore, ecc..) Una tettoia esterna per il deposito prima del carico materiale Per la gestione dell'impianto di recupero sono necessarie le seguenti attrezzature: Un muletto per pedane per i bags del prodotto finito
Schema dell'impianto L'impianto di selezione è recupero è caratterizzato da una tramoggia di carico a suolo con nastro a tapparelle come si vede nella figura
tramoggia di carico
Una cabina di selezione con 6 tunnel per la selezione per polimeri e colori della plastica e vasche di accumulo. Un operatore sceglie volta per volta - quando è pieno il box - da quale accumulo procedere per la parte finale del trattamento. Il nastro di trasporto è analogo al resto e conduce all’altra parte dell’impianto.
fase di separazione e veduta dei box
Area di triturazione lavaggio e granulazione
La tramoggia di primo carico di 1200x1000 monta frese di taglio e dischi convogliatori. Qui vogliamo solo indicare che la triturazione è indicata per tutti i materiali plastici anche ingombranti, anche paraurti di auto e camion, naturalmente serbatoi in polipropilene, rifiuti ingombranti, taniche, pneumatici, pellame, taniche
schema generale
Tutto il materiale triturato viene trasportato da un nastro trasportatore nel deferrizzatore, e poi attraverso un altro nastro alla tavola vibrante ed una vasca di prelavaggio, decantazione e separazione con vasca di raccolta di liquidi di scarico.
triturazione, deferizzazione, ecc
.
Il materiale cosi pulito viene portato al granulatore attraverso nastro e tramoggia di carico
Qui il materiale, polimero per polimero, viene ridotto a scaglie e posto nel bug.
Qui siamo nella parte finale del percorso con la creazione del materiale semi lavorato per le industrie di trasformazione.
ALTRE POSSIBILI LAVORAZIONI CON LA PLASTICA
Nel primo esempio, alquando articolato, abbiamo parlato di granulare diversi polimeri e di mettersi nel mercato della materia seconda. E se lavorassimo un solo polimero, ovvero le buste di plastica? Ecco che abbiamo il Simplastik. In sostanza pensate allo stesso impianto di carico e scarico e tramoggi e nastri, solo che alla fine, per questo impianto, solo le buste di plastica ci interessano.
scaglie di plastica provienti da buste e affini HDPE - PET INCOLORE - PET AZZURRANTO - PET COLORATO
Il materiale una volta ridotto in scaglie viene portato in in altra parte dell'impiano della produzione del Syn Plast. La selezione del materiale è certamente possibile automatizzarla completamente nella fase di selezione. Con 15 tonnellate di prodotto. Che viene ridotto in pallet. Un miscelatore prepara la plastica per le lavorazioni successive. Varie dimensioni che vengono lavorate alla fine come legno come si vede nella falegnameria dello stabilimento.
I vari profilati pronti per la lavorazione.
Il materiale prodotto è isolante rispetto agli eventi atmosferici, inattaccabile da organismi viventi, non subisce alcuna alterazione chimica e regge quella cromatica. In sostanza un kg di Syn Plast è costituto da 25 contenitori per liquidi oppure 70 sacchetti di plastica. Con questo materiale si possono realizzare parchi giochi per bambini, asili, arredo urbano, recinzioni di parchi, aiuole, la nautica e l'agricoltura.
Abbiamo visto, parlando di plastica due grandi modalità di approccio impiantistico: una per la realizzazione dei polimeri da proporre alle industrie. In questo secondo caso una azienda che parte dalla separazione ma già realizza con alcuni polimeri manufatti in plastica.
Trasformare la materia, più che un bisogno, una mission
Fare soldi con i pneumatici
Ho sempre apprezzato quei pionieri dell’industria di trasformazione della materia che hanno fatto affari con rifiuti risolvendo un problema. Tenacia, accanimento ed alla fine un now how tutto italiano. Da esportare nel mondo. E perché in Italia invece vincono coloro che pensano ai buchi da riempire creando problemi ambientali? La domanda è spudoratamente retorica. Sappiamo bene il ruolo che hanno nel nostro Paese le ecomafie di tutti i tipi, ma è anche vero che ci sono giovani desiderosi di impegnare quello che si è imparato a scuola nel fare qualcosa, perché non siamo condannati, come esseri intelligenti a diventare per forza lavoratori subordinati. Non è un fatto che dipende dalla natura, bensì dalle circostanze che possiamo anche mutare. Prendiamo un rifiuto speciale di tutto rispetto, il pneumatico: dannazione di tutti gli automobilisti quando si fora in piena estate, alle tre del pomeriggio.
Ermanno Libenzi, scrittore di libri di fantascienza per ragazzi, scrisse, diversi anni fa, una favola che affrontava il parossismo dell’automobilista nel cambiare sempre auto, sospinto dall’imponente campagna mediatica del settore, che alla fine scopre d’avere delle ruote al posto delle gambe. Una sorta di evoluzione darwiniana dell’uomo mobile. Discariche di pneumatici sono dappertutto e rappresentano un danno ambientale enorme, soprattutto se vengono bruciati. Significativa l’esperienza di KERN COUNTY in California ove la KAISER Cement Company sta bruciando pneumatici. "Alcuni recentissimi studi scientifici hanno evidenziato una emissione di piombo fino a 90 volte superiore rispetto all’uso di combustibile tradizionale ed la più alta concentrazione di
diossina di tutta la California. Orbene questo è un problema che conoscono anche gli addetti del settore, soprattutto i gommisti che spendono mediamente 200 euro alla settimana per smaltire l’usato.
Nel 1996 nasce il Consorzio Argo tra i riciclatori di gomme, una realtà assai diffusa in Italia che val la pena di conoscere. Anche perché le gomme rigenerate sono identiche a quelle realizzate da materia prima, quel caucciù, il cui sfruttamento sta impoverendo la foresta pluviale della Cina.
Ma l’esperienza più significativa è quella che mi ha comunicato Dom Franco Lello della Picena Macchine, che è una azienda italiana leader nel mondo per la produzione di macchine ed impianti industriali per il riciclaggio di pneumatici fuori uso, attraverso il marchio Tires.Stiamo parlando del recupero della materia. Sapete che non sono disponibile a parlare di recupero energetico.
La procedura proposta dall’azienda è un riciclaggio ecologico ed innovativo che non modifica in alcun modo le condizioni ambientali. In pratica l’attività è legata alla frantumazione dei pneumatici in un polverino di diverse granulazioni dopo aver tolto le parti metalliche e le fibre con un prodotto finale con una qualità costante. Un alto valore aggiunto a quello che era una montagna di problemi fuori porta. Materia che si rigenera in un nuovo pneumatico, oppure nella suola delle scarpe sportive, nella segnaletica stradale, nel sotto fondo dell’asfalto, ecc..
Per mettere su un impianto, mi dice Dom Franco Lella, occorrono almeno tremila metri quadri tra capannone e piazzale. Poi loro offrono tutta la consulenza e trasferiscono le competenze. Chiavi in mano. Cercasi eco-imprese. Provarci, per fare soldi con i rifiuti, sempre.
Costruisci e demolisci e...quanto rifiuto!
fare soldi con gli inerti
Recupero e riciclo dei rifiuti inerti . Presi dalle emergenze dei rifiuti urbani, di maggior impatto per la salute dell’uomo, i Comuni non hanno dato la giusta attenzione ai rifiuti inerti. Intanto questi materiali sono abbandonati in modo incontrollato su suoli pubblici e privati, sporcando il paesaggio delle nostre periferie. Il riutilizzo dei materiali inerti è una necessità che deriva dalle difficoltà crescenti dovute alla carenza di attività estrattive (dovute alle misure restrittive di molte amministrazioni regionali). E d’altra parte come non essere d’accordo nel voler preservare i nostri luoghi, le nostre montagne e campagne? E’ un rifiuto che pesa e costa da 15 a 100 euro a tonnellata (in base alla purezza) ed è questa la causa principale del diffuso abusivismo che deturpa il territorio nazionale soprattutto al Sud. Esiste una discarica per questo tipo di rifiuti che ha un acronimo: 2A. Ma qui parleremo di quello che si può fare per il recupero.
Il mattone ritrovato è anche un impegno istituzionale della provincia di Bologna, una volta in possesso ( chiedetelo all’Urp), si trovano utili indicazioni su come si muove una pubblica amministrazione e delle regole indicate per le demolizione ( demolizione selettiva, controllata, conferimenti, ecc). Ogni anno si producono in Italia, solo di rifiuti inerti, 40 milioni di tonnellate. Stiamo parlando della frazione più importante e diffusa dei rifiuti speciali. Per dare alcuni dati: il 53% proviene dal settore della micro-demolizione residenziale, il 39% da quella del patrimonio edilizio non residenziale, l/8% dalla demolizione di interi edifici.
Esiste la architettura reversibile come sistema per costruire case con rifiuti, oppure la permacultura per costruire case paglia, ma noi dobbiamo insistere sul recupero del materiale da costruzione così com’è, senza inventarci altro: cemento, calcestruzzo e laterizi.
Come è ormai prassi in questo viaggio trai rifiuti parliamo delle soluzioni al problema. Diverse sono le aziende che producono impianti per la frantumazione e recupero degli inerti. Ci sono impianti fissi e mobili ( su cingolati) che si spostano dove sta il cantiere edile e può essere utile anche a rimpastare le sabbie e cemento per la nuova costruzione che sostituirà quella demolita. Sono macchine che possono produrre fino a 300 tonnellate ogni ora.
La loro normale allocazione può essere in una cava dismessa ove l’eventuale materiale non utilizzabile, una volta frantumato, potrà utilmente riempire la cava stessa.
Sono macchine assai versatili nonostante la mole e si gestiscono con il telecomando. Le macchine riconoscono i materiali estranei come il ferro e riescono a separare le singole frazioni in modo che il materiale in uscita sia omogeneo e della necessaria granulometria. Quindi una vagliatura finale migliora le caratteristiche tecniche del prodotto finale da immettere nel mercato come materiale edile. Ecco una soluzione al problema degli inerti. Tra l’altro è un materiale che rientra in pieno nella legge sugli acquisti verdi che diverse regioni hanno promulgato. Cercasi eco-imprese.
La location ideale? Una cava dismessa che diventi autorizzata come discarica solo di inerti edili. Le macchine utlizzabili si chiamano in gergo tecnico "frantoi" proprio perchè, come quello per le olive, frantumano i detriti e con bracci semoventi prendono il materiale e lo lavorano.
Una volta che l'ìmpianto è in funzione pronti a recuperare cemento, laterizi e tutto il materiale pronto per l'edilizia, fino a creare con gli scarti materiale per sottofondo stradale: insomma,non si butta niente.
I rifiuti inerti provenienti da scavi e demolizioni corrispondono a circa il 30% (in peso) dei rifiuti prodotti sul territorio nazionale, quantitativo superato solo dai rifiuti solidi ed urbani. Nella composizione di questo tipo di rifiuto le percentuali in peso sono: Calcestruzzo non armato 10% Calcestruzzo armato 20% Laterizio 50% Asfalti 5% Scavi 6-10% Carta e cartone 3%
Metallo 1-1,4% l vero ostacolo al recupero del materiale proveniente da scavi e demolizioni è di natura economica: il trattamento del materiale non risulta particolarmente economico e il prodotto recuperato è considerato qualitativamente inferiore agli inerti tradizionali, che hanno già un mercato solido e consolidato.
Pur tuttavia alcune sperimentazioni e studi in ambiente accademico fanno notare come con questi materiali si possano preparare conglomerati cementizi con caratteristiche analoghe a quelle che si ottengono con materiali inerti tradizionali, sia in termini di resistenza a compressione, sia in termini di modulo
elastico.
Attualmente lo smaltimento dei rifiuti inerti avviene attraverso il conferimento in discariche di tipo 1 e 2A. Occorre tuttavia constatare che una notevole quantità di questi materiali sfugge ai canali ufficiali di smaltimento, venendo abbandonata sui suoli pubblici e privati o utilizzata per il riempimento non autorizzato ed incontrollato di cavità naturali o artificiali sul territorio con grave degrado urbano e sub-urbano.
L’attivazione in Italia di una serie ed efficacia politica del riutilizzo (previo idoneo trattamento) degli inerti nel comparto edile comporterebbe una serie di notevoli vantaggi sia ambientali che economici. I volumi di discarica finora occupati da questi rifiuti potrebbero infatti essere risparmiati, con conseguente allungamento della vita delle discariche ed attenuazione dell’impatto ambientale derivante dall’apertura di nuovi siti di smaltimento. Inoltre il risparmio di materie prime porterebbe ad uno sfruttamento più razionale delle cave esistenti e alla riduzione del numero di nuovi siti estrattivi. La normativa vigente (Dm. 5/09/94 allegato 3), in parte superata dal decreto Ronchi art.31 e 32 consente il riutilizzo dei materiali inerti nel comparto edilizio e nel recupero ambientale sole se sono stati sottoposti ed un trattamento di macinazione e di separazione delle frazioni leggere (carta, plastica, legno) e ferroso.
Gli impianti fissi (v.foto in questo capito) che oggi sono presenti sul mercato hanno caratteristiche tecnologiche tali da risultare a norma sia per quanto riguarda la sicurezza sul posto di lavoro, le emissioni acustiche e delle polveri. I materiali sottoposti a vaglio, selezione, lavaggio, macinazione portano ad una materia seconda classificata tra gli A1 O A1b, ossia equiparabili ai migliori materiali naturali. Un altro aspetto non secondario dei materiali riciclati è quello della facilità di posa in opera legata alla mancanza di criticità rispetto ai dosaggi di umidità, ovvero rispetto alle condizioni ambientali, ai fini del raggiungimento del prescritto grado di costipamento. Questi, inoltre, garantiscono che le caratteristiche di portanza, per lo strato di fondazione, risultano identiche a
quelle dei tradizionali materiali di cava. Il prodotto riciclato infine potrebbe essere dotato di una certificazione di qualità, sia per le caratteristiche geotecniche del prodotto finito, che per il basso impatto ambientale del ciclo produttivo che lo ha generato.
In sostanza si tratta di valorizzare gli oltre 40 milioni di tonnellate di rifiuti edili che ogni anno vengono prodotti dalle aziende di demolizione. Si tratta di dieci milioni di tonnellate legati alle demolizioni residenziali, oltre sette rappresentati dalla dismissioni degli edifici industriali, senza contare l’enorme quantità di materiale prodotto dalle cosiddette “microdemolizioni edili” sul quale si misura il problema dell’abusivismo e del degrado ambientale che non è stato mai censito. Attraverso la vagliature del materiale inerte e a seconda del materiale trattato trova applicazione come materiale di seconda scelta per impieghi legati – all’industria di produzione di miscele e conglomerati per il ripristino ambientale e per l’edilizia – nell’industria ceramica – nella produzione di cemento – per la preparazione di rilevati e sottofondi stradali.
Attuare un piano di recupero del materiale in questione consentirebbe alle aziende edili di ridurre alcuni costi di approvvigionamento, rendendole in grado di acquistare maggiore competitività sui mercati nazionali ed esteri. E pensando, come in alcuni casi avviene, alla miscelazioni di alcuni derivati dal riciclaggio degli inerti con il sottovaglio degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani per ottenere materiale utile per sottofondi stradali, significa che risolvendo un problema all’edilizia si elimina del tutto il problema dello smaltimento del rifiuto urbano.
Fare i soldi con la carta
Dalle raccolte monomateriali ecco la carta bianca
Carta e cartone: probabilmente non sbagliamo ad affermare che pochi prodotti al pari di questi ci sono altrettanto familiari e, in buona parte, necessari. Non pensiamo solo a fogli, blocchetti, giornali, libri per la semplice scrittura o informazione, ma anche ad imballaggi – casse di cartone ondulato, carta da pacchi, carta per caramelle – o agli usi domestici e sanitari, o ancora alle applicazioni industriali – carta per filtri – o agli altri usi forse meno consueti ma comunque diffusi e di esperienza comune (giochi, moda, costruzioni); insomma il mondo della carta in fondo coincide con la nostra vita quotidiana e non sembra minimamente risentire della sua “veneranda età”.
Già, perché se si volesse ripercorrere tutta la storia della carta, dovremmo risalire agli albori della nostra civiltà ed anzi ci perderemmo nell’antico Egitto o ancora nella ben più remota Cina. Anche a volerci limitare all’Italia, sin dal 1200 è attestata una produzione di carta di qualità a Fabriano, località tuttora celebre per l’industria cartiera. Evidentemente “fare la carta” oltre ad essere una delle attività più antiche per l’uomo rappresenta ancora oggi una voce di produzione industriale di primaria importanza, nonché un importante campo di applicazione della normativa tecnica.
1. PRODUZIONE DI CARTA NEGLI UFFICI Il sistema di raccolta deve essere dimensionato tenendo conto degli indici di produzione media del personale operante negli uffici pubblici e privati. Bisogna inoltre tenere conto degli svuotamenti occasionali che, in occasione della risistemazione e riorganizzazione degli archivi (personali e della struttura) possono comportare dei forti incrementi dei conferimenti soprattutto in certi periodi dell’anno. A questo proposito si possono fornire alcuni dati per il dimensionamento dei servizi: a) la raccolta della carta dagli uffici pubblici e privati registra normalmente un indice medio di circa 0,1 kg per ogni impiegato al giorno, mentre in alcune tipologie di uffici (ad es. agenzie turistiche, uffici di pubbliche relazioni ecc.) la raccolta può registrare delle punte di 0,3-0,4 kg per ogni impiegato al giorno; b) i quantitativi dovuti agli svuotamenti occasionali, anche se non registrano la stessa costanza quotidiana di conferimento, possono essere stimati in circa 0.1 kg per ogni impiegato al giorno
2. TIPOLOGIA CONTENITORI UTILIZZABILI ALL’INTERNO DEGLI UFFICI In relazione a tale parametro si ricorda che:
il sistema di raccolta che ha fornito i migliori risultati è stato quello che prevede il posizionamento di un contenitore ripiegabile in cartonplast da 60 l di capienza (altezza 60 cm, larghezza 40 cm, profondità 25 cm) in ogni ufficio che ospita uno o due addetti;
per uffici di dimensioni maggiori, il numero di contenitori deve aumentare in misura proporzionale al numero di addetti presenti nell’ufficio;
è, inoltre, particolarmente importante il posizionamento di uno o più contenitori di elevate dimensioni (circa 100 lt) accanto alle fotocopiatrici;
i contenitori utilizzati sono in polipropilene, facilmente ripiegabili. Tale scelta è dovuta alla loro maggiore resistenza ed al costo abbastanza contenuto (circa 3/4 euro ciascuno, pressoché analogo a quello dei contenitori in cartone di pari dimensione);
1. risulta molto importante realizzare delle serigrafie sui contenitori o dei semplici adesivi che rechino delle chiare indicazioni (possibilmente attraverso l’utilizzo di una semplice ed accattivante simbologia) sui materiali che possono essere conferiti (carta ad uso grafico, giornali, riviste ecc.) e sui materiali che non devono assolutamente essere conferiti;
all’interno dei contenitori viene normalmente posizionato un sacchetto di polietilene da 100 l, di colore diverso da quelli utilizzati per la raccolta degli altri rifiuti negli uffici. Il sacchetto deve risultare di adeguato spessore (70 ÷ 80 _m) per evitarne la rottura durante le operazioni di svuotamento così da consentire il suo riutilizzo più volte all’interno dello stesso contenitore;
3. TIPOLOGIA CONTENITORI UTILIZZABILI PER IL CONFERIMENTO DELLA CARTA RACCOLTA DAGLI ADDETTI ALLA PULIZIA. In relazione a tale parametro si ricorda che, generalmente, viene utilizzato un bidone carrellato da 240-360 l (in media un contenitore ogni 15-20 impiegati) posizionato in luoghi facilmente accessibili dagli addetti al servizio di raccolta della carta. I mezzi impiegati per il trasporto (generalmente di piccole e medie dimensioni) sono privi di meccanismo di compattazione poiché la carta raccolta negli uffici è generalmente caratterizzata da un buon peso specifico (0,25-0,30 kg/l);
Infine si ricorda che risulta necessario ottenere, fin dall’inizio della raccolta differenziata, il coinvolgimento delle imprese di pulizia che, normalmente, risultano piuttosto ostili alle innovazioni organizzative che comportano una maggiore complessità del servizio.
Queste difficoltà tendono a finire dopo qualche mese quando gli addetti alle pulizie hanno verificato che il materiale movimentato è lo stesso (seppure conferito in modo differenziato) e, quindi, le difficoltà del servizio sono abbastanza contenute. Vi sono, però, alcune reali difficoltà che dipendono dall’elevato peso specifico della carta e delle riviste. Infatti se il contenitore viene svuotato soltanto quando è ormai pieno il peso del sacco risulta così elevato da renderne difficile la movimentazione. Bisogna quindi prevedere una frequenza di svuotamento dei cestini abbastanza elevata (giornaliera). La carta bianca è certamente un rifiuto prezioso. Ma in questo caso i soldi si possono fare, se non si è un imprenditore, un proprietario di una cartiera, nel fornire il servizio di raccolta. E qui di seguito un esempio di lavoro richiesto da una provincia, ma potrebbe essere un comune, per la raccolta atttraverso una cooperativa di giovani .
4. PROGETTO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA E SMALTIMENTO CARTA PRODOTTA DAGLI UFFICI DELL’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE Il presente progetto ha per oggetto l’affidamento del servizio di raccolta e smaltimento della carta prodotta dagli uffici dell’Amministrazione Provinciale, nei termini e nei modi previsti dalla vigente normativa, ad una Cooperativa Sociale di cui alla legge 08/11/1991 n. 381 per un periodo di anni due dalla data di stipula della convenzione. Sedi degli Uffici dell’Amministrazione Provinciale in cui verra’ effettuata la raccolta: - PIAZZA DANTE - VIA SCRIVIA - VIA TRIESTE - VIA CAVOUR n. 5 - VIA CAVOUR n. 16 - VIA ANSEDONIA - VIA OBERDAN - VIA P.MICCA - VIA SIGNORINI - VIA LATINA - Piazza MARTIRI ISTIA - VIA CASTIGLIONESE Piano ed ubicazione dei contenitori all’interno degli Uffici saranno indicati dall’Amministrazione Tipologia dei contenitori da Utilizzare:
In conformita’ con norme UNI e Norme DIN N. 30 Contenitori Contenitore in polietilene ad alta densita’- 100% riciclabile – capacita’ 120 lt. – carrellato h.totale cm. 93 circa – larghezza cm 45 circa – profondita’ cm. 55 circa - peso kg.11 circa. Di colore GIALLO. Su ogni contenitore dovra’ essere apposta una scritta autoadesiva di circa cm.20 x cm. 20 contenente i dati concernente l’Amministrazione Provinciale, la dicitura ed il logo della raccolta differenziata di cui trattasi, nonche’ numeri telefonici e fax di recapito del responsabile della Cooperativa e dell’Ufficio Economato dell’Amministrazione Provinciale Cadenze dei aggi per lo svuotamento Almeno Quindicinale da effettuare esclusivamente durante l’orario di Ufficio (913) dal Lunedi’ al Venerdi’. Legame della Cooperativa con il Territorio Provinciale di Grosseto Relazione dettagliata con indicazione della sede della Cooperativa, elencazione dei soggetti inseriti nella Cooperativa, elencazione delle precedenti attivita’ svolte nel territorio della Provincia in particolar modo per gli Enti Pubblici, precisazione dell’eventuale reimpiego dei lavoratori nello stesso
servizio. Precedenti ed Attuali incarichi similari Inviare relazione Personale Occupato Persone svantaggiate quali invalidi fisici, psichici, soggetti in trattamento psichiatrico, o altri soggetti cosi’ come definiti art.4 della legge 381/91 sul totale complessivo dei dipendenti della Cooperativa. Specificare i soci volontari di cui la Cooperativa dispone Costo del Servizio Indicare il costo per Kg. Smaltito di carta e costo relativo ai singoli aggi per la raccolta. Il costo deve comprendere anche lo smaltimento che sara’ curato e documentato dalla Cooperativa e successivamente rendicontato all’Ufficio Economato Piano per la sicurezza del lavoro ai sensi del D.Lgs. 626/94 e successive modifiche Inviare relazione con la esatta correlazione al tipo di svantaggio delle persone inserite nel servizio Responsabile del Servizio Generalita’ del Responsabile a norma della Legge Regionale 26/11/1997 n.42 – art.11 – Lettera 4 – Comma D
Organico - Dal compostaggio all'energia sociale
Non scivolremo sulla buccia di banana. Questo perchè non si butta niente. L'avevamo detto all'inizio che ora per noi il rifiuto è risorsa e lo è la frazione più importante dei rifiuti. Quella che puzza terribilmente nel cassonetto e nella pattumiera.
Ma avete mai capito perchè puzza? Immaginate di eggiare sotto un bosco, calpestando un tappeto di foglie e bacche di ogni tipo. Pur sottoposte all'aggressione dei piccoli esseri del sottobosco avvertite un odore gradevole. Lo stesso accadrebbe con i nostri rifiuti della cucina se fossero trasferiti in una buca del terreno. Ma se li chiudiamo in un contenitore di plastica creiamo una sorta camera a gas provocato dalla morte dei microrganismi. Tutto qui.
Personalmente ho provato a fare la raccolta con un sacchetto di carta Sumus che si trova spesso nelle raccolte differenziate, utilizzaando un contenitore traforato. Il risultato è che la spazzatura non puzza, perde umidità attraverso la traspirazione del sacchetto e dell'aria che circola attraverso i fori del cestello. I microrganismi lavorano, macerano in tranquillità e non c'è puzza. Nella foto un sacchetto di tre giorni di raccolta organico in mano a dei bambini di scuola elementare durante una visita in un impianto. Pensate al fatto che i bambini, che non hanno retro pensieri e sono più spontanei, se il sacchetto puzzava si sarebbero messi in posa?
Bambini della scuola elementare Martellotta di Taranto IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO
Il compostaggio è stata la soluzione per la trasformazione del rifiuto umido creando il circolo tra natura e cucina. Sottrarre questo rifiuto dal cassonetto migliora la vita di ognuno e anche dei microrganismi. Per fare soldi con il compost occorre un grande investimento. Posso dire che ho visto giovani laureati impegnati che sono riusciti con sforzo e sacrificio a trovare finanziamenti e investire nel settore.
Per fare un impianto basta prendere le linee guida delle Regioni, una a caso va bene, perchè sono quasi tutti uguali - perchè se li copiano a vicenda - e anche perchè c'è poco da aggiungere.
Le “Linee Guida regionali per la progettazione, la costruzione e la gestione degli impianti di compostaggio” rappresentano lo strumento predisposto dall’Amministrazione per garantire che la realizzazione e l’esercizio degli impianti di trattamento biologico siano caratterizzati da standard processistici ed ambientali efficaci; contestualmente, lo strumento può coadiuvare la valutazione (es. in sede di istruttoria tecnica dei progetti) della sostenibilità, sia processistica che ambientale, delle iniziative legate alla gestione della componente organica dei rifiuti urbani (RU). Le Linee Guida mirano dunque ad essere contemporaneamente: øuno strumento di programmazione, ad integrazione dei Documenti di Piano, øun ausilio ai progettisti definendo il contorno operativo ed ambientale all’interno del quale possono liberamente svilupparsi le specificità progettuali (tecnologie adottate, composizione planimetrica delle diverse aree operative, caratteristiche architettoniche dei manufatti, ecc.) delle singole iniziative,
øun o per la valutazione dei progetti, al fine di garantire uniformità di giudizio. In tale modo, le Linee Guida mirano a garantire uno sviluppo corretto, uniforme, solido delle strategie e degli impianti volti al trattamento e valorizzazione delle frazioni organiche del RU e delle biomasse in genere. L’obiettivo di individuare una tendenziale standardizzazione degli approcci operativi e gestionali è dunque inteso a portare al consolidamento di un sistema impiantistico proporzionato alle esigenze del territorio, ed all’avanguardia sia per il raggiungimento degli obiettivi preposti sia per la tutela dell’ambiente, che rispetti quindi criteri generali di gestione e le esigenze locali essenzialmente legate: øal conseguimento degli obiettivi operativi (stabilizzazione agronomica delle biomasse trattate), øal contenimento dei potenziali impatti o molestie nei confronti dei cittadini. Occorre tuttavia garantire contemporaneamente la possibilità di approcci differenziati al medesimo problema, con soluzioni tecnico-progettuali che presentano importanti differenze pur rispettando tutte le esigenze di base qui presentate, sempre tenendo presente che non esiste un sistema tecnologico ottimale sotto tutti i punti di vista (operativo, gestionale, tecnico ed economico); esistono piuttosto delle condizioni di adozione e gestione delle diverse tecnologie, con specifichevocazioni d’uso, ed a tali condizioni cercheremo di fare riferimento nell’analisi delle diverse possibili tecnologie adottabili. Il documento si concentra dunque su quelle indicazioni tese a: a.garantire una ottimale e proporzionata progettazione della rete impiantistica e dei singoli impianti da prevedere nella Regione Sicilia, tenendo conto delle garanzie costruttive, di sicurezza e funzionalità; b.garantire le condizioni efficaci di avviamento degli impianti e della strategia cui gli stessi sono asserviti (recupero delle frazioni selezionate alla fonte mediante compostaggio, trattamento biologico delle frazioni da selezione meccanica del rifiuto indifferenziato); c.ottimizzare i processi gestionali in relazione agli obiettivi previsti;
d.minimizzare le esternalità ambientali degli impianti, in particolare per quanto riguarda la molestie o gli impatti ambientali; e.informare e costruire il consenso dell’opinione pubblica in relazione agli obiettivi preposti e alle garanzie di sicurezza fornite. Per garantire quanto sopra, è evidentemente necessario fornire indicazioni sui “processi unitari”, ossia gli elementi che vanno a comporre un sistema operativo, descritti nei loro obiettivi e specificità, quali: øsistemi di pre-e post-trattamento, øsistemi di presidio ambientale, øfondamenti di processo, østrumenti per la regolazione dello stesso, ecc., indicando – ove opportuno - le necessità di dotazione e di dimensionamento in relazione alle differenti condizioni operative; il documento si astiene invece opportunamente da indicazioni prescrittive sui singoli sistemi di processo (ossia le proposte tecnologiche che compongono i diversi elementi tecnologici per dare risposta in forma compiuta alla domanda di impianti) pur segnalandone alcune condizioni di impiego e vocazioni d’uso. Le indicazioni riportate nelle Linee Guida devono mantenere infatti carattere indicativo, segnalando specificità, problemi e condizioni delle diverse situazioni operative e delle diverse soluzioni tecnologiche sviluppate per darvi soluzione. In tale modo, il documento mira al duplice obiettivo di salvaguardare contestualmente le garanzie di affidabilità tecnico-operativa e la propensione all’innovazione tecnologica. Le indicazioni che ho riportato fanno comprendere la serietà da mettere in cantiere per la realizzazione di un impianto. Come si articola il processo ve lo spiego in dettaglio. IMPIANTO DI COMPOSTAGGIO descrizioni fasi
In un capannone ben coibentato il piano di calpestio è bucherallato perchè sotto vi è una canalizzazione che in fase di costruzione è stata realizzata per fare entrare aria. Ricordate il cestino traforato della cucina?
canalizzazione bios La tecnologia è basata sull'esecuzione della fase di fermentazione accelerata per mezzo di canalizzazione chiuse con lamiere forate per insuflazione di aria ( canalizzazione bios- fig 1) Nel presente documento sono evidenziate le fasi di lavorazione che portano all’ottenimento di compost di qualità partendo da matrici organiche selezionate FORSU (Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani), sfalci e potature da manutenzione del verde, ecc., nonché la descrizione generale delle attrezzature e delle strutture RICEZIONE E STOCCAGGIO Stoccaggio e lavorazione dello strutturante Il materiale strutturante ligneo cellulosico, costituito tipicamente da sfalci di verde pubblico o privato, da potature, o da legno non trattato, può essere raccolto e lavorato per campagne: gli strutturanti vengono conferiti in impianto e stoccati in una apposita area e qui sfibrati e triturati con un trituratore omogenizzatore, per omogeneizzarli e conferire loro un’adeguata pezzatura.
Interno capanneno di 4 mila metri quadri Ricezione dell’umido Il materiale umido organico che arriva nell’impianto di compostaggio dovrà, normalmente, essere immediatamente miscelato e caricato nel capannone sulle canalizzazioni bios, per evitare la produzione di cattivi odori. L’impianto di compostaggio sfrutta la possibilità di caricare ogni canalizzazione a indipendentemente dalle altre, può essere gestito sulla base di un conferimento giornaliero di umido, senza doverlo stoccare per più di un giorno. Questo al fine di non cadere nell’obbligo della messa in riserva.
Miscelatore omogenizzatore
FASE DI MISCELAZIONE UMIDO/STRUTTURANTE E CARICO Il materiale organico e lo strutturante saranno miscelati tra loro prima di essere caricati nelle canalizzazioni. La realizzazione della miscela è una fase molto importante del processo di compostaggio, in quanto serve ad ottenere un materiale con la giusta composizione e porosità, caratteristiche che favoriscono l’omogenea ossigenazione della massa e la migliore ossidazione della sostanza organica. Il rapporto di miscelazione tra organico e strutturante, nel caso di fanghi, è compreso rispettivamente tra 1/0.8 e 1/1 in peso. Se il materiale da trattare è FORSU (Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani), si può aumentare la quantità di organico fino ad un rapporto pari a 2/1 in peso. La miscela umido-strutturante, sarà preparata mediante un carro rivolta-cumuli (è azionato da un motore diesel). Per la preparazione della miscela utilizzando come matrice umida i fanghi potrà invece essere migliore la miscelazione mediante pala al fine di mantenere elevata la porosità
Carro ponte miscelatore
Capannone di ricezione umido, preparazione della miscela Il capannone in cui avvengono le operazioni sopra descritte ha le seguenti caratteristiche: è dotato di pareti di tamponamento perimetrali dotato di portoni ad apertura rapida; è reso stagno e posto in depressione. Tali specifiche tecniche mirano al contenimento degli odori . L'aria aspirata dal capannone è canalizzata in un biofiltro dedicato ed esterno. Il capannone è realizzato con struttura in acciaio. Ha una superficie di circa 4.000 m2, dovendo prevedere oltre alla possibilità di movimento della pala meccanica che movimenta in cumuli e carica le canalizzazioni, anche della rivoltacumuli ed i cumuli di maturazione lenta da disporre nel capannone ( non disponendo attualmente di una platea esterna; su tale superficie potranno essere previsti spazi per il temporaneo accumulo dello strutturante e dell'umido. Figura 5 esterno del capannone Carico nelle canalizzazioni Come già accennato, il capannone è provvisto di porte ad apertura rapida ed è caricato da nastro dal miscelatore e gestito internamente mediante pala gommata. E' opportuno che non vi siano accumuli o stoccaggi di rifiuto umido e quindi putrescibile all’esterno dell’impianto e che proceduralmente sia stabilito che l'umido conferito in impianto debba essere miscelato e caricato nelle canalizzazioni di compostaggio entro la giornata lavorativa. Ultimato il carico i la porta viene richiusa e viene avviata la lavorazione del lotto. FASE DI BIO-OSSIDAZIONE ACCELERATA CON TECNOLOGIA
Il compostaggio inizia con la bio-ossidazione accelerata della miscela nelle canalizzazioni, che è realizzata mediante l'insufflazione di aria all'interno della miscela stessa allo scopo di fornire alla massa l'ossigeno necessario per il corretto sviluppo della reazione chimica di ossidazione. La fase di bio-ossidazione accelerata dura di norma da 14 a 21 giorni, a seconda del grado di stabilità voluto per il materiale. L’aria in uscita viene in parte ricircolata nelle stesse, entro limiti mantenuti automaticamente dal sistema di controllo e stabiliti dall'operatore, che imposta il valore minimo di ossigeno che deve essere presente nell’aria di ricircolo. La parte di aria in eccesso è convogliata al biofiltro, che la depura dagli odori e la rilascia in atmosfera. Il processo è gestito manualmente alla bisogna prima di attivare il rivolta comuli. Tale sistema serve a regolare, in base ai parametri impostati dall’operatore, mandata e aspirazione dell’aria e umettamento delle masse, oltre al ricircolo dell’aria aspirata. Non sono richiesti, dopo il lancio del nuovo lotto di lavorazione, altri interventi particolari da parte dell’operatore, che deve limitarsi a periodici controlli sullo stato del lotto in lavorazione; una tabella con tutti i parametri di funzionamento (temperature, portate d'aria concentrica di O2, umidità, cicli di bagnatura, temperatura ambiente, umidità del biofiltro) e un grafico che evidenzia l’andamento nel tempo di questi parametri. FASE DI SCARICO E CURING Lo scarico è effettuato, come il carico, mediante pala gommata. Il materiale scaricato non ha più un impatto odorigeno, e può, a norma di legge, proseguire la sua maturazione all’aperto. Tuttavia non essendoci ancora un area esterna è possibile riservare un area estrema del capannone per la fase successiva ( magari con una diversa regolazione dell’ossigeno) La seconda fase di maturazione è chiamata curing o maturazione lenta, può avvenire in cumuli rivoltati mediante la rivoltatrice, in cumuli statici con
insufflazione d'aria, con metodi misti rivoltamento/insufflazione. (In base al D.M. 5/2/98, il tempo totale di produzione per il compost deve essere di almeno 90 giorni, perciò, considerando 21 giorni per la fase accelerata nelle biocelle, si devono prevedere altri 69 giorni di maturazione lenta. ) FASE DI RAFFINAZIONE Al termine della maturazione lenta si ha la fase di raffinazione del materiale, che consiste nella separazione, se necessaria, delle parti indesiderate come vetro, plastica e pezzi metallici (tramite separatori e deferrizzatori), e nella vagliatura del compost per ottenere la pezzatura desiderata eliminando i pezzi più grossolani (sovvallo), riutilizzabili come strutturante. Il prodotto finito potrà essere destinato nei giardini e suoli comunali
Vagliatore frazioni estranee
Il piano che ho presentato è quello di un impianto che ho avviato nel 2008. Ma ci sono tante tipologie di impianto. La Entsorga ha piccoli impianti che possono essere impiegati per piccole comunità. Come si vede nella foto le chiamano "coccinelle" perchè si possono usare da sole o mettere in serie fra loro. Una soluzione impiantisca per non scoraggiare piccole comunità. Anche se occorre fare i conti con i piani regionali che spesso più che programmare fanno andare tutto piano.
Il recupero energetico da biomassa: la nuova frontiera!
Il report 2012 tratta i dati del 2010, questo è già elemento che fa capire quanta difficoltà c’è per ottenere un riscontro reale. Se le comparazioni sono desunte dalle dichiarazioni che si iscrivono nel MUD ( modello unico di dichiarazione ) che si fa ad aprile per l’anno precedente, è chiara la sfasatura. Ma la realtà è talmente immobile, negli ultimi dieci anni, che non troviamo molte differenze tra un aggiornamento e l'altro.
Scandagliando nei dati, vorrei soffermarmi sulle nuove frontiere, nella gestione dei rifiuti, in quell’area del recupero di materia che è ancora tutta da percorrere, soprattutto al Sud, e che può essere in alternanza all’incenerimento, di cui diremo qualcosa.
Mi riferisco alla digestione anaerobica. Nel dato generale è quel 2% sul totale, a fronte di un 10% del compostaggio. Un 12% di frazione organica. Negli impianti vanno anche altri rifiuti, questo il risultato: la frazione umida avviata agli impianti di compostaggio è pari a 1,9 milioni di tonnellate, facendo registrare, rispetto al 2009, un aumento dell’17,7%; il verde (oltre 1,4 milioni di tonnellate) dell’8,7%, i fanghi del 2,9 % e, infine, del 2,6% gli altri rifiuti. La ripartizione è: frazione umida 48,8% , verde 34, 6%- fanghi 11, 5 %, altro 8,1%. La digestione anaerobica fa registrare aumenti dei quantitativi trattati, soprattutto per quanto riguarda la frazione organica da raccolta differenziata. Gli impianti sono localizzati soprattutto al Nord (21), 1 al Centro (Emilia) ed 1 al Sud (Sardegna). Nell’anno 2010, i rifiuti totali trattati ammontano ad 850 mila tonnellate. Il 66% (circa 564 mila tonnellate) è costituito dalla frazione organica da RU; i fanghi da trattamento di reflui urbani e speciali (192 mila tonnellate) rappresentano il 23% ed i rifiuti del comparto agro alimentare (oltre 94 mila tonnellate) l’11%.
Gli impianti di digestione anaerobica operativi nel settore dell’agro industria sono 6 di cui 5 operativi e la quantità autorizzata è pari a 670 mila tonnellate. Sono due in Lombardia, due in Emilia. 1 in Umbria ed uno in Puglia ( Mottola) che tratta rifiuti agro industria e reflui zootecnici Il quantitativo di rifiuti trattati ammonta ad oltre 278 mila tonnellate ed è costituito per il 33,4% da rifiuti di origine agro industriale (circa 93 mila tonnellate) e per circa il 67% (oltre 185 mila tonnellate) da fanghi di depurazione di reflui dello stesso settore.
Quello della digestione anaerobica è la nuova frontiera, anche rispetto al compostaggio che è pratica da rivedere soprattutto considerando la saturazione del mercato dei terricciatori, e la diffidenza dei contadini ad acquistare questo ammendante. L’impianto anaerobico producendo energia verde, fa business e quindi il digestato trattato a compost può essere anche regalato ai contadini. Inoltre i Comuni avrebbero il vantaggio di pagare il 50% in meno per lo smaltimento della frazione organica. Se consideriamo che questa è nel sud anche il 45% del totale, per un Comune è un abbattimento del 25% della spesa complessiva nella gestione dei rifiuti. Poi con il sociale promosso dalla cooperativa lucana Surus, ne parlammo a suo tempo, c’è il Welfare sociale comunale.
Infine parliamo di incenerimento. Secondo il rapporto in Italia, nel 2010, sono operativi 50 impianti di incenerimento per rifiuti urbani, frazione secca (FS) e CDR. Rispetto al 2009 si rileva la riapertura dell’impianto di Statte, in provincia di Taranto (chi si occupa a livello locale, sa che funziona per meta linea essendo l’altra senza VIA)
La maggior parte degli impianti è ubicata nel Nord (28 impianti, pari al 56% del totale) e, in particolare, nelle regioni Lombardia ed Emilia Romagna con, rispettivamente, 13 ed 8 impianti operativi. Nel Centro operano 13 impianti di cui 8 in Toscana, 4 nel Lazio ed 1 nelle Marche. Al Sud sono presenti 9 impianti localizzati rispettivamente in Molise (1), Campania (1), Puglia (2), Basilicata (1), Calabria (1), Sicilia (1) ed in Sardegna (2). A livello nazionale è prevista
l’entrata in esercizio, tra il 2012 e il 2014, di 7 nuovi impianti di incenerimento per una capacità di trattamento totale pari a circa 1,2 milioni di tonnellate/anno. In particolare, in merito alle tecnologie di combustione, sono previsti 3 impianti a griglia raffreddata ad acqua a Torino, Bolzano e Parma, un gassificatore ad Albano (RM) e 3 impianti a letto fluido bollente a Manfredonia (FG), Modugno (BA) e Gioia Tauro (RC)
A riguardo va detto che si tratta di una gestione molto problematica. Per quanto riguarda i costi non è affatto vero che bruciare convenga alle casse dissestate dei Comuni e, come giustamente dice il Sindaco di Salerno, aumentare la raccolta differenziata rende superfluo il ragionamento sul bruciare i rifiuti ed allontana la decisione se costruirli o meno. Pensiamo ad altro.
Ultimora. Si è affermata da qualche anno la possibilità di avere una sorta di compostiera di quartiere. Il prototipo era stato creato anni fa in Svezia, ma ora ci sono giovani ingegneri a Lecce che li stanno proponendo come soluzione di auto-compostaggio che vuol dire ridurre a monte la produzione di rifiuti.
ENERGIA SOCIALE
Energia Sociale nasce nel Luglio 2011 in Basilicata, con obiettivi ambiziosi, in un momento di profonda crisi economica per il nostro Paese e per il Mezzogiorno in particolare, ritenendo che le crisi portino sempre con sé delle opportunità, ossia la possibilità di ridisegnare modelli sociali ed economici sostenibili.
Le idee su cui tale progetto si è incardinato sono quelle che animano la comunità della Social Entrepreneurship and Innovation, ossia la necessità di trasformarsi in promotori e protagonisti di pratiche di Innovazione Sociale.
Il campo scelto per innescare il processo economico è quello della Green Economy, e in particolare la chiusura del ciclo dei rifiuti urbani ed il trattamento dei sottoprodotti agroindustriali, intendendo promuovere uno sviluppo locale sostenibile basato su tecnologie innovative ed incentivare la produzione e l'uso di energia da fonti rinnovabili.
Si rileva che, per quanto attiene alla gestione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, i Comuni della Basilicata hanno un duplice interesse: da un lato ridurre il volume e le quantità del conferimento in discarica, soprattutto ai fini del risparmio economico; dall'altro promuovere una cultura e una politica che considerino il rifiuto sia una risorsa da inserire in un circuito virtuoso mirante al risparmio energetico e di materie prime, sia una fonte energetica rinnovabile. Questo ultimo aspetto, come prospettiva auspicabile e necessaria e punto di approdo del servizio di raccolta differenziata, già implementato nei Comuni dell’area.
Noi riteniamo che la progettualità nell'ambito delle energie da fonti rinnovabili possa rappresentare per l’Impresa Sociale un’importante occasione per creare sinergia fra soggetti pubblici e privati presenti nel territorio, al fine di promuovere microeconomie locali e, conseguentemente, creare opportunità di lavoro anche per soggetti svantaggiati, spesso esclusi dai processi lavorativi; va da sé che questi progetti necessitino, per diventare virtuosi, di una progettualità complessa che riesca a coniugare diversi aspetti tecnico/economici e organizzativi/gestionali che risultano spesso non gestibili da soggetti dell'area profit, mentre la cooperazione sociale per le sue caratteristiche organizzative e per i suoi legami sul territorio riesce a realizzare con maggior facilità. La produzione di energia da fonti rinnovabili è realizzabile mediante l'utilizzo di diverse tecnologie e con modalità di utilizzo delle stesse che può presentare caratteristiche anche molto diverse di sostenibilità etica, ambientale ed economica.
Alla luce di tali considerazioni si ritiene di lavorare alla realizzazione di un "IMPIANTO DI DIGESTIONE ANAEROBICA DA 599 kWe MEDIANTE
L'UTILIZZO DI SCARTI DELL'AGROINDUSTRIA E DELLA FRAZIONE UMIDA DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI" da ubicarsi in agro di Colobraro (MT), iniziativa innovativaper tutto ilterritorio lucano. Modello, quest'ultimo, definibile virtuoso e replicabile perché: - il progetto si sviluppa nell'ottica di trasformare un problema comune in una risorsa comune (ad es: riduzione dei costi di smaltimento, implementazione della raccolta differenziata, produzione di energia pulita)
- l'impianto ipotizzato è di "piccola taglia" e produce energia elettrica utilizzando la frazione organica dei rifiuti urbani e scarti dell'agroindustria e della zootecnia, essendo questi materiali approvvigionabili attraverso una filiera relativamente stabile e ben definita; nello specifico, le tipologie avviabili al processo di digestione anaerobica possono essere: la frazione organica dei rifiuti solidi urbani riveniente dalla raccolta differenziata, che presenta qualità e caratteristiche eccellenti per la digestione anaerobica), scarti dell'industria dei surgelati, scarti dell'industria dei succhi di frutta, scarti delle aziende di produzione e trasformazione della frutta e dei prodotti dell'agricoltura in genere, oltre a frazioni derivanti da deiezioni animali.
Al fine di una gestione a lungo termine si vuole fare richiesta per trattare unitamente alle biomasse sopracitate, per le quali sono già disponibili i protocolli d’intesa con i comuni e le aziende interessate, anche i prodotti alimentari scaduti.
Le tipologie dei rifiuti innanzi indicate, attualmente smaltite in maniera indifferenziata in discarica, verranno smaltite in modo alternativo, essendo previsto alla chiusura del ciclo produttivo, la produzione di ammendante di qualità. - il conferimento della frazione organica dei rifiuti nell'impianto comporterà, per i Comuni aderenti al Protocollo, un risparmio rispetto ai costi attuali di conferimento in discarica.
- la realizzazione ed il funzionamento dell'impianto determineranno meccanismi innovativi per l'economia locale e rapporti sinergici con diversi enti e soggetti sia pubblici che privati presenti sul territorio; - il progetto realizzerà una combinazione ideale di finalità economiche, sociali ed etiche, attraverso l'utilizzo delle risorse di impresa in progetti mirati allo sviluppo locale e al contrasto del disagio sociale. Elaborata l’dea, abbiamo dedicato mesi a costruire la rete della condivisione locale del Progetto, con il metodo che Magnaghi chiama “ progettazione partecipata”, coinvolgendo i vari attori sociali. La partnership della componente istituzionale è formata attualmente dai Comuni di Rotondella, Colobraro, Valsinni, dall'ASL e dai servizi psichiatrici (è evidente che questo è un interesse particolare dei promotori). Per quanto riguarda la psichiatria i riferimenti culturali sono www.dsmtrieste.it e www.dsmiseo.it. Tale partnership è attualmente in fase di ampliamento, interessando sostanzialmente tutti i Comuni dell’area. La componente sociale si è sviluppata tra il Consorzio delle Cooperative Sociali afferenti alla cascina Clarabella ( www.cascinaclarabella.it ) di Brescia e le Cooperative Sociali della provincia di Matera che si occupano di fragilità psichiatrica e di raccolta differenziata in grossi comuni dell'area Materana (Collettivo Colobrarese, Coop. Soc. La Mimosa e Coop Progettambiente, soci sovventori della Cooperativa SURUS). Recentemente ha aderito alla rete la Coop Si Può Fare di Noto (SR), con un progetto simile. La componente scientifica è diretta dal Prof. Chiumenti dell'Università di Udine (che da 30 anni si occupa di digestione anaerobica) e dal Dr. Zoia di Noventa Vicentina che con la sua impresa Biogas Engeenering Srl ha realizzato in Italia alcuni impianti e sviluppato la tecnologia e il know-how necessario per la realizzazione dell'impianto stesso. E’ in fase di costituzione un Comitato Tecnico-scientifico che, oltre ai soggetti citati, vedrà la presenza dell’ENEA di Trisaia-Rotondella e della Università di Basilicata. La componente per lo sviluppo territoriale vede coinvolto il citato GAL Cosvel (Consorzio Sviluppo Locale del Basso Sinni ), che con i progetti Europei Leader e Leader plus promuove la valorizzazione delle cosiddette Terre del Silenzio, le Organizzazioni agricole e alcune aziende che producono gli scarti organici
necessari ad integrare la FORSU (Gruppo Orogel, Jonica Juice del Gruppo Pfanner, Aziende zootecniche). Tale Rete Sociale è finalizzata ad utilizzare gli utili di Impresa, in concerto con le Amministrazioni locali, nella ridefinizione del Welfare locale. Nel caso specifico, il primo intervento individuato nella nostra area è il seguente.
REINVESTIMENTO UTILI – PIANO SOCIALE E SETTORI DI INTERVENTO: Anziani non autosufficienti Salute Mentale in età adolescenziale e pre-adolescenziale Reinserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, soprattutto psichiatrici E’ in questi settori di intervento che gli utili di Impresa verranno riutilizzati, in modo da introdurre risorse nel sistema del Welfare locale, “affiancando” i Comuni. Così si torna al punto di partenza: analisi delle criticità presenti nel territorio sul piano ambientale e sociosanitario innanzitutto per poi proporre un modello di impresa sociale che punti a produrre un surplus di valore sociale condiviso, ossia una serie di prassi in grado di legare la crescita dell’azienda alla contemporanea necessità di creare sviluppo locale sostenibile.
Il problema diviene dunque una risorsa e produce sviluppo socialmente ed ambientalmente sostenibile, creando profitti da reinvestire nei territori ospitanti, e nello specifico nel Welfare locale, in modo da intervenire su criticità sociali, soprattutto nell’ambito del disagio psichiatrico, anche con l’obiettivo di “riprogettare” le politiche sociali locali.
I rifiuti tecnologici
Dopo anni finalmente i produttori pagheranno il recupero degli elettrodomestici che entrano nelle nostre case. Il rifiuto tecnologico più repellente per la natura, al quale non basta entrare in un compattatore perché i suoi circuiti, le sue parti in plastica e metallo, i suoi liquidi chimici, non hanno nulla a che fare con gli elementi costitutivi dell’ambiente in cui verranno collocati. L’unica strada è farli tornare indietro, nelle industrie che li hanno prodotti. E’ giusto non considerarli più rifiuti: una radio, un ferro da stiro, un computer obsoleto, una televisione, e poi un frigo, una cucina, ecc, saranno ora oggetti che avranno un altra gestione. Proibissimo buttarli nei cassonetti. Spetta ai Comuni emanare ordinanze sindacali precise. La rivoluzione è alle porte: i produttori che siano stranieri ( per loro gli importatori e distributori principali)o italiani, pagheranno i costi del recupero degli apparecchi elettrici ed elettronici. Ma come funziona il sistema? La legge dice che i primi a muoversi sono i produttori che si debbono costituire in consorzi dopo spetta ai Comuni creare centri di raccolta ai quali cittadini e commercianti possono portare gratuitamente i rifiuti elettrici ed elettronici. Da settembre 2008 inoltre i commercianti sono tenuti a prendersi il vecchio in cambio del nuovo acquistato. Ma le piazzole comunali non hanno oneri di smaltimento che è a carico dei produttori. Questa è la novità. Prima tutto ricadeva sul comune. Anche perché il cittadinoconsumatore ha già pagato al momento dell’acquisto ( basta vedere lo scontrino o la fattura) un contributo per lo smaltimento. Una altra legge agevola il comune nella creazione di questi centri di raccolta. Fermo restando alcuni criteri e regole da rispettare, udite, udite è sempre il comune che approva la realizzazione dei centri di raccolta. Il soggetto che gestisce il centro di raccolta si iscrive all’albo gestori ambientali nella categoria 1 ( raccolta e trasporto dei rifiuti urbani ). Per esempio se è l’azienda partecipata del comune a creare il centro, il comune che è socio della partecipata approva.
Più agevolati di così! Veramente possiamo dire che adesso non ci sono più scuse per fare la raccolta separate del nostro mondo tecnologico ed eliminare lo sconcio dei frigoriferi per strada e cucine nelle campagne e computer nei cassonetti. I cittadini debbono essere informati e la legge lo dice chiaramente spetta ai distributori ed aziende che fanno la raccolta. Il ciclo di vita di questi prodotti varia a seconda che siano bianchi ( lava–asciugabiancheria, frigoriferi, congelatori, surgelatori, lavastoviglie, apparecchi per cottura e per riscaldamento, condizionatori d’aria) o bruni ( TV color, videoregistratori, autoradio, radioregistratori, lettori CD e DVD, TVR, amplificatori, computer, ecc) i primi si buttano dopo almeno 7 anni, ma i secondi sono molto più dinamici, soprattutto i computer e televisori, perchè legati non solo a fatti soggettivi ma ai cambiamenti della tecnologia: più sottili, più versatili, più veloci. Per il cellulare è difficile osservare durate superiori ai 2-3 anni. Riguardo ai PC, se nel 1997 la vita media era di 4-6 anni, per il 2005 era solo 2, ma oggi ogni sei mesi si cambiano. Se i monitor avevano una durata che si aggirava intorno ai 5-6 nel 1997 ora scendono ai 2-3 anni Sono soprattutto le aziende, per esigenze operative, a sostituire le macchine con frequenza sempre maggiore. Le novità più recenti prevedono che i commercianti debbano iscriversi ad un apposito albo gestori rifiuti ( categoria 1) con la predisposizione di una area riservata del negozio ove contenere il vecchio elettrodomestico che si ritira a fronte di un nuovo acquisto. E dopo può consegnare ( minimo una tonnellata e mezza, gratuitamente al centro di raccolta comunale. Dunque scende la vita media dei prodotti e sono attesi quantitativi enormi nei prossimi anni. Non possiamo permetterci di buttarli nell’ambiente, prima della legge, lo dice la nostra coscienza. Dove si può guadagnare? Sicuramente nel discorso del trasporto all'interno della rete che si viene a creare, nel riutilizzo che è un settore da avviare, come prevede la legge, prima che l'oggetto diventi rifiuto. Ma andiamo con ordine.
il sistema Raee
L'immagine che vedete appartiene a una mia lezione sui Rifiuti di Apparecchi elettrici ed elettronici. Come potete vedere il lavoro nel campo si deve ritagliare in ogni triangolo a seconda delle proprie possibilità. Ma la cosa certamente più utile è quell'area che si occupa dell'usato ricondizionato. E quindi gli amanti di tecnologia informatica e di elettricità possono pensare a occupare questo spazio. Per il resto, la complessità del sistema, apparso negli ultimi otto anni, mostra aspettative di lavoro davvero significative.
Gli ingombranti e i mercatini del riutilizzo
Una volta a Bari ero intento a osservare un'intera famiglia dedita a svuotare la cantina. Biciclette, comodini, piscina gonfiabile, questo e altro veniva buttato nei cassonetti da 3 mila lt che mi fece pensare alla loro negatività come contenitori per il tal quale. Ma utilizzo questa immagine per parlare dei rifiuti ingombranti.
RACCOLTE SOLIDALI Le raccolte solidali sono un primo aspetto che personalmente avviai un una città del sud. Debbo dire che non tutto andò bene perchè la mentalità aziendale era arretrata e non si fece tutto quello che avevo previsto sul piano della pubblicità. Per esempio una campagna sul vecchio detto: " IL MIGLIOR RIFIUTO E' QUELLO NON PRODOTTO". Un cartellino nominativo da apporre al proprio socio addetto al ritiro, una sorta di report su tutto quello che si raccoglie mensilmente.... Di seguito lo schema della convenzione
SCHEMA DI CONVENZIONE TRA ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE/ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO E..... (AZIENDA SPECIALE O COMUNE) PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA SVOLTA CON FINALITA' BENEFICHE Premesso che: l'art. 198 del D. Lgs. 3 aprile 2006 n° 152 dispone che: "I Comuni concorrono, nell’ambito delle attività svolte a livello degli ambiti territoriali ottimali […] alla gestione dei rifiuti urbani ed assimilati" nel territorio operano, prevalentemente con finalità benefica, numerose associazioni e gruppi organizzati, nonché enti privati, che periodicamente svolgono attività di raccolta differenziata di diverse frazioni di rifiuti solidi
urbani, con finalità non lucrativa, conformemente al disposto dell'art. 10 del D.Lgs. 4 dicembre 1997 n°460 ; l'azione svolta da tali associazioni, oltre che alla specifica funzione sociale, contribuisce allo svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti urbani, con benefici per l'intera collettività comunale; Ai sensi dell’art.3 del D.Lgs. n. 267/2000 i comuni e le province svolgono le loro funzioni anche attraverso le attività che possono essere adeguatamente esercitate dalla autonoma iniziativa dei cittadini e delle loro formazioni sociali. l’Amiu è l'ente gestore del servizio raccolta Rifiuti Solidi Urbani per il Comune di : Visto: Il Decreto legislativo n° 152 del 3/4/2006 Tutto ciò premesso tra L’Amiu e l'Associazione (Ente o Comitato o Parrocchia o Sig.) con sede a: rappresentata dal Sig. residente a Tel/fax si conviene e si stipula quanto segue: ART.1 L’Amiu autorizza l'associazione con sede in via a rappresentata da ad organizzare l'attività di raccolta e trasporto nel territorio del Comune delle seguenti frazioni di rifiuti urbani (elencare la tipologia): 1.1. Mobili ed arredi in genere con le seguenti modalità (indicare impianto di destinazione del materiale e trasportatore utilizzato): 1.1. Impianto trattamento legno e privati Sono comunque esclusi dalla presente convenzione tutte le tipologie di rifiuti quali veicoli a motore e rimorchi, batterie d'auto usate, oli usati, frigoriferi, condizionatori, congelatori, apparecchiature elettroniche, lampade alogene e a
fluorescenza, bombolette spray e altre sostanze etichettate T/F, cartucce esaurite di fotocopiatrice e stampanti, pile e medicinali ecc., nonché ogni altro materiale per il quale non sia possibile il riuso/riciclo sicuro e diretto. ART.2 La presente convenzione ha validità dal__________ al ____________. ART.3 Lo svolgimento dell'attività deve essere conforme a quanto stabilito dal D. Lgs. 152/2006, ed in particolare dovranno essere utilizzati trasportatori ed individuati impianti autorizzati ai sensi della normativa vigente. ART.4 L'associazione dovrà comunicare all’Amiu la quantità raccolta per ogni tipologia di rifiuto, il trasportatore utilizzato e l’impianto di destinazione, scorporata per ogni singolo comune in cui essa opera, al fine dell'adempimento della comunicazione annuale dei rifiuti, posta a carico dell’Amiu ai sensi della normativa vigente. ART.5 I rifiuti raccolti sono temporaneamente stoccati presso l'area sita in ART.6 L'Associazione si impegna ad assumersi qualsivoglia responsabilità derivante da danni a cose o persone che dovessero incorrere durante le fasi di raccolta rifiuti. ART.7 Lo svolgimento dell'attività è a titolo gratuito non professionale e non persegue finalità lucrative. Nessun onere grava, pertanto, a carico dell’Amiu ne alcun corrispettivo può essere richiesto dall'associazione a terzi. I materiali recuperabili raccolti sono ceduti dall’Amiu in proprietà all'Associazione la quale ha facoltà di commercializzarli, con vincolo di assicurarne il recupero presso terzi autorizzati ai sensi del D.Lgs.152/2006 e successive modifiche o integrazioni. La destinazione degli eventuali proventi derivanti dalla commercializzazione di tali materiali dovrà essere comunicato annualmente all’Amiu. ART. 8 Per quanto non espressamente previsto si rinvia alle leggi e ai regolamenti comunali vigenti in materia. ART.9 La presente convenzione sarà registrata solo in caso d'uso. Eventuali spese di registrazione e contrattuali sono a carico dell’ Associazione Letto e sottoscritto
_________________________ lì ____________ Il Rappresentante dell’Associazione Il Presidente della società o sindaco
I CENTRI DI BARATTO Progetto
Il Centro Baratto è una sorta di mercatino del superfluo, lontano dal consumismo sfrenato dei nostri tempi e forse più aderente all’attuale crisi che deve portare al risparmio e contro ogni spreco.
Dei numerosi oggetti che abbiamo in casa quanti di questi sono dimenticati negli scantinati? Dagli oggetti dell’infanzia dei nostri figli ( box, eggino, seggiolone,ecc) alle tv analogiche superate dai televisori al plasma, radioline, computer, dischi in vinile che cercano apionati collezionisti, libri, tanti libri che non entrano nella libreria delle nuove case di 70 metri quadri ecc.
Il Centro Baratto funziona in questo modo: in un locale di 200/300 metri quadri, con scaffalature fino al soffitto e messe in fila come al supermercato si stipa tutto quello che la gente viene invogliata a portare.
Il baratto funziona a peso. L’utente pesa su una bilancia quello che porta e poi prenderà oggetti per egual peso.
Si tratta di uno scambio fra utile e inutile nella percezione individuale o, per dirla in altre parole: quello che non serve a me, può servire a te.
Per il primo mese i cittadini avranno un certificato di peso (per consentire di creare il mercatino) Se sistemato all’interno di un parco urbano di libero accesso il centro ha un ottima interazione tra natura e riempiego dei nostri oggetti. Inoltre puo’ rappresentare un ottimo spazio ricreativo alla scoperta degli oggetti in disuso ( come un vero mercatino)
Per il funzionamento del centro baratto occorre una unità su due turni ( si potrebbero utilizzare personale proveniente dalle nuove assunzioni, oppure gestito da associazioni di volontariato,
Per le infrastrutture
La scaffalatura a 37 euro mt lineare per un totale di 50 mt complessi = 1.850 Bilancia a peso con display 600 euro Personal computer con stampante 400 eruo Totale investimento 2.850
L’idea del baratto è una iniziativa che rientra nella applicazione della prima parte della normativa sui rifiuti che prevede la riduzione della quantità dei rifiuti come impegno prioritario.
Anche questa iniziativa va nella direzione di comprendere che il miglior rifiuto è quello non prodotto.
La quantificazione del peso in entrata starà a rappresentare una sorta di quantità sottratta ai rifiuti e quindi un risparmio per il Comune e il gestore dei rifiuti
Il riutilizzo
Quello del riutilizzo, nella nuova parte sui rifiuti del Codice Ambientale, è la priorità che deve ancora concretizzarsi.
Quante sono le città che hanno aperto questi centri? Nelle trasmissioni dagll USA, laddove si vedono case da ristrutturare, spesso chi ci lavora consiglia i clienti a cercare nei mercatini dell'usato, porte, infissi, tavoli o sedie per risparmiare.
Se ben vedete si tratta, quella della preparazione al riutilizzo, un attività che fa fare un sacco di soldi e rintra nel discorso della cosiddetta economia circolare e soprattutto fa sparire, perchè verrebbero impiegati in tal modo tutti quelli che abusivamente circolano con i tre ruote intorno ai cassonetti.
Il vetro bianco o scuro, meno male che c'è il vino
Il vetro è un rifiuto che non ho mai considerato come un qualcosa che possa rendere ricchi. E' un problema smaltirlo, è indistruttibile, non si può bruciare. Anzi il silicio corrode l'acciaio e mette in crisi gli inceneritori (ben gli sta! Diremmo) .
Questa intervista di Eco dalle città, che prendo dal sito di Coreve, la filiera Conai che si occupa del settore, chiarisce ogni aspetto. Lo faccio soprattutto per coloro che pensano che sul vetro si possano fare affari. Forse aprire un centro di raccolta, ma occorre una babele di autorizzazioni.
Intervista al Presidente Grisan 28 Febbraio 2014 "In Italia il comparto vetro è tenuto in piedi dal vino", Eco delle Città intervista il presidente di CoReVe Franco Grisan Nel 2013 il 35% del vetro immesso al consumo è stato del comparto vinicolo, dove il vetro riciclato è oltre il 90%. L’intervista di ECO al Presidente del Consorzio Recupero Vetro Ing. Franco Grisan. Come va la raccolta differenziata, il problema delle “frazioni estranee” nel vetro, i progressi tecnologici nel riciclo e un po’ di storia del vuoto a rendere Presidente Grisan, com’è andato il vetro nel 2013 in Italia, sia come immesso al consumo che come raccolta differenziata? Non abbiamo ancora i dati definitivi, ma si può anticipare che per l’immesso al consumo il quadro generale è stato difficile, forse il solo comparto alimentare ha risentito un po' meno. I consumi interni sono stati uguali o inferiori agli anni precedenti. Se l’industria del vetro tiene, è soprattutto grazie all'industria vinicola. Nel 2013 il 35% del vetro immesso al consumo è stato del comparto vino e nelle vetrerie che producono queste bottiglie il vetro è riciclato oltre al 90%. Riguardo tutta la raccolta differenziata degli imballaggi in vetro, si conferma un'Italia a due velocità, anche se il sud sta inseguendo. Al nord la media è di 39 kg per abitante, 16,4 kg quella del sud (Puglia al 13,7, Campania 22,4). Nel sud c’è però un aumento medio dell’8%. C'è ancora un problema “regole della raccolta”, molti cittadini non hanno le idee chiare, riceviamo ancora molto materiale inquinato da frazioni estranee al vetro. In sintesi: il sud migliora, ma c’è bisogno di più attenzione dai cittadini e più informazione da parte dei Comuni. Quali sono gli errori più comuni nella raccolta differenziata degli imballaggi in vetro? Si fanno di più in alcune zone rispetto altre? Noi dovremmo trattare solo imballaggi in vetro, ma spesso siamo costretti a
raccogliere anche frazioni estranee, come il vetro cristallo. Ecco il perché della nostra ultima campagna, “Bottiglia vasetto, binomio perfetto”, quella con testimonial il geologo Tozzi. Il cristallo crea problemi alle vetrerie, il danno che subiamo con un bicchiere di cristallo è alto. Altro problema è laceramica (come le tazze e tazzine buttate nel vetro) perché fonde ad una temperatura superiore al vetro. Se anche dei rottami in ceramica sono immessi nei forni per produrre la miscela del vetro, nel aggio alla goccia, che poi diviene bottiglia, la ceramica rischia di restare in forma di microgranuli nel vetro della bottiglia, rendendola più fragile. Ma perché è così dannoso il cristallo? Faccia conto che un posacenere di cristallo rovina un intero camion di vetro (30 tonn vetro). E’ il problema non è la nocività del piombo, ma precise norme che dicono che il vetro da imballaggio non può contenere piombo, dovremmo cambiare le norme per accettare il cristallo. Nella situazione attuale non si può conferire insieme al vetro. Il cristallo è molto più pesante, brillante e sonoro, ma non è facile da distinguere dal vetro, quindi il problema c’è. Ecco perché in questa fase storica noi diciamo “solo bottiglie e vasetti, cioè imballaggi”. Quindi tutto il resto (vetro non imballaggio, cristallo, ceramica) andrebbe nell'indifferenziato? Sì, noi stiamo discutendo in questi giorni con ANCI, perché i Comuni indichino chiaramente dove mettere questi materiali. Veritas (l’azienda servizi ambientali di Venezia) lo fa. In realtà – allo stato attuale dell’organizzazione del riciclo quei materiali dovrebbero andare negli inerti (gli scarti provenienti da lavori di costruzione e demolizione) o nell'indifferenziato. Qual è il valore del vetro a tonnellata sul mercato e quello che riconoscete ai Comuni? Il vetro è soggetto ad asta in base a due variabili: il rapporto domanda-offerta sul mercato in quel momento; la posizione geografica, perché la maggior parte delle vetrerie è al nord, seguendo l’industria alimentare, soprattutto quella vinicola (Veneto, Piemonte, Friuli). Quindi il rottame vetro che si raccoglie al sud vede aggiungersi il costo del trasporto, ecco perché il prezzo delle aste al sud è inferiore.Il dato medio delle aste del 2013 è stato di 12,7 euro/tonnellata, un valore molto lontano rispetto al nostro corrispettivo medio ai Comuni, 30/32
euro a tonnellate, con punte di 40 euro per la prima fascia. Il corrispettivo serve a coprire gli extra-costi dei Comuni e come vede il Consorzio riconosce un valore che è circa 3 volte il valore di mercato del vetro. Nel 2013 CoReVe ha restituito ai Comuni l’82% dei ricavi del Consorzio: direttamente, tramite convenzioni con i Comuni o i delegati per il ritiro dei rifiuti di imballaggio in vetro raccolti, quindi del materiale "grezzo"; indirettamente, tramite convenzioni locali con vetrerie e gestori delegati titolari di impianti di trattamento del vetro per la consegna del rottame "pronto al forno" che, rispondendo al regolamento UE noto come "end of waste", viene riciclato in vetreria. La raccolta congiunta vetro bianco è colorato è sempre un problema? Sì. Infatti molti vini bianchi stanno ando al vetro colorato (o verde), proprio perché più semplice da ottenere dal rottame misto (vetro verde più bianco). Ora però la tecnologia ci sta aiutando, ci sono macchine che vedono il pezzo di vetro colorato e lo separano. Sono macchine elettroniche, che usano telecamere, in grado di selezionare il tipo di vetro e anche la ceramica. Qual è il vostro impianto più moderno? L’azienda Vetreco, presso Supino (Frosinone), in funzione da fine 2013. E' il più recente dei nostri impianti, il primo di elevato livello nel centro-sud, che era sguarnito di impianti di trasformazione (il che condannava il rottame del sud ad essere trasportato al nord). La Vetreco ha impianti di selezione per colore e di separazione di ceramica e cristallo. Di recente abbiamo parlato di casi di restituzione del cittadino degli imballaggi in plastica, a fronte di buoni sconto Vede possibili casi simili nel vetro o un ritorno in Italia del “vuoto a rendere”? Il vuoto a rendere è sicuramente “l’origine del vetro”, basta ricordare le bottiglie del latte (che pesavano moltissimo!). Ma ormai il sistema si è evoluto verso “contenitori a perdere”: sono più comodi e oggi la bottiglia in vetro pesa molto di meno di una volta. Ci sono altri problemi connessi al “rendere”: il vetro reso deve subire dei lavaggi, che implicano problemi ambientali di depurazione delle acque; il “rendere” aveva un senso quando l’industria delle acque minerali aveva bacini di consegna locali e limitati e si poteva accollare i costi di ritorno delle bottiglie.
Le do un numero significativo: negli anni ’90 300 milioni di bottiglie di acqua minerale a rendere sono state “barattate” con 6 miliardi di bottiglie di plastica “a perdere”; questo è stato il processo. A Torino si è tentato di reintrodurre il “rendere” del latte, con delle bottiglie molto belle e resistenti, ma il cittadino non seguiva l’operazione, non riportava le bottiglie. Teoricamente sarebbe un processo più sostenibile, ma poi sul piano pratico non si riesce a realizzare.
Diventare artisti con i rifiuti
L'arte di per sè di porta dentro un mondo fantastico, immaginario, ed è certamente l'attività più bella del lavoro con questi nostri rifiuti. Qui siamo alla frontiera del mondo colorato dei rifiuti, materiali eterogenei che nelle mani di artisti diventano oggetti, quadri, composizioni, espressioni di grande garbo come nel caso di chi opera con la plastica facendo fiori, come nella foto che mostro.
Andy Warhol “gli scarti sono probabilmente brutte cose, ma se riesci a lavorarci un po’ sopra e renderli belli o almeno interessanti, c’è molto meno spreco.” Andy Warhol è stato la figura predominante del movimento della Pop art e tra gli artisti più influenti del XX secolo. In queste dichiarazioni tratte dal libro: :«la Filosofia di Andy Warhol» (Costa & Nolan, Genova 1983) c'è questa finalizzazione estetica del nostro percorso di valorizzazione dei rifiuti, come affermava l'artista: “Mi è sempre piaciuto lavorare con gli scarti hanno un grande potenziale di divertimento”.
Dal mondo degli artisti, spesso isolati in questo mondo consumistico, viene una sorta di messaggio etico sul conservare, evitare gli sprechi, valorizzare la materia, farla rivivere. La rivista Architettura sostenibile parla dei “Trash Men”, emblematica e attuale installazione ideata dall’artista tedesco Ha Schult. Un’opera d’arte monumentale, costituita da enormi schiere di uomini spazzatura, che è stata installata nei luoghi emblematici del pianeta: sulla Grande Muraglia (2001); davanti alle Piramidi di Giza (2002); in piazza del Popolo a Roma (2010), ecc.
Un'altra forma artistica lo ritrovata nella ricerca fatta da Comieco nel settore del riciclo del materiale cellulosico deonominata l'altra faccia del macero
Opera di Lucya Barata
Si potrebbe concludere questo breve capitolo parlando dell'altra e forse piu tradizionale espressione artistica dei carri allegorici di carnevale attraverso l'uso di una molteplicità di rifiuti, oltre ovviamente alla cartapesta. Siamo dentro una tradizione secolare, se vogliamo pensare al carnevale di Venezia, Viareggio, Putignano e Massafra per spazzare da Nord a Sud.
Il futuro colorato senza rifiuti
L’Europa ogni anno è alle prese con i suoi due miliardi di tonnellate di rifiuti. Se dovessimo immaginare un volume totale, considerato che un metro cubo, non pressato, pesa mediamente circa 30 kg, dovremmo avere circa 62 miliardi di metri cubi che potrebbero sostituire intere catene montuose. Una premessa per capire come questa cifra, in continuo aumento, ponga seri problemi di stoccaggio, e insoddisfacente e insostenibile il tema legato alla loro distruzione, a causa di emissioni prodotte e residui altamente concentrati e inquinanti.
Per tale ragione in Europa da tempo si punta a soluzioni ecologicamente ed economicamente sostenibili, legate al recupero di materia e riciclaggio delle varie componenti dei prodotti.
Partendo dall’assunto iniziale, vale a dire la quantità, e cercando di approfondire il discorso sul concetto di risorsa, che è nel titolo dell’articolo, la prima che viene in mente è l’energia. In un mondo che soffre terribilmente sul tema energetico legato alle fonti fossili come il petrolio, una risorsa inesauribile come la materia organica, individua un percorso – in una ipotesi futura - che ci porta a trattare in Europa 600 milioni di tonnellate di materia organica per produrre biogas oltreché compost di qualità che alimenta il terreno agricolo e chiude il ciclo con la natura. Parlando di biogas, circa 20 milia tonnellate di materia organica possono alimentare di biogas una colonnina di rifornimento per trasporto stradale per un anno. Immaginate quello che potrebbe accadere nel mondo affrancandosi dal petrolio, con 30 mila distributori di biogas sparsi in Europa. Secondo le stime, il potenziale globale dei rifiuti organici biodegradabili raccolti in maniera differenziata è pari a 150 kg per abitante l’anno. Attualmente invece, solo il 30% di questo potenziale è utilizzato.
Procedendo per gradi, una delle pratiche introdotte in Europa è il riutilizzo. E questa persino come seconda priorità nella gerarchia della corretta gestione dei rifiuti. Qui si apre tutto un discorso che non è legato al rifiuto bensì al “non rifiuto”, vale a dire a tutti quegli oggetti che possono are dal baratto per finire ai grandi magazzini dei manufatti per edilizia e ristrutturazioni.
La risorsa è legata alle frazioni riciclabili che rappresentano la cosiddetta frazione leggera, magari la più vistosa e colorata che sono carta, plastica e lattine. Indubbiamente qui c’è tutta una storia difficile da sintetizzare in un articolo, ma in questo manuale abbiamo tracciato a grandi linee, partendo dall'esperienza individuale.
Ma basti pensare alle storie individuali di famiglie europee, italiane che da straccivendoli sono diventati industriali. Perché è proprio il punto di vista che è mutato da tempo. Si sa che si consuma meno energia riciclando la carta, ma sulla plastica sono pochi a sapere, tranne i cinesi, che è una risorsa incredibile che si affranca dal petrolio e consente alla chimica nuovi percorsi come la
bioplastica. La domanda mondiale di PET aumenterà di 1 milione di t, con il 45% della crescita totale proveniente dalla Cina. Opportunamente suddiviso per polimeri differenti, triturato, lavato e granulato, un polietilene a bassa intensità può essere venduto a 1240 dollari alla tonnellata, come abbiamo visto nel capitolo sulla plastica. Già dall’oriente arriva il termine golden plastic e si capisce perché.
I metalli sono sempre riciclabili. E’ risaputo che l’alluminio che fonde a temperature più basse e facilmente gestibili, la sua gestione si contorna di scenari urbani clandestini dove viene trasformato in lingotti e venduti anche a 1500 euro a tonnellata. Sui flussi di materiali si potrebbe parlare del rame - oro rosso - che viene sottratto da malavitosi alla linee di illuminazioni e il Grande Raccordo Anulare di Roma è al buio. Ma andremmo fuori tema non certo nel parlare, invece, di un cambiamento epocale, finora annunciato in Europa, è cioè considerare i flussi di materiali e non più gli imballaggi.
La scelta di privilegiare gli imballaggi è servita al lancio della raccolta differenziata finanziata dalle tasse che pagano i produttori di imballaggi. Ma oggi occorre un salto di qualità, per risolvere le montagne di rifiuti che incombono e pensare alla materia in sé, come definizione di un percorso di raccolta. Proprio per creare un'industria della materia seconda. Come il laterizio e il cemento dei rifiuti edili che abbiamo visto parlando degli inerti.
Ma la risorsa è soprattutto luminosa nei rifiuti Hi tek, quelli della nuova generazione, per nulla avvezzi ad esequie tra i rifiuti in discarica, l’Europa non lo vuole, ma piuttosto legati al recupero dei metalli preziosi. Ogni anno si producono nel mondo dai 20 ai 50 milioni di tonnellate di rifiuti hi‐tech che contengono 320 tonnellate d’oro e 7.200 d’argento per un valore di oltre 15 miliardi di euro: solo il 15% di questo “tesoro” viene recuperato (fonte ONU)
Il loro recupero è tecnicamente semplice a partire dalle schede del PC.
Di fronte a questo futuro come si muove l’Europa? Ancora a combattere con le discariche? Non tutte le nazioni. La Germania versa solo 0,5% rispetto alla Romania che versa il 99% circa. Oltre alla Germania, anche la Svezia, il Belgio, i Paesi Bassi, la Danimarca e l’Austria fanno registrare percentuali molto basse (fino al 3% circa), per la Svizzera è un ricordo lontano. In sostanza una parte dell’Europa fa scomparire le discariche mentre, all’estremo opposto, Grecia, Lettonia, Croazia e Malta, smaltiscono in discarica una percentuale di rifiuti urbani compresa tra l’82 e l’87% circa.
La nostra trattazione, nel parlare della risorsa insita nei rifiuti, sarebbe monca se non parlassimo delle regole industriali per produrre meno scorie e quindi meno rifiuti speciali. Quando il rifiuto si specializza interviene la mafia. In Italia, Campania, il film “Gomorra" è anche storia di rifiuti speciali. Per una valutazione di quanto grande sia il problema prendete il rifiuto della città e moltiplicatelo per due. Con una differenza sostanziale, il primo, quello urbano è stanziale, il secondo ama il turismo. Se una cattiva progettazione industriale porta a immettere sul mercato oggetti non recuperabili, la stessa industria è avviluppata nel problema delle proprie scorie. Ed è un problema planetario. Nel film "Gomorra" si vede il viaggio di un container di finti aiuti umanitari che viaggia dagli Stati Uniti fino in Campania. L’affare del secolo sta proprio qui.
La tragedia napoletana e il fitto intreccio camorristico, vennero alla luce nel 1991 quando un autista si recò all’ospedale Cardarelli di Napoli, lamentando un certo bruciore agli occhi. Alla fine era diventato completamente cieco. Confessò d’aver trasportato con il suo camion, qualche giorno prima, 571 fusti prelevati da un’azienda specializzata nello smaltimento di rifiuti tossici della provincia di Cuneo. e che doveva sotterrare quei bidoni in una discarica abusiva tra Qualiano e Villaricca, in località Torretta Scalzapecora. Al momento di scaricare i fusti dal cassone, uno si ruppe facendo fuoriuscire esalazioni che colpirono in pieno il suo volto. 500 milioni di tonnellate di materiali pericolosi prodotti ogni anno nel mondo. Di questi il 10% varcherebbe i confini internazionali, 132 mld di euro il giro d’affari legato al traffico illegale dei rifiuti, e dai due ai quattro milioni di tonnellate sono le sostanze pericolose trasportate verso il Sud ed Oriente del mondo. Cifre da capogiro. E’ chiaro che il male del mondo si concentri su questo settore.
Parafrasando il libro di un giornalista italiano Travaglio "se li conosci, li eviti”, potremmo dire al contrario, parlando dei rifiuti, se li conosci li gestisci. Cosa sono i rifiuti speciali? La legge elenca tutto quel «casino» che abbiamo descritto nelle tre righe di un comma: “I rifiuti speciali sono quelli derivanti da: attività agricole - attività di costruzione, demolizione e scavo - lavorazioni industriali, artigianali, commercianti - attività di servizio, di recupero e smaltimento rifiuti attività sanitarie - macchinari obsoleti e veicoli a motore dismessi.
Orbene i rifiuti agricoli (0,3%) sono una dannazione per il contadino sono speciali: anche un flacone di plastica di fertilizzante lavato e pulito, o la rete del recinto, o la striscia di polietilene sulle fragole (pacciamatura) o il tendone dell’uva da tavola. La soluzione è semplice creare nell’agro un centro di raccolta pubblico o privato che a basso costo convinca i contadini a consegnare i rifiuti in modo da essere recuperati e smaltiti correttamente.
Per le attività di demolizione (inerti 46%) diverse regioni europee hanno adottato la demolizione selettiva, vale a dire un pezzo alla volta: prima gli infissi, poi i mattoni e così via. Ci sono tecnologie adeguate per macinare tutto e recuperare materia seconda, calcestruzzo e cemento utile per il riciclo. E fosse solo per questo, avremmo risolto quasi il 50% del problema dei rifiuti speciali. Tralasciamo per economia di spazio editoriale I rifiuti delle attività di servizio (15%) I macchinari obsoleti e veicoli a motore hanno un circuito di raccolta datato nel tempo ed ora gestito con le nuove regole del riciclo. Quelli sanitari sono per circuitati all’interno delle strutture attraverso diverse aziende di smaltimento. Restano i rifiuti dell’industria manifatturiera in genere e qui casca l’asino. Sono solo, si fa per dire, il 28% di tutti rifiuti speciali. Perché è quello più subdolo e fuori da ogni controllo. Perché l’approccio del sistema industriale alle tematiche ambientali è, in Europa ancora di tipo volontaristico, legato alle buone prassi. Insomma se ne hai voglia ti certifichi. Anche se il mercato in qualche modo preme in questa direzione di qualità.
Concludendo questa trattazione si potrebbe dire che siamo di fronte ad uno dei
grandi dilemmi dell’umanità, come riuscire ad eliminare il tema delle proprie scorie, riuscendo a trarne vantaggio. In un mondo che ogni giorno mostra in evidenza la sua crisi strutturale, una delle quali è proprio rappresentato dalla finitezza delle risorse, riuscire a trarre profitto dall’inesauribile miniera urbana è la vera scommessa verso un mondo colorato senza rifiuti.