Luigi Cianflone
UOMINI & SPIRITI
Racconto
Luigi Cianflone
EDIZIONI SIMPLE
Via Weiden, 27 62100, Macerata
[email protected] / www.edizionisimple.it
ISBN edizione digitale: 978-88-6259-895-8 ISBN edizione cartacea: 978-88-6259-864-4
Stampato da: WWW.STAMPALIBRI.IT - Book on Demand Via Weiden, 27 - 62100 Macerata
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Prima edizione cartacea dicembre 2013 Prima edizione digitale gennaio 2014
Copyright © Luigi Cianflone
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In questo racconto si narra di storie realmente vissute, senza riferimenti a persone o cose. Il racconto, in parte, è frutto della fantasia dell’autore.
Indice
Prefazione
Capitolo uno Inizio racconto
Capitolo due Una serata con gli amici
Capitolo tre La forte sensazione
Capitolo quattro L’amara sorpresa
Capitolo cinque Logica deduzione
Capitolo sei
Marilena mi racconta
Capitolo sette Al ritorno dal mago
Capitolo otto Le forbici
Capitolo nove Speranza di riuscita
Capitolo dieci Lo squillo del telefono
Capitolo undici La pizza
Capitolo dodici Spiegazione del sogno
Capitolo tredici
Valutazioni delle predizioni
Capitolo quattordici Poteri occulti
Capitolo quindici La strana lingua
Prefazione
Si racconta della relazione che si suppone, esiste tra l’uomo e l’energia che alcune volte prende forma e altre se ne stanno mascherate e pronte per colpire nell’attimo più opportuno. Alcune volte l’entità osserva senza reagire. Forme energetiche buone ostacolano quelle cattive per aiutare l’uomo a restare superiore e padrone di se stesso. Nel libro si narra di due ragazzi che iniziano a conoscersi e da quel momento, per loro, iniziano molte situazioni travagliate. Avvengono dei fatti totalmente singolari e incredibili. L’essere umano ignora che cosa alberga nel suo corpo e a volte si trova incapace di prevalere subendo molteplici torture.
Capitolo uno
Inizio racconto
Sono nato e anche cresciuto in un paese montano fino all’età di dodici anni e poi la mia continua crescita prosegue in una zona marina. Come tutti gli esseri umani, ho sempre cercato di vivere desiderando il meglio disponibile che aiuta l’uomo alla sia esistenza terrena e sforzandomi di sviluppare in modo più opportuno le mie capacità intellettive culturali e sentimentali. Fin da piccolo ero molto interessato dal corpo femminile: consideravo le donne, degli angeli in terra, esistenti per completare il vivere degli uomini. Crescevo nella timidezza verso il mio prossimo e commettevo errori nel dialogare con gli altri, anche se non ne avevo la volontà. Evitavo di frequentare persone nuove che si sentivano, culturalmente, più importanti di me e non mi sentivo di avere le stesse capacità di altri coetanei. Non possedevo neanche un briciolo di fortuna, capivo ciò, quando organizzavo dei giochi e c’era bisogno della presenza di altri amici che non collaboravano, mentre per loro, ero sempre presente. Ho sempre combattuto per costruire qualcosa di buono secondo una linea suggerita dalle mie capacità. Coltivavo le mie amicizie solo perché mi piaceva, essere socievole e altruista a non volere accettare la realtà di un mondo umano assai perverso e, a volte, anche maligno. Ebbi la fortuna insperata di trovare un posto lavorativo per me ambito.
Ho studiato elettronica applicata all’industria elettrica e mi sono specializzato per ripararne gli apparati. Valutavo la donna un essere umano uguale all’uomo ma libera di dare e ricevere, però, dopo la nascita di un legame costruito sull’amore. Per il mio futuro, dal rapporto pretendevo fedeltà e rispetto. Consideravo i tradimenti come parte integrante dell’egoismo umano e disprezzavo chi abusava della debolezza altrui. La politica non mi piaceva, poiché avevo avuto modo di capire che attraverso essa, non si poteva essere onesti, quando udivo come discutevano i politici e come consideravano propri simili, mi veniva il disgusto per loro, i cittadini erano considerati dei numeri senza valore, si prendevano solo la soddisfazione di considerarsi dirigenti statali. Spesso mi piaceva andare al cinema, prediligevo i film Western e quelli riproducenti la vita di condottieri o pirati… Sono come tanti uomini assai curioso e in particolare amante di ciò che esiste di completo nel complicato Universo in cui apparteniamo, compressa la fantascienza e gli ufo. Assai interessante è la parte spirituale che ci avvolge, durante il nostro percorso nella vita. Da piccolo, più volte, ho sentito parlare di esistenza d’extra terresti, era ipotizzato da molte persone che provenissero dal Pianeta più rinomato. “Marte”. Conoscevo strane storie di maghi e chiromanti e di altre, raccontate dagli anziani che in parte, le tenevano nascoste ai bambini. Apionato come io sono, di ciò che non si vede e si tocca, con la mente ho sempre cercato delle risposte oscure ripromettendomi che volentieri, qualche volta, avrei potuto partecipare a qualche curiosa seduta spiritica col tavolo rotondo con i tre piedi insieme a qualcuno esperto in materia. Simone mi viene a trovare a casa, rivelando che gli è stato svelato un segreto. Come e quando si evoca qualche essere, percepire strane presenze e avere delle informazioni.
Possedevo un gatto con pelliccia grigia e un altro col pelo marrone, quasi rosso e lunghissimo. Erano due perfidi animali che pretendevano solo mangiare bene e coccole a loro piacimento. Cosimo il mio fratello, più piccolo aveva avuto in regalo un cane di appena due settimane e lo crescevamo dandogli il latte col beverò: stava in cortile nella sua bella cuccia di legno, era di razza bastarda e simile a un vero lupo, di colore marrone con delle macchie grigie. Si trattava di un animale tanto buono e affettuoso, però quando giungeva un particolare mio compagno, ringhiava come se volesse dichiarare: “Mandatelo via altrimenti lo mordo”. Il ragazzo aveva l’altezza di un metro e settantacinque, abitava nella palazzina di fronte alla mia casa e vestiva in maniera modesta, aveva capelli neri riccioli e occhi castani. Simone, assai contento entrò in casa dicendo di conoscere in che modo svolgere la seduta misteriosa: prese il tavolinetto porta telefono con i tre piedi e lo portò nel soggiorno. Mi chiama asserendo che si accinge a provare l’esperienza però non vuole la presenza di animali, ma dietro nostra insistenza accetta. A Cosimo e me, sembrava troppo strano ci domandavamo quale nesso ci fosse con essi. Noi tre, ci sedemmo intorno al tavolo e dopo aver preso una candela, la posammo al centro del piccolo tavolino, la accendemmo e poi, spegnemmo la luce. Ognuno di noi posò i propri palmi delle mani sul tavolino per formare il cerchio, prima si dovette iniziare con una preghiera di protezione e tutti noi dicemmo di essere interessati a dialogare esclusivamente con presenze benevole, specificando che avremmo rifiutato conversare con delle entità cattive. Simone pretese di condurre ciò che per noi fu considerato un nuovo gioco capace di farci trascorrere qualche ora curiosa e forse, di verità. I gatti fuggirono immediatamente e ci sembrò che compresero ciò che ci apprestammo a eseguire e non desiderarono tornare neanche dimostrandogli di offrirgli alcuni prelibati pesci. Il nostro cane ormai cresciuto rimase accucciato sul pavimento. Evocammo, ciò che credemmo un’entità buona offrendo la nostra disponibilità ad ascoltare le sue rivelazioni. Improvvisamente il cane lanciò un grido, simile a
quello emesso da uno scoiattolo, attirando la nostra attenzione poi agitò la testa come per volersi scrollare qualcosa entrata nel suo orecchio, si alzò e venne ad annusare i posti di ognuno di noi forse per assicurarsi se fossimo stati presenti. All’animale, chiedemmo il perché volle attaccare soltanto lui senza, naturalmente, ricevere alcuna risposta perché non seppe parlare. Credemmo che fosse una pura coincidenza. Ordinammo al cane di accucciarsi e iniziammo di nuovo. Ecco che si ripetè lo stesso fenomeno per la seconda e anche la terza volta sicché, decidemmo di dialogare con l’entità canina e chiedere spiegazioni. Il cane intanto era diventato irrequieto indicandoci la sua volontà di uscire in giardino. Lo accompagnammo all’esterno e proseguimmo il nostro gioco. Simone parla ad alta voce: «Vuoi tu, spirito del cane, parlare con noi?» Naturalmente le risposte giungevano attraverso la bocca del nostro insospettabile amico Cosimo. «Chiedete e vi rispondo! » «Che cosa accade al nostro cane?» «Dovete sapere c he il cane percepisce ultrasuoni impercettibili dall’orecchio umano!» «Allora concreta!» «Il vostro amico cane, è stato disturbato da presenze che avete chiamato, esse emettono questi tipi di suoni!» «Tu però, chi sei?» «Sono un essere invisibile che non vuole rivelarti altro e adesso vi saluto!» «Hai un nome?» «Adesso basta però state assai attenti a ciò che fate, rischiate moto!»
A quel punto inizia la nostra paura stimolata dalle risposte che Cosimo non sarebbe stato capace d’inventare. Decidiamo di sospendere la seduta e non riprovarci poiché quell’episodio ci appare effettivamente molto inverosimile. Avevamo cercato delle spiegazioni a dicerie di alcuni uomini pratici che desideravano mantenere il segreto senza ottenere nulla di nuovo. Ottenemmo solo conferma che il cane percepiva i suoni, però non vedeva alcuna immagine. In conclusione quello era il solo motivo, per cui gli animali non dovevano essere presenti mentre si procedeva nel gioco. In seguito, avevo sviluppato un pensiero fisso, quello di trovarmi una ragazza e fidanzarmi, però privo di volontà e conoscere i genitori di mia eventuale lei. Il motivo era che, ottenute le condizioni favorevoli per un fidanzamento accettato dai suoi genitori, però in zona, vigeva un’abitudine: in un tempo successivo, il loro comportamento sarebbe, farse mutato avrebbero posto molteplici ostacoli alla coppia obbligando la ragazza a non frequentare il suo amato con lo scopo di farli sposare presto. Il giovane pur di far ottenere la libertà alla ragazza, doveva eseguire due cose, lasciare la fidanzata o sposarla. La maggior parte delle volte esistevano i presupposti e quindi, si preferiva il matrimonio che spesso, avveniva entro l’età dei sedici e diciotto anni, perché i genitori erano impazienti di maritare le proprie figlie per il piacere di saperle sposate e così, si rendevano più sereni. I Suoceri aggiungevano di desiderare tanto la felicità dei propri figli e molto presto avrebbero appagato il loro desiderio di essere nonni. Ritenevo che per un matrimonio non fosse stato mai troppo tardi. Avevo già venti-anni quando fortunatamente, trovavo un lavoro stabile che mi piaceva, anche se non mi sentivo tanto gratificato percependo la preferenza di svolgerne un altro. In quel tempo, abitavo in un appartamento affittato dai miei genitori ed esso si trovava al terzo piano e privo di ascensore.
Spesso salivo e scendevo le scale per andare a casa, sugli scalini, giocavano dei bambini di tre anni e, tra questi, si distingueva una figura curiosa. Abitava nello stesso condominio, però al piano terra, una bimba di tre-quattro anni con capelli neri ricci, pelle scura, e occhi nerissimi. Per are dovevo saltare due scalini scavalcandola con le mie gambe, a rischio che una mia scarpa la potesse colpire perché lei, seduta al centro dello scalino, non mi lasciava spazio per salire e scendere. Ogni qual volta che salivo le scale, teneva gli occhi fissi su di me tanto che mi sentivo molto infastidito. Trascorso qualche mese le domandai: «Perché mi lanci quelle occhiate insistenti?». Non si scompose proprio, però, manifestò un sorrisetto dolce e poi, rispose: «Tu mi piaci, sei bello…!» Rimasi sorpreso e senza parole, correndo fuggii pensando che, essendo così sveglia e precoce, avrebbe potuto raccontare qualche bugia e crearmi problemi. In seguito, quando lei si trovava a giocare sulle scale, seguitavo a are però velocemente e senza guardarla. L’anno successivo i miei genitori affittarono una piccola villa con giardino e cambiammo. All’età di ventotto anni, frequentavo un laboratorio di riparazioni elettroniche e mi dilettavo a lavorare e riparare delle apparecchiature si esse, ero parecchio incuriosito per il modo in cui lavoravano in sinergia gli elementi elettronici che erano: i condensatori, tubi catodici (valvole), resistenze, trasformatori e altro. Giunse l’era del transistor e i primi furono grandi quanto il rotondo del piede di un’antica sedia. Essi erano ermeticamente sigillati, noi riparatori elettronici, li chiamavamo (pentole a pressione) perché durante il loro lavoro: l’involucro esterno, uscivano tre piedini metallici, l’elemento elettronico, scottava nel contenitore. Come tutti i giovani, anch’io avevo degli amici e delle amiche con loro condividevo i miei svaghi. Un mio amico aveva il nome di Cirino, era senza il padre, la madre per crescerlo praticava il mestiere della chiromante, considerata dai molti suoi clienti, una professionista capace di saper leggere nelle carte.
Un altro mio amico lavorava presso una ditta di trasporti e quando era necessario, faceva anche turni notturni e il suo nome era sco. Con i miei amici più stretti, andavamo da un paese all’altro alla ricerca di avventure, ma ci comportavamo civilmente. Una volta, mentre avamo da una strada per andare a eggio, nel centro storico e tra la gente allo scopo di conoscere persone nuove che avessero allietato la nostra compagnia, vedevamo che accanto ad una porta al piano terra stavano delle ragazze che ci sorridevano. Avevamo compreso che come noi desideravano conoscere persone nuove, pensavamo di avvicinarle. Ci fermiamo e iniziamo a conversare. Le ragazze, annunciavano di accingersi ad andate a eggio in centro lasciandoci la scelta se rivederci o no.
Capitolo due
Una serata con gli amici
Noi amici, eravamo molto felici di avere trovato nuove conoscenze che soprattutto dimostravano interesse per noi. Assai soddisfatti per la conquista, noi andiamo nel luogo indicato da loro. Posteggiata la macchina, iniziamo a eggiare e parlare tra noi, squadriamo le ragazzette cercando di capire se veramente stiamo guadagnando la loro attenzione senza perdere tempo. Le ragazze erano assai propense al dialogo, però eravamo restii e anche diffidenti perché non conoscevamo molto bene l’ambiente e poteva esserci qualche fidanzato geloso. Aspettiamo un poco e vedendo che ci ano davanti con aria seria e, senza salutare, ci parve strano e restammo fermi: subito dopo, le ragazze, si avvicinarono a dei giovani e conversarono. Ci volle pochissimo a capire che stavano parlando di noi, poi finalmente, rimasero sole, cogliemmo l’attimo per avvicinarle, però prima, iniziammo subito a dialogare tra di noi per decidere se approssimarci subito alle ragazze o capire bene quale tipo di aria tirava in quel luogo di paese, dove gli anziani erano abituate a dormire in casa con le porte aperte e altre, stavano davanti alle porte di casa per godersi il tepore del venticello caldo della sera, prima di andare a dormire. Durante quelle serate afose, per respirare bisognava stare in casa con porte e finestre aperte per permettere all’aria calda e ferma di essere spinta nell’interno delle case ed essere aspirate a fatica, per mandarla nei polmoni. In quel preciso momento si aggiungevano i cinque ragazzi, appariva chiaro che per noi non tirava ottima aria. Quando i ragazzi giunsero da noi le ragazze, si allontanarono. Un giovane, loro amico, iniziò a parlare dicendo che una delle giovani ci segnalò come importunatosi.
Fummo interpellati. «Avete bisogno di qualcosa?» Rispondemmo: «Non vi conosciamo, vi stiamo importunando?» «Quelle ragazze sono le nostre!» «Non siamo giunti qua per infastidire qualcuno e quindi state tranquilli che se sono le vostre ragazze siamo disposti a non parlare con loro!» «Bene e allora cercate di andarvene e se, fra cinque minuti sarete ancora qui a eggio, saranno guai per voi!» «Veramente il paese non è vostro e quindi, non potete pretendere ciò!» Fu quello il nostro dialogo. Considerando che non ci sembrò conveniente batterci e tantomeno essere cacciati, poi decidemmo di andare via dopo il prossimo giro di piazza anche perché, uno dei miei amici, apparve disposto ad affrontarli. Dichiarai: «Guarda che se li aggrediamo escono i coltelli dalle loro tasche e allora saranno guai per tutti!» Convinsi così il nostro amico di cambiare idea. Stavamo completando il giro della piazza, i tizi si avvicinavano di nuovo più minacciosi che prima, il mio amico non controllava più il nervosismo soprattutto perché non facevamo nulla di avverso, erano state le ragazze ad avere richiamato il nostro interesse. I giovani iniziarono a dare alcuni spintoni, prima li calmai e poi, iniziai a intervenire per dividerli e senza dire una parola. Stavano in attesa di baruffarci, raccomandavo a sco di non parlare e possibilmente incassare insulti senza reagire.
Nella piazza c’erano, non meno di un centinaio di eggiatori che assaporavano il piacere di socializzare e godersi il fresco della sera, sicuramente, non gli sarebbe spiaciuto distrarsi con uno spettacolo extra. Noi diventammo nervosi e ascoltata la nuova minaccia di espulsione, optammo di defilarci, uno ogni cinque minuti e aspettare in strade diverse in attesa che giungessi io per ultimo con l’automobile e filare. Il nostro timore era che ci seguissero. Di notte nella strada e in mezzo alla campagna ci avrebbero attaccati. Entrai nell’autovettura e partii, poi senza intoppi, salirono gli altri amici. Esistevano solo tre strade da percorrere e tutte deserte quindi avevo un’idea, per sfuggirgli si doveva percorrere la via che affianca il cimitero. Le altre due strade erano rettilinee e si poteva correre col rischio di essere raggiunti. Furono lesti anche a prendere l’auto: fecero un giro rapido seguendo la loro logica percorrendo le due buie strade e non trovatici, cambiarono direzione, in breve li avemmo alle calcagna. Giunti al cimitero, imboccai una stradella che tagliava un poco di curve scendendo verso il fiume. A metà percorso entrai in un viottolo e spensi le luci. Esisteva il pericolo di essere bloccati. I giovani, potevano avere brutta idea di tagliarci la strada se solo avessero immaginato, dove eravamo nascosti. Vedemmo i fari di una macchina che andò rapida e ci ò davanti a tutta velocità. Così forte potevano correre solamente loro. Attendemmo ancora per dieci minuti, gli demmo il tempo di andare avanti e tornare indietro, aspettammo ancora e poi, scendemmo giù attraversando il fiume e proseguimmo veloci verso casa uscendo dalla provinciale per non essere raggiunti; fummo contenti di avere evitato una grave contesa non per paura ma per non avere problemi. Per un anno, non tornammo in quel paese e dopo, sia loro, sia noi, ci dimenticammo i rispettivi volti pertanto ci godemmo le eggiate senza essere disturbati. In un paese limitrofo al precedente, fummo più fortunati, poiché conoscemmo alcune ragazze che ci manifestarono simpatia, e facendole scegliere i partner ci fidanzammo. Alla fine della settimana e qualche volta, anche in giorni infrasettimanali,
andavamo da loro per trascorrere piacevoli serate frequentando il piccolo parco dei divertimenti situato nella piazza laterale al corso, e nel club adiacente per ballare. Il legame durò alcuni mesi e poi riprendemmo la vita mondana con delle nuove amiche della nostra zona. Ci piaceva tanto essere accompagnati da ragazze carine, però, non volevamo mettere radici da qualche parte. Ci fu un tempo che ci accompagnavamo, con delle conoscenze tre di loro, erano simpatiche sorelle, le altre semplici amiche: Filomena di anni diciotto, Rita diciassette, Lucia di sedici, Flavia diciotto, Romina diciassette e Ludovica diciotto. Entrambe erano amabili e carine era assai piacevole accompagnarsi a loro in qualsiasi momento della giornata. Naturalmente non volevamo conoscere i loro genitori. Mi trovavo nel laboratorio applicato a un circuito da riparare e giunse sco. «Mi dai un consiglio!» Rimasi sorpreso della sua richiesta, poi mi distolsi dal lavoro fermandomi. «Ti ascolto dimmi!» «Ti voglio rivelare un segreto!» Non m’importava quella sua rivelazione giacché non ero assai curioso, ma rispondevo: «Se proprio, pensi che ti faccia bene non hai che da palare sono a tua disposizione!» «Sai bene che abito nelle case popolari al terzo piano!» Detto ciò si fermò. «Si certo e allora?» «Ero in casa. Ho sentito una voce femminile che sembrava giovane, chiamava un bimbo di nome Pippo, abbreviato Giuseppe!»
Il suo modo di parlare piano e quieto, quasi mi rendeva nervoso. «Fin qui non trovo nulla di segreto continua!» Avevo iniziato a diventare curiosissimo e attendevo il resto del racconto. «Questo è accaduto due settimane fa e, ho creduto che la voce provenisse dell’aldilà!» Iniziavo ad avvertire qualche piccolissimo brivido solo a udire quella parola mi collegava con alcuni spiriti. «Va bene e allora?» Lui proseguì: «Ieri l’altro, torno dal lavoro, mi sono fermato nel mercato all’aperto, giunto nell’ultima palazzina, sento di nuovo le stesse cose! Mi meraviglio e voglio scoprire di che cosa si tratta, per mia sorpresa, adocchio una giovane donna che chiama per nome un bambino. Il racconto corrispondeva, mi chiedevo: come mai avevo udito quel richiamo quando la distanza tra le abitazioni era di almeno duecento metri ed io stavo in casa con la finestra chiusa?» Qualcosa non mi convinse: «Mi sembra che tu non mi racconti la verità!» Ti giuro che è così!» «Non so che cosa dirti a questo punto come ti posso aiutare?» Consideravo chiuso l’argomento, però mi restava la certezza che mi nascondesse qualcosa. Per un attimo si fece silenzioso, poi mi guardò con i suoi occhi furbi e sorridendo come se mi stesse prendendo in giro, aggiunse: «In effetti, non ti ho dichiarato l’intera verità: la voce l’ho sentita, ma dentro di me, fu forte e chiara!»
Rimasi assai sorpreso dalla sua ultima dichiarazione. sco iniziò a parlare nuovamente: «Devo aggiungere che altre volte mi sono accadute altre simili situazioni e non ho prestato attenzione agli eventi considerati casuali!» Non mi piacque che cercò di prendermi in giro e gli volli lasciare un’altra occasione. «Tutto qui?» «Come ti spieghi tale fenomeno?» «Non saprei prova a raccontarmi altri eventi accaduti e, forse troviamo una spiegazione!» «Sapessi quante volte ho cercato di spiegarmi quei fenomeni curiosi, ma senza riuscirvi!» e aggiunse: «Dapprima avevo pensato a voci di defunti e poi mi son dovuto ricredere!» Il mio amico Franco era assai spiccio e chiaro nel parlare. Devo ammettere che era anche sincero, bastava vederlo per capirne la personalità che dimostrava con la sua bontà e semplicità e, allora, cosa gli stava accadendo? «Se non mi riferisci tutta la verità, non potremo ragionare per capire eventuali legami a qualcosa!» «Ho pensato che la donna potesse essere vedova ma il marito, in quel momento, era al lavoro!» «Cerca di ricordare ogni particolare forse, per un attimo, sei andato nel futuro e hai sentito ciò che dopo, accade, in tal caso, quello che affermi sarebbe frutto della tua immaginazione!» M’interrogò Franco. «Credi che si possa conoscere il futuro?» «Non saprei, però se ne parla nei fumetti di fantascienza!»
«Secondo te, mi sono immaginato la donna e il bambino?» Dovevo ammettere che aveva piena ragione, le coincidenze corrispondevano bene. «Sei sicuro che tu non stessi sognando oppure potrebbe esistere un’altra spiegazione?» «Ti giuro e ti confermo. Ero sveglio…!» «Adesso dimmi il perché ti sei innervosito!» «Il fatto è che tu non mi credi, ho bisogno che di avere il tuo parere!» «Ho sentito che qualcuno, durante il suo sonno, viaggia nel tempo, nei corpi e nelle coscienze umane; sicuro che non ricordi altri indizi?» Franco con quel suo sorrisetto furbetto e curioso continuava a guardarmi cercando di capire se veramente si poteva fidare nel confidarmi il suo segreto: «Adesso che ci penso qualcosa di più c’é!» «Che aspetti vuoi che estragga, dalla tua bocca, la verità con le pinze?» «Mi hai convinto. Ti racconterò la realtà!». «Finalmente, dai racconta, sappi però che voglio la verità!» «Avevo appena finito di pranzare, stavo rilassato sul divano e quasi mi ero addormentato. Avevo il desiderio di scrivere una lettera, prendo carta e penna inizio a scrivere. Scorgo che la penna si muove per conto suo così l’ho fermata ed ho udito quelle voci!» «Sai cosa ti dico? Forse sei un percettore, perfezionati con l’esercizio e vediamo ciò che accade. Farò anch’io delle esperienze per capire qualcosa. Eseguirò scrupolosamente ciò che tu hai fatto». Tenemmo il nostro segreto continuando il vivere di sempre. Ogni tanto mi esercitavo per capire se ero in grado di ricevere qualche strano messaggio.
Il lavoro mi teneva sempre impegnato mentalmente e manualmente quando stavo applicato su una riparazione elettronica, mi stancavo e mi dovevo riposare, in quel caso, mi occupavo per lavorare in altri apparati e qualche volta, mi esercitavo con la telepatia...
Capitolo tre
La forte sensazione
Un giorno d’estate mentre sole scaldava dappertutto e nel mio laboratorio mi godevo l’ombra e il freschetto che entrava dalla porta aperta, mi sentivo sereno e senza pensieri, poi qualcosa mi provocava ansia, mi chiedevo il perché. Tralasciavo il mio stato d’animo e seguitavo nel mio lavoro al fine di terminare delle riparazioni veloci per accontentare i miei clienti. Avevo il sentore che qualcuno mi chiamasse e conoscevo già di chi si trattava, era il mio amico Cirino. In quel momento fui solo nel laboratorio, a voce alta domandai: «Vuoi dirmi qualcosa; sbrigati che ho fretta!» La voce rispondeva in un modo strano e la credevo immaginaria. «Mi vuoi ascoltare, è da tanto che ti cerco, telefonami!». «Ti telefonerò; spiegami che cosa hai da dirmi!» «Mia madre ti vuole parlare urgente!» Riconobbi la voce apparteneva proprio a lui. Rassicurai l’invisibile Cirino. «Bene vedrò di andare da lei!» Se non fossi stato solo, nel laboratorio, con certezza, sarei stato preso per pazzo. Quella conversazione era stata stranissima e curiosa per me e volevo sincerarmi che fosse un vero messaggio. Telefonai a Cirino e non rispose. L’ansia e il
desiderio di conoscere la verità mi provocavano forte agitazione, in ogni ora continuavo a telefonare. Finalmente, in corso di serata risponde: «Ciao Cirino; mi hai forse cercato?» «Ho pensato di telefonarti per dirti che mia madre, vuole parlarti con molta urgenza!» «Non sai cosa deve dirmi?» «No!» E continuò: «Assolutamente non mi ha voluto dire di che si tratta!» Ero meravigliato che la mia percezione si fosse rivelata reale perciò, dovevo darmi una spiegazione. Sicuramente si trattò di un messaggio telepatico. Sentivo la convinzione che, c’eravamo messi in contatto nello stesso momento. Non mi ero mai interessato a farmi predire il futuro dalla madre di Cirino, non credevo fosse possibile specialmente leggendo le carte e poi, abitava distante e mi scocciava andare a trovarla. Curioso del perché mi chiamo, mi decisi e andai. Mi chiese di entrare e fui invitato a sedermi. La mia impazienza era fortissima, quasi subito iniziò a parlare. «Ti ho chiamato perché ho un messaggio importante per il tuo modo di vivere futuro!» Immediatamente pensavo che, qualsiasi cosa mi enunciasse non l’avessi mai creduta e poiché non ero credente in quel settore, mi sarei presto dimenticato ciò che mi avesse detto. Da piccolo avevo assistito a un fatto strano di una persona che tolse, lo affascino a una bimba con età di sei mesi che stava male. Subito guarì così seppi per voce affidabile che il medico condotto, non riuscì a capire di quale male soffrì la piccola. La chiromante distrasse i miei pensieri parlando.
«So benissimo ciò che hai pensato e comunque non mi credi però, egualmente ti avverto; stai attento su ciò che ti accade!» Prosegue: «Durante la tua vita avrai un grande problema, entrerai in una brutta famiglia attraverso una ragazza. Sappi che non dovrai farlo altrimenti avrai delle conseguenze gravi». Guardai i suoi occhi neri, quasi ne ebbi timore e risposi: «Di che cosa si tratta veramente, non sai dirmi altro?» «Qualcosa di più la conosco, ma alcuni dettagli non posso darteli. Una ragazza ti aprirà la porta e tu entrerai! Ti dico questo perché ti ho visto crescere insieme a mio figlio, considero che sia, come lui e ti voglio bene». Non m’importava se lei mi voleva bene come un figlio, ero solamente restio nell’accettare la sua predizione, per il mio modo di valutare se lei dicesse il vero. La mia totale convinzione stava nel fatto che mi rifiutavo di credere e consideravo che le sue parole, fossero invenzioni. Non feci peso a quelle predizioni, la ringraziai e andai via. Un pomeriggio di domenica gli amici ed io, avevamo appuntamento con le nostre amiche alle ore diciassette. Dopo pranzo noi maschi ci riuniamo per stare insieme in attesa dell’appuntamento. Facemmo il giro della città che ci apparve deserta. La gente, dopo pranzo, si rilassava e stava in casa per poi uscire la sera a eggiare tra i locali aperti al pubblico per accogliere i visitatori. Ci stavamo annoiando moltissimo e per lasciar scorrere il tempo in modo migliore, sco parlava con tutti noi. «Facciamo un esperimento curioso!» Avevo capito di cosa si trattasse, di sicuro voleva parlare mentalmente con le ragazze che si trovavano in casa, voleva rivelare e dimostrare a noi tutti ciò che poteva attuare e soprattutto se riusciva a capire quel che sembrava evidente e fe parte della sua realtà. sco spiega ai presenti di cosa si accinge a verificare. I nostri amici rimangono sorpresi e increduli, essendo soltanto io a conoscenza del gioco incoraggio Franco a provare dicendogli che non ci comporta alcun problema acconsentire e assistere, d’altronde come trascorriamo le ore di attesa senza
annoiarci? I nostri amici si guardano meravigliati, uno di loro domanda: «Volete forse imbrogliarci?» Rispondo: «Fino ad oggi è un segreto, è giunto il momento di verificare e conoscere se ciò che accade è una verità!» Quasi in tono corale, i nostri amici erano sinceri e non si fidavano di noi dichiarando di non credere a un solo fatto o parola di ciò che fosse accaduto in quel momento, poi risposero: «Siamo d’accordo, non abbiamo nulla da perdere!» Noi quattro fummo pronti in macchina per iniziare, domandai loro con chi si preferiva parlare, per primo, fu suggerito il nome di Filomena. sco, impose assoluto silenzio, si concentrò quasi istantaneamente e parlò ad alta voce: «Filomena, sai dirmi dove sei in questo momento?» Aspettavamo come risposta la voce della ragazza e invece si udiva quella di sco. «Sono a casa accanto al tavolo della cucina!» «Che cosa stai facendo in questo momento?» «Mi taglio le unghie!» I nostri amici dichiarano: «Se noi vogliamo giocare e scherzare, ci sta bene, ma se credete di prendervi gioco di noi, sappiate che non ci stiamo!» Li calmai dicendo:
«Ragazzi!» e proseguii: «Non vi consta nulla a seguire ciò che accade; adesso iamo il tempo e dopo verifichiamo e appuriamo se ciò che le ragazze dicono corrisponde al vero. Vi premetto che non abbiamo parlato con le nostre amiche e non sanno nulla di ciò che stiamo facendo!» L’interrogatorio proseguì. «Avete finito di mangiare?» «Dalle tredici e trenta!» Rispose Filomena: «In questo momento cosa stai facendo?» «Sono in ozio e sto alle prese col manicure!» «Sei brava, invece di aiutare le tue sorelle stai in ozio!» La ragazza rispondeva benissimo. «Oggi non è il mio turno di lavare i piatti!» Naturalmente non si udivano le voci, però le risposte erano date sempre da sco e le dovevamo ricordare. Fu il turno di Rita. «Sei Rita?» «Si sono io cosa vuoi?» «Sapere dove stai in questo preciso istante!» «Che domande stupide mi volgi!» E ammette: «Dove vuoi che sia a casa no!» «E, mi dici cosa stai facendo?»
«Ho quasi finito di lavare i piatti!» «Le tue sorelle non ti aiutano?» «Eseguiamo dei turni, Filomena li laverà domani mentre Lucia, tutti i giorni pulisce il tavolo perché è la più piccola». «Dopo che cosa fai?» «Mi preparo per uscire, ma non ho fretta!» «E, Lucia dové, dorme?» «Vuoi sapere troppe cose, è in bagno da molto tempo; sarebbe già dovuta uscire!» «Sai che ore sono?» Risponde quasi scocciata. «Non so proprio è importante per te?» «No, però voglio che guardi l’orario esatto, il mio orologio si è fermato, sappi però che devi essere precisa!» «Aspetta un attimo che guardo l’orologio, mi trovo con le mani bagnate, lo tolgo sempre quando lavo i piatti e lo metto sul tavolo!» «Dopo che finisci con i piatti che farai?» «Appena esce Lucia, vado subito in bagno!» «Che cosa fai in bagno?» «Certe cose non si divulgano, ma se preferisci, ti dirò!» Sbuffammo subito nel ridere e restammo parecchio strani e miscredenti. sco si era potuto inventare tutto poi, la conversazione continuava: «Adesso mi dici l’orario preciso?»
«Sono le ore quindici esatte!» sco non poteva conoscere l’orario esatto di quel momento, noi l’avremmo visto, anche noi guardammo l’orologio e corrispondeva all’ora esatta dichiarata. «Tu Lucia che cosa fai in bagno?» «Come lo sai tu, che mi trovo nel bagno e poi cosa vuoi conoscere di una donna quando si fa bella?» I due nostri amici dichiaravano di non accettare come veritiero ciò che sco, appena realizzava e, anche lui ammetteva, d’essere poco sicuro; non restava che domandare alle ragazze cosa veramente avevano fatto, a partire, dalle ore tredici fino alle quindici. D’altra parte, nessuno di noi aveva parlato e, neanche al telefono con le ragazze in quanto, i loro genitori si sarebbero insospettiti iniziando il terzo grado alle figlie. Facemmo altri esperimenti, parlando con altre nostre conoscenze e senza scendere in particolari intimi. Eravamo impazienti di chiarire e soprattutto verificare ciò che c’era di vero nelle dichiarazioni ascoltate. In breve e puntuali, appaiono da sotto il porticato antico, le tre sorelle, un’altra si sarebbe aggiunta dopo. Dopo i preamboli iniziammo ad eseguire le prime domande precedenti proprio per confermare le risposte che furono esatte con l’aggiunta delle parole di Rita che alla richiesta oraria rispose così: «E’ proprio stranissimo, non capisco perché sono andata ad asciugarmi le mani e dopo, guardare l’orario nell’orologio posto sul tavolo. Erano le ore quindici esatte, non ero interessata a guardare il mio orologio sapevo già l’ora approssimata del momento; non so perché l’ho fatto!» Noi e gli amici rimanemmo impressionati dalla precisione delle risposte appena confermate. Trascorremmo la serata come di solito senza dare molto peso all’esperienza fatta.
Alle nostre ragazze, non rivelammo nulla e non conversammo più con loro per non conoscere i loro, problemi personali o altro. Trascorse un periodo piuttosto lungo e, casualmente, non ci frequentammo più perché trovarono altre amicizie. Presto anch’io abbandonai il mio atempo. Non mi piaceva scrutare nella vita altrui e non anelavo diventasse una mia fissazione né considerare certe delle indicazioni che potevano essere anche errate, poiché, non verificabili. Di tanto in quando, facevo la mia esercitazione senza disturbare nessuno e parlavo con persone che neanche conoscevo, non ero interessato a riscontrare la veridicità giacché consideravo un piacevole atempo curiosando qua e là. Le voci, spesso dichiaravano di appartenere a defunti e le rimandavo da dove erano giunte, però preferivo avere contatti con persone viventi. Numerose volte i dialoghi apparivano dubbiosi e le risposte create ad arte. Spesso si dimostravano paghi di aver dialogato e mi ringraziavano senza chiedere nulla in cambio. Ero diventato abile a capire quelle dichiarazioni o risposte, egualmente non avevo nessuna sicurezza e garanzia di veridicità. Non potevo rischiare d’incappare in qualcosa di extra e tanto forte da non accettare ciò che io desideravo fe, cioè, andarsene amichevolmente. A volte ci riunivamo pochi amici e in occasione, avevo modo di dimostrare alle ragazze di conoscere alcuni loro segreti che non volevano confermare, altri, li ammettevano chiedendosi come fi e dopo, si complimentavano con me. Tenevo qualche dubbio che il mio fosse solamente un contatto telepatico che stabilivo con chi volevo.
Capitolo quattro
L’amara sorpresa
Stavo ascoltando la radio e mi attraversò nella mente, l’idea d mettermi in comunicazione con una simpatica annunciatrice della Rai. Il contatto avvenne istantaneo non sapevo di cosa parlare con lei, poi le domandai: «Ti piace il lavoro che fai?» «Cero che si!» «Guadagni bene?» «Di questo non sono contenta!» «Sono meravigliato e, perché?» «Non mi pagano come dovrebbero!» «Non capisco, cosa vuoi dire?» «Sai, sono una precaria e mi pagano solo poche ore di lavoro!» «Sono deluso di ciò che apprendo!» «Come mai non sei stipendiata mensile?» «Il mio lavoro è così, o accetti oppure ti cerchia altro!» «Perché non t’impieghi altrove?» «Sono sposata con un bimbo e non ho molto tempo libero!» «Ecco perché ti sta bene il lavoro di annunciatrice!»
«Hai capito, è solo per questo che ho accettato!» «Mi vuoi dire altro?» «Sto parlando con te, ma tu, chi sei?» «Hai ragione, non mi sono presentato a te!» «Lo farai la prossima volta adesso devo andare, ciao!» «Come tu vuoi; ciao!» «Non offenderti, però puoi parlarmi quando vuoi, ciao a te!» Naturalmente avrei preferito conversare più a lungo, però mi ripromisi di ricontattarla in un successivo momento giustificandomi e ringraziandola per l’amicizia concessami. Era quasi come chattare con qualcuno attraverso la rete internet senza conoscere l’interlocutore. Durante il corso di una delle mie tante esercitazioni, accadde un grave episodio che mi turbò enormemente, mi aiutò a maturare e meditare tantissimo e in alcuni momenti, m’indusse a pensare profondamente. Mi davo alcune spiegazioni plausibili, forse le forze occulte non si dovevano utilizzare in quel modo, ma bisognava che l’uomo imparasse fin da piccolo a come gestire il mondo del mistero in modo che gradualmente, si preparasse a eventuali problemi che nascevano entrando in quel misterioso mondo. Mi domandavo chi in futuro, potesse divulgare e insegnare tali conoscenze agli uomini, specialmente se increduli? Un calmo giorno estivo, mi trovavo in servizio quando in un mattino, nella solitudine del luogo, che si trovava in campagna e intorno non esistevano altre costruzioni, percepii una comunicazione di qualcuno, un essere assai lugubre si manifestò cosi: «Non sono chi tu vuoi!» «Bene! Allora dimmi chi sei veramente!» «Io sono chi è padrone del male!» Pensai subito che si trattò di una bufala
tranquillamente continuai: «Non ti temo perché non ho fatto nulla di male e non sono stato io a evocarti, in oltre, non voglio parlare con te!» «E’ proprio per questo che sono qui!» Cominciai a preoccuparmi. «Che cosa vuoi comunicarmi, dimmi e forse, poi parlo con te!» Senza preamboli, e per come si era presentato bruscamente, percepii un suo modo intriso di terrore. «Sono Satana!» Cercavo di farmi forza, ma mi assalì una tremenda paura, ripresomi un poco, immediatamente continuai. «Che cosa vuoi da me! » E, aggiunsi: «Sii gentile e vai via!» «Tu non puoi vedermi, ricordati che non farò ciò che vuoi e resterò qui con te!» e ancora seguitavo a rispondere. «Sei un illuso ti costringerò a piegarti di fronte alla croce, e, dovrai cedere!» Sentivo che si divertiva a spaventarmi e che non avesse mai ceduto. «Vuoi farmi paura, tu non puoi essere lui perché il tuo nome è inventato!» Seguitavo a conversare, ma proprio in quella sera che volgeva al tramonto e nel luogo in cui ero solo, tremavo e cominciava a mancarmi il respiro, mi sentivo prigioniero del mio pericoloso gioco, il guaio era che non potevo assolutamente interrompere bruscamente e subire ignote conseguenze. Mi chiedevo: “Si tratta certamente di un incubo!” Mi feci coraggio. Sapevo bene che dovevo convincerlo per non ricevere ritorsioni da parte sua e non dovevo adirarlo. Rispose con prontezza: «E’ vero, però sono sempre il padrone del male!»
«Non desidero interloquire con te in questo modo e cerca di andartene, perché io sono con “Dio” e tu non puoi scalfirmi!» Mi ero trincerato in protezione facendomi forte nella fede. «Non riuscirai a cacciarmi da qui, io sono forte!» Sapevo bene che poteva diventare un avvenimento spiacevole ma realistico e non certo potevo mai, chiedere prova della sua potenza. «Non obbligarmi ad essere brusco e non costringermi a cacciarti in malo modo, cerca di essere gentile a lasciare che comunico con chi voglio e certo non con te!» «Ti ho detto che non andrò via voglio parlare!» Non avevo il coraggio né la forza di continuare quella conversazione. Mi fermavo per riprendere fiato prima di chiudere quel dialogo. La mia fervida immaginazione era di vedere un essere alto vestito di nero e sulle spalle indossava un mantello blu scuro e largo con delle strisce rosse e sul capo, portava un cappello scuro, il suo viso era, simile a un indigeno sul suo volto apparivano marcati, i contorni degli occhi e delle labbra. Sicuramente si trattava di un’immagine creata dal mio cervello dettata dalla troppa paura e di qualche elemento di mia conoscenza. Assai tremante, mi rafforzai e completai il mio dialogo. «Adesso sono molto impegnato; vai via di qua altrimenti sarò costretto a interrompere questo collegamento!» «Ti ripeto, non voglio farti del male ma parlare!» Cercava ancora con la sua insistenza di convincermi per accettare il dialogo che in realtà, già stava avvenendo. «Se tu mi caccerai, mi vendicherò e ti ricorderai per sempre di me!» «Bene! Ti concedo di parlare; dimmi che cosa vuoi!»
«Voglio solamente dirti che dovrai are dalla mia parte!» Compresi benissimo che cercava di creare il panico in me per sottomettermi o mettermi alla prova, ma perché? Non dovevo permettergli di stuzzicare la mia curiosità di una conoscenza, sicuramente, assai catastrofica per me. Non volli continuare. Mi fermavo per verificare ciò che mi poteva accadere e pertanto prendevo la mia decisione. Il mio stato di agitazione salì alle stelle cosicché attuai il mio volere. Immediatamente sospesi quel dialogo e cercai di deconcentrarmi per non pensare a quei momenti di terrore e tremolii. Mi distrassi usando la massima mia volontà, però rimasi assai sconvolto. In seguito pensavo che forse avrei dovuto approfittare di quell’occasione per rafforzarmi e imparare a vedere le ombre, percepire e osservare la capacità illusoria di un’immagine inesistente. Quasi ogni giorno e per circa due mesi, il mio pensiero rimase pieno di panico ma aspirante di sapere la realtà di ciò che accadde. “Esiste il Male?” Mi chiedevo in oltre: “Sto bene o mi sono immaginato ogni cosa per paura?” Sono stato sempre assai religioso. Spesso sentivo parlare di chi era votato al male e consideravo che tutto fosse creato dalla fantasia dell’uomo, in quel caso, la mia. In quel preciso momento non mi sarei spaventato se l’entità non si fosse presentata in quel modo asprigno, evidentemente avrebbe bloccato lo svilupparsi di qualche extra potere contro di lui. Avevo deciso di non esercitarmi più: la ripresa di allenarmi mi poteva causare qualche trauma grave e per qualche anno e quando mi capitava di pensare, ricordavo con tanta amarezza quell’episodio rimasto impresso nella mia mente. Mi sentii stimolato da un qualcosa e gradualmente, iniziai di nuovo le esercitazioni utilizzando un metodo sicuro per liberarmi di altri eventuali intrusi, non bene accetti da me.
Trascorsero circa tre anni, conobbi una ragazza e attraverso lei, rientrai ancora di più nel mondo dell’occulto. Avevo dimenticato le parole della chiromante e in effetti, a distanza di poco tempo, mi accorsi di essere ormai ato attraverso quella porta immaginaria aperta dalla ragazza. Il mio pensare da incredulo m’indicava a compiere un o che sicuramente, non avrei dovuto. La ragazza, era concretamente stupenda, solare e sembrava simile a tante altre, però in alcuni momenti diventava strana e attirava la mia attenzione: quando le domandavo se stesse bene, mi rispondeva che insieme a me, era reale e viva, tanto che la sua vita era cambiata quasi totalmente. I suoi genitori la lasciavano libera di comportarsi quasi, come lei desiderava. In una sera di luna piena e sotto il cielo sereno ricco di stelle, in un luogo panoramico dal quale si vedeva la luna riflessa nel mare, stavamo insieme in macchina a contemplare il favoloso quadro notturno, mi accorgevo che accanto a me c’era una ragazza diversa. Mi sembrò di sognare. Aveva, due grandissimi, occhi chiari luccicanti e capelli cotonati di colore castano chiaro. La sua pettinatura ondulata rendeva evidente il viso arrotondato. Era sparita la ragazza di prima con capelli biondi e lunghi, occhi verdi e viso allungato, forse il resto del suo corpo non era cambiato, sotto i suoi vestiti non vedevo, soltanto che notavo la differenza dei seni diventati più piccoli. In silenzio, mi domandavo se stavo sognando, oppure avevo delle allucinazioni. Sbalordito la guardavo e subito mi stupivo dalle sue parole: «Ecco sono come mi vorresti; ti piaccio così?» Pensai immediatamente che avesse letto dentro di me e scoperto ciò che neanche io conoscevo era come se sapesse quale tipo di donna, era da me anteposta, però, restava il fatto di com’era riuscita a trasformarsi o farmi vedere un’altra immagine. Riaffioravano in me le domande: “Mi trovavo di fronte a un essere mutante?” E ancora:
“Forse sì, oppure no?” Il luogo, il momento, la sua presenza, ogni cosa incitava a sognare sotto i raggi lunari che illuminavano noi due, in quel meraviglioso momento ci godevamo l’atmosfera creato intorno a noi; eravamo felici, per nulla al mondo, avevo pensato o desiderato un’altra al suo posto, con lei mi sentivo bene. Risposi: «Che cosa dici, so benissimo come sei fatta e così che mi piaci, non desidero cambiare o immaginare di essere con una ragazza diversa da te!» Immediatamente la rividi com’era prima. Mi assalì il desiderio di sapere chi fu la ragazza apparsami. L’incertezza mi colse e dubitai su quale delle due donne fosse stata quella reale, la prima o la seconda? Entrambe erano splendide. Avevo vissuto dei momenti straordinari e non sapevo se credere alle favole che avevo letto da piccolo laddove, in alcuni episodi, delle maghe trasformiste si che cimentavano per ottenere i loro scopi, oppure trasformavano altri esseri umani. Sicuramente, mi auto-suggestionai e vidi soltanto la proiezione di un’immagine, ma non la trasformazione materiale del suo corpo. In ogni caso, fu come un bellissimo sogno che m’indusse a immedesimarmi in un principe che cercò la sua bella principessa e lei apparve. Sapevo che la mia regina l’avevo già trovata e mi stava accanto. Dimenticai l’accaduto considerando che forse, fu soltanto una visione immaginaria oppure un effetto della notte. Nel mio pensiero, riflettevo mentalmente che, la luce fosse stata sufficiente per vedere chiaramente chi prima, avevo avuto vicina in quella precisa frazione di secondi e chi poi, avevo realmente al mio fianco, mi accorgevo che nuovamente, era tornata la persona che da molto tempo avevo cercato, “Marilena”. La mia relazione continuava quando capitò un altro fenomeno singolare. Abitualmente mi recavo a prelevare Marilena da casa della sua mamma. Giunge una telefonata, era lei, mi comunica di rivederci nel parco alle ore diciannove, senza chiedere spiegazioni al momento accetto. Mi reco all’appuntamento. Lei se ne sta seduta lì su una panchina e mi aspetta. Le domando come mai ha fissato l’incontro in quel luogo e non a casa sua, la sua
risposta arriva immediata. «Ho accompagnato mia sorella Clarissa, si doveva incontrare col fidanzato!». Accolsi la sua spiegazione, poi ci pigliammo per la mano iniziando a eggiare. La sentivo adirata perché le avevo fatto domande non gradite, poi la prendevo sottobraccio e avamo attraverso i cipressi come facevano altre coppiette presenti che felici sparivano tra le siepi da dove, ne comparivano altre. In quel luogo tirava aria di amore pulito, però cera presente anche del misterioso, non mancava qualche angolo buio che sicuramente celava tanti segreti di coppie transitate e sostate colà. Noi due parlavamo tanto e la nostra conversazione non era composta di parole difficili o incomprensioni anzi eravamo gioenti di essere insieme. Si dialogava su vari argomenti amore, futuro e altro. Principalmente fui colpito da una stranissima attrazione. All’improvviso mi accorgevo che aprivo la bocca e parlavo, però l’audio non usciva, non udivo le mie parole, capivo benissimo che le mie corde vocali non vibravano. Ebbi paura di restare senza poter mai più parlare ed esprimere agli altri i miei pensieri e nel frattempo lei, con tanta calma e un sorriso malizioso, però facendo gli occhi dolci m’incitò: «Parla, perché non dici nulla?» Quale sgradevole sorpresa si formava nei miei pensieri, però avevo il conforto che ancora riuscivo a sentire, significava che il mio udito non aveva subito danni irreparabili. Vedevo lei che aveva sul viso un leggero sorriso di compiacimento che cercava di nascondere. Facendomi coraggio iniziai a parlare nuovamente, ma le mie labbra, non si muovevano, zero assoluto, stavano immobili, ma con tanta voglia di fare udire la loro presenza. Non sapevo più cosa pensare. Il mio stato d’animo diventò ricco di una serie di domande e paure. Lei mi guardava ma continuava a sorridere. Provai per la seconda volta a parlare; il risultato non era cambiato neanche un poco.
«Parlami, cosa volevi dirmi?» Di nuovo, aprii bocca convinto di non riuscire poi, improvvisamente udii la mia voce tremante uscire. «Non ho nulla, dico soltanto che qui è bello!» «Molto bene, allora hai la lingua?» Convinto che non si fosse accorta di nulla rinunciai a ciò che doveva essere una meravigliosa serata da trascorrere con lei trasformatasi in un grande incubo. Cercai una scusa per allontanarmi e tranquillizzarmi. Salimmo in auto, Non avevo alcun desiderio di conversare, la mia mente era confusa al massimo, avrei voluto domandarle con quale metodo riusciva a bloccare le mie parole però, ero convinto che non si fosse accorta di nulla tuttavia, non mi ero sognato di trovarmi in quella situazione incresciosa che mi aveva scioccato e impaurito. Marilena mi vedeva parecchio pensieroso e taciturno tanto che domandava: «Oggi ti vedo strano e pensieroso, ti è accaduto qualcosa?» «Assolutamente! Sono sempre me stesso, solo che ho avuto una giornata difficile!» «Vuoi raccontarmela per rilassarti?» «Ti ringrazio, preferisco di no!» «Cerco di capirti, ma non ci riesco!» «Stai tranquilla, non è nulla!» «Forse ho sbagliato io qualcosa?» «Sei assolutamente innocente! Mi concedi di accompagnarti a casa e ci rivediamo, domani?» «Certamente caro, accompagnami pure!» In lei c’era quella strana aria seria e innocente nella quale notavo la sua totale
estraneità per quanto accaduto e leggevo il suo sguardo dispiaciuto per non potermi aiutare in quel momento di smarrimento che c’era in me. Giungiamo a casa sua e, dopo averla salutata, con la mia auto procedo verso casa.
Capitolo cinque
La logica deduzione
Mi sento molto instabile non ho neanche la forza di frenare il mio corpo dai brividi. Non riuscendo a dormire, mi adagio sul letto senza spogliarmi. Penso la qualsiasi cosa, anche di giustificare Marilena, la ritenni non colpevole. Mi era palese che in quel momento si fosse sdoppiata, oppure era accaduto qualcos’altro a me oscuro. Mai e poi mai, lei avrebbe causato del dispiacere al suo ragazzo. I fatti accaduti mi sembravano impossibili, così la scagionavo totalmente. Esaminando bene i fatti; mi sembrò che “Mari”, fu in grado di realizzare un qualcosa come avvenne la prima volta, quando cambiò le sue reali sembianze. Giocava come una bambina incosciente senza accorgersi di procurare ampio male. Avevo il terrore che in sua compagnia, mi accadesse ancora però, non mi sentivo di lasciarla al suo destino senza avere certezze di quanto avvenuto. Mi producevo forza perché sapevo di essere un uomo capace di sorare i momenti difficili. Come tutti i giorni, il mattino successivo mi recai al lavoro portando dentro di me, il nuovo stato d’animo mai avuto prima, che mi faceva stare in ansia provocandomi moltissima inquietudine. Al lavoro parlai con un caro amico e collega al quale confidai l’episodio e mi rispose così: «Nessuno lo sa e, ti prego di non riferire ad alcuno il mio segreto! Sono uno studioso di esoterismo e valuto l’influenza cosmica che emana il Cosmo sul nostro corpo. Ho un caro amico che forse ci può dare delle risposte, mi metto in contatto con lui e ti faccio sapere. Lui ha conoscenze più profonde in materia. Lasciami il tempo di una settimana. Io stesso mi farò sentire per comunicarti le
nuove notizie!». Non avevo altra scelta che credergli confidando nella sua serietà di uomo e nella sua amicizia vera e sincera. Trascorsi i sette giorni, l’amico mi chiama al telefono e mi prega di andare a trovarlo, poi spiega come secondo lui, l’energia si muove nell’Universo e investe noi direttamente in elemento positivo o negativo, aveva preparato un disegno con le costellazioni e i pianeti, compresa la Terra. Un altro giorno, lui mi chiamò dicendo: «Ti sono portatore di una notizia, però non prenderla assolutamente per scontata». «Dimmi, non aspetto altro che essere informato su ciò che mi circonda!» «Non so proprio come spiegarti: la tua ragazza soffre a causa di una strana forma di possessione che di solito si risolve, ma, non con lei!» La sorpresa quasi mi spaventò. «Continuando il nostro rapporto cosa accadrà?» «Ne paghereste le conseguenze voi e i vostri figli se ne avrete; non ti consiglio di proseguire il rapporto con lei!» «Vuoi dire che devo abbandonarla a se stessa?» «Mi dispiace tanto però, è proprio così!» «Ti ringrazio per la tua schiettezza, ma tu credi che sia in grado di lasciarla sola a combattere contro una forte e ignota entità?» «Fai ciò che credi, ma non vedi che neanche “Dio” vuole che si liberi di tale fardello!» «Probabilmente a causa di leggi soprannaturali non può, e tu, non devi soccombere insieme a lei!» «Sei un caro e sincero amico, non finirò mai di ringraziarti per la tua
disponibilità!» Credevo nell’onestà e sincerità del mio amico, tuttavia, non volevo credere che nulla si potesse fare per risolvere l’enigma. Come la solita persona molto testarda e convinta, decisi d’andare avanti e possibilmente aiutare Marilena a liberarsi di tale sovrapposizione di energia. La ragazza assumeva dei farmaci anti depressivi ed era seguita da uno specialista che però non affermava risultati certi e veloci né nella diagnosi che per la guarigione. Le analisi periodiche erano sempre negative. Di lì a breve, ricevetti una telefonata di un uomo sconosciuto e mi parlò: «Sono Fiore, ascoltami bene, so benissimo dello stato in cui ti trovi e forse, posso aiutarti!» «Tu, come fai a sapere della mia vita privata!» «So tutto! Qualcuno mi ha parlato!» Non mi restava che ascoltarlo aggrappandomi a qualche speranza ma, ero assai sospettoso. «Come potresti aiutarmi?» «Vieni da me che parleremo di persona e capirai tante altre cose che accadono nel nostro Mondo terreno!» Considerando che mi conveniva cercare una luce che potesse illuminare non me, quanto la povera Marilena che soffriva continuamente, rispondo: «Dammi il tuo indirizzo che verrò a trovarti!» La persona viveva in una casa isolata costruita su terreno roccioso calcare e accanto c’erano: dei punti coltivati e circondati di vialetti bordati con legni rotondi. Il proprietario, si mostrò gentile, mi fece entrare e mi parlò subito della sua persona. Si dichiarò un luminare del cosmo e mi fece vedere delle piramidi in pietra poste sul terrazzo. Riferiva di avere trovato un punto preciso attraverso il quale, era in continuo contatto con l’Universo, dentro di esse esisteva energia
invisibile, affermava che le piramidi erano la copia di quelle egiziane costruite per lo stesso scopo. Considerai di avere un incontro per nulla rivelatore e poi, lui non m’ispirò simpatia, non volli credere per nulla a ciò che dichiarò. Ero molto convinto che le sue parole, fossero al vento. L’uomo mi parla di magie cosmiche e altro. In effetti, ciò che lui dice m’induce a pensare che qualcosa che realmente esiste nell’Universo. Prendo atto però, di essere di fronte ad un uomo fissato; il mistero reale è solamente lui. Alla mia domanda di come si mise in contatto con me, rispose: «Sono stato illuminato e consigliato che tu, sei la persona adatta a collaborare con me per conoscere il mondo misterioso che ci circonda!» Mi riferisce che gli uomini, hanno bisogno di aprire le braccia e con i palmi delle mani rivolti in cielo, per caricarsi dell’energia cosmica che aiuta il corpo a nutrirsi per vivere sano, aggiunge che tutti noi dovremmo farlo, almeno una volta al giorno. Quella persona era molto giovane dell’età di circa quaranta anni, snello e di un’altezza di metri: uno e settanta capelli nerissimi e ricci e due occhi neri si evidenziavano per la sua quantità di luce emanata. Uno stato d’animo confuso incitava i miei pensieri di ascoltarlo fino in fondo e d’altra parte, volevo andarmene perché il mio continuo pensiero era per Marilena e quella persona, non mi ammaliava con le sue parole invoglianti, tanto che andai subito a casa. Per tanti motivi e per i miei trasferimenti non vidi ne sentii più neanche al telefono, quella persona. Durante un lungo periodo finché stetti con Marilena, non volli mai continuare il mio esercizio mentale per timore di far male a lei e anche a me medesimo. In effetti, ero diventato pauroso scoprendo che la vita era assai importante e mi dovevo curare di essa per gustarne il bel vivere felice… La casa in cui abitavo era di nuova costruzione e sopra il mio appartamento vivevano i miei genitori. Assai spesso, sentivo una pallina di vetro che cadeva e poi rimbalzava sul pavimento più volte. Fui incuriosito e la terza volta che la udii salii sopra per
scoprire cosa fosse, trovavo la mia mamma che lavorava a maglia e guardava la tv “seguiva il programma, Porto Bello”, mio padre stava disteso nel letto. Domandai a mamma, se cadde qualcosa sul pavimento e mi riferì che loro due, non si mossero proprio dai loro posti, e ancora specificarono di non possedere alcuna pallina. Udivo spesso quella specie di rumore ribalzante, in seguito mi trasferii per altri motivi. Innumerevoli e gravi, erano diventati i problemi del convivere con Marilena e ciò mi stressava moltissimo.
Decidevo che servivano consigli e mi rivolgevo a delle mie conoscenze per cercare di capire ciò che sopravveniva intorno a me, senza specificare dei particolari, finalmente una persona veggente, mi dichiarava: «A casa tua abita un bambino fantasma che gioca con una pallina di vetro e la fa rimbalzare sul pavimento però, sappi che è innocuo di animo sereno!» Non sapevo se credere alla maga oppure no, però il sobbalzare dell’oggetto lo percepivo e quindi, c’era o, no? Con ciò ritenevo che l’importante fosse capire la verità e accettare la convivenza con altri esseri purché ogni uno non disturbi l’altro. In un’altra occasione, una vicina di casa mi raccontò: «Stavo lavorando. Di colpo ho sentito di avere un enorme peso sulla mia spalla sinistra. Mi sono preoccupata. Sono andata da una persona, detentore di poteri occulti. A dire della persona, il mago, dialogò con l’essere. Non voleva lasciare la presa e non desiderava provocarmi del male, però aveva bisogno di un corpo su cui appoggiarsi per vivere. Per la pressione e la forza del mago, l’entità dovette abbandonare la mia spalla. Adesso sto bene!». In un altro episodio accadde: un uomo si recò in chiesa, improvvisamente, notò la sua spalla sudare. Un suo parente gli sta vicino e si accorge ciò che accade e poiché lui stesso è possessore della conoscenza, entrambi escono immediatamente dalla chiesa, appena fuori, con pensieri mentali e simbolicamente l’energia subentrata nel corpo abusivamente è scacciata.
Da premettere che entrambe le persone, due maschi quarantenni, erano sane in tutto il loro corpo e anche robuste di costituzione. Alcune di queste esperienze non furono da me vissute direttamente e quindi non credibili dagli scettici come, in parte, lo fui io. In quei casi citati, conosco bene le persone interessate. Decisi di dire a “Mari” ciò che il mio amico cosmico, mi rivelò.
Capitolo sei
Marilena mi racconta
“Mari”, mi svelò che una persona alla quale si rivolse e domandò aiuto, le promise di risolvere i suoi problemi, invece dopo un mese, per incidente stradale morì, forse fu un caso. Un’altra volta si era fatta accompagnare da una veggente, ora, considerata quasi Santa, la guaritrice, si era rifiutata dicendo che, in assoluto, non poteva intervenire e quasi la scacciò, da premettere che quella persona era conosciuta di carattere assai umile. Parlando con amici seppi che in un paese vicino esisteva un prete esorcista. Marilena mi pregò di accompagnarla anche da lui per cercare aiuto e dopo esserci organizzati, partimmo, entrammo in una chiesa, udimmo un urlo e moltissima confusione, si trattò di un giovane trentenne accompagnato in chiesa dai parenti, il prete lo afferrò per un orecchio lo trascinò in chiesa e lui si rifiutò gridando. Il prelato gli fece ripetere delle preghiere lui, con voce assai rauca e grossa, finse di non ricordare in ordine, le parole della preghiera. Due persone lo tenevano perché appariva fortissimo, ciò era chiaro per la fatica che facevano i due uomini a tenerlo: il prelato ordinava di lasciarlo e continuava il suo lavoro da esorcista per circa quindici minuti. Infine, l’uomo si rasserenò e con l’esorcista andarono davanti all’altare a pregare; la sua voce ritornò normale. Ci sembrava di essere in un altro luogo d non nel nostro comune e abituale habitat in cui vivevamo. Fu il turno di Marilena e dopo aver verificato, dichiarò che lei era normale, almeno in quel momento e non sarebbe stato utile il suo intervento, ci diede dell’acqua santificata e benedì anche noi invitandoci a tornare quando il male sarebbe comparso di nuovo. Di quel liquido, ne dovevamo bere tre sorsi il giorno. L’esorcista era di età assai avanzata e sicuramente l’essere lo aveva abbindolato. Non potevamo tornare dal prete perché le manifestazioni erano brevi, e ogni volta saremmo giunti troppo tardi.
Il legame tra me e Marilena continuava, anche se esistevano delle stranezze, non mancavano le serate mondane e le gite distrattive. Lei, un giorno era a casa mia e desiderò, dedicarsi alla cucina rivelandomi ciò che sapeva preparare; un uovo fritto. Ne prese uno e per dischiuderlo cercò di romperlo sulla padella, però il liquido, cadde direttamente sul pavimento e si creò la bella frittata pronta all’uso, sbuffai a ridere, in quel momento immaginai che il pavimento si era adirato perché non voleva accettare quel puzzolente uovo poi, dovemmo pulire fornello e pavimento. Marilena rideva a crepa pelle insieme a me, dopo, pranzavamo con altri alimenti. Cercammo di fare una pennichella poi mentre ci fummo addormentati, fui svegliato da un dito della sua mano che batté sul mio fianco, mi girai, aprii gli occhi e dalla sua bocca uscì un verso “Ehi”. Gli occhi di Mari si sbarrarono lampeggiando, ebbi tantissima paura che fortunatamente mi lasciò presto, dopo di ciò, fui tranquillo, non mi scomposi più di tanto anche perché ormai ero abituato a differite stranezze. Lei dormiva profondamente e al suo risveglio le parlai: «Sai che hai dormito bene?» «Meno male, ero stanchissima!» «Come ti capisco e mi dispiace che non stiamo risolvendo il problema!» «Lotteremo e vedrai che con la tua tenacia riusciremo!» Era più lei ad incoraggiarmi che io a lei. Avevo capito che non si fosse accorta di nulla e allora mi domandavo sempre le stesse cose: “Come faceva l’essere a indurla a muovere gli occhi, le dita e parlare chiaramente nel sonno?” E, ancora seguitavo a domandarmi: “Soprattutto, voglio conoscere chi è il fautore di tali azioni?” Preferivo tenere per me quella scena per non turbare ancora la ragazza d’altra parte, sarebbe stato inutile e senza alcun beneficio. La sera facemmo una bella eggiata e presto rientrammo in casa. A Marilena confidai un mio pensiero. «Pare che il tuo possessore sia andato via!»
Immediata fu la risposta, per dimostrare la sua presenza, senza volerlo, Mari batté un pugno sul tavolo poi si mise a piangere. «Ti giuro, non sono stata io a farlo mi ha colto alla sprovvista, agevolato dal mio rilassamento e non ho potuto fermarlo!» La cosa invisibile volle dimostrare la sua presenza riuscendo perfettamente nella sorpresa. Nell’insieme pensavo che avessi dovuto lasciare “Mari” al suo destino, ma sapevo che bisognava di aiuto, anche se ero ignaro come poterla proteggere, decidevo di continuare a occuparmi di lei. Ciò che appariva strano era che non si trattava di una persona pazza; i medici avevano appurato che fosse integra e molto intelligente. Andammo da un pranoterapeuta e lui si sentì certo di poterla guarire, alla terza seduta. Lo specialista, ò le mani distanti dalla pelle della ragazza e, non appena giunsero vicine all’addome, lo vidi chiaramente volare, l’evento apparve come se un qualcuno, con una forza ingente, lo scaraventò sul muro. L’uomo si riprende quasi subito, però sconvolto, si mostra sincero dicendoci che difficilmente può cacciare il male. Suggerisce di continuare da soli e dimostrare alla cosa, che non è bene accetta e costringerla ad andarsene. Avevamo ottenuto un’ennesima sconfitta. Per chiunque e anche per noi, era semplice pensare che ormai il male, fosse radicato e difficilmente potevamo cacciarlo anzi, di più gli piaceva rimanere nel corpo perché gli permettevamo di giocare al gatto e il topo. Ci chiedevamo: “Chi di noi due, possedeva tantissima forza e coraggio di seguitare a reagire e stressare l’avversario affinché si ritirasse...?” Chi avrebbe vinto noi o l’essere? Per informazioni certe, Marilena era circondata da persone che pregavano molto delle immaginette di santini e usavano fare dei riti con le candele chiudendosi in una cameretta buia. Erano persone di chiesa che si recavano a pregare recitando il rosario in collettivo. Tra me e Marilena si era instaurato un bel rapporto che ci permetteva di stare bene insieme se non fosse stato che per l’energia abusiva.
Noi due, stavamo benissimo in compagnia dei nostri amici, quando andavamo in discoteca, in pizzeria o semplicemente a consumare un succo. I nostri amici, sapevano che intorno a Marilena, accadevano cose strane delle quali in parte avevano costatato. Il mio interesse era grandissimo affinché lei fosse liberata tanto che andavamo da una persona cieca che deteneva fama di possedere dei poteri forti così senza aspettare partivamo verso il paese in cui abitava. In una periferia abitato di quasi cinquemila anime esisteva la casa della persona. Aprì l’uscio, una donna che ci pose tante domande per conoscerci bene e dopo ci accompagnò vicino a una scala di legno e incitò: «Salite gli scalini e troverete una porta, entrate, mio marito è a letto, aspettate e vi aprirà la porta…!» La casa era tanto vecchia, aveva una stanza al piano terra, in cima alla scalinata esisteva un’altra stanza con annesso un piccolo wc e di seguito la camera. Bussammo e udimmo una voce che ci invitò a entrare, aprii la porta, vedemmo che nell’altra stanza stava il professionista, ci domandò il perché giungemmo da lui e dopo avergli spiegato, mi pregò di aiutarlo a scendere dal letto e di accompagnarlo accanto al tavolino: c’impose, con la sua voce dura in tono di comando, di sederci. L’individuo era vecchio sui settanta anni così pure la sua signora. Lui prendeva una barra rotonda, di acciaio inox: circolarmente ad essa, esistevano alcuni segni che sembravano dei buchi, la ava intorno al corpo della ragazza per analizzarla prima di pronunciarsi. Non appena fu sicuro, rivolgendosi a Marilena, professò: «Tu hai un problema grave di un essere che è cresciuto in te e se saresti arrivata da me almeno dieci anni prima, lo avrei risolto, adesso posso soltanto provare facendomi aiutare dai miei spiriti!» Lei rispose: «Non potete farvi aiutare, se necessario, anche da qualche vostro collega? Vi prego risolvete questo problema che non mi lascia vivere!» «C’è il rischio che non voglia andarsene e che se costretto cercherà di far morire il tuo corpo!»
«Non importa sono pronta a rischiare, preferisco morire che vivere in questo modo!» «Iniziamo allora! In seguito cerca di tornare altre volte, intanto vedo di parlare con gli spiriti miei amici per farmi aiutare!» Il mio scetticismo non mi permetteva di trovarmi in condizioni tali da non avere dubbi se veramente esisteva tanto male e come potevano coesistere altri esseri nel corpo dell’uomo. Gradualmente mi davo alcune risposte ricavate dall’analisi di quelle evidenze. L’anziano ci raccomandò di ritornare a trovarlo dopo una settimana così, ci avrebbe comunicato della sua conversazione con gli amici spiriti che alloggiavano nei buchi della barra. Non accettavamo tale risposta perché ritenevamo che fosse inverosimile che alcuni esseri, anche se misteriosi, potessero vivere dentro un finto buco della barra di acciaio inox. In seguito, parlammo con una persona che dichiarò di professare magia nera e bianca e, allora ecco che mi giunsero altri dubbi. “Credevo che un essere potesse esercitare soltanto uno dei culti”. Volemmo provare e ci recammo da lui, quando gli domandai aiuto, lui già mi dichiarò di sapere ogni cosa descrivendo il male e la provenienza. Automaticamente, senza pensare, volle sottoporci a una seduta. Da ciò fummo sbalorditi. Da premettere che l’uomo mi produceva dei pensieri forti da farmi temere che potesse essere un essere spregevole in grado di muovere il male per poi farlo sparire e viceversa soltanto per sfruttare la situazione e ingrassare le sue tasche. Era un uomo sul metro e sessanta capelli e occhi neri, scuro di pelle e anche bruttissimo sembrava un essere venuto, da non so quale abisso tenebroso. Mise le mani accanto alla ragazza e si concentrò guardandola fissa negli occhi, a un tratto, senza aprire bocca, dalla ragazza uscì uno squittio simile al grido di un topo. «Non posso spiegarvi troppo, però il suo male viene dalla ragazza ed è molto difficile da combattere. In più c’è la madre di mezzo!»
Mari, volle dire ciò che pensava: «Ho capito benissimo che se voglio guarire, deve morire la mia mamma!» Il mago le rispose: «Sei solo tu che trai tale conclusione e non io!» «E’ vero! So per certo che lei è la fonte dei miei guai ciò nonostante, di certo, non voglio che muoia!» «Io da mago non voglio essere responsabile di nulla, ho solo riferito ciò che mi è stato suggerito dai miei spiriti, il resto non mi riguarda!» Lo rassicuro dicendo: «Stia tranquillo che non vogliamo certo uccidere la donna, anche se merita di morire pre ciò che sta facendo a sua figlia!» Ci accorgemmo che il professionista precedente con quello successivo, giunsero alla medesima conclusione e quindi fummo consapevoli, quasi obbligati di accettare l’esistenza di qualche piccola o grande verità. Con ciò fui ancora incredulo. Possibile che non esistesse qualcuno in grado di aiutarci? Necessitava cercare. Parlai con un mio caro amico che prese a cuore il problema, però spiegò che anche lui ebbe un qualcosa di simile e poi risolto da una strana persona anziana. Lui abitava ad alcuni chilometri di distanza da noi. Il mio amico mi ò il numero di telefono e gli parlai. L’uomo accettò di vedermi e fui pregato di portargli una fotografia di Mari. Il pomeriggio salii in macchina e mi avventurai tra i monti per giungere dopo qualche ora, nel paesino in cui ebbi fissato l’appuntamento con il mago. Mi sembrava che il tempo si fosse fermato e la strada era diventata troppo lunga: assorto da tante riflessioni che mi lasciavano sconcertato, percorrevo la lunga strada si ventata della speranza. Scese la sera e finalmente vidi la casa, confrontai il numero civico scritto sopra
la porta e pigiai il pulsante del camlo. Dopo un attimo sopraggiunse una persona. Teneva in mano un portacandela con una candela accesa che illuminava le pareti da noi affiancate, poi dichiarava: «Venite che vi accompagno dal maestro, vi sta aspettando!» Quella persona fu strana, quasi un nanetto con la gobba. In quel momento mi sforzai a non pensare quasi a nulla, tranne che mi sembrò un luogo pieno di scene lugubri. Lo seguii e in un’altra camera vidi il venerando maestro ad aspettarmi. Appariva come un uomo basso un poco robusto che sembrava un sacco di patate e di aspetto anche burbero. Fui invitato a sedermi e domandò: «Mi ha portato la foto della ragazza?» Ero rimasto impressionato come la luce emessa dalla fiammella della candela, faceva apparire gli occhi dei due, di un colore rosso come se fossero delle piccole lampadine spie, simile agli occhi rossi impressi sulle foto scattate di notte. Il piccolo uomo volle spiegare: «Sapete, al maestro non piace la luce moderna, preferisce quella antica!» Finalmente giungo al cospetto del mago e dico: «Buona sera!» «Buona sera a voi, venite e sedetevi!» A causa di quell’atmosfera strana che circondala casa, percepisco un poco di timore ma nulla di più. Per rompere l’attesa silenziosa annuncio: «Ecco a lei la foto!» «Adesso che mi avete portato la fotografia della ragazza e ho appreso il problema, datemi il suo recapito ed io di notte, andrò a vedere ciò che accade in casa, dove lei abita!» «Credevo che mi poteste aiutare subito!»
«Sono come un medico, come posso aiutare un paziente se non possiedo la diagnosi?» Teneva proprio ragione se, veramente sapeva e voleva svolgere il suo mestiere, doveva procedere a gradi. Andai via.
Capitolo sette
Al ritorno dal mago
Rifaccio la strada di ritorno che già è notte, per fortuna, la dolce luna, illumina le pietre bianche che compongono la montagna, concentrato mi distraggo guardando intorno l’esistenza di alcuni alberi poco cresciuti per l’assenza di terra e acqua, resto affascinato di quei massi e la loro relativa ombra accanto. Il paesaggio mi aiuta a farmi distogliere per la sua diversità geologica. Tanti concetti mi giravano per capo alla ricerca di altre spiegazioni e ragioni, per cui, mi trovavo in quella situazione, pensavo anche di tirarmi indietro. D’altra parte, mi accorgevo che se dentro di lei ci fosse stata qualche energia non avevo da temere forse perché esistevano accordi “Divini”. L’energia intrusa non poteva inveire contro esseri con i quali non c’erano legami o semplicemente, perché era vietato assalire persone amiche e protette dal vero e originario essere esistente in Marilena. In questo caso poteva significare che la ragazza fosse in grado di ordinare a quell’energia di compiere atti intimidatori al posto suo per spaventare coloro che lei voleva, ciò poteva avvenire anche per gioco o per ribellarsi contro qualcuno. Si poteva comprendere che sicuramente, il suo profondo subconscio dialogava con l’essere, ma non lei come corpo fisico e materiale attivato dal suo cervello, ma con l’altra energia che le stava dentro, cioè quella legittima e buona che doveva vivere nel corpo di Marilena. Forse quando noi nasciamo, già apparteniamo al male e al bene secondo ciò che la nostra educazione mentale ci porta a scegliere e ci modifichiamo per nostro volere o quello di persone terze che impropriamente cercano di comandare le nostre azioni. Se così fosse, pormi altre domande è semplice per cui una è: “Quanti esseri albergano dentro di noi che non vediamo e sentiamo?” Mi è altrettanto chiaro che le energie sono neutre e si nutrono di sentimenti e altri atti materiali che provocano piacere all’uomo. Esse vivono di ciò che è dentro di noi. “Quante sono?”
Si dice che l’anima dirige il corpo, lo spirito ci mantiene, e la mente muove i muscoli. “Esistono altri esseri?” Rimane di capire, dove alloggia il male che si presuppone sia dentro di noi? La mia conclusione giunse a una logica. Il male e il bene sono due energie che gradualmente crescono dentro lo stesso corpo umano e diventano forti finché cresciute spiritualmente, non si indirizzano, una verso la massa del bene e l’altra, ingrandisce quella del male. Se l’energia del male cresce favorita da alcuni avvenimenti voluti da altri fattori, essa riesce a comandare il cervello facendo attivare gli arti a suo piacere, senza però, danneggiarli gravemente immettendo impulsi magnetici ed elettrici nei punti giusti di comando e, direttamente nel cervello oppure in altri luoghi, comunque ogni comando giunge al cervello attraverso la massa muscolare. In un corpo possono coesistere diverse energie purché ogni una di essa agisca secondo alcuni criteri ordinati e di reciproco. Alcune forze godono solo a provocare del male allo stesso corpo nel quale si sono insediate abusivamente con eccessiva prepotenza. Ogni energia si può vendicare con la collega attivando i movimenti del corpo per dimostrare di essere la più forte e il corpo ne subisce le conseguenze. Ecco perché il corpo umano, fin da piccolo, lo, si deve aiutare a istruire la sua reale energia affinché diventi forte da cacciare chiunque voglia inserirsi indeterminati punti anatomici. L’energia è paragonata da me, immaginariamente a una piovra invisibile che si aggrappa con i suoi tentacoli dove può e se è forte, dove preferisce, diventando libera di trasferirsi in un altro corpo. Se è costretta a uscire senza godersi il piacere di seguire il percorso che l’uomo compie sulla Terra e non può provare il gusto di comandare il corpo umano come un robot si rischia che essa causa la morte del corpo ma, solo attraverso una scusante per non essere scoperta. Tuttavia essa, ha troppo interesse affinché il corpo possa vivere altrimenti, quella stessa è costretta a vagare nello Spazio con la speranza di trovare un altro corpo, in cui rivivere le gioie reali che l’uomo possiede e ne assapora il piacere che le stesse forze, da sole, non possono. L’energia non ha il diritto di uccidere, però, se, essa é ribelle, induce il corpo ad azioni di vario genere.
Qualche legge dell’Universo non concede libertà al male di sopprimere un corpo, però può provocare sofferenze, emerge palese come se esistesse qualcosa, simile a un accordo tra il bene e il male. Il male può costringere un uomo a uccidere un altro umano, oppure, causare un incidente stradale provocando a una macchina, l’uscita dalla carreggiata per causare il decesso di qualcuno, e in apparenza accidentalmente. Il mago non vedente, ci aveva spiegato che gli spiriti, possono stare nell’interno del cofano motore di un’autovettura e indurre alcuni meccanismi a comportarsi in modo errato e provocare un incidente devastante per gli esseri umani coinvolti. Le due entità riescono a crescere dentro la materia umana, forniscono un apporto maggiore alla salute del corpo, manipolano il cervello e ne favoriscono il superamento mantenendo la conciliazione. Entrambi gli esseri hanno bisogno di nutrimento e chi di esse prevale in salute, diventa padrona della materia e la gestisce come vuole. L’uomo non potrà con facilità, controllare se stesso, è spinto dagli eventi a comportarsi male contro il suo volere, comunque, è diretto da forze misteriose, soprattutto esterne e interne che lottano e trasmettono informazioni al cervello e alle due entità. Le informazioni ricevute possono essere diverse, del bene, e aiutano a crescere l’entità buona a non dare forza al male e così aiutare l’energia cattiva a crescere, ciò non esclude che lottano tra di loro e, a volte, prevalgono entrambe in momenti alternati durante la vita del corpo. Le forze del male contrastano quelle del bene creando difficoltà d’azione favorevole a pilotare una buona esistenza in salute del corpo umano alloggiante. Mi meravigliavo per la forza esistente in quella grande energia che a distanza era stata in grado di far volare il pranoterapeuta. L’accaduto è paragonabile a un essere umano che quando tocca una tensione di ventimila volt è scaraventato distante dai fili o meglio, i muscoli si contraggono e provocano lo spostamento del corpo. Trascorsero due giorni, e a notte fonda, partii per recarmi dal mago, giunsi da lui che era già giorno, quella volta dichiarò:
«Ti devo comunicare una brutta notizia!» proseguì: «Sono stato nell’indirizzo che mi hai fornito e ho scoperto delle cose allucinanti. Marilena è legata alla madre e ha qualcosa dentro che è cresciuto con lei: esso concede ad altri esseri simili di entrare nel suo corpo, pertanto, non si può intervenire e, se tu continui ad aiutarla, l’energia creerà il presupposto di far morire il corpo. Sono triste per questa notizia, ma tu sei giunto da me per conoscere la verità!» «Accetto con tristezza, le sue informazioni preziose, però vorrei sapere quale soluzione devo adottare per aiutare questa povera ragazza colpevole solo di essere nata e si trova alla mercé di spiriti contrapposti per volere di chi?» «Non posso dirti altro, già sono stato concreto ma se vuoi, ti ripeto: Qualunque azione farai, non riuscirai a indurre lo spirito cattivo a uscire dal suo corpo e insistendo, lei morirà!». Dovevo accettare per certa tale informazione? Avevo appreso una notizia che in parte conoscevo, ma mi angosciava e mi rendeva triste il pensiero di sentirmi impotente perdendo tutta la mia speranza, con ciò, perseveravo anche nella fede. Quanta sofferenza si era impossessata di me. Marilena si mostrava allegra, si godeva ciò che poteva avere a volte sembrava rassegnata al suo crudele destino. Io che sapevo qualcosa di più, non auspicavo accettare quella risposta che tanto mi faceva male al solo pensiero che lei sicuramente, soffriva dentro chissà da quanti anni, e con forza, accettava di vivere così com’era assorbendo i colpi terribili ricevuti e poi subito dimenticati per la voglia di reagire. Con tanta allegria riprendeva a sorridere e dialogare come se nulla di diverso le stava accadendo intorno, ma si trattava soltanto di sofferenze eggere. Almeno così pensava. Potevo restare imibile a quel che vedevo? Paragonavo la realtà vista da me e la raffrontavo a quella dei nostri comuni amici e non facevano altro che dirmi:
“Sii forte continua ad aiutarla e non arrenderti; vedrai che insieme riuscirete”. Quelle parole furono molto confortanti e non ebbi dubbi della forza di Marilena a ribellarsi, alla stessa aggiunsi la mia. Le mie speranze di una possibile vittoria erano sparite. Con delusione raccontai ciò che mi riferì il mago a lei che pianse. Sapevo benissimo, che le dovevo svelare ciò che appena avevo appreso, anche a costo che soffrisse, ma lei, mi aveva pregato di informarla per qualsiasi novità, anche se fosse bruttissima, aggiungendo che, insieme avremmo potuto rafforzare lo spirito combattivo per ottenere un buon risultato collaborati dalla potenza dell’amore. Scelsi di dirle ciò che poteva essere la pura verità. Ero informato di quanto grave fosse la sua situazione, ma lei, voleva essere aiutata sapendo di essere arrivata al massimo della sua resistenza, percepiva che stava cedendo per abbandonarsi a quel destino angoscioso e pieno di tanti incubi. Mi ascoltò con attenzione e dopo, mi parlò: «A questo punto, non resta altro che tu mi abbandoni e che il mio fato si compia, ormai sono perduta, non ci sono medicine che mi possano aiutare a indebolire il male!» Come potevo accettare di allontanare quella sua parte buona? Avrei avuto il coraggio di lasciarla soffrire da sola? La mia indecisione mi portò a una risposta che non desiderai rendere concreta e per il momento, andai avanti. Prenotammo un’altra visita neurologica e fu sottoposta a tracciato, nulla si riscontrò di anomalo, neanche quella volta. I medici, però, cambiarono i farmaci. Tra di noi, si era instaurata una relazione assai intima con i rapporti come con qualsiasi donna normale, lei condivideva e collaborava benissimo. Credevamo che in quella confusione, il nostro fosse un amore puro e, certamente pulito. Una di quelle volte, nel mio corpo, sopraggiunse una fitta che mi bloccò per alcuni secondi senza potermi muovere, avvenne nel basso ventre, nel punto in cui esiste la prostata; per timore mi confidai con un caro amico che mi rassicurò dicendo:
“Vedrai che non è nulla presto erà, basta non pensare!” Era facile a dirlo, però non accettavo che fosse stato un dolore casuale, era troppo forte come se qualcuno mi aveva trafitto con due spilli. In seguito vengo a sapere che una persona aveva annunciato a Marilena “Da questo momento, il tuo amico non potrà, mai più, fare sesso”. In effetti, non fu vera perché non ebbi più di quei problemi. Oggi il male alla prostata è ancora un enigma anche per la medicina poiché per sconfiggerla, occorrono delle radiazioni e allora mi chiedo: “Come può accadere che è possibile, soltanto fermarne la crescita e non distruggerla?” Deduco che in essa, si annida una di quelle forme di energia che vuole vivere dentro di noi cercandosi lo spazio nel quale collocarsi o, creandolo, come avviene con i tumori e altri goffi sintomi. La prostata è difficile asportarla previe altre conseguenze che sial l’uomo che la donna non desidera e quindi l’energia continua ad avere il suo alloggio presso il corpo umano. Naturalmente le mie ipotesi non erano basate sulla conoscenza della medicina, come avveniva per un mio caro amico medico che in occasione di un mio racconto, per sfogarmi, in un momento nel quale stavo psicologicamente distrutto, mi confidava: «Sono medico e non dovrei crede a queste cose, ma vedrai che se continui a tenere stretti rapporti con “Dio”. Non ti accadrà nulla di pericoloso!» Quelle parole mi confortarono ed anche quelle di uno specialista d’ipnosi. Terminate alcune sedute a Marilena, consigliava: «Se volete, ogni tanto svolgeremo le sedute che servono per far riposare il corpo di Marilena però non posso guarirla per questo, vi dovete rivolgere alla medicina del Vaticano!» Dichiarai: «Veramente siamo già stati dall’esorcista senza ottenere dei buoni risultati, ci ha riferito che fino a quando l’energia non si manifesta, non è possibile intervenire!». Lui volle specificare: «Il prete ha ragione, però dubito che ciò possa avvenire, l’essere è troppo forte e anche in grado di pregare senza essere scalfito e quindi, non si rivelerà mai!»
Capitolo otto
Le forbici
Un giorno rientrando in casa odo un grido, corro e trovo Marilena con una forbice in mano, col braccio alzato e sta per trafiggersi la gola, nel frattempo vedo le lacrime scendere dai suoi occhi. Mi avvicino per afferrarle la mano che da rigida, diventa subito molle e far cadere le forbici. «Mi voleva ammazzare!» «Calmati, dopo mi racconti!» La rasserenai e poi iniziò a raccontare. «Sai, stavo per tagliare un pezzetto di stoffa per ammazzare il tempo quando il mio braccio si alzava ed io non riuscivo a fermarlo. Per fortuna sei arrivato, la tua presenza mi ha salvato!» «Tranquillizzati, è bene che non ha raggiunto il suo scopo!» «Le avevo appena dichiarato che non la gradivo più dentro di me e lei si stava vendicando. Sento che è come se fosse un essere femminile!» In effetti, anch’io ero stato avvisato che si trattasse di un essere femminile era rimasto bambino e si divertiva a giocare utilizzando il corpo di Mari, in oltre, l’energia vedeva attraverso i suoi occhi utilizzando un velo trasparente posto sulla pupilla e non solo: ogni tanto, essa chiamava energie piccole che giocavano dentro il corpo della ragazza. Sapevo di quel velo perché raramente, Marilena restava bloccata a guardare ciò che a lei, era intorno come se non aveva visto mai tanta bellezza terrena. Mi dichiarava che si sentiva come se non fosse vissuta fino a quel momento.
Com’erano belli, quei momenti primaverili in cui andavamo tra i prati per apprezzare la natura e raccogliere margherite colorate ammirando le bellezze della terra che ci circondavano. I canti degli uccellini ci facevano ascoltare la loro melodia rilassante che c’induceva a dimenticare i problemi presenti lasciandoci momenti gai e spensierati pieni di serenità e piacere di vivere al meglio la nostra vita. A volte, però, quei meravigliosi momenti erano turbati dai suoi pensieri che rivivevano il ato e innescavano un meccanismo collaborativo con l’altra sua parte, che nell’immediato, interveniva causandoci tanto sconforto. L’incubo atroce di non riuscire, ci faceva demoralizzare. Il nostro gruppo di amici, decideva di trascorrere una bellissima giornata all’aperto accompagnandoci a nuove conoscenze, naturalmente c’era bisogno di un luogo nel quale stare, possibilmente una casa in campagna. Bisognava organizzarsi, eravamo incaricati a farlo Marilena, Gloria ed io. Stabilito l’orario e il luogo, dovevamo essere presenti all’incontro, però per un motivo valido di Marilena che era impedita ad accompagnarsi a noi, mi avvertiva dicendo: «Vai tu e Gloria, assolutamente non posso essere presente ti spiegherò di persona!» seguitò: «Tranquillo non sono gelosa, mi fido di te!» Ebbi subito un’eccentrica sensazione. Mi sentivo sicuro che anche Gloria non sarebbe giunta, infatti, anche lei mi telefonava asserendo di non stare molto bene. Chissà perché, ho il misterioso sentore chiaro che loro si erano già sentite al telefono. Vado da solo all’appuntamento. Coordino l’insieme e decido la data per la nostra gita in campagna. Mi sopraggiunse un pensiero che Marilena riuscì a intercedere presso la sua energia a provocare il malore a Gloria, mi domandai come. Gloria per alcuni giorni, nel gruppo non apparve perché ancora non guarì, compresi che per tale motivo non si presentò. L’energia di Marilena pregò, oppure comandò a quella esistente in Gloria che acconsentì, di provocare dolori al corpo della ragazza a suo dire, improvvisamente, ebbe un forte malore nel basso ventre e dovette farsi ospitare dal pronto soccorso presso il plesso ospedaliero cittadino.
Volli informarmi meglio, e le chiesi se, altre volte, soffrì di quel male e rispose: «Da molti anni che ho questo dolore! Non capisco ogni volta riesco a percepire il suo sopraggiungere, ma adesso è stato improvviso. Sono rimasta tre giorni a letto a causa di esso!» Ebbi la presunzione di aver capito il meccanismo. Immaginavo che quelle energie non erano interessate se un corpo soffrisse pur di ottenere ciò che volevano; importante era il risultato e non erano loro a subire, però, si nutrivano delle prevaricazioni praticate. Domandavo a Marilena se mai, avesse sognato, oppure immaginato qualcosa di avverso, forse aveva pensato a Gloria però, mi dichiarava di avere creduto che noi due, saremmo rimasti soli e così nel pensiero di Marilena si era generato un buon pizzico di gelosia. Il mio dubbio si era dimostrato concreto. Durante una serata in pizzeria, la nostra amica Carla mi chiamò in disparte. «Mi è venuta in mente una cosa che forse ti potrà aiutare!» «Bisogna ponderare bene per non peggiorare le cose, ma dimmi!» «Conosco una persona che ha avuto problemi simili e forse potrà collaborare a fornire indicazioni utili!» «Gli parli e la presenti subito a noi, poi valutiamo!» L’indomani Carla giunge con Fiorenzo il quale si presenta dicendo: «Sono a conoscenza di ciò che accade. Vi racconterò la mia storia e capirete!» «All’età di dieci anni, mi accorgevo che qualcosa in me non andava! Eseguivo azioni strane e durante i giochi con gli amichetti mi bloccavo alcuni secondi, mi piaceva provocare dei dispetti ai compagni per esempio: riuscivo ad aizzarli tra di loro per farli litigare ed io mi sentivo soddisfatto. Nel momento in cui subivo un rimprovero, mi bloccavo per avere considerazione e farmi ragione godendo nel vedere che ognuno mi portava aiuto, mi piaceva quell’affetto che forse, mi mancava ed io lo avevo creato in un altro modo.
Fui accompagnato ad eseguire delle analisi, i medici dichiarano la mia malattia perché nel mio cervello, appurarono un funzionamento cerebrale anomalo. Iniziai le terapie che indebolirono le mie naturali forze ma non quelle negative alberganti nel mio corpo. Mia madre mi accompagnò da una veggente la quale chiarì, che bisognava persistere nel coraggio e assumere i farmaci però, fu consigliata di stare accanto a “Dio” attraverso le preghiere». Lo interruppi affermando: «Entrambi siamo cattolici e non certo avremo difficoltà ad avvicinarci di più alla chiesa!» Il nostro acquisito amico chiuse consigliando: «Facciamo così; ci vedremo domani sera e parleremo valutando i fatti!» Dichiarò Marilena. «Il nostro incontro avverrà al bar della piazza alle ore venti». Ci ritrovammo al bar in presenza, degli amici, compiemmo la presentazione del nuovo arrivato. Lui doveva accompagnarsi con noi in discoteca, chiamavo da parte Fiorenzo per parlargli seriamente su ciò di cui avevo sicurezza di conoscere. «Stai attento non partire subito in quarta perché l’essere che si trova in lei è molto potente, ti potresti far male!» «Non preoccuparti so bene come agire!» «Non voglio che tu scarichi ogni colpa a me quando ti trovi in difficoltà!» Avevo finito di avvisarlo. Noi e gli altri sedemmo accanto a tre tavoli uniti. Fiorenzo iniziò a parlare con la Mari, mentalmente e a parole. Intervenni cercandolo di bloccare il dialogo. «Non parlare con la mente, usa soltanto le parole!»
Ripetè. «Non preoccuparti non dubitare della mia capacità ed esperienza acquisita!» Dubitavo molto che sapesse ciò che stava facendo. Valutò male il mio consiglio. «Quell’essere col quale istaurò il legame, evidentemente, dimostrò la sua forza comunicando qualcosa a Fiorenzo!» Lo vidi bloccarsi, irrigidirsi, e assai pallido in viso, anche qualcun altro lo notò. Ignari del problema non potevano capire ciò che stava accadendo. «Fiorenzo che cosa ti capita?» Dichiarò l’amica Carla e lui, dette la sua versione che non accettai. «Proprio in questo momento, mi sono ricordato di un compito da svolgere e devo subito andare; vi saluto, ciao!» Aspettai finché giunse davanti alla porta e lo seguii fino a fuori. «Tu, adesso puoi dirmi cosa è accaduto!» «No, lascia stare devo andare!» «Se prima mi hai detto che saresti rimasto con noi, all’improvviso perché vai via?» «Solo adesso mi sono ricordato che ho un impegno perciò vi lascio!» Fiorenzo mi stava enunciando delle palesi falsità, soltanto perché aveva paura di dichiarare ciò che aveva appena appreso. «Come?» E, insistetti: «E’ così che desideri aiutare Marilena? Vorresti abbandonarla al suo destino difficile, e tu lo sai!» «Non posso più, cerca di comprendere!» «Ti avevo avvertito che quell’essere era potente. Tu, sottovalutandolo, hai voluto
dimostrargli che sei più forte!» «Hai ragione, gli ho chiesto di andarsene!» «E cosa ti ha risposto!» «Che è una bimba cresciuta dentro un corpo di Marilena e vuole divertirsi a vivere dentro sfruttando l’occasione!». «Fin qui lo so e dopo, cosa è accaduto?» «Le ho ordinato di andarsene e lei ha paralizzato il mio corpo e mi ha detto che mai andrà via, si diverte, e se ci provo di nuovo, mi fa pagare caro ciò che realizzo!» «Di cosa ancora avete dialogato?» Fiorenzo non volle aggiungere altro soltanto: «Adesso vado, a presto!» «Non conosci qualcuno che è veramente potente e non sprovveduto come te?» «Hai avuto ragione tu dovevo affrontare meglio l’entità in un’altra sede più appropriata con un gruppo di persone come me e, non da solo!» Ormai ne sapevo abbastanza e tutte le informazioni giungevano allo stesso risultato poi, dichiaravo: «Non sarà facile che vada via perché Marilena asseconda l’essere, addirittura è lei stessa con la sua infantilità che ogni tanto domanda aiuto alla cosa per rea lizzare ciò che desidera, questo è un modo per divertirsi. Il problema è che ha preso gusto a farlo nel suo inconscio, giustificandosi dal fatto che Marilena stessa, non ha avuto una sua completa fanciullezza, ma pochissimi giochi; adesso sta recuperando a sue spese e vuole distrarsi!» Lui si girò di spalle, lo pregai: «Aspetta voglio sapere di più!» Senza voltarsi Fiorenzo parlava:
«Non desidero fare male a me stesso e, poiché l’essere, non vuole che io sveli la verità ti dico, addio!» Rientrai nel bar e proseguimmo col nostro bel programma e andammo in discoteca. Rimandai il mio dialogo chiarificante con Marilena per un altro momento e addirittura, quella volta non gradii dirle nulla, fu lei a incitarmi dichiarando di conoscere il perché Fiorenzo decise di sparire senza aiutarci. «Per cortesia, vuoi dirmi ciò che è accaduto nel bar con Fiorenzo e me?» Domandai a Marilena: «Perché credi che lui non voglia più?» «Ho capito, quando si è irrigidito, che la cosa alloggiante in me è più forte e non accetta imposizioni!» Dovevo per obbligo, enunciare ciò che era di mia conoscenza altrimenti avrei rischiato che lei non accettasse di dare fiducia a chi le stava accanto. Iniziai a farle qualche domanda chiarificatrice. «Da quando sai di avere questo problema?» «Avevo circa l’età di cinque anni quando sentivo il bisogno della mia mamma, lei non voleva vedermi e spesso mi picchiava!» «Adesso mi spiego. Ecco perché non potendoti ribellare col corpo e le parole, ti sei racchiusa cercando di punire “lei” che era più forte di te, e, senza riuscirvi!» «Sì, forse è così. Cercavo di provocare dispetti a lei, quando non poteva picchiarmi!» Risposi: «Cioè; in presenza d’altri?» «E’ proprio così!»
Avevo capito benissimo che bisognava rieducare l’essere cresciuto, senza una valida guida però, era quasi troppo difficile riuscire. Per comprendere bene il problema, paragonavo il vivere di un giovane a quella di un anziano. La ragazza, usando la sua energica volontà, presto si sarebbe potuta modificare e imparare qual è realmente la sua strada e come crescere: l’adulta è radicata nel suo modo di mostrare le cose senza riuscire a trasformare le sue abitudini. E’ consapevole della presunzione che ha di non volere crescere ritenendosi saggia e resta piccola fino al momento dell’ultimo respiro del corpo che la ospita.
Capitolo nove
Speranza di riuscita
In me si rafforzava la ferrea volontà a persistere in modo graduale di pari o con la medicina, cercando di ottenere un vero risultato per indurre a crescere la reale Marilena senza, più offrire la disponibilità all’essere a usare il corpo di cui si sentiva totalmente padrona. Non ero abbastanza in grado di assistere Marilena poiché non avevo collaborazione tranne, da mia madre che cooperava per quel che poteva. Ciò che fosse stato importantissimo era di avere la piena partecipazione dai suoi genitori che non c’era, soprattutto da parte di sua madre che però lavorava al contrario per l’odio-amore che nutriva verso la figlia. Mi era chiarissimo che eravamo soli nel mondo contro le occulte e potenti energie. Esaminando bene la situazione a me e Marilena, era chiaro, che l’essere apparteneva a una bimba deceduta da piccola che la madre non riusciva a dimenticare riversava tutto il suo affetto su Mari. Quella madre vedeva crescere Marilena immaginando che realmente fosse sua figlia, si trattava di sua nonna alla quale Marilena era rimasta assai legata, la bimba era la zia di Marilena, deceduta in tenera età, alla piccola zia defunta, rimase l’illusione di crescere tra gli uomini e giocare con la piccola Marilena che avendo trovato una compagna di giochi, si rifiutava di crescere. Infondo, era felice così, giocava suo discapito e del prossimo divertendosi senza curarsi che il corpo, comunque fosse cresciuto avanzando altre esigenze. Non era facile capire che a quel punto in Marilena potevano esserci due bimbe cresciute volute dalle madri e nello stesso tempo, una era ripudiata e le era impedito di potenziarsi per essere compatibile con l’altra, quella della mancata zia che era rimasta piccola nella mente della madre e così trattenuta per un
morboso amore materno attraverso un legame affettivo e telepatico generato dalla sua mamma ormai vecchia. Entrambe avevano un forte desiderio di diventare adulte con piena libertà, però, la zia era più forte e aiutata da altre entità, impediva alla naturale energia in Marilena di prendere possesso del corpo che le spettava. C’era da considerare che, la sua cara zia nacque molti anni prima ed era già più forte della piccola Marilena e quindi, in grado di sopraffarla facilmente, in quanto, Marilena era sola, senza sostegno nemmeno dai suoi genitori e anche indebolita dalla nonna che voleva immaginare la figlia, come se fosse ancora viva. Ci trovavamo di fronte a un brutto rompicapo e perciò, Marilena ed io, cercavamo sempre aiuto forte e incondizionato da accompagnare alla continuità solidale che ci avrebbe fatto raggiungere il buon traguardo sperato. Fummo a conoscenza di un guaritore che abitava nei confini dell’Italia, vi andammo, si trattò un signore alto e quasi calvo, si faceva chiamare “Il Maestro”, svolgeva il suo lavoro con l’ausilio di un pendolo. Lo dovemmo pagare per conoscere soltanto delle cialtronerie. In seguito, ci recammo presso un altro maestro dell’occulto che si riteneva il più potente del mondo, assicurando che per la guarigione voleva versati in nero e contanti, venti milioni di lire. Dichiarava che in sole tre sedute, fosse riuscito, però chiedeva il pagamento subito. Il consulto ci costò altre duecento mila lire e così, in seguito, ne spendemmo altri, ma non moltissimi per fortuna altrimenti ci avrebbero spennato per benino. Avevo compreso che bisognava tenere occupato il cervello di Marilena e riempirlo di cose belle in modo che non lasciasse spazio agli intrusi togliendogli la possibilità di mandare impulsi elettrici negativi e riuscire a comandare l’intelletto. Volevamo cercare di educare l’essere misterioso e fargli comprendere che collaborando con Marilena avesse tratto dei vantaggi enormi e si sarebbe divertita comunque. Trascorrevamo vacanze e gite, però io, dovevo anche lavorare e poi, lei abitava con sua madre e non era facile; quando tornava da me, la trovavo di nuovo giù di morale. Avevo chiesto aiuto alla sua mamma, però lei non accettava, giustificando che la sua figliola doveva rassegnarsi al suo triste destino.
Marilena mi riferiva che i suoi genitori non le pronunciavano mai una parola “dolce”, solo richiami e negazioni. In alcune situazioni avevo il dubbio che, la ragazza fosse sempre sincera. Ero stato sempre incredulo che ciò potesse essere una vera realtà. In varie occasioni, però, ebbi prova che Marilena mi rivelò il vero. Sapevo benissimo che avevo anch’io il bisogno d’essere libero ogni tanto, per rigenerarmi e ricominciare altrimenti correvo il rischio di essere comandato da spiriti, come Marilena lasciando il mio corpo alla disponibilità del male, e quindi, per qualche giorno non incontravo lei. Andammo in vacanza per distrarci, scendemmo in Puglia, attraversando Campobasso a Termoli. Ammirammo gli splendori che offre il Gargano e quelle bellissime scogliere con i caratteristici paesaggi, formati dalla magnificenza dei bianchi paesi fino a Rodi Garganico. Facemmo delle bellissime eggiate. Scendemmo fino al porto di Rodi e prenotammo due posti sul battello per il giorno dopo e spostarci a visitare stupende isole Tremiti. Alle ore otto del mattino era fissata la partenza della piccola nave. Salimmo e subito ci sentimmo liberi, spensierati e pieni d’amore, fummo tanto desiderosi di vedere luoghi nuovi. Ci piaceva quel venticello a volte forte, che batteva sui nostri caldi corpi e nel frattempo, il sole compensava il poco fresco misto alla salsedine che asciugandosi diventava bianca sui nostri corpi. Apparivano in lontananza due piccoli scogli grigi. La piccola nave si avvicinava sempre di più, essi erano neri e poi verdi dalla colorazione della vegetazione anche c’è n’era poca. L’impazienza di scoprire la bellezza delle isole, per noi, era tantissima. I promontori, stavano diventando sempre più grandi a poco a poco appariva la grandezza isolana, dove un castello faceva da dominatore del luogo insieme alle atre isolette che stavano accanto per completare quella bellezza quasi tropicale.
Giunti nel porticciolo, scendemmo. Una piccola barca ci aspettava per trasportarci fino al luogo, dove esisteva la statua della madonna adagiata sul fondo marino. Le coste altissime di rocce che cadevano sul mare creavano delle stupende ombre sull’acqua: la forte luce solare illuminava il resto della superficie acquosa, delle piccole onde cullavano la barca ferma per darci la possibilità di fare il bagno in quell’acqua tanto invitante che appariva appagata della nostra presenza. Il grido dei gabbiani di varie specie copriva la tranquillità dell’isola per indicare che intorno c’era vitalità: gli uccelli acquatici volteggiavano felici e ci venivano vicini per farsi fotografare volandoci accanto. Terminato felicemente il giro, ci fermammo nel porticciolo per trasferirci a fare il bagno nella limpida e coloratissima acqua, la sua pulita trasparenza ci faceva vedere quanta purezza poteva esistere nel nostro mondo misterioso, ah! se, soltanto lo sapessimo capire. Quelle onde leggere battevano ai piedi del pendio isolano affollato di turisti che come noi, apprezzavano e stavano immersi in quel sogno. Facemmo il bagno divertendoci moltissimo, appagati dal pensiero che almeno in quel momento percepimmo tantissima libertà come accade in ogni altro essere umano in salute e ci paragonammo ai gabbiani che volavano felici e curiosi di osservare i movimenti dei turisti. Si accostavano a noi quasi per mettersi in posa, farsi fotografare e lasciarsi avvicinare, tanto quanto loro volevano, poi correvano con i loro trampoli per mantenere le distanze. Salimmo in visita al castello-convento di origine antichissimo resistito a numerosi tentativi di conquista. Immaginavamo che gli isolani, sicuramente, fossero tanto felici di ricevere il turismo e sentirsi anche loro tra nuove compagnie che li ripagavano per un difficile e triste inverno trascorso in solitudine tra un gruppo di uomini, senza sbocchi verso la terra ferma. Quelle stupende isole avevano poco da invidiare alle loro sorelle sparse nel Pacifico, sapevano creare un panorama spettacolare offrendo tanta distrazione ai visitatori per lasciarli liberi e invogliarli a tornare. Il mare era di colori stupendi e diversi, facemmo il bagno e velocemente trascorsero le ore della partenza della nave. C’era sembrato di avere vissuto un piacevolissimo sogno in una giornata indimenticabile senza disturbi estranei, probabilmente l’essere era soddisfatto del luogo e si era assai divertito. Rientrammo a Rodi e proseguimmo la nostra vacanza in direzione Brindisi.
Il cielo si era annuvolato e il vento era minaccioso, sentivamo il desiderio di bagnarci, nuotare e, dopo qualche ora, giungemmo in un’insenatura poco ventosa, ci accingemmo a bagnarci. All’improvviso Marilena sentì di non potere esaudire il suo desiderio di nuotare. Compresi e mi accinsi ad aiutarla, quando mi fermò. «Sono stanca di essere schiava di quella cosa; da adesso in poi sarò io a decidere cosa realizzare dal mio corpo!» «Sei sicura di volerlo attuare?» «Sì, te lo dimostro e ti prego di non intervenire, anche se sto per annegare!» Da premettere che noi, avevamo affibbiato un nome a quella “cosa” con la quale, ogni tanto, dialogavamo. Stavo in apprensione e pronto ad intervenire, però apprezzavo la sua forza, il suo coraggio di riprendere le redini ed essere soltanto se stessa, desiderava far capire a Licia che doveva andarsene e comunque, non era più libera come prima. Marilena si buttò in acqua, fece il bagno e non accadde nulla, iniziò a nuotare e fu, per noi, un piacevolissimo divertimento sguazzare nell’acqua. Proseguimmo il giro ando in prossimità di Lecce e poi S. Cataldo da dove riprendemmo la visita costiera fino a Santa Maria di Leuca, visitammo il santuario e proseguimmo in direzione Gallipoli e poi Taranto. Trascorremmo Tante bellissime e quasi spensierate giornate lungo quelle scogliere. Frequentammo discoteche alla moda e ciò che vedemmo di piacevole lasciandoci distrarre dalle novità incontrate. Purtroppo, però, le vacanze finirono e rientrammo in direzione di Matera e Benevento. «La nostra vacanza è stata bellissima, ne sono rimasta abbastanza contenta, ho apprezzato quanto è stupendo sentirsi vivi nel nostro Pianeta se, soltanto sapessimo valutarlo bene!» Quando eravamo vicini a casa sua, lei iniziò a piangere.
«Adesso perché piangi, che cosa accade?» «Ricordi che abbiamo detto di non essere tristi e andare avanti senza tornare nei nostri ricordi, ma immagazzinando soltanto quelli belli e averli sempre presenti in qualsiasi momento del nostro vivere?» «Sai, tu hai veramente ragione, ma il fatto che la mamma non mi lascia libera un momento non mi accontenta!» «Perché parli di lei, cerca di non pensarla!» «Non sono io, è lei che mi pensa e per questo mi sento male e triste!» «Sforzati! anche se sono con te, posso aiutarti poco, devi continuare ciò che hai fatto al mare!» Intanto i suoi piedi iniziarono a battere forte sui tappetini della vettura. «Vedi! Non riesco proprio a fermarli e sento che mamma mi vuole a casa, ciò significa che questo è il momento il quale, a suo modo, mi ama riconoscendomi come figlia e, rammenta che ne ha una!» Quale azione potevo svolgere io, se non soltanto quella di distrarla incoraggiandola a essere se stessa, forte e in contemporaneo, consolarla? Avevo imparato molto bene che il mio comportamento non doveva essere molto brusco, ma fin troppo quieto, per aiutarla a raggiungere la sua piena libertà gradualmente: occorrevano tenacia, sicurezza e forza di volontà incondizionata. Ero consapevole altresì, che quel legame materno la faceva regredire e mi sopraggiungeva un pensiero strano; ritenevo fosse l’unico per recuperare la salute di Marilena, non doveva, veramente, vivere la madre. In quel caso nessuno degli affetti e oggetti che le causavano un legame, non doveva più esistere, ciò era impossibile, poi c’era sua nonna ancora in vita e voleva accanto a se la piccola figlia che ormai non era materialmente viva, tuttavia l’anziana, non accettava tale realtà. A nessuno, però era consentito ottenere un buon risultato e allora pregavo che entrambe non ci fossero più, ma invano. Pregavo “Dio” d’intercedere per aiutarci a risolvere il problema come lui avrebbe potuto senza condizioni da parte nostra.
Capitolo dieci
Lo squillo de telefono
Fin dall’inizio avevo raccomandato a Marilena di non dare il mio numero telefonico ad alcuno, però un pomeriggio mi appisolai e udii suonare il telefono. Il suo squillo, era quasi reale, poi improvvisamente un essere, che apparteneva a una donna bassa, grassa e vestita di nero con capelli e occhi neri mi dichiarò: «Finalmente ti ho trovato!» «Non ti conosco, che cosa vuoi da me?» Istantaneamente con tanta forza, mi si era avventata contro, poi afferrai il suo collo sotto il mio braccio destro e la minacciai dicendo che se non andava via, l’avrei strangolata e di colpo scomparve. Quell’episodio mi fece capire che anche lo spirito cresciuto in me era diventato forte quanto il suo e si ribellava alla sua percezione. Raccontai ogni piccolo particolare a Marilena e mi domandò perdono perché diede il recapito telefonico ad una sua zia che fu la copia esatta della mia descrizione. Era una persona che non avevo mai visto. Un giorno, la zia mi fu presentata da Marilena e mi accorsi che veramente si trattò di lei. Mi convinsi che era in grado di viaggiare con lo spirito fino a raggiungermi e si avvalorava la tesi del mago anziano che come spirito, era stato a casa di Marilena durante la notte. Fui rintracciato attraverso il numero di telefono. Oggi avviene così tra noi uomini, ma, elettronicamente. Forse anche l’ignoto comunica per via etere e lo stesso essere umano, cosciente o no, percorre la strada che vuole e viaggia mimetizzato negli impulsi elettrici e magnetici sfidando le società in telecomunicazioni tecnologicamente più avanzate. In
questo caso, l’uomo utilizzando circuiti elettronici di cui non ha molto bisogno, ha perso la corsa del sapere. Non mi davo pace per quel che provavo e costatavo in quel momento, mi rifiutavo di credere che ciò potesse avvenire veramente. Avevo capito da altri avvenimenti che le energie, erano capaci di manipolare perfino i computer usandoli a piacere, però senza lasciarci una prova tangibile della loro manipolazione e restare nel dubbio sulla loro esistenza. Gli esseri colpiscono e spariscono. Le nostre disavventure non sono proprio finite, ma aumentano. Andammo da un’altra prano-terapeuta: quando lei ò le sue mani sopra il corpo di Marilena, si sentì come un tonfo. La professionista sembrò noncurante di ciò che accadde al momento, però, si meravigliò per avere udito un qualcosa muoversi velocemente partendo interiormente, dalla pancia fino allo stomaco della paziente, Era assai evidente, dalla sua espressione, che si era turbata e parlava con noi. «Ascoltatemi ragazzi siamo di fronte a qualcosa ce realmente esiste ed è più grande di me, non sono in grado di modificare nulla; praticare altre sedute sarà inutile!» Fummo molto delusi del brusco licenziamento, non c’era altra soluzione che seguire una nuova strada. In giro, e in quegli anni, si sapeva che alcune persone vedevano una “Madonna” e insieme, dialogavano. Marilena mi pregava di accompagnarla a quello straordinario evento che avveniva solo un giorno al mese presso una zona montana alle ore nove del mattino. Percorremmo per circa duecento chilometri di strada accidentata e infine giungemmo sul luogo disponendoci a cinquanta metri dall’evento. Molta gente stava sul posto e altri giungevano, dietro di noi la folla si scorgeva piccolissima come se fossero delle formiche operaie. Presto giungono delle persone, che si diceva, si trattasse di coloro che, dialogassero con l’apparizione.
Noi due stavamo in un luogo alto da cui vedevamo tutta la zona. La notte, avevamo dormito in quel posto per vedere anche noi l’evento tanto pubblicizzato. Il sole emana la prima luce dell’alba poi irradia tutta la folla che paziente aspetta. Ad alcuni presenti domandiamo a che ora avviene l’evento e ci dicono che solitamente accade alle ore nove del mattino. Nel cielo si formavano delle nuvole grigie che poi diventavano nere fino a quando riescono a coprire il sole. Tutto intorno diventò grigio. Noi, forse più impaziente degli altri aspettiamo ansiosi il momento magico. Le ore trascorrono e i minuti diventano interminabili. Alle ore otto e dieci un tenue raggio di sole si è fatto spazio tra le nuvole e illumina solo una porzione della collina, si odono delle voci che gridano: «Ecco, la “Signora” sta apparendo!» Incuriositi, ci chiediamo, dove fosse, in quanto, nulla di strano o particolarmente curioso, avviene. Improvvisamente, inizia a cadere la pioggia, la gente apre il proprio ombrello per ripararsi e resta sotto la pioggerella. Domandiamo ad alcuni presenti: «C’è stata l’apparizione?» «Come non avete visto?» «Visto, che cosa?» «Quella luce lassù!» «Voi avete visto la Madonna?» «Noi no, ma sono stati loro a vederla!» «Loro chi?» «Quel gruppo di persone che stanno sulla collina di fronte!» In effetti, il gruppo c’era ma non appare alcun atteggiamento di qualcuno che ha assistito a un evento straordinario, e in Marilena, non era avvenuto alcun cambiamento. Alle ore undici, delusi e insoddisfatti, ci convinciamo di essere
stati testimoni di nessun reale riscontro considerando che alcuni ciarlatani o visionari dichiarano di vedere ciò che non esiste veramente. In seguito non si parlò più di quelle apparizioni. La storia tra me e eccentrica Marilena finì presto. Lei non preferì continuare a stare con me per timore che mi accadesse qualcosa di grave. Non volle più vedermi dicendo: «Preferisco morire piuttosto che lasciare il mio corpo a quell’essere immondo e farmi annullare da chi non mi è amico e mi fa soffrire, non voglio trascinarti con me!» Non si fece mai più cercare, iniziai a sforzarmi per dimenticarla e non fu facile. Un giorno, desiderai telefonarle, però al telefono mi fu risposto che non si trovava in casa. Stavo in ansietà e temevo per lei, avevo appurato che oltre a quei problemi ne aveva degli altri. Me..! Compresi benissimo che fu facile liberarsi di me e, del resto? A chi avrebbe chiesto aiuto per riuscire a superare i problemi? Quale angoscia poteva trovare dentro se, e quanta tristezza l’avrebbe invasa se fosse rimasta con quella decisione? Lei, era di un carattere molto forte e testardo non potevo, certo obbligarla e retrocedere. Spesso mi confidavo con un amico proprietario di uno studio di consulenza in città, per fortuna, conoscendomi bene, credeva ai miei racconti, anzi saputo dell’esistenza dell’uomo anziano, cieco e mago, mi domandò se per cortesia lo aiutassi. Per me era facile parlare col mago per sapere se nello studio del mio amico, esistevano dei problemi. L’amico mio spiegava che, quando sembrava di aver trovato dei buoni clienti e quasi gli affari giungevano in porto, il lavoro svaniva nel nulla. Spesso con lui ci scambiavamo delle cortesie e pertanto non mi rifiutavo. Fissai l’appuntamento con l’uomo anziano. Il mago, giunse accompagnato da una donna sui trent’anni. Dichiarava che si trattava della sua aiutante e non voleva essere retribuita, poi mi chiese di
accompagnarlo in quell’ambiente lavorativo di cui avevo le chiavi. Non appena giunti in ufficio chiusi la porta, l’anziano si fece porgere la barra di acciaio e poi pretese silenzio per concentrarsi. Da prima non prestai attenzione, però subito mi accorsi di udire alcuni bisbigli metallici. Stupito, mi avvicinai per scoprire se parlassero una strana lingua, però i suoni provenivano da quei finti buchi praticati sulla bacchetta acciaiosa. M’incollerì il fatto reale che non potei confermare proprio nulla. La sua assistente posta accanto a lui, parlava ogni momento a bassa voce che quasi copriva i suoni. In breve, l’uomo assicurava che non esistevano impedimenti e l’amico poteva stare tranquillo, però se desideravamo che il rituale procedesse nel migliore dei modi e in positivo: dovevamo fornirci di un bidone di plastica, poi, riempirlo d’acqua e spargerla in tanti luoghi della città, ma soltanto dopo che lui la benediva, almeno così dichiarava. Gli porsi il bidone con l’acqua, infilò la sua bacchetta, bisbigliò delle parole e dopo, andò via. Mi curai di compiere ciò che accennò e non restò altro che distribuirle l’acqua per le vie della città. Dopo quasi un anno, domandai al mio amico se ci furono riscontri favorevoli, e lui mi accennò che presto, sarebbe andato a ringraziare l’anziano perché i suoi affari procedevano a gonfie vele, ma il vecchietto non c’era più, aveva raggiunto il suo posto lassù. Una notte, poteva essere la mezza, mi ero appena addormentato, nell’appartamento in cui vivevo da solo. In breve e inaspettatamente, ricevetti un forte colpo dietro la nuca, fu come se qualcuno lo sferrò con forza terribile, spaventatissimo aprii gli occhi e controllai che nella casa fui veramente solo e, in effetti, fu così. Non riuscii a dormire e la mia agitazione fu terribile sicché alle ore sette andai al lavoro e parlai con un collega il quale mi suggerì. «Vai a chiedere il permesso ed esci, un poco di distrazione ti farà bene e soprattutto non agitarti e lascia libera la mente!» Lui era un uomo molto religioso, sposato con dei figli, accettai il consiglio. Il mio tormento era forte e la mia testa sembrava mi scoppiasse per i troppi pensieri senza risposte chiare, mi restavano solamente dei dubbi e i segreti rimanevano impenetrabili. Occorsero circa cinque giorni prima di rimettermi e decisi di comprare un
piccolo crocefisso che misi nel mio braccialetto d’oro per garantirmi una fortissima immunità. Il bracciale mi cadde in casa, sulla ceramica accanto alla porta e non riuscii a trovarlo chiesi aiuto alla mia mamma di cercarlo durante le pulizie, ma non riuscì a vederlo. Un dì, trovai nella stanza da letto qualcosa di piccolo e nero, mi avvicinai e lo presi. Fu una sorpresa per me quando vidi il contenuto: Un pezzettino di stoffa nera legata con filo blu scuro da cucire teneva racchiusi dentro di esso, alcuni spilli in gran parte arrugginiti, e, dopo averlo sciolto completamente, lo arsi nel fuoco. In seguito, domandai alla chiromante, e lei mi svelò che non si trattò di una cosa buona e che distruggendolo interruppi un percorso maligno. Aggiungeva pure, che per un lungo periodo, non dovevo dormire nel mio letto. Mi sentii sfrattato dalla mia casa costruita con sacrifici economici di tanti anni di lavoro e alcune privazioni. Pazientemente presi un materasso e lo portai nel garage, misi sotto il cuscino una delle due croci di legno che avevo comprato e fatto benedire dal prete insieme al braccialetto d’oro, perduto in precedenza. Trascorsi la prima notte tranquilla, ma poi, un pomeriggio mi sentii psicologicamente stanco e mi assalì tantissimo sonno. Mi metto supino sul materasso assicurandomi che la mia croce fosse, nel luogo io l’ho posta e cerco di addormentarmi. Appena sdraiatomi sul materasso, pensavo che la presenza di un oggetto di stoffa da me trovato fosse parecchio strano perché la mia casa stava isolata con del terreno accanto e solo i miei genitori potevano accedere nell’appartamento. Dopo cinque minuti il sonno ebbe il sopravvento sul mio corpo e iniziai a sognare. Mi apparve un’immagine non tanto distinguibile, percepii che non fu nulla di buono, pertanto, cercai di svegliarmi da quel sonno profondo per interromperlo, i miei tentativi furono vani, anzi esso diventò più forte, ma subitamente ricevetti alcuni schiaffi, poi una voce femminile mi creò meraviglia: «Sono la tua mamma!»
Mentalmente, risposi. «Non è vero, tu non sei mamma!» «Credimi sono la tua cara mamma!» «Puntualizziamo una cosa; mia madre si trova nell’ultimo piano; non c’è nessuno con me soltanto tu, chi sei?» Ricevetti un forte ceffone che mi sembrò autentico. Intanto il sonno profondo mi aveva paralizzato. «Ti ho detto che sono io!» «Impossibile la mia mamma non mi schiaffeggia per ciò che non ho fatto!» Iniziò ad allungare la mano per farmi una carezza e malgrado tentai di vederla in viso, mi apparve uno sfondo grigio scuro annerito con da una immagine sopra e, incomprensibile. Mi sentivo cosciente, cercavo di svegliarmi volevo prendere la croce da sotto il cuscino. «Non ti servirà proprio a nulla tanto non riuscirai a prenderla!» «Vai via essere immondo, lasciami in pace!» Capii che avevo un’unica possibilità pensare intensamente nel seguente modo: «Io sono col mio “Dio” e da “Lui” sono protetto perciò voglio che tu vada via immediatamente e, lasciami in pace!» Improvvisamente fui lasciato solo e con forza riuscii a svegliarmi ma ebbi tantissimi e forti tremoli in tutto il corpo, rimasi spaventato, però soddisfatto che la mia fede in “Dio”, in quel momento, mi aiutò. Non potevo restare in quelle condizioni e neanche mi dovevo rivolgere a un neurologo. Mi avrebbe fatto assumere psicofarmaci e di conseguenza, probabilmente, avrei rovinato il mio esistere.
Capitolo undici
La pizza
Possedevo un forte desiderio di riutilizzare il sistema di comunicazione mentale trasmessomi dal mio amico sco, invece non ero abbastanza forte da superare eventuali gravi problemi che mi avrebbero causato ciò che mi era ignoto. Riconoscevo che potevo sapere di più però qualcosa mi suggeriva di essere forte, non fare nulla, e in special modo, non devi cercare alcuna verità come avevo fatto con Marilena. Rimasi della convinzione che se avessi comunicato con quegli esseri ne avrei ottenute delle rivelazioni decadenti e svantaggiose per il mio vivere nella realtà concreta. Mi tranquillizzai e ogni qual volta che pensai di evocare qualcuno imposi, a me stesso di bloccarmi. Una sera, ricevetti in regalo una pizza chiusa in una scatola di cartone e impacchetta dalla pizzeria da me conosciuta per la sua bravura nel prepararla. Dovevo accettarla per non dispiacere chi me la offriva in regalo, anche se disprezzavo la persona per ciò che forse, non sapeva di essere e come sfruttava i suoi poteri. Portai l’alimento a casa, ne tagliai un pezzo e la diedi a mia madre, il resto lo misi nel frigo. Devo specificare che io stesso mi sono recato in pizzeria e ho visto confezionare la pizza. Io stesso la misi nel bagagliaio e andai via senza fermarmi per giungere prestissimo a casa. Indossavo il pigiama per la notte e adagiato sul letto, guardavo la mia tv per tenermi distratto, e nel frattempo, addormentarmi.
Non vi riuscivo e intanto i miei genitori dormivano, lo capivo perché mio padre russava così forte che si sentiva chiaramente, lui affermava di non russare, invece mia madre doveva sopportalo mentre con la sua sega notturna segava gli alberi di qualche bosco sognato. Il mio pensiero si era fissato a quella pizza e mi veniva rabbia per averla dovuta accettare. Mi alzai di scatto, pensai di liberarmi di essa e andai ad aprire il frigo, presi la pizza andai sul balcone, la tolsi dalla confezione e la diedi da mangiare al mio meraviglioso pastore tedesco di due anni. Quando essa cadde sul cemento sottostante, udii un tonfo come se avessi lanciato un pezzo di ferroso. Non prestai molta attenzione a ciò, però il rumore, rimase impresso nella mia mente. L’indomani mattino corsi da mia madre e le parlai. «Tu e papà avete mangiato la pizza?» «No!» E continuò: «Assolutamente non ho avuto nessun desiderio di assaggiarla!» «Che sollievo, per fortuna non l’avete ingerita!» «Figlio mio perché mi domandi ciò e sei tanto affaticato?» Le raccontai del tonfo e rispose: «Non l’ho mangiata perché odio quella persona dalla quale l’hai avuta in regalo, la disprezzo per ciò che ha fatto e, ancora seguita a inveire verso la sventurata ragazza innocente di Marilena!» proseguiva a parlare e sentivo quanto amore aveva verso Mari. «Povera ragazza quanto soffre senza aver colpa. Sua madre può essere così crudele?» Buttammo la porzione di pizza nella spazzatura. Lasciammo stare e non pensammo più alla pizza. Ci tornò il ricordo solo quindici giorni dopo, quando il povero animale che mangiò la pizza, per una strana coincidenza, morì avvelenato. Potevamo immaginare mai che il cane pieno di salute e appena controllato dal veterinario, ci potesse lasciare così all’improvviso senza lamenti e senza farci
capire nulla? Proprio lui, animale tanto intelligente e salutivo, forse si era sacrificato per noi. Quegli esseri umani erano in grado di ordinare ad alcune energie più deboli di agire per proprio conto colpendo le persone o animali indicati. Le coincidenze furono molte, le considerai alquanto strane tanto non mi convinsi che tra di noi esseri umani potessero esistere diversi uomini votati al male, compresi altresì che varie volte non furono loro a operare, ma la forza interiore che alloggiava dentro se. Inconsapevoli creano il motivo come avviene col malocchio giustificato dal fatto che degli uomini hanno l’occhio grasso. A volte si può produrre del male a un altro essere anche attraverso lo sguardo che l’energia interiore trasmette a quella alloggiata in un essere ricevente provocandogli terrore o addirittura può essere sotto forma di ordini tassativi, per tranquillizzare un essere impaurito, occorre rivolgersi a un altro uomo possessore di una potente energia più forte e benigna per togliere il terrore e rassicurare quella rimasta debole e spaventata. Per avvalorare ciò, mi ò per la mente di rivolgermi a un uomo anziano che mi volle confidare un suo segreto e senza però volerlo tramandare. «Mio padre mi ha insegnato come togliere il malocchio agli animali e si può svolgere anche con le persone!» Tale dichiarazione mi rese assai curioso e volli essere delucidato e sapere ancora di più e ribattevo: «Credevo che soltanto gli uomini fossero soggetti a tale fenomeno. Non sapevo che ciò avviene addirittura anche negli animali. Sicuro che anch’essi sono dominati da energie?» «Sì però sono gli uomini a praticare il male, in parte per invidia verso i loro padroni e altre volte è attuato contro l’essere animale, ciò avviene anche inconsapevolmente, attraverso il pensiero umano!» «Tu come fai a togliere questo male?» «Attraverso la mente; mi concentro e uso delle parole simbolo!»
«Dimmi perché hai voluto svelarmi ciò se fino ad oggi ne eri a conoscenza soltanto tu?» «Ho tenuto il segreto perché la gente non crede, ho sentito il bisogno di rivelarlo a qualcuno!» «Mi domando perché io?» «Non so spiegarmi perché ho sentito questo bisogno e ti prego, mantieni il segreto!» «Stai tranquillo, non lo rivelerò ad alcuno che tu, sai aiutare anche gli animali. Sono sicuro che se lo dicessi saresti considerato un uomo malato solo perché stimi e parli con gli animali!» Chissà perché solo io, potevo conoscere quella brutta realtà forse perché da piccolo anch’io parlavo con gli animali che amavo come se fossero delle persone. In quel periodo cercai aiuto di altri, ma anche di chi furono addentrati nel mistero. Trovai due fratelli dei quali uno era più forte dell’altro, andai a consulto da quello che più era a portata di mano. La sera partii con la mia auto e portai con me una coperta perché in montagna la notte era fredda. L’auto doveva essere la mia stanza da letto e la coperta mi dava calore e conforto. Mi addormentai per svegliarmi l’indomani alle ore tre del mattino e dopo mettermi in coda. Le persone erano tante, ma aspiravo ad essere in cima alla coda. L’attesa non terminava mai. Nonostante auspicassi, essere il primo, altre due persone aspettavano davanti alla porta della casa vecchia, dove il mago aveva lo studio. Alle ore otto del mattino, una persona apriva la porta dello studio informandoci che il mago sarebbe giunto presto e aggiunse: «Salite quella vecchia scala di legno pericolante e aspettate nella sala d’attesa!» In effetti, la costruzione era antica e puntellata con delle travi. Iniziammo a salire la scala, uno per volta, perché le tavole di cui era costruita, aveva innumerevoli segni di tarli e scricchiolavano al nostro aggio. Le
paragonai a delle scale appartenenti a una scena di un film dell’orrore. Nella sala c’erano già dieci persone e altre si aggiungevano, poi arrivava una ragazza accompagnata da sua madre. Nell’insieme era carina e mi chiedevo cosa potesse avere di grave. Fui tanto dispiaciuto perché mi ricordò Marilena come persona innocente. Entrambe, forse erano nate presso famiglie sbagliate per espiare, con la loro incolpevolezza, il male dagli altri provocato e che per esso, godevano e vivevano, a loro modo, benissimo. L’attesa era lunga. Non guardavo assolutamente la ragazza per non crearle soggezione e farla sentire ancora peggio per la sua singolare situazione, pensavo di comunicare con lei e chiedere cosa avesse. La risposta giunse veloce, lei si alzò in piedi gesticolando: due persone la bloccammo. Ci accorgiamo che possiede una forza incredibile. Temiamo si fe del male, poi mentalmente dico: «Lasciala stare, non farla soffrire!» La ragazza si calmò e la lasciammo. Percepivo che dopo qualche attimo fosse caduta dalla sedia mi tenevo pronto a intervenire per non permettere che si fe del male. I presenti assorti di tanti problemi, cercavano di raccontare le loro storie per giustificare la loro presenza presso lo studio del mago cercando un aiuto che i medici non potevano dare. Dalla mia esperienza non è difficile capire che l’essere che alberga in lei si è vendicato, o bene, ha voluto dimostrare che l’avrebbe fatta soffrire comunque. Non appena la ragazza, iniziò a chinare il capo, immediatamente la raggiunsi in tempo giusto e la bloccai per non farla precipitare, poi tornai al mio posto. Sempre mentalmente rivolsi qualche altra domanda. «Lasciala libera, che cosa vuoi da lei?»
Senza farmi aspettare il braccio destro della giovane si alzò e con il dito indice e il medio, guardandomi negli occhi, agitò la mano come si usa per indicare che un essere è defunto oppure, lo sarà. Non volli più importunarla per non causarle altri problemi, addirittura, neanche la guardavo più; nel frattempo giunse il mago e la chiamò a consulto per prima, rivelandoci che si trattò di un caso urgente. Unanimi accordiamo la precedenza. Giunto il mio turno domando al mago di quale male soffre la ragazza, non mi sono sbagliato, lui mi conferma il male. “Possessione”. Poiché il veggente era un potente e bravissimo simbolista, esclusivo del bene, mi preparava un talismano da portare sempre con me raccomandandomi di andare da lui quando avrei deciso di avere una ragazza fissa per non incappare a qualche altro guaio, lui mi avrebbe consigliato. Mi raccomandò di portargli la data di nascita appartenente alla mia ipotetica nuova fiamma. Pagai la sua parcella di ventimila lire e andai via. In seguito non vi andai più e bruciai il suo talismano già scaduto; aveva la durata di un anno. Presi le mie dovute decisioni, chiesi alcuni giorni di licenza per andare in un luogo che credevo, difficilmente raggiungibile. Avevo un ragionamento da compiere, chi mi perseguitava avrebbe perso del tempo a ritrovarmi. In quell’occasione scoprivo, per deduzione, che chi seguiva i miei movimenti e mi controllava, aveva bisogno di un particolare che lo conducesse a me per scoprire la mia nuova residenza e quindi ero al sicuro per riposare. Appena rigenerato nel corpo e nello spirito ero nuovamente pronto per affrontare chi mi stava perseguitando e tornai a casa. Ebbi ragione in parte. Una notte però, di nuovo mi si affacciava un altro problema. Durante il mio tranquillo sonno, un mio braccio si alzò all’improvviso. Non avevo desiderato che si alzasse e non voleva abbassarsi. Udii una voce senza vedere alcuno, ma era sempre femminile. «Accetta questo male, sai i medici, la chiamano “Epilessia”. E’ bella ti fa stare meglio!» Non assimilavo come mai, ma per me era un bene, che potevo pensare
liberamente e parlare in modo telepatico ricordando l’episodio delle forbici e confermando la mia ipotesi. La forza del male è strana, é presente, é costituita di energie che con impulsi elettrici attivano qualsiasi parte del corpo senza che esso possa ribellarsi; chi muoveva quelle fila? Subitamente risposi all’essere: «Questo non lo accetterò giammai!» «Su accetta, ti farà divertire!» «Il mio corpo è sanissimo e mai acconsentirò a tale proposta! Vai, via!» Mi resi conto di non poter vincere, e impulsivamente, dissi al braccio: «Tu abbassati e farai ciò che io, voglio!» Esso si abbassò. La voce era ancora lì. «Perché non accetti, è bellissimo vedrai che non ti pentirai!» «Sparisci e lasciami in pace, ho la croce che mi protegge e domando aiuto a Dio!» Ero riuscito a trovare un attimo di concentrazione, poi all’improvviso mi ritrovai con gli occhi aperti, ma sempre timoroso e con delle chiarezze. Intanto che aspettavo il giorno della mia nuova partenza distrattiva, in un pomeriggio e durante la mia solita pennichella pensai di volgere una domanda a qualcuno che non conoscevo: «Adesso chiuderò gli occhi, perché desidero capire, dove vanno le energie che escono dal corpo umano, si dice che volano in cielo!» Non ebbi una risposta telepatica, ma soltanto informazioni che trasformai in immagini quasi reali e quasi incredibili, in apparenza prive di significato.
Capitolo dodici
Spiegazione del sogno
Appariva un deserto enorme con svariate dune di sabbia, sembrava sabbioso anche dal colore; non esisteva il sole: la luce appariva simile alla sabbia, di fronte a me, si vedeva uno strano orizzonte, il cielo non era azzurro ma avanacelestino con prevalenza marrone scuro. Mi sforzavo di vedere l’immagine ingrandita. Vedevo la forma di un uomo con saio di colore marrone scuro, si evidenziava sulla sabbia dorata, senza cordone che cingeva la vita e completo di un largo cappuccio che copriva il capo. Immaginavo che coperto dal saio si celasse un corpo umano. La prima cosa che notavo era che dietro a quell’essere, ne seguivano altri e stranamente, disposti in fila uno dopo l’altro. Ero curioso vedevo come se essi, camminavano lenti su una strada a zig-zag che non esisteva e comunque, composta di tante curve. L’ultimo essere lo vedevo come una sagoma minuscola e nera a causa della forte distanza esistente tra essa e me, immediatamente però, spostavo il mio sguardo per vedere il volto dei primi soggetti a me vicini: nell’interno del largo copricapo esisteva un colore nero, null’altro appariva alla mia vista, non era visibile alcun viso, ma dentro il copricapo, c’era solamente una macchia nera. A mio modo decifrai il significato di ciò che vidi. Mi detti una spiegazione che in quel momento mi sembrò l’unica possibile: gli esseri erano anime che aspettavano con pazienza e in ordine, le formazioni di nuovi corpi umani, possibilmente umani che stavano per nascere e ordinatamente attendevano in fila il proprio turno per poi, inserirsi nel corpicino nascente dove poter svilupparsi, crescere e riempirsi di conoscenza. Pieno di tanti dubbi e misteri, scelsi di recarmi in vacanza. Caricai la macchina e partii verso una casa disabitata appartenente a un mio amico. In pochi giorni, riuscii a guardarmi dentro e dialogare col mio “Ego”. In quell’occasione mi rafforzai tantissimo.
Tre giorni dopo, guardai un programma tv e poi, intorno alle ore ventidue mi sdraiai sul letto per dormire, a quell’ora, non era facile riuscire ad addormentarsi. La serata apparteneva a una primavera inoltrata il cielo era sereno con la luna piena, abbassai le tapparelle di plastica e chiusi gli infissi. Mi buttai sul materasso e pronto per dormire all’improvviso sentii come dei pugni battere sulla serranda. Ascoltando attentamente, sembravano così vicini che mi assaliva il dubbio, se provenissero da sotto il mio letto, oppure da un’altra stanza? Considerai fosse stato il vento che alzatosi faceva sbattere la serranda esterna che però avevo lasciato in tensione dalla cinghia. Mi alzai e andai a verificare le altre camere chiudendo anche le porte poi, tornai a letto. Mi coprii la testa sotto le lenzuola per non vedere la luce lunare attraverso un qualche forellino esistente sulle barrette delle serrande. I pugni furono ripetuti, e battuti più forti. Mi scoprii dalle coperte e vidi che non c’era alcun soffio di vento. Le serrande delle relative finestre non si mossero neanche quando le sollecitai con le mani, a quel punto, compresi. La mia spiegazione ci fu, la percepii molto chiara e parlai: «So che vorresti entrare, ma cerca di capire che non è possibile forse qualche volta ciò accadrà; adesso, non voglio e lasciami in pace!» e, completai: «Sai benissimo che devo vivere la mia materialità da solo e, senza la tua presenza!» Avevo compreso che qualcuno non c’era più. I rumori si fermarono e poi ricominciarono di nuovo. «Insisti perché?» Certamente non ebbi una risposta mentale ne, uditiva. Seguitai a spiegare al mio forse, immaginario essere: «Sai che non è avverabile, non insistere! Non posso farti entrare, quando sarà il mio turno, si vedrà e per adesso vai nel posto che tu sai e, dove altri ti aspettano!» Restai assai commosso, ma dovevo essere forte più che mai. Non avevo altre possibilità per non cadere in un baratro profondo dal quale, non sarei potuto più riemergere per godermi l’altra parte della mia esistenza a me assegnata e
sconosciuta. Scomparve ogni cosa, però era rimasto un dolore nel mio alluce sinistro, dove secondo un mio modo di valutare, e considerando l’esperienza che avevo in materia, quella specifica energia era posta nel dito per restarmi vicina e senza provocarmi del male, ma soltanto un leggero dolore che mi ricordava la sua presenza. Il dolore non era dipendente dal cambiamento del tempo perché quando mentalmente le parlavo dichiarando che doveva andar via, per qualche tempo non si faceva sentire, addirittura una volta trascorse un anno e non si manifestò. Mi sentivo pago e dispiaciuto da una parte, e poi, ero sereno di essermi forse, liberato di qualcosa che mi assillava ed era anche il ricordo triste di una lei. Rigenerato fui pronto per rientrare a riprendere il mio lavoro. Subito dopo pranzo, mi forzavo di addormentarmi. In quel luogo avevo portato con me la croce che avevo lasciato in cucina perché mi sentivo sicuro affidandomi all’aiuto “Divino” in modo diretto. Quel sonno profondo iniziava a impossessarsi di me, lasciavo fare, anche perché, avevo un viaggio notturno da affrontare ed ero psicologicamente avvilito. Improvvisamente apparve una giovane bionda: occhi azzurri, di carnagione bianca, corpo slanciato e molto sinuoso, snello, di altezza media. I suoi occhi erano celestini e assai espressivi. Mi sentii ammaliato e fui pronto al dialogo. Mi meravigliavo di ciò che stava accadendomi e mi ponevo le domande perché? Si trattava di un sogno? La mia immaginazione mi stava soggiogando? C’era veramente una misteriosa influenza di qualcuno o qualcosa? Immaginai un essere immondo che si trasformò in una dolce ragazza? Non volli resisterle e con lei, cercai un approccio... Ammettevo a me stesso che la visione della ragazza, non mi dispiaceva affatto, addirittura accettavo con grande desiderio di ampliare amicizie e intanto osservavo bene il suo nudo corpo: era piccola, magra bionda con i capelli a caschetto, nel suo petto, apparivano i suoi piccoli seni, era strano però che non desiderassi fare del sesso con lei, forse dopo averla conosciuta sarebbe cambiato qualcosa in me. «Dimmi chi sei?»
«Non importa, però mi chiamo Desirè!» «Non ricordo di averti mai conosciuto!» «In effetti, non sai nulla di me e non mi hai mai vista, è la prima volta che mi vedi!» «Perché sei qui?» «Voglio farmi amare da te!» «Per quale motivo; sei sicura che io lo desideri?» «Certamente sarai mio! Faremo all’amore e poi non ci vedremo mai più!» «Chi ti ha mandato?» «Ti dirò dopo, per adesso vieni amiamoci!» Accettavo come un piccolo pollo perché mi faceva tanta simpatia, la sua voce era calma dolce il suo sorriso sprizzava gioia. Riuscivo benissimo a controllare la mia volontà, mi accorgevo che ambivo di accettare quella piacevole offerta. D’altra parte temevo di cacciarmi in qualche guaio, sicuramente, più grande di me e avevo il timore di non poterne uscire con facilità assoluta. Quale atteggiamento usare? Cedere Alla tentazione o essere forte? Optai di correre il rischio… L’atto esisté per poco tempo, non mi pentii di aver accettato e, lo percepii di una delicatezza e appagamento indescrivibile, non avvenne un vero atto sessuale del tipo materiale, però, mi provocò tanto rilassamento e piacere come se avvenne veramente, però, in modo sublime e incredibile, non riuscivo a spiegare neanche a me stesso la meravigliosità dell’evento. Mi ero trovato in una stanza senza pareti ma sembrava illuminata da una nebbia colorata di un rosa chiarissimo che ci avvolgeva: Desirè, mi prese la mano e mi accompagnò su di un letto che non appariva tale, ma una morbida nuvola celeste… Non mi vedevo e non sapevo di essere vestito o nudo, vedevo solo la sua bellezza che mi aveva ammaliato. «Lo sai che in amore non sei molto bravo…!» Non mi offesi per quella sua battuta e pretesi. «Adesso mi vuoi dire chi ti ha mandato...?»
«Sono una cara amica di Marilena; sono stata io a chiederle se potevo!» «Come hai fatto?» E sorpreso, volli sapere di più: «Lei non era gelosa?» «In effetti, molte volte l’ho pregata di lasciarmi con te e poi ha ceduto!» Speravo che potessi dialogare ancora per avere altre informazioni e qualche altro chiarimento su tanti enigmi, ma prontamente pronunciò il suo: «Addio!» e, svanì. Fu la prima volta che quel curioso sogno scomparve, senza essere cacciato dal mio “Ego”. Chiedevo a me medesimo come poteva essere avvenuto ciò e, in quale modo comunicavano tra loro energie se erano delle amiche? Dimoravano in un luogo e dove dialogavano? Bisognava che fi ancora una verifica, mi domandavo: “e se in me fosse avvenuta un’eiaculazione precoce da provocarmi quella sensazione!” nulla di ciò esisteva. Un altro particolare importante fu quando sin girò di spalle e mi avvicinai a lei, subito mi fermò: «Ciò non è permesso!» Chiaramente compresi ciò che volle dirmi, però mi fraintese perché non bramavo ciò. Ebbi la convinzione che fosse stato soprattutto un messaggio di affermazione verso gli esseri umani per ciò che è il bene e il male. Per un attimo mi ò per la mente la forma della mela, come citata nella “Bibbia”. In me, rimasero un cumulo d’incertezze. Non sempre uscendo dal lavoro mi recavo a casa ma un giorno lo feci. Trovai una bella sorpresa, nel corridoio, sul luogo, dove persi il bracciale, lo vidi lì ad
aspettare che lo raccogliessi, lo verificai, era chiuso come se si fosse sfilato dal polso e stranamente non era impregnato di polvere. Intanto cambiai lavoro e mi trasferii. La nuova attività non andava bene. Mi recai presso una radio locale per pubblicizzare la ditta, trovai la conduttrice del programma torturata da una fortissima emicrania. La ragazza non riusciva neanche a parlare con me. Percepivo un incitamento di un qualcosa che mi diceva di aiutarla però non conoscevo come attivarmi e neanche ambivo a ciò, mi-auto convincevo che se provavo e, fossi riuscito a guarirla avessi realizzato un’opera di bene. Mi domandai: “Perché non provare?” Le misi le mani sulla testa e senza toccarla, mi concentrai e la vidi guarita, dopo neanche minuto, lei si sentì completamente liberata dal malore. La ragazza si sbalordì del risultato tanto che mi promise eterna amicizia. Le nostre strade si divisero e non seppi mai più nulla di lei, anche perché non ero interessato a cercarla. Dopo circa un anno andai a trovare i miei genitori e poiché fui di aggio nella zona dove abitò il mago non vedente, mi ricordai di lui. Mi attivai alla ricerca di un qualcuno che mi spiegasse il perché dei miei insuccessi lavorativi. Mi fu indicata una donna chiromante per appuntamento, andai a cercarla egualmente e mi dichiarò: «Sei arrivato da me proprio nel mio giorno libero però, ti ricevo egualmente. Vieni!» Mi condusse in una stanzetta con un numero civico sulla porta. Il locale sembrava la bottega di un vecchio artigiano, nella piccola stanza c’era un minuscolo tavolino e una credenza, a sinistra, sulla sedia, sedeva lei: era una
donna piccola, brutta, di settanta anni, capelli neri e non vedente dall’occhio sinistro per causa di una congiuntivite mal curata. M’indicò di sedermi, e cominciò a parlare senza conoscermi. «Ti stavo aspettando non occorre che tu parli, sarò io a farlo per te!» In silenzio stavo pensando a come poteva affermare qualcosa su me non conoscendomi. Non fui mai in quel piccolo paese. Andavo ogni tanto in provincia a comprare delle merci, ma non avo certo da quel paese che, per raggiungerlo, si doveva percorrere un giro vizioso lungo molti chilometri. Non avevo mai parlato con l’anziana. La donna svolgeva la sua profezia: «Per sette anni avrai un percorso uguale e ciò che farai sarà negativo!» Nel frattempo aprì un tiretto contenete un santino e altri ciondoli. Lei stava con il polso posato sul bordo del cassetto e la mano verso l’interno, le punte delle dita manovravano i cocci di un rosario la vedevo concentrata, avevo impressione che parlasse qualcuno, improvvisamente udivo nuovamente quel sibilo metallico proveniente dall’interno del piccolissimo tiretto, ricordavo quel sibilo da me udito in precedenza quando usciva dalla barra metallica del mago non vedente. La signora mi parlò: «Non disperare poiché in futuro, non starai male economicamente, ma soltanto gradualmente ti andrà bene e quando sarai vecchio, ti ritroverai ricco!» Rimango scontento e malgrado ciò soddisfatto e nello stesso tempo, domando quanto le devo, dopo un poco di esitazione, risponde: «Non voglio nulla, però in genere chiedo diecimila lire!» Posai la banconota sul tavolo, la salutai e andai via.
Capitolo tredici
Valutazioni delle predizioni
Lungo la strada, le parole dell’anziana mi ritornavano assillanti. Mi ripetevo ciò che avevo udito per bocca della donna mi sembrava inverosimile, poi rifiutavo di accettare per buona la sua profezia del successo nella vecchiaia, ciò non mi gratificava però, non potevo fare altro che aspirare in meglio sforzandomi di credere che l’anziana si fosse sbagliata, comprendendo che comunque, dovevo lottare per non perdere i miei piccolissimi capitali e cercare di incrementarli il più possibile, vivendo tra la società e nel miglior modo possibile. Nel frattempo, avrei dovuto vivacchiare senza poter concedermi dei periodi sereni e qualvolta sfarzosi, almeno così avevo continuamente desiderato. Non mi era rivelato chi emetteva quel sibilo, quasi metallico che proveniva dal cassetto aperto in cui c’erano, un rosario e un santino. Lungo il mio percorso della vita non vedevo aperture efficaci che mi permettevano di superare le diverse difficoltà di pochissimi problemi da risolvere. Rimasi tanti anni senza vincolarmi, poi, desiderai trovarmi una donna con la quale convivere almeno per un periodo abbastanza lungo. Feci conoscenza con una signora. Aveva dieci anni meno di me e nell’insieme stavo bene con lei, il tempo scorreva veloce. Presto però, la scoprii avvolta da problemi. La mia nuova metà, non faceva altro che comportarsi in modo corretto per farsi conoscere e poi, gradualmente, si rivelava com’era realmente. Falsa e senza rispetto altrui. Per giustificarsi dichiarò di avere il complesso di Edipo e che era associato ad altro. Era naturale che mi venisse da pensare di essere proprio perseguitato dalla sfortuna, capitavano tutte a me le pecore nere.
Esisteva anche un’altra realtà nella mia vita che purtroppo, la mia anima era, in modo esagerato, assai buona e altruista per abbandonare la qualsiasi e tornare nella mia solitudine che non mi dispiaceva. Andammo insieme da un medico per farla visitare e poi lei stessa immancabilmente mi rivelò il desiderio di essere accompagnata da un pranoterapeuta il quale ci consigliò di rivolgerci a un esorcista, ma non tanto per lei quanto per la madre. Esaminavo che proprio nel mio mondo, non riuscivo a liberarmi dell’occulto, esso mi perseguitava e per la mia troppa bontà, immaginavo che soltanto quello era il mio destino, aiutare glia altri e senza poterlo fare per me. Durante tutto il tempo che eravamo nello studio terapeutico, parlavamo di come portare la madre della mia metà da un esorcista e poiché si trattava della mamma, accettavo, altrimenti l’avrei subito lasciata per non incappare di nuovo nella stessa incognita vissuta anni prima. La mia esperienza avveniva presso uno stato diverso dall’Italia, pertanto non conoscevo quasi nulla delle usanze, però grossomodo, il sistema occulto era quasi uguale tranne le parole e qualche simbolo. Un giorno inventammo una scusa, invitammo la madre con noi e seguendo le indicazioni partimmo in auto. La sua mamma stava seduta sul sedile posteriore. Percorrevamo il rettilineo alla velocità di circa cento chilometri orari e prossimi al bivio; mi accorgevo di voler rallentare perché non mi fidavo di una persona che guidava una macchina e si trovava sulla nostra destra. Iniziai a rallentare, quando il guidatore, della macchina, improvvisamente senza guardare negli specchietti retrovisori, attraversò la strada, fui terrorizzato dal pensiero che in quell’attimo intervenne il rischio di perdere la vita in quel luogo. Di fronte a me proveniva un camion, pertanto non dovevo suonare il clacson altrimenti il conducente, dell’auto, poteva accorgersi di noi e nel tornare indietro fosse avvenuto un impatto sicuro. L’autista del Tir immaginava con certezza che stesse accadendo un grave incidente. Sopraggiunse in me un impulso che mi obbligò ad agire rapidamente, con una manovra brusca riuscii a sorare prima la vettura e poi il camion e ancora quel povero conducente non si accorse di nulla. Guardai attraverso lo specchietto retrovisore. Lo vedevo che tranquillo guidava nella corsia opposta.
Un attimo prima, avevo pensato che la suocera non voleva essere esorcizzata, di sicuro, aveva avuto il sentore o, le era giunta chiara la nostra meta e non le era piaciuto. Evidentemente, la signora preferiva l’incidente mortale per noi due, ma lei si sarebbe salvata, almeno così pensavo in quel momento. Giunti nella chiesa del convento, confessò: «Mi sono promessa tante volte di giungere qua per conoscere il famoso monaco esorcista, finalmente è arrivato il momento!» Noi due ci guardammo negli occhi stupiti della sua dichiarazione e domandai: «Come mai non lo hai detto? Potevamo partire prima verso questo luogo!» «Oh! A saperlo, lo avrei chiesto» E sorpresa completò: «Non ho avuto intenzione di disturbarvi e vi ringrazio che siamo qui; andiamo!» Scendemmo e ci recammo a conoscere il monaco che la benedì, non accadde null’altro. Il cappuccino ci confermava che, la mia suocera era libera da ogni male e per sicurezza, era bene se la donna tornasse ancora da lui. Poiché non ebbi nessuna voglia di ricominciare a provare e, per non tornare indietro nei ricordi non volli più andare. Consideravo che la donna anziana fosse comunque più forte del frate. In quei luoghi non era come da noi, i monaci professavano la magia senza stupirsi di nulla. Un giorno mi colpì un piccolissimo malore, la ragazza mi rivelò qualcosa di molto interessante. «Fai ciò che ti dico chiudi la mano, lascia aperto il dito medio e lo poggi sulla parte malata poi, recita le parole che ti dico e, per tre volte!» Provavo a eseguire il suggerimento con scetticismo senza credere che fosse
veritiero se lo avessi saputo da un professionista della magia oppure da una simpatica vecchietta, avrei creduto, però non costava nulla provare. Trascorse ancora qualche altra ora, mi ero auto rigenerato. Mi sentii immediatamente bene però, rimase il dubbio se effettivamente fu il simbolismo a cacciare il male oppure la sua forza. Dovevo egualmente ringraziarla e confidavo che mai, volesse farmi del male. Con la signora, convissi alcuni anni e mi accorsi della sua dote di avere le mani lunghe. Abilmente e negando faceva comparire molta merce dal magazzino, per me era difficile capire chi la portasse via. Indagavo tra i miei dipendenti scoprendo che la principale colpevole era lei. Controllavo i soldi dalla cassa e i suoi movimenti, avendo conferma di chi fosse realmente il ladro. Non le dissi nulla. Giudicai che non era adatta a me e avevo deciso bene a non sposarla. Trascorse un periodo breve, un giorno, quando fummo sul furgone dal ritorno di una visita a un cliente, all’improvviso lei portò le sue mani sopra la testa e lanciò un urlo disperato. Immediatamente, per non frenare e causare l’incidente, subito svoltai bruscamente a sinistra e lasciai are le automobili che procedevano nella mia stessa direzione, poi subito rientrai in corsia. Avevo visto la morte con gli occhi, era bene che possedevamo il furgoncino diversamente, la vettura sarebbe sbandata capovolgendosi. Mi fermai per domandare a lei, il motivo di tale disperazione e rispose: «Avevo visto una macchina che ci veniva contro!» «Come potevi scorgere una vettura inesistente?» «Come non hai visto l’auto di fronte a noi?» Guardavo dietro e non era ato neanche un microscopico cagnolino. «Ti rendi conto che a quest’ora forse, non ci saremmo più?» «Ti chiedo scusa. Non accadrà mai più!» Non volevo dirle che sicuramente non sarebbe accaduto di nuovo e non promettevo invano, presto mi sarei liberato del vincolo che mi legava a lei.
Indubbiamente avevo come compagna, una persona poco; onesta, leale e rispettosa che diceva di amarmi e in altre occasioni, mi tradiva quasi in mia presenza e mi mancava di rispetto in situazioni abbastanza gravi!» Spesso ricordavo quell’incubo e quella rabbia atroce che mi obbligava a reagire senza alcun controllo, resistetti ancora per un periodo assai breve, ormai dovevo scegliere come proseguire il mio cammino nella vita. Un giorno mi decisi a parlare alla mia metà: «Prepara subito le valigie e sparisci, non voglio più vederti ne sentire la tua voce!» Da parte sua, giunse una risposta quasi come una giustificata richiesta: «Mi vuoi sposare?» In quel momento mi sorprendo e sconcertato; resto senza parole. Trascorse, qualche altro anno e rimasi senza una fissa compagna. Tenevo il timore che la mia sfortuna mi affibbiasse ancora qualche altro grave periodo da immagazzinare nella memoria. Più di una volta volli esercitare la mia esperienza e comunicare con le forze ignote, in effetti, attraverso la mia pratica detti tante risposte sulla mia esistenza ricominciando da quando ebbi venticinque anni. Fino ad oggi, ho preferito non retrocedere per giungere alla data della mia nascita. Sono a conoscenza di ciò miei genitori, nel tempo, mi hanno rivelato. A due o tre anni dalla mia nascita ebbi un incidente abbastanza incisivo e una volta, per sentito dai miei, stavo per morire affogato da qualcosa che inconsciamente avevo ingoiato e che i miei parenti, non riuscivano a togliere dalla mia gola, si parlava di un pezzo di carne trangugiata per intero. Mi decisi a riprendere i contatti con energie vaganti. Durante i miei esercizi, raramente mi curavo di togliermi le curiosità per scrutare in ciò che ognuno teneva dentro. Era vero ciò che apprendevo, si trattava di storie interessanti, ma non tutte erano verificabili, quindi, ogni particolare percepito poteva essere insignificante ma anche valido.
Alcune energie che comunicavano con me, potevano essere chi dicevano, però stava di fatto che, chiunque di esse, anche a lunga distanza, conosceva ogni particolare del mio vivere. Personalmente non ho potuto accertare che esistono moltissimi mondi paralleli, per mia immaginazione, ciascuno distanziato dall’altro di soli decimi di secondo. Alcune energie citate sono in grado di attraversare tali distanze quasi, istantaneamente. Per questo motivo, mi spiego come la mente umana può viaggiare nel tempo con la possibilità di smarrirsi se prima non si marca il luogo da cui parte. L’energia che dirige il nostro corpo materiale, durante un viaggio, potrebbe perdersi per non tornare mai più, così il corpo sarebbe morto di paralisi o ictus. Esistono alcuni sistemi per viaggiare con lo spirito senza problemi e pochi sanno farlo. Negli anni trascorsi, ero alquanto incredulo che ciò fosse una realtà, consideravo che chi ammettesse di farlo erano semplicemente dei ciarlatani. Spesso ci si chiede se un’entità occulta ha la capacità a indovinare i numeri al lotto per vincere dei soldi purtroppo, ha il permesso di aiutare il prossimo ma rispettando delle regole. La mia conclusione è che bisogna prodigare il bene agli altri, anche se, in futuro, gli altruisti, riceveranno delle sofferenze per le azioni compiute. Non si può aiutare qualcuno a diventare ricco, gli regaleresti l’opportunità di essere più vizioso, egoista e ne pagheresti le conseguenze. Spesso parlo col mio caro “Angelo custode” ovvero l’energia che mi aiuta molto a capire il percorso per completare il mio ciclo del sopravvivere e devo saper dialogare apertamente con ciò che è la mia coscienza cioè l’Ego. Devo ammettere che la mia esperienza in questo campo mi ha fatto capire che a volte non riesco a parlare con l’Angelo, ma soltanto con spiriti burloni che si divertono come dei ragazzini incoscienti senza accorgersi del male che provocano, altre volte sono spiriti forti capaci di indirizzarmi in una strada diversa da quella che io, voglio. Essi, spesso creano i presupposti per farmi sbagliare e abituarmi a vivere nel male.
Rimasto da solo, partii in viaggio per visitare altri paesi europei sostando in varie nazionalità Inghilterra, Germania, Olanda, Svezia e altre. Sentivo il bisogno di rigenerarmi e dimenticare, ricominciando a vivere come prima per migliorarmi in seguito. Avevo ritenuto che era l’unico modo di riacquistare la fiducia negli uomini e nella collettività dimenticando i mali che ci affliggono. Avevo appreso dell’esistenza di una vita parallela a noi ignota. Comprendo bene che quelle energie esistono e soltanto noi le comandiamo a nostro piacimento utilizzando la nostra stessa mente, i simboli, da premettere che oltre al simbolismo è possibile combattere alcune energie con i profumi e le erbe.
Capitolo quattordici
Poteri occulti
Chi ha più sensibilità, percepisce come utilizzare l’occulto a fin di bene o, male valutando anche di come la sua energia è sviluppata, se la crescita è avvenuta con troppi impedimenti umani, essa diventa vendicativa e maligna quindi conosce soltanto la vendetta, vive e cresce alimentata dal desiderio di far soffrire, inversamente, cresce per operare del bene. Durante quella mia vacanza distrattiva e proprio mentre mi sentivo rilassato, in un angolo di una strada c’era una piccola casa contadina, una ragazza con in mano un grappolo di uva bianca mi guardava con un malizioso sorriso. Non potei non guardarla con più attenzione e mi fermai. Riconoscevo in lei Marilena che le somigliava perfetta nel viso ed anche nel corpo, soltanto i vestiti erano diversi; mi offriva il grappolo in segno di un chiaro invito per avvicinarmi. Desideravo tantissimo farlo, però pensando al simbolismo, non potevo per non dar modo a un essere, forse trasformato, di accogliere la sua compagnia. Proseguivo il mio viaggio restando nel dubbio se fosse stato bene accettare e quasi preferivo tornare. La presi come una tentazione al male. Se avessi acconsentito; chissà che cosa dovevo subire. Riconoscevo che dovevo dimostrare, ancora una volta, la mia forza. Credevo di possedere una grande sensibilità nel percepire quel richiamo insistente che m’invogliava a tornare indietro. Fui più forte e andai avanti cercando di dimenticare. Avevo capito ed elaborato una risposta chiara. L’aria è piena di queste strane energie che in essa spaziano e seguono un codice ben preciso. Hanno la necessità di crescere evolvendosi e sono costrette di attivare determinati aggi. Consideriamo le piante. L’energia che sta in esse è piccolissima, è bisognosa d’amore e non riesce a esprimersi per comunicare ad altri esseri, anche umani, la sua presenza.
Quando la pianta muore l’energia resta sospesa e sta in attesa si potersi inserire in una pianta più grande o in un essere animale per poi, are ancora più avanti e giungere all’uomo che è la parte quasi finale. Un essere, quando muore prematuramente, la sua energia non riesce a completare il ciclo e diventa cattivella e nervosa, per avere interrotto il suo perfezionarsi. Ecco che, quando s’insedia, diventa un essere umano con carattere forte e fin dal suo stanziamento sa che cosa vuole e come proseguire la vita in collettività. Esistono varie specie di energie e sono catalogate in gruppi, come accade negli uomini con le diverse famiglie e casati alcune appartengono a cerchi ristretti e non permettono che una di loro si leghi a un’altra categoria mentre, per un volere “Divino”, si uniranno nel corso dei secoli e, solamente così il male sarà sconfitto. Esse sono trasparenti e invisibili all’occhio umano e non hanno il diritto di farsi vedere per non provocare all’uomo la perdita della ragione e autodistruggersi determinando lo sbarramento del ciclo evolutivo. In pratica vivono e crescono attraverso noi evolvendosi, abitando nell’interno del corpo nel quale ogni una di esse dovrà convivere per il suo bene. Siamo degli umani che difficilmente accettiamo di essere un mezzo di aggio per altri esseri che vogliono esistere e per farlo, lottano per conquistare un corpo materiale nel quale alloggiare. Il corpo umano è l’unico involucro che permette alle energie una vita ricca di tante sfaccettature e che è capace di auto evolversi. Questi esseri combattono tra di loro, dentro e fuori dal corpo umano, per accaparrarsi la diplomazia di essere più forti di altri e prevalere rispetto a un’altra energia e sottometterla. Queste fonti energetiche non hanno alcun sesso, ma si adattano al corpo che usano. Mi sono inventato più volte l’esistenza di tante energie esistenti sulla terra vaganti nell’aria e sono fitte come la nebbia, quando noi percorriamo la strada con la nostra vettura, esse si devono scansare per non essere investite e naturalmente non subirebbero nessun danno perché sono capaci di farsi attraversare. Dovremmo, forse imparare a dialogare con esse e comprenderci a vicenda riuscendo a utilizzare al massimo il nostro cervello, riuscendo così a scoprire e conoscere ancora di più, noi stessi.
Con ogni probabilità, l’omosessualità è causata dal fatto che: l’energia, in precedenza ha usato un corpo di sesso femmina per tale motivo si trova ad avere due tendenze, in un momento prevalgono i desideri femminili con attrazione verso il maschio. In seguito, domina il desiderio verso la donna poiché si sente maschio e non le importa come, ma ha bisogno di rafforzarsi e vivere con l’amore profondo tra due corpi umani poiché gli uomini, praticano il sesso, moltissime volte nel corso dell’anno. E’ però vero che gli esseri di eguale sesso, non praticano il bene e quindi il male prevale. In un’altra occasione mi capitò di desiderare e far sparire il dolore, dalla testa di un’altra ragazza, però non volli proprio ascoltare il solito messaggio che mi chiese di aiutarla. Non tentavo la guarigione perché non ero sicuro se fossi riuscito, oppure peggioravo il suo male, temevo di non essere abbastanza forte o di essere diventato carico di negatività. Mi sembrava che alcune volte, il computer fe dispetti. In altre situazioni accadeva che un apparato elettronico o elettrico, si accendesse da solo. Riconosco che ciò è possibile soprattutto se tale apparato è comunque alimentato da elettricità e forme d’onde energetiche, facilmente riescono a far lavorare alcuni elementi che normalmente ricevono alcuni impulsi sotto-forma di onde elettriche o magnetiche. Quando decisi di non fumare, compii una vera azione di forza per non sentire dentro di me continuamente la voce, che mi tormentava e diceva: «Perché non vuoi più fumare?» Rispondevo: «Ho deciso che starò bene senza!» «Non è vero; sono bellissimi quei piaceri e tu lo sai!» «Non è questo il benessere che desidero al mio corpo…!» «Allora perché hai deciso così, le sigarette sono dolci e ti fanno sognare!..»
«Non ho bisogno di sognare già l’ho fatto tante volte e non voglio più; adesso lasciami in pace!» Certo che si trattava di un dialogo che io stesso pensavo e che, soltanto un matto potesse fare. «Vai a comprarne un pacchetto, soltanto uno!» A quel punto mi veniva da sorridere credendo che fossi io stesso a giocare in quel modo. «Hai ragione, sai cosa ti dico?» In quel momento, la voce tacque, andai dal tabaccaio comprai le sigarette e i cerini, li posai sul cruscotto della macchina. «Adesso apri il pacchetto e fuma!» La voce, insistente cercava un mio si: «Tu credi che lo farò?» «Dai! Fumane soltanto una!» Continuava a tentarmi e ripresi: «Allora non hai proprio capito nulla!» Allungai la mano, afferrai il pacchetto lo aprii presi una sigaretta e la misi tra le labbra, nello stesso momento la curiosa voce si zittì. Essa possibilmente credeva che mi avesse convinto. Accesi un cerino, avvicinai la fiamma alla sigaretta e poi lo spensi. Ecco di nuovo quella voce torturante che avevo deciso di sconfiggere. «Dimmi, per quale motivo l’hai spenta?» Percepivo che il dialogo mi piaceva, ma dovevo tagliare per non essere sopraffatto. «Di certo devo spiegare a te, che non sei nessuno, il perché faccio oppure no una determinata azione!»
Ancora ripetè: «Io sono tuo amico ti consiglio bene; dai fuma!» «Lo vuoi capire che non desidero essere mai più scocciato da te! Sono libero e faccio ciò che mi pare e, lasciami in pace per sempre. Non voglio mai più sentirti e, mai ti devi permettere di presentarti quando voglio parlare col mio Angelo Custode perché mi accorgo e quindi cercati un altro uomo da tentare». Trascorsa la settimana ecco che tornava daccapo il tormento. «Perché non fumi?» E insistette. «Solamente una sola e, fammi contento!» Percepivo per certo che essa fosse maschile. La mia impressione fu, che appartenesse a me, ma non la riconoscevo. Mi accinsi a rispondere: «Poverino, sai come ti compiango, vedrai cosa faccio! Guarda!» Afferrai il pacchetto con le paglie che stava ancora lì, tirai fuori le sigarette e le sminuzzai buttandole dal finestrino e poi, vuotai la scatola dei fiammiferi per terra. Avevo voluto dimostrare di essere solo io la mia forza e da quel momento, non udii più quella voce tentatrice. Era assai chiaro per me che, se fossi stato debole, avrei ceduto. Così fanno tanti esseri umani che si vociferano, impazziscono e commettono delle ingiustizie sociali senza avere la forza di capire e ribellarsi, e in seguito, possibilmente non si capacitano di errori commessi da loro stessi. Mi accorgevo benissimo che la sigaretta era un misero oggetto al quale potevo benissimo rinunciare per non farmi convincere del contrario da una vocina insignificante. Approfittavo della libertà che mi spettava scegliendo ciò che più
mi piaceva senza imposizioni; se preferivo avere problemi, mi bastavano i già gli esistenti durante il mio percorso esistenziale. Una domanda a me stesso la ponevo. “Come mai potevo dialogare con l’energia che mi tentava e non con una voce che mi consigliasse nel bene?” «Dai fuma insieme a noi, la sigaretta la offriamo noi, è gratis!» queste erano le parole che spesso i miei amici pronunciavano cercando di corrompermi.. Altre volte i miei amici mi tentavano per fumare, invece scrupolosamente rifiutavo finché per me diventava un’abitudine a sapere dire no, senza curarmi se agli amici dispie. C’erano di mezzo la mia salute e quella di chi mi sarebbe stato accanto. Naturalmente il mio vivere non era ancora finito e altri episodi si affacciavano lungo la percorrenza umana. Speravo che il susseguirsi di eventi fosse stato un periodo migliore e più felice. Spesso andavo con gli slittini sul lago ghiacciato per scivolare e beneficiare della fifa per la velocità che provavo, quando partivo dalla collinetta per fermarmi dopo aver attraversato la lastra ghiacciata. Andavo in luoghi montani, dove si mangiava la carne prelibata di cervo. Diventai assiduo frequentatore di teatro, cabaret e ristoranti, dove si praticava anche spogliarello. Spesso, alcuni miei amici italiani mi venivano a trovare e frequentavamo i migliori locali per distrarci in modo semplice in compagnia di amiche e conoscenti. Nei periodi in cui abitavo da solo, o meglio senza miei amici giunti in visita da me, qualche volta andavo al cinema e frequentavo delle discoteche, si comprendeva che erano luoghi di perversità e la droga era offerta per alcuni spiccioli: le ragazze anche minorenni erano più esperienti di una veterana e i loro amici, addirittura i fratelli, le cedevano per meno di cinquemila lire. Non ho mai accettato quel genere di perversità. Mi era facile trovare delle
ragazze, loro stesse cercavano spesso nuove conoscenze come io facevo. Non mi piaceva rischiare con le sedicenni perché potevano anche essere in combutta con i genitori per cercare dei ricattarmi. Una volta presso un campeggio ho incontrato un vecchio italiano che dormiva con un ragazzino, vedevo che i suoi genitori lo mandavano proprio perché l’anziano gli regalava dei soldi. Mi disgustava ciò e mi struggevo per non poter far nulla per impedire tale bassezza. Avevo provato a parlare con i genitori del bambino coscientemente consapevoli, ma non approdavo a nulla. In un tempo successivo, conobbi un’altra persona divorziata con due figli. Non era bella ma, simpatica e poiché in quel momento non mi sentivo di perdere tempo nello scegliere. L’abbandono di me stesso m’imponeva a iniziare un rapporto transitorio con lei e nel frattempo rinforzarmi per i colpi subiti. Chissà se era soltanto una mia illusione di ricominciare e proseguire a vivere con un’altra compagna per il futuro a me spettante. La vita che conducevo, mi piaceva in quanto era ricca di diversità e di rapporti con gente diversa, assai socievole e rispettosa però, era sempre bene non rilassarsi tropo, almeno questo avevo capito durante la mia permanenza nel luogo.
Capitolo quindici
La strana lingua
Nello Stato e paese in cui abitavo, la neve durava moltissimi mesi e un giorno, mentre mi trovavo accanto al caminetto insieme alla mia lei, mi era chiaro che volevo dire qualcosa. Inizio a parlare, mi accorgo che esce dalle mie labbra uno strano parlare con un accento dolce e curioso rispecchiando la voce di un uomo. Mi sbalordii pensando che non fui io. Non potevo esserlo poiché non possedevo la dote da imitatore. Mi fermai dal seguitare nel dialogo. Non avrei proprio dovuto bloccarmi per comprendere il perché di tale cambiamento nelle mie corde vocali. In quegli attimi non mi accorsi e iniziai a un a parlare nuovamente in modo strano, cercai di capire il significato delle parole, ciò fu impossibile, si trattò di un linguaggio mai udito prima, però ebbi la sensazione che appartenne a qualcuno di qualche tribù antica e poi tacqui. Cinque giorni dopo, andai in un negozio, non riuscii a esprimermi con la mia vera voce naturale e mi vergognai col commesso, perché dimostrai gravi difetti nella pronuncia. Ipotizzai che il commesso fece un pensiero di commiserazione per il male che in origine non ebbi. Mi accorgevo come se quasi, quell’essere parlante, desiderasse far notare la sua presenza e mettersi in contatto di nuovo, in seguito, non accadde più nulla. Trascorsi circa sette mesi, accadde la medesima cosa, la lingua cambiò. I presenti mi dichiararono che il parlare somigliava a quella di un bimbo che ancora non riusciva a scandire le parole. Non ero spaventato al contrario, desideravo un nuovo contatto assai continuo e chiarificante. Potevo collegarmi con la mia energia ma avevo paura a farlo non tanto per me,
ma per le persone che mi stavano vicine. Temevo la reazione da parte dell’energia se avesse considerato che qualcosa non fosse di suo gradimento e comunque conoscevo bene la potenza occulta del male e anche, quella del bene. In quel momento non ho voluto rischiare solo perché non conosco, in partenza, chi ho di fronte perché se, si tratta di un essere del male, mi trovo nello stato d’animo indebolito per contrastarlo. In quei casi poteva accadere che un’energia non desiderava andarsene e restava attaccata a me o al luogo e poi, causare problemi ai miei familiari. Non mi sopravvalutavo con la presunzione di essere forte al punto tale da non essere scalfito. D’altra parte, per quanto è di nostra conoscenza neanche, “Padre Pio” poteva vincere il male, ma solo combatterlo, però subiva atroci torture spirituali ed anche corporali, figuriamoci io piccolissimo mortale quanta microscopica forza potevo possedere rispetto al Santo. Non mi voglio perdere nel nulla ma vivere per tutto il tempo che mi è stato assegnato. Anche se parecchi intoppi hanno reso difficile il mio percorso, ringrazio “Dio” perché durante la mia esistenza non ho sofferto tanto in confronto a tantissimi esseri umani che nel mondo, non hanno neanche da sfamarsi o sono bloccati nei movimenti articolari. Ebbi una compagna con la quale ai alcuni anni perché momentaneamente mi fossilizzai a vivere accettando quel poco disponibile e mi accontentai, poi la lasciai per i motivi della sua infedeltà e il mancato rispetto verso di me. Gli uomini sono troppo egoisti. Fu il motivo per cui restai di nuovo solo. Mi piaceva rivivere i bei ricordi dal mio liberismo e riprendermi la gioia di essermi svincolato per assaporare la bellezza di non dividere con altri, quel poco che avevo, come se fossi egocentrico. Invece mi volevo illudere per sentirmi felice, realmente però, non trovavo la persona molto adatta. La preferivo con poche pretese verso la vita in comune. Riconoscevo che nel Mondo terreno, non esistevano più l’amore e un tozzo di pane, ma un desiderio sfrenato di succhiare il sangue del prossimo e poi avanti
un altro, tuttavia però, non mi mancava il desiderio della ricerca di un essere femminile con la quale proseguire la vita dividendo, il bene e il male insieme, facendoci forza e consapevoli che nell’esistenza sono necessari i soldini. La spiritualità è un’altra cosa e più bella, quando si ama sinceramente e con maturità. Spesso il mio conforto è sapere che un Angelo mi segue sempre, mi aiuta e dopo, il mio “Dio”, m’indicherà la via da continuare e forse, un giorno, potrò abitare nel suo regno. Una primaverile domenica delle Palme mi reco in chiesa come faccio di solito, vedo tra la gente una persona che assomiglia molto al mio migliore amico, tanto che mi avvicino, gli parlo, però improvvisamente mi accorgo che si tratta di un’altra persona, un perfetto sosia, mi guarda con espressione incuriosita e non risponde, allora mi accorgo di avere fatto una gaffa, anche nella voce assomiglia al suo gemello che non ha. So bene che vi sono possibilità remote ad incontrare un sosia nella medesima zona e quartiere; stranamente io l’ho proprio intersecato. Poco dopo mi sentivo osservato e non capivo da chi. Resistetti, e quando compresi da quale parte, provenne il disturbo, mi voltai. Si trattò di un signore alto, robusto parecchio simpatico, carnagione bianca il suo sguardo mi mise in soggezione tanto che fu come se percepii un qualcosa e udii parole che forse immaginai. «Sono qui presente e ti osservo!» Non compresi mai se si trattò del mio spirito, guida oppure il capo della setta alla quale apparteneva qualche famiglia contorta. Fu forse, una mia immaginazione capace di farmi apparire un’energia trasformatasi in un’immagine umana? Sicuramente voleva mandarmi un avvertimento per farmi conoscere la sua esistenza, cioè quella di un essere potente. Si era verificato un altro evento che mi suggeriva un’altra risposta. Mi sentivo disturbato e allora guardandomi allo specchio cercavo di dialogare con il mio “Ego, oppure col mio caro Angelo Custode”, per dirgli che non mi sentivo compiaciuto per come lui mi guidava. Ebbi un’amara e brutta risposta, durante la notte, fui raggiunto da una terribile paura simile a una di quelle che si manifestò nel ato, a quel punto, credetti di aver compreso o scoperto qualcos’altro di grandissimo e sicuramente reale.
Dentro il nostro corpo alloggiano: un’energia, denominata “anima” e ancora un’altra che ci guida indicandoci la via del bene, un’altra che rappresenta il male e poi ancora, il cervello, organo senza il quale il corpo non vive. Nel momento che, per nostro volere o inconsciamente, lasciamo crescere l’energia cattiva essa, si sviluppa e resta dentro di noi cercando di guidarci al male. A questo punto l’energia cioè il nostro “Ego”, è poco potente per competere con la grande massa energetica maligna. La nostra “Anima”, per conseguenza è costretta ad assoggettarsi, arrendersi e soccombere lasciando spazio libero ad altre energie cattive “amiche del male”. Il male è felice di disordinare la struttura umana facendogli compiere atroci gesti che, per il cervello, sono normali perché esso si comporta come un computer manovrato dall’utente. Nel ato tuttavia, sono esistiti esseri di cui si dice; “fecero un patto col Diavolo”. Occorre che non parliamo in modo sbagliato con il nostro “Ego”, perché esso perde la fiducia e si mette paura. Effettivamente, l’uomo non è consapevole di cosa prevale nel suo corpo, l’energia maligna cresciuta diventata potente oppure, la debole più rispondente alle giuste esigenze umane? L’essere cattivo riesce a comunicare con te stesso promettendoti potere, in realtà però, quasi certamente si tratta di una grande burla e quando ti chiede di causare del male, ti convinci che sia la cosa più corretta, però dopo, sarai abbandonato a te stesso e quindi, ormai sarai diventato irrecuperabile. Il male è padrone di te fino a quando non avviene la morte del corpo. Di solito l’anima non abbandona il corpo e vive con la speranza che il nostro “Io”, abbia la forza di risvegliarsi e ribellarsi ai comandi estranei e toglie l’habitat all’energia del male che esce per riunirsi alla massa, se l’Ego scopre di non poter aiutare il corpo; si mette in disparte, ma non lo abbandona. Parlando a me stesso dico: “Se accetterai di desiderare delle vendette per un torto sempre e subito riuscirai a compierle, però sarai perduto”. Non credere che tu sia diventato potente, è l’energia che ha la forza e agisce tramite il tuo corpo facendoti provare la soddisfazione nel risultato. Stai attento che è un grande tranello. Parla con te stesso, però sempre a fin di bene, scaccia i cattivi pensieri se vuoi restare salvo e goderti la vita rafforzando te stesso.
Cerca di non utilizzare sostanze che indeboliscono la tua energia buona e usa il tuo pensiero per concentrarti e farle coraggio offrendole giocondità, tripudio, gaudio e desiderio di vivere. La tua energia vitale, desidera ciò che noi vogliamo, essere sereni e contenti, sorridendo alla realtà, rigenerandoci e immaginando il paradiso inteso come: un bellissimo prato pieno di fiori e una casetta di legno in montagna con un caminetto, in quel luogo ti piacerebbe abitare e lontano dal mondo civile in compagnia di una vera compagna che ti assomigli, e ancora, circondati da bambini e accompagnati da tantissime specie di animali di animo buono che ti rendono spensierato, appagato e beato per aver nutrito a pieno la tua anima. Non si concepisce che gli uomini, non sono altro che dei contenitori che offrono la possibilità a delle identità quasi simili tra loro di vivere. In questa situazione anche gli umani guadagnano qualcosa, anche se molti non riescono a fare nulla. Non concepiscono tale novità, preferiscono ignorare di esistere facendo da padroni egoisti sugli altri appartenenti a dei casati differenti che nella nostra realtà umana esistono. Io appartenevo a un casato differente di quello dalla ragazza posseduta da entità e il casato, attraverso i suoi possessori non volevano quella liberazione. Il bene e il male combattono tra loro per la libertà di usare il corpo umano considerato il più idoneo per il loro vivere. Ecco perché bisogna pregare, così facendo moltissimi esseri umani comprendono qual è il bene più adatto per il proprio corpo e superare il numero di chi non vuole redimersi, oppure non ne possiede la forza sufficiente e si lascia andare al male che trova aperta la porta per entrare a stabilirsi nella nuova casa. “Il corpo umano”. Un’entità è come un bimbo che gioca con il suo robot facendogli eseguire quello che il bambino desidera tranne che, causare danni gravi ad altri o, alle cose perché sanno bene, che non conviene ad alcuno. Esistono nel mondo umano bimbi che giocano e adulti che si distraggono e ogni uno di loro esegue dei giochi diversi a volte anche pericolosi e distruttivi. Per mia esperienza esistono delle sette esoteriche che adorano una madonna nera, usano la sua immagine per utilizzare energie del male a loro piacimento. Molte sette esistono mimetizzate tra i falsi fedeli religiosi. Altre numerose sette
si trovano sparpagliate nel mondo terreno e sono bene organizzate.
Uomini & Spiriti - Luigi Cianflone
Stampato nel mese di dicembre 2013 da www.stampalibri.it - Boon on demand - Macerata
Versione digitale realizzata da: Eugenio De Angelis nel mese di gennaio 2014