Il Rosso E L'infinito 6369n

Nunzio Granato

Il Rosso e l'Infinito

Versi di segale

Titolo originale: "Il Rosso e l'Infinito" © 2015 Giovane Holden Edizioni Sas - Viareggio (Lu) I edizione cartacea aprile 2015 ISBN edizione cartacea: 978-88-6396-627-5 I edizione e-book maggio 2015 ISBN edizione e-book: 978-88-6396-686-2 www.giovaneholden.it [email protected]

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ISBN: 9788863966862

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Indice poesie

Divinità dei boschi Piangimi Quando un giorno Ti ama Parlami di te L’amore che nasce L’amore che piange L’amore che sogna L’amore che canta Fiore del mio campo Sei per me T’amo

Ventiquattro giugno (a romance)

Dal Rosso all’Infinito

Dream Nuvole Spleen d’Inverno Tracce d’Universo Amore e Morte #2 Dal Rosso all’Infinito

L’istinto consapevole

Scripta Manent

L'Autore

Poiché l’amor tacer non può.

Divinità dei boschi

Divinità dei boschi, di venti e di montagne, di foreste e verità, il tutto con il tutto,

respiro l’aria pura, lontana da veleni, lontana da galere e marciumi di paura,

colori d’aria vera tra primule cobalto e spighe tinte d’oro, amore e terra insieme,

divinità dei boschi,

odor di primavera, il tuo o avanti a me, silente m’incammino.

Piangimi

Seppelliscimi tu, solo tu, o mia divinità, in quelle terre scure che matrigne diedero a me la vita, riportami tu nei boschi senza tempo, nelle foreste eterne, lascia andare me abbracciato alla mia sorte e le mie carni unirsi ai terricci e alle radici, di gioia e disperazione i tuoi canti ascolterò tra le cortecce e i venti che solcano il mio cielo,

irrigami, irrigami di lacrime di cui mi nutrirò nella terra fredda che crudele tolse a te l’amore, e piangimi, piangimi ancora, ma piangimi in silenzio come fossi soltanto un eroe senza nome.

Quando un giorno

Quando i petali che cantano ai miei occhi la tua bellezza cadranno e taceranno nei giorni brevi dell’autunno la tua essenza ancora intatta io respirerò, e di quell’essenza io m’inebrierò, ogni giorno sempre più, ogni giorno sempre più…

Ti ama

Ti ama chi t’aspetta a braccia aperte chi sta sempre dalla tua parte

ti ama chi ti racconta la realtà chi ti sa dire anche di no chi ti protegge dal tuo peggio chi si protegge con il tuo coraggio

ti ama chi matura dentro te chi trasforma il piombo in oro

ti ama chi t’impedisce di lasciarti andare

chi t’abbraccia all’improvviso chi si nutre del tuo latte chi ti dà il sole anche di notte

ti ama chi t’aspetta a braccia aperte chi aspetta solo te.

Parlami di te

Parlami di te non ti stancare mai, in silenzio ascolterò, raccontami il tuo mondo,

di te voglio capire il demone che freme nei labirinti oscuri dell’animo profondo,

da te voglio sapere i cieli e gli orizzonti, la libertà che sogni cercando l’infinito,

negli occhi la tua storia,

le tue parole in aria, non ti stancare mai, parlami di te.

L’amore che nasce

L’amore che nasce è fiore tra le pietre, le radici nell’amaro virgulto esposto al gelo.

L’amore che nasce irrompe nel deserto, dimentica il suo ghiaccio, si ristora nel dolore.

L’amore che nasce non conosce la sua età, immemore del tempo, ogni istante il suo presente.

L’amore che nasce

rinasce ogni momento non sapendo che abbraccia il suo futuro.

L’amore che piange

L’amore che piange piange sorridendo nelle segrete stanze del cuore silenzioso.

L’amore che piange guarda ad occidente dove dimora il sogno all’ombra dei tramonti.

L’amore che piange abbraccia il vento freddo che porta via il presente all’orizzonte che non vede.

L’amore che piange

piange nel silenzio la sua lingua sconosciuta all’ombra dei tramonti.

L’amore che sogna

L’amore che sogna sogna azzurri ed infiniti, estasi e sospiri sulle più alte vette.

L’amore che sogna vola solitario spiegando le sue ali nel conforto della notte.

L’amore che sogna corre nella pioggia incurante di tempeste, le sue nuvole come il sole.

L’amore che sogna

è tutt’uno col sospiro, si nutre del suo sogno azzurro ed infinito.

L’amore che canta

L’amore che canta si prende tutto il tempo, il ritmo del batticuore, la melodia delle interiora.

L’amore che canta ti svela i suoi segreti e in un segreto scrigno conserva i tuoi tesori.

L’amore che canta non ha più misteri, canta lo spartito della sua profonda essenza.

L’amore che canta

si prende tutto il tempo, tempo rubato all’infelicità.

Fiore del mio campo

O rosa, o giglio, o fiore di boscaglia, tu, del mio campo unico germoglio,

i tuoi petali gemme solo mie, della mia vita orgoglio, luci nelle notti fredde d’ogni stella spoglie,

tu, o rosa, o giglio,

fiore del mio campo, dell’alba d’ogni oriente unico germoglio.

Sei per me

Sei per me la notte scura ove le stanche membra trovano riparo ed il giorno chiaro, paure e spettri dileguano nel nulla,

sei il vento azzurro e l’infinito mare e gli infiniti fiumi, sei la dolce primavera con il tuo corteo di brezze e l’estate d’ogni cielo che brucia dentro me,

sei per me l’autunno,

acque e fecondo limo nelle mie aridità, e sei l’inverno, la silente neve mia che l’anima m’accoglie, che l’anima m’avvolge.

T’amo

La necessità di dirti t’amo quando meno te l’aspetti, ogni volta che lo sento, per dare un senso alla giornata,

l’impellente urgenza di fartelo sapere per non celare nulla dentro nascondigli inutili,

raccontarti il mondo intero che batte tutto nel mio petto ed il tuo petto ascolta quando meno se l’aspetta,

con l’inchiostro o con la voce,

urlare o sussurrare ogni volta che io sento la necessità di dirti t’amo.

Ventiquattro giugno

(a romance)

La voglia di volare nei voli raccontati, andar nell’infinito leggeri nell’essenza,

la voglia di volare negli spazi e negli abissi, arie di libeccio, i deserti ormai alle spalle

e le sapienti mani colsero per sempre le sabbie seminate dai venti del Sahara

poi racchiuse in uno scrigno d’inestimabile valore che proteggerà per sempre nel grembo suo il calore.

Le risacche nella notte di placidi e caldi autunni fanno eco e sottofondo a teneri pensieri

e su onde provenienti dalla marea lontana le parole in aria e gli abbracci in cielo,

solo il cielo ancora dimora d’un binario verso l’infinito, le anime tutt’uno,

la pioggia lieve addosso suona nel silenzio su quel binario ancora dimora d’ogni sogno.

Le corse a perdifiato verso il sole stanco per dipingere sul cuore un attimo fuggente

e fiori colti insieme nei giorni di luce breve con il sole esploso dentro e la felicità negli occhi,

ancora verso il mare ad abbracciare il freddo chiedendosi l’amore nell’amor piangente,

il rosso viscerale addosso sulla pelle come legame eterno d’amore sconfinato.

Ogni angolo di mondo ancora inesplorato racchiude la magia del tempo senza tempo,

l’incanto d’ogni volta insieme in Paradiso su quel binario ancora dimora d’ogni sogno,

sulle note della sorte le porte spalancate dal canto nell’azzurro d’un’anima che ama,

le necessità del cuore nel vetro verde scuro affidato a quelle spume culle d’Afrodite.

E le vincenti ombre sulla spiaggia d’equinozio, la rosa come simbolo dell’istinto raccontato,

la notte poi ti sfece ma all’alba risorgesti con lo sguardo trasognato di chi amor si nutre,

sulle rive di quel fiume, il mare all’orizzonte, un albero in ato color della speranza,

sulle rive di quel fiume l’abbraccio all’improvviso, l’elisir segreto d’ogni felicità.

Le lacrime più amare nella città del mare, teatro silenzioso del dolore raccontato,

sotto il sole più cocente ed il vento d’occidente come naufraghi su Scheria ai lor destini incontro,

la notte dell’estate nell’estasi assoluta, anime in espansione nel benessere donato,

un fugace approdo, un fugace abbraccio, romanzo d’altri tempi è quest’amor sublime.

Scegliesti tu l’esilio sulla rocca più lontana per riparar nell’ombra le paure del vissuto,

lacrime bianche e nere scorrevano in pianura soffocando l’urlo inascoltato in gola,

e venne un giovedì ed un altro temporale, ricominciò ancora l’alchemica magia,

il vento tra le foglie d’impeto inatteso, i colori come storie, le parole come ritratti.

Raccontare al mondo intero lo spirito e l’essenza, il potere dell’abbraccio che trasforma il piombo in oro,

gli spifferi d’inverno invisibili alle porte minacciose insidie nell’anima confusa,

in una sera di sola pioggia il cammino illuminato da immagini e versi antichi del Vate senza tempo

e il giardino delle rose nei petti e negli sguardi ricresce rigoglioso più forte d’ogni sorte.

Delle delizie il fiore, della primizia culla l’odore e il batticuore nel magico giardino,

nel nuovo giorno sboccia il nettare di vita che leva e dà il respiro ai germogli silenziosi,

nel giardino degli incanti e selvatici profumi il verde color fiume nell’anima e negli occhi,

la rosa candida e canina incastonata in Paradiso aroma senza tempo nella magia ritrovata.

Le nostre tracce scritte nel rosso di corteccia testimonianze incise nel tempo senza tempo,

il cuore consacrato ad un amore senza fine che nacque taciturno durante un temporale,

la voglia di volare, i respiri accanto, l’anima e la storia, lacrime e ioni,

la voglia di volare, la contemplazione, liberi nell’essere dal rosso all’infinito.

Dal Rosso all’Infinito

Dream

Spalancare le porte dell’ignoto,

respirare l’acre tanfo del dolore,

varcare le soglie dell’indicibile,

camminare tra le fumanti macerie,

dimenticare le anguste miserie,

consegnare

le braccia al vento,

ascoltare musiche e colori,

cavalcare fenicotteri sul mare…

Nuvole

Sovrane dell’aria trasportatemi voi agli albori del cielo, alle fonti del vento

ove nascono i sogni, le aurore e gli autunni e l’azzurro per sempre,

come spora solitaria trasportatemi voi agli albori del vero, alle fonti d’immenso

ove albergano orizzonti, visioni, sospiri

e spiriti liberi.

Spleen d’Inverno

Immobile coltre di candido gelo bianco di quiete,

sfioriti orizzonti, l’ultimo stormo a Meridione tramonta,

nell’oblio è confinata ogni vana ed urlante frenesia,

rimpianti ormai muti, lento eggio nel cielo di ghiaccio,

il soffice o pensieri e visioni accarezza di bianco,

eco soffusa di voci perdute e foreste lontane,

copiosa la neve che spegne il lamento, che il fremito estingue,

nel silenzio regnante il o solenne sopra ogni cosa…

Tracce d’Universo

Il volo radente improvviso e fatale di rapace notturno

i giardini d’inverno verdi giacigli di gialli morenti

le correnti marine e le spume lontane dimore di sogni

i deserti sabbiosi le acque in esilio miraggi e delirio

le nevi e le brine le nebbie e le brume le brame d’amore

le meteore gitane nei sentieri di Latte talismani vaganti

il buio dilegua il gelo svanisce c’è l’alba che canta…

Amore e Morte #2

Amore, morte, le tombe d’ogni male, le panacee gloriose,

le tempeste urlanti sul nulla che ristagna, le vele controvento negli abissi della notte,

aggrappato alle burrasche a cercare libertà, amore o morte.

Dal Rosso all’Infinito

I petali rubino odorano di cielo, estasi e misteri nei giardini del sublime,

sulle ali di quel rosso verso l’infinito, la volta nera e oscura dell’anima dimora,

vaga il mio pensiero tra gli sciami di Perseidi, amuleti senza meta nell’iride per sempre, un’eco nella notte, è il sospiro vagabondo, quei petali rubino

odorano di stelle.

L’istinto consapevole

Solamente rosso è il palpitar di braci mai sopite o spente sotto ceneri dormienti

solamente rosso vivido e scarlatto è il battito nascosto di ioni e sangue

solamente rosso è il tremolar di i luci di penombra l’istinto che t’orienta

solamente rosso il gemere di voci il fremere di carni l’univoco sussulto.

Mogani e velluti testimoni complici dei sussurri al buio e desideri umidi

segmenti oro e nero avvinghiati alla tua pelle avvinghiata alla tua voglia disposta ad ogni cosa

auree catene di volontaria prigionia splendidi ornamenti del piacevole martirio

amorevoli e silenti di geranio tinte le tumide accoglienze avide e assetate.

Le torbide movenze dell’arma più letale le morbide pareti spalmano di brama

l’eleganza belluina dalla fulgida bellezza con la chioma danza sul profilo chiaroscuro

la primitiva essenza s’espande tutt’intorno invisibile presenza di brividi e calori

degustazione lenta dei turgidi sapori si schiudono le membra offerte alle papille.

Nascosta alle pupille la prateria di pelle vestita d’oro e cuoio s’espone ad ogni cosa

ergonomica alla presa fremente nell’attesa di fruste e di carezze e tormenti supplicati

preparata al rito da unguenti naturali nel magico rituale è pronta al sacrificio

nel tremito di fibre ogni dolce vessazione ogni rude vibrazione ansimando aspetta.

Di Priamo il reame in segreto porti il nome orgogliosa e vanitosa dello scettro in tuo possesso

regale il tuo distacco altera ed altezzosa in estasi la vista ammaliatrice svetti

l’incedere felino le meraviglie porge le grazie di sua Altezza preda e predatrice

zeppe, spilli o legni incantevoli sostegni agli occhi dell’esteta metà opera è compiuta.

Abbronzata di savana figura proteiforme lacci e stringhe d’oro addosso come liane

odorosa e sgocciolante come rosa tropicale il tuo silvano frutto in abito di gala

circolazione d’aria per lenire i tuoi bollori posizione consona al tuo essere terreno

famelica ossessione al fatidico destino violento e dolce insieme t’abbandoni vinta.

Tentacoli infuocati di pulsioni incontrollate le fiamme di lussuria avvolgono ogni cosa

splendida degli splendori in vista al selvatico furore finalmente sottoposta

con volontà padrona le imperanti bramosie ti rendono una serva piegata ai lor voleri

con volontà servile dimessa ti consegni trepidante oggetto d’amor torturatore.

Le viscere ospitali pregnanti e da squassare accolgono l’avvento d’amor dominatore

mai sfamata e sazia del nettare animale nutrimento che t’inonda le aride caverne

madida di liquidi e liquami rorida della copiosa pioggia

egoista t’impossessi del mio lattice di vita mi porti via con te creandomi immortale.

Scripta Manent

O Musa, non negare a me il tuo canto dolce, il tuo soave canto che si posa lieve sul mio cuore stanco,

o Musa, bellezza e verità, che nel petto mio dimori, non obliare il tuo cantore, il romantico guerriero che tacer non sa,

a te che recidesti le velenose arterie dei vampiri del ato,

a te che soffocasti nel suo sangue buio e nero il fantasma del futuro,

il dolce canto, il canto più soave è dedicato a te, a te, o Musa, poiché l’amor tacer non può.

L'Autore

Nunzio Granato vive e lavora a Latina. Il suo esordio come poeta è del 2005 con Tracce di te, Ed. Il Filo. Segue nel 2006 Il cielo dentro, Ed. Uni Service, con cui ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui il Premio della Presidenza al concorso I fiori di Baudelaire; nel 2010 Diari e sentieri, Ed. Masso delle Fate, finalista al Premio Letterario Nazionale Città di Arona. Ha vinto nel 2012 il primo premio al concorso di poesia Il Fauno. Numerosi suoi componimenti sono pubblicati in antologie di concorsi letterari.