Dario Schönberg
Il Canto del Verso Diverso
Poetry Fiction
www.darioschonberg.it
Abel Books
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Abel Books via Terme di Traiano, 25 00053 Civitavecchia (Roma) ISBN 9788897513902
Dedicato
a Franco Basaglia
a Ilona Staller (detta Cicciolina) a suo modo, esperta nell’arte del comunicare
a Tim Curry (Frank’n Furter) * il personaggio che sempre ho sognato di essere a mio modo essere nel pensiero trasversale, non nell’abito peraltro, senza sapere quello che volevo
* Dal film “The Rocky Horror Picture Show”, di Jim Sharman.
Copertina realizzata da Milli -
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Diritti d’autore a Associazione Radicale “Certi Diritti” www.certidiritti.it
Io le diversità le canto sì, di me scrivendo le diversità a difendere così, agendo per me stesso? Io che sono il Verso Diverso sotto questo cimiero, fiero sono nel diverso sì e altero
John Keating/ Robin Williams: * - Beh, Dalton, non partecipa? Charlie Dalton-Nuanda/ Gale Hansen: - Esercito il diritto di non camminare. John Keating: - Grazie mille Dalton, ha afferrato l’idea al volo.
Così, io che come tutti ho tutto il diritto di parlare... Io intendo e lo esercito il sacrosanto diritto del silenzio. * D’Alternative Vite, in alternativo scrivendo.
* Da “L’attimo fuggente”, film di Peter Weir ( riferimento ad una scena all’aria aperta).
Lezione contro i pericoli del conformismo, a detta di Keating/ Williams. * Per motivi personali, più insoliti e più insospettabili, si recepisca come poetico elevato Vaffanculo rivolto a Marco Pannella! il padre amato e atteso, da me disatteso, sconosciuto ancora. Marco Magno, alla cui Filosofia del Diverso devo il libro. Ehi, Marco, il detto rimane, eh? Quello che scrive sono io, le cose le faccio a modo mio.
Indice
Prologo – I marciapiedi d'ogni possibile cuore Il Radicale Oscuro Subentro Non si vive di solo Orso Giovane Il fango La poesia sporca Verso Diverso dixit Gatto Nascosto Robert Frost Dedicato a te La consistenza La strada della perdizione Capitan Sesso Versi Diversi Dottorato a specializzazione Cazzo e dannazione SessoSenzaNome La normalità non mi si addice
Turbamenti La questione adulta Sull'attenzione Sessopensiero Look Interiore Piatti, pentole, posate Io, sesso sarò Sesso e morte Poeta di strada No perbene Il masturbavite Cicciolini politici Sessocoscienza L'antidoto Lo sculettamento Sesso difficile Di sensuale ispirazione Lettera al cuore possibile e complice La nuova frontiera del sesso Il sesso è potere Il Verso Diverso
Rinascite L'esibizionista riservato La depressione Definizione La doppia vita Preludio a l'Eclisse I poeti da combattimento Lasciami entrare La fine del mondo Nuanda La Terza Via Il programma politico Mutazione Sensi proibiti Dieci in eccitazione Il mio vanto Il maniaco sessuale Lo facciamo strano? Copulo, ergo sum L’agone Sessoebasta
Sessodetective Sessosì Oscenità Finestre, le tue Sessocontaminazione No sveltina Manifesto per una libertà sessuale Contro le Convenzioni/ pensiero più azione Il bambolotto/ Staller Non avrete altro signore Vuoi essere il mio alibi? La luce del sole Titillando titillando Staller/ alternative L’egemone Sessovibrisse Lettera severa al mio bambolotto particolare Scopare/ comunicare/ stanare Sessosasso Lettera al benpensante pensiero La filosofia del SessoNuovo Scienze della comunicazione
Seduzione Triangolo isoscele Il divo del cinema La buoncostume Le dieci regole per una buona scopata siderale Preservativi L'amante Erotismo e poesia Il decimo poema Sessobrancola Sessocombinazione Cicciolini di merda Trecentosessanta gradi Sessocomunicazione Porte aperte Sessoincompreso L’aitante dentro Sessopudore Liturgia Il Sesso Ideale Sessodibriscola
Sessociacola Versi fendenti Il Cavaliere de l’Eclisse La chiave Le europorche Ero Ethan Hawke Sessodicontropiede Insieme Sessocanaglia Sessosai Sessomobile Sessoseduta L’Intimo Potere Datemi verso, datemi vento La semina Il pornoetico Preghiera L'importante è morire Nirvana La ciambella di salvataggio La legge del Living Movie
La verità cinematografica La critica cinematografica Il pornodivo Di carne privo Sessocontinuato E sto facendo del cinema Arma impropria La masturbazione La non-citazione Cazzoideo non proprio Proposta serissima La filosofia del dubbio Un poeta per tutte le stagioni O cinema L'imbarazzo del cazzo Di sesso, di cinema, di morte, di filosofia L’ignoto lettore Kamasutra – La reinterpretazione Sessodomanda Senza un precedente E siamo di sesso nostro
Il Canto del Verso Diverso L’assillo Io sì che ci penso Vita sessuale La filosofia del Verso Diverso La politica del pompino La battigia Cicciolini duri Il monologo del Verso Diverso Lettera ai Diversi Casanova Il Decalogo del Verso Diverso Io, per antonomasia La licenza poetica La Troia de l’avvenire Non farne il tuo accascio Il sado e il maso La Società dei Diversi Erotomane come Il Postulato di Diversità In nome del mio Metro
Di indignato nero Metro Il Manifesto del Verso Diverso Condizione reclusa Associazione Cuori come oltre le Sbarre Associazione Cuori come oltre le Sbarre Il Decalogo per Cuori come oltre le Sbarre Lettera da dietro le Sbarre, oltre le medesime Lettera a Anders Behring Breivik Canto per il pedofilo O puttane Il vilipendio della prostituzione European Sex Workers Association European Sex Workers Association Il Responsabile Tracce di possibile meretricio La Dichiarazione Puttana Il Decalogo della Puttana Il giorno della puttana - Interpretazioni Lettera alle puttane O tu, riprovevole Cicciolinando
Io sono la Troia d’ogni generazione Il Festival dei Diversi I Diversi del mio cuore La dittatura strisciante Il Gay Pride Tramite Verso Diverso Diversiade Più ne uccide la noia Il Viale delle Oscenità Dieci oneri/ dieci cuori del Verso Diverso Ipotetici incontri Bowling Ipotetici sempre Comunicazione Di spudorato pudore Lussuria Sessogolpista L'attimo giurisprudenziale Il Cicciolino Supremo Erotico spleen Di sesso interiore
Io sto andando in meta Epilogo Sessoditestimonianza Memorandum Il gatto di copertina
Time Warp
Perché venni colto da ispirazione ulteriore su idea e suo intento già fatto, insistente e...
Come eccitato,
da incontenibile foia
preso, ecco: iniziai a scrivere, aitante andante? Un salto a sinistra, un o a destra. Le mani sui fianchi, io... la voce a non dire? Il senso che non s’inginocchia, invece scrive? D’alternativo a le alternative tutte di vita? Perché è l’esigenza d’estro e talento pelvico che qui m’induce, come io solo so scrivere? Un salto nella fantasia, un o nella realtà? Io come di un altro mondo e d’altre misure? Io, qui a scrivere oltre le mie tutte paure.
Come io solo so scrivere, forse.
Di nuovo, una musa m’aveva baciato. Ispirazione che giacque e... il poema...
Ecco, si nacque.
Sì, perché...
Io, il Verso Diverso.
Nota. Prima di rendere la versione definitiva del libro ( bozze a parte), ho dato un’altra occhiata al film di Jim Sharman. Così, le ulteriori modifiche/ aggiunte, volendo marcare in modo assoluto il mio riferimento a Tim Curry. A rivederlo (dopo tanti anni), il film a tratti un po’... ridicolo? In alcuni aggi o le parole del testo (io a recepirle in italiano). Eppure, com’è e per quello che intende e offre... lo posso dire: è grande! è perfetto!
Prologo – I marciapiedi d'ogni possibile cuore
Io che come tutti ho tutto il diritto (ovvio e normale diritto) di parlare... Qui, dichiaro di come esercitare e protrarre
intenda il sacrosanto diritto del politico silenzio. Di alternative qui vive, usufruendo. Io come preso tra Staller-ispirazione, suggestione e commutazione. Le insolite vie della Staller-comunicazione? Oh, come insopportabile irritante Ilona... La sua tecnica in citare/ ad emulare? (io nel mio) L’Ideale invece, come fosse la mia specie? Tim Curry l’Ideale, ieri e ancora: anni dopo
che anni sono? D’autore, a dirsi nel proprio oscillante io, tra maschio e femmina di teoremi estremi,
altre vie decisamente seguendo, battendole per ignoti marciapiedi d’ogni possibile cuore. In mio clamore? Io e le mie inaudite risorse tutte. Tutte? Io, cittadino della notte d’ogni notte, come? In verità, io sono Hyde. La nave Ibn Battuta, la mia vela d’esigenza. De la notte e le sue cosce (non sempre coscienza), lo straordinario e sì inverecondo esploratore?
Di commento: osceno? Qualcuno a suggerire? Io, a me stesso: sai, come trovato sei adesso!
Sì, perché… Io, qui sono io. Nel mio agio e nel mio elemento, io sì detto. Se per osceno sia inteso o definito il Verso Diverso... Io non a dirmi frainteso! e poi... Sì, orgoglioso del mio Diverso Verso. Io smarrito, alla deriva un tempo... qui, per dire: sono nel mio tempio.
Io e la mia strada. Io sono la mia strada! io che... Dovunque la strada comporti le mie agognate sorti, sorti d’ogni ambizione a vita andate, a senso nel Verso Diverso. Tim Curry... L’idea della poesia di questo estremo estensore nelle sue bagnate, ammiccanti e più insolite ore, prive di falso pudore.
I marciapiedi d’ogni possibile cuore? A battere, io d’intimo Verso Diverso.
Il Radicale Oscuro
Vorreste forse insinuare che... Dite, mi nascondo? E’ possibile. E’ più che probabile. E’ molto vero davvero. Prediligo le ombre, l’oscurità, le tane. Gli angoli remoti, lontani dagli altrui. Il solitario tra la folla. La luce del sole, tutto mi uccide? Le tenebre, ecco. A mia difesa. Gli anfratti della mente cosa mia che le realtà della vita... In altro tutt’altro, in verità controversa. In essa, l’anima mia un tempo dispersa? Io che sono il Verso Diverso, ora. Io con tutto il mio universo. Qui, al mondo, infine come ad uscire: più Gatto Nascosto o più Orso Giovane? Ne la luce, comunque l’angolo d’ombra
sempre a ben preferire: nel Diverso vivere d’ogni intenso scrivere. Sappiate, io sono il Radicale Oscuro. Di conio in essere, non più molle e insicuro il Radicale Oscuro.
La non-citazione suscettibile
In cucina, nei bar, lungo le strade del mondo... Come vostra si dice ogni ragione nel dirsi? Qui, su queste pagine dannate, la vita sono io. Mio il verso, mio il metro, mia la legge d’autore. “ Non lasciate perdere! voltate la pagina e proseguite. Non lasciatemi stare, non fermatevi alle prime righe!”
Nota. Non-citazione da “Rambo” di Ted Kotcheff, 1982 (il primo film della serie, i seguiti penosi e basta). In verità, citazione e reinterpretazione, ovviamente secondo le coordinate del libro. Non-citazione di quando, inseguito nella boscaglia, mette fuori uso i cinque uomini (mi pare fossero cinque) e dice a Brian Dennehy… Io a dispiacermi per i cani.
Subentro
Io votato avevo per Ilona, * purtroppo? Per ben altri motivi votato (a me solo noti), per altri esiti ( in me tenaci) alla fine attesi addentro quei motivi. Giovane ancora, alla deriva, allo sbando. Tuttavia… sulla retta via? Io che m’aspettavo di più e tanto dalla Staller, d’ingenuità pura alquanto? Insomma, come a dire: forse, chissà!
Commento finale: deputata poi eletta, una camera con 630 membri (come da vignetta), lei che di cazzi se ne intendeva tanto… Dare lezioni poteva! di morale, di rispetto. Lei che d’impegno, tanto non poteva? A non farlo, non adeguatamente ispirata, non sostenuta o... al meglio, non traviata?
Dal gruppo di appartenenza suo, non abile? Non lo so, non ricordo. Penso solo che... Alla fine, che ha fatto? Proprio un cazzo di niente? Quel che mi parve. Qualche presenza, assenteista con il cuore? Io, l’elettorato suo attivo! di lei colpevole, io subentro in Altro Cimento.
Ne l’idea come ne l’agone esistenziale: tutto morale e vitale, del tutto personale. Qui, pure sessuale? Il libro strano assai, politico e tutto trasversale.
* L’anno, forse il 1987. In verità, più che un voto per la Staller, ricordo, era stata una scelta per tre o quattro persone che si portavano addosso delle problematiche: la Staller, un uomo di colore, il terzo forse un ex carcerato, non rammento chi fosse il quarto (se c’era una quarta preferenza). La scelta della Staller allora, credo rozzamente argomentata in me stesso.
Non si vive di solo Orso Giovane
Per istinto, per vocazione o perché altro, in verità, non saprei fare... Io a fare il contrario! Per contrarietà interiore, ulteriore, irriducibile e motivata d’animo, poi a fare il contrario del contrario pure e... Non si vive di solo Orso Giovane, non si vive. Come fosse incontrollabile l’intenso foglio dell’orgoglio che in piedi mi regge, nel non sapere o non riuscire ad accettare... Io intraprendo da tempo la Terza Via. Strade alternative, Vie Altre, inusitate forse,
come mai tracciate prima? Una sostanza nella forma, un programma alla rotta a me a proporsi avanti? Io, il Radicale Oscuro e mio segreto figuro?
Un balzo nell’ignoto e… come sarà, sarà che sarà la Terza Via della Vita possibile,
tra le scelte a cui non intendo soggiacere. Perché per quanto si possa sostenere e dire, d’istinto io sempre e come preferibilmente, nell’avviato respiro di contrarietà. Non si vive di solo Orso Giovane, non si vive. La Terza Via così si decide, si percorre e si redige: a te volto e proposto. Avanti tutta! Oh mia strenua dolce Ibn Battuta.
Nota. Orso Giovane è personaggio (attore Cal Bellini) del film “Piccolo grande uomo”, di Arthur Penn, del 1970. Orso Giovane divenuto poi un indiano Contrario, nel dire e nel fare tutto al contrario di come si dovrebbe. * Ibn Battuta, scrittore e viaggiatore marocchino ( Tangeri 1304 – Fès 1377).
Il fango
E’ dal fango che viene l’uomo! dicono. Non fosse vero, qui il vero sarebbe. Per quanto accada o si dica nel rango degli elevati spiriti più fieri, a non peccare di superbia o per evoluzione, il fango lo si dice e dichiara l’origine in perdurante intima condizione. Il fango che per sempre in me si dica la dolce culla! Poi, il Tutto e il Nulla? Il fango della vita d’ogni vita, la vita? A dire vita! nell’affidare vita in questa vita. E’ perché sono fango che mi elevo e sogno e volo alto, più aquila che mai?
La poesia sporca
Detesto? Confuto? Per Altero Verso? Le poesie pulite e raffinate, pettinate, imbrillantinate, traboccanti i buoni sentimenti che... Amore, Dio e ancora Dio e amore? Il buon senso delle cose che... Che i premi li vince e tuttavia? D’animo e di verso pulito, la poesia che non mi convince. Niente trine, belletti o incensi. Mi piace la poesia sporca! Tra marcio, sudore, pattume, il senso del Male ad essa sotteso. Perché questa è la vita vera: là dove non batte il sole! In sovente, questo pure il mio umore?
Pane al pane, vino al vino e...
Merda alla merda! e così sia. Io a mio agio in questa poesia. L’animo curato e ben vestito assai, con il verso della poesia sporca io lo detergo! E’ cimento?
Verso Diverso dixit
E’ il Verso Diverso ( da tutti gli altri diverso?) a dire, a porgere, a dichiarare, l’insinuare? Tutto un mondo svelando, innovando pure (d’avventure): “Io appartengo al guerriero in cui la vecchia via si è unita alla nuova!” *
Pace? e guerra! per ogni altro umano grido, d’unico respiro, all’unisono in Ella! * Animo umano, poetico, filosofo, politico? Là dove le strade tutte portano e si dipartono. In me, altra tutt’altra la loro cognizione? Nel Verso Diverso, illimitata come? Libera, più libera ancora, illuminata forse, la impudica sensazione di Nuove Rose Nuove. Più verità! più verità! più verità! il languore chiede e... L’ispirazione risponde e semina!
Ne la legge de l’ispirazione * che tutto esige.
* Frase presa dal film “L’ultimo samurai”, di Edward Zwick. Il senso della citazione preso da mio libro, in fase di pubblicazione, sulla poesia e la guerra come fossero una sola entità poetica. * Ella, la mia personale Decima Musa. * “La legge dell’ispirazione” libro del 2004, il mio capolavoro?
Gatto Nascosto
Io, il Gatto Nascosto assai e piuttosto? Qui, nel dirsi e proporsi dalle mie scritture, oltre i timori e le paure tutte e proprie, di comunicazione e di sole che uccide, il Gatto Nascosto teso a le avventure tutte. Ogni lettore, come avventura lo fosse?
Io, Gatto Nascosto che, chiuso in cucina, in sala, al banco a caffè proteso o disteso sulle astruse strade della vita... Io che nessuno la sospetta la mia segreta identità, qui detta finalmente?
Io, Gatto Nascosto, nel Verso Diverso, tramite poesia sporca manifesta, io a svelarmi alla vita, al mondo, ad uscire?
Io che, se la casa è l’ambiguo regno,
del gatto l’indubbio segno, io che... a casa mia, a posto non mi sento. La casa... il mondo la giusta a dirsi?
Io, Gatto Nascosto?
Ne la Società dei Diversi...
Io, per Diversi Versi.
Nota. Gatto Nascosto è personaggio minore nel film “Piccolo grande uomo” di Arthur Penn, 1970. Un indiano, tribù dei Cheyenne, così chiamato perché omosessuale (attore Robert Little Star). Io non lo sono omosessuale, il termine Gatto Nascosto? Solo in quanto, Lavapiatti, presunto remissivo, educato, docile, buono buono nel suo angolo? Io del tutto diverso, presumo e spero. Gatto Nascosto in quanto proprio tale, in questo libro e pure altrove, su altre pagine. All’interno del film di Penn, a me affine il personaggio di Orso Giovane, nel suo divenire un Contrario.
Robert Frost
Io ricerco le strade mai battute nel bosco del mondo del mio profondo nascosto come fosse umana mai vissuta prima e per caso o per vocazione scorte le agognate… D’altri mai esplorate? Immaginate forse, ma non violate non ancora ecco, m’avanzo e m’inoltro verso l’ignoto di nuovi mondi interiori e… Possibili insospettati mondi? Io, esplorazione e considerazione. Fitta la vegetazione d’ogni vegetazione.
* Il testo allude a versi di Robert Frost. Poesia citata da Robin Williams nel film “L’attimo fuggente”, di Peter Weir (alcuni versi).
Dedicato a te
Io, quale Verso Diverso, io mi sento normale nel mio elemento. Io come sano dentro. Tu, il diverso a Questo Me differente? Tu il divergente, io a te il penetrante? Vedi, questo strano libro è anche per te: tu l’interpellato come se...
Se oggi, per gli altri diversi, tu fai volto al loro favore... Nel domani, potrebbe essere per te che in te s’è fatto quanto s’è fatto? Ne l’oggi l’atto, nel domani possibile... L’esito civile vivibile? Da te pure, fruibile e dicibile.
La consistenza
Io che sempre resisto come se... Senza il vero esistere? Limitandomi a transistere tramite? Qui, su queste pagine! Forse, in te erotiche di senso? Nell’intimo, l’intimo piacere? Io che... Esisto solo sulle pagine? Vero, ma... Qui, finalmente è che consisto, Io nel mio poetico politico registro.
La strada della perdizione
Così, l’autore sulla strada della perdizione s’avvia: se stesso a trovare, indagare, uno svelare? Se stesso, alto a cantare? Come l’autore vede: gli altri, il mondo e se stesso, come si vede. E più verità, più poesia sporca! l’autore implora, l’attesa ispirazione. Il marcio, il sudore, il pattume... La fatica della sua vita come, a narrare? Negandosi trine, belletti, incenso e altro. Il Verso Diverso che in poesia scrive e vive, anche se i premi poi non li vince?
La strada della perdizione come fosse? Vera strada lo è! Non ne vedo la fine, l’orizzonte scrutando. Il finale fantasticando? Il brando alto levando!
De l’Eclisse, per fasti e nefasti, io come a dire: a vostro criterio, umore, vita e suggestione.
Capitan Sesso
Ossessione! il fare sesso e tanto? Qui, ormai, privo di soluzione. E poi... Domanda: fare sesso sì, ma come? Nel caso del caso, una gran sera, di Radio Radicale in ascolto, il mio animo come torvo e ritorto, ecco la folgorazione: il sesso farlo sì! A Marco da indisposto! nel farlo… Tramite il Verso Diverso e comportarlo in fascino Tim Curry e sua inclinazione? * Se dal Grande Vecchio, smosso e zappato… Dai sensi de l’Eclisse, il cuore più ispirato. * Da Picard e la sua dimora, la Sex Enterprise. * E che tutto sia, per Verso Diverso, d’azione!l'ispirazione. * Secondo l’umore del momento, nel vento.
Una sera, in da Rioba perso,
* Dal film “The Rocky Horror Picture Show”, di Jim Sharman. * Dalla serie televisiva “Star Trek – The next generation”. Nota. In verità, idea già presente nel testo originale de “La legge de l’ispirazione” ( dal 2004, possibilità nel mondo de l’Eclisse, altro libro). Però, quella sera, in Ostaria da Rioba, ascoltando il Congresso di Radicali Italiani del 2008, individuate le fondamenta di questo libro con maggior precisione.
Versi Diversi
Qui, io l’eteroincline sofferto perché... A me, i tutti, quali veri diversi stanno e mio il problema e mio e tanto l’affanno? Tuttavia, Versi Diversi i miei, avversi a l’omorealtà di disturbante situazione? Io all’accusa come fossi! Trattativa, compromesso, il dialogo?
Ecco, la diarrea! Già nell’idea.
Qui, in condizione e licenza poetica conclamate come eccome! Il Verso Diverso a singolar tenzone: o cuore! o lettore!
Dottorato a specializzazione
Se il decimo poema, * soggettivamente ben s’intende, si diceva... La mia personalissima tesi di laurea? Ammesso e non concesso, però adesso? Le pagine che in voi verranno, pagine d’altro affanno e sua ispirazione, come a dire: possibile, la specializzazione? Io, come ignoto al mondo, sempre in attesa di nuova emozione.
Io, terza media, ambiguo di padre o Maestro (tutto l’immaginario collettivo ne la parte), io Ignoranza, io Indigenza, io Solitudine? Io, chi sono?! e perché scrivo? Io e le mie disattese tante tacite domande! Risposte anelo, cercandole nel mio Inferno. Io solo in quanto, nonostante tutto, ancora vivo lo sono e resisto, insisto?
Sempre il fiume della vita scorre e fugge, verso quale mare di senso non si sa.
* “La legge dell’ispirazione”
Cazzo e dannazione
Io sono tutto cazzo e dannazione? Nell’altrimenti diverso tanto, scopare? La dannazione tutta interiore, umori. O lettore/ ice. Tu che qui ti avventuri, le tue ore? Io sono anomalo, asociale, introverso. Allo sbando, alla deriva! Un tempo? Non più smarrito oggi. Io che a te innanzi, così mi presento? Scrivere, comunicare, Altro Scopare! Perverso? Contorto? Diverso. In addentro, l’indicibile come fossi? Sappi, i sensi della vita riposti sono ne l’intenso di vita che il cuore lo tocchi. Così, io? Eccomi, qui di alto senno veneziano e d’occasione.
Certo, la non-conoscenza fondamentale si dice nel cammino del lussurioso viale, per te niente male?
SessoSenzaNome
Scrivere per scopare! Poi, lo scopare pari al non insolito comunicare? Come tanti è che fanno ( e non sanno) addentro il dramma d’una condizione sessuale e sociale, oggi? Io, SessoSenzaNome come lo fossi! Ne l’intimo insonne di rose rosse tante.
La normalità non mi si addice
Entrare nella normalità? Il Verso a chinare? Come suggeriscono ( sconcertati?) alcuni belati attorno, senza conoscere il Verso Diverso nel suo diverso senso. Io, normale? Io che... preferisco di no, la normalità... Non mi si addice, forse che mi ripugna? Io qui dentro, i Mille Me ed altri mille ancora? In attesa di destarsi al mondo e vivere l’ora: la vita intima come mai altra vita si disse? Vita segreta ancora, a tutti taciuta. La normalità proprio non mi si addice. E poi... Lo vogliamo capire? Nell’impossibilità di essere normale... La scelta d’altre scelte io non avendo... Codesto libro a fare testo. Io sono! e sono nel mio Verso Diverso.
E più verità, più poesia sporca e rigore, da l’ispirazione in suo vigore esigo. E non transigo.
Turbamenti
Il mondo, il Gioco del Mondo! E tanti stimolanti umani. Io come tra attrazione e repulsione? Tanti umani! umani come giocattoli con cui sbizzarrirsi a vita e lancinanti pizzicori ed umori mille, là dove batte il cuore in ogni dolore. Di voglie! accese irriducibili voglie di qualcosa che... che... Di qualcosa che speciale si dica. E domani sia!
La questione adulta
Al padre mio adottivo d’affetto pensando (la canzone “L’autunno”), io a dire a te, a suggerire per intima suggestione, proteso: sono al culmine della mia estate, come frutto da poco maturo io sono. Pronto a cadere ai tuoi piedi, lo sono! Tuttavia, a cadere sì: in piedi e nei versi. Testa e cuore alto, senso elevato e forte? Io, in tua sorte.
Poi, l’autunno tra vendemmia e foglie morte. Quel che già c’è, sarà ne l’esito dei sensi. Tristezza, malinconia, de l’estate nostalgia? Quando forza e vigore e fantasia? Se ancora mi bacerà l’ispirazione… Di Daniela Messineo il ricordo, io che… Io fui onta! Il nome del dolore a riattizzare? Autunno o estate, sia come sia! che sarà.
Poi, come ineluttabile, giungerà l’inverno. Preferibilmente, l’Inferno.
* Padre adottivo però da me adottato. Io nato bastardo, di adottivi la ricca collezione oggi. Lui sarebbe sco Guccini, cantautore, scrittore e Padre.
Sull'attenzione
Cicciolini! Oh, sensibili cicciolini che eretti, eletti pure o reietti come, per umanissimi pensieri altrui, per il pensiero dell’autore, in autore
voi sì vivete perché, nell’intima partecipazione, qui v’è Altra Assai predisposizione. Quando è che il senso si dice in auge, il prurito guarda verso ognuno che volge, il pizzicore al cuore e…
Dentro lo sconvolge? D’autore, a voi incontro quale anelante? Per Puro Sesso le mosse, non per trame che siano altre.
Qui, nell’immaginazione, voi interessati?
Sull’attenti, come soldati? Il Verso Diverso per sesso e per fatti. Però, per favore, non lo siate sguaiati.
Sessopensiero
Sessopensiero, su queste pagine?
L’autore altero che… Qui, vero e sincero si dice: a lettore/ ice.
Io non dico mai quello che penso? Penso sempre tutto quello che scrivo.
Look Interiore
Tim Curry, * l’Ideale e mio Look Interiore. Colpo di fulmine in gioventù, apito poi nella vita quotidiana che perde anche gli eroi? Tuttavia, rimase a me dentro: in attesa di battito, di Movimento, di cenni di Vita. E’ solo tramite l’Eclisse * che il tempo nuovo partorì Altro e più intenso senso alla vita? Qui ispirato, le nuove strade alle vie dell’immaginazione? Tra depressioni ricorrenti, ansie onnipresenti di Riforma o di Rivoluzione (nell’interiore)... La soluzione transessuale a dirsi per ogni agone? Tra empiti e palpiti forsennati di concilismo? Tim Curry il Look Interiore ( io non più chiuso), intimamente pure quasi dominante, in libertà e capacità d’espressione dell’autore, ad altri, ai tanti pure benpensanti? Da non intendersi quale sopruso, il mio Look.
Il motto: la mia libertà finisca dove prende la tua!
Di sesso, di morte, di cinema, di filosofia? Tramite Eclisse, qui io: nel vento, nel senso, nel tempo degli umani. Di quale domani?
* Attore protagonista di “The Rocky Horror Picture Show”, di Jim Sharman, 1975, la parte del travestito. Nella mia scrittura intensità intesa pure come transessuale ideale a tutto trasversale. * In cammino verso l’arena di campo S.Polo, Venezia (luglio, agosto 2001, l’idea del quinto poema, da pensieri risalenti ad anni ’96 – ’97 non ancora delineati.
Piatti, pentole, posate
Qui, a presidiare il lavello, io occupato e piatti e pentole e posate tante e troppe? Io dico (anzi, lo mormoro): me ne frego! del menu, dei cuochi me ne frego, dei clienti quali che siano, della paga pure? Vaffanculo! Io, qui intento a coltivare, affinare il mio Verso Diverso e… Non c’è tempo! manco per un respirare? Eppure… Ogni tanto, il pensiero lo lancio nell’infinito, altri versi a scovare, adunare e di sensi il vivere. Sia pure tra rimbrotti per il lento/ come assorto impegno sul lavello, di tempo come perso? Io, il Verso Diverso.
Poi, soggiunge… Datemi un Balan! presto presto! di vita o di morte!
Che proprio ora sì, adesso, l’ispirazione e devo... Ora che sono vero e tutto cazzo e dannazione!
Io, sesso sarò
Io, sesso sarò fino alla pagina ultima che pure oltre questo libro... Io, ancora sesso? Io, il Verso Diverso. Io come fossi oltre ogni comprensione? O tu che, lettore/ ice, qui in relazione con Questo Me, tu nel tempo, la mia dolce metà? sia pure cogliendo il figlio di puttana che in me vive, capire potrai? possibilità avrai! se oltre le righe andrai con libera fluida Altra Immaginazione. E come sono, lo sono! Mia l’opinione, mio l’agnostico grido in ogni direzione dell’uomo. Perché diverso il cuore. Però, ti chiedo immedesimazione e dedizione. A la coppa del Verso Diverso, ne l’accostarti dalla tua origine:
il senso è dare la vita alle celate emozioni.
Se come eccitato sei o sarai, di questo tuo stato... Io, il pago e grato.
Sesso e morte
Decimo poema! * ispirato davvero. Scrivevo per uccidere, per colpire l’uomo, la sua anima? Nel farlo, d’estremo intento io, più attento: nel lasciare il segno, nel mio dare. La firma sul delitto (d’autore vero).
Già allora, in strana alternativa, ma adesso... tutto? Già allora, scrivevo per scopare con te o lettore/ ice. Io lo strano, non veramente capace? Uccidere, scopare... comunicare! L’eterno problema dell’umano? Nel suo battersi, come... come! D’ingegno, l’impegno il senso a dare? Sesso e morte e sesso.
E poesia.
A morte tu addivenuto/ a, criticamente? Dopo, si suppone, io come impegnato... nel riconsegnarti alla vita? Altra, straordinaria e diversa vita d’intenso.
Poeta di strada
Una camera da letto, pareti! La stanza concettuale? Quando la cucina non vale? Io mi sento poeta di strada. Il marciapiede il mio ufficio a consumar meretricio. Il marciapiede del tuo cuore, per le molteplici ore? A modo mio? A modo mio.
La nobiltà dei versi germogliando.
No perbene
Pane al pane, vino al vino e... Merda alla merda? La poesia sporca.
Può essere sublime il suo verso, a volte. Di grazia ed eleganza il suo seminare in altro cuore e… Voi, nei possibili discorsi d’occasione. I contrariati? Indignati? Come spaesati? Voi in voi che, grazia o eleganza sia pure, tale la rabbia per questa indocile poesia? Eppure, qui sono! e per come lo sono.. Io che sono l’esibizionista riservato? Aitante provocante, temerario, tenace, le penne, di sé pure mature?
Io no perbene, il rigore morale personale
purtuttavia, la mia Via! Su queste diverse pagine, il Verso Diverso infine a dirsi. Sincero e più vero.
Il masturbavite
A Maria Teresa: * sì, mi masturbo ancora. Immagini, figure sensuali, pensieri… Oh, dolcissimi! Ora che sono ne l’Eclisse dove imperverso? Nel mio agio e mio elemento, di segreta vita? Io ipersensibile... Con arte, la masturbazione più cerebrale? Affatto male. Alternativa a le saltuarie alternative? Le vite altrui, le ragioni per cui io fui? Io, partecipe agli umani tutti del mondo. Chi ci vuol stare... Chi mi considera e mi pensa e desidera pure...
Da sforzi onanistici di partenza, alla scienza del rapporto trasversale più reale. Immagini, figure, pensieri? Il Verso Diverso.
* Assistente di quando ero alle elementari, in collegio, dalle suore. Patetica e fissata con la masturbazione (anche quando dormivo in posizione fetale).
Cicciolini politici
Cicciolini! Chiunque voi siate... Quale il sesso, l’età, il lavoro o la fede... La fede sportiva anche? Io con la vostra aperta mente è che m’intrattengo, sessualmente come fosse. Con la vostra coscienza forse? Siete sudati, come trafelati? Siete bagnati, più che eccitati? Come tracimasse il mio cuore.
Ogni cicciolino pari ad un atto politico. Relativo assoluto cicciolino.
Sessocoscienza
Della poesia o dello scrivere, le possibilità tutte? Loro, dalle inaudite facoltà in essere, oltre l’oscenità, oltre l’ogni dire, il sesso come puro e duro nel fare... Poi, è sessocoscienza qui che se ne propone la scienza. Scrivendo tra necessità e urgenza, complicità anelando per esigenza.
Oggi, l’autore proteso e di attesa d’una platea a distesa. Platea occupata/ tanto si spera. Gli emuli poi, un giorno? si spera.
L'antidoto
La poesia sporca quale fiero antidoto alla sporca ipocrisia che perbene, eretti, i più falsi sentimenti li lustra e li mostra non squallidi, non futili e non più malandati, come sono sotto la più bugiarda crosta? Si dicono e si ostentano e protesteranno? Loro, se il mio Verso scrive e vive? Domani, loro contro la poesia sporca? Di quale terso il loro daffare? Contro colei che al suo meglio a ritrarli? Forse, con efficacia pure nel cimentarsi? Poesia sporca! poesia sporca! Così, poesia ce li offre per quel che sono. L’affaire, l’onere e l’onore nei suoi intensi? Versi diversi davvero nel dichiarato cuore di Diverso Autore ne le sue ore.
Ad ognuno la propria gloria e nominazione.
Lo sculettamento
Io, naticodipendente? Volentieri e… Lo sono? Sì, no? Forse. Però... Naticodipendente per le strade, io! Altrove, altri sguardi siano a dipendere dai miei versi caldi.
Ecco, il verso ch’è mio, quale altero sì sculetta: di pensieracci altrui a fare l’incetta.
Sesso difficile
Io che... niente sesso! e da tempo tanto ch’è tanto che comunque difficile sarebbe? Io che, con la carne viva, il rapporto controverso e perso? Io che, a volte, è pura ossessione, la carne altrui il mio tanto penare, il pensiero fuori di testa al pensiero: guardare, toccare, partecipare? Io distaccato, in disparte, asociale, da ogni realtà più avulso... Io, che fare? Perché qualcosa bisogna pur fare, no? Qualcosa che non sia sempre e solo il masturbare accanito.
Quindi, eccomi qui: di alternativo sesso. Per Verso Diverso.
Di sensuale ispirazione
Come cazzo comunicare come!? Rovello, assillo perenne e questione. Riflessione, dannazione. Poi, l’ispirazione. Un giorno e libri addietro, l’idea. * Lo scopare (come altri lo fanno) per il proprio comunicare. Lo scrivere, come uno scopare fosse? E quale l’età, il sesso, la ciccia, gli studi o la professione... Qui, si fotte! Fino all’ultima pagina ultima che sia. Addentro i propri difetti, a tutti gli effetti, io di sensuale ispirazione nel dirmi all’arcione.
* Anni 2004, il 5° poema (inedito e in lavorazione), il 10° poema “ La legge de
l’ispirazione“. In entrambi i libri, l’idea dello scrivere per scopare per comunicare.
Lettera al cuore possibile e complice
Cicciolini e ciccioline! O voi che così... Io nella vita quotidiana, in cucina o per le strade? Io lo strano, malvestito, ciondolante lungo la vita? Dite pure: io l’innocuo, il maldestro, agli altri così ponendomi... io per tale e Lavapiatti, come rassicurante? Qui nel leggermi, mi credereste in quella veste? In quanto Lavapiatti, sarei a voi credibile? Voi che ora... Qui, sono il Verso Diverso. Questo, oltre la umana prospettiva di chi, a me attorno, mi osserva e mi deduce, perché sì, il Verso Diverso stenta, soffre agli inizi, lungo d’affanni, di illusioni e d’inganni, per poi affermarsi e dilagare in tutto il suo splendore? Il volto ufficiale, la superficie dell’essere... Quell’Io Jekyll? Io tutt’altro sono! perbacco. Hyde, sotto la pelle d’una lavapiatti-vita. Un iceberg che emerge non del tutto e solo sulle pagine sporcate del proprio umore. O vita! o morte! o mie scelte?
O sorte di sorta in sorte, quale? Ineludibili scelte per inaudite risorse (celate nell’intimo e nella scrittura solo... le risorse, svelate?) Tendenza al rimandare, le decisioni a procrastinare. Comunque sia, qui: il Verso Diverso. Dimmi, secondo te, tempo perso? Cicciolini e ciccioline! Qui, voi con Questo Me in relazione? Voi, meglio attrezzati/ e o comunque carrozzati/ e, chiunque voi siate, a prescindere da peso, età, sesso, tratti somatici, opinioni, cultura, simpatia... ribadisco, a prescindere… Secondo l’Eclisse, con Questo Me in relazione. Purché liberi/ e nella vostra opinione. Poi, a seguire... Nell’intenzione... Le scopate intellettuali che a lungo rimangano, nel ricordo. Venga o no considerata masturbazione cerebrale l’idea nell’agone. Il ricordo di quello che è stato e che, ognuno di noi, all’altro abbia dato (nel fatto che sia stato). Un’avventura ai limiti? Ai confini della scrittura? (dove io sono) Il cazzo una metafora. La dannazione la propria condizione.
Urgono lettori e grandi scopatori dell’indicibile per il Verso Diverso. Altrimenti, la mia penna è solo masturbazione davvero e senza una ragione? Sì, sono eccitato, ma non ancora appagato. L’Eclisse, il mondo più strano indove fornicare? Beh, è novità, è esordio! esperienza mai vissuta prima, forse? Se diverso o solo non affine a quanto finora da voi letto o non nell’ottica che... Il Verso Diverso, la sua tecnica! in grado di rianimare i morti viventi della vita? Loro come fossero di vita finita nella propria anima? Vivendo sì, in metaforica attesa di sepoltura, delle prime palate di terra nella fossa? Io, Lavapiatti di misere fortune a mezzo considerare, fino a che non si lanciasse uno sguardo a me dentro... altra l’opinione, allora? Io, in condizione poetica tumultuosa ora (come altre volte nella vita, le volte pure frequenti). Io che le occasioni della vita scansate e con malagrazia evitate, pure con ostentazione? Qui che, nonostante tutto, mi struggo? Io, al fine e nel senso del Verso Diverso, oggi. Io nell’infinito, a me dentro, in ogni direzione... Nell’infinito il mio dilagare? Io, cieli e inferni e cime e abissi dell’anima! senza pregiudizi che, al momento, mi siano noti. Sappiate, li avevo e potrei averne ancora! quali siano, se pregiudizi vi siano, ci devo accortamente pensare.
Io che... d’essi... come spogliato? Nudo, il mio pensiero è reso. Nel relativamente, di confortevoli sonanti contanti privo, come fossero a zero? Un creso mi sento calcolando le vertigini del mio pensiero. Io che altro, altrove ed altrimenti mi vorrei e... Da dove sono! al lavoro, in cucina o per casa mia (che mia non sento affatto)... Oppure nel mio corpo, io... Ora sono qui: per sesso tramite Verso Diverso. A te proposto, d’insolita relazione. Non il Denaro, non tanto il Vero Sesso, affatto il Successo, no davvero. Una volta forse (io giovane, ma accenni solamente di riuscito desiderio). A soddisfarmi ora, a poter empire la mia vita, sia solo la tua eccitata attenzione al mio Verso. A considerarmi! e scorrere con pensieri di lussuria, intensamente peccaminosi, il lato di ogni mio altro significato. O sensi! o muse! o pensieri! in me siate. Giorni vuoti e grandi notti (o mattine e pomeriggi! in Calle Larga, a scribacchiare... ponderare, l’escogitare per alla pagina la vita rendere), vie di fuga straordinarie dalla realtà che la vita mia la assedia, la percorre, la costringe, la consuma e la deprime? A volte/ spesso, la realtà la vita reprime pure? La vita come la Malattia da cui guarire? Questa vita ufficiale almeno? Io, nel segreto del mio giardino nascosto, io e la mia doppia vita?
Lo scopare (sia pure per Verso Diverso) aiuta, scopare è salute! lo scopare, qui: a modo mio? Perché io sono io! e nessun altro. Lavapiatti? In vaga verità, vi dico: occupazione atta a riposare il mio pensiero, esausto a volte, dall’imperversare del Verso Diverso? Lavapiatti, per il Verso Diverso ricaricare e affinare, mentre il tempo di difficili, esteriori e quotidiane relazioni… Nell’attesa d’ogni attesa, la pura sublimazione del Verso? Lavapiatti? a reagire, prima bisogna subire. Lavapiatti? Beh, credete avrei reso tali scritture e tali libri (e quelli ancora in fase di progettazione... perché, non contano forse?), credete che... fossi stato in una villa di belle donne e sonanti contanti a sacchi, vita come in uno stato di overdose... che cazzo avrei mai scritto? A questo punto, al Verso Diverso più intenso, credete ci sarei arrivato? Improbabile, non ci sarebbe stato Diverso e degli altri libri... sì, qualcuno forse. Però, come scipiti? Oggi, il Verso Diverso è il puntello del mio universo. E se... Se durante una sana scopata, colto nel bel mezzo... In flagrante. Se dovessi io morire nell’atto? Sia pure, purché sia alla fine della stesura, a dirsi: missione compiuta. Morire scopando? E’ bello! A quando dunque?
E si muore sempre (un po’ o abbastanza?) nel momento del venire di questo fiorire. Perché il venire è il fiore supremo e non sai se dopo… In ogni attesa che sarà, masturbati pure se vuoi, con voluttà, lanciando la fantasia nello spazio infinito della tua anima, volando alto per mondi apparentemente impossibili e... Non fermarti! non fermarti! Nell’attesa, persevera che la vita è troppo breve per essere nell’altro sesso (vero e come povero e solo) sempre e solamente in effimero goduta. Vita piaciuta che sia o come insoddisfatta ancora? Dimmi, dimmi del Verso Diverso! come dentro di te. Ogni lettore/ ice, ad un amante pari, sempre è complice nell’avventura profonda della scrittura. Io, il Verso Diverso che a te si volge. E ti prende? E ti sconvolge? Perché poi, sì. Qualcosa, alla fine, sempre rimane, vero che rimane? Io, il Verso Diverso come per caso, la sera in cucina, di lavello, pudico e ritegnoso Lavapiatti? Qui, carezze e dolcezze tante e... Ispirato, ciao, dal penetrante tuo Diverso.
Venezia, Cannaregio – Ostaria da Rioba, 3/6/2010.
La nuova frontiera del sesso
Si va ad affrontare la nuova frontiera del sesso che in tanti non andrà a segno, l’impegno duro in questo libello forte, audace, complesso? Per vie perlomeno anomale, ne le mie figure.
Le vie de l’Eclisse. In loro, a dirsi il nostro grande splendore? Quale trama di più oserebbe, come sapida, se non li avesse i giusti congrui argomenti di discussione e d’azione? Là dove batte, in profondità, l’emozione e più su… (non più giù) Il tuo turgore, senza il tuo nome?
La nuova frontiera del sesso? io la dico.
Saranno le non proibite carezze e gli umori per cuori da li vasti spazi interiori.
Il sesso è potere
Il verso è la mia spada sguainata, duttile e più intransigente, poi… La mia spada è la mia parola! La parola per mio comunicare... Nel comunicare sì, ma come? Ogni verso ha mille strade, le strade come senza fine per vero e come incalcolabile numero di cuori proditori e... Qui, sì si comunica, si scrive si compone e ci si cimenta, aitanti, quasi senza rifiatare: l’atto irriducibile de lo scopare.
Il sesso è potere, il sesso come? Di risorse come infinite, o cuore!
Il Verso Diverso
La morte e la vita io sono? Scrivevo per vivo uccidere? Le ore? I pensieri miei più vili? Malumore e dolore a tacitare? Oppure, a sfogare il proprio orgoglio? L’altrui superbo arrogante scoglio al mio cammino innanzi schierato affondare nel mandarlo a cagare? Io scoglio a mia volta per navigli di effimera gloria, di forza e di sorta? Oggi, sensibilmente armato mi dico. Liberato, qui nel senso e significato. L’amico o nemico che sia ( per te, in te) il Verso Diverso, da universo intero vive, sincero nel dirsi, tra fantasia e poesia d’anima profonda mai in panciolle.
Io, poeta e respiro tra il saggio e folle?
Rinascite
Qui, vita io consegno e confido in vite malate, disagiate, avvilite? La vita carente come se in loro fosse? Cuore, se sulle prime d’effetto quasi... La tua fine del mondo? Per lo scrivere duro e sensibile e feroce? Il mondo finisce per poi ricominciare come vita nasce per ognuna che muore e… Tu risorgerai, a capo d’ogni verso grazie al Verso Diverso.
L'esibizionista riservato
O Cicciolino! Io sono l’esibizionista riservato che immaginato mai avresti e tale sono nel mio verso a te mirato con cura estrema dalla mia inesauribile vena.
Critiche vere? Opinioni? Sii sincero come ( qui) io finalmente? E dimmi! Forse, sei eccitato? O dei! o muse! Del mio dono, a voi grato.
La depressione
Lo scopare... l’affanno suo, lo scopare come che sia, controverso, incompreso o arcano? Lo scopare più assurdo o più strano... Per la vita in questa vita folle? Addentro la commedia umana! Qui, di drammaturgia interiore a tutte le ore della veglia stanti? L’atto, quale proprio antidoto forte * alla depressione che comunque e sempre bussa e, spavalda, entra colei e fa la corte e lo conquista anche il vostro fortino asserragliato. Contro la depressione, a volte come mal fortificato?
Scrivere/ scopare/ comunicare?
* Come da finale del dodicesimo poema (sulla depressione e sua possibile cura e via d’uscita). Nota. In verità, la depressione non ha più bussato alla mia porta da quando ho Cleo quale compagna: pelo nero, media taglia, quasi 5 anni di vita.
Definizione
Come definire il testo? Di possibilità... Ecco: putanerie e bon ton! (interiore) E come interpretare del motto le parole? Assumete un altro punto di vista, potete? Cambiate cervello! se non ci riuscite. Perché... Io sono il Verso Diverso, rammentate?
La doppia vita
La doppia vita? Io e l’altra vita. Il mio giardino interiore e segreto, giardino vasto, vario e lussureggiante? Io l’innocuo totale o di Verso letale? Io a tutto incapace o l’io molteplice? Io... Jekyll io? Oppure, Hyde? Io come? Preferibilmente...
Eppure, l’outing lo feci: nel 2004. Decimo poema “La legge de l’ispirazione”. Ritmo forsennato, io come senza fiato? La tesi di laurea sentita e così definita. Perché ora... Eccovi la sua hard-specializzazione.
Preludio a l'Eclisse
Io, quale Cavaliere de l’Eclisse?* Come? Che roba è? “La mia fantasia, scatenata.” Domani, di concreta realtà? Però, per portare alla vita ogni altro Cavaliere... Qui, sfogo devo dare al mio piacere. Oggi, il dovere del Creatore.
Poi, lo scopare è comunicazione.
Nota. Tematica del quinto poema l’Eclisse, i poeti da combattimento.
I poeti da combattimento
I poeti da combattimento non siete? Illusi, feriti, delusi, embrioni ancora? Forse... Perdonatemi, l’idea è tale! che lo vale il sorriso del talento del cuore che come incantato si canta. L’Eclisse stessa è che giace, da ignota, non dischiusa, il Male in propria pace? Un giorno… Una notte? Se in voi si cimenterà il Verso del poeta d’ogni senso de l’Eclisse… Per strenuo pure eccitato combattimento, siate l’aitante Cavaliere o lo spettatore intimamente bagnato, in voi vive l’attesa? Di palpiti e fremiti, a sostanziazione fatta, protratta e sguainata per l’agone e verso in guisa di Brunilde?
Qui, il possibile della dimostrazione? Su carta, su libro. Internet ancora povera e non affetta o non infetta del più duro verso? Io speranza e sprone.
Lasciami entrare
Lasciami entrare! mormora la voglia. Apri la tua mente perché... Voglio scopare in te, voglio d’intensi attimi di sesso oltre il cerebrale. Ne l’Eclisse, nel possibile? Nel penetrare cuori e menti.
E vorrei scopare con Dio! vorrei. Io che non so dove indirizzare i miei aneli, gli insoliti versi, i miei spasimi onesti e diversi. Qui, senza pudore e senza veli.
La fine del mondo
Cicciolino, cicciolino, se il tuo aspetto non t’aggrada e la vita del tuo giorno non t’appaga e non v’è altra risorsa a te a dare senso o motivo o scossa… Se ne hai voglia, tieni voglia? Io sono la notte nel tuo cuore che ne l’Eclisse affiora il verso del Verso Diverso: il mio affatto umile di prora. Quando morirai ( nel tuo venire) forse... sarà... Pari alla fine del mondo? E risorgerai a tempo! Spero, ancora anelando il mio verso. Io Diverso nella Terza Via della Vita. Io sono universo! Il mio verso è
il mio sesso/ la mia spada/ la mia strada.
Nuanda
“Esercito il diritto di non camminare” disse.* Ribelle e controcorrente come fosse, forse per intima vocazione? Consenso, convinta superadesione! Io esercito il diritto di non parlare? D’Invece, scrutando la mia strada nell’ingorgo immane di questa vita che mai si dice finita finché vita vita sarà, oltre la cucina? Dite, su queste pagine... Finalmente? Io sono io! non altri ne la Parte.
* Gale Hansen/ Dalton, da “L’attimo fuggente” di Peter Weir.
La Terza Via
Tra il Bene e il Male, destra/ sinistra o tutte le altre possibili imposte scelte... Io a cercare, intraprendere la propria via, anche se come cattiva appare agli altrui. Forse lo è cattiva, ma lo è veramente? E lo fate? ci siete! insistete? La Terza Via. Però, dovete anche riuscire a domandarvi " Mi basta? Ci sono altre e come insospettate possibilità lungo il cammino della Terza Via?” Proseguite per la vostra strada, o viandanti. Quale che sia e dovunque vi comporti la via della Terza Via.
Se dovete deludere gli altri, fatelo. Deludeteli pure, amareggiateli, fatelo! Se questo è il prezzo della vostra via, grati o non grati voi siate, alla fine della lunga pista,
a questo mio irresponsabile suggeritore. La propria/ vostra strada, la più difficile! La Terza Via o ulteriore d’ogni alternativa, potrebbe essere tutto il vostro bene quali che siano le vostre vissute pene.
Il programma politico
Io che avrei preferito Tim Curry essere ( dentro), io nel suo ruolo in tutto il suo senso, io tutt’altro! inerte, molle e come silente sempre? Io che la Parte la sogno e poi: ecco, mi sveglio. La notte, il sogno ad occhi aperti, poetici senza ritegno? Sulle pagine queste, io a mio agio, io così scrivendo... Ora, io sono nel mio elemento, il sincero più vero! Così, mi sento e tutto mi intendo.
Fottere col genere umano il programma, senza limiti d’età, di sesso, di peso, di razza, di folle umanità? Oh indicibile, fottere con chiunque opinione abbia? Io oggi, tutto cazzo e dannazione? Che il grande cimento è gran cosa agli occhi più osceni d’ogni sapere nella sua presunzione del sapere le cose. La questione/ mai termine abbia il duro nell’azione? Io, il figlio di puttana che ormai lo sai? Pure la dolce indocile metà che mai saprai, forse.
Qui, io sono ne la Parte. Io sono! la Parte che vive e ancheggia! si dimena! la domina la scena? E scrive. Fino alla fine del mondo. Il mondo dolente per come oggi lo conosciamo? Poi, per alcuni sì: i turgidi ottusi, a tutto gli indifferenti o per altrimenti, in loro più si dice la normalità sessuale? Auspice d’oscenità… Qui, la Parte in arte, le dà le carte.
Mutazione
Pensiero... Io muto, ogni giorno già più non sono quel che il giorno prima ancora ero. Ora, qui sono. Al mio meglio sono? Scopare per comunicare. A scrivere. Fottere? Esercitando il diritto di non parlare. Io e tutto il mio universo.
Sensi proibiti
I più vietati sensi nei diversi, i più veri dissensi, improbi preferibilmente, io escogito e impugno e cogito ancora e puntello contro lo Vil Male di sé fiero. In me, l’altero. Pure, contro qualcuno a me dentro, d’occasionale nell’avversità interiore, io muovo, a tutto armato e pronto. Schierato soldato del mio cuore in versi e spirito del poeta da combattimento. Disposto a vivere il pazzo mondo: Paradiso o Inferno che sia, cercandone
l’intimo disperato governo. Ci sono più righe di quante l’età ne sappia? In qualcuna di esse... Io non sono l’uccello chiuso in gabbia.
Dieci in eccitazione
Dite, vorrei farlo rizzare ad un morto vivente, potrei? Lo credete? Non saprei, forse. Possibilità ne avrei e ne ho molte, certo. L’indifferente o l’ostile ad intrigare, interessare, se non il conquistare ad altre cause che non siano il profitto, se gli conviene o quanto ci guadagna... Sì, potrei riuscirci. Vorrei! Il mio fine. Il morto vivente, a che vivo si dica e si volga al mondo con diverso spirito e senso dal proprio infinito. L’Eros a dirmi: dieci in eccitazione?
Il mio vanto
Diverso, forse ci sono nato. Certamente cresciuto sentendo il disagio sulla mia pelle come imbelle. Poi, dopo anni e affanni di sorta... Qui, riscossa, riscatto e redenzione? La diversità l’ho anche cercata e coltivata infine, facendo d’ogni intimo strazio il fiero anello al personale albero della vita. Così, oggi: la diversità è il mio vanto. Il libro, il più bellicoso canto.
Il maniaco sessuale
Sono un maniaco sessuale. Sono... niente male? Malato senza medico certificato e cerco e frugo nelle strade della poesia che a te... A te portino e comportino in dono le mie tutte rose in fiore. Io nel porgere il Verso Diverso. Cerco conforto, linimento, compagnia o scontro di relazione per il mio qui evidente turgore. Di sesso strano, tutto il clangore.
Lo facciamo strano?
Sesso sesso sesso delle mie brame... Invero, quale scopata più sollecita le tue trame?
Nel tuo intimo, là... Tutto preso, indaffarato all’escogitare come... Come come come! Come fare altri ad interessare? Cazzo e dannazione nel demone della riflessione.
Nota. Il titolo viene da un film di Verdone. “Viaggi di nozze” mi pare, io non l’ho visto.
Copulo, ergo sum
Sono l’altero Cavaliere de l’Eclisse. Oggi, nel sesso così fare, io intento perché... perché… Io voglio scopare con il mondo! Io che lo posso fare per mestiere in quanto, de l’Eclisse, il Cavaliere? Copulo, ergo sum. E non è mai troppo tardi! mai. Per chi vuole fottere! facendolo strano. Oggi, io con il mondo intero davvero. Scrivo e ne le frenesie di tanto autore… Io sto scopando, idealmente, l’atto? Con l’uomo tutto! si esprima il fatto. Io come a prescindere, io a rendere. Sia morale, osceno, folle o inclemente, io nel mio Verso Diverso, l’altrui commento dica “ Io penso che…” D’autore,
in teoria, come ogni altro artista o creatore che vive e la sua opera sofferta da sé estrae per porgerla in fiero aitante dono al mondo? Sono aitante caldo Cavaliere de l’Eclisse, per Versi Diversi e sensibili virili vibrisse.
L’agone
Così, il Verso Diverso e sensuale? Tale che, a vedermi, a conoscermi (la superficie), io, da sedici anni sedici Lavapiatti? Il Verso Diverso chi mai lo direbbe?
Se glielo dicessi... scettici, increduli? Scuoterebbero la testa, i posati eventuali, s’affretterebbero a volgere il pensiero verso un altrove, quale che sia! ma più... Credibile e credibile purché credibile? Io e l’apparente cocente dolente? Dite, il mio verso… come più combattente? Banale assai, normale fosse il suo agone?
Sessoebasta
Io Sesso, tuo incubo o tuo sogno? E dipende. Perché... Di quale umore, pregiudizio o sostanza... Come tu sei?
Io sono come sono: quel che penso poi a scrivere lo vado per cimento. Io sono il Verso Diverso. Potrei essere parte del tuo universo?
Sessodetective
Sessodetective? Indagare, scandagliare l’abisso dove io lo scisso sfaccettato? Tra affanni, tumulti, impeti e palpiti d’esplorazione più vera e più forte? Sherlock Holmes, io in emulazione? Tra riflessione, deduzione e riflessioni altre... Ogni reinterpretazione. La notte, l’anima d’ognuno/ ciascuno.
L’indagine ( di autentiche vertigini) ad atto sessuale simile, nella penetrazione.
Sessosì
Io, a dire di no? La mia abitudine? Io che a volte… dire di sì, sincero. Lo vorrei? Veramente veramente? Di puro anelo è che lo vorrei! D’Invece, il vero agire… No a dire, come Mister No ( Bonelli Editore), tale quale e non proprio esattamente. Nello spirito almeno (nel fumetto, io spero). No preferibilmente, il sì recalcitrante. Il sì quale assurdo duro latitante? Eppure, nel libro, eccomi a dire di sì. Nel sì eventuale, il sì alternativo. A modo mio! io sempre e solo io?
Disponibili i sensi, alteri e sessuali. I Versi Diversi.
Oscenità
Qui, il pensiero a nudo sulla pagina. Il pensiero inusuale come si scosciasse per altre e di più angosce, a suo linimento? Lo scopare vuole! con altro cuore. Il pensiero che sa di rugiada interiore nel robusto umore. Poesia, le mie tutte formidabili ossa?
La formalina la tengo in cantina per i giorni neri e cupi, d’altro cielo a questo strano, insolito e non umile stelo d’uno stelo.
Finestre, le tue
O lettore! cosa lo sguardo vede dalle finestre dei tuoi occhi? Loro, in me a dirsi: i veri diversi? Quali pensieri percorrono i sentieri della tua mente di vita a me ignota? Ne l’intenzione, nel cuore del mio cuore… Qui, di curiosità pure si morirebbe! Anche questo si dica Altro Scopare. Poi, lo scopare è Altro Comunicare. A modo mio.
Sessocontaminazione
Questo sesso, durevole, indipendente, volto a contaminare sensi e pensieri altrui in ogni altrove alcova del cuore? Da gli altrui, propriamente, nel sesso, pure ispirato, di fatto inseminato nel fatto. Assolutamente e reciprocamente, sempre. Nel segno d’ogni possibile disegno. Io, a favorire versi e sesso negli altrui come loro a questo Diverso Verso già fecero. A fare di me chi oggi sono. Io, l’atto dovuto. Il mio seme notevole si dice? Fertile, a voi si propone.
No sveltina
Come sono nel rapporto? Niente sveltine, d’accordo? Io posso tirarla in lungo (col Verso) finché mi regge la dura ione. Sì, se mi assiste pure l’ispirazione. Io potrei essere il più estenuante mantenendo il ritmo più grande? Il finire... Da te dipende, dal tuo umore. Tu, la quisquilia quotidiana, le tue ore... Sul mio umore.
Manifesto per una libertà sessuale Contro le Convenzioni/ pensiero più azione
a penetrare cuori e menti inteso e proteso
a Tim Curry pure a te, chiunque tu sia
Io sono il Verso Diverso. Da tempo di sesso angusto, di pensieri onusto e frutto dal pensare ossessivo e come frustro? Tuttavia, inteso al superare ogni Convenzione/ qui, pensiero più azione! Siamo di sesso, oggi. Perché la mia libertà (sessuale e non) finisce... lo sai dove? Perbacco, dove inizia la tua, no? Tu, libero di respingere, di criticare, di avversare i miei approcci, sensibili tocchi al tuo interiore più sensibile. Lo sai, il mio... puro sentimento si dice! sia come sia. Indignazione? Eccitazione? Indifferenza o che altro a dirsi dal tuo mutevole cuore? Nel tuo interesse, io spero (e non dispero). Interesse per il mio verso, di sesso intenso e di scatenato senso interiore, spirito
libero io lo sono. Qui, mi rivelo addentro il canto del Verso più Diverso. La nuova frontiera del sesso? come se in suggerire. Tale, lo sono? La nuova frontiera e… Voi, dite! stimolate pure il verso d’ispirata vena. Gatto Nascosto va in scena.
Viviamo e siamo la società psicolabile, disturbata nel suo modo, di futili e non alle virtù utili indetta e consumata. Cicciolini! Voi che in vostre mani state, voi in consuete ambasce? Cicciolini, qui io sono! di verso oneroso, volente e più lussurioso. Cicciolini... Chi sopra, chi sotto... lui/ lei... lei/ lui... lui/ lui... lei/ lei... Nell’accoppiamento vivo o per altre insolite e più inusitate forme? Di sessualità... di indicibile vitalità... di sensualità proprio come... Lo ribadisco, io sono contro ogni Convenzione (sessuale e non) e... d’impegno, qui sono: tutto azione e meditazione. La scopata irregolare, anomala, controversa, interessante? Sotto il segno de l’Eclisse, le vibrisse. Poi, qui o altrove, nel perorare per tutte le diversità altre, io nel loro favore, la mia diversità arcana è che difendo! e vorrei... essere lo vorrei/ di verso tremendo.
In sessocoscienza.
Chi vive per la omorealtà a se stesso solo in affine? Io l’eteroincline, incline ai diversi più inverecondi, turbolenti, difficili o solo diversi addentro i personali universi. Se la diversità delle specie la terra la arricchisce, la diversa umanità umanità tutta la impreziosisce.
Cicciolini, chiunque voi siate, quali le dimensioni del vostro… ego? A me siate per come vi dite e come siete, a voi è che tendo. Io Verso Diverso. A penetrare dove già, forse a vostra insaputa? io sono stato o dove mai... Dove l’uomo mai è stato prima, io? Motore, ciak, azione/... Dite, siamo di sesso nostro? Noi nel nostro costo, no? Cicciolini, io sono quel che sono! che essere potrei (oscillando tra gli estremi tutti) il figlio di puttana che mai direste come vivere quale vostra dolce metà. Io porto la vita! la morte offro in dono! Io le comporto e le porgo, da voi è che dipende infine. Perché...
Voi, chi siete? La politica delle diversità umane? Intendendole loro tutte! Voi, a voi dentro. Dove io vi sento. Scrivere per scopare per poter comunicare? infine d’incline. L’amante solitario d’ogni volta che volta si fa nella solitudine del mondo e giammai lo sposo! nemmeno per un oltraggioso noiosissimo secondo? Cause, ideali per cui... Amante a piacer mio! mio il criterio. Io quale sposo? D’animo come impossibile e restio… Io che no a tutti lo dico, a dirlo pure a Dio se...? Se Dio fosse il vincolo, il legame soffocante? (nel tempo) Qui, sono nel presunto attimo della mia torrida estate. Il nudo, come oscenità vuole e si pretende perché poi l’autunno verrà e declino verrà. L’inverno! Per intanto... Cicciolini! Circostanze straordinarie ( come irripetibili nella vita del mondo) reso mi hanno quel che sono, a voi intonato. Il dono della sorte. Io, incompatibile con tutti (spesso e volentieri), comunque e sempre responsabile. Il verso disperso e ritrovato, incerto nel proprio presunto presumibile labirinto, ora a giocare a viso aperto tutto il suo universo? Non più lo smarrito nel proprio visionario d’infinito.
Io sono sesso puro! essendo di sesso interiore nel canto del Verso Diverso. Teso al penetrare/ interessare cuori e menti, i pensieri sulla mia strada come incipienti. Dovunque la strada conduca e consegni a voi il mio Verso Diverso, io sono e sarò l’infinito per propria estensione e intima propensione. Io sesso sarò... sesso a mia oltranza? Oh Ella! che di Brunilde tieni imago (ai miei sensi)... dolce fiera Ella, giocare, scopare, verseggiare, combattere? Dove la differenza? Nel senso, nel vento e nel tempo del Festival dei Diversi. Io contro le Convenzioni! pensiero più azione. Io solo in mio nome. Io a tutti contro! per tutti pure volto al loro favore, io la mia opinione per tutte le ragioni del mondo. Io scopo col rosso come col nero? l’ateo come il credente? Agnostico dichiarato in ogni direzione, desideroso di avventure con chiunque mi permetta di bussare, poi di entrare a tanto verseggiare e lasciarmi fare. Io lussurioso, osceno! sì già detto, travagliato pure, oggi di verso forte e Diverso. Io comporto la vita! e dono la morte! in vostra sorte. La soluzione transessuale per ogni insolubile male? Da voi è che dipende. Di libera sessualità? Come uno tende, come si sente. Se Ignoranza, Indigenza, Solitudine... i problemi e le difficoltà mie di sempre… loro a crescermi come sono?
Così, tra affanni intensi e tormenti, tumulti interiori e gli inferni... il Verso Diverso è che si acuisce se a tutto... Se si sopravvive? La sua Parte la prende, la rivede, la riscrive, la getta via e la riscrive ancora fino a che… ecco, la Parte vive! e va in scena.
Cicciolino, la mia libertà, dichiarata, sbandierata e cantata, finisce dove la tua inizia e prende liberamente, lei responsabilmente? Io putanerie e bon ton, il mio verso nel Verso Diverso. Tuttavia, là dove la zona morta? dove ogni umano pensiero, diritto, dovere o responsabilità si converge e affluisce... Là, lo sono d’incendio? Teso a penetrare cuori e menti, secondo la teoria del quinto poema, il Libro de l’Eclisse. Sesso senza sbarre tra di noi? Perché… chi siamo noi? E che ogni scopata sia! poi come da non dimenticare? Si spera e si dispera. Si spera ancora! è la vita. Sesso e utopie? Fai sesso con chi vuoi purché in grado sia di scegliere la sua via, avendo età legale per decidere il proprio intimo dovere. E più verità! più poesia sporca perora, reclama, implora, esige, ne l’intimo più
intimo e lussureggiante e voglioso, il Verso Diverso tra rispetto e rispetto.
Venezia, Cannaregio – Ostaria da Rioba, 12/3/2010.
Il bambolotto/ Staller
Ho un bambolotto! di senso. A nome Silvio, il bambolotto. Simbolico e d’azione! Come fosse di peluche, l’idea? Lo intrattengo, per emulazione? * Oh, di satira l’istinto e lo spirito. Tirargli giù le cose e la mano di pronta sculacciata andata, il sogno! Sogno dichiarato.
Silvio, Silvio delle mie trame! Quale giocattolo, di gingillo stai nel mio intimo reame. Silvio, Silvio delle mie trame, cosa farei senza quello che sei? Non , non stimolato, d’inerte?
Sì, sono infame.
* Quello di Ilona Staller credo fosse un orsacchiotto.
Non avrete altro signore
Versi che il mondo affrontate spavaldi di spirito
e di senso, o versi! non avrete altro signore che il vostro respiro. Il lettore come attento (si spera) quale critico il più duro e intenso. Versi Diversi.
Sesso disperato
Sesso senza sbarre a cingere? Sesso e cemento! sempre l’inverno. Sesso organizzato e Metodo. Sesso e cultura e paura anche. Sesso controcorrente salvagente. Sesso in ogni circostanza che... Sesso e utopie? Io le mie! e tante. Senza o con politico preservativo? D’ideali e cause nel contaminare... Sesso come ad oltranza! sesso... Di sesso, impaziente l’amplesso?
Il Verso Diverso è fallico.
Vuoi essere il mio alibi?
Vuoi essere il mio alibi? A che respiro ancora respiri? Oh, ignoto lettore, le vie del cuore infinite sono. Tra vendetta, realtà e perdono.
Vuoi, tu, essere il mio alibi? Perché è batticuore.
La luce del sole
Il buco del culo del mondo preferirei abitare sine die piuttosto che la luce del sole subire e morire? I riflettori della scena principale per un protagonista che non è? Io come d’opposto, io... Perché sia come sia… Io, ancora sotto direttiva primaria.
Titillando titillando
Ha carisma, lo tiene! Vuoto, inutile? L’ego avvilente indisponente a cui ostile mi sento tanto. Tuttavia, titillando titillando... Oh bambolotto mio, lui a che? Tutto Successo, Soldi e Sesso? Io che ne faccio la venalità e fissa pro domo mia? E come io nel mio, dimmi! Un tempo, avevo un orsacchiotto. Teddy il suo nome, sai. Io bimbo di tante angosce che forse pure inducono all’evoluzione, però... Come, ora? bambolotto mio. L’altrui bubbone titillando. Ego di fascino e suggestione
a profusione che d’orrore stimolante orrore invece sa nella mia intima magione. Titillando! titillando! Eccolo il gioiello ambiguo d’ostentazione? Pro ispirazione dura a tutte le ore? Titillando titillando. Satirizzando ne l’agone interiore.
Staller/ alternative
Io sarò Ilona Staller (in ruolo), a fare quel che deve
essere fatto. A riscattare, rimediare e riproporre qualsiasi dubbio ato: in altro, altrove e altrimenti le prove. Io sarò Ilona Staller al mio meglio? Io assumo le sue responsabilità (onerose davvero e pure seriose), nella mia mano lo riprendo il discorso non affrontato.
A fare quel che deve essere fatto a riscatto, riscossa e redenzione, d’ogni genere umano futile e vano.
L’egemone
Bambolotto! bambolotto! Di vedute egemoniche è lui? Dentro, qualcosa ecco che si contorce e stride, geme e si rivolta ad ogni onta portata alla coscienza del mondo che, si presume, entità come fosse, pure soffre e si lamenta a l’altrui ostentazione di pensiero. Quel cuore che batte falso per una briciola di potere in più e che fu? Quel pensiero più venale e più banale? Come a noi superiore ei fosse? Io d’Invece, il Verso Diverso con autentici
e più rari mazzi di rose rosse?
Sessovibrisse
Qui, sono la coscienza del mondo. Qui, decentemente spero, io la rappresento. L’abisso a me dentro come fosse, in tutti l’abisso dimora e vive, se l’ognuno cadervi dentro sapesse e nel conseguente tormento… L’ebbrezza d’ogni altro cimento? Ne l’amalgama, ne l’Eclisse, l’armonia si raccoglie per vibrisse.
Lettera severa al mio bambolotto particolare
(scritta prima delle dimissioni di Berlusconi, vedere nota conclusiva)
Caro bambolotto delle mie trame… Chi sei? Chi dentro di te? Ci pensi? Poi, dici quello che pensi e pensi a tutto quello che dici? Analogie? Fantasie? Vedute satiriche? Il senso morale che in me dimora esige più senso da ogni verso che non sia perso in se stesso. Sai, mi rammenti una figura da operetta che è ancora in onda dalle mie parti. Gli anni ano, le mode spesso resistono? E prove e tentativi di dialogo per risolvere infine le tante insolute questioni? Qualcuno, ingenuamente a provarci? Stupidamente a sperarlo forse, presumendo l’altrui superiore senso di responsabilità? Non approvando, posso pure considerarlo e calcolarlo come il disperato atto di comunicazione, in uno stato più generale di confusione. Lui, è il premier-barzelletta che proprio non mi induce al sorriso. Sai, la tragicommedia di un uomo che non si sa se definire più ridicolo o più patetico o entrambe le definizioni e pure per altre deduzioni. C’è il comico che fa il politico come il politico che fa il comico.
Qui, il premier risibile. Siamo alle comiche di regime? ( drammatiche in verità) Il film che, in un paese dal senso morale accettabile, sarebbe ad incassi zero, venendo ritirato prontamente dalla circolazione per ovvia sensibilità, si spera con vergogna, per aver proposto una tale opera infamante il senso di ogni altro autore? L’Italia è paese resistente e di quasi infinite risorse, ma è pure mollaccione, volgare e di flebile rigore morale. Comiche di regime e non si ride, persone di tutt’altra reazione e forse ancora minoritarie. Dimmi, l’apparenza è quella di un teppista di governo, spudorato, insolente e dagli ottimi avvocati? (perché può pagarseli) Sai, se qualcuno si riterrà diffamato, è libertà d’espressione e mia la più che rigorosa responsabilità in questo cuore cittadino, rispondendone. Beh, diffamazione, pubblica denuncia, insulti o espressiva opinione, è mia intenzione lottare per un codice dove la verità non possa considerarsi e poi essere reato. In tal senso, io a dire: pane al pane, vino al vino e merda alla merda. Il rispetto per ogni cuore cittadino, per il proprio sostenitore pure, sarebbe obbligo e dovere d’ogni governo, la dignità comportamentale che l’attuale potere non sa cosa sia, irridendo la sensibilità di ogni età, condizione sociale, sesso o pensiero. L’accusa a quel Berlusconi cui somigli è di uso privato delle istituzioni. Privato l’uso e depravato pure (nel depravato il sesso non c’entra un cazzo, ad evitare sorrisi e battutine). Appare convincente l’ipotesi che il premier abbia mentito recentemente. Se prevale e che prevalga sempre, la presunzione di innocenza, se un politico
pare abbia mentito e la convinzione in tal senso che si fa strada, la domanda che ci si deve porre sia: ha mentito davvero? e quando ancora ha mentito? poi, quanto ha mentito? ha mentito sempre? continuerà a mentire? Perché questa è la logica conseguente quando si sospetta che un politico abbia mentito. Sai, il dubbio che qui, in questo cuore, si batte nel suo non-sapere e tutto dibatte: quel Berlusconi è forse un coglione? Possibile il mascalzone invece o che altro? Per ora, non ci sono risposte, ma come potrebbe egli dire che no, nessuna delle due sensibilità umane, il mio sospetto è che possa essere entrambe. Sai, io se coglione lo fossi, me lo sono chiesto per anni e spesso la notte, nella notte del mio cuore. Dopo tante troppe volte, sono addivenuto ad una conclusione o semplicemente mi sono evoluto: oggi, il coglione che pure ero, non lo sono più, essendo divenuto Altro e tanto. Quel Berlusconi invece, lui che tanto se la prende se qualcuno osa contrariarlo, è il bamboccione che bene meriterebbe gli venissero tolte le caramelle, gli si tirassero giù i pantaloni, a farglielo nero di sculacciate severe, dure e durature. Noi, noi abbiamo prodotto Hitler. L’Italia Mussolini e poi Berlusconi, la sua evoluzione democratica (lo Vil Male). Ogni paese dà quel che può dare. Se questo è un paese di merda, in altrove la definizione, l’Italia ha pure un governo di merda (il dire sul governo Berlusconi, raccolto nei bar e sulle strade della vita, come pure in me stesso). Ogni nazione sia responsabile della merda che produce. La responsabilità come fosse tutto, a volte non avendo altro se non la responsabilità nel proprio cuore. Questo governo lo considero ad irresponsabilità illimitata.
Forse, dentro ne uccide di più una Libertà come Irresponsabile di una tirannia pur come sia. Qui, la lettera mia la produco quale dura Azione di Corresponsabilità Morale, io nel dichiararmi responsabile per l’esistenza e per fasti e nefasti di questo governo. Se non è possibile nel Bene, noi corresponsabili del Male? La chiave di lettura di tale sensibile Azione? Il cuore cittadino sia che sia, di volta in volta, da persona a persona: l’incapacità sostanziale, il distratto indolente, l’altrove affaccendato, l’interessato assai colluso o la verace negligenza, tanto cuore tutto a confluire nella somma delle sue responsabilità. Ogni nazione sia responsabile della merda che produce. Ogni cuore cittadino lo sia della merda nazionale, la propria quota. Nel suo abisso, se la nazione tanto riesce a dire a se stessa, in essa le risorse comunque per rimediare, nel suo grande e sterminato cuore, ad evolversi nei cicli e nei ricicli. Hitler il gravame memorabile che accollo a tutti i tedeschi, per sempre. Ogni paese vive, soffre e muore per resuscitare nelle sue possibilità. Se un senso di governo avrà di che sentirsi offeso… Pensiero di linea generale (di valore universale): un idiota non si tocca neanche con un fiore. E’ il mio parere che vale quel che vale. Nello specifico, se qualcuno il tale tale lo ritiene, può sempre sperare di metterglielo in culo con un voto. E’ legittimo! è democratico ed è auspicabile. Sai, una considerazione la voglio delineare e porgere alla tua riflessione.
Si può dire onesto e nel senso dello Stato il politico che arriva a sacrificare se stesso, i suoi interessi, il proprio bene al bene comune, alla funzionalità dello stato, al generale fluire della vita che verso il mare comune scorre perché poi non si sa davvero dove, d’animo retto e nobile l’uomo, degno di nota e di vivo ricordo nella più generale memoria della vita dello Stato. E come giudicare il politico che forse, perché non si sa (non si può proprio sapere! per ora), lui che arriva a sacrificare le vite normali del cittadino, il bene comune e le pubbliche funzioni nel loro esercizio, il loro corso nel flusso che gli è naturale… comunque la vita, a prescindere dalle opinioni della vita, a subordinare il tutto ai suoi personali interessi, incapace, inetto o come fosse fraudolento nella sua impossibilità, ne la facoltà a tutti comune, del dovere distinguerli da quelli collettivi? Dimmi, se non il senso dello Stato, il senso del suo tornaconto? Pensiero di linea generale (di valore universale): è meglio parlare alla pipì perché la merda bene intenda o dialogare con la merda, per il bene della pipì stessa come ignara di tutto, non esattamente inconsapevole e pure indolente in tal senso? L’interrogativo di sempre in tutti i popoli democratici, eventualmente nel caso. Nella mia fantasia, ritengo di poter pensare, a chi senza ritegno, come ad un codardo di stato. La dirittura morale che si dice di una mezza sega, pure di successo. Mezza sega eventuale che non i miliardi, non i deputati, non le televisioni, non gli avvocati o le ville, non il potere a poter fare una sega intera. La barzelletta che vive che non fa nulla per dissipare questa e altre mie costruzioni fantastiche. La mia sfrenata immaginazione? E su quali pubbliche ipotesi mal confutate le sue tenaci fondamenta? Sai, in quel suo non riuscire a diradarle, l’accusa è di incompetenza, di incapacità o di negligenza, non sapendo quale delle tre possa essere la più
pertinente. Forse, solo la manifesta volontà e la determinazione politica? Grande davvero lo sprezzo del ridicolo. Il governo Berlusconi che dovrebbe cadere per sua dignità ritrovare. Io contrario causa l’attuale situazione economica. Il consiglio sarebbe di inchiodarlo alla sua miseria e relativo squallore, alle sue responsabilità, ad elementari compiti e doveri disattesi, a quel che dovrebbe essere e non è (causa propria insipienza). Anche perché non si vede governo pronto a subentrare. Poi, ritengo che il questo fare sarebbe l’atto di pura ed autentica crudeltà, verso l’incapace. Certo, se continuasse così, preferibili due calci in culo. Sei d’accordo, Berlusconi, pro o contro a lui, il torto o la ragione in lui, come ormai fosse il colesterolo che blocca il flusso vitale alla nazione? Questo te lo dico perché devo dirlo a qualcuno, sfogarmi! e somiglia talmente a te che… Ti offende tale insolente paragone? Beh, anch’io me la prenderei al posto tuo. Però, ci sei tu e sono cazzi tuoi! Dimmi, vorresti dirgliene quattro a quel coso che farebbe inorridire qualunque bambolotto nella propria dignità e condizione di paragone, vorresti? Beh, ci penserò sopra, proveremo a scrivere qualcosa insieme, io e te. * Che ne dici? Bambolotto, bambolotto delle mie brame! cerchiamo tutti le nostre radici nella
notte del proprio cuore. Come pure ci muoviamo andando per cieli e inferni d’altre vite.
* Riferimento a libro terminato, prima su Berlusconi, poi sui morti viventi tutti. Infine, Vaffanculo! l’ho scritto puntando sui Titani. Nota dell’autore. Questo testo è parte del mio intervento al X Congresso di Radicali Italiani 29 Ottobre – 1 Novembre 2011 (prima che il governo consegnasse le dimissioni). Rispetto all’intervento vero, sono state apportate delle modifiche per adattarlo al libro (l’inizio, il finale e qualche parola qua e là, la punteggiatura anche). Comunque, sostanzialmente l’intervento ci sarebbe tutto. Per i curiosi, per verificare, il testo esatto dell’intervento congressuale è reperibile sul mio sito www.darioschonberg.it sotto la voce Congressi. Credo di aver parlato il 30 ottobre 2011 e sono stato pure moderato, vorrei precisarlo.
Scopare/ comunicare/ stanare
Forse che, i cazzi, meglio è
sbranarli (in ferocia) invece del sì mero succhiarli? L’altro insolito e più indocile modo di stuzzicarli nei sensi? A stanarli, da interiora umane. Io nel mio Verso Diverso.
Sessosasso
Io sono il SessoNuovo e aitante nell’immoto stagno dell’uomo oggi. Da le infide grazie de lo Vil Male, l’uomo dominato e piagato dentro. Il SessoNuovo nello stagno gettato? Con effetto
si spera (e si dispera). Che si spera ancora.
Lettera al benpensante pensiero
Io che osceno vorrei dirmi, osceno in tutto l’essere? In quanto solo l’idea di osceno (io ancora) nel mio possibile, volto a resistere a qualsiasi tentativo di normalizzazione? Di osceno ambito, a sconvolgerti i sensi tutti, proprio tutti? La tua legge morale, tua nel dirsi, i pregiudizi? Naturalmente, gli ipocriti. Osceno io? Spero, però a modo mio. Io sempre io? Voi, leggete! valutate, giudicate pure. Io sono come sono. Io sono quello che penso e tutto quello che scrivo lo sono. Sono quelli più tranquilli che, a volte, riservano le peggiori sorprese? Le migliori forse, da altri punti di vista? Poi, a dipendere dalle scritture e dalla mia ricerca... Insinuiamolo pure, diciamolo! lo suggerisco? Lo sono una grande scossa terapeutica? Se così è, io quale vera audace impresa, lieto di averti stupito, svegliato, colto nel tuo intimo dormitorio che tanto sa di quiete, di pace eterna. A sapere pure di morte?
Io, intimo Libro del Bene e del Male. Io, come sono. Perché, cosa sono il Bene o il Male? Perché tutti hanno torto, avendo spesso ragione? I propri torti e le proprie ragioni, nel grande immane cozzo delle ragioni tutte. Voi benpensanti, voi le vostre? Io le mie, nel perdurante cozzo delle ragioni. E tutto è soggettivo. Come tutto è pure relativo. E da ognuno è che dipende. Dunque, io l’osceno? Speranze in quel termine... oh sì, riposte. Io l’innocuo, il maldestro, io... rassicurante? Dato l’altrove vivere di talento ed estro (qui per esempio, nel testo). Io quale Jekyll? Il volto d’ogni giorno che voi vedete e che... Qui, a spogliarmi del mio tratto ufficiale, ingannevole, fumo negli occhi come fosse? Io sono Hyde, nel mio giardino segreto. A volte depresso, è vero. Altre, come represso?
Qui, sì detto e sciolto e liberato da ambigui vincoli morali? La legge del proprio cuore che... il mio umore, lo scrivere ch’è mio! il mio vivere rigorosamente secondo coscienza. Sì, la legge del proprio cuore... legge ad altre d’altri affine, la mia come tollerante e pure intransigente, soggettiva nel suo relativo e che tutto mi influenza? Io e la legge morale dentro di me, al di sopra di me, secondo me. Io l’ospite, la sua spada invece nel mio Verso Diverso? E tu, benpensante pensiero, chi hai dentro di te? Che vitalità ospiti? A quale verso della legge, della ragione o della vita, a che dai corso? Da dove vieni? Dove vai? Chi sei, dentro di te? Non quello che mostri in superficie, ma... laggiù, nel profondo sì, là... chi sei? Noi tutti, noi Libri del Bene e del Male, siamo relatività. Dimmi, chi lo turba o lo affligge il tuo oceano? La mia immensità d’anelito è tale e vale l’infinito. D’Invece, tu dormi nel tuo falso benessere, mentre il mondo di fuori e più oltre ancora è puro Inferno? E ti appaga la routine di superficie sì, se benpensante. Nel mentre in me disturba, irrita e stimola, provoca e sollecita reazioni per una nobile mutazione interiore volta a l’essere differente. E che ne dice la profondità sotto la tua benpensante superficie? Tu, indifferente? Altre, a muoverti come indignato? Tu suscitato ora, e smosso da questo mio inusuale propormi? (spero) Perché qui io sono quale puro sesso! e sono il Verso Diverso.
E che ti vada di traverso! Io che in osceno... sì, ci spero proprio. E più non dispero. Io, putanerie e bon ton. Tu come a reagire, io a comprendere d’aver colpito nel segno? Il tuo animo d’altro interessato e lì avvinghiato, dall’agio del momento come intontito? Sepolcro imbiancato, probabilmente. Io tumulto interiore come perenne, finché questa forma poetica dura. L’avventura dell’avventura! E nella poesia… a dirsi, la più dura? Come fossi nuovamente in stato di grazia? Dimmi, è meglio lo sbagliare ogni mossa della vita che l’essere, in lei, a poesia addentro, l’albero ingannevole o come sbagliato? Io di forsennato vigore, il florido arbusto oggi. E cosa è giusto e cosa non lo è? E chi decide cosa sia cosa? Fare la cosa giusta, a questo attendere la giusta ora? Oppure, farla nel momento giusto la cosa, sia pure rischiando? Comunque, qui sono quel che sono! come lo sono. A scandalizzarti? spero. A far rizzare i capelli all’uccello d’occasione, il suo battere del cuore! di
buonumore o di sdegno, sia come sia, il morto vivente che, tale e pronto per la fossa, più non lo sia? Io, ad essere per te: il Bene? il Male? sia pure. Qualcuno finalmente, non più il signor Nessuno? A stanare risposte adeguate volta questa mia estate. Se reazione c’è, quale che sia, io ad esistere pure per te? Grazie al Verso Diverso, io dentro di te? Io già sostanziale, la forma finora ad essere precaria? Io che insisto! e su questo perseverare… ecco che resisto, infine consistendo? Oh voi, uomini e donne della Terra che vivete come vivete... Indifferenti? Rinchiusi nei vostri cuori? I televisori? Oh voi, teste di cazzo! se questo siete, lo siete? Voi... voi a me come osceni, sappiate. La relatività colpisce ovunque e comunque. Ogni uomo, governo, opposizione o altra umana ragione. Ilona Staller, anno 1986? il 1987 forse, io l’avevo votata (a Roma credo, in trasferta). Per motivi miei, votata. Supponendo cuori stuzzicare potesse, smuovere, dal suo ruolo a sé oltre andando, oltre quel che era e si diceva nell’immaginazione dell’uomo infoiato, lei votata ai fini misteriosi dell’ignoto? E grande cocente delusione dalla Staller-occasione. Qui ed ora, io come di respiro morale, etico, filosofico?
Ne l’agone poetico del mio universo che a tutti tende e si protende. Io, a rilevare la Staller nell’immaginario collettivo? Possibile, nel mio immodesto piccolo? Nei limiti del Verso Diverso. Poi, oggi, io di Tim Curry la degna emanazione? Discendenza? Illuminazione? Ostinazione. Ai sensi de l’Eclisse, certo. Io che in un osceno spero e più non dispero. Io che avrei fatto un contratto con Dio? Il nono poema, * del contratto, l’ospitale pago e grato? Io non a sottoscrivere sarò buono, educato… No, io a garantire scriverò solo quello che penso e sarò coerente e conseguente ad ogni mio testo, questo. Badate, del contratto, queste pagine a dirsi quale parte integrante. * Io sono io! essendolo a modo mio. Se teste di cazzo ad inalberarsi, invece di riflettere su queste letizie, sull’uomo, sul mondo, su Dio o per altre esigenze e possibilità… Se? Beh, Vaffanculo! con rispetto e per difetto (nei limiti come illimitati del Verso Diverso sempre). Tutti hanno il diritto alle proprie stronzate, ad esprimere banalità negli episodi della vita. Importante sia la lucidità di pensiero, la sincerità, la chiarezza e delle stronzate la
obiettiva e comunque soggettiva classificazione. Poi, responsabili e conseguenti sempre, s’intende! Io l’osceno! e più non dispero. Duro di Fondo, durevolmente tuo? I cazzi, come tutti i poteri, vanno accarezzati, leccati, ma possono essere pure sbranati, giusto?
Venezia, Cannaregio – Ostaria da Rioba, 3/6/2010.
* “La mistica del granello di sabbia” AndreaOppureEditore, giugno 2010 (finalista premio Nabokov 2010, forse rieditato come e-book).
La filosofia del SessoNuovo
Guardare al totale più che ai dettagli, senza i particolari poter dimenticare, la filosofia del SessoNuovo a tutti i ragli? L’interesse comunque per chi al dunque? La perfezione, detta nella sua imperfezione? Il continuo divenire d’ogni cosa, uomo, pensiero o sesso, è dichiarato nel suo ardire. Comunicare il fine dell’uomo! lo scopare… Tramite il Verso Diverso, anche e di più? Perché... lo scopare, tutto per comunicare? A questo fine, il sincero ispirato scrivere? Insolito il modo, diverso per animo, idee, per teoria e pratica, mete a dirsi affini, inclini? Scrivere per scopare per comunicare. In un solo respiro, l’amalgama, l’anelito. Ne l’Eclisse, il lato congenito dell’autore.
La Filosofia del SessoNuovo? Farlo,
vivendo il diverso, a farlo in altrimenti. Espediente, per scopare finalmente? Scopare sì, però lo scopare al Totale? Al di qua del Bene e del Male, come fossi… In loro al di là, qua restando e scrivendo. Il Verso di mille magnifiche rose rosse.
Scienze della comunicazione
Ciao, bigolo di destra o di sinistra? Ciao, era agnostica, atea o credente? Età, peso, lavoro, opinione, di quale tifo? “Qui, io non pongo vane differenze tra una mente e l’altra mente divergente.”
A meno che tu sia la differenza ad imporla o impostarla. Lo scopare è scopare, non la chiacchera! Poiché l’altro, se tanto discriminare lo pensa… Io d’avversario, in tale ansia del comunicare. A mio senso!
La Società dei Diversi? Qui, la si propone. Io il Diverso, qui la si descrive, ora vive? La Società dei Diversi tra abissi e cime. Su Staller-orme, di comunicazione docente? La pace dei sensi infine io a temere?
Il blocco dello scrittore forse, l’incubo? Su queste pagine, dei sensi lo scatenarsi.
Seduzione
Volto, Questo Me insolito e audace, ad unire e non a dividere, a dare e non l’arraffare, al sanare e mai a spaccare? A porre domande più che dare risposte. Ad interessare volto, se è gioco, è pure serissimo e tosto intendimento de lo spirito. Io sono La Parte per definizione, a tua intima suggestione? Parte che già è stata scritta prima d’ora. E mai, mai proposta come qui ora?
Triangolo isoscele
Vi piacerebbe triangolare? Il terzo... Vi manca? Ci pensate? E quanto lo agognate? A farlo davvero? Io Verso Diverso, quale terzo mi propongo. Sarò legame ulteriore! e tetto e compagnia, aggiungendomi alle vostre già comuni ioni o emozioni di vita. Io nel possibile di senso e interesse altro da quanto già vivacchiate? E sarò vita meno monotona o noiosa? Il problema di sempre: la noia. Io che sesso... siamo a disagio qui, in Venezia. Disagio, il mio penoso minimizzare a dire. Io che non ho fiato, allenamento o rinomanza... Consuetudine non ho, io qui: in eleganza. Sono il Verso Diverso! la dicibile alternativa.
Duro di Fondo anche. Il tratto identitario?
Io che io giovane, era l’assurdo sogno il poter triangolare... Io che solo e solitario sempre, il mio cuore... Qui, mi dico Il Quale! e sarò tenace legame.
Il divo del cinema
Non ha parole, né capelli, non un particolare gesticolare, non ha fascino né carriera alle spalle? Ha il suo cuore! e fantasia tanta, il divo del cinema che ora dispone...
Di un copione!
Il copione da onorare, vivendo? L’agone e questione in ogni altrui emozione di rango elevato. Ciak, Motore/ Azione!
La buoncostume
Ehi, se si fe viva la buoncostume? Io e la poesia sporca come volta a... Io e le mie oscene pose animose? Il comune senso del pudore, a dire? Io a ribattere, ritorcere e suggerire: sono la stigmate di una evoluzione. Io tengo rigore morale di tutto spessore. Oggi, a prova d’ogni prova di forza? Oh, Rigore Morale delle mie brame! Chi più e chi meno? Chi niente e chi... Eccessivo, nel suo sopravvivo? Poi, lo strano e del tutto personale. Io, il Verso Diverso.
E più verità, più poesia sporca a dare... Io, come al meglio riequilibrare, a provarci... Il genere umano a compensare nel totale d’ogni sua conclamata povertà?
Le dieci regole per una buona scopata siderale
1) L’ispirazione, il desiderio del momento? Attieniti alle tue brame. Il mondo, il genere umano, la vita? L’obiettivo. Nel mondo, chiunque è poema.
2) Non pensare solo a te stesso.
3) Sii libero nel tuo pensiero/ desiderio. Non sentire costrizioni o restrizioni.
4) Fallo in te, in prima persona a farlo. Non agire per conto altrui o per altro che non sia il tuo sentire.
5) Abbi fantasia che è andante e suggestiona. E poesia! che funziona. Audacia, audacia e audacia! (come disse *)
6) Eccitato, arrapato sì?
Non come un animale (e che vuol dire?) Sii intellettuale (e siderale se vuoi, se sai).
7) Scrivi solo di quello che pensi e pensalo quello che scrivi. Nel tuo pensiero, digita, digita pure! abbi intima soddisfazione.
8) Cerca, scopri e coltiva moralità. Certo, una moralità tua tutta personale, però abbila. Cos’è un uomo (o la donna) senza moralità, per quanto strana e complessa.
9) Sono vietati trucchi, inganni, sotterfugi di sorta. A meno che rientrino nel computo della strategia della tensione, in ogni fantautore.
10) Se sei alle prime armi, comunque impacciato, maldestro o carente d’estro e tuttavia ti vuoi cimentare, acquisendo esperienza per susseguente ispirazione, sì forse. Nell’atto del... accetta l’aiuto altrui, a spalleggiarti, nei primi anomali rapporti di insolita penetrazione, una nave-scuola? Però, renditi conto che viene meglio se vai solo! per la tua strada, per quanto sofferta la strada. Sopravviverai? Riuscirai? Saprai? Se…
Un giorno, d’estro e talento, potresti svellere ogni recalcitrante dal suo io più che maldisposto.
* George C. Scott nei panni del generale Patton in “Patton, generale d’acciaio”, di Franklin J. Schaffner.
Preservativi
Quesito fondamentale per il Verso Diverso: servono o non servono i preservativi? Interessi altrui, le loro esigenze... Lo Vil Male? La curiosità senza ardore o vero sguardo? Oppure, altri a tutelare dalla propria complessità? Te stesso a proteggere, da le loro banalità? Noi, nel proprio umano essere che (umano) a sé ritorni come esige il peccato: mutati dentro per proprio libero convincimento. Non cambiati per l’opportunismo del momento.
Beh, a fare sesso sano e con discernimento, preservativo sia: politico ideale. E poi? Chi a credersi immune, come se... come se... A dire: la Malattia? Ehi, non è cosa mia! Invece... Oggi, lo Vil Male è come la sifilide che era:
tutto e tutti vilmente e parimenti a contaminare nel debole dentro nel come irrisorio cimento? E tu che... credi? Tu pure, a dirti quale esente? Immune, neppure io lo sono, proprio come te. Lo Vil Male è già dentro di noi, in agguato. Attende solo d’essere svegliato, stuzzicato e… L’intimo preservativo è indice di vera sensibilità, di autocritica, di nobile dura partecipazione e... E’ da Verso Diverso.
L'amante
Io mi preferisco amante! Di ogni lettore amante, dalle mie solitarie ore, le più straordinarie e più problematiche ore. Non ho preferenze, né offro privilegi. Il lettore è lettore! chiunque egli/ ella sia. Il matrimonio quale tomba dell’amore? Il rapporto fisso, prestabilito, forzato... Comportando l’inaridirsi presto dell’autore?
Il figlio di puttana e la tua dolce metà, questo io sono. Io che... ci sono e non ci sono. Io sono mio! davvero lo sono? Comunque autore, comunque in altrove. Lo sai dove?
Erotismo e poesia
Deh, lasciami penetrare il tuo intimo pertugio, a scorazzare tra i pensieri tuoi. Là dove tu sei chi ti vuoi. Io sono il Verso Diverso! Correre dentro di te è il mio anelo, battere i tuoi altri sentieri, i più impervi, remoti, ostici al cammino? A guardare chi sei, che pensi o vedi. Tu sei tutto un altro mondo, io… Di mondi, l’impavido vagabondo? Pavido, solo se mi costringi sulla voce di parole vuote, inutili come, ingombranti e letali all’io tutto interiore, ferito come nell’impossibile d’espressione, silente. Pure, nel cimentarsi mio di bocca… Sì, a volte/ spesso... su altro, mi stresso! Facendolo per niente perché non coso?
E la chiacchiera, più che il sesso, sia l’indecente pornografia dell’io là dove, io nel mio, erotismo e poesia?
Sai, io sono destinato a durare.
Il decimo poema
Io ho un copione! vitale. Dannata dannazione? Il decimo poema, * il copione. Voi, ce l’avete un copione? Un copione che vi consegni la forza e l’azione? Dunque, io ho un copione. Il copione che è la mia vita. La vita che sarà, domani?
* “La legge de l’ispirazione”, scritto nel 2004 a ritmo forsennato.
Sessobrancola
Quando il vostro sesso brancola nel buio, le speranze si dicono apite e le frontiere si mostrano per finite... Qui, v’è intenso verso! sappiate. Il sesso sarà senza tregua o limite. Per Verso Diverso.
Io, oltre ogni vostra immaginazione?
Sessocombinazione
Io nel mio Verso Diverso, come? Di quali profumate rose? A volte, anch’io ho le mestruazioni. Io nel mio umore alterno e balzano. Però, qui dentro sono sottile alchimia. Ci sono voluti anni ed anni e ancora, una vita intera a questo spesa? Io quale amalgama tra ogni nozione e pensiero suscettibile, per la conseguente vibrante ispirazione e... Ne l’intento di verso! Scrivere? Scopare? Per comunicare? A dire: ebbene, anch’io ho vissuto. Sono respiro all’unisono di tutti i miei intimi respiri e voglio andare d’incontro-scontro a tutte le altre fottute combinazioni dell’intero universo.
Cicciolini di merda
Cicciolini di merda! di merda come. Chiunque voi siate a voi dentro, dal come lo siete o dal cosa facciate... A prescindere dal colore, dal valore, la notorietà, il nome o l’umore della sentita merda... Voi siete i miei cicciolini di merda ad altri cicciolini sì pari, per quanto abbia io pure preferenze. Così, è che a voi mi volgo sporgendomi dal flusso interiore, tra seduzione e suggestione d’ogni ragione. A voi pure, io volto.
Cicciolini di merda? Come l’autore per esempio, a suo tempo e suo modo, tale quale. Non proprio, non tanto, ma... come se
a voi pari mi sentissi, ora di quell’allora!
A dire: non si può mai dire! nulla sia scontato! Tutto può divenire nel continuo divenire. Io, quale concreto esempio.
Trecentosessanta gradi
Io spero in una contaminazione a trecentosessanta gradi al diffondersi di costumi inverecondi e che poi sia... la sana epidemia? Forse, ci si annoierà di troppa poesia?
Sessocomunicazione
Perché si scrive? Per dire quello che si ha dentro? Per sentirsi qualcuno? Considerati? Per contare in questo mondo di merda? Per interessare? Per comunicare? Per le pagine bianche sporcare? Per difendere? Accusare? Per partecipare? Per vivere il mondo a modo nostro? Per segnare il nostro cammino e la vita? Per dire: qui siamo stati, le prove!
Io scrivo per scopare. Lo scopare, è comunicare come forse Ilona Staller non intendeva? Però, sapeva quello che faceva.
Porte aperte
Gelosa/ o sarai se lui o lei lo faranno con me? Sia pure strano, se lo fanno? Avresti motivo avresti! Eppure, a te pure la porta è aperta e ti invita il mio verso qualunquista. La visita fatale la si attende sempre: rose tutto l’anno a tutte le ore d’ogni umore.
Sessoincompreso
Quando il sesso si propone, Diverso, ma… A te dentro, non scrive, nulla dice? Colpa mia, colpa tua, colpa nostra? Impotente verso, sofferente come? Incompreso, in se stesso giace e... Non si dà pace!
Che fare? che fare! Per giungere in te! A scrivere nel tuo ambito cuore, il Verso. Mai ci sono le risposte molli e sicure a domande dolenti domande, d’insorgenti paure.
L’aitante dentro
Per i brutti cicciolini, i non allettanti, dalla vita sempre come sconfitti, da problemi altri e più duri più che afflitti, a loro... Io d’intenso. Io preferenze non tengo, eppure mi vanno di più gli aitanti a sé dentro che il bello di fuori e nell’altrove come macilento. Interiore aitante, io pure nei miei interni: i miei inferni tutti!
Più che sessodimisericordia, è il Verso Diverso che con certe belle figure proprio non tira e non lo vuole, non sapendo che dire a chi, della vita, le solite banali, scontate e benestanti vie? Il Verso Diverso si eccita, si gonfia e parte con chi il suo diverso senso lo intende.
Così, è puro sesso! affatto di misericordia.
Io che l’uomo un tempo lo volevo uccidere, metafora o metafora affatto si dica, oggi... l’uomo... ecco, lo vorrei salvare. Da Daniela mutato, io dentro segnato.
Sessopudore
I testi, esagerati? Purché sostenuti dal portatore del Verso Diverso e... Se l’autore stesso dentro bene lo regge, il Verso Diverso terrà ad ogni critica? Io, il sessopudore che non perdona. Io timido e... Io l’esibizionista riservato, d’ogni misfatto? Eccesso della misura e misura dell’eccesso? A voi, la critica: se tale mio a voi sortire sia più o meno calzante a questo aitante interiore volgersi da le ambigue segrete ore di Vita Altra.
Liturgia
Ecco, l’ispirazione bussa! Il Verso si gonfia e si tende e comunicare... Aperto al mondo, ad ogni cuore sì avanzarsi e dichiararsi. “Ecco, eretto e pronto sono! Io sono il Verso Diverso che scopare vuole col mondo.”
Il Sesso Ideale
Intrigare/ … Il toccare di dentro ogni possibile mente o cuore comunque accessibile, anche il più distante da Questo Me per interessi, cultura, opinione, altrui d’ogni sorta, colore o umore? Questo lo dichiaro il Sesso Ideale. Con codesto, sia pure il più diverso, avventura sia: tra Paradiso e Inferno. Ne l’Eclisse, il nostro splendore batte.
Sessodibriscola
E’ il Verso prepotente, arrogante,
il sessodibriscola che ti prende senza prima bussare, senza chiederti che ne pensi del suo sesso. Del tuo parere, ecco che se ne frega? Tanto è il sessodibriscola e...
Te lo fa pesare?
A volte, il mio verso è moscio, triste. Non di quel sesso si dice e nemmeno...
Neanche è verso? Altre, è proprio il sessodibriscola. Anche se non lo ammette il mio Verso e non fa proprio… Non come...
Tuttavia, a te si volge e tutto ti travolge e sei preso dal sessodibriscola che pure, il suo senso, l’importanza, la forza o corretto desiderio… Imposizione mai la vorrebbe portare
ad altri che non… Però, è il vero verace sessodibriscola. Calato, prende come prende. Auguri!
Sessociacola
Quando si scopa, si scrive. Con impegno e dedizione si scrive (e si scopa). Qui, il senso più Verso e sincero nel suo vero davvero? Sessociacola mai nel suo cuore. Non si frulla nel futile, l’invano, ne l’impero de lo Vil Male che tutto sugge e consuma, mentre a l’uomo che rimane? La schiuma che non vale un cazzo!
Versi fendenti
Siamo di senso oltraggioso? Io con i miei versi che escono come loro si sanno: senza trucco, inganno o ipocrisia, molta malizia sì e pure della malia? Sia amore o sia odio, comunque sia… Io non agile né abile al Gloria di via.
Abbiate ritmo! o versi fendenti che siete come volete e vi sapete, il senno ch’è vostro, alto il costo? Così, è che vivrete o ne morirete! Però, i miei eletti sempre lo sarete.
Il Cavaliere de l’Eclisse
Io voglio scopare con te, lo sai. Nel gioco de le forze primigenie e l’attrazione di senso di tutte le realtà dell’universo, io voglio! devo scopare con te. Sia tu il giovane o l’anziano, sia tu l’uomo o sia la donna, come filiforme o il più obeso, sia tu il bello, il brutto o altro, il credente o l’ateo tu sia, fossi pure l’agnostico solo e più disperato che mai… Come il tuo ideale più dannato? Onesto? Disonesto? O maldestro? Io voglio proprio scopare con te. Come ogni Cavaliere, si suppone.
Io sono il Cavaliere de l’Eclisse che vuole scopare con il mondo
e sarebbe meglio sì di una qualsiasi serata qualunque. La luce della luna su terrazze di fortuna? Nel tuo letto, caldo o freddo o d’effetto? Il mio cazzo non è un duro cazzo. Il mio cazzo è un Cuore Grande! Focoso, sincero, di forsennato ardore. Verso Diverso tutto batticuore.
La chiave
Tu, cicciolino! Dove vorresti essere toccato? Dove ti stuzzica la voglia?
Là dove sei solo, veramente solo, dentro lo sei? L’abitudine, il tuo inferno?
Cicciolino, cicciolino delle mie brame, la tua mente è una segreta remota che aspetta, forse senza saperlo, aspetta un visitatore di lussuria e balzano d’umore. Io, della tua ignota segreta, tengo la chiave
di senso e arcana tanto che nessuno la crede?
Le europorche
Ehi, avete visto... sto cercando... Vivono le europorche, d’Ideale ideali, che inclini e dedite siano al come tutto potrebbe essere Invece? Di quel che altre solo sono disposte a non sognare nel non darsi da fare? Ragazze! i loro amichetti pure, siate i benvenuti! Cerco, anelo e spero, prima di morire, di vedervi in sostanziazione. Bellezze e sconcezze! di ben altro agone.
Ero Ethan Hawke
Ero Ethan Hawke ero. * Ora, più Gale Hansen? * spero. Irriverente, il palpito giusto? Spavaldo, audace e di gusto?
Ero Etan Hawke ero. Ora, più Gale Hansen! spero.
E dispero. Ma ancora spero.
Nota. Nuanda è il soprannome di Charlie Dalton, nome alternativo datosi dallo stesso personaggio (attore Gale Hansen). * Attori de “L’attimo fuggente” di Peter Weir, uno timido e l’altro spavaldo.
Sessodicontropiede
Quando lo Vil Male assedia! più insiste in sue forze a l’altrui cuore? Azione tradizionale, azione da manuale, il diavolo in minore a lavorare duro duro sulle pratiche d’ogni spina dorsale? Io, grazie alle mie più straordinarie vie, io Verso Diverso mi prendo e… Sessodicontropiede, così mi dispongo: d’avversario a luoghi comuni, parole e fatti di Vil Male.
Insieme
Non so proprio se dentro a te io verrò. Io a venire dentro di te sì, tutto io teso, ma... Fai attenzione! Io e te a venire? Nel venire insieme si spera. Nel momento, come e di quale intenso? Questo sesso controverso, perché Diverso, solo la normalità teme e scorgendola là... Ecco, geme e già è che veeme.
Sessocanaglia
O sesso! tu che pensi, da ossesso, a come fottere sì e fottere ancora, che qualsiasi mezzo sarebbe a te lecito quale ne fosse il costo morale, lo vale? Sessofine, sessosenso, sessomoneta? Perché non ti poni il problema (di sale) se la tua libertà sconfina ne la libertà altrui che più vale? Poi, ti offende l’altro, nel suo molestato, se offeso ti riprende?
Io, sessocanaglia lo sono e lo ammetto. Tuttavia, io come sono? (sesso di concetto) “Scrupolo estremo/ estrema spregiudicatezza”.
Sessosai
Forse, in te, è come se… veggente? Come l’avessi sempre saputo che il SessoNuovo e strano sarebbe a te venuto?
Il Vento de l’Eclisse agita e scompiglia, di superficie, l’onde d’ogni mare, ma... nel suo di sotto... Che accade? Che ne pensa il misterioso mare?
Lunga è stata la tua lunga attesa? Non sono proprio una sorpresa? E’ la vita! Vita che viene resa.
Sessomobile
Il sesso migliore è quello mobile. Il verso che, tale, ai punti di vista che sono altrui, i tanto e più diversi, sesso s’accosta, li esplora, approfondisce e fruga le angosce tra le cosce d’ogni cuore. Palpiti di coscienza per acquisizione d’ogni verso fattosi più riflessione e… Cosce/ angosce.
Senza feroci intenti di conquista. Curioso su gli altrui punti di vista. Libertà di pensiero, di sesso, di verso. Interessare, interessare, interessare? * D’ogni sincero malaffare… Indagare, indagare, indagare ancora. Marlowe, ora. *
* Suggerimento di Arthur Conan Doyle (mi pare). * Philip Marlowe, personaggio letterario di Raymond Chandler.
Sessoseduta
Assemblea interiore d’umori e pensieri: i più simili! i più diversi! Antagonisti come? Ne l’autore, cuore d’agone conflittuale sempre.
L’ora delle Grandi Decisioni si dice: quale verso? quale spada? Quale sesso ne l’Eclisse, oggi.
Così decisi o determinati, al mondo ci si volge. Ai suoi sensi dissodare e sconvolgere, le sue voglie stuzzicare, interessare, scopare d’amore più intenso! e più senso? Amore senza complicazioni o possesso.
Amore privo di assoluti nei tutti relativi.
L’Intimo Potere
Contro tutti gli ostacoli di stipiti o di proibiti limiti, umani o da non umani dati, sì io mi volgo, lo estraggo il verso più fiero volgendolo in chiave di daga, io sotto il mio cimiero. Oh tu, versatile demone, che puoi nel flagello di umani bisogni? Nel Verso Diverso, l'Intimo Potere.
Datemi verso, datemi vento
A raccolta chiamo i demoni per orgia sì particolare: un poema stile pornoetico contro i fasti de lo Vil Male. O demoni! datemi verso a che il suo fertile seme disperso non sia nel gergo dell’incomprensione. O demoni, portate vento al canto di un poeta che non ama il venale e lo detesta il normale quieto vivere per vivere, senza estro e pure privo di senso.
La semina
Frank’n Furter mi toccò dentro, * mi colse nel profondo lasciandomi a lungo come irrisolto, la mia possibile forma di nome priva, la sostanza senza sostanza ancora? Il continuo divenire sì. Però, quando? Eppure, il seme in me venne dato. E ci volle tempo ed ancora tempo per l’intima fatale evoluzione perché... Qui ed oggi, io sono in fiore.
* Trieste, cinema Radio (anno 1975/ 1976).
Il pornoetico
Genere affine al soprannaturale? Senza se e senza ma, forse? Il pornoetico con un che d’istinto… Animale? Possibile, anche. Là dove, l’animale che è in noi, allo spirito si volge e gli chiede: “C’è qualcosa di più?” e risposte pretende, senza ottenerle. E razzola tra le pozzanghere della vita, tra fango, sudore e qualsiasi umore. Poi, quanto lì coglie... Non soddisfa le voglie, però coglie!
I benpensanti non abbiano di che irridere tra compatimenti, irrisione o duro sdegno. I benpensanti si mettano a pensare davvero, senza remore, pudori o altro ritegno.
Il pornoetico come senza stipiti o limiti ne le più dolose doglie del vero-sincero?
Preghiera
O sesso! o Verso Diverso porgimi dammi di che tessere il mio ordito senza fermarmi al primo venire grato e pago de l’aver diversamente scopato io voglio concedermi ad un altro più altri ancora e poi... quando l’ora di chiudere giunge come tutto ha fine anche il verso più sboccato, infine ispirato, concluderò: “Uno dei sensi della vita, il darsi al mondo (il dare e non l’arraffare),
raggiunto e vissuto è stato, di cuore.” Domani è già un altro giorno? Simile o del tutto diverso che sia, purché interessante e degno di vita, è la speranza e l’anelito del mio rango: il Verso Diverso da ogni altro verso.
L'importante è morire
Scrivere per scopare per comunicare? Siamo di condizioni sì provocanti? Siamo noi in trovata licenza poetica. Strategie audaci della comunicazione. Si muore sempre un po’ ad ogni fine-riga quando la fine ad un nuovo inizio prelude e ti conduce e ti esorta forte: ancora, dai! ancora! insisti di più e ancora. A fine testo giunto, esausto, come sfiatato, dirai la memorabile frase (tale solo per te): - L’importante è finire! * Per riuscire a morire e, nel più presto lesto, il poter ricominciare al medesimo o ben altro desco/ umore, pure attraente nel suo, allettante di cuore.
Vita e morte sono due straordinari volti
della stessa complessa anima, qui rivelata per volte stravolte.
* Titolo di canzone di Mina.
Nirvana
Verso dopo verso dopo verso... Scopata dopo scopata (intensa si spera)... La meta del cimento in ogni libro... L’interiore suo cimento? Al Nirvana insperatamente giungere per momenti di senso eterni, l’indole. E poi: rinascere in ulteriore ispirazione come dentro sì braccati e toccati. In altro ricominciare per altro mare.
La ciambella di salvataggio
Mia ossessione, mio rifugio, mio bene. Mi ha tenuto in vita, davvero! Direi, la vita me l’ha salvata, perché poi? Oggi, del cinema io controversa espressione. Ai fitti intensi più sensi di un Living Movie
perenne finché l’impulso avrà Cuore Grande in cui battere.
Per Questo Me, cosa significa la parola CINEMA? Per il cinema, forse uccidere potrei. Limitandomi a compierlo nella pagina. Per il senso del cinema, pure morirei! Nell’esalare l’ultimo spettacolare respiro… Poi, in sala, a scrutare nei giornalieri? Perché no?
Il cinema è vita, la mia vita come fosse… La vita, puro cinema? L’umano è distante, non lo vedo. Le vie di comunicazione, in me precluse! Nebbia. Tenebre. Potrei… non so.
Non voglio? La vita in altrove? Nel cinema, lo sai dove.
La legge del Living Movie
La legge del Living Movie propone altra realtà, tutta intima e personale, di immedesimazione totale in chi, in stato di significativa, forte ed insolita empatia, laggiù in platea si produce. E riproduce (nei sensi, nei tempi e nei libri, oggi). Potenzialmente, tutti i personaggi tutti dei film della mia assurda vita, vita che sopravvive in appena appena? Il cinema, quale efficiente salvagente? Così si vive. Di Vita Altra. Oggi, si cercano spettatori x pura complicità. Io nel mio, il cinema a largo respiro.
Io il film lo riscrivo e rigiro a modo mio, per duro spirito di emulazione, da realtà avulso. Il cinema nel cuore e nelle tutte vene? Preferito a l’uomo nel come s’addiviene.
La verità cinematografica
In cinema veritas? La Parte... Le parti tutte da emulare e vive rendere al proprio cuore credulo, dallo schermo come pendulo?
In cinema veritas? La verità sull’animo umano? L’altrui com’è e come potrebbe? La verità sul mio cuore soprattutto, di inaudite risorse davvero. Io sono in condizione poetica. La licenza poetica il mio discinto. Io, l’eterno bambino qui dentro.
Io non credo in Dio, non alle realtà. In quello, decisamente
agnostico, scettico, ostico. Io credo nel cinema tutto se il cinema riesce a credere nei suoi eroi. Lo dico il mio Album di Famiglia.
La critica cinematografica
La critica, come? Al mio esistenziale. Poetico, filosofico e... che altro ancora? Intimista-espressionista, vitale come dove l’animo aperto del Me spettatore, in ogni platea della mia vita seduto e schierato, lui è il film in visione e d’azione: il Living Movie?
Perché... In ogni film, ogni personaggio, sempre qualcosa c’è che mi riguarda e mi coglie, io che nel film mi vedo e mi riconosco e non so o non saprei (io direi) fare il critico cinematografico da sveglio, faccio solamente quello che so fare: il reinterpretare.
La critica cinematografica come? dite. Nel già veduto esistenziale, la mia vita il cinema vitale come se tutta lo fosse: nelle ossa, in loro possa!
Il pornodivo
Io pornodivo dentro, tale mi sento. Nel mio agio e nel mio elemento. Da Staller Ilona, l’ispirazione parte? E non manco di bambolotto, pensate.
Ne l’Eclisse, l’azione de l’agone.
Poi, a Tim Curry tutto il riferimento per ogni esibizione di Verso Diverso, come considerato l’atto d’autore estremo? Io, l’esibizionista riservato? Qui fatto.
Ossimoro e… Nello spazio, nel tempo, nel significato.
Di carne privo
Il cinema, per Questo Me da realtà avulso? Il cinema è vita! Vita Altra, l’alternativa? La vita, altrimenti come insostenibile? Il cinema, a reggere dentro vita e cuore. Questo, per chi vive la testa fra le nuvole. Ovvero: nell’immaginario collettivo. Di carne privo.
Sessocontinuato
Qui, non c’è tempo per morire se non nel sublime fine ( forse). Però, ecco che altra pagina viene, all’uomo in fetale si offre, così si ostenta la sconcia mia vena: il verso, nel tuo cuore in calore, finalmente a dirsi come in scena? Vita e morte! d’ogni battuta rumore.
E sto facendo del cinema
Io sono la Parte che ho sempre... Desiderato, sognato! sognando senza il fervido realizzare? La Parte io sono, per mia elezione. La Parte che vado ancora scrivendo. La Parte tutta da vivere in Altrimenti. La Parte, d’intima suggestione l’esito. A Trieste, cinema Radio, anni settanta: io come... come incantato? Nel tempo ormai lontano ch’è stato, il Primo Primissimo Reato, in allora l’oggi ispirato. Reale e sostanziale.
* Il titolo è citazione dal film “Gli ultimi fuochi”, di Elia Kazan, del 1976. Il film non l’ho visto, ho letto un suo estratto (di cui il titolo qui, la sua conclusione) su di un libro di cinema, quale non rammento.
Arma impropria
Il cazzo maschio, come il Verso Diverso, è arma impropria quando... Il senso tremendo d’eccitato senso proteso o di potere intriso, intenso ed esteso... Il pensiero che contenersi non sa o non vuole.
Sì perché il cazzo, in dati giorni umani, è oltraggio. Se fosse stroncato... io proprio niente da obiettare su maschi in loro ardire. Io, come poi? Il Verso Diverso lo si intenda quale vero omaggio. Se fosse da le forze evirato... che dire? L’intuire. Non piace? Non dice? O troppo e troppo bene dice e questo dispiace? Sappiate, il Verso Diverso
a cantare seguiterà fino alla fine del suo mondo, addentro i cuori altrui l’impeto suo vagabondo.
In ogni caso: la mia libertà finisce dove inizia la tua. Il Verso Diverso lo sa, così a voi si produce. Il cazzo invece... Spesso, la sua causa la impone e la spende a costo del... Di fare randello del suo discutibile uccello?
La masturbazione
Io a dire: diritto ho alla masturbazione! Tradizionale? Cerebrale? Qui, come vale. E come faccio faccio! Privo di impaccio. Io e la mia immaginazione senza nome. Non donne nude in pose? Versi altri aitanti? Se masturbazione è stata ed ancora è... Oggi, lettori intenti/ attenti ai versi Diversi? D’ora in avanti, sia per noi affare di sensi lanciati, senza i moralismi pronunciati.
La non-citazione
Le cinemà c’est moi!
Nota. “L’etat c’est moi!”, non ho citato Luigi XIV, il Re Sole cui viene attribuita la frase.
Cazzoideo non proprio
D’altronde, d’una fica come valente e capricciosa si direbbe tutto l’umore?
Proposta serissima
Propongo: il classificare l’organo sessuale del maschio, il vile maschio, il pezzo sua gloria, suo brando e vanto, tanto stimato, vezzeggiato e gergo fatto, pure altarizzato, per un definirlo quale vera arma impropria. Nei casi, negli effetti tutti in equa legge?
E dall’uso che il tipo maschile ne fa il civile definire dipenda. La donna a comprendere.
La filosofia del dubbio
Come fosse d’impulso irresistibile... Il non credere! Non sapendo, a pensarci. Rifletterci. Nel dubbio, parcheggiare in attesa. La mente come a perenne sospesa? Dubitare... Dubitare, perfino l’essere vivo? Dubitando... Tutto è possibile, se ipotizzabile. Nel dubitare... Idee alternative bussano, poi entrano. E mondi interi così è che nascono?
La filosofia del dubbio che strugge è l’istinto che mi muove e lo gioca il mio talento che tanto sa d’amaro più indicibile. Quando, infine... ecco, io crederò...
Sarà troppo tardi? Davvero, o vita mia.
Un poeta per tutte le stagioni
Inverno, estate? Nebbia, pioggia… Il sole che uccide! Quale sia il tuo umore della vita, io sono lo stallone per tutte le stagioni dell’uomo, faccio sesso furibondo a volte. Altre, di ritmo sonnolento e breve? Ma come sono, lo sono! L’alcova in un mare di tenebra.
O cinema
O cinema! Dammi ancora vita. Esempi, modelli comportamentali e stimoli! di vita un senso. Vento infondi all’ispirazione e battute da citare e le Parti! le Parti tante io come teso in l’emulare? Dedito alla reinterpretazione di scene, di testi e caratteri forieri di una possibile riscrittura d’ogni vivibile copione.
L'imbarazzo del cazzo
Lo scopare? Vero e finalmente? Pensieri? Struggimenti? Visioni? Io che lo sento l’imbarazzo del cazzo! Qui, io d’altro impicciato e preso, il cazzo come un peso tra le cosce di vita pur avide e lussurie sognanti di notte e di giorno, l’assillo. Però, io sono alternativa e la cosa viva è l’Eclisse che l’umore lo domina nel mio avito altero maniero. Io, il signore del Verso Diverso? Il lettore solo potrà dire se sia o no ( il mio) un tempo perso.
Di sesso, di cinema, di morte, di filosofia
Il Verso Diverso quale spada che indaga e fruga nella bruma e dice e si vale, si gonfia, s’espande? Nel tuo cuore di certo già grande. Di sesso strano, sesso arcano. I versi che sono miei… Io, di morte tua l’alternativa come di vita altra e diversa e vita che bisogna morire nel venire di necessità per rinascere altro fiore? Io sono il divo del cinema mai visto e mai acclamato
finora, è l’ora? Io, la Parte in erezione. Come non fosse solo… Non la pura immaginazione? All’incrocio delle pose inaudite… Vita e morte e cielo e abisso! Io come lo scisso in suo perenne? La mia filosofia a colare da ferite mai curate, poi intrecciate e riscritte per mondi altri fantasticando andando là dove io vagabondando. Io sono il Diverso Verso il più diverso da tutti gli altri diversi. Io per i versi tutti, belli e brutti. La mia filosofia? Quale e che… “Vedi, leggi un po’ tu” insinuando, dico io cantando il mio.
Nota dell’autore.
“Di sesso, di morte, di cinema, di filosofia” era il titolo originale del libro. In seguito, dopo aver ricevuto un messaggio (su di un forum) da William Andraghetti (vedi “Lettera ai Diversi” più avanti), dopo aver ripensato e modificato il libro, titolo non più adeguato, forse pure insignificante? Mi dispiace perché è titolo che incuriosisce. Sarebbe il libro che Etoile de Bonnet vorrebbe da sempre scrivere. Essendo Etoile il personaggio della mia autobiografia (da rivedere e ripensare), io l’Etoile lì rappresentato, il libro in questione lì accennato sarebbe quello che state leggendo.
L’ignoto lettore
Che sia o no nel mio cuore, l’ignoto lettore, ignoto davvero, non ha importanza (avendone). Io sono! E sono tutto quello che sono. Io a dare, non l’avido arraffare. Il dare come lo posso, se lo voglio. A volte, volendo solo se non vuoi? Io, nel mio fiero e smisurato orgoglio? Tuttavia, l’ignoto è il mio incentivo, di senso intenso è che più consiste sulla mia pista: la Nuova Frontiera del Sesso a vista.
Kamasutra – La reinterpretazione
Di sesso, di morte, di cinema, di filosofia. In discutibile senso di emulazione dato, al Kamasutra sì pari, ma come d’impari? Stravolgendo e riscrivendo atti d’amore. Sì, ne l’infinito animi.
Ne l’Eclisse, ogni madido Cavaliere come fosse ( di mosse) il grande e momentaneo amatore. Una teoria di tecniche alternative atte a scopare al meglio col mondo intero, il mondo davvero.
Questo libro che, di rigore morale e d’osceno, vorrebbe dirsi idea e senso al contempo, sui limitari per ambizione e interpretazione? Certa, la nuova definizione.
Sessodomanda
Oh, chiunque tu sia! Forse che ti masturbi? E quando intento lo sei in tale tuo tutto diritto (perché diritto è ai sensi), quale pratica nel vivere... A chi pensi quando lo fai? Puoi pensare a me, se vuoi. Io sono il Verso, il mio verso è la spada che è comunicazione e vita. Un’Altra Vita. Di vita più diversa.
Senza un precedente
Questo Me, come senza precedente legale, letterario, esistenziale? Non lo so, non controllo lo scibile umano. E’ d’animo cangiante il cuore che batte. I Mille Me, a Questo Me tutti dentro, estratti e volti all’occasione nell’ora, di volta in volta, il tratto all’arcione? Io perso nella strada e nella vita, io naufrago e Crusoe metropolitano? Oggi... Questa è la mia strada! dovunque comporti cotanta strada.
Perché le vie de l’Eclisse sono infinite come quelle del Signore nell’uomo? Io batto le strade più impervie e maestose de l’Eclisse dette,
anime cerco, anime sole o solo curiose. Con cui intrattenermi e protrarmi, consenzienti. Poi, anime a cui dentro lussurioso il dilagare.
E siamo di sesso nostro
Noi (io nei Mille Me a me dentro), così ci volgiamo al mondo, per tali il proclama: noi siamo di sesso nostro. Particolare? All’uomo, di sesso trasversale. Da l’uomo vero e da ogni suo travaglio, noi quale sesso a prescindere.
A Tim Curry, di culto il riferimento, immagine, grazia e sostanza, questo non effimero verso grato e devoto sia in eterno, finché tiene il verso del Verso Diverso. Qui, Gatto Nascosto non più nascosto?
Il Canto del Verso Diverso
Il verso nella guaina attende chi il suo portento lo offende. Sguainato, arde e dardeggia su l’ogni cazzo che imperterrito troneggia nella sua opinione lecita, consentita, forse non sentita? Sarà confronto, sarà agone. Da cazzo o d’altra reggia che sia l’altrui filosofia, io Verso Diverso sono pura poesia. Solitaria, sofferente, indocile. A l’altro tesa, ne la pretesa contesa.
L’assillo
Oggi, in branda. Riposo. Il dolce far niente! Solo il pensiero mi salva e pensa! pure escogita e rimedia le ignote oscene più... L’assillo. Per l’indomani che viene.
Oh lettore, buona sorte. Quale il lettore di sorta a Questo Me in sorte.
Io sì che ci penso
Fare sesso, con Dio o con Satana? Sarebbe scopata eccezionale.
Tuttavia... Io che non so, io che non sento? Nessuno! nessuno! nessuno mi parla, mi tenta o mi consiglia. Nessuna voce, qui. Nessuno mi pensa? Per ora, sono solo masturbazioni. Alla mano o cerebrali, che importa?
Così, attendo. Io sì che ci penso!
Vita sessuale
La mia vita sessuale? Anomala. Zero virgola zero zero. Accese fantasie, a parte? Per questo scrivo! e scrivo… D’altrimenti, per sessualità come la più intensa?
Qualcuno, ci riesce a starmi dietro? Impeto e foga nel cimento come senza tempo. Io nel mio agio e mio elemento.
La filosofia del Verso Diverso
Chi sono Io? Chi dentro Questo Me? E come e perché? Ho qualcosa da dire o da dare? Poi, come lo posso dire o fare? Potrei dirlo per altrimenti, rimanendo tutto me stesso in ogni singola originale cellula? E perché no? Potrei completarmi? Potrei... come? Quali folli e più diversi sentieri si celano, d’agguato, dentro l’informe ammasso di anima, di sangue e pensiero, come sasso ancora sentito! e sofferto. Quali strade fantasticare a stimolare la rattrappita mente? Sentieri inviolati in attesa di essere dal mio cuore calpestati? Come il cuore degli uomini, certo. In altro, altrove e altrimenti, l’Essere la sua tela a tessere? Le anomalie? Gli arcani? Le intime giocate diversità, tutte? Per remoti timidi audaci ignoti, per anfratti va l’esploratore. I canoni del bello/ del brutto, del buono/ cattivo a ripensare e riscrivere ai sensi del domani? Teso al tutt’altro vivere, nel sogno, nel segno e nel bisogno del Verso Diverso, più poesia sporca e più terso? Perché ci sono più strade e alternative in una via la più sudicia e maleodorante (
in continuo divenire, la condizione essenziale) che nel sublime d’ogni fiore in raggiunta sua perfezione. In profonde lacrime più intime risorse che in boati di gioia? Nel dolore di ogni sconfitta più che le grida di ogni vittoria? La filosofia del Verso Diverso la sua strada la cerca! sempre la cerca e... diverso essendo, pure rimanendolo… Qui, ergendosi in tutta la sua diversità disperatamente dichiarata, vuole dirsi! vivere vuole! il suo pensiero a manifestare e cantare grazie alla poesia sporca. A conoscere meglio se stessa giungere, infine? L’esplorarsi ancora, allo spasimo ulteriore e comunque. Possibilità, le risorse, il Canto del Verso Diverso e dell’altro ancora? Ne l’abisso più remoto addentro l’abisso dove già precipitato, vani i tentativi di risalire o rimediare, ne l’abisso vagare, nell’Inferno senza fine, né tregua, non la pace, non il banale respiro che a constatare il vile a sé dentro, il dolore sommo privo di qualsiasi dottore che lo scrivere non sia?
Nel mistero, giace la sua ora.
Che ognuno si esprima come ritiene, come può, con responsabilità: Diverso, Eguale o normale, esistenziale? Poi, d’incontro ad altri straordinari versi o per riversi? Affanni? Avversità? Altri problemi ne la più dura sorte? Il Verso Diverso, la sensibile spada, infierisca sui loro! Mutare il difetto in pregio, il vizio in virtù, il Male nel Bene?
Lo svantaggio dentro, perenne e dolente, portare a vantaggio eccellente e più dirompente?
Il Verso Diverso/ la poesia sporca, questo. Così, chi scrive scopa! e gioca come sa e come gioca. Io, nel Canto del Verso Diverso più profondo, più mi addentro e più non mi nascondo: io come sono! Nel mio agio, nel mio elemento: a mio piacimento. Perenne e non indenne il tormento? Nel cimento senza tempo.
La politica del pompino
La politica del pompino del politico professo? Voi in voi i protesi, lui a darvi quanto volete sentirvi dire o promettere, suo l’aizzare? A suscitare. Voi ai suoi pompini, voi nel venire e l’applaudire? In epoca di Vil Male o della notte più che mai venale dai tempi antichi (oggi siamo come imbolsiti), tra pompini, politici e tutte le loro sexy-politiche, difficile è il dire chi sia stato il migliore, tanti tanti. Oggi, su queste righe, il pensiero per circostanze è volto insinuando suggestioni per i come a somma definizione. La politica del pompinaro, quasi sicura l’elezione? Se sì, perché?
Ne l’Eclisse, per cavalieri e filosofi generali, i clangori? Noi nel nostro, a la politica del pompino, noi di cozzo? Aitanti, di socialità o di appartenenza a qualcuno pure, preferibilmente al mondo suppongo, ne la poesia degli estremi, il pornoetico più volgare,
Questi Noi a tutti idealmente di confronto/ scontro. Che pompini regolari… sì va bene! I politici pompini? Invece, loro di totale ovvio sgradimento, noi nel nostro bene: fantasia, poesia e rigore morale forte ne le vene come piene?
Cavalieri de l’Eclisse e filosofi generali, a raduno, chiamo al meglio constatare: siamo quel che siamo? Chi per il potere, chi a sopravvivere solo, il prezzo che fu? Noi de l’Eclisse, solo per il dichiarato proprio piacere. Pompini politici disdegnando come ad oltranza, la danza. Dico e scrivo (il programma): i cazzi nei pensieri altrui, più che a succhiarli e farli venire (nel loro applaudire), preferibile è e sia lo sbranarli, privi di insulsi futili riguardi. Il programma politico! Poetico, filosofico, morale, esistenziale. E politico.
La battigia
Tra pompinari detti come di professione e pompini da dilettanti o dei più ingenui inizi, l’altrui comiziare più proteso su le speranze che speranze si resistono? Non loro siano i biasimevoli colpevoli, no! Quanto noi teste di cazzo, le teste dure, turgide di voglie e di esigenze le più gonfie? Come se tutto fosse facile e giusto? Semplice, scontato, dal diritto più gridato,
il dovere Nel cesso lasciato?
Oh uomo, quanto sei vano e tutto Vil Male! Tutte le orme, equo le cancellerà il mare? L’onda del tempo che vale. Qui, la battigia dell’uomo è il domani.
Cicciolini duri
Ogni politico o Responsabile o puro potere... Il più duro! Il cicciolino? Duro sì, ma nella sua insensibile resistenza? Diavolo! più verità e più poesia sporca che con la forca la rima non la vuole, solo agognando l’altrui richiesto rossore. Politici e poteri forti, i più forti! e cicciolini? A farseli sì, con tecniche esplicite e speciali? A fare cose etiche, stravaganti e lussuriose? Tra pose morali le più rigorose e più oscene, a fare oltre che si può fare: come si viene. Con il pornoetico, la poesia degli estremi. L’erotico, qui si dice politico profondo?
Poi, tra cruente battaglie tra le più ruvide coltri d’impervia maestosa mente,
sensi floridi e roridi di rugiada e d’umori, lussureggiante d’ogni più vero-pensiero? D’imprese e gesta, cicciolinate le più varie! E’ tempo. Misura dell’eccesso, eccesso nella misura? Io, l’arte ambita ne la Parte.
Il monologo del Verso Diverso
Io Diverso ( già nella nascita forse?) per caso, per Dio o per destino come impraticabile l’a me normale nemmeno volendolo poi dopo il possibile impossibile ora, la diversità la cerco facendone agone esistenziale nel Bene, nel Male e nel Diverso tutto il mio universo e... Tentazioni? Occasioni del vivere conforme? Loro che bussano e seducono tanto e ne l’umana maggioranza… L’uomo lo vincono? Loro, le scansate o con malagrazia evitate? Qui io, come non a rate a parte i conti della vita che giustizia non rendono a più equi intimi calcoli
perché... io tendo sì, alla normalità ne l’attimo del desiderio effimero e rado (cedevolezze) nel senso del senso pure andante poi, sempre alla diversità è che mi volgo nel mio pensiero a questo mondo, questa vita, di pensiero altero teso a diversità evidenziare senza voler opprimere l’altro sale e vado dunque, vado per la mia strada, dovunque porti la strada là dove di regolamenti o d’umani precedenti raramente v’è traccia o pista e se... a volte, è facile... è pure improbo il cammino del mio cammino dovendo redigere la norma della propria strada perché... senza una regola... la regola che rompere sempre vorresti la regola che pure ti tiene in piedi! dove vai? senza la regola che ti regola
di pensiero, di senso, di vita interiore una regola nella propria diversità bramando. Come frugando nella notte del cuore il cuore d’ogni vita in odore di mondo profondo? La mia regola d’affanno ancora cercando! Nel Canto del Verso Diverso io d’inesausto marciare sul mio destino.
Lettera ai Diversi
“Chissà se in questo progetto ci sarà posto anche per un pedofilo come me…” Così, William Andraghetti 12/6/2011, ore 19.53 sul Forum di Radicali Italiani (in risposta a mio inserimento testi “Cuori oltre le Sbarre”).
Chiunque tu sia, per i politici sei il possibile voto? Per me, sei l’auspicabile interlocutore-lettore/ ice, io che a te mi rivolgo scrivendo dal mio intenso, parlando pure a me stesso. Come tu sia, in realtà importa. Io però ti preferisco Diverso, inesorabilmente Diverso. Sei un mafioso, un ladro o Altro nel segno del più genericamente nominato Male? Fossi tu pure un fascista o un brigatista rosso! Un talebano afghano o altro forsennato integralista o fondamentalista d’ogni credo e quale la tua ostinazione… Io l’Altro Diverso qui impegnato e speso per diversità altre quali che siano. Beh, per questo libro, cruciale e sostanziale lo è stato il pedofilo. Perché o Diversi! a dovervi nascondere, voi e le vostre diversità quali nel loro essere?
A coltivarle nel proprio giardino segreto, a farne allora sì ossessione e malattia? Per qualcuno, la follia? Le diversità e l’essere diverso sono e saranno sempre nel senso della vita. Io credo nelle diversità. Se la diversità delle specie la Terra la arricchisce, la diversa umanità umanità la impreziosisce. Voi a doverle portare alla luce, al pubblico confronto. Nel dialogo, le diversità a smussare, affinare, a mutare forse ( in meglio o in peggio) il presunto loro particolare dannato nella diversa condizione, ma non l’orrore, l’incubo o la relativa infelicità del proprio giardino segreto. Perché sì, io ce l’ho con il benpensante pensiero, con i normali, loro gli stronzi fottuti! e poi… sì, gli Eguali, i disperati senza consapevolezza o sospetto della propria situazione interiore? Chiunque voi siate, Diversi maledetti, bastardi e perseguitati, a torto o sia pure per qualche strana e giusta ragione, in voi è la speranza del genere umano, voi a creare i varchi e le vie di contrapposizione addentro il libero pensiero che il normale o l’Eguale… nella loro via d’uscita incontro alla vita, loro senza speranza di vera vita? Io che sono il Verso Diverso da tutti gli altri versi diverso. Io che, nel mio disperato onere, pago e grato sono oggi che scrivo e redigo il Canto del Verso Diverso, per tutti gli altri diversi d’ogni diverso senso più senso. Io che detesto chi bene pensa e bene vive e come muore poi nel suo bene? Senza nulla sapere o nemmeno l’immaginare di cose altre tutt’altre, le obbrobriose certo, incredibili, insospettabili e misteriose cose: il folle ambizioso e lussureggiante interiore giardino della vita a dirsi oltre ogni altrui percezione? Io che sì, spesso e più spesso ancora, a fare in culo ci mando tutta l’umanità.
Certo, in prima fila però… i benpensanti prima (come fosse scritto nel loro diritto). Sapete, in partenza, tutti siamo dei possibili Diversi. Vivendo è che la nostra diversità si attutisce e sminuisce o cresce e matura, prendendo strade le più inaudite e diverse o infilando la comoda e più semplice strada dei normali, per convenienza di placida e molle/ insipida convivenza. Poi, sono i molti a cadere nella trappola delle illusioni della Società degli Eguali, tutti ad avere il medesimo cellulare, l’abito firmato, a vedere lo stesso programma televisivo, il blockbuster forte che non dice niente, le canzoni così carine e così cretine? Sì, gli Eguali nel segno de lo Vil Male, senza speranza e senza causa se non apparisse, all’orizzonte, di tanto in tanto, qualche alito con un che di Diverso (a sgradire), una via di fuga invece il senso umano a benedire? Qui io, il Diverso che il suo libro lo scrive, le mie ragioni a proporre al mondo per pari diritto delle altrui tutte ragioni, loro spesso imposte per subdola costrizione psicologica, pubblicità da bombardamento, esempi esemplari d’alto infimo livello e… Dite, dite pure. Io sono per una Società dei Diversi di possibile armonia, non di insignificanti Eguali o per banalissimi normali, ma dei Diversi i più diversi, anomali e strani pazzi eccentrici Diversi. Io che sono per tutte le Armonie. Io l’ostinato irriducibile Diverso, sono disarmonico al globale, in sé solo come armonico e complesso, sfaccettato e controverso, forse essendolo solo per me stesso e nel fondale dei fondali di tutti i miei fondali? Io d’alternativa a le alternative tutte? Io che mi volgo ai perversi, ai diseredati, agli ultimi tutti o solo a coloro che semplicemente non ci stanno ad allinearsi in questa società di altrimenti pazzi, Eguali o normali fatti e sfatti, volgendomi poi pure a costoro, Eguali e normali,
con malanimo e sincerità e altruismo volgendomi, ma con malanimo? I testi per Cuori come oltre le Sbarre (come quelli per i Sex Workers) erano inseriti in altro libro (quello iniziato pochi giorni dopo questo, scrivendoli al contempo). Ho immesso Cuori come oltre le Sbarre sul Forum di Radicali Italiani il 7/6/2011. Una sola persona a commentare o rispondere allo scritto. Forse un imbecille, perché è stato l’unico a perdere il suo tempo con me? “Chissà se in questo progetto ci sarà posto anche per un pedofilo come me” William Andraghetti. Una domanda o considerazione, una riga, non altro. Ebbene, è bastato per sconvolgere e travolgere tutto quanto scritto finora (all’interno dei due libri in questione). Ci ho pensato, riflettuto a lungo e… Sì, Cuori come oltre le Sbarre e Sex Workers, da un libro all’altro trasferiti. E pagine ancora aggiunte, tante. Mutando perfino il senso del libro stesso (questo), mantenendolo, ma allargandolo a dismisura d’ambizione. Cambiato è pure il titolo. Solo perché un pedofilo ha… Io grato a quel pedofilo. Chi sei? Chi dentro di te? Quale e come la tua realtà? Pensieri, travaglio e lotta per la vita, disagio e… in ogni vita a te attorno, uno scoglio?
Sì, sarebbe bene che certi Diversi si nascondessero in qualche buco del culo e non ne uscissero più perché… A non disturbare il benpensante pensiero in vigore? Vaffanculo! Sapete, alla mia titolare (Eloisa), ebbi ad accennare di questo pedofilo e della sua risposta che sul mio libro tanto ha potuto e influito. Suo commento saggio e imprecato che i pedofili… Sì, lo sapete, io non di battuta pronta e di infelice prosieguo sempre e addentro ad ogni possibile discorso. E’ per questo che taccio e scrivo alternativo, vero? Così, ho considerato che la linea del libro dovesse essere ancora più dura, drastica, spietata e radicale, contro il benpensante pensiero dominante che come ci pensa pensa bene e che cazzo si ritrova a pensare? Come crudele, feroce e ricercato, tale e cotanto personale rigore morale, la linea del libro insostenibile a dirsi? Per gli altri, non per me che ( insostenibile) lo è solo la vita quotidiana. Grazie al pedofilo! e grazie pure ad Eloisa? Il mio intento come fosse il fare il culo al genere umano. Sì, a farlo dalla sensibilità di un ipersensibile che, de l’ineccepibile, ne fa la strenua sua ricerca: onde evitare battute e commenti inutili, fiati crassi e stronzi, ne la lotta dell’ignoranza e della superficialità dilagante a non perderci il tempo (il mio come il vostro). Io come ve l’ho messa, l’ho messa! credo ci sia ben poco che voi possiate fare. Questo solo: stare a guardare quel che so fare, andare a cagare o giocare? Avete altre possibilità disponibili di senso e d’intenso?
Ognuno diritto ha al proprio libero pensiero. Ne l’essere come ritiene di voler essere, io chiedendo comunque responsabilità in ogni possibile essere. Ma chi sei e come lo sei? Dimmi, potresti essere altrimenti? Se sei il Diverso, io ti considero e ti rispetto come persona, quale Diverso tu sia nel tuo senso più intenso. Quello che pensi è tuo diritto e come l’intento del proporlo, prima di donarlo all’altro, è affare tuo. Quello che fai invece, facendo o eseguendo il tuo pensiero, è regolamentato dalle leggi dello stato, in pensiero civile (qui si presume). Non nasconderti, non privare il mondo della tua diversità. L’aberrante e l’orrore si dice solo se coltivato nel giardino segreto per poi forse esplodere d’irreparabile fatto umore. Il tuo problema, quale che sia, meglio affrontarlo alla luce: noi a convincere te o tu a convincere noi? Che non si sa mai come potrà andare a finire, nonostante le ovvie tendenze. Comunque, tu a controllare il tuo problema e non lui a controllare te. Io sono per la Società dei Diversi, i più diversi. Auspicando la vita come il possibile Festival dei Diversi. Io ho immaginato, creato sulla carta e scritto Cuori come oltre le Sbarre. Uno dei suoi testi, il suo primo punto (una sorta di trappola etica): A/ il rispetto dallo all’altro prima di chiederlo (o del pretenderlo). B/ tu la tua diversità a proporre e mai ad imporre (così come per le idee tutte). Due sacrosanti, dignitosi ineccepibili paletti (così li ritengo), entro cui
accogliere ogni diversità la più ignobile, incredibile o inenarrabile diversità che tale si voglia o lo sia. Dite, la trappola etica con un che di angelico e di diabolico? Io che sono il controverso, indocile, arduo e disarmonico Diverso… Io che sono per tutte le Armonie! nel mio profondo, io armonico lo sono. Per una Società dei Diversi. Io e la vita come impossibile, io dentro a me stesso. Io che la mia intima armonia solo a volte la intravedo o la percepisco, quando vado proprio a fondo, nel fondo del fondo! là dove tutto si riassume, si contempla e si risolve, senza mai risolversi infine? Nell’arduo del venirne a capo è che la ricerca continua ad oltranza? Fino a che provvida morte non lenisca il mio pensiero che non intende recedere dal suo vizio più vero. Se vuoi liberare te stesso, libera gli altri. Ognuno è libero solo se liberi lo sono anche gli altri. O Diversi, con la vostra diversità l’umanità ad impreziosire. O Diversi, la vostra diversità a proporre e mai ad imporre. Io che scrivo, vado scrivendolo nel senso della legge del più forte. La mia diversità a proporre ad altre diversità, ai normali e pure agli Eguali. Per ambizione e per suggestione, per istinto e per fatta convinzione. Deciderà la formula dell’evoluzione di tutte le cose, delle idee o delle specie. La legge nel più forte che può essere dannazione e risorsa al contempo, la scelta della vita nella vita d’ogni vita.
Vada come vada, io vado per la mia strada! e che tutto accada.
Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 18/9/2011.
Casanova
Cara coscienza che forse gemi e ti accalori e sogni e... Da dove tu sei! su queste righe, ti senti penetrata, ti senti? Dal mio cazzo che duro cazzo non è e non vuole perché è solo il Grande Cuore?
Cara coscienza, in quanto poeta, penetrare te coscienza, in te l’incetta, è puro piacere come dicesi vero onore il fare sesso complesso col tuo cuore, l’utile unito al dilettevole sensuale se qualcosa (di tanto) a te rimane. Nel ricordo, del tempo troppo breve. Però, io de l’Eclisse sono il Cavaliere! Sarà per onore, sarà per puro piacere... Innanzitutto, intimo dovere qui si dice,
la ione come la si intende alla radice. Casanova… Pensate, lo scopare con l’intero mondo! Forse, la vocazione d’ogni vero autore?
Il Decalogo del Verso Diverso
1)Il Verso Diverso capace è di vivere e sopravvivere nelle condizioni più difficili. E’ in uno stato di Democrazia che meglio può esprimersi e compiersi. Certo, la tirannia... quale stimolo? alla ricerca di Vie Altre, tramite le inaudite risorse. E siamo in Democrazia. E siamo sotto tirannia! de lo Vil Male.
2)Come dove chi quando e perché? Il Verso Diverso può intendersi e dichiararsi quale vita inaudita, quando la vita la si direbbe finita. La forza eversiva della vita? Per vie non proprio inconsuete, gli stadi dell’anima. Con chi lo vuole stare ad ascoltare, il Verso Diverso. Con ogni tempo, di notte preferibilmente? La forza eversiva della vita, la vita la cerca e si muove alla sua ricerca.
3)Il senso del dare e non dell’arraffare, nel Verso Diverso. A sanare, non allo spezzare dedito.
Ad unire e non a dividere, lui al Tutto teso (in ogni sottinteso).
4)A conoscere e far conoscere quanto merita d’esser notato e che nessuno coglie? Lo scibile umano e la sua imperterrita esplorazione. L’ignoto sempre e comunque, sia pure solo per momenti nei momenti? Il Verso Diverso volto ad aprire strade mai battute, ad innovare.
5)Il Verso Diverso è poesia, fantasia, rigore morale, il loro senso nell’ispirazione del momento. Ribadisce il Verso Diverso: la mia libertà finisce là dove prende quota la tua libertà. Il Verso Diverso è libero, ma pure responsabile.
6)D’altronde, il Verso Diverso è volto a violare l’altrui libertà, a stimolarne le possibilità come nascoste ad occhio cieco o cuore indaffarato, se non indolente? Le riposte risorse che sempre sono inaudite, nell’uomo... in attesa di una sua discesa agli inferi? Perché il Verso Diverso è libero ed è responsabile sì, ma pure in suo dovere di cercare, seminare o svelare i sensi più elevati di verità, di vita e di coscienza. Per dare il senso alla sua stessa vita, che altro? Trovandolo per sé, tale nel possibile, il senso, ingegnarsi ed impegnarsi nel consegnarlo agli altri.
7) Perché il Verso Diverso è il senso della vita medesima, là dove il cuore stenta, batte appena e muore senza un grido, senza rumori o ultimi lasciti di testimonianza di vita.
8)Difendi! difendilo il Diverso, a prescindere da la sua complessa Diversità. Oggi, difendendo l’altro, te stesso difenderai nel domani? Perché mai lo sai come sarà l’imprevedibile e suscettibile domani.
9)Non crogiolarti e non arroccarti nella Tua Diversità, riconosciuta o bandita che sia. Se vuoi puoi, ma non sarebbe secondo la traccia della filosofia della nonconoscenza. Gli altri tutti, loro i Diversi da te diversi ( fossero pure i normali o gli Eguali), come degni d’essere avvicinati e scrutati, conosciuti, dentro toccati. La vita è vita! dovunque e comunque vita sia vita.
10) Il Verso Diverso vive, nonostante tutto. Ad onta di ogni imperio umorale del momento nel momento dell’uomo. Ad onta di ogni irriducibile difficoltà imposta dalla quisquilia quotidiana che si leva, il suo tempo lo reclama e le altre vite, se non le condanna, le affama nella loro vita interiore. Le altre vite sopravvissute nel dannarsi regolare in tutte le proprie ore precarie? Irriducibile la quisquilia, il Verso Diverso l’irriducibile più irriducibile, l’esito di tanto: il Canto del Verso Diverso.
Venezia, Cannaregio – Ostaria da Rioba 3/6/2010.
Io, per antonomasia
Io scrivo per tutti/ e, ispirato dall’impresa, da la più folle ambizione ? L’Ideale più ideale: lo strenuo scrivere/ scopare. La troia per antonomasia senza forse. La poesia la Troia priva di noia? Io, il ricordato? Di sesso… Non il classico più animale. Lo scrivere anomalo solo, fiero nel suo fiorire. Dite, sono attivo e sull’iniziativa io sono? Sono ai sensi più alteri e più veri de l’Eclisse. Quale ivo, posso anche ben ricevere le note sulle mie frequenze, l’ascoltare le umane grida, le angosce più nude? In ascoltare, come uso lo sono. Una legge morale dentro di me tiene dimora, senza confini prestabiliti, limiti o pregiudizi o... Sì, la legge morale, severa e del tutto personale. La legge del proprio cuore e come discernere umori e falcate, sensi e Versi Diversi?
Col vissuto del sommo dolore, ne le mie ore.
A reciproco sostegno o simbiosi (nel Grande Disegno), Jekyll e Mr Hyde in Me, nella notte del mio cuore. Cuore e le realtà tutte come di compenetrazione? Il Totale ad influire, a suggestione. Il canto, nel dichiararsi del farsi d’ogni libro in me vissuto, vibra e di vita respira. Nel senso d’ogni fuoco nel Gioco del Mondo. Sarò Troia o sarò noia? Poesia per antonomasia. Sia come sia, che sia io infine: alle tue stime.
La licenza poetica
Poi, se volete eccepire a questa strada del sesso inusuale... Eccepite pure, forza! Provateci almeno, ingegnatevi! Importante sia il rifletterci nell’addentrarsi nell’ignoto più vero. Se lì giungete, ad osservare i fatti peccati o reati che siano, abbiatelo, vostro e sincero, il nuovo punto di vista. Avete appigli? Critiche? Consigli?
Sappiate, io sono in condizione poetica, in supposto stato di grazia, io nel mio momento poiché la mia poetica licenza batte le straordinarie vie de l’Eclisse. Come mai battute da verso umano?
La Troia de l’avvenire
Io sarò la Troia, la poesia dell’avvenire? Io, tutto animo e cosce e cuore,
più le angosce vive senza tregua, rimedio o una fine?
Io, l’incline. Il fiero Cavaliere de l’Eclisse? Tutto fusa, fiamme e vibrisse, ardente, audace, solo e solitario. Per ogni giorno che nel vile muore a tutti gli effetti del calendario, io… Di riscossa, riscatto e redenzione? Qui, al vostro cuore il mio rosario?
Dico (tratteggiando), io sarò la bella Troia de l’avvenire. Che Ella, la Decima Musa più musa,
d’ispirazione nel vento de l’Eclisse, rafforzi lo sguardo ch’è mio nel Verso. La poesia sporca a l’ogni male, il baluardo? La poesia, la Troia priva di noia.
Non farne il tuo accascio
Niente è gratuito a questo mondo. Oh lettore! Oh povero illuso! Io chiedo, pretendo e me lo prendo il tuo cuore e relativo suo onere, oggi. Avido di vita, di senso e di amore, m’insinuo nel tuo soggettivo mistero, indago nel tuo animo di sorta e frugo. Io... spesso d’umore nero, ma sincero. Come nero… a volte pure il pensiero? La tua anima? Te la lascio, in affido: a tua responsabilità totale, in gestione. Ne la motivata speranza tu non ne faccia il tuo accascio, ne la stirpe, senso miserrimo e fine ultimo de lo Vil Male? Perché sono ne l’Eclisse, io il Cavaliere.
Il sado e il maso
Certo, il sadomasochismo. Presente qua e là, rifulgente? Mi piace mai in pace. Sofferente, perché... Ecco, a reagire, prima bisogna subire? Di riscossa, riscatto e redenzione? D’incalzante anche? Lo spero. Io sono il Canto del Verso Diverso più altero.
Il sado e il maso, lo dico. E mai! mai a caso. Il verso il mio frustino caro.
La Società dei Diversi
Tendenze. Il Modello Unico? Il Pensiero… l’Uomo Unico, infine? Dalla dittatura de lo Vil Male imposto nell’ambito e nel vivo de la Società dei Consumi, il vile vilissimo trionfo? “Io faccio quello che mi pare!” dice l’uomo per poi fare quanto suggestionato dai bisogni indotti, a fiotti? Noi, i soggetti da consumare nell’uso dei futili oggetti? O spiriti liberi, dove cazzo siete? La Società dei Diversi? La politica delle Diversità Umane, loro io a dirle tutte! Se la Società degli Eguali fu ambizione iniziale nei molti, uomini severi e degni di rispetto certo, di attenzione e di discussione, dalla Congiura degli Eguali * partendo, lungo il lungo cammino incubo poi divenendo, uno dei tramonti dell’uomo? (l’incubo che era) Dei Diversi, oggi. Degli Eguali ideali e lontani, l’ideologia, il Bene presunto... Messa alla prova, a potere poi assurta e con la forza sostenuta, la Società degli Eguali, priva di critica e del gioco libero e democratico delle elezioni, nel caso rivelando il volto del Male più cupo, più feroce e più ottuso... Quella Società degli Eguali? come bocciata dalla storia.
Tuttavia... Il mondo, l’uomo, la vita? osservando, analizzando... Oggi siamo in fase di involuzione, ne lo Vil Male. Noi per mode, abitudini, consumi e pensieri conformi al dominante, all’eguale tesi tanto i diversi che erano i bianchi e neri dell’uomo interiore, ascolti, letture, tormenti e tumulti dell’anima che la fanno la vita, ma come oggi? Noi siamo in pericolo, sulla via dell’omogeneo proteso alla propria omologazione implicita nel dirsi, nel darsi e dannarsi a Successo, Soldi e Sesso e non altro? L’Uomo Unico come al macero nel più disperante fatto del Mercato delle Disperazioni tutte? Questa la Società degli Eguali, oggi? E l’imbecille di governo che, l’altra, ancora la paventa... Ma pensa a cosa pensa? Lui e lo Vil Male! Uomini, gli stessi libri, le medesime canzoni, i programmi cretini e televisivi... il Mercato delle Disperazioni. Le parole che sono sempre più sole? L’incubo non è finito! altro si è rivelato! nell’infido fratello scivolato: più arduo lo Vil Male nell’affrontare e si direbbe... Di incontenibile? Più angosciante perché non sai come fare o sottrarti o reagire che, con l’altro, il come era chiaro e lecito lo era nel suo anelito di libertà. E come, ora! Vaffanculo!
Dunque? Qui, mi spendo per ogni diverso più Diverso (quale che sia, io a prescindere). Il Diverso oggi, nella Società degli Eguali del Nulla Contemporaneo, sfacciatamente dedita o succube nel culto delle Tre Esse: Successo, Soldi e Sesso. Il Diverso, quale la Fede, l’opinione, la scelta di voto o la classe sociale, la preferenza sessuale o altro che Diverso a noi lo dica, non lui il malandato. A chiarirlo e più a sottolinearlo… Qui, io lo schierato. In sua dichiarata difesa. O Diverso, come di pregiudizi l’altro privo lo si vuole, tu a tua volta nel tuo ad ogni altrui di suo? Io che scrivo pure per i Diversi d’ogni più difficile difesa, io coscienza dura, temprata e severa scienza della riflessione, io resisto (a tutto resistendo). Poi, è che insisto. Diversi, non i perversi a dirsi a priori per via della loro collocazione o per loro ideale e nostre le sensazioni. Io che li difendo perché, su queste ponderate pagine scritte e fatte, essi sono davanti a noi, idealmente nudi come sono, a ricordarci chi anche potevamo essere noi nei casi della vita e tuttavia, a dire la nostra fortuna (nostra secondo noi), no che non lo siamo! E forse ci perdiamo? Domanda: fossero loro nel giusto e l’esempio da seguire? Risposta che risponde e forse non decide, ma sempre scrive nel cuore del genere
umano e lo sente barbaro e disumano. Comunque, ce li teniamo stretti tutti! al desti trattenerci, quali anticorpi a noi dentro, loro forse a non volere noi? Anticorpi, nel domani eventuale che non sai, a non poterci alzare nell’improvviso esclamare, nell’evolversi rigoroso del tempo e nel possibile regredire dell’uomo, a non imprecare: “Che è successo! Possibile? Come hanno fatto?”
Io sono il Verso Diverso, da tutti gli altri diversi versi, il più Diverso? Io schierato in altrui limpida difesa, qui pure d’attacco. Ormai è vocazione.
Poi, a te. Sì, a te che dissenti! Domani, tu potresti essere il diverso controverso, ci pensi? Tu diventarlo, il vento della situazione, te così nel realizzare? Tu, a dichiararti o nasconderti come? a fuggire la realtà forse, nel domani che oracolo mai sa o prevede? Tu, come allora? Perché sempre è l’ora. Così, lo capiresti che (oggi) questo vale anche per te e per tutti, comunque. Tu, per imibili stipiti inquadrato nella tua banale normalità, il ciondolante nel molle cammino, il futile eccitato alterato ospite dei bar della vita, deplorevole a volte o confuso o in te l’errore nel giudizio della persona? Sempre è l’ora.
Dunque? O tu, normale o Eguale! e come sei sei? L’altro, l’altrove e l’altrimenti (in tua anima più che altrove) fruga, cerca, esplora! e scava scavando fino alla fine del tuo mondo. A confrontarti, ad imparare, a rimediarti o crescere, ai Diversi il tuo grazie per il possibile benessere interiore. O tu, Diverso! che soffri e temi (anche se ancora non gemi, per ora), battiti, esprimiti e mostrati per come sei, chiunque tu sia a te addentro, quale il Diverso che lì abbia dimora. Tu sei in forze. Se forza e vigore chiedi e reclami o implori alla oscura sorte e speri in altre risorse (tu come allo stremo, a volte?) che vorresti mollare o tutti mandare a cagare! nel deflagrare o manifestare il pensiero del tuo dolore privo di linimento, io la mano del mio cuore al tuo cimento. Qui, io ti sia di conforto, di sostegno e guida e compagno. Chiunque tu sia! quale la tua diversità del momento. Nel tempo... Perché tu sarai me. Tramite il pornoetico di esplicito linguaggio e notevole spessore morale, la poesia sporca più sporca… Io mi batterò in tua difesa, ne lo scrivere l’esclusiva. Io, il Verso Diverso.
Noi Diversi, tutti tesi si sia ad una esemplare Società dei Diversi, i più diversi
volta a comprendere, priva di rancori, maldicenze, odi, prevaricazioni, arroganze o violenza che altra violenza sempre prima o poi la produce. La Società dei Diversi? Là dove anche il normale (o l’Eguale), un giorno, accettato, ascoltato si possa dire e nel suo cuore il sincero e vero gioire? Così, il Verso Diverso nel suo Canto di sesso molto interiore.
Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 18/8/2010.
* La rivoluzione se, 1796. Babeuf, Buonarroti, Antonelle, Darthè, Felix Lepeletier, Marechal.
Nota dell’autore. In questo testo, per possibili diversi, si intendono pure fascisti, brigatisti rossi o talebani lontani, le varie intolleranze. Implicitamente comprendendo tutti gli altri, quale la Fede o le idee politiche o altre particolarità conclamate, dannate, offese o vilipese. Io a dire: ognuno si senta pure come vuole essere, alzando la testa. Preciso comunque che se individualmente, quale che sia la diversità, la appoggio (incoraggiandola pure, a prescindere, nel cercare la sua via), se portata in associazione con altri pari diversi e volti loro ad infrangere la legge in vigore, alla legge siano a risponderne (liberi di lottare per ottenere attenzione, per difendere la propria diversità per vie legali).
In quanto diversità, non le si vuole discutere). Nel considerare il pensiero del singolo, la sua libertà di opinione, non ad essere ivi di fronte ad atti e gesta della possibile associazione di diversità e di idee. Se il pensiero è libero, la sua diffusione, i gesti ad accompagnare il suo dire, siano responsabili. Problema: dove finisce esattamente la libertà di pensiero e dove comincia il sopruso contro la libertà altrui, se non il reato? Per il giudice l’onere dello stabilire, di volta in volta, non essendoci forse una linea netta e precisa come la ragione pure vorrebbe. Sta scritto (altrove e qui pure): la mia libertà finisce dove inizia la tua. S’intenda: questo testo, da leggere in coerenza con tutti i testi degli altri miei libri. Chiudo con la Trappola Etica proposta all’interno del libro. In associazione “Cuori come oltre le sbarre” (se vivrà come descritta), i Diversi ammessi (tutti e come da me previsto) previa accettazione dello statuto proposto il cui primo punto dice: A/ il rispetto dallo all’altro prima di pretenderlo. B/ la diversità propria, le proprie idee, a proporre e mai ad imporre. Così, con questo trappolone delle migliori intenzioni, la coscienza salvando senza portare pregiudizio a diversità alcuna?
Erotomane come
Del poema, l’intima condizione. Perché... io, erotomane nel come? Ne l’ambizione ispirata e smodata de lo scopare col mondo...
Io, nel profondo.
Del maniaco sessuale, la cognizione. Preferenza per universitari/ ie? Forse, a causa del Verso Diverso. Ignorante aitante? Il Verso che mai è andato a scuola e... Solo è che si sente! nel suo pensiero.
D’umore altero. Erotomane per libero convincimento, allo sfinimento nel proprio cimento.
Il Postulato di Diversità
Come fosse pensato da un naturalista?
Il Postulato, fino a prova contraria (a voi le confutazioni)
Il suo pregio, finché Diverso esisterà in questa immensità. E più diversità sarà, più si dirà, del Postulato, prova a favore. Il Diverso quale simbolo, estensione, sostegno, fonte pura di Altra Vita, la più indicibile, fosse pure la oltraggiosa presunta vile diversità, lei nel suo essere, quale possibile anticorpo ad altro umano inerte, più indolente, più debole nel suo indifferente o sonno dei sensi nel dentro dormiente, in altrove indaffarato? E’ la diversità che lo tiene desto l’intenso nel verso della vita. A che la vita, nella quasi indicibile meraviglia dell’essere vita, vita possa continuare quale vita vera e vita d’ogni vita farsi e dichiararsi e vita prosperare e significare e produrre altra vita sì degna, nel dirsi vita a sua volta. Nello stimolare, influenzare, contaminare e determinare reciproco, le diversità tutte a dirsi quali fondamentali. Il tentare destramente di aggirare il Postulato, di invalidarlo, in altro modo il
darsi da fare per fregarlo, equivarrebbe (sì o no?) a contestare la complessità, la legittimità stessa e la motivazione interiore insita in ogni vita. In quanto il senso della vita.
Perché... La vita cos’è? Quel che vive e respira e si muove! e sogna e tende e aspira alla vita di tutte le vite. Il Diverso, finché il senso del Diverso esisterà in noi immensità, a prescindere da quale la diversità del caso, la più assurda, strana, folle o invereconda di sorta in sorte nelle continue prove del mondo, è la dimostrazione più chiara, più forte e sì manifesta della vita che vita nasce, si alza al suo giorno, si guarda attorno, si batte nella lotta per la vita per dire la sua alla vita di tutte le altre vite. Ne l’imperturbabile scorrere del tempo, di ore, di anni, i millenni come a fuggire via... Altre vite, altre diversità, altri fiori di meraviglia sorgeranno in dignità alla vita che per vita si manifesti e si dica. Impostando e proponendo la Trappola Etica (nel libro espressa), le vite altre e le diversità dichiarate, nei termini riconoscendosi, cercando la Via delle Armonie e la Suprema Ragione di ogni vita? Ogni vita, senza pretendere il proclamarsi lei indiscutibile: di tante tracce di vita al mondo, l’uomo la più fallace, vero?
Il Postulato a sostegno delle diversità tutte, a prescindere:
io credo nel Diverso (chiunque esso sia). Credete voi al senso della Società dei Diversi? Ai libri, ai versi, i più duri e più intensi, della Legge d’ogni caso nel caso. Ovunque le diversità vogliano dirsi o rivelarsi (non più nel loro a celarsi), a mostrarsi per tali, il loro dispiegarsi, in loro il ricorrere eventuale alla Legge perché, nella Legge, il saggio, il giusto, il forte prevalga: ne la legge del più forte dentro. Abbiate fantasia, poesia e rigore morale in cuore vostro (il bicipite interiore a dirsi, in coscienza e sua argomentata severa legge del proprio cuore. Il Postulato sulla Diversità sia l’afflato di vita, per portata e indole universale, nel Bene, nel Male o per altro Sale. Comunque sì, nel Grande Disegno delle vite d’ogni vita. Dio, nessun Dio o chi altro? Il segreto della vita?
Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena, 19/8/2010.
In nome del mio Metro
Io sono una merda non comune, Diversa assai da tutte le merde altre. Così, i propri odori, i sapori e gli umori. Pensieri, globali visioni, di fantasia i voli? Sì, decisamente ben altra merda! io che sulla pagina e per duro scontro di relazione, resistente indicibile, non più il buono a niente, contro il Metro Unico vado a pormi: ostile e di più.
Gli altri a dire: (ad imprecare quasi, le volte nelle volte) anche noi siamo stanchi sai, noi pure sai, così. Io perché arranco e cedo, il terreno lo perdo? Io a precisare “ Qui nel Libro, ora: io sono nel mio!” E come per chiunque altro sia persona, io sono io! nel libro Diverso. Sia pure considerando le esigenze di squadra, nel tutto è soggettivo e tutto è relativo,
io a dire la mia vita a nessun’altra eguale, di vita! Io con le mie fottute motivazioni e argomenti che non dico, non spiego, d’orgoglio è che le celo, mi lamento… imploro… non lo si possa dire!
Stanco sì (che arranco). Io non cerco comprensione, cura o sollievo
in altro psicolabile cervello, tuttavia il dentro-dolente, io che mi prendo ribelle e pure insofferente, dichiarandomi esplicitamente contro l’Unico Metro i tutti a classificare, tutto e tutti nel definire, giudicare, me pure ad irreggimentare? In nome del mio Metro (a nessun altro Eguale), delle mie anomalie, scansioni, dubbi perenni, della poesia la più temeraria, io nel mio ipersensibile:
Vaffanculo! (a morte) A pretese ad imperio del concetto dell’Unico Metro.
Ch’io debba conformarmi al Metro vostro ufficiale… Io sono io! il Diverso Verso a nessun altro eguale. E Vaffanculo! per l’ognuno.
Di indignato nero Metro
dedicato
Sì, perché tutto è soggettivo e tutto è relativo. Ognuno a dirsi nel suo Metro a nessun altro eguale. Che non vive la Misura per tutti misura e fattura. Io lo so, il mio corpo pure ne è al corrente. Indaffarati, altri non lo sanno, non l’intuire?
Io stanco sì. Anche per la doppia vita, doppio registro, la doppia segreta fatica che, doppia solamente proprio non è, dentro a dirsi di portata come…
Come infinita?
Brontolano, commentano, cazzo! ironizzano? Loro che non sanno e che sanno della vita mia? Il mio loro apparire? Il come io a loro mostrarmi?
Del tutto è soggettivo e tutto è relativo, gli ignari? Io che afferrare il lungo coltello bello vorrei, ad infilarglielo dedicato tutto nel buco del culo
e di 45° gradi 45° il sadico feroce ottimo lavorare? Io dal lavello. D’alternativa, l’andarsene all’istante! lasciando antipasti, piatti, posate, liquidazione e stronzi ignoranti commenti? Di Alternative Altre, io che mi limito a scrivere nel Diverso uccidere. Di indignato nero altero suscettibile Metro.
Il Manifesto del Verso Diverso
Se la diversità delle specie la Terra la arricchisce, la diversa umanità umanità altra la impreziosisce.
ai Diversi, ai normali pure agli Eguali
Io credo in un comune sentire (vero e sincero) di tutti i Diversi, come dei normali o degli Eguali, a modo loro pure diversi per particolari i più intimi nei loro cuori infiniti. Ci credo ancora oggi che la Società degli Eguali l’uomo lo domina e lo vive e di non-vita e non-morte è che, a stento, incredibilmente sopravvive, l’Eguaglianza tutto e tutti assimilando dal suo perverso letto-consorte, a noi in sorte. E chi non si inchina o conforma a codesta avvilente realtà? Ghettizzato viene? escluso? affamato? deriso? forse ucciso? Dentro ucciso se non... se ancora resiste e… se stesso, si insiste, nella tenace dimora del superiore gradino? Tu, di normale stesura come fossi! o tu l’Eguale?, voi siete i miei diversi! nel scivolare imprevedibile sempre e come malizioso (ironico?) della storia, delle mode, delle idee di feroce consumo o del potere di volta... Potresti essere il possibile Diverso del domani, deriso? umiliato? perseguitato pure? Tu allora a dichiararla, ostentarla o la tua diversità a nascondere? Il possibile
conforme che il suo giardino segreto non lo svela? Tu oggi, come indifferente? d’insulto o nel prevaricante umore? Il tuo perché profondo lo chiedi al tuo cuore? Ebbene, sappi: quel giorno, io vi fossi, io te difenderei! Queste parole a valere, senza esitazione (io nello scrivere, non il consumarmi sugli esangui di voce), senza nulla chiedere se non, fatidico “Tu oggi, che hai fatto o non hai fatto? Se non... Perché non hai voluto fare quanto pure era in te?” Poiché, quello che per altri fai, per te lo fai alla fine, no? Perché il domani è suscettibile d’ogni possibile umore. Dunque, sosteniamola e lanciamola la Società dei Diversi: uguali tra loro per diritti e doveri e le possibili opportunità. Diversi tuttavia tramite le più visibili, insospettate o latenti diversità interiori/ esteriori. I Diversi che soffrono, sopravvivono appena o crepano. Se non nel corpo, nel cuore e nella propria umanità. Additati, insultati, prevaricati, ghettizzati o che altro? Taciti, se in silenzio se ne stanno, macellati nell’orgoglio e nella dignità, quando pure la paura della vita quotidiana è lì che incombe e irrompe. Come lesi nelle probabilità possibili che se solo Eguali lo fossero... altre le circostanze per altre e più facili vite? La Società dei Diversi alzi la testa! in levato il Diverso cuore. I Diversi, tali a dirsi, senza vergogna, calcolo o timore. A prescindere dalle loro diversità, negative diversità lo fossero pure per questo autore, esplicitamente avanti!
Non la vergogna, non il timore. Io Ignoranza, io Indigenza, io Solitudine (relative peraltro). Il Verso Diverso da tutti diverso, dunque addentro la questione: siamo quel che siamo! la testa la alziamo? I Diversi, alte le bandiere de le proprie intime sfere. A prescindere dalle diversità in dote all’uomo nell’uomo. La Società dei Diversi! ognuno di noi, nel suo Diverso, come cangiante, esitante forse, un mondo intero a parte? In attesa di essere notato, considerato, conosciuto? apprezzato? interessante? meraviglioso forse? Certo, degno di vita, di storia e di sguardo più intenso. I Diversi, orgogliosi nella loro riservatezza, diversi per forma mentis o per abitudini, per usi e costumi, la sessualità, la fede, l’opinione, lo stile o la filosofia per scelte di vita? I Diversi “Ebbene sì, noi lo siamo! discutiamone.” Perché chi non va, in verità, è colui che il vostro giardino interiore lo addita e v’accusa a monte, inveisce, se non ne ride. Fuori misura, verità nessuna. Voi/ Noi, la diversità che l’uomo sommuove, lo stimola, lo articola e lo impreziosisce. La ricchezza non banale, non effimera.
“Dunque, chi tu sei?” Io, autore...
Io sono quel che sono! vergognoso un tempo, orgoglioso ne l’oggi! che ci tengo a quel che sono, in tutto e per tutto, per quanto o proprio perché da tutti tanto diverso. Però, è a te che penso: Diverso, normale o l’Eguale, chiunque tu sia, chi sei dentro di te? Diversi e simili lo siamo tutti! aspirando a mani tese e consapevoli a sostegno, reciproco aiuto e conforto e la possibile fratellanza, a conoscenza di Questi Noi. Mani tese, a volte/ spesso rifiutate, a preservare le integrità? Dietro ogni Altro Umano, odiato, temuto o deriso per la sua umanità, vi è una storia per ognuno, il mondo davvero e ragioni e moventi e vere scosse dell’anima e... C’è la vita! Degna di essere presa in considerazione e guardata con rara intensità, per quanto vita detestabile a volte che come sia poi dipende da chi, la diversità, la guarda, la giudica e pure la sentenzia? I punti di vista. Non-conoscente militante, per l’Altro, l’Altrove, l’Altrimenti, l’autore la sua vita a questa solenne indistruttibile fatica, la vita spesa. Noi, chi siamo? E chi è l’Altro? altro dentro di sé? Perché se fosse nel vero conosciuto? Verità, giustizia, amore! a chiedere l’uomo in ogni uomo? Rispetto per il proprio pensiero nel battito del personale cuore di vita. Chi il gradino superiore di conoscenza? Chi l’evoluzione? Il mondo oltre a tanto cuore e sensi di chi come pure giusto e avveduto e presuntuoso dal suo trono di nulla, come? Oh, guarda oltre te stesso, esci dal tuo personale intimo giardino dove a curare
rose di sicura fragranza stai e... La mia libertà finisce dove inizia la tua, certo. La mia diversità che si dice e si colloca e vive a fianco del normale e de l’Eguale, la mano a prendere. Per andare... non si sa dove, l’andare nella sua suggestione. O Diverso, sii come credi e come vuoi essere, purché sia tu a deciderlo e non gli altri a dirti come devi o ti conviene. Tu il Diverso, il raro gioiello, quale diversità sia in te, sia pure ad altri il riprovevole, al cuore di questo autore sei solo un altro fantastico cuore. Tu, come fossi il verme? Come tale chiamato, a voce alta? E la dichiari la tua diversità? la ostenti? Si spera non imponendola, però lottando per essa, con tenacia e coraggio, per la tua dignità? Ti dichiari tutto a tuo rischio e pericolo, calcolandolo lo sprezzo del ridicolo? Diverso (fuori o dentro) nel tuo lato semplicemente umano. Ne avevi i presentimenti da giovane? Dimmi, ne avevi? Come vivevi? Ora, hai dubbi di meno, hai argomenti al tuo fianco? La dura esperienza? Dolente esperienza, forse? Sii al centro della scena. La tua vena in vena. Normali ed Eguali hanno un forte (se non urgente) bisogno di te: per meglio vedersi, considerarsi loro pure, riflettersi in te, in te a cercarsi. Negativo o positivo, te così a definire, dagli sguardi altrui troppo spesso perché è che dipende? Di te la necessità, loro per crescere.
Per evolvere con te? Perché, chi tu sei? La Società dei Diversi che respiri forte e respiri attiva. La Società dei Diversi a chiedere onesta considerazione. La Società dei Diversi si dice, qui già vive! mentre si scrive.
La Disuguaglianza cercandola come fosse un programma politico, però tesi ad unire e non a dividerlo l’uomo. A sanare, non lo spezzare. A dare e non l’arraffare! La Società dei Diversi a dirsi nel suo fondamentale assale. Quale il peccato, la vergogna, il tuo cuore, il suo duro particolare che... le contrarietà le accende? Il reato forse? E data la ogni legge e la implicita Responsabilità a te qui richiesta... la tua diversità, libera di capire, di scegliersi nel suo agire. Il Libro della Legge è vanto e bene del Pensiero Civile. Il sogno del tuo cuore, nel suo ruolo ad iscriversi e... battersi e vivere e... da legge riconosciuto o la legge ad innovare o riscriverla, la tua diversità a confronto? E dato quel che hai fatto, per come sei o sei stato, chi ti accusa o per come ti ferisce, o Diverso! di quale diversità tu sia... Fantasia, poesia e rigore morale? Tuo e libero (libero purché etico e responsabile) sia pure il Vaffanculo Politico!
D’altri siano le scuse.
Lo spirito della legge è sempre in fase giurisprudenziale? Non altrettanto l’uomo? Calino su di noi ingegno e impegno! A rimediare e stimolare perché la vita... la vita vera, è il perenne e vitale Festival dei Diversi. Di vita interiore. Oggi, vive davvero la vile Società degli Eguali che tutto e tutti spiana, ci assedia e ingrigisce, ci abbruttisce e uccide. Nell’ucciderci dentro. E come! come cazzo a reagire? che prima però bisogna tanto subire. Come, come uscire alla vita? A dire se stessi! A dichiarare il proprio essere? (io il Libro Questo)
O Diversi! o normali! o Eguali! L’autore non è omosessuale o altra diversità in possibile sua felice sorte. L’autore è l’Altro in propria definizione. L’autore che nei confronti di tutti Il Diverso si sente. L’autore, strano, anomalo, asociale che... cercando un posto sul dizionario, per sé, a meglio definirsi, non lo trova? La crisi identitaria di sempre? Qui, chi è l’autore? E’ il Verso Diverso che vive e scrive, sentendosi perso se non redige se stesso: il diverso da tutti gli altri versi.
E’ in qualità d’autore che la Società dei Diversi immagina, crea e conia, poi la difende, la completa e la vende. Se vorrai essere difeso, nell’ignoto d’ogni domani... Nell’eventualità della tua conosciuta o addivenuta e compiuta diversità... Devi tu difendere e muoverti nell’oggi, adesso e deciso. L’autore è scostante e simpatico? Ad approccio, apparirvi potrebbe... incoerente? L’autore è enigmatico, un dissociato. L’Ossimoro Vivente. E’ solo quando scrive che, la diversità, la Propria Intima Realtà la vive. Se è onore, è onere pure. Onore ed onere, oltre ogni timore. Orgoglio! qui, su ogni foglio.
Di sesso, di morte, di cinema, di filosofia, sensibilmente armato per Verso Diverso durante l’intima corsa agli armamenti? Le libere verosimili reinterpretazioni, soggettive sempre. Incolto, acerbo, disperso e disseminato addentro l’oscuro labirinto del personale universo un tempo, non più lo smarrito oggi che l’infinito è casa sua e lì corre e corre e dilaga a suo criterio. Là dove la Notte in ognuno è la propria Grande Anima. Il poema, lungo la strada della vita e della insperata propria liberazione da ogni rigida saputa mutanda mentale in agone. Nel canto del Verso Diverso.
In fede, Gatto Nascosto
Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 12/9/2010.
Condizione reclusa
Chi? Chi il prigioniero dietro quelle sbarre? Chi, l’autore o il possibile suo lettore? L’uomo del bar o della strada che giudica secondo come l’istinto tutto lo incita? Il delinquente? La puttana? Il clandestino? L’uomo rintanato nella propria normalità? Oppure il diverso, quale il diverso nel caso, quale la sua d’altri detta discutibile diversità? Ognuno di noi a l’altro si dica nel chiedere: io secondo la mia scostumata presunzione o voi tramite i disattenti vostri pregiudizi? Chi misurato viene e chi la fa la misura? Siamo tutti offesi da condizione reclusa. Però, ognuno ne l’altro a vedere la chiusa. Importante, il Cuore come oltre le Sbarre? Metaforiche sbarre, dure e solide le sbarre.
Associazione Cuori come oltre le Sbarre
ATTO di COSTITUZIONE
Per il dialogo senza pregiudizi, limiti o sbarre di sorta
“Stato di dialogo volto alla reciproca conoscenza, di affinità e di sguardi la ricerca, di approfondimento e possibile amicizia (quale l’accanita perdurante fazione). Cuori di libero responsabile agone addentro la quotidianità dei tutti.”
Nella filosofia della non-conoscenza. Siamo tutti tanti granelli di sabbia.” L’autore scostante assai, tuttavia consapevole che solo nel ridurre le distanze o l’abbattere i pregiudizi di sempre?
Perché dare il rispetto prima di chiederlo? Perché la diversità a proporre e non l’imporre? Chi è dietro le sbarre? L’autore, il lettore o altro attore? L’uomo del bar o della strada che giudica secondo come l’istinto lo incita? Il detenuto? La puttana? Il clandestino o altro elemento che la società la inquina e le sbarre di stolida manfrina?
L’uomo rintanato nel comfort della propria normalità o il comunque diverso, chiunque sia il diverso e quale la sua discutibile diversità? Le agognate risposte non cercarle in altri cuori o in altrove che sai dove, ad interrogare come fosse un chiedere l’ora, indirizzo o sondaggio d’opinione, la relativa, inutile, vuota risposta sola tu a consegnare alla tua interiore sete? La risposta vera e utile, quale che sia l’impegno della tua indagine, la sua voce cercala in te, d’impegno nella notte del tuo cuore, là dove in me pure l’orrore si dice. Importante, a contare e significato a fare, sia il Cuore come oltre le Sbarre (in te la guardia), metaforiche e più realistiche sbarre, poetiche umanissime sbarre, di sostanza detta tutta interiore.
Cuori come oltre le Sbarre! I conflitti tutti, l’oppressione nella qualità come nella quantità, gli Eguali nel loro insipido dominante, la banalità quotidiana dei normali? Sono pane per i nostri denti schierati idealmente nei tutti a difesa dei tutti. Noi quale ragionevole follia, d’ ardore più folle, volti a l’impossibile possibile comunque (se solo volessimo). In conclamata condizione poetica (rigorosamente lo siamo, l’Ideale pura poesia), ne la licenza poetica offertaci nel dono dell’ispirazione, severamente, tenacemente, ostinatamente avversi a pregiudizi, schematismi mentali, necessità, orgogli, interessi vari che le armano le nostre abitudini e pigrizie mentali e l’un l’altro contro... da dietro le sbarre, a confronto e di cozzo, l’un l’altro ci muovono, di disperazione già vissuti per disperazione ulteriore, ne l’eterna dannazione? Noi, reciprocamente come sconosciuti dentro, qui d’inquieta esposta speranza nel fare, comunque a fare! purché il Fare sia e privo di ipocrisie (la Magia del Fare). In raduno di dialogo e reciproco scrutare ne l’altro, in dichiarato libero spirito
e la filosofia della non-conoscenza. Noi come oltre le sbarre ora, il cuore a te ne l’anelito ch’è nostro e, dinnanzi, di umile prepotente urgenza l’impresa d’intesa sul tuo inesplorato cuore. In noi, l’infinito come se fosse, puro infinito in verità essendo, ad ogni sguardo l’indagare e suo constatare. Perché oltre quello che di te raccontano, nell’intimo... chi tu sei, chi dentro di te? Un Cuore dietro le Sbarre, sei? Pure tu, le sbarre della vita? Indurite e scaltrite, per crescenti interessi e ragioni (non sempre confessabili), sbarre come infitte tra etnie, idee, professioni, famiglie, religioni ed altra tanta fazione, le vite della vita? Ne la Società degli Eguali, sbarre tali per mode effimere e ne le leggi dell’apparire o per imposizioni o invito dei cuori dominanti a conformarsi? Noi come corrotti dai bisogni indotti o sedotti dagli insipidi intingoli del falso benessere? Noi le vogliamo svellere quelle sbarre! quale che sia l’ambito loro, l’orgoglio che le trattiene come e dove sono o la loro consuetudine divenuta pensiero e vita d’ogni giorno, ognuno nella sua abitudine. Le sbarre di questo mondo, di questa società, di questo umano oggi come insulso e vano? Le sbarre dei nostri immediati profitti, le convenienze, gli egoismi e pensieri primari che l’istinto, in noi di prima battuta, sempre coltiva e la povertà di tempo, di spazi e di più assennate parole dalla riflessione prodotte, la mancanza di tempo e di spazi ecco che tante sbarre favorisce. Sbarre dure da estirpare a noi dentro, come radicate dalla quotidianità e dalla pigrizia incline nell’opinione a non conoscere altro dire. Così, al non progredire?
Il mondo come di prigione, il futuro, il genere umano? La nostra grande anima. I nostri slanci più esposti per altrimenti interessati che sempre altro ci vorremmo! lo vorremmo davvero? Poi, ecco la nostra convenienza, ne le circostanze insorta o da altri stimoli sollecitata, la convenienza che i nostri protesi li sospinge via, sbattendoci in faccia gli altri e consueti e più facili modi dell’essere? Umori non analizzati a fondo, stati d’animo arenatisi alle prime spiagge della vita, le più alla mano alla nostra ricerca. E convenienze, interessi e mani! che stanno come se si dessero la mano, ma per tenersi lontane, a distanza dalla possibile visione di come siamo simili, pur essendo Versi i più Diversi. Diverso il parlare, usi e costumi, diversa la mente? Simile il cuore ed analoghi, in noi, i problemi come le loro possibili soluzioni. Le sbarre, di questo mondo e di questa società, svellere dal loro perno (che umore fa) lo dobbiamo, a vederci come potremmo essere! se solo avessimo sguardo e cruccio diverso. Nemici i cuori sempre? Non a chi contro di noi si volge, quale che sia il suo ostile intento che, più che ragionato, interesse o istinto sta il suo di movimento. Noi, avversi all’indifferenza, al protrarsi dei problemi, agli interessi contrapposti e come coalizzati nel mantenere lo stato delle cose, a danno dei tutti nei Tutti! come pure d’ogni ingenuo sognatore. Noi vogliamo cambiare il mondo! anche per mutare noi stessi nello sforzo sì intenso e darci possibilità e vita e futuro e significato e l’alternativo senso. Noi siamo l’uomo, il fratello, il discusso sognatore a tutte le ore della vita e dell’uomo.
Noi siamo come vorremmo essere dentro, lo siamo? Noi disperatamente sognando l’ideale Società dei Diversi. Noi che non siamo come ci vorrebbero ridurre le fazioni, le rivalità, le azioni nei loro pregiudizi che ancora e sempre resistono e insistono, ad onta di ogni buonsenso, l’altro interesse falso o relativo a dirsi dal suo vero. Consistenze che tanto tengono duro, finché più dura ostinazione non muoverà loro contro? Noi siamo come vorremmo essere! testardi, tali ci resistiamo e ci dichiariamo al mondo. Ne lo spirito di fratellanza, di pace, di concordia virile e universale. Per una Società dei Diversi. Noi siamo per tutte le Armonie! No macerie, orrore e sangue. Le guerre (tutte le guerre) un inutile osceno (ridicolo, se non fosse tragico) e problematico lo spreco di risorse, di energie, di vite. Noi, d’opposizione a tutte le ragioni della guerra. La guerra in guerra sì, ma d’ogni uomo solo in se stesso, contro se stesso, addentro il proprio difetto, l’unica battaglia degna di considerazione e di notevole azione. Noi siamo per tutte le Armonie, ricordate? Noi, quale pretesto, l’Uri Barbash di feroce occasione, il punto di partenza, l’avvio e stimolo e spinta che... Origine e pretesto qui, il Medio Oriente, cruccio del mondo che si duole, luogo che distoglie d’altri fronti o così impegna ed argomenta le nostre vite. Le vostre... le vostre come?
Il Medio Oriente, sfida cruciale del genere umano. Irrisolto intruglio di spezie come non garantite. E quando mai districato sarà se non sappiamo guardare oltre le sbarre della comune ed avvilente costanza, al mondo, al genere umano tutto, se non sappiamo cogliere il nerbo delle ragioni che ci rendono deboli e come esangui in molte delle umane prove? E chi non è pro Israele o pro Palestina? Noi che siamo a favore d’entrambi, ad entrambi a dirci idealmente contro. Noi siamo per risolverlo il problema, ne la soddisfazione generale, come pure possibile se si sapesse scrutare nel mistero che ci inonda la coscienza, a guardarlo da un punto di vista più elevato. Lo sguardo del Titano! Titano nel dirsi dello sguardo? Invece, l’occhio come accecato dalle proprie ferite fatte ragioni, il dentro-nano come se non sapesse alzarsi più di tanto nella sua statura? Interessi, convenienze, pregiudizi. Ragioni che turbano e deturpano una vista più razionale e volta lontano lontano: al domani del genere umano? L’impossibile possibile Utopia? Il Medio Oriente come spunto, sentimento e come pretesto per il volgersi al mondo. Di slancio e ambizione di risoluzione verso il cuore dei conflitti tutti che vivono il mondo e l’uomo di questo tempo. Se altri Cuori come oltre le Sbarre... ne convenite? E più Cuori ancora…
Coraggio, il vostro cuore oltre le vostre sbarre! voi a vostro parere. Noi, i volti al mondo, ai conflitti e uomini tutti tentare il dipanare e risolvere, a batterci per entrambe le parti in lotta, le loro ragioni viste e filtrate dalla nostra prospettiva che tanto sa di luna (se non di autore), noi per una dignità umana, la verità che qui ci dice nel protrarsi del protrarsi nel giorno del mondo. Noi protesi cuori, l’ispirazione grata all’immaginazione accesa e sedimentata da quegli aitanti di Zadok e Bakri che il loro seme lo condussero, nella soggettiva visione del poeta, là dove per il fertile il deperito cuore era d’attesa impaziente? Cuore d’autore giacente ne l’anelo di nuove aurore. Noi, a batterci per ogni parte che meriti di essere sostenuta nel suo travaglio di vita. Idealmente, per tutte le parti bisognose di altro ulteriore punto di vista, oltre le proprie Sbarre. Noi, tutti i Problemi per l’Uno, l’Uno per tutti i Problemi del Mondo. Noi per tutte le diversità, le più controverse, a noi pure avverse. Noi che, così facendo, per il nostro mondo interiore operiamo e lo sappiamo, certo. Non come va ora il mondo, ma come nel nostro cuore il mondo dovrebbe a se stesso. Noi il Cuore come oltre le Sbarre, come tutti potremmo dirci se fossimo più onesti e sinceri col nostro senso. Tutti i Problemi per l’Uno, l’Uno per tutti i Problemi Altri. Noi, in nome di ogni diversità irrisa, bandita, solo additata o perseguitata o di barzelletta l’acume. In uno spirito autentico di fratellanza, di pace, di concordia universale, sempre vivo e sempre presente, sia pure tra le lacerazioni del mondo.
Finché la fiammella permarrà accesa... Lo sperare, possibile se altre possibili anime a noi verranno incontro e ci reggeranno la mano e lo spirito quando, nella lotta ideale, sia pure senza sangue o violenza o altro sopruso, l’animo tenderà a cedere, a lasciarsi andare. Oh tu, dammi forza e vigore e incitamento. Oh tu, schiaffeggiami il volto se un attimo di pausa coglierà la mia attenzione, onde riportarmi alla realtà, al cimento. Oh tu, sii nostro critico e nostro stimolo, nostro pungolo ulteriore in questa sfida al mondo dilaniato come dilaniato. Tu, nostra coscienza ulteriore come fossi, tu non silente, né inerte o altrimenti affaccendata coscienza, a Questi Noi di sprone? Noi che se un conflitto dei tanti che governano il casino del mondo, un problema si dichiarerà risolto, tu nel tuo, come vittorioso e appagato? non rinchiuderti in te stesso, nella tua vita, la tua speranza avendo il suo parziale esito ottenuto. Non sederti nella tua coscienza! perché se la tua vita è dura, complessa e già intensa da vivere, sia pure in Quello Spazio… risolta, il resto del mondo come disperato belligerante più disperato ancora vive. Il tuo affanno sia per ogni problema, come se ogni problema fosse il tuo personale affanno. Ogni Problema per l’Uno, l’Uno per tutti gli Altri Problemi. Per ogni diversità, per quanto discutibile essa possa essere, l’umano rispetto in noi dicibile. Nei limiti della legge il suo dirsi, entro gli stipiti della legge d’ogni coscienza il suo dibattersi. Se la diversità delle specie la Terra la arricchisce, la diversa umanità umanità la impreziosisce.
Solo così l’uomo potrà sentirsi vivo, quale che sia l’esito d’ogni insanabile sanabile. Il mondo che non sarà l’ideale, più sopportabile da vivere forse, questo fottuto disperato meraviglioso mondo? Noi per un tempo in cui ci sia ancora posto e ragione di vita per la speranza. E spera e dispera! ma spera ancora. Come oltre le proprie Sbarre. Non c’è soluzione durevole se priva di un profondo senso di giustizia da le parti condiviso. Se tu avrai dato, il diritto morale avrai: del poter sperare, esente da ipocrisie. Qui, a ripeterci: il problema che male ti viveva... risolto? Non sentirti appagato, non fermarti, non chiudere gli occhi, non metterti a dormire. Il resto del mondo alla malora? Noi ad insistere: vivi da vivo dentro, guarda oltre il tuo orizzonte, là dove il mondo in attesa di uno sguardo più elevato: lo sguardo del Titano. Lo sguardo volto al mondo, all’infinito più che al proprio interesse immediato che spesso vuoto profitto si dice e null’altro? Come se, contribuendo alla soluzione dei problemi che percorrono il mondo, noi alternativi alle belve d’umore pazze dentro di noi sempre, in tale fatica, sì noi d’audacia e d’ardore che se oltre le sbarre... noi a trovare il nostro senso della vita alla vita? In noi, se un confine, un ostacolo ad un o ulteriore… Oh uomo! sali di un gradino interiore il tuo punto di vista: è la scala dell’evoluzione. Cuori come oltre le Sbarre di questa vita.
La pagina della vita che si potrebbe dire di infinita? Noi siamo e sempre saremo per tutte le Armonie. Conflitti, travagli, affanni che il mondo lo ammazzano? Quale la tua interpretazione dell’autentico spirito del mondo? Noi siamo il problema! noi stessi a noi dentro e non altri ad esserlo a noi, ingannando il cimento. Se noi siamo il problema, in noi giace anche la possibile soluzione.
La Società dei Diversi è la nostra aspirazione, oltre gli Eguali e tutti i normali. Siamo tutti abitati e compresi, in qualche modo, in una Società Disturbata per definizione. Noi che ci proponiamo quale Ideale Bar della Vita * dove darsi la mano che poi… di fuori, si continua, si vive e ci si batte nella lotta per la vita? Il Bar della Vita, ritrovo per Cuori come oltre le Sbarre dell’umana condizione. E tu, che vuoi fare per le nostre parole, intenti e sentimenti nostri a sostenere e condurre ai confini della ragione o della follia, sia come sia e... cos’è ragione e cosa follia? Tu puoi, se vuoi. Vuoi? Noi ti vogliamo (è un bel modo per sentirsi vivi dentro, vero?), in te crediamo. Siamo di vitale pensiero vitale. Aspettiamo le tue risorse, di risorsa a noi dentro. Perché... cercasi Cuori come oltre le Sbarre, idealmente oltre ne lo slancio, dalle proprie celle esistenziali i possibili cuori di nuovi ardori, noi dovunque nel mondo a cercarli, ad interessarli e curarli prima, nello sperabilmente, nel colmo dei problemi del mondo, da guerre, dissidi, lacerazioni, rancori, orgogli senza
criterio e come privi di misura, il mondo più provato e più sfinito. Orgogli che non conoscono la propria altrui recensione? Cuori come oltre le Sbarre! a questi cuori, qui dettisi già, voi a tenere fiera compagnia. Cuori come oltre le Sbarre! voi ad infonderci forza e vigore ulteriore e senso e vita e speranza sempre. Cuori come oltre le Sbarre! voi l’umore nostro a sostenere con il vostro calore. Cuori come oltre le Sbarre! che d’ottimismo si dice il Fare ne la Magia del Fare che vero fare sia. Dunque, siamo sul dialogo sincero e volti alla reciproca conoscenza? Noi, addentro la filosofia della non-conoscenza. Tuttavia, per fare carne e sostanza, un programma politico ci vuole e solidi intenti che vadano per fatti concreti, a consegnare slancio al nostro raduno d’anime, vitalità e fermezza, comprensione e poesia e visibilità a noi attorno nel mondo, visibilità in nostra coerenza e sostenibili verità. Su tutto, la verità dei nostri Cuori, qui come oltre le Sbarre. Il nostro programma politico si dica il lottare per la difesa e riconoscimento di tutte le etnie, le culture, i costumi, le idee, gli orientamenti sessuali, per loro diritti, dignità e doveri, le fedi d’ogni credente e gli aneliti comuni di vita, questo addentro il nostro intento di status quo dei territori nazionali, della verità nei cuori e l’integrità delle coscienze (che non vogliamo dividere o aizzare, noi a pretendere solo rispetto e considerazione, libertà e possibilità per le verità de l’essere come uno dentro si sente). Quindi, dove le anime diverse oppresse sono o avversate o solo e comunque ostacolate nelle loro diversità, là noi. Come già dichiarato, mai a puntare su attrito, tensione o conflittualità, noi volti ai cuori, a ricucire, ad unire piuttosto.
Noi, per un uomo libero e responsabile e fiero e partecipe efficiente all’orgoglio razionale: là dove vive, ne le possibilità d’ogni dignità e l’avuta considerazione, in rispetto d’ogni uomo sempre, partecipe e convinto l’uomo d’ogni uomo? Quale che sia l’uomo nel piccolo grande Inferno a lui dentro. Le possibile vite ne la Società dei Diversi, i più diversi. Noi ad onorare il rango delle diversità tutte, noi nel nostro onere. O diversità, voi pure siate nel rispettare voi stesse. Uomo libero, libero e partecipe e forse pure felice? Libero se riconosciuto per come si sente dentro, diverso forse dal modello dominante, imposto invece che proposto, nella non sempre o difficilmente libera competizione dei modi di essere, di comunicare e di vivere la propria vita. Noi di Statusquante, per l’integrità dei territori nazionali, della vita degli uomini tutti nel loro più diverso sentire. Libertà con responsabilità per le diversità tutte (quale che sia la diversità). Cuori, dove siete? Noi siamo qui, i Cuori come oltre le Sbarre, tali le sbarre dateci in questa Società Disturbata e tale l’ambiguo cammino, noi nel nostro destino, sbarre da noi avversate, di slancio ideale superate e... Ehi, Cuori come oltre le Sbarre, ci siete voi a loro oltre? La Società dei Diversi la cura ne l’Ideale più ideale? Questo, il nostro gran malaffare si dice, per impeti, di sensi e serissimi proclamati intenti. Noi siamo per tutte le Armonie! Però, siate voi a scolpirlo e confermarlo indelebile nel nostro animo, a caratteri di fuoco.
Noi siamo per tutte le Armonie e siamo in continuo divenire. La porta del nostro Bar della Vita è aperta ad ogni avventore di buona avventura. Ne l’avvento del Festival dei Diversi. Nostro l’Inferno qui sulla Terra, noi che siamo in guerra contro il cuore d’ogni altra guerra.
Venezia, Cannaregio – Ostaria da Rioba 17/11/2009.
Nota. “Oltre le sbarre” è il titolo di un film israeliano del 1984 (ispiratore di questo testo e dell’associazione). Regia di Uri Barbash, attori protagonisti Arnon Zadok e Muhamad Bakri. Premiato alla Settimana della Critica della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, lavoro eccellente. * Pensando ad un momento di “Compagno di scuola” del primo Venditti, l’Antonello preferito.
Associazione Cuori come oltre le Sbarre
Statuto
Non c’è diversità che sia condannabile per principio, a prescindere. Se ci si attiene alla Trappola Etica delineata al punto 1, siate i benvenuti. Idealmente, a confluire nell’Inferno del Mondo e la Società dei Diversi.
1) Chiedi, esigi rispetto, consegnando prima all’altro il rispetto tuo, è buono, è saggio, è onesto con te stesso. Comunque e chiunque tu sia, proponi te stesso, le tue idee o la tua vita nel suo rigoglio. Proponi, a non tentare di imporre a chi non condivide, a chi a questo mai potrà giungere. L’intento dell’impostare e chiarire da subito il rapporto associativo. Rispetto dai prima di chiederlo, di estrema concreta morale. Devi proporre e non imporre, di sintesi dura e centrale. Il Libro della Legge sia il tuo spirito guida e regolatore, la tua diversità a contestarlo ed innovarlo? Qui, se tu sei il problema, noi intenzionati ad accoglierti e conciliare la tua diversità con tutte le altre, in atto puro di condivisibile auspicabile e superiore Armonia.
2) In partenza, siamo tutti diversi e crescere lo dobbiamo. A cadere nella trappola della Società degli Eguali, oggi. I tanti, a spendersi per le medesime inconsistenti pulsioni e la Società dei Consumi che ci consuma dentro. Ragioni medesime e non più le più diverse e distanti che lo facevano il discorso umano? La Società degli Eguali sì, ma per incubi d’interesse e vili egoismi, urgenti sì d’espressione, ma pazzi d’umore e malati d’azione, come vuoti nel vuoto del mondo interiore. Così, la Società li esalta nel suo sterile fine e tali li mantiene poiché loro a credere ne l’illusione d’ogni cerone, esteriore o interiore cerone, ne l’apparire d’ogni insipido dire, credere o morire? Gli Eguali e pure infelici, le loro orde senza dirselo o saperlo, a confluire ne le braccia de lo Vil Male?
3) Ehi, tu. Diverso sei e tale lo rimani che insisti e resisti tra disagio e sofferenza, dolore sommo ed impervia solitudine? Qui, noi Cuori come oltre le Sbarre, ad accoglierti ne la più ideale e sostenibile Società dei Diversi, tali e della più diversa o pure controversa cognizione, quale l’ambizione. Sì, perché… Se la diversità della specie la Terra la arricchisce, la diversa umanità umanità la impreziosisce. Così, noi ad ospitare la tua diversità perché sarà vero che oltraggioso lo sei per altri, osceno o arrogante e vile e pure rivoltante (potresti esserlo anche per noi).
Tuttavia… sì, noi a comprendere te nell’ideale della Società dei Diversi purché tu abbia a considerare e ragionare sul punto 1 di questo Statuto: rispetto dare prima di chiederlo, proporre e non imporre. In stato di dialogo, tra di noi Diversi i più diversi, ne la Società dei Diversi. Di possibile reciproco influire, sia che si dia o che si riceva. Il Diverso, il riconosciuto valore (quale il Diverso del caso nel caso). Noi che rispettiamo anche il normale o l’Eguale e pure vorremmo parlargli, lui che non è (in noi) il fine del nostro divenire, non l’ambizione.
4) La reciproca conoscenza, il dialogo o la ricerca, la possibile stima, forse amicizia, noi tra noi Diversi. Sarebbe il nostro dovere di coscienze, vero? Invece, a dirsi è il nostro puro piacere, qui. Noi, l’ideale Bar della Vita * dove darsi la mano che poi, fuori dal nostro ambito, incombe, vive e lotta la lotta per la vita.
5) Il dovere vero (se paragonato a conoscenza, dialogo e amicizia)… Esplicita, sostanziale, di morale alta e personale senso del dovere, istintiva e consapevole, la difesa di tutti gli altri Diversi, diversi quali che siano: etnie, abitudini sessuali, comportamenti anomali, minoranze di ogni genere, idea, fede, credo politico o la pur semplice opinione. La difesa dei Diversi perché è difendendo loro che difendi te stesso, o Diverso. Il concetto vale anche per il normale e per l’Eguale, il possibile Diverso del domani? Più che a battersi e lavorare nelle coscienze altrui, tu a difenderti nel tuo stesso cuore da ogni ingannevole tuo rumore?
6) La frase essenziale: non sono d’accordo con le tue opinioni, ma difenderò sempre il tuo diritto ad esprimerle. (Voltaire).
7) Diamo ad ogni opinione quanto è di pertinenza della sfera dell’opinione. A fatti e azioni, quanto spetta loro in qualità di fatto e azione. Il pensiero che se diffonde odio e malanimo o diffama pubblicamente e per come diffama, altrimenti considerato. Certo, se ognuno è libero di pensare quello che ritiene di dovere e poter pensare, per quanto ignobile possa nel caso rivelarsi, libero pensiero sia nel suo, dei fatti e delle azioni, nel come a l’altro poi portati, a fatti e azioni conseguenti siano le responsabilità e le sensibilità di legge. Distinguendo sempre e rigorosamente tra libero pensiero e l’agire nel comunicare o nel fare. Differenziando il pensiero che ferisce e si diffonde e l’agire che rifinisce e si compie. Se a l’opinione altrui, qui ipotizzandola come ignobile… Dalla tua prospettiva, se ribatti pari pari d’epiteti, per definizioni o per disprezzo… Ti poni allo stesso suo livello, non te ne frega niente? Succede che fossi a teatro gli eresti la battuta per proseguire lo spettacolo. Succede che fossi sul campo di battaglia gli lasceresti le sue armi. Invece, sei nella vita! consumeresti il tuo tempo in un reciproco impropero senza costrutto, privo di senso o di risultato degno di un prosieguo.
Sei nella vita e che fai? Al tuo avversario, per te il dichiarato nemico?, concedi rispetto, considerazione e dignità umana come ragionevole ne la Società dei Diversi, in Cuori come oltre le Sbarre. Succede che se fossi a teatro la recita rimarrebbe sospesa ne l’altrui vuoto? Succede che se fossi sul campo di battaglia l’avresti disarmato delle sue armi più frequentate, forse addirittura di tutta la panoplia sua? Possibile, pure disarcionato dalla sua impalcatura? Sei nella vita, consegnandogli rispetto e considerazione, lo imbarazzi, lo fermi o gli proponi (non glielo imponi) il confronto più civile. E lui che potrà fare? Nel tempo… Cambiare, rimanere tale o l’arrabbiarsi e incupire perché non sa che cazzo dire o come reagire? Nel caso se la prenda, lui come a rimanere da solo con se stesso (la situazione peggiore), ma rispetto e considerazione e la mano, a trarlo dalla sua afflizione, l’associazione gliela potrà tendere sempre. Riflessione. Tu sei un gradino più in alto di lui, vero? Così ritieni, almeno. Sia lui a dover salire il suo e non tu a scendere dal tuo, ma lo sei più in alto? Sì, in una mano ti prude il dito medio, ma l’altra sia tesa in uno spirito che sa di universale.
8) Così, sempre dovrebbe essere? L’uomo a rispondere prima alla sua coscienza o legge del proprio cuore.
In seconda battuta, a rispondere alla legge del luogo dove vive, opera o al momento in occasionalmente si trova. Poi, il resto del mondo, se vuoi, se ti interessa il suo parere che, chi conta, già è in te e tu da quello come segnato e fatto uomo. Spesso, coscienza e legge in vigore, in una tensione che sa di conflittuale? La legge è la legge, è uguale per tutti. Però, intimamente, la coscienza è che comanda. Tu, con la tua coscienza a dover convivere, a spartire la notte e lo stesso letto. Tu, il tuo mondo interiore. Il libro della legge, il suo intenso verso, la offende la tua diversità o quella di chi a te caro o vicino o l’Ideale cantato? E’ ingiusta legge o arrogante il potere che la applica o la sollecita, come fuori dal tempo, ancorata al ato e lì, antiquata, a proibire, inibire o ledere la tua diversità o d’altri altra diversità? Questo, secondo il tuo parere s’intende. Se così è pure per Cuori come oltre le Sbarre, tu incline e propenso al disobbedire, per riscrivere, innovare la legge e in tal senso il disobbedire, l’associazione si porrà idealmente al tuo fianco. Non volti ad imporre la nuova ragione, solo a proporre la tua e difenderla, a che sia razionalmente considerata. Di eventuale sostegno politico, documentale e morale esplicito. Se il tuo caso si rivelasse quale interprete e simbolo di un problema più ampio e socialmente profondo, nel senso che il sostegno a te si dica nel portare avanti e meglio difendere tutta la questione nei suoi sensi più vitali, tu nel tuo problema il tramite, il sostegno si potrà dire anche economico nel portare avanti (grazie a te) la questione, nei limiti delle nostre possibilità, nell’ambizione di soluzione che te e non te solo coinvolge, assilla e vita degna e rispettata la impedisce.
9) L’espulsione dall’associazione per chi la strumentalizza. Forse, l’unica mossa possibile, se difficile il dialogo, il discuterci e ragionare e la strumentalizzazione ad evitare?
Rammenta e rifletti: espulso mai lo sarai in quanto Diverso, quale la tua difficile diversità. L’espulsione possibile solo ed unicamente per chi usa Cuori come oltre le Sbarre per il suo personale fine o della diversità di appartenenza. Il provvedimento tale che, la vera condanna, per ognuno, Diverso, normale o Eguale, sia il fare costantemente i conti con la propria coscienza (avendone).
10) Inferno, Purgatorio, Paradiso e di nuovo Inferno? Succede, vive ed agisce, nel tanto Diverso, nel normale e pure ne l’Eguale, l’infrangere la legge, se non addirittura il gesto violento e di violenza più ancora vissuto. Tale fatto, non comporterà alcun provvedimento da parte di Cuori come oltre le Sbarre. Tutto proseguirà come prima addentro le carni di noi associazione, tu a rispondere regolarmente alla legge del tuo fatto. Come legge deciderà, il tuo prosieguo sarà. Diversamente, se il tuo agire irregolare sarà sì volto contro altri, ma giocato nell’ambito delle diversità dove non si transige, quale l’altro diverso nel caso, sia pure il Normale o l’Eguale che comunque da te è si diverso (per te, ad essere il tuo Diverso), noi come? Se l’agire tuo, nel come giustificato e sguainato contro l’altro a te Altro…
nella lotta per la vita di tutte le diversità da sempre… dipende, il tuo agire da noi sanzionato con criterio ideale, satirico e pure malizioso? Ti collocheremo in ideale Purgatorio, in te stesso tu compreso e raccolto. Prima, Seconda o Terza Stanza, quale… a dipendere dalla gravità o dal pregiudizio nel tuo atto. Potrai fare ricorso. Le tue speranze ne l’appello. Tu da noi assegnato al Purgatorio. Questo se, del tuo fatto, sarai o no il consapevole. Eventuale nel suo gesto, l’aggravante detta nel come il fatto da te motivato o per provocazione fatto, forse d’impulso come irresistibile a dirsi nel gesto da te compiuto come compiuto? Il Purgatorio. Perché se in seno a noi, Cuori come oltre le Sbarre, tu l’orgoglioso o tronfio o comunque a rivendicare il tuo atto come giusto a prescindere, nei termini ponendoti in contrasto col primo punto di questo Statuto (oltre che d’infranta legge e fatta violenza, se il caso), tu a non fare ammenda del tuo essere nel suo errore, da noi riconosciuto per tale, ragioni e motivazioni sì, ma tu dichiarandolo tuo diritto e pretendendo il non doverne rispondere, non volendo sottostare al giudizio altrui? Allora collocato sarai, direttamente e prontamente, in quel Paradiso dove a dimora vivrai spiritualmente fino al tuo addivenuto, convinto ed esplicito contrario convincimento, su quel tuo atto e nel come da te portato. Dunque, tu in Paradiso. Là dove felice sarai con te stesso, le tue convinzioni, i fatti misfatti e tuoi simili cuori, in te a te appresso (cuori diversi sì, come se fossero veramente perversi?)
Al di fuori da noi associazione, secondo la legge come la legge si pronuncerà, in seno alla legge e nel suo senso il tuo ulteriore tempo. Invece, tra di noi, tu lo sbattuto in Paradiso! conseguente al tuo atto, questo sarà il deciso se deciso, in armonia col punto 1 (dello Statuto sempre). Tu Diverso, volendo essere nei fatti misfatti più simile al perverso, tu in Paradiso. La sanzione per noi a dirsi esemplare? Se cambierai idea, se la muterà il tuo cuore, l’orgoglio tuo e la sua dichiarazione, a scontata pena in quel Paradiso, sia pure in una galera di stato il tuo corpo ospitato, potrai ritornare idealmente tra noi, accolto a braccia aperte. Qui, noi che siamo all’Inferno. Comunque tu sia nel tuo, se sbagliato hai, se ammenda nel tuo cuore farai. Ammenda solo perché hai il gesto portato, imposto o rivendicato (infrangendo il punto UNO). Avendolo già violato nel fatto, non il Purgatorio, col Paradiso punito perché gesto preteso come tuo senso, a l’altro il suo diritto negandolo. Noi che ti aspetteremo e mai le porte le chiuderemo, chiunque tu sia o Diverso. Qui sulla Terra, perché noi siamo all’Inferno, di avversità e di contrarietà costituito. Per intensi conflitti, esterni o interni che siano, comunque e sempre di convissuto Inferno. Noi che ci stiamo pure bene in questo Inferno. Noi, di ideale armonia con tutti i Diversi tutti, OK? Noi ci dichiariamo per tutte le Armonie, il nostro agire.
Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 13-14/8/2011.
* Allusione ad un momento della canzone “Compagno di scuola” di Antonello Venditti.
Il Decalogo per Cuori come oltre le Sbarre
Se il pensiero è guida, controllo, attenzione, il cuore ne sia il motore. Se pensiero consegna direzione e motivazione a l’andare, il cuore sia l’accendersi e l’agire stesso nel senso de l’andare d’ogni muoversi.
1) Fascisti o comunisti, bianca o nera la pelle, quale l’etnia o la Fede nell’uomo, dentro simili siamo! pur essendo i più diversi nelle similitudini variegate o come in loro spiegate. Qui, il cuore oltre il pregiudizio, l’immarcescibile orgoglio di parte, il certo e più immediato interesse in essere. Il Cuore come oltre queste Sbarre, loro il chiaro ostacolo al senso più senso nell’incerto divenire nel genere umano.
2) Che l’ispirazione assista la condizione poetica dei nostri cuori che, in quanto tali e nelle vive possibilità offerte dall’espressione, tutto potrebbero e tutto vorrebbero! Sì, nonostante l’inclemenza delle intemperie tutte al mondo e ne l’ognuno, ora e sempre. Tu, quale la tua intemperie? Come volta è in te? Nel tuo animo ad imperversare e, conflittuale e dibattuto, il tumulto (da interiore) a crescerti diverso dentro e alternativo o, per fronti esterni, ad altri contro rivolto il tuo malessere d’animo, secondo te e secondo il tuo stretto interesse d’anima ferita e più ferito?
3) Ispirati, se della musa il volubile bacio, nostra sia la licenza poetica che, cuore del nostro cuore, d’intenti e di versi, per significati insoliti nel proporsi e
dichiararsi, la licenza poetica tanto ci comporta e oltre le sbarre di questa vita condurci può, se dentro di noi lo si vuole. In tale illuminazione interiore, incontro a nuove prove, del destino quali le prove. In amore per la vita, quale vita vita lo sia. Un cuore che niente abbia da offrire, è cuore arido ed insulso, però cuore si rimane, cuore di possibili svolte sempre, d’accensione e forse pure di indomabile dedizione? Un cuore che niente sappia dare, di che avendo o non avendo non è il punto, la sua impotenza nel donare a dirsi quanto di più grave, in apparenza incurabile il detto cuore? Il mondo, la vita! siano la cura rivitalizzante (come accade) per nuova inaspettata vita consegnare al cuore ancora inerte.
4) Il Cuore come oltre le Sbarre, volto alla conoscenza più reciproca: a donare e raccogliere d’altri cuori sentiti, fossero pure i tali cuori ancora dietro le proprie sbarre. Nel segno e nella scia della non-conoscenza. Perché... se ci conoscessimo veramente, prima... oh, con slancio e puro e vivo impegno, se? Quanti che, da dietro le sbarre, lo covano il proprio sterile malumore, cuori difficili sia pure d’intenso verso di senso? I cuori sì tali, di sé ancora come ignari? Secondo la non-conoscenza, noi tutti siamo il singolo granello di sabbia e, gli altri tutti al di noi granello attorno, come fossero l’ignoto universo in attesa di interesse, di esplorazione e di conoscenza.
5) Cuori per altri cuori e speranza! Quale l’ideale, la fede, il colore di pelle o l’etnia, cuori mano nella mano, a camminare verso il futuro non lontano se... Con speranza a camminare, perché l’amore, il rispetto, la considerazione, sono i primi fondamenti di una plausibile e non ipocrita fiducia nel domani.
6) Mai comitati d’affari! non in Cuori come oltre le Sbarre. Comitati d’affari che pure irrobustiscono (e saldano anche) relazioni le più varie, le più improbabili o assurde? Comitati d’affari che, nel volgere al cattivo tempo delle cose, si ritirano, ritrattano, si arroccano nel loro interesse immediato e... Il cuore, Cuore come oltre le Sbarre! se ne fotte di quale sia il tempo oltre dette sbarre, da cuore quale si pretende e si dice, cammina e va per il mondo incontro a gli altri cuori tutti. Un poetico ombrello, intenso di senso, come bastevole ai suoi timori d’ogni accidente di sorta in sorte. L’amore, la vita, il mondo, i problemi, il futuro, il loro senso, l’unico affare concepibile e possibile nel Cuore come oltre le Sbarre.
7) Noi, cuori di frontiera! sbarre o non sbarre, siamo la vita e la morte siamo? Noi che come siamo, nel momento, dipende dall’umore della vita in quel fottuto momento.
8) Noi siamo la vita e la morte vivibile? A vostro senso, vostro il definire.
Tuttavia, stimoli e motivazioni, argomenti di vita e vivi colori interiori, nel Bene e nel Male, da l’Altro, l’Altrove e l’Altrimenti, ci vengono ispirati, sollecitati a volte? Sia il Bene o sia il Male, sostenuti cuori dall’ebbrezza del caso e nel tormento d’ogni cimento. Noi cuori, ad interagire con altri cuori, così il dire del nostro dire.
9) Noi oltre le Sbarre, cuori d’ogni origine e destinazione, il proprio ad altro cuore accanto, al suo fianco, noi di senso e compagnia, l’intenzione d’associazione. Volti a lenire la cosmica solitudine del genere umano. Solitudine fino a quando un Dio non più latitante, un alieno amichevole o sensi della vita ulteriori non si presentino, nel bussare, al davvero bisognoso cuore che, per quanto oltre esso se ne dica, nella notte del suo cuore, dietro quelle sbarre è che sempre si sveglia e prigioniero vive.
10) Perché ogni cuore... da solo... che può? Lo sperare, che altro? Cuori insieme (e più cuori ancora), ne l’agire del loro dire, cuori a spendersi per il mondo intero, le sue sorti, il futuro dell’uomo, per le speranze tutte? Cuori insieme camminando, l’uomo su cui influire a poter cambiare insieme le nostre non invincibili realtà? E come il nostro possibile mutare il mondo? Noi nel mondo. Nel Bene o nel Male? Dall’umore della vita dipende, in ogni momento e secondo il respiro di quel
dato momento.
Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 10/11/2010.
Lettera da dietro le Sbarre, oltre le medesime
Il Party di If * indetto è nel vento della notte. La notte nel proprio cuore nel cuore della notte, lungo il cammino addentro la notte dell’umanità, a tutte le ore del cuore di questa imperterrita mente. If If If
Così diversi e così simili e diversi! cuori d’uomini? Così vicini e così lontani e vicini! cuori solitari? E mani che la mano si danno! al fine del tenersi mani sì avverse e più distanti? Da un cuore dietro le sbarre (come se fosse), a quelle medesime, il cuore mio oltre? In piena condizione poetica, ostentata, tormentata e fiera licenza avendo (me la sono presa da solo!) Da dietro le sbarre, oltre le medesime idealmente. Le sbarre di questo mondo, di questa società, di questo umano? Le sbarre dei nostri immediati interessi e le necessità tutte, le convenienze fottute, i compromessi di basso livello e le trattative ulteriori volte a... sbarre dure da estirpare a noi dentro, davvero. Il mondo come in prigione, il suo futuro, il genere umano è nel dirsi tale prigioniero, il più vero?
O vene di ogni cuore possibile! cuori ad accendersi, voi disposti nel volgersi all’uomo, alla vita! oltre il criterio del proprio pregiudizio, dell’interesse costituito e spesso coalizzato, oltre il castello di illusioni più illuse, tanto cuore che seduto più non sia nell’infido agio del proprio rassicurante territorio, fisico e sociale, morale, esistenziale territorio e del suo relativo falso benessere che... Ma ci pensate? O possibile cuore! dove più i sensi se non nell’Altro, l’Altrove e l’Altrimenti? Cuori, voi che regolati nelle vostre certezze (o dall’inferno delle proprie disperazioni) il mondo lo scrutate e come lo vedete lo vedete, che cosa e come intuite dietro le apparenze e cosa l’orizzonte a voi nasconde, perché tanto a voi si cela o semplicemente siete voi a non voler andare oltre voi stessi, per non dover cogliere, onde non pensarci, in altro tutt’altro tanto e sempre impicciati? Timori, curiosità, speranza, paura, Disperanza? E se l’uomo... Sì l’uomo, se desse più ascolto... se si consegnasse inerme ad altri cuori... Perché... L’Apocalisse dietro l’angolo della storia nell’uomo? Eppure... L’ottimismo della volontà? Il pessimismo della ragione qui prevale, però il Cuore alle Sbarre oltre sempre. Quindi, l’ottimismo ulteriore che, nella Magia del Fare, qualsiasi cosa a fare purché vero Fare sia! privi di interessi ad altri celati, avidità recondite o assurde ipocrisie nel dare... Il Fare che, se proprio non vince, consola e vita vera vi dona? In quanto l’urlo stesso del Fare, nel suo dirsi, al resistere v’induce e dentro vi regge, tanto e di più vi regge?
Incitandovi, quel tanto sufficiente vi sostiene nello stimolare il o a fare un altro o ed altro ancora, a camminare al mondo, alla vita incontro, questo... Semplicemente, la Magia del Fare? Nel senso forse non ultimo, ma più vero della vita. Siamo granelli di sabbia da ignoto universo circondati. Ogni altro uomo, parte di quell’universo, come fosse in sé lui l’universo intero, essendo invece solo un altro singolare eccezionale granello di sabbia. L’ignoto, l’Altro, l’Altrove e l’Altrimenti, in attesa di interesse, di avvicinamento, di domande e di continua esplorazione. Cuori come oltre le Sbarre, il nostro cuore come offerto sulla nuda mano e non ad impugnare, d’ostile di acerrime paure e stolide chiusure, il manico del proprio interesse immediato, il punto di vista irrinunciabile immodificabile o l’orgoglio del proprio soglio detto nell’Io Voglio. Mani che si danno la mano! a dirsi e reciprocamente a promettersi, nel tenersi lontane. Cuori separati, da sbarre e barriere e pigrizie mentali. Cuori che, secondo la filosofia della non-conoscenza, dovrebbero andare oltre la propria lingua o fede o costume o consuetudine o legge od opinione e... Cuori che se fossero in conoscenza e stato di dialogo, di possibile amicizia? Siamo simili e diversi e simili! andiamo in una sola direzione: quale non si sa, un sospetto però qui me lo dice. E se... se noi uomini tutti, noi cuori... Siamo e viviamo nel perdurante cozzo delle ragioni. Ragioni da ogni conflitto d’interessi, cieca partecipazione, ambiguo rigore e somma ostentazione, ragioni vissute come vissute? Arroccarsi nel proprio sapere o farsi castello (come assoluto nel rapportarsi
all’altro), nella difesa della razza, del territorio, forse della credulità della propria ingenua anima? Di quanto debole e fallace l’addivenuto senso? Animo speso nell’assillo e nel pensiero se vi conviene il cosa e come e quanto ci potreste guadagnare? O dentro-nani! o Titani! di quale misura volete contare ai sensi del mondo? Il mondo e non di una sua sola fragile incompiuta parte. Da un cuore dietro le sbarre, come oltre le medesime. Che da ogni cuore si levi l’Altro Verso! Qui, il mio Verso Diverso a volare nel cielo alto e, cuore, chiunque tu sia o Cuore Altro, quale il tuo dannato verso, tu col mio Diverso a danzare, per tentativi nel Party di If? Cuore, dimmi! chi sei? chi dentro di te? Quel che di te a noi appare, come fosse dietro a le tue sbarre? E là, come tu veramente? Sai, ci provi, riesci ad andare oltre le medesime? Quali i tuoi problemi? Soluzioni, teoremi o altri dilemmi? Domanda: se libero è il tuo dire, sei tu libero dentro di te? Di quale sbarre sei fatto, come irrigidito nei tuoi interessi, più irreggimentato ai fini delle sbarre e qui portato, io a te di fronte lo schierato? Se la tua mano, il tuo cuore, il suo verso fosse teso a cantare con l’Altro… Mani che si danno la mano! non più a tenersi lontane, non lo stringente e diabolico inganno? Se non fossimo così supponenti, orgogliosi, arroganti, egocentrici, intriganti e
così coglioni... così impotenti contro le nostre sbarre, se... se davvero! E come comunicare il proprio cuore tra sbarre e sbarre altre e le sbarre tutte? Libri scrivendo e libri ancora! teso oltre le proprie durissime sbarre, io. Comunicare, idealmente a tendere l’essere del proprio essere e... sì, ritrovarsi in Altro Essere? Il dentro-nano, tale come costretto dal suo interesse immediato che è pure un fatto e tuttavia... suvvia! Il Titano che di Suo Alternativo Invece... Sì, il Titano potrebbe! se vero Titano è dentro, le sbarre evadendole con le ali della propria fantasia, la poesia quale forza propulsiva, a staccarsi dal proprio carcere quotidiano, ad abbandonare il travaglio insito nella nano-misura, Titano come a levarsi in tutt’altra interiore statura? Sì, il Titano sulle ali della notte. E la notte è tutta la nostra grande anima. L’autore è scostante per propria natura e sua la definizione, tale quando vive! che non lo è, riservato e schivo, se il proprio cuore lo scrive vivendo nel cimento senza tempo. Scostante per ipersensibilità a tutto e sempre e comunque ipersensibilità. L’autore che secondo la filosofia della non-conoscenza... L’autore, idealmente volto a battere i marciapiedi d’ogni Possibile Altro Cuore. Per i suscitati cuori, autore teso a vite altre e diverse, gli interessati cuori d’ogni cuore d’occasione? Perché al diavolo le sbarre d’ogni prigione, il corpo o l’anima siano le costrette ristrette. A sé dentro, l’autore come vorrebbe essere nella propria immaginazione, nei suoi ideali e sogni e fantasticherie tutte, lui invece adeguandosi alle proprie
visioni. L’autore non come solo potrebbe dirsi, stretto e contenuto nei limiti di fattibilità, di interessi stolidi e vili convenienze, per quanto seducenti e come argomentate. L’autore ad essere come si dovrebbe idealmente essere, la sua vera e più dura costrizione dai bisogni dei propri sogni. Il Vero Grande Audace Sognatore a tutte le ore del proprio cuore? Il suo pensiero stimolato, preso e consenziente. Grato a Zadok e Bakri per l’ispirazione di versi, fantasie e tutte le suggestioni. Zadok e Bakri, i due veri aitanti con le palle a tutto palle dette? O cuore di dentro-nano! o cuore di Titano... Io sono per tutte le Armonie. Io, dilaniato dentro da indicibili lacerazioni, come se solo così potessi lenire me stesso in me stesso, io volto, incitato, sollecitato pure e impegnato al tentare di conciliare ogni inconciliabile, nel suo inteso a dirsi per tale. Inconciliabile, l’uomo, il mondo, letale a dirsi nel suo fetale? Ne la mia ricerca addentro, io come se disperatamente intento fossi ai più puri sensi de l’ineccepibile sentire: problemi e soluzioni e teoremi e loro deduzioni. E non serve a niente! la lacerazione sempre e comunque in onda nel mio cuore, però il mio Verso Diverso ora vive. Così, speranza è che vive! e sopravvive? Perché non c’è pace senza giustizia condivisa, sostenuta. A sé dentro, in versi di giustizia, pace di senso perfino vissuta?
Il Party di If indetto è nel vento della notte. La notte nel proprio cuore nel cuore della notte, lungo il cammino addentro la notte dell’umanità. D’ognuno, il proprio incedere come fosse... Il sintomo di speranza? Perché... Se l’uomo... Se il genere umano... If?
Roma, B & B Intrastevere 13/1/2011.
* Da un celebre testo di Rudyard Kipling, non proprio nel senso di quello scritto, comunque d’ispirazione.
Lettera a Anders Behring Breivik
Io, il Verso Diverso da tutti gli altri versi diverso. Breivik e il massacro norvegese dell’estate 2011? Dall’alto e come fuori da me stesso, me stesso considerando, io a te simile! molto simile, solo negli esiti finali io a te contrario e Diverso, dal tuo già diverso. Io nel mio giardino segreto che si dice vero e più che lussureggiante giardino e segreto davvero? Simile molto simile, per molta e complessa affinità (che me la tengo stretta, non mollandola l’affinità). Io lavoro su vasta scala, in grande, per ampia e più generale portata, globale nel dirsi e non come ossessionato dai particolari che al globale vorrebbero sovrapporsi, deciderlo e pure comandare di potere assoluto? Non ossessionato dai particolari, per quanto… sì, comunque e decisamente su di loro occupato, il globale però a mantenere onore, oneri e responsabilità del comando. Nel globale a confluire e dirsi ogni soluzione. La visione globale a tirare le fila d’ogni Verso Diverso. Io scrivo e così faccio quello che faccio. La mano a questo non fallita? In verità, io a fare quello che tu esattamente hai fatto, scrivendolo, senza preclusioni o pensiero di favore (presumo e spero, in presunzione d’autore). Io con le mie vie preferenziali dell’illuminazione in tale massacro sempre in fiore.
Io, l’autore a questo come vocato, Sangarre, il Futuro Possibile, il colpire con durezza e con equità al contempo. Volto a mantenere integro il senso della vita da queste parti (sulla Terra), pure a me dentro quel senso. Comunque io sia, io e la mia forma mentis… Segnato, codificato, su di una data strada da tempo avviato. Forse, la difficile strada intrapresa negli anni ’86 – ’90. L’inoltro incisivo possibile col Congresso di Budapest del 1989, tramite Partito Radicale. Invece, l’avvio… le ore sei di una sera del 1981? Non la via più pulita, facile o attraente nel percorrere, nemmeno la più impervia o comunque difficile. Non la scelta tra quelle semplicemente a disposizione. Io e la mia vita impossibile, come lo fosse da sempre? Io che la mia strada ho intrapreso (a pochi, forse a nessun altro percorribile?) Io e la mia strada, io procedo e… se avanzo, non è strada che possa dirsi impossibile. Hai fatto un gran casino dalle tue parti, caro Breivik. Fai più schifo, orrore o pena? Pensiero che mi percorre come in molti è che transita e quel che ne rimane… A volte, è domanda che volgo su me stesso: faccio più schifo, orrore o pena? La risposta che risposta non è mai, dipende dall’umore del momento o dal pensiero immediato e successivo. Io perennemente in oscillare tra esaltazione e depressione, a volte poi il furore?
Nel mio pensiero, la Società dei Diversi comprende proprio tutti i Diversi, idealizzando: rispetto dallo all’altro prima di chiederlo e proponi, proponiti! e mai ad imporre. Che hai fatto? Odi le genti arabe, gli omo, i negri anche? Odi tutti forse? A chi non è come te, che gli faresti? Tu, se potessi, a fare una possibile Società degli Eguali dove, gli Eguali, a te solo e quelli come te, l’Eguale? Va bene, pensarlo è un tuo diritto. Forse a discuterne, ma qui già dipende da come lo fai. Che per parlare lo hai fatto, con discutibile successo della tua opinione. Cuori come oltre le Sbarre è in grado di accogliere pure te (se tu lo volessi), però… attenzione, entro il breve battito di ciglia finiresti in Paradiso, dove il Paradiso sta per punitivo (il massimo davvero della pena). Viviamo tutti in una Società Disturbata, malata nel profondo delle sue radici. Io, per come scrivo, scrivendo, come fossi il potenziale suo psichiatra, io e quello che scrivo… una delle possibili cure per la Disturbata e malata? Sì perché questa sarebbe una delle sintesi delle finalità del mio lavoro. Io che ho la terza media e di psichiatria nozioni quali? La Società però è veramente Disturbata e lo è nei suoi fondamentali. Considerazione. La strage di Oslo, nel suo certo e dichiarato orrore, forse è segno di vitalità (oltre che di Malattia), a dire: non siamo tutti uguali nell’amorfo comune dominante, sotto il segno de lo Vil Male.
Tu a dire: io sono Altro! io sono Diverso! (aspirando a l’Eguale su di te formato?) Certo, a dirlo con modi, mezzi e tecniche banali (le solite note che non sono le mie). Tu a me simile e Diverso. Tu, come insensibile verso le diversità altrui e non teso al confluire ne la Grande Armonia? Tu, a suscitare sommovimento interiore, reazione, la vita a svegliare dal suo torpore? Noi e la nostra quotidiana e sonnolenta routine? Hitler, Stalin, George W. Bush più tutti gli altri pure vitali impulsi, se accendono contrarietà e reazione, se li destano i morti viventi sui loro gadget dentro assopiti, se vita e stimoli infondono e consegnano in altrui pensiero, per reazione a tanto orrore, meglio dell’ottulento e democratico essere oggi seduti davanti alla TV e lì vissuti? La vita è scosse e movimento, angoscia e tensione. C’è più vita nell’orrore che nella pace che i sensi veramente li placa, li addormenta e li annichilisce nella loro capacità di attenzione? Il pensiero così sollecitato pensa, vita vive e l’uomo si evolve? Tesi all’evoluzione come lo siamo raramente, noi nel più duro frangente? Certo, tu hai tutto il diritto di pensarla come ti pare. Però, a proporre e non ad imporre. Tu che forse potresti e potevi anche chiederti: io la penso così, gli altri come? e chi sono gli altri? Quello lo spirito dell’associazione Cuori come oltre le Sbarre. Domanda: fossi stato qui prima e così considerato, chi saresti stato? Cosa a
fare da altre devianze per noi meglio e preferibilmente influenzato? Invece di rimanere chiuso nel tuo personale orticello, privo di confronto, a coltivare il tuo malessere? Fossi stato tra noi, forse ci avresti pensato sopra, riflettuto e… rimanendo sì nelle tue opinioni, ma con Diverso Cuore e Diverse Sbarre? Qui, simile tanto a te e Diverso, io che tendo al confluire ne la Grande Armonia. Sì, a confluire teso, ma con tutte le mie opinioni! e non una di meno. A volte/ spesso, quello che pensi tu, io uguale! Te preciso nell’agitarsi della fantasia: verso coloro con cui lavoro, la gente, le strade camminate e come vissute, il genere umano nel suo genere, di volta in volta, chi sulle palle, io senza concludere e mai l’andare a punti? Io e te, come tante altre persone in circolazione. Noi lo pensiamo, tu lo fai, io lo scrivo (uccidendo Diverso). Ma è riduttivo perché… per un maggiore senso e più efficacia, per un appagamento che veramente gratifichi l’ira nelle sue ire, per protrarre il piacere o per poterlo rifare (non impunemente, mai), io vorrei spezzarlo dentro, là nell’anima! il genere umano. Sì ridurlo a poltiglia sanguinolenta, la piaga nelle sue anime. Io che non parlo, chiusi tutti i canali di comunicazione, la scrittura l’unica strettoia o ambigua via di fuga, ma possibilità talmente ardua che… un imbuto come fosse, il più piccolo e più ridicolo, dal percorso quasi impossibile nel dirsi? Quasi, proprio impossibile… no, perché io l’ho realizzato!
Nonostante tutto (solo perché a tutto sopravvissuto), come sortito da quell’inconcepibile imbuto, oggi ben oltre, a poter liberamente dilagare in ogni direzione e con estrema fluidità di verso?
Dalla luna come se stessi scrivendo. Lo scrivere mio a dirsi come per altri il semplice respirare o parlare, per alcuni lo scorreggiare? Io, il Diverso Verso da tutti gli altri versi diverso. Caro Breivik, io migliore di te non lo sono, più feroce o spietato o più crudele tutto sommato? Probabilmente, più efficiente. Certamente, d’istinto legale forte. Breivik, a te simile perché io sono l’universale d’animo e di versi. D’ogni mia anima, io ne la mia composizione, predisposto ed allenato per l’intimo agone. Però, la tua anima al mio sentire, più che affine. Io che ci penso, ci penso e scrivo e così è che uccido. Come sia, io che tendo al confluire ne la Grande Armonia. Io e la mia strada, vada come vada, dovunque io vada! che accada.
Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 1/10/2011.
Canto per il pedofilo
Qui, il pedofilo io canto perché a proposto testo * il pedofilo solo è che rispose disponendo a me dentro. Lui in me, a seminare domande, dubbi, scenari. Io nel come fare che… Il pedofilo nel suo influire… In me, il libro sconvolgendo libro, ad ampliarlo più ad amarlo! a rafforzarlo e proporlo più tosto sul Diverso e suo senso. Nel senso Tutto. Il pedofilo, il libro (questo)
lo buttò all’aria nel mio cuore pensieroso in fiore per altrimenti è che lo ripose come nuovo e libro altro tutt’altro tuttavia, quello rimanendo. Pedofilo, quale sia il suo fatto il suo vissuto io, a questo pedofilo io grato per libro audace e fiero come e meglio argomentato? Robusto, potente, aitante più lanciato e tutto adelante!
* Sul Forum di Radicali Italiani. I testi di Associazione Cuori come oltre le Sbarre (le prime stesure).
O puttane
O puttane! corpi, anime, vite d’intenso io a prescindere o puttane! insorgete contro il senso e luogo comune che dice per tutto c’è prezzo e moneta il soldo possibile o puttane! voi, la tradizione e la strada ora per molte di voi ancora qui, l’invocazione? voi la critica a portare in dono a questa società che usa e tutto e tutti consuma il vile prezzo che ci spezza
spiazza l’anima nobile e compra e tanto ne dispone? o puttane! su, orgoglio! voi che lo siete? in condizione chiave e ideale per il corso delle cose contribuire a mutare voi e non altri, di puttana i puttana-sensi voi che il corpo lo vendete lo mostrate o comunque lo mercifichiate il corpo che fa colpo l’anima non sempre, non tutte voi nel vostro a dirsi altrimenti e come alternativo il giorno della puttana in ogni vivo?
Il vilipendio della prostituzione
Vendere vendere vendere vendere hai qualcosa da vendere? a vendere che cosa? a vendere, in quale misteriosa posa? così, nei Bar della Vita qualche venditore della buona occasione le scelte per un giorno migliore scivolando nel vilipendio della prostituzione così, nei bar di qualche disfatta ragione pensieri di virile argomentazione? disposti a darti quel che è possibile darti a prescindere d’ogni prescindere purché sia il buon prezzo per chi cadendo nel vilipendio della prostituzione così, nei bar di tanta religione il profeta tra l’aitante e il poeta dedito al fornire infondata speranza quale paga al dolore d’ogni cuore
crollando nel vilipendio della prostituzione così, pure nei bar scaltriti d’ogni istituzione vive il professionista impegnato che cammina e cammina sulla tua indocile pista come indifesa vuole venderti quello che di più caro ha? la sua parola e come sarà sarà che sarà precipitando nel vilipendio della prostituzione così, io nel mio orgoglio arroccata io sotto assedio io che sono puttana verace e lavoro la strada io questo corpo solo ho solo questo corpo è che venderò il più difficile esercizio della prostituzione
European Sex Workers Association
Esternazione Sex Worker
Puttane, pornostar e affini/ maschi, femmine, transex/ etero, omo o fantasie
Ne l’immane cozzo delle ragioni, ad ognuno impugnare le proprie. Noi le nostre di ragioni, certo. Noi di Autonomia Puttana.
Nel dire, inoltrandoci nello sfaccettato giorno della puttana, voi e quanti come alla perenne ricerca della buona occasione per meglio vendere, a prezzo ben più volgare disposti a battere più che il combattere, come in svendita nella vendita? Voi, la vostra anima! Nel dire il giorno della puttana, a rivendicare i diritti e doveri tutti che la nostra anima chiama, da voi malconsiderata, voi dal regno dell’ipocrisia, noi in quanto persone dette non derelitte, l’anima in nostra dichiarata tutta dignità? Anime vive e presenti. Rispetto e considerazione invece che, gradita e sola, la lussuriosa attenzione? Il lavoro, la libertà, la vita, il genere umano? E’ fondato sul sesso.
Come ogni vita che vive. E noi che di sesso ci occupiamo e su questo sesso di senso ci campiamo? Voi che quando qualcosa, lassù e laggiù, ci intravede, sì vi stimola, vi stuzzica e la fantasia s’accende. Il desiderio che vi prende? Noi indecenti corpi, qui il pensiero di inaudita evoluzione? Si recepisce Bruxelles 2005 (Manifesto Sex Workers) e si rilancia d’audacia, tra megalomania senza confini, di concretezza e quale Puttana d’ambizione e di alternative. Ci si dichiara il soggetto politico pari pari ad altri di più serie pretese e meno nobili per definizione di reali sinceri intenti? Noi, le ghettizzate/ i nel concetto e le tante perduranti realtà del non-rispetto? Noi a dirci quale funzione critica verso questa società e modello di insulsa vita, decisamente di merda! Noi, a farlo come lo potrebbe fare un prete o altro spirito più sicuro a sé dentro, noi puttane d’indole laica forse e per responsabili aspirazioni. Noi che proprio in quanto Le Puttane, noi a poterlo fare e rilanciare a tutti voi, con estremo rigore e come il prete proprio non potrebbe, lui per sua educazione? Noi con l’ausilio del linguaggio pornoetico d’ispirazione. Vostri i sorrisi di compatimento? Ironie o alzate di spalle? L’indifferenza? Avete altro da fare? Altri e tanti i problemi? Ehi, andiamo? Su, andiamo!
Oh tu, segui, cogli e scruta nel nostro indocile e diverso, qui come terso. Noi che non lo siamo tutte/ i Casa, Letto e Chiesa. Noi che da tempo abbiamo alzato la testa, mantenendola. Noi Sex Workers! il mondo di fuori attorno a noi, come in se stesso chiuso e più recluso? Noi e quante/ i di noi, per Successo, Soldi e Sesso, più realisticamente, le Disposte/ i a Tutto? Tuttavia, noi Sex Workers qui riuniti e dichiarati in cotanta associazione, a tutto Non Disposti e non ad ogni costo, quale il costo. Cazzo stracazzo! noi che lo ribadiamo quel che siamo (genericamente, puttane). Dei diritti e dei doveri tutti, in qualità di libere persone, in dignità le pretese portate e cantate. Noi che ci basta qualche bigliettone frusciante per contante, noi alle tue voglie tante il sottostare e... soddisfare? Qui, le indocili. Discutibili, irrequiete, fantasiose e chiare persone. Noi le degne/ i di uno sguardo dentro più attento? Sai, ci stiamo organizzando, siamo in fase di evoluzione. Noi affini e derivati, siamo il mestiere più antico del mondo, lo sanno tutti. In noi, forse la Responsabilità che in voi non si dice? Noi che tra le lenzuola abbiamo fatto la Storia. Più che riscatto e redenzione (in nostra riscossa), cerchiamo e chiediamo considerazione, lo sai? Noi socializzatrici/ ori, quale fattore stabilizzante le varie pulsioni, le ossessioni
se preferite che lo dicono l’animale e non lo siete! Voi che ci frequentate nell’oscurità, complice l’ambiguità delle ombre, chi e quanti? Poi, alla falsa luce del sole, l’additarci a pubblica condanna, voi i sofferenti per contanti, poi a vergognarvi di noi e con ipocrisia… di noi a discettare, sì saputi? Stronzi perbene come foste? Noi, non tutte/ i dai lauti incassi e quante/ i la fame? Giovinezza e bellezza eterne non sono perché sfumano presto e sole ci lasciano con la vita, con i problemi di sempre. Perché sì, finché sei come sei... e quando più non sei quello che eri... Noi che li sfamiamo gli appetiti sessuali altrui e vita diamo a fantasie senza nome... Noi che tutte le voglie altrui! ecco le nostre sane e dichiarate voglie: diritti e doveri e libertà e responsabilità e dignità che… voi increduli, quanto ci dareste dalle vostre coscienze? Noi siamo stimoli. Niente su di NOI, senza di NOI! * Il corpo è mio! e me lo gestisco io (nel mio). La responsabilità reale della mia perduta anima. A chi ci comizia o per noi è che impreca e parla! e parla! e più straparla... da ipocrita, lo insinuiamo? Noi vi diciamo: sono le vostre ragioni, in quanto tali le riconosciamo (se in voi dignitose), contestandole agli occhi del mondo con le nostre di ragioni, ne l’immane cozzo delle ragioni tutte. Oh, le vostre lingue! gli occhi... le mani, certo. Chi non le vuole le mani altrui (su di noi) accettandole, le mani non sue, sulla sua anima venduta e perduta? Il lavoro lo decidiamo da noi, sempre noi decidiamo a chi darci, a chi mostrarci
nel suo perché pagato. Noi a deciderci quando costrette dalle circostanze e dal bisogno, chi e come e quale il prezzo. Noi vogliamo, lo esigiamo! il pagare i giusti contributi dovuti d’ogni ragione, noi e l’addivenire alla pensione per quando nessuno più ci amerà. Dite, i sex workers… possono avere una coscienza? Quella stessa coscienza che non tutti voi, non sempre o come raramente. Il deputato escort? Noi per le altrui solitudini bisognose, noi d’impegno e non sempre degno l’altrui? Noi di Autonomia Puttana, il nostro corpo, a dire Non-la-Nostra-Anima (gli associati almeno). Noi che vorremmo voi pure non metteste in vendita quello in cui credete, poco o tanto che sia. Noi che in tante/ i agogniamo il poterci riunire in oneste e leali cooperative, come liberate/ i dallo sfruttamento e pure dall’indignazione altrui. Noi che su Bruxelles 2005 ci siamo fondate/ i, considerate/ i, organizzate/ i, ora. Nel senso dei tempi, ne l’ebbrezza dei venti, aneliti siamo. Puttane, la composita pietra tra le pietre in origine, noi? A contributo, nel fondamento e costituzione di ideali più grandi, i nobili e vasti pilastri? Da noi partendo, per giungere in tutti gli Altrove dove. La proponiamo l’idea di un Sindacato del Sesso, nel suo più intenso? A tutelarci, noi il suo impegno, lui la Santa Comunicazione?
Il sospetto: saremo noi a porre e comporre il senso di una vera effettiva Europa di senso più cazzuto e durevole? Sex Workers o puttane, i vostri gingilli siamo noi. Nell’altrimenti alternativo giorno della puttana, più atteso purché non frainteso, noi a dirci possibilità, opportunità? Noi come voi, genere umano, tutti in continuo divenire lo siamo, lungo è il cammino e tutti a destino. Noi offese/ i dal quotidiano Vilipendio della Prostituzione. Noi la sfida esplicita, dichiarata e portata a pregiudizi, indici puntati e sentenze morali o penali fatte, come alle sapienti battutine o gli ammiccamenti che, se piacere comportano, dolore e sdegno a cuori d’altro segreto scrigno fanno e non v’è il solerte conforto a lenire il nostro dolore ne l’umore? Noi che saremmo pure le sentite crocerossine per le vostre anime malate, qui in funzione critica che l’uomo che veglia si perde se la molle opposizione tanto gli consente. Noi che non saremo distratte/ i, docili o accondiscendenti su principi e ideali d’altri lucidi e più falsi dettati. Dite, meglio vendere il proprio corpo che una singola poesia? dite pure. Perché… In noi, intima poesia lo siamo, in chiave pornoetica. Noi puntiamo ad una rivoluzione interiore, d’altra morale e insolita indole, idea che si volga e la sconvolga l’ipocrisia sempre dominante. Di questa rivoluzione (interiore sì), noi saremo i fottuti fondanti angeli ribelli, a vostra possibile suggestione? In alto le bandiere. Sì, noi creiamo tanti problemi, qui e là e altrove anche.
Vorremmo anche contribuire a risolverli, al meglio. Se non in nome di tutti i Sex Workers, noi dell’Associazione almeno, così ci poniamo e più ci proponiamo, a tutti voi a confronto. Perché se siamo problema, anche la possibile soluzione. Problema sociale, di ordine pubblico, noi per le coscienze altrui? Voi che, il nostro problema, voi lo siete! in culo la notte, di giorno alla nostra vita? L’obiettivo è una consapevolezza nitida, politica e più generale. Noi siamo la causa persa che batte sul marciapiede del vostro cuore, sia o non sia cuore in amore con la verità. Abbiamo principi! ce li diamo! ci sforziamo! e li dichiariamo al mondo in esplicito nitore d’intenti. Siamo in numero esiguo ad attenerci al testo/ pretesto per muoverci da dove siamo in slancio vero e per ulteriore? Noi otterremo rispetto, considerazione, impegno per tutta la malfamata categoria. Noi che seguiremo la via, da altre/ i già tracciata. Niente su di NOI, senza di NOI. Oh sorgete da le vostre perdute vite vissute, le tane più misconosciute, gli edifici cadenti o lussuosi appartamenti siate a voi dentro, dalle strade disagiate, da gli angoli oscuri, dai vostri cuori sorgete! le pure idee di vita nel dirsi. Noi, di Autonomia Puttana. Perché… andiamo? Nell’altrimenti alternativo giorno della puttana che verrà, a nostro senso! più intenso e più terso che mai…
Su, andiamo!
Per il contesto, nel senso del libro in cui questo intimo bene/ testo o ideale pretesto collocato, l’autore pure a potersi definire il leale Sex Worker? Quindi, sentito e compreso nelle finalità qui dichiarate, dai critici forse un giorno cantate? Certo, come Bocca di Rosa (De André), non per denaro, solo per ione! Sesso difficile, sesso strano, sesso con il lettore/ ice, sesso d’autore (questo). Certo, a prova provata, il soldo ci vuole a fare la dannata. *
Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 22/2/2010. Revisione - Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 17/8/2011.
Nota. Testo radicalmente modificato nell’agosto 2011. In origine, l’ispirazione da intervento di Pia Covre al Congresso di Radicali Italiani (Chianciano 12-15 novembre 2009). * Non è un motto mio, l’ho preso dal testo di Pia Covre. Forse, espressione dell’intero Movimento cui la Covre appartiene? * Si intendono i diritti d’autore (per questo libro, girati a Associazione Radicale Certi Diritti).
European Sex Workers Association
Statuto
Noi, di Autonomia Puttana.
1) L’associazione si presenta e si dichiara quale esplicito, serio e responsabile soggetto politico. Lungimirante, onesto e dalla portata possibile e più vasta della sua stessa ambizione? Così proponendosi, ci si dice e ci si pretende pari pari ad ogni altro soggetto politico, quali le sue proposte, le critiche coscienze che lo animino, le intime coerenze, i giudizi su di noi o quale l’altrui cultura che l’Altro lo intrattenga o lo escluda da questa società (di merda). NIENTE su di NOI, SENZA di NOI! Un giorno, strano e come incredibile a dirsi, il giorno della puttana?
2) Il Manifesto dei/ delle Sex Workers in Europa, elaborato e approvato da 120 SW di 26 paesi alla Conferenza Europea su Sex Work, Diritti Umani, Lavoro e Migrazione, 15-17 ottobre 2005, Bruxelles, Belgio… L’associazione lo riconosce quale razionale, notevole e rappresentativo documento della condizione Sex Workers. In realtà, essendo solo lo spunto da cui la stessa ESWA prende vita. Manifesto condivisibile da ogni persona di sensibile, onesto e non ipocrita
buonsenso. La ESWA ad attivarsi nel diffonderlo, a promuoverlo, in stato di dialogo con ogni altro elemento sociale, spirituale o politico. E verrà il giorno della puttana!
3) I punti 1 e 2 non sono tutto, essendo solo il principio da cui partire ne l’inoltro ne la dolente coscienza del mondo. Il nostro avviarci lungo il lungo cammino, mano nella mano (idealmente) con ogni uomo o donna d’ogni possibile giudizio. Noi, Sex Workers! e non perché il nostro sia un cuore d’oro. La vita dell’umanità è fondata sul sesso? La nascita, l’amore, l’umore perfino? Noi SW, il fattore stabilizzante delle quasi indomabili pulsioni del genere umano (che al sesso si comanda, ma difficilmente lo si controlla). Noi, oscene/ i, depravate/ i, pubblicamente e nel sovente, pure volentieri le lapidate/ i, noi ad offrire all’umanità il nostro corpo nel suo significato, con accluso e forse incisivo riequilibrio. La consapevolezza nell’avvento intuibile del giorno della puttana.
4) Il fatto del mancato sesso, a volte nemmeno la consolazione del poter guardare, la frustrazione solamente che a volte segue alla masturbazione? Sì, è problema e non da poco. Lo si potrebbe definire il problema d’ogni luogo e d’ogni tempo? Il sesso pure quale fattore e momento di comunicazione?
Noi che ci proponiamo e sempre tendiamo ad offrirci quale soluzione, in tale occupazione. Noi che la facciamo la nostra parte sociale nelle possibilità che sono nostre. Noi che chiediamo dignità e diritti per la nostra inconfutabile funzione. Nell’ambito e nel senso del giorno della puttana.
5) Noi a considerare e curare la sofferente sfera sessuale e l’uomo tutto in una prospettiva più ampia? Che se di mancato sesso… come a concentrarti sul resto della vita, se di insoddisfatto sesso la vita? Tuttavia, l’ambizione dichiarata, lo sforare in campi a noi non proprio accanto? Per i molti, non edificante o da condannare il nostro, per altri eccitante laggiù e non lassù, il nostro? Poiché io sto bene sì (se sto bene), io comunque a vivere e lavorare in un mondo che sta male? Se il mondo sta male, io pure dovrei stare male (secondo logica, basta accorgersene e rifletterci). Noi, i socializzatori/ ici o canali di compensazione, come fossimo le potenziali crocerossine pure delle vostre malate anime, oltre che del vostro sesso? Sì noi, nel porci in una posizione critica verso questa società che funziona come funziona, noi e la nostra funzione laica nel dirsi, trasversale pure e financo spirituale? Sì, noi Sex Workers, maschi e femmine, etero, omo o transex. Noi, definibili in gergo Le Puttane, a rivolgerci a le altre e tali, più vere e sostanziali e però di ingannevoli pubbliche immagini e portamenti, loro dette pure “le puttane” (di minuscola iniziale), anche se non battono le strade?
Noi, proprio per quel che siamo, in posizione ideale e condizione chiave. Noi nel definire voi che vendete le vostre anime e condannate chi i corpi? Noi, nel senso che qui ci riunisce in associazione, non solo a fare il nostro stretto interesse chiedendo dignità, diritti e doveri, non tanto il pur richiesto loro rispetto al totale, in quanto coscienza dura e impura, noi alla ricerca della nostra via addentro la lunga notte nel cuore dell’umanità. L’altrimenti alternativo e molto insinuante significato del giorno della puttana.
6) La nostra ulteriore ambizione? Si pensi a noi quale ideale Sindacato del Sesso, nel senso di riconosciuti lavoratori di oneste rivendicazioni per dignità, diritti e doveri, certo. Noi che ci proponiamo quale esplicito soggetto politico. Contro lo sfruttamento, i pregiudizi, le pubbliche offese o di riconoscimento le sospirate attese. Noi, a rivendicare la possibilità di uno sciopero sul sesso? Possibile? Concepibile? Fattibile? Noi che molte/ i tra noi, sì pure Disposte/ i a Tutto, nel senso incline a Successo, Soldi e Sesso. Noi come molti di voi critici, indici puntati e, privi d’una coerenza, voi i mitici Disposti/ e a Tutto? Tuttavia, in quanto onesta carne di codesta Associazione Sex Workers, Non Disposte/ i a Tutto e dignità e diritti e doveri, innanzitutto. Noi in quanto associazione che, al di fuori del nostro raduno di interessi e di affinità, di aspirazioni e di coscienze protese… si, fuori dalle nostre poetiche mura, i molti di noi ad essere come i molti di voi? Tese/ i al compromesso utile, come alla convenienza del momento, i molti di
noi come i molti di voi, sicuro. Qui e comunque, l’ideale Sindacato del Sesso e l’idea dello sciopero sublimato. Funzionale il giorno della puttana.
7) La faremo noi l’Europa! noi e la nostra segreta/ non celata aspirazione. L’ideale europeo di difficile realizzazione? Oggi, non la Comunità e Nazione Ideale di un Comune Sentire a cui confluire con tutte le nostre europee diversità, ma l’Europa delle Patrie e degli irrinunciabili interessi, orgogli locali e connivenze, a maramaldeggiare sul detto Comune Sentire, europeo non ancora dicibile? Dite, ci credete? La possiamo fare noi l’Europa? Contribuire? Noi nel nostro, determinanti? La possiamo fare noi l’Europa? Tramite il sesso? Provarci? Darci dentro e consumare il libero tempo a tal senso e ideale? L’ingegno? L’impegno, energie e risorse? Se l’Europa non la faremo, almeno ci proveremo, il Sesso il nostro Tramite. Piccolo o grande, irriso o elogiato, ignorato o frainteso contributo che sia il nostro dichiarato europeo cuore. Nel giorno della puttana, l’onere e dichiarato onore.
8) Perché sì, siamo un problema, sfaccettata e complessa la questione. Noi, l’indomabile che, a risolvere, da ripensare siamo, ad impostarci altrimenti nei sensi. Voi sì che vorreste regolarci e dirci e dire a tutti come nel loro, invece di volgervi a voi dentro?
Perché il sesso è il sesso! Noi a riconoscerci quale problema addentro il più grande indissolubile groviglio di tutti i contributi: il genere umano. Comunque sì, problema lo siamo. Intenzionate/ i siamo a l’affrontarci e venire incontro alle soluzioni in nostra dignità, diritti e doveri sempre, non al piegarci alle vostre pretese del risolverci per sempre. Ammettendoci e volendo dialogare o contribuire ad eque soluzioni, per quanto relative o temporanee possano essere, noi accetteremo o chiederemo la presenza, alle nostre eventuali riunioni, congressi o altri luoghi di pubblica discussione, quali Osservatori, di rappresentanti delle forze dell’ordine e della legge, d’ogni religione degna di tale definizione nel portato delle sue parole, di intellettuali o di esponenti di associazioni attive nel sociale, di rappresentanze politiche. Perché vive in noi il Canto Responsabile. Dunque, noi siamo il problema. Ne siamo consce/ i, andiamo approfondite/ i con rigore e privi di ipocrisie, noi senza cedere le armi delle nostre plausibili ragioni, senza mollare sulla nostra dignità, ad accettarvi tra di noi in ideale stato di dialogo, voi quali siano le vostre parole di contributo o di feroci accuse, di indignazione o di comprensione, di sostegno o di altro vostro impegno. Venite a noi! e portate con voi forte il rispetto e la considerazione. Noi sì detti: in responsabilità nostra e Autonomia Puttana. Che lo vorremmo veramente tutto e alternativo il giorno della puttana.
9) A proseguire, inoltrandoci ne lo stato di dialogo con le altri parti della società, intenzionati a costruire lucidità di pensiero dentro di noi come pure a voi dentro, Osservatori delle Parti Sociali (qui, in numero non precisato o regolamentato), se non le parti stesse simpatizzanti che si iscrivessero al nostro
Movimento/ Associazione in qualità di Soci Esterni, ecco: alle nostre riunioni deliberative, congressi, altra ufficialità o momento decisionale, noi a consegnare loro (ordine, legge, chiesa, società o politica che siano) il diritto di proporre documenti, raccomandazioni, mozioni o altro senso, a proporlo, per l’approvazione o bocciatura o semplice attenzione e suggestione, alla platea come composita. Fischi, applausi, domande, commenti, critiche, in libertà purché nel senso delle Responsabilità. Il diritto di voto su tali ideali e relativi documenti, la decisione culminante riservata ai soli Soci Interni (i Sex Workers iscritti all’Associazione). Il SW con diritto di voto, tale solo chi esercita (quale che sia il suo ramo SW). Se eletto quale organo dirigente in seno alla ESWA, come impossibilitato ad esercitare, comunque il diritto di voto poiché s’intende l’esercizio della professione tramite l’ideale estensione. Tali altrui documenti, accettati per la proposta ufficiale alla platea, non saranno mai vincolanti o ad imporsi alla ESWA. Alla platea dei Sex Workers, i Soci Interni, ai dirigenti dell’associazione, la volontà, la responsabilità e la facoltà del recepirli, condividerli e farli propri, rielaborarli o a riproporli, sul momento o in successive riunioni, ai vari componenti l’associazione o al mondo intero. Tale volgersi alla platea dei benvenuti Soci Esterni, come dei solamente Osservatori, loro e le loro proposte, di pubblico interesse il contenuto delle stesse e quale il pensiero della ESWA su di esse: a dirsi nei limiti di tempo, di spazio e di buonsenso (i limiti prestabiliti, anche per prevenire eventuale e prevedibile ostruzionismo fine a se stesso). Noi siamo il problema, ci ammettiamo quali siamo e non intendiamo eludere le possibili altrui conclusioni, purché non intrise di ipocrisia e degne di valutazione nel cuore del nostro cuore. La consapevolezza è forza, il diritto il suo ideale. Noi nel vivo e nel clamore del sempre possibile giorno della puttana.
10) Reciprocità. Noi ad accogliere nel nostro consesso e nel nostro cuore, se non ad invitarle esplicitamente, le Parti Sociali, i loro Rappresentanti, quali le loro idee, le ragioni o le funzioni? Noi a chiedere la nostra presenza nelle loro assemblee, con pari dignità, diritti e responsabilità da noi a loro affidate e consegnate. Comunque, noi non a dire: noi vi accettiamo tra di noi solo se voi pure… noi tra di voi? Noi Sex Workers, noi a dare a voi, a proporvi speranze e possibilità alternative. Se vuoi e pretendi rispetto, rispetto dallo prima all’altro (qui, noi ve lo diamo). Accettarci o rifiutarci, noi tra di voi, sia il vostro problema di coscienza, di morale o del comunque rispondere all’ambiguo e volubile cuore della pubblica opinione. Perché, in fondo in fondo, il nostro vero ed unico, l’antico e più drammatico problema di sempre si dice la doppia morale di chi, volentieri, la notte ce lo mette nel culo, per mettercelo, di giorno e rigorosamente, tutto in culo alla vita. Noi che, su queste righe, in questo Statuto, siamo come siamo! e così ci dichiariamo e proponiamo a voi tutti. Noi, ne l’attesa del giorno della puttana che, dietro l’orizzonte, voi e noi è che aspetta d’impazienza, addentro la Santa Pazienza.
Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 13/8/2011.
Il Responsabile
Sei Responsabile, dubbio governo lo sostieni? Va bene! Responsabilità è dura più è pura. Onere che alle volte te la mette la paura. Poi, che cazzo fai? Al dunque, ti astieni?
Se non te la danno l’ambitissima poltrona indove l’onorato culo posare nel suo riposare, se compenso a tua abnegazione non appare... Che fai, eviti onore, onere, problema e zona?
Se Responsabilità era, Responsabilità lo sia. A prescindere d’una paga che, onere ed onore, li sminuisce, li piaga, li induce al disonore? Responsabilità perché vive, non altra magia.
O Responsabile, se più non ti dai e fai la frana... Non il Responsabile, solo la franca puttana.
Nota. Testo per i Responsabili venuti alla luce con la fiducia al governo Berlusconi, dicembre 2010. I Responsabili cui verrebbe il mal di pancia se non ottengono la poltrona. Secondo il resoconto dei giornali, il presunto motivo della loro assenza. Comunque sia, la Responsabilità non chiede grazia o compenso, vive ed agisce solo in quanto Responsabile il suo alto respiro, a disagio con compensi di sorta.
Tracce di possibile meretricio
Dimmi o Responsabile, tu che ti sei dato per il canto delle Responsabilità in te alto di quel canto il vanto? Se in te Responsabilità lavorava cantava? e la sua sirena udito hai bene hai fatto, come io davvero mai? Io l’eterno silente, in me chiuso. Però, domanda ora insorge e pure irrompe: tu fosti assente, dove il tuo cuore? Per chi o per cosa o per quanto... Dove è che batteva? Nel senso che forse altrimenti è che batte, ora? Per quali marciapiedi e di chi il cuore? La Responsabilità è onere, onore
ad ogni cuore che ne porti la soggettiva sensazione, non chiede, non esige, non tratta non si vende affatto dà tutto quel che ha, a volte pure altro non avendo, facendolo senza chiedere grazia o vile compenso. Questo la sconosciuta Responsabilità? Tu che non c’eri, perché lì non eri? Hai un dire che sia serio e acconcio? Più che per altrui sguardi e commenti per il tuo stesso dichiarato onere. Non c’eri perché la ricompensa non hai avuto? E fai ora l’offeso, il come sostenuto? Del possibile meretricio, il sospetto. La tua assenza, la traccia a dirsi sostanziosa e convincente in tal senso per tribunali di buonsenso, morali e pure legali i tribunali
a prova d’ogni tuo dubbio residuo? Io preferisco chi la dà per le strade e non l’anima che è una sola! la propria parola. Addentro il mio Canto Responsabile d’altro il contabile eventualmente, puttana il tuo rossore che le strade e le sue anime le loro puttane stanche disonora le strade abitate da più innocenti creature. Nel confronto, tue le penose avventure?
Nota. Questo testo è legato a quello immediatamente precedente “Il Responsabile”. Si vorrebbe conoscere la motivazione dell’assenza dai lavori parlamentari di alcuni deputati.
La Dichiarazione Puttana
Se non puoi negare quello che sei perché è evidente, perché ti vergogni di più nel nasconderti o semplicemente non ci sai fare in altro sembrare… Beh, fanne il tuo pilastro! il punto di forza, a trovarne senso morale. Disponibile e conseguente in ogni prova, la suddetta forza in sue forze.
Dato quel che sono, Sex Worker (in gergo, puttana e spregiativo), dati i commenti e le leggende altrui su vita e puttana-professione (in tutti i suoi perché o come), data la vita, quello che è, volendo farne qualcosa di diverso, di utile e di Grande (di questa insulsa, come per tante altre vite), prendo la mia vita fottuta, la professione e la mia Tutta Definizione (in vostro codice, in voi il senso), e così mi volgo alle altre puttane-vite (il negativo, mai lo spregiativo): siano le viziose della politica, i mondi degli affari o le prostituzioni d’altre ipocrisie, io a chiedere loro conto del dire d’ogni dire nel benpensante pensiero, là dove spesso e volentieri si può cogliere la totale, maniacale e proverbiale mancanza di una coerenza una? Voi, il Vilipendio della Prostituzione? Così, eccoci qua: coerenza non disperatamente cercando, da uno strano eremo estremo? Noi che… sì, dure vite e condizioni di vita del cazzo che, vite non comuni, se per uffici, studi professionali, nobili istituzioni o là dove si suppone e per tutte le altre mansioni, quante… Sì, quante le volte in cui si chiedono o si impongono o ci penetrano tramite sottomissioni/ prestazioni varie nei vari compromessi d’avvilimento e d’afflizione? Sapete, noi siamo Le Realiste.
La metafora: il culo è gratis o è per 1000 dollari! Ellen Barkin docet, recitazione con Lance Henriksen. * Beh, si sottoscrive: gratis o per mille dollari! poi i restii? Qui, sulle anime i restii. Noi che proprio non siamo voi!
Noi, a dire anche di Autonomia Puttana, pure a dirlo forte. No allo sfruttamento d’ogni sfruttamento, le vite tutte. Vite di merda! per mondi di merda! la puttana come fosse l’unico fiore a levarsi da tanta melma? Quelle che la fila come senza fine (pure nei palazzi più prestigiosi) e quelle che (accade) neanche un cane più le vuole e sole e come? Sex workers belle/ i che, in quanto tali, sistemazione, tranquillità o lavoro altro e sostenibile lo trovano? Le/ i brutte/ i o le sfigate/ i, a loro chi ci pensa ora e chi provvede alla loro bisogna? Non ve ne frega un cazzo! sono puttane e sono invecchiate, pure ingrassate, come dire… per voi più nemmeno la sega? Poi, sì si allude, chi le puttane sincere se le scopa e dopo… la legge a sfavore la fa e la vota, eppure… incoerente, ancora è che se le scopa e… Dell’iniquo, l’idea assai precisa? Noi a reclamare, ad esigere puro buonsenso da pubblici cittadini e private istituzioni (private, come se così fossero solo per i voi): assistenza sanitaria, le tasse da pagare, la pensione, diritti e doveri, in nostra dignità!
Tra rispetto e considerazione.
Anime, a chi gli sguardi addosso lungo le impervie strade della vita? Perché (spesso e volentieri) pure le mani addosso! sulle anime in salita. Noi, corpi a disposizione? Beh, a chi mostrarmi, a chi darmi, lo decido io! chi l’atteso mio cliente. Qui si vende il corpo e non l’anima, si specifica a più sottolineare, evidenziando. Sì, molte/ i di noi la venderebbero pure tutta e subito? (l’anima dell’anima) Però, in ambito di Dichiarazione, è il principio che si porta e si esprime e conta e vale, nel suo sale. A quel potere del cazzo, tutto arrogante cazzo e zero sensibile Grande Cuore, il cazzuto potere che vorrebbe decidere su di noi, noi come? Il potere affatto conoscendo le vite della vita di tutte le vite? Così, eccoci e prive di compromesso: NIENTE su di NOI, SENZA di NOI! Se poi il potere del cazzo (metafora e/ o no) insiste, si proclama, si pronuncia e noi ci dichiara… NOI come? Saremmo anche disponibili a sbattergli il culo in faccia, a sedercisi sopra con filosofia e tanta tanta poesia. Beh, saremmo povere d’occasione, ma la sensibile ambizione a dirsi d’inusitato ostinato rigore morale, in tutto il nostro orgoglio. La verità è che siamo troppo educate/ i, noi Sex Workers, qui nel testo di raduno. Noi, le puttane di gergo, siamo Le Altezzose Signore se a certe anime candide paragonate e confrontate. Le prove?
Nel vostro cuore si suppone! Prego, volete chiamarci Puttane e Le Signore? Per favore, anche di adeguata, seria e più convincente espressione facciale. Noi siamo le Puttane di Buona Volontà addentro lo scetticismo della Ragione. Noi Puttane, SW e affini, il nostro mondo tutto, per quanto a voi si dica brutto, noi a dirci di funzione critica verso il modello e lo stile di vita di questa società che produce quel che produce (commenti liberi i vostri). Noi in funzione critica (per diritto di spregiativo a noi riservato), a volgerci a voi d’Altro Rigore Morale (il nostro, il vero rigore a dirsi?), prive/ i però delle braccia levate, le voci a dire e come fruste ad infierire che… Noi, la lingua e il frustino? Noi, in chiave poetica e condizione ideale per muoverci a voi, noi come a dire che la foresta di Birnam * a volte può e sa fare (se vuole) e pure riuscire, forse. Noi che vorremmo dirle due parole e quattro ceffoni a chi, spesso e volentieri, ce lo mette nel culo la notte per mettercelo, di giorno e rigorosamente, in culo alla vita. Dite, la ritenete una vera Dichiarazione e con le Palle? Qui, siamo la Puttana a valle e non a monte. Nel rispetto e considerazione, in noi lo sperare e… le vostre palle, per le nostre mani come fossero nel senso del verso d’un poeta anomalo e pure lui orgoglioso? Siamo possibilità. I commenti siano liberi e siano sinceri sempre.
Incazzata: vogliamo finirla col Vilipendio della Prostituzione?
Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 26/9/2011.
* “Johnny il bello” Walter Hill, USA 1989. * Dal “Macbeth” di William Shakespeare.
Il Decalogo della Puttana
Per puttana indocile e più pugnace, quale il suo bene, quale il suo nome, che s’appresta il possibile cliente ignaro delle sue pene, di quali argomentazioni il sangue nelle ardenti intime sue vene. Ognuno è puttana! Chi si vende per un pugno di onere, chi non a Dio e chi preferendo la morte?
1) Ehi, il giorno della puttana al tuo cuore ha bussato, è entrato e... cosa gli hai dato? Il tuo corpo, l’anima o... entrambi, tu a vendere? Perché c’è chi vive nell’attesa del giorno della puttana e la sua appetibile grande occasione. Lui/ lei che studia nell’attesa, già da puttana studia! e spera per il buon prezzo ad incassare. Imprecando nell’aspettativa del giorno della puttana che si protrae.
2) Conoscere per poi deliberare è importante. Il conoscere come fosse tutto, il tutto non essendo. Il sapere come cosa quando perché e per quanto lo vendi, questo conoscere a te sia dentro. Diritti e doveri certo e possibilità addentro le impari opportunità tutte.
3) La puttana che si vende per mangiare, un vivere decente, un lavoro migliore? il successo? Puttane dette per concetto, il corpo o l’anima sia il bene a disposizione. Per chi l’anima o il proprio rigore, per un possibile voto in più, un posto in banca o una parte importante... come per quelle che al miliardario ridens… Siamo tutti e tutte puttane/ escort, ma vive e sempre vivrà chi si pone alla ricerca dell’altrimenti alternativo giorno nel giorno della puttana.
4) Prostituirsi per strada o altro luogo pubblico, come da qualche parte si dice e altrove solo lo si prevede, è o sarà reato? Per il politico o altre anime ambulanti, in chiese di qualsiasi fazione, palazzi, ambienti signorili o di qualche più tenore di vita, nemmeno il peccato? Alla puttana di strada o di peccaminosa dimora, il duro puro fustigare l’esile esiguo rigore morale di chi pecca davvero, ma senza peccare? Ad ammonire, non potendo lei sanzionare la ben altra spina dorsale, di vertebre come priva? Altrimenti alternativo, venga a noi il giorno della puttana.
5) Quale che sia il bene, quale il nome o la funzione, che per ogni elemento, anima o momento, non vi sia a prescindere asservimento, un prezzo sempre o una valutazione comunque in afflosciante frusciante o altro di altisonante (che deprime sì e sensi li riduce). Aree intime resistano e siano! là dove ci si tiene e ci si nega al genere di intrigo che ti compra e ti piega, poi raramente è che ti spiega.
6) Quale il rinomato bene, quale l’occasionale nome… il prezzo, o puttana! sia
tu a deciderlo. Come tu a decidere pure i favori, gli sconti, eventuali accondiscendenze. E se non ti va... Se il prezzo non è adeguato o, più semplicemente, non vive il possibile prezzo che valga... Dare o non dare! il proprio bene o l’ideale?
7) Vendi il corpo (le mani altrui su di te), ma è possibile rientrare e, tornati a casa o in te, a dimenticare? Vendi l’anima (Successo, Soldi e Sesso! auguri), nell’agio e le piacevolezze sue, lo scordare il tuo ceduto bene... più semplice si dice? Tanto non hai tempo per pensarci, no? preso/ a come sei da quel che ti sei procacciato/ a per il vuoto interiore colmare. Eppure, il fruscio del fatto allettante e sì dolente, in te rimane! sepolto d’altre frane? Forse, nel tempo è che riportato alla luce sarà e... mai più riscattato, più non avendo nemmeno la tua anima salva?
8) O puttana! puttana indiscutibile, eppure... il cuore in te? E d’altri o d’altre come te, tu a loro il tuo pensare? E che per ogni sfruttamento d’ogni altrui la coscienza ti sfrucugli i marroni! o le ovaie. Tu, come fossi… di Autonomia Puttana, forse? A batterti idealmente contro lo sfruttamento sessuale organizzato e, idealmente e per estensione, contro ogni malambizione?
Autonomia Puttana pure contro il pregiudizio, l’ipocrisia, il benpensante pensiero o rigoroso potere che bene lo pensa, lo dice pure e lo proclama! e male lo razzola? Il giorno della puttana che forse s’appresta… Chi nel suo bene pensa su di noi, bene ritendendosi, tale affermandosi, pensando quel che pensa… noi i suoi oggetti discriminati, invece che le nostre ragionevoli persone? Autonomia Puttana come avesse alzato la testa! a dire: io sono mia! e guai a chi mi calpesta.
9) Autonomia Puttana a reclamare assistenza sanitaria, delle tasse tutte il pagamento, la dannata pensione! delle persone il rispetto e la considerazione! a dire: è un lavoro come un altro (anche se tale proprio non lo è). Ad insinuare (precisando): voi che l’anima la vendete piuttosto, il vostro che... lavoro onesto invece non si può dire? Noi di tosto, in dignità, coerenza e nostro splendore.
10) Ad ogni puttana, quale il suo bene e quale il suo nome, vive un personale cielo di stelle puntellato e sogni e bisogni, certo. Il cuore a sospirare per d’amore le storie o fiori di ogni inaudito colore? Speranza ne la Disperanza, ma ancora speranza? Il senso morale (personale, come in tutti tale) che si dichiari, si batta e cammini per il mondo nel dichiarato giorno della puttana. Noi e la nostra condizione o funzione critica, a dirsi quale la possibile dura e pura crocerossina volta a curare le malate anime altrui, la loro ipocrisia, l’apparire e tant’altro che non sempre è dicibile e chissà come cazzo sostenibile?
Nell’altrimenti alternativo giorno della puttana, la alzi la testa! la vita a vivere, vita che come si manifesta vita sempre si resta.
Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 12/11/2010.
Il giorno della puttana - Interpretazioni
E’ titolo di un mio racconto inedito, termine dal ricco e complesso significato. Quattro le possibili interpretazioni di tale definizione. La prima (quella del racconto omonimo): sì, oggi sei così e sei puro, dici che non ti venderai mai, i tuoi ideali sempre alti certo, ma quando cambierà il vento, forse cambiato lo sarai tu pure. L’occasione, la tentazione, nel giorno della puttana, a bussare al tuo cuore e proporti l’affare: ci stai? cosa vuoi? questo è quello che ti offro, allora ci stai? Non come siamo oggi, ma come risponderemo alla chiamata nel giorno della puttana e la voglia di cedere forte, allora? La seconda suggestione: il compenso non è in denaro necessariamente, non la rispettabile posizione sociale, non la vita agiata, ci sono altre possibili modalità per pagare e compensare chi si voglia concedere nel vendersi. Per esempio, una di queste (estrema): il credente che si comporta bene non perché in sé proprio lo voglia, ma solo per avere in cambio la sua fetta di certo Paradiso, la sua camera prenotata? E’ libera e personale interpretazione del giorno della puttana, il definito Do ut Des che potrà essere sentito per oltraggioso in alcuni. Il come espresso, secondo me interpretazione sostenibile a dirsi. Il giorno della puttana è di ampio respiro. Per chiarire e difendere il concetto, uomo o donna fa l’amore e riceve dei soldi, non quale compenso, ma… beh sì, ci scappa sempre il denaro, se non ci fosse stato… si sarebbe scopato lo stesso? La differenza è in te: lo fai per amore o anche solo per affetto, perché ti piace comunque lo fai o lo faresti? *
Il denaro o il compenso non è la chiave del concedersi, tu lo fai per altro. Così, il credente, il prete pure o altra figura di spicco, si comporta in un certo modo perché questo lo dice il suo spirito, perché così si sente di essere, a prescindere da un possibile biglietto fatto per il Paradiso? Pensandoci, a volte nemmeno il credente lo saprebbe il perché? Però, se scavasse dentro il suo cuore? Scavando in profondità, il minatore senza preconcetti o pregiudizi? Lo fe solo per il presunto compenso dopo la morte, sarebbe da puttana o no? Credente, obbediente diligente, solo per guadagnarsi posto e compenso lassù, mi pare il ragionamento abbia una certa concretezza. La terza intuizione: la puttana alza la testa. Vaffanculo! alza la testa e dice quello che pensa, reclama i suoi diritti, si batte e di puttana fierezza che mai avreste detto? Come se il suo genere, impostazione o senso fosse il pornoetico… La puttana che ad altri presunti morigerati chiede: perché, voi come vi comportate? La vendete voi la vostra anima come io questo corpo e non sempre o affatto (io puttana) la mia anima? La quarta interpretazione: la puttana, dopo averla alzata, la testa non la china di nuovo in docile atto di sottomissione. Difficoltà, ostilità, problemi in sorte, potrà anche morire la puttana, ma sarà persona fino in fondo perché, in un mondo di merda, anche la morte può essere il formidabile grido di vittoria: quale Vaffanculo a questa società! A questa vita dove si ritiene non ci sia posto e senso per il personale e discusso senso?
Io sono persona! la puttana a dire. La quarta voce del giorno della puttana, eventualmente a morire, dicibile e disponibile, a dire Vaffanculo a tutto. Il Vaffanculo della puttana nel giorno della puttana.
Nota. A precisare la seconda interpretazione, per meglio dire: io sono rigoroso, spirituale, severo, però sono agnostico. In Dio vorrei crederci, scettico e solitario rimanendo, agnostico sul fronte dell’intero scibile umano, peraltro. A volte, su alcune cose, il prete sarà assolutamente ostile verso quel che scrivo (Libertà di Scelta e altre cose). Altre, il prete medesimo, ad apparire un mollaccione permissivo al mio confronto? Io a scrivere solo quel che penso, ne l’orgoglio dell’esercizio del libero pensiero, in questa mia difficile vita. Non al Successo, non ai Soldi e non al Sesso. Non loro ad ogni costo, vengano sì ma solo alle mie dure condizioni (io e le mie alternative tutte).
Lettera alle puttane
Viene per tutti il giorno della puttana. Viene per tutti o quasi. Ci sono degli sfigati alla cui porta non busserà mai? Prima o poi, si presenta. Viene per tutti (o quasi) anche se la puttana pure le fa le sue scelte. Perché viene e quando alla porta è che bussa, la porta la apri e poi la tua scelta la fai, come comportandoti nel giorno della puttana? Senza pensarci troppo, allora? Rimpianti? Malinconie? Poi, pentito/ a, il pensiero come volto ad un impossibile viaggio nel ato e… Sai, nel tempo, il giorno della puttana verrà anche in te. E tu? Cosa farai? Sei pronto per quel fatidico momento? Per decidere pro domo tua e scegliere, infine. Le occasioni non sempre ritornano. Però, una volta che avrai deciso, attenzione! forse deliberato lo sarà per sempre. E tu che dici: io? no, io mai! Sì, lo dici, poi viene il giorno della puttana e ti seduce con le sue magnifiche allettanti prospettive. E tu... che farai allora? * Non adesso, allora!
Delle puttane, corpi o anime abbiate a vendere, chi sulle strade della scelta o del bisogno e chi nei maestosi e più volgari viali dell’ipocrisia? Puttana di strada, puttana verace e non vera come le false? D’affetto, alle puttane di strada che quando cadono le ombre… come per quelle più nei confortevoli appartamenti? E le puttane altre, maschiacci compresi, che negli uffici o tramite altri servizi, nelle aule parlamentari o consiliari, chi per occasionali e fugaci momenti o nei prolungati e trattati, con o senza pentimenti, chi nell’assiduo dell’assillo della vita quotidiana, chi per dure e altre necessità e chi per soddisfare ogni sfizio sfatto nel vizio interiore? Puttane d’indole più generale, certo. Io, addentro la poesia sporca, di verso fluente nel genere pornoetico più feroce, inclemente con le ipocrisie tutte? Alle puttane, intendendo in realtà rivolgermi all’elemento umano, quale il suo campo d’azione, il settore, la fazione, il suo ambito e ambizione di respiro e di vita, la prestazione, il compenso, la frustrazione, la disperazione? Comunque, pure per ogni fruitore delle puttane-fantasie e le necessità accese, qui a dirsi comprese le sempre possibili sorprese. Puttane! in nome delle mie io a tutte rivolto, la penna quale indice puntato su chi decide e di loro dispone, portandosi per intolleranza ad imporre loro come a loro dentro. Perché sì, ci sono puttane e puttane. E voglio ripetermi: puttane veraci, di lusso o stente e macilente che siano, poi le ipocrite e false, di gran prosperità in questa società? Di merda! Di rispetto le prime, come le altre qui di rigetto, più per queste ultime la mia lettera forse, alle orde?
Le storiche che… Niente su di NOI, senza di NOI. Soggette ad usi, abusi e soprusi, spesso come lo sono. E le puttane altre, le false che la società la infestano e quelle potenziali… come ai margini che… imprecano per invidia, sospirando per la non-avuta-occasione e così maledicendo? Puttane e puttane. Il giorno della puttana per tutti viene. Io a dirlo e cantarlo in pornoetico severo. Il giorno della puttana a bussare e proporti un prezzo per quel che di più caro hai. E tu, ci stai o non ci stai, che cosa tu a dare, a negarti o a consegnarti? Altrimenti alternativo, potrà dirsi un giorno il grande giorno della puttana, d’altro significato a dirsi nel vivo? Il giorno della puttana nel Canto Responsabile addentro. A dare e non l’arraffare, a sanare e non lo spezzare, ad unire e non il dividere? Nel generale vilipendio della prostituzione… Il giorno della puttana a trovare e scoprire: riscossa, riscatto e redenzione? L’orgoglio che pure gioca nell’autore? D’altro nerbo, ne la funzione critica della puttana, a le altre vere e false, le veraci puttane a dire e comportare? La puttana da tutti additata… lei, ne la condizione chiave per altro, altri e tutti a puntare? La puttana che, in quanto puttana di senso d’intenso, il resto del mondo a meglio definire, delineare e riscattare?
Nel giorno della puttana altrimenti alternativo, in ogni vivo. Si scrive per la puttanaggine generale che si sopravvive appena nel giorno della puttana più ambiguo e tutto attorno alla vita, nella vita di ogni giorno. Io terza media, Lavapiatti e privo di mezzi… Io Solitudine, io Indigenza, io Ignoranza (relative sempre e comunque). Io che scrivo tutto quel che scrivo come lo scrivo, solo perché (in quanto tale) Solitudine, Indigenza e Ignoranza? Avessi avuto villa con piscina e fruscianti tanti, di amici e fans la moltitudine e di donne la folla a concerto… Io che cazzo avrei scritto? Forse scipito, moscio, di senso e di Nerbo privo? Invece, d’inaudite risorse solo grazie a Solitudine, Indigenza e Ignoranza? Io nel mio destino, nel lungo cammino, grato al giorno della puttana in altrimenti d’alternativo. Io che scrivo strano, indocile e di folle ambizione… Nel tempo che verrà, se verrà e quando è che verrà? Io non scrivo per l’oggi, l’ora e subito, io rendo per il domani, fosse pure tra cent’anni! quando di me neanche il remoto frammento a ricordo? Io a scrivere il testo. A questo pretesto, sia volonteroso e volontario ogni adeguarsi, nell’altrui il realizzarsi? Il dentro a noi, a farsi come dovrebbe essere e non solo quello che può, solo come lo vuole il presto e subitaneo interesse o comunque, ne l’apparenza, come gli conviene e quello che viene viene? Io scrivo, a quel che scrivo… ecco, m’adeguo.
Come fosse la legge del proprio cuore che scrive il suo copione per poi girare e realizzare il film della sua vita? In due parole: in noi l’adeguarci al testo scritto dalla grazia d’ogni profondo cuore e non, il presunto rigore, a ridursi al solo possibile in noi, il resto del possibile nel falso impossibile smarrito e più vilmente abbandonato. Alle puttane tutte, quale la realtà, la metafora o il dire d’autore, nella prospettiva e nell’avvento auspicabile del più grande Giorno della Puttana. Il giorno possibile sempre nel tempo dell’uomo. Il pornoetico è il mio genere, stile e cuore profondo, verso di Verso Diverso. Il pornoetico è la mia vera natura. Il pornoetico è la mia chiave di lettura. Il pornoetico è il mio audace tenace compagno di strada e di avventure/ scritture. Io, nato bastardo e per altrui logica deduzione: mia madre puttana? Certo, si scrive anche (e soprattutto) per inconscio e poi consapevole fatto personale. Ne la resa generale dei conti, delle puttane, delle ipocrisie e d’ogni arcana mia fantasia.
Venezia, Dotazione 14/ 8 – S.Elena 17/8/2011.
* La lettera, fino a questo punto, un estratto dal racconto “Il giorno della puttana”, da antologia omonima (inedita nell’agosto 2011). Il testo in parte riscritto nella punteggiatura e per alcune parole.
O tu, riprovevole
O tu, riprovevole. Tale tu sia per altri (fossero tanti)
o solo per l’autore il riprovevole? Alza la testa! diversità ammettendo. Dichiarala, andando oltre ogni timore, almeno fino a diverso convincimento? Purché tuo e libero tutto il momento.
Riprovevole? In verità, solo dipende da chi così ti vede e ti sentenzia, di cuore saputo. Che cos’è la verità? Una soggettiva.
Qui, io dico: a prescindere dal rango della tua diversità, tu che l’umanità tutta la impreziosisci,
fossi sgradevole, incallito, da tribunale eventuale? Diversità più forte è più è responsabile. Il Verso Diverso te invitando e incitando, per diritto di diversa vita, attivo, partecipe e senso nel consegnarti (spunti molti di riflessione) l fantastico, continuo e virile Festival dei Diversi.
O tu riprovevole, per gli altri (fossero la moltitudine) o tale
solo per questo autore: sii come ti senti di essere! sii vita, in cuor tuo. Però, responsabile nella tua anima diversa. Come lo sei, sei! e sarai in me (a mio intenso).
Cicciolinando
Al cielo levato, cielo sordo e spietato, il grido a dire, suggerire, precisare: “Pure i diversi hanno una coscienza.” Vive una dignità in tutti! sentenzia il dato rigore interiore di tutte le mie ore e pensieri, simili e diversi, palpiti di vita e...
Cuore tanto.
Di questo intimo grido nella notte, la notte profonda del mio cuore d’onere, il Verso Diverso, da tempo nella ricerca, il suo sguardo lo acuisce, l’umore lo aizza, la ricerca infittendo d’imperterrito imperversare di tracce, indizi, colori e più alteri pensieri: a le rive di un altro mare d’indole proteso. Da le angosce del proprio intimo malaffare.
Io sono la Troia d’ogni generazione
Io sono la Troia d’ogni generazione! e batto i viali d’ogni umore. Io sono la Troia d’ogni generazione! e conosco l’Altra Vita. Io sono la Troia d’ogni generazione! Concedo ore d’autore. Io sono la Troia d’ogni generazione e... La vita e la morte, Cielo e Inferno vendo sui marciapiedi d’ogni possibile cuore. Io sono la Troia d’ogni generazione e lo presiedo il feroce mio punto di vista più generale, addentrandomi sui particolari. La poesia sporca, la Troia priva di noia. Indifferenti o indaffarati forse a sedurre? D’ogni generazione, io sono la Troia? Ch’io viva o che muoia, io... Mai lo mollerò il punto di vista che sai.
Il Festival dei Diversi
La vita, come si desta, si dice, si manifesta, vita si vive: ogni mare in tutte le sue rive. Il vitale Festival dei Diversi! Per i Diversi, per normali e per Eguali pure? (pensate a loro quali Diversi per Questi Noi) In ogni tempo, in ogni luogo, quale il modo... Ad ognuno dentro, il Festival d’ogni senso. Il Festival dei Diversi in noi s’apre (alla vita) con il primo vagito, a chiudersi con l’ultimo respiro di vita e dei sospiri. Mio dolce Festival! Perché il motivetto epico che ce lo racconta, lo protegge e lo sostiene e vita gli consente, è la musica intima e suggestiva della tolleranza addentro il Grande Ballo delle Armonie,
nella perenne lotta per la vita ne l’immane cozzo delle ragioni tutte al mondo.
Mille domande, mille salse e quali le risposte? Qui, la politica delle Diversità Umane senza soste.
Del Festival dei Diversi, la tolleranza come... La musica... D’origine divina?
I Diversi del mio cuore
Hare Krsna! e vanno per le strade affollate e solitarie, uomini che li osservano. Forse, di loro è che ridono, additando? Le battutine? Come su di me? (se di me sapessero) Hare Krsna! Potrei guardarli per ore, io il rapito. Io a loro simile e Diverso. Ne la Società dei Diversi, noi tra noi.
Loro sono come vogliono essere vivi. Sono felici, nonostante siano gli additati. Loro, i Diversi del mio cuore? Oggi, una bella ragazza non avrebbe precedenza nel mio sguardo dove l’interesse più si accende. Se nuda la ragazza, sì lo sguardo l’attrae. Però, il cuore del mio cervello di più s’astrae.
Hare Krsna Hare Krsna Krsna Krsna Hare Hare… Io sono l’intimo Canto del Verso Diverso. Io, non più lo smarrito nel mio universo.
La dittatura strisciante
Il timore o pericolo vero, oggi nell’arido pensiero al Modello Unico addentro, non il fascismo sia, il comunismo, altra ideologia o religione non sia. Come oppressiva a dirsi? Sì o no, a vostro giudizio. No, non è poi tanto quest’oggi. L’unica scelta possibile e non per altre vivibili? L’Uomo Unico nella Società dei Consumi giocato ne l’ambito de la psicolabile dittatura, vera verissima dittatura, del come tronfio Vil Male? Questo, pure in ambiti di ambigua democrazia. Regime subdolo, irresistibile, come non percettibile ai sensi non intensi de la generale comune opinione? E tu che dichiari e rivendichi d’azione il classico “Io faccio solo quello che mi pare!” Tu fai solo quello che t’impone lo Vil Male, pensaci. Le cose futili e vane, l’uomo dentro a consumarlo? O spiriti liberi! Dove cazzo siete! Per favore, ancora esistete?
Il Gay Pride
E li vedi tanto sfilare? E ti indigni per gli osceni? Nel Gay Pride, fieri della propria condizione, a farsi sfacciati tra esibizioni ed ostentazioni che... Tracimando pure (forse, dipende) nel cattivo gusto o nell’inopportunità o d’eccesso che... Se così è (a volte), anche perché chi quale oggetto di battute o sapute futili barzellette e tanto deriso? D’antiquariato, come sui gay la tradizione dice? Gay Pride! Gli additati, oppure... solo osservati e quei sorrisini? E’ comprensibile, vero? La reazione di tanto orgoglio! Alle stupide risatine d’ogni ferita per quelle vite. Dunque, il giorno dell’orgoglio? Senza timore, non il pudore.
Io pure che con curiosità di sguardo le loro… Io l’irritante forse?
Io partecipare vorrei! io che mai potrei (non essendo gay). Per fare di più e di peggio (o di meglio) nel Gay Pride. Di meglio, conoscendo i pensieri e le battute che… Poi, non lo farei. In quanto l’esibizionista riservato che sempre sono. Comunque, eccomi sul finire del Libro, ancora al massimo della forma, in piena condizione poetica. Non proprio lo stato di grazia? Nelle vicinanze? Il libro che scritto è per i gay come per qualsiasi animo Altro e Diverso. In realtà, scrivendolo per il più complesso me stesso. Io, il Verso Diverso.
Tramite Verso Diverso
Lei * ho rilevato? nell’immaginario
collettivo. L’ho fatto? Le cicciolinate, l’orsacchiotto, l’umore... Lei e le sue oscene, subentro io? Tramite Verso Diverso, come a dire… Sì, di dolcezze anch’io! Come solo io so scrivere? Responsabilità, impegno. L’ingegno? Certo, lei aveva un altro sì indecente. Io, dunque? Non a porgere il mio fisico infame, da alternativo. Io scrivo! Sostanziando le altrui brame? Come inesauribili a dirsi le trame, qui.
Aracne, nel tessere Altro Diverso Essere tramite Verso Diverso.
* Ilona Staller, Cicciolina. Io non l’orsacchiotto, un bambolotto invece (S.B.)
Diversiade
E verranno di complessa semplicità, verranno a dichiarare, ostentare, ad offrire, ognuno secondo la propria, a volte sofferta? La diversità così intenta. E verranno, a cantare (suggestivo il coro?): Vaffanculo! Obiettivo/ la Società degli Eguali che, chi non si conforma, viene escluso o limitato, se non come evirato, nella più dura vita delle possibilità non tutte? Vaffanculo, alla egemone Società degli Eguali che tutto e tutti appiattisce, vile ed avvilente nell’oggi e vita e uomo intristisce.
Più ne uccide la noia
Di cazzi, più ne uccide la noia di qualsiasi losca malattia? Il sospetto, l’ombra, l’idea della malattia? Eh sì, di più ne stronca la noia. Che i cazzi... mai! si vorrebbero addormentati.
Poi, vive sempre un che che ti sorprende. E ti rende.
Il Viale delle Oscenità
La poesia non ha limiti o confini prestabiliti. Non i sensi a dirsi come vietati nel suo umore,
solo il suo istinto animale che la induce ad altro cuore.
Da Troia quale, la poesia tale? Tra le tante diversità e lacerazioni vive dentro, dei loro conflitti tutti nei perenni tumulti… E’ scontro interiore di intemperie somme dentro. E’ grazie a questo estenuato di vita e di poesia che nel cozzo, a dirsi immane, d’intime ragioni, la scintilla che ne viene… l’ispirazione! più dell’oro
si dice e vale, vita a consegnare al Libro di Vita Altra, tra riscossa e riscatto e... Di redenzione, pure l’indomita occasione? Lungo il Viale delle Oscenità, l’incline.
Qui, sì meditando la strategia della tensione. (la tensione tra autore e lettore/ ice nella trama della comunicazione, in puro stato di sospensione)
Dieci oneri/ dieci cuori del Verso Diverso
1) Perché sei Diverso? Chi sei? Chi sei dentro? E quali gioielli nasconde l’immensità del tuo cuore?
2) Per ogni perché, risposta vive! l’attesa che la si colga. Distante risposta, oscura, in te assurda risposta? E mai è che, detta risposta, per tale la riconoscerai? Se vuoi, la vita spendila nella ricerca delle giuste domande.
3) Il senso del pudore del Verso Diverso è perlomeno anomalo ed è Altro. Se esso altri può tanto indignare, anche e di più la vita suscitare in cuore ricettivo. Insolito senso morale sollevando, di sua diversa impronta, a cuore che lo ascolta?
4) Al Verso Diverso, nel confronto dal suo punto di vista, il compito del pensare a vive alternative che vita portino alla vita, squallida, monotona, grigia vita oggi? Là dove penetra, prende forma, arroganza e domina e prospera il senso de lo
Vil Male.
5) Tu Diverso (non lo sei? il senso ti valga comunque), a batterti per la Società dei Diversi, volto alle sensibilità tante, la politica delle Diversità Umane. La Società dei Diversi l’ambizione! Per ogni Diverso esiste e vive il suo Altro Diverso. Non tanto il no agli Eguali, ai conformisti, gli ipocriti o gli indifferenti che…
“Che me ne frega!” Poi, nel giorno fatidico...
6) La vita come il perenne Festival dei Diversi? Tu Diverso, a dare corda e tempo e spazio a sensi della vita altrui, tu il loro partecipe. In speranza, qui si attende il tuo cuore assurdo e molteplice.
7) Non imporre la tua Diversità! Chiedi, esigi e lotta per tutti i tuoi diritti e doveri, loro a dimora nel tuo interessante cuore, riconosciuti d’altra umanità. La tua Diversità presa in considerazione. E’ sempre che la tua libertà finisce dove quella degli altri inizia, vero? Questo, non a tua discrezione, né d’altri l’interpretazione.
Il confine, a deciderlo sia il buonsenso! Però, a scriverlo il buonsenso... dimmi, a scriverlo chi?
8) La Diversità come fosse un valore? Tu forse lo sgradevole, l’incallito o da eventuale tribunale? No conforme, no appiattente, non a seguire la corrente in voce maggiore? Ma non a disprezzare gli Eguali. L’Eguale, il normale, è il Diverso a te diverso, come fosse il tuo personale senso.
9) Il senso della vita può vivere nel cercare la propria strada? Il sentirsi dentro come un senso che abbia un certo senso e nel profondo... Nel proprio abisso, cercare il proprio consenso nonostante l’intimo strenuo dissenso).
10) Il Verso Diverso a cercarsi, esplorarsi, a mettersi alla prova continua. La lunga linea rossa nel già proprio vitale sangue che forse mai è che langue? La linea della Responsabilità personale a reggere vizi e virtù, pregi e difetti. I fatti, a te dentro/ attorno da te provocati o influenzati e fatti. La spina dorsale in ogni controversia che, affanno, problema o soluzione, rogna e rigore in te siano a respirare al contempo. La Responsabilità è argomento vasto, è il mare di vita infinita.
Ipotetici incontri
Poniamo: un cazzo come introverso altro cazzo lo incontri, normale e normale tanto che già l’altro adocchia la bella lì are? Lui a mormorare: - Ehi, quella io me la farei! Poi, il cazzo terzo, imponente, pure prepotente che la mette su chi più trofei intrattiene sul suo glande dentro spogliate turbolente mutande? Poniamo pure! così è la vita dei cazzi tra strapazzi, conquiste e le intime godute? Rimane il cazzo introverso, che cazzo dice? - Io vorrei solo comunicare - brontola. E di tanto cazzo, pazzo come il suo verso... Nel riflettere a come varcare l’oceano o gli spazi profondi tra cazzi, imbarazzi e mondi tanto diversi…
Di ogni agone addentro cazzi e questione, ecco: l’ispirazione per Versi Diversi d’azione, il Libro strano che tieni tra le tue mani?
Bowling
Strike and smile!
Cicciolini come birilli! senza, di sorta o di buonpensiero, i vetusti rovelli o cavilli? O coscienza che proponi, il cuore è che ne dispone tramite Verso Diverso le cui scintille dannazione fanno, disdegnando ogni altro affanno.
D’infanzia, fu l’ambizione?
Ipotetici sempre
- Lei non sa chi sono io!
No, non lo so. E nemmeno m’interessa il saperlo. Peraltro, nemmeno lei sa chi io sono: un Lavapiatti d’Immenso!
Nel giardino segreto, il Verso Diverso più intenso e più di senso?
Comunicazione
C’è chi scopa per godere? per arrivare? C’è chi lo fa per lavoro? Chi per fare qualcosa o perché non sa che fare? Io, per comunicare il mio universo. Io che scrivo! e così mi dichiaro vivo.
Di spudorato pudore
Sono vivo perché scrivo e... Lo posso dire? Felice io lo sono! Felice con questo dono. E più verità, più poesia sporca invoca un suono come dal profondo del mondo nel mio cuore, pago e grato di tale spudorato pudore.
Lussuria
Io non ti conosco. Io non so chi sei! Come sarai, quali motivi avrai. Sei tu un mondo intero? dentro. L’universo degno di conoscenza? Di esplorazione, penetrazione, dedizione? Perché in lussuria qui mi ostento.
Sessogolpista
Sessogolpista? Il sospetto vostro che... Ebbene, sì. Come teso a rovesciare, demolire, detronizzare l’Homo Sapiens Sapiens, lo Vil Male, la Società dei Consumi, le loro esigenze. Le loro certezze che… che cazzo danno? L’uomo, le cose come sono e come vanno? Sessogolpista, certo e di più dichiarato. Ehm, al momento, in cucina d’impicciato.
L'attimo giurisprudenziale
Là, dove acqua stagnante, improbo il degno vivere? In comunque d’autore, il Diverso d’ogni interiore, sì diverso e pure in calore? Lui, il responsabile dei propri fatti, siano i misfatti o peccati irriducibili e più protratti. Diversi, i più diversi dalla linea prevista dal normale o dall’oggi Eguale, io il Sale? L’attimo giurisprudenziale dietro l’angolo della vita? L’attimo che vive la vita nella lotta per la vita? Diversi di diversità riunite, di diversità a discutere.
Non ad imporre propria diversità, a chiedere (al meglio) sguardo, attenzione, considerazione e buon rispetto. I Diversi, comunque a chiedersi: senti, ce lo meritiamo? Il peso di questi Eguali ottusi o dei normali più reclusi. Nel punto di vista del domani che come siamo ci vede, la diversità che oggi soffre, ai sensi del mondo si offre. Io qui, il Verso Diverso
da tutti gli altri diversi tanto tanto e più Diverso. Controverso pure, lo so.
Il Cicciolino Supremo
Dio, il Cicciolino Supremo a cui più ci si volge che se in ascolto sta... chi lo sa? Forse che... qui, Dio mi leggerà? A saperlo! nel caso, pagine ancora... “Pagine che.”
Esiste, non esiste? Ei consiste?
Io un contratto con Dio lo stilai, * facendolo unilaterale, senza nulla sapere di Lui, agnostico. Da Contratto e nei termini, responsabile. Qui, invece… Ecco, pure con Dio vorrei scopare. Entità aliena, astrusa, arcana. Disumana? Il Canto del Verso Diverso
nei tutti canta e scrive, vive e ancora è che scrive. E sorride.
* Nel libro “La mistica del granello di sabbia” AndreaOppure Editore, 2010. Il libro finalista al Premio Nabokov 2010, sezione saggistica (quindi anche di una certa serietà).
Erotico spleen
Poi, qui che di Verso Diverso si vive, di insoddisfatta inquieta eccitazione e... Di malinconia, un senno? Qui che, di nude donne d’alto peccato, comunque non m’è dato? Da tempo, l’immaginazione altrimenti corre e va, dentro mutando le tradizioni, orazioni per sguardi erotici insoliti e diversi. Dato che il desiderio giace e scrive e non altro... (comunque, l’altro più non saprebbe come farlo) Resta il Canto del Verso Diverso a Libro fatto. Tra fantasie e realtà, non donne o altre velleità? L’umanità tutta nella diversa complessità, allora. Ecco il Verso Diverso, tutto nella mia testa che al corretto leale finale s’appresta. Ed è festa! in sua festa.
Di sesso interiore
Estratto da “The Rocky Horror Picture Show” Charles Gray/ … “Turbamento: agitazione o inquietudine dei sensi, stato di eccitazione mentale. E anche impulso potente e irrazionale.”
Nella carne del Libro (vivo e alternativo)… Qui, nel mio scrivere come lo so fare io? Il Diverso non sognatelo, Diversi siatelo! *
* Sempre da un momento del film con Tim Curry. Con altro significato, al film di affine e pure di incline.
Io sto andando in meta
Non come Tim Curry nella sua scena lo credeva, l’illusione del suo cuore? Io non sto andando a casa, io vado avanti!
Il mio splendido riferimento si provò a spiegare? Sperando d’essere… sentito e capito? Follia. Colto nel suo essere com’era dentro? nel vivo? A lo spiegarmi, io non ci provo nemmeno. Io per ogni incomprensione, a voi dannazione! La mia incapacità nel dire, quale il dire altro,
è la Malattia! io so cosa sia. Severa, spietata, crudele e… feconda, la Malattia? Che io sia astruso, l’assurdo, il balordo, di intenso lo sono nel mio cimento e… Io non lo spiego.
Io lo faccio! Il Libro scrivendo.
E vado avanti! Il cuore a me innanzi.
Epilogo
E che ogni Diverso Cuore incendiare possa i cuori degli uomini per altrimenti rinserrati e più indaffarati? Là dove il normale e banale? A noi, i confronti dell’emancipazione, per conseguente deduzione si vada incontro a destini e reazioni della relazione. In uno scontro di relazione? Sia pure. Incontri/ scontri d’anime, vicende che sanno sempre quando il normale non sa di niente? Ad unirsi poi, ne la questione? Ne l’immaginazione! Con responsabilità sempre. Con responsabilità, s’intende.
Nel tempo, nello spazio e nel significato * qui ripreso il filo e riallacciato: ai sensi del personaggio. Io dal mio profondo, io l’indocile Verso Diverso non più smarrito come pure ero di vita.
E finché c’è Verso, c’è Speranza.
* Le ultime parole del film pronunciate da Charles Gray (poco dopo la morte di Tim Curry). Con l’aggiunta della parola “Persi”, qualcosa di non piacevole. Con questo Libro, a tentare e giocare il mio senso personale.
Sessoditestimonianza
Il sesso/ il Verso Diverso, a dire che di qui sono ato, ho vissuto. Terra affollata Terra di splendori e miserie (semiserie a volte), il sesso, il suo verso di testimonianza, a dire come altro dire non potrebbe? La carne dell’immaginario collettivo, il Tutto e il Nulla, io al senso ch’è vostro? Io dalla culla! Nel vivo e nell’alternativo. Di sesso interiore.
Memorandum
Per tutti i diversi del ato o del presente, senza distinzione tra diversità e diversità. Per i diversi del futuro! tali, forse non ancora? Per quelli che non si dicono, diversità celando. Per quelli che la temono la loro diversità e soffrono o si odiano dentro e che fanno? Per quelli che vorrebbero tanto dirsi, poi esitano. O gemma preziosa, chiunque tu sia nel Diverso, io l’umanità tua a celebrare, i noi tu ad impreziosire?
Io, Verso Diverso da tutti gli altri versi diverso. E più verità! più poesia sporca! ancora s’implora dall’ispirazione per ogni ora del mondo. Io, a risalire dal profondo. Nel Canto del Verso Diverso.
Il gatto di copertina
Il gatto di copertina, la sua apparenza, l’autore bene lo rappresenta! nei limiti d’una copertina. Io essendo dell’altro anche (Altro e Tanto). Staller Ilona l’immagine d’origine, rimane il bambolotto, io come a dire… Il bambolotto particolare il mio gravame. Staller detestando, amando Tim Curry invece, come saltellando tra i sensi e tutti i significati… Il Gatto Nascosto di Arthur Penn (in sua opera) * si tratteggia in come si dardeggia, lui solo volendo dire la mia scrittura nel come. Di scrittura strana, celata ai giorni, non detta! Io che sono La Notte! di notte.
Il gatto di copertina, la sua apparenza, non le descrizioni di tratti del volto, paesaggi o altro di superficie, i miei libri.
A me, interessa l’anima umana, le sue interiora, le profondità, l’abisso, il remoto, l’ignoto. Ora, come agli inizi ancora della mia ricerca? La mia affatto segreta superba ambizione: fottermene di superfici, paesaggi e volti! Il Canto del Verso Diverso, tra tutti i versi il più controverso. Non più lo smarrito nel suo universo, ora.
* Gatto Nascosto è personaggio di “Piccolo grande uomo” di Arthur Penn. Il film è un western. Gatto Nascosto un omosessuale pellerossa. Si ripete, il termine e la copertina non significano la mia sessualità, solo la mia scrittura.