Racconti - 22 anni Gianluca di Barbara Sangiorgio
*** Smashwords Edition Barbara Sangiorgio copyright © 2012 electronic edition by Unicorn Productions April 2012
*** RACCONTO EXTRA Fragolino di Barbara Sangiorgio
*** Smashwords Edition Barbara Sangiorgio copyright © 2003 electronic edition by Unicorn Productions November 2011
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Racconti - 22 anni Gianluca di Barbara Sangiorgio
Ehi, sono qui! Quella sono io! Ma sì, quella brunetta in bikini azzurro che fa la lucertola su un asciugamano arancione! Non male, eh, dite voi?! Non siete gli unici a pensarlo. Però l'unico che dovrebbe pensarlo, non lo pensa. Così è la vita! Ma chi sono io? Be', intanto mi chiamo Roberta e ho ventidue anni. Studio lingue al Magistero (leggi: faccio casino peggio di una liceale) e sono in cerca dell'anima gemella. Di ragazzi ne ho provati tanti, ma... be', sorvoliamo. Ho anche una sorella MOLTO più grande di me ed è fidanzata. Eccoli lì, li vedete? Sotto l'ombrellone verde che... be', sì, insomma, sono fidanzati e maggiorenni, no? Lei si chiama Olivia, lui Giampiero. Giampiero ha anche un fratello minore, Gianluca. E' lui, quel moretto che guarda il mare con aria assorta. Tra parentesi è anche il mio attuale "amore" (ovvero quello che avrei adocchiato come prossimo pretendente), solo che lui non sembra molto intenzionato a darmi retta e così non mi sono ancora buttata. Pazienza! L'ho conosciuto a casa di Giampiero, dove Livvy (cioè Olivia) aveva insistito per portarmi con la scusa che era una festa e non un incontro a due. Quel giorno si è limitato ai saluti e a scambi di informazioni sui rispettivi fratelli. Ma io ero già partita perché non avevo mai visto uno così. Voglio dire, anche suo fratello è moro con gli occhi azzurri, ma Gianluca ha qualcosa in più (per non dire che i suoi occhi sono di gran lunga i più belli che abbia mai visto). Dopo quel giorno ci siamo visti qualche volta nelle riunioni di famiglia (pranzi luculliani per permettere ai futuri suoceri e cognati di conoscersi a vicenda), e anche lì ci siamo limitati a parlare di cose banali anche se io stavo ogni volta in coma profondo perché c'era lui, e il mio coma profondo si esprimeva attraverso un'inarrestabile ilarità che alla fine si comunicava anche a lui tanto che sembravamo due ubriachi e lui era ancora più bello. O magari ci incontravamo
per strada, ma lì oltre un "Ciao, come va?", "Bene, grazie e tu?" non s'andava. E poi l'occasione, cioè l'estate. I due fidanzatini decidono di andare al mare da soli. E che fa Livvy per prevenire un rifiuto della mamma (che non si fida dei giovani d'oggi)? Invita anche me. E va be', andiamo al mare. Certo che reggere il moccolo mica è tanto divertente. Ma ecco che alla vigilia della partenza vengo a sapere che, oh gioia!, ci sarà anche Gianluca perché i suoi programmi di vacanze sono saltati. Naturalmente sia Livvy che io ci siamo ben guardate dal dire a mamma che la nostra vacanza era diventata una vacanza a quattro... E così eccoci qua. Finora non ho combinato un tubo, a parte contemplare Gianluca in costume da bagno (il che, naturalmente, lo rende ancora più bono) e adocchiare qua e là altri "belli ragazzi". Non ho ancora deciso se farmi avanti io o no, se cercare di fare ingelosire Gianluca (cosa di improbabile riuscita visto che lui non mi vede proprio) o no, se trovarmi qualcun altro o rimanere fissata su questo divino ragazzo dagli occhi color del mare. Ecco cosa mi ritrovo a meditare, stesa al sole su un asciugamano arancione aspettando chissà che... Magari che il burino qui vicino si accorga di me... Mah! A un certo punto sento qualcuno che si stende vicino a me. Magari è Gianluca (magari davvero!). Meglio non indagare per ora. Magari è un altro ragazzo bellissimo e tenebrosissimo e già pazzo di me che... alt! Robbe', corri troppo colla fantasia. Anche perché l'intruso dovrebbe essersi messo tra Gianluca e me. Perciò tanto vale immaginare che sia lui. Che bello, c'è il sole e sono al mare e steso vicino a me c'è il mio dolce amore e io... Eehi! Qualcuno mi ha preso la mano! "Qualcuno" che sta al posto del mio vicino di asciugamano che ho appena supposto essere Gianluca... Oh, Dio, fa' che questo sogno duri per sempre... E chi apre più gli occhi?! A costo di bruciarmi, voglio continuare a illudermi di avere accanto Gianluca e che la mano calda che stringe la mia sia la sua... – Ehi, che ne dite di fare il bagno? – propone infine la voce di Livvy. Balzo in piedi e corro in acqua senza guardare il mio misterioso vicino. Oltretutto sono tutta accaldata. Gianluca segue tranquillo il fratello, guardandomi appena. Forse era meglio se restavo dov'ero e tenevo gli occhi chiusi...
*** Quando uscimmo dall'acqua, ci trovammo a fare la doccia insieme. Poi venne il momento di cambiarsi in cabina e lui cavallerescamente mi fece cenno di andare per prima. Mentre mi cambiavo, riuscivo a vedere i suoi arti inferiori tra le strisce della porta della cabina. Uscendo non potei fare a meno di notare com'era bello con i capelli bagnati e il suo costume azzurro come i suoi occhi con la striscia in vita nera come i suoi capelli. – Ti sta molto bene quel costume – non potei fare a meno di notare. – Anche tu stai bene con il bikini celeste – rispose lui con un sorriso. Mi maledii mille volte per essermelo levato. Mai più, mi dissi tornando all'ombrellone. Poco dopo tornava anche lui: non si era cambiato. La sera andammo in discoteca. Io ero decisissima a fare almeno una conquista e mi misi al meglio. Gianluca sembrò ammirato quando mi vide, ma non disse niente. Civettai un po' con tutti nella speranza (sempre vana) di farlo ingelosire, poi scoprii che nessuno di quei ragazzi era all'altezza del MIO Gianluca, così feci in modo di non dar loro speranze. L'indomani rieccomi sulla spiaggia, stavolta a pancia sotto sul mio asciugamano arancione e Gianluca sempre seduto nelle immediate vicinanze. Strano, mi aspettavo che mi snobbasse e fe amicizie per conto suo e invece... Meglio, naturalmente. Non so se avrei sopportato di vederlo con un'altra. Stavolta sono sicura. Ho gli occhi aperti ed è proprio lui che si stende vicino a me, o almeno sembra intenzionato a farlo. – Vuoi che ti metta un po' di crema? – chiede prima gentilmente. – Sì, grazie. – Che caro, che dolce, che bello, che... oddio, Robbe', stai calma! Che mani tenere che ha... Già fatto? Va be', adesso però tocca a me, mettiti giù, bel tenebroso, che a te ci penso io! Oh, Dio, è bello ANCHE di schiena e poi è anche morbido nonché caldo... aoh, Robbe', ma che stai a di'?! Oggi do proprio i numeri! E' tutta colpa sua perché è troppo dolce e io sono pazza di lui!
– Ma fai così con tutti? – chiede lui un po' triste. IO?! Cos'ho fatto io?! Ah, allude a ieri sera! Ah, è andato a pensare male 'sto...!!! Grrr, io lo uccido! Stupido, stupido, stupido, non capisci un tubo e non guardarmi in quel modo che svengo! – Ehi, non volevo offenderti – lo sento dire dopo che gli ho voltato le spalle, cioè la testa, offesa. Sè sè, chiedi scusa adesso! Dovrei odiarti, dovrei! Ma come si fa a odiare un angelo coi riccioli neri e gli occhi azzurri che ti costringe a girare di nuovo la testa e fissandoti con sguardo da gatto che ti fa sapere che era solo un po' deluso perché aveva capito male e che è pazzo di te?! Infatti lo amo più che mai, ora che so che mi aveva notata eccome!, ma che non sapeva come, dove e quando farsi avanti. Ma guarda te, pure timido è, chi l'avrebbe mai detto... Timido, ma non troppo da come bacia... Ma forse sono io che lo mando su di giri... per non dire come mi fa sentire lui... E così ci siamo messi insieme, ovvero posso finalmente affermare con ragione che Gianluca è MIO. E guai a chi me lo tocca, capito? Lo so che è bellissimo, però l'ho visto prima io! A me l'esclusiva dei suoi sorrisi, del suo sguardo tenero, dei suoi occhi di gatto e di tutto il resto. Che bello, mi sembra quasi di sognare... *** Gianluca era al disopra di ogni aspettativa. Lo avevo immaginato in un certo modo, ma si rivelava anche meglio. La mattina, in spiaggia, non mi stancavo mai di contemplarlo, soprattutto perché il suo costume azzurro e nero armonizzava perfettamente con i suoi occhi e i suoi capelli. Ma anche completamente vestito, nonché ormai un po' abbronzato, era sempre bellissimo e io ero pazza di lui e viceversa. Stare con lui era meraviglioso perché non avevamo bisogno di parlare per capirci e scoprii che spesso i suoi favolosi occhi parlavano meglio da soli che aiutati dalla bocca. Il tempo sembrava fermo ormai... Poi, una sera, il crollo delle mie illusioni. Era una sera come le altre, con le stelle e la luna calante nel cielo limpido. Eravamo andati a vedere il tramonto sulla spiaggia e dopo eravamo rimasti lì al buio, abbracciati e sognanti. Io sognavo la mia vita con lui, lui non so.
A un certo punto lui mi baciò e i suoi occhi mi chiesero quello che altri prima di lui avevano chiesto. – Vuoi? – bisbigliò casomai non avessi capito. "Oddio, ci risiamo!" pensai depressa. – No, Gianluca – risposi piano. – Per quanto strano ti possa sembrare, voglio arrivare vergine al matrimonio. – Sapevo che la nostra storia era finita perché lui non lo avrebbe accettato. Era successo altre volte. I primi tempi avevo pianto, poi era ata. Era successo con Stefano, Paolo, Riccardo, e Gianluca era come loro... Io che lo credevo diverso... L'indomani sono tornata a casa senza dare spiegazioni, non volevo vedere la sua faccia delusa e i suoi occhi colmi di disprezzo, e così me ne sono andata. Solo che lui E' diverso e io non riesco a dimenticarlo. E' diverso ma è uguale perché non si è fatto vivo. E' tornato una settimana fa con Livvy e Giampi, ma non mi ha telefonato nemmeno una volta. E io non so se amarlo o odiarlo... *** Era durata più a lungo, stavolta, la crisi. Però pensavo proprio di esserne uscita quando andai a una festa a casa di un comune amico, decisissima a divertirmi. Invece ci trovai anche lui e scoprii che non avevo dimenticato proprio niente e che lo amavo più di prima. Lui mi guardava con i suoi seri occhi di gatto, ma non si degnava nemmeno di venirmi a salutare. E io che ero decisissima a buttarmi a corpo morto in un'altra cotta, mi ritrovai sola e malinconica sul divano. – Ehi, Robbe', stai bene? – mi chiese premuroso il padrone di casa (pure lui un bonazzo unico, ma purtroppo già incastrato con una bionda, sigh!). Mi affrettai a rassicurarlo, era una crisi eggera, tra due minuti mi a, vai tranquillo, sto bene, grazie, ma se pensavo a Gianluca non stavo bene, stavo malissimo e non riuscivo a togliermelo dalla testa. Finché venne lui da me. Mi sedette vicino e mi guardò un attimo in silenzio, facendo schizzare via i miei pensieri più sensati e costringendomi a tenere lo sguardo fisso davanti a me perché non ero sicura di poter sostenere i suoi dolci
occhi azzurri che sembravano colmi di rimprovero. perché poi? Era lui il colpevole, non io! – Non mi hai dato il tempo di parlare – mi disse infine. – Sei scappata senza darmi modo di risponderti. Potevi almeno ascoltarmi. – Ah, era questo che mi rimproverava! E cosa dovevo fare, stare a sentire le sue prese in giro o peggio? – Per me va bene – riprese lui dimostrandosi ancora una volta diverso dai suoi predecessori. – Non ti avrei chiesto niente se avessi saputo come la pensavi. Ma ti avevo giudicata male... – A chi lo dici! Oh, Gianluca, ti amo tanto, sapessi quanto mi sei mancato, abbracciami, ti prego... E' ata un'infinità di tempo dall'ultima volta che mi hai baciata, perché non mi hai cercata prima? Cosa?! Non mi ritirare fuori che sei timido, per favore! LO SEI?! Tesoro, temo che dovremo cominciare a parlare di più per conoscerci meglio... Però intanto baciami... Ma sì, andiamo a ballare, oh, Dio, sono così felice... *** Lo sono ancora, dopo un anno e forse più. Livvy e Giampi si sono sposati e magari presto lo faremo pure noi. Spero che i miei figli avranno gli occhi di Gianluca. Lui dice che anche i miei sono belli, ma io preferisco i suoi. Comunque vedremo. Lui non sembra intenzionato a sposarsi (mannaggia a lui!), ma magari un giorno riesco a convincerlo. Eh? Cosa? Notizia dell'ultima ora! Ha detto sì! Ci sposeremo presto... E Roberta ricominciò a sognare... A' Robbe', ma quando cresci?! No, ma dico, vuoi che il tuo Gianluca abbia una moglie bambina?! Va bene, provvederò. Cercherò di crescere. Non troppo, dice lui. Auff! Mai contenti 'st'ommini!!
L'autrice Barbara Sangiorgio è nata a Roma ed è affetta da grafomania acuta dal 1978. Tuttavia il mondo viene reso partecipe solo ora delle sue folli storie. Al momento è l'unica autrice italiana di Unicorn Productions. Leggi altri titoli di questa autrice su Smashwords.
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Fragolino Barbara Sangiorgio
"Ecco le due lesbicone!" "Ma come fa Fiammetta ad andare d'accordo con quella pazza?" "Che spreco quell'Eleonora, guarda che gambe, ma è peggio di una mummia!" Eleonora si mise a cantare mentalmente Centro di gravità permanente finché non fu seduta al tavolo col vassoio davanti per evitare la solita pioggia di commenti non espressi che la investiva ogni volta che metteva piede nella mensa aziendale. Già era spiacevole sentirli quando incrociava qualcuno nei corridoi, figurarsi quando erano così concentrati in un'unica sala. – Che c'è?– chiese Fiammetta.– Perché te ne stai zitta? – Sono un po' stanca – rispose lei evasiva. – E poi lo sai che non amo venire a mensa. – Vorrei proprio sapere perché – commentò Fiammetta con aria polemica. – Sei un'asociale, Eli! – Non sopporto i luoghi pieni di gente – si giustificò lei. Ma come al solito rinunciò a spiegare i veri motivi del suo bisogno di solitudine. Già era stata una pessima mattinata, non voleva aggiungerci una discussione con l'unica collega con cui aveva un minimo di dialogo. – Vieni a cena da noi venerdì – stabilì quest'ultima mentre pranzavano. – Però ti avviso, ci saranno alcuni maschi papabili. – Oh, dio – gemette lei. – Eleonò, non è un'uscita a quattro – la sgridò Fiammetta. – Sono dei colleghi di Leonardo, alcuni non sono sposati. Vieni, ci parli, e se qualcuno ti piace ci esci, sennò chi s'è visto s'è visto!
– Va bene – sospirò Eleonora. – Grazie. Ma quello chi è? – aggiunse, accennando incuriosita a un bel ragazzo moro di occhi e di capelli che sedeva da solo in un angolo. Erano alcuni giorni che lo notava, solo e tenebroso come nessun altro. – Quinto piano – rispose Fiammetta. – Chris Hardy, inglese. E' bravissimo nel lavoro, ma asociale peggio di te. – E come mai lo schivano tutti? – insistè lei. Al quinto piano erano tutti strani, che uno venisse messo da parte perché era più strano degli altri le sembrava impossibile. – Dicono che parla coi morti. – Fiammetta alzò le spalle. – Radio Serva corre. – E come va il suo italiano? – Dicono che impara in fretta. Fiammetta la fissò, scettica. – Eleonò, lascia perdere – sbuffò. – Quello è ancora più strano di te. – Strano? Cosa vuol dire strano? A me va benissimo se è strano – ribatté lei con aria innocente. – E' molto carino e non mi sembra giusto isolarlo per una diceria di corridoio. – Fai un po' come ti pare – sospirò Fiammetta, rassegnata. – Intanto venerdì vieni a cena. – Va bene – sorrise Eleonora mentre si alzavano da tavola e si dirigevano all'uscita. – Ma tanto il giorno che uno mi dirà: "Eleonora, voglio uscire con te e scoparti fino all'alba" invece di nascondersi dietro cazzate e promesse da marinaio, tornerà la neve a Roma! – Eddai, non essere sempre così pessimista – sbuffò Fiammetta. – Per me sei te che sei troppo esigente con gli uomini. – Vorrei tanto essere decerebrata come le altre, ma non mi riesce – sospirò lei. – Andiamo a prendere il caffè al bar.
Si avviarono lentamente verso l'uscita, seguite dai commenti pensati dei colleghi. *** – Povera Eli, oggi sei più stanca del solito – disse la mamma con una lieve carezza. – Sì, è vero – convenne lei con un sospiro. – E ho un'altra cena da Fiammetta… mamma, perché tutti vogliono vedermi vicina a un uomo? – Perché hai trent'anni, tesoro, e nonostante siamo nel XXI secolo, le donne single per scelta sono sempre guadate con diffidenza e sospetto – spiegò la mamma paziente. – Sì, ma che palle – sbuffò lei. – Io non sono normale, perché devo adeguarmi agli altri? – La telepatia è un dono molto pesante – convenne la mamma. – Perché vedi le persone come sono realmente. Ma come io ho trovato tuo padre, tu puoi trovare un uomo adatto a te. Anzi, io credo che sia molto vicino. – Se lo dici tu – sospirò lei. – Ma come si può nascondere il nostro dono alla persona che si ama per tutta la vita? – Si può, Eli. Quando sarà il momento, saprai come fare. *** Un paio degli invitati sembravano interessanti, ed Eleonora raggiunse Fiammetta in cucina per dirglielo. La sorprese a bere un bicchiere di vino quasi di nascosto. – Perché non lo porti di là? – chiese stupita. – E' fragolino – rispose Fiammetta. – Io lo adoro, ma è un vino da dessert e Leonardo si incazza se lo porto a tavola. – Fai assaggiare – decise Eleonora. Non beveva, ma era curiosa. Il sapore era strano, dolce, frizzante. Schioccò la lingua e ne prese un altro sorso. – Buono – esclamò.
– Vero? – Fiammetta si illuminò come una ragazzina. – Oddio, mi gira la testa – costatò Eleonora stupita. – Ma dai, per due sorsi – protestò Fiammetta. – Bevine ancora! Eleonora lo trovava troppo buono e si finì le due dita che Fiammetta le aveva versato. – Mmm, che meraviglia – barcollò appoggiandosi all'amica. – Sarà meglio tornare di là – rise Fiammetta accompagnandola. Eleonora si lasciò cadere sul divano, subito circondata da tre ammiratori, tra i quali uno di quelli che le interessavano. Provò a calare lo schermo e a studiarne i pensieri, ma non ci riuscì. Aveva perso la sua capacità. – Che hai, ti senti male? – chiese lui vedendo la sua faccia stupita e sconvolta. – Sì, scusa… forse è meglio se vado a casa! Eleonora fuggì senza rivelare nulla a Fiammetta. *** Eleonora andò a trovare la madre con un'espressione perplessa e assorta sul viso e una bottiglia di fragolino in mano. – Un disastro ieri sera, eh? – costatò la mamma. – Già – sospirò lei. Un gatto si avvicinò guardingo, ma lei non si chinò a carezzarlo, troppo presa dal problema della sua improvvisa schermatura totale. – Oggi però è tornato tutto normale – insisté la mamma. – Infatti – ammise lei seguendo con lo sguardo il gatto che se ne andava, indolente e sprezzante. Si morse le labbra e sollevò la bottiglia che aveva acquistato al supermercato sulla via. – Dici che ho l'aria alcolizzata se faccio qualche esperimento?
– Un pochino – sorrise la mamma. Anche Eleonora sorrise suo malgrado, guardando la bottiglia tra le sue mani. – E' uno schermo, credi? – E' probabile. – Eppure l'alcol dovrebbe indebolire le mie difese – fece Eleonora incredula. – Voglio dire, il vino in genere lo fa. Infatti l'ho assaggiato per poter studiare meglio due tizi, ieri sera… Pensa alle cene aziendali! Finalmente potrò essere un po' più socievole e riabilitarmi agli occhi dei colleghi. – In azienda sei stimata, o ti avrebbero già licenziata – ribatté la mamma divertita. – Comunque tienilo pure presente come schermo aggiuntivo per quando sei stanca. – Grazie – disse Eleonora ridendo. – Meglio che vado, devo qualche spiegazione a Fiammetta. Tornò a casa e mise la bottiglia in frigo. Il "chi è" segnalava che Fiammetta aveva provato a chiamarla, quindi si affrettò a richiamare. – Ma perché te ne sei andata via in quel modo ieri sera? – indagò Fiammetta. – Scusa, un calo di pressione improvviso – rispose lei vaga. – Perdonami, ma ero veramente a pezzi! – Almeno hai trovato qualche persona interessante? – insisté Fiammetta. – Perché un paio di persone mi hanno chiesto il tuo numero, ma mi guardo bene dal darglielo senza il tuo permesso. – Brava, mica come quella scema di Tiziana che mi ha messo addosso il suo "caro amico" Paolo! "Sai, è come un fratello per me", per te, brutta scema, chi ti ha detto di dargli il mio numero? – Mò te gonfio, non cambiare discorso! – Tu fammi i nomi. – Massimo e sco. Ti interessa l'articolo?
– sco no, grazie, ma dai pure il mio cellulare a Massimo. – Basta che ti ricordi di tenerlo . – Farò questo sforzo. – Allora io farò lo sforzo di dare il tuo numero a Massimo. *** Eleonora era uscita con Massimo. Voleva capire se la simpatia iniziale era ben riposta, o se poteva mettere una croce anche su di lui. Non le serviva la telepatia per capire che lui aveva avuto un colpo di fulmine. Restava da vedere se poteva essere reciproco. – Sei emozionata? – chiese lui trattenendo a stento l'eccitazione. Se anche lo era stata un pochino prima di uscire di casa, Eleonora si era da tempo calmata. – Dovrei? – rispose scettica. – Siamo qui, insieme… – "Voglio baciarti subito!" – Non lo trovi romantico? – Se lo dici tu – lei alzò le spalle. "Fa la difficile" pensò lui. "Ma sento di piacerle." "Figurati" si disse Eleonora. "Punto negativo: troppo sicuro di sé. Si crede un latin lover ed è solo un ragazzo di periferia." – Sei molto silenziosa, stasera – osservò lui con aria languida. – Non c'è molto da dire – ribatté lei innervosita. – Ma come, perché, parlami di te! – Ti ringrazio, ma sono più stanca di quello che pensavo, ti dispiace riaccompagnarmi a casa? – Ma no, dai, la notte è ancora giovane… – "Porca puttana, dove ho sbagliato?
Questa è proprio tosta!" – Sarà pure giovane, ma io domani mi alzo all'alba, devo andare fuori Roma – mentì candidamente lei, già stufa di quella stupida serata. – Dai, un ultimo bicchiere – supplicò lui facendo un cenno al cameriere. – Avete del fragolino? – chiese Eleonora trattenendo a stento la pazienza. – No, mi dispiace – rispose il cameriere compito. – Conosco un'ottima enoteca – esclamò Massimo. "Pensavo fosse astemia! Mo' la sistemo io…" – Massimo, ti ringrazio ma è davvero tardi, preferisco andare a casa – disse lei decisa. Cominciò a cantare dentro di sé per non sentirlo più, rimanendo zitta finché non riuscì a farsi depositare sotto casa. – Allora ti chiamo? – fece lui speranzoso. – Lascia perdere – rispose lei brusca. – Buonanotte. "'Sta zoccola, bastarda, una serata sprecata, soldi buttati, brutta lesbica che non è altro…" "Vaffanculo, Massimo" pensò Eleonora irritata, chiudendosi il portone alle spalle. Meglio sigillarlo fuori dalla sua vita. *** – Allora? – chiese Fiammetta mentre eggiavano lentamente dopo pranzo, ando davanti alle vetrine di negozi chiusi. – Allora cosa? – rispose Eleonora adocchiando un vestito che le piaceva. – All'uscita devo are di qua! – Eleono', non svicolare sempre – si spazientì Fiammetta. – Sei uscita con Massimo o no?
– Ah, sì – fece Eleonora annoiata. – Un disastro. – Ma dai – esclamò Fiammetta incredula. – Sembra tanto un bravo ragazzo! – Lasciamo perdere – tagliò corto Eleonora alzando le spalle. – Non mi va di parlarne. – Fai un po' come ti pare – sospirò Fiammetta. – Tu lo sai, io so' sincera. Sei bella e intelligente e ti meriti un uomo, mai sei diventata troppo pignola nella scelta. – E' che ho incontrato troppi stronzi, e sono tutti uguali – Eleonora alzò le spalle. – Almeno gli italiani. Forse dovrei provare gli stranieri. – Sì, e come ci comunichi che non sai una parola d'inglese? Prendiamo un caffè decente prima di rientrare, va. Dopo l'ufficio Eleonora ò anche dalla madre. – Sai che dovresti fare?– suggerì quest'ultima. – Bere il fragolino prima dell'appuntamento. Così sei sicura che per tutta la sera sei schermata… – E pronta a essere fregata – completò Eleonora. – Dici che vuoi essere normale, ma non mi pare proprio – esclamò la mamma esasperata. – Gli altri non leggono nel pensiero, bevi fragolino e sarai come loro! – Lo so, ma è magnifico poter scegliere cosa voglio essere – ammise Eleonora. – Vedo tanta gente fingere intorno a me che non riesco a trattenermi: devo scoprire la verità il prima possibile. Tanto mi faccio male lo stesso, ma di meno. *** Doveva essere l'anno delle scoperte: dopo lo schermo del fragolino rosso, Eleonora appurò a sue spese che quello bianco le faceva l'effetto contrario. Quella sera, a un compleanno, dopo un solo dito di vino, si ritrovò completamente priva di schermatura, alla mercé dei pensieri sparsi di tutti i clienti della pizzeria, tanto che rispondeva a vanvera a frasi dette o pensate senza cogliere la differenza, con sommo so dei suoi amici, alcuni dei quali cominciarono a guardarla con sospetto.
Una tortura che la lasciò col mal di testa per due giorni, costringendola a darsi malata per la violenza dell’emicrania. Quando riuscì a pensare di nuovo normalmente e a comprare una nuova bottiglia di "rosso schermatura totale", come aveva soprannominato il vino, si chiese se non aveva per caso scoperto l'ultima pozione magica del nuovo millennio. Peccato che fe quell'effetto solo a lei. *** – Posso? – Eleonora sedette di fronte a Chris qualche giorno più tardi: Fiammetta si era presa un giorno di ferie e lei era priva di compagna di pranzo. Lui parve sorpreso, ma acconsentì educatamente. I suoi pensieri erano incomprensibili per Eleonora, che non aveva mai studiato le lingue e il cui inglese era fermo a un livello meno che scolastico. "Che bello non sapere cosa pensa!" si disse eccitata. – Da quanto sei a Roma? – chiese incuriosita. – Due mesi – rispose lui, con fortissimo accento inglese. – Ti piace Roma? – Molto. E'… come si dice… molto viva. – Anche troppo – convenne lei disgustata. – Certa gente era meglio ammazzarla da piccola! – Come? – fece lui confuso. – Niente, niente, scusa. Io sono Eleonora. – Chris. – Lui le strinse brevemente la mano. "Mi piace perché guarda sempre negli occhi quando parla. Sembra cercare il tuo sguardo per leggerti dentro" si disse Eleonora, felicemente stupita. Lei spesso teneva gli occhi bassi per non rivelare le sue impressioni, ma lui la costringeva a tenerli fissi nei suoi. Non era un telepate, ma certo era un ragazzo fuori dal comune.
– Hai trovato degli amici, qui? – indagò lei. – Non ancora – ammise lui. – Se la tua ragazza non è gelosa, posso essere tua amica io – buttò lì lei con aria invitante. Lui abbassò lo sguardo, esitò un attimo prima di ripiantarle addosso gli occhi scuri. – I'm single – si limitò a dire. Eleonora esultò. Bene, almeno se usciva con lui non avrebbe saputo in anticipo il programma. "Un po' di suspense ogni tanto mica fa male" si disse soddisfatta. Con lui poteva essere proprio come gli altri. – Pure io – confessò illuminandosi. Sorrise anche lui, quasi con sollievo. Aveva un gran bel sorriso. *** – Allora venerdì sera vieni a cena – esordì Fiammetta. – Anche tu, Chris. Eleonora per poco non si strozzò mentre Chris annuiva con un sorriso. Ormai avevano l'abitudine di pranzare tutt'e tre insieme, anche se poi durante il giorno non si vedevano e raramente si sentivano. – Ci sono alcuni amici di famiglia – continuò Fiammetta imperterrita, ignorando le occhiatacce di Eleonora. – Una cosa molto informale. – Okay – disse subito Chris. – Si vieni anche tu – aggiunse rivolto a Eleonora. – "Se", Chris, "Se vieni anche tu" – lo corresse Fiammetta. – Hai ragione, scusa, non mi entra in testa – fece Chris con una smorfia. – L'italiano è difficile. – Ma tu sei molto bravo – lo rassicurò Fiammetta. – Allora, Eli, lo i a prendere tu?
Eleonora annuì con la bocca piena. Ringraziò la scusa del boccone, che le dava il tempo di riprendersi dalla sorpresa e ritrovare la voce. – Ma che t'è saltato in testa? – protestò quando furono di nuovo sole in ufficio, dopo la pausa pranzo. – Invitare me e Chris… – Ao’, pensavo di farti un piacere – ribatté l'amica con aria innocente. – Mi pareva ti stesse simpatico, a me piace e avevo voglia di vederlo fuori da qui. Se nun vuoi veni', dillo! – Sì, così mi gonfi – sogghignò Eleonora. – Penso che sia il primo invito che riceve da quando è qui – aggiunse assorta. – Sono curiosa anch'io di vederlo fuori da questo posto, ma non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo. – Eh, certo, perché ti vergognavi che c'ero io! Cosa faresti senza di me – commentò Fiammetta divertita. – Già. – Eleonora tornò a sorridere, suo malgrado sollevata. – Grazie, mammina! – Lo sai che mi fa piacere starti vicino, so cosa significa perdere un genitore – rispose Fiammetta con affetto. – Sì, lo so – disse Eleonora abbracciandola. – Se non ci fossi tu, questo ufficio sarebbe una tomba! *** Chris accettò volentieri un aggio da Eleonora, anche perché non riteneva di conoscere ancora abbastanza la città per andare da solo. Si presentò in T-shirt molto aderente che metteva in evidenza i pettorali e jeans con un giubbotto da motociclista. – Ho una Harley-Davidson, a casa – confessò con un sorriso malizioso. "Ma guarda, un biker in una multinazionale! Se penso che in ufficio è sempre rigorosamente in giacca e cravatta… come lo giudicherebbero i suoi colleghi vedendolo così?" si domandò Eleonora incantata. E non era nemmeno asociale quando incontrava gente priva di pregiudizi, anzi, era molto simpatico col suo "italinglish", come costatò non appena entrarono in
casa di Fiammetta. Eleonora non riusciva togliergli gli occhi di dosso, affascinata. Il suo italiano era molto migliorato da quando pranzava con loro, nonostante l'accento, ed era di buona compagnia. Finalmente lui la raggiunse con un sorriso e sedette vicino a lei sul divano. – Cosa bevi? – le chiese incuriosito, accennando al bicchiere di fragolino che lei teneva in mano, sorseggiandolo per superare lo shock della metamorfosi di lui. – Fragolino. Vino frizzante con succo di fragola – spiegò con aria vaga senza riuscire a togliere gli occhi dal viso di lui. – Posso provare? – E' sul tavolo per tutti. – Ma bevi solo tu. – E' un vino da dessert. Ma a me piace sempre e comunque. Lui le tese il bicchiere con decisione. Lei prese la bottiglia posata sul tavolino vicino a lei e glielo versò. Chissà che effetto faceva su di lui. Lo osservò mentre sorseggiava, curioso, e schioccava la lingua, sorpreso. – Not bad – Un altro sorso. – Excellent! E scoppiò a ridere. "Manco un bicchiere ed è già sbronzo?" scoppiò a ridere anche lei. "Oh, Chris, stasera ti porterei veramente a casa e non ti lascerei più andare via! Vorrei un po' di fragolino bianco per perdere tutte le inibizioni…" *** – Com'è finita venerdì sera? – volle sapere Fiammetta il lunedì mattina alla macchinetta del caffè. – Ognuno a casa propria, come vuoi che sia finita – rispose Eleonora alzando le spalle. – Eleono', ma sei un disastro! Ti servo Chris su un piatto d'argento e tu non ne
approfitti? – Non ci ho pensato – ammise Eleonora mortificata. – E poi mi sembrava stanco. – Aò, ma mò te gonfio davero!– sbuffò Fiammetta. – Smettila di cercare scuse. Guarda che adesso il ghiaccio è rotto, puoi pure invitarlo a cena fuori. La mamma disse che Fiammetta aveva ragione. – Se mi procuro un'altra di quelle bottiglie di fragolino bianco – sogghignò Eleonora. – Credevo ti fe male! – protestò la mamma. – Non se lo invito a casa per una cena a lume di candela – ribatté Eleonora. – E poi voglio vedere che effetto mi fa, con lui. – Non starai facendo un po' troppi esperimenti con questo fragolino? – chiese la mamma dubbiosa. – Sei sicura di voler continuare questo mix di telepatia e fragolino? – L'unico metodo per scoprire pregi e limiti della sua magia è quello empirico – osservò Eleonora. – Al massimo anche Chris mi prenderà per pazza o si unirà a quelli che mi credono lesbica. – Contenta te – sospirò la mamma lasciandola andare. – Auguri. *** – Allora, venerdì vieni da me? – chiese Eleonora sentendosi un po' sulle spine. – Va bene – disse subito Chris con un sorriso. – Si non temi colui che parla con i morti… – Dovrei? – fece lei scettica. – Non tentare di spaventarmi, non sono così scema. – Non ho detto che sei scema – ribatté lui. – Sono contento di venire. Posso portare lo champagne? – Spiacente, a casa mia si beve solo fragolino – rispose lei divertita. – Tutto il resto mi fa male.
– Davvero? – fece lui stupito. – Sì – assicurò lei. – Puoi portare il gelato, se vuoi – aggiunse munifica. – Okay, ice-cream! – approvò lui ridendo. – Is it dressy? – Come, scusa? – E'… ehm… elegante? – Guarda, siamo io e te, vieni come ti pare – disse lei maliziosa. – Io preferisco gli uomini senza giacca e cravatta. – Thank you. I'll it. – Che hai detto, a parte "grazie"? – Niente – assicurò lui con un sorriso. Eleonora lo fissò, incerta. Certo lui aveva capito lo scopo della cena, ma non stava scoprendo le carte. "Non volevo un po' di suspense?" si disse severa. Non le restava che aspettare quel fatidico venerdì. *** Eleonora posò la bottiglia di fragolino bianco sul tavolo apparecchiato per due quasi con reverenza. "Mi raccomando, conto su di te!" pensò. "Fammi scoprire tutti i pensieri più reconditi del bel tenebroso che viene a cena!" In quella suonò il citofono. "Puntuale come un orologio svizzero, si vede che non è romano!" esultò lei. Meglio, perché i preparativi e l'attesa l'avevano davvero snervata. Forse nemmeno serviva il fragolino a far cadere gli schermi! Lui aveva volutamente ignorato l'appuntamento per tutta la settimana, creandole un notevole stato di ansia. Già non era abituata a prendere iniziative con gli uomini, con lui andava proprio avanti al buio, senza l'ausilio di nessun dono di famiglia. Lui emerse dall'ascensore in camicia bianca aperta sul petto glabro e giacca scura. La baciò sulle guance e le diede il gelato da mettere in frigo.
– Hai fame?– chiese lei. – Un poco – ammise lui. – Non sono una gran cuoca – avvisò lei. – No problem – rispose lui. Sedettero a tavola e lui stappò la bottiglia del vino, servendolo a entrambi. – E' differente – osservò. – E' bianco, così fa più effetto spumante, ma ha lo stesso sapore – si affrettò a dire lei. "A te non farà nessun effetto, proprio come l'altro. A me… staremo a vedere!" Brindarono alla serata ed Eleonora bevve un buon sorso, carica di aspettative. Al compleanno di Michela aveva fatto effetto subito. – Allora, buon appetito – disse lui. – Non si dice, porta sfortuna – rispose lei. – Si lo dici tu – sorrise lui. "E' veramente sexy stasera. Lo ha fatto per me? Carino da parte sua, ma tanto scapperà come le altre”. Eleonora sbatté le palpebre. Aveva capito un pensiero espresso in inglese? Miracoloso fragolino! Certo lui ancora non pensava in italiano, quindi era per forza un omaggio del magico vino. – Ti senti bene? – chiese lui preoccupato. – Sto benissimo – assicurò lei improvvisamente euforica. – Come mai sei ancora single? – Non ho una ragazza da quattro anni – rispose lui con un sospiro. – Allison è morta in un incidente in treno. You know, train crash in London. Quando parlava in inglese, la traduzione simultanea non funzionava, accidenti. – Scusa, non parlo inglese – gli ricordò trattenendo la curiosità.
"Oh, Dio, adesso come glielo spiego" lui abbassò lo sguardo. "Quel maledetto ottobre, la dannata stazione di Paddington…" Lei lo fissava, attenta e muta. – Paddington station a Londra è famosa per li incidenti di treni – si decise a dire lui. – October novantanove, trentuno morti. Anche lei. Lei annuì. – Capisco – disse.– E perché dicono che parli coi morti? – God! – fece lui con aria esasperata. – Non so! "Perché dirle delle visite di mia nonna dopo la morte o del messaggio di Allison sulla segreteria telefonica il giorno del funerale…" Eleonora contò fino a dieci per non esplodere in una domanda. – Anch'io parlo coi morti – disse solo. – Ma non lo dico in giro. Soprattutto non agli appuntamenti. – Mio sbaglio – convenne lui. – Sono uscito con sca del marketing e gli ho detto questo e lei lo ha detto a tutti. – Radio Serva corre, soprattutto in Italia – sorrise lei. – Sì – convenne lui. – Adesso lo so. Troppo tardi! Cenarono parlando un po' di lavoro e un po' di ciò che facevano nel tempo libero. Poi sedettero vicini sul divano e Eleonora continuava a leggere pensieri puliti che rispecchiavano le parole incerte che uscivano dalla bocca di Chris. Sorrise, intenerita e felice: sembrava un uomo che diceva quello che pensava e pertanto pareva possibile anche instaurarci un rapporto. E sembrava attratto da lei almeno quanto lei si sentiva attratta da lui. Quando calò il silenzio, il bacio venne naturale. Chris, che fai? Non voglio quella tipa tra noi! La voce mentale fece sussultare entrambi: scattarono all'indietro come se fossero stati colti sul fatto.
– E' meglio che vado a casa – mormorò lui imbarazzato. – Scusa, non mi sento bene. Ciao. – Ciao. – Lei lo accompagnò alla porta e tornò lentamente in camera sua. – Chi cavolo era? – chiese turbata alla madre. – Allison. Lui ti somiglia più di quello che pensi – fu la saggia risposta. – Dio! – mormorò lei sprofondando sul letto. – Adesso come faccio? Qualunque fosse la risposta, non la sentì, stordita dalla depressione e dal mal di testa. *** – Dobbiamo parlare, Chris – disse Eleonora decisa. Finalmente si era decisa ad affrontare la situazione. Rischiava di perdere un'ottima occasione per timore di uno spirito che non voleva arrendersi. Non sapeva bene come affrontare l'argomento, ma voleva che Chris stesse bene con lei, come lei stava con lui. Voleva cancellargli le occhiaie e la faccia triste che aveva a volte, quando probabilmente lei lo andava a trovare di notte. "Molesta!" si disse anche quel giorno davanti alla faccia sbattuta del collega. Lui esitò, poi annuì. – Non qui – insisté lei, dato che erano in mensa. – In azienda anche i muri hanno le orecchie. – Okay – concesse lui. – Domani è sabato, vieni tu o vengo io? – Vengo io. Una volta per uno, toccava a lei vedere dove viveva lui. Le avrebbe dato un'ulteriore idea di come era. Si stupì un po' non trovando foto di Allison da nessuna parte. – E' già abbastanza in me – fece lui amaro. – Non mi lascia dimenticare. – Capisco che sia finito tutto in maniera troppo brusca, ma come mai ti è rimasta
così attaccata? – domandò lei. – Quelli chi amo in vita mi si attaccano dopo morti. – E cosa vuole per te Allison? Che resti solo fino alla fine dei tuoi giorni? – Non lo so. Lui chinò la testa, abbattuto. – Invece di scervellarci, perché non facciamo una eggiata? – decise lei. – Ti faccio vedere i bui anfratti di Roma! Lui si illuminò e la seguì con entusiasmo. *** – Mamma, aiutami – disse Eleonora decisa. – Voglio parlare con Allison. – Lei non vuole parlare con te. – Allora parlaci tu! Non può costringere Chris a rimanerle fedele fino alla morte, che senso ha? La mamma sospirò. – Serve Chris per attirarla. Prova a coinvolgerlo in un gioco di magia. – Penserà che sono pazza – disse Eleonora frustrata. – Sa che stai cercando di aiutarlo, il "come" non credo abbia importanza per lui – assicurò la mamma. – Va bene, ci provo – sospirò Eleonora. *** – Ripeti? – fece Chris con espressione curiosa. – Esor-cis-mo – sillabò Eleonora. – Sai, il film con Linda Blair?
– Oh, yeah – sorrise lui. – E tu vuoi fare questo a me? – Più o meno – rispose lei sibillina. – Okay – concesse lui. – Bene, allora facciamo così: domani vieni da me e io mi bevo una pozione magica. Ti dico di venire tu, perché dopo mi prende un gran mal di testa e così posso mettermi subito a letto. – Va bene – disse lui divertito. – E' un bel gioco – promise lei. – A te non farà affatto male. L'unico sforzo che dovrai fare, dovrai baciarmi di nuovo. – Grande sforzo – assicurò lui truce. – Buono scambio. Lei scoppiò a ridere. – Cosa? – chiese lui perplesso. – Sembri Vento nei capelli in Balla coi lupi – rispose lei senza riuscire a smettere e comunicandogli l'ilarità. Poi entrambi tornarono seri. – Grazie – disse lui. – Nessuno ha fatto questo per me. – Prima di ringraziarmi, vediamo se riesco a liberarti – ribatté lei. *** L'indomani lui arrivò puntuale, ma con un'aria alquanto sbattuta. – Allison non mi lascia dormire – brontolò. – Okay, vieni qui – rispose lei impaziente. L'inglesina cominciava davvero a stufarla. Sedettero vicini sul divano, Eleonora sorseggiò il dito di vino. Quindi, senza esitare, lo attirò a sé e cominciò a baciarlo. Chris! esplose la voce muta di Allison. Che cosa ti ho detto? Non puoi farmi
questo! Ciao, Allison. Eleonora si staccò da Chris e chiuse gli occhi, trasmettendo verso di lui. La sentiva aleggiare lì intorno, anche se non riusciva a vederla. Scusa se te lo chiedo, ma perché sei rimasta così attaccata a lui? Siamo stati divisi prima del tempo. Dovevamo sposarci. Stagli lontana, puttana! Allison, è stato un incidente. Chris non poteva certo impedirlo. Cosa vuoi che faccia? Che ti vendichi? Non può mica massacrare i dirigenti e i dipendenti del British Rail che ha causato il disastro. Lui è mio. Allison si stava allontanando. Il cerchio alla testa, effetto collaterale del fragolino bianco, le piombò addosso senza preavviso. Eleonora si accasciò contro lo schienale, mugolando di dolore per l'istantaneo trapano al cervello. – Eleanor – chiamò Chris spaventato. Lui lo pronunciava "Ìlena", con l'accento sulla "i". – Sto bene – mormorò lei. – Portami a letto. Lui obbedì e si stese vicino a lei, carezzandole piano la testa. Le pulsazioni nel cervello andavano scemando ed Eleonora si addormentò esausta. *** Si svegliò dopo qualche ora. Chris era ancora accanto a lei, vestito e silenzioso. Aveva sempre un martello pneumatico sulla nuca e non riusciva a muoversi. Trasmettere era stato anche peggio che perdere gli schermi. – Hai fame? – chiese Chris. – Vomiterei – assicurò lei con una smorfia. – Puoi andare a casa, se vuoi. – Non ti lascio si stai poco bene. – Ho solo bisogno di riposo, Chris, è stato più estenuante del previsto. – E io ti guardo riposare.
Lei rinunciò alla discussione. Non era in grado di combatterlo, al momento. Il fragolino bianco le faceva proprio male, doveva bandirlo da casa. Il tentativo con Allison lo aveva fatto, ed era andato male. Dovevano trovare un'altra soluzione. *** – Chris è l'uomo della mia vita – disse Eleonora, felice e depressa allo stesso tempo. – Solo che non posso averlo finché non si leva di mezzo la sua ex. Puoi aiutarmi, mamma? La guardò supplichevole, ma la mamma scosse la testa, muta. – Insegnerò a Chris a schermarsi – rifletté allora Eleonora. – In fondo anche la sua è una forma di telepatia. Certo non era facile spiegargli come fare. Come creare quei muri invisibili per proteggere la mente. Ciò che in lei era più o meno innato e risultato di anni e anni di esperienza, per lui risultava ostico o addirittura impossibile. – Prova con le canzoni – esclamò infine, folgorata, memore del suo rimedio prefragolino. – Invece di starla a sentire, ti canti una canzone che ti piace, possibilmente che non ti fa pensare a lei, sennò è inutile. Voglio dire, non scegliere il suo gruppo o cantante preferito, o la vostra canzone del cuore, capisci? Chris si illuminò. Questo già sembrava molto più facile e quando non era stanco, funzionava pure. La sera però faceva fatica a concentrarsi sul testo o sulla musica e alla fine lasciava perdere e telefonava a Eleonora, finendo con l'addormentarsi sereno con la cornetta in mano. Però così non potevano andare avanti, serviva uno schermo più forte, perché l'intrusione di Allison quando cercavano di baciarsi o scambiarsi coccole era decisamente virulenta e molesta. *** Chris era immerso totalmente nella riunione e prendeva furiosamente appunti per poi intervenire alla fine del discorso del capo, quando il richiamo lo colpì. Sobbalzò e si guardò intorno smarrito, mentre il cuore gli accelerava i battiti: una richiesta di soccorso di Eleonora.
Ma Eleonora era andata in Toscana dal padre, anzi, doveva tornare proprio quel giorno. E viaggiava da sola in macchina. La penna gli cadde di mano, si scusò a mezzavoce in inglese e fuggì dalla sala riunioni. Tirò fuori il cellulare e fece il numero di Eleonora, aspettando una quantità di squilli finché cadde la linea. Imprecò tra i denti e sfrecciò davanti alla sua segretaria che gli urlò dietro: – Chris, stai bene? – per correre in portineria. – Chi chiamo si penso che c'è un incidente? – chiese affannato e sconvolto. – Mah, il 113, suppongo – risposero i due vigilanti perplessi. Chris si precipitò nella saletta di attesa, in quel momento deserta, e fece il numero. Chiese se c'erano notizie di un incidente, magari sulla via Aurelia, una Y10, per favore, era importante. Attese un'eternità e intanto col cellulare continuava a provare a chiamare Eleonora, ma lei non rispondeva. "Sta guidando, non sente" si ripeteva per rassicurarsi. Alla fine gli dissero che sì, c'era stato un grosso incidente sull'Aurelia, con dei feriti anche gravi, ma era appena successo, lui come faceva a saperlo? – Dove sono i feriti? – urlò, senza curarsi di spiegare una cosa che non capiva molto neanche lui. Gli dissero che li stavano trasportando all'ospedale di Civitavecchia, che era il più vicino. Chris tornò di corsa nel suo ufficio a prendere le chiavi della macchina, lasciò detto alla segretaria sempre più sbalordita che c’era un'emergenza, e corse via. *** Eleonora vide il tunnel. Ma l'ingresso era sbarrato dalla mamma con la faccia seria: – Che ci fai qui? Non è il tuo momento. – Mamma – esclamò felice. – Perché non posso raggiungerti? E' tutto troppo difficile, non ce la faccio! – Non è ora – ripetè la mamma. – Non puoi fare questo a Chris. – Oh, mamma, io lo amo tanto, ma non riesco ad averlo – protestò lei.
– Torna indietro e sarà tuo – promise la madre con voce dolce. – Ma Allison… – A lei ci penso io. – Avevi detto che non potevi! – Ora le cose sono diverse. Torna indietro, non è ancora il momento di riabbracciarci. Con un sospiro, Eleonora voltò le spalle al tunnel e tornò lentamente verso il suo corpo. *** "Ti prego, Signore, non di nuovo" pregava Chris col viso premuto tra le mani, seduto in attesa che uscisse il dottore con notizie di Eleonora. Una mano lieve gli sfiorò i capelli neri e lui sussultò, guardandosi intorno smarrito. La sala d'attesa era affollata di parenti delle vittime del grosso incidente, ma nessuno lo stava guardando o si era mosso verso di lui. Eppure la presenza era nitida. "Oh, no, non ora" pensò depresso. "Lasciami in pace!" Sono venuta a salutarti, Chris. Se solo avessi avuto il potere di Eleonora, forse saremmo ancora insieme… ma ora so che non potevi fare nulla per me, mentre puoi fare ancora molto per lei. Chris chiuse gli occhi e appoggiò la testa al muro dietro di lui. "Sta molto male. Perderò anche lei" rifletté disperato. Non la perderai. Addio, Chris. "Addio, Allison." Riaprì gli occhi sentendo dei i provenire dalla sala operatoria. Balzò in piedi, senza però osare andare incontro al dottore, mentre altri si precipitavano a circondarlo. – E’ andato tutto bene. La ragazza è giovane e forte e si rimetterà senza
conseguenze. Chris si trattenne a stento dall'abbracciare il medico. – Quando posso vederla? – chiese trepidante. – Non prima di domani. Vada a farsi una bella dormita, e domani potrete riabbracciarvi. Chris tornò a casa, sollevato, e si buttò sul letto. Per la prima volta in quattro anni dormì sereno e senza interferenze. Anzi, gli parve perfino di vedere sua nonna con un'altra donna che assomigliava molto a Eleonora, ed entrambe gli sorridevano. *** – Ciao – Eleonora era ancora pallida e intubata, ma si capiva che sarebbe guarita. – Ciao – rispose Chris raggiante. – Sono venuto a controllare come stai per conto di Fiammetta. – Ah, e per conto tuo no? – chiese lei divertita. – Io so già tutto da ieri – ribatté lui chinandosi su di lei. – Ho sentito il tuo richiamo. Sono corso più presto che ho potuto. – Così ti ammazzavi pure te – commentò lei teneramente. – No, il mio angelo custode mi ha protetto – assicurò lui. – Hai un angelo custode? – Tua mamma. – Credevo tua nonna. – E Allison. – Con tutti questi angeli custodi all'opera, non potevamo che cavarcela entrambi – sorrise lei.
– E vivere felici e contenti – confermò lui prima di baciarla. *** – Hai visto, sei riuscita ad averlo senza dirgli la verità – disse la mamma quando Eleonora tornò a casa in convalescenza. – Be', ha capito che non sono del tutto normale – sorrise lei. – E non è carino come mi coccola? – E' innamorato. – Anch'io – confidò lei. – Scusa se non verrò più a trovarti tanto spesso, ma lo sai che il Verano mi intristisce, nonostante le tombe monumentali. – Lo so, tesoro, e non è necessario che tu venga fino laggiù per parlarmi. Lo sai, io sono sempre con te. Goditi Chris e il vostro amore. – Grazie, mamma. – E il fragolino, in tutto ciò? – Quasi non mi serve più perché mi fa lui da schermo. Sono talmente presa dal pensiero di Chris che non ho più bisogno di schermarmi contro le emanazioni altrui. Lui mi riempie come quelle canzoni che mi aiutavano prima di scoprire il fragolino. – Ma pensa, un uomo che ti fa l'effetto di un vino – disse la mamma divertita. – Certo che sei proprio strana! – Be', quanto meno non possono più darmi della lesbica – concluse Eleonora ridendo.