Fuochi Alieni - I Misteri Di Caronia 1s368

Roberto La Paglia

FUOCHI ALIENI

I tanti volti di Caronia

2014 Roberto La Paglia

Roberto La Paglia

Roberto La Paglia (Catania, 2 giugno 1961) è un giornalista freelance,

scrittore e divulgatore nel campo delle tematiche misteriose e delle scienze di

frontiera; autore di numerose pubblicazioni editoriali e altrettanti articoli per

varie riviste del settore, alterna a queste sue prevalenti attività l’interesse per la

poesia, la letteratura e l’informazione alternativa.

Biografia

Interessato fin dall’adolescenza alle tematiche misteriose, in particolare alle

scienze occulte e all’Esoterismo, riversa quelle che saranno in seguito le

caratteristiche principali del suo percorso divulgativo, nella poesia.

Distinguendosi per il suo stile molto personale, oltre che per i temi fuori dai

comuni scenari poetici, pubblica le sue prime raccolte e si fa notare in

numerosi concorsi, sia in Italia che in Europa.

Il o successivo lo vede come autore di racconti, sempre improntati

sull’immagine di un mistero onnipresente nel nostro quotidiano, quasi

inquietante. Approda alla saggistica misteriosa con uno studio sulla figura del

Conte di Cagliostro, libro nel quale sono già presenti le caratteristiche che

accompagneranno tutte le sue future pubblicazioni e che continuano ad avere

un ruolo importante anche nella sua carriera di divulgatore: semplicità di

esposizione, estrema apertura ad ogni opinione, ricerca di un punto di

incontro tra scienza e mistero. Negli ultimi anni, dimostrando una notevole

spinta eclettica, si è spesso soffermato sull’osservazione e l’approfondimento

di tematiche scottanti, quali i disagi sociali, i conflitti ideologici e le verità

nascoste.

Attività

Negli anni Novanta partecipa alla redazione, alla grafica e ai testi di

MYSTERIA, la prima mostra internazionale dei misteri che si terrà a Roma.

Questa partecipazione completerà il suo percorso e segnerà definitivamente le

sue scelte future.

Inizia la sua collaborazione con riviste e periodici quali DNA Magazine, Area

51, X Times, Area di Confine, Hera, Mystero, I Misteri di Hera, L’Iniziazione,

Secreta, LuxTerrae; a queste attività si affiancano numerose conferenze a

carattere divulgativo.

Dal 2000 ad oggi il suo interesse si sposta sui canali multimediali; interviene

in qualità di esperto sul canale web tv Eclissia, collabora con la testata online

WikiNews e con il portale Sevenradio.it/Seven Network.

Dal 2010 al 2011 conduce la trasmissione radio “Cose dell’Altro Mondo” su

Radio Universal.

A partire dal 2012, mentre continua la sua produzione editoriale, è presente in

rete quale ideatore e direttore editoriale della rivista digitale SIGNS Magazine.

Riviste: direzione e collaborazioni

• DNA Magazine

• Area 51

• X Times

• Area di Confine

• Hera

• Mystero

• I Misteri di Hera

• L’Iniziazione

• Secreta

• LuxTerrae

• Il Giornale dei Misteri

• SIGNS Magazine (Progettazione e direzione editoriale)

Libri

Poesia:

• Cronache (Club Letterario Italiano, 1994)

• Stato di calma apparente (Club Letterario Italiano, 1994)

• Sogni, bisogni e altre fantasie (Club Letterario Italiano, 1994)

Letteratura:

• I Racconti D’Inverno(Tracce, 1995)

Saggistica (misteri):

• Cagliostro: La parola alla difesa (Prova d’Autore, 2001)

• Il Libro dei Responsi (Il filo di Arianna, 2002)

• La Divinazione (Xenia, 2003)

• Lo Spiritismo (Xenia, 2003)

• I Viaggi Astrali (Xenia, 2004)

• La Chiromanzia (Xenia, 2004)

• Le Erbe Magiche (Xenia, 2005)

• Incantesimi di Luce La Magia delle Candele (Xenia, 2005)

• L’Onomanzia (Xenia, 2006)

• Le Superstizioni (Hermes, 2006)

• La Grande Madre (Akroamatikos, 2008)

• Archeologia Aliena (Cerchio della Luna, 2008)

• Misteri sconosciuti d’Italia (Cerchio della Luna, 2009)

• Amuleti e Talismani (Cerchio della Luna, 2009)

• Stregoneria Moderna (Cerchio della Luna, 2010)

• Il grande libro dei Tarocchi (Xenia, 2010)

• Il grande libro dei Misteri Prefazione di Paola Giovetti (Xenia, 2010)

• Forbidden Histories (Cerchio della Luna, 2011)

• Il Calendario Maya (Xenia, 2012)

• Ufologia Occulta (Cerchio della Luna, 2012)

• Enigmi sepolti (Cerchio della Luna, 2013)

• Segnali dallo Spazio (con Enrico Vincenzi – Cerchio della Luna 2014)

Saggistica (sociale) e Letteratura

• Celibe in nome di Dio (Creativa, 2008)

• Gli Anni Rubati (Arduino Sacco, 2009)

Saggistica (varie):

• Venere a tavola (Il Ciliegio, 2012)

Ebook in formato digitale

• Mitologia Aliena

• Cagliostro, le verità nascoste

• Monografie del Mistero

• La fede tradita

• Dizionari Occulti

• Catania segreta

• Rennes le Chateau: misteri, documenti, ipotesi

• L’isola: guida ai misteri di Sardegna

• Revealers

• Canarie: un viaggio nel mistero

• Ufo: obiettivo Terra

• Le Triadi Cinesi

• La Gabbia

• Il sentiero delle Streghe

• Tecniche di Disinformazione

Monografie

• I Misteri di Hera - Aprile 2009 - Segreti e misteri dei Libri Maledetti

Collegamenti

Sito della rivista SIGNS: http://www.signsmagazine.org

Blog: http://esomisteri.blogspot.com

Ebook:

LULU

http://www.lulu.com/shop/search.ep?type=&keyWords=roberto+la+paglia

&x=0&y=0&sitesearch=lulu.com&q=

AMAZON

http://www.amazon.it/Kindle-Store/s?ie=UTF8&field-

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Roghi misteriosi in Sicilia, interazioni aliene e sperimentazioni segrete di

armi non convenzionali; in relazione al mistero delle combustioni

spontanee a Canneto, frazione Caronia, nel 2004, non è mai

stata scritta la parola fine, tutto continua in realtà a covare sotto la

cenere, quasi dimenticato, ma non certo dagli abitanti che si rifugiano in

un silenzio che odora a volte di paura.

Le “malelingue”, termine originario del XV secolo e caratteristico di

alcuni aspetti del folclore siciliano, raccontano di strani avvenimenti, di

intimidazioni, del consiglio di parlare il meno possibile, di misteriosi

personaggi che vorrebbero gestire la situazione mantenendo il tutto in

sospeso; rimane il fatto che non pochi testimoni hanno parlato, sia pure in

stretto riserbo, di una paura che ancora serpeggia per le strade, di sonni

agitati, della precisa e netta sensazione che non sia tutto finito.

Gli interrogativi si fanno inquietanti, soprattutto quando alla luce dello

scenario appena descritto, si rilegge il rapporto riservato che esperti e

scienziati del gruppo di studio interistituzionale, creato dalla Presidenza

del Consiglio nel 2005, hanno redatto dopo due anni di lavoro, ovvero un

rapporto che anziché spiegare lascia ampiamente spazio a nuove ipotesi.

Questo ebook nasce dall’esigenza di capire e di esporre, per quanto

possibile in maniera chiara, i vari avvenimenti che riguardano i numerosi

misteri registrati a Caronia; allo stesso tempo ci si augura che questa

ricerca possa risultare un modesto contributo al fine di impedire che il

silenzio ricopra nuovamente questi episodi e renda vane le speranze dei

residenti.

Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito a questa

realizzazione, un grazie in particolare al sito dell’associazione ufologica

ANSU Italia e a Daniele Dellerba per le preziose fonti messe a

disposizione e per l’importante lavoro di divulgazione che da tempo

portano avanti al fine di dare la massima visibilità ad un problema che,

sembra, tutti vogliono in qualche modo dimenticare.

Credit foto www.ansuitalia.it

Credit foto www.dagospia.com

Lo scenario

Caronia è un piccolo centro in provincia di Messina con poco più di 4000

abitanti, già da diversi anni al centro dell’attenzione di scienziati, giornalisti e

curiosi di tutta Italia a causa dei fenomeni di autocombustione spontanee che

hanno interessato Canneto, una frazione marittima del comune.

Tutto ebbe inizio durante l’anno 2004, esattamente intorno alla fine del mese

di gennaio, quando si registrarono i primi episodi di guasti elettrici ai danni di

apparecchi televisivi e piccoli elettrodomestici. Inizialmente si pensò ai soliti

guasti e si ritenne sufficiente l’intervento di un elettricista per risolvere il

fastidioso inconveniente; le misteriose anomalie però non si fermarono, i

guasti ripresero e si allargarono ad altre famiglie; il 2 febbraio dello stesso

anno intervenne l’Enel ipotizzando un proprio guasto; in quell’occasione, al

fine di poter meglio individuare il problema, venne istallata una centralina

autonoma rispetto alla rete generale.

Anche questa precauzione risulterà vana; alcuni contatori esterni iniziano a

bruciarsi, e nonostante la decisione di bloccare l’erogazione elettrica, gli

incendi a contatori e fili continuano esattamente come prima.

Il fenomeno si intensifica giorno dopo giorno, incendi spontanei si

sviluppano nelle abitazioni, prese elettriche, contatori e mobili finiscono in

cenere senza apparenti motivi.

Dopo alcuni giorni viene ordinata l’evacuazione della zona e tolti tutti gli

impianti elettrici dalle case, per dare inizio alle indagini dei tecnici e degli

esperti convenuti sul luogo.

Da quel 9 febbraio 2004 i fenomeni non sono cessati, si è soltanto esaurita

l’attenzione degli organi di informazione; proprio nei primi due mesi del 2007

le combustioni spontanee si sono manifestate con frequenza maggiore

mentre il mistero che le accompagna non trova ancora una spiegazione

accettabile.

Nonostante il quadro della situazione sia abbastanza scoraggiante, nuovi

eventi sembrano lasciare trasparire possibili ipotesi, forse non meno

inquietanti del mistero stesso; ma per arrivare a questo sarà meglio seguire

o o la cronologia successiva agli eventi appena descritti.

Un misterioso fascicolo

Dopo tre anni di studi e ricerche, di ipotesi a volte fantasiose ma come

vedremo non sempre campate in aria, ecco arrivare finalmente la sentenza

emessa dai ricercatori, una sentenza contenuta in un documento riservato

consegnato a Palazzo Chigi. Proprio questo documento potrebbe essere

destinato a riaprire nuovamente il caso di Caronia, ma con risvolti ancora più

inquietanti delle combustioni spontanee stesse, basta infatti citare alcune righe

delle conclusioni alle quali sono pervenuti gli studiosi perché nuovi scenari si

aprano sui fenomeni che interessano il basso Tirreno.

Riportiamo testualmente alcune righe del dossier: “…tecnologie militari evolute

anche di origine non terrestre potrebbero esporre in futuro intere popolazioni a conseguenze

indesiderate. Gli incidenti di Canneto di Caronia potrebbero essere stati tentativi di

ingaggio militare tra forze non convenzionali oppure un test non aggressivo mirato allo

studio dei comportamenti e delle azioni in un indeterminato campione territoriale

scarsamente antropizzato. "

Il vertice romano della Protezione Civile forse avrà sorriso scetticamente ma

l’ipotesi potrebbe risultare molto più verosimile di quanto si creda; per

spiegare le ragioni che avevano dato vita a più di 180 roghi spontanei con

elettrodomestici staccati dalla rete elettrica improvvisamente in fiamme,

navigatori satellitari completamente fusi e cellulari impazziti, padre Gabriele

Amorth, nel 2005, stesso anno del rapporto, scomodò persino il diavolo,

dopo che gli scienziati del Cnr, dell'Istituto nazionale di geofisica e di

laboratori di mezza Europa si erano arresi ad una verità che sembrava fuori

dalla loro portata. Venne ingaggiato anche un ricercatore della NASA, ma il

risultato fu soltanto l’impotente assistere alla proliferazione dei fenomeni che

divennero in breve tempo 309, tutti verificatisi lungo l’asse Tirrenico e nel

canale di Sicilia.

A coronare questa serie di eventi e rivelazioni, ecco arrivare l’opinione degli

esperti, seguiti dal coordinatore regionale del comitato della Protezione Civile

siciliana sco Mantenga Venerando; la conclusione è corale, Canneto di

Caronia è stata colpita da fenomeni elettromagnetici di origine artificiale,

capaci di generare un enorme campo di potenza concentrata.

In poche parole non parliamo di banali guasti elettrici o dispersioni di

corrente, in questo caso l’attenzione è concentrata su fasci di microonde a

'ultra high frequency' compresi nella banda tra 300 megahertz e alcuni

gigahertz e per produrre una tale quantità di energia occorrerebbe una

macchina in grado di raggiungere una potenza tra i 12 e i 15 gigawatt.

E’ ovvio a questo punto chiedersi: dove si trova la sorgente di tanta energia?

Quale dovrebbe essere il suo scopo?

Da circa due anni è stata costruita una rete di sensori nel tentativo di

rintracciare un impulso proveniente dal mare, gli sforzi però sono stati vani,

anche in ragione del fatto che l’ipotetico impulso durerebbe lo spazio di

qualche nanosecondo.

I tanti volti di Caronia

Quello di Caronia potrebbe apparire come un caso isolato, d’altra parte la

letteratura in merito ai fenomeni di autocombustione presenta notizie

abbastanza frammentarie, quasi sempre riferite a singoli episodi domestici;

questa impressione però risulterà errata dopo aver condotto una più

approfondita ricerca.

Fatti molto simili si verificarono, negli anni Novanta, a Vicenza, e più

esattamente a San Gottardo, una piccola frazione di Zovencedo.

A questo punto qualcuno avrà di certo pensato ad una pura e semplice

coincidenza; per fugare questo dubbio, pur non avendo ad oggi l’assoluta

certezza di una correlazione tra i casi, sarà necessario elencare brevemente

quella che invece risulta essere una tragica lista di eventi.

Ottobre 1979: comune di Lastra a Signa, provincia di Firenze: da un

appartamento in Via Lorenzo il Magnifico, minacciose nuvole di fumo nero

attirano l’attenzione dei anti, le fiamme divampano senza alcun apparente

motivo per l’intero appartamento, escluse due stanze che ne rimangono

misteriosamente immuni.

Riusciti a domare l’incendio, che per fortuna era ancora sul nascere, gli

inquilini si apprestano a godersi un meritato riposo; gli avvenimenti sembrano

però voler prendere una piega diversa, intorno alla mezzanotte, infatti, un

abito riposto in un armadio prende inspiegabilmente fuoco; lo stesso accade

durante le prime ore del mattino con un secondo abito.

I vigili del fuoco si pronunciarono a favore dell’autocombustione, e furono a

loro volta protagonisti di altri principi spontanei di incendio che si

verificarono nei giorni seguenti; nella fattispecie presero fuoco un materasso,

alcuni libri, degli abiti, una poltrona.

Il caso rimane ad oggi irrisolto.

14 febbraio 1990: San Gottardo, frazione di Zovencedo (Vicenza): in

località Calora iniziano a verificarsi strani casi di incendio. Oggetto delle

fiamme sono le materie plastiche e le rivestiture degli interruttori;

inspiegabilmente i fili elettrici rimangono intatti.

I vari interventi dell’Enel non sortiscono alcun effetto, tutto risulta nella

norma, eppure i contatori continuano a saltare continuamente, i televisori si

accendono da soli, le guarnizioni in plastica si fondono senza alcun visibile

motivo.

A questa tipologia di fenomeni se ne associa un’altra, per certi versi più

preoccupante; alcuni oggetti, quali ad esempio una sedia a rotelle, iniziano a

muoversi da soli, le tende di molti appartamenti si liquefanno, gli animali

sono agitati e le pecore belano in continuazione, i fanalini delle auto

prendono fuoco, e strani malesseri (nausee, mal di testa, crampi allo stomaco,

irritazioni cutanee) colpiscono gli abitanti.

Gli strani avvenimenti andarono avanti fino al 22 marzo del 1990, ovvero

fino a quando una forte pioggia sembrò averne causato la fine.

In seguito venne alla luce che non si trattava di un caso isolato; il 6 marzo

1990, infatti, nei pressi di Torino, si verificarono fenomeni simili, oltre alla

misteriosa sparizione dei topi e alle galline che seccarono di deporre le uova.

Stessi fatti il 22 marzo del 1990 a Baone, una frazione di Calaone, in provincia

di Padova.

Un particolare interessante emerge proprio dai fatti appena narrati;

ipotizzando infatti che la causa sia da ricercare in una esposizione ad un

irraggiamento di microonde, il particolare della pioggia che prelude alla

cessazione dei fenomeni risulta da non sottovalutare.

Rimane infine da far notare che, sia nel caso di Vicenza che in quello di

Caronia, si registra la presenza di ripetitori posti proprio a ridosso del paese.

Potrebbe essere una spiegazione, ma, continuando a leggere, ci accorgeremo

che, comunque, non soddisfa interamente l’inquietante scenario.

Eventi simili si erano già verificati circa 250 anni fa’ a Loria (Treviso), e

più esattamente nel 1754, quando l’allora piccolo villagio fu protagonista di

un misterioso evento ricordato come “i fuochi incendiari”.

Circa ottanta incendi di abitazioni, casali e siepi, il tutto durante l'arco dei

mesi primaverili; lo stesso fenomeno già a partire dai primi anni del '700 nei

villaggi circostanti di Ramon, Godego, Rossano, Galliera, attirando

l'attenzione di studiosi ed eruditi di quel periodo, ma nessuno fu in grado di

spiegare razionalmente l’accaduto.

Gli incendi di Laroya (Spagna), un piccolo paesino che, nel 1945, fu

protagonista di una serie di combustioni spontanee quasi del tutto simili a

quelle di Caronia.

Tutto iniziò il 16 giugno del 1945, alle otto di sera, quando diversi mucchi di

grano iniziarono improvvisamente a bruciare senza alcun apparente motivo.

Alla stessa ora, nella vicina fattoria Pitango le fiamme avvolsero il corpo della

piccola María Martínez Martínez che riuscì a salvarsi soltanto grazie al

tempestivo intervento di alcuni operai.

A mezzanotte, le lenzuola sulle quali riposava la stessa bambina presero

fuoco, e ancora una volta il tempestivo intervento di alcuni testimoni evitò la

tragedia.

La Guardia Civile si mise subito all’opera per scoprire i responsabili ma la

ricerca non diede alcun risultato e gli stessi agenti, durante una perquisizione

nelle due fattorie, furono testimoni dell’improvviso scoppio di ulteriori

incendi.

In un mese si produssero circa trecento incendi spontanei che ridussero in

cenere animali, abiti e coltivazioni.

Vari indizi indicavano la bambina (María Martínez Martínez) come

“responsabile” inconsapevole, un possibile caso di Poltergeist basato sul fatto

che per ben tre volte gli incendi si produssero in sua presenza.

Questa iniziale ipotesi, che tra l’altro valse alla fanciulla l’appellativo di "la

bambina del fuoco", ben presto iniziò a perdere consistenza.

Numerosi esperti, provenienti da ogni parte della Spagna, arrivarono a Laroya

seriamente intenzionati a dare una risposta agli abitanti ormai stanchi e

spazientiti; tra questi José Cubillo Fluiters, capo del Servizio di Magnetismo e

Elettricità Terrestre dell'Istituto Geografico e Catastale.

Fluiters portò con se un vero e proprio arsenale di strumenti scientifici,

deciso a dimostrare definitivamente e senza ombra di dubbio la causa degli

incendi, causa che a suo avviso era strettamente connessa a dei fenomeni

strettamente naturali.

Proprio sotto i suoi occhi vari mucchi di grano iniziarono ad ardere e pochi

giorni dopo, apprestandosi a compiere delle misurazioni in alcune fattorie,

anche i suoi strumenti iniziarono ad ardere, spaventando a tal punto lo

scienziato da fargli abbandonare precipitosamente il paese.

Un rapporto, stilato in data 30 giugno 1945, suggerisce che i fenomeni

potrebbero essere stati causati da attività vulcanica o da sconvolgimenti

geologici, due eventi che avrebbero dato luogo al rilascio di materiale

infiammabile nei gas. L'origine degli incendi non è riconducibile a

manifestazioni interne nella superficie del terreno.

In pratica nessuna causa precisa, nessuna spiegazione completamente

accettabile, così come rimangono inspiegati altri casi accaduti sempre in

Spagna: nel 1903 una scuola di Argamasilla de Alba, a Ciudad Real, nel 1976,

due paesi della Galizia, Nogallans e Outeiro, situati nel comune di Trazo, nel

1996 la località corunense di Sillobre.

Luglio 2008, Ginestra Fiorentina, frazione dello stesso comune di

Lastra a Signa: in alcuni appartamenti posti in Via Chiantigiana iniziano

inspiegabilmente a prendere fuoco tappeti e materassi. Gli incendi

continueranno a ripetersi per tre giorni, anche se non consecutivamente,

ovvero il 10, il 13 e il 17 luglio.

Il 17 luglio, in particolare, furono gli stessi carabinieri accorsi sul posto ad

essere testimoni oculari del divampare improvviso delle fiamme in due locali

diversi.

1996, Moirans-en-Montagne, un piccolo paese nella regione del Giura

in Francia: per parecchi mesi si svilupparono, in una drammatica

successione, ben dodici inspiegabili incendi; ancora oggi nessuno è stato in

grado di identificare gli eventuali autori e, soprattutto, le cause. Gli incendi

avvenivano sempre nei dintorni di una strada, la rue de Cares, e colpivano gli

oggetti più disparati: un vecchio armadio da cucina, un sacco di cemento, un

altro armadio della biancheria.

I quotidiani si diedero la notizia riportando che si trattava di fatti privi

di una plausibile spiegazione, e non mancò certo chi attribuì il tutto ai

fantasmi, se non addirittura al Diavolo in persona.

Il CERN affidò il caso a Jean Meunier, il quale, dopo un sopralluogo, spiegò

che poteva trattarsi dell’effetto dovuto all'azione di una faglia sismica dalla

quale fuorusciva idrogeno ionizzato, elemento che si incendia quando viene a

contatto con oggetti metallici. Si tratta di una ipotesi già conosciuta, a volte

utilizzata per spiegare il fenomeno Ufo, ma nonostante ciò non convinse gli

abitanti del luogo i quali, tra l’altro, avevano visto proprio con i loro occhi

incendiarsi coperte, fienili abiti, tutte cose assolutamente non metalliche!

La galleria di Tremonzelli, poco distante da Caronia:

Numerosi casi di avarie e guasti meccanici ai veicoli all’interno di questa

galleria sull’autostrada A19 Palermo – Catania, incidenti così numerosi e

inspiegabili da scomodare la troupe della trasmissione televisiva Voyager,

Rai2.

Questi alcuni degli eventi: 17 settembre 1995, un medico palermitano di 59

anni, si trova in viaggio insieme alla moglie verso Caltanissetta, entrambi si

trovano a bordo di un pullman, insieme ad altri eggeri.

Imboccata la galleria, proprio sul finire, il pullman improvvisamente e senza

alcun apparente motivo inizia a perdere potenza fino a fermarsi e spegnersi

del tutto, mentre del fumo inizia a uscire dalla parte posteriore del mezzo.

L’agitazione inizia a prendere il sopravvento ma, improvvisamente, così come

si era verificato il misterioso incidente, il mezzo si rimette in moto e

raggiunge senza altri problemi la sua destinazione.

Giugno 2002: un grosso furgone è in viaggio da Catania verso Caltanissetta;

proprio nel bel mezzo della galleria il motore si spegne, le luci non

funzionano più, e soltanto il provvidenziale aggio di una pattuglia della

polizia stradale risolve il problema.

Il controllo del veicolo da parte di un meccanico evidenzia come tutto

l’impianto elettrico, compresa bobina e alternatore sono improvvisamente

squagliati.

Una vera e propria escalation è invece abbastanza recente e risale al 2013;

durante quel periodo la circolazione è andata in tilt il 17 luglio a causa di

un'auto che si è improvvisamente fermata al centro della carreggiata in

direzione Catania, una seconda auto era andata in avaria dieci giorni prima, il

sette luglio, mentre nei primi cinque giorni del mese lo stesso episodio è

accaduto ai conducenti di altre due macchine e di un furgone che viaggiavano

in direzione Palermo.

Episodi simili si sono verificati il 24, il 3 ed il 2 giugno, così come il 14 e il 2

maggio. Il 24 marzo è stata la volta di una motocicletta guidata da un

siracusano: luci spente, impianto elettrico morto, liquefatto.

Eppure già nel 2011 la situazione si era fatta preoccupante, tanto che la

galleria rimase chiusa al traffico molto a lungo a causa di un autoarticolato

Iveco andato in fiamme.

Per alcuni anni l’ipotesi è stata quella di una fonte di energia misteriosa che

provocherebbe un'esposizione eccessiva a campi elettromagnetici, ma a

quanto riferisce l’ANAS la galleria viene alimentata da un sistema di

illuminazione elettrico tradizionale che non ha mai fatto registrare dispersioni

termiche, elettriche o elettromagnetiche.

Nonostante ciò i tecnici dell'Arpa, in data 20 agosto 2013, installarono due

centraline di rilevamento, ma l’acquisizione dei dati venne sospesa il 15

gennaio dell’anno successivo e non avrebbe dato alcun risultato importante.

Bitlis (Turchia):

Curiosamente, dei fenomeni simili a quelli registrati in località Canneto Di

Caronia, sono in atto, e in maniera molto più violenta, nella città di Bitlis in

Turchia, nel quartiere di Mehmet Eli Bakir. Alcune abitazioni di un piccolo

quartiere (anche in quel caso composto da una quarantina di persone) si

verificano incendi per autocombustione. Nel racconto dei residenti del

quartiere di Mehmet Eli Bakir si parla di incendi spontanei di divani, tappeti,

armadi, letti e piumoni, così come di danni a frigoriferi e lavatrici.

Cisternino (Brindisi):

I casi relativi a Cisternino presentano una forte analogia con quanto accade a

Canneto di Caronia.

Il riferimento è relativo a delle autocombustioni inspiegabili che hanno

addirittura costretto una famiglia a lasciare la propria abitazione; a prendere

fuoco sono stati una busta di plastica contenente tappi di sughero, un

contenitore di rifiuti, due tappeti, un fustino del detersivo, un sacchetto di

cotone, quattro cartoni contenenti bottiglie di vetro; inoltre, il figlio, è stato

testimone oculare di roghi improvvisi.

Sono subito stati allertati la Prefettura, la Asl, l’Arpa, la Protezione civile

regionale, l’amministrazione comunale, i vigili del fuoco, ma nessuna

spiegazione plausibile è venuta alla luce, tranne il fatto che si tratta di casi del

tutto analoghi, se non addirittura speculari, a quelli che interessano la

provincia di Messina.

Hopewell, un villaggio nella regione dello KwaZulu-Natal (Sud Africa),

a 20 chilometri da Pietermaritzburg e 10 da Richomd.

A partire dal 2011 in questa località a molti del tutto sconosciuta, si verificano

episodi molto simili a quelli registrati a Caronia; l’epicentro sembra essere la

cittadina di Hopewell che ospita una comunità di circa undicimila abitanti.

I misteriosi incendi, che a quanto sembra divampano spontaneamente, hanno

già distrutto le case e beni di una famiglia, due casette che si trovavano nel

cortile ed un'altra casa dall'altra parte della strada.

I resti carbonizzati riguardano letti, altoparlanti del sistema audio, recipienti di

plastica e in acciaio, cibo e vestiti; una vasca di acciaio si è sciolta del tutto.

I vigili del fuoco, i dirigenti del Comune di Richmond e del distretto di

uMgungundlovu hanno subito attivato un team di gestione delle catastrofi,

ma non riescono a spiegarsi la natura di questo fenomeno, tutti concordi sul

fatto che si tratta di qualcosa di nuovo, ami accaduto prima.

Le fiamme sono sorte spontaneamente dagli oggetti che, nel frattempo, erano

stati portati fuori dall’abitazione; a bruciare attraverso gli oggetti che erano

state tirati fuori dalla casa. Joe Nzimande, uno dei leader della comunità ha

affermato: "…questo tipo di fuoco non è un fuoco normale, è qualcosa che

non abbiamo mai visto prima."

L’ipotesi ufologia

Cellulari impazziti, motori che si arrestano senza apparenti motivi, strane luci

nel cielo, strani odori nell’aria; i fenomeni appena descritti, e sono soltanto

una parte, non risultano soltanto sintomatici dei misteri di questo piccolo

borgo siciliano, sono anche i classici resoconti che accompagnano la

stragrande maggioranza degli avvistamenti UFO e la coincidenza potrebbe

non essere casuale.

Una gigantesca impronta di forma rettangolare, lunga 40 metri e larga 15,

venne rinvenuta a pochi chilometri da Caronia; si trovava in un campo nel

quale risultavano bruciati, a intervalli regolari, soltanto i cespugli di

Ampelodelmos, una pianta a foglia larga probabile recettore di onde

elettromagnetiche.

Un più attento esame rilevò che le bruciature riscontrate nel campo erano del

tutto simili a quelle sui fili elettrici delle abitazioni; si trattava di segni di

fiamma presenti in una particolare sequenza dettata dai multipli del numero 4.

Non sono un mistero i numerosi avvistamenti, anche se non tutti provati,

effettuati nei cieli di Caronia; nonostante siano ancora al vaglio degli esperti,

non può definirsi un fatto casuale, così come casuali non sono le varie

testimonianze, molte retrodatate rispetto all’insorgere dei fenomeni, di strane

luci sui monti appena fuori dal paese.

Forse sarebbe possibile ipotizzare che i globi luminosi che ogni tanto si

vedono in cielo possano essere il risultato della ionizzazione localizzata di

masse di aria dovute a fasci di microonde; ci troveremmo di fronte ad una

ipotesi che allontanerebbe l’idea del fenomeno UFO dietro i fuochi di

Caronia ma non certo quella di una sperimentazione aliena nelle acque del

Tirreno.

In ultimo è anche opportuno ricordare che la recrudescenza di tali fenomeni

è avvenuta spesso in concomitanza dell’arrivo di forti piogge; un caso analogo

avvenne circa dieci anni or sono a Vicenza e ancora una volta (coincidenza?)

esiste una casistica ben precisa che accoppia rilevamenti e manifestazioni

aliene all’improvviso susseguirsi di brevi ma torrenziali acquazzoni!

Haarp: una possibile ipotesi

Abbiamo già avuto modo di affrontare il problema delle Scie Chimiche e di

HAARP e pensiamo che non sia mai abbastanza, ma in questo caso non è un

modo per riprendere un discorso interrotto, potrebbe infatti trattarsi di una

delle possibili ipotesi in merito ai misteriosi fuochi di Caronia.

Cerchiamo intanto di capire cosa si intende con questo acronimo e quali siani

le sue potenzialità nascoste.

Il termine HAARP è da leggersi per esteso come “High-frequency Active

Auroral Research Project” (Progetto attivo aurorale di ricerca ad alta

frequenza) ed è stato oggetto di numerose controversie già fin dai suoi inizi,

ovvero dalla metà degli anni ’80.

La nascita di HAARP risale al 1987, quando il consulente dell'Atlantic

Richfield Corporation (ARCO), il fisico Bernard J. Eastlund, applicò le sue

intuizioni derivate da un brevetto dell'inventore croato Nicolaj Tesla (1856-

1943) denominato "Metodo ed apparecchiatura per l'alterazione di una

regione dell'atmosfera, ionosfera e/o magnetosfera terrestre" numerato U.S.

Patent #4.686.605.

L'installazione principale del progetto HAARP si trova in Alaska a Gakona,

150 miglia circa a nord-est di Anchorage. La scelta di questo sito è stata

dettata da tre motivi principali:

• La sua vicinanza al Polo e quindi alla zona di concentrazione delle linee

magnetiche del nostro pianeta.

• La presenza di notevolissime fonti energetiche naturali nel sottosuolo.

• La sua distanza da centri urbani.

Il programma HAARP ha portato o porterà alla costruzione di un sistema di

365 antenne, alte 22,5 metri, capaci di trasmettere con l'obiettivo di migliorare

le comunicazioni militari, con un raggio d'energia ad alta frequenza nella

ionosfera.

La ionosfera è quella parte di regione atmosferica che inizia sui 50 Km

d'altitudine e termina intorno agli 800 Km. Il brevetto militare è così

registrato: "Creazioni di lenti ottiche dalla condensazione dell'atmosfera in

grado di liquefare il sistema di guida dei missili balistici nemici; messa a punto

di antenne virtuali nella stratosfera per agevolare le comunicazioni con i

sommergibili nucleari sul fondo degli oceani".

In verità queste antenne possono scoprire laboratori nucleari sotterranei e

addirittura far esplodere bombe nemiche nei silos di alloggio. Soprattutto

possono modificare le condizioni climatiche in zone specifiche del globo. Al

giorno d'oggi esistono circa 400 brevetti collegati al progetto HAARP e la

maggioranza di loro sono progetti offensivi cioè armi offensive.

L'installazione principale a Gakona conta solo di 48 antenne; dove sono

allora le altre rimanenti o dove verranno dislocate?

Gli autori di un famoso articolo su HAARP, “Angels don’t play this Haarp” ,

delineano un aspetto del progetto stesso quantomeno inquietante; il cuore di

HAARP è formato da una schiera di antenne sincronizzate che possono

emettere decine di giga-watts con continuità o a intermittenza nella ionosfera.

Quelli che vengono comunemente definiti “riscaldatori della ionosfera” sono

in uso da diversi anni, ma HAARP, a causa delle sue dimensioni e presunte

potenzialità, ha dato vita ad un allarmismo su vasta scala, un allarmismo che

ha fondati motivi di esistere se vi si accomuna l’idea che la tecnologia alla

base di questo progetto potrebbe anche non essere terrestre.

HAARP nacque da una serie di brevetti emessi a Bernard Eastlund, scienziato

di APTI, ARCO Società internazionale (Inc.) che si occupa di Tecnologie

destinate all’Energia, la quale sosteneva che sollevare la ionosfera era una

buona cosa da farsi.

Che ruolo aveva ARCO? Gli autori dell’articolo affermano che il

coinvolgimento di ARCO fu limitato alla fase iniziale, quella che riguardava il

cercare un utilizzo per 20 trilioni di metri cubi di riserve di gas naturali

collocate sulle pendici Nord dell’Alaska. Trasportare tale gas fino agli Stati

Uniti era finanziariamente improponibile, perché, quindi, non utilizzare tale

quantità di risorse per sviluppare un altro tipo di progetto? E queste furono le

basi per le successive invenzioni ed i successivi brevetti acquisiti da Eastlund.

Le prime ricerche di Eastlund furono sponsorizzate dalla DARPA sotto

protezione e sotto il nome: “Scudo Elettrico Anti-Missile delle pendici del

Nord Alaska”.

Una delle prime invenzioni brevettate era intitolata:”Metodi e Apparati per

Alterare regioni dell’atmosfera terrestre, Ionosfera e/o Magnetosfera”.

Questo brevetto includeva anche le seguenti ricerche: ” come causare…lo totale

smembramento e interruzione delle comunicazioni su una larga porzione della

Terra…distruzione di missili o aerei, deviazione, caos…modificazioni climatiche…”. Il

confronto con le ricerche effettuate da Nikolai Tesla riguardo alla diffusione

di energia, ovvero su come, inviare energia dal punto A al punto B senza fili

diventa inevitabile. Usando una tecnica teoretica chiamata “Risonanza a

elettroni ciclotroni”, sarebbe possibile, sfruttando le teorie di Tesla procedere

alla costruzione di una specie di Muraglia Cinese attorno all’America i grado

di individuare ed eliminare, ad esempio, aerei a 250 miglia di distanza, teorie

rielaborate e rinforzate dalle ricerche di Eastlund.

Ma l’allarmismo vero e proprio che riguarda HAARP è dato dalla sua

potenzialità di poter essere usato o per intenzionali cambiamenti climatici

cioè come arma militare, o per provocare accidentali, devastanti effetti come

conseguenza della stimolazione della ionosfera operata tramite una

terrificante quantità di energia sparata su piccole regioni dello spazio. La cosa

davvero preoccupante è che iniettando un’ingente quantità di particelle nella

ionosfera, è possibile alterare in maniera irrimediabile l’equilibrio protettivo

della Terra, causando una caotica instabilità che potrebbe dare inizio ad una

catena di effetti collaterali come la distruzione totale dell’Ozono (ad esempio)

e quindi, di ogni forma di vita.

HAARP quindi si configura come un programma di ricerca attiva ad alta

frequenza aurale, ma tralasciando i paroloni scientifici che descrivono il

progetto, quello che ci è stato taciuto può essere molto più facilmente

compreso dalla lettura del seguente stralcio estrapolato dalle 440 pagine dello

studio sull’impatto ambientale dello HAARP, e riportato dalla rivista Popular

Science: “...le trasmissioni dell’IRI (Strumento di Ricerca Ionosferica), possono innalzare

la temperatura corporea interna di persone vicine alle emissioni, incendiare automobili ed

oggetti di metallo, fare esplodere missili che usano fusibili elettronici, e

interrompere le

comunicazioni di aerei ad alta e bassa quota, nonché fare insorgere avarie nei sistemi di

controllo del volo…”

Il lettore più attento non potrà non rilevare una nuova, inquietante analogia

con i fenomeni accaduti nel paesino siciliano, anomalia rafforzata dal fatto

che proprio sui monti vicini al paese sono installate alcune antenne, così

come è stato rilevato dieci anni fa durante le osservazioni sui fenomeni

analoghi rilevati a Vicenza.

Uno degli obiettivi che si propone HAARP è una sorta di tomografia

terrestre profonda, una TAC da eseguire di volta in volta su aree bersaglio

diverse alfine di rilevare l’esistenza di basi sotterranee, giacimenti di petrolio,

depositi minerali o quanto altro, una operazione eseguita attraverso il

bombardamento a base di microonde dell’area selezionata.

Esistono quindi evidenti analogie tra quanto accade a Caronia e gli effetti

prodotti sulla terra dal progetto HAARP, tenendo anche conto che esistono

già numerosi satelliti in orbita con il compito di irradiare la crosta terrestre:

quale è la potenza utilizzata per sondare una determinata area geografica?

Sicuramente si tratta di una quantità tale di microonde da sconvolgere in

maniera inaspettata gli equilibri naturali terrestri.

Riportiamo, sempre da Popular Science, un successivo stralcio riferito alle

attività di HAARP, estratto da un articolo del 1995: “… il sistema HAARP era

di esclusiva responsabilità degli Stati Uniti, i quali, contro ogni rimostranza degli

ambientalisti e di vari gruppi ecologisti costruì l’IRI, che permetterà il puntamento di

bersagli in modo rapido, con raggi di radio frequenza in ogni direzione e verso il basso od a

30 gradi sopra l'orizzonte. Inoltre, l’HAARP avrà 1.7 gigawatts (1.7 Miliardi di

Watt) di potenza irradiata effettiva nella gamma di frequenza da 2.8 a 10 MHz,

provocando così, un danno permanente all'atmosfera superiore della Terra”.

Ancora coincidenze?

Se questa continua ad essere la convinzione del lettore, continuiamo ancora

nell’opera di riporto di altri stralci tratti dalla documentazione relativa a

questo inquietante progetto.

“…Haarp è in grado di eseguire una Tomografia terrestre profonda la cui funzione può

rivelare per esempio, l'esistenza di installazioni sotterranee così come petrolio o depositi

minerali…”.

Dobbiamo quindi dedurre che il sistema Haarp, al fine di effettuare quanto

appena trascritto, sia in grado di emettere una quantità tale di microonde che

consenta la penetrazione del suolo per centinaia di metri; tenendo conto della

quantità di satelliti posti in orbita, non sarà difficile immaginare la potenza e

la pericolosità dell’irraggiamento.

Il problema delle Scie Chimiche

Riferendo di una probabile connessione del sistema HAARP con i fatti di

Caronia non è possibile tacere sull’altrettanto ambiguo e pericoloso problema

che riguarda il fenomeno delle Scie Chimiche.

Casi di avvistamento in tal senso non sono stati inusuali in quella parte di

territorio della Sicilia, ed è comunque risaputa la connessione tra HAARP E

Chemtrails, così come non è da escludere che una sorta di “preparazione”

lanciata dai cieli possa fungere da elemento diffusore, catalizzatore e de

marcatore per i misteriosi incendi.

Stiamo parlando in pratica di quegli strani aerei per lo più di colore bianco

avvistati in tutto il mondo ma dei quali non si conosce la nazionalità e

nemmeno lo scopo preciso di queste operazioni che compiono in cielo

formando strani disegni composti dalle scie che rilasciano.

Sull’argomento esistono numerose segnalazioni rilasciate da molti siti internet

dislocati negli Stati Uniti (virtualmente in ogni stato), in Nuova Zelanda,

Olanda, Svezia, Australia, Messico, Porto Rico, Bahamas, Sud Africa, Francia,

Italia, Inghilterra, Scozia, Croazia. per L' Italia uno dei portavoci più

significativi è Tom Bosco, Direttore della rivista Nexus.

Quello che con molta astuzia è stato insabbiato come un argomento

paranoico è in realtà un serio pericolo del quale è quasi impossibile trovare

traccia sui quotidiani, del quale i mass media non si occupano affatto e che si

è riusciti a non immettere nel bagaglio di informazioni veicolate rilasciate dai

vari governi alla popolazione.

Risultato di questo cover up mondiale è il completo disinteresse rispetto

all’argomento, non tanto per mancanza di coscienza del fatto ma proprio per

assoluta ignoranza degli avvenimenti.

Un aspetto interessante è dato dalla spiegazione ufficiale che le chemtrails

sarebbero prodotte dallo scarico di carburante da parte delle aviocisterne KC-

135 e KC-10; ci dicono niente questi nomi in codice? Qualcuno ricorda i

numerosi avvistamenti di KC-135 intenti a rifornire in volo strani oggetti non

identificati?

Quali connessioni può avere con le scie chimiche e la modificazione

Climatica della Terra, che relazione esiste tra HAARP, scie chimiche e Ufo?

Sfruttando il sistema d'irraggiamento a fascio d'energia diretto dalla terra

verso lo spazio, si può veicolare questa alta frequenza energetica in una zona

ove è installata un'antenna ricevente, ma si può irradiare oltre che nelle zone

militari anche in centri abitati.

Ecco perché si può facilmente sfruttare questo sistema come terribile arma

neurologica in grado di interferire con le funzioni mentali delle persone

colpite. Molti studiosi o ricercatori affermano che queste antenne possono

essere sparse per il globo, allegate a presunti antenne radio televisive e

ripetitori per segnali di cellulari ecc a scopo mimetico ma che possono avere

la funzione di antenne satelliti per l'irraggiamento Energetico prodotto da

HAARP.

Qualcuno ha anche notato che nonostante ci siano tutti questi trasmettitori

installati quasi tutti negli ultimi 3-4 anni le comunicazioni non sono affatto

migliorate ma peggiorate rispetto al ato da qui il sospetto che tali

apparecchiature servano per ben altri scopi dal quale la popolazione è tenuta

accuratamente all'oscuro.

La presenza di anomale onde elettromagnetiche è stata registrata in diverse

zone abitate degli Stati Uniti. "In numerosi quartieri della città di Eugene

nello Stato dell'Oregon, ad un'altezza di 9.000 metri alla verticale è stato

avvertito un segnale radio molto potente. L'origine è sconosciuta". Così

scrivevano alcuni giornali americani del 26 marzo 1978. Si trattava di un

segnale radio di un impulso a 4,75 Hz a 1.100 periodi al secondo di potenza

pari a 500.000 Watts, ovvero dieci volte superiore alla potenza legale

autorizzata.

Si scoprì che il segnale proveniva da un trasmettitore della Marina americana

di stanza a Dixon in California. La Marina declinò ogni responsabilità.

L'inchiesta fu archiviata.

Ma l’idea di un’arma mondiale dagli effetti catastrofici non è poi così recente

e anche se non esistono prove di un progetto remoto è facile intuire che

siamo in presenza di tentativi di repliche di un qualcosa che non è mai

appartenuto alla razza terrestre.

Durante il processo di Norimberga furono scoperte oltre a tutte le barbarie

commesse dai nazisti, dei piani scientifici ben precisi che coinvolgevano

progetti che al tempo erano decisamente molto avanzati, come forse ancora

oggi, lo stupore di tali progetti colpì molto inglesi americani e canadesi a tal

punto che sicuramente si domandarono da chi o dove i Nazisti avessero

potuto trarre simili idee per costruire tali congegni bellici.

Nel volume “Operazione Plenilunio” di Renato Vesco si parla di un progetto

tale che avrebbe sconvolto il mondo intero, questo progetto fu abbozzato nel

lontano 1923 da Obert e riguardava la collocazione a 5000 miglia di altezza di

alcune piattaforme orbitali provviste di grandi specchi parabolici, ricoperti di

sodio metallico per riflettere e focalizzare le radiazioni solari su determinati

punti strategici nemici provocando incendi immani.

Il progetto Venne chiamato la Gloria di Hitler o gli specchi della morte. Al

giorno d'oggi esistono i famosi satelliti e il famoso scudo spaziale di cui

HAARP è parte integrante assieme a Echelon, sfruttando il sistema

d'irraggiamento a fascio d'energia, diretto dalla terra verso lo spazio.

In conclusione la domanda è quasi spontanea: quali vantaggi otterrebbero le

forze armate americane, per quale motivo HAARP e i suoi costruttori

vogliono arrivare a modificare certe zone del pianeta, soprattutto entro una

data ben precisa, il 2025?

La modificazione dell' atmosfera della terra potrebbe forse un domani

ospitare qualcuno che ancora non conosciamo, qualcuno che forse è già tra di

noi o che ci prepariamo a ricevere, o forse questo massiccio cover up serve

soltanto a coprire un enorme esodo dallo spazio il cui punto d’arrivo è

proprio il nostro pianeta.

I numerosi avvistamenti UFO in concomitanza e in prossimità delle scie

chimiche hanno sicuramente un senso, difficile stabilire ma sicuramente

equamente diviso tra una ipotesi di osservazione aliena dallo spazio o di

prove aliene già residenti da tempo sul nostro pianeta.

Le conclusioni possono essere molteplici ma resta il fatto che troppi oggetti

di forma discoidale, a sigaro o sferici vengono sempre più avvistati durante

rilasci di Chemtrails addirittura ripresi mentre gli aerei compongono gli

agglomerati.

La diffusa opinione che si tratti di semplici scie di condensazione rilasciate

dagli aerei non trova riscontro rispetto ai numerosi casi di malore registrati,

ma è diventato un ottimo alibi per coloro che a tutti i costi vogliono e devono

negare l’evidenza.

Quale sarebbe allora l’evidenza dei fatti?

Potremmo semplicemente rispondere che ci troviamo in presenza di attività

anomale svolte nei nostri cieli, ma sarebbe una soluzione troppo

semplicistica, e il fatto stesso che le autorità persistano nel loro

disinteressamento lascia supporre che ci sia dell’altro.

I primi fenomeni registrati, sicuramente ascrivibili a questo tipo di problema,

risalgono agli anni ’40, ovvero al periodo nel quale gli aerei iniziarono a

muoversi a quote sempre più elevate; in poche parole si trattava di vapore

acqueo che gli scarichi caldi dei motori immettevano nell’atmosfera; questo

vapore, a contatto con l’aria fredda, arrivava ad uno stato di saturazione e

iniziava a condensarsi trasformandosi in minuscole gocce d’acqua.

Il fenomeno avveniva e avviene partendo da quote che vanno dagli 8000

metri in su ma è importante notare che il fenomeno dura non più di un

minuto prima che questo tipo di scie si dissipi senza lasciare alcun tipo di

traccia.

Fenomeno naturale quindi, niente di anomalo p di misterioso; il problema

vero risiede nella confusione, spesso voluta, tra scie di condensazione e scie

chimiche.

Il primo caso è quello che abbiamo appena esposto, un normalissimo e

naturale avvenimento fisico, il secondo risulta essere molto diverso,

soprattutto perché ci troviamo di fronte a scie persistenti e spesse a tal punto

da formare una coltre, una vera e propria nuvolosità artificiale.

Proviamo ad aiutarci con una tabella per meglio comprendere le differenze:

SCIE DI CONDENSAZIONE

SCIE CHIMICHE

Si formano a quote che partono

Spesso si formano sotto gli 8000 metri e

da 8000 metri in su

vengono prodotte da aerei non identificati

Sono un fenomeno naturale

Non sono un fenomeno naturale e

dovuto al calore dei motori a

probabilmente vengono rilasciate seguendo

contatto con l’aria fredda

uno schema logico

Si tratta di piccoli cristalli di

Le sostanze rilasciate sono: Sali di bario,

ghiaccio o piccole gocce d’acqua

solfato di alluminio, calcio, titanio e altri

che si dissipano dopo quasi un

composti.

minuto

Come possiamo notare la differenza esiste, è tangibile ma, soprattutto,

estremamente pericolosa; osserviamo da vicino i composti rilasciati dalle scie

chimiche.

Sali di Bario: si tratta di un elemento chimico, presente in natura con il

nome di Baritina. Tralasciando il fatto delle conseguenze che potrebbe avere

sul metabolismo umano un elemento che non dovrebbe andare a zonzo per i

nostri cieli, è giusto sapere che molti ricercatori hanno divulgato una tesi in

proposito: i Sali di bario servirebbero a migliorare la ricetrasmissione dei

segnali propagati per mezzo delle onde elettromagnetiche. In poche parole si

tratta del primo o per la gestione del clima!

Solfato di alluminio: si tratta di un sale misto di alluminio e potassio

dell’acido solforico, usato in medicina come emostatico. Inutile dire che

l’alluminio è un altro elemento nocivo, soprattutto se pensiamo che si lega al

dna umano causando nel tempo gravi danni al cervello.

Calcio: è un metallo alcalino terroso, in effetti utile all’uomo ma sempre se

assunto nelle dovute proporzioni.

Titanio: altro elemento chimico il cui composto più importante è il diossido

di titanio, ottimo filtrante per le radiazioni elettromagnetiche.

Non sappiamo esattamente quando iniziarono gli esperimenti che portarono

al fenomeno delle scie chimiche, verosimilmente potremmo riferirci al 1996 e

localizzare la zona negli Stati Uniti e in Canada; in seguito il fenomeno si

allargò vistosamente e la prima testimonianza italiana è del 1999.

Da quell’anno i fenomeni si sono allargati a macchia d’olio, le segnalazioni e i

testimoni sono centinaia ma di contro l’interesse della stampa, dei mass media

e delle autorità è risultato effimero, se non del tutto inesistente.

Abbiamo parlato di numerosi casi di malore e in effetti le implicazioni

riguardo alla salute pubblica sono notevoli; anche in questo caso non risulta

sia stata fatta alcuna analisi ufficiale sulle polveri rilasciate da questi misteriosi

aerei, tranne analisi svolte in proprio da ricercatori indipendenti.

Abbiamo usato il termine misteriosi volutamente in quanto, anche qui, si

nasconde un enigma; chi rilascia le scie chimiche?

Gli osservatori e le testimonianze riferiscono di numerosi aerei non

identificati, molte volte di colore bianco, che seguono rotte non

convenzionali e che si muovono in modo da formare griglie, incroci e altre

strane figure in quota; bastano poche ore perché il cielo si trasformi in una

massa lattiginosa che niente ha di naturale, una nuvolosità artificiale che

nasconde forse inconfessabili esperimenti ai danni di chi, impotente, può

soltanto osservare inerme da terra.

Dal 1996 ad oggi, i livelli di alluminio presenti nell’aria, su tutto il territorio

italiano, sono notevolmente aumentati e questa crescita è stata costante nel

tempo; non si tratta di un dato spiegabile in maniera convenzionale, eppure ci

si ostina a non dargli il dovuto rilievo.

La domanda rimane ancora sospesa: chi rilascia le scie chimiche? Perché?

Grazie alla pazienza dei ricercatori si è potuto constatare che la stragrande

maggioranza dei fenomeni si sono registrati in seguito all’osservazione di

aerei in volo in spazi aerei internazionali; il rilascio delle scie è avvenuto e

avviene solitamente in determinate situazioni atmosferiche, ovvero in

concomitanza con l’arrivo di grosse perturbazioni oppure con l’arrivo di venti

freddi.

L’analisi di questi fatti ci porta a pensare che sia in atto da tempo un tentativo

di gestione globale del clima e, in ogni caso, la concomitanza dei due eventi,

scie chimiche e fenomeno atmosferico, influisce già da sola sul clima stesso.

Altro elemento che conforta quanto detto finora riguarda le massicce risorse

impiegate in questo fenomeno; gestire tanti aerei non identificabili e non

identificati in spazi aerei internazionali, spesso nello stesso tempo e in luoghi

geograficamente lontani tra loro, lascia presupporre che non si tratti di

fenomeni ascrivibili a organizzazioni o autorità locali, ma qualcosa di molto

più vasto che gode dell’appoggio incondizionato di molti paesi.

Ma abbiamo anche una prova eclatante rispetto a quanto sta avvenendo in

varie parti del mondo? Basta semplicemente dare un’occhiata alla situazione

climatica globale per rendersene conto; i vai paesi direttamente interessati al

fenomeno delle scie chimiche stanno registrando periodi di siccità sempre più

lunghi, il clima sta cambiando e non è solo un problema fisiologico, anche in

questo campo l’uomo sta tentando di sovvertire il naturale ordine delle cose!

Ipotizziamo un cambiamento climatico drastico, cosa accadrebbe?

Cambierebbero le abitudini sicuramente ma l’aspetto che più ci interessa è un

altro: cambierebbero le condizioni economiche. Controllare il clima può

significare creare nuove regioni verso le quali esportare i propri prodotti,

creare un nuovo terzo mondo, nuovi modelli di vita e, soprattutto, avere in

mano la minaccia più potente che sia mai esistita in caso di guerra.

Usare l’espressione guerra potrebbe quasi sembrare una forzatura ma la realtà

delle cose è ben diversa e un coinvolgimento delle autorità militari non è da

escludere anzi, risulta essere estrema mente probabile.

Le prime segnalazioni relative al fenomeno delle scie chimiche descrivevano

strani veivoli di colore bianco, senza alcun segno distintivo, molto simili ai

modelli KC-135 e KC-10, entrambi aerocisterne militari con motori a

propulsione derivati dal Boeing 707, in grado di trasportare oltre 100.000 litri

di carburante; la nuova versione, il KC 135R è prodotta in ben 732 esemplari.

Il fatto che si tratti di mezzi per il rifornimento in volo non cambia nulla ai

fatti; le numerose testimonianze, sia visive che fotografiche, presentano e

riportano l’emissione di scie spesse e persistenti, emissione effettuata

probabilmente con vari sistemi di aerosol e con modalità di diffusione

differenti a seconda dello scopo della missione.

Alcune foto mostrano addirittura una modifica del classico “canestro” usato

per il rifornimento in volo di aerei caccia e bombardieri con un dispositivo

molto simile ad uno spruzzatore.

Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che recenti avvistamenti confermano

anche la presenza di aerei di linea o molto simili ad essi, il quadro della

situazione diventa molto più inquietante e drammatico; ci troviamo in pratica

di fronte ad una organizzazione, privata o governativa, in grado di gestire

economicamente una rete così vasta e diffusa, una organizzazione che non

può essere ata inosservata tranne che non sia in qualche modo coperta o

tacitamente riconosciuta dalle autorità, militari, aeronautiche o civili.

Parlare di complotto sarebbe forse troppo azzardato, magari sarebbe troppo

semplice e comunque finirebbe per fare il gioco stesso della disinformazione;

resta il fatto che le conseguenze delle scie chimiche sono un problema che ci

riguarda troppo da vicino per restare in silenzio a guardare ivamente il

cielo.

Sarebbe auspicabile un ampio dibattito pubblico, una sensibilizzazione di

massa, la presa di coscienza che il futuro si costruisce nel presente e nessuno

può arrogarsi il diritto di non informarci su quanto ci accade intorno. Per fare

questo è opportuno documentarsi, cercare di capire quali retroscena si

muovono dietro il fenomeno; abbiamo parlato di controllo del clima, ma

potremmo anche ipotizzare sperimentazioni biologiche (caduta di filamenti

anomali e di materiale biologico durante il fenomeno), applicazioni

elettromagnetiche, in poche parole il pericolo incombente potrebbe avere e

forse ha un solo, terribile, nome: controllo globale del pianeta.

Se a qualcuno anche questa affermazione risultasse troppo catastrofica, gli

basterà documentarsi in merito ad un progetto intimamente connesso alle

scie chimiche: HAARP, un potente sistema armato che sfrutta

l’elettromagnetismo e che viene proposto dai suoi sperimentatori come

semplice controllo scientifico sugli strati alti dell’atmosfera.

Qualora ci fosse ancora bisogno di qualche ragionevole dubbio per prendere

coscienza del caso, basterà ricordare che il funzionamento ottimale di

HAARP necessita di una vasta diffusione di bario nell’atmosfera, un elemento

che, come abbiamo già avuto modo di scrivere, è costantemente presente

nell’emissione delle scie chimiche!

L’ultimo inquietante indizio ci viene proprio da quelle organizzazioni che

volutamente ignorano il problema; nell’agosto del 1996, lo stesso periodo dei

primi avvistamenti, a cura dell’Air Force americana, viene rilasciato un

documento di circa 52 pagine con un titolo a dir poco inquietante: “Weather

as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025” (Il clima come forza

moltiplicatrice: possedere il clima entro il 2025). Il documento è redatto da:

Col. Tamzy J. House, Lt Col James B. Near, Jr., LTC William B. Shields

(USA), Maj Ronald J. Cementano, Maj David M. Husband, Maj Ann E.

Mercer, Maj James E. Pugh.

Tra le tante affermazioni, tutte riconducibili ai fatti che abbiamo fin qui

esaminato, si legge: “Nel 2025 le forze aerospaziali USA potranno avere il controllo

del clima se avranno capitalizzato le nuove tecnologie sviluppandole nella chiave delle

applicazioni di guerra. [...] Dal miglioramento delle operazioni degli alleati e

dall'annullamento di quelle del nemico tramite scenari climatici "su misura",

alla completa

dominazione globale delle comunicazioni e dello spazio, la modificazione climatica offre a

chi combatte una guerra un'ampia gamma di possibili modi per sconfiggere o sottomettere

l'avversario".

Il documento è consultabile in lingua inglese su Internet ma i risultati sono

sotto gli occhi di tutti, le denunce continuano ad ammassarsi sulle scrivanie

delle autorità, tutto il resto è adesso nelle nostre mani e nella nostra volontà

di agire, di sapere e di reclamare il nostro diritto di scegliere, perché il futuro

che daremo ai nostri figli e a coloro che ci circondano non sia frutto di freddi

calcoli politici e militari ma di buoni sentimenti e voglia di crescere nel

rispetto dell’ambiente che ci circonda.

L’ipotesi del dolo

Dal momento in cui sono arrivate le forze dell’ordine e i tecnici della

Protezione Civile a Canneto, gli incendi sono cessati. Questa strana

coincidenza ha subito fatto pensare all’ipotesi del dolo, una soluzione sposata

anche da uno studio del CICAP che, ovviamente, ha subito afferrato l’idea

risolvendo felicemente la questione!

Si tratta in ogni caso di una pista debole sin dall’inizio; diversi testimoni (tra

cui anche alcuni carabinieri, tecnici dell’Enel e della Protezione Civile) hanno

assistito direttamente a fenomeni di autocombustione.

Potrebbe invece esistere un’altra spiegazione, da tempo mormorata a bassa

voce dagli abitanti di Canneto; i tecnici, una volta giunti sul posto, avrebbero

individuato e risolto il problema ma avrebbero mantenuto il segreto per

coprire i responsabili ed evitargli quindi di dover pagare i danni.

Stranamente, qualche giorno dopo l’arrivo dei tecnici, viene menzionata

l’ipotesi del fenomeno naturale che avrebbe dovuto far chiarezza sul mistero

e che, soprattutto, avrebbe tutelato il vero responsabile. Un successivo

sviluppo dell’ipotesi del dolo, richiama ancora in questione quanto appena

detto e si basa sul fatto strano che, appena chiamati in causa, i tecnici hanno

subito verificato la funzionalità dei ripetitori non riferendo però alcun

risultato sulla loro ricerca.

Piezoelettricità

Si tratterebbe di fenomeni elettrici di origine sotterranea, molto

probabilmente di carattere impulsivo, quali i campi elettromagnetici

concomitanti.

L' origine sarebbe probabilmente da imputare a fenomeni di piezoelettricità,

ossia la proprietà di alcuni cristalli di generare una carica elettrica quando

sollecitati meccanicamente.

La stessa ipotesi viene sostenuta da Tullio Martella, capo della Protezione

Civile della Regione Siciliana, che addossa la responsabilità dei fenomeni al

campo elettrico intermedio che viene a crearsi in seguito alla differenza di

potenziale fra due conduttori.

In pratica il nucleo terrestre si modella come se avesse la forma di un riccio di

mare con tanti aculei, favorendo la formazione di linee preferenziali

attraverso cui l'energia geotermica scorre verso la superficie. In seguito alla

scomposizione che viene a crearsi si sprigiona una nube di elettroni che si

libera nell'atmosfera; quando gli elettroni incontrano i conduttori li caricano

di energia provocando così le scintille responsabili dei fuochi di Canneto.

Questa teoria, sicuramente valida da un punto di vista scientifico, non spiega

però per quale motivo uno di questi “aculei” si trova proprio in quella zona e,

soprattutto, non spiega perché i fenomeni siano avvenuti soltanto in tempi

recenti e con delle cadenze quantomeno sospette rispetto allo svolgersi delle

investigazioni.

In ultimo è da registrare la smentita da parte del Presidente dell’Istituto

Nazionale di Geofisica e Vulcanologia; i tecnici dell’Istituto, infatti, hanno

portato a termine i loro rilievi e tutto è risultato nella norma. Non si tratta

quindi di fenomeni naturali e del resto, è molto improbabile immaginare un

fenomeno di carattere naturale come quello descritto dalla Protezione Civile

che colpisce soltanto alcuni impianti elettrici e ne esclude altri!

L’ipotesi p-holes

Questa particolare ipotesi nasce dallo sforzo di identificare una possibile

fonte energetica delle scariche elettriche.

Nella zona di Caronia, la maggior fonte energetica è quella relativa all’energia

cinetica della zolla africana, che si muove verso Nord alla velocità di circa un

centimetro all’anno. Si tratta ovviamente di una velocità molto bassa ma la

massa non è affatto trascurabile, infatti, la zolla africana comprende da un

punto di vista geologico quasi tutta la Sicilia (fatta eccezione per Messina), e i

suoi confini nord-orientali salgono verso Nord dall’Etna a Stromboli,

piegandosi poi da quest’ultimo verso Ustica.

Il confine settentrionale della zolla africana è costituito dal fondo marino del

basso Tirreno, ovvero dalla parte di mare compresa fra Stromboli e la costa

siciliana, ed è soggetto a fenomeni di subduzione e scorrimento che

provocano fenomeni sismici e vulcanici; rimane da vedere se il movimento

della zolla potrebbe provocare anche fenomeni elettrici.

Per capire meglio ci viene incontro il lavoro svolto dal geofisico statunitense

Friedemann T. Freund e pubblicato in due parti sulla rivista Natural Hazards

and Earth System Sciences (vedi fonti e approfondimenti).

In poche parole di tratta di sue studi che riguardano il cosiddetto modello dei

p-holes, con il quale il geofisico tenta di spiegare i precursori sismici ed altri

fenomeni legati ai terremoti tra i quali le luci sismiche (EQL), oltre a vari

fenomeni di ionizzazione dell’aria vicina al suolo.

Rifacendosi a precise sperimentazioni di laboratorio, Freund ha dimostrato

che una lastra di roccia, sottoposta a compressione lungo un asse centrale

perpendicolare alle due superfici principali, risulta essere soggetta ad

alterazioni molecolari che comportano i seguenti fenomeni: la liberazione di

elettroni che abbandonano la roccia lungo l’asse di compressione, la creazione

di lacune elettriche (p-holes) nelle molecole che stanno cedendo gli elettroni

in fuga lungo l’asse di compressione. Le molecole caratterizzate dalla

formazione di p-holes si rifanno sulle molecole circostanti, catturando un

elettrone che sostituisce quello in fuga sull’asse. Continuando nella loro

compressione, gli elettroni seguitano a risalire lungo l’asse, mentre le parti

esterne della roccia continuano a fornire elettroni alla parte centrale della

roccia stessa. All’interno della roccia risulta quindi essere presente una

corrente elettrica di elettroni negativi e una corrente di p-holes (positivi). Non

essendo i p-holes liberi di muoversi come gli elettroni, la loro espansione si

ferma sulla superficie della roccia, ma aumentando la compressione

aumenterà anche il loro e questo, sempre secondo Freund, è il problema che

affligge Caronia.

I p-holes prodotti negli strati di roccia sottomarina si sarebbero espansi in

tutte le direzioni disperdendosi lentamente, ma quelli che hanno raggiunto il

fondo del mare hanno iniziato a muoversi su di esso in tutte le direzioni,

raggiungendo la vicina costa marina, investendola e disperdendosi sulla

terraferma.

Cosa accade quindi a Caronia sulla scorta di questa ipotesi?

In pratica i p-holes, incontrando una casa, si insediano sui muri e vi

rimangono, accumulando cariche elettriche positive almeno fino a quando

continua la compressione.

I misteriosi fenomeni sarebbero quindi prodotti dall’accumulo di p-holes

positivi nei muri e nei pavimenti delle case e questa presenza provocherebbe

anche i vari incendi poiché basta porre un corpo metallico vicino ad un muro

carico di p-holes perché al suo interno si verifichi una separazione di cariche

elettriche, gli elettroni infatti si sposteranno in direzione dei p-holes e

dall’altra parte del corpo metallico si avrà una carenza di elettroni.

Si ritorna quindi alla soluzione del fenomeno di origine elettrostatica, ma

ancora una volta non si spiegano le particolari “caratteristiche geometriche”

presenti in alcuni oggetti andati a fuoco e neanche tutti gli altri fenomeni di

contorno che, senza alcun dubbio, rimangono collegati e dipendono in

maniera sinergica dalla causa primaria dei misteriosi roghi.

L’ipotesi vulcanica

La posizione di Caronia, geograficamente posta vicina alle Isole Eolie, la

colloca di conseguenza in una zona a carattere vulcanico e notoriamente

attiva.

Alcune rilevazioni effettuati dagli inviati del C.U.I. Sicilia hanno riportato la

testimonianza di pescatori che asserivano di aver visto bollire l’acqua del

mare, un fenomeno prettamente vulcanico simile a quello accaduto a Lipari;

sarebbe quindi possibile ipotizzare un flusso continuo di particelle cariche di

elettroni che si raccoglie condensandosi in punti genericamente carichi di

elettricità come i contatori. Questa ipotesi spiegherebbe parte dei fenomeni

ma ne tralascerebbe altri quali quelli che interessano le avarie meccaniche dei

motori e dei cellulari.

In merito all’ipotesi vulcanica è opportuno ricordare gli studi effettuati dal

sismologo Ignazio Galli, studi effettuati nell’arco di tre anni (1905 – 1908),

che mettevano in relazione fiamme e vapori improvvisi con i fenomeni

sismici, le uscite di gas e le fratture del terreno.

Le testimonianze a o raccolte dal ricercatore, elencano numerosi casi

molto simili agli eventi accaduti in Sicilia, pur non spiegando i casi di Firenze

e di Vicenza.

Armi non convenzionali e ipotesi elettromagnetica

Esiste la possibilità che esperimenti militari con armi non convenzionali si

siano svolti nel territorio di Canneto?

Per quanto snobbata da molti, questa ipotesi si troverebbe a metà tra i

fenomeni alieni e HAARP, dando una risposta plausibile a quasi tutti gli

interrogativi posti sulle combustioni spontanee.

Molti hanno scartato, forse con troppa fretta, l’idea di esperimenti militari,

adducendo il fatto che risulta estremamente improbabile la scelta di un luogo

come Canneto per tali sperimentazioni. Pur essendo plausibile questa

giustificazione è anche vero il contrario, ossia, proprio perché Canneto è un

luogo improbabile potrebbe trovarsi al centro di esperimenti militari, e la

vicinanza di una base NATO non può che indurre ulteriori sospetti.

A questo punto ci si dovrebbe domandare quale tipo di esperimento sia stato

effettuato o quale tipo di arma sia stata testata, e principalmente, esiste

un’arma che possa provocare gli effetti registrati a Canneto?

La risposta a questo quesito è sicuramente affermativa e possiede anche un

nome: armi a microonde!

Che gli Stati Uniti siano in fase avanzata in questo particolare tipo di progetto

bellico non è affatto un segreto, tranne per coloro che hanno intenzione che

rimanga tale; si tratta di diversi tipi di armi di nuova generazione che

impiegano le microonde e che possono essere letali o non letali, ovvero di

dissuasione. Non staremo a fare una dissertazione tecnica sul loro impiego e

sulla distinzione tra i vari tipi di armamenti, quello che più ci interessa è il tipo

di impulso generato e l’effetto sull’ambiente circostante. Se infatti è vero che

l’impulso risulta regolabile e, di conseguenza, i danni arrecati, esistono

documentazioni su armi a microonde in grado di generare un impulso molto

breve ma di potenza così elevata da creare campi elettrici tanto intensi da

essere in grado di distruggere i componenti elettronici presenti nelle

vicinanze; grazie alla loro corta lunghezza d'onda i segnali a microonde

riescono ad incunearsi nei più piccoli fori presenti nelle pareti, potendo così

distruggere anche i componenti posti all'interno di contenitori metallici; in

questo modo riescono a mettere fuori uso qualunque apparato elettronico,

dai PC ai quadri di comando industriali, fino alle centraline delle automobili,

arrestandone la corsa anche a diverse decine di metri di distanza. Si tratta

dello stesso principio adottato da un altro armamento “dissuasivo”

americano, la bomba elettromagnetica o e-bomb, un dispositivo che con la

sua "esplosione" silenziosa emette un impulso di potenza talmente elevata

che è in grado di mettere fuori uso qualunque apparato elettronico presente

in un'area molto vasta pur senza fare vittime; in tal modo, senza un apparente

motivo, si fermano di colpo le centrali elettriche, le radio e le televisioni, i

telefoni cellulari, gli autoveicoli, gli aerei, i radar.

Ultima considerazione degna di nota, nell’ambito di uno scenario che

presupponga l’utilizzo di armi non convenzionali, riguarda il problema degli

IEM.

Con questo acronimo si indicano gli Impulsi Elettro Magnetici, generati

facendo muovere ad altissima velocità delle cariche elettriche.

Da quanto si conosce in materia di armamenti non convenzionali, gli IEM

sono utilizzati da diverse nazioni, ma quella che più ci interessa ai fini del

nostro discorso è la loro variante, ovvero quelle armi che utilizzano i

cosiddetti EMP, ovvero gli Impulsi Elettro Magnetici non nucleari.

La definizione militare, come sempre molto accondiscendente, le definisce

“armi inabilitanti non letali”, ma presupponendo che il loro uso sperimentale

sia avvenuto nei pressi di Caronia potrebbero benissimo rappresentare la

misteriosa fonte di tutti i problemi che hanno funestato il paese.

Uno scenario impossibile? La solita teoria dei soliti complottisti?

Se questo appare difficile da credere, come definire quanto segue?

In base a quanto riportato da una nota rivista italiana, Gugliemo Marconi

condusse alcuni esperimenti al largo delle coste settentrionali della Sicilia su

un piroscafo che, strani scherzi del destino, si chiamava proprio Caronia.

I segnali radio inviati verso l’interno dell’Isola non comportarono alcun tipo

di problema, ma quando questi ultimi vennero indirizzati verso la baia di

Caronia accadde qualcosa di inspiegabile, come se una invisibile barriera

elettromagnetica respingesse i segnali.

Coincidenza?

Resta il fatto che le centraline non hanno mai taciuto del tutto, continuando a

segnalare una attività elettromagnetica di incredibile potenza; purtroppo tutti

questi segnali non sono stati monitorati, così come è stata ignorata una delle

conclusioni data dal Gruppo preposto allo studio dei fenomeni stessi,

conclusione che di certo avrebbe dovuto far riflette.

Secondo lo studio presentato, Canneto di Caronia sarebbe stata colpita da

fenomeni elettromagnetici di origine artificiale, capaci di generare e

concentrare una potenza mai registrata; si tratterebbe di fasci di microonde

UHF (Ultra High Frequency) trasmessi nella banda compresa tra 300 Mhz e 3

Ghz. Il problema risiede nel fatto che per produrre una simile quantità di

energia una macchina dovrebbe raggiungere una potenza tra i 12 e i 15

gigawatt!

Valeva forse la pena di approfondire, così come sarebbe stato interessante

approfondire la notizia data da una rivista online che si occupa di Scienza e

Tecnologia, la quale non soltanto denunciava che, malgrado l’enorme

presenza di indizi rilevati mancava il modo di analizzarli visto che le

apparecchiature di analisi erano rimaste in magazzino, ma riferiva anche di

testimoni che si sono visti addirittura squagliare le scarpe sotto i piedi e di

improvvisati fotografi che si sono ritrovati con le mani ustionate mentre

tentavano di ritrarre alcuni oggetti volanti non identificati.

Questi sono fatti, le conclusioni rimangono ancora estremamente lontane.

L’ipotesi del MASER

Tra le tante ipotesi fatte sui misteri di caronia, sembra che la maggior parte

delle opinioni converga su una probabile, quanto possibile, connessione; tale

connessione implicherebbe l’uso di armi avanzate e sarebbe impegnata nella

sperimentazione di particolari tecniche ai danni della popolazione siciliana.

Questo tipo di scenario, per quanto possa essere definito da molti surreale in

fondo non è del tutto nuovo, basti pensare ai fatti accaduti a Quirra

(Sardegna) in relazione all’uso dell’uranio impoverito.

Ci si chiede invece quali armi o quale arma potrebbe essere responsabile di

questo perpetuato disastro.

Una ipotesi in relazione a questo quesito tira in ballo una tecnologia forse

non molto conosciuta, il MASER.

Il termine Maser risulta essere l'acronimo inglese di Microwave Amplification

by Stimulated Emission of Radiation, cioè Amplificazione di Microonde

tramite Emissione Stimolata di Radiazioni. Un maser è quindi molto simile ad

un laser, ma opera nella regione delle microonde, dello spettro

elettromagnetico.

Si tratta di una tecnologia usata per produrre frequenze di riferimento ad alta

precisione, così come accade negli orologi atomici oppure come amplificatori

elettronici nei radiotelescopi.

Ma è soltanto questo il loro reale utilizzo?

Proviamo a fare un o indietro: durante la fine della seconda guerra

mondiale una base militare Usa dislocata nel pacifico non diede più segni di

vita; la squadra che si recò sul posto trovò tutti gli occupanti morti, quasi

fossero stati “cotti dall’interno”, e il radar che, per un malfunzionamento,

emetteva una parte dell'energia nelle microonde.

Venne subito imposto il segreto militare, la scoperta era strategicamente oltre

ogni immaginazione, basti immaginare un fascio invisibile che colpisce solo la

materia organica lasciando intatto tutto ciò che è fatto di altri materiali; era

l'ideale per attacchi a città e postazioni nemiche.

L’unico problema risiedeva nel fatto che quel fascio non era controllabile con

precisione, si rischiava quindi di danneggiare anche l'esercito amico.

Occorreva un metodo che restringesse il fascio trasformandolo in una sorta

di laser; dopo decenni di esperimenti nacque il MASER.

In cosa consiste la pericolosità di quest’arma e in che modo può essere messo

in relazione con Caronia?

La risposta è molto semplice: basta computerizzare il MASER e montarlo su

un braccio robotizzato a 3 assi, in tal modo si potrebbero colpire i bersagli

dall'alto in maniera selettiva. L’unica cosa da testare è se l’arma sia in grado di

raggiungere il suo scopo senza lanciare fasci secondari di microonde tutto

intorno.

Per far questo il miglio scenario di prova è un centro abitato!

Dopo questa breve digressione continuiamo la nostra storia.

Nel 1955, tre fisici americani, Gordon, Townes, e Zeiger, sperimentarono il

primo MASER; che però divenne funzionante nella banda delle onde

elettromagnetiche in gamma ottica soltanto successivamente, nel 1958.

Dei laser sappiamo ormai tutto o quasi; sappiamo che la loro luce è coerente

e collimata in modo tale che una certa quantità di energia può essere

concentrata in una superficie estremamente piccola, ma quanto sappiamo

invece in merito ai Maser? A che punto il loro sviluppo?

Non trattandosi di oggetti di pubblica utilità, i Maser non sono noti a noi

comuni mortali ma soltanto agli “addetti ai lavori”, e questi ultimi a che livello

hanno portato la relativa tecnologia?

Trattandosi di una tecnologia molto ben vista dai militari non possiamo

escludere a priori (anzi il sospetto è molto forte) che possano essere stati

creati dei generatori Maser capaci di produrre fasci di onde elettromagnetiche

coerenti e collimate.

In questo caso gli effetti sarebbero invisibili, oltre la gamma ottica, e a

seconda della frequenza impiegata, potrebbero attraversare tranquillamente i

vari ostacoli che incontrano sulla loro traiettoria.

Accadrebbe così che gli oggetti costituiti da materiale conduttore, a seconda

della loro forma geometrica, potrebbero entrare in risonanza con questi

campi elettromagnetici, potrebbero surriscaldarsi a causa delle forti correnti

indotte che li percorrono, arrivare a fondersi e, se in contatto con dei

materiali infiammabili, innescare incendi.

Tali impulsi sarebbero brevissimi, difficilmente captabili e altrettanto

difficilmente localizzabili.

Lo scenario militare: ipotesi ed eventuali contromisure di difesa

Forze belliche dell’Alleanza Atlantica nel Basso Tirreno, esercitazioni militari

segrete, il problema della ricerca in corso di idrocarburi nei mari italiani fatta

mediante cariche esplosive e cannoni “Air Gun”, alcuni sommergibili a

propulsione ed armamento nucleare USA impegnati in wargames a ridosso

delle faglie sismiche attive del Basso Tirreno…queste soltanto alcune delle

notizie e delle ipotesi che circolano in merito ad una connessione militare

relativamente ai fatti di Caronia.

Si potrebbe benissimo pensare che questi riferimenti siano più il frutto di

ragionamenti al limite del cospirazionismo, eppure l’aria di top secret si

respira a pieni polmoni in questa vicenda, anche se gli addetti ai lavori

preferiscono parlare di “riservatezza”, termine dai molti significati e dalle

infinite sfaccettature.

Strani episodi sono stati registrati da numerosi ricercatori i quali,

avvicinandosi al tema Caronia, hanno sovente avuto parecchi problemi quali

velate minacce, occulte intimidazioni, furti di materiale informatico relativo a

conferenze in preparazione.

Se davvero non esiste lo spettro di una misteriosa e segreta connessione

militare, allora quanto stiamo per riportare è di certo frutto di tante strane

coincidenze, uno scherzo ben orchestrato della casualità che sembra giocare

con le infinite tessere di un puzzle che, guarda caso, ha sempre come scenario

Caronia e zone limitrofe.

La mattina del 13 aprile 2012, alle 8:21, una scossa di terremoto di magnitudo

4,3 fece tremare per alcuni secondi la città di Palermo; l'evento sismico venne

registrato al largo delle coste palermitane, esattamente a 30 chilometri a Nord

del capoluogo siciliano.

Ovviamente ci si chiederà quale sia il nesso con l’argomento trattato in questa

ricerca; la connessione risiede proprio nel luogo individuato come epicentro

del sisma, ovvero a 30 km dalla costa, tra Ustica e il capoluogo siciliano, zona

nella quale si trova il vulcano sottomarino Marsili, la cui pericolosità è stata

troppo spesso ignorata e nella quale, neanche due mesi prima, l’esercitazione

militare “Proud Manta 12” organizzata dalla NATO.

Causa effetto? Probabilmente, ma in mancanza di una risposta certa non

rimane che continuare ad esporre i fatti.

L’esercitazione vide la partecipazione di circa 2500 militari di 11 Paesi Nato,

tutti impegnati in una prova di addestramento inerente la lotta anti-

sommergibile che si protrasse fino al 26 febbraio interessando il mar Ionio a

sud est della Sicilia.

In campo si schierano 5 sommergibili, 15 aerei, 12 unità navali di superficie, 2

unità ausiliarie di o logistico.

In poche parole, alcuni sommergibili americani a propulsione ed armamento

nucleare “giocarono” alla guerra a ridosso delle faglie sismiche, attive, del

Basso Tirreno, proprio dove sorgono numerosi vulcani sottomarini, per poi

attraccare nei porti civili italiani dove, notoriamente, non esistono piani di

sicurezza noti alla popolazione.

Cosa accade se sottomarini nucleari operano in una zona già instabile?

Per rispondere a questo quesito prenderemo in prestito non le ipotesi di un

qualunque osservatore che potrebbe benissimo essere tacciato di

complottismo, bensì del professor Gordon MacDonald, membro del

comitato scientifico di Lyndon B. Johnson e, in seguito, membro del

Consiglio per la Qualità Ambientale del presidente.

Già in tempi non sospetti, ovvero nel 1966, MacDonald, in quel periodo

direttore associato dell’Istituto di Geofisica e Fisica Planetaria della University

of California di Los Angeles, scriveva quanto segue: “…le chiavi per una

guerra geofisica è l'identificazione d'instabilità ambientali alla quale in

aggiunta di un piccolo aumento d'energia potrebbe autorizzare vastissimi

accumuli d'energia”.

Rimane in ogni caso il dubbio, probabilmente la mente rincorre scenari

troppo fantastici e poco aderenti alla realtà dei fatti; in ogni caso, visto che si

è ormai intrapreso questo cammino, non ci resta che concludere ipotizzando

quello che potrebbe lo scenario militare di una possibile ingerenza militare in

possesso di tecnologie altamente sofisticate.

Immaginiamo per un attimo che dietro i fenomeni di Canneto Di Caronia ci

sia una potenza estera ostile, o comunque impegnata in esercitazioni segrete a

scapito degli effetti collaterali sulla popolazione.

A questo punto gli scenari potrebbero essere due, opposti, ma entrambi in

relazione agli eventi siciliani: uno stato estero, in possesso di tecnologia

avanzata, che tenta di dimostrare la sua potenza alla NATO sperimentando

nei pressi di Caronia, oppure la stessa NATO che conduce attività militari

non convenzionali dalle quali, volontariamente o meno, si diffondono effetti

collaterali devastanti.

Queste prove di forza devono necessariamente essere fatte usando un

sottomarino, bisogna quindi scegliere una località nei pressi del mare; Caronia

si presta abbastanza bene a questo scenario, già in ato era stata teatro di

casi di incendi spontanei e non sarà certo difficile pilotare le varie ricerche

verso la pista di una ripresa di tali fenomeni.

L’uso di droni, facilmente confusi e scambiati per avvistamenti Ufo, faciliterà

la ricognizione del territorio, mentre fasci di microonde potranno

agevolmente essere lanciati tramite un reattore nucleare e successivamente

irradiati usando un'antenna direzionale periscopica.

Dovremmo a questo punto chiederci quale sarebbe lo scopo ultimo di questa

ipotetica macchinazione; cosa accadrebbe realmente se una qualsiasi nazione

venisse attaccata su vasta scala e con questo tipo di armamenti?

Innanzitutto le grandi metropoli scivolerebbero nel caos, i continui incendi e

la mancanza di corrente elettrica paralizzerebbero le comunicazioni e gran

parte dei sistemi economici e finanziari.

Se gli attacchi fossero mirati e avvenissero in periodi particolari, i danni

sarebbero ancora più consistenti; ad esempio, degli attacchi portati nei mesi

estivi metterebbero fuori uso le celle frigorifere e, di conseguenza,

renderebbero inutili le scorte di cibo, allo stesso modo la mancanza d’acqua

sarebbe un ulteriore effetto devastante.

Nel giro di poche settimane ci sarebbero gravi problemi di ordine pubblico, la

gente disperata farebbe di tutto per procurarsi del cibo e dei mezzi di

sostentamento…in poche parole il caos totale, una nazione paralizzata,

debole, indifesa.

In questo scenario, che ripetiamo è soltanto un parto della fantasia in

relazione agli avvenimenti descritti in questa ricerca, soltanto alcuni piccoli

paesi di montagna potrebbero sperare di salvarsi, luoghi isolati e non

facilmente raggiungibili dai profughi e dagli sciacalli.

Queste piccole osasi di salvezza dovrebbero comunque essere in grado di

produrre autonomamente sia cibo che corrente elettrica.

In Italia la situazione potrebbe essere gestibile almeno in parte; le nostre città,

quelle più grandi, non superano i pochi milioni di abitanti ed è più semplice

organizzare una evacuazione rispetto alle grandi metropoli mondiali, il nostro

clima favorisce poi l’agricoltura e l’abbondanza di catene montuose favorisce

il costituirsi o il ripopolarsi di vecchi paesini ad oggi abbandonati.

Ma cosa accadrà a chi non riuscirà a trovare un sicuro rifugio?

Potrebbero essere messe in atto delle contromisure, e su questo argomento si

rimanda al sito dell’associazione ufologica ANSU che lodevolmente

contribuisce da anni a mantenere vivo l’interesse e l’attenzione sui fatti relativi

a Caronia.

Queste, in breve, alcune delle possibili contromisure e dei possibili sistemi di

difesa divulgati dal sito ufologico.

Pioggia artificiale:

Una ipotesi di difesa che potrebbe adottare Caronia, ma anche altre località

qualora fosse vittima degli stessi avvenimenti, contro attacchi portati con

impulsi di microonde ad altissima potenza, potrebbe essere quello

dell'irrigazione della pioggia artificiale a basso costo.

Quando gli stessi fenomeni colpirono San Gottardo, frazione di Zovencedo

(VI), tutto ritornò alla normalità soltanto grazie alla pioggia che si manifestò il

22 marzo 1990.

Possibile pensare che l’acqua piovana abbia avuto il potere di dissolvere il

campo elettromagnetico e le radiazioni ionizzanti?

Non esiste una risposta certa, ma è anche vero che pioggia, brina, nebbia,

neve ed altri ostacoli naturali potrebbero rivelarsi una inaspettata arma di

difesa; il terreno umido per la pioggia, la brina o il ghiaccio sembra si

comporti come un vero e proprio specchio radar ed è noto a tutti che

esistono vari sistemi, a basso costo, che consentono di riempire l'aria di acqua

nebulizzata oppure di miliardi di gocce.

Una nuvola d’acqua artificiale che avvolga un paese, o che venga comunque

dislocata in direzione dell’eventuale attacco, potrebbe in qualche modo

attenuare i danni; è anche vero che le moderne tecnologie sono in grado di

penetrare neve, pioggia o nebbia senza alcun degrado di performance, ma è

altrettanto vero che alla nube si potrebbero aggiungere altri materiali con

diversi tassi di assorbimento elettromagnetico.

Diversa la situazione se l’ipotetico nemico tentasse l’attacco cercando di far

rimbalzare il suo segnale sulla ionosfera.

In questo particolare caso, il percorso del raggio si allungherebbe a discapito

della sua potenza, inoltre i gas ionosferici non sono omogenei e proprio per

questo motivo gran parte dell'energia dell'attacco andrebbe perduta.

Oggetti-esca e stagnola per indebolire e confondere gli attacchi:

Nei fatti relativi a Caronia è emerso molto spesso un dato abbastanza

interessante: il fascio energetico utilizzato per colpire sembra che agisca con

estrema precisione e che sia in grado di selezionare i bersagli da colpire.

Come molti sapranno, in fisica è assolutamente normale l'idea che esistano

alcuni elementi più ricettivi su certe frequenze, così come il fatto che l'energia

elettromagnetica si focalizzi su strutture che hanno dimensioni comparabili

con la loro lunghezza d'onda.

Questa precisione negli attacchi, pur presentandosi a prima vista come un

elemento da temere, potrebbe essere ritorta contro gli stessi assalitori.

Se infatti si riuscisse a disseminare Canneto di Caronia con varie “esche” si

potrebbe fare in modo che l’energia d’attacco venga spesa ancor prima di

raggiungere l’abitato.

In pratica sarebbe qualcosa di molto simile al parafulmine, oggetti esca,

sollevati da terra, che ricevono su di loro il massimo del fascio di microonde

indebolendo così l’attacco.

Si potrebbe trattare di oggetti di legno di varie dimensioni, colonne di rifiuti

non infiammabili, vere e proprie costruzioni in stagnola, se non addirittura

vecchi elettrodomestici.

Tali oggetti, posti su tavoli di pietra completamente ignifughi e poggiati su

altre pietre, evitando in tal modo qualsiasi o in metallo, potrebbero

essere esposti ovunque e ad una certa altezza rispetto al suolo.

Questa tecnica non risolverà certo il problema ma potrebbe essere

propedeutica al fallimento di molti test; l’idea della stagnola potrebbe

comunque essere ripresa anche per una protezione interna alle abitazioni.

La stagnola viene comunemente usata dai militari per avvolgere gli oggetti e

proteggerli dalle onde elettromagnetiche, questo elemento inoltre riflette le

microonde e disturba i radar se preventivamente lanciato in cielo sotto forma

di nuvole di "coriandoli".

Sulla scorta di questi elementi si potrebbe provare ad avvolgere nella stagnola

gli oggetti più a rischio oppure quelli più preziosi nella speranza che funzioni.

In questo caso i fogli di stagnola dovrebbero essere inseriti esclusivamente

all’esterno delle case in modo da evitare una doppia esposizione agli impulsi,

ovvero un fascio di arrivo e uno di rimbalzo; i sostegni per i fogli dovrebbero

essere costituiti da materiale non infiammabile.

Qualora si volesse provare ad allargare il perimetro di protezione una seconda

idea potrebbe essere quella di rivestire i vecchi pannelli utilizzati per i cartelli

elettorali, ovviamente escludendo le parti infiammabili, e schierabili sulla parte

alta della spiaggia di Canneto Di Caronia, appena prima delle case. In caso

positivo questi scudi improvvisati potrebbero riflettere verso il mare una

grande quantità di energia ritorcendola contro gli stessi sperimentatori.

Una Suite di dati per chi indaga sui fenomeni di Canneto Di Caronia:

Anche internet può essere un valido strumento di difesa contro quanto

accade in Sicilia; a parte l’impegno divulgativo, atto a far conoscere la

situazione al maggior numero di persone, sviluppato da molti blog, ricercatori

indipendenti e dal sito dell’ANSU, quest’ultima ha sviluppato una Suite per

aiutare le indagini e la difesa della popolazione di Canneto Di Caronia.

La Suite ANSU consente di pubblicare online dati di sensori, foto di webcam

ed altre informazioni in tempo reale, per provare il sistema basta andare nel

sito dell'Ansu a questo indirizzo: http://www.ansuitalia.it/Sito e premere con

il mouse nella colonna di sinistra il comando "Situazione a Caronia" che si

trova nella finestrella "Servizi".

In alternativa basterà usare il link breve (usato per consentire la segnalazione

mediante messaggi sms, Twitter, WhatsApp ed altri sistemi): questo

l’indirizzo:

http://myurl.pk/BXiSp

Una interrogazione parlamentare

In questo attuale momento la politica in generale, e quella italiana in

particolare, non gode certo di grande popolarità, risulta anzi essere una dei

fattori principali che determinano la sfiducia generale; questo non significa

che da questa stessa politica non posso venire qualcosa di buono, o

comunque qualcosa che possa contribuire a mantenere viva l’attenzione su

problemi che, altrimenti, andrebbero del tutto dimenticati.

Non possiamo certo affermare che l’iniziativa della quale stiamo per riferire

abbia raggiunto il suo scopo, in ogni caso è un dato di fatto del quale bisogna

tener conto e che risulta utile riportare.

L’iniziativa in questione proviene dal Nuovo Centro Destra, e più

esattamente dal Senatore Bruno Mancuso, siciliano, originario di Sant’Agata

di Militello.

Si tratta di un personaggio abbastanza conosciuto in Sicilia, se non altro per le

sue numerose ricerche presso la Clinica Medica dell’Università di Messina e

per le numerose pubblicazioni scientifiche,pubblicate spesso anche su riviste

internazionali.

L’interrogazione, indirizzata ai Ministri dell’Ambiente, a quello dell’Interno e

a quello della Difesa, tende a catturare l’attenzione in merito alla triste vicenda

degli incendi che affliggono la frazione Canneto nel Comune di Caronia.

Ci si chiede, in particolare, quali iniziative sono allo studio e cosa si stia

realmente facendo per spiegare in maniera definitiva i misteriosi avvenimenti.

Interessante notare come, all’interno del documento, il senatore Mancuso

rivolga ai destinatari una richiesta ben precisa: una verifica in merito all’ipotesi

di un possibile coinvolgimento militare.

Si tratta certo di un aggio importante, certo non inserito a caso e

sicuramente molto più aderente alla realtà, visto che è stato tratto da una

relazione interna del Ministero della Difesa riportata a sua volta dalla stampa

nazionale.

Questa l’interrogazione del Senatore Mancuso:

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, dell’interno e della difesa

Premesso che:

- nella piccola frazione di Canneto, nel Comune Caronia, in provincia di Messina, sin dal

lontano gennaio 2004 si verificano fenomeni di combustione spontanea all’interno delle

abitazioni che dapprima colpivano contatori, cavi elettrici, televisioni, aspirapolveri, tubi ed

elettrodomestici di ogni genere, anche in assenza di energia elettrica;

- tali fenomeni hanno causato danni ingenti e un tragico senso di paura collettiva che ha

determinato una difficile convivenza degli abitanti del luogo con il riproporsi di tali eventi;

- con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3428 del 29 aprile 2005

emanata su proposta della Protezione civile nazionale e di concerto con la Regione Siciliana,

vennero disposti interventi urgenti per fronteggiare la situazione emergenziale determinatasi

a causa dei fenomeni elettrici nella frazione di Canneto di Caronia (Messina), e venne

contestualmente istituito il “Gruppo interistituzionale di lavoro per l’osservazione dei

fenomeni di Canneto”;

- con le prime indagini tecnico-scientifiche di numerosi soggetti istituzionali avrebbero

attribuito le cause di tali fenomeni a problemi di dispersione elettrica dell’impianto di

alimentazione della rete ferroviaria della vicina Messina-Palermo ;

- questa ipotesi è stata esclusa dalle evidenze scientifiche che i roghi avvenivano anche in

condizioni di black out elettrico, quindi in completa assenza di energia elettrica;

- lo stesso Gruppo avrebbe progressivamente escluso, sulla base degli accertamenti e delle

verifiche condotti, le cause naturali all’origine dei fenomeni, in quanto non sono stati rilevati

valori anomali dei parametri ambientali fisici, geofisici e geochimici; così come ha potuto

escludere la riconducibilità degli stessi fenomeni agli impianti tecnologici della zona, con

particolare riferimento alla ferrovia elettrificata, alla rete di distribuzione dell’energia

elettrica ed agli impianti di radio telecomunicazione ricadenti in una vasta area

centrata

sulla frazione di Canneto;

- questi strani e misteriosi fenomeni sono stati oggetto di studio di esperti di

fisica,elettrostatica, chimica, geologi, militari e financo in fenomeni paranormali;

- nella zona di Caronia e dell’arcipelago delle isole Eolie si sono verificati numerosi

fenomeni di complessa interpretazione, documentati e confermati da varie testimonianze, sia

in mare che sulla terraferma, tuttora oggetto di valutazione;

- ogni supposizione sulle origini delle cause venivano regolarmente scartate dopo le opportune

verifiche;

- più volte, in ato, sono state emesse ordinanze sindacali per l’evacuazione

delle

abitazioni creando disagi incalcolabili agli evacuati;

considerato che

- si è provveduto ad installare una rete di sensori per il monitoraggio di campi elettrici,

magnetici ed elettromagnetici nella banda che va dalle bassissime frequenze alle microonde,

in grado di intervenire su scala reale, con la duplice funzione di monitorare in h24 lo

spettro elettromagnetico, e di generare in modo automatico messaggi di allarme in tempo

reale alla struttura di controllo;

- nel giugno del 2008 la Procura di Mistretta, Comune in provincia di Messina concluse

un inchiesta attribuendo a fatti dolosi causati da ”mano umana” le cause degli incendi nelle

abitazioni;

- tali fenomeni periodicamente si ripetono e nei giorni scorsi hanno causato incendi di

portata maggiore, accrescendo le preoccupazioni e la paura degli abitanti, la maggior parte

dei quali vive in atto fuori casa, ospiti di parenti e amici o con sistemazioni precari;

- in seguito agli ultimi eventi manifestati in questo mese di luglio il Sindaco ha chiesto lo

stato di emergenza

si chiede di sapere:

quali iniziative si intendono intraprendere per fare finalmente chiarezza sulle cause di

questi fenomeni e, conseguentemente, rimuoverle definitivamente; per consentire agli abitanti

del luogo di vivere in tranquillità e sicurezza la loro esistenza nelle case in cui sono nati e

hanno vissuto da sempre,

se è vera come riportato da notizie di stampa che una relazione riportata dal ministero della

difesa recita: ”tecnologia militari evolute anche di origine non terrestre potrebbero esporre in

futuro intere popolazioni a conseguenze indesiderate. Gli incidenti di Canneto di Caronia

poterebbero essere stati tentativi di ingaggi militari tra le forze non convenzionali oppure un

test non aggressivo mirato allo studio dei comportamenti e delle azioni in un indeterminato

comprensorio territoriale scarsamente antropizzato”.

se intenda verificare e conoscere le risultanze dell’iniziativa lodevolmente promossa dal

Dipartimento nazionale della Protezione civile, posto che le stesse costituiscono una risorsa

di grande interesse in uno scenario del tutto nuovo sotto il profilo della previsione e

prevenzione finalizzate alla sicurezza della popolazione e del territorio, sia nell’area

geografica di attuale riferimento che nel territorio nazionale

se intenda impegnarsi affinché tale presidio venga mantenuto e incrementato assicurando

ogni adeguato o logistico e di risorse strumentali all’attività di monitoraggio

finalizzata all’interpretazione scientifica dei fenomeni, nonché all’individuazione dei punti

sorgenti delle emissioni elettromagnetiche impulsive.

Sen. Bruno MANCUSO

Telecamere e documenti segreti

I fenomeni che si verificano a Caronia, in particolare quelli che riguardano la

costa, sono sotto osservazione da parte di scienziati e generali incaricati dallo

Stato; questo già a partire dal 2004, ma quanto effettivamente ci è stato

riferito e quanto, invece, ci è stato tenuto nascosto?

Iniziamo subito riportando un dato che, quasi sicuramente, non molti

conoscono; Caronia e il territorio circostante sono il soggetto di una vera e

propria banca dati contenente circa 350 eventi di vario genere: avvistamenti

Ufo, coltivazioni che rilasciano frutti dai colori più strani e inimmaginabili,

bolle marine dal diametro di un chilometro, numerosi rilievi di campi

magnetici. Se la registrazione di questi strani eventi non è in alcun modo

connessa con quanto avviene nella piccola frazione siciliana, perché si cerca

in tutti i modi di non divulgare questo archivio?

Perché tacere sull’esistenza di foto che ritraggono misteriosi oggetti circolari

sospesi sull’isola di Vulcano? Sarà una semplice coincidenza il fatto che tutti

questi fenomeni sembrano concentrarsi esclusivamente fra la costa di Caronia

e le isole Eolie?

Si tratta di tutta una serie di anomalie elettromagnetiche che, ufficialmente, è

stata letteralmente spazzata via grazie ad una archiviazione operata dalla

magistratura nel 2007, una lunga serie di tracce che probabilmente avrebbero

portato ad una diversa teoria investigativa e che invece si sono contro la

spiegazione più semplice e, di certo, meno plausibile: “fenomeno di natura

dolosa e umana”.

La comoda scusa del piromane di turno, ovviamente ignoto, divenne un

comodo escamotage per non scavare in profondità e per mettere

contemporaneamente a tacere decine e decine di scomodi testimoni.

Finita la battaglia sul campo sono rimaste intere famiglie evacuate per mesi

dalle loro case, strani oggetti volanti fotografati più volte e in circostanze e

luoghi diversi, il clamoroso caso di un elicottero della Protezione civile

“tallonato” in volo da un misterioso velivolo e costretto ad un atterraggio di

fortuna in seguito ad una altrettanto misteriosa avaria alle pale.

Che fine hanno fatto queste evidenze investigative?

Bisognerebbe chiederlo al “Gruppo interistituzionale”, un osservatorio

istituito con decreto della presidenza del Consiglio nel 2005, con tanto di task

force ed un quartier generale all’avanguardia presso un ufficio della Regione

siciliana, all’ottavo piano di un edificio nel pieno centro di Palermo.

La banca dati raccolta da questo gruppo non doveva certo essere composta

da evidenze di poco conto, visto che ad essa si interessarono anche i servizi

segreti; uno dei primi fascicoli, ovviamente riservato, e consegnato alla

Protezione civile e a Palazzo Chigi, avanza infatti l’ipotesi di “test militari

segreti o esperimenti alieni”.

Che dire poi di quella strana foto scattata da un mezzo militare nelle acque di

Vulcano il 2 agosto del 2004?

Si tratta di una immagine del tutto inusuale, incredibile, per certi versi

inquietante: ingrandita e studiata in ogni suo particolare dal Gruppo

interistituzionale, l’immagine è risultata autentica, non contraffatta, e

rappresenta il profilo dell’isola di Vulcano sul quale appaiono sospesi due

oggetti dall’evidente forma discoidale.

Nello stesso mese, una figura del tutto simile venne avvistata nei cieli di

Trapani e il 29 luglio venne registrato un avvistamento simile a Rometta

Marea, poco distante da Caronia.

Tutte coincidenze?

Anche se il Gruppo interistituzionale deve indagare solo sugli incendi e sulla

loro possibile origine, è anche vero che quanto appena riportato costituisce

un dato di fatto del quale non si può non tener conto.

Oltre cento avvistamenti, circa quaranta incendi, più di cento fenomeni

inspiegabili di chiara origine elettromagnetica, scie, bagliori improvvisi,

luminescenze, il tutto nello specchio di mare compreso tra le Eolie, in

particolare le Isole Alicudi, Filicudi e la costa di Caronia; possibile perseverare

ancora nel non voler accettare questi dati come parte del puzzle che potrebbe

portare alla soluzione del problema?

Nonostante ciò si continua ancora a parlare di “origine artificiale dei

fenomeni” oppure di “emissioni elettromagnetiche impulsive”, ma quale

sarebbe la sorgente? Dove si troverebbe?

A queste due domande si è cercato di trovare una risposta installando una

fitta rete di telecamere e termocamere a infrarossi tutt’intorno allo scenario

dei fenomeni, insieme a diversi sensori sulla costa e sulle isole Eolie.

Tutto questo apparato tecnologico è rimasto collegato, in tempo reale, per

circa tre anni in tempo reale con i computer del Gruppo e adesso giace in un

magazzino del Comune di Caronia, vittima di una delle malattie burocratiche

più diffuse in Italia, la mancanza di fondi!

Le varie tipologie di fenomeni

Al fine di avere un quadro generale di più facile consultazione, elenchiamo in

questo breve capitolo le varie tipologie di fenomeni, questo anche per

delineare lo scenario e focalizzare l’attenzione per eventuali future ricerche.

Soltanto tra il 2004 e il 2005 si contano ben 180 incendi spontanei; gli

incidenti sono avvenuti sia dentro che fuori le varie abitazioni e con la rete

elettrica staccata.

Navigatori satellitari fusi

Pen drive e memorie dei computer smagnetizzate

Cellulari impazziti

Migliaia di cozze piaggiate

Il caso di una bacinella di benzina nella quale brucia la plastica ma non il

carburante

Melanzane che crescono con inspiegabili striature tigrate

Cespugli anneriti fino alle radici per combustione interna

Il caso Pezzino, vigilia di Natale del 2003: dalla cucina di casa Pezzino inizia

ad espandersi un cattivo odore proveniente dalle cassette dell’impianto

elettrico. Il quadro risulta completamente annerito, i fili bruciacchiati, in ogni

caso tutto viene riparato senza pensare al peggio.

Dopo poche ore l’episodio si ripete nuovamente e vengono sostituiti tutti i

fili dell’appartamento.

Natale a in tutta calma e tranquillità, ma i primi giorni del nuovo anno i

fili appena cambiati dall’elettricista prendono nuovamente fuoco, due boiler

vengono danneggiati e la cassetta dell’impianto si incendia.

La tensione misurata dai tecnici dell’Enel risulta essere a 230; nel frattempo

anche le case attigue e quelle più lontane rimangono vittime degli stessi

fenomeni.

L’Enel toglie l’alimentazione all’area e lascia un mezzo gruppo elettrogeno;

per circa sei giorni i fenomeni sembrano essere cessati, poi si scatena

l’inferno: prendono fuoco contatori, citofoni, prese elettriche, abatjour e

lampadari, anche da spenti.

A seguire inizia a prendere fuoco tutto ciò che è metallico: Il materasso a

molle, le poltrone, e stranamente il metallo non si presenta incandescente e

neanche troppo caldo ma le parti in stoffa e in plastica bruciano.

Fenomeni riscontrati all’aperto: le automobili si aprono e si chiudono da sole,

i meccanismi in metallo e plastica si fondono dentro le portiere e, in un caso

specifico, si fora il blocco in plastica del Gps, un fenomeno, quest’ultimo,

che, a detta dei Ris di Messina, può accadere soltanto in presenza di una

temperatura di circa 1000 gradi. Si rompe il vetro laterale del posto di guida e

i frammenti di vetro cadono dentro l’auto e non fuori.

Uno studio relativo ai rilievi sulle bruciature di cavi e suppellettili ha

permesso di tracciare delle linee di convergenza, sulla scorta di questa analisi

le onde elettromagnetiche sembrano propagarsi in linea retta allo stesso modo

della luce e il punto di origine dovrebbe trovarsi in una direttrice che da nord-

nordovest va in direzione sud-sudest.

Si è spesso parlato di “radiazioni focalizzate”, quasi una mente intelligente

gestisse l’intera casistica dei fenomeni; a are questa teoria il fatto che

non sono stati registrati danni fisici alle persone e le case sembrano essere

state colpite in maniera selettiva, ovvero quando la gente si trovava in altre

stanze.

Un’altra indagine ha evidenziato in mare il punto di origine, a qualche metro

dalla superficie, ma quando ci si è recati sul posto non è risultata alcuna

evidenza. L’ipotesi di un sommergibile sembra non reggere, in quanto per

irradiare così tanta energia a quella distanza ci vorrebbero gigawatt e non

certo kilowatt.

Alcune foto ritraggono un elicottero della Protezione civile che ha avuto

danni ai rotori, nella stessa foto appare anche un oggetto simile a un

posacenere rovesciato che sembra seguire l’elicottero.

Registrati decine di casi di moria di animali: cani, gatti, conigli, ma anche

danni alle persone: una donna ricoverata a causa di una misteriosa e abnorme

emorragia di sangue, una bambina che non riusciva più a stare in piedi, decine

di persone che accusarono un forte calore alle mani, alle gambe e in diverse

parti del corpo.

Smagnetizzazioni di card telefoniche

Una bussola che scarta il Nord di circa 13 gradi

Una strana e gigantesca impronta, di forma rettangolare, lunga 40 metri e

larga 15, ritrovata in un campo a pochi chilometri da Caronia.

Luci abbaglianti in cielo

Sono state viste delle luci che provenivano dal fondo del mare, notate

soprattutto dai pescatori i quali, impauriti, non hanno voluto rilasciare

dichiarazioni in merito. Si tratterebbe di luci che, dal fondo, illuminano la

superficie dell'acqua per alcuni minuti, di colore blu e con sfumature molto

accese.

Si sono registrati avvistamenti di bolle marine dal diametro di un chilometro,

di improvvisi bagliori, di scie e di forti luminescenze, il tutto nello specchio di

mare compreso tra le Eolie, in particolare le Isole Alicudi, Filicudi e la costa

di Caronia.

Tra dicembre 2003 e settembre 2004 vengono registrati ben otto casi di

patologie molto gravi tra questi leucemia e SLA; sempre nello stesso periodo

ad un tecnico dell’Enel che si era recato sul posto per alcuni giorni viene

diagnosticato un tumore alla testa; altri episodi riguardano l’arenarsi sulla

spiaggia di una impressionante quantità di crostacei e la strana irrequietezza

degli animali.

Risultano bruciati ad intervalli regolari soltanto i cespugli di ampelodesmos,

una pianta a foglia larga, che si sviluppa su noduli come i cereali, e che può

aver fatto da recettore di onde. Le bruciature delle radici risultano uguali a

quelle trovate sui fili elettrici delle abitazioni, con i segni delle fiamme presenti

in una sequenza dettata dai multipli del 4.

Ultimi aggiornamenti

Proprio in chiusura di questa breve ricerca, nata per offrire un contributo in

termini di visibilità e di divulgazione rispetto ai fatti che funestano Caronia,

giunge l’ultima notizia dal centro siciliano, notizia che si può tradurre come

uno degli ultimi, accorati appelli di una popolazione stanca e sofferente, che

prova da tempo sulla propria pelle la sensazione di essere stata abbandonata.

Ancora una volta il Sindaco di caronia si erge coraggiosamente contro coloro

che hanno deciso di adottare la tecnica dell'immobilismo, che ostentano

sfacciatamente una ormai chiara ritrosia nel mobilitarsi per aiutare la

popolazione di Canneto Di Caronia, ritrosia alla quale aderiscono anche le

istituzioni, sempre pronte nel richiamare al dovere i cittadini ma spesso sorde

quando si tratta di adempiere a quelli che sono i loro doveri.

Esiste anche una sottile volontà di mettere tutto a tacere, uno schema al quale

sembra aderiscono anche organizzazioni che esulano da quelle governative;

non a caso si è spesso parlato di Intelligence e di eminenze grigie.

Per quale motivo si continua a rimandare l’installazione di misure di

protezione per il paese? Forse perché un tale gesto ufficiale rappresenterebbe

anche l’implicita ammissione di un attacco in atto contro il nostro paese?

Rino Beringhelli, primo cittadino di Caronia, ha sfidato il sistema con queste

parole: “…da stasera mi trasferisco a canneto…da qui non mi muovo fino a

quando non arriveranno le autorità”.

Un gesto estremo per tentare di far capire a tutti quanto sta realmente

accadendo; ormai Canneto di Caronia non fa più notizia, fino a qualche

giorno fa, in seguito alle proteste della popolazione, la zona è stata presidiata

dai volontari della Protezione civile regionale, poi anche questo presidio è

stato sciolto. E gli abitanti lasciati al loro destino.

Continua il Sindaco di Caronia: “E’ semplicemente incredibile che, dopo

anni, le autorità scientifiche non siano venute a capo di questa incredibile

storia. Il risultato è che gli incidenti continuano, probabilmente perché le

cause che li provocano non sono state ancora rimosse. La popolazione è

impaurita e le autorità regionali se ne lavano le mani”.

Nel frattempo il Governo Crocetta è seriamente impegnato a rilanciare le

sorti politiche del Megafono, la coalizione politica che lo rappresenta, mentre

il Governo Nazionale continua a fare non si sa bene cosa.

Gli ultimi segnali da parte dello Stato, ma più esattamente della Protezione

Civile, risalgono al 9 settembre e riguardano Franco Gabrielli (capo della

Protezione Civile9 il quale, dopo essersi recato a Caronia ha convocato a

Roma un a riunione con i rappresentanti di quattro Ministeri (Interni, Difesa,

Salute e Ambiente), della Regione siciliana e della Prefettura di Messina.

Obiettivo della riunione sarebbe la ricostituzione di un gruppo di lavoro per

esaminare gli studi fatti finora e aggiornarli.

Intanto i fenomeni aumentano, e così anche le stranezze (come se non

bastassero quelle già esistenti); sembra infatti che si stia lavorando per

installare sulle Madonie un centro internazionale per studiare gli astri, un

centro che, guarda caso, è sponsorizzato dalla NASA!

Una nuova coincidenza? Forse si eccede nei sospetti ma gli americani che si

insidiano sulle Madonie per studiare gli astri suonano poco credibili allo

stesso modo del Muos, che in campagna elettorale era un mostro da chiudere

e ad elezioni ultimate è diventato uno “strumento di pace”.

Riportiamo per concludere il comunicato stampa emesso dal Comune di

Caronia, mentre per chiunque voglia esprimere la propria solidarietà al

Sindaco e ai cittadini, oppure spedire un semplice messaggio di sostegno,

questo l’indirizzo email al quale scrivere: [email protected]

Fuochi alieni in Sicilia?

Difficile affermarlo con certezza, il termine alieno dipinge qualcosa di

assolutamente sconosciuto, misterioso, incredibilmente lontano dal nostro

modo di intendere la realtà; in tal senso alieno non è soltanto l’essere

proveniente da altri mondi con intenzioni più o meno ostili, lo è anche il

nemico sconosciuto che utilizza tecniche e armi tecnologicamente avanzate,

aliene alla nostra conoscenza, ma alieno è anche il vero motivo che porta le

istituzioni a disinteressarsi del caso, a liquidare il tutto con una fretta che

desta certo numerosi sospetti.

In ultima analisi, ancora una volta la verità si maschera, e forse viene costretta

a farlo, in tanti modi diversi, mentre all’osservatore non rimane che sperare

che in questo gioco delle parti una delle tante maschere, volontariamente o

meno, si lasci catturare.

Fonti e approfondimenti:

www.ansuitalia.it

ilgiornale.it

http://www.disinformazione.it

http:// primenet.com/~rfwatts/haarp/haarp.html;

Nexus Magazine, Volume 3, Numero 1 (Dic. 95- Genn. 96);

http://w3.nrl.navy.mil/projects/haarp/cgi.cam.fcgi;

http://www.2duerighe.com

http://www.siciliainformazioni.com

http://www.shan-newspaper.com

https://groups.google.com

Giulio Gaillombardo

Giulio Ambrosetti

http://www.siciliainformazioni.com

http://sulatestagiannilannes.blogspot.fr

http://sciechimiche-zret.blogspot.com

http://csat.au.af.mil/2025/volume3/vol3ch15.pdf (documento in lingua

inglese dell’Air Force sul controllo del clima

www.nexusitalia.com

www.chemtrailcentral.com

www.stop-chemtrails.com

www.chemtrails.de

www.sciechimiche.org

www.chemtrails.it

www.signsmagazine.org

Gambino Vincent; Benvenuti Duccio - Scie chimiche - DVD edito dalla

Macro Edizioni.

Valentina Gebbia - Fuoco grande. Il mistero degli incendi di Caronia -

Dario Flaccovio Editore

Friedemann T. Freund – “Pre-earthquake signals Part I: Deviatoric stresses

turn rocks into a source of electric currents” e “Pre-earthquake signals Part

II: Flow of battery currents in the crust”, entrambi visionabili ai seguenti link:

http://www.nat-hazards-earth-syst-sci.net/7/535/2007/nhess-7-535-

2007.pdf

http://www.nat-hazards-earth-syst-sci.net/7/543/2007/nhess-7-543-

2007.pdf

http://www.news24.com

http://m.timeslive.co.za

http://theextinctionprotocol.wordpress.com

http://www.linksicilia.it

http://www.gds.it

INDICE

Lo scenario

Un misterioso fascicolo

I tanti volti di Caronia

L’ipotesi ufologia

Haarp: una possibile ipotesi

Il problema delle Scie Chimiche

L’ipotesi del dolo

Piezoelettricità

L’ipotesi p-holes

L’ipotesi vulcanica

Armi non convenzionali e ipotesi elettromagnetica

L’ipotesi del MASER

Lo scenario militare: ipotesi ed eventuali contromisure di difesa

Una interrogazione parlamentare

Telecamere e documenti segreti

Le varie tipologie di fenomeni

Ultimi aggiornamenti

Fuochi alieni in Sicilia?