Franz Falanga
La Tendopoli di Canazei
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Indice dei contenuti
Dal cuore della Puglia alle Dolomiti
Dal cuore della Puglia alle Dolomiti
Una bella storia dove i protagonisti sono stati i giovani studenti dell’Università di Bari negli anni cinquanta
Questo libro è particolarmente dedicato a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi nati dopo il 2000. “Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza” Antonio Gramsci. INDICE Preambolo Qualcuno comincia a sognare Finalmente la Tendopoli inizia a funzionare La colonna sonora della Tendopoli Descrizione delle fotografie Autori delle fotografie Nomi citati Ringraziamenti Finale di partita PREAMBOLO
La guerra era finita da un paio di anni e negli anni cinquanta avevo diciassette anni e mezzo. Il mio territorio era di dimensione ristrettissime, la strada dove abitavo, via Celentano, il giardino Umberto, via Sparano, il lungomare, Corso Cavour e casa. L’interno della città murattiana mi era quasi sconosciuto, nel centro storico, Bari Vecchio, non ero mai andato. Durante la guerra eravamo sfollati a Valenzano, dodici chilometri da Bari, il fascismo mi aveva fatto credere che la vita che conducevamo in quell’epoca fosse la vita normale di noi ragazzini, allarmi antiarei, paura delle bombe, rifugi antierei e così via di seguito con questo tran tran. A Valenzano ero totalmente solo, i miei lavoravano a Bari ed io giravo per le campagne rubando qualche frutto; quando arrivava la stagione della fave fresche e dei piselli era festa grande per me, ne mangiavo a bizzeffe, poi arrivarono gli americani, la guerra si spostò al nord e un bel giorno terminò, ed io finalmente mi riappropriai della mia città che per me stava diventando il centro del mondo conosciuto. Qualche film al cinema Impero o al cinema Umberto per vedere i primi film di Esther Williams, di Red Skelton e di Bing Crosby. Diciamolo chiaramente, una vita scalcagnata, solo, senza amici e ignorante come una talpa di quello che accadeva a pochissima distanza da me. Non ricordo esattamente quando incontrai Gianni Di Lorenzo, devo averlo incontrato in un’associazione scautstica (il fascismo le aveva proibite) che si era da pochissimi mesi riaperta. Un bel giorno Gianni mi invitò a casa sua, abitava alle spalle della caserma Bergia al Lungomare, in un piccolo palazzo color rosso pompeiano, al piano alla romana. Era il primo amico che mi invitava a casa sua e ci andai molto volentieri. Mi accolse con molta simpatia e miportò nella sua piccola stanzetta dove dormiva con il fratello. La prima cosa che notai furono molte fotografie di montagna che Gianni aveva appeso alle pareti. Non conoscevo direttamente le montagne, le avevo studiate sul libro di geografia, ma le foto di Gianni erano molto ma molto più belle e intriganti di quelle poche che avevo visto sui libri di scuola. Molto incuriosito gli chiesi subito dove le avesse scattate. “Vedi questa montagna?” mi disse, “è il massiccio del monte Rosa, io sono arrivato su fino sulla vetta ed ho dormito una notte nel rifugio Regina Margherita che è situato a 4554 metri d’altezza, immediatamente sotto Punta Gnifetti. La cima è coperta da ghiacciai perenni”. E, vedendo la mia curiosità sempre più viva, mi raccontò che aveva dormito a Macugnaga nella canonica dove aveva chiesto ospitalità al prete del paese. Era la prima volta che in vita mia sentivo parlare con competenza della montagna. Ne rimasi affascinato. Lo guardai stupefatto e lo invidiai oltre ogni dire perchè mi parve che avesse fatto una impresa colossale. Ad un certo punto Gianni mi chiese se avessi mai
ascoltato cori di montagna, io gli dissi che no e lui con il fratello iniziò a cantare “ Splende la luna ciara, sopra Castel Toblin, mi ncordo la chitara ti ncorda il mandolin”. Quella fu la prima sera che, oltre a vedere la montagna vera, avevo ascoltato per la prima volta la sua voce. Roba da accapponare la pelle. E Gianni nei giorni seguenti continuava a spiegarmi la montagna ancora fisicamente lontanissima per me, ma che continuava ad affascinarmi come mai avrei immaginato. Venni così a sapere che esisteva una zona molto lontana da Bari dove c’erano delle montagne bellissime che si chiamavano Dolomiti e che si trovavano a mille chilometri, chilometro più chilometro meno, da Bari. Continuai a frequentare l’amico Gianni con il quale avevo stretto un’affettuosa amicizia che non mi ha mai più abbandonato. A distanza di sessanta e a anni mi sono reso conto che di galantuomini come Gianni Di Lorenzo non ce ne sono quasi più. Come dice una vecchia canzone di montagna “s’è rotta la macchinetta”. QUALCUNO COMINCIA A SOGNARE Erano ati cinque anni dalla fine della guerra, eravamo quindi agli inizi degli anni cinquanta, avevo quasi diciotto anni e stavo iscrivendomi all’Università. Verso la fine di marzo, era una gran bella giornata, tre miei amici, Gino Natale, Enzo Guidati e Gianni di Lorenzo stavano eggiando sul Lungomare di Bari. Qualche giorno prima questi studenti erano andati in Rettorato per parlare con l’allora magnifico Rettore Vincenzo Ricchioni, a cui esposero un loro progetto: volevano organizzare un campeggio per gli studenti dell’Università di Bari a Canazei di Fassa, sulleDolomiti. Al Magnifico l’idea piacque molto ma aggiunse che, anche approvandola, gli mancavano ahimè i fondi per acquistare tutta l’attrezzatura necessaria per un campeggio, tende, tende per riunioni, cucine e quant’altro. Tutto finì lì. Ma torniamo dunque ai tre amici che stavano eggiando sul Lungomare di Bari. Subito dopo la fine della Seconda guerra Mondiale, tutti i giovani baresi potevano finalmente godersi il proprio mare, e il Lungomare era l’ideale per farsi delle magnifiche eggiate godendosi l’aria che dava di salso. Mi piace ricordare che tutti i pescatori dell’epoca, quando uscivano in mare, usavano magiare friselle, semplice pane biscottato, con i pomodori, cibo meraviglioso. Mentre stavano pescando, bagnavano le friselle in mare, e le condivano con i pomodori stracciati sopra, non c’era nulla di meglio, un boccone da re. Adesso è cosa impossibile oltre che inimmaginabile, ma allora, per le trippe di Giove, era possibilissimo! L’inquinamento del pianeta e delle menti era ancora di là da
venire. Mentre i tre stavano eggiando parlando del più e del meno, qualcuno di loro riprese a parlare del loro progetto, affermando con gagliardia che sarebbe stata una magnifica idea fare il campeggio a Canazei Di Fassa. Erano frattanto arrivati davanti alla caserma della Quarta Zona Aerea Territoriale, una caserma molto importante perche gestiva tutta l’organizzazione dell’aviazione militare italiana nel meridione. Uno del terzetto si fermò improvvisamente e disse serio serio: ”perchè non andiamo qui a chiedere il materiale necessario?” Gli altri lo guardarono stupefatti e, a pazzo pazzo e mezzo, dissero che sì, che erano d’accordo, per cui entrarono nella caserma. In portineria dissero i loro nomi, che erano tre studenti universitari e che volevano parlare con il maggiore responsabile, con il capo insomma. Il telefonista fece un telefonata e, dopo una diecina di minuti, si trovarono in presenza del Generale comandante di tutto l’ambaradam che chiese loro con un bel sorriso di che cosa avessero bisogno. I ragazzi non si fecero pregare ed esposero il loro progetto, tende per una sessantina di studenti, comprese brande e coperte, una sala mensa, e tutta l’attrezzatura per cucinare. Il generale prese nota e sorridendo li congedò. I tre ringraziarono, lo salutarono con molta cordialità e tornarono sul Lungomare, tutti frastornati e tutti senza particolari speranze. arono alcuni giorni, quando una bella mattina arrivarono nell’androne dell’Ateneo barese a piazza Umberto quattro camion militari dell’aviazione che scaricarono tutto quanto serviva per montare una tendopoli in piena regola, c’era tutto quello che avevano chiesto i nostri tre amici! Il materiale fu consegnato all’Ufficio Tecnico dell’Università che lo prese in carico. Si può facilmente immaginare che cosa accadde nei giorni seguenti. D’accordo con il Magnifico rettore felicissimo, si pensò di organizzare sei turni di una sessantina di studenti a partire dalla seconda metà di giugno, fino alla prima quindicina di settembre. I gruppi di studenti avrebbero raggiunto Bolzano in treno per poi prendere una corriera che, ando per la Val d’Ega e il lago di Carezza, li avrebbe condotti a Canazei, per l’esattezza a Pian Pareda sulle rive del fiume Avisio, dove sarebbe stato montato il campeggio. Bisognava quindi subito iniziare andando a Canazei e montare la Tendopoli dell’Università di Bari, questo eradiventato il nome ufficiale. Una settimana dopo uscì sulla Gazzetta del Mezzogiorno una inserzione in cui c’era un’offerta di lavoro che più o meno recitava così:” La ditta Moretti di Milano cerca operaio disposto a trasferirsi momentaneamente sulle Dolomiti, a Canazei di Fassa, per collaborare a montare un campeggio insieme ad un tecnico di Milano”.La Moretti a quei tempi era una nota fabbrica di tende. Era
chiaramente rivolto ai baresi, io risposi immediatamente e, non essendo pervenuta alcuna risposta oltre la mia, altri tempi, fui assunto immediatamente, vitto e alloggio pagati e soldi per le sigarette. Partii in treno di sera immediatamente per Bolzano, da Bolzano in autostop mi diressi verso Canazei, allora l’autostop funzionava meravigliosamente e, verso le quattro di pomeriggio del giorno dopo la mia partenza da Bari ero nell’albergo indicatomi dove trovai il signor Fusetti della Moretti che era specializzato nel montare tende di ogni tipo. Io dovevo trasportare, mi disse, il materiale dove Fusetti stesso mi chiedeva di portare ed eventualmente dargli una mano. Quando iniziammo il lavoro il giorno dopo, mi accorsi immediatamente che lui era di una velocità mostruosa nell’alzare le tende e nel fissarle al terreno con i tiranti. La maggior parte del materiale che trasportavo io erano le assi di legno che facevano da pavimento alla tenda stessa. Non so se pregio o difetto, ma si cominciava a lavorare alle otto e mezzo del mattino e si terminava verso le cinque e mezzo del pomeriggio. Senza pausa per il pranzo, avremmo mangiato la sera in albergo mi disse il signor Fusetti. Alla mia età potevo reggere, anche se la fame la sera era notevole, ma io stavo zitto ed eseguivo gli ordini. Il signor Fusetti aveva tutta una sua metodologia di sostentamento, arrivava sul lavoro la mattina con un fiasco di Chianti al seguito ed entro la sera se l’era scolato tutto. Restai esterrefatto, ma mi abituai subito a quel ritmo facendomi delle colossali mangiate la sera. Un mesetto dopo la tendopoli era terminata, sorgeva a fianco del campeggio del Touring Club. La località dove avevamo montato le tende si chiamava Pian Pareda. Con la modestissima somma che mi ero guadagnato e con altri soldi che mi ero portato da casa (ero stato promosso alla maturità classica ed ero diventato matricola all’Università) avevo fittato in paese, sulla stradina che portava al campeggio, per un paio di mesi, una piccola stanza senza bagno che, proprioper questo, mi costò pochissimo. Per i miei bisogni avevo risolto brillantemente la situazione. Di fronte a dove abitavo c’era un delizioso bar, la mattina mi svegliavo, mi vestivo, traversavo la strada, entravo nel bar, ordinavo un caffè e subito dopo guadagnavo rapidamente il bagno. E il gioco era oplà fatto. Frattanto cominciavo a guardarmi intorno, ogni minuto che ava mi rendevo conto che ero nel centro di un piccolo paradiso. Canazei era allora formato da una strada centrale dove si trovavano i negozi fondamentali e i bar. Ricordo che il gran negozio che più mi colpì fu la Famiglia Cooperativa il cui direttore si chiamava Silvio, persona di una gentilezza assoluta. Nella Cooperativa si trovava di tutto, ricordo che fu la prima volta che vedevo scritto su un’insegna la parola “cooperativa”. Lì vicino c’era la macelleria dove di lì a qualche giorno avrebbe cominciato a rifornirsi la mitica Tendopoli dell’Università di Bari che,
in microscopica parte, avevo contribuito a fondare. Sulla stessa via centrale si trovava il Bar Sport del quale divenni subito cliente. Ricordo che lo spriz bianco, vino e selz, si chiamava “impiegato statale” perché era la bevanda che costava di meno,se non ricordo male, una quindicina di lire. Ai due estremi della strada principale c’erano gli alberghi importanti. Al Bar Sport una sera mi capitò un fatto straordinario. La tendopoli era quasi terminata e stavo bevendomi uno sprizzetto, quando cominciai a sentire un coro di montagna che mi ricordava il carissimo amico Gianni Di Lorenzo. Andai in un’altra saletta da dove proveniva il coro e trovai sei o sette uomini che, guarda caso, stavano cantando “Splende la luna ciara, sopra Castel Toblin, mi ncordo la chitara ti ncorda il mandolin”. Ero in presenza di alcuni componenti della mitica corale SAT, Società Alpinisti Tridentini, della quale mi aveva parlato con entusiasmo il carissimo Gianni Di Lorenzo. Fu una serata meravigliosa, mi castigai la tasca ed offrii loro un fiasco di vino rosso. Soldi assolutamente ben spesi. Raccontare il panorama che circondava la Tendopoli ormai terminata è impresa difficile ma ci provo lo stesso. Stando al centro della nostra Tendopoli, guardando verso l’uscita, vedevo il mirabile Gruppo del Sella, sulla sua destra si poteva ammirare il magnifico Gran Vernel, continuando a girarmi potevo osservare un bellissimo bosco, nel quale, dietro le piante di pini, abeti e larici, scorreva il fiume Avisio, girandomi ancora su me stesso tornavo a guardare in direzione della stradina che portava in paese mentre già si ri-presentavaSua Maestàil gruppo del Sella. FINALMENTE LA TENDOPOLI INIZIA A FUNZIONARE Finalmente un bel giorno, era di giugno, arrivò il primo turno dei campeggisti, così avevano deciso dichiamarsi, e da allora restò questo nome. Erano unasessantina. Con molta civiltà si scelsero le tende, ognuna delle quali conteneva due brande con relative coperte. Erano tutte alte due metri e quindi si poteva anche stare comodamente in piedi. A mezzogiorno tutti in sala mensa, i cuochi facevano parte del personale ausiliario dell’università tranne Colino che era stato condotto lì in premio. Colino, qualcuno se lo ricorderà, era un mitico personaggio degli anni cinquanta perché stazionava davanti al portone dell’Ateneo, quello su piazza Umberto, per vendere le sue caramelle. Era gentilissimo con tutti gli studenti che entravano ed uscivano, studenti che ormai lo consideravano uno dei loro. Terminato il pranzo, molti tornarono nelle proprie
tende per riposarsi dal viaggio e per smaltire il pasto abbondante. Già ai primi di giugno a Bari fa già caldo, ma sessant’anni fa il clima non era quello di oggi, siamo nel secondo decennio del duemila, allora a Canazei, con lo scendere della sera , a seretta, la temperatura scendeva di molto. Ricordo che un campeggista di nome Mimmo si era letteralmente buttato sul letto così come si trovava, senza neanche coprirsi con una coperta. Nulla sapendo del clima di montagna di allora, aveva ancora la camicia con le maniche corte con la quel era partito, e si addormentò di colpo. Si svegliò bruscamente, ghiacciato fino alle ossa. Non essendo attrezzato con abiti per quelle temperature si salvò dall’assideramento indossando due camicie, due pantaloni e un paio digiacche che aveva portato da Bari. Gli altri un poco più previdenti si erano salvati per poco. Niente paura, il giorno dopo si erano tutti acclimatati e tutti erano andati a rifornirsi di maglioni e giacche a vento alla Famiglia Cooperativa, dopo di che avevano cominciato a guardarsi intorno e a farsi avviluppare dall’ambiente dolomitico. Erano in assoluto i primi ragazzi pugliesi che, a pochissimi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale scoprivano per la prima volta le montagne dolomitiche. Oltre a venire in diretto contatto con la montagna, ascoltavano per la prima volta dialetti diversissimi dal loro e incontravamo persone con culture mai immaginate in precedenza. Mi piace qui rivendicare il privilegio di affermare che l’Università di Bari in quegli anni è stata la prima in Italia ad organizzare, praticamente gratis, il tempo libero dei propri studenti.E, sempre a proposito di primati, sono anche molto contento di dire che la stessa Università, in occasione dell’inaugurazione ufficiale dell’anno accademicodel 1952, alla presenza di tutto il Senato Accademico, chiamò la prima banda jazz in assoluto di Bari, la Southern Jazz Band, della quale facevo parte io che sto scrivendo, per un concerto jazz alla fine della prolusione del Magnifico Rettore. Erano anni in cui tutti avevano dentro una cosa meravigliosa e potente, la speranza. Eravamo usciti da pochissimi anni da una guerra spaventosa, eravamo tutti, dico tutti, in una situazione di piena creatività. A tal proposito mi viene in mente Hannah Arendt che, nel suo libro “EICHMANN IN JERUSALEM / A Report on the Banality of Evil” (EICHMANN A GERUSALEMME / Rapporto sulla Banalità del Male) ha scritto che il male èbanale. Su questa banalità Hannah Arendt così scrive: “Eichmann non aveva mai letto un libro, era una
persona senza alcuna preparazione culturale. Il nazismo ha sfruttato la mediocrità della societàfatta di persone normali, fino a rasentare la mediocrità”. Aggiungo io cheil bene è insulso perché non ha gli attributi per combattere il male. Un esempio lampante è dato dai milioni di italiani e da tutta la stampa cartacea e televisiva italiana, ad eccezione di pochissimi giornalisti, meno delle dita di una mano, che non hanno avuto la capacità e la voglia di cacciare a pedatoni nel culo quella gentaglia rozza incolta e insensibile a qualsiasi cosa che sta gestendo, ahinoi, la cosa pubblica, gentaglia che ha assassinato la speranza e la creatività nei giovani contemporanei., che non sono per nulla diversi strutturalmente nell’animo e nel corpo dai giovani degli anni cinquanta. L’unica differenza è che i nostri giovani amicisono stati cloroformizzati e quindi messi in grado di non indignarsi per nulla. Ma torniamo agli anni cinquanta a Canazei, è molto ma molto meglio che meditare sul nostro malinconico presente. I turni erano di quindici giorni ognuno, dalla seconda metà di giugno alla prima quindicina di settembre, in tutto sei turni per complessivi circa trecento studenti dell’Universitas Bariensis. La cosa fondamentale era che da una tale situazione ne usufruivano positivamente sia gli stessi ragazzi sia le popolazioni locali dolomitiche, perché un flusso nazionale di giovani sul territorio italiano era in quei tempi un fattore estremamente positivo. La conoscenza di altri luoghi e di altre gentiè la base di qualunque società civile. Ma è arrivato il momento di cominciare a fare i nomi dei protagonisti che gestivano questa complessa organizzazione. Il maggiore responsabile della Tendopoli era il giovane laureato dott. Angelo Bernassola, che in seguito sarebbe diventato Senatore della Repubblica. Angelo era stato incaricato dal rettorato di gestire l’intera spedizione, sia dal punto di vista comportamentale dei partecipanti, sia dal punto di vista della gestione economica di tutto il meccanismo, meccanismo che doveva assolutamente filare liscio come l’olio. Il braccio destro di Angelo era nientepopodimeno che il mio carissimo amico Gianni Di Lorenzo che curava con rara perizia e competenza la gestione tecnico alpinistica di tutti i campeggisti. Fu immediatamente soprannominato Gianni Coperchietto a causa di un glorioso copricapo di lana, sarebbe meglio chiamarlo scazzetta, a forma di scodella che lui portava sempre in testa. Indossava quasi sempre pantaloni corti che mostravano due gambe abbronzatissime e nerborute che gli facevano scalare l’impensabile. Ovviamente scarponi con la suola in vibram e calzettoni di lana grezza. Oltre che la sua innata simpatia dispensava a tutti itinerari e consigli sul come comportarsi nelle escursioni in montagna.
Ricordo che la prima cosa che consigliava agli escursionisti principianti era quella di munirsi di un fischietto. Nelcaso di piccoli incidenti, qualche storta al piede o giù di lì, era il caso di avere sempre con sé un fischietto perchè utilizzandolo si poteva attrarre l’attenzione di qualcuno che asse da quelle parti. Va detto che quei luoghi bellissimi al tempo erano frequentati da pochissimi turisti, a fronte delle orde che all’oggi stanno impestando quelle zone, peraltro anche devastate da condomini enormi e assolutamente fuori luogo. Le Dolomiti erano praticamente deserte, non erano fortunatamente sovraffollate come oggi. Avevamo tre giovani medici che si alternavano fra di loro, Giovanni Triggiani, Pippo Sabato e Bruno Carrozzini. Fra i campeggisti voglio ricordare con immenso affetto e con moltissima commozione, uno dei pochissimi uomini veri che io abbia mai conosciuto, sto parlando di Peppino Fiore. Lo avevo conosciuto al Circolo Canottieri Barion dove lui frequentava la locale sala di scherma. Tirava di fioretto con grande bravura ed eleganza. Uomo di poche parole era arrivato a Canazei con un turno di luglio. Appena arrivato iniziò a muoversi per la valle come un cane da caccia. Stava cercandosi qualche escursione molto particolare. Non ne parlava con nessuno, in compenso era affabile e cortese con tutte e con tutti. Una bella mattina a prim’ora partì senza avvisare nessuno. ò mezzogiorno, il pomeriggioe arrivò il tramonto. Tutti eravamo preoccupati, tranne Gianni Coperchietto che ben conosceva i suoi polli. Subito dopo i tramonto infatti vedemmo Peppino Fiore che stava rientrando nella tendopoli, stanco ma con gli occhi ridenti. Aveva scalato da solo la parete sud della Marmolada. Chi conosce questa montagna può immaginarsi di che cosa fosse stato capace il carissimo Peppino Fiore. Ricordo Mimmo Rossi, uno dei primi radicali italiani, alle gite e alle escursioni preferiva fare le sue elucubrazioni politicheche ci infliggeva la sera nei bar. A proposito di politica va assolutamente raccontato a chi leggerà queste note un fatto che, all’oggi, considero stupefacente. In quegli anni nei vari campeggi che si sono avvicendati i campeggisti erano equamente distribuiti fra i cattolici della FUCI, Federazione Universitari Cattolici Italiani, e i comunisti della FGCI, Federazione Giovanile Comunista Italiana. C’erano ovviamente altri ragazzi che avevano altre maniere di pensare la propria vita, ma mai, dico mai, nessuna delle due componenti ha mai trasceso nei riguardi dell’altra. I primi screzi, nelle ultime tendopoli cominciarono ad affiorare quando in parlamento e negli enti locali la nobile politica fu lentamente sostituita dal politicume e dai tornaconti personali, che hanno avvelenato e stanno avvelenando tutto questo disgraziato
paese. Ma di queste tristezze non mi interessa qui parlarne. Mi interessa parlare di quando gli occhi dei giovani erano fortunatamente ancora limpidi e gli animi erano ancora puliti. Negli anni seguenti la tendopoli si arricchì di di un incredibile trio di formidabili ragazzacci, comunemente conosciuti come i Mostri. Erano Italo Ferrieri Caputi, Pinuccio Marturano e Antonio Montesano, in seguito diventati ottimi professionisti. Avevano un senso dell’ironia fuori dal comune oltre al non aver paura nemmeno del diavolo satanasso. Il mangiare non era da grand’Hotel ma noi avevamo bocca buona e stomaci di ferro. Una delle pietanze più frequenti, sto parlando dei secondi piatti, era il tonno in scatola,tant’è vero che addirittura si pensò di cambiare la bandiera italiana che sventolava all’ingresso della tendopoli, con una nuova bandiera con un enorme tonnoin campo blu.Ma la cosa finì lì. Una delle mete preferite dei campeggisti era andare dopo cena ad Alba di Canazei, minuscolo centro distante una ventina di minuti di cammino da Canazei. Si raggiungeva attraverso un gradevole sentiero in salita attraversando un ancor più gradevole bosco. Se a qualcuno può interessare, una diecina di anni fa sono stato a Canazei per una mattinata. Totalmente irriconoscibile per l’alto numero di condomini. La stradina per Alba, leggermente in salita, era stata spianata, ora c’è una superstrada lunga seicento metri. Non aggiungo altro. Avevo dimenticato di dire che Canazei è a millesettecentocinquantuno metri sul livello del mare. Fra le tante maniere di stare insieme che notavo fra i campeggisti mi ricordo uno strano modo di cantare la “Donna Riccia” di Domenico Modugno. Le parole della canzone venivano di volta in volta modificate cantandole con una sola vocale. Qualche esempio: “La vaa la danna raccia? Na na na! E paccà? Paccà da agna raccia ta caccia na capraccia, la danna raccia nan la vaglia na! Le vee le denne recce? Né né né! E pecchè? Pecchè de egne recce te cacce ne caprecce, le denne recce nen le veglie né! Li vii li dinni ricciI? Ni ni ni! I picchì? picchì di igni ricci ti chicci ni capricci, li dinni ricci nin li vigli nì! Lo voo lo donno roccio? No no no! O poccò? Lu vuu lu dunnu rucciu? Nu nu nu, U puccù? E si rideva. Voglio insomma dire che negli anni cinquanta il “tempo libero” (non ho usato il termine “divertimento”) era notevolmente diversificato fra i giovani della Tendopoli. Chi se ne andava al bar, chi andava a caccia di olandesine, chi si
scalava la Parete Sud della Marmolada, chi andava sul lago di Braies a remare, chi saliva fino sul Piz Boè sul Sella,chi si faceva la traversata del Catinaccio, chi preferiva andare in cordata sul ghiacciaio della Marmolada, chi organizzava spettacoli la sera in qualche albergo, chi se ne andava sul fiume Avisio ad arrostire polli, chi faceva scherzi a mezzo paese. Insomma il tempo libero ognuno se lo gestiva come meglio gli pareva. Sto qui affermando che il tempo libero era estremamente diversificato fra i giovani dell’epoca. Mi viene da pensare con somma tristezza alla nostra contemporaneità nella quale il divertimento, e qui uso questa parola, è uno ed uno solo, andare il fine settimana in discoteca ed impasticcarsi. A favore di quanto ho detto finora sono confortato da quanto scriveva Renato Guttuso nel 1933 in un piccolo articolo dal titolo “Elogio della vita scomoda” dove parla dei “fuori posto” in questa maniera: ” Sono questi, i “fuori posto” (il mondo cammina in un altro senso) ma ad un momento tutti si accorgeranno che sono questi “fuori posto” a dare il ritmo alla vita di un tempo…perché è questa la vita che hanno scelto…Si vuol dire che questa vita è bella perché scomoda e piena di movimento e di contrasto, di comunione, di canti, di risa aperte nel sole, di muscoli in movimento nell’aria libera, di albe chiare e di notti fredde…e canta compagno che ti a”. Guttuso aveva perfettamente ragione. Prima di elencarvi e raccontarvi tutto con le fotografie dell’epoca, voglio concludere questa mio libro con un’avventura incredibile che capitò a due campeggisti, i cugini Di Marzo, che ebbero una stranissima avventura alla stazione di Bolzano mentre stavano rientrando a Bari dopo aver terminato il loro turno in Tendopoli. Sto parlando di Gaetano Di Marzo, medico appena laureato, e di suo cugino laureando in ingegneria anch’egli un Di Marzo e anch’egli di nome Gaetano. Un paio di ore prima di prendere il treno per tornarsene con i loro colleghi a Bari, i due cugini stavano girellando sotto i gradevolissimi portici di Bolzano.Ad un certo punto i due si fermarono presso una bancarella che vendeva magnifici panini con i wurstel e ne mangiarono due a testa. Quando si arrivò al pagamento, il venditore di panini, evidentemente distratto, anziché quattro, gliene fece pagare solo due. Una manna per i nostri due amici, avevano in tasca pochissimi soldi e quel risparmio insperato li sollevò da una crisi economica. Pagarono e andarono via continuando a eggiare sotto i portici. Giunti all’altezza della libreria Athesia, Gaetano, l’ingegnere, sussurrò al cugino “Chità! (Gaetano in
barese) mi pare che un poliziotto in divisa da celerino ci stia seguendo, non vorrei che se ne fosse accorto del mancato pagamento dei due panini!” “Valà valà, disse il medico, ma stai scherzando? Starà ando per caso da qui, dài entriamo un attimo in libreria così ti accorgerai che la tua è solo un’impressione” ed entrarono nell’Athesia. Il poliziotto, ahiloro, li seguì discretamente anche nella libreria. I due cominciarono ad impressionarsi e, sudando freddo, uscirono dalla libreria e si diressero con una certa fretta alla stazione. Il poliziotto però continuava a seguirli con discrezione. I due, trafelati e preoccupatissimi, arrivarono in stazione e poiché il treno per Bari nasceva lì a Bolzano, riuscirono a guadagnare rapidissimamente il vagone destinato agli studenti baresi e si acquattarono in uno scompartimento con il cuore che gli batteva a mille. Dopo un ventina di minuti il treno, ormai già pieno di campeggisti ò sul primo binario per poi partire subito dopo. Al fischietto prolungato del capostazione, Gaetano il medico, curioso e con molta apprensione, si affacciò circospetto al finestrino e vide con terrore che il poliziotto camminava su e giù a fianco del vagone saltellando ad ogni finestrino cercando evidentemente loro. L’atterrito Gaetano non fece in tempo a ritrarsi perché il poliziotto lo aveva visto e fulmineamente gli chiese: “Scusi lei è il dottor Gaetano Di Marzo di Bari?” “Sì” rispose atterrito il nostro campeggista “per caso abita con la sua famiglia a Bari Vecchio dietro la prefettura?” continuò il poliziotto. “Sì!” rispose quasi singhiozzando lo spaventatissimo Gaetano. “Ebbene dottore, disse il poliziotto tutto contento, io qualche anno fa lavoravo a Bari al commissariato di Bari Vecchio e conoscevo bene la sua famiglia, persone magnifiche, mi fa la cortesia quando arriverà nella sua bella città di salutare da parte mia, e disse il suo nome, la sua famiglia che ricordo con infinito piacere? Mi scà se non l’ho fermato prima ma volevo essere sicuro di averla bene individuato, buon viaggio e care cose!” In quel preciso istante il treno iniziò a muoversi, Gaetano di Marzo, il medico, sudato fradicio, si liberò d’un colpo di tutte le sue paure e con un urlo liberatorio e potente come non mai, urlò all’indirizzo del gentile poliziotto “ma vaffanculooooooo!” L’urlo rimbombò per tutta la stazione e l’eco risuonò per tutte le vallate della provincia di Trento e Bolzano. Qualcuno ancora adesso, dice che nelle notti di luna piena si può ancora ascoltarequel vaffanculo liberatorio. LA COLONNA SONORA DELLA TENDOPOLI La tendopoli dell’Università di Bari dal punto di vista musicale non si faceva mancare nulla. Infatti, quasi una radio privata ante litteram, la direzione della Tendopoli metteva quotidianamente, sui propri riproduttori, dischi che diffondevano musiche dell’epoca in tutto il campeggio. Fra i titoli e i gruppi che
sono riuscito a ricostruire, in questo aiutato principalmente dal caro amico dott. Gino Spinelli, segnalo il gruppo di Don Marino Barreto Junior, i brani cantati da Doris Day, Caterina Valente, Umberto Bindi. All’epoca si proiettava nei cinematografi il film “Calamity Jane”, in italiano “Non sparare baciami”, con Doris Day. Le canzoni più ascoltate erano “Secret Love”, “Unchained Melody”, “Il nostro concerto” cantato da Umberto Bindi, le cantanti Peggy Lee e Julie London. A proposito di “Secret Love” segnalo una straordinaria esecuzione cantata da Carmen McRae notissima cantante jazz, che eseguiva questo brano notoriamente cantato da Doris Day in una straordinaria versione jazz, all’inizio della quale Carmen McRae prende garbatamente in giro Doris Day Il brano che funzionava da sveglia per i campeggisti era una antica marcetta americana sulle cui note erano state messe in seguito le seguenti parole: “Jimmy Brown has a babelon on the nose, Jimmy Brownhas a babelon on the nose, Jimmy Brown has a babelon on the nose and he is going to the Mexico, glory glory hallellujah,glory glory hallelujah, glory glory hallelujah, and he isgoing to the Mexico”.Chi volesse ascoltare la marcetta in questione vada su Youtube e clicchi su questo link: http://www.youtube.com/watch?v=XUzE1WeMc2g DESCRIZIONE DELLE FOTOGRAFIE Ed ora o alla descrizione delle singole fotografie che mi hanno inviato diversi campeggisti, che avrò il piacere di ringraziare a fine libro.In fig.001 è rappresentato il sigillo dell’Università Bariense. In fig.002 il logo di Canazei fra gli anni 50 e 60. In fig.003 potrete notare l’ingresso principale della Tendopoli, sullo sfondo il maestoso Gruppo del Sella. Spostando lo sguardo sulla destra potrete ammirare in fig.004 il Gran Vernel. In fig.005, immediatamente dietro la lunga fila di alberi sul piano, scorre il fiume Avisio. In fig.006 potrete notare le tende dove si poteva tranquillamente stare in piedi. Nella fig.007 la stradina che da Canazei scendeva giù a Pian Pareda dove era stata montata la Tendopoli. In fig.008, siamo nel 1960, Canazei è ancora intatta, non è ancora stata colpita dalla speculazione edilizia. In fig.009 il primo a sinistra, con un sorriso smagliante, Gianni Di Lorenzo, in pantaloni corti Giovanni Triggiani medico della Tendopoli. In fig.010 Peppino Fiore. Fu lui a scalare in solitaria la Parete Sud della Marmolada. In fig.011 un bel gruppo di campeggisti con al centro il magnifico Rettore prof. Luigi Ricchioni, quello che autorizzò il progetto della Tendopoli. Si riconoscono Giovanni Fusco, Angelo Cianciola, Carlo Parmegiani, Fofò Orsini,Enzo Guidati, Enzo Filograno, Walter Straub, Enrico Picone, seduto l’autista del Magnifico Rettore, Ciccio Falanga, il Sindaco di Canazei, il
maresciallo dei carabinieri, il vigile urbano, Andrea Latorre, Rosellina Bernassola, Angelo Bernassola, Gianni Di Lorenzo. In fig.012 potrete vedere il Magnifico Rettore prof. Pasquale Del Prete, che subentrò al prof. Ricchioni; il prof. Del Prete è il primo a sinistra con i baffi e con la mano in tasca. Nella fig.013 finalmente al centro vediamo il direttore della Tendopoli Angelo Bernassola, fra Gianni Di Lorenzo alla sua destra e Gianni Triggiani alla sua sinistra. Alle spalle di Gianni Triggiani si nota, a figura intera, Pippo Sabato, l’altro medico della Tendopoli. Alle sue spalle, solo il viso di Alberto Toriello. Ma il personaggio straordinario è quello con il cappello, piccoletto, che si trova alla destra di Gianni Di Lorenzo, si tratta del mitico Colino che vendeva le caramelle davanti al portone principale dell’Ateneo a Piazza Umberto. Subito dopo, con un maglione sfolgorante, il carissimo Lillino Giannella. Nella fig.014 ancora una gran bella veduta di Sua Maestà il Gruppo del Sella, sullo sfondo una Canazei non ancora cementificata.Nella fig.015,a sinistra, in piedi, Enzo Guidati, Gianni Triggiani, Angelo Bernassola, Antonio Cardone, seduti, sempre da sinistra, Bruno Carrozzini, Gino Natale, Gianni Di Lorenzo. Guidati, Natale e Di Lorenzo furono quelli che andarono a chiedere le tende per la tendopoli al generale dell’aviazione. Angelo Bernassola era il direttore dell’intera Tendopoli dell’Università di Bari. In fig.016, una visita dì eccellenza alla Tendopoli, il prof. P.E. Lamanna, dell’Università di Firenze, tenuto a braccetto dal Magnifico Rettore Vincenzo Ricchioni, alla sinistra del Magnifico Rettore, il Sindaco di Canazei. In fig.017, seduti, da sinistra, Gianni Triggiani, il prof. Lamanna,e il Sindaco di Canazei. In piedi, dietro Triggiani, con le braccia conserte Camillo Pinto. Una curiosità, dietro la testa del Sindaco di Canazei, si intravede su una tenda il logo della ditta Moretti di Milano. Ricordate il signor Fusetti con il quale collaborai a montare La Tendopoli?. Era della ditta Moretti. Ricordo ancora che una persona che venne a visitare la Tendopoli fu Nicola Damiani Sindaco di Bari, del quale ahimè non ho tracce fotografiche. In fig.018 ammirate nel suo pieno fulgore Ciccio Falanga e Imma Fontana. In fig.019 Imma Fontana e, a sinistra una sua amica; notare gli abiti scampanati dell’epoca. In fig.020 in marcia sulla Marmolada, in alta montagna. In fig.021, siamo finalmente sulla cima del ghiacciaio della Marmolada, Cima Penìa 3342 metri .s.l.m. Seduto Gianni Di Lorenzo capo cordata, il più in alto Gianni Triggiani, in mezzo i coniugi Luciano e Wanda Vittori. All’oggi il ghiacciaio della Marmolada è quasi scomparso. In fig.022 siamo sul lago di Braies, ai remi Giovanni Triggiani, in maglietta bianca Nino Volpe. In fig. 023 come nella figura precedente. In fig. 024 Bernassola in trionfo, il primo a sinistra è Gaetano Di Marzo il laureando in ingegneria. In fig.025 la Messa al campo per chi voleva partecipare. In fig.026 e in fig.027 Gino Spinelli a sinistra e Leo Poli a destra. In fig.028 Leo Poli e
Romualdo Costa sul lago di Braies. In fig.029 agosto del 1960 in attesa del pranzo con il Magnifico Rettore prof. Del Prete. In fig.030 Leo Poli e Gino Spinelli gli unici che avessero una camicia bianca pulita e stirata che indossarono in omaggio al Magnifico Rettore prof. Del Prete. In fig.031 ancora il pranzo con il Magnifico Rettore. In fig.032 eccolo qui finalmente il Magnifico Rettore con i campeggisti, sulla destra con il cappellino bianco Colino delle caramelle, sotto il braccio destro del Magnifico Rettore, con gli occhiali da sole, accosciato, Gino Spinelli. In fig.033 Tonino Mastrodonato. In fig.034 una bella foto della diga del Fedaia sotto la Marmolada. In fig.035 il Lago di Braies. In fig.036 tutti i salmi finiscono in gloria, fine del pranzo con il Magnifico Rettore. In fig.037 Canazei e dintorni, “Agosto 1960 – Caro Leo, scrive Gino Spinelli, odio il Falzarego ma capisco perchè sparisti quel giorno. Ricordo bene, invece, Il lago di Braies più suggestivo ma meno blu del Catinaccio. Perchè stavamo in buona compagnia. Ma perchè non venni con te sul Falzarego? Mannaggia! Che coraggio, però, lasciarmi tra le grinfie di Graziella e tu prendere il largo con le belle bolzanine..Avrei dovuto chiuderti la tenda in faccia per sempre!! Se non avessi avuto terrore dei ragni”. In fig.038 Gino Spinelli ancora scrive: “Scocca l'ora del ritorno alla stazione di Bozen. L'ultimo campeggio universitario leva le tende. Per sempre. La tristezza è palpabile. Anche il prete celebra compunto il "de profundis" alle bellicose velleità della goliardia barese. La Val di Fassa dopo dieci anni torna alla normalità. Arrivederci e grazie a tutti (baristi compresi:-)”. In fig.039 Gino Spinelli conclude scrivendo: “Sul treno la "triade imperiale" di Canazei colpisce ancora. Il sorriso divertito delle olandesine viaggianti ignora però che Gino, Leo e Tonino - d'ora in poi - si perderanno di vista sulle strade del mondo. Per inseguire sogni e ambizioni. Ma basta qualche foto ingiallita (come quest'ultima) per riaccendere il ricordo di una vera amicizia che ha esaltato la nostra giovinezza. Grazie caro Leo, caro Tonino e cari Ragni delle Dolomiti”. Tralasciando per un attimo la numerazione delle foto, ricopio qui una lettera di Vittorio Gargano speditami qualche giorno fa come accompagnamento alle foto delle quali parlerò fra un istante. : Miocaro Ciccio,ho cercatoconimpegno di trovare una buona parte delle fotografie che in occasione del viaggio per il campeggio universitario furono scattate inparte da me ed in parte anche da parte di Ninì Abbondanza, fratello di Franca, in quella occasione; ma sono riuscito a trovarne solo una decina, che Ti invio a mezzo posta raccomandata. Non ho trovato, per esempio, quelle relative alla gita che facemmo tutti insieme alla Marmolada, quelle relative al banchetto notturno con i polli fritti nel padellone, in occasione della gara automobilistica quando “Coperchietto” spense il fuoco che fuoriusciva dal tappo del serbatoio della vettura dei tedeschi, uscita fuori
strada, poiché non funzionarono le bombole antincendio del campeggio, con il termos di caffè che trovò nella loro auto; la serata di addio agli abitanti di Canazei edai villeggianti con la questua scherzosa e con il corteo finalee così via, ivi compreso un maschietto vestito da donna con le scarpe della sorella di Bernassola ed Antonio Cardone, con le corna sulla testa. Purtroppo allo stato non le ho, trovate. La prima foto è quella della partenza col treno da Bari e si vede Tina Abbondanza che saluta la sorella Franca affidata alle mie cure. Usa pure quelle che ritieni più opportuno e più valide ed utilizzabili. A libropubblicato Ti prego di volermele restituire . Un abbraccio, ed un augurio.Vittorio Mi preme qui aggiungere altre info circa l’episodio della macchina da corsa che stava per esplodere. Si trattava di un’auto biposto scoperta che partecipava alla Liegi Roma Liegi, gara che allora era una delle più importanti in Europa. Mentre noi si stava banchettando con polli arrosto cotti su un fuoco vicino all’inizio dei tornanti che salivano al o, assistemmo ad un incidente incredibile. A un centinaio di metri da dove ci trovavamo, per l’esattezza sotto l’ultimo dei tornanti, una macchina da corsa saltò gli ultimi due tornanti e si fermò miracolosamente senza ribaltarsi sul prato più in basso dell’ultima curva. Noi che eravamo vicinissimi vedemmo che i due piloti, fortunatamente illesi erano usciti dall’auto e guardavano un po’ intontiti il tappo della benzina che siera aperto e dal quale usciva una fiammella, che certamente prima o poi avrebbe fatto esplodere tutto. Con un’agilità straordinaria Gianni Di Lorenzo prese da una tenda vicina un estintore e si diresse verso la macchina. L’estintore ahimè non riusciva a funzionare, per cui Gianni, vistosi in difficoltà, non si perse d’animo e con un guizzo d’intelligenza, non avendo peraltro visto nell’auto l’estintore di dotazione, ebbe un’idea brillante, prese da una tasca interna della portiera il thermos del caffè freddo e ne versò il contenuto sulla fiamma che usciva dal serbatoio. Incredibile ma vero, la fiamma si spense e tutti tirarono un sospiro di sollievo. Aggiungiamo anche questo episodio alla vita della Tendopoli! Prima di riprendere a descrivere le ultime foto, quelle inviatemi dall’amico Vittorio Gargano, che ringrazio di cuore per la rapidità con la quale me le ha inviate, è necessario che io faccia una precisazione. Da moltissimi anni imperversa sugli schermi di tutte le televisioni nazionali un genìa di opinionisti televisivi che hanno fatto più danni di una guerra. Mi spiego subito. Questi personaggi, che ho assolutamente e totalmente sul gozzo, hanno riversato, e continuano afarlo, sui loro spettatori specialmente sui più giovani, tutta una serie di falsità demagogiche se non addirittura ridicole. Questi costruttori di opinioni,
hanno sempre detto che ai loro tempi, quando erano loro giovani (guarda casoparlavano proprio degli anni cinquanta sessanta) l’emancipazione giovanile era ancora all’età della pietra, e che anche loro, gli opinionisti, erano degli imbranati di prima categoria. Non ho dubbi che questi personaggi fossero imbranati, loro sì, ma riversare la loro incapacità di rapportarsi ai loro coetanei di allora è quanto di più ridicolmente dannoso e menzognero. A dimostrazione della mia tesi, basta guardarsi con un attimo di attenzione le foto 040, 041, 042, 043, 044, o45, 046, 047 inviatemi dall’amico Vittorio Gargano. Mentre nella foto precedente 039 è rappresentata la conclusione del ritorno in treno da Bolzano a Bari di uno degli’ultimi turni della Tendopoli nel 1960,nella foto 040 invece, facendo un salto indietro di cinque anni, siamo nel 1955, si nota la partenza di un turno da Bari verso Bolzano. Queste otto fotografie mi sono state inviate dall’amico Vittorio Gargano. Descriverle singolarmente tutte e otto è inutile. Si commentano da sé, e dimostrano ancora una volta l’insulsaggine degli opinionisti televisiviitaliani, di cui ho parlato dianzi. Le fotografie parlano da sé. Vittorio Gargano e Franca Abbondanza partirono da Bari essendo già affettuosissimi fidanzatini. All’oggi sono ancora insieme da sposati. Per la cronaca e per la storia, nella foto 047 Franca e Vittorio sono insieme sul Piz Boè , la cima più alta del gruppo del Sella. Nell’ultima foto, la 048, apprezzate il ghiacciaio della Marmolada così come era negli anni 50, adesso è ridotto a ben misera cosa. Ahimè. AUTORI DELLE FOTOGRAFIE Le foto 001, 002, 008, 012, 026, 027, 028, 029, 030, 031, 032, 033, 034, 035, 036, 037, 038 e 039 sono dell’archivio Spinelli Le foto 003, 004, 007, 011, 048 sono dell’archivio Falanga Le foto 005, 006, 010, sono dell’archivio Fiore Le foto 009, 013, 014, 015, 016, 017, 020, 021,022, 023, 024, 025, sono dell’archivio Triggiani Le foto 018, 019 sono dell’archivio Fontana Le foto 040, 041, 042, 043, 044,045, 046 e 047 sono dell’archivio Gargano NOMI CITATI
I nomi che qui sotto troverete, mi sono venuti in mente via via che scrivevo queste note. L’ordine di apparizione è quindi dovuto alle persone citatementre riandavo con la mente a quella stagione del corpo e dello spirito che mi ha riportato agli anni immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Noterete anche che le foto non hanno una sequenza logica temporale, perché mi sono arrivate sfuse e a distanza di molti giorni. L’importante è comunque aver dato una pallida idea di quanto sia stata sciccosa la mitica Tendopoli di Canazei di Fassa dell’Università Di Bari. E, come cantava il carissimo Gino Spinelli, “a Canazei di Fassa c’è il mio amoooor!!! Esther Williams Red Skelton Bing Crosby Gianni Di Lorenzo Gino Natale Magnifico Rettore Università di Bari Vincenzo Ricchioni Signor Fusetti Silvio Direttore Famiglia Cooperativa di Canazei di Fassa Colino delle caramelle Mimmo (quello che, per il freddo indossò tutti i sui vestiti e tutte le sue camicie) Hannah Arendt Eichman Angelo Bernassola Giovanni Triggiani Pippo Sabato
Bruno Carrozzini Peppino Fiore Mimmo Rossi Italo Ferrieri Caputi Pinuccio Marturano Antonio Montesano Gaetano di Marzo medico Gaetano Di Marzo laureando in ingegneria E.P. Lamanna Nicola Damiani Magnifico Rettore Pasquale del Prete Luciano e Wanda Vittori Alberto Toriello Lillino Giannella Gino Spinelli Don Marino Barreto Doris Day Carmen McRae Jimmy Brown Renzo Arbore Gianni Boncompagni
Vittorio Zivelli Renzo Nissim Antonio Cardone Sindaco di Canazei Camillo Pinto Tonino Palumbieri Ciccio Falanga Imma Fontana Luciano e Wanda Vittori Rosellina Bernassola Checco Fiore, figlio di Peppino Fiore Vittorio Gargano Tonino Palumbieri Nino Volpe Leo Poli Romualdo Costa Mastrodonato Giovanni Fusco Angelo Cianciola Carlo Parmegiani Fofò Orsini
Enzo Filograno Walter Straub Enrico Picone L’autista del Magnifico Rettore il maresciallo dei carabinieri il vigile urbano Andrea Latorre Ninì Abbondanza Franca Abbondanza Antonio Cardone Tina Abbondanza RINGRAZIAMENTI E’ doveroso da parte mia ringraziarele carissime amiche e i carissimi amici che mi hanno confortato con la loro preziosissima memoria, con le loro fotografie e con i loro ricordi, raccontandomiquel periodo straordinario della Tendopoli dell’Università di Bari a Canazei di Fassa. Eccovi qui i loro nomi strettamente in ordine alfabetico : Rosellina Bernassola di Gioia, Italo Ferrieri Caputi, Checco Fiore, figlio di Peppino Fiore, Imma Fontana,Vittorio Gargano, Tonino Palumbieri,Gino Spinelli, Gianni Triggiani. Se qualcuno dovesse notare omissioni, errori o dimenticanze, sono assolutamente non voluti, e, in ogni caso, sono dovuti solo e soltanto a me Ciccio Falanga, autore di queste note. Nel prossimo ultimo capitolo, Finale di Partita, troverete le mie considerazioni su quanto è poi accaduto dal 1960 in poi, arrivando ai giorni nostri, siamo nel 2014. FINALE DI PARTITA L’ultima tendopolitermina dunque nel 1960. Al termine dell’ultimo turno di settembre, il campeggio viene tutto smontato e spedito indietro a Bari da dove
era partito nel 1950. Tutto il materiale viene stoccato nell’Università di Bari e lì resterà, senza alcuna manutenzione. La goliardia buona, quella risalente ai clerici vagantes, è definitivamente scomparsa. Nostra Santa Madre Goliardia, cacciata dalla porta entrerà dalla finestra nel 1965 con la trasmissione Bandiera Gialla condotta alla radio da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni. Per onestà intellettuale segnalo che, già nel 1953, nasce alla radio italiana una trasmissione dedicata alla musica leggera condotta da Vittorio Zivelli e Renzo Nissim chiamata “Il Discobolo”. Nissim è il primo a parlare di musica jazz in radio. Esattamente nell’anno 1960, anno in cui chiude i battenti la Tendopoli dell’Università di Bari, inizia nel capoluogo pugliese una feroce speculazione edilizia che si svilupperà fino al 1970 devastando notevolmente il bellissimo Borgo Murattiano. La speculazione si estenderà poi oltre la ferrovia costruendo una città in tutto uguale a Mestre, a Sesto San Giovanni, alle squallide periferie di Palermo e Napoli. A Bari, come in tutta l’Italia, arriva il riflusso, ognuno si rifugia nel privato. Bari, questa nobile città vecchia di quattromila anni (risale all’età del bronzo), parafrasando un celebre detto romanesco “Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini”, mi fa pensare “ciò che non fecero i barbari a Bari nei quattromila anni precedenti, fece la speculazione edilizia in dieci anni”. Di lì a otto anni nasce il Sessantotto, a parer mio durato troppo poco, dagli anni settanta in poi si manifesta il riflusso, ognuno si rifugia nella propria giungla privata. Il Sessantotto si conclude beffardamente con la marcia dei quarantamila quadri della Fiat che mettono in difficoltà le tre grandi associazioni sindacali, CGIL, CISL, UIL. Irrompono sulla scena gli anni di piombo, le Brigate Rosse, le stragi di stato, le organizzazioni mafiose, camorristiche, ndranghetiste, si infiltrano nei centri nervosi dello Stato, vengono ammazzati giudici coraggiosi e fedeli servitori dello Stato. Siamo arrivati agli anni 1980, 1990. Cade la prima Repubblica, nasce Mani Pulite, nasce la seconda Repubblica, ancora peggiore della precedente. Siamo all’oggi, nel 2014, e la situazione politica italiana ha cancellato la speranza nelle giovani generazioni. Decine e decine di migliaia di giovani donne e giovani uomini emigrano dall’Italia. Il neolitico, inteso nel senso più nobile della parola, periodo inteso come epoca nella quale, ancorchè molto distante da noi contemporanei, erano state fondate le basi dell’attualesocietà, è terminato. Stiamo tornando ahimè al Paleolitico. Qui finisce questa magnifica storia. Informazioni sull’autore
Franz Falanga ha pubblicato: Nella terra dell’U edizioni Menabò, Pescara. Odadò Odadà, Adda Editore Bari, La didattica dell’architettura Gangemi Editore Roma, Il commissario Navarrini e lo strano destino del generale scenografo Adda Editore Bari. A proposito della comunicazione / Come perdere con assoluta certezza le elezioni Armando editore Roma. Il commissario Navarrini e una sua personalissima indagine su una Bari geneticamente modificata, Adda Editore Bari. BARI / Il Borgo Murattiano 1813-2013, Adda Editore Bari. Franz Falanga con Andrea Fantinato ha pubblicato LE INVARIANTI NELLA TOMBA BRION DI CARLO SCARPA, Aurelia edizioni Asolo. Franz Falanga
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