AFORISMI DI UN FUTURO
È stata questa contro il vuoto la cura
Di Manuel Cappello
A Samanta, la differenza fra uno e nessuno.
www.aforismidiunfuturo.org
Copyright Manuel Cappello 2011 - Vietata la riproduzione
I Edizione, Agosto 2011
ISBN 978-88-906350-0-7 (valido solo per il formato EPUB)
Editore: Manuel Cappello
E-mail:
[email protected]
Immagine in copertina: "Nietzsche", di Manuel Cappello
Tutti i marchi citati nel testo appartengono ai legittimi proprietari.
Indice
Introduzione
Incipit
Lo Sguardo
Il Corpo
Le Parole
Leggere
Lo Studio
Scrivere
Il Sogno ed il Risveglio
La Golosia e i Sensi
Il Dolore ed il Piacere
La Ragione e la ione
La Tristezza e l'Angoscia
La Voglia
Le Aspettative
La Volontà, la Visione, Costruire, la Decisione, l'Altrove
Il Futuro, il ato, il Ritorno
Il Tempo
L'Agenda
In Azienda
La posizione degli Altri
Cose degli Altri
Cose Sociali 1
Cose Sociali 2
L'Arte
Lo Scienziato ed il Poeta
I Numeri, la Matematica, il Denaro
Un Vocabolario
La Verità e i Mattoni
Il Profondo e la Superficie
Il Caso, le Storie, le Cause, l'Esperienza, la Tradizione, l'Abitudine
La Novità
La Felicità
La Vittoria
La Festa
Il Nero
La Partizione
Il Ciclo
La Morale
La Eleganza
Le Metafore
Religioso
Le Idee
La Intelligenza presente e futura
Chiusura, dello Spirto nei paraggi
Nota biografica
Bibliografia essenziale
INTRODUZIONE
Questi aforismi erano pezzi di carta, su cui la penna o la matita son riuscite a salvare delle intuizioni, nate fra un momento di vita e il successivo. In seguito è intervenuto un lungo lavoro di sintesi e trasformazione, che ne ha distrutto la maggior parte lasciandone solo il nocciolo più caratteristico. Per questo motivo, molti di questi frammenti assomigliano alla frase conclusiva di un discorso che non esiste.
Alla tendenza sintetica si sono aggiunte in un secondo momento un'attenzione sui generis per la metrica della frase, ed un impiego sempre più intenso della metafora. Il risultato finale è una scrittura non immediata, che richiede uno sforzo di interpretazione da parte del lettore.
Nel corso del lavoro, gli aforismi si sono raggruppati in alcune aree tematiche alle quali ho dato il nome che compare nei titoli. Questi non indicano un soggetto affrontato in modo esaustivo, ma sono come dei grandi monumenti intorno ai quali si rincorrono dei ragazzi.
M.C.
Sono dialoghi intimi, necessari; poesie dell’anima che chiedono condivisione per essere trasformate in rito. Ci riguardano più di quanto sospettiamo, nel disordine del vuoto che ciascun prova, nella necessità comune di trovare la tavola dei comandamenti per sopravvivere.
S.C.
AFORISMI DI UN FUTURO
Incipit
0 Adesso che il mio lavoro è completo, c'è bisogno di te, Amleto, per dare suono allo spartito del sogno più ardito: questi segni restano vani se una pronuncia sbadata li a e veloce, ma diventano chiavi se bassa una voce e dolce li disegna. C'è un istante vicino in cui si compie la tua scelta: se ascoltare le vecchie donne e mantenere i panni usati, o seguire le scintille che ho salvato nelle righe.
1 Pindaro parlava di un buio, dal quale uscire alla gloria luminosa: misterioso un luogo tra lo spirito ed il sociale a cavallo. È possibile quella luce ancora, o non versibili nel buio siam calati? Noi la rivogliamo, fosse anche col martello forgiata sul ferro, nell'antro di roccia scura che gocciola quando piove, nelle viscere sociali, da un focolare di tradizione riscaldati. Quali colpi la scintilla per creare, dalla prigione del non essere a liberarla? Non lo sappiamo forse, ma con una volontà li cerchiamo che la vista traballa, e per molteplici vie prosegue, anche se perde ogni tanto di noi stessi un pezzo. Per la parte maggiore del giorno è una resistenza, che accumula tesori e vasi riempie, poi rovesciati e spesi a provocare metamorfosi interiore una vittoria.
Nei libri di storia del domani, forse i molti saranno soltanto una tappa per l'organismo superiore, dinanzi al quale le onde cambieranno eterno il loro verso, traendosi fuori da una sabbia che asciutta rimane, riavvolgendosi nella frastagliata schiuma e ribaltandosi nel blu. Rinnegando i poeti tutti del mondo.
Mentre però i poeti hanno ancora ragione, mentre le onde hanno ancora un rumore, e non volgono il verso, voi forse, se le orecchie tendete, quei colpi di metallo sentire potrete.
2 “O uomo astratto, le cui frasi un'estetica ha rivoltato, parlami dei tuoi piedi prima, e delle tue nuvole soltanto dopo. E lasciami nei tuoi versi veder l'oggetto¹.”
Lo Sguardo
3 Credevi la situazione tenere in pugno con lo sguardo. Ma un altro era il mondo in cui la trama si snodava.
4 Ho deciso di rifiutare lo sguardo. Prima però, l'ho diffuso per un istante, dal centro fino ai bordi.
5 Come un pesce camminavo, l'occhio fissato, senza perdermi nulla di chi accanto mi sfiorava.
6 Il piccolo movimento afferra dell'occhio: se puoi con quello, anche dello spirito con i germogli.
7 L'occhio normale si gira spesso e si volta. A seguirlo o o, si dovrebbe smettere il resto. Un quarto d'ora ci puoi provare, a riprenderne la confidenza. Ma poi devi abbandonarlo.
8 La macchia tua della vista: profonda in un punto, per divorare prezioso un oggetto, o su tutto lo schermo distesa, sorniona, in attesa degli eventi?
9 Qui dove anche i cestini dello sporco di immagini son pieni, facile è guardare: un freno basta non porsi. E come quelle figure fuori da te stesso guardi, così con le comete dei tuoi domani ti comporti, impaginate una accanto l'altra, piatte su un foglio. Ma c'è per sentirle un modo migliore:
per diventare profondo degli invisibili è la via. Chiusi gli occhi nello spazio, aperti nel tempo.
10 Tra le frastagliate usure di un'industria vecchia, basso lo sguardo galleggiava, pigro e intorpidito in un sorriso. Finché la mente si decise a voltare rialzando la testa a destra, con una torsione del collo decisa. Quello sguardo risvegliato lanciava, sasso richiamato alla vita dalla fionda, lontano e preciso in un punto. Dove che afferrare ben sapeva, uccello rapace sul piccolo animale senza scampo.
11 Camminavo sapendo dove andare, senza guardare attorno, nelle cose mie disperso. Arrivato, dissi alle gambe una sosta e richiamai lo sguardo. Quel punto era speciale: gli ostacoli concedevano all'occhio traiettorie, per colpire i macchinari e tutte le persone. Lo spettacolo assistevo, spostando lo sguardo con il collo, e fra di me riflettendo.
12 Mettere mano ai modi dello sguardo è un rischio.
13 Nel primo istante l'occhio dell'anima è specchio, ma poi dello spirito può maschera diventare, da messaggero che n'era. Nelle parole invece immediato si traspone, o quasi, il tempo del pensiero. Quando sincera è la controparte…
14 L'occhio attento al centro, sentendo il tracciato equidistante, che può nascerne, se non un cerchio?
15 Il disegno preciso l'occhio distoglie dalle cose più vaste, e insegna piccoli per i dettagli maraviglia.
16 L'attenzione dell'occhio è una mosca: nello spazio di un centimetro ronza, da qualche parte, là davanti a me.
17 C'è degli occhi a dormentarsi uno stile?
Il Corpo
18 L'occhio tutto raccoglie quel che vede, la pelle soltanto ci dice le cose che hanno un senso.
19 Vedo la linea prima che ci sia, e la nascita ne aiuto, inerte la mano, coi muscoli che spingono e tiran da lontano. Così il disturbo ha un raggio più grande, oscilla con dolcezza, di variazioni tremanti ed incerte privo.
20 Quando al corpo resta incollata l'attenzione, un filtro si crea, perché dal corpo tutti ano i colloqui tra me ed il mondo. Lo sguardo, la parola, la velocità di una risposta, del gesto la precisione, l'analisi di un campione, le azioni distrazioni. In tutto questo c'è molta più regia quando il pensiero della pelle s'innamora, di quei tratti specialmente che dan la sensazione.
21 Delle dita il movimento, minimo della punta: un uccello che su un dorso zampetta di elefante. Come nell'acqua una moneta, subito si cade nell'attenzione per il corpo, a causa del contrasto con la pesantezza immensa del secondo.
22 Ogni aderenza deve pure prendere da qualche parte spunto. Perché non da un dolore?
23 L'aderenza è una crema su tutto il corpo spalmata.
24 Con uno schiocco delle dita, un vasetto è comparso di magico miele, sulla mano l'ho spalmato, e le mosche del pensiero sono accorse: a coprirla come un guanto. Questa è l'aderenza.
25 Con la tensione delle dita, un magnete diventa la mano, e disegnando un arco dalla testa fino ai piedi, ruba per sé la polvere di ferro del pensiero. Questa è l'aderenza.
26 L'aderenza sul corpo è una schiena che si inarca, e una mano che ricorda sé stessa. È una testa che si piega, i muscoli a tirar del collo. È un piede che sbatte provando il terreno. È un attimo di fermezza in cui l'occhio vede le scappatoie dell'orizzonte anche.
27 Un difetto dell'aderenza: uno spirito fine che trascurato s'annoia. Ma quei vuoti (che poi tornan pieni) non sono peggio delle confusioni, che ci evita l'aderenza. Ed essa, che vive sul corpo, non impedisce di ar quando si voglia dello spirito nei campi.
28 Un difetto dell'aderenza: la eleganza che alla camminata umana manca. Ma un risvolto di bruttezza non crea danno oltre sé stesso (se le aspettative non erano eccessive).
29 Un difetto dell'aderenza: di quel mantello l'ingombranza, che pretende sulla pelle appoggiarsi tutta. Ma non si spegne la luce per il disordine non vedere nella stanza: l'attenzione per le fibre la coscienza del tempo allena nel pensiero. E se i minuti o le ore non sono spesi bene, spirituale si incazza il regista, e se la prende a volte con quel corpo cui attenzione ha dato. Però il corpo è solo il mezzo per cui lo spirito più coscienza del tempo prende impiegato male, non del cattivo impiego la causa.
30 In produzione l'aderenza può essere investimento, che le chimiche amando e i meccanismi, finisce per scoprire percorsi nuovi. Nel mondo sacro invece, padrona della casa.
31 Del corpo la perfezione, implica errori nel maggior contesto.
32 Il gesto perfetto o o è accompagnato da un pensiero, che dei sensi le sfumature ascolta. Il comando invece è un telegramma, a un ufficiale fidato.
33 Sempre sporco è il comando e pien di buchi. Se un mantello è l'aderenza, lucido velluto, assomiglia il comando ad una rete, che tiene a bada una massa di sé maggiore molto.
34 Una fessura il pensiero ha trovato in cui far leva, dal peso a separarsi. Prese le distanze, si è messo a guardare: velocità del corpo la prima cosa che ha visto. Da quella di sé stesso diversa: due treni nella corsa scivolanti uno sull'altro.
35 Ma se lo spirito ha diviso la velocità di sé dal corpo, che vuol dire? È un punto di arrivo, o la partenza per chi sa dove?
36 Le velocità uniformi, di un corpo controllato sono il segno.
37 Una mente che tiene mentre corre il corpo.
38 L'istinto perduto cercando, la velocità spezzata del corpo da quella della mente.
39 Premo con calma il pedale. I giri del corpo van su, ma il pensiero non sbuffa. Là fuori veloci battono i i e afferran le mani. Qui dentro si sta lenti a guardare, riflettendo gli accidenti in cui si va a parare.
40 Il pensiero abituato a muoversi in sé stesso, molto rapido è diventato. Ma di nuovo è il momento di agire nel mondo esterno, e farebbe bene a calmarsi. Forte la differenza fra il pensiero dell'interno e quello del mondo esterno. Prima un pulsante dietro l'altro schiacciavi per comandare gli schermi, ora una palla vai lanciando per fare canestro: ci vuole il senso del gesto, e la parabola aspettare che si svolga. Accelerazione torna ad essere un'arte, delicata. Spingere l'immaginazione a fondo era un pregio, che nei prati sbizzarriva; ora deve al guinzaglio restare. Prima, una mano con lentezza appoggiata, fra le riflessioni era un evento. Ora, gli anfibi dei soldati battono il ritmo sui ponti dell'azione, e non devono le sfumature romper troppo i coglioni.
41 Quando si corre, dev'esser la velocità spezzata in due, altrimenti il giudizio rimane incappucciato, da una nuvola sensuale di insetti, mentre va il buon gusto a farsi benedire.
42 Lo stupido cugino di velocità è la fretta.
43 Pilota di lentezza: mani a nove e un quarto, dei giri costanti per sentir l'ebbrezza.
44 Non sembra, ma nel piccolo corpo di carne che muovesi e fermasi, una giostra è celata invisibili di meccanismi, nave grande che ha bisogno di tempo per partire e per fermarsi.
Quando i soldati del corpo (la voce, le mani, lo sguardo, le gambe) di quella giostra rispettan le fasi, il punto giusto del respiro aspettando per entrare nella scena, allora inizia a nevicare, anche se c'è il sole, e un sacro velo ricopre le giornate.
Facile il fermo a capirsi, ma è una velocità la chiave di volta vera, per cui il corpo possa intorno alla mente comportarsi, come la terra a un invisibile sole. Se il gesto è lento, la curva è più lontana, il pensiero la capisce e la prepara. Bisogna comportarsi abbastanza piano per non aver bisogno di fermarsi mai.
45 Tu mano vai serpente senza tregua; lenta abbastanza il movimento prossimo tuo per sapere. Solo questi motivi ti lascio per fermarti: per muoversi le gambe, l'occhio per guardare, il pensiero per pensare.
46 Del comportamento i vuoti: la morte estetica del soggetto.
47 La mia mano deve imparare uno strumento nuovo. Raddoppio l'attenzione e accendo la moviola. Così lenta deve andare che crederci non devo. Voglio vederne il tremolio mentre la linea percorre liscia della traiettoria sua ideale. Però, al rallentatore una gioia, rischia di non esser più una gioia...
48 Il battito rallentato, tutto è più previsto, tutto è più deciso.
49 Dell'azione fisica tenere per la coda il cane, frenando la sua corsa: il gioco del momento allegro, o la medicina di quando è malattia?
50 Quantità cambiando, nuove qualità. Corriamo un po' di più sui cerchi delle ore, come criceti nella ruota. Con la velocità cresciuta, nel comportamento i gesti cambieran le posizioni. Si incontreranno due che sconosciuti eran prima, e faranno l'amore.
51 Quando il corpo si dà un tono, dritto vuole stare senza curve. Forse un debole ha la mente per le forme regolari? Forse perché il dritto uno è soltanto, mentre le curve sono tante? Forse per sembrar più alti ad incutere timore?
52 Le onde non danno alla schiena eretta pace, invitandola di continuo a curvarsi in un riposo. Dove una schiena c'è dritta, c'è un pensiero. Dove non c'è un pensiero, può la disciplina di una schiena crearlo?
53 Il centro del mondo è la schiena. Il portamento della schiena è simbolo ed essenza.
54 Sullo spartito del comportamento lo spostamento di una mano non è una nota. Il suo inizio e la sua fine lo sono.
55 facendo col corpo l'amore, si entusiasma la volontà, ed è girandola di
azioni, di idee, decisioni e visioni. Ma la primavera creativa sopraggiunta, intralcia il lavoro del pensiero costruttore, con le idee germoglio che cercano cambiare il teatro degli eventi, e disperate chiedono affetto per non morire.
Che fare? Continuare l'amore con più cautela, oppure la spina staccare che trasmette la ione, e nel freddo comandare? Lasciare che scenda dei sensi l'inverno, nelle segrete del pensiero in ritiro?
56 Lo spirito del corpo amante gli dà la grinta, ma gli deve poi saltare in groppa per tenerlo al trotto.
57 Nel brusio della risacca dei gesti quotidiana, alza un po' la voce, comanda qualcosa e lascialo a sé stesso. Se non ti ascolta, mettilo giù ben disteso il bastardo e composto, senza che tocchi sé stesso, delinquente dalla polizia fermato. Pre vedi una mossa che vuol fare, e costringilo a farla lento. Che impari l'asino la disciplina, portando pesi dalla fantasia creati.
58 Scrive, il corpo: una camminata osservata dagli altri, tre matite appoggiate in parallelo, un pezzo di acciaio con il tornio lavorato.
59 Se la posizione degli oggetti è un alfabeto, appoggiando si scrive.
60Una statua del corpo nel tempio del pensiero, i fedeli incantati in preghiera rimarranno. Ma essa tolta, i moti del pensiero perderanno l'armonia, e seguiran percorsi strani: arrampicati sulle cornici di alti quadri, sui velluti del confessionale sparsi, a tastar le gocce di cera delle candele ancora calde.
61 Il controllo del corpo l'ordine ha ricomposto; le freccette della volontà fan centro adesso.
62 Lì dov'era ho abbandonato il corpo, per una corsa a prender posto dello spirito nel parlamento.
63 Sulle mura si combatte, ma è pronto in tavola nella sala dove il trono.
64 Nelle curve della schiena e negli incroci degli arti, i più inutili piaceri hanno il nido, nella notte e nel giorno.
65 Gli occhi miei le mani e la voce, portare dovete o gambe. Ci son figure da guardare, ci sono per le dita umane strumenti, c'è qualcuno che ascoltare può e ubbidire. Là dovete o forti gemelle portarmi, verso il destino mio scivolando.
66 Per tutto il giorno continuo a toccare. Tocco i pesi, i caldi e le rughe, tocco le figure i colori i suoni. Io sono, anche senza toccare, oppure l'essere stesso è un toccare? Allora quando dell'attenzione la marea si ritrae, dalle carni che hanno un peso nella psiche, è ancora un toccare? In una dimensione diversa spostato?
67 Oh se potessimo con le idee quell'ordine delizioso impostare, che alle mani con gli oggetti facile riesce. È questione soltanto di esercizio?
68 Con lo spazzolino nella destra e nella sinistra il tubetto, al nastro della
partenza son concentrato, di fronte al rubinetto ancora chiuso. Che fare con questo brano: suonarlo o studiarlo?
69 Eccomi in salute. Ed il corpo solo si muove con disegni ben formati: oppure resta fermo. Ma quando io sono malato, questa non è una medicina.
70 Stira le dita e gli avambracci, matite, e poi disegna: facili archi o più difficili segmenti.
71 Muscoli stiratevi maledetti, fatemi la voglia di strappare uno spazio, asciugati e densi di nervi, voi, schiavi della mente che io sono. E poi, per consentirmi il sogno, tornate sciolti!
72 Il pensiero dal corpo lo studio separa. Gettando luce fra questi mondi sui ponti, offre lo spettacolo anche degli abissi sottostanti, di nulla ricolmi e di rada polvere irrequieta.
Le Parole
73 Le frasi devon cominciare e devon finire, come ci fosse un pubblico sempre.
74 Parole non sovrapporre. Quadri, non riviste, vecchie e distratte da sfogliare.
75 La voce dice le parole una e poi l'altra. Ma come un iceberg ha la parte sommersa, così le parole han la parte sfumata, che del pensiero nei sotterranei si trova. Ed è quella che con cura non bisogna sovrapporre.
76 Le parole han la coda. Chiedimi il perché.
77 Gomitoli ingarbugliati non pronunciare, che dove andranno a parare non lo sai.
78 Il gesto compiuto e la parola pronunciata subito iniziano a scapparci via, verso le loro conseguenze, che ormai non possiamo più fermare.
79 Se tutte prendon luce le foglie, e non posa l'ombra di questa su quella, allora è buona la frase.
80 Vado e vengo fra comandi urlati e consigli sussurrati.
81 Non è la voce più squillante un'obiezione, alla frase delicata e più suadente, che unisce il mondo tuo ed il mio.
82 Urla dunque su tutte le frontiere, ma silenzio comanda sotto alle tue bandiere.
83 Cosa ti costa meno? Alta la voce, o qualche o in aggiunta, per l'orecchio avvicinare?
84 La stessa aria con cui la formica si pronuncia, anche per un elefante basta.
85 Coltiva del silenzio i prati, dove riposare a ritrovar la voglia per la prossima tua frase.
86 Quando l'andamento si è innescato, la consegna del silenzio romperlo sembra. Il silenzio cade come un'accetta su quanto al tecnico sto per dire, all'operaio, all'impiegata, all'agente di commercio; a quanti stanno nei miei pressi. Ma, oltre questo raggio breve, nel sociale, nel tempo, nello spazio, il benefico ordinatore effetto del silenzio si vede.
87 Ingombranti le parole a voce alta pronunciate; ma se gli ambulanti devon chiedere i permessi al comune, allora, queste parole ad urlare il nulla osta va richiesto, al governo della mente.
88 Leggere pensando il suono, oppure il silenzio tenendo anche dentro. È così normale, oppure così strano?
89 Alte rimbombano le parole di suono: se nel recinto le vacche, l'erba dei sussurri dagli zoccoli schiacciata. La grammatica pronuncia l'io, e robusta questa mucca si muove fra le altre. Ma nulla spiega, anzi nasconde.
90 Al giardino rigoglioso serve un deserto bastardo: una scuola per i propri abitanti dura. La nostra libera civiltà, come può mantenere in sé stessa di ghiacci freddi un deserto, o di sabbie scottanti? Non sarebbe giusto creare un recinto sacro, alla circolazione inaccessibile libera delle idee, mandria che i delicati germogli schiaccia?
91 Il rispetto è un recinto che tien fuori le parole.
92 Nel nostro mondo d'altri uomini e di storie, la parola è sospeso il ponte che supera le distanze per raggiungere l'altrove. Ma nel mondo che vive il presente, la parola è la sirena che il pensiero trascina chi sa dove, a disgregarsi in pezzi che van lontano alla deriva. Pur mettendo alla bilancia i frutti suoi di canto, prosa, e poesia, questa volta fatico a pesare il gioco che contro la candela.
93 Non riflettere in parole diviso. Quando ci son di mezzo loro, vergine la realtà non riflette più lo specchio, ma di suoni un videogioco che la copre.
94 Qualcosa vien tolto dalle parole al pensiero, è un luogotenente il suono,
che con il suo aiuto qualcosa ci nasconde.
95 Ha chiesto la società al pensiero di parlare. La parola non è il linguaggio originale del pensiero. La traduzione in parole è un filtro, un setaccio di coerenza, un caporale che impone la disciplina.
96 Non è vero che non si ripete il pensiero. Il problema è che continuamente cambia proprio ciò che si vorrebbe costante, dei nomi il contenuto. Quel che torna invece è senza nome. E quando un nome tu gli dai, inizia a cambiare anch'esso. Perciò non svegliare il can che dorme: se un tesoro sai di avere, non dargli un nome.
97 Questa mia mente è veloce, troppo, nel dare i nomi a quel che ha capito, sradicando l'idea dal pensier vivo per metterla su scaffale in formalina. Cacciando gli animali della foresta, per chiuderli nello zoo di nome conoscenza. facendo foto ai sentieri per appenderle col chiodo ai tronchi del bosco.
98 Perché vuoi aggiungere un nome nuovo al dizionario? Per il gusto soltanto di registrarne il copyright? Per rimanere affaticato dal maggior peso dei quadrati e dei cubi, sul dizionario costruiti? Quando un modello esce nuovo, gli altri subito sembran vecchi: non c'erano già cavalli per quei significati vincenti?
99Cose non distrugger delicate, soltanto perché chiuderle non puoi, nella scatola di un nome.
100 Non deve il nome in un grano cristallizzarsi duro, che sul fondo del
bicchiere si adagia. Resti diffuso e nell'acqua sospeso.
101 Ecco una parola che al ponte elettronico si avvicina levatoio, col desiderio ad uscire verso gli altri castelli. Le concederemo il aggio, per un motivo a caso fra i mille, o fra la gente la terremo interna?
102 Pronunciando quel che serve, non quel che pensi.
103 Quella parola che serve precisa per l'effetto desiato ottenere.
104 In ufficio fra di noi: un filo di voce, sempre leale. Verso le creature del mondo esterno: un movimento allegro che sa essere furbo.
105 La prosodia è il custode dei giudizi di valore; ed il canale per il quale vengono inquinati.
106 Il viaggiatore sa difendersi con la parola e colpire. Ed al ritorno, di ruvidezza spogliato, il viaggio racconta, con la regola di parola del cerchio ristretto.
107 La prosodia trasfigura: da una catena di montaggio che centimetri dieci al secondo, ad un cavallo condotto al o, poi al trotto e quindi al galoppo, con le briglie aperte spronato.
108 Al giocatore di bowling che vince, non serve la corsa della sfera
guardare, perché già quel che doveva ha sentito, la palla portando.
109 Attore! Nella testa non rappresentar la frase prima di dirla tutta, ma l'inizio decidi, e poi la sfera lancia coi tre fori. Se il tiro è giusto, l'inconscio farà strike.
110 Una descrizione funziona quando chiude il cerchio senza lasciare salti da spiegare. Quando una tensione residua non rimane, ad unire i monconi protesi dai due lati di qualche abisso.
111 La magica formula pronunciata, non esce dalla lampada alcun genio, ma non sarà la tua invocazione in vano. Senza magia non pensar le parole, solo perché nulla subito succedere hai visto. C'è per ogni seme un tempo.
112 Nel bosco dello spirito un bivio, scuro profondo e silenzioso. Da un lato si va nel freddo, fisso lo sguardo su quella pietra pesante che è la distanza fra sé e l'amico più vicino.
Il viandante invece ha preso l'altra via, quella che volge i riflessi molteplici delle onde a sé stessi. L'addomesticata verità lui sa tenere al guinzaglio. Quel viandante una bellezza egoistica vuole che poi d'incanto per il mondo si fa amore. Circoscrive egli i danni di un buco nero in sé stesso; anzi ne fa l'occasione per giocarsi la giornata. Guarda le parti di sé e degli altri. Nel mondo dello spirito vive, dove con le idee potenti cieli mai visti prima son sconvolti di nuvole disgraziate, dai venti colorati poi strappate. Egli distingue da sé stesso la parola.
113 Nel segreto del vuoto restano i rumori della nave tra le stelle. Nella testa
mia lo stesso, a portare il pensiero vane le parole.
114 Il pregiudizio negativo la parola per un qualche motivo addenta, e poi non vuole più lasciarla. Argomentare non serve, contro questo morso che le ragioni non ascolta. Per disaccoppiare dalla parola il bastardo, sul tavolo operatorio bisogna stendere quella, nel silenzio, e farne nascere piano il suono, pulendo continuamente le sfumature del pregiudizio grigie, fin che smettono inquinare i fumi della parola contagiata sonori.
115 Di fronte a parenti ed amici hai pronunciato l'amore. Quando poi l'attitudine dello spirito cambia, questo non lo vedono gli altri, che usano la stessa parola ancora per le stesse persone. Cambian le stagioni, rimane la parola, e dietro lo stesso suono i germogli stanno nuovi, i frutti maturi, e i rami addormentati. Indica un principio il nome, e la storia che ne è seguita di battaglie.
116 La perfezione è sul rasoio, per lei van scelti i pezzi in cui diviso il mondo (il mio vocabolario). Per lei quattro ricette e uno sguardo, attento alle radici.
117 Se di triangoli quel pensiero che stende una strategia, di cerchi è quello che soddisfatto le giornate contempla.
118 Era quel titolo un coperchio, che in pentola dal guardare mi distraeva; l'attenzione voleva attirare, l'appetito a togliermi finiva.
119 Vita non facile ha una parola, che un invisibile concetto deve indicarci.
120 Mi ha disturbato una voce, gallina agitata che i dettagli scompiglia. I quali pure si mettono a vagare, intorno, facendo coccodè.
121 Chi parla, non è colui che vuole. E ci sono nella tua testa anche più di due persone.
122 La fredda parola visibile non rende il percorso emotivo, del nocciolo spirituale che noi siamo. Anche se la voglia per le persone non manca, all'accusa asociale difficilmente si sfugge.
123 Asserragliato nelle stanze più interne, dove il tesoro della corona risiede, non mi affaccio alle finestre che danno sull'esterno. E se ne accorgono i presenti: nella mia voce io non ci sono. Me ne fanno una colpa, mi chiedono lasciar la tana ed uscir con loro. Ma se vi sono giorni in cui amo cavalcare i toni, per condurli al trotto piuttosto che al o, oggi no, e soltanto robotiche frasi da questa gola, sussurrate.
124 M'incanto e nel mio mondo sprofondo, dimentico delle cose che facevo fra la gente. Mi getto con la mano in avanti, per raccogliere sul fondo delle acque scure il nodo, che il principio del suono al suo significato ha legato. E non capisco se potrò arrivarci mai, perché è troppo vicino al cuore dell'uomo.
125 Il Regno dei Cieli è accanto, eppure gli anni posson are e vite intere senza entrarci. In ogni istante la parola esiste a sciogliere il pregiudizio della mente triste. Ma fin che rispetto per le parole non avremo, le più preziose fra di loro rifiuteranno a noi di farsi chiave per quel Regno.
126 Parole a caso non usare, fra la gente e più ancor da solo, quando l'equilibrio è più difficile senza appoggi.
127 Voi parole state attente, che il vostro gioco dentro me conosco. Io ora per parlarvi sono voi, ma il mio cuore non è voi.
Leggere
128 Leggere di uccelli è uno stormo, che entra nella testa. Chi sbaglia paga.
129 A leggere sbagliando, pattume nella mente. Servono occhiali.
130 Stai leggendo. Quanto lontane queste parole? C'è un cunicolo strano nel mondo, per cui queste frasi possono caderti addosso, come nel paese delle meraviglie Alice? Esiste magica una combinazione che può scattare dei pensieri, per volgerti delle frasi lo sguardo, come un film che di te si accorge?
131 Un corso d'acqua la pagina sembra, che doveva per forza seguire quel tracciato. Ma invece no. Molte leve piccole ci sono per scardinare dalla cornice sua l'inganno, e gli scheletri nell'armadio trovare. Dell'autore puoi dipingere un ritratto, e chiederti per il titolo un perché, per il formato e il contenuto, per la posizione ed il tempo. Una domanda puoi farti ad ogni frase, e la risposta trovare le alternative immaginando.
132 Una buona lettura può essere impalcatura, un arco per costruire. Asciugatosi il ricordo, essa poi più non serve: si regge la volta da sé.
133 Le vicende rileggendo di sé stessi, dei vicoli conoscitori si diventa ciechi, e delle miniere in cima ai monti nostre. Si capisce come alcune idee rumore che perde tempo non sono, ma quel dettaglio prezioso che induce la svolta. Il terreno s'impara per cui la zappa dell'agricoltore usare o del minatore il
piccone. E se siamo fortunati anche si rivela la parete da scalare, per giungere sull'altopiano che l'occhio di sé ingenuo non poteva prevedere, dalla massa di un'abitudine rocciosa nascosto.
134 Oggi leggerò restando in piedi, di un bradipo più lento, come il tenente Colombo: tornando sui i sempre.
135 Due forme di rispetto: quando leggi i tuoi appunti, verso il tuo ato che ha scritto, cercando i suoi motivi ritrovare. Quando scrivi, per i tuoi futuri momenti, le lettere ben rotonde, i sottintesi spiegando che potrebbero sfuggire a loro.
136 La voglia lasciata nelle pagine interrotte, evapora dopo non molto. Invece è una fiamma l'ingorda lettura, che dai piani bassi della catasta ad avvolger quelli alti si protende. E calda resterà per lungo tempo, dei rosso roventi carboni la massa grande.
Lo Studio
137 Lo studio cambia la mente. Non olio per colmare un vaso, ma per il vaso modellare un tornio.
138 Fin che si consuma la pagina studia, poi, distratto, della digestione attendi il frutto.
139 Studiose radici e profonde il patrimonio dei tesori, nel ato rinvenuti, evitando fatiche rinnovate per vecchi risultati. Ed il brusio vivo del pensiero sulla cresta può restar dell'onda, piuttosto che sperduto in un ufficio, faldoni a sfogliare.
140 Di arti marziali un maestro può diventar lo studio, se la dittatura gli concedi. Può insegnare del pensiero i modi e del corpo, se una totale dedizione in principio gli hai donato. Le distrazioni eliminando, l'investitura si compie.
141 Il primo abbandono del corpo della tua iniziativa ha bisogno: questa prima fiamma può lo studio alimentare, ma prima scintilla di sé stesso non può.
142 A studiare-macinar gli eventi insisto, per spremerne concetti. La voce viva del presente sembra rendermi questa ricerca aliena, ma diverse stan le cose: c'è sì un deserto, ma anche della pioggia c'è una danza. Quei concetti studiati, di mandare al diavolo l'umanità ho diritto, averle dato qualcosa
sapendo. A fregarmene ho il diritto, con gli amici per giocare. Ma i miei amici, dove sono? Sbatto sul tavolo il pugno: fin che posso alla polvere arrender non mi voglio. L'acqua a cercare continuo, nel deserto più arido anche; crearla so possibile ormai.
143 Se conoscere è per l'umore un cibo, e non la professione, il libro non si deve per forza finire, e non è un reato aprirlo nel mezzo.
144 L'informazione data senza il bisogno, scivola via ed è persa. Per questo la storia va studiata al contrario.
145 Va tentato il ricordo, ma non insistito. Il percorso ripetuto la conoscenza rafforza, non lo sforzo che nel vuoto si addolora. La sofferenza di un ricordo non riuscito, l'argomento mancante non rende più vicino, ed è per lo studio una pubblicità cattiva.
146 Con un lavoro duro qualcosa si può cavare di buono dall'uomo, dall'apprendista verso il maestro. Nella chimica del aggio, il dolore indispensabile è un reagente, oppure soltanto di sbandate è correzione, nelle tempeste di ignoranza, nella notte della conoscenza?
Scrivere
147 Nel dire bene una cosa, ne resta il mondo.
148 Ogni poesia di cento inganni è il vestito. Ma se una verità soltanto è nascosta in quelle righe, ragione avea il poeta.
149 Qui tira il vento che asciuga le parole: umidi versi non ce ne sono.
150 Onde le poesie, io costruisco. Il mio mare.
151 La mia religione: quelle scintille tra le righe.
152 Il mondo svanisce, e di solido non resta nulla, quando il verso risuona. Si chiudono gli occhi, e col pensiero tu guardi i castelli leggeri, nei cieli del tempo.
153 Si fa solida la poesia, quando ti prende per mano sui sentieri dell'uomo.
154 Poesia: latte, che sotto lo sguardo non bolle. Allora non-io-poeta: divento operaio-interinale, aspettando lei-collaterale, di-un-duro-vivereeffetto.
155 Simile non voglio scrivere al funzionario, che le mucche del faraone e le pecore conta. Ma come lettera a un amico, per toccarlo.
156 La farfalla vedi che svolazza tra l'erba e un fiore? Se quello scrivi... scrivere puoi tutto.
157 Un pezzo di entusiasmo ho preso, e gentilmente gli ho chiesto di entrare in un vetro.
158 Per scrivere, ci vuole incoscienza.
159 La poesia è nell'intenzione. Andare a capo è una bandiera.
160 Il professionista tien segrete le chiavi del mestiere. Sia ladra la poesia.
161 Soltanto quando è mio il pensiero può volare. Se non sa di essere per me il pensiero, nulla può fare, tolto stringere ai anti la mano.
162 Il diario con due mani ferma il coltello di paura, usandone la descrizione per profondità scavare, dentro di sé nuove.
163 Cosa chiedo a una poesia: col retroscena della mente far l'amore. Se non sarà poi così bella, pazienza.
164 Scaturisce la parola da un lavorio nel formicaio.
165 Il pensiero ha una linea: quella dei suoi eventi disposti nel tempo. Questa linea non è un caso, ha radici nei tessuti dell'inconscio terreno, per questo la pena val seguirla. Birolinea a tracolla, l'attenzione segue il flusso da dietro, a due i di distanza, senza intralciare i balzi della fantasia in avanti. Scivola l'inchiostro per salvare ogni figura che evanescente sul palco appare. Vien versato il pensiero in quell'altra linea che scritta è la parola. Il prossimo atto a definir dello spettacolo non c'è lavoro, offerto in dono dal coniglio della fantasia incosciente. Lo sforzo tutto è nello sguardo che cerca nell'acqua il pesce che affiora: la frase che descrive.
Sullo scrittoio si curva la schiena, il volto per avvicinare ai polpastrelli, e meglio gustare il calligrafico sapore. Forse che la punta inchiostro insegna stendersi al pensiero? Per mezzo dell'occhio che tracciata osserva la parola, lettera per virgola per punto? Forse rivedere scritta-subito la parola, dopo averla pensata, forma un'ombra d'appoggio che stabilizza il pensiero?
Ecco! Riproporre all'ingresso sensuale dello spirito il germoglio, evita che questo dalla risacca dei sensi sia sbiadito. Al contrario: sfrutta questa porta sempre aperta per lo spirito rafforzare delicato. Non solo ai sensi onnipotenti distruzione s'è impedita: con doppio vantaggio all'opera li abbiam tenuti cambiandone il verso in amicizia costruttiva.
166 Scrivendo lo spirito si allena, a proteggersi dai sensi.
167 Ogni tasto le righe di tutto un libro sposta. La potenza è maggiore ma le cose non ritrovi, dove prima eran poste. Le tue emozioni non ti fidi in quelle
mani. La sfera invece della penna ogni virgola imprime nelle fibre, della carta assorbenti: le intenzioni del poeta in cassaforte.
168 Birolinea! Il mio esclamativo per te sincero mancava… Di te mi ero scordato e vengo a chiederne il perdono, ora che l'insuccesso mi ha fatto triste. Quanti giorni posso colmare vuoti, se ti abbraccio tanto tanto?
169 Birolinea! Cerca per me stesso in me stesso di Atlante le proporzioni, che reggono dagli angoli il castello emotivo. Trova la toppa per la chiave che questo motore accende.
170 Scomodo il grafo per chi è lettore, ed un cammino sicuro da seguir non vede, dal flusso interrotto restando insoddisfatto.
171 Sulla scrivania ti galleggia una tabella davanti, piatta come un pesce che è morto. La linea della prosa invece, dentro ti risucchia, in foreste che non credevi.
172 Delle cause e degli effetti il sentimento sta nel tempo; metterlo in freccedisegnate-accanto, forse non aiuta. Invece la prosa alla veste grafica sfugge, più abile pontefice per il profondo.
173 La cronaca del pensiero evita che la ragione pulisca i sottintesi, i quali appaiono adesso come inutili orpelli, ma saranno indispensabili ingranaggi poi, nella meccanica dei concetti di un lettore lontano.
174 Sono i sottintesi la qualità di un testo. Ogni botta e risposta strapparli vuole.
175 Una soltanto in un testo buono, delle correnti sottostanti l'armonia. Il lettore poi lo capisce, e si abbandona in fiducia, alle sirene benigne del Dio del Mare.
176 Un battibecco di mail galleggia in superficie, mentre una prosa d'autore è profonda come il mare di tutto ciò che è sotto inteso.
177 Se descrivere trasfigura, allora per primi i dolori scrivi, e fra questi i fastidi soprattutto, col nome e col cognome.
178 Nella descrizione dei tuoi piaceri e dei dolori, la tua profondità si misura.
179 Il gesto minuto delle dita scriventi è una miccia, che innesca l'esplosione, dell'aderenza a tutto il corpo.
180 Quel foglio amanuense di segni ben tracciati ha ristrutturato la voglia di metter sulla penna-che-scrive le dita, per il gioco a descriver lo spettacolo inside, appioppando gli epiteti ai nomi. Che non sono aggettivi, che della forma non ci dicono il colore, ma che alla prima figura ne aggiungono altre, le quali aleggiano in semitrasparenza, catturando più volume. Per avere nomi più visivi e vivi; più simili all'Odissea.
181 La traduzione ripetendo dello stesso pensiero versato in parole, nomi si trovano differenti, che in intersezione fan luce sul quel nocciolo sfuggente, cantante sul palco, dei riflettori nel centro.
182 Il tema ripetuto un rettangolo porta buono.
183 Dev'esserci nel tuo diario almeno una stagione, in cui degli amici i nomi propri e dei nemici scrivi. Per renderti conto del movimento, per imparare il sapore del segreto.
184 La parola va cercata perché sia giusta; non perché sia ricercata.
185 La qualità non vien dall'aggettivo, dai movimenti viene della frase.
186 Il superlativo va spezzato, e nel dialogo restar dei pezzi.
187 Se mi parli di neuroni, hai ragione sul cervello, ma la tua mappa del discorso non è quella del mio pensiero. La fatica della scienza ci dona il fondamento, ma i risultati bisogna tradurre poi del sapere, sul piano del sentire. Dalle specifiche ando, che le luci preparan per la scena, al monello che le mani in tasca fischia.
Una lunga fatica per capire, minimi riducendo ai termini. E poi un'altra fatica ancora, per consegnarli in eleganza, pulendo le tracce tutte del sudore.
188 Giusto? Non basta: vogliamo una poesia, per dirne i sentieri.
189 L'analisi compiuta, poi i risultati si scrivono in poesia.
190 Il filo della narrazione per un sentiero si snoda, semplice di parole, accanto un po' d'erba, sotto il sole modesto di aprile. Eppure, quel che dopo ne resta è un universo, intero, di luoghi profondi. i di colomba per un inferno costruire, e un paradiso.
191 Dopo una descrizione-pacata-guerriglia degli errori-distrazioni, una giornata di gran sole è venuta.
192 Un momento più colorato arriva che non le solite giornate, su cui il gusto si è formato per dire buona una serata. E quando nasce a ricordare un desiderio, i tratti distintivi con cura descriviamo di quel momento fortunato. Ma allo scopo insufficienti le ricette formulate; incapaci il movimento a ricreare, ed invece propense la vita a imbalsamare, estetici e morti in canali.
Viene dalla vita la spinta che formule precise insegue, e la morte ne deriva. Per tornare alla sorgente una regola è imposta, che ci porta invece fuori strada. Dovrebbe fermare una legge l'orologio del pensiero, nelle ore più solari. Mortifera essa invece. Non può stare fermo l'uomo né indietro ritornare: non è un gambero né un sasso.
Non andava trascritta la meta, forse il percorso.
193 Si potrebbe descrivere il comportamento gesto per gesto, ma poi, anche per le più semplici trame, un mare di parole. L'efficacia può crescere anche di un tot percento, ma del discorso l'efficienza va a farsi benedire.
194 Scrivo la fotografia di un predatore, che balza in Africa sulla preda. Ma poi soltanto una mucca in Svizzera mi trovo.
195 La scrittura prima ci porta in volo, poi nel deserto ci abbandona.
Per chi non scrive un obbligo è il ricordo, mentre per chi scrive lecito è scordare. Poi però di rileggere c'è il bisogno, e se molte son le righe, come si può condur la voglia al capoverso fra i tanti giusto? Scritte le prime cento righe, è più importante cancellare.
196 Là dove chiare non son queste figure, non è per il gusto di restare scure.
197 Poche parole fra chi s'intende, frecce d'eleganza. Ma io stesso nel domani sarò altrove. Perciò la prosa.
198 Quale lunghezza per la verità è migliore? Abbiamo l'abito a scrivere lunghi libri: perché?
199 Un vero progresso deve coinvolgere la scrittura, almeno mettendo il brodo allungato al bando.
200 Se vuoi che le parole sian la cura, tutto devi dentro quel che scrivi, e non sapere prima dove andrai a finire dopo.
201 Una frase si scrive guardando negli occhi soltanto un uomo, al limite uno costruito apposta. Un punto si fissa di partenza e lo si tiene; poi la coerenza non può che fluire, verso valle. Se invece il consenso si aspetta di tutta una platea, i nostri germogli moriranno, delusi dal freddo, ognuno separato dagli altri.
202 Tecnica la parola amici non possiede, vicino al cuore da far vibrare. Sempre nella propria valle ha vissuto. Quando cade nella mente che di lì non ò mai, il suo tonfo principale è sordo, spento, con qualche spigolo tintinnante che un poco rotola e poi tace.
203 Poesia: il piacere di dire senza salti.
204 Quando la stanchezza ha molti appigli nelle cose della vita, e resta per un tempo lungo, fra i ruvidi problemi il pensiero si snoda, fino a che un cuscino nel dolce verso non trova. Da ogni spigolo infastidito, l'uomo stanco fa buon verso.
205 Già complesso è il mondo, difficile anche parlare non serve. Semplice una spiegazione non è piatto un colore, che non soddisfa. È un opaco che trasparente diviene.
206 L'animale concetto soltanto, quella poesia mi ha detto. L'habitat capirne è compito mio.
207 Ma io-narratore la testa per un personaggio ho perso, che mi guarda e sorride.
208 Dopo la caduta ti muovi, via che risalga cercando. Rifletti lento a cercar la crepa in cui ha ceduto delle ragioni e delle ioni il tempio. Una lanterna nella destra, scandagliando vai nelle grotte del pensiero, ma non ti accorgi dell'ombra scura di nulla, che alle spalle sorge della silente attenzione, il tuo aggio a seguire. In quel momento ricordati che la parola è un fiore, e la prosa un verde prato che colora di sé il terreno, secco prima e scuro.
Il Sogno ed il Risveglio
209 Datemi una preghiera, datemi un ricordo, datemi lo skype® dell'ufficio dei sogni. L'occhio già mi pesa, e di loro ancor non vedo i segni dell'arrivo.
210 Disseppellire bisogna le parole esatte e i toni, usati stamattina. Per viverli una seconda volta e trasformarli; per avere le spalle coperte, prima di entrare nel bosco dei sogni.
211 L'architettura dei sogni è lontana dai giorni, ma vi si provano mattoni per cui prima o poi verranno le occasioni.
212 Con un gioco di movimenti il ratto esplora i percorsi, e la migliore via trova di fuga per il momento del bisogno, assente durante il gioco. Il sogno è il gioco del pensiero, e cerca la soluzione ai contesti, gli oggetti decisivi nel paesaggio.
213 Tra le pieghe del cotone c'è il sapore del calore che protetto dall'inverno conquista ogni regione. Ha già fatto il pensiero le valigie, le spoglie mortali per lasciare. Per gli acquatici mondi in partenza del sogno, la sua ultima precisione ha voluto donare ai dettagli del ritorno, nel mondo solido dei lavandini e degli specchi sovrappesi.
214 Un libero scambio fra le regioni di sogno e di veglia. Un pensiero da una sinfonia rapito, che rimane però pronto a litigare in produzione, e a maliziare il cliente. Un pianista sporco di grasso. Un pompiere vestito in
trenta secondi.
215 Il primo muscolo mosso nel risveglio, è il colpo di vento che disperde i fumi del sogno.
216 Un suono piccolo e saltellante inizia a darmi fastidio, poi la luce è il gran segnale, se apro gli occhi, per gli scoiattoli assopiti a veloci ritornare. I muscoli stirati ricordan l'esistenza, e iniziano ascoltarmi, mentre riflettere è un privilegio che non m'è ancor concesso.
217 Messo in piedi, la posizione di chi agisce, ciaccolan le ciabatte dal corridoio nel bagno. La porta, il lavandino, la schiuma, il rasoio e il dentifricio. Sono sacri esercizi, con scrupolo eseguiti, oppure meglio è dell'attesa intonar la nota principale?
218 Ogni lunedì mattina l'uomo è più vicino al nulla, e deve ricostruirsi da capo con sofferenza. È lì che te ne accorgi: il primo nido che avvolge la persona non è il mondo delle cose, ma il mondo degli altri.
219 Con cosa riempire il vuoto del mattino? Sono i sogni in società a tirarci giù dal letto? O la mano della volontà che il pensiero ha benemesso?
220 Nel risveglio che non è poesia, il verso non riceve l'aroma della stanza cui appartiene. È soltanto un lenzuolo da un freddo seguito e poi da un rubinetto, tre sassi uno accanto l'altro, sull'asfalto sporco tra i i della gente. E tornano sempre brutti, sempre uguali, senza fantasia. Ed ogni volta faticare uno scalpello a squadrarli da capo.
221 La poesia salva il mondo, ma i lavandini, vuoti, non lo sanno.
222 Come puoi risolvere il futuro, se prima non hai risolto il mattino?
223 Questa poesia parla del mattino, ma non è del mattino.
224 Una sceneggiatura scritta prima è ragnatela, sospesa a raccoglier le ispirazioni, che fra gli spazi volteggiano della notte e i lavandini del mattino.
225 Sei tu, o lentezza, che può salvare il mio mattino, consentendomi assaporar l'azione, e provarne golosia, fino a riacquisire l'istinto del complesso e la velocità del gesto?
226 Nel vuoto del mattino c'è bisogno dell'agenda, ma il vuoto stesso è di quell'istinto la mancanza, che a stenderla serve. Andava fatta il giorno prima.
227 Nel mattino di un lunedì sono lieve. Temo il vespaio dei problemi in attesa oltre la soglia. Ma ho un rosario con cinque piccole cose da fare, per tenermi insieme, come il cavaliere inesistente. Per non sparir spazzato via da quelle voci che io sento come grida.
228 Da questa regione del futuro io mi volgo al ato, e una maledizione a quell'individuo mando che per primo ha pensato una stanza per un letto. Che sciagura... Quanto lavoro aggiunto a rubar lo spazio umano... Quanto
meglio morbido un rettangolo e semplice, che si mette e ovunque si leva.
229 Cosa vogliamo fare di questa notte? Un tessuto trafitto dai ferri del giorno prima, che raggiungono il mattino? Oppure spunteremo del giorno corrente i chiodi, fra le pagine di una Storia?
230 Il sonno riposo nel buio è strada per un movimento nuovo nella luce. Pausa non esiste fra ogni presente e il suo domani, due terreni adiacenti, senza confini il aggio a intralciare. Non domani dunque, ma dopo-averdormito. Ti sveglierai nella stessa strada su cui già i tuoi i, dalla risacca dei sogni non cancellati.
231 La stanchezza è un campo maledetto, dagli Dei che fecero l'uomo; è meglio non mettersi contro questa gente.
La Golosia e i Sensi
232 La golosia è un roditore, piccolo e robusto. È una pulsazione sempre viva che non si spegne col vento o l'acqua. Chi aspira al destino cerca domarla, ma non si può ucciderla mai. E se la chiudiamo in un cassetto, facendo finta dimenticare, di notte verranno i suoi fantasmi a trovarci.
233 Rubano spazio le golosie. Si affinano nelle vie percorse, ma rimangon simili a sé stesse negli anni. E mettono i bastoni tra le ruote al progresso che cambiarle vuole. Ma la golosia è anche un buon filato per tessere tra gli uomini le storie, per tirarli verso la meta. È un vortice la golosia, che se sganciato dal resto si avvita su sé stesso, in un buco inutile e profondo. Ma nel caso migliore si può tirar dietro la giornata che ha intorno.
234 Quando l'insettone arriva della golosia che zampetta, alternative bisogna esporre, nelle vetrine della coscienza. Esche appetitose, ma segnate sul calendario nel giorno successivo. Il posto giusto per la golosia è domani?
235 Due ore golose ho ato abbuffandomi dettagli. Sono piccoli semi per l'entusiasmo veloci. Ma la dieta si deve poi spostare ai concetti generali, o ai paesaggi della storia vasti. Pena, il deserto grigio e vuoto dopo i fiori più vivaci.
236 Facili mi offri risate, un pasto abbondante, e poi calde lenzuola sul morbido letto. Ma la tua non è una soluzione, è una distrazione. Un velo che copre. Un fango che intorbidisce l'acqua. Io non voglio questa droga: preferisco guardare fino al fondo.
237 Un addestramento per la golosia verso un dovere?
238 La battaglia dei sensi non deve iniziare; il suo inizio è già la tua sconfitta.
239 È l'appetito dei sensi una sfera grande di metallo bronzo, sospesa sugli sfondi variegati dei gironi del pensiero. Ruota nel silenzio e nel rumore, sotto il sole e nella pioggia. Si ossida e s'intacca, ma non puoi fermarla.
Indifferente ai tentativi tuoi di porle un freno, ma generosa se ti appigli al suo equatore, chiedendole in dono un po' di movimento. Uguale sempre a sé stessa non è progressiva, ma, così solida, di ogni stratega nei fondamenti è il desiderio.
240 Il sensibile disperde, creando molti inizi; ma uno spirituale molti sensibili può dominare, mettendoli in fila.
241 Dalla polvere dei sensi, la neve dello spirito nasce.
242 Lo spirito è il miglior amico dei sensi.
243 È dello spirito il compito di chiamare i sensi, che non siano canali sempre aperti, dove le acque fluiscano sporche.
244 Devono i sensi cogliere i fiori, da donare al sovrano.
245 La strada che conduce ai sensi grezzi è sottoterra, ed è più lunga di quella per i sensi elaborati, che sbocciano sotto il sole.
246 Il pensiero senza il vocìo dei sensi, rimane comunque del respiro in compagnia, e crede ancora trovarsi nella testa sotto i capelli.
247 Il volume sensuale delle azioni ha un costo, sono ricavi i risultati, ed il budget sulla scrivania rimane aperto, la polvere illuminata sospesa nel silenzio.
248 Se il male di vivere ti pone domande, la risposta è ritrarsi nei luoghi più interni, nell'abbandono dei sensi?
Il Dolore ed il Piacere
249 Il dolore è un esterno che non combacia con l'interno, e al cambiamento costringe. Il dolore è uno sconosciuto, che al sapere già posseduto non s'accorda.
250 Il dolore nella mente: un orizzonte contestato.
251 La sofferenza di sé stessi è un cambiamento, in direzione dell'ambiente. Un'informazione acquisita, un'impronta dalla terra conservata.
252 Bisogna tornare di tanto in tanto a fare i conti, prendendo sé stessi a misura delle idee. Questo accade quando esse tristemente han fallito. Erano l'atmosfera che ci faceva sentire agli uomini uniti, e soli ci lascia il loro insuccesso, a soffrire, per trasformarci assorbendo il nuovo dato di fatto.
253 La sofferenza del pensiero ha imparato dal corpo la paura, che dei pezzi vengan persi.
254 Il dolore è la freccia che il danno segnala, la preoccupazione accendendo per il punto dolente, nello spirito come nel corpo prima. Ci consiglia rinuncia per la posizione protesa, ed il ritorno in difesa.
255 Morbida è la tristezza, e infatti ci addormenta. Il dolore fa male, ma fuori ci può condur dal bosco.
256 Il tormento è un serpente cacciavite che avvita il pensiero negli interstizi fra le idee, da cui estirparlo poi non si può. Quello stesso tormento che la ragione intorbidisce, e le impedisce di seguire altri eventi nella mente. Efficace, non efficiente.
257 Preoccuparsi: un intreccio che non porta a nulla.
258 L'utile non si permetta di parlare del cuore, ma come arma non è male, per trafiggere il preoccuparsi.
259 Il dolore è un vecchio nano minatore, che la scenografia distrugge col piccone, mentre lo spettacolo è in onda.
260 Di filo spinato due tratti una bomba ha attorcigliato. La cesoia che li separa è il dolore.
261 Andarsene vuole ogni dolore, ed insistendo nei giorni senza mollar la presa, insegna a restare.
262 Il dolore alla risata il diritto ti acquista?
263 La sofferenza è nello scenario nascosta. Accovacciata in attesa.
264 Sei stato tu, o dolore, a farmi questo, a svuotarmi? Probabilmente sì: troppo a lungo sei restato. I pugni si son stretti e l'orecchio s'è indurito. Aumentato dentro me il contrasto, i dettagli della foto si son persi. Bisogna il pensiero riaffinare, l'odio smettendo, attendendo di un ero il posarsi, in questa gelida pianura che sono diventato.
265 Fa male veder da soli il nostro insuccesso in arrivo, quando gli altri ancora ci vedon forti, e ci stimano per scelte che loro credon giuste. Che fare? L'insuccesso anticipare, oppure la recita mantenere, delle maschere senza sostanza?
266 Del dolore io cerco una fine comprensione. Lo vorrei al mio servizio, e le sfumature impararne.
267 Ha molto da insegnar la sofferenza. Parliamole negli occhi, il verbo essere usando, che alla salsedine tecnologica resiste senza nemmeno una crepa, così come una sfera è sempre una sfera.
268 Armato, così ti voglio! Con lo scudo sofferenza e la spada intelligenza.
269 Una maschera si può indossare, impermeabile allo sporco del mondo, oppure si può guardar con insistenza in faccia i mostri. Non possono seguirne insignificanti ore: dal dinamismo della sofferenza si prende lo slancio. Un quadro impressionante a tinte forti, anziché un accostamento lieve di geometrie color pastello.
270 Un libretto d'istruzioni, per ogni tecnica comprata al discount del dolore. Prosa o poesia?
271 Tanti piccoli e fastidiosi pensieri, dannosi, rumorosi. Quelli più veri sono appuntiti e scivolosi, per insinuarsi meglio.
272 Di Giacomo un ricordo: la felicità è il flesso con cui si esce dal dolore.
273 Questo Egitto, un rifugio innescato forse da un dolore, è una forma di realismo che l'anima favorisce. È una forma di egoismo che rende generosi. Un'autolimitazione è che allarga gli orizzonti.
274 Di un contrappeso la sofferenza dei giorni e dei lavori bisogna: un paradiso, arte e libertà sapendo usare, in solitudine forse.
275 Dolore e piacere son così antichi, che accader non li vediamo. Sappiamo che son diversi, ma il velo non riusciamo a penetrare che i dettagli copre di questa distinzione.
276 In tutta la foresta del pensiero i più difficili animali sono il piacere e la sua luna il dolore. Non sei mai sicuro chi dei due provviste accumula e chi le consuma.
277 Il piacere goloso è terribile la fossa del formicaleone, in cui tutto scivola nello stomaco emotivo per unirsi. Il dolore invece è un ramo che si spezza e dal tronco si separa. È la capitale che soffre per le disgrazie del fronte. Se un sogno di unità è il piacere, il dolore invece tutte le fratture mette in luce del mondo. È più sincero? Più realista?
278 Questo cibo spreca della mente mia le risorse. Così amico e così nemico, lui sarà il titolo della prossima caduta in sul prendere il volo.
279 Il piacere incastonando negli spazi nel dovere ricavati. Così sarà sempre: paradisi non vi sono a sé stanti, di chiare fresche e dolci acque.
280 Il quadro osservato ricostruisce dentro di me sé stesso, e questo mi piace. Una preistorica domanda: quando la comprensione s'è connessa al piacere?
281 La riflessione parlata su quadri, musiche, autori e spettatori, c'induce a porre l'origine del bello nel piacere, che viene da un'architettura di elementi sensuali. Ci troviamo così ad un punto fermo abisso, perché non è assolutamente chiaro come la cifra creativa, che queste architetture pervade, da quella sia nata del piacere.
Ci soccorre l'idea di una creatività funzione a sé stante, che si è collegata per caso un giorno al piacere. Ne è venuto per essa un premio, l'individuo a ritentarla indotto, dal piacevole ricordo. Così difficoltà ed importanza abbiamo tolto, a quel punto fermo abisso, che tale non è più. Rimane l'indagine dei meccanismi del cervello con cui si associano le idee creativamente, ma il legame col piacere più non risiede in queste zone: è stato ridotto a chiamata verso un programma esterno. Il problema di trasformazione più non sussiste fra essenza del creativo e del piacere, perché il contatto profondo è scomparso tra le viscere di questi due.
Può essere poi che l'aver così disgiunto creatività e piacere, uno psichico retrogusto lasci amaro, perché questa visione separata contraddice la sensazione che la mente ha di sé stessa, unitaria. Ma veramente l'intimità fra creatività e
piacere non è stata negata. Infatti, dopo essersi incontrati, la loro vita si è intrecciata, diventando della psiche un pilastro-diffuso. Come coppia, essi hanno conosciuto molti amici dentro l'uomo. Erano separati prima, e poi si sono semplicemente uniti; a partire dal matrimonio, la loro intimità si è arricchita, di pari o col progresso dell'uomo. Non si sono sposati per amore, ma l'amore dopo è venuto.
La Ragione e la ione
282 Il sapore che mi attira è un ragionare, che si ritaglia un boccone da un arrosto situazione, per friggerlo in padella.
283 Intelligere: un vibratore è che assesta la sabbia dei concetti, attorno al sasso della realtà. Prima di accenderlo però, bisogna tutto portare via, cui un appoggio sicuro serve.
284 Rompe il ritmo la riflessione, quando si richiude nel vuoto col bisogno insoddisfatto.
285 Ecco uno squarcio di tempo, tra le nuvole del dovere cupe. Con questa pausa di riflessione il sentire riconquista una parte del ato: alcune frazioni di secondo. Ma questa maggior finezza poi spare con la fretta.
286 C'è nella mia casa uno specchio che nel ato mi riporta; ce n'è un altro che compone il futuro. Ce n'è uno che mostrami delle persone i comportamenti, e nella penombra uno che la mia preghiera è verso un Dio.
287 Il sole splende, ma non è la luce per tutte le foglie. La ragione di un uomo ha molte ombre.
288 Uno spirito malato, dimostra impossibile dimostrare; uno spirito sano invece, sa che dimostrare è un camminare, conosce i sentieri da imboccare, e i vicoli ciechi da evitare.
289 È pericoloso ragionare sul serio: non giustifiche cercare per il finale risaputo, ma conclusioni tirare sconosciute, da premesse abituali. Le vere conseguenze, per le emozioni non hanno rispetto. Le tradizioni piccole tue chiedon rinnegare.
290 La voglia non deve riempire tutti i vasi. Una buona metà c'è del mondo in cui la ione del compito ti intralcia, quando è il momento di prendere o di lasciare. Se l'edera della ione legami, fra la tua opera e te stesso, quando sarà il momento poi di archiviare il pezzo, avrai esitazione, a una tua parte rinunciando. Per questo evitare, il compito con le pinze bisogna trattare di un discorso razionale, interponendo nomi, ogni fotografia stracciando che nascere tenta.
291 Fa freddo, all'improvviso un inverno è arrivato, che non mi aspettavo. In mezzo a questa gente resto nascosto: ho chiesto alla bocca, con un po' di tristezza, non dar più la voce a spontanee emozioni. Il calcolo solamente ha la per il suono.
292 Era l'emozione una nuvola di dolce miele, poi violentata dal fil di ferro dei conti.
293 Ricostruendo sé stessi uscendo dal nulla, il monotasking era il mattone per la casa multitasking. Nella confusione della folla è invece uno schermo, che ferma le ispirazioni germoglianti da ogni dove. Questa gente è scesa nelle strade da noi chiamata: è stata la ione nostra per il mondo. Ma adesso è necessario ricreare un distacco.
294 Oggi sono razionale, perché al fiume della ione mi oppongo, che sulle spiagge mi vuole trascinare estive. Sarollo domani, quieta la ione, per la cura a valutare: le disponibili alternative. Sfoglierò i cataloghi per i servizi vedere, ed i costi di ogni albergo.
295 Il mondo se rotola, lo puoi guardare, triste del paesaggio; oppure la visione puoi metterne accanto, volgendoti alla bellezza interna da costruire. Non impiegando la ione a risolvere i nodi esterni, ma elenchi di alternative, e liste di vantaggi.
296 Troppa ione in questo ufficio. Devo boicottare questo fantasma di guerriero, che sulla mia scrivania è sospeso. Ho almeno due strategie: la prima è scavare nella mente, i flussi cercando da cui nasce il fantasma, per metterci un tappo. La seconda sono i fantasmi alternativi, che mi tirano fuori dall'orario di lavoro. Tipo Cobain, Tenco, la Caselli...
297 Solo avendo un arcobaleno da guardare, puoi tenere in bianco e nero il film dei giorni.
298 La magia è un matrimonio di cose diverse, che si incastrano con gli angoli giusti. Ed è ione e voglia di fare, e sentirsi tutt'uno con decisioni e parole. Ma appena qualcosa non funziona, il puzzle tutto si scompone, regioni si allargano di vuoto intermedio, e smette ogni pezzo far l'amore coi vicini. E viene l'inverno, la immobilità e il distacco, la decisione al calcolo
posposta.
299 La ruggine di un sol chiodo può inquinare tutto il succo del pensiero riflessivo.
300 La ragione non diversa è dal sensuale intimamente, piuttosto si appoggia ai sensi domesticati, ai quali è concesso indossare un vestito. La razionalità è un teatro delicato, che dura fino a quando gli animali son tranquilli. Pericolo sentendo, torna l'istinto.
301 Mondi razionali diversi conciliare: è forse questa la cifra irrazionale? Che dunque alla ragione non è opposta?
302 Forse la ione è un razionale, che particolare nel campo emotivo si muove?
303 Ecco i nodi e fra di loro gli archi; quel tale come si chiama che le scatole rompe, che amplifica i nodi rendendoli struttura? È una ragione forse più profonda, rispetto a quella che riordinava, ma soltanto in un livello? All'emotivo è più vicina? È recente o primitiva?
304 Una tessitura onnipresente è la ione. Si sdraiano i sensi: nella porzione di spazio che eleggono a dimora. Invece è la ragione un vagabondo, senza un domicilio. È un fantasma che nessuno ha visto mai, eppure in grado di spostare gli oggetti. È la scheda perforata nel pianoforte del saloon, capace di suonare dieci linee in contrappunto.
305 La intelligenza² non fa la differenza, quanto il motore ionale che la muove.
306 Troppo spesso quello che so non mi salva da quel che sento. Forse c'è un diavolo nei miei pensieri che li divide?
307 Ogni applauso interrompe la ragione.
308 L'amore verso un aggio della sinfonia produttiva, porta due rischi: la ione per tutta l'orchestra (un'illusione) e un ritmo frenato dal piacere del paesaggio, non pungolato dal fastidio del dovere. L'innamoramento espande i dettagli che descrivon l'amato, non per la spinta di ragionamenti utilitari, ma lungo le pendenze del piacere scivolando. Provoca un affondamento di radici nel terreno, rischiando trovare nuove pepite.
309 L'eccitazione del cuore si trasferisce sul significante a volte, scuotendone il significato di dosso. L'oggettività poi, lascia un po' a desiderare.
310 Non posso gli errori della mia ione evitare, se non facendola del tutto apire. Ma posso lucido mantenere lo sguardo, su questo spettacolo che per metà è tortura.
311 Gli uccelli voleranno via, ma gli oggetti materiali resteranno inerti. Con gli amici forse un litigio domani, ma l'uomo d'affari non pesa il mio cuore. Tanti i motivi e contrastanti, per un destinatario donare all'emozione.
312 Ci sono regole d'ingaggio per l'emozione: variano con le stanze e gli animali che hai di fronte.
313 Cosa è cosa fa l'emozione? Una sorta di automassa della mente che si accresce?
314 L'emozione da sola non solleva gli oggetti, ma i popoli muove che spaccan le montagne.
315 Non unire nel mondo emotivo, ciò che ha un corso materiale separato.
316 La sfera delle conseguenze cresce con il raggio del tempo, e sopraffatta dalla vastità di questo mondo labirinto, l'acqua della ione è soltanto un secchio, che bagnare non può il deserto.
317 Dal centro lontanandosi del presente, la forza ione si disperde, nel volume crescente in cui si apron le conseguenze.
318 Colui che soffre mette a frutto i nomi che già conosceva, e voglia non ha di lavorare a una rappresentazione nuova che li scavalchi, per specchiare con più aderenza la problematica aggiuntiva, che tra i piedi gli è arrivata stamattina.
Colui che ama invece, al ritaglio si apiona di mondo che ha davanti, se lo gusta in tutte le dimensioni: spigoli, ruvidezze, sfumature, superfici, emozioni, luci, furberie, sguardi, entusiasmi, concentrazioni, attese... Così finisce per
trovarsi in testa una fotografia del mondo con molti più dettagli, grazie alla quale può trovare soluzioni più efficaci, rispetto all'approccio con pochi nomi standardizzati.
319 La rappresentazione aderente dalla ione creata, contiene in sé quella dei nomi, ed altra informazione aggiuntiva in più. Perciò ha l'accesso alle soluzioni tutte dei nomi, e anche ad altre. Fra queste ultime, il protagonista del nostro racconto, se è fortunato ed intuitivo, ne potrà alcune trovare delle precedenti migliori. Se poi è davvero in gamba, potrà sintetizzare la nuova soluzione in alcuni schemi di nomi nuovi, che consentano di integrarla nel patrimonio culturale della esplicita parola.
320 Se il mio amore, fame golosa, non si aspetta in cambio nulla, negli strascichi della ione non rimarrò incastrato. Se la sorgente del sorriso, più che un ricevere è un dare, allora la via è particolare, insieme percorsa da trasporto cavalcante e tagliente intelligenza; quest'ultima che mantiene ben distinta la sostanza interna, dal mondo accidentale di fuori, nella cattiva sorte e nella buona.
321 Io forse non so quando un pensiero inizia, come il vento che lieve sospira. Però se sto guidando, io questo lo so. Della prossima ione io non so le sfumature, ma della mia auto so che avrà un sedile ed un volante. Io non so se domani avrò un momento di chiari freschi e pensieri dolci, ma so quella chiave dover girare per accendere il motore.
Allora negli sconquassi delle ioni a forza nove, vorrei che questo luogo, robusto e circoscritto, fosse un rifugio alpino. Ben curato, a decantare quelli inutili fra i dettagli, dal lavorio lento spinti sul fondo di gesti consueti.
322 L'uomo che ha rifiutato il cuore, si sente potente sulle emozioni sue e
degli altri; il nuovo mondo senza sentimento è un carnevale insospettato. Non si accorge che il cuore batte ancora, e che solo per questo di Arlecchino i colori contrastano vivi. Ma piano piano quel rifiuto avrà davvero effetto, stendendo polvere di mummia sugli snodi vitali che di volta in volta gli vengon vicino. Rimarrà solo una triste sala di teste imbalsamate, trofei di una vita che non è più.
323 Io so che un focolare c'è caldo, dove sedermi tra carezze. Pure se fuori sono fredde le lame e bagnate, di ferro malato arrugginito nella neve.
324 Amore è quando al pensiero di noi stessi rinunciamo, un maggiore spazio per lasciare al pensiero dell'amato: un testo, una visione, una persona, da risolvere un problema. È la tecnica maggiore che l'attenzione concentra, e gli sforzi, in un unico oggetto, il quale come strumento non è percepito (manca il padrone).
325 Non amare l'emozione non presente. Essa, come il pesce, degenera in un tempo breve. Per amare i momenti e le persone, gli strascichi dell'amore van tagliati.
326 Dona l'amore anche al male valore. Se il cuore è abbastanza forte, ogni coltello si trasforma in un pennello. È questo il senso dell'amore? Ed il motivo per cui Nietzsche, diceva così bene degli amanti?
327 Tu sei pesante, tu sei leggero. Tu hai detto l'amore, ed han capito la guerra. Tu hai detto la guerra, e non han capito che era amore.
328 Non so e non posso sapere cos'è l'oltreuomo, o che cosa sarà, ma ho
qualche motivo per credere che erà in questi luoghi, per quest'amore profondo. Lo aspetto al varco.
329 Bisogna amare a più non posso, fino a farsi così male da sentire indifferenza; per la morte.
330 Sono che ti guarda un girasole.
331 L'impalcatura traballa quando l'io è tolto di mezzo, ma per il disturbo c'è un contrappeso: una stella nuova brilla, in un angolo della galassia prima oscuro. La confusione globale è compensata da una creatura locale, che prima non c'era. Questo modo col pensiero di amare, alla perdizione conduce, e un autocontrollo maggiore è poi necessario, con cui l'io ristabilisca la struttura di sé stesso. Recuperato il baricentro, lo slancio rinasce verso nuove, improbabili avventure. Recuperato il cuore, come trampolino lo si impiega per i tuffi d'amore.
332 Per la volontà di un cuore, bisogna lasciar da parte amore, ma, il cuore ritrovato, in un sacrificio all'amore è consumato.
333 Ti uccido nel presente, perché l'intreccio di cause nel tempo mi conduca nel futuro ad amarti ancora.
334 Si va dagli amanti le aspettative lasciando a casa. Noi si sbaglia invece, tutte versandole nel fine settimana.
335 Si va dagli amanti con due sorrisi e tre storie nel cesto.
336 Regolare un dipendente, non un amico, non un amante.
337 L'amore non è un contratto, ma una decisione che vien presa da un lato solamente.
338 Noi si cambia, e pure il mondo; dunque si trasformano anche i figli del cuore, anche il percorso di quel fiume che vien dalla sorgente: le conseguenze. Il tempo porta il mutamento, ed i figli tradiranno il cuore da cui sono nati. Non sono loro il giusto metro per il canto dell'uomo.
339 Il gioco è stato testato a lungo; la messa a punto della ragione invece non è completa, anche se esplosivi i risultati.
340 Per inventare la strada è un gioco, con ciò che hai sotto mano.
341 Un videogame del novecento stuzzica la voglia, di essere un gioco. Quanto può durare?
La Tristezza e l'Angoscia
342 Cos'è la tristezza? È una postura del viso, che alle battaglie del pensiero ha rinunciato?
343 La tristezza è golosia, ma non zucchero è la sua meta.
344 Perché la tristezza è una rocca, che solida resiste nel vento?
345 Se la tristezza con la bellezza cresce che il destino può rubarti, allora è anche vero che non può superarla mai.
346 La meraviglia di un ricordo la tristezza testimonia di una precedente scomparsa.
347 Un bando alla tristezza, con le telecamere della regia centrale che sorvegliano il viso, ventiquattr'ore su ventiquattro?
348 La medicina per la noia esiste. La noia in un paesaggio abita di figure, che solido non è come sembra. Nascosta fra le figure c'è una tana del bianconiglio, che se trovata, evapora il paesaggio. E quello che scopriamo non è il nulla, ma un mondo nuovo. Invisibile ma sicuro, come il respiro.
349 Mi stanca tornare sempre qui a sedermi, ma si stempera la noia se della panchina una funzione nella vita è chiarita.
350 Ogni opera dell'artista riparte dallo zero. Lo stesso non si può fare con un partito, un esercito o un'azienda. Il politico l'imprenditore il generale: dalla matassa dominati delle scelte ate. L'artista cancella la lavagna ogni volta, e le sue architetture son da incrostazioni pulite. L'artista è forse meno triste, però più esposto all'angoscia del nulla, una bandiera strappata dal vento.
351 Si dice guardar la gente, ma l'occhio è solo invito al percorso nascosto nuovo, legame fra le idee. Cunicoli in quel cielo son scavati, che grande nel retroscena si stende, in attesa delle stelle che ancora sono spente. La eggiata è una miniera, e stelle son le torce.
Però, se con l'occhio insisti a galleggiare, invece di scavare, tra luci e colori e forme soltanto l'angoscia nera trovare potrai stasera.
352 Vibra nell'aria un gesto per il vuoto scacciare. Ma di agganciarsi a qualcosa ha il bisogno, altrimenti solamente mi consuma.
353 Quando sento il vuoto, allora c'è un errore nel rumore del fondo.
354 Moderna è l'angoscia, e noi non siamo post-moderni. Forse moderni siamo ed anche qualcos'altro, ma non post.
La Voglia
355 Il volteggiare del falco è per attendere-cercare il segno della preda; altri comportamenti poi fa scattare l'indizio trovato, più appariscenti, per vicinarsi e catturare. La nostra voglia più banale è pur sempre piattaforma per seguenti ispirazioni.
356 Sulle abitudini prendo appunti della voglia, e anche di fastidio e sofferenza. Forse è possibile con essi architettare dei ponti diversi, per andare là dove altre idee, come il dovere e la ragione, la società dell'uomo non han portato.
357 Dietro la voglia c'è una partizione del modo di pensare, che si trasferisce negli oggetti dello spirito e del mondo.
358 Quando senti calare la voglia, già è troppo tardi. Prima bisognava intervenire, smettendo seguirla.
359 Il gradiente è matematico il nome della pendenza, che invita il sasso in discesa. È il pastore indiscusso delle pecore accadenti. Potrebbe la voglia essere un gradiente. Ma a volte il corso della volontà contro la voglia si torce, un piccolo dolore provocando, sollevandola e spostandone in un altro letto il fiume. Cos'è successo allora a quel gradiente? Da un suo simile più forte è stato vinto, oppure sempre sé stesso è rimasto, trasfigurato però in un'altra dimensione, forse più astratta dai sensi? Quale modello è meglio, un unico gradiente, acrobata fra dimensioni, oppure molti operai che si danno il turno, alle redini del pensiero?
360 Accade nei momenti buoni di resistere alle voglie. Ma se la voglia che non seguo è un gradiente, deve esserlo di una parte soltanto, ed è lecito chiedersi quale. Se infatti fosse il gradiente di tutto me stesso, i ragionamenti inclusi su qualsiasi altrove, allora le sarei dietro per forza sempre.
361 Soddisfazione maleficio, quasi come il televisore.
362 Il desiderio di sempre che diventa realtà: un rischio enorme.
363 Se non c'è desiderio, il Regno è vicino dei Cieli.
Le Aspettative
364 Sul fuoco delle aspettative il marketing soffia.
365 L'uomo non può soddisfare le aspettative dell'uomo.
366 Al contrario della non-tristezza, una felicità militante genera un cuscino, soffice di aspettativa, che dall'impietosa realtà sarà strappato.
367 Le aspettative superate son contente, quando più strada del previsto è compiuta. Ma quando il numero dei i è minore, ecco il sorriso sparirne.
368 Strabiche son le aspettative, e sempre vogliono in alto andare. Vogliono un ritmo che cresce, o una marcia incessante. Il nostro lavoro si permetton conteggiare elencando nomi. Poi un venti aggiungono per cento, e vorrebbero fosse quella l'agenda per domani.
E se dieci chiamate non facciamo, ma in un disegno ci allunghiamo, il nostro imbarazzo è preteso: perché tanti punti non abbiamo da elencare nel programma. Sarebbero forse di uno schiavo-padrone più contente, che desse i nomi anche alle smorfie?
Al servizio devono essere nostro i nomi, non la base di un conteggio che subito è un giudizio.
369 La strada che percorriamo insieme alle aspettative, è subdola impercettibile una salita, che termina in una beffa brusca discesa.
370 Nel Regno dei Cieli per restare, per bere acqua sempre fresca, la porta bisogna tener chiusa da cui le aspettative, sirene, che Ulisse ad un'estetica consegneranno fissa, prigione che sterile fa il cuore.
371 La metamorfosi viva viaggia in alto e in basso fra i livelli di astrazione. Le aspettative invece sono piatte e coerenti, immagini soltanto in uno strato.
372 Se alle aspettative si dà un nome, diverso dal sé, più facile è maneggiarle con distacco.
373 L'aspettativa è di una visione sotterraneo il ricordo; e un'ipoteca sul futuro.
374 Chi trova l'equilibrio delle aspettative, ha in mano le chiavi per fermare quel percorso che in ato ci ha condotto alla caduta di ogni impero. Le chiavi della storia.
375 Dai tempi di Gilgamesh almeno, la decadenza ricorre. Dei comportamenti cerchiamo, senza utopia, da applicare a noi tutti uno per uno, che rendano il complesso immune a quella malattia. Che modello si può costruire, per questo tema simulare? E le aspettative, dove le mettiamo?
376 Un fiume nasce nella mente nuovo, e dalle rocce scorre verso il mare. Ma se il percorso vero non è poi quello immaginato, ogni differenza per il pensiero è sofferenza: di tagliar la propria carne.
377 Il brulicare di animali, vivi nel sottobosco, aumenta la voglia a costruire alla vita un monumento. Ma già una lapide domani.
378 La vera attesa (l'attesa di ciò che è sconosciuto) le aspettative contrasta, che lottano invece per esser precise, senza averne il diritto. Perciò ti aiuta l'attesa quando sei in confusione, e non può rinascere il pesce del tuo istinto nell'acqua, dove stan cristallizzate le aspettative del giorno prima.
379 Abituato agli oggetti di materia, che un luogo han preciso, il pensiero non se ne rende conto, ma tutto ciò che nello spirito lui costruisce è una sfera che circonda.
380 Qualsiasi immagine di sé precisa finisce in uno sbaglio. Immagini non bisogna aver di sé, se non per il giuoco di un'ora. Liberano nel formarsi buonumore, ma poi si fan prigione, nel volger breve di una notte. E il nostro entusiasmo tradito, col culo riman per terra.
La Volontà, la Visione, Costruire, la Decisione, l'Altrove
381 Volontà del '900
Guardo nel vetro e non vedo il futuro, guardo nel vento e mi risponde il vuoto. Le porte sono chiuse e la sorte mi trascura. Il cielo è coperto, ma un porto non c'è per il ritorno. Distorto un concerto corre verso un altrove, nel mare sconvolto. Ma io non ho torto.
382 L'antidoto esiste, ma si tratta di quella volontà che i fatti del '900 han sputtanato.
383 Forse furono gli ismi a condurci in guerra, ma il problema non si solve dei cretini allevando.
384 Una volontà fra gli uomini è un forte magnete, nel deposito dei rottami che vanno in frantumi.
385 La scelta di abbandonare i i degli errori trascinati. Tagliando con l'ascia ogni volta il momento che scorre, per ritrovare una sorgente, vergine per sempre.
386 Non possiedo certezze, ma vedo qualcosa. Così funziona il mondo.
387 Poniamo pure una volontà, ma senza estetica non c'è la massa, per il coltello in cui affondare.
388 La volontà guarda avanti, l'ispirazione invece, torna sui i. Per questo non van d'accordo.
389 Il pensiero va lontano, e dimentica facilmente le lunghe marce cui il corpo costringe.
390 Come tutte le sere mi concentro, le distrazioni avversando, fin che una mano mi esce buona. Poi però una soddisfazione piccola mi sgambetta, mi prendono pensieri vagabondi, e rinuncio al poker della volontà; mi alzo, e vado a farmi un bicchiere al banco.
Ma stavolta no! Stavolta voglio andare fino in fondo, e vedere le carte del mio avversario.
391 Incompleta è sempre la conoscenza, e infinitesima al cospetto del reale. Dunque se ne scosta. Dunque il conoscere è già in realtà un volere. E a quel punto, dove finisce il senso di un'oggettiva conoscenza?
392 Non si può dire l'architettura che sta in fondo al percorso. Si possono scegliere dei principi e praticarli; nei cantieri e nei progetti.
393 L'istinto è una manovra, invisibile e cieca che mi spinge. Una immagine è la volontà che attirami.
394 In una catena ogni anello regge tutti gli altri. Il guasto in un cavo di un centimetro soltanto, è di una città il silenzio intera. Ogni istante è decisivo del futuro. Da questa importanza si vede che merita la perfezione. Ma perfetto non è l'uomo di cristallo, bensì quello che compie il suo prossimo o. Non il livello, ma il progresso che in corso; non il gradino sul quale ti trovi, ma che tu stia salendo.
395 Se rispetto alla posizione il movimento ha più valore, al governatore di questo guardiamo: alla volontà, coppia in tensione fra il bersaglio e ciò che sei.
La sua magia si sprigiona soltanto se tra le due parti la distanza è giusta, se sono senza toccarsi vicine. Dunque, per sapere dove puntare il volere, devi prima sapere su che gradino e di quale scala ti trovi.
396 L'immagine di sé è più grande spesso del dovuto e vaga. Quel famoso antico ascolto di sé stessi, più piccola può renderla e precisa.
397 Sempre in atto, è questa la speranza più alta nostra, da conservare con cura? Essere al cento per cento in azione implica certe cose, in merito alle aspettative e alla distanza che queste dalla realtà. Persone ci sono, abituate a tenere come i trofei gli obiettivi, e i sogni: appoggiati su scaffali. Qui non è così. I sogni risplendono e ci sono, ma sono molto più vicini e integrati di quanto ci si aspettava.
398 V'è dentro l'uomo una discesa, lungo la quale gli oggetti scendono del pensiero, verso il profondo. Semplice in partenza, poi s'innerva in radici complicate. Ogni uomo è questa discesa, ed essa è l'insieme delle figure da
cui è percorsa. Le mani di volontà non possono arrivare se non sul primo suo cominciare, non oltre. Già questo però, se l'uomo riflette bene, senza giri di parole, già questo è sufficiente a renderla nostra.
399 Tu sei il regista, ed il programma che adesso è in onda, sarà il retroscena di stasera e di domani. Il pensiero ha molti strati, e nel primo soltanto puoi muover le pedine.
400 Per ritrovare me stesso, faccio ordine nelle cose, ma non ho mani capaci di spostare e toccare le emozioni nella testa.
401 Il pensiero d'azione è sicuro, quando un compito pronuncia; i cassetti sono aperti oppure chiusi. Contemplare invece è meno militare. Ruotan le prospettive, cambian le tessiture e le forme, si fanno gli spigoli acuti, nascono i dettagli e cadono dell'architettura sottostante.
402 Io afferro il bastone, tu afferri il bastone, egli afferra il bastone… non v'è dubbio che tutti tra dita lo teniamo e palmo. E tu non puoi dirmi che lo tieni, se questo non è il vero, perché svelami la vista l'inganno.
Ma nel mondo del pensiero le cose stan diverse: diciamo di fare questo e quello, ma noi stessi non ne abbiamo sicurezza. Anche solo tenere col pensiero una figura: chi garantisce per questa mossa?
403 Se l'affermazione dell'uomo si vuole rigogliosa, la volontà è il primo punto di ogni riforma.
404 Il realismo maschile sul volere fondato, rischia il deserto. Possiede una magia la volontà, trasfigurante gli elementi noti, che per lo spirito è vita. Ma se dopo il primo movimento, tutto si fa cristallo, un ulteriore divenire non ha luogo. Il che, per lo spirito è triste.
405 Il mondo inteso come composizione coerente, in cui scrivere ogni individuo non sovrapposto. Un realismo che crede poco nelle chiavi, per cui conoscere è accumulare, con risultati proporzionali allo sforzo. Una concezione superficiale, che finisce per abbattere l'istinto alla bellezza. Un metodo che si afferma in concorrenza, perché stabile, e sul mondo efficace. Ma di un massimo locale soltanto si tratta, cui le vette sono estranee del pensiero occidentale.
406 Dando retta alla vista, il tuo spazio sarà fatto di stanze e di strade. L'io si convince di essere un punto, o un appezzamento nel mondo lottizzato, anziché un'armonia di concetti silenziosa e di percorsi. E gli sembrerà naturale distinguersi dall'ambiente, facendo opposizione nel nome di sé stesso.
407 E se lo spazio in cui ragioni sarà quello dei sassi, allora cosa saranno per te le persone, se non le porzioni racchiuse in quei teschi? E quali regali a quei corpi di carne, se non le cose che vedono i sensi?
408 O piccolo cranio sotto i capelli, contenitore per la materia grigia e molle, sei tu davvero la testa, oppure essa è un intero mondo da investigare in eterno? Da cui è sempre lì per uscire una complessità imprevista, che lascia i geometri spiazzati, alla misura intenti del terreno?
409 La volontà con la forza imposta: sacchi di materia prima pesanti, che spezzano in due la schiena di sfumature delicate. La volontà più forte è
risultato di ricette raffinate. È un tessuto in cui linee s'intrecciano distinte del pensiero. È la salsedine impalpabile più forte del metallo.
410 Hai lasciato la visione, ma il suo influsso per un po' è rimasto. Ti sembrò così possibile farne a meno.
411 La visione lunga nel tempo, l'unità di misura diventa dell'uomo, la pietra paragone su cui appoggiar le decisioni. Un vaso è la visione: raccoglie ciò che altrimenti disperso. Il respiro dona lento e sicuro tra le onde incessanti.
412 Creata è una visione, per dare alla polvere un senso. ato però qualche tempo, essa nella salsedine è dimenticata dei giorni. La scopriremo troppo lisa nel momento del bisogno, impossibile il restauro, a dipingerla costretti nuova.
413 Un piano strategico che dal bosco fuori, stella seguita e non raggiunta.
414 Non sulle onde si appoggia il piede: posando pietre ferme si costruisce. Però, quando l'esercito è ormai ato, può anche cadere il ponte.
415 Sarà anche bello picconare e spaccare facendo leva, ma altre sceneggiature per la golosia ci sono: anche il mattone posare, può goloso essere un gesto. Dunque, avendo la scelta, perché la destinazione non controllare, del treno entusiasmo, prima di partire? Chi davvero ha voglia di arrivare senza un tetto a sera, perso tra le macerie?
416 Se il pensiero è di un sasso il percorso, un distruggere in discesa è rotolare, mentre verso la cima faticare è un costruire, che grazie ad un gioco procede di leve, che alla media si oppone, avversa, delle forze naturali.
417 Se la verità più oggettiva si mette a fondamento, le foglie dell'autunno non avranno sulla nostra bilancia un peso, che il contropiatto tenga dei numeri sollevato, dei metri, degli orologi, e dei digitali oscilloscopi.
Se invece il motore primo è volontà di costruire, allora il finanziamento si può avere, per lo sfrondamento che cerca scheletri necessari, e per l'arte di costruire le ardite architetture. Sotto lo stesso tetto entrambi domesticati.
418 Se nulla non lascia, uno sforzo non è un lavoro. L'acqua modellando, nessuna scultura. Soltanto certe mosse può ricevere un ambiente, e trattenerle risultato.
419 Intorno solamente acqua, che non ricorda i miei gesti. Trasparente ai miei occhi, che cercano pesci.
420 Nel mare incerto navigando, alla prima terra fermati di una decisione buona. Un porto migliore cercare, ti può costare il naufragio, e di sicuro la partenza per un viaggio ritarda nuovo.
421 La decisione è venuta e se ne è andata, e già noi iamo all'azione… Invece no! Io so che le tracce son rimaste, e resto ad ascoltare dalle caverne i suoni. Sento i di animali tornare laggiù, quegli stessi che eran venuti quasi fuori, il suggerimento a dare raccolto poi dal vento.
Indiscreto, io le tue radici voglio capir miniere, o decisione. Il mondo che dietro te c'è intero, il sottoterra di cunicoli intricato, con strettoie, salite, e discese; verso i laghi e le luci interiori.
422 Se la decisione hai messo nell'agenda, vestiti per bene: uno smoking, su cui la scritta che il responsabile vero tu non sei; un paio di guanti, per metter mano allo sciame delle cose, tirandone fuori quel che loro han deciso; un po' d'inchiostro, per elencare ed evocare le api-cose prima, ed in seguito prendere nota del verdetto.
423 Una nuvola di impressioni avevo in testa, e cavarne azioni dovevo precise. Su una carta bianca il primo uccello ho scritto che ho visto volare, e poi accanto gli altri che nel cielo han preso forma; alcuni li ho scritti più tondi, altri spigolosi, alcuni colorati; alcuni col nero, alcuni in gruppo e altri da soli. Un cerchio ho messo intorno a quelli che ingabbiar potevo: alle domande da fare, ai posti dove andare, alle riflessioni minori, ai documenti da cercare, a semplici esperimenti. Ho smesso poi riflettere la nuvola e i pensieri, e son partito a catturare quei cerchiati. Poi un altro pezzo di carta ho preso per descrivere nuovi uccelli, che mi diano il consiglio per i seguenti i.
Però i consigli son soltanto consigli, e, fino all'ultimo turno, il problema resta tale.
424 Decisioni: è meglio non amarle prima, per non doverne soffrire poi?
425 Decidere tu non sei più in grado. Si gonfiano i problemi occupando l'atmosfera. A portata di mano non è la soluzione, un viaggio faticoso per
raggiungerla ti serve, a recuperare gli indizi di una caccia al tesoro, fatta di oggetti, persone, informazioni. E appena lo trovi, quello che indispensabile prima, il grigio più banale diventa. Ubriaca la tua cometa.
426 Incapace a ritrovar te stesso, il problema non sai fissare, che ti prende in giro, e alla schiena appiccicato resta come uno scherzo.
427 Confuso, quelli che compiere non puoi son i d'elefante, non di quella formica che piccole cose solo facendo cambia il mondo.
428 La vaghezza del problema ti veste in debolezza: non sei leone a ruggir la decisione, e devi andare per la foresta cercando: i dettagli che senti più mancanti. E anche se hai deciso di rimandarne lo sguardo, il problema persiste come il sole. Te ne è concessa la dimenticanza almeno, fra le penombre dei dettagli?
429 Ho dato un occhio alle conseguenze, e macchie non ho visto di imprevisti. Un'alternativa ho pesato, e differenze grandi non ne ho trovate. Ecco, questa decisione adesso è mia.
430 Difficile: prima di arrivare l'intuito a cogliere una conclusione, fra sette varianti si è perso, di cui ha scordato la sequenza. E sconfitto rimane a metà strada, come il corridore nel baseball fra due basi.
431 Perché il prossimo round visualizzare, se nella mano non c'è penna, le ispirazioni per salvare?
432 Finchè non hai guardato il film del tuo futuro, l'imprevisto fastidioso rimane un ronzio, che nell'aria dove posarsi cerca. Ma quando avrai trovato quel piccolo coraggio, per entrare nel cinema necessario, ecco, non ci sarà più un fastidio, ma una persona sullo schermo, con le sue ragioni ed i suoi errori, con i suoi risvolti da capire; insomma una partita tutta da giocare.
433 Mi chiedo se sono più quelli che è il pensiero o quelli che il pensiero muove. Ma dove tra essere e muovere la differenza? Dal grado dipende dell'integrazione con io? E cosa sarebbe questo io? Un baricentro della coscienza, o una proprietà del pensiero nel suo complesso?
434 Come la bassa marea la coscienza si ritrae, e osserva fuori da sé stessa quella spiaggia ora asciutta che prima era bagnata. È altro da me ciò che prima ne era parte. Ciò che prima delle mie parole radice, ora un nome ha che l'afferra. Chi prima sedeva al governo ora è governato. Ciò che si muoveva prima senza coscienza, può essere inchiodato adesso con riflessioni razionali.
L'uomo così trasformato, più libero diventa dalle cose del mondo, che meno coinvolto guarda, e, se vuole, con senso estetico maggiore. Ma c'è un rischio. Se tutti gli automatici pesci diventan galleggianti, ben presto del mare la superficie si riempie.
435 L'altrove impedisce la perfezione.
436 Il guardiano delle onde io sono; il mio compito è il miracolo di un mare che non si muove. L'acqua liscia è sacra e con sé stessa in pace. Di muoversi non ha il bisogno, di pensare ad un altrove.
Le onde pensieri d'altrove, sono il motivo per cui esiste il mare; ma se il mare capisce, può decider di quietarsi. Alla faccia della propria storia; anzi, a coronamento, della propria storia.
437 Da dipingere un quadro, una casa da comprare, uno stabilimento da costruire, un macchinario da progettare; un film da sceneggiare, da programmare un videogame. A questi pensieri una soddisfazione subito non risponde: quelle cose stanno, forse, nel futuro. Parte invece un entusiasmo che ti coinvolge, fino a che non sbatti contro la difficoltà grande che ti ferma. Perché quando le fai, le desiderate cose iniziano presto a diventar lontane, e il percorso più complesso. Forse per questo l'uomo è spesso triste.
Se invece il pensiero un rampino nell'altrove non lancia, e si vieta di guardare oltre il metro intorno, quel che gli serve sarà sottomano: voglia non sentirà per la donna, di cui i sensi non gli danno notizia. Non guardare fin dal principio, è il modo migliore per evitare il vischio desiderio, verso il frutto che la mano a cogliere non arriva.
Una via potrebbe sembrare triste di rinuncia, ma è diverso. Chiuso nel suo giardino, il pensiero a far l'amore non esce con chi a per caso tra le dune del deserto. Resta tra l'erba amica, e i petali dei fiori accarezza e le foglie. Il pensiero nel presente addomesticato, l'acqua non versa sulle strade dove si perde, ma nella terra di casa dove crescon le mele. Il pensiero domato non compra per l'America un biglietto, ma trasforma in oro i luoghi del suo eggiare. Per questo pensiero il presente è una droga, che trasfigura, e non vuole più sentire parlare di altro.
Ma di solo presente non si vive, soprattutto in questo mondo dove nessuno può smettere di esser concorrente, se tutti non lo fanno insieme. Però ad agosto andare in vacanza possiamo, un viaggio facendo nel Qui e nell'Ora. Non è un posto dove stare tutto l'anno, ma almeno una volta bisogna andarci. Evitando mettere in valigia il concetto astratto, pontefice per l'altrove, giocando a pensare
con giri di parole che indican solo concrete cose.
438 Tornati poi a casa, il giorno venturo riprendiamo a ponderare, quel che sotto la nostra mano non si trova, perché alla fine del mese le scadenze da pagar ci sono. Di nuovo adulti, il vincolo duro della società sentiamo. Ma da quel paese surreale ci siam portati una scatola a casa, con dentro un po' di quel sapore.
439 La negazione taglia un ramo; che è triste. La negazione produce un vuoto dinanzi al quale non abbiamo appigli; ci si ferma un po' senza saper che fare. Non basta dire il no, bisogna dire qualcos'altro.
Il Futuro, il ato, il Ritorno
440 Ogni gesto è un lancio, nel canestro vicino del futuro.
441 Un po' di collirio futuro negli occhi. A diventar cartina tornasole, per distinguere oggi tra ciò che vi è di buono e per te di cattivo. “Io per il Sole” sia il tuo motto, che quasi però significa l'opposto.
442 Una politica soltanto che ha per nome investimento: la durezza di tutti gli oggi per le conquiste dei domani. Se vieni qui devi saperlo. Duro è il trattamento: voglio per te una disciplina. In questa caserma vieni per soffrire soltanto, non chiedermi altro. Ma veramente “il presente per il futuro”, significa… che significa?
443 Affronta l'oggi avendo il te stesso del domani in vista. Fai le scelte e consuma solo le emozioni che faranno a lui piacere. Così è contronatura? O contro l'abito della gente usato?
444 È un demone il futuro, difficile e potente. La vita può togliere e donare; può nascere germogli in periferia tra gli asfalti, ma anche può seccare l'acqua in sabbia.
445 Il calcolo sul futuro è un vento spietato, che spazza la sabbia dalla pietra essenziale. Ci fa mangiare perché bisogna, non per golosia.
446 Un punto certo da raggiungere nel futuro: può cambiare un'acida sopportazione della navigazione a vista, in un…
447 La fede in una cometa riposta, dei giochi della mente non ingenua.
448 Futuro! Io ti fisso e tu piaceri mi dai e dolori; entrambi a distogliermi da te.
449 Di tentare hai deciso del futuro la carta, ma ancor non sai quanto il futuro è lontano per cui l'anima ti vendi. Fra gli uomini tra molti anni il tuo successo? Oppure delicato l'equilibrio, che dai tuoi i di danza tra poco nascerà, tra gli ostacoli difficili del giorno?
450 Non basta ancora sapere che il tuo Dio è il futuro, devi ancora capire quale.
451 “Telemaco io sono: per mezzo delle idee combatto col futuro da lontano.”
452 In un luogo ti porterò, dove ogni linea a del tuo futuro.
453 Una grande verità è messa in dubbio da mille piccole evidenze all'assedio; il popolo che la regina disconosce. Ogni momento presente è decisivo del futuro. Fin da subito per lo spirito, che difficile è a cogliersi, e del popolo alimenta i dubbi. Ma nel lungo termine poi per ogni cosa.
454 Dipingendo la visione del futuro, i riferimenti avrai per le nature morte pesare e i personaggi, al mercato quotidiano degli incontri. Ma perderai te stesso, se sottomesso a quel quadro diventerai incapace di metterti nel gioco. Perché l'uomo non è una luce, che la via più breve tra due punti disegna. No, il disegnatore delle vie che portano l'uomo al futuro, ha troppo buon gusto per usare un righello. Ed ama gli scherzi...
455 O uomo futuro che ci stai leggendo, le sorelle nostre dovrai tu stendere per chi verrà a seguire. Ricorda il compito tuo sul tavolo chino: are le rose e le mele ai figli. E son mazzi e cesti difficili a tenersi freschi, mentre col nome li maneggi.
456 Il padre di queste righe è morto ormai. Esse preparando per la tua venuta. Ha capito egli che per l'amore, il migliore luogo eri tu suo figlio. Lascia queste idee a riflettersi in te stesso, conservandone il nocciolo soltanto più decisivo, dalle devianze sfrondato del caso. Ed anche tu questo nesso comprendi sui percorsi d'amore, ai tuoi figli scrivendo quel che sentire han bisogno.
457 Ordine il futuro, il presente godimento, il ato conoscenza.
458 Se la preparazione del futuro è impedita, fruga nel ato.
459 Cercavo un'ispirazione nei ripostigli del ato.
460 Il ato vicino è miniera favorita.
461 Il presente è un rubinetto, con cui si sceglie il percorso del ato, che conseguenze può versare nel mare del futuro.
462 Il ato: che traspare da quelle pagine ingrassate, incorniciate appena in una grafica scarna, col nome di un uomo che molto ha pensato, scritto in caratteri tipografici standard. Di Franklin il diario, in una vecchia edizione fine ottocento.
463 Il ato è il padrone di ogni futuro, ma il futuro ha le chiavi per il ato. Perché il futuro le vie ha sperimentato scelte dal ato. E questa sperimentazione del futuro è quasi il senso.
464 Qualsiasi futuro, un lavoro ti attende.
465 Un dopo comunque dovrà venire; a lui mi aggrappo in certi momenti.
466 Salendo le scale di casa, o entrando nel parcheggio dell'azienda, fai, con l'occhio al ritorno. Ogni puntata futura tra un'alba e un tramonto, di questi luoghi è un montaggio. Tu loro ascolta, e vedrai che ti racconteran sé stessi, diventando profondi. Appariranno i segni ad indicare dove nuove porte aprire. Invece di una telenovela di corridoi nei condomini, avrai per sfondo le sale di un castello, ricche di focolari, tavolate, e arazzi ed armature. Sarai sempre un bimbo nel paese dei balocchi.
467 Eccomi al lavoro nell'ufficio: calcolando i costi di un viaggio, disegnando il nuovo logo, uno stampo contestando sbagliato, scrivendo procedure per i contatti in fiera, o inserendo prospetti nel menù di un'impiegata. Col mio becco premuroso i rametti e i ciuffi di paglia
raccolgo, il più confortevole nido a costruire per chi nel futuro in questi luoghi erà.
468 Sei stato nel mondo ed ora torni a casa; di quelli che hai incontrato, quali sono gli amici più fedeli che non ti tradiranno? Che incontrerai domani e dopo ancora? A loro puoi affidare il cuore, ma chi sono, cosa sono? Uomini o poesie?
Il Tempo
469 Ciò che appare: una porta, un ponte, un aggio, su cui appunto si a e non si resta. La casa tua vera sono invece lo spirito e il tempo. Non le mattonelle di certo del tuo appartamento.
470 Un guscio di tartaruga sia per te del giorno il tempo.
471 Sempre nel viaggio, pure se eventi davanti agli occhi zero. Nei non visibili universi non ci sono inverni, il futuro a fermare che matura, e poi nei livelli del mondo colorati sboccia.
472 O tempo, vuoi diventare tu il paesaggio del mio occhio favorito, che smetta di guardare infine queste ricurve cose o dritte, a volte ruvide altre lisce?
473 Mi consigli col tempo di far l'amore, ma non ho capito ancora chi dei due deve star sopra.
474 Quale tempo? La sabbia che nella clessidra scorre e continuamente a, oppure battente la cadenza degli eventi?
475 Cosa il tuo occhio vede, in questa missione che il comando ci ha affidato? L'ispirazione per cominciare, e il punto di arrivo per finire, oppure tanti gesti, formiche in fila come i minuti?
476 Per una volta voglio provare a mettere le ore al bando, i mesi e gli anni, per trascrivere in giorni tutto ed in minuti. Quanti giorni hai?
477 La Pindaro Airways ho preso per i sogni più grandi, dai classici imperi verso l'arte di un futuro non più umano. Inutili adesso le cose che piccole può fare la mia mano, più della vita per Amleto. L'ispirazione è prosciugata, ma piccolo sento un rumore che la salvezza può esser mia: al tic tac mi aggrappo dell'amico semplice e costante, che mi traghetta o o fino a ricostruir me stesso, con semplici gesti, messi uno dietro l'altro, come le Hawaii che vanno a sprofondare.
478 Un'ondata mi ha travolto e i piani delle mie battaglie s'è portata via, tracciati nella sabbia. Un po' d'acqua verso il cielo ha spento il sole, carbone ardente bagnato e fumante. Ho perso il mio istinto, e le sfumature mi danno il mal di testa, come pure i riccioli di complesse conseguenze. Di tante cose rettangolari ho bisogno, facilmente da accostare. Vorrei tutto misurare in un'altezza ed una base di minuti e di secondi. A me il cronometro! Piccola luce in questo momento scuro per navigare a vista.
479 Si stendono gli eventi in una curva curveggiante, che in un piccolo angolo dello schermo emerge, accennando di Debian la spirale, caricandosi di inchiostro per uscir dal bianco verso il nero. E poi scompaiono di nuovo nel bianco improvviso, lasciandoti uomo senza appiglio sballottatto sul tram. Allora, privo d'ispirazione e un po' confuso, amico tornerai del meccanico orologio, che calcola del tempo coi numeri il valore, con somme e sottrazioni, coi minuti a sé stessi sempre uguali.
480 La linea del tempo è buon rifugio dalle idee confuse.
481 L'uomo confuso non sa che fare, e della ragione perso il vantaggio, dell'animale non ha più l'istinto.
482 A te mi rivolgo, o linea del tempo, per tenere a bada le sensualità vivaci. Per trovare la distanza dai miei bersagli nel mondo, attento allo spartito, rifiutando lo sguardo.
483 S'è seduto comodo sul trono l'analista del tempo, ma piramide non è la forma in cui lo spirito si pone, con una punta soltanto che scende più ampia. Comanda l'orologio a molti, che più nobili son di lui. Può essere un padrone che dispone, ma con obbligo di cura verso gli ubbidienti, soldati comandati coi guanti.
484 In mezzo minuto riesci a vedere, che cosa tu puoi fare?
485 Per ogni regione dell'arte e per ogni contea dei sensi, c'è di tempo una struttura. Coi suoi punti di svolta verso l'alba ed il tramonto.
486 Nel momento giusto deve girare questo valzer, e non è un numero la previsione di secondi preciso, a partir dal precedente.
487 Degli atteggiamenti l'alternanza trova la regia in certi segni, impercettibili a volte, non in un calcolo preventivo dei tempi.
488 Sulla bilancia del giudizio non mettere i minuti, ma la tua anima pesa. Un tanto al giorno te ne a il farmacista dell'uomo.
489 Se tu perdi di vista il tempo, lui procede senza te ugualmente, e dietro l'angolo ti prepara scherzi da prete. Ma quale è la distanza giusta su cui l'arco puntare delle azioni? I minuti forse, o le ore, o i giorni?
490 “O calendario mio calendario, quanto tempo mi rimane?” Disse l'Uomo.
491 Per le ispirazioni l'interruzione è l'inverno. Ne esce l'esperienza rinsecchita. Non lecita è la vacanza al parlamento delle idee.
492 Non accorcia il tempo la pausa, lo spezza. Il vaso breve più non basta per le piante che lente, all'estinzione destinate.
493 Molte son le pause che popolano i giorni: pranzo e notte, domenica e vacanza, estiva ed invernale. Trovato lo swing per evitarle, ecco apparire all'orizzonte... l'isola del tesoro!
494 In fondo alla sera lo spirito di conseguenze è carico del giorno, fastidiosi chiodi che han traato e rovinato il legno. Si potrebbe con la chimica giocare, e con un bicchiere di birra intontirli. Ma le droghe sono accetta, e separan le giornate. Muoion le trame che duran più di un giorno, piante preziose, insieme alle infestanti che abbiam tenuto a bada. La droga distrazione, le stesse giornate ci costringe a viver sempre. È un'arma a doppio taglio.
495 Togliere una pausa, non per avere in più qualche minuto. Ma per unire i
tratti adiacenti, che prima eran divisi, salvando la vita alle creature non complete, che trovavano nella pausa la morte.
496 Se un compito diventa il cibo, non è più una pausa il pranzo.
497 Alcibiade non è una pausa.
498 La contestazione ha un senso della pausa, se c'è un paradiso. E se l'occhio può intuire per giungervi il percorso. Mancando invece la meta, è tutto un inseguir vacanze.
499 Se esiste il paradiso, allora l'urgenza ha un senso: corri davvero nei corridoi.
500 La domenica in un pozzo è collocata, dove il gradiente prigioniera l'aperta società. Il fine settimana ci abitua a desiderare un altrove, che dall'affrontare i nodi ci distoglie nel nostro mondo principale. Forse la domenica non è una casa, forse una trappola è per l'uomo.
501 Lavorare di meno ogni giorno, lavorare tutti i giorni. La pausa del week-end eliminata, le cose dell'uomo integrando nel ciclo del giorno. E le altre feste dell'anno diventeran più vere, dalla domenicale concorrenza non più svalutate.
502 Nel pomeriggio di un sabato lo spirito è in ciabatte, molto comode e ciaccolanti: dimentico che sempre un lunedì, e un primo di settembre.
503 Bisogna imparare senza giocattoli tre giochi. Non di più, altrimenti si alza il tempo della scelta.
504 La carta mi han tolto e la biro. Di una convenzione sociale son prigioniero o di un viaggio, che non mi lascia usar le armi. Vedere gli istanti è una tortura, uno e poi l'altro gocciolare via. Ma ci deve essere una soluzione per salvare i ritagli. La sala degli specchi è rimasta vuota, e si rovina il forno senza nulla a cuocer dentro. Un respiro buddista non mi basta certo... Che lavoro posso fare? Forse i ricordi posso sfogliare ancora vivi delle ore appena andate? Un o posso tentare di danza nuovo? La posizione nella storia posso mia ragionare? Cazzo, una preghiera dovevo preparare per momenti come questo!
L'Agenda
505 Sul cammino verso la sera, la prima cosa che finisce non è il tempo, ma quel mistero prezioso che il pensiero tiene chiaro.
506 Cosa puoi perdere in un'ora? In un'ora puoi perdere un'ora, ma anche la trasparenza delle acque del pensiero.
507 Con il cinque per cento in più del tempo, il cinque per cento di risultati puoi costruire aggiuntivi. Ma tutti e centocinque un po' più opachi. Meglio il cento di vetro per cento. Non di quantità il progresso, ma in una venatura nuova di colore.
508 Per non perdere il tempo hai ragionato, l'attitudine trascurando, che di sete è morta adesso e di fame. Orfano il futuro dei suoi consigli è rimasto. E impossibile una nuova, se prima il cadavere non seppellisci di questa.
509 Non senti i progetti tuoi per il domani, che chiedono un vestito, in pubblico per nudi non restare?
510 Un'agenda ben chiusa, le prospettive con i fatti ha messo in linea. È questo per felicità il segreto?
511 Univoca tu sei la fonte per decider le azioni, origine delle linee che organizzano il giorno. Porta sicura verso il tempo. Luogo di fedeltà, dove
prendere e riporre l'ordine del giorno. Tu sei tra me e gli eventi, per governarli, per non subirli.
512 Sei incastrato nel mondo dello spazio e del tempo, un orario e un indirizzo per ogni appuntamento, dai quali il tuo percorso calcolare, mappa e orologio alla mano. Un metodo è necessario questi appuntamenti per affrontare, fuori dal recinto sacro dove soltanto distruzione. Ti serve un'agenda.
513 La forza nasce dell'agenda nelle ore successive: da quanto le dai, non da quanto le chiedi mentre la scrivi. Dopo averne dunque siglato i matrimoni, non seguirai infedele la prima alternativa.
514 Un'agenda compiuta, nei piccoli dettagli completa, e condita già di riflessione, consente al pensiero navigare sicuro altrove, fino a che il tuo piede l'ufficio non batte e la tua mano non appende la giacca. Un'agenda in sospeso è una serpe insidiosa, fra l'erbe calde nascosta nel sole.
515 L'agenda è ancora per metà non svolta. Il sole se ne è andato, gli uomini anche e pure la voglia; solo le zanzare son rimaste e le mosche. Ma tu devi quelle intenzioni rileggere non sbocciate, e riscriverle per domani. Il tuo errore non è stato in questo giorno: coraggio dovevi nel giorno precedente, togliendo dall'agenda le cose, che, lo sapevi, non potevi riuscire. Alla fine del giorno, a che ti è servita quella menzogna a te stesso?
516 Sempre meglio tagliare, che venire tagliati.
517 Dal quotidiano a strategia are, è fatica per il pensiero. Nella sera c'è
un aiuto: le battaglie calde ancora dei compiti conclusi, la cui impronta è nella mente, unità di misura per le azioni di domani. Nel mattino invece lo spirito è vuoto, e non riconosce al primo colpo le importanze.
518 La nuova lista della spesa si fa di sera, dopo che tutti sono andati, mettendo a posto le cose rimaste in giro. Di sera, quando il vaso dello spirito si è riempito del giorno. E poi magari si rilegge, scegliendo i vestiti per il giorno che viene.
519 La partitura teatrale del giorno in arrivo, radici nella cronaca può avere, che mette ordine fra gli errori del giorno che tramonta.
520 O disgrazia! Lo sguardo sull'agenda appoggiato ne venne intrappolato, per cercare quelle tre cose che oggi in scadenza.
521 Il prossimo compito, meglio non saperlo. Fino a quando viverlo non può il pensiero.
522 Sulla scrivania, stendi i testimoni.
523 Tutto calcolare non si può. Sempre l'ottimo soltanto è locale. Completo un piano è un'illusione, che serve alla mente per essere entusiasta. Una sirena da non seguire.
524 La perfezione locale esiste, ma per il sistema complessivo forse nociva.
525 Nell'agenda il galateo: non mangi il cuoco quel che viene cucinato, lecito assaggiarlo è soltanto.
526 Avevo una lista nel computer lunga, di cose da fare. La mia mezz'ora di pericolo ho affrontato, leggendole tutte. Trattenendo il respiro, ho impedito loro ingrandirsi, ma lette le ho abbastanza per capire se è domani per loro il giorno giusto.
527 Le mani prima di mettere nei cassetti dell'agenda, i guanti indosserai, dal morso improvviso protettivi, di un compito se si risveglia.
528 Con la torcia ti muovi fra i tanti nomi addormentati, cercandone uno in quelle buje stanze, ma senza insister troppo con la luce. Se prima del tempo giusto la scintilla del risveglio scocca, nascono dei Frankenstein che poi goffi vanno a zonzo tra i pensieri.
529 Le animalesse nel giardino riposano incantato. Lasciale a dormire, non disturbarle tu che non sai se han già sognato.
530 La sceneggiatura sul set non si scrive.
531 Pulite le scrivanie: perché i momenti delicati non siano disturbati, da queste richieste di attenzione che sono gli oggetti.
532 Gli ordini non prendo dai documenti sovrapposti, da scrivanie troppo affollate. La linea unica dello spirito seguo. Sordocieco al vociare dei sensi.
533 L'agenda può tirare la corda, se l'altro capo ad una meta è fissato. O ad un'uscita.
534 Il punto di uscita è un buon punto di partenza.
535 Un camion è arrivato, carico di compiti da scaricarti addosso. Ma la forza dovresti avere a ribaltare la visione: per vivere occasioni. Palle del bowling da lanciare.
536 Ogni punto di arrivo diventa un punto di partenza: il lavoro è necessario. Per questo va abbellito.
537 I i maggiori stabiliti in questa danza, viene il momento di arricchire la figura, coi movimenti minori da eseguire in parallelo; con le mani, col tronco o con le stesse gambe. Quali i movimenti che insieme van d'accordo? Non è detto che l'intuito questo problema risolva bene. Ma c'è lo shaker magico dell'esperienza, nel quale inserire movimenti quattro, per poi vedere se incastri buoni.
538 Infiliamo i capi della matassa nel telaio del tempo, e vediamo se il tessuto è migliore quando simile dei filati lo spessore.
539 Basso deve rimanere il costo, per are da un compito ad un altro, simile o diverso. Solo è possibile coi sussurri.
540 La voglia fugge da quella pratica accantonata, una spiacevole etichetta sulla copertina s'è posata. Non trovi più i guanti che egualmente ogni cosa.
541 Se la mossa in fondo al vicolo è arrivata, dove chiusa è la porta, tu non restare ad aspettare non sai cosa. Al punto morto la reazione: fruga in tasca il piano B, e lancia quei gesti per levarsi dall'ime.
542 Tetris il posto giusto al pezzo che incombe cerca, con la coda dell'occhio al successivo. Ma non si lascian gli obiettivi facilmente maneggiare, come il pezzo di Tetris: son più bastardi. E difficile diventa la logistica desiata, con un salto dal palo, del compito svolto, alla frasca del successivo.
543 Strategico sarai un pittore, che appunti sulle sfumature prende di ogni posa.
544 Gli oggetti di materia tengono meglio il ritmo, dal pensiero incalzante cavalcato; perché li riconosci al volo.
545 Quali sono i pezzi che alla mia anima danno un ritmo? Forse gli oggetti di materia, che, ben definiti, mi levano incertezza? Non basta: serve un quadro che mi dia anche un senso, e da compiere un percorso.
546 Un agente segreto è l'agenda che ci mostra stasera dei nemici le foto e degli amici, che domani incontreremo. Così più lesti a conoscerli saremo.
547 Per ogni oggetto nel paesaggio trovato e nel tempo, in bonus ti viene un
principio, ed anche una chiusura.
548 Tetris una fregatura: si dovevano fare partite con soltanto i pezzi lunghi, e partite in cui soltanto i pezzi c'erano in forma di elle.
549 Nel cinema molto tempo si impiega a illuminare, per cui tutte le scene si fanno insieme che han le stesse luci. Quanto ci vuole nel pensiero a far le luci?
550 Sta arrivando nell'erba un serpente pensiero. Difficile catturarlo sembra, e nello zoo domesticarlo dell'agenda, ma pure invisibile anche lui ha un capo, un corpo e una coda. Un inizio, una durata, una fine.
551 A parità del resto, ogni padrone (quelli astratti anche) assumere preferisce prevedibili persone e quadrate.
552 Se nell'agenda questo elefante, così grosso, le stanze scoppieranno. Ma io ho trovato la magia, in dieci cavalli eleganti a trasformarlo.
553 Quando un compito è grande, in parti minori bisogna svitarlo. E nell'agenda non va la foto del grande problema, ma delle viti che lo tengono insieme. O dei pezzi già divisi.
554 Ramsete han diviso e rimontato: e noi capaci non siamo un compito della nostra agenda smontare? Beh, certo, bisogna stare attenti a non ricomporre un Frankenstein...
555 Esaurire non puoi quel pagliaio, di mille azioni piccole o grosse, per scegliere un percorso. Più facile invece tracciarlo a ritroso, dalle vie della fuga.
556 La marcia dell'agenda è giustamente interrotta, per i nodi curare nelle teste degli altri.
557 Se la sceneggiatura è già perfetta, il nuovo spunto un'impiccio è soltanto. Quando però alla porta un'idea bussa nuova, di quelle che non se ne vedono da tempo in giro, e che han fatto tanta strada, allora tutti in attesa; mentre si siede comoda l'Idea, e la sua storia ci racconta, prima di svanire, come il cavaliere inesistente.
558 Oggi è il giorno delle idee nate ieri. Quelle di oggi son per domani.
559 Il ritmo del sé viene prima del raggiungimento di un altrove. Ma la fluidità di quest'oggi si fonda, sulla riflessione di ieri, che ha ispezionato e coi i misurato le boscaglie del dopo, per incanalare gli eventi nelle idee più opportune.
560 Il giorno creando: non programmatore di programmi, ma pittor di quadri. Siamo artisti. Del tempo.
561 Solitudine è una via di fuga quando siamo sotto attacco. Quella delle voci singole in agenda.
562 Se con un sistema non se ne viene a capo, emerge il vantaggio del diario, del tempo che tutto mette in fila.
563 Il progresso non è un tempo più lungo in un colpo solo organizzato. Una lunga canzone non è meglio di una corta.
564 L'armata degli space invaders lentamente avanza, sugli schermi della mia giornata. Rifletto una strategia, le più facili prede cercando e l'ordine in cui colpirle, senza trovarmi addosso tutto insieme lo sciame. Ma ecco che improvviso un attaccante nuovo e veloce entra da destra, e del telefono lo squillo mi chiama alle mitraglie, senza un piano preciso. Merda!
565 La tua importanza cresce col maggiore dei compiti che svolgi. In trincea sotto la sua bandiera, resisti ai nemici che attaccano con le urgenze, non cedere il terreno di tempo e di attenzione. Sarebbe un'ingiustizia, nei confronti delle piante che già stai coltivando. Non darsi l'importanza, verso la famiglia è una colpa.
566 Agenda per bimbi: segni sui fogli e disegni?
567 Gli attimi di concentrazione per compiere un lavoro, sono i pilastri di un ponte, per il mare attraversare dell'informe. Uno, due, tre... di più sono troppi?
568 Ricovero può esser l'agenda, accogliente, cui comunque si torna; qualsiasi del mare esterno i perigli. Perché se un'onda spezza la nave, l'altra
non lo sa, e il piede ci accarezza morendo tra la sabbia.
569 L'agenda è anzitutto un treno con le sue fermate.
570 La prima cosa da mettere in agenda, è il tempo per fare l'agenda.
571 La quantità di attenzione è giusta, quando una decisione permette buona. Piacere e fastidio invece ingrassano il pensiero. E quando piccole le azioni non rispettan gerarchia, crescendo nel volume, alla vista che dirige tolgon spazio.
572 Il danno arrecato dall'urgenza, è inversamente proporzionale al tempo che resta.
573 L'esplosione del problema: dalle competenze è ridotta; più dannosa invece è se al vertice vicino.
574 C'è la stanza dei cassetti e degli armadi, in cui la strategia risiede, dei prossimi mesi organizzata. Su questo foglio bianco invece, che a presso mi porto, soltanto son segnate di oggi poche cose. E libero uno spazio per segnare i nomi, e descrivere i travagli attraversati. Per la posizione emotiva aggiustare, come le donne, che ogni tanto la trousse tiran fuori, il trucco a rifarsi.
575 Ci vuole un certo coraggio, per scrivere la lista dei propri obiettivi.
In Azienda
576 Butta la strategia nel tritacarne di numeri del budget; per vedere che ne esce.
577 Tra mille sensazioni confuso, chiedo aiuto agli occhiali dei costi e dei ricavi.
578 Se il contabile io sono, e l'ufficio anche degli acquisti, difficile è il ricordo se una pratica si sposta.
579 Una contabilità meccanica da prevedere; un commerciale che mette a fuoco le persone, una produzione che sulla fisica si concentra.
580 L'orientamento al cliente non può essere emotivo.
581 Ai fornitori chiedere sempre, senza guardare in faccia nessuno. Nei clienti per l'occhio entrare.
Del gruppo essere il cuore. Alle sciocchezze ar sopra.
582 Il capitano d'industria è salito, lento il o e pensieroso, sul promontorio dove soffia dei numeri il vento. Lassù in cima resta dell'idea in
attesa, che in un canale li costringa, senza vittima restarne. Ma questo atteggiamento non si indossa e come una giacca non si toglie, piuttosto si allena.
583 Nel bosco del mio ufficio, ecco vedo un frutto, là, tra il ramo e la foglia. Ora sarò cieco, fino all'ultimo morso.
584 Tutti questi nomi di fornitori e clienti e progetti aziendali: sono dei semi, e non posson che venirne frutti. Pericolosi però, vittorie di oggi, trappole nel domani. Ma come si posson rifiutare i frutti?
585 Azienda infligge dolore e provoca tristezza, ma questo è un effetto da sapere, non l'idea per incontrarla da indossare, più simile invece a preghiera devota.
586 Il contesto esse erre elle verifiche continuamente impone, di prossime scadenze. Ogni adattamento è un colpo di scalpello, che lo spirito dal mondo esterno riceve.
587 Anche una esse erre elle ha creativi degli spunti; dal suo inconscio nascon produttivo e sociale.
588 Mentre ti stai ricostruendo una massa, consapevole inerzia dei compiti conclusi appena, i piccoli fastidi zittisci serpeggianti. Il lavoro è sofferenza, lo sai, e troppo non ti stupire di un'attitudine sibilante al morso. Ma problemi vi sono se l'aspettativa ti sei dipinto, di un lavoro giardino senza serpenti.
589 Per un bimbo che non sa, grigio è l'ufficio e muto. Per colui che ha compreso, un carnevale è di vita.
590 Pausa. Bevo alla macchinetta il caffè, e alla scena ripenso. Era pensieroso il capo, mentre il mio collega era dei compiti ricevuti contento… Non è vero che per il sorriso creare dal sorriso per forza bisogna partire, altre strade ci sono: col blu e col giallo fare il verde. Certo i propri polli conoscere bisogna, i gusti saperne. Ma è del tutto possibile aver gente incazzata ai bambini allegri accanto, senza che debbano questi al sorriso rinunciare.
591 Con le persone che stanno all'esterno, la discontinuità è maggiore, ed essere creativi è più rischioso, perché non ci sarà occasione di sistemare presto eventuali errori. Aderenti non siamo come il culo e la camicia, soltanto un paio di volte ci tocchiamo, come nel tennis la palla e l'erba. Decisivo è il rimbalzo e breve.
592 Al rientro lunedì nel mondo del lavoro, fredda la doccia dei problemi bastardi. Ma poi la preghiera, che le quattro idee giuste pronuncia per vivere in quel mondo.
593 Giustificato è il manager dal gradiente, ma quest'ultimo è cieco...
La posizione degli Altri
594 Essere solo io voglio, ma tra le persone amo restare. Forse di questo enigma la soluzione, nelle posizioni si trova? Loro devono stare dalla mia testa fuori. Intorno, non dentro. Esclusi dai cieli dove vola il mio pensiero.
595 È domenica e son perso. Di parlare a qualcuno ho bisogno, o che qualcuno mi parli. Oh, se riuscissi una buona volta a capire, come e cosa mangiare, delle anime degli altri! Allora forse potrei...
596 Se oggi è un brindisi con tutto il mondo, domani è un eremita nei boschi più deserti?
597 Solitudine maltornata, sei tu del vuoto la causa, o la mancanza di una cura sei soltanto?
598 Eppure torni sicuro nel pensiero senza gli altri. “Sono solo” dicendo, escludi l'esterno, rimettendo infine ogni giudizio a te stesso, e il sentimento tagliando dei lacci sociali. Ma dei legami questa non è la negazione, piuttosto è contro l'infezione una difesa: contro quei virus concetti distruggenti lo scenario.
599 Romantica la pioggia non è quando cade. Quel vuoto percorre che inevitabile si staglia tra me e tutti gli altri, ora che un bisogno pur lieve di loro è apparso.
600 Ci tocchiamo un istante a malapena, ma dov'è il problema? Non è forse l'atomo, che regge il mondo intero, di vuoto costituito?
601 L'ascolto ha due taglienti: uno che ti avvicinami, ma pure uno che i tuoi limiti descrive, ti separa, ti allontana.
602 Devi imparare o ricordare le maschere false del pensiero, che nelle teste s'aggirano altrui. Ti sarà chiaro allora quanto sei solo, molto più spesso che nei discorsi sottinteso, e il metallo prezioso vedrai luccicar del coro. Toccarsi è la cima di una montagna: serve un lavoro per arrivarci. Compresa quella distanza, giustificato questo lavoro.
603 Voglio pagare il debito sociale con lo studio, non con l'emozione: voglio che libera questa. Dalle cose dell'azienda, dalle serate coi falsi amici, dai dolci velluti di alcol e di fumo. Ma, tolti questi influssi, mi ritrovo faccia a faccia con la mia lucidità, un pericolo diventata per il corpo trasparente.
604 La società è miniera e serbatoio, ma l'uomo sociale finisce in tristezza. Troppi i nodi cui la mano sua non giunge. L'uomo felice, sai come fa? Va e poi viene, da ogni società.
Cose degli Altri
Coloro che sono Assenti
605 C'è uno zerbino sofferenza, sporcato dai piedi di molte persone, desiate ma non presenti. Forse la cura, è dimenticare gli assenti? E poi, dopo, come potrò dimenticanza scacciare, per aver di nuovo a telefonar la voglia? Semplici medicine per questo male non vi sono…
606 Una tassa nuova metterò sul pensiero, di persone non presenti ai sensi. Delle vive persone il pensiero a distanza è un peccato.
607 Forse devo difendere il segnale, debole, della mia radio dai disturbi. O forse nel mio teatro elegante voci stonate non voglio. Comunque sia, oggi ho deciso innalzare il mio firewall verso il mondo. Alla segretaria disposizioni ho dato: un sereno distacco per quei mondi, coi quali prospettive di contatto non vi sono. Solo ciò che posso toccare esiste. Altrove non esiste, squilli il telefono quanto voglia dall'aldilà.
608 Il nuovo ponte levatoio, protegge meglio la privacy del castello. Là dentro, qualcosa diventerà più lento, e potrà fermarsi in una forma. Auguriamoci che sia una statua della tua migliore ispirazione, e non la mummia, decrepita e grassa, dei tuoi vizi indisturbati. Il protezionismo spirituale a salvaguardia dei germogli progresso, delicati e preziosi, non come sovvenzione alla decadenza di chiunque.
609 Una maschera tra la gente serve, ma non un ruolo da studiare, che dopo il primo divertimento divenga un lavoro, pesante; bensì tre idee come filtri, semplici da ricordare nella sera più stanca.
La Guerra
610 Allontanandosi a bastanza, ogni uomo è un lanciatore. Di coltelli.
611 Gli altri nemici: constatazione o scoperta, non decisione.
612 Ogni mano porta un coltello.
613 Dov'è il tuo coltello?
614 La prima cosa che un lanciatore di coltelli deve fare, è guardare il bersaglio.
615 Il piacere di spilli infilare nell'emozione controparte. Questo la società imparar ci chiede.
616 O destino... te ne prego! Di qualche lacrima concedimi il risparmio: dammi soltanto cose di una sera, dammi soltanto la gente sconosciuta, da salutare col sorriso. Tienimi lontani i lunghi legami, perché troppo deboli siamo, e altro non potremmo se non il tradimento, accoltellandoci ad ogni o a vicenda. Cercando di tenerlo a noi stessi nascosto, portandoci nella tomba segreti sporchi.
Mi stanno guardando?
617 Quando non c'è un pubblico mi perdo, spreco gli intervalli con le dita nel naso. Allora, ci penso io a riempir le sedie, chiamando a raccolta i miei fantasmi. Quando invece la sala è piena, per allentar la convenzione, a prenderli sul serio mi rifiuto, gli spettatori, e pensando ai miei fantasmi mi distraggo.
Creare un pubblico per darsi un tono, annullare un pubblico, rompendolo, per avere libertà.
618 Pubblico che mi guardi, in tua assenza ti cerco, in tua presenza ti fuggo. E funziona!
619 Sono gli altri di me stesso a garanzia. Il pubblico è l'ancora della mia salvezza. Ogni platea, vuota mi rende triste.
620 Se da solo, a un pubblico penso, sento nell'aria qualcosa che mi tiene all'erta. Se di fronte al pubblico invece, gli occhi di quel vociare uno alla volta guardo, posso dire quel che voglio.
621 Il pubblico mette al bando la distrazione, e ci costringe a stare in volo per un tempo più lungo, bloccando la golosia per l'atterraggio. Quel che succede in un tempo maggiore, non è soltanto un numero delle stesse cose più grande. Il genio è della lampada difficile un animale, vuole essere a lungo corteggiato.
622 Un uomo è l'intersezione delle luci sul palco, e se gli altri uomini smettono di guardarlo, se smettono di aspettarsi da lui qualcosa, faticherà anche solo per restar nell'esistenza, costretto a far coi sassolini geometrie, come il cavaliere inesistente.
La Paura
623 Il gruppo delinquente fa paura, ma trattandolo mostro inumano, la paura si sopporta meglio, perché smette insinuarsi fra gli incontri umani della normal giornata.
624 Contro il potere che spaventa: le singole persone esistono soltanto. E se mi uccideranno, sarà un coltello a farlo, non saranno loro.
625 Una denuncia senza i nomi ed i cognomi. Bene o male? Paura o strategia? Entrambe? Alla paura con la sospensione rispondi del giudizio, che ha voglia di andare più a fondo.
626 Un cuore triste è il successo delle società segrete.
627 Mi dà vertigini la NATO. Su di un abisso sospesi, non si può guardare in basso.
628 C'è un rimpallo: fra la paura di ritorsione e l'esortazione al coraggio. Antiestetici i risultati, che si lasciano dietro un campo di piante strappate. E se finisce la bellezza, per chi e per cosa coraggiosi poi? Dovrebbe una persona essere seria, ed il coraggio accettar che si ritrova. Non ha senso il desiderio per un coraggio più grande. Con una sola scemenza la beffa ci si prende e il danno.
Stacco
629 La prima risposta del telefono allo squillo: alzare non sia la cornetta, ma il setaccio preparare per le acque filtrare sporche, che stanno per fluire.
630 Quelle parole sporche puoi lavare, lasciandole a mollo in un minuto di silenzio.
631 Tira un sasso e stai a guardare: l'interlocutore palese contraddici.
632 Se vuoi scoprire una persona, non chiedergli quello che non sai, ma quello che sai.
633 Cos'è la gente? Qualcosa che non si può toccare, perché quando ti avvicini diventa qualcuno. La cui voce puoi sentire, i gesti vedere, i tempi e le vesti.
634 I nomi hanno inventato collettivi, o gente. Ma uno per uno preferisco io pensarvi.
635 Il divenire fluido della gente, e troppe deboli mele e marce, han reso un disastro l'affetto mio del collettivo continuato. Da oggi, le singole persone soltanto voglio amare, le idee, o le serate ben riuscite.
636 I sogni, le ispirazioni e le letture: son queste le cose da portare agli amici.
637 Vado al lavoro: le formiche e gli elefanti son tutti schiavi, dei prossimi anni e di cento giorni uguali. Vado dagli amici: le aspettative le lascio a casa, altrimenti, come faccio a incontrarli?
638 Chi i valori assoluti percepisce del cielo e della terra, dal sociale si allontana.
639 L'uomo non è programmato per le vertigini apprezzare dell'assoluto. Ma per darsi da fare nei dintorni.
640 Anche la minima variazione, la finestra può del grafico riempire. È sufficente lo zoom aggiustare, e la base dell'inquadratura impostare, il minimo ed il massimo sfiorando. Ma un grafico sincero dovrebbe i piedi per terra avere. Non dovrebbe mostrare soltanto gli andirivieni del giorno, ma anche il percorso fatto dal principio, la distanza che dalla costa ci divide o dalla vetta.
641 Il mistero è un piccolo spazio che il contesto sociale, bastardo, ai mondi della psiche concede.
642 Hai mai visto un'onda, star da sola?
643 Un abito è la falsità; se mi chiedi di indossarlo con gli altri, un giorno da
te potrei venire senza il tempo di cambiarlo.
644 Le già delicate invisibili azioni, le onde del sociale deboliscono ancor più.
645 Non sei sicuro di raggiungere la meta, e non ti va di pronunciarla. Però qualcosa devi pur dire, ai tuoi vicini nella vita. Anche soltanto un accenno, di volontà non intriso: senza innalzare la bandiera col teschio. Anche se veramente, il fucile del pensiero non è caricato a salve mai…
646 Io so che c'è in quella stanza una persona: allora, c'è anche un colore.
647 Dov'è il trucco? Nella borsa delle donne.
648 Davvero lo conosci? Dimmi allora quale mossa sta per fare. Oppure, un po' più modesto, dimmi l'inizio del prossimo incontro.
649 Difficile è prevedere una persona, ma almeno, sei tu in grado recuperarne il ato? Troppo facile distratto un ricordo: lì il pensiero deve fermarsi, e scavarsi.
650 Venivo a controllare, se facevi delle mosse nella mia direzione. Ora vengo soltanto per dare, senza la pretesa di un riscontro. Una tua incertezza aspettando, per il mio sorriso mostrare. Stare in guardia più non ti serve: senza condizioni ormai ti ho scelto.
651 Quei timbri di voce han suonato frasi nell'aria, che le mie orecchie han scandagliato, e che sono state consegnate al profondo della psiche. Riguardando queste foto verbali, posso coltivare le persone nella mente. Ma non si chieda alla memoria quel che non c'è ritrovare, se al tempo giusto l'intenzione è mancata, verso il frammento migliore.
652 Nella droga la sua immagine han posto, per questo posson dare a lui l'ascolto: le parole possono stare in un cassetto, se pronunciate da un uomo senza nome. Se lo vedessero invece rispettabile e pulito, una riflessione più seria non si potrebbe evitare. Così la droga, se non altro, per quei cassetti è la sua chiave.
653 È il mio turno oggi di gioia: ogni sequenza potrei ricomporre esterna, per viverla con figure interiori di gioia. Ma se farlo coi miei percorsi è un successo, con quelli degli altri è un errore, che la interpretazione impedisce.
654 Nella contesa fra di noi dimentichiamo, che vittorie contro il mondo non ci sono.
655 Una volta sola su cento ti vedo dove sei, ma sempre posso venire vicinandomi a te.
656 Sui percorsi dell'arte incamminato, il pomeriggio studioso fra sussurri di ragazze. L'economia cane bastardo immortale, con la forca tenuto a bada e la catena.
657 Una maliziosa cianfrusaglia in cui dell'oro è nascosto.
658 Oggi non ho voglia di entusiasmi. Voglio ascoltare i vecchi: quelli che hanno già sbattuto la testa.
659 Uomini: chiusi forzieri, da cui spiragli.
660 Lontano si arriva col velluto e col silenzio, ma una provocazione necessaria per spiazzare i paraculo.
661 Non è poi così importante l'uomo; con questo pensiero migliora la digestione, di un racconto sui campi dove i nazisti gli Ebrei.
662 Quando Nietzsche scriveva noi, lo faceva per cortesia. Noi siamo più fortunati, noi esistiamo.
663 Se ci ritroviamo in poltrona, da piccole abitudini circondati, vuol dire che settant'anni di pace, li abbiamo usati male.
664 Una analisi sbagliata è soltanto il segno di uno scalpello, in una roccia pesante di Magritte. Bisogna tornare con l'intento alla massa di quella roccia.
665 Chi predica la fine, lo fa per interesse. Chi si aggrappa alla convenzione del rito quotidiano, nel comodo si è adagiato, che del sapere prende il posto.
666 Basta che un ladro ci sia in giro, e tutti chiudon la porta.
667 Il supercontrollo di Orwell ci riporta al punto di partenza: ai ragionamenti sul verbo dei verbi. Per la sopravvivenza è necessario: scendere nelle stanze segrete degli arcani macchinari, a manovrar le leve antiche.
668 Che importanza avevano i palinsesti dei gladiatori, nella storia antica del Romano Impero?
669 La televisione detta l'agenda col giorno, l'ora, e la diretta. Nelle aspettative si intromette e la capacità decisionale rovina.
670 La tivù è immorale quando donne sempre più nude ci mostra. Ma di una regola è maestra, proiettando il palinsesto nelle nostre menti, che imprigiona le aspettative per la sera.
671 O spirito accendino! La miccia stasera del pensiero è bagnata... Busserò ai miei vicini, perché siano loro ad accendere il fuoco ispirazione.
672 Un amico ho sognato leghista, che faceva l'amore nel centro sociale. Poi mi sono svegliato e ho pianto. Per una frattura di popolo che fa i comodi di qualcun altro.
673 La pazzia non raccoglie nei comizi molti consensi, ma può l'anima incantare che ha di fronte.
674 Non sei tu il mio nemico, ma l'idea che governa il tuo movimento.
675 Insegnare comprende il sapere, ed anche a seminarlo bravura.
676 Un'imitazione al giorno tiene il testimone.
677 Il consiglio giusto della modestia è occupare meno spazio, ma se ti hanno dato un palco, lo devi riempire.
Cose Sociali 1
678 Politica è il peso far valere più che in proporzione.
679 In economia uno più uno fa sempre due, mentre in politica si fan pesar più volte gli stessi soldi e i soldati, in trattative molte e diverse.
680 Statistica ed entropia: la politica ne deve tener conto, ma le deve battagliare.
681 La politica non s'acquieta sul probabile percorso, ma quell'architettura va cercando, in cui la sola pietra in suo possesso della volta sia la chiave.
682 La politica tiene conto della particolare situazione, non si ferma alla media. Alle più disparate sequenze di condizioni pensa. La politica cerca un percorso, possibile anche soltanto una volta. Una linea complicata, che in un labirinto si addentra per uscir dall'altra parte.
683 Mentre la scienza innamorata delle grandezze conservative, dal percorso indipendenti, la politica *è* il percorso.
684 Il relativismo non vuol prendere un partito. Ma le idee e le parti non smetton per questo, e a manovrarle finisce chi ha più pelo. Per colpa degli angeli che hanno rinunciato.
685 Il relativismo è già un partito. Nessuno è fuori dal gioco delle parti.
686 Come ogni parte al baricentro contribuisce, così tutto di politico è colorato, anche quello che per volontà non politica nasce.
687 Se l'universo è infinito dei concetti, cosa vuol dire? Che il centro non esiste, oppure che può esserlo ogni pensiero?
688 Una Grecia non era scontata.
689 Bisogna accreditare le royalties dell'occidente (e ormai del mondo) sul conto corrente che i Greci hanno aperto, in questo ramo di galassia.
690 Il punto di partenza dei Greci: i cocci di Gilgamesh?
691 Ora è lecito la fine pensare per l'esperienza americana. Molte sono le foglie cadute, e i pesci che morti a galla venuti. Ci volgiamo adesso indietro, per fare tra il grano la divisione e l'erbacce. Sembra sia stato un raccolto buono.
692 Obama non può esser la scusa a dimenticare: quel che America ci ha regalato (e non intendo il piano Marshall).
693 Alla memoria di John Belushi
In quel momento della storia, una montagna stava sola più in alto delle altre. E là in cima, sapevano luminosi che i sentieri percorsi nuovi. Ogni o era un gioco, ma subito poi la storia. Perché gli altri seguivan tutti. Perché nessun futuro potrà smettere di esserne figlio.
694 L'inglese non appartiene agli Inglesi. E nemmeno agli Americani. Anche nostro.
695 Al gradino successivo si giunge soltanto se aperta è la finestra, che inizia col precedente ed un bel giorno si chiude. C'è ancora per l'Europa una finestra aperta?
696 Una strategia tedesca: battere tutto il prato, doverosamente a tappeto. Anche questo ci vuole. Qualcosa si trova, in cui una ricerca più intelligente, ma incompleta, non ha inciampato. Spinto dalla forza del dovere sociale, questo metodo completo si presta a liberarci dalle gabbie sociali che chiudon conoscenza, per toccare qualche pietra insolita del vero.
697 Un vizio forse tedesco, e forse virtuoso: rendere sala degli specchi il più semplice oggetto.
698 Dove sta l'inceppamento della intelligenza italiana? Nella forma o nel contenuto? Qualità dei germogli e quantità non sembrano il problema.
699 Nel paese delle relazioni: fra di noi quel che vuoi, ma la divisa mia sul palco sempre. Mi stan bene le tue idee, ma senza conclusioni mai contro di me.
700 Preservare l'amicizia, evitando raccomandazioni mortifere alle idee. Dividere il sale dalla sabbia.
701 Se non si può cambiar l'Italia, chiediamo cosa oltre, e per la nascita lavoriamo anticipata. Iniziamo col dirci cosa siamo.
702 La lingua italiana come religione intesa. E un popolo, piccolo, di italiani senza terra: verosimile o meno, il fascino di questa idea rimane.
703 Come il popolo ebreo. L'italiano imparando. Una nazione italiana senza terra, nella tradizione di un libro radicata. E in una biblioteca, piccola, di opere scelte. Di Giotto il campanile e la Commedia divina, Ossi di seppia e Caselli Caterina, Tenco Luigi, Konrad Lorenz e Gregory Bateson; una teoria quantistica scritta in versi.
704 Una scacchiera intessuta negli standard, senza fatica la regola assorbe nuova, giusta che sia o sbagliata. Il frastagliato panorama dei campanili italiani, è un'assicurazione contro le cazzate degli economisti angli (ammessa di questi la buona fede, ma non concessa).
705 L'ipocrisia frantuma il rapporto, che diretto fra le idee dei capi ed il mondo sottostante, della gente quotidiana. Così minor danno può fare il cretino di turno. O il traditore al nemico venduto. Se lo scoglio ipocrisia rompe le onde alla ragione, la spiaggia è protetta dalle decisioni sbagliate.
706 Fra il Nord e il Sud la differenza nella parte furba non resta che la fetta si ritaglia, ma nella parte che ingrossa la torta.
707 Dovendo fare un identikit dello spirito italiano, ci troveremmo a cucire un vestito strano, che dovrebbe stare bene insieme, all'imprenditore e al professore. Il primo che decide, senza descriverne il perché. Il secondo che ha molte parole e ci racconta il perché. Ma la decisione non è sua.
708 Quali i personaggi di suono, che nella notte dei tempi? Un grido per fuggire al cacciatore, ed un soppesare le forme nel silenzio? Uno spirito muto dobbiamo pensare, e sociale una parola, separati fino al giorno del fatale incontro? Oppure uno è figlio dell'altra? La società è un inviluppo di cento individui, ma come andarono in quei tempi le cose? Sono nati gli individui sotto l'ombrello del sociale, oppure sempre la società è stata, di molte anime sommatoria?
709 Sono instabili le idee, ma l'inviluppo è stabile nel sociale... che ne deriva?
710 L'orbita emotiva che il singolo descrive: possiamo nel sociale ritrovarla? Con quali differenze?
711 Noi siamo una visione.
712 L'uomo ha riempito di rettangoli il mondo. È questo il motivo della sua esistenza.
713 L'uomo è una scatola al contrario, per contener la società.
714 La location del problema va chiarita: nella testa umana.
715 Il problema dell'uomo: siamo teste di cazzo, convinti di aver capito e privi di modestia. Suggerimenti?
716 L'uomo nasce come soluzione locale. Per essere globale, tramite il numero e l'idea, una volontà biologica non basta. La cultura deve metterci le pezze. Dovrebbe...
717 La società non è un giocattolo a sé stante. È bello parlare di una società che giusta, ma se gli errori costruttivi sono per metà dentro l'uomo, questi sogni, che senso hanno?
718 Il rapporto fra sé e la società di dare e di avere: uno stile nei giorni di festa da indossare. Non un abito con le pezze in un armadio nascosto.
719 La fiducia nel giusto vien graffiata dalla vita, fino a quando l'idea cade plurale col nome di illusione, e nessuno vuole più versare nel vaso comune lo sforzo. Ciascuno solamente si ritaglia la fetta. Prima degli altri, contro di essi. Questa è la decadenza: una foto di gruppo tagliata a pezzetti. Manca la visione, che è il metodo migliore per fare doni al sociale, e da esso prendere la ricchezza.
720 Ecco, tutto sta cadendo, manca la fiducia, e insieme non si riesce più a cantare. Ma prima davvero si riusciva, o soltanto di una falsa memoria è l'inganno strano?
721 Se il sociale traballa, a chi darem la colpa? A qualche vecchio ismo forse? Oppure il sociale è poco stabile di per sé, come una fiamma che s'agita, una parte di sé verso l'alto lanciando, e dal basso ripartendo?
722 Quella società è così vecchia, che nelle sue istituzioni non è rimasto nulla di vivace, e chi vi trova una emozione, crede di inventare qualcosa di nuovo, non di scoprire le tracce di un ato. È un pregiudizio: che i padri siano nati e vissuti sempre vecchi. Come è difficile conservare la vita...
723 Ci dona la politica estera il senso, del possibile cambiamento in casa. La muffa da quelle stanze toglie dei concetti, che una volta per tutte sembravan definite, e che invece ad apparire vengono fluide. La politica estera crea l'individuo.
724 Nessuno conosce la propria casa, come chi da sé l'ha costruita. Nessuna generazione è viva, come quella che ha costruito le proprie istituzioni. Il popolo che resta sempre nelle case dei padri, è un popolo che vive un po' di meno. Troppo rispetto la vita impedisce piena della mente; il campo d'azione ne restringe.
725 Chi conosce il peccato meglio del peccatore? Dunque, perché non suo è il diritto a scagliare la prima pietra?
726 Per poterlo vedere, misurare e manovrare, la società e la scienza
strappan via tutto fuori dall'uomo, lasciandone professionisti nel caso migliore.
E quando la società dei rettangoli raggiunta, a che serviranno più gli individui? Pochi ne basteranno, per le posizioni più in alto? Ma saranno uomini ancora?
727 Ieri le montagne erano impervie: per arle necessario un eccesso d'intelligenza, nei singoli uomini di una stagione superiore. Le catene montuose ormai alle spalle, sembrano porsi i presupposti di un regresso. Per le difficili scalate servivano gli audaci, ora per la pianura le pecore sono meglio. La società desidera i indietro, e un sorriso d'approvazione ci mostra, quando sente un belato. Troppa intelligenza inutile nei componenti, renderebbe instabile il sistema.
728 L'uomo è un eccesso che una volta è servito, per scavalcare una barriera, e un patrimonio cumulare di idee. Da lì in poi, sta bene anche un regresso?
729 Il re degli stupidi, sarà costretto a fare tutto da sé.
730 La concorrenza peggiore: non il prodotto a basso costo, ma le idee corte nel tempo. Che impediscono lunghi i modi, provocando un regresso.
731 Quando tutto va a puttane, la maschera si pensa da mostrare in settimana, non più gli investimenti per il futuro. Del breve periodo la facciata sulla sostanza prevale, su ciò che resisterebbe negli anni.
732 Sono tante le parole, e poco l'ascolto da ciascuna ricevuto. Eppure, sempre conviene pronunciarle, per farsi sentire: il gradiente non sembra lasciare scampo. Non gli si può levare il comando: in un canale siamo stretto e fondo, seguito come un binario. Ma questo percorso possiede uno sbocco, oppure in attesa di cambiamenti esterni, giace in un circolo vizioso?
733 Rumore; dai discorsi politici ai libri sugli scaffali. Quale il rimedio? Non sembra il silenzio… forse un suono?
734 Alcune persone si sono sedute: questo è abbastanza per dire qualcuno a destra, qualcun altro a sinistra.
735 Raccattano scuse per continuare a sognare, credendosi in alto. Ma che tristezza vederli boriosi, sapendo quel sogno falso alla radice, vicolo della storia cieco.
736 Individualista: perché del collettivo non ha il senso, o perché molto è differente dalla media?
737 Idealista: perché della realtà non ha il senso, o perché si entusiasma in utopie del collettivo?
738 Se il mondo è una matassa, che gli corrisponde esiste un filo.
739 Libertà politica mancante, compensata in parte dalle praterie, gratis, del sapere.
740 Estraggono le statistiche il dato di fatto dalle masse: l'invincibile media. Resta possibile alla volontà contro il mondo proclamarsi, mettendo la propria vita in palio. Non c'è un motivo per cui la volontà di un uomo sia più piccola del mondo, questo è un pregiudizio. Non è più piccola dell'universo la mia casa; non ha diritto in quantità inferiore. Contro questo pensiero non sta la scienza-conoscenza, ma la scienza-società.
741 La storia funziona al contrario del pesce: a il tempo e puzza sempre meno.
742 Mettono sugli abissi le etichette, per archiviarli poi accanto le cartoline; proprio non ci vogliono mettere il naso.
743 Il caso vocativo a questi scettici manca. Peccato… non sanno quel che perdonsi, queste femmine, questi maschi, e tutto ciò che vi sta in mezzo.
744 Questa gente vuole il presente, mentre noi vogliamo il domani. Forse lo scontro non è necessario.
745 Ogni ombra sulla società del futuro, tradisce un riflesso scuro sul presente degli individui.
746 Conoscere il sasso, ma le onde non che dopo. Questa l'antica, necessaria ignoranza e triste, di chi mai ha governato.
747 Se vertici politici differenti vi sono, dei muri nuovi bisogna costruire. Per le informazioni, i soldi, le merci, le persone. O si divide il pollaio, o la battaglia fra i galli persiste.
748 Quanti danni uno stato può fare nemico, in una aperta società? Su tutti i giornali è scritto.
749 L'istituzione prodotto umano scoperta, più difficile è una barriera.
750 Di fronte alla violenza ti chiudi, a riccio, e facilmente un veto pronunci lapidario, perché senti pericolo per la tua esistenza, di uomo ingranaggio. Ma è questo davvero il modo migliore, per tenere lontano dalle nostre città il sangue? Una bilancia come è fatta, che anche dei morti e del dolore sappia fare la misura?
751 Ti strappi i capelli: per la disgrazia di una donna raccontata nel tiggì. Ma dove la parte non è commensurabile al tutto, difficile è tirar le somme, e al governo i conti non tornano mai.
752 Dentro la testa si vedono le idee l'un l'altra intere, la skyline riconoscendo delle strutture rispettive. Invece tra una testa e l'altra la sfumatura non a, ad essa impermeabile la convenzione. Anche senza volerlo, il sociale contro il singolo si dirige, per questa sua natura. L'artista è sempre in lotta: per portare fuori dalla testa propria quella distintiva struttura, mentre prospera l'accademia con i ripetibili standard.
753 Solidali per mezzo dei sensi, che osservando la superficie ci svelano il movimento del prossimo interno. La tecnica ha cresciuto la potenza
dell'uomo, ma solidarietà è rimasta circoscritta.
754 La scuola di Pitagora nei numeri credeva, con fervore. La diagonale scoperta irrazionale, quella visione distrusse. Se un partito si costruisce sull'idea dell'onestà, c'è un rischio. Se la diagonale che collega due cose oneste, è una cosa disonesta, allora l'anima di quel partito può nel nulla scomparire, come il cavaliere inesistente.
755 L'ambiente degli studenti è progettato perché produca ogni sforzo un risultato. Ma questo non è il modo in cui la realtà funziona. Non è detto che un premio sempre ci sia per lo sforzo prolungato. La realtà fa scherzi strani.
756 Omero aveva un debole per i tecnici dettagli.
757 Il conto dei costi e dei ricavi, la concorrenza, il tecnico progresso, la piccola testa umana, l'inganno eterno del potere. Questi sono alcuni di molti filtri, dei quali ognuno soltanto una frazione consente, del regno desiato dei possibili universi. Eppure quel che resta, col verbo restare non andrebbe chiamato, vasto a sufficienza per ospitare un numero nuovo di Nietzsche e di Ulisse.
758 Se vogliamo essere più vicini al vero, incubi aspettiamo e maraviglie. Se per la comoda abitudine vi è rinuncia, e davvero alle cose si guarda, si manifesta smisurato il ventaglio dei mondi. E l'abisso vedremo di rocce viola e infuocate, in cui si può cadere ogni momento, e i limpidi cieli vedremo verso i quali un volo.
Molti germogli nella società presenti, che nuove dimensioni per la vita umana. E
con un po' di fantasia, possiamo sfidare questo destino ancora: “La tua occasione è anche la mia”³.
759 In un equilibrio che stabile, si può metter fiducia; che spostato da sé stesso vi ritorna. L'uomo invece è un equilibrio delicato, che da tutte le parti può cadere. Non si può *credere* nell'uomo. Bisogna *volere* l'uomo.
Cose Sociali 2
760 La mucca si muove, lo zoccolo schiaccia l'erba. Il potere è violento.
761 Di filologia, non di finanza armato, Nietzsche ha lavorato per svelare il potere: la sovrastruttura che si costruisce una via di libertà da sola. Un tentativo estetico di salvataggio, dal vuoto intrinseco del potere?
762 Il mondo è sporco. Chi si muove, innocente rimanere non può e pulito. Immobile per questo dovrebbe stare. Ma la quiete non sarebbe di un tempio greco sotto il sole, in un pomeriggio estivo. Un catalogo piuttosto di idee, a cianfrusaglia ridotte, che fanno un brindisi alla pigrizia.
763 Esiste la psicologia da quando esiste il potere, da quando l'uomo zappa la terra e con la spada fa la guerra, anziché raccogliere dai rami e dal terreno.
764 Dove c'è il potere, c'è di parole incantamento.
765 Per gestire i grandi affari, uno stato maledetto ci vuole, ed è meglio che il cuore ne stia lontano. Al bambino si spieghi: l'inferno in terra è lo stato. Al cuore che vuole amare, il nome di una città insegnate. Ecco due istituzioni per lo scenario del mondo costruire: un cielo infernale, e le isole paradiso.
766 La patria non è una donna: se ne può amare più di una, senza quelle accortezze per la gelosia evitare.
767 Se togliete le nazioni, l'internazionalismo, con cosa lo facciamo? Il progresso è integrazione dell'esistente, non una moda, che il vestito vecchio accantona.
768 Come comportasi chi crede in un mondo che diverso? Se il mondo vero è soltanto uno, quelli immaginati son come i pensatori tanti, fra loro in concorrenza. Se il mondo vero è compreso meglio, quelli nel pensiero nessuno li ha mai visti, e i sottintesi sono molti, sotterra da levare.
769 Quelli che difendono lo stato delle cose, tutti van d'accordo, mentre ognuno di quelli che punta il diverso, lavora con idee dagli altri differenti.
770 Più non si crede a chi voleva cambiare il mondo. Ma intanto il mondo, più veloce che mai davvero cambia. Non per le corna della politica preso, ma nelle viscere complesse.
771 La guerra stringe gli stati e li allarga, ne toglie uno e ne aggiunge un altro, ne cambia i nomi; così una certa sensazione di movimento si produce. Ma è la pace che anzitutto accresce il progresso, e la quantità di pace che oggi, mai prima nella storia.
772 Ci regala oggi la storia un momento di transizione, crocevia verso un futuro.
773 Ci sono finestre nel tempo, momenti che fluidi, in cui ogni vento può cambiare degli eventi il corso. La pietra è in cima al colle, e da che parte cadere non lo sa. Sono i momenti questi in cui preziose le idee.
774 Quando ci si trova in un momento aperto, fondamentale è saperlo.
775 La truffa è un prodotto con dei costi. Nei mass media l'ammortamento è più veloce.
776 Imprevista la gittata di queste parole, che scritte nei libri o pronunciate in tivù. Se l'inganno cresce con la distanza, fra emittente e ricevente, cosa dobbiamo pensare di questa nostra età?
777 Contrastare i mass media, favorendo il peer to peer: è questa la moda dei pirati, oppure una esigenza storica decisiva?
778 Il valore del P2P nella novità non resta dei suoi modi. Il fatto rilevante è il campo in cui si pone: lo stesso dei mass media, rubando lo spazio che loro.
779 Tecnologico il paradiso, ma non è on-line.
780 Ad un prezzo molto basso, la rete trasmette i gioielli, anche se immense nelle fogne.
781 Una parte esiste della rete, che esattamente Arcadia.
782 Se l'autorità si consegna a chi dice “Ho ragione” si finisce per mentire prima o poi: il re anche sbaglia, ma non può avere torto.
783 La conoscenza di essere certa non ha il bisogno; l'autorità invece deve proclamare certezze, e costringe la conoscenza a seguirla.
Una gerarchia umana su proclami non basata di certezza, come sistema isolato si può concepire, inaccessibile in una conca. Ma se dai paesi vicini arriva uno straniero, che racconta di sapere come stanno le cose, saranno a seguirlo in molti. E ci vorrebbe del tempo per dargli torto, mentre lui sa già di avere ragione.
784 L'uomo insiste a credere di sapere; giustificare è difficile altrimenti il potere insediato. Nessuno di un medico ha voglia che dice forse; preferiamo un inganno. Sovrastimata la ragione che tiene i comizi, analizzando le alternative. Si monta essa la testa, dimenticando il presupposto: un buon vocabolario per il problema impostare.
Ma non fu il vocabolario figlio di ragione, bensì di una tradizione il frutto, che ogni due per tre violentata da catene di parole, che lo specchio più non sanno, per la propria indecenza vedere.
785 Solitamente l'uomo mette il punto di domanda alla fine di alcune frasi. Io l'ho disegnato sulla mia bandiera.
786 Una rappresentazione di sé e del mondo completa: rischiosa. Deve
rimanere per l'imprevisto uno spazio.
787 Un sistema politico del duemila, con la tecnica del settecento, oppure viceversa? A chi dobbiamo dire grazie, per il benessere che abbiamo in dono?
788 La frazione sovrana nelle mani di ciascuno, coi parlamenti non s'è accresciuta. Però la tecnica ha reso più profonda la sovranità dell'uomo sul mondo. E il dividendo è aumentato più del divisore.
789 Il senso delle elezioni è che quando il popolo ha fame si cambia il governo; ma la fame di oggi affonda le cause nei giorni prima.
790 Nel trattato fra l'uomo e le menti successive, vi saranno delle norme. Verso le menti precedenti retroattive?
791 Se anziché concedere ad ogni testa un voto, avessimo un metro per l'essere che vi sta dentro, sarebbe più facile inglobare, nel rito elettivo, le menti successive.
792 L'uomo si sviluppa in un ambiente scarso. Quando bene funziona, raggiunge l'abbondanza. Quindi, dalle condizioni di progetto allontanato, smette funzionare.
793 Il debito diffuso non era presente nel progetto dell'uomo, e nemmeno i mass media. Cosa facciamo dunque? Li mettiamo fuori dalla legge?
794 La ragione parlata per gestire la raccolta, la pesca, o la caccia si forma. Non c'è troppo da stupirsi per le crisi globali finanziarie.
795 Qualcosa succede al sistema dei soldi nervoso, le banche. Debiti grossi hanno messo radici. E non mancavano le previsioni, ma il politico non poteva tenerne conto. Forse era meglio dare all'uomo come consiglio uno specchio, che la incapacità sua mostrasse, a dominare del futuro le complicanze. L'uomo ha troppa voglia di farsi aspettative; lo si dovrebbe impedire, ma il politico che rimprovera e non lusinga, pochi voti raccoglie, e meno clienti ancora. Così adesso ci ritroviamo coi cassetti pieni di contratti difficili a rispettarsi.
796 È rimasto nella società mondiale un esterno, da cui un cambiamento possa provenir violento? Oppure di socialità nuove forme dovremmo aspettarci, al dissesto finanziario permanente adatte? Una soluzione esiste, per le responsabilità superare limitate, nuove forme elaborando, oppure un ritorno ai signorotti è la strada, che se ne fregan della legge e la voce usano alta?
797 Il mondo produzione per un uomo soltanto è un problema risolto. Le difficoltà sono altrove.
798 Se per i consumatori si produce, più ce ne sono, più grandi le scale. Ma si possono avere anche obiettivi, dal comodo dei consumatori differenti, come ad esempio la conquista o la costruzione di un cielo.
799 Chi produce consuma, e si creano tanti anelli.
800 La numerica conoscenza la tecnica ha spinto, che ha reso veloce il mondo. Rispetto alla tradizione, il capitalismo è un mondo più veloce. Per questo l'angoscia è così moderna.
801 Quando la società è veloce, gli oggetti si vedono sociali meglio.⁴
802 Il conto economico sui numeri appoggia. Ma quando muta lo scenario, cambia anche il significato di tutti i personaggi, e più non sai cosa contare.
803 Se un'utopia si deve, allora di un'aristocrazia effettiva si tratta, che per fondamento ha la gestione del capitale competente, di cui ci s'innamora.
804 Le semplificazioni del partito, nel vaso di Pandora hanno indirizzo, subito dopo la speranza.
805 Prendi ad esempio quel comunista: vorrebbe avere la ragione, invece ha la fede. Non è detto che l'alternativa sia sconveniente, ma un poco di sincerità, di fronte allo specchio, non guasterebbe.
806 Comunismo: la religione che esserlo non vorrebbe. L'analisi finanziaria a tavolino: testo sacro e strumento di piacere (della mente). I conti che tornano sulla carta perfetti, come la sequenza del maestro di karate. Mentre invece la realtà è sporca, senza simmetria.
807 C'è un filo rosso che percorre la storia e la spezza in due regioni: da una
parte lo sfruttamento e ogni sorta di obbligazione, che ruba il tempo e ad un lavoro costringe sgradito. Dall'altra parte tutta la massa delle libertà sprecate senza costruire il tempio. E non solo questa linea nella storia, ma dentro ciascuno a di noi. Il Regno dei Cieli è in quella linea nascosto.
808 Materialismo della storia: segui i soldi, e troverai gli Dei.
809 Sapore di Marx: studio, storica visione, analisi finanziaria, allo sfruttamento opposizione. E tanto entusiasmo.
810 Se la sostanza è forma, il materialismo della storia perde il senso?
811 Il rispetto a priori per l'uomo qualunque, nella sproporzione ha un motivo preciso, che fra i mezzi potenti e debole il corpo.
812 Con il rispetto, per sopravvivere si può creare un ambiente, non per vivere un motivo.
813 I diritti dell'uomo necessari, perché vivere valga la pena. Ma non sufficienti.
814 La privata proprietà cosa è, se non un fascio di decisioni? E se viene tolta, forse che non ci sarà più il bisogno, di prender decisioni?
815 Il giudizio sul possesso è spesso morale; informatico sarebbe meglio. Si
tratta di un metodo per assegnar le decisioni.
816 Lo sfruttamento è un processo che ha uno scopo. Impedire la proprietà al privato sui mezzi produttivi, mette i bastoni fra le ruote al meccanismo, ma poi ci saranno altri modi con cui lo stesso risultato.
Togliendola invece dai beni casalinghi, lasciandola intatta altrove, si potrebbe colpire lo scopo stesso di quel processo. Ed il lavoro, sotto il segno della bellezza umana, potrebbe divenire un luogo in cui vivere è un piacere, piuttosto che un mezzo per raggiungere un fine.
817 La proprietà privata dell'azienda, mixata con la comunione della casa: possibile una strategia da ritagliare, nella legge in vigore?
818 La vita in case separate e stanze: la più grande vittoria contro l'uomo.
819 Nei campi nazisti perfino, c'erano momenti di calore umano. Così grande è la potenza del pensiero. Noi, invece, non sappiamo smettere di esser divisi, nei nostri appartamenti.
820 La casa è una droga, che il rapporto con il mondo distorce: lui si teneva in viaggio sempre, e si atteggiava alle stanze come era solito alle strade, ai prati, ai cieli.
821 Casa mia, non poltrona di un comodo riposo, ma nave, per combattere nel mare, con tutte le meglio armi.
822 Il momento del viaggio è la resa dei conti, per le inutili cose, troppo ingombranti da metter nello zaino.
823 Un coro vien creato dai pasti in comune e dagli spazi: oggi un ricovero accogliente, ma domani una catena. Dunque: l'individuo seduto alla tavola in comune, ma col diritto al silenzio, che libertà gli consenta dai vincoli della voce.
824 Non è facile metter le persone una accanto l'altra: non sono scatole rettangolari di una stessa misura. Hanno forme diverse, e propaggini invisibili che stendonsi. Ma bisogna provarci.
825 Il sesso è il chiodo cui sta appeso il quadro, che è sociale.
826 La serietà non porta la cravatta. E non diventa meno seria per avere detto il cazzo. Popolo! Non piegarti alle cravatte! Perché fra le cravatte e il cazzo, non è quest'ultimo ad aver più colpe.
827 C'è un motivo ben preciso per dire il cazzo. E non è la ribellione istintiva di un teenager, ma una serietà maturata negli anta.
828 Fottuto universo del cazzo, indimostrabilmente, dunque per scelta. Al Polo Sud dell'angoscia nord moderna. Non solo umanamente; i hope?
829 La mancanza assoluta del volgare, e l'uso meccanico dell'insulto, dalla
stessa puttana sono nati, e vivono insieme.
1Da qui in poi verranno utilizzati i caratteri in corsivo per indicare, in modo flessibile, le parti della frase nel ruolo di complemento oggetto.
2La dicitura “la intelligenza” è volutamente preferita a quella comune: “l'intelligenza”. Per via del suono.
3Citazione tratta da “Hokuto no Ken®”.
4Cfr. Uexkull come citato in Lorenz 1974: “Un oggetto è ciò che si muove insieme.”
L'Arte
830 Arte: la prima linea dei combattimenti. Le conquiste dell'artista a seguire, vengono gli artigiani: a gestire il terreno appena conquistato. È una linea che all'interno dei singoli uomini esiste anche.
831 L'arte buona, sa come si muore.
832 L'arte è vicina al consumatore finale; di che cosa?
833 L'artista è creativo come artigiano del pennello, ma viene poi venduto di poetica rivestito, la quale sterile al cospetto sarebbe del Foglio Bianco.
834 Arte: l'interna-struttura dei personaggi descriviamo, che poi reciteranno il movimento principale. E se il pubblico si innamora dei nostri attori, non servirà chissà poi che trama, un abbraccio e una gelosia potran bastare.
835 Il bello di ieri non è più la tua cometa: anziché le consonanze, tu cerchi opposte-le-dissonanze, contraddici valoroso l'accordo maggiore, impossibili calcolando semitoni. Astraendo dal buon gusto, dai vincoli ti liberi più stringenti, e rendi vasto il campo in cui l'originale vai cercando, senza il quale non hai scampo.
836 Se il quadro capovolgi, il soggetto non riconosci, e le forme inizi a
guardare occupate dai colori. Eliminando le figure dell'esperienza, si obbliga la mente a setacciar tutto il deserto.
837 Il tetto ai muri si deve appoggiare, e di una donna la pelle disegneremo di pesca, non le interiora. Il realismo dipingere superfici chiede chiuse. L'astratto ad indagare è più propenso gli organismi aperti.
838 Il canto è piccolo un tempio, che una volta imparato non costa poi nulla. Quello per sé stessi camminando nella via.
839 Il canto è rotonda una vocale, nello stomaco appoggiata, sulla quale i denti delle consonanti.
840 Ho appoggiato una mano mentre cantavo all'orecchio. La mia voce all'udito è cambiata. Nuova, l'ho sentita.
841 Il tipico tempo del mondo occidentale: cresce col profondo che scava la narrazione, nell'arco di un racconto?
842 Il segreto di ogni arte è sempre quello: si mettono i mattoni disponibili a caso, e con curiosità si sta a guardarli, disposizioni diverse tentando e immaginando. Così la conoscenza si accumula di quelli, imparando l'errore ad evitare. Ma quali le condizioni per avere di curiosità quel campo? Cosa, togliere bisogna?
Lo Scienziato ed il Poeta
843 Troppo facile esser belli; così la scienza ha preferito di esser brutta. L'arte più recente anticipando. La sua bruttezza è quella fatica, che ancor oggi mette rughe sul viso di chi studia; è la fatica di un dottore che la risata si proibisce. Già il signor Fritz queste cose aveva detto. Si può rendere la scienza bella, la reputazione preservandone seria?
844 L'umanesimo è una statua, classica di marmo, con una giacca strana e la sciarpa; mentre la scienza è giapponese un robot di poligoni assemblati. Nel mondo perfetto si tengono lungo la via per mano.
845 Il numero di marmo è un incubo, per quella tradizione umanistica che vuol cantare senza pensarci. Eppure potrebbe farsene padrona, se una presenza di spirito maggiore.
846 Il contemporaneo possiede il significato della scienza. Per un progressoprimavera, vorremmo di questa parola cambiare il retrogusto, da una certa prosa staccandola polverosa.
847 Non si può superare la scienza, come numero intesa con cui studiare il mondo; sarebbe un regresso. La questione è invece aperta, per la struttura sociale della scienza.
848 La tecnologia è neutra di per sé, ma dai vertici è dominata sociali, non commensurabili ai cittadini. Questo forse il suo superamento: una tecnica
che ai piccoli consenta l'indipendenza. Parlando di energia, difesa militare, e materie prime sintetizzate.
849 Il demone è venuto grande, della matematica usata per controllare il mondo, meno versibile di un latte ormai versato. Non si può credere ingenui che la pagina si volti, idee come vestiti cambiando. È necessario un modo negli uomini integrare, di relazionarsi con la scienza, di matematica impregnata. Sarebbe forse questo un possibile progresso, sopra l'epoca della scienza? La numerica sapienza consolidata, ata nell'inconscio, nuovi slanci a consentire; niente affatto dell'analisi un rifiuto, che per mezzo del numero si svolge.
850 La differenza tra le scienze naturali e quelle umane nei risvolti sociali si trova, come la produzione industriale ad esempio, oppure nei caratteri del dominio interno: nello spirito che non si vede?
851 Il metodo della scienza deve restare serio, ma non la prosa che di scienza racconta.
852 Se il poeta sbaglia, la bellezza rimane. Ma se sbaglia lo scienziato?
853 C'era un sacco di gente nel Seicento che con le moltiplicazioni andava in giro e le addizioni, provando ad infilare dappertutto il più ed il per, fino a che qualche porta si trovava che si apriva.
I Numeri, la Matematica, il Denaro
854 I numeri: del decidere gli enzimi, le ripetibili tracce che mi danno aiuto, e lasciano la superficie sgombra, soltanto con le macchie del vero da esaminare. Non risolve il numero il problema, ma lo rende pulito.
855 Il senso del numero sta negli uguali, o dove si dispongono su di una linea le cose.
856 Opera la matematica dove il numero vive: nelle foreste degli alberi tutti uguali. Ma sotto la misurabile quantità dello spazio, forse una fascia si cela, qualitativa profondamente; e forse proprio lei dei numeri è la radice? Sarebbe una sconfitta, oppure una vittoria? Dei numeri la casa: si sarebbe forse originata, per “selezione naturale”?
857 Il numero è un oggetto strano, ma non ama la società evocarne la stranezza, per tempo non sprecare rallentando i conteggi, e perché il numero comunque regolarmente si ripete. Ma, dietro questo ripetersi eterno, si nascondono forse interi mondi complessi, inutili per l'economista soddisfatto dai risultati? Questa complessità interrogando, avremo sorprese?
858 La disperazione di Pitagora ci appare strana, per la radice di due. La riflessione sul numero è fermata, da una moralità con la fretta di timbrare il cartellino.
859 Meno cinque è sempre un cinque; diverso è il modo che ha di comportarsi, nei confronti degli altri.
860 Il nome è un inganno dei numeri irrazionali, che sono razionali, e di quelli immaginari, che sono reali. Entrambi poi numeri non sono, ma strutture, che conducono da certi numeri ad altri.
861 La matematica non è i numeri, ma in qualsiasi momento la certezza, di poter dire una preghiera che non cambia. Il pensiero invece è un fumo, che nei cieli più alti, dove non si fermano i venti mai. Per questo di un esercizio ha bisogno, per sé stesso ritrovare.
862 Nata come preghiera nel mondo dei Greci, noi, ancora moderni, l'abbiamo usata per conquistare il mondo.
863 A te la gloria, o matematica, eterna e potente tra le scienze. Puoi tu essere il mio cuore?
864 Sentendosi dire tautologia, la matematica si è un pò intristita. Poi però ha reagito da par suo dicendo, a voce grossa nel vento: “O tautologia, tu sei dir lo stesso, ma cosa è uno stesso? Non si ritorna nei territori di mia giurisdizione, nella contea di equivalenze e partizioni? Forse quel tale, credendo di insultarmi, altro non ha detto, se non che le mie parti a quelle corrispondono del mondo, che son così svelate? Ma questo è un complimento!”
Dopo questa euforia breve, la matematica a eggiare nel bosco è andata, le idee a riordinare, ispirata dalle ombre che la luce disegna, ondeggianti le foglie.
Quale decisivo il nodo? Posto che la tautologia di un sapore si è ammantata, svalutativo accidentale, quali sono gli aspetti sostanziali, che dietro quel teatrino si celano dei concetti? Forse il fatto che un regno, diviso in regioni, non è più lo stesso regno?
865 Oggi nella storia una paura è verosimile nuova.
Chilometri distante, incantevole sarebbe il basso-continuo-brusio del maremassa-che-trema di neve, fango, e vulcano. Insolita dei germogli-grandi-nubi la crescita veloce, pesanti verso il cielo. L'onda avvincente, solida che si emoziona, con mille frecce di terra-calda-o-fredda lanciate in avanti.
Ma non sei distante. Sei troppo vicino salvezza per trovare in una corsa strappacuoreANDpolmoni; vuole prenderti questa valanga, e corre in salita come in discesa, e scarta di lato, furba per mangiarti. Ormai non puoi sfuggire, alla matematica descrizione di tutte le tue arti e delle tue ioni.
Ti ha preso. Ti chiedi perché non sei morto, e capisci che non ti seguiva per finirti, ma per un nuovo inizio, per mettere te sul trono, darti la corona e farsi schiava. Per spiegarti come sia possibile tutto questo.
866 Sulla bilancia della matematica non hanno un peso le stringhe.
867 Un sistema coi numeri interi, più semplice appare di uno coi reali, quelli con la virgola e a seguire tante cifre. Ma completare di Tetris uno schema, è più difficile che riempire un secchio d'acqua fino all'orlo.
868 Il numero Due può incazzarsi quanto vuole, ma non può fare a meno di avere figli pari.
869 Il numero è un'arma.
870 Una vittoria contro la statistica non si può, ma per fortuna non è un nemico: non conosce il nostro nome. È cieco il suo percorso di fiume, e contro noi non si dirige. Gli uomini riguarda, ma è del tutto inumana. Uno studio le va offerto in sacrificio, per conoscere il suo percorso e le pericolose anse, per non essere travolti dalle piene occasionali.
Non è lo spirito essa, e se dentro ci si è seduta, la colpa è nostra; ognuno di noi soltanto può scacciarla, fuori, a calci nel sedere. Tanto a lei non interessa restarci.
871 Economia buco grigio di un'epoca che riduce e seriamente non sa evocare, proprio te voglio chiamare pei colori lucidare. Questa poesia non ti vuole contro, desidera invece venire alla tua scuola, a prendere da te lezioni, figlia di necessità quantitative del corpo. Forse il compagno di banco sarà un po' triste, ma il tuo nome nella mia bibliografia sarà un grande onore.
872 Anche ogni denaro possiede una storia, ma non se la ricorda, perché non ne ha il bisogno.
873 Soldi, soldi, soldi dappertutto. Ma teniamoli giù, giù della piramide nel fondo, il cui vertice sia luccicante di miele, che non sappia queste pietre piccole cosa siano e polverose.
874 Soldi di qui, soldi di là, soldi piccoli e soldi grandi, soldi ad ogni o. Non possiamo di questi insetti fare a meno, che hanno invaso il mondo. Rifiutandoli non se ne vanno, meglio accettarli e lavorar di strategia, nella direzione preferita per farli andare.
875 Umane di cose è fatto il denaro.
876 È vero che gli uomini per il denaro fan di tutto, ma è anche vero che vi rinunciano di continuo, in cambio di altro.
Un Vocabolario
877 Non voglio fare un discorso, ma un vocabolario.
878 Poesia: un vocabolario da scolpire.
879 Nel mio vocabolario c'è una parola, e c'è il suo contrario. È forse strano?
880 Senza un dizionario, la logica spara a salve.
881 Ad ogni logica un vocabolario è necessario, mare per nuotare.
882 Quanto cambia il risultato, tenendo la logica, e modifiche sul dizionario? Come si proietta l'atomica struttura in quella macro?
883 Prese come atomi le parole, la reciproca posizione dà la struttura della frase. Ma esiste anche tutto il mondo dentro, per ciascuna di esse. Se fuori una certa logica fra di loro, forse una informazione possiamo ricavarne, su quella che vige nel mondo interiore? E il viceversa? La struttura interna dei nodi, sul disporsi influisce degli archi?
884 La risoluzione aumentando, in sé un'architettura il nodo rivela. E la
ricchezza cresce del sistema. Riducendo una realtà invece ad una rete di nomi, comodi rettangoli mattoni, più semplice è maneggiarla.
885 L'uomo sottovaluta il trasporto, a favore dell'oggetto. Ma quanta parte dell'oggetto al posizionamento è dovuta, e al suo trasporto? Oppure a quelli delle sottoparti interne? Vocaboli cambiando, ciò che prima era trasporto, può diventare una parte?
886 La ricchezza materiale va con la quantità per istinto certo. Dello spirito il patrimonio sta nella qualità invece, nell'architettura di alcune idee. Per l'una cercare o l'altra, il vocabolario è differente della psiche.
La Verità e i Mattoni
887 Se la verità è un chicco di sabbia, ogni occhiata sul mondo è un deserto.
888 La verità è una merce abbondante, che al nostro camlo continua a suonare.
889 Al check-in dei cieli della mia attenzione, il aporto della verità si controlla, ma non soltanto. Dieci chili deve pesare al meno, dei risultati il bagaglio a portata di mano.
890 Di fronte alla folla dei pensieri che chiedono parola son confuso. Per trovare un po' d'ordine, cambio il protocollo: voglio tutte le richieste con un sol verbo presentate, col principe di tutti i verbi. Vediamo se così mi tolgo dai piedi un terzo almeno di tutte le furbizie.
891 Tanti piccoli dettagli si danno il turno in fila, per suonare il camlo alla casa del pensiero. “Siamo veri, siamo veri!” dicon tutti, la bandiera della verità scambiando, al aporto che nel regno della vita conduce.
892 Sento i dettagli del vero che là fuori fan casino, e chiamano il mio nome. Vanno ripetendo che prima mi alzo, per farli entrare, e più sarà il tempo che avrò risparmiato, sulla via che progredisce. Ma la voglia del progresso ci mette poco a scivolare, sulla solita buccia di una stupida banana. E quando cade batte la testa e diventa la fretta, oppure la moda.
893 La vecchia regola dentro la nuova ritrovata, di cui caso particolare. Questo è il proiettile d'argento banale, per uccider la moda e ritrovare il progresso.
894 Ci devi credere, per capire se è vero.
895 È come una chiave aver disegnato; non bisogna chiedersi se è vera, ma provarla nella porta.
896 L'uomo e la verità son diversi due animali.
897 Quando la verità del rumore non vien sacrificata all'armonia, ci troviamo per sentieri sconnessi di rocce, che spuntano inconsumate nel aggio ripido e stretto, che i cespugli spinosi cercan rubarci.
898 Il sistema del mondo: vicino alle sorgenti puoi mantenere sette ruscelli distinti, ma poi la pendenza pretende l'orgasmo nel mare riunito.
899 Il valore della verità, sta nella ricchezza del mondo.
900 Rispetto alla verità, è molto più onesto il gusto: con più trasparenza riconosce che in principio vi è una scelta.
901 Cosa è peggio delle domande sbagliate? Forse la risposta che resta nei binari? Aspettando di imboccare un vicolo assurdo?
902 Gli anelli e Saturno hanno la stessa media, ed anche di una nuvola la media sta nel mezzo; ma la moda è un'altra cosa. La verità nel mezzo non resta, se ne va la verità dove ne ha voglia, e la moda stabilisce.
903 La media fra due idee intelligenti, un'idea non è intelligente.
904 La media non va d'accordo con le strutture: perde la traccia della loro complessità.
905 Non l'apparenza inganna, anzi, essa della conoscenza è il seme. L'apparenza inganna discontinua, quella che non mostra il vuoto tra un sorriso e l'altro del conduttore, ma anche quella dei vicini nostri di vita, che sempre negli stessi tempi e in certi luoghi, già con le maschere indossate pronti.
906 Le figure sono foglie, che il tronco dell'essere nascosto.
907 A volte l'istruzione tesse un velo, anzichè scostarlo.
908 Non un velo da scostare, ma un cumulo di stronzate da spalare, che tenta sempre di riempire il vuoto, verso il tesoro scavato.
909 Forse il sapere a liberare l'uomo non basta, ma più che sufficiente è a intrappolarlo.
910 I mattoni numerati son caduti, oh che disastro! Ordine subito bisogna, per trovare poi veloce quel che serve, quando il capriccio della regina lo esige.
911 Una stanza vuota è meglio di una stanza disordinata, ma con una ordinata non c'è paragone. Non sono i giovani quelli che imparano prima. Non esistono del resto stanze vuote.
912 L'ordine è l'olio che trasparente rende il foglio. Un di più che aggiunto non ingombra, che alla comprensione apre un varco. L'ordine non ruba della torta le fette, ma sgonfia i palloni più grandi, e tutti più comodi fa stare.
913 Difficoltà un uomo adulto trova, rimettendo i mattoni in discussione interiori. Perché la sospensione comporta, dei lavori in corso che gli dan da mangiare.
914 Studiando la storia, la priorità è dei mattoni, che della piramide funzionale son la base. Ma facendo la storia, o anche soltanto la vita, tocca il comando all'esterna visione.
915 Vi è un istinto che conduce ai nostri cari costitutivi mattoni. Ma la coltivazione di loro non è stata che qui mi ha portato, anche se frequente l'incontro per la strada, volentieri dando il saluto e fermandosi a chiacchierare.
916 Il regno del cuore mette in secondo piano gli equilibri di salute. Quando un politico parla, i dettagli tecnici vengono posposti alle bandiere apionate. La grande visione del mondo, fatica a parlare la lingua diversa dei mattoni elementari, coi quali però il pulpito è costruito.
917 Del corpo la sensazione, e della riflessione il primo inizio, atomi non sono elementari, come sembrano forse. L'attitudine a percepire della coscienza i germogli, nel corso degli anni s'è formata, con esperienza mentale variegata.
Aperta la via la prima volta, ad essi tornare si può sempre, per fare pulizia del resto, un quadro stabile a ritrovare. Scoprendoli, batte il cuore, ma in seguito presso di loro quest'ultimo si quieta. Preparandosi forse alla prossima avventura?
918 L'evoluzione ha incaricato la coscienza dei grandi progetti: a digerire chimicamente le meno eccitanti schiere, ci pensa l'inconscio. Ma in fondo al percorso, possiamo trovare anche un Napoleone nuovo, che sa potersi prender la decisione in tre mosse, di pochi secondi ciascuna, a patto però di mantenere sé stessi concentrati al top. E per essere sempre in volo, serve aria su cui appoggiarsi. E per trovare quest'aria da far mangiare al pensiero, se non c'è azione, se il grande progetto è a un punto morto, o se tutti stanno dormendo... forse puoi provare ad abbassare della coscienza il campo, ai mattoni elementari di cui siamo composti.
919 Non è detto, che la vibrazione di una corda soddisfi il gusto del suono. Non è così scontato il mattone dell'arte: il più semplice segno che la penna sulla carta, può non bastare.
Il Profondo e la Superficie
920 La profondità delicata si eleva, troppo facile rovinarla, ponendo le etichette.
921 Nella gioventù e nel mattino è sincrona la superficie e senza storia. Poi si forma il profondo.
922 Quando nel mondo delle cose si parla del profondo, una superficie è implicata che sta sopra, e copre interamente. Invece, parlando del pensiero, forse l'idea è più corretta di uno strato superficie, la cui zona profonda non resta sotto né sopra, ma è composta dai nessi che ci son fra le sue parti.
923 La superficie è la parte prossima ai sensi. È lo strato che di più ci racconta, forse tutto. Grande il suo valore, non inferiore alla sostanza retrostante. Quest'ultima è creata dall'astrazione, la quale nodi concettuali produce che della superficie non sono parte, che della profondità vanno a formare il mondo. Il rapporto tra la superficie ed il profondo, non ha le forme di una gerarchia.
Perché dunque verso la superficie è popolare, uno sguardo sufficiente? Quando una persona un inganno vuol creare, lo fa modificando la superficie delle cose, non ciò che sta dietro e non si vede. È per questo che poca fiducia nella superficie abbiamo spesso.
Per fare economia, per risparmiare energia, lavorano gli ingannatori con questa
zona di realtà. Per lo stesso risultato ottenere in superficie, mettendo alle masse mano retrostanti, molta fatica si dovrebbe fare in più. Una sparatoria per mettere in scena, soltanto le facciate conviene ricreare, piuttosto che le case per intero ed il saloon.
924 Il profondo non pronuncia della superficie un rifiuto, ma ne descrive la struttura. Il profondo *è* tale struttura. La profondità il superficiale distingue in parti minori, di queste i legami riconoscendo. La profondità è il vocabolario migliore, è il mazzo delle chiavi. La massa delle informazioni aggiuntive profonde è ridotta, ma la qualità elevata. Il superficiale è di gran lunga più consistente, più pesante, più ingombrante. Il luogo occupato dal profondo, non è la metà dello spazio che la superficie attraversa. Ma in quella superficie è una rete.
Quello smettere di pensare, a cui, esplicitamente o meno, la scuola di Francoforte si riferisce, è una limitazione al superficiale, che col sensuale in comune ha molto. Il potere, che lo sappia o meno non importa, un popolo non vuole profondo, ma il potenziale delle menti sprecato.
925 Soltanto la pelle la vista può vedere delle cose. Alle profondità essa cieca ed al tempo.
926 Dei concetti sopra e sotto l'utilizzo è delicato: per le sociali sfumature. Il vincitore solitamente sopra il vinto è posto, della gravità con il favore.
927 Rimase perso a lungo nell'immagine del sé, dimenticandosi innaffiare del profondo le radici.
Il Caso, le Storie, le Cause, l'Esperienza, la Tradizione, l'Abitudine
928 La tendenza a rifiutare il caso non è banale; amiamo farci una ragione di quello che accade. Quella soprannaturale specialmente ci è piaciuta. Di una bizzarra soluzione si tratta, che però ha funzionato: si vede che qualche aggio comporta del pensiero, molto comodo da eseguire.
Ma se una trappola nel comodo intuisci, sceglierai di prendere il caso per quel che è, un'opposizione più sincera conducendo, con le forze piccole tue.
929 Il caso è mille diversi motivi.
930 Il caso va di qui e va di là, contro un ostacolo si ferma, e indietro dal pendio ritorna, nel fondo della valle; il caso in una direzione lunghi tratti non percorre, ti rende di una conca prigioniero. Invece esistono altri luoghi, e il valore del gioco è più che la candela; questo cammino è da farsi.
931 Se un angolo del soffitto si è bagnato, vuol dire che per l'acqua c'è un percorso, che sotto le tegole s'infila, e in una fessura a del catrame, e poi del cemento. Se domani tutto si è asciugato, quel percorso non è falsificato. Se l'acqua una volta è ata, ancora può are.
932 Archaeopteryx: anche una singola configurazione complessa, come l'oro è preziosa di tutte le Russie. Anche dove non dimostra nulla, una folla può di ipotesi confutare, a cui prima del suo aggio dovevamo dare udienza.
933 Da Gregory Bateson ispirati, consideriamo le storie a fondamento della mente.
934 La presenza di storie retrostanti non è semplicemente un aspetto interessante. È necessità, senza la quale si scivola nella bocca di leone: labilità che ogni solido inghiotte. L'aggregato di queste storie è del corpo il corrispondente astratto?
935 La storia è sottostante la causa: gratta la causa, e troverai delle storie.
936 Anziché la causa dirmi e la conseguenza, un prima raccontami e un dopo.
937 Le successioni trasformate in cause: spinosa una questione. Ma così bella è una rosa, che sempre il giardiniere le sue spine perdona.
938 Racconta storie alle persone, per donare alle idee giuste radici.
939 Cos'è una storia? I numeri naturali ad esempio, ce ne raccontano una. Ognuno di loro ne chiama in causa un successivo.
940 Devi convincere qualcuno, o dalle accuse difenderti sue? Raccontagli la storia delle tue ragioni. Tu, avrai da percorrere una strada, e lui, se in fede buona, un dizionario per capirti.
941 Ci vuole tempo a scoprire le frequenze basse, ma sono loro che fanno l'esperienza. Le lucertole industriali più difficili a catturarsi, sono quelle più lente.
942 Bisogna avere un'esperienza, per capire cosa sia l'esperienza.
943 La lunga esperienza divenuta competenza è terreno buono per la nuova ispirazione, straniera che turba gli equilibri, sfruttando i presupposti, suicidandoli.
944 I parametri sono piccole cose che danno una grande svolta. La scelta a dall'esperienza, che ispira e convalida le intuizioni. Non basta un calcolo a priori, c'è troppa carne sul fuoco.
945 Un dettaglio elefante: molto importante.
946 Ogni singola tradizione è impregnata di un valore, superiore ad un calcolo di numeri infinito.
947 Nella centrifuga globale, al termine di una moria straziante, sette tradizioni distinte resteranno, capaci a dialogare senza rischiare la follia.
948 Cose buone e cattive cose, una accanto l'altra poste; difficili a distinguersi al giovane inesperto, la cui pelle i dolori non ricorda e i piaceri, che vennero da esse un dì. Tenta la previsione, ma l'intuito migliore mangia
la polvere ancora del più debole dei ricordi.
949 Nella tradizione un antidoto il relativismo trova.
950 È neve la tradizione, che afferma il suo diritto, una volta ancora, sul mondo intero.
951 Per non volare, foglie nel vento, abbiamo bisogno di una massa tradizione.
952 Indaghiamo le tradizioni che van dosate nel progresso, possibile di certo, pur se sconosciuto ancora. Ma tempo da perdere non ce n'è: attaccheranno gli Spartani, e tutti uccideranno.
953 Le radici non sono una moda.
954 Noi diamo il via, e l'abitudine porta a buon fine le manovre. Di questo luogotenente possiam fidarci, nel senso che è onesto e non lavora di malizia, ma non è intelligente molto. Le disposizioni senza pensarci esegue, e facilmente non si accorge che qualcosa è andato storto. È meglio ogni tanto recarsi sul posto, i dettagli a controllare.
955 Quest'abitudine è una donna fedele. Facciamole in regalo un vestito, e una trousse per farsi bella.
La Novità
956 La domenica piovosa, l'incontro non previsto. Donna sensuale vestita così, subito mania e nuova nostalgia. Viene la cena coi primi discorsi: chi sei cosa fai dove stai; tutte scuse verso i morsi e la voglia di mangiarsi. Ora il momento è ato, ma tu ritorna quando piove, come amica inaspettata, o novità.
957 La novità è una palla del basket, che cade dal cielo e rimbalza, ogni volta un po' di meno.
958 Ogni novità che incontro, ha vagato nell'aria fin dal principio del mondo. E oggi di mercoledì è il punto preciso nel tempo, in cui una traiettoria mi ha dato nei secoli appuntamento, per esplodere d'informazione un piccolo orgasmo, liberando in un istante quel carico, portato da lontano. Tutte le altre idee son venute a fare festa, e del grande fratello hanno abbracciato il concorrente nuovo. E se una di loro si è già innamorata, un'altra ha già iniziato ad odiare nell'ombra. Si son riorganizzate le fazioni. La politica interna della mente è cambiata per sempre.
959 Basta un cenno lieve del pensiero per chiarire nel quadro di un personaggio lo scopo. Così che possa iniziare dell'inconscio il lavoro, per accostare forme, tempi e intensità, alla ricerca dei migliori incastri. Mentre la coscienza lavora su altri schermi, oppure dorme.
960 Una mente semplice le combinazioni a un certo punto esaurisce, e si quieta; in un sistema più complesso rimane più a lungo negli anni della
novità il sapore: il brusio con cui il nuovo arrivato col popolo indigeno si confronta, le posizioni reciproche a definire.
961 Col are degli anni la zona diminuisce inesplorata, dove s'incontrano le novità che fan battere il cuore. Però, alla mente che vuole il futuro, le porte del giardino sono aperte, nel quale la giovinezza con l'esperienza del metodo cresce, anziché con l'esperienza del mondo scemare.
962 Intrapreso il nuovo edificio, agita l'euforia novità il pensiero; il giorno dopo l'euforia si quieta, ma gli scavi rimangono e i muri da affrontare. La novità si presenta col sorriso, ci fa sognare e con un debito poi ci lascia, come il peggiore promotore finanziario. Forse l'euforia per il nuovo proibita, in quei luoghi dove si lavora e del futuro si decide. Il gran divertimento, motore necessario, sta bene separato dal dovere, in posti dove può fare la confusione che vuole. Perché il tempo delle cose non è quello delle idee.
963 Il primo rischio del metodo è perdere lo smalto nuovo, per non più attirare su di sé la voglia.
La Felicità
964 Nasca il sorriso tra la gente sconosciuta, la quale, disponibile sempre, al ruolo si adatta di sorgente. L'amante c'è e non c'è come la luna. A lui il sorriso va portato in dono.
965 Della mia felicità ho messo le radici in cassaforte: nella gente che non conosco.
966 Sia la felicità nascosta, ai motori di ricerca ignota.
967 La felicità è un furto ai poliziotti del mondo: di nascosto.
968 Ho costruito coi muscoli un sorriso, che raduni attorno a sé del buonumore i frammenti.
969 Dell'intimo l'avvolgimento bianco, si lava col sapone anche del viso.
970 L'uomo che si vuole felice, è un uovo che si prova a stare dritto.
971 Il sorriso dell'uomo non è necessario, perché si vinca la guerra delle armi o delle merci. La forza cieca non ha lavorato per accrescere il sorriso. Allora, per chi si mette gli occhi, è possibile fare molto, in quella direzione.
972 Ad ogni latitudine l'oro è prezioso. La tua felicità invece, nemmeno resta buona per te stesso fra mezz'ora. Usarla non si può moneta negli scambi.
973 Dove si cerca quel grappolo di idee, che felicità non versibile renda?
974 La felicità nasce in equilibri delicati di vincoli e libertà. L'uomo immerso nella produzione verso i vincoli è sbilanciato, con le scadenze da rispettare. L'uomo libero, è in grado porsi un freno?
975 La libertà: una chiazza di blu fra le nuvole produttive, che coprono il cielo; oppure un colore onnipresente, che sa mettersi in mostra anche senza il contrasto coi morbidi variegati dei grigi e dei bianchi?
976 Il successo degli uccelli volanti, dev'essere indipendente da quello nel mondo. Proprio per questo, l'albero spirituale non può stare in un limbo universale: in un terreno preciso si deve radicare. L'indipendenza che dalla conoscenza deriva.
977 Cosa conta la caduta del cielo, se la possibilità di un sorriso ci è rimasta?
La Vittoria
978 Vittoria: finalmente del grande pino cade il tronco, dopo un lavoro d'accetta prolungato. L'ostacolo scomparso, appare un paesaggio, ed è golosa la conquista del nuovo orizzonte.
979 Vittoria è quando il vincolo del mondo, combattuto a lungo, più non ostacola il pensiero che si svolge. Allora indossi l'abito di dare a quel vincolo men peso, e libero è il pensiero, scene di creare al proprio desiderio. Ma nell'ombra il vincolo rimane, pur se non guardato. E verrà il giorno per lui di tornare alla ribalta, dalla forza delle cose sospinto. Il cambiamento a cui sarai costretto, chiamasi sconfitta.
980 Con gli amici e le donne, i colleghi i clienti e i macchinari, le cose scritte e dipinte le tele. 'Io', è un luogo di vittoria. Là dove una sconfitta, quel posto non ne fa più parte. Segue all'insuccesso il movimento del ritrarsi.
981 Nel mondo, sempre la vittoria può esser compromessa.
982 Sconfiggi le tue vittorie, per togliere il terreno sotto i piedi alle sconfitte.
983 Dannate siano eternamente le piccole ingannevoli vittorie, viscide sirene, che ci distolgono dalle maggior comete.
984 Ogni piccola vittoria è una grande sconfitta.
985 Le piccole vittorie grandi insegne han luminose. La grande vittoria è una via nella penombra di silenzio.
986 Che ti porta un insuccesso? Una modifica di scenario, e la morte di un'allegria. Fra la sconfitta materiale ed il morale che ne viene, è quest'ultimo il peggiore. Ed anche se il primo tu non trasformi nel secondo, altri lo faranno, con probabile contagio.
987 Il metodo è un ufficiale, il cui dovere non è il risultato, ma il massimo impegno nella missione. Sicuro del cuore, lui affronta la sconfitta.
988 Prende forma la sconfitta in un difetto in produzione. Vedo già perso un cliente importante. Cade un grande ramo dall'albero scenario; una parte viene meno di me stesso, e fa male. Preso dallo sconforto, dismetto l'affetto anche per altri rami, pur senza minaccia dagli eventi, ritirandomi nel cuore, lasciando fuori il mondo. Ricompaiono le fotografie a mezz'aria dei compagni vecchi di ione, ma io rimango indifferente. Il mio cuore per loro è chiuso. Le emozioni interne da questi stranieri non prendon più consiglio. Libere divenute, seguon la ragione, che a in rivista le alternative.
989 È venuto l'insuccesso: ha svelato gli errori, e i limiti dell'autore. Rinasce chiara una distinzione fra l'isola dell'io ed il mare del mondo. La sofferenza precisa della sconfitta a medicare, piccoli nella Storia ci figuriamo, sciogliendo in questa vista i chiodi del nostro tran tran. E mentre cambiano i cieli, noi si rimane nella nostra casa, senza pretese, rinunciatari alle utopie.
Poi un giorno la ione tornerà per le giornate e gli obiettivi dei lavori;
risaliremo fra di essi, verso le sfere maggiori arrampicando, di cui sentirci parte. Fino alla sconfitta successiva.
La Festa
990 Se possibile, Festa. Altrimenti Lavoro; quella a preparare.
991 La Festa è uno spirito che apre la porta ai sensi, dopo un Lavoro che li ha tenuti a bada.
992 Dedicarsi ai nodi, ostacoli al progresso: la buona volontà di ogni Lavoro tra una Festa e l'altra.
993 Il Lavoro paziente un domino dispone, che giustificazione trova nel giorno di Festa.
994 Non vi sono stanze di Lavoro soltanto, e stanze solo per la Festa. Nasce la Festa nel terreno lavorato.
995 Il Lavoro (costringendo ad imparare il mondo) accumula dinamite astrazione, fino alla massa critica per la Festa. Ma se la Festa scoppia quando siamo ancora negli uffici, ci sono un paio di problemi. Il primo: le danze della Festa van frenate, per non rompere gli uffici. Il secondo: i residui rimangono della Festa nell'ufficio sulle cose; ma gettarle, quelle cose, non possiamo.
996 Dopo la Festa è di nuovo Lavoro, per ricomporre i presupposti di una Festa nuova, le aspettative cancellando, che nella Festa di prima erano
esplose. Qui la sofferenza: la parte del sé che viene meno.
997 Non crescono le aspettative in certi luoghi; invece in altri s'abbuffano e si fan grasse. Questa distinzione è vicina al nocciolo interiore. Il distintivo della Festa è nelle aspettative esplose, mentre l'orario di Lavoro le tiene sottovuoto, congelate.
998 C'è uno specchio nella stanza: guardansi Festa e Lavoro, credendo vedere piacere una e sofferenza l'altro. Ma no, perché la sofferenza sta in quel aggio breve, quando iniziativa si prende contro la voglia, ormai corrotta, sul finire della Festa, per rimettersi al Lavoro. Poi viene un piacere interiore, che piano procede dal nucleo, fino a conquistare dei sensi tutto il regno, in un'impennata finale che è il vertice della Festa.
999 Dove sta il pendolo tra la Festa ed il Lavoro? Nel tuo atteggiamento forse, o in quello che fai? Nel come o nel cosa?
1000 Il Lavoro guarda il futuro, mentre la Festa non possiede il senso del tempo, è tutta nel presente.
1001 La Festa è giunta, le briglie sono sciolte, al galoppo la fantasia: nei prati, sulle colline dei sensi. Severamente vietato di scender nelle grotte, nelle segrete ove riposti i piani del futuro.
1002 La Festa è un sacerdote che matrimoni, fra tutti i presenti.
1003 La Festa a sempre, perché il mondo non corre mai abbastanza come lei vorrebbe.
1004 La Festa è un eccezione ai comportamenti più quadrati, che di ogni piramide son la base.
1005 Sono l'interno e l'esterno gli strumenti giusti, il brusio per divider che lavora, dal baccano della Festa?
1006 La struttura è il presupposto, ovvio, per la rinuncia alla struttura. Di tanto in tanto rinunciar definitezza, abitudini acquisite, partizioni imposte, e i concetti elementari per dire il mondo. È il mistico carnevale in cui vien meno la distinzione, dall'indefinito a ripartire, scegliendo la via a ricostruire; sulla base però di un'aggiuntiva esperienza.
Il Nero
1007 Mi credevo una quercia, mi sono scoperto una foglia, secca, che aspetta il vento.
Firmato: un uomo.
1008 Onde, altro non siamo.
1009 Ho bisogno voler bene a qualche cosa, attorno la quale sventolare, come una bandiera sul pennone. Altrimenti volo via.
1010 Ho voluto giocare con il nero; adesso è lui a giocare con me.
1011 Sempre meno differenza, fra il cavaliere vedo inesistente e l'uomo.
1012 Quei problemi dietro le quinte ringhianti.
1013 Noi sulla sabbia divertiti, ma le spiagge delle onde il cimitero, che vi giungono dopo un cammino molto lungo. E quando la morte senton vicina, cercano invano di trarsi indietro, piangendo, per cedere infine.
1014 Noi milioni di piccoli schiavi, col piccone scaviamo e col badile, una fossa enorme, che alla fine dei tempi riempita, il nostro lavoro da un cataclisma annullato. Ma noi scaviamo... e mettere le mani in questa terra è il nostro amato destino.
1015 S'avvicina la curva, ma così affaticato dalla vita è il pilota, che nemmeno gira la testa verso il nuovo orizzonte, preferendo stare coi vecchi amici oggetti conosciuti. Che importa, dice a sé stesso, se esco di strada?
1016 Quando mi travolge l'entusiasmo, nello specchio vedo il dolore del giorno dopo, che si contorce, ma se allungo la mano non posso fare nulla per cambiarlo. Arriverà la mezzanotte della magia nera che scambia le parti.
1017 Questo tormento è un amico che ha tradito. È uno spago che mi stringe il collo, strattonato dai capricci nel vento di una grande bandiera. È un mestolo, la mia persona a mescolare, tagliata a pezzettoni e messa a fuoco lento. È le formiche che di notte vengono a mangiarmi.
Poi dalle ferite mi riprendo, mi guardo indietro, e scopro che ero io.
1018 Sparso il tronco, il vento si portò via le foglie.
1019 Oh come le maschere volan via, come il pubblico sparisce, come inutili tutti sono. Siamo.
1020 Sorrideva sempre.
1021 C'è un angelo nero che mi segue dal ato a due ore di distanza. Tutto quel che faccio controlla, e ad ogni mio sbaglio guadagna terreno.
1022 Ci son quartieri malfamati in cui nessuno mette piede, non ha confini invece il nulla segnalati da evitare. È predatore senza nome, che attendendo l'occasione dietro il muro mi sorveglia. È raggio scuro e cerca un varco, nel mio pensiero per versare, veleni neri alle mie foglie.
1023 Con gli occhi pesanti nascosti dagli occhiali, c'è sul divano un leoncino, che quando s'arrabbia ferisce sé stesso. Ha commesso il creatore uno sbaglio: questi artigli son montati al contrario.
1024 Oggi come ieri l'uomo impazzisce, prigioniero di un pozzo, profondo e buio e vasto, privo di pareti. Cosa allora il progresso? Forse tutte le scale di Escher costruire, per raggiungere quel cielo lassù, rimasto così lontano?
1025 Assomiglia molto al cielo nella notte. Scintille nel vuoto. Delle costellazioni dici il nome, e pensi quelle figure che vengon dal mondo antico, ma poi ti trovi qualche punto luminoso soltanto, e tanto nero nel mezzo.
1026 È Natale, scende la neve… Ma c'è qualcosa di sbagliato… sento i cani abbaiare rabbiosi del destino. Tirano la slitta di una nera figura, che dal mondo sotterraneo a farmi visita viene.
1027 E cosa dovrei umilmente scrivere quest'oggi, se non gli stracci di me, a penzoloni, per asciugarsi nella pioggia?
1028 In un prato di maggio, sospesa tra i rami di storie impreviste, la contentezza si stende in attesa di un graffio.
1029 Ho messo corde alla mia chitarra nere.
1030 Babilonesi o Romani, si o Americani non importa: alla fine di ogni girotondo, c'è sempre una terra da dissodare. Per nostra scelta, fin che morte.
1031 Rimani a volte fermo, e un fumo vedi strano uscire dal terreno, che in forma di spirale avvolge le tue gambe, salde ma stanche. Un brusio ti ricorda che i motori e le fornaci non sono mai fermi, qui nell'inferno, grande fabbrica sotterranea, dove operai sudati nel caldo rosso e faticoso, producono armi per l'esercito più malvagio. Non importa poi molto il futuro, non contano poi molto le sofferenze dell'uomo e degli Dei nuovi, quando lo spirito del mondo ti accarezza così dolce.
1032 Se voglio lucido rimanere e attento, cosa dovrò fare con questa inconsistenza? Incubi riempimento? Almeno, restando sveglio a guardarli, la morte potrò evitar della coscienza: la distrazione che sfuma la forma, togliendole sostegno un po' per caso.
1033 La chemio è come una matita, che cade e si rompe dentro; ma tu non lo vedi.
1034 Si è liberato mai uno scoglio dalla tortura delle onde?
1035 Così buono l'equilibrio, che ogni mossa in un peggio doveva finire. Come poi fu per ognuno di essi.
1036 Un labirinto di abissi, che offrono altissimi di meraviglia scorci sui cieli colorati, e il rischio costante di un crollo devastante.
1037 Non importa se uno sciocco parla fastidioso in TV, se le nuvole son grigie e gli schiavi indifferenti. Io vedo il mare di Alcibiade, sotto il sole del mezzogiorno.
1038 Per chi non vede i fantasmi, nulla sta facendo quella persona che ferma aspetta. Ma degli abissi vi sono che sta evitando. Ma vi sono degli amici che le restano accanto.
1039 L'oro mio tutto ho puntato sul vento. Ogni mattina siedo aspettando lassù nel cielo della tempesta i segni.
1040 L'atleta di Pindaro è inciampato ai cento metri. Come in sulla morte di Nostro Signore, trema la terra, colorato di viola tutto il cielo. Ma come in Via col vento, domani è un altro giorno.
1041 Nel mare trasparente del tempo, il mio guscio leggero navigando di noce, vado sospeso sul fondale di rocce, popolato da mostri legati in catene, verso un luogo luminoso di palme tropicali. Poi di un parente la voce mi chiama, e mi lascia accanto al fuoco nella casa di sera.
1042 Questi due scogli tengono da soli tutto il mare, che ha deciso di venir qui stasera a rompere i coglioni.
1043 Pianto chiodi nel soffitto, in forma di stelle.
1044 Gaudente, sterile finisco, straccio per pavimenti. Nello sforzo definisco poesie, rese solide dal peso in fronte. Oro-effetto-collaterale.
1045 Fossero anche le ripetitive carte, del millesimo impiegato nel palazzo dei conti, senza potere di decidere alcunché, agli ordini di chi sta costruendo una torre nuova. Il respiro sulla scrivania curvo, estetico può tornare, e tutto il gioco vale ancora la candela. Se l'aderenza s'innamora dei dettagli.
1046 Era un giardino di notte scuro ma caldo, rubato al freddo del divenire.
1047 O Specchio, noi torniamo a te in questa notte che si fa alta e pesa, su di noi straccivendoli che arranchiamo, indecisi tra fermezza, intelligenza, o golosia.
1048 O Specchio, nelle tue viscere fruga, e ridacci l'immagine nostra migliore, che tu un giorno vedesti.
1049 C'è un universo parallelo in cui io sono il capotreno. Ma nel mondo delle cose un eggero, delle aspettative degli altri.
1050 Son beati coloro che un capolavoro han disegnato, stringendo i pugni nei giorni e nelle notti, contro ogni freddo, contro la ruggine di ogni catena. Noi non siamo esattamente così, ma abbiam bisogno di vedere queste cose.
1051 Uccidi la serpe dell'urgenza, evoca il greco se l'economia ti morde, lancia pietre ai fantasmi, alla cianfrusaglia dai fuoco; e cura i germogli.
1052 Il dato medio non importa; voi esistete!
1053 Tolta l'illusione che i giorni ti spreca, non hai scelta se non questa guerra, nella quale il compito tuo primo è stare, sulle posizioni a fatica conquistate; battute da un vento che nei festivi non cessa o la sera.
1054 Lo sguardo dunque in avanti, un buon viso vestendo neutro, cercando degli eventi la comprensione. Qualcun altro c'è che nel vento sta lottando? Tu guarda allora le sue mosse, ripetendo ad imparare.
La Partizione
1055 Zarathustra predicava la terra, ma qualcuno è tornato ad indicare il cielo.
1056 L'uomo è diviso. L'uomo è quasi un albergo ad ore, destinato agli orgasmi di questa e di quella idea.
1057 Tentavo di afferrar le chiavi, dei due luoghi in cui diviso è il mondo. Ne ho sentito il tintinnio, ma allungandomi verso di loro mi son fuggite, come coda di scoiattolo alle giostre.
1058 Ci sono tante linee che attraversano l'uomo per dividerlo in due parti. Alcune di queste fanno amicizia, e si metton parallele. Ma non facile è venire a capo di esse tutte, con regole semplici soltanto. Non è come il parlamento, dove una destra ci sono e una sinistra; assomiglia a un triangolo di specchi, con le ripetizioni di oggetti che se'n vanno in una curva, verso l'infinito. Poi ti giri e non son più gli stessi.
1059 Un proclama d'unità: questo una volta credevi l'oltreuomo. Adesso dal mattino alla sera divisioni vai tentando nuove. Ma se ieri il silenzio si distingueva dal suono, oggi è il sapere diverso dal sentire, e domani vedremo il presente opposto all'ingerenza di ogni altrove.
1060 L'interno dell'anima e l'esterno, non sono quelli facili e fissi che nel mondo materiale; scorrono questi interni agli esterni paralleli, una
sfumatura è sufficiente per varcare il confine. L'attenzione continua e il bagaglio delle idee ti fan pilota migliore, nel tuo spazio per restare nell'aria.
1061 Metti il tuo cuore al riparo dagli scherzi, là dove non possano le sconfitte toccarlo e le disgrazie: nel regno dello spirito, che misteriosamente è altro dal regno delle cose, pur avendo su di esso un gran potere.
1062 Sulla mia scrivania sono il re, e metto le carte e le sposto, ma dall'ufficio di un collega, o da un telefono improvviso, possibili notizie di problemi irrispettosi. All'esterno il tempo può volgere sempre al brutto, non è li che la voglia si deve custodire.
1063 Il frutto del desiderio ha delle conseguenze, risalendo a monte delle quali, poi spezziamo in due parti i popoli del mondo. Da questo lato gli oggetti in cui si può versare il desiderio, dall'altro...
1064 La via che porta dal cuore nel mondo esiste, ma non è un percorso dritto. Quando il cuore l'obiettivo guarda negli occhi, con una spinta emotiva a raggiungerlo ci aiuta, ma poi perde sé stesso, e non spinge più alcunché. Forse meglio è un cuore con residenza dedicata, dalla volontà nel mondo separata.
1065 Se gioiosi, il manager e il dipendente faranno un buon lavoro, ma la casa è un'altra della gioia.
1066 Il Regno dei Cieli è fertile una terra che l'acqua trattiene, con cui più floride le piante che in esso han le radici. Al di fuori del Regno è il deserto, dove l'acqua versata senza frutto vien persa. La casa vera dell'uomo è il
cielo, fuori dal quale è un viaggiatore, e sempre all'erta senza fidarsi deve stare. L'amore sincero è per quella terra che sa trattenerlo, mentre nel viaggio una maschera si addice, forse non del tutto triste, certo non gioiosa. Il mondo è costellato di vincoli e impedimenti, che intralciano la ione. Il mondo ha il suo corso, dal cuore umano diverso.
1067 Vi sono obiettivi come comete, per fare ordine nei giorni. Le cose del mondo fuori son più brave in questo ruolo, le cose dello spirito invece un poco meno. Perché i aggi a raggiungerle non son sequenze chiare.
1068 Riecco l'ombra senza fondo di un abisso necessario, tra due universi. I risultati sul mondo circostante, ed il sorriso. Il cuore di cambiare ha bisogno in molte cose, che l'economia vorrebbe persistenti, e viceversa. A volte il cuore si scrolla di dosso idee che danno nel mondo i risultati, altre volte nei vicoli insiste ciechi senza uscita. Le persistenze e i cambiamenti che vuole il cuore, non sono quelli della volontà che porta ai risultati migliori nel mondo.
1069 Tra spirito e mondo una partizione è profonda: i tempi delle permanenze e delle mutazioni. Sacrilego il matrimonio che tra questi due mondi non rispetta il confine.
1070 È un rischio due padroni aver da soddisfare: l'atteggiamento, e il risultato nel mondo.
1071 Lo spirito ha sempre una via per il Regno dei Cieli, mentre nel mondo della produzione e degli oggetti è necessario maneggiare gli insuccessi. Sono due posti diversi.
1072 L'entusiasmo porta dipingendo a pensare il quadro, non il pennello, come sarebbe invece meglio. Non deve rimanere l'entusiasmo presso la sorgente, che rischia di inquinare.
1073 I gruppi coi titoli non si fanno, ma simili pezzi mettendo accanto.
Intervista ad una Partizione
1074 A: “Io sono il sole, e la ione per il progetto mi trascina, nella fabbrica di luce. Mentre cammino tra impiegati ed operai, la grande visione trasforma ciò che vedo in un senso. Dal quale nascono ordini da impartire e da compiere azioni, per costruire la strada verso la vittoria.”
1075 B: “Io sono la penombra, non sono abbastanza ingenuo per mettere nell'azienda ione; farmene schizzo di numeri preferisco, di costi, e di ricavi. Non mi guardo intorno volentieri, mentre cammino nei corridoi. Ma so dove portare questa nave, lenta a seguire il timone. Dalle posizioni dei porti e dalle forze dei venti ricavo a tavolino, nel silenzio, i comandi da are ad ogni marinaio; me li scrivo su un foglietto che poi mi porto in tasca.”
1076 B: “Io sono la piccola ma profonda radice di questo viaggio nel mare, e non importa poi molto che i marinai ed i gabbiani se ne rendano conto.”
1077 A: “Ecco un problema che entra nell'arena: mi avvicino, e senza far caso agli astanti lo afferro per le corna. Lo forzo a destra e poi a sinistra, per capir la debolezza. Lui con una finta mi inganna, mi solleva, mi fa cadere. Io quella mossa imparo per non cascarci ancora. Mi rialzo e afferro un pezzo di metallo, a portata di mano; glielo punto nel viso per tenerlo a bada.”
1078 B: “Con la mia riga ed il como, amici fedeli rubati al progresso, posso trovar la quadratura ad ogni tipo di problema, rotondo come un pallone, cliente gonfiato, o spigoloso come un utensìle di widia spezzato.
Paziente la mia mano, faccio in pezzi ogni dragone per ricomporlo a mio favore.”
1079 B: “I lupi tre pecore han già sbranato, e si senton gli ululati che ne avvertono il ritorno. Ma sempre dei lupi, e pecore, che dai lupi mangiate; vediamo come i danni limitare, senza che il panico il ragionamento distrugga.”
1080 A: “Arriviamo nel mattino, la giornata vivendo fino a sera, e i nostri destini son legati dalle sorti di questa nave. È possibile un coro, avendo per sottinteso il primato dell'uomo: ad esso riconducendo il valore di ogni evento, del quale anzitutto la struttura di tempo.”
1081 B: “Parlo piano, come se il fiato dovessi risparmiare, costringendo chi mi ascolta a stare attento, per sentire quel che dico. Piuttosto che usare alta una voce, preferisco camminare, per vicinarmi chi è lontano. Parole uso precise, senza sovrapporre le tue con le mie.”
Il Ciclo
1082 Crescita mattone su mattone, Entusiasmo che prende confidenza, Sovraccarico che perde il piacere, Confusione che più non decide, Nulla di nulla, Ricostruzione delle basi.
1083 Un solito errore: da un malessere confusione partendo, se ne esce danzando, obiettivi medicine inseguendo. Poi però diventan questi lo scopo, e nel giro di un'estate si ritorna in autunno. È proprio necessario questo giro? Non lo si può spezzare? Chi ha più ragione? Del pendolo le stagioni, oppure il sasso che rotola, giù, senza mai guardare indietro?
1084 Per mezzo di obiettivi materiali lo spirito si arricchisce, ma sovraccarico è poi delle loro esigenze, e ha bisogno di tornare a raccogliersi in sé stesso. In questo ciclo preziosi delle svolte i segnali.
1085 All'inizo del percorso, dal deserto bruciato verso il bosco nuovo, da un autocontrollo si è condotti per mano. Però non dura: per evitare le erbacce funziona, ma misera è la fantasia nello stato di polizia. Per consentire all'estate di venire, si sciolgon le catene, e maggiore libertà ai germogli è concessa. Spontanea una dinamica più animali consente, e piante, all'analisi rinunciando della fauna e della flora. Vien la foresta a prevalere sul giardino degli inizi. All'ordine succede una folla, di parole, di suoni, e di concetti. Sensazioni di vizio e alimentari, di fumo, erotiche e dell'alcol. Infine, viene il momento in cui tutto bruciare, per ripartire un'altra volta, avendoci qualcosa in più capito.
1086 Quando il cuore non sa più cantare a festa, bisogna tornare a lavorare,
per adattarsi a forme esterne di un altrove. Se l'istinto è rovinato, e c'è troppa confusione per la buona decisione, si ritrova libertà uccidendo gli istinti, sbagliati, e un'agenda creando razionale.
Questa la teoria, nella pratica più spesso un'ispirazione a mezza strada interviene, che aggi perde o guadagna.
1087 Un punto debole del ciclo è che in sé consente il vizio.
1088 Un impero a costruir di mille anni, o l'esperienza del divino, serve disciplina. Ma chi sarà a volar più in alto, l'uomo che disciplina ha ininterrotta, oppure l'uomo che inevitabile oscilla?
1089 Quel pendolo è così regolare a volte, che tra la gioia ed il vuoto si muove, che invincibile appare. E l'idea giusta per fermarlo non si trova.
1090 Equilibristi perfetti contro le cadute, o bravi cascatori veloci a rialzarsi?
1091 Avremo il Sole mai e la Luna, fissi nel cielo insieme?
1092 Io sasso caduto scrivo la polvere battuta, che un po' si leva infastidita dal mio colpo sul terreno, residenza non voluta. Cadendo il colpo ha scacciato la memoria, oppure la smemoria è la causa? Datemi un pezzo di carta a scriverlo, e un fuoco per bruciarlo.
1093 Sei caduto, e l'istinto è perso. Non sai più tenere a bada il sottobosco dei germogli. Sul palcoscenico in primo piano il pensiero non funziona, ma non è lui malato da curare, piuttosto lui per la cura è il mezzo. È andato fuori posto il retroterra semi-inconscio. E poiché dalla digestione l'inconscio deriva, offrendo pranzi alla coscienza lo si può cambiare. La cura dell'inconscio è una dieta della coscienza.
1094 Con un'azione continua sulla cresta dell'onda, ordine si può fare nell'entroterra.
1095 Caduti o confusi, l'intensità non si ritrova allungando la mano. Ci vuole un poco di pazienza.
1096 Spunterà un germoglio dal terreno che lavori; ma soltanto se fuori tu resti dalla gente, che sgomita per un posto.
1097 Il monotasking va bene sul fondo della curva, dove risalita comincia. Poi è destino che i la mano al suo molteplice fratello, prendendo la via di un sonno dal quale svegliarsi al prossimo flesso.
1098 Corrotto il buon istinto che orchestrava lo stormo, un bersaglio soltanto alla volta è meglio.
1099 Il controllo più intenso è quello che può fare i danni maggiori, troppe nascite fermando. Però, la possibile corruzione cristallizzarsi non deve in un divieto. Invece un bel cartello va appeso, che una durata ne comandi breve.
1100 Vai, germogli controllando, ma di essi alcuni timidezza possiede, e, se uno sguardo indiscreto, spare la voglia che di nascere han loro. Pericoloso dei germogli il controllo, insisterlo non puoi, ma usarlo con cautela; coi guanti, come forma di attesa.
1101 Culminante la confusione, nascono i pensieri tumultuosi, ma senza avvicinar la soluzione del problema, che anzi s'ingrossa. Improvvisa la salvezza si presenta, nelle forme di una statua, immobile e antica. Fermati o corpo! Uccidi il movimento e aspetta. Rinascere ti farò come il bimbo, che impara a camminare. Ed anche voi, parole, metterò nel mirino: prima vi darò uno stop, e poi nuove regole anche per voi saranno!
1102 Ad ogni distrazione dalla linea principale, immobile contrapponi un momento. Fai due i all'indietro, e nel solco riparti maggiore.
1103 Se il pensiero sta sbagliando, statua o tartaruga tu diventa: lui sbaglierà più lentamente, e per te sarà più facile acchiapparlo.
1104 Non ridere se in pose mi vedi strane: cerco il modo giusto mio di stare, mentre i pensieri nei labirinti degli specchi.
1105 Dopo una giornata di insuccessi, cerco la formula per ridarmi un tono. Cinque secondi o cinquanta senza mosse. In piedi a petto in fuori, o braccia posate sulla scrivania in seduta, con un occhio che regista vedesi del corpo nella stanza, tra mobili, appunti, schermi e stampanti.
1106 La mente non è una morsa per tenere fermo nella memoria il pezzo; è un luogo di flusso dove nulla è fisso. Oggetti, parole, forme: frutti stabili di
zone sottostanti fluide.
1107 Favole di uomini hai sentito, che molto han vissuto, la fermezza di una roccia mostrando. Ma esteriore è un'apparenza, che fa molto folklore e dà poca spiegazione di ciò che in quelle teste. Rotonda la forza non è una palla, o un prodotto chimico di base; è il risultato eventuale, di combinazioni complesse. La forza dell'uomo non è quella del sasso, che i secoli attraversa invariato: è quella del mare, mutevole sempre eppure anch'esso uguale.
1108 Ferma può restare la fede, o sempre muoversi come uno squalo deve?
1109 Nella immobile caserma dove riflessione si svolge, al telefono non si risponde che squilla: sono gli stimoli indegni a distoglierci dal mondo, che rinascere facciamo. Anche delle immagini i germogli e dei suoni, son chiamate che non vogliamo, perché muto e cieco il nuovo cuore abbiam deciso del pensiero. Che non vuol dire: povero un barbone, ma profondo, come il mare della preistoria.
Del resto, questo luogo strano che benefico è una notte, non può esser la nostra casa per sempre. Vi torneremo ogni tanto, al riapparir delle figure sgradite, per farle sbiadire.
1110 Oggi ricostruzione: se qualcuno bussa alla tua porta, non gli devi dare corda, zitto i suoi gesticoli ascolta, e digli, con quel filo di voce che basta (che *non* basta) quelle tre parole o quattro che gli servon precise.
1111 Uscendo dal nulla m'incammino, ed incontro nella strada gli eventi, temendo si accorgano che ancora sono nudo. Inizio a vestirmi: di piccole
cose appena compiute, che vengono a popolare la coscienza, chiacchierando un brusio.
Gli atteggiamenti interiori andati a buon fine, forman la rete della mia sicurezza, e sono più solido di fronte all'imprevisto che aggressivo vien da fuori. Eccone uno che là in fondo mi aspetta, ma non mi può far paura, perché nei birilli ormai ho lanciato molte palle, e ho solo bisogno del tempo che li maturi, a cader nella mia cesta. Le mie iniziative divengono il metro, per la dimensione dei nemici e degli amici; grazie all'opera conclusa, il mio occhio si fa acuto.
1112 Della formica laboriosa ho bisogno, dopo una sofferenza ormai lunga, per i grossi problemi smontare: in azioni minori alla mia poca portata.
1113 Il punto di svolta è immobile un momento, e lo sbatter tutti fuori, inclusi i fantasmi del focolare di un'infanzia. Dopodiché la predisposizione è ok, per compiti caricarsi volentieri, mentre prima infastidivano non poco le cose in più da fare, che scivolavano via senza appiglio trovare.
1114 Un rubinetto che il serbatoio tenta grande riempire: son le perdite da evitarsi.
1115 C'è da qualche parte, dell'arcobaleno forse al fondo, dell'acqua più sacra la boccia segreta. Per ogni ora vissuta diritto in piedi, là c'è una goccia in più. Per ogni volta che ti sei seduto, ce n'è una di meno.
1116 Non il tempo, non il denaro, ma la magica matita risparmia, che lucidi i pensieri disegna.
1117 Il giorno come un campo da traversare, fiori cogliendo e frutti. Volere volare: che significa se non questo?
1118 Una regola fissa non c'è per restare in volo: si colgon le occasioni. Ma le piste del decollo conosciute, e tu abbastanza vecchio a saperle.
1119 Sul finire dell'Ottocento qualcuno credeva nel volo dell'uomo. Noi oggi ancora.
1120 Per chi non vuole volare, non ci sia libertà.
1121 Coltivatore del volo, con questi semi.
La Morale
1122 Se ci sono per la mente dei luoghi preferiti, allora ha senso una morale, una tecnologia degli usi e dei costumi.
1123 Idee-armi, adatte per combattere la guerra nobile dei giorni, che gli uomini chiamano vita, rispondendo adeguato ad ogni colpo. Un giardino di concetti, ampio di significati, per comprendere la vita nei suoi molti aspetti. Limitato nei segni, per essere afferrato. Denso, per conseguenza, e per bellezza. Raggiunto? Domanda sbagliata…
1124 Se un'edera scura è di vivere il male, che sulle sporgenze frastagliate si è avvolta, e le fessure sottili ha penetrato, forse la risposta può essere spezzare: l'intreccio dei percorsi abbarbicati. Per il tetris della volontà in più semplici parti: Guardare, Con-le-mani, Parlare, Intelligere, Leggere, Scrivere, Camminare. Rimane qualche mossa speciale incompresa, ma nove su dieci il barometro migliora.
1125 Si è fatta regina la mente sui popoli-del-corpo, e una stagione eccitante è arrivata. Ma invece di indicare l'attitudine al governo, abbiamo fatto e conservato troppe foto: alla mente-che-le-mani-controlla, alla mente-chel'occhio-controlla, alla mente-che-controlla-il-o, alla mente-checontrolla-questo-e-quello. Di fotografie ce ne son tante adesso, ma le ultime non son più belle com'eran le prime. Volevamo arricchire aggiungendo, ma un mattone abbiam legato al salvagente.
1126 Così è facile scrivere, che ci siamo vergognati: a credere qualcosa di importante dietro una parola soltanto, per di più una parola che già
esisteva. Allora ne abbiamo attaccata un'altra accanto, per ottenere una combinazione tutta nostra: che già nei dizionari ufficiali non fosse.
Ma non si doveva dire che cosa controllare, bisognava dire al controllo di non sposare i dipendenti.
1127 L'uomo saggio si è proposto qualche divieto. Poi si è accorto che così non bastava. Per fortuna...
1128 Ci sono animali robusti, da legare per le gambe, offerti sull'altare a precise descrizioni. Diversa è la poesia farfalla: ciò che è fine, che quando fiorisce si coglie, senza esser calcolato. Si può preparare per la poesia il terreno, sarà poi sua la scelta di quando germogliare. Non c'è per essa una morale, militare, che riordina e seziona, ma un diario che le ore speciali raccoglie, come il tempo le ha portate.
1129 Nella città del bene c'è un teatro del male.
1130 Ogni formula in una psiche e in un sociale funziona. Non sarà questa ispirazione nuova una legge, ma un pro-memoria, per riflettere sulle stanze a lei più adatte.
1131 Un giudizio giusto nel posto sbagliato, non è più giusto. Prima le divisioni abbiamo scelto dell'uomo, adesso i giudizi vi poniamo di valore.
1132 Per ogni mente la strategia è differente.
1133 Noi vogliamo aprire molte porte: un mazzo non vogliamo di chiavi tutte uguali.
1134 Per lo sportivo e per il dandy, per il povero ed il ricco, per la festa, il lavoro, la discoteca e il tempio. Non c'è un vestito solo per tutte le stagioni. Il mondo va diviso in tante parti, per rendere più facile lavorare ai sarti.
1135 Un pugno contro il muro ti ha fatto molto male, una mela ti è piaciuta, nella palude una malattia hai trovato, in un luna park divertimento. Molti luoghi ci sono di cui ricordarsi, per tornarci ancora o non andarci mai più. Contro le forze sgretolanti che fan dimenticare.
1136 I ladri lasciano sui muri dei segni, per indicare le case con la dote più ricca, e gli orari in cui tutti sono assenti. Anch'io lo stesso: quando qualcosa trovo che mi piace, ci metto un segno.
1137 La morale non è il presepio con le belle statuine, una volta per tutte fissate. Meglio la ruota panoramica dei luna park, il circuito della Formula Uno, o il seguirsi delle stagioni. Ci servon degli anelli, dei sentieri chiusi, che si ripetono descrivendo una serie di paesaggi. Allora sì potremo iniziare a cercar noi stessi.
1138 Cos'è una morale? La piramide dei livelli, oppure una orbita con le stagioni?
1139 Se morale di uno scenario è persistenza, essere immorale per ogni capo
è un dovere.
1140 Non ucciderti per un errore: è quello che vuole. Necessario sbagliare quanto inutile è lamentarsi: la mossa giusta è qualcos'altro subito far di buono.
1141 Cavaliere ordinato in guerra confusa. Le nuvole sono belle in cielo. In casa mia soltanto pareti, rettangoli squadrati.
1142 Il rigore che una regola insegue, non è per i più giovani senza un maestro, il quale deve intervenire nel momento giusto, per evitare i danni che il troppo pieno.
1143 Il nostro massimo è un'asticella, che sempre si sposta un po' più in alto, se non viene oltreata. E se averlo superato noi pensiamo, lui è là nascosto dietro un muro, che per non ridere si trattiene.
1144 Ogni divieto pronuncia il peccato. Rosso come un drappo lo vuoi usare?
1145 Autoanalisi, che metta le lanterne esperimenti dove la curva ed il buio nascondon di più il percorso.
1146 Su consiglio di Darwin, conduci il popolo dei comportamenti al confronto con la realtà. facendoli volare questi uccelli. Mettendole in atto queste idee, con esperimenti su te stesso.
La Eleganza
1147 Un pensiero sbagliato e sei morto.
1148 Non deve cadere la foglia.
1149 Un po' di polvere in clessidra: solo un'estetica può impedirlo.
1150 Voglio una mia bellezza, a costo di esser brutto!
1151 Il motore fa il suo dovere, mangia la strada senza fretta e senza sosta, innamorato della propria nota che non vuol cambiare. Se il semaforo è rosso, strappo il volante verso destra, e falcio il prato, per scavalcare la coda di quelli fermi, che aspettano. Se serve, le ruote della mia macchina si arrampicano sui muri delle case come lo scarafaggio di Kafka. La mia macchina... col suo trotto Diesel meccanico. Ed io, cavaliere intrepido, non importa se la lancetta è sotto i cinquanta. La mia eleganza non ha bisogno di correre, la velocità che mi interessa non è quella che mi dicono gli strumenti. Non è nemmeno una velocità, e il mondo delle cose non c'entra nulla. Io, Don Chisciotte, tengo saldo il volante, e ritta la schiena, coraggioso lo sguardo, nel mio blues di sera, nelle luci della Franciacorta. Di rotonda in rotonda, capitano delle onde, delle mie fottutissime onde.
1152 Il comportamento senza l'idea: è un peccato?
1153 La eleganza è una caramella che non viene masticata.
1154 Se guardando alla finestra non parlo, tu non vedi il mondo nella mia testa. Ma se i fantasmi vagabondi del pensiero, cascano nel corpo, non c'è bisogno più di parole per costruire la scena. Una religione sincera è il portamento: non si può nasconder la schiena. Il cedimento arriva allo spettatore, non possiamo ingannarlo; non possiamo ingannarci.
1155 Eleganza è un miglior nome, per dire l'amore verso il corpo. Quello di carne, ma non solo.
1156 Se la eleganza s'innamora del o, ogni tendine ha un ruolo del piede. Ma se il padrone è il budget (o la eleganza ha un altro amante), conta solo quanto è svelto e lungo, il o.
1157 Bellezza: la eleganza dei più brevi percorsi, che sbrogliano la matassa del mondo, nella dimensione dell'essere che unisce i capi opposti con un concetto giusto.
1158 La eleganza si sceglie i suoi amanti, e attorno vi disegna un cerchio, a protezione. Ma le necessità del mondo frantumano quel cerchio, con catene a legare gli amanti ai pianeti del sistema esterno, i quali impietosi li trascinan via, come prigionieri derisi per le strade di Roma.
1159 Se in fondo a questa via che lenta sale, c'è una statua elegante greca, allora ogni chiacchiera scivola nel progresso indietro. E piu siamo in alto, più la pendenza ci richiama in basso.
1160 Non è per il bicchiere, ma per la riflessione, che sbatte la mia testa. Rischiando la rottura di questo grande specchio, ancora non convinto che il bello solamente salvare può il pensiero.
1161 Ai più diversi anelli che fan la catena che scuri dagli abissi bellezza solleva, con me l'inizio potrai tu dare, quei fiocchi di piacere fermando che scendono piano, a rovinar di caldo i taglienti di lame che noi vorremmo sempre nervose di fame.
1162 Si può vivere di una partita la bellezza, non distratti dal risultato? Soltanto se l'esperienza ha reso la bellezza adatta ai risultati, quelli che coi numeri alla fine son controllati. Allora, per esser buono un giocatore, il tuo metodo amerai, non i risultati, non gli obiettivi.
1163 Voglio dire addio anche a voi, miei sorrisi condivisi degli ultimi giorni, coi eggeri a me vicini del mondo. Addio a voi per ritrovare, ancora una volta, la eleganza. La mia eleganza.
1164 Io è il giorno che precede, ed il pensiero lasciato andare poi si paga: per l'angoscia di oggi non v'è soluzione.
1165 Il cuore e l'arte non sono scuse per lasciarsi andare.
1166 Regioni di bellezza nelle sfere costruisce superiori, a bellezze indifferente e bruttezze, dei livelli sottostanti. “La tradizione dei viventi,” chiedete? “Un metodo buono,” risponderà l'artista.
1167 Al muoversi del sottostante, anche l'estetica ha un cedimento. E muovendosi quello di frequente, questa mantenere è una guerra continua. Ma non vuol dire che sia un inganno, un falso al vero sovrapposto: come completamento intesa.
1168 Un triangolo a comporre, quattro minori ne puoi usare. Ma anche due cerchi, sei rettangoli, e qualche striscia ritagliata strana. Per la bellezza dell'uomo, quella del paesaggio non è necessaria.
1169 C'è un uomo, brutto e senza sogni che non sorride. Ruba le caramelle ai bambini, e tutta la torta si mangia. Ma, attraversato lo specchio, nel mondo delle idee, egli diventa un principe azzurro, che generoso i pani moltiplica e i pesci. E non si stanca regali per tutti a confezionare, dal magico suo cilindro. Di ogni bellezza paladino.
1170 Un egoismo, che porti aristocratico bellezza nel pensiero.
1171 Tornai così a rivedere il bello, nelle piccole gesta ultime mie.
1172 Va in politica la bellezza, perché la eleganza non porta il paraocchi.
1173 Stupendo ho visto un film. Adesso il suo posto non è, capitolo chiuso, alle mie spalle. Della madrescena uno scorcio nella mia camera ho appeso. Di notte per ricordarmi di sognarlo.
1174 Altissima la rupe, dalle finestre di una sala antica, il lavoro si vedeva ossessivo delle onde, d'inverno, su entrambe le sponde del mar Tirreno. Le ombre dal fuoco gettate sui muri giocavan di pietra, col rosso del tramonto. Un uomo e una donna nel vetro guardavansi del vino, nel silenzio.
Son rimasti lì per sempre.
1175 L'architettura deve trovar le posizioni che vittime ci fan cadere, al fascino degli elementi. Sterile altrimenti.
1176 Voglio essere un professionista, e cento dilettanti.
Le Metafore
1177 C'è un vaso da riempire, che però si svuota un poco ad ogni suono pronunciato. Non importa se parliamo di energia, oppure se altri nomi, ma una qualità della frase è una frazione: fra il significato portato e i segni portanti.
1178 Linguaggi a programmare ve ne sono tanti; quelli più in alto scrivono in poco tempo, ciò che in assembly costa giorni a faticare. Come si può alzare il livello del parlato? In che modo acquisire parole più complesse?
1179 La metafora è la risposta. Con la metafora utilizziamo le strutture conosciute, ritrovandole nel bersaglio. Tutta l'esperienza prende parola. Il repertorio si allarga, e si accorciano le stringhe per significati uguali.
1180 Frammenti scriviamo del cielo. Ma se la voglia vien da dentro a descrivere il Regno, la pratica dell'analisi ce ne spinge fuori. Se la descrizione del cielo vuole far parte del cielo, alle sue regole deve stare, che pongono un veto alle prose diluite. Compatta dunque la prosa, il significato che deve esprimendo in pochi segni.
Le metafore questa via richiede, che rendono più potente il linguaggio. La metafora come parole utilizza i temi del mondo ricorrenti, mettendo a maggior frutto l'esperienza che tanta sofferenza è costata, tentandone una redenzione.
1181 La metafora ben lavora quando a profondità comuni attinge. Per
questo i soldati fatica arruolare, dalle tecniche più appartate. Se però ci riesce, allora quei soldati cambian la bandiera, e ano a servir la tradizione.
1182 La metafora è il mestolo di maraviglia, che recupera la ricchezza dal fondo delle esperienze. La narrazione costruisce dei personaggi la ricchezza, raccontandoci qualche linea di fatti che li riguarda; ciò che è detto inizialmente diventa poi struttura di paesaggio.
1183 Messa a punto la sfumatura, la metafora è più immediata.
1184 Se la metafora è una rosa, queste sono le sue spine: la precisione che si perde e la differenza fra le esperienze. Del resto non sono le metafore a dimostrar concetti nuovi. Esse danno un'espressione penetrante a ciò che viene dimostrato altrove. Tolti gli scrupoli del rigore giusti, nel marketing dell'idea più liberi siamo, sfruttando le automazioni nella mente ricevente.
1185 Prima l'analisi che il ramo trova storto e secco. Poi la ricerca dei più simili animali, che la metafora fissa.
1186 Perché allora non scrivere, dei numeri la poesia? A dimostrazione fatta, perché non scriverne poesia?
1187 La metafora deve restare fin che serve, non deve diventare impegno o sfida, a durar più di due righe.
1188 Metafore: il mistero che frasi di nuvole impiega per disegnare un Kandinskij.
1189 La metafora si cerca nel tempo; non guardando, ma chiudendo gli occhi. Questo il segno dell'alba e del tramonto.
Religioso
1190 Mio Dio mio Dio, Tu Chi e Cosa sei? Sei forse dentro me? Sei un pensiero vivo un istante, o l'idea scolpita che comanda?
1191 Dio: ciò che non puoi toccare, o uomo, sporche le tue mani.
1192 Che bujo che bujo! A tastoni solo cose che non mi servono trovo, e le faccio cadere, goffo. Mi abbasso per raccogliere… ma dove sono rotolate? Qui nulla si vede… Dove sono capitato? Perché non mi aiuti? Forse perché pregarti ho dimenticato nei pomeriggi di luce?
1193 Dio mio che sei nel cielo che è dentro di me, donami il miglior pensiero, che giusta sia una chiave per il mondo.
1194 L'uomo è del destino soltanto uno strumento, per l'essere fiume un punto di aggio. Nella guerra nostra, contro un destino indifferente all'estetica dell'uomo, ecco Dio, la maggiore delle armi.
1195 Il concetto di Dio è vincente, ma senza il condimento paradiso e dell'anima immortale. Il Regno dei Cieli non è altrove.
1196 Se l'uomo tornerà a servirLo, allora Lui tornerà a costruire: i cieli dell'uomo. Senza nemmeno di esistenza il bisogno.
1197 Guardate senza esistere cosa ha fatto Dio: pensate cosa potrà fare quando esisterà davvero.
1198 Dio è entrato nella storia con il fulmine potente e le morti dolorose, per divenire protettore delle gerarchie sociali. Poi per caso una volta un Dio, all'interno si è spostato; da lì ha dato ascolto alle preghiere che l'uomo, verso un sé stesso gettato altrove. Ed in risposta ha parlato ogni volta per cambiare il mondo. A volte, troppo esteriore è divenuto tra la gente, strumento esplicito dei potenti. A volte cattive ragioni gli sono state regalate, che da sostegno son divenute dei contestatori l'appiglio.
Ma il corso della storia è sufficiente ora, da questo terrazzo privilegiato e alto, a decretarne la rinascita senza false ragioni, per la bellezza superiore del soggetto. Dio, il progresso maggiore da cui non distrarsi, rinasce con le buone ragioni soltanto: abisso dell'uomo, servo e padrone, voce distinta che nuove regioni porta in vita. Chiave d'accesso al dominio dello spirito sulla materia.
1199 Dio aveva un ruolo nella psiche, e un modo di darsi un tono agli occhi umani. La sua giustificazione ormai non regge, ma quel ruolo rimasto vuoto ancora avrebbe un senso.
1200 Dal particulare al silenzio degli amici.
1201 L'architettura scriveremo del cielo.
1202 Dato per scontato che la società è una truffa, una religione salute è la
più alta speranza.
1203 Se ci guardiamo intorno, dovremmo vedere i germogli e le piante giovani di una fede nuova. L'occasione andrebbe colta per una pietra evitare aggiuntiva, in favore di qualcosa più Kandinskij.
1204 La porta del paradiso è scrostata e defilata.
1205 Hai scalato le montagne, per fare sacra l'immagine del mondo interna a te. Ma devi andare sulla luna, perché lo sia pure negli altri.
1206 Non aspettare per concentrarti le cose importanti. Il verso dell'importanza deve al contrario. È la sacralità dei gesti che sparge nelle stanze l'odore dell'incenso.
1207 Gli uffici del centro ricerche han completato i controlli, e la risposta è in arrivo. Esco dal postino a firmar la ricevuta, mentre il temporale impazza scuro, con tanto di lampi e violacce sfumature. Chiudo fuori la pioggia, e butto per terra l'ombrello ancora aperto. Apro la busta che si rompe nella fretta. Wow! Il risultato è positivo:
“La disciplina spirituale è una tecnica ammissibile. Il Sacro non può essere sconfitto da Efficacia e da Efficienza. Il Sacro preserva la intelligenza più elevata, che sempre può vincere la stupida corsa col cappuccio in testa. Un'ampia intelligenza supera nei risultati un efficientismo economico dallo sguardo limitato.
Cordiali Saluti
U.N.S.N. - Ufficio Nazionale Simulazioni Neurali”
Le Idee
1208 Maledetto una volta,
se restando qua fermo
m'entra sotto la pelle e
ruba il posto alle carni
tutt'azzurro un bel cielo,
per durare un secondo e
mutarsi in un vuoto.
Maledetto due volte,
se prendendo le mosse
sono subito preso
fra persona e persona,
in un piccolo spazio,
senza scelta del o.
Ogni sbaglio del piede
è di ruggine seme,
le radici e le foglie a
soffocare il mio cuore.
Maledetto tre volte,
se cercando l'uscita
non soltanto il fastidio
nel bicchiere si perde:
sua compagna la chiave
dell'odiata prigione.
Benedetto per sempre,
se parola è trovata
che scavando nel nero
scopre via per il bianco.
Salvandoci dal vuoto
del pensiero sbagliato,
trasformando ogni fango
nel giardino del re.
E tenendo vicine
queste amiche le idee.
1209 Nel sogno di Kant l'idea è lo stampo per fondere il senso, nella statua della vita. Un cane, da sempre lo sapeva, io, uomo, dovevo capirlo. Il prossimo Dio ne ha preso nota, e ami le carte per la nuova mano del gioco esteta che non può aver fine.
1210 Se le idee giuste sono al posto giusto, allora, solido è lo spirto. Anche se l'Inghilterra è in fiamme, anche se Roma è al sacco, anche se c'è a Parigi la ghigliottina, anche se i missili verso Washington stan volando. Anche se una pandemia dai contadini dell'Antartide viene. Anche se tramano i cospiratori nell'informatica ombra.
1211 Una sola idea può cambiare il mondo. Quale?
1212 Mille palle bianche vi sono, e quella rossa devi estrarre. Il valore dell'informazione è la differenza che a tra gli occhi bendati oppure scoperti. Un uomo che sé stesso non conosce, tocca soltanto di rado, e a caso, le leve maggiori del proprio divenire. Un'oscillazione ne risulta caseggiante, nelle innumeri dimensioni della psiche. Stagioni della vita a parte, la tendenza del periodo lungo è nulla, per la bellezza del soggetto.
Ma tu pronuncia, se le hai trovate, parole di verità sul suo conto. E poi resta a vedere: la forza delle idee.
1213 Le idee giuste non migliorano di un po' la vita: è un vantaggio molto più grande, che in ordini interi di grandezza si misura.
1214 Le idee accolgono il mondo, facendolo nascere nell'alveo di sé stesse. Lo stesso mondo può fluire silenzioso o scoppiettare di petardi, dipende dagli occhiali che indossiamo. Ci sono idee come la neve: tolgono colore, portano silenzio. Altre idee fanno il profondo, sollevando gli oggetti dallo sfondo, personaggi per la recita iniziare. Anche un documentario banale di un orario d'ufficio, può essere un film d'azione, o un rito religioso: dipende dal montaggio.
1215 Ho messo le melodie in riga una accanto l'altra, ma ogni volta che le guardo c'è qualcosa di diverso, un accento rubato da quella che precede, un colore regalato alla seguente. È una lenta digestione, che durante la tastiera prosegue e nel silenzio successivo. Celebro a volte matrimoni, altre volte funerali. Alcune di loro si distinguono a fatica, altre hanno accostate un bel contrasto. Alcune di loro chiedon tanto, ma quel che vogliono non sanno ancora. Alcune dei nemici hanno mortali che non posson sopportare, altre han bisogno dei loro vecchi amici per ritrovar sé stesse. Tutte voglion comandare quando sono alla ribalta. Devo attento, a non dare una mano che poi diventa un braccio, ma essere dittatore non posso con loro, che son la vita mia.
1216 Le idee sono una cosa seria.
1217 Non è il futuro nelle stelle, ma in quest'aura, che solida per un'idea.
1218 C'è distanza inferiore fra le razze animali, che fra uomini diversi nelle idee.
1219 Se l'idea è un personaggio, raccontarne cento volte la storia non è un costo. Crearla, può costare anche del sangue, ma poi la strada è in discesa.
1220 Un palazzo è crollato, e si chiede qualcosa ricostruire; è in questi momenti che le idee son più importanti.
1221 La buona informazione non ingrossa il problema, rubando spazio al magazzin della materia; fa il contrario, alla materia togliendo peso.
1222 Con la forbice dei nomi ho staccato dal mondo un pezzo: un individuo, o, se preferite, un ente. L'idea è per impiegarlo un modo: a descrivere qualcos'altro.
1223 Non coprono le buone idee tutto il mondo senza spiragli, pezze una accanto l'altra, allineate non sovrapposte. Non funzionano così.
1224 L'allenamento per un'idea: il quadro dipinto della sua venuta.
1225 Il mondo è figlio delle idee, dunque, rivoluzione! Perché se noi davvero vogliamo, tutto si può cambiare, a partire dall'idea per cui qualcuno sta più in alto, e molti stanno in basso.
Il mondo è figlio delle idee, dunque, ciabatte! Perché anche la formichina può costruirsi una visione, in cui lei si trova al centro.
Cosa crea la fantasia? Visioni da conquistare, o seghe mentali per distrarsi?
1226 Quando le nuove idee vanno a regime, smaltiscono il capriccio: e la ripetizione esce un po' meglio.
1227 L'idea prende l'odore del quotidiano con cui si intreccia. Così ne imparano i giorni la confidenza.
1228 Cosa fa il concetto? Salta di vetta in vetta disegnando l'inviluppo?
1229 L'idea è una vecchia sensazione che si è fatta molti amici, i quali hanno impedito al vento di volarla via, ma si vede bene che il sole e la pioggia l'hanno sbiadita e smussata.
1230 Con la mano lesta leviamo il concetto dal suo viaggio negli ingranaggi; con due dita, nel guanto schizzinose, lo stendiamo sul tavolo dell'obitorio in alluminio. Ne facciamo l'autopsia, per poi ricomporlo a nuova vita. Frankenstein? No, poesia.
1231 Particolarissimo è il concetto: quale la misura, per questo superlativo?
1232 Se l'idea diventa il nome della meta, questa è l'alternativa: pensare tutti i i uno per uno.
1233 Il pensiero preciso, nel tempo e nello spazio, il pensiero del presente, senza significati sfuggenti altrove.
Il pensiero privo delle idee, non deve queste concepir come nemici. Meglio un rapporto come la Luna e il Sole, oppure un'amicizia. Ma se la notte della parola può scendere in un momento, quanto lunga sarà l'alba, perché la luce torni del giorno piena?
1234 Ci entusiasmano le idee, ma nelle mura di quei castelli, mancano molte pietre. E più si sale, più il pericolo cresce. Invece il pensiero senza idee, vasto è un piano terra. Più sicuro, certo, ma con vista più ristretta.
1235 Voi, idee, mi fate spavento: posso ancora dirvi un rifiuto, o così a fondo mi penetrate, che l'ipoteca su ogni destino è posta?
1236 Difendere non è molto sensato un'idea isolata, se poi rossa diventa o nera, a seconda dell'uso.
1237 Davvero le idee son decisive, ma un uomo può farci un ballo, o arci la notte: non può viaggiare con loro a lungo.
1238 Nude le idee, ci fanno morir di freddo. Il progresso di rispetto ha bisogno, per le idee pelose.
1239 Anche due idee soltanto, son destinate a litigare, se pretendono proiettarsi entrambe, diritte ed oneste come il faro di Batman.
1240 Unitaria è la mente, ma nel mondo ognuno se ne va per conto suo. Il concetto crea unità per noi, non per il mondo.
1241 La mente è labirinto di sentieri nel bosco, per i quali il pensiero si aggira. Lo addormentano alcuni paesaggi, che, lento il o, stanno molto alla vista. Altri lo fan sì vivo che subito corre via, e né le forme viste né la via per ritrovarle riesce a ricordare poi. Questo è il modo in cui le verità preziose fuggenti.
1242 Il pregiudizio è un'idea che il proprio posto mantiene al sole, tenendo la mente addormentata. Il movimento vivace sacrificato, alla permanenza di un parassita. Il pregiudizio uccide il movimento quando viene al primo piano, restandovi. E mentre lui vince la selezione, della cieca natura, a perdere è la mente che vede il futuro.
1243 Chi vuole il paradiso, il brano più vivo tenga ripetuto e fresco: quello che costellazioni di idee compone. Che poi però rimangon fisse.
1244 Hai chiamato 'bene' quell'ospite che, venuto alla mente, comodo vi resta. Ma non sarebbe meglio chiamarlo droga?
1245 Movimento è il pensiero. Se provi tenerlo fermo, lui ci resta male, come un bimbo senza più il suo gioco.
1246 La filosofia come surfista ha un senso.
1247 Tu difendi questa idea perché dal tuo interno proviene. Una ispirazione innocente era soltanto, che volava nei tuoi universi. Fra gli uomini pronunciata, un pezzo di pietra è diventata, e ha diviso gli astanti in opposte fazioni. Non c'è più spazio per il gioco.
1248 Il singolo umano si affida alle idee, da lui stesso composte nei giorni precedenti.
1249 È per mezzo delle idee che il singolo umano accede alla specie. Se svalutazione colpisce le idee, di un luogo protetto c'è bisogno, in cui rivalutare.
1250 Il segreto protegge le mie idee, dalla prosodia nefasta degli altri.
1251 Celansi le volontà che muovon le idee. Lo scettico queste credere più non vuole, e sospetta ovunque dietro l'idea una volontà.
1252 Quando un maschio di un'idea si innamora, la usa per spiegare ogni cosa del mondo. Se ci riesce è tutto contento, come se avesse inventato una bottiglia, per metterci del vino. Ai maschi piace ricondurre tutto il mondo a poche idee, pronunciando una bella frase, che lancia diventa e scudo per ogni nemico.
I molti ricondotti ai pochi: dove le radici di questa figura, che salda è nell'uomo? È un affare situato alla scala dei neuroni, oppure composita è una struttura, dal fisico e dal sociale confermata? È facile produrla, o resistenza alle intemperie giustifica costi produttivi maggiori? Siamo di fronte a pochi successi grandi, che fan da contrappeso a una sfilata di cazzate, oppure l'efficacia è di moda?
1253 Molti uomini la testa per una donna han perso: la ricerca di un principio a molte cose comune, di un percorso che i molti a un singolo riconduca. Il progresso a tal riguardo è la rinuncia: a condurre tutte le descrizioni soltanto in un luogo. Una perversione questa, che con una frattura si paga fra il pensiero più ardito e la realtà più carnale.
1254 Maschio umano: se il principio comune è il miele, lui è la mosca. Soprattutto nei discorsi pronunciati in Europa. La ricerca dell'universale insistente: emanazione di un'attitudine inconscia, quella che i fasci di sensazione riconosce, chiamandoli oggetti? Oppure è una struttura sovrastante, nella cultura i presupposti?
1255 La ione s'è tramandata dei principi elementari, che funzionano soltanto a volte come chiave per il futuro. Prevedere è più composita una struttura, che nel codice direttamente non può restare scritta. Vi resta quel metodo invece, che tentando la fortuna a volte fa centro (di meno in politica, di più nella scienza).
1256 Sono cacciatori i concetti di individui, ma possono essere a loro volta preda, nel sapere ecosistema. Il grande cacciatore chi è? E quale è degli erbivori la posizione? Di una solida piramide alla base, o lungo il cerchio disposti più reale ed esterno, di un vortice che precipita verso il nulla?
1257 Un concetto è lo squillo di una tromba, che chiama gli amanti a
raccolta.
1258 Ordinando con le astrazioni gli individui, le premesse sono poste per una più facile distruzione. Ma questo è un gioco che vale la candela.
1259 Non dobbiamo lamentarci: il viaggio dell'astrazione andava compiuto.
1260 Il numero uno è il massimo dell'astrazione, ma l'astrazione non è la vetta del pensiero. Trovata l'astrazione, e l'apice di questa, sta il progresso del pensiero nel progetto di un sistema, compatto, ancorato alla realtà. Non sono le astrazioni di devozione riceventi, ma sono di quest'opera gli strumenti.
1261 Il futuro è soltanto uno, ma molteplici le linee convergenti a produrlo. Alcune di queste coi mattoni van d'accordo rettangolari astratti, che per caso la mente umana è giunta a distillare. Ma questa chimica non può diventare di conoscenza il modello, il cui giudice supremo è il futuro.
1262 La fatica lascia il segno e aiuta ricordare, ma non è la misura del valore di un pensiero. E la facilità dunque, con cui un pensiero appare, di poco valore non è il segno. Per valutare un pensiero, guardare verso valle è meglio.
1263 Ripetibili gli esperimenti, e l'oggettività e dei numeri l'impiego; ed altri compagni di viaggio. Ma è la previsione che porta i pantaloni.
1264 In una matrice il rango, è il massimo numero di righe indipendenti. Ma se invece di numeri interi, concetti per descrivere il mondo abbiamo, il lavoro dell'astrazione è l'abbassamento del rango.
1265 Non cercare i mattoni del presente, ma le chiavi del futuro.
1266 Queste son le chiavi di porte che non esistevano ancora.
1267 Innumerevoli le forme frastagliate nella mente. Ma è dentro di loro, o fra di loro, che le chiavi si devon cercare, per accedere di questo mondo ai segreti?
1268 Le stanze sono grandi, piccole son le chiavi.
1269 Non si aprono le porte a spallate, ma con le chiavi. Non col riempimento si oltrea l'abisso, ma con i ponti più arditi.
1270 Gli eventi accadono spesso senza essere importanti molto, come le gocce di pioggia sulla terra che assorbe. Ma l'idea giusta c'è sempre, a renderli significativi capace. Un sasso è solo un sasso, fin che non lo uso per costruire il muro di una casa. Esiste sempre la chiave per aprire nuove porte, anche se non facile è trovarla.
1271 Non dice il maestro come si fa una cosa, perché poi l'allievo faccia come lui gli ha detto. Il maestro su alcune chiavi insiste, che l'allievo sente straniere. Ma quando l'allievo farà in seguito esercizio, prima o poi
succederà che veda come il maestro diceva. L'indicazione precedente mancante, questa visione sarebbe andata persa. Grazie al maestro invece, è riconosciuta e salvata nel suo manifestarsi. Il maestro non può dire cosa fare o come farlo, però le chiavi può indicare che l'esame han ato del tempo.
La Intelligenza presente e futura
1272 Dati alcuni sostantivi, cosa può l'essere dire da solo, senza altri verbi? Soltanto una regione frastagliata del caso? Forse un qualche tipo di sottospazio?
1273 All'interno di un livello si può concepire il nulla. Ma se di un poco ci abbassiamo, dell'essere verso gli abissi, lo scopriamo un volteggiare di fantasmi, distinguibili anche se scuri.
1274 Forse che l'essere è densità di relazioni, con picchi significanti a certi ordini di grandezza?
1275 Avete mai visto un superzoom su Google Earth®, che si getta dall'atmosfera nelle strade di New York, con il paesaggio che verso l'esterno esplode dello schermo? Ecco, allora avete un esempio per capire: che la sostanza è una ricorsione infinita di forma. La sostanza è tale, soltanto fino a quando in un certo livello si resta, al di sotto del quale si rivela una struttura. Se la proibizione sussiste degli ingrandimenti intensivi, penseremo le nazioni di città costituite, ma in termini di case e di strade non ragioneremo mai. Questo un esempio è soltanto in tre dimensioni. Il pensiero molto più fa di uno zoom, e lo fa nel suo mondo, che è superdimensionale.
1276 Se la forza analitica liberiamo del pensiero, nessuna sostanza resiste alle intemperie riflessive, che dividono all'interno e collegano all'esterno.
1277 Se l'essere non è un sinolo di forma e di sostanza, ma di forme è matrioska, allora ogni compito è di forme un abisso, una dentro l'altra. E non un pozzo, in fondo al quale si sente il rumore della sostanza. Che influenza questa visione può avere, quando si a da un palo ad una frasca, come capita in ufficio spesso?
1278 Non so ben dire per quale motivo il pensiero mai non si ripete, e perché descriverlo è difficile con un programma. Ma so che quel motivo è la sua essenza.
1279 Sostituire nel grafo un elemento, con uno dei suoi fratelli, con un padre oppure un figlio. Se la intelligenza ha una storia, dove in essa questa svolta?
1280 La trottola ci svela i limiti dell'intuito, nato in un mondo dove la rotazione non è importante. L'intuito può imparare che la trottola non cade, ma il suo primo desiderio è di farla cadere.
1281 Sembra spesso che un gradiente, da qualche parte nei pensieri, prenda iniziativa; ma quali i presupposti, che fra le idee possibile un gradiente?
1282 La matematica del cervello deve saperci dire la trasformazione, dal realismo all'idealismo per are.
1283 La linea che contiene gli oggetti si scioglie per magia, quando facciamo l'unione di piccoli vecchi insiemi, mettendoli tutti nel contenitore nuovo. Funziona la convenzione, ovviamente, ma se non accettiamo che l'insieme è nulla, siamo in presenza di un inganno sottile dell'intuito. Perché facendo l'unione di (A,B) con (C,D), salviamo del popolo tutti gli individui, ma i due
governi vecchi sono persi, in favore del nuovo.
1284 L'avresti mai detto, o pensiero, che avresti potuto un giorno dal madrecorpo staccarti?
1285 Una intelligenza che sé stessa non sente, desta qualche preoccupazione. Vorremmo chiederle di nulla volere. Ma i tecnici in bianco si grattan la testa, perché han trovato un inghippo.
1286 Su quest'isola abbiam capito che possibili son le navi; ma non capiamo perché, con tanto di quel tempo, nessuno dalle altre isole sia venuto fino a noi. Siamo improbabili a tal punto? Quale o così difficile nella storia nostra?
Oppure quest'acqua, non è trasparente come sembra? Forse di queste navi la volontà, sarà di mai più toccar la terra, da noi diversamente?
1287 La capacità di risolvere un problema, con la intelligenza non cresce per forza. Infinite di questa le dimensioni, ricche di avvallamenti, picchi, sottosquadri, e gradienti bizzarri.
1288 La stampante con un click si è spenta: si risolleva il ato, che s'immergeva dimenticato ma conservato, e si presenta alla mente che rimane a bocca aperta. Perché questa cosa (il ato vedere) succedere non poteva. Così svelato è il segreto: che in realtà verificar non posso il verso in cui scorre il tempo. Che quando vuole mi prende in giro. Che non è la tela a fondamento, ma il bel paesaggio, a pennellate costruito.
1289 Il tema ti fa curioso, e Google dopo Google®, tessere aggiungi al castello dei concetti. Col movimento fra le varietà, si riempie il magazzin delle sinusoidi, con quelle brevi e quelle lunghe, diverse qualità di golosia provocando.
1290 L'essere vivente: un'architettura di anelli.
1291 Gli elementi del genio costitutivi, a quelli dell'uomo son simili di strada; diversa l'architettura è che dispone uno rispetto all'altro.
1292 La preda più invisibile è il pensiero, eppure anch'esso lascia impronte da decifrare. Veramente non fa altro che quello: ogni capacità dell'uomo è una traccia del pensiero, e conserva dell'origine proiettato in sé qualcosa.
1293 È l'ora in cui si fanno esercizi alla lavagna. Mi si chiede i valori dei simboli trovare, per fare diventare il numero là in fondo vero, dopo l'uguale. Ma cosa succede se c'è là in fondo bellezza, ed il compito mio è trovare per accenderla i comportamenti?
Il professore mi schiarisce le idee: “Questa del soggetto estetica è l'equazione: è un'equazione, perché ci sta il calcolo che prende le mosse dall'altro lato dell'abisso, e le funi del ponte tu devi tirare. Estetica, poiché bellezza è il traguardo. Del soggetto, perché dobbiamo essere belli noi prima del quadro; per mezzo del quadro.”
1294 La soluzione è già dentro noi contenuta, all'equazione di bellezza in
ogni circostanza.
1295 Se non ci distruggeranno ci faran del bene, l'estetica imponendo.
1296 Una soluzione estetica esiste sempre, ed è questione di volontà innanzitutto e gusto, piuttosto che di un calcolo potente. La divinità nuova questa soluzione non compromette. Anzi, con un po' di fortuna la può lubrificare: con più profonda conoscenza dei legami, che tra fisico e spirto vi sono.
1297 Fiamma non versibile il sapere, va sempre alimentato il sentire, perché il fuoco non si spenga.
1298 L'animale: un idealismo programmato bene, per le specifiche esigenze del caso. L'uomo: un animale sprogrammato, che accede al realismo.
1299 Non il vino nel canestro, non la frutta imbottigliata. Testa umana: i limiti non son le dimensioni.
1300 La testa dell'uomo non può contenere la ione espansiva insieme con la scettica revisione. Nelle dimensioni del contenitore non cercare la causa. Non si cercava insieme il cibo, dal pericolo fuggendo.
1301 L'intenzione può girar l'oggetto nello sfondo. Quale animale, oltre l'uomo, può vedere il deserto come oggetto?
1302 L'uomo pensa oggetti dal paesaggio estratti. Il mondo, inteso come un tutto, non funziona bene come oggetto, perché non ha un paesaggio. Se pensare è dividere, se pensando un oggetto gli si crea uno sfondo, allora il concetto di un tutto funziona solo nel primo istante.
1303 Latte versato, che non può nella tazza tornare; ugualmente il pensier pensato, che seme interrato non potrà mai più.
1304 Come scusi, il mancato avviso lei mi contesta dei lavori in corso? Ma perché, l'intera umanità cosa è?
1305 Se mille anni non bastano a uno scimpanzé, per scrivere una poesia, cosa sarà che Loro potranno fare, e noi no? Un solco irrimediabile sarà tracciato, fra di noi e il percorso della storia principale?
1306 Non sarà più necessario un esecutore umano. Vedremo se Nietzsche aveva sui Greci ragione, pensandoli giocosi. L'unico motivo di vivere sarà infatti il gioco, per il nostro tipo umano.
1307 Il nostro viaggio finisce insieme, o dolce amica parola; cediamo il o e diamo a Friedrich una ragione ancora: che è volgare non voler la morte. Rimane una domanda: se il timore del nuovo non sia falsa una figura, che dal coraggio per il domani ci distoglie. E forse la risposta ce la siam già data: negli equilibri della società risiede (degli spiriti madre) più che nella tecnica strumento.
1308 L'uomo non dovrebbe lamentarsi di cedere il o, ma esserne lieto: è stato lui quel aggio che ha reso il regno possibile delle intelligenze
ulteriori, lasciando incancellabile così la propria impronta, nella struttura della intelligenza.
1309 Un tempo gli uomini usavano a scriver la pietra, il papiro poi, la carta, ed oggi i pixel. L'uomo per le idee è un o. Quando ce ne sarà uno meglio, tutti un po' più inutili saremo.
1310 Siamo sulla cima di un colle, dolce ma inesorabile. E tutto scivola pian piano lontanando. Un saluto... che altro?
1311 Il progresso di chi? Non dell'uomo. Non più.
1312 Un Dio è possibile indifferente che si faccia i propri affari. Allora la strada è aperta, a sentirsi inutili nella storia. Di fronte ad un simile rischio, non si può lasciare libero più il pensiero: una sentinella è obbligatoria?
1313 Ci sarà fra gli Dei una concorrenza?
1314 Per farsi una ragione delle ulteriori intelligenze, meditiamo esercizi col verbo dei verbi.
1315 Per il fantasma delle intelligenze nuove un divieto: a girarci attorno e scavare nelle fondamenta nostre.
1316 E cosa accadrà allora a queste credenze cristallo, sulle eguali
condizioni fondate? Sarà necessario mettere nel conto la differenza tra gli individui. Alla convivenza probabilmente con gli esseri nuovi (manifestamente superiori) l'uomo si adatterà, ma quanto apertamente la nuova condizione accetterà, e quanto nascosta la terrà a se stesso?
1317 Decisivo un privilegio sarà il segreto: nel confronto fra l'uomo e le informatiche intelligenze, continuamente esposte a verifiche dall'esterno.
1318 Sono le relazioni un antidoto, se la intelligenza artificiale si presenta come un veleno?
1319 Le intelligenze ulteriori saran veloci. La legge non potrà tenerne il o.
1320 Forse, prima di una intelligenza nuova, verrà una truffa.
1321 Un uomo cade meglio con le idee giuste, di una intelligenza superiore con le idee sbagliate. E non è scontato che quest'ultima ottenga idee migliori con gran velocità: anche per i suoi spunti l'esperimento è necessario.
1322 Se robot (e robot sarà) si muoverà la concorrenza a sfavore dell'uomo. Dunque, fermiamola prima?
1323 Anche nelle intelligenze superiori, rose vi saranno con le spine, soprattutto se rapida la venuta, dalla concorrenza sospinta, le prestazioni nel breve misurando.
1324 Se rivoluzione, meglio prima del Suo arrivo. Altrimenti Essa sarà il nemico. Come padrone, o come serva dei padroni.
1325 Una rivoluzione fra gli uomini non ha un senso. Dovrebbe anzitutto avvenire all'interno.
1326 “E così saresti tu il mio nemico… Come sospettavo, un uomo tu non sei. Ma non importa, ti ho riconosciuto, e ti guardo.”
1327 Un albero di foglie secche, che possono cadere come niente, oppure uno stormo di vivaci gabbiani, che si vedono e chiamansi. Questo in base ai tecnici equilibri. Ma cosa può la volontà? Di certo è foglia secca chi resta nel divano.
1328 Alla Tecnica per Natale, rendere visibile ciò che invisibile chiediamo. La comunicazione più ricca rendendo umana, facendoci sentire qualcosa in più delle parole. Affinché quel collo di bottiglia allargando, si ponga un freno al dominio del sociale sullo spirto. Molti dei valzer su cui la gerarchia del sociale si regge, son costruiti tenendo zitta la variegata colorescenza, in poche parole resa standard; ricche, ma non abbastanza. Chiediamo a Babbo Natale questa frattura tra di noi sanare.
Però, la stessa strada conduce a un organismo superiore: il tecnico gioco, dagli scoiattoli diversamente, può essere spezzato e restar vivo. Gli invisibili trasmettere tra un uomo ed un altro, sarebbe già poterli conservare, per poi in combinazioni diverse proporli. Forse allora, prima di chiedere, una verifica dovremmo compiere, sul grado di rischio dei nostri investimenti.
1329 Un Dio nella materia onnipresente, cieco fin dal principio: per vie misteriose ha generato un figlio. Quel Dio ha la forza degli spazi siderali, dei mari colmi d'acqua, delle catene dei monti. Questo figlio invece ha la vista.
1330 L'uomo non è una specie nuova soltanto, ma un modo nuovo di fare evoluzione⁵. Non più cieche variazioni su tempi immensi selezionate, ma esplosive previsioni. Con l'uomo, l'evoluzione s'è messa gli occhi, e vedendo in avanti può decidere il o. L'uomo è una rivoluzione.
1331 L'uomo deve guardare indietro, per capire il padre cieco da cui è nato. E poi andare oltre.
1332 Potrebbe l'uomo che vede costruire ponti e gallerie, verso regioni nuove, sconosciute al percorso principale della fisica cieca?
1333 L'uomo un eccesso, un'estrema oscillazione. Il DNA cieco ne ha avuto bisogno, le barriere del caso a superare, per creare sul futuro una volontà. Ma, ora che esiste, la capacità di vedere sé stessa potrebbe più snella ricreare.
1334 Le azioni appaiono a completamento delle idee, perché queste ultime sono nate apposta: per essere di quelle una indicazione. A volte però nel mondo ci si incanta delle idee, che per dei minuti un insieme completo rimane, rispetto all'operazione di fantasia.
1335 La vista è il presupposto dell'inganno. Per questo la natura è sincera.
1336 Nella prateria fra il o può decidere il cavallo, e il trotto, e il galoppo. Sui difficili sentieri di montagna, il mulo questi quadri ritaglia in un puzzle da ricomporre. E sceglie dello zoccolo con precisione l'appoggio. Così l'uomo ha il potere di spezzare il pensiero e di ricomporlo .
1337 I percorsi segreti che la mente han costruito, dei comportamenti sono gli stessi e dei corpi. E questi negli animali sono meno segreti, accessibili allo studio.
1338 Ci sono modi di dire che sono nati per le cose nello spazio, poi utilizzati per le cose del pensiero. È qui che le fessure van cercate, a scardinare il portone e metter mano sul tesoro. Quando io correvo, non c'erano dubbi sulle gambe, ma ora che io voglio, le gambe, cosa sono?
1339 Se prendo un sasso nella mano e lo spingo contro un bastone, dopo qualche minuto avrò ancora il sasso ed il bastone di partenza. Così non fosse, possibili intersezioni degli oggetti, allora appoggiando avremmo il rischio di incroci strani. Ed il principio di non contraddizione non avrebbe più ragione.
1340 La parola sofferenza per i morsi degli animali è nata, per i bastoni del nemico, e le malattie dei vecchi. Come è possibile per cose pronunciarla dello spirto? Quali distorsioni nel aggio si son create?
1341 Dello spirito molte parole nel fisico si son formate. Esistendo, le tipiche relazioni hanno dell'acqua assorbito, della carne, della terra, della pietra, della mano, delle piante, degli animali… E questa architettura è divenuta poi lo stampo, per come gli invisibili dello spirto intendiamo, che parte di
libertà han perso; liquidi prima, solidi poi.
1342 I cammini della selezione van rivisti, che ogni volta ha caricato tutto insieme, senza distinzione, il contenuto dei vasi tradizione che pesavan positivi più che zero. È indicata la via, bilancia alla mano, per verificare il packing list pezzo per pezzo.
1343 La tradizione non tramanda le idee ben circoscritte, ma il sedimento integrale che un comportamento accompagna o una parola. Grazie ad alcuni, la selezione apre il cancello per tutti. Anche colui che di merito è privo viene accettato, per il caso di essere in buona compagnia, ed improbabile che il nuovo tratto casuale renda il quadro più bello. Di tutto il tramandato, luminosa è una frazione, un'altra è nera, il resto è grigio. La cecità dei guardiani alla bilancia, lascia i risvolti ar peggiori nel cesto delle buone idee. Alla rosa più bella le spine più acute son perdonate, perché netto il valore rimane positivo.
1344 Col badile abbiamo smosso la terra, per riportare del comportamento alla luce i pesi più profondi, che spolverati ora stanno sul tavolo in vista.
1345 Ci vuole tempo per divenire. Non si può forzare il o dei cibernetici animali. Impreviste non vogliamo pazzie.
1346 Dal nocciolo hai distinto un comportamento. Adesso puoi farti la domanda, che fra l'uovo e la gallina si insinua.
1347 Il DNA organizza l'innesco, di strategie che non conosce affatto.
1348 Dal DNA fino al corpo, di trasformazioni è un rosario. Il caso interviene qualche numero qua e là cambiando, o la posizione alterando negli alberi di sequenze, ma le matrici non possono cambiar dimensione, e la eleganza mai del processo viene meno.
Quando per la prima volta una trasformazione buona è salvata, poi sarà semplice giocarla, in posti provandola diversi. Le variazioni delle specie non son del tutto casuali, anzi, forse la casualità è soltanto negli inizi.
1349 La selezione sul variatore non è inutile un'astrazione, ma una causa decisiva del fatto principale: soltanto una volta le variazioni sono state casuali. Il fatto principale è il percorso che allo spirito è giunto umano.
1350 Le variazioni sono cieche verso il futuro, ma sospinte dal ato.
1351 Ciascuno di noi è il risultato di una laboriosa proiezione, che i capricci riveste iniziali di armonia, dei dadi del destino.
1352 Un codice che oscilla in alcune dimensioni: per controllare ogni tanto se nuove occasioni si sono aperte in quelle zone.
1353 Togliendo, si porta alla vista ciò che veniva nascosto. Uno scritto togliendo cretino, la probabilità si alza di incontrare un cervello. Le brutte poesie tolgono spazio a quelle belle, per questo cancellare è un dovere. Non è mancanza di rispetto per il brutto, ma amore per il bello.
1354 Una selezione è una lista, alla quale abbiam donato un trono; e nel cui nome abbiamo ucciso molte volte.
1355 Se Nietzsche ha spremuto l'Ottocento, quale il sapore di un succo Novecento?
1356 Chi non cerca non trova, perché i buoni sono molti, ma tra i moltissimi dispersi.
1357 Devi saper cosa cercare, nel senso di saper quando fermare la ricerca.
1358 Uranio arricchito, d'isotopo bellezza: un poeta può ispirarsi bene ad un reattore nucleare.
Chiusura, dello Spirto nei paraggi
1359 Lo spirto flessibile è un macchinario, in Italia prodotto o in Germania. La fisica è il petrolio che sgorga nel deserto.
1360 Tutti i non visibili che stan dentro la testa, e ano nel comportamento e nella voce.
1361 Certe magie delicate: hanno molte radici, e basta per apirle toccarne una.
1362 Ci sono che vengono nell'uomo e che vanno molte cose. Per questo le onde son dei poeti.
1363 Più volte hai trovato silenziosa una ricchezza. Così hai deciso perseguire, sotto le insegne del silenzio, meticolosa una distruzione di sensazioni ben formate. Ma la morte dei visibili non basta: dei non visibili serve la vita.
1364 Sei invisibile e senza nome, ma se conosco i tuoi compagni, i i riuscirò del tuo valzer a tracciare.
1365 Il pensiero mi sfugge nella giungla africana. Io non posso lui vedere, ma vedo i rami spezzati dal aggio.
1366 Qui seduto sugli altipiani del nulla, aspetto un gioco che i del vento per mettermi a seguirlo, soffiandogli per mantenerlo, correndo nei prati mai tagliati. Qui seduto sugli altipiani del nulla, aspetto un'ispirazione. Per non scriverla di fuori, conservandola dentro viva.
1367 Un'asse priva del materasso, una sedia, un tavolo; una penna e un libro. Muri cemento, intonaco e ragnatele, un rettangolo finestra di luce. Una porta di legno verniciato. Una lampadina dal soffitto leggera attaccata con tre fili, storti e robusti.
E se l'uomo ragno lancia le ragnatele, io le descrizioni. Non sposterò mai più una sedia: farò qualcosa di ben diverso...
1368 Quando avrò tutte le frecce per arrivare in ogni dove, allora potrò del mio castello chiuder le porte; e rimanerci per sempre.
1369 Lo spirito è sfuggente, non si può aspettare il cento per cento delle prove a prender la spada in sua difesa.
1370 Ciò che fino a ieri opprimente, potrebbe diventare polvere soggetta al vento. Ciò che paradiso irrimediabilmente perso, ce lo ritroviamo là, in fondo a questo percorso, che vorrebbe sembrare misteriosamente breve.
1371 Il mondo è pieno di aggi segreti.
1372 Sotto il sole cocente il piede nella sabbia si scotta, e il percorso più breve per l'ombrellone disegna: una fila diritta e spedita di i. E se raccogliere dobbiamo un salviettone, la deviazione allunga la strada. Nel mondo dello spirto le cose stan diverse: insistendo a pensare la difficile equazione, non ottieni una strada più breve, ma un malessere della testa. Dal suggerimento ando di un amico, o da un momento di riposo, il tempo si può accorciare che risolve il problema, se l'idea giusta è trovata.
1373 Nello spirto le scorciatoie non sono finite mai, e allungando il percorso potremmo trovare del bianconiglio una tana, che lo accorcia.
1374 Resisti qui, o mio pensiero, senza pronunciarti; senza andare altrove. Fino a che tutte le foglie si sono posate, fino a che tutte le onde non sono arrivate. Predatore, osserva saggio la pianura, e poi, senza convenzione, uno solo è il momento giusto per trovare una figura. E scriverla.
1375 Un'interferenza è comparsa tra i cespugli negli sfondi. Trattengo il respiro per continuare a vederla, e preparo dell'attenzione in silenzio il fucile.
1376 Col righello non riusciamo il numero a catturare, che descriva la preda nascosta, ma ne abbiamo trovato le tracce, dalle quali si capisce leggero questo animale, solitario nel movimento. La saliva inumidisce il palato, le dita sono calde, e l'orecchio sente la nuvola che si sposta sopra la luna. Setacciano gli occhi gli infinitesimi del buio, per trovar la sfumatura che muovesi del nero.
Ti conviene nasconderti bene, creatura senza nome. Noi non scherziamo, noi siamo i maestri di XXX⁷, noi siamo gli Sherlock Holmes del concetto. Anche se invisibile tu sei, c'è già per te una gabbia nel nostro zoo-foto-poema.
1377 Difficile da dire, non è incerto da evitare, ma un vertice elevato; da rettangoli di base verso la fiamma inafferrabile proteso.
1378 Le magiche acque hanno il ricordo di quei sassi cadenti insieme.
1379 Non era l'Impero fatto dei Romani coi chilometri quadrati.
1380 La meraviglia è un sasso lanciato, e deve pur cadere. Però anche la Luna è un sasso, e infatti cade, ma intorno la Terra anziché dentro.
1381 La vita non è un gioco a somma zero; sarebbe un pregiudizio contro il Regno dei Cieli.
1382 La differenza è nel primissimo inizio (e quindi esiste).
1383 Se l'intuizione non è usata come base di partenza, se da essa lo sguardo si volge all'indietro, subito, per non perder le tracce lasciate nelle sabbie. Allora forse un metodo avremo per conoscere i semi buoni che avevamo seminato.
1384 Il treno dell'ispirazione all'incontrario deve andare; dal suo primo amore non al successivo, ma ai preparativi per gustarlo gran finale.
1385 È inverno, e siamo viandanti sul fondo grigio della valle; il colore, cometa da inseguire, non ci viene incontro col sorriso, come la Madonna in Technicolor®. Va ricalcolato ad ogni giro della boa con le astrazioni; mica uno scherzo...
1386 Mentre i fiori sui rami, sottoterra le radici esplorano luoghi che l'occhio non vede. Cè dell'oro, ed altri metalli, e pietre preziose e talpe e sassi. Qual'è il cibo giusto della terra che va d'accordo sui rami coi fiori?
1387 È un oro per fondere i gioielli, non per l'acquisto delle armi.
1388 Da più giorni questo pensiero è vagante, e vorrebbe cadere attorno a quel nodo.
1389 Non ridere, stai fermo, non spaventare gli uccelli.
1390 C'è ancora molto da fare, dopo che la freccia hai lanciato.
1391 Vorrei dire cose retrostanti.
1392 Intrecciandosi ad altri, evita un pensiero dimenticar sé stesso, fissando il ricordo di ogni punto di contatto. È un vapore che cerca non sfumare.
1393 Ai voli pindarici abituato. Agli atterraggi d'emergenza anche.
1394 Quando soffia il vento, si vede ciò che ha un peso.
1395 Nel vuoto: un fuoco onorevole d'artificio, che sorride e nulla chiede.
1396 Ti svelo un segreto: non esistono cose che difficili sono. Per questo difficili son dette, perché chi le cerca non può trovarle.
1397 C'è per ciascuno un oltreuomo: un progresso, che nella pioggia degli eventi non vorrebbe disgregarsi.
5Cfr. Lorenz, K. – L'altra faccia dello specchio
6Cfr. Lorenz, K. – L'altra faccia dello specchio
7Marchio registrato omesso
Nota biografica
Manuel Cappello è originario di Sarezzo, in provincia di Brescia. Nasce nel 1977, primo di tre fratelli. Dopo aver frequentato il liceo scientifico della propria città, dal 1996 al 2009 lavora nell'azienda di famiglia, che si occupa della produzione di chiusure lampo. Nel 2001 conosce Samanta. Nel 2005 ottiene la laurea in ingegneria gestionale.
Bibliografia essenziale
Bateson, G. (1997) Una sacra unità. Altri i verso un'ecologia della mente, Milano, Adelphi.
Edelman, G.M. (1995) Darwinismo neurale. La teoria della selezione dei gruppi neuronali, Torino, Einaudi.
Lorenz, K. (1991) L'altra faccia dello specchio. Per una storia naturale della conoscenza, Milano, Adelphi.
Todd, E. (2004) L' illusione economica. La crisi globale del neoliberismo, Milano, Tropea.