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i racconti delle cose inutili
VOLUME I: 2000-2005
testi e illustrazioni di Riccardo Paracchini.
prefazione di Armando Minuz.
Prima edizione ePub: 2012
Realizzazione: StellaCroce*+*
Collana: Racconti
il progetto
StellaCroce
Il progetto StellaCroce non è finalizzato esclusivamente alla creazione e diffusione di libri digitali, bensì prevede come parte integrante della sua mission il finanziamento, attraverso una percentuale del ricavato, ad eventi umanitari che salvaguardino la vita dell’Uomo, sotto ogni aspetto.
Riccardo Paracchini, nato nel 1964, artista, ha al suo attivo numerose mostre. Iscritto ad Azione Cattolica e Scienza & Vita, è il curatore di questo progetto.
Nel 2010 ha pubblicato Le Litanie, edito dalle edizioni Porziuncola di Assisi, in cui ha raccolto tutte le litanie dedicate nei secoli alla Vergine Maria. Da qui si sviluppò l’idea del progetto StellaCroce.
prefazione
l’erba è verde
introduzione di Armando Minuz
Leggo questi Racconti delle cose inutili e mi torna in mente uno dei miei libri preferiti, i Sillabari di Goffredo Parise. Parise esplorò nei suoi cinquant’anni di vita ogni tipo di letteratura, da un’opera prima surrealista e bellissima (Il ragazzo morto e le comete) a romanzi e racconti di critica intransigente verso la società contemporanea (Il Padrone, Il crematorio di Vienna). Eppure, come sanno i suoi lettori, approdò a questi suoi Sillabari e ne fece quasi un testamento spirituale. Come se dopo tanto peregrinare la vita gli avesse offerto in dono un segreto, uno dei più preziosi.
La storia di come scoccò la scintilla per la genesi di quest’opera è nota. Sul finire degli anni Sessanta Parise vede un bambino nel parco vicino casa sua. Sta leggendo un sillabario. Con la curiosità congenita e splendente che, dicono, avesse Goffredo gli si avvicina. Per leggere quello che lui sta leggendo. Per essere in un certo senso egli stesso quel bambino, almeno per pochi secondi. I due bambini leggono, insieme, la pagina su cui il sillabario è aperto in quel momento. La pagina dice soltanto: “L’erba è verde”. Quel giorno la vita, con una folgorazione, regalò allo scrittore vicentino quello che forse egli cercava fin dall’adolescenza, vale a dire la semplicità. Una semplicità ancora più preziosa perché arrivava dopo una vita di ricerca, di ioni, di improvvise gioie e di violente angosce, com’è per molte delle persone che decidono di occuparsi della propria e altrui sensibilità, mettendosi in gioco invece di accontentarsi di osservare la vita da qualche parapetto.
Ecco. Un lungo preambolo soltanto per dirvi che leggendo queste cose inutili di Riccardo ci trovo molto dell’ultimo Parise. Quelle che sono le cose inutili (come magnificate da uno sguardo-telecamera, da uno sguardo-pennello, da uno sguardo-matita o semplice penna Bic) si staccano dal fondale e vengono consegnate ai nostri occhi. Sempre con una delicatezza velata e agrodolce che fa capire molto dell’arte di Riccardo e, mi spingo troppo in là perché a parte una grande simpatia per lui non lo conosco per niente, della sua forma mentis.
Osserviamo, allora, le cose inutili. Accogliamole in noi, così come ci si presentano. Potremmo iniziare pensando di leggere un libro per poi ritrovarci coinvolti in un esercizio di consapevolezza. Sfogliamo insieme questo umile, personale sillabario del mondo. Forse anche a noi sarà dato, fosse anche per un’ora soltanto, di godere di uno dei più grandi regali che la vita possa fare. Quell’essenzialità, quel silenzio necessari per capire. Capire non con l’intelletto ma con il cuore che, per esempio, l’erba è verde. Una considerazione così semplice, apparentemente tanto inutile, che a qualcuno risulterà indispensabile.
di Armando Minuz
2000
nuvole 13 maggio 2000
Questa notte sono andato a dormire alle ore 3.
Questa mattina mi sono svegliato alle ore 7.
Aprendo le persiane, ho visto che il cielo, limpido azzurro chiarissimo, era attraversato da una enorme ics (X) bianca. Erano due grandi linee, bianchissime, che attraversavano tutto il cielo, da una parte all’altra.
Quando salii in mansarda, dalla finestrella rividi quel segno nel cielo, e notai che proprio nel centro, esattamente poco sopra l’incrocio delle due linee bianche, c’era una nuvoletta quasi trasparente, che ho identificato immediatamente essere un cuore: c’aveva la forma di un cuore, un po’ più spesso nella parte sinistra, leggermente sfatto, sparato dal vento a destra.
Ricordo c’era anche un’altra linea bianca, ma più fine, tracciata da un altro aereo, e un gruppo di nuvolette molto esili, 4 5 6 non ricordo bene, proprio sulla sinistra della ics (ma dentro, dato che come ho detto quelle due linee attraversavano completamente il cielo).
2001
lucciole 26 maggio 2001
Dopo quasi 10 anni ho riveduto le lucciole.
Stavano lì, fisse sui fili d’erba, una più in qui, l’altra poco più in là.
Le ho guardate a lungo, sembravano due stelle venute da lontano, due piccoli lampioni nel prato ad illuminare la notte. Erano anni che non rivedevo le lucciole. Pensavo che oramai fossero scomparse dall’umanità.
Questa mattina 26 maggio, sono sceso nel prato e mi sono affacciato sui fili d’erba, ed ho visto tante piccole uova nella bava bianca.
la erotta e il ciclista 11 giugno 2001
Oggi ero sulla mia bici da corsa blu.
Ebbene. Nel mentre di via Raffello, una erotta s’alza dalla strada in volo e voliamo insieme, fianco a fianco: lei, con piccoli colpi d’ala ondeggia nel vento, io con brevi pedalate, per quasi cinquanta metri nel cielo azzurrissimo fianco a fianco. E la guardo, la osservo felice per avermi portato in cielo.
Ebbene. È stato un incontro. Ho pensato anche ch’andavo in bicicletta senza essermi dopato. Non sono arrivato né primo né ultimo. Chissà se al Giro....
formichina 13 giugno 2001
Questa mattina sul bordo del lavandino c’era una formichina.
Mi sono seduto e l’ho osservata per mezz’ora.
Le formichine sono molto simpatiche.
Chissà cosa pensava, se si era persa, e cosa mangiava.
C’era anche ieri mattina, ora che mi ricordo, ma non mi ero fermato a guardarla.
il governo 11 agosto 2001
L’altra sera, stavo per avere il secondo incidente mortale della mia vita…
Il primo avvenne mentre si andava in Umbria. Per una distrazione si stava per finire giù dal viadotto per 200 m.
L’altra notte invece vedo i fari di un’auto davanti a me: sta facendo un soro su una strada con doppia linea continua, sotto un cavalcavia. Sterzo appena in tempo.
Prima, mentre mangiavo le more mi è venuta la soluzione. È l’effetto del governo. Non bisogna più uscire la notte. Bisogna stare molto attenti. Bisogna stare all’erta. Perché come mettono le bombe così le macchine ti possono venire addosso. Non bisogna uscire dopo il tramonto.
Speriamo che questo governo non l’abbia vinta. Speriamo di poter tornare a vedere le stelle cadenti col naso all’insù.
nuvola 11 settembre 2001
In questi giorni il cielo ha fatto delle nuvole nuove.
E non sono tutte sparpagliate in giro, ma solo all’orizzonte, sulle cime delle montagne, così che cielo è molto blu e le foglie verdi paiono brillare nel vento.
(questa mattina, dopo aver fatto questo disegno, Satana è sceso dal cielo bruciando ogni cosa)
il rubinetto 11 settembre 2001
Dopo pranzo, verso le ore 14.30 mi sono messo ad aggiustare il rubinetto in cucina. Dovevo invertire il collegamento che porta l’acqua alla lavastoviglie. Ho quindi iniziato a smontare i due tubi dell’acqua calda e fredda.
È stato un lavoro molto duro, giacché parte dei tubi non si svitavano, tanto che dovetti prendere anche il martello e lo spray sbloccante. Lavoravo con la testa sotto il lavabo, maneggiando i due tubi.
Verso le 15.00 ricordo che ho toccato, lavorando di forza con la chiave inglese, il rubinetto che blocca l’entrata dell’acqua, ed è partito un getto. Non me lo aspettavo e fui preso dal panico, non capendo come poteva essere successo e da dove giungeva.
Giunse una telefonata che mi avvisava di accendere la TV per vedere quello che era successo in America. Ho guardato un po’, ma era troppo sconvolgente e allora tornai a mettere la testa sotto il lavandino. Mentre lavoravo sui due tubi, ascoltavo i drammatici resoconti dalla radio, mentre la TV in soggiorno continuava a trasmettere le sue immagini.
il rubinetto 2 14 settembre 2001
Malgrado la mia perizia il rubinetto continua a perdere. Così che ho dovuto smontare più volte il blocco.
Oggi 14 settembre, alle ore 12.00 il rubinetto in cucina ha iniziato a perdere acqua con un gran getto, tanto che non lo si poteva più bloccare.
Mi sono messo ad aggiustarlo un’altra volta.
viaggio 16 settembre 2001
Ieri sono andato in auto a prendere mia mamma.
Messomi sulla retta via, avevo davanti a me il cielo.
Il cielo era azzurrissimo ma tutto l’orizzonte era attraversato da una cappa bianca alta circa dieci centimetri: era in questa fascia che si svolgeva ciò che vidi.
Inizialmente pareva la calma, poi in un punto pareva vi fosse un incendio e nuvole alte si ergevano come funghi, il paesaggio scomparve dietro una collina, e mi riapparve nel dramma dello scontro nel vento, e nuvole alte che si ergevano minacciose. Le nuvole si dirà son solo acqua, ma le nuvole ai miei occhi avevano la forma delle immagini già viste in tv e sui giornali. Le stesse immagini. Era pazzesco. Rivedevo nelle nuvole vigili del fuoco che salivano a portare soccorso, e il fumo nero e angosciante, ma nella radiosità della luce, e alla radio cantavano “Vamos a bailar” di Paola e Chiara. Vidi tante piccole nuvole, pensai sono anime che salgono verso il cielo dal fumo della terra.
La scena attraversava tutto l’orizzonte da oriente ad occidente. E dietro di me negli specchietti. Tutto il viaggio osservai quelle nuvole che non erano più le nuvole di una volta e il cielo non era il cielo di una volta negli anni della fanciullezza.
La radio cantava “ma non è solo una macchia scura il cielo”.
Una donna a piccoli i entra in una chiesa rosa alla mia destra.
Quante anime sono salite al cielo come nuvole pensavo.
Spensi la radio, e viaggiai in silenzio, incontro a quel cielo che non arrivava mai.
il rubinetto 3 21 settembre 2001
Aggiornamento: il rubinetto continua a perdere
quindi ho chiesto l’intervento dell’idraulico
per riparare definitivamente il guasto.
io non c’ero 8 ottobre 2001
Io non c’ero, ma la vedevo muoversi come una luce, tra i quadri appesi, e tutto il pulviscolo delle persone girava attorno ad Essa come i pianeti attorno al sole.
Detto così sembra una cosa semplice e breve.
Ma era tutta la vita.
la pianta 29 ottobre 2001
La pianta che avevo seminato è morta.
2002
stop, casi stranamente 7 marzo 2002
Stranamente, oggi pomeriggio sono uscito in auto, e in mezzo alla strada, sulla linea bianca dello STOP, c’era un cane sdraiato che dormiva.
Questa sera sono uscito ancora. Sono ato per un’altra strada, e anche qui sulla linea bianca dello STOP, c’era un gatto che dormiva.
oggi T 18 maggio 2002
Nel mentre oggi mi recavo verso sud, m’apparve nel mezzo del cielo che una colomba stava sospesa, e pareva non si movesse, ma essa si moveva, e batteva le ali, e si librava nell’aere senza moversi da quel punto.
Era una immagine bellissima tanto che mentre guidavo e andavo avanti io la miravo nel cielo volgendo lo sguardo indietro.
Non so se mi hai compreso: essa, la colomba, batteva le ali, eppur non si muoveva dallo suo punto nel cielo. Batteva le ali ma non andava di qua e di là, bensì immobile stava nella verticale, come in un dipinto antico. T
Chissà che giorno è oggi.
formichine 21 maggio 2002
Questa mattina mi sono svegliato e scendendo di sotto, su una piastrella, c’era un gruppo di formichine.
Esse stavano tutte raccolte attorno ad una pozzetta d’acqua (forse del gatto). Parevano tante formichine attorno ad un’oasi. E non si muovevano, tant’è che le ho contate, 158 una più una meno. Ma da dove erano venute? Così che ho visto altre formichine lungo il muro, dietro la cassa. Mah! che simpatiche le formichine, ho pensato. E le ho lasciate al loro da fare e sono andato a fare colazione.
elezioni politiche 27 maggio 2002
Sabato ho visto:
Le rondini volano nel cielo e tornano al nido.
Di notte:
Due auto con il faro destro rotto. E poi una con il faro sinistro rotto.
Domenica ho visto:
Un tipo si scaccola la narice destra e poi si pulisce sul colletto della camicia azzurra.
Una ragazza bionda si bacia in se con un algerino.
00 22 dicembre 2002
Oggi sono uscito e improvvisamente
in un prato marginale ho visto una distesa di pecore
che non credevo ai miei occhi per la meraviglia.
Siamo a Natale.
I pastori tirano fuori le pecore, i buoi e gli asinelli col mantello e li mettono nei prati.
Buon Natale
2003
improvvisamente gennaio 17 2003
L’altra sera improvvisamente mi sono accorto che davanti a me sedeva una persona.
Questo accadde quando improvvisamente prese il telefono, e nella breve conversazione sentii, parlava con una sua amica, supposi, queste precise parole:
«Questa sera la farò finita... No, ormai ho deciso così».
La voce era come in un film di Kieslowski.
(Fu allora che improvvisamente la osservai.
Riflessa nel finestrino, le luci della sera avano veloci nel suo sguardo assente,
il treno la portava verso una storia al bivio,
gli occhi lucidi attraversati dalle strade della notte,
il trucco leggermente blu disegnato a matita,
le case lontane appena illuminate erano altre vite,
i nostri sguardi si incrociavano nella trasparenza di quel vetro,
il collo appena inclinato seguiva la via del treno.
Guardava lontano.
Cosa farà questa sera?
Chi l’aspetta a casa?)
Era vestita con un giubbotto nero, un basco nero in testa, i capelli dritti sulle spalle, i pantaloni con la riga netta.
accadde che gennaio 21 2003
L’altro giorno accadde che, nel mentre parlavamo dei problemi sentimentali, sul come fare a dirlo, sul come aiutarsi, sul come comprendersi, sul come capirsi, dicevo, accadde nel nostro cammino che una bimba colla cartella ‘nciampò e cadde in terra, e la sua mamma l’aiutò a sollevarsi ch’ella non pianse né sentì grande dolore; e più avanti un uomo dava da mangiare a un gatto sulla panchina, così che non avesse freddo né fame la notte; e così fu che quanto dicevamo fu chiaro.
Tanto che l’indomani anche la neve venne.
pace e amore marzo 25 2003
Sabato sera.
In curva vengo sorato da uno coi fendinebbia accesi.
Più avanti c’è un incrocio, lo vedo, sora quelli davanti a me e l’auto appena uscita dalla laterale se lo vede arrivare in faccia e inchioda. Quelli in senso contrario si scansano al pelo. I fari illuminano la notte a zigzag.
Mi viene il desiderio irrefrenabile di ucciderlo. Cerco di procurarmi una pistola ma non la trovo.
Ma ecco che davanti al deficiente di prima ne sbuca un altro, e all’incrocio del semaforo inizia il soro in pieno centro.
Io quello lo uccido!
Lo so che è peccato, che Dio e il Papa non mi perdonerebbero, ma credo che se Dio avesse guidato almeno una volta avrebbe fatto qualcosa anche Lui.
Il sabato sera le strade sono una guerra.
Cambio strada e arrivo a casa.
Pace e bene.
in piedi maggio 24 2003
Un anziano, calvo, stava in piedi, al centro della carrozza.
Con aria silenziosa, rifiutava quanti gli cedevano il posto.
Stava in piedi, la fede nera, teneva un sacchetto, viaggiava con uno spezzato grigio e scarpe chiare.
Ogni tanto abbassava lo sguardo fuori dal finestrino. Cosa guardava?
Guardava una storia lontana, la pace di sua moglie, i figli che non hanno mai avuto, la casa vuota, la spesa da fare, i giorni ati insieme. O forse, solamente gli alberi are.
(Davanti a me una biondina ossigenata. Gl’occhi truccatissimi come una bambola orientale. La ragazza a fianco finì i rebus, alzò lo sguardo, la fissò, rimase bloccata con gl’occhi spalancati. 4 secondi così. Essa teneva i capelli neri lisci, e tutte le mattine non si trucca)
formichina agosto 21 2003
una formichina è finita nella tela del ragno.
si agita.
ora giace appesa al filo
sorrisi settembre 15 2003
La ragazza stava davanti a me. Sorrise, e poi rise. Un sms.
Un messaggio da lontano? Guardava in aria e sorrideva. Guardava al libro e sorrideva. Guardava l’sms e sorrideva.
Io chiusi gli occhi per dormire, non rubarle quella felicità improvvisa, e lei sorrideva. La vedevo dalla fessura degli occhi in realtà giacché quello forse era il sogno.
Ogni tanto cercava nella borsa un nuovo sospiro.
Ma non venne più.
La ragazza era quella delle grandi tette che disegnava provette su un blocco.
Come prima non aveva un sorriso, così oggi l’ho veduta, piombata come una volta nel sonno, e in un libro aperto sulle gambe.
vincita settembre 16 2003
In giro per la città:
Una donna piange. Un uomo l’ascolta.
Tre coppie si abbracciano sulla bocca.
Oggi i baci vincono 3 a 1.
insolitamente settembre 19 2003
Oggi insolitamente molte persone si bisbigliavano le cose sottovoce.
Cosa sta accadendo in Italia?
Perché?
pettegolezzo ottobre 04 2003
Ho visto GN. Un tale gli ha chiesto se si tinge i capelli. Lui ha detto di no, che si è lavato
ape appesa ottobre 18 2003
Sullo stipite della porta stava appesa un’ape. La osservai, pareva appiccicata al muro con la colla o qualche spillo. Soffiai ma non cadde.
Arrivò Giuliana, soffiò e l’ape cadde giù stecchita. Era appesa al filo di un ragno.
Ma è una lunga storia legata alla sua vita.
cose strane ottobre 21 2003
Una ragazza vomitò sul treno. Aveva i capelli corti rossicci e un maglioncino arancione
Ci sono in giro cose strane.
freddo tra i frutti di bosco ottobre 21 2003
Nelle città si accendono i riscaldamenti che gli alberi hanno ancora le foglie
E conosco una fanciulla che dorme tra i frutti di bosco
all’orizzonte novembre 01 2003
All’orizzonte si prepara un altro temporale.
Le foglie rosse e gialle degli alberi.
e le stelle? novembre 07 2003
E le stelle cosa faranno stanotte?
Starò a guardare
una bella giornata novembre 08 2003
Oggi una bella giornata: piove, fa freddo, per alcuni minuti nevicò.
l’autunno novembre 11 2003
Le strade sono gialle.
Le foglie.
Un cane corre.
Col cappotto rosso.
E le foglie gialle.
dentro gli occhi novembre 21 2003
Una ragazza sulla panchina l’ho guardata dentro gl’occhi lucidi.
Una ragazza
Sulla panchina
L’ho guardata dentro
Gl’occhi umidi
-
Una ragazza
Sulla panchina
L’ho guardata
Dentro gl’occhi umidi
in Abruzzo novembre 30 2003
In Abruzzo i colori del paesaggio sono sputati.
Chi dipinge sa cosa intendo.
la posata e il guanto dicembre 09 2003
Camminando ho trovato, in successione, una forchetta bianca di plastica, e un guanto nero ad una distanza di un metro. Stavano perfettamente allineati, e si potevano anche leggere in questo senso: guanto di lana nero (verso la forchetta) spazio di un metro, forchetta bianca (manico verso il guanto). Comunque in questo modo:
guanto ——————— forchetta
una volta nella vita dicembre 15 2003
Viaggiavo, da una parte il sole giallo. Dall’altra, riflesso sul vetro,
il sole giallo e la luna vera.
Stavo tra i pianeti, e lontano aggiungo la linea bianca delle alpi.
in gita dicembre 18 2003
Oggi sul treno ci stava una scolaresca di bimbi.
La maestra scherzando disse, Ora facciamo uno scherzo e dimentichiamo qualcuno sul treno.
Tutti i bambini in coro iniziarono ridendo ad alta voce NOOOOOOOO.
Era divertente. Fissai la mia vicina. La vendevo, nei suoi occhi, nella piega della bocca, era tornata bambina, ricordava, forse.
la lettera dicembre 21 2003
C’è una ragazza che viaggia senza valigia, senza una borsa. Ha una lettera. Io la vedo tutte le mattine, coi suoi vestiti sempre uguali. Legge la lettera e nei suoi occhi forse sogna. Non lo so cosa veda fuori dal finestrino. Un mondo che si muove, o forse fermo nei suoi ricordi, non ha importanza.
L’altro giorno apparve che nessuno ci giurava, tutt’avvolta nel rosa, un maglione rosa, che incanto il suo volto.
Sarei voluto entrare nella sua vita, anche per un momento, ma leggeva ancora la sua lettera rosa.
PS. Non è che legga tutti i giorni la lettera. Ma così m’appare a me.
2004
rosa febbraio 11 2004
Le ho versato l’acqua.
Si è aperta.
stupore febbraio 26 2004
Oggi ho visto due bambini in viaggio.
Camminavano, ogni cosa osservata era stupore nei loro occhi. Indicavano le cose e le case, e con la bocca aperta chiedevano alla mamma esprimendo la meraviglia per le cose. Eppure erano cose normali. Stavano lì tutti i giorni.
C’era una differenza tra i bambini e i grandi. Gli occhi erano diversi, i movimenti erano diversi, le cose che vedevano erano diverse. Ma uguali.
Riccardooo vieni su che è prontooo… un momentoo, dobbiamo finire la partita!!… dai tiraaa… vaii dai corriii…
Com’è strano il tempo. Verrà a nevicare?
al tramonto marzo 22 2004
Finestre arancione, il sole non entra nelle case, e noi stiamo fuori e vediamo le finestre arancione.
Un misero fuoco, brucia ancora nell’erba bruciata.
Nuvole nere non dicono cosa vuole il cielo.
Una canzone, è lei.
fiori rosa, fiori di pesco aprile 02 2004
Tra i fiori rosa vola una colomba. La colgo con lo sguardo. Nell’immagine del bosco sono contento. Anche lei vola lontana. E sempre spero, ritorni, con la prossima fioritura.
sì, il sole aprile 10 2004
Una gallina cammina in mezzo alla strada.
È Pasqua.
principessa ti amo aprile 13 2004
PRINCIPESSA TI AMO, sta scritto su un lenzuolo.
Il treno se ne va.
sorveglianza aprile 25 2004
Comunque la realtà è anche questa:
eccoli lì i Carabinieri, sul piazzale della stazione. Sono cinque, chiusi nella camionetta, ognuno legge il proprio giornale, uno fuma, non ha ancora i baffi. Sorvegliano che non accada niente. Faccio l’indifferente mentre scrivo e gli giro attorno.
ave maggio 16 2004
Laggiù, oltre la siepe, dei bambini recitano l’Ave Maria in giardino.
Il più grande dice «che noiaa bastaa!».
Riprendono tutti insieme l’Eterno Riposo. È una gara.
gli addii maggio 21 2004
Cammino indifferente, lei seduta sul bordo del marciapiede inizia a piangere, lui sta in silenzio, li guardo dall’alto, singhiozzi nel fazzoletto, alle stazioni si danno gli addii.
papaveri rossi maggio 25 2004
lungo la strada ci sono 1000 papaveri rossi lungo la strada ci sono 1000 papaveri rossi lungo la strada ci sono 1000 papaveri rossi lungo la strada ci sono 1000 papaveri rossi lungo la strada ci sono 1000 papaveri rossi lungo la strada ci sono 1000 papaveri rossi lungo la strada ci sono 1000 papaveri rossi lungo la strada ci sono 1000 papaveri rossi lungo la strada ci sono 1000 papaveri rossi lungo la strada ci sono 1000 papaveri rossi
lungo la strada ci sono 1000 papaveri rossi
taglio siepe e… maggio 30 2004
Oggi ho tagliato la siepe. Non sapevo cosa fare.
Poi nel pomeriggio ero lì che non sapevo che fare e aspettavo che assero le ore per finire la giornata, quando ho visto che avevo calpestato casualmente una formichina che si contorceva. Allora ho pensato: ma le formiche hanno la percezione che stanno vivendo? Devo schiacciarla e farla finire di soffrire? Oppure non sa che sta soffrendo perché non sa che sta vivendo? Non lo so. Si vede che proprio non ho niente da fare.
e il semaforo era rosso maggio 30 2004
Non si può più girare sicuri per la città*
* rif. ai manifesti elettorali del governo
giornata giugno 22 2004
Mattina. Nuvoloso. Un ero mi curva addosso all’auto. Lo evito.
Poco avanti una colomba mi a ad un filo dal vetro. Freno un po’ per evitarla.
Questa sera una coccinella mi cammina sulla maglia gialla.
al sole settembre 04 2004
Son tornato, ma non sono mai andato via.
Ho bisogno di pigliare un po’ di sole.
«sì, sono felice come sempre» ottobre 16 2004
Ieri sera in treno mi sono seduto di fronte ad una ragazza. Si chiamava Iolanda. Aveva la testa enorme, con gli occhi sporgenti come due fuochi, e la faccia tutta arrossata, e poi non aveva le dita, ma delle forme saldate le une alle altre e sui lati aveva anche delle forme come fossero unghie. Era in compagnia di altre ragazze e due suore. Faceva vedere le foto che aveva fatto ad una gita a Firenze. Tutte dicevano che erano delle bellissime foto. Con la sua voce stentata chiamò la sua mamma e le disse, «sì, sono felice come sempre». Poi mise lo zainetto rosso in spalla e scese.
Non so dire quanti anni avesse, ma disse «sì, sono felice come sempre».
Mi ha insegnato qualcosa.
la magia della nebbia dicembre 12 2004
L’altra mattina accadde che sul treno, improvvisamente, si spensero le luci.
Il treno entrò in un bosco, e c’era una nebbia bianca che stava sospesa a metà, e c’erano i rami secchi degli alberi scuri che ci correvano ai fianchi, ed era bellissimo perché pareva d’essere in un racconto d’altri tempi, in uno spazio magico, con tutta quella nebbia che pareva di stare in cielo tant’era fantastico. Il treno correva in una valle, e tutti guardavamo dai finestrini quell’immagine come fosse Natale. E poco dopo uscimmo da quel luogo, e costeggiammo un altro bosco, ma qui non c’era più la nebbia.
Era come se fossimo usciti dal tempo magico.
Se fosse stato il tempo in cui scrivevo le favole avrei scritto una favola. Ma questa è la realtà.
2005
croce aprile 20 2005
Se non lo scrivi non saprai mai che ad esempio ieri ho alzato la testa al cielo, mentre stavo all’angolo della strada, e sopra la mia zucca c’era una grande croce bianca. Un braccio era molto grande e andava di là. Un altro era più fine e andava dall’altra parte. Il segno scompariva da una parte all’altra dietro i tetti. Non so dove andasse a finire.
oggi ho visto maggio 04 2005
Oggi ho visto un cielo limpidissimo e senza nuvole.
Un aereo lasciava la sua coda bianca, e un altro lo inseguiva con la sua coda. In mezzo, la luna.
In sintesi: CAMPO BLU: LINEA BIANCA – LUNA – LINEA BIANCA
tre storie brevi maggio 06 2005
Questa storia è fatta di tre storie. Premetto che non vogliono dire niente.
PRIMA: le nuvole
In cielo c’erano due nuvole quasi identiche, con la stessa forma. Una era bianca, una era quasi grigia. Una stava a sinistra, l’altra a destra. Che se uno lo dice non ci si crede.
SECONDA: il treno
Una signora in treno si reca in città. Da lì deve prendere un altro treno per andare in un’altra città vicina.
TERZA: la nuvola
Il treno attraversa una nuvola di gas. Per circa dieci minuti, malgrado il treno marciasse alla sua velocità, il vagone è saturo di gas, non si riesce a respirare, e credo che se qualcuno accendesse una sigaretta esploderemmo tutti quanti.
QUARTA: la fine
La signora di prima, riceve una telefonata, «ah, è morto...». I vicini sprofondano in uno stato di silenzio. Dalla poca voce che mi giunge capisco che stava andando all’ospedale. Non so chi andasse a trovare. Aveva dei pantaloni bianchi e un golfino blu. Lascio il libro che stavo leggendo, chiudo gli occhi e inizio a dormire.
la linea e la nuvola maggio 09 2005
Oggi mattina mentre camminavo ho veduto una linea bianca che attraversava una nuvoletta bianca. Era un aereo. Ho pensato che fosse come una freccia che attraversa un cuore, ma era la forma di una nuvola
la colomba maggio 14 2005
Una colomba stava in mezzo alla strada. Mi avvicino, si sposta un po’. Freno, si sposta un po’ più avanti. Mi fermo, avanzo piano, pare fatichi a volare. Ma poi va via, laggiù dove c’è un ulivo. E non la vedo più.
Comunque mi dissero, è una tortorella.
fette d’anguria maggio 16 2005
Titolo sul giornale:
Strangolati dai prezzi:
sono triplicati in 4 anni
In piedi sul treno. Una ragazza in carne dai capelli rossi. Una borsa nera con 5 fette d’anguria rosse disegnate. I semi sono bianchi.
Si mette un dito nel naso. Lo a velocemente in bocca. Nervosamente si mangia le unghie e le pellicine delle dita.
Mi guarda. Scende.
le nuove foglioline maggio 25 2005
Le colline si tingono di verde laggiù. Le vedo.
tempo variabile giugno 13 2005
Oggi sono uscito di casa e pioveva. Sono arrivato dall’altra parte e c’era il sole.
A volte esco che c’è il sole, arrivo che piove.
A volte esco che piove, arrivo che c’è il sole.
A volte esco che c’è una cosa, arrivo che c’è la stessa cosa.
Da ciò ne ho dedotto che il tempo può essere variabile, e le scelte sono tre.
Altre volte sono partito che c’era il sole e sono tornato che c’era la luna. Ma questa è un’altra variabile che non è fondamentale per capire le dinamiche meteorologiche.
palloncini giugno 13 2005
Questa sera, che non era ancora sera per la verità, ho visto in cielo dei palloncini volare nel campo di nuvole.
Era un gruppo di palloncini colorati. Io e Cristina li abbiamo osservati come dei bambini, col naso all’insù. Abbiamo sorriso.
Io ho pensato che fossero come degli ovuli che volavano in cielo. O una cosa del genere.
formichina giugno 16 2005
Da due giorni una formichina viaggia sulla mia auto.
La vedo andare su e giù. Oggi ha trovato il finestrino. È uscita.
cerotto sul collo giugno 16 2005
Oggi ho visto un signore con un grosso cerotto bianco sul collo, a destra.
Subito dopo un altro signore con un altro cerotto sul collo, sempre sulla destra, che viaggiava con una signora che aveva un braccio finto, il braccio destro, fasciato con un lungo guanto nero. Pensai: chissà se si sono incontrati col signore di prima?
Questa sera da dietro ho visto un signore che prendeva il treno. Aveva un cerotto sul collo. Ma al centro, proprio dietro.
scontrarsi giugno 28 2005
Ci siamo quasi scontrati. Sulla bocca.
investimento giugno 29 2005
Io sono il pedone. Vado verso sinistra. Un’auto esce da un cancello per andare a destra. Vedo che non mi vede. Mi fermo, e fisso l’auto nera. Improvvisamente l’uomo s’accorge di me e invece di proseguire torna indietro e scende. Si scusa per non avermi visto. Capisco che è affranto per l’accaduto. È un uomo di un altro tempo. Gli dico che capita, e che grazie a Dio lo avevo visto io. L’auto nera riparte, e io proseguo per la mia strada.
C’è il sole.
saluti luglio 11 2005
Due ragazze, sedute sulla panchina, lungo la linea curva che porta al camposanto, salutano il treno, le vedo dal finestrino, una tiene la maglietta celeste.
Vado a casa, sono malato. Tengo la febbre.
nuvole luglio 16 2005
Guardo le nuvole. Sono belle.
luna luglio 20 2005
La luna è molto grande questa sera.
La guardo, la guardo ancora, mi sorano.
La musica alla radio, mi sorano, sono milioni di anni che la luna sta lassù in silenzio.
metro luglio 22 2005
Mentre attendo la metro noto:
un ragazzo davanti a me ha un grosso cerotto sulla nuca;
una ragazza matura mi a davanti con un collare al collo;
un tipo barbuto transita con un lungo cerotto bianco sulla guancia, proprio a filo dei baffi;
Mi sembra di stare all’uscita di un pronto soccorso.
culo a cubo luglio 23 2005
Vedo che vanno di moda, presso le ragazze, dei pantaloni a vita molto bassa, che fanno un culo quadrato.
Invece di assumere una bella forma rotondeggiante, hanno una brutta conformazione a cubo. Il prodotto non va bene.
mai più? settembre 06 2005
T’ho vista. Camminavi curva lungo il parcheggio.
Mi sono detto non ti darò un’altra volta il mio cuore.
il tempo delle parole ottobre 25 2005
In treno. Un padre e sua figlia parlano di vari problemi con la casa.
Lui, coi capelli bianchi, racconta che ha detto questo e quello col tale e tal’altro. Problemi coi muratori, di edificazioni, di patti non rispettati, ma anche di successione.
Lei dice, ad un certo punto: «Ma papà, lo devi capire: questo non è più il tempo della parola».
Già, questo non è più il tempo della parola, di quando valevano le strette di mano.
Lui portava un cappotto cammello.
Lei stava in un giubbotto di pelle nera.
osservo le persone novembre 28 2005
Osservo le persone.
Lei tiene le punte delle scarpe rivolte verso l’interno.
Lei guarda fisso nel vuoto. Chissà cosa pensa.
Lei guarda in giro e si scaccola il naso. Poi giocherella con le dita.
Una signora scende dalle scale tutta spettinata.
Una ragazza ha il giubbotto nero e sente freddo.
Un ragazzo coi capelli insù ascolta la musica e legge un libro.
Due ragazzi raccontano la loro serata e ridono.
Un nero guarda fuori dal finestrino.
Lei legge un libro alto.
Lei tutte le mattine sale e si siede, e si addormenta. Non so che vita faccia.
Due anziani siedono diritti. Come una volta.
Un barbone l’ho visto che camminava tenendo la mano ad una ragazza sbandata. Fatta.
Una donna cammina dritta a o veloce.
Dei tipi discutono di affari. Di case.
Una donna ha gli occhi rossi.
Una parla al cellulare. Ride.
Un’altra scrive messaggi. Non vedo cosa scrive.
Quante vite ci ano accanto ogni giorno.
E come sono iniziate così finiscono e continuano da un’altra parte.
Eta Beta dicembre 01 2005
Lui, capelli grigi, maneggia sul telefonino. Gioca. Lei appoggiata a lui dorme.
Lui ha la testa spiccicata uguale a Eta Beta.
Lei si sveglia. Lui continua a giocare. Mastica sempre. Naftalina?