Sweet Dreams 47483v

Antonino Fazio

Sweet dreams

RACCONTO LUNGO

ISBN 9788825406078 © 2018 Antonino Fazio Edizione ebook © 2018 Delos Digital srl Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano Versione: 1.0

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Indice

Il libro

L'autore

Sweet dreams

Citazione

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

In questa collana

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Il libro

Un uomo dall'onestà adamantina incontra una bellissima ladra di segreti industriali. Il risultato è un'autentica miscela esplosiva che creerà una situazione dagli sviluppi imprevedibili.

Giancarlo è un uomo fascinoso e tutto d'un pezzo, che però ha un debole per le donne. Ha sempre pensato di avere tutto sotto controllo finché non incontra Esther, una donna dal fascino irresistibile che gli propone un incontro sessuale in cambio di alcune rivelazioni sui sistemi di protezione utilizzati dall'azienda presso cui lavora come responsabile per la sicurezza. Così, Giancarlo si trova alle prese con un dilemma di non facile soluzione: come potrà evitare di tradire la sua azienda, se non sa rinunciare al sogno proibito che Esther rappresenta per lui fin dalla prima volta in cui l'ha vista?

L'autore

Antonino Fazio è autore di molti articoli e racconti apparsi su varie collane, riviste e antologie, oltre che curatore (insieme a Riccardo Valla) di una raccolta di saggi critici sullo scrittore noir Cornell Woolrich (L'incubo ha mille occhi, Elara, 2010). Ha anche pubblicato un'antologia personale (CyClone, Perseo Libri, 2005), alcuni romanzi (tra cui Il cimitero degli impiccati, Libromania, 2014, e Più oscuro della notte, Delos Digital, 2015), un manuale di scrittura (Tecnica e stile, Delos Digital, 2015) e uno studio sulla relazione (Di cosa parliamo quando parliamo d'amore?, Tempesta Editore, 2017).

Dallo stesso autore

Antonino Fazio, Alain Voudì, Giorno Zero The Tube ISBN: 9788867751020 Antonino Fazio, Alain Voudì, Il bacio della morte The Tube ISBN: 9788867751327 Antonino Fazio, Survive The Tube Exposed ISBN: 9788867752461 Antonino Fazio, Ripiegamento tattico Classici della Fantascienza Italiana ISBN: 9788867753352 Antonino Fazio, Zona infestata Robotica.it ISBN: 9788867754083 Antonino Fazio, Spectrum 3 The Tube Nomads ISBN: 9788867754229 Antonino Fazio, Babelion Chew-9 ISBN: 9788867754304 Antonino Fazio, Terrore a Whitechapel History Crime ISBN: 9788867755066 Antonino Fazio, Il richiamo del sangue The Tube ISBN: 9788867755578 Antonino Fazio, Il volto nudo Delos Crime ISBN: 9788867755929 Antonino Fazio, Diego Matteucci, La battaglia del Centro The Tube ISBN: 9788867757886 Antonino Fazio, Tecnica e stile Scuola di scrittura Scrivere narrativa ISBN: 9788867758159 Antonino Fazio, Più oscuro della notte Odissea Digital ISBN: 9788867759880

Sweet dreams are made of this Who am I to disagree? I travel the world and the seven seas Everybody's looking for something Some of them want to use you Some of them want to get used by you. Sweet Dreams, Eurythmics, 1983

1

Giancarlo Altobelli si infilò la camicia e, prima di chiuderne i bottoni, osservò la sua immagine riflessa dallo specchio a figura intera dell'armadio. La sagoma che vedeva era alta e snella, con le spalle larghe e la vita sottile. Il torace muscoloso era moderatamente villoso, perché non amava depilarsi. In fondo discendiamo dalle scimmie, pensò divertito. Ma è una fortuna che le donne siano quasi del tutto glabre. Ridacchiava ancora quando si annodò la cravatta. Poi infilò la giacca, controllò di avere le chiavi in tasca e uscì. Erano le 7.45 ed era in perfetto orario. Faceva in tempo a are dal solito bar sull'angolo, prima di andare a prendere la metropolitana. Uscì in strada e si avviò verso la caffetteria. La giornata era nitida e luminosa, come se qualcuno avesse appena spazzato l'aria. – Il solito? – domandò il barista, un uomo piccolo con capelli scuri e lisci, appiccicati alla fronte alta alla maniera di Napoleone. – Sì, Maurizio, grazie. Cappuccio e croissant. Stamattina prendo quello al cioccolato. – Ottima scelta, se non hai paura di ingrassare – approvò l'altro, con una punta di invidia nella voce. – Be', guarda che ci sto attento – si schermì Giancarlo. – Sì, lo vedo – rise il barista, con aria divertita. Una signora bruna, non più giovanissima ma molto attraente, guardava nella loro direzione con aperto interesse. Giancarlo intuì che sarebbe stato facilissimo attaccare bottone, ma non aveva tempo. Perciò fece finta di non essersi accorto di nulla, anche se gli spiaceva che la signora pensasse che lui la stesse snobbando.

Quando andò a pagare, la ragazza alla cassa gli regalò uno dei suoi incantevoli sorrisi. Era una donna minuta dai capelli rossi, e con due occhi capaci di lanciare sguardi così intensi da mandarti nel pallone. – Pago cappuccio e brioche, Marisa. Lei batté lo scontrino e glielo porse. In quell'istante le scappò uno di quegli sguardi e lui ebbe una specie di capogiro. Voleva dirle di non guardarlo così, ma sarebbe stato come farle la corte e lui questo voleva evitarlo. Non per lei, ovviamente, ma per Maurizio. I due erano sposati e, per quanto ne potesse sapere, erano anche piuttosto ben assortiti. Dentro di sé, lui li chiamava gli M&M's. Un attimo prima di uscire si voltò verso il bancone per dare un'occhiata alla bella signora. La donna parve sentire il peso dello sguardo e girò la testa di lato. Si fissarono per un attimo, con reciproco compiacimento. Poi lui uscì, con un mezzo sorriso che gli aleggiava sull'angolo della bocca, come se un bacio di lei gli si fosse posato, leggero, sulle labbra.

Nel vagone della metropolitana rimase in piedi, occhieggiando un paio di ragazze in minigonna che se ne stavano sedute a chiacchierare dei fatti loro. Si era infilato un paio di occhiali scuri, perciò non si poteva vedere dove fosse diretto il suo sguardo. Diversamente, qualcuno avrebbe potuto pensare che fosse un maniaco del sesso, mentre in realtà lui preferiva semplicemente guardare una donna, piuttosto che un'altra cosa. Pochi minuti dopo scese dal vagone e si inserì nel flusso di eggeri che sciamavano verso l'uscita. Tuttavia, prima di arrivare alla scala mobile, ne sgusciò fuori e si diresse verso la rampa, risalendo i gradini senza quasi sforzare le gambe muscolose. Ancora un momento e fu all'aperto. Guardò il suo Maserati da polso e vide che erano le 8.15. L'edifico in cui aveva sede la Bargutti, un grattacielo di trenta piani, era poco distante dalla stazione della metro, perciò ci sarebbe arrivato prima delle 8.30, che era il momento in cui prendeva servizio. Attraversò l'atrio del grattacielo con o deciso, e si infilò con un guizzo felino in uno degli ascensori, proprio mentre la porta della cabina stava per chiudersi. Dentro c'era una ragazza dai capelli castani, con una nuance particolare che non

aveva mai visto. Gli ricordò i colori di un bosco in autunno, quando la luce assumeva delle tonalità calde e tranquille, ma al tempo stesso stimolanti. – Lei dove va? – chiese. – Io al nono. E lei? La voce della ragazza aveva una vibrazione che gli si trasmise al diaframma., lo attraversò e risalì come un brivido lungo la spina dorsale. Per un attimo restò senza fiato. – Anch'io – disse poi. – Bene – commentò lei in tono quieto. Indossava un tailleur blu, con gonna alle ginocchia e camicetta bianca sotto il giacchino. Il tessuto della camicetta era sottile, e lasciava intravedere la punta dei capezzoli. La fanciulla non porta il reggiseno, considerò lui. Interessante. Arrivati al nono piano scesero entrambi. La ragazza si diresse verso una porta che aveva una targa con il nome e il logo della Bargutti. Giancarlo sorrise tra sé. Quando si dice la combinazione, pensò. Le andò dietro, ammirando la linea elegante della sua figura armoniosa. Lei parve non fare caso alla sua presenza. Forse dava per scontato che gli uomini le si accodassero. Una volta dentro, la donna si avviò verso il front office. Giancarlo proseguì a malincuore fino al suo ufficio. Controllò subito la posta, e poi decise di andarsi a prendere un caffè. Arrivò in fondo al corridoio dove si trovava la macchina erogatrice, e bevve il caffè, che era piuttosto buono. Si era occupato lui stesso della questione, con la scusa che alcuni aspetti riguardavano la sicurezza, e aveva fatto in modo che le cialde fossero di qualità superiore. Finito di bere, buttò il bicchierino vuoto nel contenitore apposito e ne prese un altro, che si portò dietro fino al piccolo ufficio della receptionist. Entrò senza bussare e fece un bel sorriso alla ragazza bionda che sedeva dietro lo sportello. – Ciao, Lorna. Ti ho portato un caffè, macchiato ma senza zucchero. Lo prendi così, giusto? La bionda gli lanciò uno sguardo sorpreso.

– Ma che gentile. Sì, è così che mi piace. Allungò la mano per prendere il bicchierino e sorseggiò il caffè con gusto evidente. – Coraggio, dimmi che cosa vuoi. – Sono così trasparente? – Come tutti gli uomini. Allora? – Quella castana che è entrata insieme a me… – Che vuoi sapere? – Tutto quello che sei in grado di dirmi. Lorna sospirò. – Naturalmente. Be', ti posso solo dire che è una potenziale cliente, e anche molto importante. Se i ragazzi del back office lavorano al meglio, ci scappa una commessa da capogiro. Pare che le servano dei sistemi operativi molto complessi, che solo ditte al top come la nostra sono in grado di mettere a punto. – Nient'altro? – domandò Giancarlo. Lorna si guardò le unghie con affettazione, come per controllare che lo smalto viola fosse stato steso in modo impeccabile. – Be', forse ti potrei dire come si chiama. – E allora che aspetti? – Calma, grand'uomo. Tu cosa mi dai in cambio? – Che ne dici di un bacio? – Dico che ti sopravvaluti. Okay, ti darò l'informazione gratis. Vuol dire che mi devi un favore. – Intesi, ma non dire che è gratis.

– Non farmi cambiare idea. – Va bene, non ti scaldare. – Giancarlo sollevò le palme, in un gesto a metà strada tra la resa e l'esortazione. – Dimmi. La ragazza lo fissò da sotto in su. – La pupa si chiama Esther Randazzo. Soddisfatto? Lui si chinò a depositarle un bacio sulla fronte. – Certo, tesoro. Grazie. La ragazza fece una faccia buffa. – Sulla fronte? Pfui.

2

Giancarlo uscì dall'ufficio a mezzogiorno in punto, come sempre. La sua intenzione era di parlare con Palmieri, il responsabile del back office, e di chiedergli informazioni sulla nuova cliente. Ma, per una stranissima combinazione, quando arrivò davanti agli ascensori, la ragazza era là. Gli dava le spalle, perciò non lo aveva visto. Doveva aver finito di parlare proprio in quel momento, e stava andando via. Un culo pazzesco, pensò lui. Poi gli venne in mente che la frase valeva anche in un altro senso, e gli scappò da ridere. La donna si voltò a mezzo, squadrandolo con vaga perplessità. – Che le succede? Si è appena raccontato una barzelletta? La risata si congelò sulla bocca di Giancarlo. – Come? Ah, no, no. È solo che stavo pensando a una cosa. – Cioè? – No, niente. Era una cosa di nessuna importanza. – Però ne stava ridendo. In quel mentre l'ascensore arrivò al nono e si aprì. Entrarono, e Giancarlo schiacciò il pulsante per il piano terra. – Non me l'ha chiesto – disse la Randazzo. – Non le ho chiesto… cosa? – Se scendo anch'io al pianterreno. – Ah, è vero, mi scusi. – Giancarlo quasi diventò rosso. Chissà perché, quella donna riusciva a intimidirlo. Doveva essere per l'aura di denaro e potere che aleggiava attorno alla sua figura. – Ho dato per scontato che fosse così. Mi sono sbagliato?

La ragazza sorrise, come per uno scherzo. – In realtà, no. Ma mi diverto a far notare gli errori alle persone. Secondo te sono stronza? Quel aggio inatteso al tu diede a Giancarlo una specie di scossa. Aggrottò la fronte, come se stesse riflettendo sulla domanda. – Mmh… Giusto un tantino, forse. Esther scoppiò a ridere, emettendo un trillo musicale che gli trasmise un brivido di piacere. Le vado a genio, pensò. Forse posso azzardarmi a… – Stai andando a pranzo? – chiese la ragazza. – Io sì, e tu? – chiese di rimando. – Giusto un boccone – confermò lei. – Che ne diresti di venire con me? L'ascensore era intanto arrivato al piano terra. Uscirono e si avviarono verso l'ingresso. – D'accordo. A patto che sia tu a venire con me. Giancarlo considerò la precisazione. – Non riesco a vedere la differenza. – Eppure ti assicuro che c'è – affermò Esther.

Quando furono seduti a uno dei tavoli del ristorante più lussuoso della zona, Giancarlo capì che la donna di fronte a lui aveva avuto perfettamente ragione. Lui non avrebbe mai scelto un posto così costoso. Per le sue tasche sarebbe stato un vero salasso, ma non si pentiva certo di averla invitata. La compagnia di una

ragazza come quella valeva qualunque cifra, fino all'ultimo centesimo. – Il locale è di tuo gradimento? – Come? Ah, sì, come no. Niente da dire. Un po' costoso, forse, per un semplice brunch, ma… Esther fece un gesto con la mano, come a spazzar via quell'obiezione. – Non preoccuparti, pago io. – Non posso permetterlo – protestò Giancarlo. – Non essere sciocco. Ho scelto io il ristorante, il che vuol dire che l'invito è partito da me. Del resto, è piuttosto evidente che guadagno molto più di te. O forse mi stai dicendo che sei un po' maschilista? – Chi, io? No, no, certo che no. Cosa vai a pensare? – Allora è deciso – sorrise la donna. – Possiamo ordinare. Io prendo un filetto, e tu? – Vada per il filetto. Con insalata di carciofi? – Ottima scelta. Che ne dici di accompagnarlo con un Ruché? – Mi sembra perfetto. – Sono lieta che tu sia d'accordo. Pensavo che avresti suggerito un Barolo. – Ottimo, ma un po' scontato – disse Giancarlo. – E tu non sei un tipo scontato, giusto? – replicò la ragazza. – No – sorrise lui. – E, secondo me, nemmeno tu.

Erano arrivati al caffè, quando il viso di Esther assunse una strana espressione, come se stesse meditando su quale fosse il modo migliore per dire qualcosa di

delicato. – Che c'è? – domandò Giancarlo. – Prego? – gli occhi della ragazza avevano un'aria di assoluta innocenza. – Non fare finta di nulla. Tu vuoi dirmi qualcosa. Ho ragione? Lei fece una piccola smorfia. – Complimenti, sei un uomo molto intuitivo. – Allora? – Be', si tratta di una questione un po' particolare. Tu sei il capo della sicurezza, vero? – Come fai a saperlo, hai chiesto informazioni su di me? Penso che dovrei sentirmene lusingato, ma ho idea che le cose siano un po' più complicate di come possano sembrare. – Può essere – ammise Esther. – O magari invece sono molto più semplici. Giancarlo annuì. Ormai era sul chi va là. – Dimmi di cosa si tratta, e giudicherò io. – D'accordo – annuì lei a sua volta. – Devo farti una proposta, una proposta molto vantaggiosa. – Sentiamo. – Io mi occupo di segreti industriali. – In che senso? – Dovrebbe essere ovvio. Come tutti i segreti, quelli industriali sono ben nascosti ma non per questo non vengono carpiti. – Sei una ladra? – domandò Giancarlo, in tono incredulo. Niente culo pazzesco, pensò. Cioè, tu sì, ma io no.

Esther scrollò le spalle. – Usa il termine che preferisci. Il punto non è questo. – Ah, no? E qual è, invece? – Il punto è se sei disposto ad aiutarmi. Ci fu un attimo di silenzio. Giancarlo era molto freddo, ormai, benché di fronte a quella donna mantenere un completo controllo fosse tutt'altro che facile. Doveva cercare di capirne di più. – Che tipo di aiuto ti aspetti? – Ho solo bisogno di capire se le difese costruite attorno alla Bargutti siano aggirabili oppure no. Bada bene, non ti sto chiedendo di rivelarmi nulla che non potrei riuscire a capire da sola. Solo che mi ci vorrebbero sei mesi, e non ho tutto questo tempo. In altre parole, non devi rivelarmi dei segreti, ma solo permettermi di capire se io sarei in grado di forzare le vostre difese, oppure no. Giancarlo si appoggiò allo schienale della sedia. – Se ho inteso bene, vuoi che io ti descriva quali siano le difese che proteggono i segreti della mia ditta. Non devo spiegarti quale sia il modo per aggirarle. Esther sorrise. – Vedo con piacere che hai colto in pieno. Del resto, non ho mai dubitato della tua intelligenza. Diversamente, non saremmo qui a parlare. Anche Giancarlo sorrise. – Ti ritieni una fine conoscitrice degli uomini, vero? – Se è per questo, anche delle donne. – Certo, ma nel mio caso ti sei sbagliata. Non ti aiuterò mai. La ragazza annuì, come se lui avesse confermato qualcosa. – Mi aspettavo questa risposta. Il mio era solo un tentativo, ma prima di gettare

la spugna, voglio che tu sappia quale sarebbe il tuo compenso. – A me non interessa saperlo. – Se hai paura che potrei avvicinarmi troppo al tuo prezzo, sappi che non intendevo offrirti dei soldi. Il controllo che Giancarlo stava esercitando su se stesso subì un piccolo trauma. Quella ragazza aveva la capacità di mandarlo in tilt. – Scusa, ma se non volevi offrirmi dei soldi, con cosa diavolo pensavi di potermi comprare? – Non hai capito. – Esther scosse la bella testa. – Non ho affatto intenzione di comprarti. Lui allargò le braccia. – E cosa pensavi di fare, in nome del cielo? Gli occhi di lei erano due pozze luminose, ma insondabili. – Io volevo sedurti. Che altro?

3

Esther andò a pagare un conto che doveva essere sicuramente a tre cifre. Giancarlo rimase al tavolo, vergognandosi come un ladro. Quanto la ragazza tornò, si alzò anche lui e la accompagnò fuori. – Hai tempo fino a domani, per pensarci – disse lei, quando furono sul marciapiedi. – Non ho bisogno di tempo – disse Giancarlo. – La mia risposta è no. – Aspetterò fino a domani – ripeté Esther. – Hai capito che non servirebbe a nulla denunciarmi, vero? – Perché no? – Perché la tua accusa è difficile da dimostrare. Non ti ho offerto soldi, e non ti ho chiesto di rivelarmi dei segreti. Il piano originale era di portarti a letto, e fare in modo che tu mi raccontassi quello che volevo sapere. – Non potevi essere sicura che funzionasse, ma in ogni caso perché non l'hai seguito? La donna sorrise, con aria maliziosa. – Scommetto che un po' ti dispiace che non l'abbia fatto. Ma puoi ancora avermi. Devi solo acconsentire a parlarmi di come sono organizzate le difese della Bargutti. Nessun segreto, solo una descrizione dall'esterno, per così dire. – Non mi hai detto perché non hai seguito il piano originale. – Perché non avevo tempo. E poi sapevo che ti saresti accorto che ti sondavo. – Perciò hai deciso di uscire allo scoperto – disse Giancarlo. – Devo ammettere che hai del fegato, oltre a tutto il resto. Esther gli lanciò un'occhiata.

– Sarebbe un complimento? – Lo è – confermò lui. Lei sorrise. – Grazie. Ricorda, hai tempo fino a domani. Si girò di scatto e si allontanò a o spedito. Sì, un culo pazzesco, pensò lui. La vide fermare un taxi e salirci sopra. Poi l'auto si allontanò rapidamente e sparì dietro una curva, a due isolati di distanza. Giancarlo rientrò in ufficio. Era un po' in ritardo, ma non riusciva a muoversi troppo in fretta. Aveva bisogno di riflettere, e il fatto di dover pensare lo rallentava. Quella ragazza era una specie di ciclone. Andare in direzione e raccontare quello che era successo sembrava la cosa più ovvia e più semplice da fare, ma non era così. Forse poteva essere ovvia, ma era tutt'altro che semplice. Per prima cosa lui avrebbe fatto la figura del pirla. Se avesse detto che era andato a pranzo con la presunta cliente perché si era insospettito, quelli della direzione avrebbero pensato che lui stava mascherando la verità. Che cosa mai poteva averlo insospettito, in una donna come quella? No, non stava in piedi. In secondo luogo c'era il rischio che non gli credessero comunque, perché avrebbe dovuto confessare che lei non gli aveva offerto dei soldi. Poteva venirgli il dubbio che lui avesse rifiutato perché non si erano messi d'accordo sul prezzo. E, se anche non fosse venuto in mente a loro, era una cosa che avrebbe potuto raccontare lei, per vendicarsi. Sarebbe stata la sua parola contro quella di una ladra, ma il semplice sospetto lo avrebbe bruciato in modo irrimediabile, come addetto alla sicurezza. Certo, lei non lo aveva minacciato, ma lui non dubitava che la ragazza fosse un tipo pericoloso. In caso contrario non si sarebbe esposta in quel modo. No, indubbio che quella donna sapesse il fatto suo. E poi… e poi c'era il fatto che lui a letto ce la voleva portare, e come. Ma non poteva abiurare i suoi principi, che comprendevano anche il rifiuto di pagare una donna, sia pure in modo indiretto. Provò a cercare notizie su di lei, ma non trovò nulla. Non se ne stupì. Una donna così non poteva permettersi di lasciare tracce di ciò che faceva.

Quando arrivò in sede il giorno dopo, vide Lorna che, dalla soglia del suo ufficio, gli faceva segno col dito di avvicinarsi. – Allora? – Allora cosa? – Com'è finita con la castana? – Scusa, ma cosa doveva finire? – Non fare il finto tonto – sbuffò la ragazza, – altrimenti non ti dico cosa ho saputo. – A proposito di che? – chiese lui, già in allarme. – A proposito della pupa, no? – E cosa hai saputo? – Prima dimmi com'è andata. Giancarlo sospirò mentalmente. Lorna era avida di pettegolezzi, e proprio per quello era un tipo da coltivare. – Niente di che. Ci sono andato a pranzo, se vuoi saperlo. – Bel colpo. E poi? – E poi niente. – Vuoi dire che non ci hai provato? Giancarlo scrollò le larghe spalle. – Diciamo che ho lanciato qualche amo, e adesso sto a vedere cosa succede. E tu che mi dici?

– Vieni più vicino, che te lo dico all'orecchio. Lui accostò la testa alla bocca di Lorna, che era coperta da un rossetto carminio molto sensuale. – Pare che la Randazzo sia a colloquio col grande capo. – Ah – disse Giancarlo. – Secondo te, che vuol dire? – Non saprei. Forse significa che quella commessa è in dirittura di arrivo. – Dici che ci scappa qualcosa pure per noi? – chiese Lorna. Lui fece una smorfia dubbiosa. – Può darsi. – Ma tu non ci credi. – Non è che non ci credo – disse Giancarlo. – È solo che… Lasciò la frase in sospeso, perché non sapeva come concluderla, senza rivelare i retroscena di quella situazione. – Quando la ditta incassa un grosso ordine, di solito distribuiscono delle gratifiche – gli ricordò la ragazza. – Lo so, Lorna. Vedremo cosa succede. Grazie per la soffiata. – Di niente. Giancarlo si rintanò nel suo ufficio, ma non aveva testa per lavorare. La presenza di Esther nella sede della Bargutti lo preoccupava. Che cosa ci era venuta a fare, se le sue vere intenzioni erano del tutto diverse da quel che sembrava? Semplice, si disse. Non ha ancora buttato la spugna, e perciò deve mantenere la sua copertura. Ma il fatto che fosse stata ricevuta addirittura dal grande capo, non poteva significare che stesse già seminando qualche dubbio sul suo conto, giusto per pararsi quel suo bellissimo didietro?

No, quell'eventualità era da escludere. Parlar male di lui sarebbe stato un rischio enorme anche per lei. In ogni caso, quella donna era dotata di un sangue freddo eccezionale. Del resto, se non fosse stato così, non avrebbe potuto fare il mestiere che faceva, giusto? Si costrinse a mettersi al lavoro, per evitare che i suoi pensieri si avvitassero attorno all'elegante figura di lei. Quando infine si riscosse, guardò l'orologio e si avvide che era quasi mezzogiorno. Tempo di fare un break, si disse. Nel frattempo, chissà dov'era finita la signorina Randazzo. Magari si era fatta invitare dal direttore. Uscì dall'ufficio, si diresse agli ascensori, e si accorse che Esther era lì. Perché non ne sono stupito? pensò. Si infilarono insieme nell'ascensore, e lei rimase con lo sguardo rivolto vero lo specchio della cabina, come se si stesse controllando i capelli o il trucco. Giancarlo era deciso a ignorarla, ma si accorse che non ci riusciva. – Com'è finita col grande capo? – domandò. – Bene – rispose la donna, laconica. – E lei? – Io cosa? – Mi ha già denunciata alla direzione? – Se l'avessi fatto, lei sarebbe già stata arrestata, non le pare? La ragazza fece una piccola smorfia. – Non credo. Ma prendo atto che ha preferito evitare. – Per ora – precisò lui. – Perché attendere? – E perché è tornata al lei? – Non è chiaro? Perché non siamo più due potenziali amanti. – Ah, no? Mi sembrava di aver capito che mi avesse dato tempo fino a oggi.

– E a me sembrava di aver capito che lei avesse detto di no. La porta dell'ascensore si aprì, e la donna ne sgusciò fuori a o di carica. Improvvisamente, Giancarlo ebbe paura che lei se ne andasse via, e uscisse in modo definitivo dalla sua vita. Con una stretta al cuore, intuì che non poteva permetterlo. – Un momento! Esther parve non averlo sentito. Era già arrivata alla porta d'ingresso e lui dovette rincorrerla, per riuscire a raggiungerla sul marciapiede. Lei si stava già sbracciando per richiamare un taxi di aggio. – Aspetti un momento, per favore. Parliamo. La ragazza si voltò a scrutarlo. – E di cosa vuoi parlare? Ecco che era tornata al tu. Giancarlo si rese conto che lei lo stava incastrando, ma non era in grado di sottrarsi al magnetismo del suo fascino. – Lo sai di cosa. Di colpo, Esther gli si addossò. Ora era abbastanza vicina da fargli sentire un leggero profumo di gardenia. – Vuoi forse dirmi che hai cambiato idea? – Forse. Lei si scostò di mezzo o. – Che risposta è? O è sì o è no. – Non è così facile – ammise lui. La donna annuì, come se avesse preso una decisione. – D'accordo. Ti permetterò di portarmi a pranzo. Scegli tu il locale, stavolta, e che sia qualcosa di semplice.

4

– Supponiamo che io stia al gioco – disse Giancarlo. Esther sollevò il calice e bevve un sorso di Pinot bianco. La sua sogliola ai ferri era stata consumata solo per metà. – Supponiamolo pure – concesse. – Come funzionerebbe la cosa? – Vuoi sapere come? Semplice, io e te ce ne andiamo in un posto tranquillo, tipo una panchina ai giardini pubblici, e tu mi fai un quadro della situazione, per quanto riguarda i sistemi difensivi della Bargutti. – Senza rivelare nulla su come aggirarli, giusto? – Giusto. – E poi? – insisté Giancarlo. – E poi cosa? – Lo sai. – Ah – ridacchiò lei. – Tu vuoi sapere quando riscuoterai. – Detto così, suona brutto. – E come lo vuoi dire? Comunque, una volta che mi avrai raccontato tutto, ce ne andiamo nella mia stanza di albergo. – E come la metti, con la Bargutti? Loro si aspettano che tu gli offra una commessa sostanziosa. – Dirò che ci devo pensare, e poi farò sapere che i miei capi hanno detto di no. Questo non è un problema.

Giancarlo annuì. – Immagino di no, ma il quadro che mi hai delineato non mi convince. – In che senso? – Nel senso che non mi fido. E se, una volta che ti avrò detto tutto quello che vuoi sapere, mi pianti in asso e te la squagli? Non posso mica denunciarti. – E allora cosa proponi? – Andiamo in albergo adesso. – Non si può – Perché no? Staremo tranquilli, e a cose fatte ti racconterò quello che ti interessa. Esther scosse la testa. – Potrei dirti che nemmeno io mi fido di te, ma in ogni caso adesso non è possibile. – Non capisco per quale motivo. – Eppure è semplice. Se andiamo ora, ti vedranno tutti. – E allora? – Non voglio che succeda. Vieni stasera sul tardi, verso le dieci. Avvertirà il portiere di notte, e gli darò una bella mancia perché non dica niente a nessuno. Credo sia meglio anche per te, no? – Forse hai ragione. Tra l'altro, per venire adesso, avrei dovuto chiedere un permesso, e la cosa avrebbe potuto dare nell'occhio. – Certo che ho ragione – replicò la donna, e bevve un altro sorso di vino. – In quale albergo alloggi? – Al Luna Azzurra, stanza 202.

Se avesse potuto evitarlo, lo avrebbe fatto. Non era affatto fiero di sé, ma non sopportava l'idea che Esther se ne andasse via, e che lui non l'avrebbe più rivista. Doveva… No, non era nemmeno che lui volesse portarsela a letto a tutti i costi. Forse sperava che lei ci ripensasse, che lasciasse perdere tutto. In fondo era possibile, no? Ah, Giancarlo, disse a se stesso, a chi la vuoi raccontare? Stava facendo la più grossa cazzata della sua vita. Lo sapeva benissimo, ma non ci poteva far niente. Era una cosa più forte di lui. Quella donna gli era entrata nel sangue non appena l'aveva vista. Com'era possibile? Una cosa del genere non gli era mai accaduta. Quelle erano cose che capitavano agli altri, giusto? E invece no, potevano capitare pure a lui. E il colmo era che, in realtà, non gli dispiaceva affatto. L'hotel si trovava in una strada laterale. Era strano che una donna come quella avesse scelto un albergo così discreto. E invece no, capì ripensandoci. Lui stava confondendo la persona reale con il personaggio di facciata che si era costruita. Quella non era un'affascinante donna di affari, ma una ladra. Per quanto, anche come ladra, fosse altrettanto affascinante, e forse di più. Quando fu davanti all'ingresso dell'albergo, ebbe l'impulso di scappare via a gambe levate. Si stava cacciando in un guaio grosso, di cui quasi sicuramente si sarebbe pentito. Rimase lì, indeciso, a guardarsi intorno come se fosse un ladro anche lui. E, in un certo senso, lo era davvero. Deciditi, Giancarlo, intimò a se stesso. O te ne vai oppure entri. Stare qui fermo tutta la notte non è previsto. Poi gli venne in mente di chiedersi a quanti altri uomini, e forse anche donne, Esther avesse fatto la stessa proposta. Gli sarebbe piaciuto pensare che agli altri avesse offerto solo denaro, ma non poteva esserne certo. In ogni caso, macerarsi in quel modo non sarebbe servito a nulla. Occorreva decidersi. Alla fine si accostò alla porta a vetri dell'albergo, e spinse con più forza di quanta ne sarebbe stata necessaria. Data l'ora tarda, l'atrio era solo debolmente illuminato. Giancarlo si avvicinò al bancone e aspettò che qualcuno si fe vivo. Era ancora possibile, gli venne di pensare, che lei gli avesse raccontato una frottola. Magari era già andata via, oppure non aveva mai nemmeno messo piede lì dentro. Forse…

Un'ombra apparve in fondo al bancone della reception. Era un uomo alto e allampanato, che si muoveva con una certa lentezza. – Buonasera – disse Giancarlo. – Buonasera a lei, signore. In cosa posso esserle utile? – La signora Randazzo… Sì, cerco la signora Randazzo. – Signore, non posso darle informazioni sui clienti dell'albergo. A meno che lei non sia un poliziotto, s'intende. – No, non sono della polizia, ma la signora mi aspetta. Abbiamo… abbiamo un appuntamento. – Ah, allora è diverso. Posso sapere come si chiama? – Altobelli. – Mi dia solo un attimo, per favore. Ah, sì, ecco. La signora ha lasciato detto di farla are. Prego, stanza 202, al secondo piano. L'ascensore è da quella parte. – Grazie. Era fatta. Giancarlo si diresse verso la direzione indicata dal portiere di notte, sentendo lo sguardo curioso dell'uomo puntato sulla sua schiena. Cosa non si fa per avere una donna, pensò. Ma quel che sentiva non era rammarico, era eccitazione. Non aveva mai provato niente del genere, con nessuna donna con cui si fosse mai trovato ad avere a che fare nella sua vita. L'ascensore ci mise un po' ad arrivare, o forse così gli sembrava perché era impaziente. Come che fosse, la porta si aprì e lui entrò. La cabina si mise in moto e lo scodellò al secondo piano. Uscì e si mise in cerca della stanza numero 202. Immaginava che fosse una delle prime, ma tutto subito non gli riuscì di trovarla, perché c'era poca luce. Percorse tutto il corridoio, guardando i numeri delle porte, sia a destra che a sinistra, ma la stanza sembrava sparita. Non era possibile! Dove diavolo era finito quel numero? Calmo, doveva stare calmo. Quello era il secondo piano, e la stanza doveva per forza essere lì, giusto? E poi, i numeri non erano in sequenza? Bastava che trovasse il 204, oppure il

201. in effetti, gli sembrava di aver visto… Tornò indietro, con un senso di frustrazione. Non era abituale per lui sentirsi in quel modo, ed era evidente che si trattava di un effetto legato alla particolare situazione in cui si trovava. C'era poco da girarci intorno, quello non era un appuntamento qualsiasi. Lui aveva promesso di raccontare a quella donna delle cose di cui non avrebbe dovuto parlare con nessuno, e lei gli aveva promesso di… Sì, insomma, gli avrebbe ceduto il suo corpo in cambio di informazioni. Che squallida situazione! Tornò indietro lungo il corridoio, deciso ad abbandonare l'albergo. Senonché, subito prima di arrivare all'ascensore, l'occhio gli cade proprio sul numero 202. Eccola lì la sua tentazione, che lo aspettava dietro quella porta anonima. Chissà che cosa aveva indossato per riceverlo. Una camicia da notte oppure un pigiama? Forse aveva solo la biancheria, o magari solo gli slip. Non sembrava affezionata ai reggiseni, giusto? E se fosse stata nuda? Sì, la immaginò completamente nuda, che lo aspettava sotto le coperte. Quel pensiero gli diede una specie di scossa, e l'idea di andarsene via svanì nel nulla. Si avvicinò alla porta e bussò piano. Eccomi, pensò, sono qui. Sono qui per te. Non ci fu alcuna reazione apparente. La stanza sembrava disabitata. Stava per bussare di nuovo, e con maggior forza, quando l'uscio si socchiuse. L'interno era buio, ma la debole luce del corridoio intravide la sagoma di Esther, ricoperta da una lunga sottana trasparente. Sotto gli sembrò che non avesse nulla. – Vieni – sussurrò la donna, e si fece da parte per lasciarlo entrare. Lui si infilò nello spiraglio, che subito si richiuse. – Non vedo nulla – si lamentò. – Perché non accendi la luce? – Preferisco così. Vieni a letto, dai. Si sentì afferrare la mano e si lasciò guidare verso il letto, che si intravedeva appena contro la parete. La mano di lei era calda e morbida, e quel contatto scatenò un'immediata reazione. Se reagiva così solo al tocco della sua mano, chissà cosa sarebbe successo quando… Non completò quel pensiero. La testa sembrava essergli diventata di colpo così

leggera da poter galleggiare nell'aria, un affetto indotto dalla mancanza di luce e dalla vicinanza della ragazza. A un certo punto lei si fermò, si piegò all'indietro e se lo trascinò sopra di lei. Lui rimase un momento a godersi il contatto con l'intera superficie di quel magnifico corpo femminile, poi si riscosse. – Lascia che mi spogli. Si staccò da lei, si tolse i vestiti in maniera febbrile e disordinata, buttando tutto sul pavimento. Poi si adagiò di nuovo sopra di lei, affondò la faccia in mezzo ai seni, e aspirò il leggero profumo della sua pelle. Sì, benché fosse una nuance leggermente diversa, era proprio un aroma di gardenia.

5

Se ne stava seduto su un masso piatto, e guardava la donna che si stava facendo il bagno, nuotando pigramente nella debole corrente che defluiva verso sinistra. In quel punto, il torrentello formava una piccola cascata, che alimentava una specie di laghetto. L'acqua era talmente limpida che si vedevano i pesciolini guizzare sul fondo pietroso. L'aria era fresca e sapeva di margherite. Dovevano essercene molte da qualche parte, ma al di fuori della sua vista. Era come un quadro in movimento, destinato a durare per sempre. Di certo, lui non avrebbe voluto che la scena si modificasse. Lì c'era tutto quello che lui voleva. L'aria, l'acqua, il verde, il sole, i pesci, gli uccelli e sopratutto lei, la ragazza misteriosa, bella come una ninfa dei fiumi. Sapeva anche come si chiamava, anche se in quel momento non riusciva a ricordarlo. Ma gli sarebbe venuto in mente, oppure glielo avrebbe chiesto quando lei fosse venuta fuori dall'acqua. Ma lui non voleva che lei uscisse dall'acqua. Voleva che continuasse a nuotare, fresca, guizzante e bella come una naiade. Che cosa importava che non ricordasse il suo nome? Forse nemmeno lei ricordava il suo, e con questo? Rise, pensando che non erano i nomi ad avere importanza ma le persone. Lei era importante per lui, comunque si chiamasse. E comunque lo sapeva quel nome, doveva solo aspettare che gli tornasse alla memoria. Era qualcosa come… Esther, ecco come si chiamava. Pronunciò il nome ad alta voce, felice come un bambino. Lei dovette sentirlo, perché girò la testa verso di lui. A quella distanza, non avrebbe saputo dire se fosse contenta che lui la chiamasse, ma ormai era fatta. Forse temeva che lui la reclamasse, e le dispiaceva uscire dall'acqua. Voleva dirle di rimanere quanto voleva, che lui sarebbe rimasto a guardarla per tutto il tempo, ma qualcuno lo stava scuotendo, e di colpo fu sveglio, con gli occhi sbarrati nel buio. – Che succede? – domandò con voce impastata. – Dove diavolo sono?

– Sei nel mio letto – disse una voce femminile. – Ma ora devi vestirti. Non voglio che ti vedano uscire, perciò devi andar via prima che faccia giorno. – Ah, sì, okay – disse Giancarlo. Scivolò fuori dalle lenzuola, raccolse a tentoni la sua roba dal pavimento, e si rivestì alla luce incerta che filtrava dalle imposte. Che brutto risveglio, pensò. Avevo costruito un sogno così bello… Ma si sa, i sogni durano lo spazio di una notte. In questo caso, anche qualcosa di meno. Si rimise la roba addosso alla bell'e meglio, lottando contro la sgradevole sensazione prodotta dal fatto di essere buttato fuori da una donna con cui era appena stato in intimità. Ma aveva poco da lamentarsi. Lui non l'aveva conquistata, aveva solo fatto uno scambio. Più di così non poteva avere. – Ciao – disse, prima di avviarsi verso la porta, il cui riquadro si indovinava appena. La ragazza non rispose. Forse si era addormentata, il che non era strano. Immaginò che si fossero addormentati entrambi, subito dopo l'amplesso. Poi lei si era svegliata per un momento, si era ricordata che doveva mandarlo via, dopodiché aveva ripreso sonno. Raggiunse la porta, aprì uno spiraglio, sgusciò fuori e la richiuse piano. Perché rischiare di svegliarla? Sarebbe una cattiveria inutile, benché ne avesse la tentazione. Scese a piedi i due piani, attraversò l'atrio che era deserto, e uscì sulla strada. Era ancora notte, ma verso est il nero del cielo stava trascolorando in un blu intenso. L'alba non era lontana. Inspirò piano una lunga boccata d'aria fresca e la espirò lentamente. Poi prese il cellulare dalla tasca, per chiamare un taxi.

Per quella notte di sonno non se ne parlava nemmeno. Doveva farsi bastare quel poco che era riuscito a dormire nella stanza d'albergo. Ma una doccia calda ci stava tutta, e poi doveva anche cambiarsi. Se la prese comoda, ma era comunque in anticipo, rispetto al solito orario. Quando entrò nella caffetteria all'angolo, il locale era quasi deserto. Marisa era dietro il bancone anziché alla casa, e

Maurizio non era in vista. – Ciao. Che ci fai, a quest'ora? – lo salutò. – Un attacco di insonnia – mentì lui. – Il solito, o ti faccio un caffè doppio? – Forse mi ci vorrebbe triplo, ma vada per il caffè doppio. La brioche comunque la prendo. Alla crema. Lei armeggiò alla macchina per pochi secondi, poi gli mise davanti una tazza grande, colma di caffè schiumoso. Giancarlo ne aspirò l'aroma. – Che buon profumo. – È la miscela che usiamo – disse Marisa. E forse è anche perché l'hai fatto tu, pensò lui, ma non lo disse. Era il suo solito senso di colpa. E anzi, a proposito di senso di colpa… – Pure io, qualche volta, non riesco a dormire – disse la ragazza. Forse ti succede quando Maurizio è troppo stanco e saltate l'amore. Anche questo non poteva dirlo. Diavolo, a quella donna non poteva dire quasi nulla, se non le solite banalità. Ah, il sesso è una cosa complicata. No, non è il sesso a essere complicato, sono le relazioni. – E cosa fai? – domandò. Lei gli piantò addosso uno dei suoi sguardi, che quasi lo tramortì. – Vuoi saperlo? Mi alzo, cambio stanza e mi metto a leggere un libro. – Di che genere? Marisa fece un sorriso inaspettato. – Di genere sentimentale, che altro? Eccola là, pensò Giancarlo. Perché una donna dovrebbe leggere un romanzo

d'amore, se il suo matrimonio funziona? Eppure, mi sembrava che… Ma forse il libro non vuol dir nulla. È solo un modo per are il tempo, giusto? Però, un romanzo sentimentale… – Ma certo – disse. – Cos'altro si potrebbe leggere, per conciliare il sonno? – Sciocco! – replicò la ragazza, ma rideva.

Quando arrivò in ufficio, Lorna non c'era ancora. Meglio così, se no avrebbe rischiato che gli chiedesse come stava andando con la Randazzo. Me la sono fatta, avrebbe voluto dirle. Me la sono fatta ma non ne sono affatto contento. Tu non puoi sapere perché, ma io sì. Era stata davvero una pessima idea. Quella era semplicemente una donna da lasciar perdere, punto e basta. Come aveva fatto a venirgli in mente un'idea così balzana? Ma il perché lo sapeva benissimo, faceva solo finta di non capire. Il telefono sulla scrivania trillò. Chi diavolo lo chiamava a quell'ora? Tirò su la cornetta. – Sì, pronto – disse in tono sgarbato. – Chi è? – Sono io. – Ah, ciao, Esther. Sei mattiniera. – Lo sono sempre. – Ci avrei scommesso. Dimmi pure. – Oggi non ho alcun appuntamento, lì alla Bargutti, però ti aspetterò davanti all'ingresso, a mezzogiorno in punto. – D'accordo. La telefonata si concluse. Pensò che era stata rapida e indolore. Per ora, aggiunse. L'incontro con la signorina Randazzo non prometteva niente di buono. Ma ormai era in ballo, e doveva ballare. Avrebbe fatto meglio a dedicarsi al

lavoro, anche se aveva sonno, perché altrimenti sarebbe rimasto in balia di una serie di pensieri poco felici. E se non si fosse presentato per nulla all'appuntamento? In fondo, che cosa avrebbe potuto fargli quella donna? Lui non le aveva ancora rivelato niente, perciò non è che potesse formulare accuse specifiche nei suoi confronti. Ma no, era una sciocchezza. Lei avrebbe dichiarato che lui lo aveva promesso, e non c'era modo di dimostrare che non lo avrebbe fatto. No, era incastrato, perciò non poteva evitare quell'incontro. A metà mattina sentì il bisogno di un caffè. Uscì dall'ufficio e andò a prenderlo alla macchinetta. Mentre era ancor lì, sopraggiunse Lorna. – Ne offri uno anche a me? – Certo. Come lo vuoi? – Macchiato, grazie. Hai saputo le novità? – Quali novità? – Allora non sai niente? Pare che ci sia un po' di maretta in giro, ma non si sa bene che cosa stia succedendo. Forse vogliono licenziare qualcuno. – Davvero? E per quale motivo? – Questo non è dato saperlo. – E tu come hai fatto ad averne sentore? – domandò Giancarlo. La ragazza gli sgranò addosso gli occhioni blu. – Ho le mie fonti, che non posso rivelare. Ma in genere sono affidabili. Qualcosa di vero ci sarà. Finì di bere il caffè, si voltò, e se ne andò via sculettando. Se non altro, pensò lui, non gli aveva chiesto nulla su Esther. Certo, era tutta presa da quell'altra notizia, che possedeva un potenziale drammatico superiore. Se me tornò in ufficio, guardò l'ora, fece un paio di telefonate, poi si alzò in piedi e si preparò all'incontro clou della giornata.

Esther era ferma di spalle, sul marciapiedi proprio davanti all'ingresso. Lui attese un momento, prima di avvicinarsi, per avere il tempo di guardarla con tutta calma. Avrebbe fatto qualsiasi cosa, per non perderla, ma non c'era nulla che potesse fare. Prese un lungo sospiro, e fece alcuni i in avanti. – Sono qui. Lei voltò lentamente la bella testa, e lui vide che indossava un paio di occhiali scuri, forse per coprire le occhiaie rimastele dalla notte appena trascorsa. Chissà che occhi aveva lui. – Ti vedo. Vuoi pranzare, oppure ti basta uno spuntino in una caffetteria? – Uno spuntino va bene. – D'accordo. Si incamminarono lungo il marciapiedi, e la donna si fermò nel primo bar che c'era sulla strada. – Ti va bene se restiamo nel dehors? Così possiamo parlare più liberamente. – Come preferisci. Si sedettero a un tavolo da due, e ordinarono toast, caffè e succo d'arancia. – Ciò che hai avuto ti ha soddisfatto? – chiese Esther di punto in bianco. Lui le lanciò un'occhiata perplessa. – Stai mica parlando del toast? – Ma no, sto parlando di questa notte. – Ah. Be', sì, certo. – Bene – annuì lei, – perché adesso è il momento di soddisfare me. Quello era un brutto colpo, e Giancarlo si chiese perché avesse sentito il bisogno di sferrarglielo. Probabilmente, la mancanza di sonno la metteva di malumore.

– Dunque ti ho delusa? – replicò con una smorfia. – Mi dispiace molto, tanto più che sarò costretto a deluderti una volta di più. La donna ebbe uno scatto della testa. – Che cosa vuoi dire? Giancarlo scrollò le spalle. – Tu ti aspetti che io adesso ti racconti qualcosa, o forse tutto, sulle difese informatiche e di altro tipo che ho messo a punto per proteggere i segreti della Bargutti. – Ovvio – confermò lei. – Erano questi, i patti. Lui annuì. – Vero. Solo che io non ho alcuna intenzione di rispettarli.

6

– Cosa? –La voce della ragazza si alzò di colpo di un'intera ottava. – Hai capito bene – disse Giancarlo. – Non ti racconterò nulla di quello che vuoi sapere, perché non voglio giocarmi il posto, ma soprattutto perché sono una persona che non tradisce chi si fida di lei. – Ma sentilo! – esplose Esther in tono sarcastico. – Ti stai vantando di essere un uomo che non tradisce, senza ricordarti che hai appena tradito la sottoscritta. Sei patetico. – Tradito? Io non ho tradito nessuno. Fra di noi non c'è mai stato nulla. Perciò, che cosa avrei potuto tradire? – Hai tradito la tua parola. Ti pare poco? – Sì, ammetto di averti teso un piccolo tranello. Volevo vedere se davvero eri disposta a venire a letto con un uomo che non ti piaceva, pur di avere le informazioni che ti servivano. – Ah, è così? – ritorse Esther. – E come fai a sapere che non mi piacevi? Giancarlo si sentì preso in contropiede. Quella mossa non se l'era aspettata. – Ma cosa vai dicendo? Se io ti fossi piaciuto, non mi avresti offerto il tuo corpo in cambio di informazioni. Saresti venuta a letto con me e basta. La ragazza si appoggiò allo schienale della sedia. Sembrava stranamente rilassata. Doveva essere abituata a quel tipo di scontri, e di certo sapeva come affrontarli. – Questo sarebbe vero se io non avessi avuto un lavoro da svolgere, mio caro mentitore. Secondo te, perché non mi sono limitata a offrirti dei soldi? Sentiamo. Lui scrollò le spalle.

– E io come faccio a saperlo? Suppongo che questa sia la tua tecnica. Sei stata tu a dirmi che… – No, il più delle volte i soldi sono il sistema migliore. Tuttavia, capita a volte che la persona da gestire sia attraente. In questi casi, se penso che possa funzionare meglio, uso la seduzione. Perciò, vedi, se tu non mi fossi piaciuto, non ti avrei mai proposto uno scambio di questo tipo. – Capisco. In tal caso, debbo supporre che stanotte la cosa sia piaciuta anche a te. Esther scosse la bella testa, facendo ondeggiare i capelli castani. – Non particolarmente, no. – E perché no? – chiese Giancarlo, in tono piccato. La ragazza scrollò le spalle con noncuranza. – Non saprei, ma ho avuto l'impressione che tu non sia stato all'altezza dei tuoi standard. – E come fai a conoscere i miei standard? – Non li conosco, per questo ho parlato di impressione. – Be', forse quello è il meglio che so fare – replicò lui, imbronciato. – Se è così, tanto peggio per te. Giancarlo era abbastanza sconcertato. Sembrava quasi che la donna si stesse divertendo. Eppure, aveva appena scoperto di essere stata incastrata. Probabilmente, quello era il suo modo di reagire. – Sei un tipino davvero tosto, vero? – Tu che ne dici, cowboy? – Che lo devi essere per forza, diversamente non credo che potresti fare il lavoro che fai.

– In questo hai ragione. Ricordi che cosa ti ho chiesto la seconda volta che ci siamo visti? Giancarlo scosse la testa. – No. – Ti ho chiesto se secondo te ero stronza. – Vero. E io ti ho detto che un po' lo eri. – Infatti – confermò Esther. – Adesso tocca a me dirti che sei un tantino stronzo. Anzi, un po' più di un tantino. – Questa me la sono meritata – incassò lui. – Puoi dirlo forte. Dopo quell'ultima battuta, la ragazza tacque. Forse la tempesta era già ata. Temevo peggio, pensò Giancarlo. Il vero problema, del resto, era come si sentiva lui, non quello che gli poteva dire Esther. Non l'aveva nemmeno insultato più di tanto. – Vorrei dirti che mi dispiace. – Di cosa, di avermi scopata? Sì, invece, era ancora incazzata. – Di averti portata a letto con un inganno, sì. – E non hai pensato che avresti potuto riuscirci in un altro modo? – No – ammise Giancarlo. – Pensavo che te la saresti squagliata, senza darmi nessuna possibilità – Forse ti sottovaluti. Quella sembrava quasi una carineria. A meno che non ci fosse sotto una zampata…

– Quindi, mi stai dicendo che potevo farcela? Esther scoppiò a ridere. – Nemmeno per sogno. In sogno, sì, pensò lui. Ma non mi basta. – Sai una cosa? – disse. – Per dirtela tutta, non sei stata una scopata memorabile. Adesso mi arriva uno schiaffo, pensò. La donna, invece, mantenne il controllo. – Davvero? Lui, che si era già pentito di aver detto quella cattiveria, si sentì arrossire. – Be', non è che non mi sia piaciuto. È solo che… Non sapeva come uscirne, e del resto non voleva nemmeno rimangiarsi del tutto l'affermazione. – È solo che… – ripeté lei. – Diciamo che anche io ho avuto l'impressione che tu non fossi all'altezza dei tuoi standard. Quella era decisamente una buona risposta. Tuttavia, la ragazza non parve colpita. Dava di nuovo l'idea di trovare divertente la situazione. – Allora, direi che nessuno di noi due ci ha rimesso nulla. – Ad andare a letto insieme, vuoi dire? Esther scosse lentamente la testa e si alzò. Il suo toast era rimasto sbocconcellato a metà. – No – disse. – Non ci abbiamo rimesso a non cominciare una storia. Gli voltò le spalle, uscì dal dehors, e si allontanò lungo il marciapiedi. Giancarlo ebbe l'impulso di correrle dietro, di dirle che forse non tutto era compromesso. Ma si rese conto che si trattava di un tentativo privo di senso. Perciò se ne

rimase seduto, a guardare il toast che giaceva sconsolato sul piattino. Lo avrebbe volentieri finito lui, ma gli era ata la fame.

Il resto della giornata trascorse come un viaggio di ritorno compiuto in mezzo alla nebbia. Giancarlo non ne conservò alcun ricordo. Continuava a pensare a Esther, e alle cose che gli aveva detto. Gli sembrava che, all'interno del suo sarcasmo ostentato, in alcuni momenti si fosse insinuato qualcosa di diverso, quasi una nota di maggiore apertura nei suoi confronti. Ma probabilmente si stava solo costruendo delle illusioni. Quella sera prese mezza pasticca di sonnifero, per essere sicuro di dormire, ma volendo anche al tempo stesso evitare di svegliarsi tardi. Il risultato fu che al mattino si alzò con una punta di emicrania. Così, al bar, prese di nuovo un caffè doppio. Quando ò alla cassa, per pagare, Marisa notò la cosa. – Un po' di insonnia anche stanotte? – domandò. – No, ma solo perché ho preso un sonnifero. – Ah – disse la ragazza, – credo ci siano metodi migliori di questo. – Vuoi dire leggersi un libro? Lei gli lanciò una delle sue occhiate, che non mancò di sortire il solito effetto di dargli girare un po' la testa. – No, non mi riferivo a quello. Giancarlo si limitò a sorridere. La battuta della ragazza sembrava allusiva, ma lui non poteva raccogliere. Solo che stavolta non era per il solito scrupolo nei confronti di Giancarlo. Il problema era che il pensiero di Esther non gli lasciava spazio per altro. Era ormai chiaro che si era preso una scuffia gigantesca. Aspetterò che mi i, si consolò. Ma intuì che ci sarebbe voluto del tempo. Quando arrivò in ufficio, Lorna era sulla porta della reception e gli lanciò un'occhiata birichina, come a fargli capire che sapeva qualcosa. Lui si avvicinò.

– Che c'è? La bionda sorrise. – Niente, hai visite. – Visite? Da parte di chi? – Vedrai – sussurrò la ragazza, in tono misterioso. Per Lorna, avere quell'aria da cospiratrice era una cosa del tutto normale. Lei ci si divertiva come una scolaretta. Giancarlo tagliò corto e se ne andò nel suo ufficio, per capire a chi si riferisse. Scoprì che era Esther che lo stava aspettando, seduta di fronte alla scrivania. – Che ci fai, qui? – domandò brusco. Lei gli lanciò un'occhiata di sotto in su. – Non sembri contento di vedermi. Lui scrollò le spalle, facendo finta di niente. – Non si tratta di questo. Pensavo solo che non avessimo nient'altro da dirci. Tutto qua. – be', pensavi male. Invece c'è una cosa che ti debbo dire una cosa, e te la voglio dire prima che tu venga convocato dalla direzione. Convocato? Quella parola non prometteva niente di buono. Giancarlo andò a sedersi alla scrivania, di fronte alla ragazza, ostentando un'indifferenza che non provava. Quell'annuncio non mancava di preoccuparlo, ma non voleva darle la soddisfazione di far vedere che era spaventato. – Vuoi dire che hai parlato di me ai miei superiori? – domandò. – Esattamente – confermò Esther, asciutta. – E cosa gli hai detto? – Ah, questo lo saprai presto. Adesso invece ti voglio dire un'altra cosa.

– Quale? – Volevo che tu sapessi che in quella stanza di albergo non c'ero io – disse la donna, – ma una ragazza che mi doveva impersonare.

7

Giancarlo spalancò gli occhi per lo stupore. Non poteva credere a ciò che aveva sentito. – Ma cosa vai dicendo? – disse. – Io sono sicuro che… – Di che sei sicuro? – replicò Esther. – Siete rimasti al buio, giusto? Lei non ha voluto accendere la luce, e tu non hai avuto modo di vederla in faccia. – Sì, però, la tua voce… – La voce si può camuffare. Non penserai che io conceda davvero i miei favori in cambio di informazioni. La verità è che mi servo di una sosia. – Una sosia? – Una ragazza che mi somiglia. È un'attricetta che ogni tanto riesce a trovare una particina, ma per lo più lavora come escort, ed è brava a trasformarsi in un'altra persona, imitandone anche la voce. Usa i miei vestiti, si trucca come me, si acconcia i capelli alla mia maniera. Ha una figura simile alla mia e usa il mio stesso profumo. – La gardenia – disse Giancarlo. – ma su di lei ha un odore diverso. Al momento non l'ho capito, ma adesso me ne rendo conto. – I maschi non sono molto attenti a queste cose, con le donne è più complicato. – Perciò mi stai dicendo che mi hai preso in giro. – Che è la stessa cosa che hai fatto tu. – Touché. Ma dimmi cos'hai raccontato ai miei superiori. Hai voluto denunciarmi? Esther scostò la sedia e si alzò.

– Quello che ti volevo dire te l'ho detto. Addio. Anche Giancarlo si alzò. – No, aspetta, senti… Ma lei non lo ascoltava. Aprì la porta, uscì e se la richiuse alle spalle. Lui fece appena in tempo a dare un'ultima occhiata fugace al suo lato B, che la ragazza era già sparita. E adesso? si chiese. Chissà cos'aveva raccontato sul suo conto quel diavolo di donna. Certo, non poteva aver detto che lui avesse tradito qualche segreto, ma forse lo avrebbero licenziato per comportamento inappropriato. Era mai possibile che lui ne uscisse con le ossa rotte, e lei non fosse perseguita per aver cercato di corromperlo? Non sapeva cosa pensare, ma non poteva fare altro che aspettare di essere convocato. Sperava solo che non lo fero bollire a fuoco lento. Non avrebbe potuto sopportare che… Il telefono squillò. Eccoli, si disse, e si preparò alla lotta. Era in gioco la sua vita.

Nell'ufficio del direttore c'erano un paio dei suoi vice e, con sua grande sorpresa, anche la super ladra. Che diavolo ci faceva lì, quella donna? Probabilmente, i suoi capi non avevano preso le sue dichiarazioni per oro colato, e avevano preteso un confronto. Forse poteva ancora cavarsela, ma avrebbe dovuto mentre e non era sicuro di poterlo fare. Sì, Esther aveva giocato sporco con lui, ma lui non era stato da meno. Tutta quella storia era un vero casino. – Prego, signor Altobelli, si sieda. Abbiamo qualcosa da dirle. Il direttore indicò una sedia libera, di fronte alla sua scrivania, e Giancarlo vi si sedette – Conosce la signorina Randazzo, vero? – Sì.

– Credo tuttavia che non sappia per quale motivo sia qui presente. Giancarlo non disse nulla. Le cose si mettevano male? – La signorina ha tentato di corromperla, vero? Eccola la mazzata. Non poteva che confermare. – Infatti. – E sappiamo che lei non ha ceduto. Anche questo non poteva che confermarlo. – In effetti, no. – La signorina ci ha anche informati che lei intendeva venirci a parlare di questo tentativo di corruzione nei suoi confronti. Be', questo non era vero, ma non gli conveniva smentirlo. – Sì, naturalmente. Io… – Ma non lo ha fatto subito, perché prima intendeva scoprire qualcosa di più sulle intenzioni della signorina Randazzo. Giusto? – Giusto. – Perciò, in un primo momento, ha fatto finta di stare al gioco. Molto astuto, da parte sua. Be', quella era una versione credibile, che peraltro gli veniva offerta su un piatto d'argento. Ma non dal direttore. Quella versione, strategicamente perfetta, era stata ideata direttamente da Esther. E perché quella donna avrebbe dovuto inventarsi quella versione? Che cosa ne poteva ricavare? – Tutto questo lei, naturalmente, lo sa. Ciò che invece non può sapere è quale sia la vera identità della signorina Randazzo. – La vera identità? – ripeté Giancarlo, ottusamente.

– Esatto – intervenne Esther. – E, se il direttore me lo permette, vorrei aggiornarla direttamente io, signor Altobelli. – La prego – disse il direttore. – Grazie. In realtà io mi occupo di sicurezza, esattamente come lei. Tra i miei compiti c'è anche quello di verificare l'affidabilità dei responsabili della sicurezza di grosse ditte come la Bargutti. Il modo migliore per effettuare tale valutazione è quella di sottoporre gli addetti a degli stress test particolarmente subdoli. Insomma, a me tocca di indurre in tentazione le persone come lei, in modo da poter essere certi che siano all'altezza dei compiti a loro affidati.. – Uno stress test – ripeté Giancarlo. – Esatto. Adesso i suoi datori di lavoro sanno che lei è un uomo assolutamente incorruttibile. Se non sono riuscita io a convincerla, non ci riuscirà nessun altro. – Che il diavolo mi porti. Non avrei mai pensato che tu… che lei… – Complimenti – disse il direttore. – Lei viene confermato al suo posto, e naturalmente riceverà una gratifica. – La ringrazio, signore. Io… Il direttore gli porse la mano. – Sono io che ringrazio lei, signor Altobelli. Ero certo che avrebbe superato la prova, ma era giusto che la signorina fe il suo lavoro. Dopotutto, la paghiamo per questo.

Giancarlo tornò nel suo ufficio con la testa che ancora gli ronzava. Quella ragazza era qualcosa di assolutamente imprevedibile. Era riuscita a dargliela a bere in più modi di quanti lui non fosse stato in grado di immaginare. Adesso che aveva capito chi era davvero quella donna, tutta una serie di piccole incongruenze diventavano improvvisamente comprensibili. Se per caso… Qualcuno bussò alla porta. Lui andò ad aprire e lei era lì, splendida ed elegante

nel tailleur chiaro che indossava quel giorno. – Posso entrare, signor Altobelli? – Certo, signorina Randazzo. Si fece di lato, per lasciarla are. – Lo sai che sei una… Si interruppe. Non sapeva come definirla, una donna come quella. – Una vera figlia di puttana, stavi per dire? Sì, lo so, me lo hanno già detto. – No, io volevo farti un complimento, in realtà – Perché, quello non lo sarebbe? Scherzi a parte, so che ti senti un po' frastornato, ma questo è il mio modo di lavorare. Mi dispiace. – A me no. Ma ora cosa succede? Andrai a sottoporre ai tuoi stress test un altro poveraccio? – Certamente sì, ma non subito. Al momento, non ho altri incarichi. Perciò, mi piacerebbe portarti a cena, in maniera da farmi perdonare. – Non c'è nulla che tu debba farti perdonare – disse Giancarlo. – A meno che tu non consideri un brutto scherzo quello di avermi indotto ad andare a letto con la tua sosia. La ragazza si lasciò sfuggire una risata nervosa. – Be', quello è stato un brutto scherzo, in effetti, ma solo per me. – In che senso? – Nel senso che ne avrei fatto davvero a meno, ma tu sembravi essere cascato nella mia trappola, e dovevo essere sicura di come stessero le cose. – Immagino di sì – disse lui. – Ti confesso che ho avuto paura che tu ti mettessi nei guai. In quel caso, non

avrei potuto salvarti. Quando mi hai detto che non intendevi rivelare nulla sulla Bargutti, ho tirato un grosso sospiro di sollievo. – Ma non me l'hai detto. – Non era ancora il momento. Prima dovevo parlare con i tuoi superiori. Ma doverti mandare da Clara è stata una vera tortura. – Clara? Suppongo sia la tua sosia. – Esatto. Non sono riuscita a prendere sonno, pensando a quello che stavi combinando con lei. – Io pensavo che si trattasse di te – si scusò lui. – Io invece lo sapevo benissimo di non essere io. Se mi avessi detto che era sta una nottata favolosa, giuro che non sarei riuscita a trattenermi. Giancarlo rise. – E che cosa mi avresti fatto? – Non a te, a lei. Lei lo sapeva che mi piacevi, perciò non avrebbe dovuto… – Quella ragazza stava solo facendo quello che le avevi detto di fare, no? Anche Esther rise. – Sì, hai ragione Sono una sciocca, vero? – No, credo di no. Ma non stavamo parlando di una cena? – Sì, ma più tardi. Prima vorrei che mi accompagnassi in albergo. Lui diede un'occhiata al suo Maserati. – Veramente, dovrei stare qui ancora una mezz'oretta. – Faranno a meno di te, per una volta. Non sei mica così indispensabile, dopotutto.

– Pensavo che avessi cercato di dimostrare che lo sono. – Veramente, ho tentato di dimostrare che sei corruttibile. Solo che non ci sono riuscita, per mia fortuna. – Per fortuna mia, vuoi dire. – No, sciocco, mia. Non hai ancora capito che mi piaci?

Più tardi, rannicchiata contro la sua spalla, Esther gli confessò che quella cosa proprio non l'aveva mai fatta, che era la prima volta, e perciò lui doveva davvero fare un po' d'attenzione. – Stai tranquilla, non ti farò sentire niente. – Come sarebbe, che non mi farai sentire niente? Se faccio una cosa del genere, sarà pure per sentire qualcosa, ti pare? – Sì, certo – disse Giancarlo. – Io intendevo… Esther si mise a ridere. – Ti stavo prendendo in giro, sciocco. – Ah, ecco, volevo ben dire. Allora, senti, dovremmo… Ma la ragazza stava già pensando ad altro. Si girò sulla schiena e se lo tirò addosso. – Baciami, adesso, il resto lo faremo dopo. Lui eseguì. Quella donna era la cosa più fantastica che gli fosse mai capitata per le mani. Un vero sogno che si era realizzato in modo del tutto inatteso. – Ti ci credi ai sogni? – le chiese tra un bacio e l'altro. – Perché, te li vuoi giocare al lotto?

– No, sciocca – rise Giancarlo. – Ti chiedevo se… – Lo so cosa mi chiedevi. Ti prendevo in giro. Sì, io ci credo ai sogni. Ne ho uno per le mani proprio in questo momento. – Pure io. – No, quello è il mio seno sinistro. – Ti assicuro che il tuo seno sinistro è un vero sogno, e a dire il vero anche il destro lo è. Risero entrambi, poi lei scivolò giù dal letto. – Dove vai? – In bagno. Tu aspettami lì. – Tranquilla, non vado da nessuna parte. Mente lei era via, lui si alzò e andò ad affacciarsi alla finestra. Il cielo stava imbrunendo, e si sentivano i lontani rintocchi di una campana. Dopo qualche minuto, lei lo raggiunse alle spalle e gli cinse il torace con le braccia. – Non ti avevo detto di non muoverti? – Volevo solo affacciarmi un momento. – Lo so, ti stavo prendendo in giro. – Ancora? – rise lui. – Ma allora è un vizio. – Non è un vizio, è solo il mio modo di mostrare affetto. – Affetto? – Sì. Devi sapere una cosa di me, prendo sempre in giro le persone a cui voglio bene. – Davvero? – replicò Giancarlo. – E cos'altro debbo sapere?

Lei lo prese per mano e lo trascinò verso il letto. Si lasciò scivolare dolcemente sul materasso e lo attirò ancora sopra di sé. – Moltissime cose – disse, – ma le dovrai scoprire da solo.

FINE

in questa collana

Mariangela Camocardi, Un angelo per me Bella, affascinante, un tempo cover girl di successo, Lisa Angeli è da sempre innamorata di Damiano, e sogna di sposarlo... finché nella sua vita entra Andrea Ruffini... ISBN: 9788867751259 Paola Picasso, Questione di pelle Stefano ancora non sa bene cosa abbia spinto sua moglie a lasciarlo. Sa solo che l'ama ancora e che farà di tutto per riconquistarla... ISBN: 9788867751242 Roberta Ciuffi, L'amore fa così La prima volta che lo vede lui indossa dei jeans al ginocchio, è sporco di calce e ha l'aria decisamente troppo virile ed energica, per una come Veronica, che non vuole più avere niente a che fare con gli uomini... ISBN: 9788867751464 Ledra, L'abete perfetto Vanessa ha il cuore infranto. Ma la ricerca di un albero di Natale la farà ricredere sul fatto che l’amore esiste… basta tenere aperta la porta del cuore. ISBN: 9788867751488 Angela Fassio, Brivido rosa L’amore è più forte del tempo e della separazione... ISBN: 9788867751556 Roberta Ciuffi, Rob-S l'imperfetto Può un robot innamorarsi? È questo, forse, che lo rende imperfetto? ISBN: 9788867751747 Paola Renelli, Un amore da prima pagina Come può Ilaria, giovane giornalista, convincere il suo caporedattore, tanto affascinante quanto severo sul lavoro, che può darle fiducia, sia come redattrice sia, soprattutto, per le questioni di cuore? ISBN: 9788867751983 Roberta Ciuffi, Grosso guaio al Peruviana Il primo caso di Tamara Lamantia, investigatrice fuori del comune, protagonista di un divertente rosa crime. ISBN: 9788867752164 Mariangela Camocardi, Se perdo te La vita mette a dura prova Lisa Angeli, incastrata da un'accusa infamante che le viene mossa da una delle modelledell'agenzia di moda in cui lavorava. In suo soccorso arrivalui, Andrea. Chi ha detto che gli sciupafemmine non hanno uncuore? ISBN: 9788867752355 Serena Crescenzi, Il collezionista di ricordi Può la memoria venire in soccorso dell'amore? O ne è feroce antagonista? Laurent non lo sa, soprattutto quando pensa alla sua amata Alphonsine ISBN: 9788867752591 Macrina Mirti, Il canto del cuore Una storia di amore e di ione nell'Italia longobarda del 569 d.C. ISBN: 9788867752768 Carla Arduini, Non c'è dono più grande Tra le vie di Parigi, Colette vive il sogno di un amore che sembra segnato dal Destino, quando l'uomo dei suoi sogni le appare all'improvviso davanti... ISBN: 9788867753284 Isabella Fracon, Non dimenticarmi Amore e pericolo spesso vanno a braccetto. Ma quando un uomo ti fa fremere anima e corpo, nulla potrà

fermarti dall'intenzione di averlo... ISBN: 9788867753543 Laura Gay, Incantevole angelo Possono il conte Simon Trent e la giovane Lady Anne Morgan, provenienti da mondi così differenti fra loro, abbandonarsi a un sentimento profondo come l’amore? ISBN: 9788867753772 Patrizia Ines Roggero, Asso di cuori 1868, Far West. Nick e Hope, avventurieri al seguito della ferrovia e complici ai tavoli da gioco, si amano. Ma sapranno andare oltre l'adrenalina dalla pura avventura? ISBN: 9788867754007 Paola Picasso, La scelta Di fronte a un tradimento, solo un cuore grande e pietoso può perdonare. Elisa ne sarà capace? ISBN: 9788867754328 Giulia Dal Mas, La sposa nella torre 1219: all'ombra di antichi castelli, si consuma la storia di un amore magico, sospeso tra realtà e immaginazione ISBN: 9788867754700 Isabella Fracon, Non lasciarmi Di fronte al vero amore niente è impossibile, perché quando la ione ci travolge non esistono confini che non possono essere varcati. ISBN: 9788867754939 Stefania Fiorin, Sveva Una donna fieramente indipendente, che non crede ai legami, saprà arrendersi a un amore segreto e proibito? ISBN: 9788867755141 Emiliana De Vico, Candolina Può l’amore per un uomo sconfiggere anche la disistima di sé, l’idea del fallimento e la dipendenza dall’alcol? Per Candolina questo non solo è possibile, ma deve essere fatto. ISBN: 9788867755332 Marco Canella, Baciati dalla luna Non sempre l’uomo con cui si sta è il compagno perfetto. Forse il vero amore sta negli occhi e nel cuore di qualcuno che si credeva solo un buon amico… ISBN: 9788867755806 Daniela Jannuzzi, La maschera del ato Se la magia del carnevale e quella di un sensuale incontro inatteso si intrecciano, si può anche ritrovare l'amore vero, a dispetto di ogni logica ISBN: 9788867756179 Stefania Fiorin, L'appuntamento Champagne, donna innamorata, può sparire senza lasciare traccia aggredendo e abbandonando l’uomo che l’ama infinitamente? ISBN: 9788867756551 Mary Jo Putney, Il demone danzante Un uomo e una donna dai poteri eccezionali. Due cacciatori determinati e apionati. Un amore che supera le barriere delle dimensioni e del tempo. ISBN: 9788867756780 Jo Beverley, La sposa perfetta Quando il destino ci si presenta davanti nelle sembianze di un uomo bellissimo, affascinante e troppo libertino, è inutile fuggire ricorrendo alla razionalità la ione avrà comunque il sopravvento. ISBN: 9788867756940 Mary Jo Putney, L'incantatrice Quando si incontra l'anima gemella, basta un solo sguardo per capirlo... ISBN: 9788867757657 Lidia Calvano, D'oro e d'argento I guai non vengono mai soli, per Vera: oltre a un divorzio sofferto e una figlia problematica, si aggiunge anche un piccolo problema di salute, ma sarà proprio quest’ultimo a guidarla verso la sua rinascita… ISBN: 9788867757794 Paola Picasso, Il sole dell'anima Quando la ione ci attraversa l'anima e ci incendia il corpo, nessun luogo è troppo lontano e nessun sacrificio è troppo grande per agguantare la

felicità. ISBN: 9788867758142 Sarah Bernardinello, Soltanto tu Può un cuore spezzato ricominciare ad amare? Ramona non lo crede. Finché nella sua vita non riappare Charles... ISBN: 9788867758265 Marco Canella, Magia alle terme L'amore non è bello se non è litigarello? Assolutamente sì, quando la gelosia accende la ione ISBN: 9788867758456 Olivia Ardey, Come una tempesta Una ione proibita è come una tempesta: pericolosa, incontrollabile ed esaltante. ISBN: 9788867758838 Imma D'Aniello, Sotto il cielo di Parigi Parigi fa da sfondo a una bellissima storia d’amore che vede la dura scelta tra mente e cuore, tra convenienza e sentimento. ISBN: 9788867758906 Angela Volpe, Pioggia e fuoco Stanca della routine e della freddezza della sua vita, Annabeth parte da sola verso un luogo sperduto, dove riscoprirà il piacere delle cose semplici ed emozioni travolgenti. L'uomo che l'ha sedotta è altruista, forte e bellissimo, ma sarà davvero un cavaliere senza macchia? ISBN: 9788867759125 Emily Pigozzi, L'angelo del risveglio Le vite della giovane infermiera Serena e del playboy Pietro si incrociano in ospedale: Pietro, in coma dopo un incidente, e Serena, che lo guida fuori dal buio. Le loro esistenze cambieranno per sempre, ma un sentimento puro potrà davvero vincere le differenze tra i loro mondi? ISBN: 9788867759262 Greta Cerretti, Vite sotto vetro Cosa succede a una nevrotica insicura quando la vita le concede una seconda opportunità? Ma è ovvio: commette gli stessi errori della prima volta! Viviana è in bilico tra i sentimenti ambigui che prova per il proprio ex, Luca, e l’infatuazione per Giulio, il nuovo capo. Sarà la spregiudicata amica Antonella, con l’ignara collaborazione di Jerry il pesce rosso, a sbloccarla: Viviana getterà il cuore oltre l’ostacolo, verso l’amore. ISBN: 9788867759460 Didì Chisel, Il mio amore ha gli occhi a mandorla Quanto basta a due mondi diversi per innamorarsi? Anna, studentessa pugliese fuori sede a Roma e Luca, brillante dottorando di origine cinese, si incontreranno e scontreranno davanti a un bel piatto di “Spaghetti due culture” condito con q.b. di amore e coraggio. ISBN: 9788867759644 Macrina Mirti, Un fiuto infallibile per i bastardi Quando si ha un fiuto speciale per scovare gli uomini sbagliati, forse bisognerebbe gettare la spugna e arrendersi alla solitudine, ma come resistere alla tentazione di abbandonarsi alle ioni, vecchie o nuove che siano? ISBN: 9788867759842 Imma D'Aniello, Non ti dimentico Può una donna innamorarsi, per la seconda volta, sempre dello stesso uomo? Oltre la malattia e oltre gli intrighi di chi vuole separarla dal suo amore, Greta ci riuscirà, vincendo la sua battaglia contro la vita. ISBN: 9788865305348 Lidia Calvano, La lezione del porcospino Gioia è una dirigente d’azienda lanciata in una brillante carriera, ma la sua vita sentimentale fa acqua da tutte le parti. Quando sopraggiungono anche gravi problemi sul lavoro, le sembra che il mondo le crolli addosso. Ma inaspettato, a consolarla, ci sarà un sensuale e

affascinante ex-collega. ISBN: 9788865305522 Elena Vesnaver, Il sogno dei guerrieri fanciulli La prima Guerra Mondiale morde il confine a est. C’è ancora spazio per un grande amore? ISBN: 9788865305980 Marco Canella, Quella stella brilla solo per noi L’amore è magia, ma a volte è anche tormento… ISBN: 9788865306260 Rebecca Woodcrest, Come onde dentro il lago William McDarcy ha un segreto che tormenta la sua anima, e non permette a nessuno di avvicinarsi: ma Lizzy non può evitare di sentirsi attratta da lui… ISBN: 9788865306512 Paolo C. Leonelli, Come un Frecciarossa Esiste il "colpo di fulmine"? ISBN: 9788865306796 Paola Picasso, Il giorno della ribelle Quando una donna in cerca di se stessa incontra un uomo affascinante, che cosa prevale? Il desiderio di evasione o il senso della realtà? ISBN: 9788865307342 Irene Pistolato, Cotta a puntino Se per una delusione d’amore ci si dedica al cibo, forse è così impossibile che il principe azzurro salti fuori da una torta ben guarnita… ISBN: 9788865307489 Stefania Fiorin, Infinito amore Una donna senza care amiche è incompleta, e senza una storia d’amore può diventare pericolosa... ISBN: 9788865308547 Roberta Martinetti, Fuoco di Capodanno Catia non si aspetta nulla da una vita che si è dimostrata fin troppo avara nei suoi confronti, eppure il destino stavolta potrebbe sorprenderla e... farle esplodere fuochi d'artificio nel cuore! ISBN: 9788865308813 Arlina Ray, Bello e impossibile Perché noi donne dobbiamo sempre innamorarci dell'uomo sbagliato? Mirko Berni era bello ma impossibile, e io potevo avere qualsiasi altro uomo. Eppure... lo sappiamo che al cuore, per quanto folle, non si comanda... ISBN: 9788865309025 Stefania Fiorin, Ho scelto te Michele crede che la donna giusta per lui non sia ancora nata. Fordse ha ragione. O forse, più semplicemente, non ha ancora incontrato Anastasia... ISBN: 9788865309315 Roberta Martinetti, Pole dance, un amore ritrovato A volte il destino concede una seconda opportunità, ma Viola riuscirà a credere di nuovo nell’amore? ISBN: 9788825400458 Ada Capobianco, Il filo invisibile L'amore è presente in ogni cosa. Cogli l'attimo e apri il tuo cuore: questa è la felicità. ISBN: 9788825401509 Sandra Faè, La montagna incartata Una storia d’amore insolita nasce al Chez Juliette, un’incantevole bottega in Bretagna. Il vento del nord soffia sui cuori della negoziante e di uno scontroso cliente. Sarà più forte il contrasto tra i due o vincerà l’amore? ISBN: 9788825401783 Cristina Biolcati, Se Robin Hood sapesse Non sempre commettere una “cattiva azione” può essere un atto sbagliato, se lo si fa con amore. Per dare e trovare altro amore... ISBN: 9788825401981 sca Panzacchi, Il Normanno Sullo sfondo della battaglia di Hastings un medioevo romantico e apionato, fatto di battaglie, inganni e pulsioni irrefrenabili. ISBN: 9788825402841 Vivì Coppola, Un Highlander per amico Un misterioso viaggio ai confini del tempo. Un sogno che si realizza o

l’inizio del peggiore degli incubi? Ecco cosa si può arrivare a fare per amore... ISBN: 9788825403022 Irene Pistolato, Come un tempo Quando ci sono domande senza risposta, il rapporto di coppia si incrina. E le reazioni di lui e di lei sono sempre imprevedibili. Quando Sandra lascia Eric, perché capisca che cosa significa assumersi le proprie responsabilità, lui dovrà fare una scelta: aprire il cuore alla donna che ama o... fuggire ancora una volta dai propri sentimenti. ISBN: 9788825403169 Irene Pistolato, Come in un film Perché cercare di dimenticare in ogni modo l'uomo che si ama? Erika ci ha provato, ma quando si ritrova davanti Matteo tutte le sue certezze vacillano. Proprio come in un film... ISBN: 9788825403329 Sara Bezzecchi, Colpita dall'amore Quanto si è disposti a perdere, per amore? Il lavoro, la serenità, le prospettive per il futuro, e poi? O forse tutto questo vale poco, di fronte al valore infinito di un amore sincero? ISBN: 9788825403978 Stefania Fiorin, Amore salvami La vita prende, la vita regala. La giovane Gilda attraversa un momento caotico della propria esistenza fatta di alti e bassi, di stravolgimenti e abbandoni.Accadimenti, come onde che a tratti si trasformano in mareggiate, la spingono verso il suo destino.La vita, come il tempo, cambia a ogni secondo: tutto può accadere, anche d’incontrare l’amore inatteso. E se così non fosse, Gilda rimarrebbe ancorata ai fantasmi e alla tristezza del ato. ISBN: 9788825404470 Paola Picasso, Vola amore mio In fondo al tunnel del dolore e della sofferenza risplende sempre una luce: quella dell'amore! ISBN: 9788825404722 Caterina Costa, Spudoratamente seducente “Erika si ritrovò l'uomo talmente vicino da sentire il profumo del suo dopobarba. Doveva ammettere che quello sconosciuto le provocava delle sensazioni talmente forti da farle perdere la lucidità...” ISBN: 9788825404852 Amanda Libling, L'età non conta Lone è decisa a scoprire il segreto del suo nuovo amante, il giovane studente Michael, seguendolo di nascosto per le strade di Copenaghen. ISBN: 9788825405026 Ilaria R., Miss Annie Può l'amore innocente superare qualsiasi ostacolo, anche quelli del pregiudizio e dell'ignoranza? ISBN: 9788825405187 Amanda Libling, Il figlio dello jarl L'ancella Gerda, innamorata del nobile Einar, promesso a una nobile romana, deve servire anche la rivale durante un viaggio pericoloso. Un impero in sfacelo, barbari, intrighi, tradimento e una ione indissolubile. ISBN: 9788825405514 Paola Picasso, Un volo inebriante Si deve confessare un tradimento al compagno che ci ama? ISBN: 9788825405859 Antonino Fazio, Sweet dreams Un uomo dall'onestà adamantina incontra una bellissima ladra di segreti industriali. Il risultato è un'autentica miscela esplosiva che creerà una situazione dagli sviluppi imprevedibili. ISBN: 9788825406078

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