I misteri di Samotracia
di Roberto Guarnieri
ISBN versione ePub: 9788867751532 © 2014 Roberto Guarnieri Edizione ebook © 2014 Delos Digital srl Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano Versione: 1.0 gennaio 2014
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Indice
Colophon
Roberto Guarnieri
I misteri di Samotracia
Prologo
1. Uno strano suicidio
2. Il culto di Samotracia
3. Ossa e catacombe
4. Nelle fogne di Parigi
5. Il tempio sotterraneo
6. Una notte al Louvre
7. La dea della morte
8. Ricompense
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Roberto Guarnieri
Roberto Guarnieri, classe 1963, è un ingegnere civile e lavora nell’Amministrazione comunale della sua città (Civitanova Marche). È apionato di fantascienza, fantasy, archeologia e tematiche sui misteri delle antiche civiltà perdute. Ha pubblicato diversi racconti su riviste (Delos, Altrisogni, Writers Magazine Italia, Carmilla, Urania) e antologie (tra le più importanti le serie 365 racconti e Il Magazzino dei Mondi, tutti della Delos Books, oltre ad altre delle Edizioni Scudo). Ha frequentato nel 2012 un corso on-line di scrittura creativa con Franco Forte. È stato finalista al Premio Blakwood Algernon 2012, al Premio Urania Stella Doppia 2013 e al Premio della rivista Effemme 2013.
Prologo
John Fox era ubriaco. Non una solenne sbronza, con vertigini e vomito: le sue sbornie si riducevano in genere a una leggera confusione mentale senza conseguenze. Nonostante ciò non era stato facile attraversare la sala e raggiungere indenne una sedia. Maledisse Moreau e la sua discutibile ione per l’assenzio. Il dottore aveva organizzato un fantastico ricevimento con notevole dispiego di mezzi. Almeno un centinaio di invitati, oltre a una orchestra di venti elementi, affollavano il salone e la grande terrazza della villa di Montmartre, aggirandosi tra tavolini colmi di cibo e bevande, sorseggiando champagne e scambiando chiacchiere. Fece due i, barcollando. In quel preciso istante una figura imponente si piazzò al centro della sala. Avvolta sino ai piedi in una veste rosso fuoco, portava sul viso una maschera bianca, simile a quelle del carnevale veneziano, e impugnava un lungo bastone di mogano. Lo batté a terra tre volte. Sulla stanza scese il silenzio. Gli occhi ciechi, il lungo naso a punta, il manto che lambiva il pavimento, i guanti immacolati. Tutti ebbero l’impressione di aver di fronte una creatura salita dagli Inferi. L’uomo poggiò su un tavolino una bottiglia di liquido verde, un fornello a spirito e un vassoio di zollette di zucchero. Poi, alzando le braccia al cielo, esclamò con voce possente. — Signori. Il momento atteso è finalmente giunto. Vi invito alla cerimonia di benedizione del sacro Assenzio! — Fece una pausa a effetto e concluse. — A cui tutti dovrete partecipare consumandone una generosa dose. Paul Moreau! Fox scoppiò a ridere. Non ci si poteva aspettare altro da un massone, esperto di
riti antichi e culti misterici. Dove trovasse il tempo, dopo aver visitato pazienti in studio e a domicilio, di studiare esoterismo e partecipare alle riunioni della Loggia, rimaneva un mistero. Di sicuro quella tonaca era una divisa ufficiale, riciclata per l’occasione. — A te l’onore del primo calice — sentenziò il dottore, puntandogli contro il bastone. Scaldò una zolletta di zucchero, la mise su un cucchiaio traforato e vi versò sopra l’assenzio, colandolo in un bicchiere. Poi lo benedisse con un gesto teatrale e lo offrì a Fox, con la formula di rito: — Possa aprire la tua mente a dimensioni sconosciute. Ripeté la procedura intimando un — Avanti il prossimo — che non ammetteva repliche. Fox annaspò, paonazzo. Il liquore gli scese giù per la gola in una scia di fuoco. Fece uno sforzo per non tossire, allentò il papillon e si diresse verso il terrazzo. Una volta fuori prese una boccata di aria fresca e poggiò i gomiti sul parapetto, con le lacrime agli occhi. Da un bel po’ non si divertiva così. Non poteva farci nulla. Era Parigi. Adorava quella città. I boulevard, i locali notturni, i monumenti, l’allegria della gente, le ragazze incantevoli. Londra era la capitale economica del mondo, ma Parigi la superava in ogni altro campo. Sotto di lui la Ville Lumiere si stendeva seducente come una bella donna. Le luci dei lampioni punteggiavano il paesaggio come lucciole e la Senna era un nastro scuro bordato d’oro. Il cielo spolverato di stelle completava la magia della scena. Dall’interno giunsero risate e esclamazioni, unite a tintinnare di bicchieri e fragorosi applausi. L’orchestra attaccò un valzer vivace. Attraverso la vetrata appannata s'intravedevano le sagome degli invitati, come immagini in una lanterna cinese. Mentre rifletteva su come tornare in albergo gli sembrò di scorgere, nel caleidoscopio di immagini fuggevoli e sfocate, un volto conosciuto.
Dapprima non ne fu certo, credendolo frutto di un abbaglio, poi però, quando l'immagine si diresse verso di lui, non ebbe più alcun dubbio. Dovette ammettere, stupito, che quella che gli si parava incontro con il o spedito delle migliori occasioni era la sua vulcanica cugina irlandese, Irene Walsh. Avvolta in un bizzarro vestito color nocciola con un paio di stravaganti fiocchi gialli era fuori posto come una principessa in un bordello di White Chapel. La ragazza gli si piantò davanti, le braccia sui fianchi, come una mamma che ha sorpreso il figlio a rubare marmellata — John Fox — c'era una forte nota di rimprovero in quel nome sputato con disprezzo, — Ma non ti vergogni? — Irene — biascicò Fox con voce impastata. — che ci fai qui? — Sono venuta per te e il dottore folle — fu la risposta irritata. — Un caso urgente. È ora di lavorare! Fox le lanciò uno sguardo distrattoci, ancora annebbiato dall’alcool. Poi afferrò con calma un secchiello del ghiaccio, tolse la bottiglia e se lo rovesciò in testa, con un urlo di dolore. — Non c'é alcun problema. — borbottò convinto, rifiutando l’aiuto di Irene. — Ce la faccio da solo. Si aggrappò a una tovaglia e perse l’equilibrio, rovesciandosi addosso piatti e bicchieri. Il tessuto lo avvolse come un sudario. Irene osservò la scena con disgusto ed esclamò un: — Pessima caduta di stile — che esprimeva tutta la sua disapprovazione.
1. Uno strano suicidio
Il ghiaccio e i rimproveri di Irene fecero effetto. Fox, decisamente più lucido, seguì la ragazza all'aperto, nel giardino della villa. Non appena messo piede sul selciato esterno recuperò l’abituale flemma. Si aggiustò il vestito e, ormai sobrio, chiese: — Posso conoscere il motivo del tuo, chiamiamolo salvataggio? Irene lo squadrò da capo a piedi. — Un solo giorno a Parigi e guarda come sei ridotto. Non avremmo dovuto accettare l’invito della Sorbona. — Il ciclo di conferenze sulla civiltà Celtica è interessante. Sarebbe stato un peccato perderlo. — Perché, domani mattina pensavi di andarci? Fox alzò le mani, in segno di resa. — D’accordo. Calmiamoci. Tanto la parte più interessante della serata è ata. — Me la immagino proprio. — lo rimbrottò Irene sarcastica — Ho mandato a chiamare anche il dottore. Ci raggiungerà non appena finito di benedire gli ospiti. Non aggiungo commenti.
Dopo qualche minuto un uomo uscì dalla villa e si diresse verso di loro a o spedito. Alto, con un fisico robusto ma un po’ appesantito, indossava una giacca in velluto spiegazzata, un gilet sbottonato e dei pantaloni neri macchiati. I capelli castani erano sudati e arruffati, il viso, con una mascella squadrata e un pizzetto mefistofelico, era rosso per lo sforzo e l’eccesso di assenzio. Gli occhi, però, brillavano di energia e lucidità. Teneva in mano tonaca e maschera come due trofei di caccia. Con un paio di corna in testa sarebbe stato simile a un diavolo dispettoso. — Una gran bella festa, per la miseria! — ruggì soddisfatto. — Morti e feriti si contano a decine.
Fox salutò il dottor Moreau. — Per forza. Obbligo di bevute, riti di iniziazione, ospiti bendati costretti a promesse illogiche... — invece di proseguire indicò la cugina. — Conosci miss Walsh? Irene per tutta risposta gli lanciò un’occhiata sarcastica. — Un altro pezzo della tua collezione di amici deviati — commentò acida. — Cara fanciulla, onorato di conoscervi — Moreau si profuse in un baciamano. — Il vostro se ha un accento stravagante. Forse irlandese? — Ci potete scommettere il fondoschiena. — Allora — glissò il dottore. — Spiegateci cosa sta accadendo, parlando con calma. Masticate le frasi in maniera deprecabile. Prima che la vulcanica ragazza potesse rispondere, intervenne Fox. — Caro Paul, sono certo che ci sia un motivo importante per aver interrotto il ricevimento. — Se ve la fate finita con i salamelecchi, ve lo dico — protestò Irene. — Ho ricevuto un laminogramma urgente. È richiesta la nostra presenza all’Hotel De Ville. — La sede dell’amministrazione comunale? Hanno bisogno di una consulenza storica nel cuore della notte? — chiese Fox perplesso. Moreau sembrò per la prima volta preoccupato. — L’edificio nasconde uffici sconosciuti al pubblico. Parlo per esperienza personale. Di chi è la firma? — Bertrand, il Commissario capo della Sûreté. — Maurice — il dottore ripeté pensieroso il nome. Fox aggrottò al fronte. — Lo conosci? — Ottimo funzionario, persona onesta… La faccenda deve essere seria. Dopo un attimo di silenzio, in cui si udì solo lo sferragliare di una vettura sul selciato, Irene si schiarì la voce. — Dovremmo andare. Una carrozza ci attende.
Moreau la guardò indignato. — Una carrozza? Perbacco, mia cara, siamo a Parigi, non in una colonia oltremare. La fermata della Binariovia è proprio dietro l’angolo. Fox gli mise una mano sulle spalle. — Noi inglesi, pur favorevoli alle innovazioni di questo incredibile secolo, siamo degli inguaribili tradizionalisti. Non rinunciamo alle carrozze. E alla Metro. — Non ho mai compreso la mania tutta britannica di scavare gallerie per farci are dei treni! I si amano guardar fuori dal finestrino, osservare il panorama, crogiolarsi al sole o contare le gocce di pioggia sul vetro. — Colpa di Eiffel — rispose Fox incamminandosi. — La sua ingegneria dell’acciaio è insuperabile, lo ammetto. Quella torre che sta realizzando… — Stupirà il mondo — Moreau concluse la frase gonfiandosi il petto. — L’energia immagazzinata dai fulmini alimenterà l’intera città, oltre al sistema difensivo magnetico. Pensiamo persino di costruirci sopra un ristorante con un terrazzo panoramico. Salirono su per una scala in metallo per ritrovarsi in una piazzola di sosta sospesa. La ferrovia rialzata, a un solo binario, correva all’altezza del primo piano degli edifici. Poco dopo, con un sibilo sommesso, una cabina cilindrica arrivò scivolando sui binari. La porta di legno si aprì, facendo scendere un uomo con una divisa verde e oro. Si tolse il cappello e salutò. — Signori, se volete accomodarvi. Fox spalancò gli occhi. — Possiedi un mezzo privato su questa linea? — Una concessione in cambio di alcuni favori al Ministero — minimizzò Moreau. Con un gesto invitò i due amici a salire. — Troverete l’interno più pulito e confortevole di una vettura di linea. — Come sapeva del suo arrivo? — Irene entrò, osservando le pareti rivestite di velluto rosso, le poltrone imbottite e le tendine di raso. — Ho telegrafato una richiesta prima di uscire, naturalmente. Il veicolo ripartì con un leggero sussulto, avvolto in una nuvola di vapore, iniziando una spettacolare discesa verso il cuore della città. Scivolò rapido giù
per le alture di Montmartre, ando davanti alla Sorbona sino a attraversare la Senna sul Ponte Metallico. Fox ammirò le strutture di acciaio, i cavi tesi e lucidi e gli angeli in rame sopra i piloni, poi di colpo Notre Dame occupò la scena, in un fuggevole susseguirsi di rosoni, sculture e archi gotici. Infine il cilindro rallentò sino a fermarsi davanti all'imponente sede del Comune Parigino.
Seguirono il poliziotto per un labirinto di corridoi sino a un ufficio situato all’ultimo piano. Un uomo venne loro incontro, stringendo la mano a Fox e salutando con un gesto Moreau e Irene. Maurice Bertrand aveva oltreato da poco la cinquantina. Folti capelli bianchi, volto affilato e barba ben rasata nonostante l’ora, indossava una giacca nera con un panciotto dello stesso colore, impreziosito da bottoni dorati. Fox ebbe l’impressione di un individuo energico e pronto all’azione, ben lontano dall’idea di funzionario burocrate che si era fatto durante il tragitto. Li invitò a entrare. Lo studio, una scrivania in mogano piena di cartelle e faldoni, una libreria con file di volumi rilegati in pelle rossa, sedie in stile impero e una enorme finestra socchiusa, trasmise a Fox la medesima sensazione. Sulla parete libera notò una planimetria di Parigi piena di spilli e fogli appesi con lo spago. — Vi ringrazio per aver accettato il mio invito — esordì Bertrand con voce stentorea. — posso offrirvi qualcosa da bere? — Meglio di no — Fox mise le mani avanti. — Magari una tazza di te? L’altro sorrise, invitandoli a sedersi. — I parigini lo detestano. Se volete posso mandare qualcuno a cercarne. — Lasciate perdere, commissario — Fox si lasciò cadere su una sedia con un profondo sospiro. La stanchezza della serata iniziava a farsi sentire. — Non nascondo la curiosità per l’insolita convocazione. Vorremmo finalmente sapere… — Che accidenti sta succedendo — concluse Irene tirando a sé un’altra sedia. — Immagino il vostro disturbo, ho interrotto una festa, se non erro.
— Non una semplice festa, caro Maurice — proruppe Moreau indignato. — Si trattava piuttosto della condivisione di altissimi valori umani e… spirituali. Il commissario trattenne una risata. Evidentemente conosceva bene le abitudini stravaganti del dottore. Prese un foglio dalla scrivania, lo lesse come per riarne il contenuto, poi incrociò le braccia. — Un suicidio — disse calmo. — Uno strano suicidio in un quartiere elegante di Parigi. Fox alzò un sopracciglio, stupito. — Commissario, immagino ne accadano molti, a Parigi. Non vedo come… — La scena. È quella la cosa singolare — Bertrand mostrò loro una lastra fotografica sfocata. — Un uomo si è impiccato in casa sua, circondato da raffigurazioni neoclassiche e simboli fallici e con indosso una tunica bianca. La polizia del quartiere si è insospettita e ha subito chiamato il comando centrale. E c'è dell'altro. Conosciamo bene la vittima. — fece una pausa e continuò. — René Dreyfuss. Moreau trasalì. — L'archeologo? — Proprio lui. Appena tornato dalla Grecia. — La spedizione Eisner — sussurrò Moreau con riverenza. Fox aveva già sentito quel nome. — Non era un viaggio di ricerca, sull’isola di Samotracia? I giornali parlavano di una competizione, se ben ricordo. Moreau annuì. — Einser odiava a morte il suo collega, Champoiseau, per la straordinaria scoperta della Nike, la statua della Vittoria Alata. — L'ho ammirata durante la visita al Louvre. — disse Irene emozionata — Un pezzo stupendo. Di una bellezza unica. — Infatti — proseguì Moreau. — tanto da far impazzire di invidia Einser. Lo conosco bene. Era un socio della mia Loggia, è stato espulso l'anno scorso per i suoi metodi di ricerca violenti e dissoluti e la sua brama di potere inarrestabile. Quando mira un obiettivo non si ferma davanti a nulla, nemmeno al crimine. Ha organizzato una spedizione nelle rovine del Santuario di Samotracia, nella
speranza di trovare reperti più spettacolari di quelli del suo acerrimo nemico. Fox faceva fatica a seguire il ragionamento. — Santuario? — chiese. — La statua faceva parte degli ornamenti di un antichissimo complesso sacro — Moreau si affacciò alla finestra, lo sguardo perso nella notte. — Eisner è tornato il mese scorso, a mani vuote. Non ne ho avuto più notizia. La spedizione è stata un fiasco completo.. Dreyfuss era uno degli archeologi al suo seguito, assieme ad altri dieci. Una brava persona, per inciso — si rivolse a Bertrand. — Parlavate di simboli fallici e neoclassici? Il commissario sembrava imbarazzato. — Proprio così.. Oltre a quelli Dreyfuss indossava una veste bianca, come una statua greca. E una sciarpa rossa legata attorno alla vita. Moreau si sbiancò, quasi avesse visto un fantasma. — Una sciarpa rossa? — disse con voce rotta. — Si. — Per caso — Moreau parlò piano, scandendo le parole. — L'uomo aveva alle dita un anello? Di ferro, triangolare? Stavolta fu Bertrand a rimanere a bocca aperta — Esatto. Come fa a saperlo? L'altro rimase in silenzio. Irene se ne stava appoggiata alla porta, Fox seduto in un angolo e il Commissario in piedi davanti alla scrivania. Tutti pendevano dalle sue labbra. — Era un iniziato — concluse Moreau. — Un cosa? — Un iniziato al culto misterico di Samotracia. Il primo dopo duemila anni.
2. Il culto di Samotracia
L'appartamento, al quarto piano di un elegante edifico nei pressi dell'Opera, era buio e tetro. L'aria sapeva di polvere e incenso, oltre a uno sgradevole odore dolciastro. Di morte. Accesero le lampade. Il corpo si trovava in salotto. La corda, fissata a un gancio nel soffitto, stringeva il collo in un abbraccio mortale. I piedi sfioravano il pavimento, le braccia erano abbandonate lungo i fianchi. Indossava una toga bianca, con una sciarpa rossa annodata attorno alla vita. Un anello triangolare spiccava all'indice della mano destra. Gli occhi, spalancati nel vuoto, schizzavano fuori dalle orbite e dalle labbra livide spuntava un'enorme lingua bluastra. Le pareti color porpora erano decorate con motivi fallici, il soffitto dipinto di un azzurro chiaro. Accanto al corpo videro un libro, aperto, dalla pesante rilegatura in cuoio. Un frammento di femore, con una placca di argento infilata in un'estremità, fungeva da macabro segna pagine. Fox rabbrividì. La settimana spensierata a Parigi era già terminata, se lo sentiva nelle ossa. Vide i tavolini delle Folies Berger allontanarsi, sostituiti dalle cassette dell’obitorio. Si pentì di non aver accettato il cognac del commissario. — Non abbiamo toccato nulla — Bertrand indicò la scena, parlando a voce bassa. Lungo il tragitto nessuno aveva aperto bocca. Morerau non si era sbilanciato, restando chiuso in un lugubre e per lui insolito silenzio. Ora, però, gli occhi brillavano di curiosità. Girò attorno al cadavere, si inchinò e osservò il libro a terra. Poi scosse la testa.
— Non ci sono dubbi. È un iniziato. Fox, rimasto sulla soglia, fece un o avanti verso la parete. Aveva visto qualcosa di simile durante una visita nel Regno di Italia, nei resti di una villa romana. Irene, pallida, osservava timorosa la scena, le mani congiunte dietro la schiena. Bertrand aprì la finestra della sala, facendo entrare una ventata di aria fresca, e si sedette su un divano. — Può spiegarci di cosa si tratta? – chiese a bruciapelo. — Samotracia — commentò il dottore. Si muoveva piano, catalogando ciò che vedeva. — Il Santuario era uno dei più famosi dell'antica Grecia. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Era utilizzato per il culto dei Grandi Dei. — Grandi Dei? — domandò Fox. — Zeus, Giove, Atena? Moreau fece cenno di no con la testa. — Stiamo parlando di un culto misterico antichissimo, tanto da far sembrare le divinità greche un evento recente. A Samotracia si venerava la Grande Madre e si adoravano i Megaloi Theoi, i Grandi Dei, appunto. Erodoto li identifica con i Cabiri, gli antichi greci con le figure dei Dioscuri, ma in realtà nessuno se sa nulla. Era vietato pronunciarne persino il nome. Il Santuario accoglieva ogni genere di persone. Dopo una selezione i prescelti erano iniziati al primo grado del culto misterico — fece una pausa e sorrise sornione — come accade oggi nella massoneria. Il primo stadio dell'iniziazione era la cosiddetta myesis. Al candidato veniva rivelato un racconto sacro, redatto su pergamena e collegato a simboli fallici. Durante la cerimonia il prescelto riceveva una sciarpa rossa, da annodare attorno alla vita, e un anello di ferro magnetizzato, simbolo di protezione divina. — Moreau indicò il cadavere. — Gli stessi che troviamo qui. Fox spalancò gli occhi, incredulo. — Secondo te quest'uomo è stato iniziato con un processo simile a quello in uso a Samotracia tre millenni orsono? — Un brivido di eccitazione spazzò via paura e stanchezza. Era di nuovo in pista, con un affascinante mistero da risolvere! — Non oggi e non qui. — replicò l’altro. — La camera di iniziazione, chiamata Anaktoron, deve per forza far parte di un tempio consacrato.
— Anaktoron? — Letteralmente vuol dire la Casa dei Signori. Ha caratteristiche ben precise, come la presenza di una vasca di purificazione orientata a Sud-est e una fossa circolare al centro. Non può trovarsi in un appartamento. Fox respirò una boccata d'aria. Il sapore dolciastro di morte gli riempiva le narici. — Riepiloghiamo. Dreyfuss è un archeologo e fa parte della spedizione se in Grecia del professor Eisner. La spedizione rientra a Parigi il mese scorso, senza nessuna scoperta rilevante. Eisner, sconfitto, non organizza neppure una conferenza stampa, o scrive due righe di resoconto. Poi scompare. E oggi un membro della spedizione si toglie la vita, vestito come un seguace del santuario di Samotracia — prese fiato. — Dico bene? Bertrand lo fissò ammirato. — Un’ottima ricostruzione signor Fox. Davvero ottima. L’incongruenza è ovvia. — Cioè? — mormorò Irene perplessa. — Conosco bene Eisner — Moreau diede ragione al commissario. — È un soggetto egocentrico, maniaco e pericoloso. L'espulsione dalla Loggia è stato un atto doloroso ma dovuto. Non è nel suo carattere accettare sconfitte senza giustificarsi o incolpare qualcuno — Si carezzò il pizzetto, pensieroso. — Nasconde qualcosa. Fox comprese: — Non è tornato a mani vuote! — Esatto — ribadì Moreau, toccando la veste bianca. — Deve aver trovato un reperto, durante la campagna di scavi. Tanto importante da interrompere la spedizione, tornare in Francia e sparire. Evidentemente gli eventi devono aver preso una piega pericolosa. Qualcuno dei suoi compagni può aver deciso di abbandonare il progetto. Qualcun altro — fece un cenno verso il corpo alle sue spalle. — Non ha retto alla pressione e si è tolto la vita. — Affermando sino all'ultimo la sua appartenenza al culto misterico — concluse Fox soddisfatto. — Ha un senso. — Se quel che dite è vero abbiamo un bel problema — Bertrand si tormentò le mani. —Farò controllare la lista dei partecipanti alla spedizione, e li convocherò in Prefettura.
Irene e Fox scossero la testa. — Non ne troverà nemmeno uno. Men che meno Eisner, se ho inquadrato il personaggio. Moreau raccolse il libro ai piedi del cadavere. — È greco. L’Iliade di Omero. Molto appropriato, come testo sacro. Fox desiderò avere tra le mani un bicchiere di assenzio. Non per schiarirsi le idee ma, al contrario, per aprire la mente al mondo di misteri e verità stravaganti che era celato ai comuni mortali. Sentiva il pericolo nell'aria, quasi un odore reale che si mescolava agli effluvi del salotto. Di colpo ebbe una visione, tanto chiara quanto terribile. — Un tempio — disse all'improvviso, rompendo il silenzio. Tutti lo guardarono con espressione stupita. — Eisner rinviene un reperto sconosciuto, con poteri straordinari — continuò, parlando più a se stesso che ai presenti. — Che devono essere attivati. Come pensa di fare, secondo voi? — Cerca esperti in tutta Europa? — Torna in Grecia? Fox sorrise, con una luce brillante negli occhi. — No. Eisner fa la cosa più logica. Fonda a Parigi un tempio. Ricrea gli ambienti di Samotracia. Costruisce una Anaktoron, si crea sacerdote. Paul, tu hai detto che è uno studioso di antichi riti. Un fanatico di esoterismo. Può aver ritrovato i testi dei rituali perduti. Inizia i suoi colleghi al culto misterico dei Cabiri e della Grande Madre, per apprendere nuovi segreti. — E per usare l'oggetto rinvenuto. — Deve essere così! — Fox batté il pugno destro sul palmo della sinistra. — Ha un mese di vantaggio. Dobbiamo trovarlo, e subito! Betrand sembrava perplesso. — Scusate, ma mi sembra surreale. Dove accidenti si può costruire un Santuario, a Parigi, senza farsi notare? Non certo in uno scantinato del Quartiere Latino. Antiche divinità senza nome, reliquie, Grandi
Madri… Siamo nell'epoca illuminata, signori! Irene lo fulminò con un'occhiata. — Se è tutto così semplice, perché ha contattato il Circolo Dell'Arca? Noi non ci occupiamo di cose normali. — E quando lo facciamo tendono sempre a complicarsi — commentò Fox ironico. — La realtà non è così lineare come voi pensate. Bertrand rimase in silenzio, valutando la situazione. Poi sembrò afflosciarsi, come schiacciato dalla stanchezza. — D'accordo. Avete carta bianca. Io seguirò le indagini tradizionali, a voi la parte esoterica. Signor Fox, domani le farò avere l’incartamento completo. Moreau, la biblioteca della Prefettura e del Louvre sono a vostra disposizione. Il dottore si strinse le spalle. — Non ne avrò bisogno. I libri che intendo consultare non si trovano nelle normali biblioteche. Fox prese mantello e cilindro. — Sta arrivando l’alba — sbadigliò in modo vistoso. — Cerchiamo un forno aperto e dei croissant. Irene alzò una mano per attirare l'attenzione — C'è ancora un problema. — Quale? — Devo tornare a Londra, domani — confessò la ragazza a malincuore. — La settimana prossima c'è il congresso nazionale delle suffragette, per il diritto al voto femminile. Il comitato mi attende, non potevo certo immaginare gli sviluppi di questa notte… — si rivolse a Fox con uno sguardo addolorato — Mi dispiace, cugino. Fox le mise una mano sulla spalla. Era la prima buona notizia di quella lunga notte. Le voleva troppo bene e ogni volta che la esponeva al pericolo si sentiva in colpa. — Non posso non essere sollevato. — disse, osservando il volto di Irene avvampare di rabbia — Sono più tranquillo se rimani lontana da questo caso. Si preparò a ricevere la bordata acida della ragazza, ma una voce alle sue spalle li precedette. — So dove trovare il Tempio di Samotracia.
Tutti si girarono di scatto verso Moreau. Il dottore, con una pezzo di legno, stava raccogliendo del fango dalle scarpe del cadavere. Sollevò il terriccio, lo annusò e si aprì in un sorriso soddisfatto. — Puzza di escrementi. Colore grigio, indice di decomposizione avvenuta. Ancora molle, segno di alta densità di acqua. E tracce di muschio. Non verde ma sbiadito. Cresciuto in un ambiente buio e umido. — Fogne! — esclamò Fox. — Esatto — rispose trionfante Moreau mentre gli altri lo fissavano a bocca aperta. — Dreyfuss eggiava in una fogna, prima di venire a impiccarsi. — Eisner si è rifugiato nel sottosuolo. — Fox trasalì, folgorato dalla rivelazione. Ogni traccia di stanchezza lo aveva abbandonato, sostituita da scariche di adrenalina. Tutti i tasselli del mosaico si composero davanti ai suoi occhi, come in un caleidoscopio. Invitò tutti a uscire: — Non c'è un attimo da perdere. Riforniamoci di croissant e cerchiamo un ufficio postale aperto. — Che diamine devi farci? — Irene lo guardò come fosse impazzito. — Devo mandare un telegramma a un amico.
3. Ossa e catacombe
Scafandri, maschere antigas, fiocine, lampade ad acetilene, scarponi impermeabili, tute, occhiali protettivi, filtri per il naso, fucili da caccia e pistole. Il magazzino era pieno di casse scoperchiate, materiale appoggiato alla rinfusa e strani oggetti appesi al soffitto. La paglia da imballaggio ricopriva ogni angolo di pavimento. John Fox spuntò l’elenco con rapidi colpi di matita. Bertrand aveva messo a disposizione del Circolo un locale nei sotterranei dell’Hotel De Ville. Durante la mattinata il via vai di commessi, fornitori e poliziotti non si era mai fermato. Mentre chiudeva a chiave la porta blindata e si avviava verso gli uffici ai piani superiori, con una certa fame, gli si avvicinò un gendarme, visibilmente contrariato. — Monsieur Fox — esordì gesticolando. — C’è di là un signore che chiede di vedervi con urgenza. È furioso e si esprime in un pessimo se, credo abbia minacciato di sparare sui piantoni se non lo fanno are. Fox sorrise. In ritardo d un giorno, ma era arrivato. — Lo faccia are, grazie. Una porta sbattuta, rumore di i, una sequela di imprecazioni, poi Brett Lennox spuntò dal corridoio, come un bufalo imbizzarrito. — Sono venuto non appena ricevuto il telegramma — esordì con il fiato grosso. Indossava un completo color cammello, un cappello a scacchi e una gardenia cucita sulla giacca. Brandì il bastone da eggio, nero con il pomello d’argento, come una spada, puntandolo verso Fox. — Devo ringraziarti per aver pensato a me. Una settimana nei locali parigini più esclusivi e ingressi al Casino illimitati, tutto spesato. Non potevo certo rifiutare. Non capisco solo cosa c’entri la polizia! Fox lo prese sottobraccio e trasse un profondo respiro. — La situazione non è
proprio come ti ho descritto. Vedi, c'è capitato un caso un po’ preoccupante, e ho bisogno del tuo aiuto Andiamo al terzo piano, ho un ufficio a disposizione.
— Le fogne di Parigi? — Lennox era scandalizzato. Buttò giacca e cappello su una sedia e si sedette sul bordo della scrivania, le braccia incrociate e l’espressione torva. — Sei impazzito? Mi chiami con l’inganno, e invece di belle donne e roulette mi proponi una eggiata tra i topi? — Non avevo scelta. Non avresti mai lasciato la tua tenuta nello Yorkshire se ti dicevo la verità. — E ti credo! Un tempio greco ricostruito sottoterra, un archeologo fuori di testa che si mette a fare il sacerdote! Sei certo che il dottor Moreau non si sia tracannato un litro di assenzio? Fox allargò le braccia. — Conosci Paul. Non parla mai a vanvera, nemmeno quando è in preda all’esaltazione. C’è in ballo qualcosa di pericoloso. Me lo sento nelle ossa. — Indicò fuori della finestra. — Però siamo sempre a Parigi. Nulla ci vieta di trascorrere serate piacevoli. A confronto, Londra è un cimitero. L’altro lo fulminò con un’occhiataccia. — Sarà un lavoretto da due giorni, al massimo — insistette Fox con le mani congiunte a preghiera — Dopo potremmo sarcela. Lennox si lisciò i baffetti, perplesso. Poi chiese: — Perché diavolo hai richiesto tutta quella attrezzatura? Non dobbiamo mica infilarci in un vulcano. Fox emise l’ennesimo sospiro. Tanto valeva vuotare il sacco, Lennox non era stupido. Aprì un’anta della libreria, tirò fuori una bottiglia di cognac e riempì due bicchieri, nonostante fosse ormai ora di pranzo. Il compagno di bevute accettò senza fiatare. — Ci sono delle storie singolari riguardo le Fogne di Parigi. Mi sono documentato. Di certo si tratta di favole, leggende popolari e sciocchezze simili. Ma per precauzione…
— Di che parli? — Sembra che una ventina di anni fa un certo dottor Gilbert, professore di anatomia alla Sorbona, conducesse esperimenti proibiti nei suoi laboratori privati. — Fox minimizzò con un gesto. — Incroci tra specie diverse, innesti stravaganti. Secondo i rapporti della polizia a un certo punto qualche scarto di laboratorio è finito nella rete fognaria. Gilbert aveva un accesso diretto nei sotterranei dell’Università, e pare che si appartasse speso nei cunicoli. Lennox strinse gli occhi sino a farne una fessura. — Che genere di scarti? — chiese sospettoso. — Non troppo piccoli, visto che il professore è stato trovato morto, dilaniato da quelli che sembrano colpi di artigli. Da allora nessuno si avventura nelle fogne del centro storico. — Perfetto — ribatté l’altro sarcastico. — Il quadro è completo. Tunnel, puzza di escrementi, liquami, topi e persino creature ignote. — Per questo ti ho chiamato. Sei tu che eri a caccia di leoni in Africa, l’inverno scorso. Pensa che insoliti trofei per la tua collezione. Lennox rimuginò per un buon minuto, poi ammise. — Potrebbe essere interessante. Dovrò procurarmi un fucile da caccia grossa, e fare un paio di modifiche — Alzò il bicchiere in segno di brindisi. — Mi hai convinto. Quando pensi di andare? — Tra due giorni. Moreau sta completando le ricerche, la polizia i controlli capillari. Intanto — aprì l’orologio controllando l’ora. — Andiamo in Rue De Rivoli. C’è un bistrot aperto tutto il giorno. Il vino è speciale. — Costata di manzo? — Lennox era un noto carnivoro. — Ti consiglio le rane. Una prelibatezza. Sai come sono fatto: se visito un paese provo sempre le specialità locali. Dopo faremo due i per digerire: ci attendono al Louvre.
Paul Moreau, con la vigorosa commozione tipica dei si, abbracciò Lennox con gioia, completando l’opera con una vigorosa pacca sulle spalle. L’eco rimbombò nella grande scalinata del Louvre come una cannonata. — Caro Milord, che piacere! Ero certo che si sarebbe unito alla nostra spedizione. — È stato facile convincerlo — mentì Fox con il fiato grosso. — È venuto di corsa. — Bene — ringhiò Moreau compiaciuto. — Vi aggiornerò sulle ultime scoperte. Il nostro contatto al museo è un certo professor Perrel. Ci attende nel suo studio. Lennox si appoggiò alla parete, con i piedi puntati al muro. — Dato che a nessuno ancora è venuto in mente, in che punto della rete fognaria dovremmo entrare? Se non erro ci sono circa cento miglia di gallerie sotto Parigi. — Anche di più, caro milord. — ammise Moreau. — Se il dottor Perrel confermerà la mia ipotesi, l’area sarà molto circoscritta. Si incamminarono lungo i corridoi del museo, chiacchierando con animazione. Fox, pur nella fretta, osservò emozionato la lunga serie di quadri appesi alle pareti. Capolavori di una bellezza assoluta. Non ascoltò più il dottore, perso nell’ammirazione di tanto ingegno e suprema capacità artistica. Fu solo quando una voce femminile, inaspettata, spezzò il monologo di Moreau, che si scosse piombando di nuovo nel mondo attuale. Rimase a bocca aperta. Una ragazza, non più di venticinque anni, gli tendeva la mano con un sorriso di benvenuto. Viso ovale incorniciato da un caschetto nero, bocca ampia e occhi di una straordinaria sfumatura viola, indossava una camicetta bianca, con un delizioso collo di pizzo, e una gonna marrone. Non si aspettava nulla del genere, e rimase come paralizzato. Rappresentava l’esempio tipico di bellezza parigina, raffinata e risoluta al tempo stesso. Se ne stava dritta e sicura di sé, per nulla intimorita dai nuovi arrivati. Lennox gli diede di gomito. — Ti sta salutando — ridacchiò.
Fox si scosse e strinse la mano. — Scusate, madomoiselle…? — Perrel. Cécile Perrel — rispose lei con voce morbida. — Assistente del Direttore del dipartimento storia metropolitana. — esibì un foglietto giallo. — Un telegramma della prefettura mi avverte del vostro arrivo. Il testo è molto maschilista e perentorio, ma cercherò di non fare polemiche e mettermi a disposizione. Voi siete John Fox, giusto? — Certamente. Certamente — Fox lo disse come se volesse convincersi del suo nome. Moreau lo aveva preso in giro. La loro referente era una ragazza! L’espressione fiera e tranquilla tradiva un carattere forte. Abituata a competere sul piano accademico con professori anziani e giovani ricercatori rampanti che di sicuro la consideravano inadatta al ruolo, pensò Fox. Quante volte aveva rifiutato inviti a cena o proposte indecenti? Non ricordava di aver visto nulla di più bello, ma scacciò i pensieri in un angolo del cervello. Troppe cose da fare, prima. Il suo senso del dovere, come sempre, lo richiamò all’ordine. Ripresosi dalla sorpresa, le presentò i suoi amici. Lei, per tutta risposta, li invitò a entrare. Lo studio della Perrel era piccolo, con le pareti tappezzate da planimetrie di Parigi, percorse da linee colorate. Unico vezzo, vicino al tavolo da lavoro ricoperto da un panno verde, un suo ritratto a olio. Un profumo femminile riempiva l’aria con un gradevole aroma. Cécile sembrò non badare all’assenza di sedie. — Se ho ben capito — domandò vivace. — cercate informazioni sulla rete fognaria parigina. Moreau fece cenno di sì con il capo ed estrasse dalla tasca interna della giacca frammento di osso con una placca di argento. Fox lo riconobbe. Era il pezzo di femore trovato nella stanza dell’archeologo suicida. — Secondo lei, dottoressa, da dove potrebbe provenire? La Perrel lo prese in mano, rigirandolo pensierosa. Poi si chinò a terra, vicino a una pila di libri. Scorse i dorsi con un dito, ne prese uno e lo aprì. Fox e gli altri si avvicinarono per osservare una foto. Un uomo, sorridente, se ne stava appoggiato a una parete, formato da numerosi ciottoli. No, non erano ciottoli.
Con un po’ di attenzione si scorgevano rotule, tibie e persino teschi. Un intero muro composto di ossa umane. — L’ossario di Place Denfert-Rochereau — spiegò Cécile con enfasi. — Scoperto in alcune zone delle fogne utilizzate come catacombe. — Migliaia di resti umani. A chi appartengono? — Fox era sbalordito. — Il sottosuolo di Parigi è crivellato di gallerie, alcune risalenti all’epoca romana — Cécile indicò le planimetrie sulle pareti, marcate da righe rosse. — In duemila anni gli scavi non si sono mai fermati. Nella metà del Settecento porzioni dei tunnel crollarono, sotto il peso degli edifici sovrastanti. Nel medesimo periodo esplose il problema del sovraffollamento dei cimiteri. — Sovraffollamento? — Le fosse comuni, le tombe e i fornetti non erano più sufficienti. Così decisero di vuotare i vecchi ossari e accumulare i resti nelle catacombe, per consolidarle. In alcuni casi riempirono i tunnel, in altri usarono le ossa per realizzare muri e colonne di sostegno. Uno degli ingressi più agevoli è proprio al centro della piazza. Se ritenete che il vostro femore provenga dal sottosuolo, di certo è uscito dagli Ossari. La linea fognaria principale scorre da Place Denfert lungo Boulevard Saint Michel sino alla Senna. Fox osservò la mappa — Davanti alla Sorbona — mormorò. — Certo — Cécile esitò, poi scoppiò in una deliziosa risata. — Suvvia, non starete pensando alle dicerie sul dottor Gilbert e le creature albine. Sono solo favole inventate dal popolino. Un uomo del suo calibro non può credere a simili sciocchezze. Lennox e Moreau trattennero un sorriso ironico. — Mademoiselle Perrel — rispose Fox evasivo, senza staccare gli occhi dalla planimetria — io credo a ogni sorta di favola. Specie se corro il rischio di incontrala di persona. Non aggiunse altro. Le tracce di matita rossa gli apparvero come ferite sanguinanti impresse da un artiglio.
4. Nelle fogne di Parigi
I bordi tremolanti del cono di luce segnavano i confini del mondo. Oltre c’erano solo le tenebre, fitte come una muraglia, e un ignoto fatto di gocciare d’acqua, squittii di topi e altri rumori indefinibili. John Fox alzò la lampada, illuminando il soffitto, mattoni consunti ricoperti di muffa e salnitro. Le stratificazioni delle pareti, composte di pietra, roccia e calce, testimoniavano le diverse modalità di costruzione nel corso dei secoli, sin da quando i romani avevano iniziato a scavare cunicoli per la costruzione di Lutezia. Un canale scorreva gorgogliando al centro della galleria, acqua densa color marrone a volte così satura di rifiuti da divenire vischiosa come fango. Un piccolo rialzo, a mo’ di marciapiede, permetteva al terzetto di esploratori di camminare all’asciutto. Fox avanzava, concentrato su ogni singolo o. Lennox e Moreau, dietro di lui, camminavano in silenzio. La tuta in cuoio impermeabilizzato, un pezzo unico dai piedi sino allo stretto girocollo, li proteggeva dal contatto con sostanze pericolose. L’interno, cavo, era stato riempito di vapore con additivi termici, per mantenere una temperatura corporea adeguata nonostante il freddo dell’ambiente. Una mascherina filtrante attenuava l’orribile odore di escrementi e putrefazione. Gli scarponi pesanti e gli indumenti rigidi li costringevano a procedere con movimenti impacciati. Fox toccò la maschera antigas appesa alla cintura, un prototipo di Jim Spencer, l’ingegnere del Circolo, arrivata con posta prioritaria da Londra, e pregò in cuor suo di non doverla utilizzare. Tutti e tre erano armati di pistola e portavano un coltello legato al polpaccio. Lennox, in più, imbracciava soddisfatto un fucile da caccia al rinoceronte, caricato con pallottole magnum riempite di miscela esplosivo-veleno di sua invenzione.
La galleria proseguiva con una debole pendenza. Fox consultò la planimetria fornita da Cécile. — Stiamo andando nella direzione giusta. Il cunicolo prosegue dritto sino al fiume. Secondo la mappa l’ossario si trova a circa trecento metri dall’ingresso di piazza Denfert. — Un’esperienza affascinante — Moreau per una volta trattenne il tono poderoso della voce, riducendola a un sussurro. — Secoli di storia condensati in pochi metri. Un rifugio perfetto. — Uno schifo infinito — protestò Lennox per nulla attratto dal panorama. — eggiare in una fogna non è piacevole. Fox proseguì pensieroso. I piedi affondavano in uno strato di fanghiglia e l’ambiente era claustrofobico. Si concentrò, per vincere il panico. L’immagine di Cécile Perrel, poggiata alla porta dell’ufficio, gli provocò un tuffo al cuore. Una volta finita quella storia l’avrebbe inviata a cena in uno dei migliori ristoranti di Parigi. Mangiare invece di sguazzare tra i rifiuti! Ottima prospettiva. Un Pommery del 56, ghiacciato. E per dessert… — Avete sentito? La voce di Moreau lo riportò di colpo alla realtà. Si fermò lanciando un’occhiata al compagno. — C’è qualcosa laggiù. — Il dottore alzò la lampada sopra la testa, mentre Lennox caricava il fucile con uno scatto metallico. Fox avanzò con cautela. Sul bordo della luce intravide un oggetto informe, come un sacco buttato per terra. Non appena i raggi della lampada lo lambirono una miriade di piccoli esseri schizzò in tutte le direzioni, con squittii di rabbia. Topi. I tre arretrano d’istinto. Fox ingoiò un grumo di saliva e disse con voce strozzata: — Sono solo topi. Cosa pretendevate di trovare, in una fogna? Lennox si avvicinò, fucile in pugno. — Guardate qui. Stavano cenando. Il cadavere giaceva a faccia in giù, con le braccia protese in avanti. Il cranio era
consumato dai morsi, così come parte del corpo. I pochi capelli rimasti sembravano fili d’erba piantati su una zolla di terra. Indossava una veste bianca, macchiata di fango e sangue. Fox sentì il puzzo in gola, nonostante la mascherina. Con uno sforzo si costrinse a guardare. Per fortuna il volto era invisibile, sprofondato nella melma. Toccò il corpo con la punta dello scarpone. La carne era nera e morbida, putrefatta. Un anello a forma di triangolo spiccava all’indice della mano destra. — Morto da almeno una settimana — mormorò Moreau con una smorfia di disgusto. — Di sicuro è un membro della spedizione Eisner. — Anche lui un iniziato — intuì Fox. — Dalla posizione sembra stesse fuggendo. Moreau si chinò sul cadavere. — Guardate. La veste è strappata e rigata di sangue — vincendo la repulsione spostò dei lembi di tessuto con la punta della pistola, scoprendo la schiena. Era maciullata, come se qualcuno l’avesse percossa con un numero infinito di coltellate. Fox trasalì. — Che cosa lo ha ridotto così? Morsi dei topi? — Se sono topi devono essere molto sviluppati — commentò il dottore perplesso. Lennox prese la planimetria e indicò un punto nel buio. — Laggiù c’è la derivazione per l’ossario. Deve essere uscito da lì. — Il Santuario di Samotracia? — azzardò Moreau. Fox si morse un labbro. Non si sentiva tranquillo. — Siamo nella direzione giusta — decise. — Proseguiamo. Bruceremo il cadavere con l’acetilene al ritorno. Il tunnel avanzava in discesa, restringendosi. Le pareti ora erano di tufo, segnate da colpi di piccone vecchi di secoli. Ben presto giunsero alla deviazione, come previsto, una galleria ancor più angusta e antica del condotto principale. Sotto i loro piedi scorreva un rivolo d’acqua, come un ruscello di montagna. Era limpida e pulita, notò Fox. Una fonte sotterranea potabile, a servizio delle catacombe. Imboccarono il condotto.
Dopo poche decine di metri si aprì davanti a loro uno spettacolo fantastico. Le pareti erano composte di ossa. File ordinate di femori, tibie, costole e clavicole, accumulate e incastrate con perizia sino a formare un solido muro. Scintillavano alla luce della lampada come gemme preziose. Il pavimento era ricoperto da frammenti consunti e tritati, simili a una spolverata di neve. Lungo i bordi del muro qualcuno, con precisione certosina, aveva disposto lunghe file di teschi. Spuntavano persino dal soffitto, impastati con calce e malta. L’Inferno doveva essere qualcosa di simile, concluse Fox guardandosi attorno. Un orrore assoluto costruito in maniera impeccabile. Non aveva mai visto nulla del genere in vita sua. — L’Ossario — esclamò stupefatto. La galleria si restrinse, costringendoli ad avanzare sfiorando le macabre pareti. L’aria, contro ogni previsione, era asciutta e pulita. — Le ossa assorbono l’umidità e gli umori delle fogne — Moreau le sfiorò affascinato. — Depurano l’aria. Incredibile. — Aria pura e acqua potabile — ironizzò Lennox con il dito sul grilletto. Ruotava il capo in tutte le direzioni con piccoli scatti nervosi. — Un luogo ameno. Da venirci in vacanza! Dovettero chinarsi, per proseguire. Fox sudava, soffocato dalla tuta stretta e rigida. Cercò di non cedere alla paura, respirando profonde boccate d’aria. Le mani gli tremavano. E se l’atmosfera fosse stata carica di umori della peste o di altre malattie? Poteva sentire l’alito della Morte spirare nella catacomba sperduta. Guardò oltre la luce, nelle tenebre che stavano per inghiottirlo. La città! Pensa alla città sopra di te. Ai Bistrò, alle vetrine illuminate, i lampioni lungo la Senna, le grida dei librari della Rive Gauche, le ragazze che si specchiano nelle vetrine… Si calmò, e per poco non sbatte il viso sulla porta. — Che succede? — chiesero preoccupati gli altri due.
Fox strabuzzò gli occhi. Era andato avanti da solo, perso nei pensieri. — C’è una porta. — Vide una maniglia e tentò di girarla. — Chiusa! Gli amici lo raggiunsero, posando a terra le lampade. — Legno di quercia. Taglio moderno — disse Moreau sorpreso. — Istallata di recente. Come hanno fatto a portarla quaggiù? Un momento — ò una mano sulla superficie. — C’è una scritta. Illuminatemi, per favore. Spolverò l’anta. Comparvero dei simboli. Fox riconobbe le lettere. Alfabeto greco. — Non guardare me — Lennox mise la mani avanti. — L'esoterico del gruppo è il dottore. — È molto chiaro — Moreau non sembrò avere problemi nella traduzione. Lesse e sillabò ad alta voce “Chi è iniziato ai Misteri dei Cabiri sa quel che intendo dire” Fox aggrottò la fronte e lanciò un’occhiata all’amico. — Erodoto — spiegò Moreau. — È un brano delle Storie. Il o in cui tratta dei Misteri di Samotracia. Trasse un profondo respiro. — Signori, l’Ingresso del Santuario!
5. Il tempio sotterraneo
Il colpo di fucile risuonò nello spazio angusto come un’esplosione. Lennox guardò compiaciuto il buco nella porta e la spalancò con un calcio. La zaffata, un misto dolciastro di putrefazione e morte, li colpì come uno schiaffo. Indietreggiarono con un salto. — Maschere antigas — ansimò Fox con voce strozzata. Trattenne un conato di vomito, prese dallo zaino la maschera e se la infilò in fretta. Una boccata d’aria odorosa di carbone gli riempì i polmoni.. — Puzza di morte — commentò Lennox pallido. — L’ho già sentita in Africa. Là dentro c’è qualcosa di orrendo. Entrarono, illuminando l’interno. Una grande sala, dal soffitto a volta e le parete di ossa e mattoni impastate con calce rossa. Un muro, alto circa due metri e con una apertura al centro, divideva l’ambiente in parti uguali. Sopra il varco era fissata una tavoletta con un' iscrizione in greco. Moreau lo tradusse. “Restino fuori i non iniziati” — L’Anaktoron — mormorò il dottore. — Una copia dell’originale di Samotracia. La parete separa il vestibolo dei bussanti dalla sezione sacra vera e propria. Lungo i muri perimetrali notarono delle panche incassate, scavate nel tufo. Nell’angolo sud-est si trovava una vasca rettangolare e sul fondo una rotonda, più piccola. Accanto alla porta, su un o di legno, troneggiava una sedia foderata di velluto rosso, terribilmente fuori luogo. Lennox poggiò la lampada, prese l’acciarino e accese delle torce appese al muro. Il fuoco scoppiettò mostrando la sala in tutta la sua ampiezza, in un gioco di ombre danzanti.
I cadaveri, avvolti nelle vesti bianche, erano ovunque. Smembrati nelle vasche, stesi sul pavimento e appesi alla volta, come quarti di bue. Il pavimento era imbrattato di sangue secco e cosparso di pezzi di carne marcia. Fox fissò con orrore un braccio umano coperto di vermi. Ansimò aspirando l’aria filtrata. — Che diavolo è successo? Moreau si guardò attorno, inquieto. — Sono stati massacrati. Smembrati, sbattuti sulle pareti, fatti a pezzi senza pietà. — Chi erano? — volle sapere Lennox nervoso. — La spedizione Eisner, al gran completo — rispose Fox — Tranne Dreyfuss, naturalmente. Deve essere fuggito assieme al compagno che abbiamo trovato prima. È tornato a casa, impazzito per ciò che aveva visto, e si è impiccato. Lennox fissò un punto del pavimento, per non incrociare gli occhi sbarrati dei cadaveri. — Il professore… È qui? Moreau percorse la sala a piccoli i, poi fece cenno di no con la testa. — Non lo vedo. Lui era il Gran sacerdote. Sedeva su quella sedia. Forse era assente al momento dell’attacco. — La porta — Fox si batté il palmo della mano sulla fronte. — Era chiusa dall’interno! E guardate il fumo. — indicò il fuoco delle torce, animato e sospinto verso l’alto. — C’è un condotto di areazione. Un'uscita secondaria. Lennox strinse tra le mani il fucile. Le nocche erano bianche per lo sforzo. — Che funge anche da entrata. — Che intendi dire? — Che dobbiamo uscire da qui, e anche in fretta. Chi ha fatto questo può sempre tornare. Fox lo fissò perplesso. — Non vorrai mica insinuare… — Giudica tu — rispose l’altro indicando con il capo il mattatoio davanti a lui.
Fox comprese. — Torniamo in superficie. Manderemo quaggiù una squadra della polizia, o magari l’esercito. Stava per muoversi quando qualcosa attirò la sua attenzione. Un oggetto simile a una cassapanca, seminascosto in un angolo. Moreau lo vide a sua volta e rimase come paralizzato. Poi si scosse, lo raggiunse e si chinò per osservarlo meglio. — Incredibile. Fox e Lennox si avvicinarono a loro volta. — Che succede? — Un sepolcro — disse il dottore con la voce incrinata dall’emozione. — Un blocco unico di granito. Fattura di pregio, intaglio perfetto, stile pre-ellenico. Guardate: i sigilli originali in resina sono intatti. Non è stato mai aperto. Il cuore di Fox perse un battito. — Il reperto della spedizione Eisner! Ecco cosa hanno trovato a Samotracia. — È inviolato — Moreau lo guardò con bramosia. — Sul coperchio sono incisi i simboli dei Grandi Dei. Lennox si agitò. — Non vorrei interrompere la vostra ricerca archeologica, ma dobbiamo andarcene. Fox non stava più nella pelle. Udì strani scricchiolii e uno stridore lontano, come di unghie su una lavagna, ma ignorò l’istinto di fuggire a gambe levate. Afferrò il coperchio e tentò di alzarlo. — Apriamolo! — disse eccitato. Moreau lo spinse via, con un inusuale gesto rabbioso. — Fermo! Non lo toccare. Se è un sepolcro del Culto misterico, non può essere aperto come una normale tomba. Fox e Lennox lo guardarono come se fosse impazzito. — Ci vuole una cerimonia adeguata, secondo l’antico rito dei Cabiri. — Il dottore prese fiato, alzò una mano in segno di scusa e proseguì più calmo. — Questo è un attentato alle mie coronarie. Ora però è tutto chiaro.
Un tonfo rimbombò nella stanza, seguito da colpi sordi, come se qualcuno stesse battendo dei pugni dall’altra parte della parete. — Una vena d’acqua sotterranea? — azzardò Fox. Incrociò gli occhi dei suoi compagni e vi lesse una profonda paura. La stessa che provava lui. Di colpo non resse più la situazione. I cadaveri, i simboli, il sarcofago e la claustrofobia. L’aria filtrata, carica di anidride carbonica, gli faceva girare la testa. — Andiamo via — ordinò, per poi correre verso l’uscita. — Faremo il punto in superficie.
John Fox batté le mani sull’acqua, felice come un bambino. Non era mai stato così contento in vita sua nel vedere una vasca da bagno. Non appena fatto rapporto al commissario Bertrand la cilindro-cabina li aveva trasportati alla villa di Moreau, dove avevano finalmente potuto riprendersi dalle fatiche. Gettati via i vestiti Fox si immerse e si strofinò in maniera tanto energica da ferirsi le spalle. Ispirò il profumo dei sali da bagno infilandosi su per il naso un pezzo di sapone per cancellare la puzza di morte e si pulì le unghie in modo ossessivo. Scivolò nell’acqua profumata, restando sotto finché ebbe fiato, immaginando Cécile Perrel, con un delizioso abito lungo e la scollatura incorniciata da un filo di perle
Un’ora dopo, ripulito e riposato, sedeva in salotto, assieme a un Moreau sfavillante e un Lennox in gran forma. Una bottiglia mezza vuota di vino del Reno controllava la scena, brillando alla luce del primo pomeriggio che entrava a fiotti dalla finestra. Fox sorrise: Moreau in accappatoio era un’icona rassicurante. Il dottore si
aggirava per la stanza come un leone in gabbia. Aveva ripreso il colorito abituale e il pizzetto gli tremava per l’eccitazione. — Il Commissario Bertrand ha spedito nelle catacombe mezzo corpo di polizia, assieme a una squadra di archeologi. Ho dato indicazioni precise, per il recupero del sarcofago e il trasporto in una camera di sicurezza del Louvre. Speriamo non facciano sciocchezze. Lennox si riempì un bicchiere, allungando le gambe sul divano. — Allora, ci siamo fatti un quadro della situazione? — Credo che non ci siano dubbi. — attaccò Fox, senza che nessuno glielo avesse chiesto. — Il professor Eisner ritorna in Francia con un reperto misterioso. — Il sarcofago. — Appunto. Ha un progetto preciso. Tutti i membri della spedizione sono d’accordo con lui. Di certo conosceva la storia dell’ossario di Place Denfert e lo ha ritenuto un perfetto rifugio. Moreau confermò. — È nel suo stile. — Lo immaginavo — proseguì Fox animato. — Il professore trasferisce il sarcofago nelle catacombe. Vuole aprirlo, sa cosa contiene, ma deve farlo secondo le procedure rituali. Costruisce una copia dell’Anaktoron, diviene sacerdote e inizia i compagni al primo grado del Culto per organizzare la cerimonia corretta. — Come ha fatto? Nessuno sa come si svolgeva — obiettò Lennox. Fox bevve un lungo sorso di vino. — Eisner deve aver scoperto a Samotracia gli antichi testi rituali. Stava per terminare la procedura e sollevare il coperchio. — Quando qualcosa va storto — gli fece eco il milord, accendendosi un sigaro. — Vengono massacrati. Fatti a pezzi come carne da macello. Pensate anche voi quello che penso io? — Le creature di Gilbert? I mutanti albini ? — Moreau scosse il capo. — Mi sembra assurdo.
La frase cadde nel silenzio. Fox proseguì: — Eisner riesce a fuggire, assieme a Dreyfuss che, come sappiamo, si suicida, impazzito. — Quel maledetto è ancora vivo — Moreau picchiò con l’indice sul tavolo — Il suicidio del compagno, vestito da iniziato, ha rivelato al mondo il suo piano. Non poteva prevederlo ma ora starà correndo ai ripari. Fox si tormentò il mento. — Cosa c’è in quella bara? — Non ne ho idea — Moreau trasse un profondo sospiro — Ma deve essere qualcosa di pericoloso. Eisner è ossessionato dal potere dell’occulto, dalla forza delle antiche divinità.
Furono interrotti dal suono del camlo. Un istante e il maggiordomo entrò con o felpato nel salotto, con un biglietto da visita in mano. — Scusate, signori. Alla porta c’è una certa mademoiselle Perrel che chiede di voi. Fox si alzò di scatto, andosi una mano tra i capelli per riordinarli alla meglio. Cercò uno specchio e guardò con orrore l’immagine riflessa. — Una cravatta — implorò. — i indossare abiti di due taglie più grandi ma almeno con un minimo di stile. Lennox e Moreau se la risero alla grande. — Sono certo che la gentile fanciulla comprenderà — disse il dottore sornione. — D’altra parte, se io la ricevo in vestaglia… Cécile Perrel entrò nella stanza. Nonostante l’aspetto stanco e assonnato, la camicia nera senza fronzoli e l’austera gonna, Fox la trovò di una bellezza radiosa. Salutò i presenti in modo affrettato, senza preoccuparsi del loro abbigliamento, poi estrasse dalla borsa una busta.
— Stamattina la prefettura ha ricevuto questo telegramma — spiegò con voce allarmata. — Indirizzato al dottor Moreau. Fox si avvicinò. — Chi lo manda? Cécile esitò un attimo, poi mormorò: — Il Professor Eisner.
6. Una notte al Louvre
Impossibile parlare ad alta voce nelle sale del Louvre. John Fox se ne rese subito conto. La maestosità degli spazi, l’imponenza dei corridoi, i soffitti alti sino al cielo e l’ineguagliabile profusione di capolavori. Tutto invogliava al sussurro e al bisbiglio garbato, quasi non si volesse recare fastidio ai legittimi inquilini. Non i funzionari statali né tantomeno gli accademici di Francia. Nobili greci e romani, immortalati in statue perfette, divinità assire, entità egizie, cavalieri medioevali, damigelle, madonne e santi: ecco chi dimorava a pieno diritto nelle grandi sale. Eterei come fantasmi eppure presenti in maniera quasi reale. Su Parigi scendeva la sera. Le ombre si allungavano, l’oscurità, arginata a malapena della tenue luce dei lampioni a gas, dilagava per la città, risalendo come una marea sino a lambire il palazzo del Museo con onde nere cariche di mistero. — Più di così non potevamo fare. — Fox alzò gli occhi dal quadrante di controllo, una lucida consolle di mogano con una serie di pulsanti in ottone, e incrociò lo sguardo di Moreau. Si trovavano in una sala non aperta al pubblico, dotata di una sola porta blindata e priva di finestre. Il sarcofago era al centro. In un angolo la Vittoria di Samotracia, protesa in avanti con le ali spiegate, dominava la scena con la sua presenza. — Bertrand ha piazzato uomini a ogni ingresso, sulle scale e lungo la strada — disse il dottore a voce bassa. — Non può are nessuno senza permesso. In quanto a te — indicò l'apparecchio. — Sei sicuro di questo aggeggio? — Rivela il calore di oggetti viventi — spiegò Fox. Posò un dito su una tavola rettangolare scura, messa in verticale davanti a lui come uno schermo. — La
lastra di bachelite modificata riceve gli impulsi dalle lenti e avverte, con macchie rosse, la presenza di attività vitali. — vide l'espressione confusa dell'amico e spiegò con pazienza. — Segnala forme di vita. Chiunque entri nella stanza al buio, sarà visibile. — Anche se esce da quel sarcofago? — Anche — ribatté Fox con un brivido incontrollato. Era il loro maggior timore Ripensò al testo del telegramma e alla gelida paura provata. “Avete ciò che è mio. Lo riprenderò domani notte. Ne uscirà una nuova vita.” Moreau si mise a eggiare, con le mani dietro la schiena. — Verrà, ne sono sicuro. Conosco Eisner sin troppo bene. — Ne dubito — rispose Fox. — L'edificio è presidiato. Come può portare via il sarcofago? Ci sono voluti sei uomini per trascinarlo qui. Il vero problema è che non possiamo aprirlo. Moreau gli diede ragione. — Ignoriamo i rituali del Culto Misterico — scrutò la scatola di pietra con avidità. — Eppure, la tentazione di scoperchiare la bara è irresistibile. In fondo, siamo sicuri che sia tutto vero? In quel momento Cécile entrò nella sala. Sfiorò l'oggetto con la punta delle dita, poi si diresse verso i due. — Il signor Lennox vi informa di aver piazzato armi, mortai, mitragliatrici e un altro paio di strane armi di cui non conosco il nome in tutti i punti strategici. Dice che nemmeno un topo riuscirebbe a entrare senza saltare in aria. Batté le ciglia in modo adorabile e proseguì corrucciata. — Vi confesso un certo timore. L'idea di trascorrere la notte qui mi angoscia. Dobbiamo aver proprio paura della promessa di un folle? Fox la fissò negli occhi, resistendo alla tentazione di stringerla a sé. — Eisner ha un suo codice morale — affermò. — Verrà stanotte, senza far are altri giorni. — Vi domando ancora: cosa pensate ci sia, lì dentro? — chiese la ragazza perplessa.
Fox alzò le spalle. — Non lo so. Il dottore ha una sua teoria. — A Samotracia erano adorati i Cabiri — borbottò Moreau in tono accademico, quasi tenesse una lezione. — E praticato il culto della Grande Madre. Ritengo che queste figure mitologiche nascondano eroi storici divinizzati nel corso dei secoli. — vide le espressioni confuse e proseguì. — È mia opinione che dentro sia conservato il corpo di un personaggio sconosciuto, tanto remoto da sfidare ogni nostra conoscenza. Con indosso tesori favolosi. E dotato di un terribile potere. — Una mummia? Tutto qui? — Un corpo in animazione sospesa — ribatté il dottore serio. — Pronto a uscire dalla tomba per porsi agli ordini del gran sacerdote. Cécile si portò una mano sulla bocca. — Non crederete sul serio a una simile ipotesi. — Eisner non farebbe nulla, senza questa prospettiva. — E noi siamo qui per impedirlo — Fox si alzò e prese sottobraccio Cécile, un gesto all'apparenza naturale che gli costò una certa fatica. Sentì il calore del corpo e il delicato profumo di rose e arancio. Chiese l’ora e commentò: — Dobbiamo prepararci. Saremo solo noi quattro: tu e Lennox nei corridoi, io e mademoiselle Perrel in questa stanza. Non ti descrivo le armi di Brett, ma le immagini da solo. Un sorriso ironico apparve sul volto di Moreau. — Parbleu, non discuterò la suddivisione di compiti. Stai in guardia con la tua macchina e buona fortuna. Confido nella fiaschetta di cognac di Lennox. Fox ne estrasse una dal taschino della giacca. — Siamo già forniti. Mademoiselle Perrel, voi gradite? L'altra alzò le mani — Io non bevo, signor Fox. — Non dovremmo essere meno formali? — azzardò lui avvicinandosi — Considerato che dobbiamo are la notte assieme? Posso almeno chiamarvi Cécile?
Ricevette un amabile cenno di diniego. Si diede dell’idiota. Non era il momento adatto per mettersi a corteggiare una ragazza, con la prospettiva di morte che li attendeva. Incassò la sconfitta, sistemandosi su una sedia imbottita, dietro allo schermo di bachelite. Poggiò i piedi sulla macchina e chiuse gli occhi. Il sistema di rilevazione sonoro lo avrebbe avvisato in caso di emissioni di calore. La tecnologia, in fondo, serviva anche a questo!
Il silenzio era assoluto. Le ombre danzavano al ritmo della musica nascosta dell'Universo. Fox aveva letto molte storie ambientate nei musei, durante la notte. Statue animate che vagano con singhiozzi di dolore, bagliori ultraterreni che escono dai sarcofaghi, strane voci sussurrate negli angoli più bui. E poi le mummie. Si alzano con crepitii di ossa rotte strappandosi dal viso le bende e spalancando gli occhi vuoti a caccia di luce. Persino i personaggi raffigurati nei quadri destano paura: colano sul pavimento e prendono forma come simulacri di umanità, per poi chiamare con voce rotta gli amici perduti. Giunse un suono di campane lontane. Fox guardò l’ora: mezzanotte. L’ora delle streghe. Si stiracchiò. Cécile, accanto a lui, dormiva con la testa appoggiata allo schienale della sedia, con un’ombra di apprensione stampata sul volto. La toccò con delicatezza. La ragazza spalancò gli occhi, sorpresa. Si scosse. — Stavo sognando — mormorò con voce impastata. — Ho dei dolci presi ieri sera dalla pasticceria Fournier — Fox aprì un sacchetto. — ne mangi uno. — Non è accaduto ancora nulla?
— No — rispose lui. Sbadigliò. — Il quadrante è nero. Nessuna attività. — Si alzò e gettò un’occhiata al centro della stanza. L’uomo era in piedi accanto al sarcofago. Indossava una veste rossa, lunga sino ai piedi, guanti candidi e una maschera bianca dai tratti deformi, con tre righe trasversali color porpora. No. Non era una maschera. Era il suo volto pallido, privo di vita, sfregiato da tre cicatrici fresche che stillavano ancora sangue. Gli occhi, bolle lattiginose coperte da una ragnatela di vene rosse, erano fissi su di lui, acuti come spilli. Fox tremò. Lo schermo era nero. Eppure le luci di controllo brillavano. La macchina era in funzione. L’essere non emanava calore. Fantasma? Apparizione ultraterrena? Allucinazione? Cécile vide il terrore sul volto di Fox, si alzò a sua volta e si portò una mano alla bocca, trattenendo un urlo di stupore. — Ciò che credete di possedere è mio — La frase melliflua risuonò nella sala. — Vi devo comunque ringraziare. Lo avrei portato qui io stesso. — Voi siete Eisner? — chiese Fox con un filo di voce. — Come avete fatto ad arrivare sin qui? L’apparizione, perché tale Fox ancora la considerava, mosse la testa con fare consolatorio. — Non capite. Come potreste, del resto? È troppo al di là della vostra comprensione. In quel momento entrò Moreau, con una tazza di caffè in mano. Stava per fare una battuta ma rimase a bocca aperta. — Caro dottore. Anche tu presente. È giusto così, chi meglio di te può capire ciò che ho fatto. Moreau, paralizzato, si voltò verso Fox. — Come è entrato?
— Non so neppure se sia realmente qui — ribatté lui indicando lo schermo. Si era portato d’istinto davanti a Cécile — Non emana calore. — Il terzo grado — disse il dottore con voce spezzata. — È arrivato al Terzo grado. Non è possibile, nessuno sa come… Eisner avanzò verso di loro, muovendosi come un blocco di pietra, quasi fluttuasse invece di camminare. — Ho scoperto il testo dei cerimoniali Sono un sacerdote dei Culti Misterici, il mio corpo sta ando al mondo dei Grandi Dei. Per compiere l’ultimo o verso l’immortalità e la conoscenza suprema dovevo solo aprire il sarcofago — Le labbra si piegarono in una smorfia di dispiacere — Non potevo prevedere le creature. — Gli esseri albini! — esclamò Fox. — Vi hanno assalito durante la cerimonia finale, non è così? Eisner annuì. — Eravamo pronti all’ultimo o. Solo io sono sfuggito alla furia, non prima di essere sfigurato — portò una mano al viso. — Non che mi importi molto. Godrò ancora per poco del mio corpo terreno. Cécile prese coraggio, si divincolò dalla stretta di Fox e domandò quello che tutti si stavano chiedendo. — Cosa c’è dentro quella bara? L’altro piegò il capo, come se stesse osservando un animale raro. — Interessante. Una donna che fa domande. Bene, vi spiegherò. — Con una mossa inaspettata afferrò il coperchio di pietra e lo tirò a sé, sollevandolo come se fosse senza peso. La resina scricchiolò, frantumandosi in polvere ambrata. Scagliò via il coperchio e dipinse un arabesco nell’aria con gesti rapidi. La porta si chiuse con uno scatto. Erano isolati! Eisner abbassò le braccia guardando nel sarcofago. Un sorriso di beatitudine gli illuminò il viso. Fox lo trovò raccapricciante: una maschera bianca di morte con la felicità di un bambino. Il dottore si chinò ed estrasse un oggetto.
Una testa di marmo rosa. Una figura femminile, nobile e austera. La fronte alta, i capelli fluidi scolpiti con maestria e gli occhi ciechi. Che diavolo significava? Fox si aspettava una mummia, un corpo in animazione sospesa. Era per quella testa che stavano combattendo? — Marmo di Paro. Le dimensioni corrispondono — La voce sognante di Cécile risuonò inattesa. — Una scoperta incredibile. — Affascinata dalla visione sembrava non provare più nessuna paura. Fox le gettò un’occhiata interrogativa. — La Vittoria di Samotracia — Cécile fece un o verso Einsner, come in trance. Si fermò a un metro e osservò il reperto nelle mani del professore. — La testa mancante della statua. È meraviglioso. Fox volse gli occhi verso l’imponente statua. La pietra era dello stesso tipo. — La sua vera natura vi è ignota — sentenziò Eisner trionfante. — La Nike non è una semplice offerta commemorativa. È la Grande Madre, venerata nel santuario. I Culti misterici furono soppressi in epoca romana, ma non per decadenza o disinteresse. Il popolo esasperato distrusse il Santuario con il fuoco sacro, uccidendo tutti gli iniziati e demolendo le statue. Lo fecero per liberarsi dall’incubo della predatrice. La Bestia occulta — fece una pausa e concluse a alta voce. — La Grande Madre. Moreau lo fissò con rabbia — Tu vuoi far rivivere il culto! Ricreare l’orrore ed esserne sacerdote supremo. Fox ne aveva avuto abbastanza. Superato il primo stupore aveva ripreso l’abituale lucidità. Pensò a Lennox, intrappolato fuori del Museo assieme alla polizia. Sapeva cosa doveva fare. Estrasse la pistola e scaricò tutto il contenuto addosso al professore. Gli spari echeggiarono nella sala con rumore infernale. Senza sortire alcun effetto. — Pessima mossa — Moreau impallidì, guardando i buchi nella veste rossa. Dei colpi risuonarono alla porta, seguiti da urla soffocate. La polizia cercava di
entrare. Eisner fece un gesto in direzione dell’infisso e fluttuò verso la statua. Si udì uno schianto seguito da gemiti di dolore, poi più nulla. La Nike, le ali spiegate e la veste agitata dal vento, dominava la sala. Eisner si avvicinò e, con infinita cura, poggiò la testa sul collo mozzo. Fox strinse la mano di Moreau e Cécile, in una reazione istintiva. Immaginò cosa stava per accadere. Se avesse avuto un minimo di fede era il momento giusto per una preghiera. Un lampo di luce viola illuminò la stanza. Una nuvola colorata uscì dalla statua, avvolgendola come un sudario. Dapprima fu un sibilo, poi uno scricchiolio, come di roccia spaccata dal gelo. Le ali vibrarono e la veste si agitò come sospinta dal vento. Gli occhi di pietra si spalancarono. Eisner lanciò un grido di gioia e cadde in ginocchio, con la fronte poggiata sul pavimento. Iniziò a salmodiare, ripetendo ossessivo una singola frase. — È greco antico — disse Moreau paralizzato dal terrore. Fox non credeva ai suoi occhi. — Che significa? — Grande Madre. Bentornata alla vita. La statua si mosse. Con un movimento plastico scese dal piedistallo e abbassò il capo verso i presenti. Dai tronchi morti spuntarono le braccia, come mostruosi rami di una pianta impazzita. Gli occhi percorsero ogni direzione. Fissarono Moreau, impietrito dallo stupore, Cécile, inchiodata alla parete con la bocca aperta in un urlo muto e Fox, ancora con la pistola in mano. Un sorriso maligno le attraversò il viso. Gli archeologi si erano sbizzarriti nell’immaginare il suo aspetto, ipotizzando fattezze delicate e armoniose bellezze. Non c’era nulla di angelico nella bocca piena di denti, fitti come uno squalo, e nell’espressione carica di malvagità e disprezzo. Sbatté le ali furiosa e lanciò un ululato. Accadde tutto in pochi secondi.
La Nike si avventò su Eisner, con le fauci spalancate. Azzannò il collo, strattonandolo come una iena affamata, fino a staccarne un pezzo. Uno zampillo di sangue schizzò fuori dalla giugulare, misto a un urlo di dolore. La Grande Madre, china sul corpo, vibrò altri morsi, rapidi e selvaggi, mugugnando versi osceni. La porta, libera dall’incantesimo di Eisner, si spalancò. Lennox e un pugno di poliziotti entrarono di corsa. L’inglese, vista la scena, non ci pensò su due volte: puntò la creatura con il fucile da caccia, sparando due colpi. Senza alcun effetto. La Nike alzò il capo dal pasto, poi continuò indisturbata sbranando il corpo ormai senza vita del professore. — Che mi venga un accidente — sbottò Lennox abbassando il fucile. Fox indietreggiò. Doveva approfittare di quel momento di pausa. — Tutti fuori — urlò spingendo i compagni. — Sigillate l’uscita. Oltreò la porta blindata e se la chiuse alle spalle. — Portate dei mobili. Una sbarra di acciaio! Moreau e Lennox afferrarono una scrivania e la poggiarono sull’infisso, mentre i poliziotti piazzavano assi di legno come puntelli. — È inutile — strillò Cécile. — Uscirà di lì in pochi minuti! Fox rifiatò, le mani sui fianchi. — La porta è blindata e la stanza è senza finestre. Possiamo trattenerla per un’ora. Giusto il tempo che ci occorre. — Per fare cosa? — domandarono tutti. — So come fermarla. — rispose Fox — ma mi serve il vostro aiuto.
7. La dea della morte
La cosa peggiore non erano i colpi sul muro ma l’ululato. Un suono profondo, insistente e carico di rabbia. Fox non lo sopportava più. La Bestia picchiava sulle pareti e sull’infisso da più di un’ora, insistente come una falena contro un vetro illuminato. I puntelli non potevano reggere ancora per molto, questione di minuti e avrebbe sfondato la porta, volando via nel cielo di Parigi. Nella sala l’andirivieni di persone era cessato. Nel periodo precedente una incredibile quantità di uomini, macchinari e imballaggi avevano affollato il Museo. Mezza Parigi stava lavorando contro la minaccia mortale. Fox controllò il ponteggio montato sopra l’uscita e i calderoni fumanti poggiati sopra, carichi di una sostanza simile a lava. All’altra estremità della stanza era stata montata una sorta di caldaia, il corpo panciuto in ottone pieno di valvole e quadranti di controllo. Ne usciva un tubo di rame, piazzato su un cavalletto, puntato verso la porta. Un fumo nero saliva verso il soffitto, stratificandosi in una nuvola puzzolente e facendo lacrimare gli occhi. Lennox, le mani strette sul tubo, controllò la leva di apertura, mentre Moreau e Fox tendevano le funi attorno al ponteggio. Cécile osservava la scena perplessa, tormentandosi le mani. — Siete pronti? — la sua voce era poco più di un soffio. Fox si asciugò le mani con un fazzoletto. — Appena in tempo, direi. Abbiamo già fatto un miracolo, in così poco tempo. Ve lo chiedo per l'ultima volta: la ricetta è esatta? — Il Fuoco Greco è uno dei misteri meglio conservati dell’antichità. — Moreau, nonostante tutto, appariva calmo. Solo la fronte sudata e le gote rosse tradivano lo sforzo a cui era sottoposto. — Una miscela di pece, salnitro, zolfo, nafta e calce viva, contenuta in otri di terracotta. I Bizantini la spruzzavano con dei tubi
in rame, una sorta di lanciafiamme, o la lanciavano con le baliste. La calce viva, reagendo, non si spegneva nemmeno a contatto con l’acqua. Un’arma terribile, per l’epoca. — Perché dovrebbe funzionare? — domandò per l’ennesima volta Lennox incredulo. — La statua è immune persino alle pallottole blindate. — Il Fuoco è stato inventato a Baalbek, in epoca pre-ellenica. Esisteva già all’epoca del massimo splendore di Samotracia — spiegò Fox mentre un colpo tremendo scuoteva l’edificio, seguito da un raschiare di unghie. — Non so nulla di culti misterici, ma mi sono ricordato le parole di Eisner. Il Santuario è stato distrutto dal popolo inferocito con l’aiuto del fuoco sacro. Non può trattarsi che del Fuoco Greco. — Quale posto migliore per ricreare la mistura se non il museo del Louvre e i suoi laboratori. Oltre alla vostra competenza tecnica, signor Fox, e ai consigli del dottor Moreau — commentò Cécile ammirata. Si accostò ai due, li abbracciò e concluse commossa: — Comunque vada, sono fiera di avervi conosciuto. — Fantastico — sbottò Lennox ironico, con le mani sudate strette sulla leva. — Vale anche per me, o sono solo di aggio? Fox lo fulminò con un'occhiata, ancora deliziato dal contatto con la ragazza. Inghiottì una boccata d’aria carica di fumo e disse con enfasi: — Apriamo la porta. Rimossero i puntelli sin quando non rimase che una spranga di acciaio a mo’ di chiavistello. La Bestia parve accorgersi dell’operazione, perché sferrò un colpo micidiale che gonfiò l’infisso verso l’esterno. Fox esitò un secondo prima di sfilare la sbarra. Poteva essere il suo ultimo gesto. Se il fuoco non funzionava, la Nike li avrebbe sbranati. Immaginò i corpi dei compagni dilaniati e la bocca di marmo animato che lo azzannava, strappandogli la carne di dosso. Se doveva uscire di scena, meglio farlo con dignità e un pizzico di teatro. Si voltò verso i presenti e, con voce commossa, esclamò: — Signori, è stato un onore lavorare con voi. In bocca al lupo a tutti! Tirò via il blocco con uno scatto deciso.
Per un po’ non accadde nulla. Una quiete innaturale scese sul palazzo. Il borbottio della pece infuocata, una campana lontana, delle urla in strada. Non si udiva altro. Poi iniziarono i i, come blocchi di pietra buttati giù per le scale. Fox udì il respiro ansioso della Bestia e il rumore degli artigli che carezzavano il legno. La porta cigolò in maniera impercettibile, poi schizzò via con fragore, colpita da un potente calcio. La Nike si affacciò nella stanza con un ringhio di trionfo. Le grandi ali sbattevano frenetiche. Allungò le mani per strappare gli ultimi frammenti di legno e avanzò, con le fauci spalancate. Il sangue rappreso di Eisner le ricopriva il corpo, rendendo ancor più rosso il delicato marmo di Paro. Fox tese ogni muscolo. Era come avere di fronte un angelo demoniaco, un Lucifero cacciato dal paradiso e desideroso di vendetta. Urlò, un attimo prima di udire il ruggito di vittoria della Nike. Le corde si tesero e il ponteggio crollò sulla statua, rovesciandole sopra i calderoni di Fuoco Greco, nel medesimo istante in cui Lennox sganciava la leva del lanciafiamme, proiettando un fiotto di materiale infuocato verso il bersaglio. La Nike oscillò all’indietro, le mani alzate sul viso, mentre il liquido bollente la ricopriva in una colata mortale, sfrigolando in maniera oscena. Un puzzo di carne bruciata e terra cotta si diffuse nell’aria. La Statua avvampò come una torcia carica di resina. Corse in avanti, trascinando il ponteggio in fiamme. Sbatté le ali per spiccare il volo, alimentando solo il fuoco che la divorava. Si alzò appena poi ricadde con uno schianto, spaccando il pavimento. Le lastre di pietra si fo come burro. Fox non avrebbe più dimenticato l’urlo di rabbia e dolore che seguì. La voce di una dea morente, un suono mai udito da orecchie umane. Portò le mani alla testa, per tamponare il suono orrendo.
Una ventata torrida lo investì. I vetri delle finestre andarono in frantumi, pezzi di mattoni e travi in fiamme caddero dal soffitto. I vestiti di Moreau e Cécile si ricoprirono di scintille. Fox si sfilò la giacca rovente, gettandola, e si schermò il viso con le mani, rannicchiandosi in un angolo. L’intero edificio tremava come per un terremoto mentre la statua, stesa a terra avvolta in una palla incandescente, gridava sbattendo frenetica braccia e gambe, simile a un demone epilettico. Bruciò, alimentata dai suoi stessi movimenti. Bruciò sino a consumarsi e divenire un grumo carbonizzato. Bruciò finché il silenzio non scese sul Museo come un sudario di morte, rotto solo dal crepitare delle ultime fiamme. Fox aprì gli occhi. Quadri carbonizzati, statue fuse, il soffitto annerito e focolai di incendio sparsi ovunque. Persino le pareti erano piene di fori e porzioni d'intonaco sbriciolato. Una ragnatela di crepe si diffondeva dai resti della statua su tutto il pavimento, simile agli effetti di un'enorme colpo di martello. Lennox, poggiato al lanciafiamme, sembrava svenuto. Moreau, in piedi in un angolo, fissava incredulo la scena. Fox, il volto rosso e sudato, si alzò a fatica, con una fitta di dolore. La testa gli girava e un sibilo gli ronzava nelle orecchie. Si ò una mano tra i capelli, pieni di fuliggine. Udì qualcuno chiamare il suo nome dalle scale, lontano come un miraggio. Dal vetro rotto di una finestra filtrava una luce rossa. Un incendio, pensò. Poi capì: era l’alba. Il sole sorgeva ancora sul mondo, scacciando le tenebre e il male. Gli occhi gli si riempirono di lacrime di gioia e sollievo. Si girò e vide Cécile, il volto annerito dal fumo, il trucco colato lungo le guance, i capelli arruffati e i vestiti a pezzi. Si mordeva il labbro inferiore e aveva gli occhi spalancati in un'espressione di stupore.
Era stupenda. Fox la tirò a sé e la baciò con tutta la forza che gli era rimasta.
8. Ricompense
— Il sorbetto alla fragola è meraviglioso — John Fox affondò il cucchiaino nella coppa di cristallo, alzando gli occhi al cielo. — Naturale — rispose Cécile, osservandolo divertita, con i gomiti poggiati al tavolo e le mani sotto al mento. Indossava un delizioso abito bianco e un cappellino guarnito di fiori. — È stato inventato in questo locale. — Al Cafè Procope? — Il suo fondatore, sco Procopio, ottenne da Re Luigi XIV una patente reale per la produzione del nuovo dolce. Era un italiano, di Palermo, e fuse la ione per la granita con l’arte pasticciera parigina Di sicuro al nostro tavolo si sono seduti personaggi famosi. Persino Robespierre e Voltaire frequentavano questo locale. Fox incassò ammirato. Cosa aspettarsi da una esperta di storia metropolitana se non un invito in uno dei più famosi Cafè parigini? Il tavolino, con una delicata tovaglia di pizzo, si trovava in un angolo appartato, al sicuro da sguardi indiscreti. La luce soffusa dei lampadari, velata dal fumo delle sigarette, illuminava morbida l’ambiente, rendendolo ancor più confortevole. Il locale era affollato. I pasticceri preparavano i gelati poggiandoli sul lungo bancone di mogano, i camerieri accompagnavano i clienti ai tavoli, tra pannelli di legno lucido, carta da parati e stampe appese alle pareti. Un piacevole mormorio, chiacchiere e risate, riempiva l’aria Non avevano avuto molte occasioni per parlare, negli ultimi giorni, travolti da mille incombenze. Nessuno dei due aveva accennato al bacio. Fox per paura di aver offeso la ragazza, lei probabilmente per averlo considerato nulla più di una reazione emotiva senza seguito. Il disastro del Louvre aveva scatenato la stampa e l’intero Parlamento. Bertrand, con abile diplomazia, era riuscito a depistare giornalisti e curiosi, fornendo solo
al Primo Ministro una relazione sull’accaduto. I danni alle opere d’arte erano minimi, maggiori quelli alle strutture. Cécile batté le ciglia, segno di una domanda imminente — Come rimedieremo alla sparizione della Nike? Fox mandò giù un po’ di sorbetto. — Se ne occupa Moreau. Tramite le sue conoscenze di Loggia ha contattato degli scultori nel Regno d’Italia. Gente fidata e anonima. Realizzeranno una perfetta copia da esporre non appena riapriremo le sale danneggiate. Non si accorgerà nessuno dell’inganno. Cécile annuì ammirata. Giocherellò con le posate e poi chiese: — Cosa è andato storto? — Prego? — Perché Eisner è stato divorato dalla Grande Madre. Fox si rilassò. Non era a lui che si riferiva. — I rituali. Non deve averli compiuti nella giusta forma. Non è semplice replicare una cerimonia segreta vecchia di millenni con informazioni frammentarie. La Dea, o quello che era, non lo ha riconosciuto come sacerdote… — Divorandolo come una vittima sacrificale. — terminò Cécile. Era impallidita al solo pensiero. Fox le prese la mano. — Per fortuna ora è tutto finito. Il pericolo non tornerà più. E noi dobbiamo divertirci. — lasciò la presa e estrasse dalla giacca due biglietti. — Ingressi per lo spettacolo di stasera a Le Mirliton. C’è uno soso cabaret e una mostra di quadri. Un pittore sconosciuto alla sua prima esposizione. Un certo… — lesse il nome sul cartoncino. — Henri de ToulouseLautrec. Cécile arricciò il naso — Mai sentito. Voi amate la pittura moderna? — Amo più il cabaret. Ma avrò bisogno di una brava interprete, per il dialetto parigino. Fox la fissò negli occhi. Prima che la ragazza replicasse la zittì, poggiandole
l’indice sulle labbra. Tirò fuori un cofanetto di marocchino rosso e lo posò sul tavolo. — Per voi. — disse con un sorriso sornione. Lei lo aprì. Lo sfavillio del medaglione d’oro le illuminò il viso come una fiammata. Aprì la bocca, stupita. — È meraviglioso — riuscì a mormorare. — Io non posso proprio accettarlo. — Invece dovete. È un pezzo raro, perfetto per il vostro collo. Anzi, per il tuo collo, se posso permettermi. Cécile cedette e scoppiò a ridere, felice. — Caro John, voi inglesi siete così… compiti. Un se mi avrebbe baciata dieci minuti fa. Fox perse un battito. — Rimedierò subito — replicò sporgendosi verso di lei. Le labbra si sfiorarono appena, poi si fo in un bacio apionato. Una giusta ricompensa per la missione. Certo, anche il pendaglio di Nefertiti, rubato al Louvre il giorno prima, rappresentava una legittima forma di risarcimento per i suoi servigi al governo se, oltre a certi volumi introvabili già in viaggio verso la sua abitazione londinese.
Fine
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Roberto Guarnieri, I misteri di Samotracia Una scoperta archeologica può far risorgere gli antichi ,oscuri, terribili, Grandi Dei? ISBN: 9788867751532
Il circolo dell'Arca Roberto Guarnieri, Il Circolo dell'Arca Chi avesse posseduto l’Alborg non avrebbe mai conosciuto la sconfitta. Ed era compito di John Fox fare in modo che nessuno vi riuscisse. ISBN: 9788867751037 Roberto Guarnieri, La macchina delle vite perdute Una nuova avventura per John Fox e i suoi colleghi del Circolo dell'Arca, alle prese con una cospirazione che minaccia di riempire Londra di zombie assassini ISBN: 9788867751341
Gli ebook rapidi ed emozionanti
Erotismo Claudette Marceau, Io, Elisabeth Lo scoppio della Rivoluzione se sorprende Elisabeth, costretta a un percorso di emancipazione attraverso il sesso e l'amore, che non sempre convivono Senza sfumature ISBN: 9788867750443 Letizia Draghi, La sala delle punizioni È possibile progettare i luoghi delle fantasie erotiche altrui? E' questo il dilemma di Alessia Delfino, alle prese con il progetto della Sala delle Punizioni richiestole da un affascinante imprenditore Senza sfumature ISBN: 9788867750450 Ledra, Il ladro Una storia d’amore e di sesso tra due amici, che si scoprono innamorati loro malgrado Senza sfumature ISBN: 9788867750528 Macrina Mirti, Il dolce sapore della vendetta Una donna giovane, bella e in carriera torna in Italia e riscopre emozioni e sentimenti che aveva cercato di dimenticare. Ma anche un ato che credeva morto per sempre. Senza sfumature ISBN: 9788867750849 Emiliana De Vico, Incontri protetti Come può, Vivienne, fidarsi di Alex, un uomo forte e affascinante ma imbrigliato in una storia di responsabilità con un’altra donna? Senza sfumature ISBN: 9788867750542 s Shepard, Il suo gioco Lilian ha ceduto alla ione e sposato l’uomo che le ha fatto perdere la ragione: il principe Leonardo Alberto De Biagi. Ma lui custodisce un segreto nel suo ato, qualcosa che è finalmente pronto a condividere con lei Senza sfumature ISBN: 9788867750559 Emiliana De Vico, Zona d'ombra Vivienne incontra il tenebroso Oliver Di Nardi, perso in brutti ricordi, e gli offre il suo corpo, la sua conoscenza, la sua forza per riportarlo al qui e ora, tra le sue braccia, tra le sue gambe... Senza sfumature ISBN: 9788867750535 Letizia Draghi, La guardia del corpo Alessia conosce una giovane guardia del corpo russa: sarà vero amore o solo una piccante storiella estiva, in cui il sesso conta più tutto? Senza sfumature ISBN: 9788867750856
Fantascienza
Franco Forte, Chew-9 Il Chew-9 è la sostanza più preziosa della galassia. Un potente allucinogeno capace di fare interagire l’immaginazione con la realtà, manipolando la materia per ottenere effetti sconvolgenti. Una droga che solo i ricchi e i potenti possono permettersi. A costo di annientare intere civiltà... Chew-9 ISBN: 9788867751228 Franco Forte, La guerra coi Rems Perché gli umani sono in guerra con la razza aliena dei Rems? Che cosa nasconde, in realtà, di così prezioso il loro pianeta natale? Chew-9 ISBN: 9788867751303 Franco Forte, Sole giaguaro Ma quando Roxie viene ingaggiato per comandare una spedizione di soccorso, non può immaginare quello a cui si troverà di fronte: un buco nero sta per inghiottire la sua astronave… Chew-9 ISBN: 9788867751471 Franco Forte, Sentenza Capitale Riuscirà il detenuto Cash La Rocca a sopravvivere all’atmosfera letale di Mephistopheles, un gigante ghiacciato ricoperto da oceani di metano e ammoniaca da cui nessuno è mai tornato vivo? Chew-9 ISBN: 9788867751501 Franco Forte, Morte dell'Agglomerato Questa è la sua storia. La storia di come uccise l’Agglomerato... Chew-9 ISBN: 9788867751518 Dario Tonani, Mechardionica Il primo capitolo delle nuove storie di Mondo9 Mechardionica ISBN: 9788867750436 Dario Tonani, Abradabad Qualcosa di nuovo lacera l'immobilismo di Mondo9: volare salverà gli uomini dalla schiavitù delle navi? Mechardionica ISBN: 9788867750610 Dario Tonani, Coriolano Dai deserti alla giungla pluviale, sono sempre la ruggine e il metallo in cima alla catena alimentare… Mechardionica ISBN: 9788867751006 Paul Di Filippo, Il demolitore di astronavi Una grande astronave ormai in disarmo nasconde segreti impensabili. Ma ciò che si troverà Klom sarà il tesoro più inaspettato. E imprevedibile. Robotica ISBN: 9788867750504 Robert J. Sawyer, Mikeys Come l'astronauta dell’Apollo 11 Michael Collins il loro destino era quello di restare indietro, mentre i loro compagni conquistavano lo spazio. Robotica ISBN: 9788867750511 Barbara Baraldi, Paziente 99 L'umanità è ormai condannata a vivere nelle viscere della Terra. Ma le cose non sono come sembrano, e il piccolo mondo sotterraneo nasconde segreti sconvolgenti. Robotica ISBN: 9788867750627 Robert J. Sawyer, Sherlock Holmes e l'enigma definitivo Nel lontano futuro, un mistero eccezionale richiederà un investigatore eccezionale: Sherlock Holmes Robotica ISBN: 9788867750931 Nancy Kress, I fiori della prigione di Aulit Su Mondo chi commette un delitto è condannato all’esclusione dalla Realtà. E Uli vuole tornarvi a ogni costo. Premio Nebula 1996 Robotica ISBN: 9788867750948 Paul Di Filippo, Bleb L’amore al tempo degli elettrodomestici intelligenti. Lui. Lei. E i bleb. Robotica ISBN: 9788867750955 Vittorio Catani, Replay di un amore Una spiaggia, un mare, un bellissima ragazza che sapeva di amare. Ma non ricordava di averla mai conosciuta. Robotica ISBN: 9788867751365 Valentino Peyrano, Il
castello e il viandante In un mondo sconvolto dall'apocalisse gli uomini sono costretti a vivere chiusi in castelli isolati. Solo i Viandanti, depositari dell'antica scienza, mantengono i contatti tra gli ultimi baluardi dell'umanità. Tecnomante ISBN: 9788867750467 Valentino Peyrano, Bema Esteban il Viandante era stato accolto con tutti gli onori in quello strano castello, ma qualcuno tramava alle sue spalle. Tecnomante ISBN: 9788867750597 Valentino Peyrano, La strada verso nord C'è una speranza per l'umanità? Forse sì, se riusciranno a non affidarsi completamente ai Viandanti e a ritrovare la sete della conoscenza Tecnomante ISBN: 9788867750917 Valentino Peyrano, Il resoconto di Karl Per Esteban la minaccia della vendetta dei Viandanti è sempre più vicina. Tecnomante ISBN: 9788867750924 Valentino Peyrano, Korman Esteban il Viandante sta per trovare il suo destino, e svelare finalmente le origini del mondo distrutto e popolato da mostri nel quale agonizza ciò che resta dell'umanità Tecnomante ISBN: 9788867751280 Valentino Peyrano, Il monaco apocrifo Le prove a cui deve sottoporsi Esteban sono quasi insostenibili, ma ciò che lo attende al termine del percorso è qualcosa che nessun uomo sperimentava da secoli. Tecnomante ISBN: 9788867751495
Fantasy Carlo Vicenzi, La fortezza Le leggende sulla fortezza dei Cento Blasoni sono davvero affascinanti. E tante sono le avventure che il padre gli ha raccontato. Fantasy Tales I Cento Blasoni ISBN: 9788867750818 Carlo Vicenzi, Il prezzo del mercenario Le leggende sulla fortezza dei Cento Blasoni sono davvero affascinanti. E tante sono le avventure che il padre gli ha raccontato. Fantasy Tales I Cento Blasoni ISBN: 9788867751334 Simonetta Fornasiero, Il figlio dell'unicorno Quando la magia e il coraggio si incontrano, le anime degli uomini si forgiano per combattere il male Fantasy Tales Il Necromante ISBN: 9788867750979 Simonetta Fornasiero, L'abisso di Khantara Chi è Kanthara? E perché da un paese lontano hanno chiamato proprio Selidor il Necromante, per trovare una soluzione a una minaccia così temibile? Fantasy Tales Il Necromante ISBN: 9788867751402 Scilla Bonfiglioli, Specchi d'acqua C'è un mondo nuovo e affascinante, dietro i riflessi dell'acqua. Ma attenti a ciò che si nasconde oltre la soglia... Fantasy Tales L'ultima soglia ISBN: 9788867750986 Liudmila Gospodinoff, Nessuno è più ombra di me Nella Città delle Ombre, maghi, spie, ladri, nobili e guerrieri tessono i loro oscuri intrighi… Fantasy Tales La città
delle ombre ISBN: 9788867751204 Luca Di Gialleonardo, La daga di bronzo Konor è un "rinato" e il suo destino è essere reclutato nella Fratellanza della Daga. Che lo voglia o meno. Fantasy Tales La Fratellanza della Daga ISBN: 9788867750801
Giallo Maurice Leblanc, L'arresto di Arsenio Lupin Il ladro gentiluomo alla sua primissima avventura: una sfida forse troppo audace anche per un genio del travestimento come Arsenio Lupin Arsenio Lupin ISBN: 9788867751075 Maurice Leblanc, Arsenio Lupin in prigione Lupin è chiuso in prigione e sorvegliato a vista. Ma allora chi è che ha mandato una lettera al barone Cahorn preannunciandogli il furto delle sue preziose opere d'arte? Arsenio Lupin ISBN: 9788867751457 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il tesoro di Sir Francis Drake Le intuizioni di Watson e le deduzioni di Sherlock Holmes alla ricerca della mente geniale del crimine che ha lanciato la sfida. Sherlockiana ISBN: 9788867750368 Samuele Nava, Sherlock Holmes e la sfida dell'astrologo Un sedicente operatore dell’occulto, un astuto ingannatore, una sfida irrinunciabile per Sherlock Holmes. Sherlockiana ISBN: 9788867750382 Luca Sartori, Sherlock Holmes e l'ultimo preraffaellita In questo romanzo breve, un’acuta indagine di Sherlock Holmes tra i segreti della vita, dell’arte e della morte! Sherlockiana ISBN: 9788867750399 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del Carro di Tespi Sherlock Holmes e William Shakespeare: un'abbinata affascinante Sherlockiana ISBN: 9788867750405 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e l'avventura della corsa Londra-Brighton Lanciato a folle velocità nella corsa automobilistica Londra-Brighton, Sherlock Holmes deve risolvere il mistero del furto ai Lloyd’s. Sherlockiana ISBN: 9788867750412 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il mistero delle Dodici tavole Pergamene e misteri nella biblioteca di Padre Jorge Sherlockiana ISBN: 9788867750900 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura dell'enigma da Krakatoa Sherlock Holmes tra le pieghe di un'indagine al limite del sovrannaturale... Quale terribile segreto cela l’oggetto rinvenuto a Krakatoa? Sherlockiana ISBN: 9788867750894 Samuele Nava, Il trovatello di Baker Street Un bimbo misterioso tra le braccia, e sotto la lente, di Sherlock Holmes! Sherlockiana ISBN: 9788867750887 Enrico Solito, Sherlock Holmes Christmas Carol Natale a Baker Street: indagini sotto l'albero... Sherlockiana ISBN: 9788867751211
Patrizia Trinchero, Il gioco è cominciato, Holmes! Tutta Londra è a caccia di Sherlock Holmes. Sarà stato lui a commettere il tremendo delitto di cui è accusato? Sherlockiana ISBN: 9788867751266 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso del giocatore di scacchi Una morte violenta, una torbida vicenda risolta dal grande investigatore. Sherlockiana ISBN: 9788867751358 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il caso dei fidanzatini sfortunati Quando le apparenze indicano una soluzione, la logica di Sherlock Holmes dimostra che esiste un’altra verità. Sherlockiana ISBN: 9788867751389 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura della tredicesima porta Un'avventura mozzafiato tra le fogne di Londra e un piccolo grande uomo Sherlockiana ISBN: 9788867751396 Luca Sartori, Il cane e l'anatra Sherlock Holmes, in questo romanzo breve, indaga sul presunto suicidio in un ospedale psichiatrico in un viaggio nel mondo silenzioso e crudele della follia, dove nulla è come sembra, e dove i rancori più antichi riecheggiano come fantasmi inquieti. Un intreccio di misteri in un rocambolesco e imprevedibile finale. Sherlockiana ISBN: 9788867751570
Horror Kealan Patrick Burke, Sepolto vivo Al risveglio non si trovò nel suo letto, come si era aspettato, ma chiuso in una bara di pino... Halloween Nights ISBN: 9788867750962 Ronald Malfi, La casa in Cottage Lane La vecchia casa si levava davanti a noi, più cupa di una caverna sotto la luce della luna, accasciata verso il terreno quasi soffrisse di uno sfinimento letale. Halloween Nights ISBN: 9788867751068 Lisa Morton, La leggenda di Halloween Jack L’Inferno aveva cercato Jack per la prima volta mentre lui giaceva disteso in un vicolo vicino a un bar malfamato di Baton Rouge. Halloween Nights ISBN: 9788867751273 Simon Clark, Gerassimos Flamotas: un giorno di ordinaria follia + Alta tensione Un'offerta tanto allettante quanto incredibile, ma con risvolti a dir poco sconvolgenti Halloween Nights ISBN: 9788867751549
Romance
Mariangela Camocardi, Un angelo per me Bella, affascinante, un tempo cover girl di successo, Lisa Angeli è da sempre innamorata di Damiano, e sogna di sposarlo... finché nella sua vita entra Andrea Ruffini... ioni Romantiche ISBN: 9788867751259 Paola Picasso, Questione di pelle Stefano ancora non sa bene cosa abbia spinto sua moglie a lasciarlo. Sa solo che l'ama ancora e che farà di tutto per riconquistarla... ioni Romantiche ISBN: 9788867751242 Roberta Ciuffi, L'amore fa così La prima volta che lo vede lui indossa dei jeans al ginocchio, è sporco di calce e ha l'aria decisamente troppo virile ed energica, per una come Veronica, che non vuole più avere niente a che fare con gli uomini... ioni Romantiche ISBN: 9788867751464 Ledra, L'abete perfetto Vanessa ha il cuore infranto. Ma la ricerca di un albero di Natale la farà ricredere sul fatto che l’amore esiste… basta tenere aperta la porta del cuore. ioni Romantiche ISBN: 9788867751488 Angela Fassio, Brivido rosa L’amore è più forte del tempo e della separazione... ioni Romantiche ISBN: 9788867751556
Spionaggio Stefano Di Marino, Peccati mortali Rock, il pornodivo del momento, è un agente sotto copertura. Il suo mondo è fatto di sesso e malavita, rischio e lusso sfrenato... Sex Force ISBN: 9788867750481 Stefano Di Marino, Affari proibiti Seduzione e azione sono le specialità di Rock, agente segreto e pronodivo, ma in questo caso dovrà sbrogliare un intrigo in cui il sesso è un’arma a doppio taglio Sex Force ISBN: 9788867750498 Stefano Di Marino, L'isola delle mantidi Rock segue la pista dei soldi e sfida sul loro stesso terreno una banda composta solo da donne, in un paradiso del sesso tropicale, caldo, umido e avvolgente... Sex Force ISBN: 9788867750580 Stefano Di Marino, Femmine carnivore Sesso e avventura per uomini d’azione. Ce la faranno Rock e Casey, splendida escort australiana, a vincere la lotta contro il tempo e a superare le insidie inaspettate dei tropici? Sex Force ISBN: 9788867750603 sco Perizzolo, Hamburg Connection Una missione mortale tra le pornostar della fiera dell'eros di Amburgo per Kiko Dias, agente della Hot Dreams... Sex Force ISBN: 9788867750870 Romano De Marco, Chris Lupo: sesso e fuoco Entra in scena Chris Lupo, capitano dei marines sempre affamato di azione, sesso e avventura! Sex Force ISBN: 9788867751181 Stefano Di Marino, La preda Per Rock ei suoi amici dell'agenzia Hot Dreams un tour de force di sesso, sparatorie e coltellate
Sex Force ISBN: 9788867751310 Stefano Di Marino, Mercanti di schiave L'avventura più pericolosa di Rock, aiutato da Raissa e Oxana, due escort dalle abilità variate, a letto e sui campi di battaglia Sex Force ISBN: 9788867751525
Steampunk Roberto Guarnieri, Il Circolo dell'Arca Chi avesse posseduto l’Alborg non avrebbe mai conosciuto la sconfitta. Ed era compito di John Fox fare in modo che nessuno vi riuscisse. Il circolo dell'Arca ISBN: 9788867751037 Roberto Guarnieri, La macchina delle vite perdute Una nuova avventura per John Fox e i suoi colleghi del Circolo dell'Arca, alle prese con una cospirazione che minaccia di riempire Londra di zombie assassini Il circolo dell'Arca ISBN: 9788867751341 Roberto Guarnieri, I misteri di Samotracia Una scoperta archeologica può far risorgere gli antichi ,oscuri, terribili, Grandi Dei? Il circolo dell'Arca ISBN: 9788867751532
Tecnologia Carlo Mazzucchelli, Tablet: trasformazioni cognitive e socio-culturali Una disamina socio-culturale sull'avvento del Tablet e sull'evoluzione della tecnologia TechnoVisions ISBN: 9788867750993 Carlo Mazzucchelli, Internet e nuove tecnologie: non tutto è quello che sembra Il mondo digitale sta cambiando e nel farlo cambia anche noi. Stiamo rischiando di essere imprigionati all’interno di una bolla piena di filtri idee della realtà lontane dai fatti reali e dai bisogni. Per evitare di esservi richiusi per sempre è necessario riflettere su temi quali la privacy, la cittadinanza, la relazione sociale, la democrazia, la ricerca di benessere e felicità personali, ecc. TechnoVisions ISBN: 9788867751440
Thriller
Andrea Franco, Lo sguardo del diavolo: Jeffrey Dahmer Entra nella mente di Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee... Serial Killer ISBN: 9788867750474 Fabio Oceano, La quarta vittima Il serial killer che rapisce e sevizia i bambini di New York: Albert Fish, detto il cannibale... Serial Killer ISBN: 9788867750573 Umberto Maggesi, Io, il mostro Andrei Chikatilo detto il mostro di Rostov, è forse uno dei più sanguinari serial killer della storia dell’umanità, certamente quello che ha potuto agire impunito per più tempo... Serial Killer ISBN: 9788867750566 Andrea Franco, Lungo la via del pensiero 1993. Anche l'Italia ha il suo Serial Killer: Gianfranco Stevanin. Una storia vera, una storia di orrore e violenze. Serial Killer ISBN: 9788867751563
Zombie Franco Forte, Stazione 27 Siamo nella metropolitana di una città non precisata. Il mondo finisce mentre Milo si trova a bordo di un treno. Riesce a fuggire inseieme a un gruppo di sopravvissuti, ma... cosa troveranno alle prossime fermate? E perché, una volta giunti al capolinea, la metropolitana sembra non finire mai? The Tube ISBN: 9788867750429 Ilaria Tuti, Carlo Vicenzi, La fame e l'inferno Mentre Milo, Marika e Ivan lottano per sopravvivere nel vagone della metropolitana che pare diretto verso il nulla, in superficie un nuovo personaggio si aggira fra i morti viventi: è Tea, una donna che custodisce un segreto terribile The Tube ISBN: 9788867750863 Antonino Fazio, Alain Voudì, Giorno Zero Mentre l'orda di non morti dilaga, lasciandosi dietro una scia di devastazione, una squadra dei reparti speciali inviata in missione di soccorso scopre che gli zombie non sono che l'avanguardia di un pericolo ancora più letale... The Tube ISBN: 9788867751020 Ilaria Tuti, Ceneri Mentre Milo, Marika e gli altri sono nel vagone e cercano di stabilire un contatto con le creature, sopra, nella città devastata, qualcuno sta rischiando la vita per raggiungere la metropolitana... The Tube ISBN: 9788867751082 Scilla Bonfiglioli, Progetto Bokor Il treno ferma alla stazione 28, dove Milo, Marika, Amina e Ivan incontrano i sopravvissuti della metropolitana. Ma qualcosa va storto... The Tube ISBN: 9788867751198 Antonino Fazio, Alain Voudì, Il bacio della morte Erano addestrati per le situazioni più pericolose, ma l'orrore del Centro Ricerche della dottoressa Calandra forse era troppo anche per loro The Tube ISBN: 9788867751327 Fabio Pasquale, Michela Pierpaoli, Legame di sangue Se stai facendo la chemio, gli zombie non ti mordono. E se sei un ladro d'auto, perché dovresti interessarti a
una bambina che vaga per la città infestata dai morti viventi? The Tube ISBN: 9788867751433 Luigi Brasili, Il lupo Il lupo si aggira nei meandri della metropolitana, invisibile come un fantasma. Ma quando il mondo di sopra incontra da vicino quello di sotto, possono scatenarsi eventi che nessuno dei due mondi avrebbe voluto conoscere... The Tube Exposed ISBN: 9788867751051 Roberto Zago, L'antro di Jona Quando l'orda di zombie travolge il mondo, solo un uomo ha la forza per risalire in superficie. Ma cosa troverà ad attenderlo? The Tube Exposed ISBN: 9788867751105 Diego Lama, Il cacciatore Mentre l'orda di non morti dilaga nella città, all’interno della stazione della metropolitana solo pochi esseri umani riescono a sopravvivere... Attenti al cacciatore... The Tube Exposed ISBN: 9788867751235 Camilo Cienfuegos, I ripulitori In un mondo dove il morbo sembra prendere il sopravvento, ci si deve inventare qualunque cosa per sopravvivere. Magari improvvisarsi ripulitori di zombie... The Tube Exposed ISBN: 9788867751419 Diego Matteucci, Il tempio della notte Un’antica costruzione celata all’interno di un parco nel cuore stesso della città assediata dagli zombie nasconde un mistero terribile The Tube Exposed ISBN: 9788867751426