PAURA DI PARLARE IN PUBBLICO
METODO 4S© Giuseppe Franco
SMASHWORDS EDITION
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PUBLISHED BY: Giuseppe Franco Smashwords 2014
ISBN: 9781310371912
Paura di parlare in pubblico
METODO 4S© Giuseppe Franco Editing a cura di Erremme Copyright © 2014
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Avviso al lettore
Se stai cercando un libro con una montagna di dati e tecniche, hai in mano il volume sbagliato. Questo manuale è un modo per aiutare le persone a superare la paura di parlare in pubblico con consigli veloci, pratici e attuabili.
Il libro è diffuso esclusivamente a fini formativi e né l'autore né l'editore possono essere ritenuti responsabili per qualsiasi persona o entità o scritte materiali o danni incidentali o presunti, causati direttamente o indirettamente dalle informazioni o i programmi in esso contenuti. Le strategie riportate in questo volume sono il frutto di esperienze professionali e non è garantito il raggiungimento dei medesimi risultati di crescita personale o professionale.
I risultati potrebbero variare individualmente in base alla determinazione, alla costanza e alla capacità di seguire le indicazioni fornite. Le informazioni riportate non sostituiscono alcun tipo di trattamento sanitario o psicologico. Se sei a conoscenza o sospetti minimamente di avere dei problemi quali disturbi
fisici o psicologici dovrai affidarti ad un'adeguata cura medica.
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A Rita, Giovambattista e Ilario che hanno sempre reso le mie paure più leggere. ****
Indice
Pre-Metodo L’importanza di parlare in pubblico Che cosa trovi in questo libro? Che cos'è il Metodo 4S? Come imparerai il metodo? Risultati in dieci giorni?
1S - Semplifica Anche tu hai visto le tigri? Come puoi scomporre la paura Il giudizio degli altri Perfetto? No, grazie Responsabili del proprio successo
2S - Supera Sbuccia le convinzioni inutili Scarica la tensione in 5 i Lo stato d’animo si fa in tre
Il diario segreto del successo L’arte della visualizzazione
3S - Seleziona Come scegliere l’obiettivo giusto Metti alla prova il tuo argomento La piramide delle parole coinvolgenti Ti serve una memoria d’elefante? Un viaggio da fare in tre
4S - Seduci Quello che le parole non dicono Sprigiona il potere della voce Come sincronizzarsi col pubblico Come coinvolgere il pubblico Come gestire i rompipace
Conclusione Ringraziamenti Opere citate Regalo per te
Pre-Metodo
Sono felice che tu abbia acquistato questo libro e deciso di scoprire Il Metodo 4S©. Perché mi piace condividere con te strategie e tecniche che mi hanno consentito di superare la paura di parlare in pubblico. Pensa che da adolescente ero un disastro nel comunicare davanti agli altri. Diventavo rosso paonazzo con una facilità enorme, anche quando ad essere interrogato era il mio compagno di banco. Studiavo per numerose ore, nel disperato tentativo di migliorare il mio rendimento scolastico. L’impegno era superiore agli altri, ma non riuscivo ad esprimermi con disinvoltura e dimostrare tutte le mie capacità. Ho trascorso un periodo della vita, preoccupato per l’assurda timidezza che mi escludeva molte opportunità. E non solo, anche nella vita privata quando mi esponevo con i miei coetanei. Mi ricordo che in ogni occasione pubblica, ero terrorizzato all’idea di essere interpellato e parlare. Ho avuto difficoltà a partecipare a delle conferenze perché temevo che gli occhi del e si posassero su di me ed avrei cambiato colorito del volto. La prima volta che ho letto un testo in pubblico, nonostante fossero poche persone, sentivo una parte di me che avrebbe preferito sprofondare. Avevo anche il timore di essere giudicato. In più occasioni, sono stato tradito dalla voce tremolante, un segnale abbastanza chiaro del mio imbarazzo. Sono rimasto rinchiuso nelle mie paure per molto tempo, fin quando ho capito che avevo bisogno di trovare una soluzione. Mi sono chiesto quale potesse essere il percorso migliore per uscire da quella condizione. Ho iniziato a leggere libri e frequentare i classici corsi per esprimermi meglio, potenziare la voce e scoprire come potessi comunicare efficacemente in pubblico. I primi dubbi li ho risolti in poco tempo, ma non bastava. Ho commesso altri errori, prima di capire quali fossero gli esercizi migliori per vincere la paura. Non voglio dirti di aver superato ogni timore, ma di essere riuscito a trovare un sano equilibrio. Ad oggi mi occupo di formazione e mi sveglio più tranquillo ogni volta che devo parlare in pubblico. E sappi che non sei (non siamo) il solo ad avere questa difficoltà. Secondo una delle ricerche più comuni, la paura di parlare in pubblico pare sia superiore alla morte. Come a voler dire che in un funerale è quasi meglio essere nella bara che fare il discorso. Si tratta sempre di una ricerca basata su un campione di persone. Poiché sono convinto che se ci
trovassimo a scegliere tra la morte o un discorso pubblico, non avremmo più paura di parlare. In ogni caso, rimane sempre una forte emozione che riguarda buona parte del popolo. Ed è un dato allarmante perché saper comunicare bene davanti agli altri è fondamentale nella società in cui viviamo.
L’importanza di parlare in pubblico
Imparare a parlare in pubblico è decisivo per studenti, formatori, dirigenti, docenti, coach, politici, venditori. Più in generale, a quanti nella vita privata come nel lavoro abbiano la necessità di comunicare agli altri il proprio messaggio. Conoscere le tecniche efficaci per affrontare una platea, poche o tante persone che siano, ci permette di esprimere con chiarezza le nostre idee. Nell’era attuale dell’informazione, l’arte del comunicare bene è il valore aggiunto per emergere e distinguersi dalla massa. Più una persona è capace ad esprimersi, più si mantiene il principio di democrazia. Altrimenti si rischia di lasciare la parola sempre agli altri mentre noi ci rintaniamo. Cosi facendo, perdiamo occasioni di crescita o finiamo per subire le idee altrui perché non abbiamo avuto il coraggio di parlare. La vita è una continua competizione. Essere preparato permette ad alcune persone di emergere, mentre gli altri sono destinati a rimanere al piano più basso. Le persone sono attratte da chi riesce a parlare bene in pubblico. Questo significa che quando, fra qualche giorno, avrai già mosso i primi i per superare la paura, gli altri saranno portati ad ascoltarti e fidarsi di te. Pensa che i politici più "astuti", sono riusciti a costruire la loro carriera grazie alle abilità di esporsi in pubblico. Se si fossero lasciati travolgere dalle paure, non avrebbero raggiunto nessun posto di potere, nonostante i buoni propositi e i programmi in mente. Ma il lavoro non è l’unico luogo in cui è indispensabile saper comunicare senza paure. Che tu lo voglia o no, come essere umani, siamo nati per collaborare con gli altri e soddisfare le nostre esigenze o comunicare. L’unico modo per farlo (salvo che non si voglia ricorrere alla violenza), è uscire dal silenzio, parlare e affrontare la paura a testa alta.
Che cosa trovi in questo libro?
Questo non è un libro che ti farà diventare il numero uno degli oratori da un giorno all’altro o un testo che ti permetterà di annullare totalmente la paura. Tantomeno un volume per chi cerca scorciatoie facili, ma costruisce e crea una prospettiva a lungo termine basata su impegno e preparazione. Anche perché non conosco un incantesimo che ti possa far diventare uno speaker di successo in una sola notte. Nelle pagine che seguiranno, conoscerai le mie tecniche, ordinate in una sequenza unica e precisa. Perché se anche tu vuoi superare la paura, è importante seguire un percorso pratico e veloce, senza perderti in un caos di libri. L'intento di questo manuale, è trasmetterti un processo, che ho creato e denominato Metodo 4S©.
Che cos'è il Metodo 4S?
È il primo metodo con l'obiettivo preciso di aiutare chi vuole superare la paura di parlare in pubblico. E' basato su quattro semplici i da seguire ed è organizzato in modo differente da altri sistemi, corsi o testi che spiegano principalmente come comunicare davanti agli altri. Io stesso, quando ho avuto intenzione di superare la paura mi sono trovato a leggere libri poco vicini a quello che cercavo. Qualcuno approfondiva solo tecniche teatrali di recitazione, altri invece erano molto concentrati sulla scrittura dei contenuti o sulla storia di oratori dell'antichità. In altri casi, ero impaziente perché il libro si perdeva in numerose tecniche e superflue in quel momento. Non sto dicendo che fossero inutili, ma io volevo leggere prima qualcosa che parlasse della mia paura e poi approfondire il resto. I rarissimi volumi che affrontano l'argomento, considerano la paura, un aspetto quasi secondario rispetto alle tecniche per comunicare in pubblico. Per questo ho ritenuto utile trascrivere la mia esperienza, scartare le strategie superflue e considerare quelle che hanno funzionato. Creare un metodo che prima potesse aiutare a superare la paura e poi comunicare efficacemente, partendo da se stessi. Preciso quest'ultimo aspetto, perché ho notato che molti testi propinano esempi irreali o distorti, in cui è chiesto di modellare e/o imitare come si comportano sul palco i professionisti. Per carità, alcuni spunti sono utili nell'accelerare il processo di apprendimento e ne citerò alcuni anch'io in questo volume. Tuttavia la verità è che si diventa bravi con impegno, studio ed esperienza. Altrimenti succede che una persona si convinca di poter imitare qualcun altro come trucco per superare la paura, poi non ci riesce o capitano degli imprevisti e peggiora il suo stato d'animo. Perciò, a scanso di equivoci, il Metodo 4S© che imparerai in questo volume non ti farà diventare Barack Obama o Steve Jobs (giusto per citare i nomi più noti). L’obiettivo principale è far compiere a te un o efficace in avanti per affievolire le paure ed acquisire le tre abilità fondamentali di un oratore: consapevolezza, preparazione e flessibilità.
Il metodo è organizzato in questo modo:
1S. Semplifica. Come scoprire le motivazioni che generano ansia quando affronti la platea. Quali sono le differenze tra paura razionale e immaginaria. Come puoi preparare la mente al successo e debellare il virus della perfezione.
2S. Supera. Come utilizzare gli strumenti per vincere la paura di affrontare il pubblico. Il valore aggiunto di una buona visualizzazione e come stravolgere le convinzioni dannose che distruggono la libertà di esprimerti. Le tecniche efficaci per rilassarti e respirare bene, prima di parlare.
3S. Seleziona. L’importanza della scelta dell’obiettivo per il tuo discorso. Le strategie per valutare il pubblico in anticipo e selezionare l’argomento più idoneo. Come organizzare il discorso ed esprimerti senza imparare a memoria.
4S. Seduci. Come conquistare il tuo pubblico superando il limite delle parole. Come puoi influenzare lo stato d’animo di chi ti ascolta. Come emozionare e coinvolgere dall’inizio alla fine con sicurezza e tranquillità. Come gestire le critiche.
Le prime due S sono focalizzate sulla mente e la paura, la terza e quarta S sulla preparazione e comunicazione in pubblico.
Come imparerai il metodo?
Per ogni S troverai una mia spiegazione del singolo o da compiere. Avrai la possibilità, sin da subito, di eseguire degli esercizi per massimizzare l’apprendimento e testare facilmente i primi risultati. E t'invito ad esercitarti senza presupporre, evita di stabilire in anticipo dove e in che modo alcune azioni potranno rivelarsi inutili. Leggi dall’inizio alla fine e dopo che hai ottenuto i primi risultati, trarrai le conclusioni. Io m'impegnerò ad accompagnarti o dopo o, ridurrò al minimo noiosi aspetti tecnici e ti parlerò come se stessimo facendo una chiacchierata. Ti chiedo una concessione qualora dovessi ripetere dei concetti, riportare casi personali o utilizzare semplici esempi, ma ci tengo che tu possa capire facilmente dalla prima lettura. E considera che non ci sarò io a stabilire se ti starai distraendo perché magari avrai bisogno di una pausa o di ripetere dei concetti. Se fossi con te, potrei correggere il tiro e avvicinarmi alle tue esigenze. Quindi, sarai tu a decidere quando e dove soffermarti di più. Poniti comunque nei confronti della lettura come un bambino attento ad apprendere ogni cosa nuova con entusiasmo. Se invece sei intento a cercare a tutti i costi delle mancanze, concentri la tua mente nel modo sbagliato e perderai solo tempo. Chi ha letto altri miei testi, saprà quanto sia contrario a regalare illusioni o far credere che esista una bacchetta magica. Per questo, molte volte ti parlerò anche dei "contro" di alcune tecniche perché non ho nessuna intenzione di nascondere il rovescio della medaglia. Secondo me nessuna strategia o esercizio è efficace al 100% perché i risultati dipendono molto dalla determinazione e dalla costanza nel seguire le indicazioni che ti darò. Anche perché questo libro non può agire al posto tuo. La flessibilità del metodo, ti consentirà comunque, una volta che hai letto l’intero volume, di poter scegliere in un secondo momento di fare "zapping" da una S all’altra, senza un ordine preciso ed in base alla necessità del momento. Ti sarà semplice memorizzarlo, perché si tratta di quattro punti, niente di più.
Risultati in dieci giorni?
Se hai trascorso mesi della tua vita a leggere o frequentare corsi, ma non hai mai capito da dove iniziare e cosa memorizzare, allora questo manuale fa per te. Poi, hai tutto il diritto di mandarmi un e-mail di lamentela o di critica a riguardo. Ma sarei più felice di ricevere un tuo messaggio che recita in parte cosi: «Ciao Giuseppe, ho iniziato ad esercitarmi ed utilizzare i tuoi consigli. Sono riuscito ad ottenere dei miglioramenti in soli sette giorni. Che cosa ho commesso di sbagliato per anticipare i tempi? :-) ».
Sei pronto?
Non importa chi sei, se sei giovane o vecchio, esperto o no, debole o forte, ricco o povero. Quello che conta è dove vuoi arrivare. Perché stai per acquisire delle abilità che possono darti uno slancio nella tua carriera o nella vita, senza perdite di tempo. Goditi la lettura e accogli a braccia aperte il desiderio di ottenere risultati meravigliosi!
G. F. Torna all'indice ****
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1S - Semplifica
Che cosa imparerai nella 1S:
Perché abbiamo paura La differenza tra paura razionale e immaginaria Come annientare la paura del giudizio Come liberarsi dal virus della perfezione Come preparare la mente al successo
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Durante i miei anni di scuola superiore, la professoressa di matematica era poco contenta del mio rendimento nei confronti delle espressioni algebriche. In fondo aveva ragione, non ero cosi entusiasta, però una regola fondamentale la ricordo benissimo: per risolvere un quesito complesso, bisogna prima scomporlo in operazioni più semplici. Lo stesso principio, può essere adottato per affrontare qualsiasi difficoltà, compresa la paura di parlare in pubblico. Quello che potrebbe sembrarci un ostacolo invalicabile, se scomposto, è più semplice da gestire. A volte siamo noi a rendere tutto più complesso poiché non conosciamo bene le origini e concentriamo i pensieri nel modo sbagliato. Il primo o efficace verso un rapido miglioramento è semplificare la paura.
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Anche tu hai visto le tigri?
Ti sei mai chiesto il perché della tua paura in pubblico? Forse sì o forse no, fatto sta che la maggior parte delle volte tendi ad ingigantire le difficoltà. E cosa succede? Devi affrontare la platea e vorresti sparire. Mancano poche ore, l’ansia prende il sopravvento, ti soffoca e t'impedisce di fare quello che vorresti. La tentazione di chiamare e annullare l’incontro è alta. La reazione è spesso ingiustificata e speri che tutto finisca perché ti sembra di impazzire. In pratica potremmo parlare di due tipologie di paura:
Razionale Immaginaria
La paura razionale. È qualcosa che potrebbe causarti un danno reale esistente. Per intenderci, se hai paura di cadere dalla finestra e farti male, è una paura sana e ben motivata. Difatti è associata a situazioni di pericolo piuttosto evidenti come potrebbero essere gli incendi, le inondazioni, i terremoti. Oppure camminare sul bordo di una terrazza, incontrare persone pericolose ecc. Come puoi costatare, sono "camli d’allarme" che è bene avere, altrimenti correremmo dei seri rischi per la salute. T'immagini se non avessimo delle paure razionali cosa potrebbe succedere? Magari andremmo a super velocità nelle curve con l’automobile, perché tanto avremmo la convinzione che non possa accadere nulla. E i nostri antenati? Se non avessero imparato a distinguere il pericolo, sarebbero tutti finiti in pasto agli animali feroci. Perché c’è una certa differenza tra discutere con un pappagallo ed una tigre del Bengala. Con il primo, la discussione sarà senza dubbio ripetitiva ma potrai esprimerti. Con la seconda non avrai tempo di parlare perché finirai tritato dai suoi denti.
La paura immaginaria. La paura quindi, non va condannata in tutto. Ci mancherebbe. Perché aiuta a sopravvivere, è un meccanismo istintivo che si presenta quando siamo in pericolo. A volte però rischia di essere solo qualcosa d'irreale senza controllo, immaginaria. Ed è riconoscibile perché quando si manifesta, l’oggetto del presunto pericolo non è fisicamente presente. Un esempio (esagerato) potrebbe essere: "Ho paura che durante la presentazione mi lancino dei pomodori" e invece sei comodamente seduto nella tua stanza a scrivere il testo per il tuo intervento. È una "sega mentale" per usare la definizione di Giulio Cesare Giacobbe. Lo psicoterapeuta spiega: «Gli animali, non avendo il pensiero, non si fanno le seghe mentali. Noi invece con il pensiero ci creiamo un'autoimmagine mentale di noi stessi, indipendente dalla realtà. Ed è proprio quell'autoimmagine che ci genera la paura». A questo punto potresti chiederti: la paura di parlare in pubblico è immaginaria? Prova a pensare quali possano essere i pericoli. Se proprio volessi esagerare, potresti trovarti davanti ad una folla di persone ostili oppure gente che si addormenta. Rischi per la sopravvivenza non credo ce ne siano. Salvo che tu non sia un bandito e devi regolare dei conti con dei rivali, in questo caso la paura è ben motivata (ed io non posso aiutarti, chiedi ad uno più muscoloso di me :-)). Nella maggior parte dei casi, il pericolo di parlare in pubblico è inesistente. O meglio, non esiste un motivo razionale per temere una numerosa platea o parlare davanti ad un numero ristretto di persone. Perché non minaccia la vita o il fisico. Eppure il meccanismo di difesa del nostro organismo non è perfetto. Se mi permetti un po' "scemo" perché non distingue dieci animali feroci da dieci persone in pubblico che per quanto possano avere la lingua biforcuta, non saranno pericolose come i denti della tigre del Bengala. Tralasciando le considerazioni che potremmo fare da caso in caso, ogni volta che affrontiamo il pubblico scattano alcuni meccanismi suscitati da diverse cause, alcune sono addirittura primordiali e sfuggono dal nostro controllo. Il motivo può avere origine dalle esperienze. Ognuno di noi ha un bagaglio di ricordi ed esistono delle reazioni collegate ad eventi del ato. Potrebbero essere delle figuracce da studente intimidito o con i colleghi di lavoro. Sono quei ricordi impressi nella mente e ogni volta che affronti una situazione simile, sei portato a
provare le stesse sensazioni di insuccesso, senti le medesime voci ed hai la vista offuscata dal ricordo. Un vero e proprio limite per la tua presentazione. È come se rivivessi in quel momento in cui ti sei sentito imbarazzato e debole. Tuttavia stabilire il motivo o l'evento preciso è difficile. Può essere associato ad un periodo dell’infanzia o successivo. E per alcune persone, il ricordo riaffiora nella mente in modo cristallino al punto di fargli rivivere ogni sensazione. L’episodio magari può risalire ai primi anni di scuola. Ad esempio, sei rimasto in silenzio davanti ad un intervento in classe per vergogna o sei diventato rosso paonazzo (com'è successo nel mio caso). Oppure parlavi troppo e qualcuno ti ha ripetuto più volte di stare zitto. Il cervello crea una connessione automatica e fin quando non cambierai idea (approfondiremo il concetto più avanti), ogni qualvolta si ripeterà una scena simile, reagirai allo stesso modo. Sembra assurdo ma, alcuni episodi trascorsi, possono governare il tuo presente. Fermo restando che un episodio, potrebbe influenzare anche persone esperte. È il caso di Paola, amministratore locale, sempre richiesta dai colleghi di partito per le sue capacità di parlare in pubblico. Un giorno, durante una conferenza stampa, è successo di tutto. Prima il ritardo per dei problemi tecnici (guasto al microfono e impianto), poi lo stress fisico, perché aveva saltato il pranzo e dormito poco la notte precedente. Al trascorrere dei dieci minuti è entrata in uno stato confusionale e non è riuscita ad andare avanti per il caldo e la sala poco arieggiata. È stata soccorsa ed aiutata a lasciare la sala per prendere una boccata d'aria e riprendersi. Dal quel giorno ha pensato di essere inadatta a parlare in pubblico. Perché inconsciamente credeva che, qualora fosse ritornata a parlare, si sarebbe ripetuta la stessa scena. La sua carriera stava toccando il fondo senza una via d’uscita. Ho compreso subito lo stato d’animo di Paola e di chi mi racconta episodi simili. È una prova di vita umiliante e imbarazzante. Poi ho condiviso con lei alcune riflessioni vissute sulla mia pelle. Innanzitutto che non possiamo controllare tutto e ritenerci responsabili di quello che succede all’esterno. Ad esempio: come puoi anticipare che si guasti un microfono? A limite puoi far portare uno di riserva. Nessuno si è fatto male, sei rimasta viva ed hai sempre una nuova opportunità. Tra l’altro, è un evento del ato ed è impossibile che si ripeta lo stesso episodio. Fatte queste precisazioni, il resto è spesso ingigantito nella nostra mente. Se continui a pensare a quello che di negativo è successo, perderai di vista tutti i risultati che hai ottenuto. Paola, aveva dimenticato di aver parlato per tutta la
campagna elettorale, ormai pensava a quel brutto incidente (tra l’altro poco dipendente da lei). Invece è importante capire che in ogni esperienza, brutta o bella, ci sia sempre qualcosa di utile da imparare per la prossima volta. Ogni fallimento, ammesso che sia tale, fornisce delle indicazioni precise per migliorarci in futuro. Se ti concentri sui punti di forza, invece di ingigantire quelli più deboli, avrai sempre la volontà di alzarti dopo una caduta e affrontare una nuova sfida.
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Esercitazione pratica
Elenca le tue paure su un foglio di carta. Dedica dieci minuti all’esercizio e poi valuta quali, secondo te, sono razionali e immaginarie. Che cosa puoi fare per capire quanto siano reali o immaginarie? Chi decide che questa paura sia reale? Poi scrivi un elenco correlato e cerca di capire quale lezione di vita hai acquisito. Sforzati di vedere i tuoi punti di forza, tralascia gli episodi sgradevoli. L’esercizio ti aiuta ad aumentare la consapevolezza.
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Come puoi scomporre la paura
Chi sostiene di non avere mai paura sta mentendo agli altri e a se stesso. Tutti abbiamo dei timori, anch'io convivo quotidianamente. È una risposta biologica naturale e consente di difendersi da pericoli. Quando invece si tratta di una paura frutto di un’immagine mentale, è meglio scomporla in piccoli pezzi e trovare ogni singola soluzione invece di ingigantirla. È come se tutto fosse lasciato governare dalla seguente formula:
Parlare = Energia - paura
Se osservi, più aumenta la paura, minore sarà l’energia destinata alle tue parole (discorso, presentazione ecc.). Io ad esempio, ingigantivo cosi tanto la paura e scappavo dalle opportunità perché l’energia scendeva ai minimi livelli. Complicavo tutto nella mente, invece di analizzare realmente cosa mi stesse succedendo e uscire dalla mia zona di agio. Intendo dire lo spazio costituito da abitudini che ci fanno sentire al sicuro. Come uomini, per garantirci sicurezza nell’arco della vita, creiamo appunto una serie di convinzioni nella quale siamo più protetti. Perché ci sentiamo sicuri con le cose che sappiamo fare e siamo insicuri con lo sconosciuto. Tutti noi è come se vivessimo all’interno di una bolla o un cerchio (definita anche "comfort bubble" o "zona di comfort"). All’interno ci sentiamo al sicuro perché conosciamo rischi, pericoli ed abbiamo imparato a gestirli. A me impauriva parlare in pubblico soprattutto perché non ero abituato a farlo, nessuno mi aveva insegnato e soprattutto detto come prepararmi ad eventuali difficoltà. Tu credi sia semplice attraversare la strada? Sì, perché sei abituato. Un ragazzino che per le prime volte prova a farlo senza l’aiuto dei genitori, è quasi terrorizzato perché deve imparare a gestire l’eventuale rischio dell’autovettura ed uscire dalla sua zona di comfort, imparando qualcosa di nuovo. Anch'io mi comportavo nello stesso modo. Pensavo: perché avrei dovuto rischiare? Preferivo tornare indietro e rintanarmi al sicuro. Se avessi letto, quello che stai scoprendo tu in queste pagine, avrei risparmiato molto tempo. L'uomo trova sicurezza a fare quello che
conosce ed insicurezza nel fare ciò che non conosce. Tanto banale quanto fondamentale.
Il vantaggio di uscire dalla tua zona di comfort, significa imparare cose nuove per migliorare la tua vita privata e professionale. Io non sarei disposto a tornare indietro nel tempo per nessuna cifra al mondo. Mi riferisco al periodo in cui evitavo di parlare in pubblico. Eppure in quell'istante credevo che chiudermi nel mio guscio, fosse la scelta giusta. Non sapevo quante occasioni stessi perdendo. Il modo migliore per uscire dalla zona di comfort è affrontare la paura a testa alta e diventare consapevole delle conseguenze. È più facile da scrivere che da realizzare, perché la maggior parte delle persone non sono disposte ad uscire dalla loro zona di comfort. Siamo convinti che possiamo fallire o perdere qualcosa. Soprattutto perché nella fase iniziale, quando dobbiamo adattarci a qualcosa di nuovo (la cosiddetta resilienza), siamo tentati a tornare indietro invece di accogliere le nuove abitudini. Pertanto, preferiamo rimanere comodi e al sicuro. Un primo o per ampliarla, è parlare con delle persone che hanno esperienza in quello che vorresti ottenere o raggiungere, perché ti aiuta a capire come hanno agito loro e scoprire che alcune paure potrebbero essere irreali rispetto a come si pensi. Oppure leggere la storia di chi è riuscito ad ottenere dei miglioramenti e scoprire le strategie che hanno utilizzato, come stai facendo tu ora imparando il Metodo 4S©.
Ovviamente evita di compiere l’errore, che ti ho accennato nella parte introduttiva, nel cercare di essere qualcun altro. Ad esempio, osservi un bravo oratore pubblico che sta facendo bene il suo lavoro e pensi: «Farò come lui, cosi supero la paura». A parte che non basta "copiare" delle tecniche e credere di ottenere risultati senza esercitarsi ed acquisire un minimo di esperienza. Tuttavia potrai utilizzare alcune "strategie" per velocizzare l'apprendimento, ma evita di perdere la tua personalità e diventare quello che non sei. Non puoi diventare un'altra persona e se pensi di farlo, sarai continuamente impacciato e torni a casa con la frustrazione di non esserci riuscito fino in fondo. È ovvio. Ognuno ha il suo stile. Tu puoi apprendere un processo per velocizzare i risultati, ma devi mantenere la tua personalità. Devi anche diventare consapevole e razionale quando qualcosa non andrà come vorresti e soprattutto imparare a conoscere la reazione del tuo organismo. Perché un minimo d’ansia è necessario per dare del nostro meglio, è fondamentale per affrontare qualsiasi sfida nella vita perché rappresenta un chiaro segnale che ti stai preparando ad affrontare il pubblico. Dovresti preoccuparti se succedesse il contrario, perché significa che l’organismo non si sta preparando come dovrebbe. D’altro canto, affrontare di colpo la paura ed allargare i limiti che ci siamo creati con la zona di comfort è difficile, è più efficace compiere dei piccoli i che ti porteranno al grande risultato. Ecco perché t'invito a semplificare la paura nei singoli fattori che la compongono e risolvere un punto per volta. Ti suggerisco di tenere a mente i quattro fattori più influenti:
Timore del giudizio Virus della perfezione Preparazione scarsa Mancanza di fiducia
1. Timore del giudizio altrui
Paura di essere giudicati, perché credi che ogni parola, sia esaminata in modo preciso e scrupoloso da chi ti ascolta. Soprattutto credere di riuscire a piacere a tutti.
2. Virus della perfezione Cercare di essere perfetto a tutti i costi. Pretendere molto da se stessi, aumenta la tensione e la paura di poter fallire.
3. Preparazione scarsa Una scarsa preparazione aumenta la paura. Per certi versi può sembrare banale, ma arrivare poco preparati genera ansia. La preparazione è il punto sostanziale su cui lavorare per superare la paura di parlare in pubblico.
4. Mancanza di fiducia Il pensiero costante di non riuscire è frequente quando sei impaurito. Questa è sicuramente la causa più comune per la quale molte persone si rifiutano di parlare in pubblico. Molti non sono sicuri di ciò che hanno da dire e credono che le loro idee siano poco importanti.
Quelli che ti ho appena elencato sono i fattori principali ed è importante per te riconoscerli, piuttosto che generalizzare con la parola "paura" che spesso porta ad ingigantire il problema, piuttosto che risolverlo. Tra l’altro, ogni elemento potrebbe essere una diretta conseguenza dell’altro. Supponi sia una scarsa preparazione, questo potrebbe farti aumentare la mancanza di fiducia perché potresti dimenticare (a ragione) qualcosa e ritrovarti in silenzio davanti la platea per delle banalità. È meglio curare bene l'intervento dall’inizio alla fine, invece di perdere tempo col pensiero di un fallimento, generato proprio da una preparazione scarsa. Nelle prossime pagine troverai soluzioni pratiche per ogni singolo fattore e scoprirai che la maggior parte dello stress può essere evitato
con la pratica e la preparazione, argomento portante nella terza e quarta S del metodo.
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Esercitazione pratica
Fermati dieci minuti e rifletti su quali possano essere i fattori che influenzano la tua paura in pubblico. Cerca di capire cosa ti spaventa. Poi prepari un elenco corrispondente con modi e ipotesi per affrontarla. Puoi fare riferimento a quello che hai letto finora oppure aggiungere delle cause probabili secondo te. All’inizio questo esercizio potrebbe sembrarti impegnativo, anche perché molte reazioni sono fuori dal nostro controllo e avvengono in modo inconscio, ma è la prima fase per semplificare e vincere la paura. Nel momento in cui sei riuscito a riconoscere i fattori principali, è come se imparassi a conoscere il percorso di una strada, la probabilità di perdersi si riduce drasticamente perché ti preparerai meglio ad affrontare buona parte degli imprevisti.
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Il giudizio degli altri
Il giudizio degli altri può infastidirci o metterci in imbarazzo, secondo l'importanza che diamo. A volte possiamo temere le parole di una persona a noi molto vicina (partner, genitori o famigliari) oppure il pubblico, il capo ufficio o persona che riteniamo "autorevole" con il loro giudizio. Tra le mie primissime esperienze al microfono, non ero ancora maggiorenne, ricordo che prestavo molta attenzione a quello che potessero dire o fare alcune determinate persone presenti in sala. Bastava un semplice gesto o un’espressione del viso e nella mia mente ingigantivo tutto, perché temevo potesse essere qualche brutta critica. Assurdo, credevo di poter prevedere quello che pensavano. Col are del tempo, ho capito si trattasse di una ricerca senza via d’uscita, un pozzo senza fondo. Perché, ammesso che le critiche siano tutte reali, è impossibile piacere a tutti e pretendere di controllare gli altri. Quando diventi vittima della paura del giudizio, l’immaginazione può superare la realtà dei fatti. Ad esempio, sei al ristorante e mentre stai mangiando lasci cadere una forchetta. Ti giri per guardare le espressioni delle persone che ti circondano perché penserai che tutti gli occhi degli altri siano puntati su di te, pronti a giudicarti, invece potresti stupirti del contrario quando vedrai tutti impegnati nelle loro discussioni. Le persone, che ti piaccia ammetterlo o no, sono "egoiste" e se ne fregano di te! Quando è stata l’ultima volta che hai scattato una foto di gruppo? Ieri? Un mese fa? Un anno fa? Se ti ricordi quando avete osservato la foto, ognuno pensava a se stesso, a come fosse "uscito" lo scatto. Forse le critiche c’erano, ma su se stessi («Come sono uscito!», «Ho una faccia da pollo», «Che capelli che ho!» ecc.). Vogliamo esagerare? Ammesso e concesso che abbiano espresso un giudizio su di te, due minuti dopo dimenticano oppure terranno in mente l’episodio nell’ultima cantina della loro memoria. Nessuno scriverà un articolo sulla tua espressione in foto! Ad ogni modo, chi mi conosce lo sa, io ripeto continuamente che non esistono bacchette magiche e quindi non posso offrirti una soluzione o un incantesimo per spegnere il pensiero o la paura del giudizio degli altri. La via che ti suggerisco è quella della consapevolezza, impegnati a capire che ogni persona ha un suo punto di vista e tu puoi sicuramente piacere alla maggior
parte del pubblico, ma non a tutti. Concentrati sui risultati e metti da parte le critiche inutili. Considera che i grandi leader di pensiero, i politici che hanno fatto, nel bene e nel male la storia del nostro paese, sono stati degli uomini capaci di esprimere le proprie idee ed andare avanti, nonostante gli avversari abbiano fatto il possibile per contrastarli con critiche pesanti. Se vuoi vivere serenamente, devi sostenere e portare avanti le tue idee con tenacia e forza e imparare che gli altri potranno infastidirti, solo se tu gli concederai il permesso di farlo. E sappi che, qualsiasi cosa ti sarà detta, è un pensiero basato su un punto di vista soggettivo. La persona sta affrontando emozioni, valori e credenze basate sul proprio modello di vita. Proietta su di te quello che avrebbe fatto lui perché ognuno ha una sua visione della realtà. A tal proposito, ti racconto una storia antichissima che mi ha fatto cambiare prospettiva davanti alla paura del giudizio. Lungo un viale di un piccolo paesino un vecchietto camminava con il figlio giovane e un asinello. Il vecchietto percorreva la strada a piedi, mentre il figlio era sulla groppa dell’asinello. Un gruppo di anti rimase sbalordito della scena: «È assurdo! Il vecchietto che ha difficoltà a camminare va a piedi, mentre il bambino, che potrebbe correre, è in groppa al mulo». Il vecchietto, dopo aver sentito le chiacchiere dei anti, per evitare altri pettegolezzi, disse al figlio di scendere per farlo andare a piedi e montò lui in groppa all’asino. I tre proseguirono il loro cammino e per la strada incontrarono un altro gruppo di persone. Anche loro commentarono la scena: «È assurdo! Un bambino con le sue piccole e tenere gambe va a piedi, mentre il vecchio, che può benissimo camminare, è comodamente seduto in groppa». L’anziano signore, decise di far salire anche il bambino in groppa all’asino. E giusto il tempo di percorrere altri pochi metri di strada per sentirsi un commento da un altro gruppo di persone: «Ma che gente insensibile, tutti e due su quella povera bestia. Finiranno per ucciderla». Il vecchietto, sentiti i commenti, pensò di andare a piedi sia lui che il figliolo. E così facendo, suscitarono il riso di tutti: «Guardate quei due! Quel vecchio col bambino, potrebbero andare comodamente in groppa e invece vanno a piedi». L’anziano signore, ormai esausto, disse a suo figlio: «Se continuiamo a dar retta alla gente, arriveremo al punto di portare l’asino sulle nostre spalle». E proseguirono per la loro strada. La morale della favola è semplice: è impossibile piacere a tutti. Qualsiasi cosa farai, troverai sempre delle persone che ti criticheranno, perché ognuno ha diverse opinioni, regole, indicazioni su come affrontare la vita.
Devi abbandonare l’idea di poter piacere a tutti ed iniziare a mettere in prima fila i tuoi bisogni, i tuoi desideri senza farti condizionare dalla paura. Fai ciò che ritieni giusto senza preoccuparti di quello che pensano gli altri. Se invece continui a vivere solo in funzione del giudizio, rischi di annullarti per accontentare le richieste degli altri e smetti di pensare a come potrai migliorare. Sappi che in alcuni casi, le critiche sono un’opportunità per crescere. Non è facile, lo so. La critica è fastidiosa da accettare. Questo vale sia per degli errori per i quali siamo consapevoli di aver commesso o quando crediamo di aver fatto del nostro meglio. Perché delle volte possiamo aver lavorato tanto. Anche se abbiamo impiegato lunghe giornate di esercizio per rendere il nostro messaggio più efficace, ci sarà sempre qualcuno che non sarà d’accordo con noi. Ci sono persone che criticano senza un motivo preciso, spesso perché vogliono ostentare la loro conoscenza a scapito degli altri. Poco importa, perché devi acquisire la capacità a distinguere le critiche costruttive da quelle distruttive. Dopo una presentazione o un discorso ci potrebbero essere voci di persone vicine o conoscenti che faranno una critica costruttiva. Ed è altrettanto vero che ci saranno delle persone che utilizzeranno delle parole fastidiose, inopportune e che non apprezzeranno il lavoro che hai fatto con critiche distruttive. Quando succede, ascolta quello che ti viene detto, rispondi col sorriso e guarda avanti (nella 4S ti spiegherò anche come gestire le domande). Tutt’altro che facile in pochissimo tempo e per questo che t'invito ad iniziare da subito ad acquisire consapevolezza. Magari ti renderai conto che molte volte il giudice più grande sei tu, con il tuo inconscio che prevede anche le critiche inesistenti.
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Esercitazione pratica
Se ti rendi conto che un tuo blocco sia dovuto alla paura del giudizio degli altri o la timidezza, allora puoi fare un esercizio di conversazione quando sei per strada, in treno, in aeroporto, in ascensore, in metropolitana ed ovunque ti capiti di essere in contatto con le altre persone. Lo scopo è riuscire ad avviare più discussioni possibili con gli altri senza essere timorosi.
La via più semplice è quella di iniziare con persone che sono pagate per parlare con te, come le commesse di un negozio o i camerieri di un ristorante. Ad esempio puoi chiedere maggiori spiegazioni sulle qualità dei tessuti oppure qual è l’origine di un particolare prodotto. Creare più connessioni possibili, con persone sconosciute e ricorda di sorridere sempre! Inoltre, fai una piccola ricerca e partecipa agli eventi pubblici che riguardano un argomento d'interesse o che conosci bene. Impegnati a fare domande e avvia una discussione tra te e lo speaker riguardo un argomento che vuoi approfondire. Devi continuare ad immergerti in situazioni pubbliche, fino a quando il disagio diminuirà. Inizia con dei piccoli i, le prime volte ti basterà argomentare bene la domanda ed ottenere una risposta dallo speaker.
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Perfetto? No, grazie
La paura del giudizio è spesso accompagnata dal timore di commettere errori. È uno dei motivi più frequenti del perché le persone evitano di parlare in pubblico. Nei primi anni che ho parlato davanti altre persone (intendo anche a scuola) ero terrorizzato al pensiero di poter commettere degli errori. Una predisposizione mentale dannosa perché sbagliavo più del dovuto. Non hai idea di quante ore abbia perso, nella speranza di parlare senza errori. Pur avendo studiato tantissimo, annegavo nell’oceano del perfezionista. Sai qual è la verità? Che il pubblico non si aspetta la perfezione. È più importante offrire informazioni di valore. Cercare di non fare errori è un bene, ma può rivelarsi poco sano quando diventa una mania. Commettere degli errori o sentirti emozionato è umano. Michele, un bravo imprenditore lombardo, mi ha detto: «Non sopporto il pensiero di commettere un errore davanti agli altri!». Una frase che potrebbe dimostrare solo interesse a fare bella figura (chi non lo vorrebbe?), ma l'eccessiva precisione e la paura di sbagliare potrebbero portare fuori strada. È meglio lasciarsi andare ed essere meno severi con se stessi, invece di sentirsi gli occhi puntati degli altri, pronti a scovare ogni errore. Giulia, una giovane e sorridente donna, mi ha raccontato che preferirebbe al mattino rimanere rannicchiata a letto, in posizione fetale e con il volto coperto dal lenzuolo. Perché non sopporta l’idea di quello che gli altri potessero dire di lei nel caso dovesse sbagliare durante la presentazione della mattinata. L’approccio è quello meno indicato, perché la maggior parte del pubblico non è lì per giudicare (ricorda sempre che non possiamo accontentare tutti) ma per essere informato, imparare o trovare ispirazione da quello che dici. A metà degli anni novanta lessi, tra le pagine di uno dei tanti testi americani per parlare in pubblico, le parole: «Immagina che la platea sia in mutande». Non ricordo il titolo e l'autore ma la frase mi rimase impressa. Pensare ad una immagine di questo tipo, può sicuramente aiutare anche a te per diminuire la tensione e strapparti una risata. Adesso non mi dire che ti sentirai lo stesso imbarazzato perché poi sarai l’unico a rimanere vestito? Va bene, allora esagera, pensa che siano tutti seduti su un water! Piuttosto che credere di essere la vittima di un plotone di esecuzione, è
meglio ritrovare la calma e ritornare sul messaggio. Lascia l’errore alle spalle e vai avanti. Il segreto è concedersi il permesso di sbagliare e di essere umano. Ad esempio, arriva l’istante in cui le tue parole dovranno riempire la sala e stimolare idee ai presenti. Inizi a parlare e dopo qualche secondo ti rendi conto di essere molto emozionato. Che cosa fai? L’errore che spesso si commette, è cercare di nascondere (peggiorando la situazione). Invece, ti fermi un attimo, ammetti di essere emozionato, bevi un sorso d’acqua e sorridi ai presenti. Pensa, una volta, ho commesso un errore elementare di calcolo piuttosto evidente, davanti ad un centinaio di persone. Le mie parole hanno suscitato qualche inevitabile commento tra i presenti. Come ho reagito? Ho picchiato tutti selvaggiamente! Scherzo! :-) Ho fatto un o in avanti, ho sorriso e mi sono inchinato verso la platea in attesa della clemenza. Risultato? Ho strappato un sorriso generale. Lo so cosa stai pensando: «Giuseppe per te è semplice perché sei abituato». Sei sicuro? Se mi fosse successo molti anni fa, mi sarei martellato le dita (in realtà avrei martellato altro, ma non posso scriverlo…) per una settimana intera. Con questo, mica voglio dirti che adesso festeggio agli errori oppure mi concedo una vacanza premio. Ho semplicemente capito che essere perfetti è impossibile oltre che un po' antipatico. Gli errori sono delle lezioni inestimabili. È più utile imparare da uno sbaglio che avere sentimenti di sconfitta o perdita. Non è facile, mi rendo conto. Avrai bisogno di un po’ di tempo per abituarti e sviluppare i "muscoli" che ti consentiranno di trovare l’equilibrio e migliorare sempre di più quando parli in pubblico. Come ti è successo quando da piccolo hai imparato a camminare, i muscoli non erano cosi forti per sostenere il tuo peso e non capivi come potessi bilanciare il tuo corpo rispetto alla forza di gravità. Poi, giorno dopo giorno, corpo e mente hanno creato un collegamento vincente tra l’equilibrio fisico delle tue gambe e il desiderio di voler camminare. Ogni volta che sei caduto, hai capito che non era quello il modo di stare in piedi ed hai regolato i i e bilanciato il tuo corpo. Ogni errore è un aggio naturale dell’apprendimento per sviluppare delle competenze. Invece di affrontare l’errore come un fallimento, guardalo come una parte del processo che ti aiuterà a cambiare strategia e trovare la soluzione per la prossima volta. Quello che conta di più è come reagisci agli errori. Più sarai impacciato, tanto più farai notare il disagio. Il pubblico invece può essere comprensivo e ammirare il modo in cui tu riuscirai a proseguire. Alla gente piace avere a che fare con delle persone spontanee, naturali, piuttosto che artificiali. Si sentiranno più vicine a te, capiranno di avere davanti un uomo o una donna che
si relaziona con loro in modo sincero. Parla col cuore e la gente sarà felice di ascoltarti. Il valore della naturalezza è indiscutibile, è la migliore reputazione che tu possa crearti. L’aria di semplicità, la modestia nel volto, la voce e i pensieri fanno parte della tua identità. Poco serve ostentare falsa sicurezza, perché così ci staccheremmo dalla nostra natura e terremmo lontane anche le persone da noi. Quando si parla in pubblico, bisogna creare una relazione con chi ti ascolta. Forse potresti sentirti un po' impacciato o commettere degli errori ma essere te stesso ed esprimerti per quello che sei, ti rende unico. Individua e afferra le critiche utili a crescere, le opportunità per fare meglio in futuro e annulla il resto. Semplifica la tua paura.
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Esercitazione pratica
Crea un diario in cui elenchi tutti i pensieri negativi (paura di fallire, commettere errori ecc.) e tutte le azioni che hai provato e proverai per vincere le tue paure. All’interno includi le tue valutazioni personali riguardo la preparazione, il contenuto, la reazione del pubblico e il parere che hai ricevuto dagli altri. Scrivi tutte le azioni che hai compiuto e come ti sei sentito ogni volta che hai finito la presentazione. Così, ti sarà più facile intervenire con esercizi mirati e poter raggiungere i primi risultati.
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Responsabili del proprio successo
Inizio con una frase di Anton Čechov: "L'uomo è ciò in cui crede". Ciò che pensi, influenza i tuoi risultati. Creare attorno a te una cornice positiva, costituirà la base di un atteggiamento efficace. Le persone che pensano ai loro risultati in positivo sono molto più propense ad affrontare gli eventi della vita semplicemente come sfide da superare, piuttosto che problemi insormontabili. Come succede per gli imprenditori di successo che sono riusciti a vedere le loro imprese nella mente prima che nei fatti concreti. Questo non significa che sia stato facile per loro. Anche nel tuo caso, sviluppare una visione positiva sulle tue capacità di parlare in pubblico, ti aiuterà ad ottenere risultati migliori. In psicologia questo comportamento viene definito come profezia che si auto avvera, si tratta di una tendenza che hanno le persone a fare previsioni per il futuro e adattarsi ad esse, che siano positive o negative. Secondo la psicologia sociale esiste una tendenza nelle persone a trasformare il pensiero in realtà. Cambiando punto di vista, siamo più portati a vedere quello che abbiamo previsto. Una verifica semplice, la puoi eseguire anche ora. Se ti dicessi di ripetere venti volte la parola "rosso", sono certo che vedrai attorno a te più facilmente degli oggetti vicino al colore che hai focalizzato, rispetto ad altre tonalità. Provaci e ti renderai conto. Difatti quando la profezia tende ad essere negativa, la persona avrà difficoltà a distinguere i buoni risultati dagli errori. Piuttosto tenderà a pronunciare frasi di questo tipo: «lo sapevo», «l’avevo detto io» e di conseguenza non apprezzerà i miglioramenti. Lo psicologo cognitivo-comportamentale Martin Seligman, ha introdotto il concetto di "Impotenza appresa" per spiegare come il nostro punto di vista sugli eventi della vita possa influenzare i risultati. Senza entrare particolarmente nel merito della tesi esposta dallo studioso, sappi che noi affrontiamo le avversità secondo tre aspetti:
I. La permanenza (Esempio: “Non uscirò mai da questa mia incapacità di parlare in pubblico”). II. La pervasività (Esempio: “Quella brutta figura ha smontato tutti i miei progetti futuri”).
III. La personalizzazione (Esempio: “È solo colpa mia”).
Osserva lo schema tratto dalle ricerche di Seligman, per spiegare il successo e il fallimento in base al pensiero:
Dalla tabella è facile intuire che il più grande limite che tu possa crearti è quello di dare spazio ai tuoi pensieri negativi prima di affrontare il pubblico o qualsiasi altra sfida della tua vita. Così facendo, limiti in partenza i risultati e la mente finisce per andare in tilt. Inventi scuse ed eviti le soluzioni. A tal proposito, ti elenco di seguito alcune "scuse" con delle soluzioni, un anticipazioni di ciò che approfondiremo nelle prossime pagine:
Il computer si bloccherà all’improvviso Potrebbe capitare perché i software non sono cosi affidabili. Soluzione? Puoi prevenire e ridurre il rischio con un piano di backup, dispense e stampe di riserva. Qualora dovesse succedere, il pubblico apprezzerà la tua capacità di recuperare la presentazione, nonostante le difficoltà.
Dimenticherò tutto Soluzione? Fare pratica e prepararsi in anticipo aiuta molto. Evita di imparare tutto a memoria, piuttosto ricorda le parole chiave e prepara degli appunti che ti consentano di riprendere il discorso senza farti prendere dal panico (nella 3S, parlerò in modo approfondito di quest'aspetto). Ti fermi, respiri profondamente e riparti.
Andrò fuori tempo massimo o finirò troppo presto Soluzione? Fai pratica con l’aiuto di un cronometro o di un orologio e ridurrai lo stress. Ripeti più volte il discorso e cerca di capire se nel tempo che hai occupato, sei riuscito a parlare dei contenuti previsti. Se dovessi finire un po’ prima, ricorda che potrai dedicare uno spazio alle domande.
Parlo troppo velocemente o troppo basso quando sono nervoso. Non mi capirà nessuno. Soluzione? Imparare a respirare bene è utile per ridurre la paura e ti aiuta ad avere una voce forte e chiara, anche nei momenti in cui la tensione è massima. Acquisire padronanza e controllo vocale, ti consentirà di coinvolgere il pubblico facilmente.
Sarò impacciato o dirò qualche parola sbagliata Soluzione? Organizza bene i tuoi appunti, evita dei fogli mobili e nel caso utilizza delle graffette. Indossa abiti e scarpe più comode possibili ed elimina ogni distrazione che possa stressare il tuo corpo (chiavi in tasca, penne, collane lunghe e scomode ecc.). Anticipare le possibili interruzioni, ti farà agire più serenamente.
Non ho nulla di interessante da dire e sarò noioso Soluzione? L'utilizzo della voce e del linguaggio del corpo ti aiuterà ad essere più coinvolgente. Scegli un argomento che davvero ti entusiasmi e il pubblico percepirà la tua ione.
Soprattutto, concentra la mente su alcuni principi fondamentali:
Hai sempre qualcosa di utile da dire. Poco importa che lavoro fai, chi sei o quale sia il tuo status. Puoi avere sempre un’idea, un parere su ciò che accade. Se non lo hai ancora fatto, è per paura o "quieto vivere" ma questo non significa che le tue idee o i tuoi pensieri siano più o meno importanti degli altri. Hai il diritto di dire ciò che pensi.
Puoi sicuramente trovare persone in disaccordo con te (è normale), ma hai tutto il diritto di esprimere una tua idea. Tu puoi influenzare positivamente gli altri. Se imposti la mente nel modo giusto, riuscirai a condividere le tue idee e rendere fruibile il messaggio che vuoi trasmettere. Cambia punto di vista. Evita di pensare al pubblico come un’occasione terribile, ma come se dovessi donare un regalo ai presenti. È l’occasione per offrire alle persone idee, pensieri e momenti di riflessione. Vivere quel momento, un po' come un genitore che attende con gioia i figli quando scartano i regali che lui ha scelto per loro.
L’atteggiamento, il modo di porsi e le tue credenze determinano il tuo successo. Chiariamo subito: mi rifiuto di farti pensare che con l’atteggiamento mentale tu potrai diventare bravissimo in pochi giorni o il Presidente degli Stati Uniti (qualora riuscissi, scrivimi e spiegami come hai fatto ;-)), ma puoi sicuramente affrontare il pubblico con più sicurezza rispetto a come hai fatto finora ed acquisirai più fiducia. Hai sempre bisogno della preparazione adeguata e le competenze, solo con l’atteggiamento farai ben poco. E come la mettiamo con la motivazione? Devi essere motivato a superare la paura di parlare in pubblico. Non esiste una formula precisa. Il motivo per agire ognuno deve ricercarlo dentro di se, deve soffermarsi un attimo e pensare a come trovare la forza per uscire dalla zona di comfort e affrontare una nuova sfida. Io posso darti dei suggerimenti ma il primo a muoverti devi essere tu. Come disse il buon Archimede di Siracusa: «Datemi una leva e vi solleverò il mondo». Qual è la tua leva che può aiutarti a vincere la paura? Le classiche leve menzionate dai testi di crescita personale e motivazione sono: dolore e piacere. Costituiscono i motivi maggiori per i quali ci muoviamo più facilmente per compiere un'azione. Diversi studiosi confermano che siamo più tentati ad agire quando siamo spinti dal dolore rispetto al piacere. Ad esempio, una persona smette di fumare nel momento in cui il dottore le fa vedere una lastra in cui si diagnostica un cancro ai polmoni (dolore) ed è invece più difficile che smetta perché qualcuno gli dirà che respirerà meglio (piacere).
In alcuni casi specifici è vero, ma esistono delle forme di piacere che possono superare notevolmente il dolore. Basti pensare all’amore (non solo quello di coppia) che sposterebbe Maometto, montagne, fiumi e laghi da un capo all’altro del mondo! Tuttavia, esiste una condizione più forte di tutte queste leve, più accentuata dalla paura che è la situazione in cui ci troviamo. La già citata zona di comfort o di agio che tende a farci stare "fermi". Evitiamo ogni nuova azione sia perché siamo impauriti, sia perché ci farebbe perdere un equilibrio che ci siamo creati da tanto tempo. In altre parole, se devi imparare e studiare delle nuove abilità per parlare in pubblico, questo ti richiede impegno, esercizio e devi metterti in gioco, allora preferisci rimanere "fermo" perché ti è più comodo e sicuro farlo. Se per avviare un nuovo progetto lavorativo ti è richiesto di lavorare nei fine settimana e non uscire con gli amici, preferisci stare "fermo" e continuare nelle tue sicure e piacevoli abitudini. Quando ho iniziato a frequentare la mia palestra avevo difficoltà a concludere un paio di esercizi (rendimento molto scarso…) e sono stato tentato più volte a lasciar perdere. Per quale motivo avrei dovuto continuare? Meglio uccidersi di gelato sul divano. Perché faticare cosi tanto? Ho insistito e sono diventato cinque o dieci volte più bravo e diligente dei primi giorni in cui ero svogliatissimo. Ma la cosa assurda è che se adesso dovessi saltare un giorno di palestra, avrei una sensazione strana, come se mi mancasse qualcosa. Per quale motivo? Sono più bravo di te? Nulla di tutto questo. Ho solo ampliato la mia zona di comfort e con un giorno di assenza, andrei a guastare il nuovo equilibrio. La buona notizia è che anche tu puoi avviare un cambiamento. La brutta invece è che se non decidi di "darti una mossa" ed agire, nessuna "tecnica" di motivazione esterna potrà aiutarti. Anzi, lascia perdere la lettura di questo libro e dedicati ad altro perché risparmi tempo. Altrimenti fermati qualche secondo e osserva attentamente la tua situazione attuale e cerca di capire quanto possa essere motivata la tua scelta di superare la paura.
Poniti le seguenti domande:
Che cosa ti ha spinto a leggere questo libro? Quante opportunità hai già perso o perderai?
Quanto sei disposto ad allenarti? Quale sarà la differenza nella tua reputazione se dovessi superare la paura? Quali saranno i tre maggiori risultati che otterrai?
Se individui la leva principale per agire, giorno dopo giorno, ti sentirai più sicuro, vivrai in armonia con te stesso e raggiungerai dei risultati più limpidi in qualsiasi settore.
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Esercitazione pratica
Nel momento in cui ti senti assalito dalla paura, prendi un foglio di carta e rispondi a queste semplici ed efficaci domande, ti serviranno ad analizzare meglio i risultati:
Che cosa ti spaventa di preciso? Da cosa ti stai proteggendo? Che cosa ottieni se ti liberi? Quali occasioni stai perdendo?
Mettendo nero su bianco, avrai un quadro completo che ti aiuterà a diventare più consapevole delle tue paure. Potrebbe essere insicurezza per la tua preparazione, il timore suscitato da pensieri negativi o da alcune persone, perché temi di essere
giudicato. In questa fase, impegnati e analizza le reazioni della mente, le tue capacità e le azioni da migliorare.
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1S - Che cosa hai imparato?
Perché abbiamo paura La differenza tra paura razionale e immaginaria Come affrontare il giudizio degli altri Come liberarsi dal virus della perfezione Come preparare la mente al successo
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2S - Supera
Che cosa imparerai nella 2S?
Come stravolgere le convinzioni limitanti Come scaricare la tensione Come gestire il proprio stato d’animo Come costruire l’archivio del successo L’arte della visualizzazione efficace
Probabilmente saprai che dopo aver semplificato, è più facile risolvere ogni singolo elemento. Finora hai analizzato e compreso la differenza tra paure reali ed immaginarie. Hai conosciuto le principali cause e scoperto come comportarti con il "virus" della perfezione. E adesso? È ora di conoscere alcune tecniche pratiche che ti aiuteranno ad intervenire in modo specifico per superare le eventuali difficoltà che hai potuto individuare nella 1S. Si tratta sempre di tecniche, non di miracoli. Soprattutto, sono strategie che ti aiuteranno ad intervenire sul processo che ti porterà a diventare un abile oratore. La riuscita dipenderà sempre dalle tue competenze e impegno che dedicherai. È importante allenarsi e capire da subito le tecniche più utili, senza perdere altro tempo.
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Sbuccia le convinzioni inutili
Ogni volta che pranzo insieme ai miei genitori e arriva il momento della frutta, io ho l’abitudine di sbucciare la mela. Mia mamma per molto tempo ha sempre ripetuto: «Butti sempre la buccia che è la parte migliore, è più ricca di vitamine! ». Niente di più falso, ce ne sono di più nella polpa come confermano molti studi. A limite un nutrizionista potrebbe sottolineare la presenza della pectina (carboidrato, zucchero complesso non digeribile), ma questo non significa necessariamente che ci siano più vitamine nella buccia. Il punto è un altro. Mia mamma porta avanti una credenza che le ha tramandato la zia che a sua volta le è stata tramandata (insomma, un castello di credenze…). Poco importa quale sia l’argomento, ma tutti difendono le proprie convinzioni. Delle credenze che possono formarsi sin dai primi giorni di vita, con tutte le informazioni che assimili dall’esterno. Ecco qualche esempio:
Per fare strada, dovrai lavorare duro. Sei stupido. Sei un artista. La matematica non fa per te. Se non ti dai una mossa, non combinerai niente. I bambini bravi rimangono in silenzio.
L’ultima frase che ho elencato è una delle peggiori. Perché da bambini non riusciamo a fare una distinzione specifica dei momenti in cui bisogna stare in silenzio e da grandi avremo il timore di parlare in diverse situazioni, come in pubblico. La paura, deriva spesso dalle convinzioni che abbiamo su noi stessi e provengono dalla famiglia, dagli insegnanti, dalla società o dalle amicizie. Se ti è
stato detto che qualcosa non si possa fare, allora credi che davvero non possa accadere. Mi riferisco anche a quella vocina insidiosa (quella che rompe le scatolette...) che semina dubbi nella tua mente e alimenta i dialoghi interni (la presentazione è stata una tragedia, il mio discorso sarà un disastro, sono incapace, sono un fallito, sono un idiota, lascio stare perché non sono capace, parlare in pubblico non fa per me ecc.). Cosi facendo, è complesso gestire i nostri comportamenti perché le convinzioni (credenze) sono come una storia in cui crediamo e sosteniamo con tutte le nostre forze. Ad esempio, se continui a credere, di essere incapace a parlare in pubblico, sarai sempre tentato a dare conferma e mantenere viva la convinzione. È possibile evitarlo, proiettando la mente su risultati efficaci e circondandoti di persone che ti sostengono perché credono nelle tue capacità. Le credenze possono limitare o migliorare i risultati nella vita. Le più grandi evoluzioni del mondo sono state il frutto di menti di persone che hanno avuto grandi credenze di successo. I fratelli Wright, due ingegneri statunitensi, sono riusciti a realizzare il primo velivolo di legno nel 1903 perché hanno creduto che fosse possibile far volare una macchina motorizzata più pesante dell'aria. Oggi è normale viaggiare in aereo, all’epoca era considerata una “folle” convinzione. Ognuno difende le proprie credenze e combatte per sostenerle. Pensa alle guerre che avvengono solo ed esclusivamente per diversità di credenze religiose. Le difendiamo anche in una semplice conversazione tra amici, quando uno dice all’altro: «Te l’avevo detto io». Ho incontrato persone impaurite pronunciare le seguenti frasi: «La mia voce è terribile», «Mi sento impedita», «Non sono capace a spiccicare due parole», «Non potrei farlo» e «Non ho l’esperienza». Convinzioni che spesso accompagnano delle paure più profonde che allontanano molto dalla realtà dei fatti:
La mia mente si svuota all’improvviso. Farò tanti errori… Invece di applaudire il pubblico si arrabbierà. La gente penserà che sia stupido. Comincerò a tremare, balbettare…
Ecco perché ritengo sia necessario rimuovere alcune convinzioni se vuoi oltreare la tua zona di comfort e vincere la paura. Prima di proseguire, mi tocca fare il guastafeste, giacché tra poco ti parlerò di un esercizio pratico per "abbandonare" una convinzione limitante. Qualora l’esercizio funzionasse immediatamente, hai solo risolto un piccolo intoppo del percorso ma per raggiungere i risultati devi sempre accompagnare una preparazione adeguata. Che cosa voglio dire? Se rileggi l'elenco, troverai anche la frase "Farò tanti errori". Questa, è una convinzione limitante che puoi pian piano ridurre e addirittura eliminare. Tuttavia ricorda che sbagliare è umano e se non ti prepari e ripeti quello che hai da dire, il rischio di fare errori aumenta, anche se sei riuscito a cambiare convinzione. Una buona preparazione rimane alla base di tutto (Si era capito?). Le convinzioni possono essere limitanti (limitano i risultati) e potenzianti (migliorano i risultati). Prendiamo l’esempio di Luigi e Antonio, due colleghi che lavorano nello stesso gruppo aziendale. Luigi ha consolidato la convinzione, sin dai primi anni della sua carriera, di "non essere capace ad esprimersi". Da giovanissimo gli insegnanti non facevano altro che ripeterglielo. Ogni volta che deve affrontare una presentazione aziendale, è prevenuto perché crede di non farcela. Al primo ostacolo si blocca, difende e rafforza la sua convinzione dicendo: «Ecco, lo sapevo, non sono capace». Antonio invece, ha consolidato la convinzione di "essere capace ad esprimersi". A scuola i suoi insegnanti gli hanno sempre detto di avere grandi abilità oratorie. Alla prima difficoltà che incontra, continua ad esercitarsi sino a quando non sarà totalmente preparato ed abile nella presentazione aziendale. Antonio deve essere coerente con se stesso e difende la sua convinzione, ovvero: "Sono capace ad esprimermi". È ovvio, che oltre alla coerenza serva la preparazione e le conoscenze adeguate (Giusto per ripeterlo ancora una volta…). Però sarai d’accordo sul fatto che difficilmente riuscirai a dare il meglio di te con una convinzione limitante. Tra l’altro, nell’esempio che ti ho appena citato, entrambi hanno il tempo per prepararsi, ma hanno credenze diverse. Luigi si blocca al primo ostacolo, mentre Antonio continua a studiare. Entrambi confermano una propria convinzione che determina i comportamenti e di conseguenza i risultati. Adesso vorrei farti conoscere uno dei tanti esercizi utili a cambiare le convinzioni o perlomeno, rappresenta un buon o per fare chiarezza sulle
credenze che limitano i risultati. L’attività si articola in sei fasi:
Esplora Associa dolore Metti in dubbio Nuova convinzione Associa piacere Rafforza
Analizziamoli insieme:
Esplora Esplora le tue convinzioni e scrivi su un foglio di carta quelle che vuoi cambiare. Focalizza qualsiasi ricordo, emozione o convinzione che potrebbe scatenarsi riguardo al tuo approccio con il pubblico ("Sono incapace a mettere insieme una frase", "Ho la voce troppo bassa" ecc.). O nella progettazione ("Non saprei da dove iniziare" ecc.).
Associa dolore Hai deciso di cambiare la convinzione: "Non riuscirò mai a presentare il mio progetto in pubblico perché non sono bravo". Rifletti su cosa succederebbe se non riuscissi a farlo? Ad esempio: perderai un’occasione di carriera e rinuncerai ad un aumento di stipendio ecc.
Metti in dubbio Poniti alcune o tutte le domande di seguito:
Da dove proviene la convinzione? (C'è un’esperienza del ato che te lo fa pensare?) Chi l'ha detto? (C'è stato qualcuno che te l'ha detto?) Chi mi ha trasferito questa credenza? (Insegnanti? Genitori? Amici? Ex?) Rispetto a chi? (Rispetto a chi non sei bravo?) Mi sono impegnato abbastanza? (Hai studiato? Ti sei preparato come potresti?) Chi lo dice che non posso migliorare? (Sei sicuro che tu non possa recuperare?)
Nuova convinzione Osa un po’ e scrivi la nuova credenza nel modo più preciso possibile. Che cosa vorresti che accadesse? Esempio: «Entro il 22 aprile riuscirò ad esporre il mio progetto in pubblico».
Associa piacere
Per capire come associare piacere, poniti la domanda: «Come cambierà la mia carriera se riuscissi a superare la paura di parlare in pubblico?». Esempio: «Se presenterò il progetto, riuscirò a diffondere la mia idea e sarò ben voluto dai miei colleghi».
Rafforza È molto utile radicare delle certezze alla nuova credenza. Esempio: «Ho già affrontato un progetto simile con buoni risultati», «In fin dei conti si tratta di esercitarmi ed organizzare bene i contenuti nella mia mente».
Oppure potresti utilizzare il testo seguente (sostituisci la parte in corsivo): «Fino ad oggi avevo creduto - scrivi la tua convinzione limitante - e questo mi era servito per sentirmi più sicuro e per paura di cambiare. Oggi ho deciso di - scrivi la tua nuova credenza potenziante - e sono certo che mi farà stare bene, a partire da data, perché cambierà in meglio le mie relazioni lavorative».
Ok? Riepilogando, le fasi da seguire sono:
Esplora Associa dolore Metti in dubbio Nuova convinzione Associa piacere Rafforza
La prima volta che esegui l'esercizio, è necessario soffermarsi qualche minuto in più su alcune domande rispetto ad altre. Alcune risposte ti sembreranno assurde, come succedeva a me all’inizio, poi mi sono reso conto che la mente trovava delle soluzioni, perché pian piano si stava abituando a intravedere delle convinzioni efficaci e meno limitanti. Perché non ti fermi con la lettura e provi subito anche tu?
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Scarica la tensione in 5 i
Quando siamo agitati, abbiamo la sensazione di essere a corto di fiato o di avere poco ossigeno per pronunciare le parole. Una reazione che porta a peggiorare lo stato ansioso. Per questo motivo, imparare a respirare correttamente aiuta a rilassarsi e ritrovare l’equilibrio. Anche se questo potrebbe sembrare un gioco da ragazzi, è uno degli elementi chiave per superare la paura di parlare in pubblico. La respirazione, tra l’altro, come capirai nelle pagine che seguiranno, è alla base per eseguire con efficacia alcuni esercizi e migliorare l’uso della voce. Ecco perché ti propongo di andare subito al sodo con cinque attività pratiche:
1. Procurati una stuoia o tappetino da palestra e sdraiati a terra di schiena. Respira come faresti di solito. Analizza attentamente ogni movimento del tuo corpo, se noti che quando inspiri muovi molto la parte alta sulle clavicole, significa che respiri spostando eccessivamente il petto e questo potrebbe metterti in difficoltà quando parli in pubblico. Se siamo a corto di fiato, tendiamo sempre di più ad utilizzare una respirazione toracica (ti basti pensare a cosa succede dopo l’affaticamento da una corsa impegnativa). La cosa più saggia è abituarsi ad una respirazione diaframmatica o addominale. Ritenuta importante nella cultura orientale perché considera il respiro come un aspetto importantissimo nell'equilibrio fisico e psicologico dell'individuo. Per cui, abituati ad una respirazione diaframmatica. Utilizza come serbatoio d’ossigeno "la pancia" ed avrai maggiore aria a disposizione ed una voce più sicura e forte. Concentrati a ispirare (gonfiando la pancia come un palloncino) ed espirare (sgonfiando la pancia). Il torace dovrebbe rimanere fermo per capire che stai respirando adeguatamente. Il movimento deve diventare naturale e senza sforzo, ecco perché t’invito a ripeterlo fin quando non l’impari bene. In ogni caso nei primi respiri, sarai già in grado di capire come gestisci il fiato. Ovviamente non c’è motivo di preoccupazione se all’inizio il movimento della pancia non sarà così omogeneo. È assolutamente normale perché si tratta delle prime volte che esegui un esercizio simile. In una seconda fase, sempre in posizione supina, appoggia un libro sulla pancia
non troppo leggero. Con il movimento respiratorio devi alzare e abbassare il libro, perché da stesi generalmente si tende a respirare solo col diaframma e questo abitua a memorizzare il movimento quando saremo in piedi.
2. Sdraiati sempre di schiena con una stuoia. Ti anticipo che all’inizio, per ottenere dei risultati concreti, ti serve almeno un quarto d’ora. Con il are del tempo potrai sicuramente ridurre i minuti a disposizione. Assicurati che le braccia e le gambe non siano incrociate. Presta attenzione al tuo respiro e osserva come acquisisci aria dall’esterno, come entra dal naso e va giù ando dalla gola. In una prima fase devi semplicemente acquisire la consapevolezza che ogni respiro è rinfrescante e miracoloso per la vita. Acquisisci la consapevolezza di com'è possibile rilasciare la tensione muscolare ogni qualvolta il flusso d’aria si muove dalla testa verso il basso dei polmoni. Piano piano sposta la tua concentrazione su ogni singola parte del tuo corpo. Soffermati all’altezza dei polmoni, delle braccia, delle mani e poi scendi verso la vita e nota come la tensione si sposta sempre verso il basso, dalle gambe fino ad arrivare ai piedi. A quel punto, lascia andare il minimo di tensione rimasta. Poi rifai una "scansione veloce" per capire, se ci sono ancora dei residui di tensione in qualche parte del tuo corpo. Nel caso, ripeti l’esercizio sin quando non senti tutto il corpo disteso e rilassato.
3. Sempre da sdraiato, concentrati a inspirare (gonfiando la pancia come un palloncino) ed espirare (sgonfiando la pancia). Mentre prendi aria attraverso il naso, conta mentalmente fino a quattro e trattieni il respiro per due secondi. Poi espira l’aria attraverso la bocca fino ad otto secondi, facendo in modo che l’aria sia sufficiente. Quindi ispiri per un numero di secondi, trattieni e butti fuori l’aria al doppio del tempo.
Ti ricordo di inspirare gonfiando la pancia, ed espirare, sgonfiando la pancia. Una volta che hai acquisito dimestichezza (ci vorrà un po’ di esercizio), mettiti in piedi e prova la respirazione diaframmatica gonfiando e sgonfiando la pancia, mantenendo fermo il torace. Controlla che la postura sia eretta, tirandoti su il più possibile. Senza sforzarti, immagina di avere un filo, piantato sulla sommità della testa che "ti tira su". Mantieni le spalle basse rilassate e apri verso dietro, perché questo ti aiuta anche ad allargare la gabbia toracica e facilitare la respirazione. Poi, appoggia le mani sui fianchi (come l’asso di coppe delle carte napoletane, per intenderci...) e verifica se la "pancia" si gonfia anche dai lati. Se cosi fosse, il movimento potrà ritenersi corretto. Come ulteriore verifica, per capire se stai eseguendo una corretta respirazione, puoi riempire la vasca da bagno con dell’acqua calda e approfittare di un bagno rilassante. Immergiti e respira come ti ho indicato. Se nel momento che inspiri il tuo corpo galleggia e tende a riemergere verso l’alto e quando espiri, scendi verso il basso, vuol dire che stai respirando bene. Infatti, se ci pensi, è come se avessi un palloncino che si gonfia e si sgonfia. Di conseguenza quando è gonfio galleggia e quando è sgonfio va giù.
4. Un altro esercizio che ti aiuta a rallentare la respirazione e ridurre le distrazioni causate dal dialogo interiore (tra poco, riprenderò di nuovo l’argomento). Siediti comodamente su una sedia, poggia bene i piedi al pavimento e chiudi gli occhi. Presta sempre attenzione al tuo respiro per un minuto circa, osserva come acquisisci aria dall’esterno, come entra dal naso e va giù attraverso la gola. Lascia andare le tensioni e riempi il tuo corpo di ossigeno. Appena ti rendi conto di respirare con calma e lentamente, concentrati su una semplice immagine colorata che visualizzi nella tua mente. Devi osservare un oggetto nel modo più chiaro possibile, per questo motivo la forma dovrà essere semplice. Può essere un quadrato verde, un triangolo blu, un cerchio rosso ecc. Mentre svolgi l’esercizio, noterai che alcuni pensieri, sentimenti ed emozioni della giornata faranno capolino. Osservali senza fare nulla e porta invece la tua attenzione sull'immagine che ti sei creato. Noterai che il tuo respiro diventerà sempre più lento e profondo, corpo e mente ritroveranno il giusto equilibrio. L’esercizio ti aiuterà a mantenere il livello di calma e di concentrazione su un
argomento quando dovrai parlare in pubblico.
5. Dulcis in fundo, l'allenamento per abbattere il muro invisibile che si crea tra te e il pubblico. Difatti quando parliamo in pubblico, la difesa naturale è quella di fuggire, aumentando la distanza con le persone presenti. Invece dovremmo avvicinarci per raggiungere gli ascoltatori e convincerli di quello che stiamo dicendo. Sdraiati di schiena e assicurati che le braccia e le gambe non siano incrociate. Se vuoi, puoi farti aiutare da qualcuno che ti guidi con la sua voce durante l'esercizio. Ascolta attentamente il tuo respiro come hai fatto negli esercizi precedenti, chiudi gli occhi se vuoi. Focalizzati sull’istante che stai vivendo, pensa a dove ti trovi, ascolta i suoni e gli odori che ti girano attorno. Diventa consapevole del terreno sotto di te e le sensazioni dell’aria sulla tua pelle. E prosegui per qualche minuto, inspira e respira profondamente. Poi, immagina con la tua mente di spostarti in un luogo che preferisci. Potrebbe essere un prato in primavera, una bella giornata a sciare, su una barca mentre prendi il sole etc. Immagina che sia la tua realtà del momento, vivila intensamente con tutte le sensazioni che provi. Apriti completamente a questa nuova idea. Riesci a sentire la brezza sul tuo viso? Che suoni stai ascoltando? Ci sono profumi notevoli o intensi nel posto in cui ti trovi? Che cosa vedi? Vuoi assaggiare o toccare qualcosa? Permetti ai tuoi sensi di nutrirsi di questa nuova immagine che ti sei creato. Senza nessun limite alla fantasia, ogni cosa è concessa. L’importante che tu viva pienamente l’esperienza per cinque o dieci minuti. Poi riporta la tua coscienza al tempo presente, ma devi mantenere il rilassamento profondo che hai raggiunto. In realtà quello che succede è mantenere le sensazioni piacevoli e ritornare al tempo che stai vivendo. Appena hai finito il viaggio, apri lentamente gli occhi e goditi ogni emozione. Memorizza bene la sensazione di benessere ottenuta e accedi mentalmente, quando vuoi durante la giornata. L’obiettivo è diventare più aperti e accoglienti per tutte le cose che ti circondano, compreso il pubblico. Ti ricordo di verificare sempre che i muscoli non siano contratti, di respirare profondamente con la pancia mantenendo un ritmo costante, di lasciare "cadere" le spalle e tenerle più lontane possibili dalle orecchie. Inoltre, prima di qualsiasi allenamento per scaricare la tensione, tieni sempre presente i seguenti accorgimenti:
Ricorda di trovare una posizione comoda senza incrociare le gambe, in un luogo tranquillo. Esegui l’esercizio almeno una o due volte al giorno. Quando hai imparato bene cosa fare, potrai personalizzare a tuo piacimento l’esercizio. Evita di praticare vicino l'ora dei pasti (lo stomaco pieno potrebbe distrarre) o dopo un’attività impegnativa in palestra. Smettila di pensare a quanto tu stia facendo bene l’esercizio, con la pratica imparerai a fare sempre di meglio. Quando hai finito, rimani fermo per qualche minuto prima di riprendere le tue normali attività (puoi fare un po’ di stretch, se preferisci).
La respirazione è il primo o per imparare a gestire il nostro stato d’animo e raggiungere la tranquillità desiderata per affrontare il pubblico.
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Lo stato d’animo si fa in tre
Ci sono giornate in cui ci sentiamo in gran forma, altre meno. D’altro canto quando il nostro umore è al massimo, riusciamo a ottenere il meglio da noi stessi. Pensa soltanto al tono della voce quando sei allegro o nei momenti in cui ti è capitato qualcosa che ti ha fatto innervosire. Sicuramente noterai delle differenze, perché il comportamento determina la qualità dei nostri pensieri, la voce, il linguaggio del corpo. Quando il nostro atteggiamento è positivo, riusciremo ad ottenere dei risultati efficaci, altrimenti sarà difficile superare delle difficoltà, come potrebbe essere la paura di parlare in pubblico. L’aspetto interessante, a nostro favore, è che mente e corpo si muovono di pari o e questo potrebbe aiutarti a gestire il tuo atteggiamento e affrontare la platea riducendo di molto lo stress. Difatti lo stato d’animo è influenzato da tre fattori:
Il linguaggio La fisiologia La concentrazione
Analizziamo ogni singolo punto:
1. Il linguaggio, ovvero quello che ti dici (dialogo interno). Come affronti e descrivi un comportamento. A scuola ti è stato insegnato che per parlare di te, usi la prima persona (Io sono bravo a disegnare), se ti rivolgi a qualcun altro, utilizzi la seconda persona (Tu sei bravo a disegnare) e se ti riferisci ad una persona esterna, parli in terza persona (Lui/lei è brava a disegnare). Forse ti starai chiedendo cosa possa c'entrare con la paura di parlare in pubblico, ma posso dirti che nel nostro dialogo interno, c’è differenza se diciamo a noi stessi:
Posso farlo! (Prima persona)
Rispetto a, per usare il mio nome, questa frase:
Giuseppe, puoi farlo! (Seconda persona)
Non ho bevuto! E sinceramente, ancora oggi, ogni volta che ci penso, sorrido. Tuttavia devi provare per renderti conto che questa forma di "distacco" verbale dall’azione, aiuta a calmare la paura. A sostegno di questa semplice ed efficace strategia linguistica, è stata compiuta una ricerca, che puoi leggere nel Journal Of Personality and Social Psychology (Vol. 106 (2), Feb 2014). Sette studi diversi, per un totale di 585 partecipanti, hanno dimostrato che utilizzare la seconda persona ("Si può fare") è più efficace perché ti allontana dalla paura. Quindi gestire il dialogo interiore aiuta a ritrovare la calma, soprattutto se parli a te stesso utilizzando la seconda persona. "Sei pronto" invece di "Sono pronto". Ancora meglio utilizziamo anche il nome: "Sei pronto, Giuseppe!". Questo semplice stratagemma porta le persone a valutare le situazioni stressanti in termini meno impegnativi e minacciose. E non solo. Può essere utile immaginare una versione di te stesso più sicura. Oppure pensare ad un personaggio alla quale ti ispiri: conosciuto (personaggio storico, politico ecc.) o un conoscente molto capace a parlare in pubblico. Deve essere un mix, un insieme tra le tue abilità e quelle del personaggio che hai scelto. In definitiva sarai tu con le qualità positive che vorresti migliorare. Appena hai scelto o creato il tuo personaggio ideale, pensa a come agirebbe, cosa direbbe lui/lei al tuo posto. Questo, ti consentirà di acquisire maggiore consapevolezza delle tue capacità e capirai cosa puoi migliorare. Il processo è più semplice perché distaccato e più vicino da una valutazione oggettiva su di te. In ogni caso, presta attenzione anche alle parole che utilizzerai per descrivere le azioni. Pensa che la lingua italiana ha un vocabolario vasto (più di 150.000 voci) e noi utilizziamo nella quotidianità solo una piccola parte di tutti i termini. E tra
quelli che usiamo, la maggior parte esprime emozioni negative. Se ti dovessi chiedere di stilare una lista dei tuoi pregi e dei tuoi difetti, quale riesci a finire prima? Io quando chiedo di farlo durante i corsi, l'elenco dei difetti è il primo ad essere completato. Sarà un caso? E pensare che delle volte basta utilizzare dei sinonimi per migliorare lo stato d'animo. Hai perso la pazienza e dici: «Sono incaz..to perché non riesco a finire in tempo le slide! (o qualche altra parolaccia...)». Per assurdo, se utilizzassi il sinonimo "inalberare" al posto di "incaz..to", ti posso assicurare che diminuirà l'intensità della rabbia o inizierai a ridere. Sforzati ad utilizzare sempre parole positive per descrivere le tue azioni, te ne elenco un paio: abbondanza, affabilità, affetto, beatitudine, bellezza, bene, calma, coerenza, compiaciuto, dedizione, diligenza, dinamismo, educazione, elogiare, empatia, felicità, fermezza, fiducia, generosità, gentilezza, gioia, impegno, intuizione, ispirazione, lealtà, leggerezza, lodare, meditare, merito, metodo, natura, nascita, ione, pazienza, quiete, qualità, saggezza, salute, semplicità, tenerezza, tolleranza, uguaglianza, umiltà, valore, verità, zelo, zuccheroso.
2. La fisiologia riguarda il respiro, la postura, le espressioni del viso e la tensione muscolare. Per ogni stato d’animo (rabbia, paura, felicità, piacere, tristezza ecc.) corrisponde una determinata fisiologia, frequenza cardiaca, respirazione, dilatazione delle pupille, tensione muscolare e sudorazione. Quando provi un’emozione: com’è la tua postura? La voce? Le spalle? La muscolatura? Il tuo respiro? Quali sono le espressioni che appaiono sul tuo viso? Il cervello produce delle sostanze chimiche che influenzano il corpo. La paura, ad esempio, fa aumentare la pressione e la frequenza cardiaca, varia la respirazione, si irrigidiscono i muscoli e stimoliamo delle secrezioni gastrointestinali che possono sfociare in dolori all’addome, bruciori e dissenteria (Io ho trascorso diversi mesi in bagno, stai tranquillo, ti capisco :-)). Ma è altrettanto vero, come dicevamo, che puoi influenzare la mente con il corpo. Riusciresti, ad esempio, a raccontare uno degli episodi più belli della tua vita e mantenere la schiena curva? Oppure, riusciresti a pronunciare con entusiasmo davanti ad un gruppo di persone: «Buongiorno! Sono felice e sereno di essere qui con voi», mentre hai la testa chinata in basso, le spalle quasi al pavimento e
la camminata di un bradipo con la colla sotto le zampe? Sarà difficile, perché nonostante le buone intenzioni, il corpo comunica un messaggio diverso rispetto alle emozioni. Tuttavia puoi anche ribaltare la situazione con l’aiuto del corpo e dirottare la mente verso un’emozione positiva. Basterebbe modificare un elemento della fisiologia (ad esempio tenere la schiena dritta, invece di curve come nell’esempio che ti ho riportato) e ne trarrai subito un piccolo giovamento. Provaci. Oppure sorridi, anche se fai fatica, quando sei agitato e ti aiuta a sopportare meglio lo stress, abbassa la frequenza cardiaca nei momenti di nervosismo e a l’organismo nel reagire in modo positivo.
3. La concentrazione influenza la tua capacità di comunicare e ti aiuta a superare la paura. Se riesci a spostare l’attenzione da te stesso e ti concentri su come tu possa coinvolgere il pubblico, hai raggiunto il grado più alto dell’oratore. Più facile a dirsi che a farsi, ma tutti hanno imparato. È una maturità che acquisisci con la pratica e l’esercizio. Robert Cavett, fondatore e presidente emerito della Speakers National Association (Associazione Nazionale Speaker) degli Stati Uniti, ha stabilito tre fasi per valutare il livello di un oratore. La prima fase, in cui ogni oratore si preoccupa per se stesso, è focalizzato su di sé e rischia di dimenticare il pubblico perché si ripete continuamente: "Come devo muovermi?", "Come sembro agli occhi degli altri?" ecc. Poi, con la pratica, si a alla seconda fase in cui ci si preoccupa che i contenuti siano validi e coerenti col messaggio. È un gradino più alto e sicuro ed è focalizzata sul valore dei contenuti. Infine l’oratore si sposta nella terza e ultima fase di maturità, in cui si preoccupa solo di come coinvolgere il pubblico. Questa è lo stato in cui si diventa dei grandi comunicatori. Imparare a concentrarsi sugli elementi giusti, costituisce un grande beneficio anche per gli eventuali disturbi interni o esterni. Interni, come potrebbe essere il nostro dialogo interiore del quale abbiamo già parlato. Quando ci concentriamo sull'istante che stiamo vivendo, possiamo quasi zittire la vocina insidiosa. Timothy Gallwey, considerato il padre del coaching moderno e autore di diversi libri, consiglia ai tennisti di concentrarsi sulla pallina, sulle sue cuciture, sul suo colore e sul movimento. È quello devi fare tu concentrandoti sui contenuti e, nella fase più matura, pensare direttamente a come coinvolgere il pubblico. Poi ci sono una serie di cause o disturbi esterni che influiscono i nostri pensieri.
Mi riferisco ad alcuni episodi della vita che distraggono e per la quale ci sentiamo di poterli gestire. A febbraio, è crollato il soffitto del mio box per circa due metri quadri ed ha distrutto la mia auto, acquistata da poco. Io ero già pronto ad uscire di casa. Quando ho alzato la saracinesca, mi sono trovato davanti ad uno spettacolo poco gradevole: frantumi di cemento e la vettura distrutta. Qualche ora dopo, dovevo parlare per circa sei ore in pubblico. Come avrei dovuto reagire? Innervosirmi o stare tranquillo? Il punto è un altro. Secondo te quanto avrebbe influenzato il mio stato d’animo un episodio di questo tipo? Molto direi. Quindi, invece di trasformarmi in Batman che cerca giustizia e s'incavola anche con Robin (la tentazione per i primi 10 minuti c’è stata), ho cercato semplicemente di concentrare la mente su quello che avevo da dire e sul pubblico. Sapevo che se mi fossi portato "sulle spalle" anche il pensiero dell’auto distrutta, avrei rovinato la mia giornata formativa e non avrei comunque risolto il problema.
Ricapitolando lo stato d’animo può essere influenzato da tre fattori:
Il linguaggio. La fisiologia. La concentrazione.
Se ci pensi, conoscere questi tre fattori, ti consente di avere un maggiore controllo in tutta la tua vita. Una precisazione, prima che possano crearsi dei fraintendimenti. Ci sono anche i casi in cui non riusciamo a governare i pensieri perché le preoccupazioni sono più grandi di noi, allora in quel caso, sii sincero e il pubblico capirà. Circa due anni fa ho moderato un dibattito sulla comunicazione a Torino. Nella giornata si sono alternati molti esperti del settore, ognuno con la propria esperienza ha arricchito la giornata e i presenti in sala. Il mio compito era di tracciare un filo conduttore tra un ospite e l’altro, far rispettare i tempi ed eventualmente placare gli animi di qualche "mina vagante" tra la platea (Più
avanti ti spiegherò come potrai diventare anche tu un artificiere…). Il quarto relatore della giornata è stato un professionista emiliano che, a differenza degli altri, è arrivato qualche minuto dopo l'orario previsto. Scambiamo due parole e mi dice: «Scusi il ritardo, ero al telefono. Sono preoccupato per mia moglie e mio figlio». Quella mattina, infatti, sono state segnalate delle scosse di terremoto con danni in Emilia Romagna. La sua famiglia si trovava da quelle parti. Il pensiero che potesse peggiorare la situazione, lo assorbiva totalmente (ed aveva ragione!). Ho risposto semplicemente: «Se vuole, possiamo cancellare l’intervento, le persone capiranno». Ha preferito proseguire, nonostante fosse molto distratto. Tre minuti dopo, si ferma al centro del palco e dice: «Scusate, sono preoccupato perché…». Ha praticamente svelato al pubblico cosa lo distraesse. Ricordo ancora il volto comprensivo dei presenti. Da quel momento il clima è stato più disteso e il manager è parso, nei dovuti limiti, più rilassato perché ha lasciato andare le sue emozioni senza tentare di nasconderle. Per fortuna, poco dopo è arrivato un SMS da parte della moglie che lo rassicurava sull’accaduto. Come abbiamo detto, il valore della naturalezza, vale molto di più di qualsiasi tecnica.
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Esercitazione pratica
Prendi un foglio di carta e analizza tutte le caratteristiche che vuoi migliorare o avere per parlare in pubblico. Cerca di essere costruttivo, è inutile pensare: «Vorrei essere a casa nascosto sotto le coperte», perché ritarderai semplicemente il processo. Crea invece il tuo personaggio ideale e pensa a come agirebbe in pubblico (Cosi riuscirai a fare una valutazione più oggettiva). Prova sino a quando non otterrai la soluzione migliore. Vai oltre al solo linguaggio, pensa anche alla postura e alla concentrazione. Tutti i tre elementi che abbiamo appena analizzato.
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Il diario segreto del successo
Una ragazza che seguiva con me il corso di psicologia della comunicazione all’università, aveva l’abitudine di ritagliare le immagini più belle delle riviste preferite e incollarle in un diario che aveva con sé. Vanessa, mi pare si chiamasse, riteneva fosse un esercizio divertente e rilassante. In effetti, lo era, perché aveva creato un potente archivio che faceva riemergere sorrisi o piacevoli emozioni. Una sana abitudine! Io non riuscirei ad essere cosi preciso e costante nel ritagliare tante immagini come ha fatto lei (magari oggi non lo farà più). Comunque ho l’abitudine di creare un archivio di risorse mentali per migliorare il mio umore nei momenti del bisogno e alleviare le situazioni stressanti, come potrebbe essere quella di parlare in pubblico. Immagino sia capitato anche te di leggere un libro che ti abbia ispirato? Un film che ha stimolato la tua immaginazione? Un disco che ti ha dato una grande carica di energia? Sono delle risorse che ti consentono di cambiare umore in qualsiasi momento della giornata. Ora, voglio portare la tua attenzione su tutti gli eventi piacevoli che ti riguardano. Quando ti sei sentito contento, sereno, orgoglioso e sicuro di te. Può essere una promozione, la nascita di un figlio, il conseguimento di un titolo di studio, una vacanza con degli amici, qualsiasi momento che ti abbia reso felice. Assicurati di scegliere un episodio davvero felice e presta attenzione a tutte le sensazioni, i suoni e le immagini che hai davanti ai tuoi occhi. Come ti sentivi? Quali sono state le emozioni che provavi? Come eri vestito? Com'era la postura? Fai riemergere ogni elemento utile per rivivere l’evento nella tua mente. Se ti concentri, ti renderai conto di come tu possa ritrovare il sorriso e le stesse sensazioni del momento. Tutti noi abbiamo dei ricordi dai quali possiamo estrapolare lo stato di benessere ed accedere quando abbiamo bisogno. Io faccio spesso riferimento all’immagine di una mega risata insieme ai miei amici, per ritrovare la serenità e sorridere. In genere, un piccolo archivio scritto o mentale, è già sufficiente per ritrovare la serenità ed affrontare meglio il pubblico. Perché ti basterà pensare all’evento per riaccendere i pensieri, ma puoi fare qualcosa in più. In altre parole, puoi stimolare le reazioni del tuo organismo e facilitare l'accesso allo stato d'animo gradito. Mi riferisco al "riflesso condizionato" studiato durante l’esperimento dei cani del fisiologo e medico russo, Pavlov.
Ogni volta che portavano del cibo all’animale, i ricercatori gli facevano udire il suono di una camla. Operazione che hanno ripetuto per molti giorni, fin quando hanno deciso di mettere da parte il cibo e osservare comunque la reazione. Qual è stato il risultato? Che quando gli sperimentatori hanno fatto udire la camla, il cane cominciò a salivare lo stesso. Si era creato un legame forte tra il suono della camla e il cibo. Se ti sembra una reazione lontana dagli esseri umani, riprendo gli esempi che ti ho menzionato prima. Quante volte ti è capitato di ascoltare un brano musicale e catapultarti con la mente in un altro luogo e in un altro momento di tanti anni fa? Oppure hai sentito un profumo di crema pasticcera per strada ed hai immaginato un dolce gigante con abbondante farcitura senza averla vista (se sei goloso, scusa per l’esempio…)? È un meccanismo inconscio che può farti rivivere uno stato di benessere e in altre circostanze riportarti anche ad un pensiero poco gradevole. Ad esempio, sentire l’odore della fragola e pensare ad uno sciroppo che hai ingerito per curare una forte tosse. Un’associazione disgustosa rispetto a chi potrebbe immaginare di mangiarle col gelato e la panna (goloso, scusami ancora). Il fenomeno è stato approfondito e ridefinito negli anni successivi da altri studiosi sotto il nome di "ancore". Ovvero qualsiasi stimolo che possa suscitare una reazione da parte delle persone. Principalmente le ancore possono essere stimolate da:
Immagini (ancore visive). Osserviamo una foto e riviviamo delle sensazioni piacevoli (come nel caso di Vanessa) oppure quando ti capita di osservare una foto mentre sei in spiaggia e ti ricordi le splendide giornate di vacanze vissute. Suoni (ancore uditive). Un brano musicale che riporta il tuo pensiero ad un momento particolare della tua vita o il suono della sveglia che ricorda la “rottura” del risveglio mattutino. Odori, gusti, sapori e sensazioni tattili (ancore cinestesiche). L’odore di bagnato sulla strada dopo la pioggia che ti riporta indietro nel tempo o il profumo di una ciambella di mele appena sfornata che ti ricorda quella che prepara tua mamma (il goloso sono io, è inutile che continui a dare la colpa a te…). Una stretta di mano o il calore del sole sulla pelle.
Che cosa puoi fare? Ricerca, come abbiamo già detto, gli elementi (libri, musica, film) che suscitano emozioni benefiche per il tuo umore oppure puoi velocizzare con un'ancora ed entrare velocemente nello stato d’animo desiderato, seguendo un processo pratico e veloce:
Fase 1. Richiama nella tua mente un’esperienza in cui ti sei sentito sicuro. Respira profondamente e rievoca l'immagine coinvolgendo i cinque sensi. Prendi tutti gli "appunti" possibili sulle immagini, i suoni, gli odori, i sapori e le sensazioni fisiche associate a quel ricordo. Se qualche elemento non ti piace, sentiti libero di modificarlo a piacimento per renderlo più bello. Supponi che l’immagine che vedi sia in bianco e nero, allora trasformala a colori. Se non ti piace quello che senti, cambia suono o musica ecc.
Fase 2. Adesso puoi provare a ricostruire un'ancora. Come? Quando hai creato l’immagine gradevole, ti sarai reso conto che in alcuni momenti le sensazioni piacevoli erano più o meno intense, in base ai colori, i suoni e tutte le emozioni provate. Bene, riprendi quell’immagine e nel momento in cui stai per raggiungere il picco massimo delle emozioni associate, stringi il pugno (O qualsiasi azione insolita per te. Potrebbe anche essere pizzicarti la guancia o unire dito medio e pollice. Io preferisco chiudere il pugno). Appena la sensazione diventerà meno intensa, rilascia il pugno (nella foto). Ripeti un paio di volte il procedimento, poi fermati e dedicati a qualcos’altro.
Fai trascorrere un paio di minuti ed esegui un piccolo test. Stringi il pugno, se percepisci tutte le sensazioni che hai vissuto durante l’esercizio, o per meglio dire, si attiva nella tua mente il ricordo di quella sensazione di benessere, significa che l’esercizio ha funzionato. Altrimenti dovrai ripetere la procedura e assicurarti di coinvolgere tutti cinque i sensi. Se dovesse funzionare a primo colpo (in genere, bisogna ripetere più di una volta) avrai creato in pochi minuti un’associazione simile agli esempi che ti ho riportato prima parlando dei dischi o del profumo della crema pasticcera. Come possono esserti utili questi esercizi mentali? Ogni qualvolta che avrai bisogno di trovarti in uno stato d’animo adeguato, puoi accedere al tuo "archivio personale" guardando delle foto o video, pensando a dei ricordi piacevoli oppure ricrearti un'ancora più immediata.
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Esercitazione pratica
Elenca su un foglio di carta, tutti gli episodi della tua vita in cui ti sei sentito bene ed hai vissuto dei veri momenti di benessere. Crea un piccolo archivio personale delle risorse mentali, utili per gestire il tuo stato d’animo ed affrontare il pubblico. Poi, chiudi gli occhi, respira profondamente usando il diaframma (non il torace) e soffermati su ogni singolo episodio. Valuta sempre come ti sei sentito, le emozioni provate e la fisiologia. Prenditi un po’ di tempo e ripeti questo aggio fin quando non hai raggiunto la consapevolezza di aver trovato almeno tre o quattro episodi piacevoli da rivivere. Quando avrai organizzato il tuo archivio di risorse, potrai sempre riportare la mente su quei ricordi ed accedere facilmente alle immagini che hai organizzato per migliorare il tuo stato d’animo. In una seconda fase, qualora le immagini che ti sei creato non siano sufficienti, esercitati a creare un’ancora ad un episodio piacevole, stringendo il pugno.
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L’arte della visualizzazione
Ormai avrai capito come l'atteggiamento mentale possa essere un ottimo, se non il migliore, alleato. E per questo che adesso ti parlo di una delle tecniche più efficaci, utilizzata anche in ambito sportivo: la visualizzazione o ripetizione mentale. Molti giocatori di tennis, basket o pallavolo (e non solo) hanno ottenuto dei risultati straordinari. Un calciatore che vuole tirare una punizione e superare il muro degli avversari, non solo deve allenarsi mesi e anni fisicamente, ma può focalizzarsi meglio al risultato allenando la mente. Ad esempio, può immaginare mentre il suo tiro aggira il muro e batte il portiere, finendo in rete (Se stai già pensando di partecipare ai mondiali di calcio o diventare prima ballerina solo con la visualizzazione, dimenticalo! Sono argomenti trattati nei libri di fantascienza e non ci riguardano ;-)). La visualizzazione ha una sua importanza per qualsiasi evento della vita, proprio per l’incapacità che ha il cervello di distinguere la fantasia dalla realtà. Il subconscio reagisce allo stesso modo che si tratti d'immaginazione o vita reale. Ti basti pensare a quando sogni una situazione di pericolo, ti svegli all’improvviso spaventato e con le palpitazioni a mille. Pur trattandosi di qualcosa d'immaginato, hai reagito come se fosse reale. Con lo stesso principio puoi migliorare la comunicazione in pubblico ed avere più sicurezza in te stesso. In buona sostanza, ti devi immaginare mentre affronti il pubblico nel migliore dei modi. Più l'immagine sarà chiara, armoniosa, dettagliata, emozionante e più l'allenamento sarà efficace. Tra i diversi modi di eseguire la visualizzazione, quella più classica può essere riassunta in tre ingredienti basilari che possiamo riassumere così:
Identifica e scegli cosa vuoi ottenere. È indispensabile avere bene in mente l'obiettivo da raggiungere. In questo caso, puoi visualizzare mentre parli in pubblico. Immagina come affrontare meglio il pubblico. Che cosa vuoi che succeda di preciso? Quali parole? Come dovrai muoverti per essere sicuro?
Concentrati verso l’esterno. Pensa a persone che applaudiscono e immagina i volti dei presenti che annuiscono alle tue parole.
Affinché l'esercizio sia efficace, occorre coinvolgere tutti i sensi (come abbiamo già visto per l'esercizio delle ancore) e vivacizzare l'immagine che stai creando nella mente. Intendo suoni, sensazioni ed ogni piccolo particolare (profumi, gusti, sapori ecc.) che possa rendere la visualizzazione sempre più reale e vicina alla realtà. Il potere mentale che abbiamo, la capacità di rappresentare un evento prima che accada, consente alla mente di potersi abituare ed accogliere l'azione quando succederà nella vita reale. Cosi facendo, quando ti troverai in pubblico, otterrai risultati straordinari perché la mente sarà pronta a farti agire nel migliore dei modi. Se ci pensi, nulla accade senza immaginazione. Prima che un ingegnere potesse progettare una casa, ha già immaginato il disegno nella sua mente che insieme ai suoi studi gli consentono di produrre un risultato finale. Anche i nostri antenati, prima di inventare la ruota, hanno prima immaginato un oggetto circolare in grado di ruotare attorno ad un asse e poi hanno creato la forma con la pietra. Come è successo e succede con tutto il progresso dell’umanità. Tuttavia, la tecnica di visualizzazione classica riportata in migliaia di libri, suggerisce di concentrarsi su comportamenti e atteggiamenti positivi. Ritengo sia buona solo quando hai acquisito una certa maturità ed esperienza per parlare in pubblico. Ma per affievolire la paura non funziona. È più efficace, invece, concentrarsi a come agire quando le cose potrebbero andar male. Chiediti qual è la cosa peggiore che possa accaderti e immagina la soluzione. Ti stupisci? Forse hai letto che pensare ad una immagine positiva e ripetere cento volte "ce la farò" ti aiuta a superare ogni difficoltà. A scanso di equivoci, un conto è credere che hai tutte le capacità per migliorare, altra cosa è farti credere che con un'immagine da super oratore e tre frasi motivanti ripetute all’infinito, tu possa azzerare la paura. Può essere efficace, ripeto, con chi generalmente è abituato a parlare in pubblico e si trova in un naturale momento di cedimento fisico o morale (e non sempre...). Chi invece è impaurito ed ha ancora poca esperienza di parlare in pubblico, se crea solo delle immagini positive, in realtà peggiora la situazione. Poiché se non dovesse riuscire nel suo intento, potrebbe demoralizzarsi. Mi rendo conto che
quanto scritto potrebbe far storcere il naso a molti studiosi, ma per superare la paura di parlare in pubblico funziona in modo diverso. Perché se ti "illudi" che tutto andrà bene e poi succede un inconveniente? Che cosa credi che accada? Ti scoraggi, è naturale. Senza poi contare che molte persone propongono la visualizzazione come un "sostituto" alla preparazione ed esperienza su un dato argomento. E' come se io adesso, volessi diventare pilota della Formula 1 e mi bastasse visualizzare come percorrere un circuito, per vincere il campionato. Una pazzia. Quello che puoi fare invece, è immaginare come agire davanti alla difficoltà, affrontare il "problema" senza scappare e trovare il modo migliore, nelle tue capacità, per superarlo. Quindi, puoi ridurre la paura di parlare in pubblico, con una visualizzazione più razionale. Ad esempio, supponi di essere preoccupato perché durante la presentazione o intervento potrai bloccarti. Visualizza la situazione come se ti stesse accadendo in questo istante. Osserva te stesso mentre ritrovi la calma, ti prendi qualche secondo di pausa per riguardare la tua scaletta (più avanti ti spiegherò come puoi prepararla) e capire come riprendere il discorso. Appena sei pronto, cerchi una faccia amica del pubblico e riprendi a parlare. Oppure hai timore che il computer si possa guastare e non avrai più testo e immagini di o a quello che stai dicendo. Allora visualizza come ritrovi la calma e con un sorriso recuperi una stampa delle slide e riprendi a parlare. Ti ricordi la storia del mio errore davanti al pubblico che ti ho raccontato? E della mia reazione con inchino? In quel caso avevo già pensato nella mia mente a come agire, qualora mi fosse successo qualcosa. Evita di fraintendermi, non ho previsto lo sbaglio preciso (non sono un indovino!), ma ho visualizzato come potessi reagire nel caso mi fossi trovato in una situazione simile. È un esercizio efficace per la mente perché abitua a reagire con calma e riprendere il discorso senza difficoltà sostanzialmente per due motivi:
Eviterai di ripeterti in testa la frase: «Se dovessi bloccarmi, cosa faccio?». Piuttosto dirai: «Mi auguro che non accada, ma se dovesse succedere, ritrovo la calma, riguardo la scaletta». Ti organizzi e sviluppi delle strategie di o che prima non avevi previsto.
Se hai paura che il computer si possa guastare, allora cercherai di procurarti una stampa delle slide per prepararti meglio all’imprevisto (o una copia su telefonino, chiavetta, e-mail ecc…).
Attenzione! La visualizzazione è efficace solo con soluzioni reali, senza esagerare con la fantasia. Se immagini di poter volare sul palco come se fossi un super eroe, oppure tappare la bocca dei criticoni con la ragnatela come se fossi Spiderman (una volta l’ho pensato…), anche in questo caso ti sentirai frustrato perché non otterrai quello che hai immaginato. Piuttosto, usa la visualizzazione per immaginare come ti avvicini al microfono, come inizi il discorso e le prime parole che pronuncerai con sicurezza. È il primo o fondamentale per acquisire la consapevolezza di riuscire a fare sempre di meglio. La visualizzazione non cambia la tua vita o è una forma di magia, ma ti aiuterà sicuramente a superare le situazioni impegnative della vita, come potrebbe essere una presentazione in pubblico dopo un’adeguata preparazione.
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Esercitazione pratica
Prendi un foglio di carta ed elenca tutte le paure o difficoltà che secondo te potrebbero accadere mentre parli in pubblico. Dopodiché visualizza nella tua mente come reagire alla situazione e quale soluzione sia necessaria per ritrovare la calma e riprendere il discorso con sicurezza. Ripeti più volte l’esercitazione per 10 minuti al giorno.
Per esercitare la mente a visualizzare, puoi allenarti cosi:
Immagina di trovarti in un luogo che conosci bene (può essere ad esempio il tuo studio o la tua cucina). Disegna nella mente quello che vedi, tutti gli oggetti e cerca di fare una descrizione più dettagliata possibile. Adesso immagina di ruotare attorno e osserva gli oggetti da punti di vista diversi.
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2S - Che cosa hai imparato?
Come stravolgere le convinzioni limitanti Come scaricare la tensione Come gestire il proprio stato d’animo Come costruire l’archivio del successo L’arte della visualizzazione efficace
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3S - Seleziona
Che cosa imparerai nella 3S:
Come selezionare l’obiettivo in base al pubblico Come selezionare l’argomento giusto Come scegliere le parole efficaci Come parlare senza conoscere il testo a memoria Come strutturare l’intervento in pubblico
Le persone che riescono ad ottenere risultati nella vita, sanno che la preparazione è l'elemento chiave per rimanere a galla. Con la paura in pubblico, è indispensabile. Perché se non conosci bene l’argomento è normale trovarti in situazioni di imbarazzo o disagio. Anche se hai un buon atteggiamento o sei partito con lo stato d’animo giusto. Succede anche a chi è "abituato" a parlare davanti ad un pubblico numeroso, figurati per chi è ancora inesperto. Evita di pensare che sia necessario imparare un testo a memoria, piuttosto dovrai selezionare e mettere a fuoco l’argomento giusto ed eliminare quello che non ti serve.
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Come scegliere l’obiettivo giusto
Stabilisci l’obiettivo da subito senza sbandare in contenuti inutili per il tuo discorso. Chiediti quello che vuoi raggiungere: riflessione, consenso, informare o altro. In sintesi, rispondi alle seguenti domande:
Qual è lo scopo del tuo intervento? Della tua presentazione? Che cosa vuoi ottenere dai tuoi ascoltatori?
Assicurati che l’obiettivo sia dettagliato, specifico e reale. Se non hai un obiettivo chiaro, è difficile che tu ottenga un buon risultato. È come se ti stessi muovendo in auto senza una direzione precisa, dopo pochi minuti ti troverai spaesato. Lo stesso può succedere mentre parli in pubblico, con la conseguenza di trovarti impacciato. È una regola valida per qualsiasi attività. Pensa se un chirurgo non avesse chiaro l’obiettivo, che fine farebbe il paziente? Anche tu devi avere in mente l’obiettivo. Perché qualsiasi imprevisto possa capitare, sarai sempre in grado di proseguire perché hai in mente dove vuoi arrivare. Inoltre potrai sviluppare tre aspetti:
Organizzare la presentazione e stabilire quale comunicazione adottare. Capire di cosa parlare e come farlo. Anticipare domande ed obiezioni che potrebbe fare il pubblico.
Il primo punto, riguarda l’organizzazione e il linguaggio da utilizzare per raggiungere il tuo scopo. Parlare ad un gruppo di genitori è diverso che
relazionarsi con dei manager aziendali. Devi utilizzare stili e parole differenti.
Il secondo punto, per stabilire cosa devi dire e come farlo. Cioè, la selezione doverosa degli argomenti, cosa può interessare ed essere indispensabile per il tuo obiettivo.
Il terzo punto, per ipotizzare quali domande possa farti il pubblico. Impara a stabilire in anticipo tutti i quesiti possibili per evitare di trovarti impreparato. Tra l’altro, potrebbe esserci qualcuno contrario o avere idee diverse su quello che dici. Pertanto, considera le ipotetiche domande e come rispondere (Nella 4 S, ho dedicato una parte su come gestire le domande "scomode").
Nella fase di preparazione, cerca di stabilire in anticipo il pubblico che incontrerai, perché solo cosi potrai organizzare l’intervento "su misura" ed essere più sicuro di coinvolgere i presenti. Se invece continui ad esercitarti su "modelli surgelati" che ritrovi sui manuali classici, stai perdendo l’occasione per distinguerti con un discorso ben strutturato. Indaga innanzitutto sull’età media del pubblico, perché ti consentirà di stabilire in anticipo l’approccio che dovrai avere. Se stai parlando con delle persone adulte, avrai forse bisogno di un approccio elegante. Nel caso stessi parlando con dei ragazzi molto giovani, può essere utile uno stile meno formale. Crea una lista di persone ipotetiche che saranno presenti. È ovvio che se dovessi fare una presentazione in una piazza o luogo aperto al pubblico, ti sarà difficile stabilire con precisione le tipologie di persone presenti. Ma nella stragrande maggioranza dei casi, quando dovrai parlare in situazioni lavorative, sei già in grado di capire chi ci sarà o con cui avrai a che fare. Chiediti quali attese potrebbero avere da te le persone. Il pubblico che cosa si aspetta? Se valuti questo punto, sei in grado di stabilire in anticipo quali saranno i temi che cattureranno l’attenzione maggiore. È un fattore positivo perché puoi fare subito una selezione degli argomenti e stabilire l’ordine dei contenuti, in base agli interessi.
Anche la logistica merita una certa attenzione. Perciò, quando puoi, visita gli spazi in anticipo, prima del tuo intervento. Recupera il maggior numero di dettagli sull’aula e le attrezzature. Può sembrare una cosa superflua, in realtà sono gli elementi che fanno la differenza tra un professionista ed uno che si improvvisa. Di seguito una lista di controllo:
Informati sulla grandezza delle aule, evita (quando puoi decidere) gli spazi stretti, bui o poco illuminati dalla luce naturale. Un luogo schiarito dal sole favorisce l’ascolto e l’apprendimento. Come sono disposte le sedie in aula? Semicerchio (tipo anfiteatro)? Ferro di cavallo (ad U per intenderci)? Platea? Spina di pesce? Come è disposto il tavolo? Podio? Palcoscenico? Io preferisco a semicerchio o ferro di cavallo, quella a platea ricorda una disposizione scolastica (che più delle volte significa: poca attenzione e disinteresse...). Comunque, più grande saranno le sale meeting e maggiore sarà la probabilità di trovare una disposizione a platea, ma se puoi cerca di organizzare i banchi a semicerchio o ferro di cavallo perché favorisce l’interazione e il coinvolgimento dei partecipanti. Avrai il proiettore a disposizione? Dovrai inviare il file in anticipo o ci sarà un addetto il giorno dell’intervento? Avrai un microfono? È senza fili? Accertati che ci siano delle pile di ricambio. Dovrai portare il tuo computer? Se cosi non fosse, chiedi se utilizzano PC o Mac perché i formati file sono diversi. Se non t'informi, potresti rischiare di rimanere "a mani vuote" perché le tue slide saranno illeggibili. Tuttavia, i proiettori più recenti leggono direttamente tutti (o quasi) formati dei file da una scheda di memoria o chiavetta senza are dal computer. Se non esiste l’impianto audio collegato al proiettore, procurati una piccola cassa amplificata esterna. L’audio del computer senza amplificazione, tranne che in rarissimi casi, è molto basso e se dovessi proiettare dei video, buona parte delle persone in sala non sentirà nulla.
Giusto per approfondire l'aspetto riguardante la logistica, i più attenti potrebbero tenere in considerazione anche i colori della parete. Ad esempio molte sale conferenze hanno le mura bianche. Un colore che per praticità è usato anche nelle nostre case, ma è un po’ freddo e monotono, già basterebbe cambiare la tonalità (ad esempio pastello) per creare un po’ di calore e accoglienza. Ultimamente mi è capitato di trovarmi in sale ben curate, con le pareti verniciate con colori pastello o verde pallido all’interno della struttura. Il verde è un colore che aiuta perché associato alla natura ed ha efficaci poteri rilassanti. Che cosa puoi fare? Nel caso dovessi trovarti in uno spazio bianco e credi sia troppo "freddo", puoi risolvere e richiedere qualche pianta da disporre in aula che crea associazione con la natura, ossigeno e aria aperta. Quando hai valutato gli spazi, considera i tempi a disposizione per il tuo intervento:
Parli di mattina o nel pomeriggio? I tuoi ascoltatori hanno finito di pranzare o cenare? Sono stanchi o riposati? Ci sono altre persone che devono parlare insieme a te? Sei il primo o l’ultimo della giornata? Chi è che parla prima di te? Affronta gli stessi argomenti? Quanto potrebbe incidere sul tuo intervento? Qual è il tempo che hai a disposizione? Riesci con i minuti disponibili ad esprimere meglio i concetti o il messaggio che hai in mente?
Ogni singola domanda che ti ho elencato è necessaria e indispensabile per evitare di trovarti spiazzato e accumulare stress e tensione prima di una presentazione. Nelle prossime due pagine, troverai dei modelli pratici, a titolo d'esempio, per valutare il pubblico e la logistica.
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Metti alla prova il tuo argomento
Come puoi selezionare l’argomento giusto per il tuo intervento in pubblico? È una domanda che può riguardarti, in particolar modo se tu fossi chiamato ad intervenire in base alle tue competenze ed hai libertà sulla scelta dei contenuti da affrontare all’interno di un tema più ampio. Ad esempio, durante un incontro su sviluppo e lavoro, un manager può parlare di quali siano le problematiche della sua azienda con le normative attuali. Un politico può esporre le riforme parlamentari in atto, uno studente può affrontare la discussione dal suo punto di vista ecc. I limiti, in genere, dipendono dalle proprie competenze, attitudini e sensibilità. A me è capitato di ascoltare e leggere gli argomenti più diversi come il business online, le differenze linguistiche tra l’italiano e il se, il trucco per una serata di gala, le origini del golf, il mestiere del genitore, organizzare un viaggio low-cost, i tre esercizi per mantenere la pancia piatta, la differenza di mercato tra cellulari italiani e statunitensi, le ricette per una cena perfetta e la pubblicità sui social network. Insomma chi più ne ha, più ne metta. In ogni caso, supponiamo che tu sia indeciso sui contenuti o hai intenzione di arricchirli, ti suggerisco di scrivere un elenco dei tuoi interessi e delle esperienze e degli argomenti e abilità che avresti voluto sempre approfondire e discutere. Potrai stimolare la creatività navigando su Internet (blog, gruppi e forum) oppure guardare dei talk show che affrontano tematiche interessanti. Cerca di raccogliere più informazioni possibili per avere una maggiore possibilità di scelta. In un secondo momento, quando dovrai compiere il o decisivo nella selezione dell’argomento, trova il punto d'incontro tra le risposte alle seguenti domande:
Quali argomenti ti entusiasmano di più? (Per trasmettere emozioni a chi ti ascolta, è importante scegliere argomenti più vicini ai tuoi interessi)? In quali hai maggiore competenza ed esperienza? Quali argomenti interessano al tuo pubblico?
Rispondi alle tre domande e fai una selezione accurata. Cerca di capire se ti è possibile coprire l’argomento col tempo a disposizione. Perché se hai troppo materiale, sarai costretto a restringere la discussione o cambiare argomento. Ad esempio, se vuoi parlare della situazione lavorativa in Europa ed hai solo mezz'ora di tempo, ti sarà molto difficile fornire le informazioni dovute e rendere il discorso comprensibile. Per meglio gestire i minuti a disposizione, ti converrebbe restringere l'argomento e parlare dell’Italia, affrontando una regione in particolare e un settore specifico. Seleziona e tieni sempre in mente l’obiettivo, l’idea centrale del tuo discorso e che cosa vuoi ottenere. Giusto per capirci meglio:
Argomento Coltivare le piante bonsai Obiettivo Informare sui diversi metodi di potatura: crescere bonsai in casa con dei semplici attrezzi da giardino. Idea centrale Acquisire le abilità per potare i bonsai è semplice.
Perché questo esempio? Ho appena finito di vedere il film Karate Kid III - La sfida finale, una vecchia pellicola diretta da John G. Avildsen e sono rimasto influenzato dalla cura dei bonsai del maestro Miyagi. Dicevamo. Quando hai selezionato l’argomento e l’obiettivo, inizia a fare una ricerca approfondita. Chi ti ascolta, si aspetta da te qualcosa di valore che possa arricchirli. Presta attenzione ai contenuti ed evita gli argomenti troppo conosciuti o già trattati da media e giornali. Anche se ti senti ferrato sull’argomento, potresti incontrare molte persone che ritroveranno le tue parole comuni e per certi versi noiose. Se invece vuoi essere stimolante, devi esplorare i contenuti con un nuovo punto di
vista. In una quasi calda giornata di maggio, tra i rumori metropolitani, mi trovavo a percorrere le strade del centro di Milano quando sono stato attratto da una particolare folla di persone all’altezza di Cordusio, vicino al Duomo. Stavano osservando le prodezze di un artista di strada mentre rimaneva immobile, vestito in giacca e cravatta, cappello e fondo tinta bianco sul viso. L'identica scena si ripeteva pochi metri più avanti, altro uomo vestito alla stessa maniera ma con molte meno curiosi ad osservarlo (gli orientali presenti in entrambi i casi con le loro macchine fotografiche :-)). Mi sono interrogato sulla differenza e con sguardo più attento, ho notato che il primo aveva utilizzato del ferro filato per tenere la cravatta curvata in avanti dal basso. L’effetto visivo era divertente, perché sembrava stesse correndo e il vento avesse alzato la cravatta. Per quanto l’esibizione fosse simile al suo collega, con la piccola differenza si è fatto notare, nonostante buona parte del pubblico fosse già abituata a vedere scene simili. È probabile che nel momento che leggerai questo libro, tutti gli artisti di strada avranno adottato lo stesso escamotage. Ma ti ho raccontato quest'aneddoto per farti capire quanto possa essere decisivo trovare una piccola differenza rispetto agli altri. Un nuovo punto di vista per catturare l’attenzione del pubblico anche su argomenti già conosciuti. Raccogli tutta la documentazione necessaria e crea una scaletta. Metti in ordine il discorso. Stabilisci quale nuovo punto di vista tu possa offrire sul tema scelto, quali frasi siano più efficaci per quello che dovrai dire. Per mettere in ordine i pensieri, ti potrà essere utile creare una piccola mappa mentale, in cui l’argomento principale rappresenta l’idea centrale del discorso e i rami, i punti da approfondire e spiegare. Questo ti consentirà di modificare e organizzare meglio quello che hai da dire.
Che cosa sono le mappe mentali? Le Mappe Mentali sono state diffuse dallo psicologo Tony Buzan, considerato uno dei maggiori esperti di apprendimento rapido e si basano su una struttura bidimensionale. Sono compatte, spesso occupano solo la facciata di un foglio e questo aiuta a generare nuove idee e integrare informazioni con un solo colpo d’occhio. Consentono di pianificare tutto in modo efficace senza dimenticare
nulla d'importante. Ogni mappa mentale implica l’uso della scrittura di parole, numeri, linee, colori e immagini che ritieni più adatte con creatività e fantasia. È un po’ come tornare bambini quando disegnavamo, divertendoci. Io utilizzo le mappe mentali perché mi aiutano a chiarire i pensieri, semplificare idee complesse, prendere appunti e mi consentono in poco tempo di memorizzare e raggruppare molte informazioni. Nello scrivere il manuale pratico che stai leggendo, ho utilizzato una mappa mentale per ordinare le idee e mantenere la concentrazione. Le mappe mentali sono utilizzate anche da grandi organizzazioni di ricerca e da importanti università per semplificare argomenti complessi e facilitare l'apprendimento. Di seguito, una facile procedura per creare una mappa mentale:
Fase 1. Procurati alcune penne o matite colorate, un foglio di carta bianco (è preferibile almeno un formato A4). Scrivi al centro della pagina il titolo o la parola chiave dell’argomento che stai trattando. Ad esempio vuoi parlare del Metodo 4S© per superare la paura di parlare in pubblico? Al centro del foglio potresti scrivere "Metodo 4S" e racchiuderla in un cerchio (come nella figura).
Fase 2. Dal cerchio si diramano le tue idee principali come dei rami (i rami – ad esempio - potrebbero essere le quattro fasi del metodo: semplifica, supera, seleziona e seduci). In pratica devi tracciare una linea, meglio se curva (quelle dritte sono ripetitive e quindi hanno meno elementi unici da ricordare), con un colore a scelta e scrivi il nome.
Fase 3. Dal ramo principale dirama altri rami più piccoli, dei sotto argomenti (come se fossero i paragrafi di un capitolo). È un aggio fondamentale nel tuo disegno perché ti aiuta a creare un'associazione d'idee facilmente memorizzabili dalla nostra mente. Il ramo principale dovrà avere uno spessore più grande dei sotto argomenti per creare una gerarchia visiva tra quelli principali e secondari del tema scelto per il tuo discorso (come nella figura).
Fase 4. Usa delle immagini da associare ai concetti dei rami o sotto-rami, per quanto ti sia possibile. Potrai ritagliare immagini da giornali o disegnare direttamente.
Fase 5. Muoviti in senso orario e disegna un altro ramo principale e utilizza un colore diverso. I colori diversi aiutano a separare le idee e stimolano la mente. Puoi sempre decidere di disegnare prima i rami principali e poi tutti i sotto-argomenti, come preferisci.
Fase 6. Ripeti il procedimento (ramo principale, colori diversi, sotto argomenti e immagini assurde) per tutte le tue idee.
Fase 7. Perfetto! Hai creato la tua prima mappa mentale. Creativa, disordinata, poco artistica ha poco importanza. L’importante che tu comprenda il significato e l’ordine degli argomenti (per farti un'idea, nelle prime pagine di questo libro, trovi la mappa completa che ho realizzato io per il libro che stai leggendo). Una volta realizzata la mappa, puoi osservare ed eventualmente modificare qualcosa, perché in pochi secondi riesci a visualizzare come si sviluppa il discorso e organizzare la tua scaletta.
Quanto dev’essere lungo un discorso? Occorre tenere in considerazione un vecchio detto: "poco ma buono". Dire il necessario e poi sedersi. Devi essere in grado di stabilire con attenzione quali sono i punti fondamentali da esporre e quali puoi farne a meno. Evita di pensare che pur avendo a disposizione un sacco di minuti, devi aggiungere contenuti superflui o finire in pochi secondi per timore di essere poco interessante. Pare che Winston Churchill, abile oratore e politico noto per aver guidato la Gran Bretagna durante la seconda guerra mondiale, disse: «Un buon discorso dovrebbe essere come la gonna di una donna: abbastanza lungo per coprire il soggetto e abbastanza breve per creare interesse». È credo che questa sia un’ottima metafora per stabilire e pianificare il tuo discorso pubblico. Anche perché raramente ho sentito lamentele per interventi brevi (Certo non mezzo secondo!), magari il contrario. Questo la dice lunga, perché gestire i tempi è una sana regola per evitare di annoiare. In via approssimativa, tieni conto che il ritmo appropriato per un discorso è di circa 700 parole per cinque minuti (una media di 140-150 parole al minuto). Considera anche il tempo da destinare al pubblico per eventuali domande o richieste. In ogni caso, tutto ciò che ti serve sono tre, massimo quattro punti principali. Tralascia la valanga di fatti ed eccessivi dettagli. Offri al tuo pubblico quello che vogliono davvero sentire da te, ricorda sempre di affrontare l'argomento, quando possibile, con un tuo punto di vista originale o perlomeno fornisci informazioni chiare e semplici senza perderti in teorie, difficili da digerire da chi ti ascolta. Tieni presente le seguenti regole: sii selettivo, utilizza solo i fatti che ritieni più affidabili, evita di utilizzare tante date o numeri (e ricorda di arrotondare le cifre, quando puoi), utilizza immagini accanto alle statistiche, per facilitare la comprensione. E come la mettiamo con la scelta delle parole? Te ne parlo tra poco.
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Esercitazione pratica
Trova un paio di articoli di giornale o rivista che trattano lo stesso argomento e riassumili con una mappa mentale. Al centro metterai l’idea centrale del discorso che corrisponde al tuo punto di vista sulle informazioni trattate. All’inizio puoi utilizzare qualsiasi argomento, si tratta di un’esercitazione per sviluppare la capacità di organizzare i contenuti con una mappa mentale. Poni caso che tu scelga tre articoli sulla stessa partita di calcio, puoi sintetizzare e scegliere come idea centrale "Azioni goal" e illustri per ogni ramo della mappa, le 3 o 4 abilità che si sono viste in campo. Oppure se scegli degli articoli riguardo il make up nelle giornate estive, al centro potrai scrivere "Cura viso" e nei rami, i 3 o 4 accorgimenti da seguire per evitare di irritare la pelle. E via dicendo, inizia dall’argomento che ritieni più facile e poi erai a temi più complessi.
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La piramide delle parole coinvolgenti
Se vuoi rendere interessante il tuo discorso, dal primo all’ultimo minuto, è opportuno che tu scelga con cura anche le parole più coinvolgenti. Devi cercare, come abbiamo già visto per la scelta dell'argomento, di soddisfare i bisogni e le necessità di chi ti sta ascoltando. In questo, può esserti d'aiuto la piramide di Abraham Maslow. Secondo lo psicologo, i bisogni e le motivazioni hanno lo stesso significato e seguono una gerarchia:
1° livello. Bisogno fisiologico (cibo, tetto, sesso, sonno) 2° livello. Bisogno di sicurezza (preservare la propria salute, incolumità) 3° livello. Bisogno di appartenenza (appartenenza al gruppo, amore, amicizia) 4° livello. Bisogno di stima (prestigio, successo) 5° livello. Bisogno di autorealizzazione (aspettative, posizione soddisfacente nel gruppo sociale)
Per Maslow l’uomo non penserà a soddisfare un certo tipo di bisogno se non sentirà di aver appagato quelli ai livelli sottostanti. Una scala d'identificazione, presentata nel 1954, che ha ricevuto molte critiche perché andrebbe a semplificare troppo la sopravvivenza dell’individuo. Lo stesso Maslow, più tardi, ha aggiunto dei nuovi livelli che prima non aveva considerato. Molti altri studiosi, degni di nota, hanno parlato di bisogni umani come lo psicologo statunitense Henry Murray, la filosofa ungherese Agnes Heller e il formatore motivazionale americano Anthony Robbins. In ogni caso, senza imbottirti di teorie come se fosse esplosivo per un kamikaze, la piramide di Maslow rimane un buon punto di partenza, una sorta di "lista di controllo" per capire come porre l’accento nel tuo discorso. Supponi di dover parlare di un'automobile e vuoi fare leva sui bisogni diversi:
Bisogno fisiologico, farai notare la guida confortevole grazie a dei sedili comodi. Bisogno di sicurezza, parlerai di tutti i sistemi di protezione nel caso l’auto dovesse trovarsi in situazioni di pericolo come le barre laterali o l’air-bag. Bisogno di appartenenza, dirai che con quel tipo di vettura sei più vicino ad una determinata categoria di persone (giovani, adulti, sportivi ecc.). Bisogno di stima, farai notare l’aspetto esclusivo della vettura, potrebbe essere la velocità o il modello attraente di ultima generazione. Bisogno di realizzazione di sé, porrai l’accento su come l’auto possa farti raggiungere una posizione sociale soddisfacente.
Partendo dal presupposto che tu abbia già analizzato il gruppo di persone che dovrai incontrare, non sarà necessario considerare tutti i bisogni, ma solo quelli più vicini al tuo pubblico. Come accade nel marketing e nella pubblicità ( o dovrebbe accadere...). Per riprendere l’esempio dell’auto, ecco un'ipotesi di promozione televisiva che coinvolga pubblico e bisogni differenti:
Famiglie? Bisogno fisiologico: praticità della vettura, ampio bagagliaio, i sedili comodi. Bisogno di sicurezza: gancio per il seggiolino dei bimbi. Neopatentato? Bisogno di appartenenza: immagini dell’auto che arriva davanti ad una discoteca e ci sono tutti gli amici ad aspettarlo, felice di vederlo. Bisogno di stima: successo con le donne (è un classico…). Manager? Bisogno di stima: immagini degli interni “spaziali”, manopola delle marce, velocità, accessori. Bisogno di realizzazione di sé: un uomo in giacca e cravatta che sfreccia come un pilota, lascia alle spalle la metropoli incurante del traffico e si sposta su strade extraurbane che costeggiano il mare (ho esagerato? Va bene, è un esempio per farti capire...).
E cosi via. Anche nel tuo caso, pur non trattandosi di pubblicità, può esserti utile considerare la piramide di Maslow per scegliere le frasi più idonee al pubblico che dovrai incontrare. Nel caso in cui non fossi riuscito ad analizzare il pubblico in anticipo, sarebbe logico abbracciare maggiori vantaggi e benefici, in modo da soddisfare più bisogni e possibilità. Infatti, per soddisfare lo stesso bisogno, io potrei agire in un modo e tu potresti agire in un altro. Ti ricordo che stiamo sempre parlando di presentazioni, da non confondere con una vera e propria vendita. In quest'ultimo caso, bisogna porre le domande giuste, ascoltare e individuare la tipologia di ogni cliente e poi parlare del prodotto (ma non è l'argomento di questo libro). Evita comunque un linguaggio ricercato e lontano anni luce dalla platea. L’uso di termini complessi (o che conosci solo tu) è rischioso, perché credi sia qualificante invece il messaggio non è compreso dalla maggior parte dei presenti. Ricerca parole semplici, così potrai essere capito da chiunque, competente o meno. Evita di farti prendere dall’incontenibile voglia di mostrare competenze con un vocabolario raffinato. Parla semplice e pensa a come puoi essere compreso anche da un bambino. Nel caso fossi costretto ad usare termini di settore, dovrai affrettarti a fornire immediatamente una spiegazione semplificata. E sono assolutamente da bandire i riferimenti religiosi o politici (salvo che tu non sia un esponente di partito o portavoce di una qualche religione). Poco importa quanto tu sia credente o meno, attivista convinto o semplice elettore: i
riferimenti religiosi e politici vanno accantonati perché sono tematiche "spinose". Una frase che per te potrebbe essere insignificante, qualcuno potrebbe ritenerla antipatica o una mancanza di rispetto. Da quel momento finiranno di ascoltarti e ti faranno perdere credito appena sarà possibile.
Offri un’esperienza multi sensoriale con le parole. Tieni presente che ognuno di noi ha una propria rappresentazione interna della realtà in cui vive e percepisce il mondo attraverso una preferenza sensoriale rispetto ad un altra. Questo succede perché la mente riceve informazioni e percepisce il mondo esterno attraverso i cinque sensi: vista, udito, tatto, olfatto e gusto. Fin dai primi anni della nostra vita, sviluppiamo una predisposizione per un canale sensoriale rispetto ad un altro. In base ad alcuni fattori come l’età, l’istruzione, l’ambiente, la cultura tendiamo ad essere visivi, uditivi o cinestesici (Termini che abbiamo introdotto nel capitolo "Le risorse del successo" della 2S). In molti testi si generalizza il concetto così: le persone “visive” percepiscono il mondo attraverso la vista, quelle “uditive” apprezzano tramite l’udito e “cinestesiche” interpretano attraverso i sentimenti, le sensazioni corporee e il movimento. Non è cosi e mi preme sottolineare un aspetto che spesso suscita fraintendimenti a chi si approccia per la prima volta a questa terminologia: non esistono persone esclusivamente visive, uditive o cinestesiche. Semplicemente, ognuno di noi fa prevalere un senso rispetto ad un altro. Molti studi comunque, dimostrano che noi pensiamo soprattutto per immagini. Per questo quando parli, impara a "dipingere" un ritratto della realtà che vuoi raccontare, spiega alle persone cosa vedranno, udiranno, proveranno e gusteranno. Se vuoi esprimerti in modo efficace, seleziona delle parole che "stimolino" tutti i cinque sensi. Così sei certo di poter coinvolgere tutti i presenti, o quasi. Niente di nuovo, gli abili comunicatori l'hanno sempre fatto. Cito un esempio eccellente: William Shakespeare. Il famoso drammaturgo e poeta inglese, con i suoi testi continua ad emozionare e affascinare intere generazioni. Leggi il brano tratto da Romeo e Giulietta e nota la vivacità delle immagini:
Ma, piano! Quale luce spunta lassù da quella finestra? Quella finestra è l'oriente e Giulietta è il sole! Sorgi, o bell'astro, e spengi la invidiosa luna, che già langue pallida di dolore, perché tu, sua ancella, sei molto più vaga di lei. Non esser più sua ancella, giacché essa ha invidia di te. La sua assisa di vestale non è che pallida e verde e non la indossano che i matti; gettala. È la mia signora; oh! è l'amor mio!
Oh! se lo sapesse che è l'amor mio! Ella parla, e pure non proferisce accento: come avviene questo? È l'occhio suo che parla; ed io risponderò a lui. Ma è troppo ardire il mio, essa non parla con me: due fra le più belle stelle di tutto il cielo, avendo da fare altrove, supplicano gli occhi suoi di voler brillare nella loro sfera, finché esse abbiano fatto ritorno. E se gli occhi suoi, in questo momento, fossero lassù, e le stelle fossero nella fronte di Giulietta? Lo splendore del suo viso farebbe impallidire di vergogna quelle due stelle, come la luce del giorno fa impallidire la fiamma di un lume; e gli occhi suoi in cielo irradierebbero l'etere di un tale splendore che gli uccelli comincerebbero a cantare, credendo finita la notte. Guarda come appoggia la guancia su quella mano! Oh! foss'io un guanto sopra la sua mano, per poter toccare quella guancia!
La scena del balcone di Romeo e Giulietta ci offre una totale esperienza sensoriale (vista, tatto, udito, gusto e olfatto) delle immagini. Puoi farlo anche tu, in base alle conoscenze che hai, senza essere necessariamente William Shakespeare. Ad esempio:
Era una giornata calda, il sole splendeva, eravamo circondati dal suono degli uccellini e dal profumo delle margherite. Sentivo il calore sul mio corpo e quella piacevole sensazione, mi riportava ai primi giorni di primavera trascorsi con i miei amici.
Se analizzi il breve racconto, potrai osservare e capire come abbia offerto un’esperienza sensoriale.
Metafore e similitudini Per creare delle immagini suggestive, può esserti d’aiuto ricercare delle metafore e delle similitudini da utilizzare nel discorso:
Metafora, è un uso sapiente delle immagini per esprimere un concetto. Ad esempio: "La vita è un palcoscenico". "Andiamo al cuore della soluzione". "Questa relazione vale oro".
Similitudine, cioè paragonare una cosa all’altra. Esempio: "Impaurito come un coniglio". "Blu come il mare". "Splendente come un diamante".
La differenza sostanziale tra metafora e similitudine è l’uso della parola "come" nell'espressione. Infatti, la frase "impaurito come un coniglio" è una similitudine perché c’è la parola "come". Le similitudini sono efficaci perché le persone che ascoltano sono tentate a creare un’immagine basata sul proprio vissuto personale. Difatti, se dico: «Incantevole come un tramonto d’estate» ognuno penserà ad un suo ricordo personale. Seleziona le metafore e le similitudini migliori, senza esagerare. Devi semplicemente raggiungere la consapevolezza che l’uso sapiente di queste strategie, se ben dosate, può fare la differenza nella tua presentazione.
L'uso della ripetizione Fai un uso della ripetizione come accade con le canzoni. I musicisti utilizzano il ritornello altrimenti la canzone non la ricorderebbe nessuno. Fai subito una prova: qual è la tua canzone preferita? Che cosa ricordi in particolare? Sicuramente il ritornello è una delle parti principali che ti hanno fatto avvicinare a quella melodia.
Quando parli in pubblico la ripetizione ha lo stesso effetto. Il concetto principale devi ripeterlo per colpire l'attenzione. Puoi farlo evidenziando la tua idea centrale con la quale hai costruito il discorso. Un esempio storico, è il celebre discorso I have a dream (Io ho un sogno, in italiano) di Marthin Luther King Jr. La frase "I have a dream" è stata ripetuta nove volte accompagnata da diverse metafore per descrivere la schiavitù in generale. La ripetizione è una tecnica efficace per comunicare il tuo messaggio. Anche in questo caso però, non bisogna esagerare.
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Esercitazione pratica
Ricerca il video del discorso di un personaggio famoso (politico, religioso, locale ecc.) che ritieni sia molto bravo a parlare in pubblico e analizza il suo discorso. Prendi un foglio di carta e annota tutte le volte che ripete la stessa frase e quale metafora utilizza per comunicare i messaggi.
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Ti serve una memoria d’elefante?
Uno degli episodi più simpatici e che non dimenticherò mai, è l’interrogazione di storia di un mio compagno di classe delle scuole elementari. Mentre raccontava al maestro il Congresso di Vienna, con parole uguali al libro di testo, ha pronunciato: «Vedi foto sotto». In pratica ha ripetuto anche la frase messa tra parentesi dagli autori del volume di storia. Puoi immaginare la risata collettiva della classe. Anche lui si è messo a ridere perché ha compreso la sciocchezza e si è reso conto di aver studiato nel modo sbagliato (Ai tempi, se fosse successo a me, avrei messo la testa come uno struzzo sotto il pavimento…). Aveva imparato il paragrafo totalmente a memoria e tra l’altro, non riusciva a proseguire appena il maestro gli poneva delle domande. Perché nella sua mente aveva memorizzato una sequenza di parole del libro e non un discorso con delle frasi personali. Morale? Mai imparare il discorso totalmente a memoria perché sembrerai "finto" mentre parli. Inoltre, se qualcuno dovesse interromperti di colpo, avrai difficoltà ad andare avanti ed andrai in confusione. Memorizza solo i concetti principali ed esercitati ad avviare la discussione da più punti di vista, in modo da acquisire una scioltezza di linguaggio quando dovrai esprimerti dal vivo. Se in questo momento ti stai preoccupando perché non sai come memorizzare i punti principali, ti dico che si tratta soltanto di esercizio. In ogni caso, puoi trovare un ottimo compromesso. In che modo? Facile, scrivi su un foglio di carta una serie di appunti pratici che ti guideranno durante la presentazione. Oppure, se usi le slide, ti basta scrivere delle parole chiave in ogni singola diapositiva che richiamano alla tua mente quello che vuoi dire. Devi cominciare ad abituarti, quando disegni la mappa (scaletta o scrivi degli appunti), a sintetizzare con una o più parole quello che vuoi dire. Parlo di appunti, perché se credi di scrivere e leggere tutto, è peggio che imparare a memoria. Se nel tuo discorso volessi parlare delle "foglie che cadono dagli alberi dopo la stagione calda e riempiono i marciapiedi", puoi utilizzare la parola "autunno" per sintetizzare. Ovviamente solo tu puoi scegliere la parola chiave giusta per stimolare la memoria. Ti riporto un esempio standard (i nomi dell’azienda sono stati modificati). Ammetto che il contenuto potrebbe essere più coinvolgente, ma l'ho scelto
proprio perché non sempre si ha la fortuna di leggere testi emozionanti. Sentiti comunque libero di utilizzarla come punto di riferimento per organizzare il tuo discorso e tralascia il contenuto. Infatti, nel caso potessi scrivere o scegliere il testo, ti sarà ancora più semplice ricordare.
«HTF è un leader incontrastato nella produzione di telefoni cellulari. I profitti sono aumentati nell’ultimo trimestre, da quando abbiamo immesso sul mercato il nuovo Express15, un telefono maneggevole che ci ha concesso una crescita annuale di vendite del 18%».
A questo punto cosa scrivo nella mia nota? Quali sono le parole chiave che mi servono?
Da un lato del foglio puoi scrivere:
Leader Profitti 18%
Dall’altro lato o in basso, scrivi delle frasi di o che leggerai solo se necessario. Esempio:
«È un leader incontrastato nella tecnologia» «I profitti sono aumentati grazie all’Express 15» «Le vendite del 18% in un solo trimestre».
La nota può essere sintetizzata ancora di più e organizzarla, come ti dicevo, secondo i tuoi argomenti o gusti. Puoi anche scrivere il discorso per esteso e poi estrapolare le parole principali. Nell'esempio che hai letto, ho evitato di trascrivere tutto e mi sono affidato a delle parole chiave che potessero richiamare nella mente i concetti da esprimere. Difficile? Senza dubbio impegnativo all’inizio. È successo anche a me di trovarmi bloccato le prime volte. Poi pian piano sono riuscito ad acquisire sicurezza e sentirmi meno impacciato. Questo perché la mia mente si è abituata ad una nuova "arte". La continua pratica riguarda chiunque, anche i professionisti. Con l’esperienza si diventa più veloci e immediati, ma ci si affida sempre ad una buona preparazione. Io ricordo che il mio primo intervento in pubblico ben preparato, l’ho provato più di 40-50 volte affrontandolo da più punti (ed era anche poco). Ti assicuro che quando hai ripetuto molte volte, gli sforzi saranno ricompensati con la padronanza assoluta dell’argomento. Ripeti il discorso a voce alta, usa uno specchio per osservare il linguaggio del corpo (tra poco ti parlerò anche di questo) e comprendere come puoi ottimizzare la tua performance. Se puoi, registrati con una web cam o la videocamera di un telefonino. Quando hai finito, ascolta e valuta cosa devi fare meglio. Altro accorgimento utile, è trovare un familiare o un amico disposto ad ascoltarti. Chiedi qual è il messaggio che ha ricevuto dal tuo discorso e se corrisponde con quello che avevi in mente. Fai tutte le domande che ritieni, senza timore, perché ti aiuteranno a vincere la paura e migliorare le capacità oratorie. Tuttavia, potrebbero esserci delle circostanze che ti "costringono" a leggere un testo:
Gli impegni ti hanno impedito di prepararti adeguatamente (evita che questo accada!). Perché ti hanno scritto il discorso (come capita ad alcuni politici). Sei un manager aziendale che deve attenersi, parola per parola, ad alcune norme e frasi precise. È la prima volta e ti senti ancora insicuro per parlare senza l’intero testo scritto.
Tra l'altro, quando leggi un testo, sei tentato a tenere la testa sul foglio e dimenticare il pubblico. Al massimo sarai un bravo lettore ma non un comunicatore! Il tono difficilmente sarà colloquiale e potrebbe esserci il rischio di saltare anche alcune righe mentre leggi. A mali estremi, ecco cosa puoi fare per rendere più gradevole il tuo intervento:
Stampa il testo con un carattere grande (almeno 14 come font), anche se hai la vista di una lince. Il testo più grande, ti agevola durante la lettura. Dividi il testo in più colonne. È più difficile per il tuo occhio riesca a leggere una colonna ampia di testo. Utilizza dei simboli (io uso la barra dritta | ) per segnarmi le pause e prendere fiato. Usa un’interlinea spaziosa tra le righe per segnare una pausa o cambiare discorso. Utilizza il corsivo, il grassetto o il testo sottolineato per parole e frasi che richiedono maggiore enfasi.
Uno dei segreti utilizzato da politici esperti è guardare velocemente il foglio e memorizzare la frase. Osservi il testo, memorizzi la prima frase, alzi gli occhi e ripeti al pubblico cercando di creare un discorso quasi a braccio. Quando invece hai la possibilità (come ti auguro accada), prepararti in anticipo!
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Esercitazione pratica
I discorsi improvvisati. È una esercitazione che deve essere fatta necessariamente in due, io la pratico con i miei studenti. Devi organizzarti con un amico o un famigliare. Uno dei due assegna un argomento e l’altro ha 40 secondi di tempo per improvvisare un discorso di tre o quattro minuti. Appena scadono i 40 secondi, bisogna iniziare e se non sei riuscito a mettere insieme nulla dell’argomento proposto, devi improvvisare! È un esercizio impegnativo e divertente nello stesso tempo, ma ti fa acquisire una capacità di parlare anche in situazioni difficili o dopo un imprevisto.
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Un viaggio da fare in tre
Qual è il miglior modo per strutturare il tuo intervento? Applica la regola del tre, il numero perfetto. Devi semplicemente dividere il discorso così: apertura, parte centrale e chiusura. È la mia strategia preferita che adotto anche nella comunicazione scritta. Nell’apertura anticipi al pubblico quello che stai per dire, nella parte centrale spieghi quello che hai anticipato e nella chiusura ripeti quello che hai detto. È più facile di quello che si possa pensare. Immagina il flusso delle tue parole come il viaggio di un aeroplano:
Il decollo Il volo L’atterraggio
1. Il decollo Se ci pensi, il decollo è la fase più delicata di un viaggio in aereo. È anche il momento in cui si consuma più carburante. L’anno scorso, a fine gennaio, ho preso il solito volo delle 19:50 da MilanoLinate per Londra. Le temperature basse e il vento hanno disturbato l'armonia di noi eggeri. Il personale di bordo, tra l’altro, ci ha segnalato un ritardo di dieci minuti perché dovevano ricevere conferme dalla torre di controllo. Parola più, parola meno, è cresciuta un po’ d’ansia per la partenza. Il ragazzo accanto a me con una felpa rossa ed un jeans, mi ha confessato di essere al suo primo volo e mi ha chiesto se fosse normale quello che stesse succedendo. Sarei riuscito a tranquillizzarlo facilmente se non fosse per una coppia di signore davanti a noi in preda ad un panico inspiegabile. In effetti, nulla di cui doversi preoccupare, solo normali inconvenienti. Trascorsi i dieci minuti, il pilota ha iniziato con le solite comunicazioni ed ha fatto decollare l’aereo senza difficoltà. Ha ristabilito l’equilibrio a bordo. Il volo è proseguito in serenità. Ho fatto amicizia con
Matteo (il ragazzo con la felpa rossa), che tra i tanti racconti sull’imminente esame di maturità, mi ha più volte fatto sorridere per la sua simpatia nei confronti dell’hostess sudamericana rispetto all’altra collega danese (non ha proprio espresso cosi la preferenza, ma non posso riportarlo nel libro, cerca di capirmi!). I soliti uomini? Gusti? Chiacchiere? In ogni caso è rilevante per te capire che dopo un buon decollo è tutto rientrato alla normalità e ci siamo goduti il viaggio. Quando parli in pubblico, sei tu il pilota! Il decollo, intesa come l’apertura del discorso è cruciale. L’attenzione è alta ed hai solo una possibilità per fare una buona impressione e costruire una relazione efficace fino alla conclusione (atterraggio). Hai pochissimo tempo per conquistare la platea. Puoi attingere dal materiale di cui disponi, come notizie dai giornali, internet, newsletter o aneddoti che ti riguardano in prima persona. Come ho fatto io qualche riga fa, raccontandoti del mio viaggio a Londra in aereo. Il racconto ha un’efficacia straordinaria, perché tutti ne siamo attratti. Un po’ come se tornassimo bambini, quando ci venivano raccontate le favole. La storia esercita sempre un certo fascino. Altrimenti come rompighiaccio puoi scegliere una storia, oppure:
Utilizzare una frase ad effetto che incuriosisca subito le persone presenti. Ad esempio: «La crisi è destinata ad aumentare, se non cambiamo approccio al mercato!». Il pubblico sarà attratto dall'affermazione. Partire da una domanda, chiedendo ai presenti di alzare la mano e di interagire subito con te (Regola del mestiere: alza la mano anche tu e noterai che le persone saranno più propense ad alzarla). Avviare il dibattito prendendo spunto da un’immagine o un video che proietterai.
Appena hai scelto come iniziare e quale strumento migliore per catturare l’attenzione, concentrati bene su alcuni punti da considerare per preparare il tuo inizio, sia si tratti di un semplice intervento o un seminario (qualora tu fossi un formatore):
Ricorda il tema Spiega bene il soggetto del tuo intervento. Anche se qualcuno ti ha annunciato, è sempre meglio ricordarlo ai presenti (Puoi anche farlo man mano che il discorso andrà avanti). Tra l’altro, capita spesso che lo speaker non venga presentato o solo nominato con un piccolo cenno alla presentazione. Se cosi fosse, pensaci tu a presentarti con due frasi riassuntive di quello che fai nella vita senza elencare il tuo curriculum (perché è peggio della camomilla endovena…). È incredibile, ma non tutti sanno chi siamo, meglio ricordarlo.
Spiega cosa hai da dire e fai una promessa Se riesci (dipende anche dal tipo di presentazione) fai capire di avere una soluzione per loro. Motiva le persone che ti ascoltano, spiega loro il perché dovrebbe essere utile quello che stai dicendo e cosa otterranno alla fine. I presenti sono interessati a quello che stai per dire. In generale è cosi, salvo che non siano stati costretti a partecipare. Quindi se riesci ad aggiungere qualche parola per dare conferma che hanno fatto la scelta giusta, è motivante. Ad esempio, ecco come potresti iniziare un corso: «Oggi parliamo della comunicazione tra genitori e figli perché si dice che sia sempre più difficile parlare con i ragazzi adolescenti (punto di partenza). Sono tante le mamme e i papà che vivono situazioni di conflitto in famiglia e hanno paura di compiere il o sbagliato nel comunicare ed educare i propri figli. Con questo corso riuscirete a comunicare e ascoltare i vostri figli senza litigare e ritrovare l’armonia famigliare (obiettivo finale)». Se fosse invece una breve presentazione, potrai indicare come risultato finale la conoscenza di alcuni dati o ricerche significative.
Spiega come lo farai Proseguendo dall’esempio di prima, potrai dire: «Oggi faremo insieme degli esercizi pratici per migliorare la comunicazione, vi farò leggere alcuni casi o imprevisti famigliari così sarete in grado di provare subito quello che avete imparato». E poi aggiungo delle semplici nozioni tecniche, senza lasciare nulla a
caso: «Se voleste fare delle domande, alzate la mano e vi darò la parola subito o appena ho finito di spiegare. Faremo una pausa ogni 45 minuti. Alla vostra destra, in fondo alla sala trovate le bottiglie d’acqua con i bicchieri» ecc. Nulla al caso, quasi come un hostess o steward che illustra le modalità per affrontare il viaggio nel migliore dei modi. Nel caso fosse solo un intervento, potrai dire: «Vi farò vedere dei grafici con delle immagini delle principali aziende coinvolte…». Oppure: «Racconterò tre casi studio e poi vi darò la possibilità di analizzare o porre domande».
È solo una questione di esercizio. Ad ogni modo, credo che un altro esempio possa chiarirti ancora di più le idee. Ti riporto un caso semplicissimo per farti comprendere come puoi articolare l'inizio del tuo discorso. Supponi che il tema sia la baguette, il tipico pane se dalla forma allungata: Ricorda il tema del tuo intervento «L’impasto è alla base per preparare il pane - ed oggi parliamo di baguette... ». Spiega cosa e fai una promessa «È importante quello che vi dirò, perché molti sbagliano la lievitazione e non riescono a preparare un pane gustoso e salutare. Alla fine avrete capito cosa contraddistingue una baguette fatta in casa da quella comprata al supermercato». Spiega come lo fai «Vi elencherò i principali ingredienti e le dosi consigliate. Ognuno di voi potrà preparare l’impasto e cuocere la baguette con la pala da fornaio in dotazione».
Perdona l’esempio (almeno questa volte non è un bonsai o un dolce…), ma se acquisisci la tecnica da un modello semplice, ti sarà più facile organizzare qualsiasi decollo.
2. Il volo
Il volo è il momento per esporre e sostenere il tema del tuo intervento con documenti, statistiche e video. Parla del tuo tema centrale, diviso per punti e spiegalo a chi ti ascolta. Mi raccomando cerca di mantenere un numero limitato di concetti da esporre perché altrimenti sarà complesso ricordare quello che dici. Molti formatori o conferenzieri tendono a "bombardare" le slide di contenuti, con l’intenzione di esporre una miriade di concetti. Così facendo, finirai per stancare il pubblico e rendere il messaggio pesante da acquisire. Io, in genere, costruisco il discorso partendo da una semplice schematizzazione del contenuto diviso in tre o quattro punti al massimo. Preferisco pochi elementi rispetto a generare confusione a chi mi ascolta. Slide semplici con immagini e pochissimo testo. Tra l’altro, i punti da esporre li puoi estrapolare facilmente dalla mappa mentale che hai creato per scegliere l’argomento. Utilizza metafore e analogie come hai imparato nelle pagine precedenti. Ricorda sempre di utilizzare ed offrire un’esperienza sensoriale (Visivo, uditivo, cinestesico ecc.) per poter offrire un’immagine gradevole ai presenti. Se hai fatto un buon decollo, fase più delicata, il volo diventa quasi automatico sia per chi ascolta, sia per te che devi entrare nel vivo dell’argomento.
L’atterraggio. Come la stessa parola suggerisce, è la parte conclusiva, quella più ricordata e strategica. Il momento in cui il tuo messaggio rimarrà impresso nella mente delle persone. Pensa più volte a cosa dovrai dire alla fine del discorso. Invita il pubblico all’azione. Questo ovviamente dipenderà dall’obiettivo che ti sei posto (informare, stimolare conversazioni, riflessione, contattarti ecc.). Puoi atterrare con la citazione di un personaggio famoso, una metafora o un video. In ogni caso, qualche minuto prima di lasciare la platea, ricordati di riassumere quello che hai detto (Abbiamo parlato di ….) accompagnato da un veloce riassunto e concludi quindi, con un aforisma, un video emozionale o un tuo messaggio incisivo.
Riepilogando, le tre fasi sono:
Il decollo. La fase di apertura, devi riuscire a catturare l’attenzione. Il volo. Il momento in cui devi esprimere e sostenere la tua tesi. L’atterraggio. La parte conclusiva e strategica.
Cura bene l’inizio della presentazione perché ti aiuta a vincere la paura di parlare in pubblico e ti sentirai più sicuro. Dividi equamente il tempo a disposizione, perché se hai in tutto 15 minuti e farai durare il decollo 10 minuti, non ci sarà proporzione nel tuo discorso. Specifica sempre tutto ai presenti (durata, pause, modalità ecc.) senza dare nulla per scontato. Le persone spesso sono "spaesate" all’inizio e se non gli dai indicazioni precise, saranno più propense a distrarsi. Seleziona quello che ti serve e tralascia il superfluo.
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Esercitazione pratica
Se hai tempo e modo, organizza una vera e propria simulazione per prepararti. Disponi una fila di sedie di fronte in una stanza come se fosse una platea (Puoi utilizzare dei cuscini per simulare il pubblico seduto, anche delle bambole, tanto non ti vede nessuno…). Mentre ripeti il discorso, fai pratica e muoviti tra il pubblico. In una seconda fase, coinvolgi un tuo amico o famigliare e invitalo a sorridere mentre ti ascolta (se dovesse rifiutare, minaccialo che lo terrai in ostaggio per tutto il giorno, vedrai che accetterà…) e di cronometrare la durata delle tre parti singolarmente e dell’intero discorso. Fai sempre pratica della camminata tra il "pubblico" e sorridi. E ricorda di parlare un po’ più lentamente del solito, perché in genere quando siamo sotto pressione, tendiamo a velocizzare quello che diciamo.
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3S - Che cosa hai imparato?
Come selezionare l’obiettivo in base al pubblico Come selezionare l’argomento giusto Come scegliere le parole efficaci Come parlare senza conoscere il testo a memoria Come strutturare l’intervento in pubblico
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4S - Seduci
Che cosa imparerai nella 4S:
Quello che le parole non dicono Come sprigionare il potere della voce Come sincronizzarsi col pubblico Il terreno comune che fa la differenza Come gestire i rompipace
Che cosa succederebbe se riuscissi a coinvolgere il pubblico? Ormai hai tutti gli strumenti per superare le difficoltà e creare un intervento efficace. Hai capito che arrivare preparati, è indispensabile per avere maggiore sicurezza in pubblico. È arrivato il momento di completare l’opera. Come ogni ricetta che si rispetti, devi mescolare gli ingredienti che hai imparato nella giusta sequenza e usare alcune regole del mestiere per muoverti con disinvoltura. Il o finale per superare la paura e sedurre il pubblico.
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Quello che le parole non dicono
Vuoi sapere perché ci sono persone che ci affascinano di più, nonostante parlino di argomenti già affrontati da altri? Perché le parole sono importanti, ma non rappresentano l'unico elemento di una buona comunicazione. Conta pure la qualità della comunicazione e del linguaggio del corpo. Le espressioni, come gesticoliamo o ci vestiamo determina l’efficacia del nostro messaggio e ci trasforma in travolgenti comunicatori, da lasciare a bocca aperta anche il più scettico della platea. Forse sarai perplesso perché da studente gli insegnanti ti hanno sempre fatto capire che il contenuto sia l’unico aspetto decisivo. Non sono certo io il primo a parlarne, ma una ricerca discussa a livello mondiale (mal interpretata e tra poco capirai il perché) condotta da Albert Mehrabian. Nel 1967, lo psicologo statunitense, riportò nel documento intitolato Decoding of Inconsistent Communication (Decodificazione della comunicazione incoerente), le percentuali secondo cui viene percepito un messaggio:
Linguaggio verbale (7%) Le parole: i contenuti del discorso, la scelta dei vocaboli, la struttura della frase. Linguaggio non verbale (55%) Linguaggio del corpo: la mimica, la gestualità, la postura e le espressioni facciali. Linguaggio paraverbale (38%) La voce: modulazione, timbro, tono, pause ecc.
Sono le tre modalità della comunicazione: verbale, visiva (non verbale) e vocale (paraverbale). E dalle percentuali è incredibile ammettere quanto le parole siano poco influenti rispetto, soprattutto, al linguaggio del corpo. Dello stesso parere è
Michael Argyle. Lo psicologo sociale nelle sue pubblicazioni, ha posto l'accento sull’importanza di quello che non diciamo rispetto alle parole. Anche in questo caso, è necessaria una precisazione per evitare un falso mito abbastanza diffuso nel settore dello sviluppo personale e citato in tutte le salse nei diversi libri o corsi per parlare in pubblico. A che cosa mi riferisco? Devi sapere che la ricerca di Mehrabian riguardava particolari emozioni (simpatia, antipatia ecc.) e non la comunicazione in tutte le sue forme. In circostanze normali le parole contano più del 7%, se cosi non fosse, quello che diremmo conterebbe quasi nulla. Per scriverla con altre parole. Se ad esempio, incontri una persona e dici: "Ciao, è un piacere vederti" e il tono della voce e il linguaggio del corpo sono positivi o normali, l'interlocutore darà comunque più importanza alle tue parole (quindi non il 7%). Il resto è quasi ininfluente. Solo nel caso in cui dovessi essere particolarmente contrariato ed eviterai il contatto visivo, allora il tuo interlocutore metterà in discussione quello che hai detto e farà fatica a crederti. Quindi, le percentuali non sono sempre applicabili, è una leggenda. Tuttavia, la ricerca è interessante e utile da citare perché rivela degli aspetti interessanti, ma vorrei evitare che andasse ancora avanti questo mito che le parole siano davvero una percentuale così bassa, quasi inutile. Per essere coinvolgente e credibile agli occhi del pubblico che ti ascolta, le tre modalità devono trasmettere lo stesso messaggio, altrimenti rischi di parlare ed essere frainteso. Devono essere congruenti tra di loro. Nel caso il concetto fosse poco chiaro, ti trascrivo un esempio che riporto spesso in aula. Immagina una persona che ti manda a quel paese? Dai su! Non ti formalizzare! Ti aspettavi un esempio con un documentario degli ippopotami e un grafico tridimensionale? Meglio qualcosa d'impatto (lascia perdere il tipo d’impatto…), tanto siamo io e te. Nel caso stessi leggendo mentre sei in viaggio ed hai delle persone vicine, sorridi e fai finta di niente. Dicevo: hai presente quando una persona ti manda a quel paese? Ecco, pensa proprio al gesto del braccio e la mimica facciale che accompagna la frase: «Vai a…». Ripensa alla scena, con lo stesso movimento del braccio e che ti dica: «Sei una meraviglia!». Secondo te sarà un messaggio efficace? No, perché si tratta di una frase lusinghiera (verbale) accompagnata da un gesto e una mimica incoerente (paraverbale). Le parole perdono di credibilità. Ed è per questo motivo che voglio parlarti dei tre elementi principali del
linguaggio del corpo, sui quali puoi esercitarti affinché il tuo messaggio sia congruente ed efficace:
Contatto visivo Postura e gestualità Prossemica
1. Contatto visivo. Stabilire un contatto visivo è fondamentale. Se mantieni gli occhi sul pubblico, catturi l’interesse di chi ti ascolta. Significa creare un collegamento, un canale di comunicazione fatto di stimoli e risposte reciproche. La persona che ti sta ascoltando e nota i tuoi occhi posati su di lui per qualche istante, interpreta il messaggio positivamente e si sente parte integrante dell’aula. Tra l’altro, se eviti di guardare il pubblico, comunichi ai presenti: paura, imbarazzo, vergogna e ansia. La gestione dello sguardo deve essere democratica. Impara a guardare tutti, dividi lo sguardo tra la singola persona e l’intero gruppo. Evita di creare gli "orfani" in sala, intendo le persone che non sono state ancora "toccate" dal tuo sguardo (magari dimentichi quelli seduti ai lati della sala). L’oratore concentrato sulle slide o a testa bassa, commette questo errore perché non guarda mai il pubblico o solo una parte di loro. Invece devi imparare ad osservare tutti per essere in grado di sedurre la platea. Non c’è niente di peggio di un oratore con lo sguardo perso nel vuoto o intento a fissare il pavimento o il soffitto.
2. Postura e gestualità. La postura corretta potrebbe sembrare l’ultima delle cose cui pensare, in realtà è un pilastro portante del linguaggio del corpo che ti farà apparire professionale, sicuro e trasmette fiducia a chi ti ascolta. Molte volte, per tensione o stanchezza, non ci rendiamo conto ed assumiamo delle pose inadeguate. Pertanto, evita di:
Tenere le mani dietro la schiena o, peggio, con le braccia incrociate davanti al petto. Abbassare la testa. Girare le spalle al pubblico (anche se devi scrivere qualcosa alla lavagna, sii più veloce possibile). Altrimenti è quasi come dire: «Le mie note, i miei contenuti, sono più importanti di voi». Appoggiarti al leggio come se fosse una mensola per le tue braccia. Appoggiarti o pendere da un lato come un albero piegato dal vento. Dondolarti avanti e indietro come un'altalena di un parco giochi per bambini. Mantenere una postura da cowboy pronto ad esplodere un colpo di pistola. Tenere le mani raccolte davanti alle parti intime (qualcuno dice gioielli di famiglia) come se ti stessi difendendo da un calcio di punizione.
Una postura corretta, dovrebbe avere le seguenti caratteristiche per essere efficace e utile quando parli:
Posizione eretta con il mento leggermente verso l’alto, senza sforzo. Come abbiamo visto durante gli esercizi di respirazione, devi immaginare un filo, piantato sulla sommità della testa che ti tira verso l'alto. Spalle indietro, verso il basso e senza accasciarsi. Mantenere i piedi a terra alla stessa larghezza delle spalle, anche se sei tentato di dondolare la gamba o spostare il peso da un lato, tieni i piedi ben saldi ed equilibrati. Petto leggermente in avanti (senza esagerare, non devi sembrare una colomba!), così offri anche più spazio ai polmoni e migliora anche la tua voce. Se dovessi utilizzare il leggio, trattalo con cautela come se fosse una pentola
calda. Evita di appoggiarti.
All’inizio potrai sentirti ridicolo e la postura non ti verrà naturale, ma i benefici sono molti sia per l’immagine che trasmetterai all’esterno, sia perché faciliterai la respirazione. Dalla postura, iamo alla gestualità per comunicare meglio. Quest’ultima deve essere "spontanea" e rafforzare il contenuto del tuo messaggio:
Quando stai parlando di misure, utilizza le braccia per indicare la lunghezza. Se vuoi dire: «La situazione si è capovolta», puoi sostenere le tue parole muovendo il palmo della mano da un lato all’altro. Se utilizzi i numeri o stai contando, usa le dita per mostrare le cifre.
Presta attenzione a come ti muovi perché potresti trasmettere messaggi sbagliati. Evita di:
Tenere le mani in tasca poiché indica distacco e poca partecipazione (alcune volte: poca educazione). arti le mani tra i capelli (personalmente non potrei mai farlo...) Rimanere immobile come un soldatino. Giocherellare con fogli, matite, penne, occhiali ecc. (appena hai finito di scrivere sulla lavagna, posa il pennarello). Giocare con i bottoni della camicia.
Allora dove metto le mani quando ascolto? Puoi lasciarli pendere lungo i fianchi. Anche se ti senti un gorilla imbambolato davanti ad un casco di banane in minigonna, hai poco da preoccuparti perché all’esterno il tuo aspetto sarà rilassato. Attento perché le mani potrebbero incrociarsi senza che tu ne sia consapevole. Quando ti rendi conto, separale di nuovo. La gestualità ti è utile anche a scaricare la tensione, se ti rendi conto di essere molto agitato. È inutile trovare il modo per nasconderlo, piuttosto trasforma la tensione in energia positiva a tuo favore. Come? Piuttosto che rimanere quasi immobile come saresti tentato a fare, muoviti in sala o sposta l’energia sulle braccia per spiegare meglio il concetto che stai esprimendo. Cosi scarichi la tensione, trasformi l’energia "negativa" in beneficio per il tuo messaggio e migliori la comunicazione.
3. La prossemica. La prossemica è una disciplina che studia il comportamento e lo spazio all’interno di una comunicazione. Il modo in cui regoliamo e collochiamo le distanze rispetto agli altri e l’ambiente circostante. Perché in alcuni casi è importante non invadere lo spazio intimo delle persone (in particolare quando hai poca confidenza), quest’ultime potrebbero sentirsi sotto pressione. È un fattore che già conosci, infatti, quando ti trovi per strada o in ascensore, cerchi di tenere una distanza per evitare di “invadere il campo” degli altri. Allo stesso modo devi valutare le distanze quando parli in pubblico per rendere invadente o meno la comunicazione. Il classico esempio è quello tra insegnante e alunno. Se il professore tiene l’intera lezione stando seduto dietro la cattedra, crea un certo distacco e gli allievi saranno portati a imparare nozioni in modo ivo, poco efficace. Altro risultato si avrà, se il docente erà davanti la cattedra e si avvicinerà ai banchi. È più efficace ma deve stare attento, perché se dovesse avvicinarsi molto, può stressare i ragazzi (penseranno: che cosa ho fatto ora? Che cosa vuole?), con la conseguente perdita dell’attenzione. In questo semplice esempio, hai capito quanto possa essere influente gestire la prossemica in un’aula. Devi badare al rapporto che si crea tra lo spazio e il tuo corpo. Studia bene gli spazi e valuta con attenzione i tuoi movimenti.
Riepilogando, gli elementi sono tre:
Contatto visivo Postura e gestualità Prossemica
Nel caso fossi obbligato a rimanere fermo dietro un tavolo o leggio, sfrutta al meglio la gestualità ed evidenzia le parole più importanti. In questo può esserti d’aiuto anche la voce, come ti dirò tra poco.
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Sprigiona il potere della voce
Da giovanissimo, ho mosso i primi i in una radio locale e conducevo dei programmi d'intrattenimento. La motivazione a superare la paura e il piacere di parlare al microfono è stato il binomio vincente per allentare la morsa della timidezza. Una sfida personale per la quale mi sono impegnato molto, dedicavo tutto il mio tempo libero dalla scuola ad eseguire migliaia di esercizi di respirazione per potenziare la voce e diventare più abile come speaker. Alcuni dei quali molto buffi che se Rita e Giovambattista (i miei genitori) dovessero parlare, sarei fregato. Ilario (mio fratello) più scaltro e perspicace, aveva già chiesto il trasferimento, perché prima dormivamo nella stessa stanza. Fatto sta che all’epoca non esistevano webcam o siti internet evoluti e gli ascoltatori non potevano vederti. Quindi, nonostante le cavolate che potessi raccontare ogni tanto (forse più di tanto...), qualche ragazza telefonava perché attratta dalla mia voce. L’aspetto divertente che buona parte di loro, m'immaginava fisicamente attraente e soprattutto alto. Quando poi mi vedevano durante qualche evento in pubblico, chiedevano, dove fosse andato a finire lo speaker bello (Poi riuscivo a salvarmi dalla scomoda verità con delle battute di circostanza, uno sgabello per falsare l’altezza o regalando qualche disco...). A parte l’aneddoto personale, avrai capito come le parole, anche in questo caso in cui l’aspetto visivo è inesistente, sembrerebbero quasi secondarie rispetto alla voce. Te lo ripeto, per evitare strani equivoci, ho scritto che le parole "sembrerebbero quasi secondarie" e che non rappresentano l'efficacia dell'intero messaggio. Non puoi certo pensare di ripetere l’alfabeto italiano all’infinito e credere di essere interessante solo perché ti muovi bene ed hai la voce da doppiatore! Però, se impari a controllare la comunicazione paraverbale, sarai sicuramente più interessante perché riuscirai a:
Divertire il pubblico. Evitare la monotonia e mantenere l’attenzione.
Sottolineare ed enfatizzare alcune parole e concetti importanti. Sarai più sicuro agli occhi dei presenti.
I parametri che devi considerare affinché la tua voce sia più coinvolgente in pubblico, sono:
Il volume Il tono Il ritmo Il timbro
Il volume. È una delle aree più semplici ed efficaci da attuare. Il livello dipende molto dalle dimensioni del pubblico e dal contesto in cui ti trovi. Non dovrebbe essere molto alto perché potrebbe dare l’impressione di una persona aggressiva. Neanche troppo basso, perché avranno difficoltà ad ascoltarti e percepiranno insicurezza. Quando devi parlare in un’aula (e sei senza microfono), devi cercare di tenere il volume adeguato affinché tu possa essere ascoltato dall’ultima persona in fondo. Perché cosi sei certo di essere ascoltato da tutti e potrai modulare la voce, alzando e abbassando il volume secondo le tue esigenze. Può esserti molto utile per “sottolineare” una parola del discorso, esprimere emozioni e catturare l’attenzione.
Il tono. Potremmo dire: le tue parole in musica. Il tono trasmette emozioni, fiducia e l’entusiasmo con il quale ti approcci agli argomenti. È impossibile affrontare argomenti gioiosi con un tono sconsolato perché il messaggio che comunicherai sarà l’opposto di quello che vorresti ottenere. Dal tono puoi
sembrare annoiato, felice, sarcastico, arrabbiato, sereno ecc. Ha un’efficacia straordinaria ed una sola parola può assumere tanti significati. Io ricordo che da piccolo capivo dal tono della voce se mi stessero chiamando per una semplice domanda o per un rimprovero, eppure dicevano semplicemente "Giuseppe". L’impatto che può avere il tono sul pubblico è sorprendente, quindi diventa consapevole e varialo in base alle necessità.
Il ritmo. La velocità e le pause nel discorso indicano il tuo stato emotivo. Quando sei imbarazzato, sei portato a parlare velocemente perché non vedi l’ora che tutto finisca. In genere, dovresti mantenere una velocità naturale e scandire le parole. Tutto dipende dalla situazione, perché aumentare la velocità potrebbe accompagnare un messaggio motivante. In ogni caso le parole devono essere scandite e se vai troppo veloce, rischi di "mangiartele". L’uso della pause è strategico nella comunicazione. Come diceva lo scrittore Mark Twain: «La parola giusta può essere efficace, ma nessuna parola è mai stata efficace come una pausa al momento giusto». Per quanto strano ti possa sembrare, fermarsi qualche secondo è strategico perché conduce alla riflessione chi sta ascoltando. Considera che tra il pubblico ci potrà essere chi si esprime parlando velocemente o chi invece preferisce molto lentamente perché adora gustare le parole. Per catturare l’attenzione di entrambi devi alternare il ritmo, proprio per evitare di rendere monotono il messaggio. Evita comunque di parlare spedito come un treno, scandisci le parole ed usa delle pause strategiche.
Il timbro. È legato molto alla personalità, è quasi un marchio inconfondibile del tuo essere. Lo possiamo descrivere in molti modi: caldo, squillante, dolce, esile, profondo, rauco ecc. Senza scendere in particolari molto complessi, ti basta imparare a variare tutti gli elementi di cui abbiamo parlato (volume, ritmo e tono) per rendere il tuo timbro ancora più gradevole a chi ti ascolta.
Riepilogando, i parametri da considerare, sono:
Il volume Il tono Il ritmo Il timbro
Utilizzali correttamente per affascinare il pubblico ed enfatizzare le tue idee. Ad esempio alza o abbassa il volume della voce su una parola per sottolineare l’importanza. Evita di pensare che tu debba urlare per tutto il discorso per renderlo enfatico! Se vuoi provare subito quello che hai letto, ecco come puoi fare:
Leggi la frase: «Buongiorno e benvenuti, io sono (tuo nome e cognome)». Utilizza ogni volta un tono diverso: nervoso, irritato, felice, preoccupato ecc. Poi varia il volume e tono di una parola diversa nello stesso testo. Noterai che la medesima espressione può diventare interrogativa o affermativa e comunicare messaggi diversi.
Leggi le seguenti frasi ed enfatizza ogni volta le parole in grassetto:
- Grazie per la domanda, ogni dubbio è stato risolto? - Grazie per la domanda, ogni dubbio è stato risolto? - Grazie per la domanda, ogni dubbio è stato risolto? - Grazie per la domanda, ogni dubbio è stato risolto?
- Grazie per la domanda, ogni dubbio è stato risolto?
Se hai la possibilità, registra la tua voce, cosi potrai notare la differenza e imparare come puoi variare l’intenzione delle tue parole nel discorso. Infine, ecco altri accorgimenti utili per pronunciare i vocaboli con scioltezza:
Abituati innanzitutto ad una respirazione diaframmatica (come hai imparato nelle tecniche di rilassamento), perché ti consente di tenere a bada il tremolio della voce quando sei emozionato. Tra l’altro il nostro corpo è la cassa di risonanza della nostra voce e se respiriamo male (come generalmente accade quando si è poco pratici) la voce tenderà ad essere fievole e stridula. Non riuscirai facilmente a variare i parametri di cui abbiamo parlato. China la testa verso il basso, falla roteare prima verso il lato destro e poi sinistro. In pratica, devi compiere un movimento orario e anti-orario. Ripeti l’esercizio almeno quattro volte. Fai finta di avere una gomma da masticare in bocca, molto grossa. Muovi la mandibola in modo da sciogliere i muscoli facciali. Rotea le spalle come a voler disegnare un grande cerchio, senza muovere la testa. Ripeti per cinque volte in avanti e cinque volte all’indietro.
Sono semplici accorgimenti che ti aiuteranno a sciogliere i muscoli, prima di sincronizzarti col pubblico, come scoprirai nelle prossime pagine.
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Esercitazione pratica
Quando hai acquisito dimestichezza con la respirazione diaframmatica (argomento trattato nella 2S), puoi iniziare a potenziare la voce. Un elemento in più per acquisire sicurezza e "nascondere" il tremolio quando sei agitato. Ti riporto le fasi su cui esercitarsi:
Dopo l’inspirazione, espira l’aria emettendo il suono della lettera A, con un volume crescente:
Riprendi il fiato ed esegui l’esercizio al contrario, dall’intensità più alta alla più bassa
Inspira ed espira con la stessa quantità di fiato utilizzata nella fase precedente, sempre con la lettera A, però mantieni lo stesso volume:
Sempre nella fase di espirazione, pronuncia la lettera A, prima aumentando e poi diminuendo il volume (disegno dall'A piccola all'A grande, sali e scendi).
Ripeti l’esercizio con tutte vocali per un paio di minuti al giorno. Altro esercizio, per evitare di far risuonare la voce nella gola, è allenarsi ad usare il petto (inteso come cassa armonica). Come puoi fare? Immagina la voce come un flusso d’aria che parte dallo stomaco e sale verso l’alto. Quando espiri, prova a capire dove risuona la voce quando pronunci, ad esempio, la lettera A. Se la tua voce risuona in gola, prova a spostare la vibrazione più in basso e noterai una voce più calda e sicura. Per capirlo, poggia una mano all’altezza del petto e quando senti al tatto che aumenta la vibrazione, significa che ci sei riuscito. È inteso che la respirazione quando espiri è diaframmatica, cioè gonfi e sgonfi la pancia come un palloncino. Esegui l'esercizio per un paio di minuti al giorno con tutte le vocali. Noterai dei risultati quasi immediati. Io le prime volte sono rimasto allibito!
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Come sincronizzarsi col pubblico
Il bambino quando nasce entra in sincronia con la mamma. È un atto naturale per apprendere le competenze che gli servono per vivere e crescere. Tutti noi facciamo cosi anche da grandi, ci sincronizziamo con le persone che ci stanno vicine. Ci fa stare bene e fa parte dell’essere umano che ha bisogno di sentirsi accolto dagli altri. Però, come hai notato, ci sono delle persone con cui andiamo d’accordo e altre meno. Prova a pensare con chi, in questo momento, ti trovi a condividere piacevolmente le giornate e chi, invece, terresti lontano chilometri da te. Probabilmente ti renderai conto che con chi ti trovi bene, hai degli interessi in comune: atteggiamenti, abitudini, modi di fare. La gente che va d’accordo, di solito, ha sempre qualcosa in comune. Ad esempio due amici che condividono la stessa squadra di calcio, due amiche che frequentano la stessa piscina e via dicendo. Sono persone che da subito si trovano a proprio agio. Si tratta di un processo naturale, inconsapevole e spesso capita nel rapporto uno ad uno. Come recita il vecchio proverbio: "Chi si somiglia, si piglia". E cosi dovremmo fare in ogni tipo di comunicazione, prima avvicinarci al "mondo" di chi ci ascolta, trovare un terreno comune e poi esprimere la tua idea o messaggio. Nel caso di un oratore che deve incontrare e parlare a più persone, è importante capire cosa fare per sincronizzarsi e adattare il messaggio in base al pubblico che incontra. Ti ho visto! Forse stai pensando: «Devo raggirare le persone ed essere poco naturale?». Tutt'altro, si tratta di facilitare la socializzazione con l’arte della sincronia. Quando vai in Inghilterra, che cosa fai per comunicare con la gente del posto? Parli in inglese, quindi usi un codice in comune. Quando incontri un bambino, per parlare cosa fai? Ti abbassi o ti chini, raggiungi la sua stessa altezza e chiacchieri. Che cosa stai comunicando in quel momento? Stai facendo capire al bambino che sei vicino al suo modo di essere e lui sarà propenso ad ascoltarti. Se invece rimanessi in piedi e continuassi a parlare, è probabile che il bambino ti segua poco o si allontana con i suoi pensieri perché crederà che neanche gli stessi parlando. Molte persone si ostinano a rimanere della propria idea senza fare un o in avanti. Pensa a tutte le relazioni nella vita, in cui ognuno rimane fermo col suo
punto di vista senza cedere o ascoltare l’altro. È come se io dicessi ad un mio amico: «Sabato, vieni che andiamo a prendere una pizza sotto casa mia che è molto buona e gustosa» e lui mi rispondesse: «No, vieni tu vicino casa mia perché la pizza è molto buona e gustosa». Se rimanessimo ognuno della nostra idea, la discussione potrebbe andare avanti all’infinito. Che cosa dovrei fare invece per entrare in sincronia? Avvicinarmi al mio amico dicendo: «Ok mangiamo sotto casa tua». A fine serata gli dirò: «Che ne diresti se domani venissi a mangiare la pizza sotto casa mia?». È molto probabile che lui sarà più propenso ad accettare il mio invito. Ecco la sincronizzazione è un modo per favorire il dialogo e la conversazione con gli altri. Nessuna truffa o tecnica da tele-imbonitore o formatore da strapazzo! Piuttosto, devi allenare la tua flessibilità. Ti ricordo che ognuno di noi percepisce e decodifica il mondo esterno in modo soggettivo, attraverso i cinque sensi. Il tuo compito è creare una connessione con il pubblico e sintonizzarti con loro. Utilizza sempre un linguaggio multisensoriale come abbiamo visto in precedenza, analizzando il brano di Shakespeare. Parla in termini visivi con frasi come: «L’idea vi è chiara?». Con frasi auditive: «Vi suona bene l’idea?». O con frasi cinestesiche: «Avere afferrato il senso dell’idea». Se impari ad usare tutti e tre i sistemi di rappresentazione nel parlare, riuscirai a coinvolgere buona parte dei presenti. Avvicinati, per quanto possibile, a chi ti ascolta. Trova un terreno comune, delle frasi, dei pensieri che li faccia sentire vicino a te. Chi ti ascolta, sarà più interessato a quello che dici perché ti sentirà più familiare. Se vuoi sapere come puoi fare, chiediti:
Ho qualcosa in comune con il pubblico? Ci sono delle attività o degli hobby, vicine alle persone con cui dovrò parlare?
Trovare dei punti in comune, equivale a dire ai presenti: «Io sono come te e conosco queste nuove informazioni che ti aiuteranno a…». T'insegno una tecnica facile ma di efficacia straordinaria e inestimabile valore. Supponi che nel discorso tu abbia deciso di utilizzare la frase "Piazza principale" come riferimento generico, sarà più efficace informarti sul nome della piazza centrale
della città dove andrai a parlare e dire, per esempio: "Piazza Repubblica". Gli ascoltatori saranno più coinvolti perché sentiranno un nome familiare. È un concetto che ho riadattato dai miei studi ed esperienze di giornalismo, per selezionare le notizie. Se lavoro in una redazione locale del quotidiano di un piccolo paese del Veneto, è più importante per i lettori leggere notizie sul proprio consiglio comunale che una decisione dell’amministratore di uno stato dell’Asia, come il Bangladesh. Qualcuno, giustamente, potrebbe pensare che bisogna conoscere le persone che hai di fronte. È vero, altrimenti non avrei detto di analizzare in anticipo il pubblico (confronta 3S), ma in casi estremi potresti riuscire a rompere il ghiaccio e coinvolgere lo stesso, buona parte delle persone. Come? Un argomento che va bene su tutto, un po’ come il colore nero o il grigio che si abbina su tutto, è il meteo. Pensa a quante volte hai discusso con qualcuno e per mancanza di argomento, hai parlato delle condizioni meteorologiche. È banale ma efficace per entrare in sincronia con le persone. Supponi fosse una giornata di dicembre con la neve, potrai iniziare dicendo: «Mi rendo conto che fuori la neve stia riempendo le nostre strade». Così dimostro di comprendere il pensiero di tutti e poi: «E noi siamo al caldo e parliamo di…». Niente di complesso. Ho solo creato un collegamento con un punto in comune. Perché sto comunicando: "Lo so che fuori fa freddo, è una cosa che percepisco anch’io, abbiamo un punto in comune e insieme parleremo di….". È ovvio che se dici: «Comprendo la difficoltà all’ingresso, anch’io ho avuto lo stesso problema a parcheggiare il mio camion fuori», è una frase fuori luogo. Mi spieghi quante persone siano venute al corso o alla conferenza con un camion? Salvo che tu non stia parlando ad una platea di camionisti ed hai un camion, allora in quel caso sei riuscito ad entrare in sincronia. Anche il modo di vestire può aiutarti perché l’abito fa il monaco e richiama tutto il convento! Se ad esempio, mi dovessi trovare a fare una lezione con degli adolescenti e mi vestissi con giacca e cravatta, i ragazzi mi vedrebbero molto distante da loro e sarà più complesso per me entrare in sincronia. In questi casi sarebbe meglio andare con un jeans ed una camicia per avvicinarmi di più a loro. Se invece andassi in un’azienda, indosserei giacca e cravatta. Una precisazione a riguardo, se un insegnante molto giovane si vestisse come un teen-ager, i ragazzi si sentirebbero molto vicini, ma in alcuni casi la situazione potrebbe sfuggire di mano. Potrebbero sentirsi autorizzati a trattarlo come un loro "compagno" e sarà più difficile controllare l’aula. Non impossibile, ma più faticoso. Trova sempre un compromesso e vestiti come ti senti più a tuo agio.
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Come coinvolgere il pubblico
Hai già capito quanto sia utile iniziare il tuo intervento in pubblico con lo stato d’animo giusto o finirai per comunicare un pessimo messaggio. Com'è normale per te, può esserlo per il pubblico. Anche le persone devono essere ben disposte ad ascoltarti. Ecco perché può essere utile, coinvolgere e motivare le persone all’ascolto. Per farlo, sposta l’attenzione del pubblico su un argomento o un’immagine mentale vicina alle emozioni che vuoi suscitare. Focalizza il pensiero dei tuoi ascoltatori, su un evento o una situazione particolare e farai rivivere le stesse emozioni. Se ti dicessi ora di pensare ad un bel tramonto d’estate, la tua mente in automatico penserà a quello. Poco importa dove e quando sia successo, quello che conta è che la mente si sia spostata su quell’immagine e di conseguenza il tuo corpo ha agito come se stessi vivendo quell’istante, con le medesime emozioni. Se ti dicessi di pensare ad una giornata gelida di febbraio, le immagini e le sensazioni saranno diverse e suppongo meno gradevoli del tramonto estivo. In entrambi i casi, avrai un'immagine diversa nella tua mente e assocerai delle sensazioni diverse. Il segreto è nel formulare bene le domande. Evita di fare quella faccia preoccupata! Ti risparmio la fatica elencandoti le due strutture più usate dagli esperti oratori e che potrai coniugare in migliaia di modi:
Vi è mai capitato di ...? Quando avete ...?
Sono domande legate alle esperienze personali che suscitano emozioni. Supponi la seguente domanda: «Vi è mai capitato di essere entusiasti per un episodio importante della vostra vita?». In questo caso non è necessario che le persone rispondano: «Sì, mi è capitato», perché il cervello ha già risposto ed ha influenzato anche la fisiologia delle persone (come spiegato qualche riga fa) e la mente richiama le sensazioni legate a quell’esperienza.
È una tecnica utile a rafforzare quello che stai dicendo e dovrà essere sempre sostenuta da contenuti di vero valore. Perché puoi suscitare tutti gli stati d’animo possibili, ma se non hai alla base un buon contenuto ed una buona preparazione a o di quello che dici, il messaggio cadrà nel vuoto. Se invece sei preparato, porre le domande giuste, aiuterà a cambiare lo stato d’animo dei presenti e motivarli ad agire. Io potrei dire al fine del mio corso per superare la paura di parlare in pubblico, una frase di questo tipo: «Quanto tempo impiegherete per acquisire quello che abbiamo detto?». Ognuno risponderà ipotizzando una data, come potrebbe essere una settimana, un mese, un anno. Ha poca importanza quale sarà la risposta singola, l’importante è che le persone abbiano focalizzato in mente la possibilità di imparare quello che hanno ascoltato. Le domande sono uno strumento semplice e potente da usare con cura. Vien da sé che se il direttore di un'azienda invitasse, durante una conferenza, le persone a pensare ad una puzzolente discarica e poi dicesse: "I nostri profumi sono i migliori in commercio". La gente lo ascolterà sicuramente, ma non si farà una buona idea dei suoi prodotti. Per ciò, bada bene a suscitare delle immagini mentali congruenti con il messaggio. Le domande sono utili perfino per coinvolgere e scaricare la tensione tipica dell’inizio. È quello che tecnicamente nell’ambiente viene definito "Gettare la scimmia". Perché durante la tensione è come se avessi davvero una scimmia che ti stringe, quasi a volerti soffocare. Allora cosa puoi fare? Rivolgi una domanda ai presenti e "getti la scimmia". Porre una domanda specifica sposta l’attenzione sul gruppo e ti permette di prendere un respiro profondo prima di iniziare la presentazione. Ad esempio dici: «Chi di voi è di Milano?», il primo che risponde si prenderà la scimmia, cosi tu avrai modo e tempo di rilassarti e riprendere fiato. O meglio: «Che cosa ne pensate di Piazza Duomo a Milano?», «Che cosa vi ha portato ad occuparvi di questi argomenti? », «Come è andato il viaggio per raggiungere l’aula?». Se ci fai caso, ho utilizzato delle domande "aperte" che, generalmente, portano l’interlocutore ad avviare un dialogo ed evitare la semplice risposta chiusa come potrebbe essere: "si", "no", "non lo so" o "forse". Ovviamente, se dovesse capitare, non è un errore capitale. Il "Gettare la scimmia” è descritto da molti come trucco invincibile per scaricare la tensione, ma attenzione: funziona solo se hai la quasi certezza che il pubblico possa risponderti. È inutile raccontarci le favole! Perché se nessuno ti risponde, puoi aumentare lo stato ansioso. Pertanto, assicurati di avere un pubblico reattivo (portato ad interagire) o fai domande per la quale sei sicuro di poter ricevere
risposte. Io ho citato l’esempio: «Chi di voi è di Milano?», presupponendo che abbia organizzato un corso nel milanese ed avrò un'alta probabilità di risposta e interazione. Se utilizzassi la stessa frase nel Kuwait, potrei rimanere come un baccalà parlante e una scimmia in braccio. Puoi coinvolgere il pubblico anche con delle azioni condivise, in modo che possano entrare in sincronia fra di loro. Nella struttura per la quale ho svolto numerose ore di formazione, qualcuno mi ha preso simpaticamente in giro, con una frase che suona più o meno così: "Giuseppe li fa alzare!". Perché ho l’abitudine di far alzare, quando possibile, i presenti dalla sedia appena arriva il mio turno in aula. In particolare è utile quando sei il secondo o il terzo della giornata e prima di te ci sono stati altri che hanno parlato. Quindi, chiedi ai presenti di alzarsi in piedi per sgranchirsi un attimo. Che cosa ottieni così facendo? In primo luogo è come se mettessi un punto e andassi a capo, invece di lasciare la mente delle persone nello stesso punto in cui si trovavano. Come nel corso delle puntate di Striscia la notizia, la popolare trasmissione satirica di Antonio Ricci, dove il ballo delle veline, segna il aggio tra un argomento e l’altro. Purtroppo non ho con me le veline o i velini che aiuterebbero molto a catturare l’attenzione, quindi mi arrangio chiedendo per favore alle persone di alzarsi. Cosi spezzo con l’intervento precedente e comunico: «Stiamo cambiando argomento». Altro vantaggio da non sottovalutare, è che tutte le persone stanno compiendo un’azione simultanea, che li rende vicini. Non si tratta proprio di un terreno comune, ma di un’azione comune che ha comunque il suo effetto nel facilitare la conversazione e l’interazione. Magari starai pensando che per te non sarà semplice fare alzare le persone, allora stai tranquillo perché puoi far compiere altre azioni. Puoi, ad esempio, farli scrivere un commento su un foglio di carta riguardo ad una parola importante della giornata oppure farli scarabocchiare. Giuro che non sono impazzito! O forse si? Comunque potrai esordire così: «Oggi parliamo di paura, provate a rappresentare la parola con uno scarabocchio». Fai trascorrere qualche secondo e poi chiedi di scambiarsi il foglio con la persona accanto. Un po' di risate saranno assicurate e il clima sarà più disteso. E se dovessero porti delle domande scomode? Te ne parlo tra poco.
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Come gestire i rompipace
Nonostante il tuo buon impegno a valutare il pubblico ed entrare in sincronia, può capitare di trovarsi davanti a persone difficili che non siano ben disposti nei tuoi confronti oppure pongono delle domande fastidiose. Io li definisco i rompipace e credo non ci sia bisogno di spiegarti il perché di questo soprannome (Insomma, rompono le armonie con i loro solfeggi negli organi riproduttivi...). Le obiezioni e gli atteggiamenti dei rompipace, sono le più temute. Io ero terrorizzato al pensiero di dover gestire le domande contrariate del pubblico. Poi ho capito che le obiezioni sono l’occasione migliore per rafforzare quello che stai dicendo, può diventare un’esperienza gratificante e capirai per quale motivo. Innanzitutto ti dirò come comportarti in generale e poi elencherò le diverse tipologie di rompipace e come metterli a tappeto come un pugile! Prima di andare avanti: non sono tutti dei rompipace! Un po' di buon senso, perché potrebbero esserci delle naturali domande suscitate da curiosità o da dubbi, per la quale avrai piacere di spiegare meglio. E se non conosci la risposta, è più accettabile da parte tua dire: "non lo so". Perché non è scritto da nessuna parte che devi sapere tutto. È un errore che io ho compiuto agli inizi, perché credevo di dover avere sempre una risposta. Oggi ammetto tranquillamente di non conoscere qualcosa o perlomeno non ho la pretesa di sapere tutto ciò che è stato scritto nel mondo sull’argomento trattato. Rilassati perché puoi non sapere qualcosa davanti al pubblico. Supponi ti dovessi trovare a presentare o parlare di qualcosa insieme a dei colleghi di lavoro o altri professionisti. La risposta potrebbe essere questa: «Grazie per la domanda, al momento non ho informazioni precise. Mi informo e ti farò sapere entro settimana prossima». Nel caso fosse un pubblico che vedrai solo una volta o raramente, potrai chiedere i contatti e rispondere in seguito. La stessa cosa può capitare con chi ti pone delle domande fuori argomento. In quel caso puoi rispondere così: «La domanda richiede una spiegazione approfondita e va un po’ oltre l’argomento che stiamo affrontando. Se aspetta, ne possiamo parlare dopo la presentazione». Perché se una risposta richiede una notevole quantità di tempo, perdi l’attenzione degli altri e monopolizzi tutto su una persona, con il risultato che gli altri si sentirebbero esclusi e quindi
perderesti la concentrazione delle altre persone presenti. In ogni caso, ti conviene spiegare subito quando potranno fare delle domande (alla fine, a metà ecc.). Oppure puoi anche dire che sarai tu stesso a chiederlo ogni tanto. L'importante è avere il controllo ed evitare che le domande intralcino il tema principale. Mantieni le redini, sempre. Una buona regola, quando ti stai preparando, è ipotizzare (come abbiamo visto nella 3S) le domande per le quali il pubblico vorrebbe ricevere risposta e i dubbi che potrebbero avere nella loro mente. Se conosci o ipotizzi le domande, sei già pronto a buona parte delle obiezioni che potrebbero nascere durante il tuo discorso. Presta sempre attenzione a quello che ti viene chiesto e raddoppia l’ascolto! Lascia parlare il tuo interlocutore, anche nel caso in cui le domande possano sembrarti uguali ad altre già sentite in ato. Ricorda che potrà essere sempre un nuovo punto di vista. Anzi, il cuore dell’obiezione è spesso nelle ultime parole della domanda, quindi ti conviene ascoltare sino alla fine e poi rispondere. Fatte le premesse generali che ti potranno essere utili in qualsiasi circostanza, adesso ti spiego quali sono, le quattro tipologie di rompipace che potresti incontrare durante i tuoi discorsi pubblici e come dovrai comportarti. Ecco l'elenco da tenere in considerazione quando parli in pubblico:
Saggio sofferente Battutista seriale Chiacchierone Rompitore scelto
1. Saggio sofferente. Il saggio sofferente può infastidirti perché agisce soprattutto col linguaggio del corpo negativo. Le caratteristiche tipiche sono lo scarso contatto oculare, le spalle in giù e nel peggiore dei casi, potrebbe sbuffare o sbadigliare. I motivi del suo atteggiamento potrebbero essere dovuti ad una semplice presa di posizione perché presume di conoscere già tutto, crede che l’argomento possa essere noioso o irrilevante per la sua vita.
Soffre nel trovarsi nella condizione di colui che ascolta.
Come puoi comportarti? Innanzitutto cerca di ignorare la sua sofferenza e pensa a come puoi coinvolgerlo. Dimostrati ai suoi occhi in modo diverso, cita qualche esempio che lo riguarda e che possa riportargli il sorriso. Con l’esperienza ho capito che dietro questa tipologia, si nascondono delle brave persone che richiedono un po’ di attenzione in più rispetto agli altri. Se invece dovessi conoscere prima il tuo pubblico, ti consiglio di annientare buona parte dei saggi sofferenti con un buon decollo. Per farti capire meglio, ti faccio un esempio. Se io dovessi trovarmi davanti ad un pubblico composto da manager con venti anni di esperienza alle spalle (magari costretti dall’azienda) a seguire un mio corso, secondo te sono sempre ben disposti ad ascoltare i miei insegnamenti? È difficile che tutti siano pronti ad accogliermi con entusiasmo. Il mio compito sarà di coinvolgerli e, se possibile, anticiparli. In che modo? Se rifletti, alcuni di loro potrebbero pensare nella loro mente: «Che rottura e poi? Che cosa vuole questo da noi? Insegnarci come gestire la mia azienda?». Per cui, nella parte iniziale del discorso, anticipo il loro pensiero: «Buongiorno sono Giuseppe Franco ed oggi vi parlerò di come comunicare con i vostri collaboratori. So benissimo che molti di voi hanno diversi anni d'esperienza (anticipo la loro obiezione: vuoi insegnarci come si lavora in azienda? Dopo tutti i miei anni d’esperienza? Non ho tempo da perdere su questo…). Non parlerò di come gestire la vostra azienda che conoscete sicuramente meglio di me… quello che vi dirò, riguarda gli aspetti comunicativi e di relazione, principale argomento dei miei studi e delle mie esperienze ecc.». Ho anticipato l'obiezione e valorizzato la loro esperienza.
2. Il battutista seriale. Mettiamo subito le cose in chiaro, l’ironia è una delle mie caratteristiche fondamentali per cui nulla da dire a chi ne fa uso al momento giusto. Altra cosa invece è utilizzare delle battute per catturare l’attenzione e disturbare gli altri. Il battutista seriale è molto loquace, si ciba di commenti e domande da intrattenitore e distrae l’oratore. Alcune volte, una battuta potrebbe divertire ma quando invece è continua e ripetitiva
destabilizza la tranquillità del pubblico e ti fa perdere la concentrazione.
Come puoi comportarti? Lascia che pronunci la battuta di troppo e taglia corto con i commenti che seguono. Come a voler dire «Grazie per la battuta, ma andiamo avanti». Ricorda che a volte la battuta può essere d’aiuto per mantenere una buona atmosfera, evita quindi di essere troppo serioso altrimenti il battutista seriale potrebbe raddoppiare la dose (e poi diventa uno spettacolo di cabaret). Quindi, sorridi anche tu e riporta l’attenzione sull’argomento principale. Se dovesse continuare, puoi anticiparlo ogni volta che completi un concetto, girandoti verso di lui: «Ha qualche commento o posso andare avanti?». La frase porterà l’attenzione del pubblico su di lui e nello stesso tempo dovrebbe (nella maggior parte dei casi) risponderti: «No, possiamo andare avanti» oppure «Ci penso, ma possiamo andare avanti».
3. Il chiacchierone Può capitare di trovarsi in un’aula in cui due o più persone potrebbero distrarti perché chiacchierano continuamente. Un po’ come abbiamo fatto tutti durante gli anni della scuola. Io sono stato richiamato spesso dai miei insegnanti ed ora, nelle vesti di formatore, mi rendo conto quanto sia stato fastidioso. L’atteggiamento distrae perché suscita nella tua mente dei pensieri fuorvianti: «Ma cosa sta succedendo?», «Forse ho detto qualcosa poco chiara», «L’ultima frase non è piaciuta» e via dicendo. Una serie di pensieri che potrebbero distrarti e farti perdere la concentrazione.
Come puoi comportarti? Evita l’atteggiamento di un professore a scuola: «Ehi voi due, vi mando dal preside!». Se poi sei un insegnante, fai come preferisci. Altrimenti la soluzione più immediata è prolungare lo sguardo nei confronti della coppia che sta chiacchierando. Nel senso, mentre stai parlando o spiegando un concetto, soffermi lo sguardo verso di loro, in modo che capiscano: mi state distraendo e
preferirei che voi rimaneste in silenzio. Qualora non dovessero smettere, potrai aggiungere un ulteriore stratagemma, ovvero fare una pausa con la voce oltre che soffermare lo sguardo. Come hai potuto capire, la pausa è un mezzo potente e in questo caso, sposteresti l’attenzione del pubblico sulla coppia che sta parlando. Nella maggior parte dei casi, dovrebbe essere efficace. Se proprio non riesci in questa maniera a farli tacere. Puoi intervenire dicendo: «Avete qualcosa che possiamo condividere anche con gli altri?». Molto probabilmente ti risponderanno: «No no, niente, una semplice cosa tra di noi» e smetteranno di parlare e ti chiederanno anche scusa. Se poi, ti trovi davanti a dei chiacchieroni che non smettono assolutamente di parlare, allora dovrai dire: «Cortesemente potreste evitare di parlare tra di voi perché non riusciamo ad andare avanti, le voci si sovrappongono ecc.». Come puoi notare nessuna frase speciale o altro, una semplice comunicazione tra persone adulte e civili in cui si spera che tutto si possa acquietare in pochi minuti.
4. Il rompitore scelto. È il mio preferito (si far per dire), approfitta di ogni occasione pubblica per criticare o mostrare la propria esperienza. Se ti capita di parlare ad eventi aperti a tutti, lui è sempre in agguato. Se poi, ci sono due nello stesso luogo, potrai notare anche una sorta di competizione tra chi è più rompitore. Alcune volte intervengono in modo ostile e anche cinico nei tuoi confronti e questo potrebbe scoraggiarti. Ma potrei dirti che spesso, dietro un rompitore scelto, potrebbe esserci una persona molto interessata a quello che stai dicendo ed ha solo un modo “strambo” di fartelo notare.
Come puoi comportarti? Evita di rispondere con lo stesso tono e di imporre subito la tua idea perché mantieni alta la tensione. Prima entra in sincronia, perché se rimani fermo sulla tua posizione e non fai un o avanti, non otterrai nulla e sarai poco razionale. La via più giusta è accogliere la domanda del rompitore e rispedire il messaggio al mittente stemperando la tensione. Per ciò, resisti alla tentazione di vincere la discussione o di avere ragione. Fornisci invece delle prove equilibrate della tua idea e sostieni il tuo punto di vista senza contraddire. Immagina che il rompitore abbia detto: "Secondo me il discorso non ha un senso perché va fuori da ogni
logica ecc.", magari accompagnato da un "simpatico" aggettivo come incompetente, incapace ecc. Anche se ho un po' esagerato, mi riferisco ad attacchi verbali che ti porterebbero a reagire con una frase di questo tipo: «Ma cosa sta dicendo? Io sono preparato e conosco ecc. ». Ti assicuro che non andrai da nessuna parte e rovinerai anche la tranquillità degli altri presenti in aula (oltre che farti un trapianto del fegato…). Devi prima "sincronizzarti" con il rompitore e poi spiegare le tue ragioni. In pratica, puoi rispondere così: «Se ho capito bene, mi sta dicendo che il mio discorso non ha senso perché va fuori da ogni logica». Se leggi la frase, ho solo ripetuto quello che mi è stato detto. La risposta con molta probabilità sarà: «Si». E questo, dal punto di vista mentale è come se foste nuovamente d’accordo. E la tensione si abbassa notevolmente. Poi fai una domanda più specifica: «Può dirmi di più riguardo alla sua preoccupazione?». Il rompitore si sente ascoltato, depone le armi ed è più propenso ad ammorbidire il tono nei tuoi confronti. Da quel momento, ti darà maggiori informazioni per ottenere una risposta più pertinente. Dopo la sua risposta, dirai: «Comprendo, anch'io ho pensato la stessa cosa e credo sia sensato quello che dice perché mi sono trovato nella stessa condizione ed è per questo che (e spieghi il tuo punto di vista)». Entri in sincronia con il tuo interlocutore, prima porgi la mano verso di lui (non ho detto picchiarlo!) e poi lo avvicini a te con una spiegazione logica. Riassumendo, cosa ho fatto:
Fase A. Lui mi ha detto che non è d’accordo. Fase B. Io ho ripetuto la sua frase ed ho dimostrato di averlo compreso (comprendere, non significa che hai dato ragione). Fase C. Ho posto una domanda specifica (Dimostrando interesse ed ascolto). Fase D. Ho nuovamente compreso ed ho aggiunto il mio punto di vista.
Mentre parli con lui, tieni sempre d’occhio il pubblico, perché il rompitore potrebbe suscitare risate o scompiglio. Il presidente americano Barack Obama, durante la sua campagna elettorale, ha gestito molto bene uno dei tanti rompitori scelti. Che tu possa essere d’accordo o meno con la sua politica, in questo momento ci occupiamo solo della sua indiscutibile abilità nel comunicare in
pubblico. Quando si è accorto che l’intera platea mormorava per la domanda posta dal rompitore di turno, si è rivolto al pubblico dicendo grosso modo così: «Voglio che tutti siano rispettosi delle idee altrui ed è per questo che stiamo facendo una riunione cittadina. Questa è democrazia. Ha posto una domanda legittima e quindi voglio dare una risposta». Il presidente è riuscito a gestire l’obiezione del rompitore, ha mantenuto l’attenzione del pubblico ed ha approfittato dell’obiezione per rafforzare il suo messaggio politico (Questa è democrazia). Stai comunque tranquillo perché, sia io che te, avremo dei rompitori meno fastidiosi, rispetto a quelli che potrebbe incontrare il numero uno della Casa Bianca.
Riepilogando, le quattro tipologie di rompipace© sono:
Saggio sofferente Battutista seriale Chiacchierone Rompitore scelto
Con tutte le indicazioni che ti ho dato, riuscirai a gestire qualsiasi pubblico. Basta considerare le persone come adulti (e non bambini capricciosi) e la situazione si ristabilirà in poco tempo. E ricordati che il pubblico ha la responsabilità di ascoltare con rispetto ed educazione. Non sono tenuti a concordare con voi, ma sono tenuti ad ascoltare.
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4S - Che cosa hai imparato?
Quello che le parole non dicono Come sprigionare il potere della voce Come sincronizzarsi col pubblico Il terreno comune che fa la differenza Come gestire i rompipace
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Conclusione
Leggere questo libro sino alla fine è stato uno dei più grandi investimenti che tu possa aver fatto. Se credi che questa sia un'affermazione arrogante, hai tutto il diritto per crederlo. Purtroppo è anche vero che superare la paura di parlare in pubblico costituisce un valore aggiunto nella tua vita. Quindi, metti subito in pratica quello che hai letto e costruisci le tue sicurezze con il Metodo 4S© che ti riassumo:
1S. Semplifica. Le motivazioni che generano ansia quando affronti la platea. Le differenze tra paura razionale e immaginaria. Come preparare la mente e debellare il virus della perfezione.
2S. Supera. Gli strumenti per vincere la paura. La visualizzazione razionale e come stravolgere le convinzioni dannose. Le tecniche per rilassarti e respirare bene.
3S. Seleziona. L’importanza della scelta dell’obiettivo per il tuo discorso. Le strategie per valutare il pubblico. La selezione dell’argomento più idoneo. Come organizzare, leggere e memorizzare un discorso pubblico.
4S. Seduci. Come conquistare il tuo pubblico superando il limite delle parole. Come puoi influenzare lo stato d’animo di chi ti ascolta, come emozionare e coinvolgere dall’inizio alla fine con sicurezza e tranquillità. Come gestire i rompipace.
La flessibilità del metodo, come ti avevo anticipato ad inizio volume, ti consente di fare "zapping" da una S all’altra, in base alle necessità del momento. Assicurati che ci sia sempre un equilibrio tra le 4S ed intervieni nelle aree di debolezza. Se noti ad esempio di dover potenziare la voce, andrai nella S di "Seduci" oppure credi tu debba intervenire sul tuo stato d’animo, allora ti sposterai nella S di "Supera". E ricorda che il semplice fatto di avere timore, non significa che devi evitare di parlare in pubblico. Perché cosi, stai assecondando la paura. Dale Carnegie, uno dei primi ad insegnare come si parla in pubblico nei primi anni del novecento, diceva: «Il miglior modo per parlare in pubblico è parlare in pubblico». Forse banale ma è la verità. Più parlerai, meno ansioso ti sentirai. Approfitta di qualsiasi occasione per praticare ed acquisire esperienza. Anche dei brevi discorsi sono utili a rafforzare le tue capacità e farti superare ogni timore. Se non ti capita per professione, inizia da piccoli eventi o incontri quotidiani del tuo paese o città. Ricerca associazioni e gruppi di lavoro. Partecipa durante le presentazioni di progetti, inizia da quelli più piccoli e sforzati a superare il naturale blocco iniziale. Tieni presente che non ci sarà nulla di sbagliato nel commettere errori, soprattutto se si tratterà della prima volta. Se applichi solo il 20 % di quello che hai imparato col Metodo 4S©, otterrai comunque dei risultati soddisfacenti. Immagina cosa possa significare ritornare a casa emozionato per aver concluso un discorso in cui molti hanno accolto ed apprezzato le tue idee. Oggi hai tutti gli strumenti, sei solo tu a scegliere. E quando credi di aver fatto del tuo meglio, alza l’asticella! I record possono essere abbattuti, ogni giorno ne viene infranto uno. Ed oggi tocca a te.
Giuseppe Franco
Continua a leggere fino in fondo e troverai l'appendice ed un bonus regalo per te...
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Ringraziamenti
Questo libro non è nato nel momento in cui l'ho scritto, ma più di venti anni fa quando per la prima volta ho parlato in pubblico con tanta paura ed un microfono. Per questo sono ben lieto di ringraziare Radio RTR che è l'emittente con cui ho mosso i primi i ed a Giorgio che ha avuto fiducia nonostante la mia timidezza.
Tra i diversi testi di sviluppo personale e professionale che mi hanno formato, un autore su tutti è sicuramente Dale Carnegie che con i suoi libri mi ha aperto la mente a nuovi risultati che mai avrei sperato.
Il mio professore Sebastiano Bruno che durante l'università mi ha permesso di scrivere una tesi sul linguaggio, l'ascolto e la comunicazione al microfono che ho tanto adorato.
Grazie a chi mi ha ato nella stesura di questo volume e si è sorbito le mie idee impazzite. Invece di perdere la pazienza, mi ha invitato a continuare.
E perché no, anche alla mia professoressa che mentre arrossivo in classe come un semaforo mi ripeteva: "Franco, non sei neanche capace a spiccicare due parole".
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Appendice
Ecco un elenco di termini e frasi multi-sensoriali. Può esserti utile per capire le differenze e aumentare l'efficacia del tuo messaggio in pubblico. Fanne un uso consapevole senza esagerare o sembrare un pappagallo.
Parole visive Analizzare, apparire, brillante, chiarezza, cieco, cospicuo, distinguere, focalizzare, immaginare, luce, mostrare, nascondere, oscuro, prevedere, prospettiva, ritratto, scrutare, sguardo, svista, vedere, veduta, vivido.
Frasi visive "Vedo il problema", "La situazione è un po' fumosa", "È poco chiaro quello che dici", "Senza ombra di dubbio", "Ti immagini se succedesse?", "Luce dei miei occhi", "Non abbiamo prospettive".
Parole uditive Annunciare, armonizzare, chiacchierone, conversare, descrivere nel dettaglio, dire, discorsi noiosi, discutere, domandare, gridare, inaudito, mugolare, pettegolezzo, riferire, rimbombo, rumoroso, sentire, silenzio, sincronia, zittire.
Frasi uditive "Dimmi", "Mi hanno dato ascolto", "Non mi è piaciuto il suo tono di voce", "Questo ti dice qualcosa?", "Non riesco mai a zittirlo!", "Fammi dire", "Per cosi dire…".
Parole cinestesiche Afferrare, appiglio, caloroso, disordinato, emotivo, esplorare, forzare, impressionante, indeciso, insopportabile, pressione, raggelare, rimescolare, rompere, sensibile, sottomano, spremere, superficiale, tensione, toccare, tuffarsi, urtare.
Frasi cinestesiche "Non ti seguo", "Mi sento sottosopra", "Non riesco a stare sotto pressione", "Mi sentivo calmo e deciso sul da farsi", "Devi riprenderti", "Teniamoci in contatto", "Resisti!".
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Opere citate
Abraham Maslow, R. F. (1987). Motivation and Personality. Harlow, Essex: Pearson.
Albert Mehrabian, M. W. (1967). Decoding Of Inconsistent Communications. Journal of personality and Social Psychology, 109-114.
Argyle, M. (1993). Il corpo e il suo linguaggio. Studio sulla comunicazione non verbale. Bologna: Zanichelli.
Avildsen, J. G. (Director). (1989). The Karate Kid, Part III [Motion Picture].
Buzan, T. (2002-2012). Mappe Mentali. Urgnano (BG): NLP Italy.
Carnegie, D. (1990). Public Speaking for Success. New York: Tarcher/Penguin.
Gallwey, W. T. (1997). The Inner Game of Tennis: The Classic Guide to the Mental Side of Peak Performance. New York: Random House Trade Paperbacks.
Giacobbe, G. C. (2014). La Paura è una Sega Mentale. Segrate: Mondadori.
Kross, E., Bruehlman-Senecal, E., Park, J., Burson, A., Dougherty, A., Shablack, H., et al. (Vol 106(2), Feb 2014). Self-talk as a regulatory mechanism: How you do it matters. Journal of Personality and Social Psychology, 304-324.
Seligman, M. (2013). Imparare l'Ottimismo. Come cambiare la vita cambiando il pensiero. Firenze: Giunti.
Shakespeare, W. (1594-1596). The Most Excellent and Lamentable Tragedy of Romeo and Juliet. Stratford.
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Altri libri della collana I Facili da Leggere di Giuseppe Franco
Come ritrovare la voglia di studiare. Motivazione e metodo di studio. Stai cercando la motivazione per studiare? Hai difficoltà di memoria? Fai fatica a concentrarti? Vuoi trovare il tuo metodo di studio efficace in poco tempo?
Paura del giudizio: KO in 3 round. Com'è possibile superare la paura del giudizio degli altri? Immagina se potessi allontanare le quotidiane situazioni di disagio e raggiungere la tua libertà personale. Quali vantaggi avrai? Come cambierebbe la tua vita? La tua autostima quanto migliorerebbe?
Migliorare L'autostima. 12 esercizi pratici. Stai attraversando un momento in cui sei giù d'umore? Stai vivendo le conseguenze di un episodio di vita che ha tarpato le ali del tuo entusiasmo? Hai perso la fiducia e vuoi scoprire delle facili tecniche per aumentare l'autostima?
L'Amore rende uguali. 69+1 Appunti di viaggio tra seduzione, sentimento e ione. Questo libro ti offre facili spunti per scoprire l'affascinante mondo della comunicazione nella coppia, tra sentimento e ione, in ogni momento della vita. Dalla fine alla nascita di un amore, dall'attrazione alla seduzione, dalla paura di innamorarsi alla piacevole armonia di vivere i sentimenti fino in fondo.
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