ione spagnola
Greta Simmons
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ione spagnola
Indice dei contenuti
Note 1 Jerez de la Frontera 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14
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Note
Il Faro de Vigo, fondato nel 1853, è il più antico giornale spagnolo. Tutte le discipline equestri hanno origini antichissime. Nell'epoche ate l'arte equestre era complementare alle attività di guerra. Difatti le battaglie si combattevano anche a cavallo e quindi l'arte di montare diveniva indispensabile nello svolgimento delle azioni belliche. Per esempio la piroetta era utile per difendersi se si era circondati dal nemico, mentre l'appoggiata serviva a schivare i colpi del nemico. L’Alta Scuola di equitazione spagnola di Vienna, è una tradizionale scuola di equitazione per cavalli Lipizzani, che si esibisce nell'arena della Scuola di equitazione, nella Hofburg. L’Alta Scuola viene considerata una sorta di Università per cavalli e cavalieri; occorre infatti un altissimo grado di addestramento per eseguire le figure prescritte. Nella scintillante cornice della Scuola Spagnola di Vienna, questa arte equestre viene eseguita solo da stalloni Lipizzani tutti grigi fatta eccezione per un unico baio. Questo cavallo è appositamente lì per ricordare che i Lipizzani una volta erano colorati e che venivano impiegati per la guerra. Secondo i canoni di bellezza equestre, quindi di morfologia, il lipizzano viene definito un cavallo di tipo "barocco”. Accanto alla famosissima scuola di Vienna c’è un altro importante fulcro: JEREZ DELLA FRONTERA, in Spagna. La Reale Scuola Equestre di Cavalli Andalusi, nasce nel 1973 a opera di D. Alvaro Domecq Romero. Nel1983 viene rilevata dal Patronato Andaluso, il quale nel 2003 la trasforma in una Fondazione. Questa scuola presenta invece che il cavallo Lipizzano il P.R.E. (pura razza spagnola).
La parola “dressage” (che significa appunto addestramento) indica l'attività più basilare e, a livello di specialità olimpiche, la più sofisticata ed estetica di tutte le discipline equestri. Il dressage è quindi una disciplina profondamente legata all’arte equestre dell’Alta Scuola. Premetto che il dressage non prevede in nessun modo pericolose acrobazie né da parte dell’animale né da parte della cavaliere.Nell’Alta Scuola le evoluzioni spettacolari a cavallo sono più evidenti anche se nel 1800 si limitavano a qualche esercizio da parata.
1
6 Maggio 1844
La giornata era luminosa e serena, con grandi nuvole bianche che solcavano il cielo. Il sole, scarlatto e basso sull'orizzonte, colorava le nuvole d'oro e le onde del mare di rosso. Agnese e Alessandra erano salite sul ponte della nave, mentre una leggera brezza spirava da sud-est. Le due donne osservavano la costa meridionale della Spagna che scorreva loro accanto. La veduta della penisola si allargava a macchia d'olio, dividendo il cielo dal mare. _ Avanti tutta!_ sentirono gridare dal capitano che se ne stava vicino al timone._ Attenti alla vela maestra! L'uomo, che dimostrava circa cinquant'anni, stava con le mani dietro la schiena e le gambe ben piantate sul ponte. Osservava con occhio attento tutti gli attrezzi della nave e le manovre dei suoi marinai. L'imbarcazione filava via come il vento, in perfetto assetto con le onde del mare, solcando le acque appena increspate di spuma bianca. Alessandra vide i promontori della costa iberica davanti agli occhi e avvertì un certo sollievo: quel lungo viaggio era finito. Una nuova patria e una nuova vita l'attendevano. _ Nel pomeriggio attraccheremo, madame _ disse il capitano avvicinandosi rispettosamente alle due donne._ Adesso potete scendere in coperta. Il pranzo sarà pronto, oramai. _ Grazie, monsieur Horváth. Siete stato un portento. La vostra nave e le vostre
capacità hanno giovato immensamente al debole stomaco di Agnese. Di solito durante i viaggi per mare non fa altro che tenere la testa dentro un secchio _ osservò ironica Alessandra, destando l'ilarità dell'uomo e i rimproveri bonari della dama di compagnia. Le due dame entrarono nella loro cabina e si sistemarono a sedere attorno a un piccolo tavolino. _ A ogni modo avete ragione, madame. Questo russo è bravo per mare. Ho avuto qualche disturbo soltanto quando c'era il mare grosso _ disse Agnese con una certa soddisfazione. Alessandra sorrise alla dama che sua madre aveva assunto per insegnarle lo spagnolo e che le aveva mandato dietro in quell'avventura. La marchesa non se l'era sentita di andare fino in Spagna per presentare la figlia ai baroni Estavez; non poteva certo lasciare le sue partite di canasta e il suo adorato cane per stare accanto alla figlia in un momento simile. Quindi Alessandra si era dovuta accontentare di quella estranea. Fortunatamente il suo spagnolo, grazie a quell'istitutrice, era diventato ottimo. Nel complesso Agnese Bernami, anche se non la conosceva bene, era una donna simpatica. Aveva trentacinque anni e parlava se, spagnolo e inglese. Era stata una fortuna per lei che quella donna fosse tanto capace, e di quell'incontro nessuna delle due sembrava essere pentita: oltre alla semplice collaborazione tra loro stava nascendo una sincera amicizia. Poco dopo si udì bussare alla porta e i ragionamenti di Alessandra si dissiparono. All'invito di Agnese un marinaio entrò con un vassoio sul quale era disposto il pranzo delle due signore. Alle dame fu servito un buon pasto considerando le circostanze. Nel vassoio c'era del pollo, del prosciutto e del salmone affumicato, il tutto accompagnato da un buon vino rosso e da grappoli d'uva oltre a qualche fetta di torta di mele per dessert. _ Arrivate a Màlaga proseguiremo via terra per Siviglia e là, finalmente, vedremo che faccia ha il vostro sposo _ disse la dama di compagnia della marchesa Alessandra Gentileschi, cugina di terzo grado di sco IV d'Austria-Este.
_ Già. Mi chiedo come si possa sposare un uomo che non si è mai visto. Sì, insomma ho un ritratto di Manolo, ma non so a quando risale. Comunque dalle lettere che mi ha scritto mi è sembrato di capire che è un brav'uomo _ rispose la fanciulla con il volto un po' corrucciato. Alessandra aveva visto il suo fidanzato soltanto in una miniatura. _ E' normale che i matrimoni negli ambienti altolocati siano combinati con persone di cui si ignora il carattere e l'aspetto. Sono le regole della nobiltà, non c'è niente da fare _ rispose la dama di compagnia notando la tristezza della sua padrona, ma non potendo fare altro se non consolarla. _ Per capire bene il mondo dei caballeros andalusi e dei matador, madame, bisogna prima comprendere la Spagna, terra di ricchezza e di povertà, di spietate regole feudali e ribellioni sanguinarie, di giorni di implacabile caldo e di notti gelide _ disse Agnese, mentre tagliava un pezzettino di carne con il coltello. Il fuoco e il freddo. El Fuego y El Frío…Erano i soprannomi dei due gemelli Estavez, famosissimi caballeros i cui successi erano noti in tutta la Spagna. Da oltre tre mesi la vita di Alessandra girava intorno a quella di El Fuego, ovvero Manolo Estavez. Era giunta da Modena per vedere l'uomo destinatole come marito dai genitori. Si stava recando in Spagna per il fidanzamento ufficiale e di lì a un mese sarebbero state celebrate le nozze, alle quali avrebbero partecipato anche i suoi genitori, rimasti per adesso a Modena. Per tutto questo tempo la marchesa italiana sarebbe stata ospite dei baroni Estavez. La nobildonna era un dama dell'antica aristocrazia modenese, mentre i genitori di Manolo si erano guadagnati un blasone solo trent'anni addietro, facendo conoscere i cavalli andalusi al mondo intero attraverso le competizioni. Per lei l'equitazione era sempre stata un'attività di svago che aiutava uomini e donne a conoscersi e a mantenere il personale, e non capiva come si potesse tramutarla in una professione e stare ore nelle stalle con il perenne odore di sterco nelle narici. La fanciulla non era apionata di cavalli, ma nel vedere la miniatura raffigurante Manolo era rimasta subito stregata da quegli sfacciati occhi nocciola, da quel corpo scattante e da quei capelli più neri della pece. Lo spagnolo emanava energia e coraggio da ogni poro e non c’era da stupirsi che gli aficionados l’avessero soprannominato El Fuego. Sembrava impossibile restare
affascinata così da un uomo e nello stesso tempo trovare il suo mestiere del tutto insignificante. Alessandra, a capo basso, osservò il suo piatto con un velo di disperazione nell'anima. Aveva lasciato la sua casa, le amicizie, la nazione e la famiglia per andare in una terra straniera, dove non conosceva nessuno, neppure l'uomo al quale era stata destinata. Gli Estavez erano nobili, ricchissimi e molto noti, mentre suo padre e sua madre avevano dilapidato quasi tutte le finanze di famiglia in investimenti sbagliati e nella bella vita. Sulle prime l'idea di sposare uno straniero con un immenso allevamento di cavalli non le era sembrata allettante. Perché non prendersi un banchiere emiliano? La sua dote, però, era piuttosto magra e aveva dovuto ripiegare su una famiglia che prediligesse la castità, la salute, la bellezza e la religiosità anziché il denaro. Dopo aver intrattenuto un lungo rapporto epistolare con il suo promesso, si era convinta che tutto sommato quel matrimonio si poteva fare. Aveva scoperto che Manolo era gentile e allegro, e questi due pregi avevano cancellato tutte le sue riserve. Alessandra non aveva ancora incontrato nessuno della famiglia, ma tra poche ora avrebbe visto questi famosi Estavez. Sapeva però dal fidanzato che alcuni esponenti del nucleo famigliare erano contrari a queste nozze. Adesso il suo futuro le appariva ignoto e nebuloso. In definitiva poteva reputarsi fortunata per non essere stata destinata a un vecchio libertino, ma quella nuova vita la intimoriva non poco. La ragazza fece un respiro profondo e, cercando di farsi forza, continuò il suo pasto.
Jerez de la Frontera
Andalusia
Alessandra era arrivata a villa Estavez e per ordine della padrona aveva preso possesso delle stanze cinesi. Questa dimora era a base quadrangolare con due torri e richiamava un poco Alcazàr. Costruita a fine del XII secolo risentiva fortemente della dominazione araba. Aveva un ampio cortile ed era decorata da splendidi ozulejos sui quale si aprivano molti ambienti, mentre i portali esterni, aggiunti in un secondo periodo storico, erano tardogotici. Questa villa ad Agnese e alla marchesa non sembrava affatto una casa ma una reggia. Gli Estavez avevano così tanto denaro da comprare terre, titoli, mandrie, fino opere d'arte che gente con la loro levatura sociale difficilmente poteva apprezzare. La dimora presentava stanze di gusto barocco, gotico, rinascimentale, fino a vere e proprie chicche, come un salottino con arredi arabi, una camera in stile cinese e una saletta di o con le pareti tappezzate di avorio e ambra. Poco lontano si sentiva il suono della chitarra, suonata da don Pablo, mischiarsi al canto degli uccellini sugli alberi. Dona Samos chiedeva spesso ad alcuni suoi domestici e al marito di suonare qualche flamenco in memoria dei tempi in cui faceva la ballerina. _ Che musiche assordanti ci sono in questo paese! _ esclamò la dama di compagnia, ma la sua padrona non le prestò ascolto, troppo presa a osservare la sua nuova famiglia. I domestici erano stati allineati sotto un enorme arcata. La casa aveva molta servitù, senza considerare tutto il personale che stava dietro alle terre e ai cavalli.
La fanciulla nell'ampio salone di rappresentanza si trovò davanti: Mercedes Samos, don Pablo Estavez e i figli. Mercedes era una donna di mezza età con il viso superbo. Non c’era in lei alcuna traccia di entusiasmo per il suo arrivo in Spagna. I tratti arroganti del volto erano accentuati dai capelli candidi come la neve. La chioma era stata tirata indietro in uno chignon e fermata solo con un alto pettinino infilato tra le ciocche bianche e dal quale pendeva un velo di trina nera. Come ornamenti soltanto un paio di orecchini con corallo, un grosso brillante all'anulare sinistro e uno spillone di perle al centro della scollatura. Il vecchio don Pablo Estavez sembrava molto più entusiasta della moglie per l'arrivo della futura nuora. Lo spagnolo era un uomo basso, tozzo, con pochi capelli bianchi sulla venerabile testa e due baffoni che gli conferivano una certa austerità. Anche il padrone, però, nonostante spalleggiasse le nozze, sembrava avere il carattere difficile di tutti gli Estavez. Infatti dalle lettere del fidanzato Alessandra aveva capito che la famiglia era spaccata in due fronti: uno favorevole al matrimonio, formato da Manolo, dalle sorelle e dal padre, e l'altro contrario, composto dal fratello e dalla madre. Lei non poteva tonare in Italia; la sua famiglia necessitava del denaro degli Estavez, senza contare che sua madre l'avrebbe ritenuta responsabile del fallimento nuziale. “Hai fatto o detto qualcosa che li ha offesi! E ora cosa facciamo secondo te!” le sembrava già di sentire. _ Bienvenida _ disse don Pablo sorridente. _ Vuestra dueña no habla español _ accennò lui scoccando un'occhiata alla dama di compagnia. _ Ciertamente _ lo interruppe Alessandra. _ Sono la marchesa Alessandra Gentileschi, lieta di fare la vostra conoscenza, signori _ spiegò, senza dilungarsi troppo, ma la voce le tremava. Alessandra ammirò Manolo che le veniva incontro sorridente, e ne rimase rapita. Le parole le morirono sulle labbra, guardando la morbida onda che i capelli formavano sulla sua fronte e il suo sorriso luminoso. “Il ritratto non gli rende giustizia” si disse.
_ Mi adorada Alejandra. Benvenuta in Spagna _ le disse Manolo con un'intensità bruciante. Lei si sentì tremare le ginocchia per la paura che le incuteva la famiglia e per il fascino del giovane. _ Per facilitarvi tutti noi abbiamo imparato qualche parola di italiano _ spiegò il fidanzato. Poco lontano c'era una bella spagnola dai capelli crespi. Doveva essere la sorella più giovane: Alicia. L'altra Estavez, a quanto sapeva dalle lettere del fidanzato, era sposata e non viveva lì. Un'altra figura, un po' più lontana, attirò la sua attenzione. Era un uomo alto, robusto e bruno. Con lo sguardo superbo e le braccia incrociate incuteva anche da lontano un'inequivocabile soggezione. La sua espressione orgogliosa rivelava, neppure tanto velatamente, il disprezzo per la donna che distava pochi metri da lui. Il volto abbronzato e i capelli nerissimi erano in forte contrasto con l’impeccabile vestito di lino beige. Alessandra sulle prime pensò d’ignorare lo sguardo di quello sconosciuto, poi cambiò idea. “Però” osservò ”quell'uomo aveva qualcosa di strano, di famigliare.” La fanciulla guardò ancora il giovane: aveva l'aria del caballeros, la tipica eleganza mista alla fierezza e all’assoluta sicurezza di sé. L’atteggiamento distaccato e tranquillo, suggeriva il completo controllo delle emozioni. Il giovanotto era indubbiamente bello, ma somigliava in modo impressionante al suo cavallerizzo. A mano a mano che si avvicinava notò che in quell’uomo c’era davvero qualcosa di familiare. L’angolosità geometrica dei suoi tratti, i capelli scuri, la notevole altezza corrispondevano a Manolo, ma non era Manolo. Manolo era lì, accanto a lei! Quando questo misterioso personaggio si avvicinò di qualche o Alessandra vacillò: quell'uomo era tale e quale al suo promesso sposo. La nobildonna aggrottò la fronte e spalancò gli occhi.
Una bocca dura e altera si accompagnava a una pelle abbronzata e a degli zigomi spigolosi, proprio come Manolo. Le sopracciglia nere, leggermente arcuate, mettevano in risalto degli stupendi occhi blu, contornati da ciglia lunghissime. Occhi che la guardavano con un espressione molto simile al disgusto. Un viso come quello, una volta visto, non si poteva più dimenticare. No, non poteva esser vero. Non poteva somigliare tanto al suo fidanzato. Alessandra studiò ancora l'uomo. La somiglianza era nei lineamenti, nelle fattezze, ma c'era qualcosa di diverso. Cercò con gli occhi il suo promesso sposo e lo vide ridacchiare divertito. _ Permettetemi di presentarvi, mia bella Alejandra, _ disse il fidanzato _ mio fratello Raul Estavez. Era il gemello di Manolo! Ecco perché gli assomigliava tanto…La ragazza lo scrutò ancora. Somigliava al caballeros nei tratti e nell'incedere, ma aveva lo stesso sguardo altero della madre. _ Sì, mi avevate parlato di due sorelle e un fratello, ma non pensavo che fosse il vostro gemello. _ Spero che non preferiate lui a me adesso che l'avete visto. _ Oh, no. Sono giunta fin qui per voi, Manolo. _ Mio fratello mi aveva detto che eravate molto bella, senorita…Gentileschi, mi pare _ puntualizzò Raul. Alessandra accettò la lode con un sorriso. Grazie alle feste mondane di sua zia Costanza aveva fatto l'abitudine alla galanteria degli uomini: capelli biondissimi, esaltati da alcune ciocche schiarite dal sole, occhi color smeraldo e una pelle candida come il marmo destavano indiscutibilmente l'ammirazione degli uomini. Il suo corpo, sottile e flessuoso come un giunco, non ava certo inosservato, soprattutto quando indossava, come in quel momento, abiti di squisita fattura. La ragazza aveva un vestito color violetta con bordature di raso nero. Il corpetto leggero le fasciava la vita sottile, sollevandole il seno e racchiudendolo in due coppe di stoffa lucente, mentre la gonna fittamente increspata in piccole pieghe creava un inebriante gioco di luce e ombre.
Alessandra ben presto, però, dovette ricredersi: quello che era iniziato come un complimento si trasformò subito in un insulto diretto. _ In ogni caso, _ proseguì don Raul, _ non riesco a capire cosa ci trovi mio fratello nelle straniere. In Spagna abbiamo delle bellissime donne. Per un attimo Alessandra e Agnese lo fissarono sconcertate, incapaci di ribattere. A quanto pareva il gemello di Manolo era contrario alle nozze quanto la madre. _ Oh, non temete, señor, non offuscherò le vostre dame, perché non sono bella e non mi reputo tale _ lo rimbeccò alla fine la nobildonna. _ Ah, no? L'uomo non faceva nulla per mascherare la propria insolenza. _ Siete bellissima, ve lo posso assicurare _ replicò Manolo. _ Ancora non riesco a crederci. Siete praticamente uguali _ riprese la giovane aristocratica. _ No. Raul è così serio che farebbe annoiare un morto. Io, invece, sono uno spirito allegro _ disse Manolo guardandola con un sorriso seducente. _ Mio fratello vuole dire che ci somigliamo solo a prima vista. Conoscendoci bene scoprirete che ci sono delle differenze, nella gestualità, nei movimenti, ma soprattutto nel carattere _ specificò Raul con un buon accento italiano. Solo un'eccessiva musicalità nel pronunciare la “s” indicava le sue origini spagnole. _ Ah, certo. Io sono allegro e simpatico; lui è burbero e triste _ insisté il gemello. Raul si voltò verso Manolo e lo guardò sprezzante. _ Comunque anche se Raul è la mia brutta copia gli voglio bene. Mi ha aiutato tante volte _ aggiunse sorridendo sbarazzino._ Ricordo che da ragazzi mi difendeva sempre davanti ai bambini prepotenti del collegio. Alessandra gioì nel vedere la spensieratezza del futuro sposo. _ Ora però non ditemi che sposerete lui, perché mi potrei ingelosire _ continuò
ridendo. _ Sarete stanca, madame, è meglio che vi ritiriate un po' nelle vostre stanze. Così potrete riposarvi _ intervenne don Pablo. _ Vi lascio nelle mani esperte di mia moglie. _ Venite vi accompagno _ disse dona Samos. Alessandra tremò di apprensione; quella donna le incuteva una soggezione mai provata prima. La spagnola accompagnò lei e Agnese fino alle loro rispettive stanze e per tutto il tragitto non aprì bocca.
2
La nobildonna italiana entrò in una camera con le pareti colorate di giallo e le pesanti tende tirate. Ebbe così modo di apprezzarne l'arredamento. Appena entrata si fermò, infatti, a contemplare il simpatico separé a forma di fior di loto, il soffice tappeto al centro della camera, le preziose carte da parati raffiguranti delle magnifiche ninfee e i mosaici del pavimento del terrazzo. La camera, arredata con gusto, era composta da un gran letto a baldacchino in raso color ocra. Inoltre comunicava con lo spogliatoio, il bagno e la stanza di Agnese. La fanciulla, seguita dalla dama di compagnia, raggiunse la famiglia solo dopo un paio di ore, ma in un salottino del piano terra trovò solo Alicia, tutta intenta a fare le scale al pianoforte. La sala da musica era luminosa e appartata. Al centro troneggiava un imponente pianoforte a coda, mentre sulla parete a est spiccava un'arpa tutta dorata. Le tende della finestra erano tirate per permettere alla luce del giorno di entrare nella stanza, le pareti, invece, sfoggiavano una nutrita collezione di nature morte. _ Sei brava, Alicia. _ Sto ancora imparando, senorita. _ L'altra tua sorella dov'è? _ A Lisbona, ma è in viaggio per raggiungerci. Anche lei sarà presente al fidanzamento. _ Sei giovane, Alicia. Quanti anni hai?
_ Diciannove, _ Ah, e sei fidanzata? Alessandra vide le labbra della ragazza tremare. _ No. I miei genitori dicono che sono ancora troppo giovane per fidanzarmi e sposarmi. _ Pensavo che le ragazze spagnole si sposassero molto giovani. _ Non sempre, madame. Questa volta fu la mano poggiata sui tasti del piano a tremare impercettibilmente. _ Ma non ti piace nessuno?_ insisté Alessandra. La nobildonna notò un piccolo tremore alle mani, mentre gli occhi sembravano velati dalle lacrime. Pareva dispiaciuta per qualcosa e solo il dovere e l'educazione le imponevano di controllarsi e non scoppiare a piangere. _ Sì, ma il ragazzo che piace a me non piace ai miei genitori. Loro vogliono che sposi uno degli stalliere della Hacienda Ha del denaro da parte e lavora per noi da molto tempo, ma ha anche quindici anni più di me. Mio padre ha già dato il suo consenso _ chiarì sperando che l'ospite si allontanasse da quel tema. _ Ti capisco. E' brutto sposare per dovere un uomo che non hai mai visto o che comunque non ti piace e non conosci. _ A voi non piace mio fratello, madame?_ si sentì in diritto di chiedere Alicia dato che da mezz'ora rispondeva alle domande dell'italiana. _ No, per fortuna io sono incappata in un uomo bello, simpatico e gentile. Parlami di questo tuo innamorato, ti va? _ Ramon non ha denaro, è solo una guardia alle prima armi. Lavora per noi da appena quattro mesi _ esitò un attimo, realizzando di aver rivelato troppi particolari a una estranea. Si portò una mano sul petto, incerta, fissando la nobildonna con sospetto. _ Nessuno, senorita, sa di me e Ramon. I miei non
approverebbe e mi punirebbero se sapessero la verità _ sussurrò con una voce appena udibile. I modi sensibili di Alessandra e la necessità di parlare con qualcuno avevano prevalso sulla diffidenza di Alicia. _ Quanto tempo è che voi due vi piacete? _ le chiese. _ Io e Ramon ci siamo innamorati fin dal primo giorno, quando è venuto a lavorare qui, senorita. Se mio padre o mia madre sapessero lo caccerebbero, ma lui ha bisogno di questo lavoro. Ramon ha due sorelle maggiori sposate male e altri sei fratellini. I genitori sono morti e i bambini vivono con una vecchia nonna. Ramon è l'unico che porta a casa il salario _ aggiunse disperata. _ Io porto ogni tanto alla vecchia Catalina Mendoza del cibo che avanza dalle nostre cucine. I miei non lo sanno altrimenti mi picchierebbero. Alessandra sentì uno spasmo al cuore per la triste vita di Ramon e della sua famiglia, ma anche per il destino di Alicia, già scritto dai genitori. Ma, in fin dei conti, anche la sua vita non era stata poi tanto diversa da quella della giovane spagnola. _ Madame, mi raccomando non fate parola con nessuno di questo? _ gli occhi della ragazza, fissi sulla marchesa, si riempirono di lacrime. _ Certo, Alicia. Non temere, resterà un segreto tra te e me. Mentre il volto di Alicia si ricomponeva, Alessandra sentì risuonare la voce gaia di Manolo per i corridoi, la quale diceva: _ Ecco il nostro Raul, solido e affidabile come una roccia. _ Ti ha sempre fatto comodo questo mia peculiarità _ rispose il gemello. _ Ovvio, uno serio in famiglia ci deve essere _ rispose allegramente Manolo. Poco dopo i due gemelli entrarono nella stanza e notando le straniere si zittirono. Manolo si sciolse in un sorriso, mentre il fratello rimase in disparte a fissare in cagnesco la futura cognata. _ Vuoi del cognac, fratello _ e prima ancora di avere la riposta si rivolse alla nobildonna e alla sua dama di compagnia. _ Anche voi, madames, ne volete.
_ No, grazie _ risposero tutte e due, mentre Manolo tendeva un bicchiere al gemello. Alicia nel frattempo era uscita silenziosamente. _ La prossima gara è tra due settimane. Quest'anno vinceremo di nuovo il titolo. _ Se non ti rompi l'osso del collo prima, fratello. Raul scosse la testa, mentre Manolo rideva divertito. _ Via Raul, così spaventi la mia diletta fidanzata. Non è una meraviglia? _ disse poi cambiando argomento. _ E'... stupenda: capelli color dell'ambra su carnagione di magnolia. Raul corrugò la fronte, ma non commentò. Si sedette su una vecchia panca di quercia scura scolpita. Avvertì una fitta d'invidia della quale si stupì lui per primo. Suo fratello aveva tra le mani un angelo dagli occhi verde mare e di questo si doleva. _ Scusatemi, ma adesso devo tornare a lavorare _ disse Raul con aria severa. _ Perdonatelo, signore, è un peccato che mio fratello non abbia un po' della mia esuberanza e del mio fascino _ aggiunse Manolo, suscitando qualche sorriso timido da parte delle due donne. I due uomini uscirono da una porta finestra, ma poco dopo entrò un domestico con un biglietto che sorprese Alessandra. La marchesa pensando che fosse un messaggio del suo promesso lo lesse velocemente, ma con stupore scoprì che era di don Raul. L'uomo la invitava a restare in quella stanza, perché l'avrebbe raggiunta tra una ventina di minuti. _ Cosa vorrà, madame? _ aggiunse la dama di compagnia. _ Che strano modo di agire; era qui fino a un momento fa eppure non vi ha rivolto neppure uno sguardo e ora vuole parlarvi _ proseguì l'interprete. _ Ha l'aria di un ordine più che di un invito _ osservò Alessandra piuttosto stupita.
La fanciulla, che non amava le coercizioni, sulle prime pensò d’ignorare l’ordine di quell'uomo, poi cambiò idea. Magari Raul doveva portarle qualche messaggio di Manolo? _ Va bene _ decise infine Alessandra cercando di soprassedere. _ Aspettiamo e sentiamo cosa vuole. _ Sarà meglio che resti anch'io, madame, potreste avere bisogno di aiuto con la lingua. L'italiana, con la dama alle spalle, si rimise a sedere.
Lo spagnolo arrivò poco dopo. Si guardò in giro con aria circospetta, poi si sedette nello stesso posto in cui si era seduto prima. _ Scusate, senorita, se parlerò spagnolo, ma il mio italiano non è gran cosa. _ Non vi preoccupate, il vostro italiano è più che comprensibile _ replicò la marchesa. Lei sapeva che gli eredi Estavez erano due cavalieri e che uno si stava ritirando dalle competizioni a beneficio del fratello. Manolo non sembrava entusiasta della scelta di Raul; voleva battere il fratello sul campo e diventare bravo e famoso quanto lui, invece di ottenere le medaglie e la celebrità grazie all'abbandono del rivale. _ Il ritiro di mio fratello mi spiana la strada, ma non è la stessa cosa. La gente farà sempre dei paragoni. Se invece lo battessi in una gara... be', non vivrei più della luce riflessa del mio predecessore._ Madre de Dios! Perché mi tratta sempre come un moccioso! _ le aveva rivelato per lettera Manolo con disprezzo. _ Vi debbo parlare di mio fratello, senorita._ iniziò Raul. _ Gli è successo qualcosa _ chiese subito allarmata. _ No, non ancora _ rispose stringato. _ Cosa volete dire? _ Perché è colpa vostra, madame, se mio fratello negli ultimi tempi gareggia in modo tanto azzardato _ disse, ma con immutato disprezzo sul viso._ Sta cercando di unire l'eleganza e le difficili tecniche dell’Alta Scuola con assurde acrobazie. Corre inutili rischi cercando di trasformare questa tipologia di arte equestre in una assurdo fenomeno circense. Oh, piccoli cambiamenti qua e là, ma pericolosi: un cavallo andaluso non è un'animale da assurde evoluzioni. E' una bestia docile, ma proprio perché non è addestrato a queste acrobazie può reagire male. E’ chiaro che Manolo cerca di fare una buona impressione sulla sua futura sposa. _ Vi sbagliate, don Raul! Io, nelle mie lettere, non l'ho mai incitato. E' Manolo
che ha cambiato i suoi esercizi, rendendoli più spettacolari. Come potete pensare che io dall'Italia potessi sapere della pericolosità di queste evoluzioni? Inoltre voi siete fra coloro che hanno più da guadagnare da questa storia, perché maggiori sono i rischi corsi da Manolo e più cresce il prestigio dell'allevamento e della scuola equestre Estavez. _ Da un eventuale ferimento di mio fratello noi Estavez non trarremmo alcun beneficio, ve lo posso assicurare _ replicò lui seccamente. _ Manolo ha coraggio da vendere, ma qui stiamo parlando d'incoscienza. _ State cercando di dirmi che se Manolo dovesse farsi male sarebbe colpa mia?_ osservò lei. _ Non ho detto questo. Tantissima gente muore cadendo da cavallo, ma lui sta esagerando per una donna e per un complesso d'inferiorità assurdo. _ Credo che tra i due gemelli non sia Manolo a soffrire di questo senso di inadeguatezza. L'uomo la guardò male, poi riprese a parlare. _ Durante un allenamento ha voluto provare un'acrobazia ed è caduto malamente. Si è storto una gamba e avrà delle notevoli difficoltà a stare in sella, ma non vuole rinunciare alla prossima gara. _ Ma se è così non può gareggiare! _ E chi glielo spiega agli spettatori che hanno pagato. Questa è l'ultima gara della stagione e c'è in ballo il titolo; è un problema mandare tutto all'aria _ ribatté lui con aria impaziente. _ Che cosa possiamo fare? _ fu la preoccupazione a spingere Alessandra a chiedere. _Credete che conosca così bene vostro fratello da riuscire a farlo desistere dal gareggiare. Io e lui ci siamo visti per la prima volta ieri e anche se io lo implorassi non otterrei niente. Lui sa che la gente è venuta apposta per vederlo e che se si ritirasse insorgerebbe. _ Non è possibile annullare tutto, l'unica soluzione e che voi non assistiate alla gara. Potete dire che siete indisposta e lui penserà che, a causa di questo contrattempo, non siete potuta venire. Soltanto così non correrà rischi inutili
cercando di catturare la vostra attenzione. Lui deve essere concentratissimo e pensare al suo esercizio non a una bella puledra. _ Brutto sfrontato, come osate! _ si intromise Agnese ormai incapace di tacere di fronte ai modi bruschi, villani e despoti dell'uomo. Lo spagnolo le scoccò un'occhiataccia. Alessandra parve più affranta che indignata. _ Non posso. E' la prima volta che assisto a una gara e Manolo mi ha fatto promettere di essere presente. Ha persino fatto in modo che avessi due posti riservati nella curva con la vista migliore. Don Raul esitò a risponderle e restò in silenzio. Alessandra osservò ancora la sua possente figura e il volto fiero. Raul aveva trentadue anni come El Fuego, manon possedeva certo il fascino accattivante di Manolo. Tutto sommato doveva ugualmente ammettere che emanava una certa sensualità. Gli atteggiamento fieri di Raul faceva supporre che i loro antenati fossero stati dei parenti dei Borboni o addirittura dei Santi della Chiesa, invece, il capofamiglia, don Pablo Estavez, era un semplice bracciante agricolo arrivato alla ricchezza e alla fama grazie alle gare equestri. Doveva esserci stata una travolgente storia d'amore tra i genitori dei gemelli: la giovane e bellissima ballerina di flamenco andaluso si era innamorata dell'ambizioso contadino, diventato cavallerizzo per scommessa, e l’aveva seguito di gara in gara per tutta la Spagna. I due si erano sposati e avevano avuto quattro figli. Dalle lettere di Manolo la ragazza aveva capito che don Pablo Estavez e la moglie, dona Samos, erano persone notevoli e molto orgogliose. Quella era gente che si era fatta da sola e che disprezzava coloro che avevano avuto la vita facile. Gli unici che sembravano umani in quella famiglia erano Manolo e Alicia. _ Devo insistere, madame. Dovete stare lontana dalla pista _ disse don Raul alla fine. _ E se la mia assenza fe innervosire ancora di più Manolo? _ dichiarò
Alessandra, senza nascondere la propria insofferenza. Non ne poteva più di quell’uomo arrogante e delle sue offensive insinuazioni. Aveva l'impressione che dietro quelle frasi si nascondesse l'intenzione di mandare a monte il matrimonio. Probabilmente quella storia sui rischi che Manolo correva era tutta una farsa per liquidarla. La sua risposta fu improvvisa e istintiva. _ Credo che mi stiate prendendo in giro. Vedete, don Raul, sono sicura che voi e vostra madre vogliate annullare le nozze, ma sappiate che non ve lo permetterò. Negli occhi di lui lo stupore si mescolò al biasimo. _ Farneticate! _ ribatté aspramente. _ Mi dispiace darvi una delusione, ma non tornerò a casa zitta e buona. Sono fidanzata con vostro fratello da tre mesi; ho fatto un lungo viaggio fin quaggiù; tutta Modena sa che mi sposo e non sfigurerò soltanto perché a voi e a vostra madre non piaccio. _ Non è questo il punto. Io credo che vi reputiate una gran dama, troppo sofisticata per stare tra questi selvaggi. _ Vi sbagliate _ esclamò Alessandra sempre più stizzita. In effetti, però, quella era proprio l'opinione che nutriva nei confronti di tutti quegli uomini che puzzavano di cavallo e delle loro donne vocianti che acclamavano i rispettivi beniamini. _ So benissimo che siete di alto lignaggio e che non avete alcuna stima degli arricchiti come noi. So anche che non amate i cavalli e che non concepite il tipo di vita che noi Estavez conduciamo. Suppongo che abbiate l'intenzione di convincere Manolo a lasciare le competizioni? _ Supponete male _ puntualizzò lei seccata. _ Non nutro alcune avversione per i cavalli e prima di questo pomeriggio non avevo neppure delle remore nei confronti degli arricchiti, ma i vostri modi mi stanno facendo ricredere. _ Ma certo, come si può non credere alle parole di una nobildonna _ aggiunse lui dopo un istante; quel viso abbronzato non faceva nulla per mascherare la propria
insolenza. Lasciata ignominiosamente esclusa dalla conversazione, Agnese scrutava l’uomo con profondo disagio. _ Per vostra informazione, don Raul, non sono tipo da raccontare frottole solo per compiacere un pavone villano. E poi, che cosa v'importa se sono o no una donna altezzosa? Io non devo sposare voi. Dai vostri discorsi, però, devo dedurre che voi e vostra madre vi sentiate inferiori a me. _ Vi assicuro che non è così. Io e mia madre non ci sentiamo certamente inferiore a gente come voi, semmai il contrario _ replicò duro, sorridendo con superbia. _ E voi che cosa ne sapete dei miei genitori? Nelle loro vene scorre sangue rosso quanto il vostro. Non siamo bestie. Mio padre e mia madre hanno faticato per ottenere l'agiatezza, cosa che suppongo non si possa dire dei vostri genitori che mi risulta non abbiano neppure una tinozza in cui lavarsi. _ Mi state accusando di essere un’opportunista? Una morta di fame disposta a tutto pur di rimpinguare le casse di famiglia? Francamente non m'importa nulla della vostra opinione! In effetti era proprio per un motivo economico che sposava Manolo, ma lei non l’avrebbe mai ammesso davanti a quell’individuo arrogante. _ Non mi venite a dire che non avete a cuore la sorte della vostra famiglia?_ ribatté lui sarcastico. Alessandra lo guardò furiosa. _ Voi, don Raul, siete soltanto invidioso del successo professionale e sentimentale di vostro fratello! Seguì un momento di gelido silenzio, in cui si sentiva solo il respiro concitato della fanciulla. Alessandra si aspettava una reazione collerica da parte dello spagnolo ma lui, invece, non reagì, limitandosi a fissarla. I suoi occhi erano pigramente socchiusi, la sua bocca sorrideva cinica. _ Sembra che mio fratello non sia il solo ottuso della situazione _ osservò infine. _ Tornate pure nelle vostre stanze, madame.
_ Non ho certo bisogno del vostro permesso per farlo _ detto ciò Alessandra gli voltò le spalle e si allontanò. La dama di compagnia le corse dietro. Le due dame si diressero verso le loro camere. _ Avete dato del frustrato al fratello del vostro sposo! _ la rimproverò Agnese tutta agitata. _ E perché no, in fin dei conti lo è! Si è comportato da villano con me! _ Per nostra fortuna si è limitato a rispondere con arroganza e a sorridere in modo sprezzante _ aggiunse Agnese tramante. _ Ah, di cosa avevate paura? _ ribatté alterata, ma il tono della sua voce era troppo alto, tanto da risultare quasi isterico. _ Credevate che mi schiaffeggiasse? _ Non lo avrei escluso, madame. Gli uomini spagnoli sono molto energici con le loro donne. Don Raul ha l'aria di essere un uomo prepotente. Inoltre ho letto delle cose sul suo conto che non mi sono piaciute per niente. _ Basta di parlare di quel bifolco. Non ho intenzione di rovinarmi la giornata _ replicò secca riducendo al silenzio la dama di compagnia.
Alessandra, dal balcone della sua stanza, poté respirare il profumo degli aranci, ammirando le distese di vigne, i pascoli dove sgambavano i cavalli e i cespugli di iris selvatico sparsi qua e là per la tenuta. La casa degli Estavez non era un’unica costruzione, ma un insieme di varie palazzine di stile moresco. Era andata in parte distrutta alla fine del 1100 e per secoli era rimasta nell'abbandono più completo. Alessandra sedeva vicino a un enorme caminetto in marmo color beige, mentre di fronte a lei stava la giovane Alicia. Per vendicarsi del disprezzo che le aveva mostrato Raul avrebbe aiutato la giovane e il suo innamorato. Infatti le due donne confabulavano con fare circospetto. _ Ti prometto che ti aiuterò, per quanto mi è possibile _ disse Alessandra. Il volto della ragazzetta s’illuminò di speranza. _ Vi ringrazio _ sussurrò alzando la testa e guardandola implorante. _ Quando incontrerai Ramon digli che vi aiuterò. Adesso stai buona, Alicia. Penserò io a te e al tuo innamorato _ giurò rassicurandola. Aveva proprio voglia di aiutare quella fanciulla, facendosi beffa di coloro che più la detestavano: Raul e Mercedes. Alessandra si sentì montare la rabbia. Lei stava per sposare un uomo che conosceva appena, i suoi genitori l'avevano praticamente venduta per denaro, il cognato la accusava di colpe che non aveva, la suocera la disdegnava perché nobile e la sua piccola e nuova amica era innamorata di un uomo che non piaceva ai genitori. Adesso avrebbe veramente preso in mano la situazione e avrebbe sistemato le cose a modo suo. Quegli Estavez avevano bisogno di una lezione. _ Ci penserò io a te, bambina mia _ sussurrò Alessandra, piena di comprensione. _ Qui siamo circondate da persone che vogliono interferire nella nostra vita e che prendono decisioni che riguarderebbero solo noi. Dobbiamo combattere unite.
_ Quando arriverà mia sorella avrete un'altra alleata, madame. _ Bene. Ma i tuoi fratelli non sanno niente, vero? _ rispose Alessandra, addolcendo ancora di più la sua espressione con un accenno di sorriso. _ No, non oso parlargliene, perché sono degli uomini e magari potrebbero non capire _ sospirò la ragazza. Alessandra ormai aveva inteso, grazie agli atteggiamenti di Raul, che molti spagnoli avevano le mani pesanti con le loro donne, fossero queste mogli, amanti, figlie o semplici sorelle. Proprio in quel momento la nobildonna ricevette l'ordine di recarsi nel salotto preferito di dona Samos. La marchesa controvoglia dovette accettare quell'imposizione e si recò dalla padrona di casa, anche se non era ben disposta nei confronti della suocera dopo il colloquio avuto con Alicia. Entrata nella stanza scoprì che Raul era con la madre. L'uomo era in piedi, dietro lo scranno della spagnola. Dopo il colloquio sui rischi che Manolo prendeva durante gli esercizi equestri non era più comparso di fronte ad Alessandra. La marchesa fiutò l’odore di schermaglia e si preparò allo scontro: drizzò le spalle e alzò il mento in un gesto imperioso, decisa ad affrontare quei due nemici. _ Vi ho fatto chiamare perché voglio conoscervi meglio. Devo capire perché mio marito si ostina tanto su questo matrimonio. Parlatemi di voi, senorita._ cominciò la vecchia. _ Sui Gentileschi sa già tutto, poiché mio padre le ha scritto di noi. _ Voglio sapere di voi, non dei vostri genitori spreconi. Alessandra avrebbe voluto dirle di andare al diavolo. Non aveva la minima intenzione di sottoporsi a quel ridicolo interrogatorio, ma era difficile negare qualcosa a una persona così despota. Alla fine, con un po' di disagio, raccontò della sua infanzia nella casa dei nonni, dei suoi trascorsi in collegio, della istitutrice assunta dal padre finiti gli studi dalle suore e del debutto in società
avvenuto circa cinque anni prima. La storia parve colmare l'animo di Raul di noia e disprezzo, ma che colpa aveva lei se quelle erano le tappe fondamentali della vita di ogni figlia della nobiltà? Sicuramente a lui cose come collegi e balli delle debuttanti sembravano uno spreco di tempo e di denaro. Dona Samos ascoltò senza tradire alcuna emozione. Con sempre maggior disagio, Alessandra raccontò che proprio a causa dei dissesti finanziari della sua famiglia dopo il debutto non aveva trovato neanche un fidanzato disposto a sposarla. La sua dote era piccola e le casse di famiglia erano semivuote. Si era rassegnata alla prospettiva di restare zitella, quando una conoscente aveva detto a sua madre che dei grandi allevatori spagnoli cercavano una moglie per uno dei loro figli. _ Cosa sapete fare?_ chiese Mercedes. _ So ricamare, dipingere, suonare, danzare, andare a cavallo, madame. _ Ecco, lo immaginavo. Non sapete lavare un indumento di un uomo, né rammendareun calzino o rassettare un letto. Io sono ricca, ma mi occupo ancora di molte cose che potrei benissimo delegare alle mie domestiche. _ Capisco _ rispose Alessandra allibita. Un'aristocratica non lavava i panni del marito; c'erano le lavandaie per questo. Ma che razza di famiglia era mai quella! _ Perché vi ostinate tanto a sposare mio figlio; oltre il denaro che motivo c'è. Dubito che ci possa essere l'amore. _ Sì _ intervenne Raul _ A parte che..._ buttò là ancora una volta _ la senorita e mio fratello, ieri, presi da chissà quale frenesia, non abbiano, come dire, già consumato le nozze. Mercedes fissò il figlio con aria inquisitoria. _ Mi stai dicendo che sono andati a letto insieme? _ Potrebbe anche essere così, mamà. Che ne sappiamo della moralità delle italiane.
La marchesa divenne viola di rabbia. Come osava quell'animale insinuare una cosa simile? _ Come! Dona Samos, io non…_ cercò di rispondere Alessandra, ma i due la ignorarono completamente. _ Sappiamo entrambi che Manolo ha il sangre caliente, mamà _ disse Raul _ Può avere approfittato prima del tempo dei favori della sua futura sposa. _ No di certo! _ esclamò Alessandra, anche questa volta senza successo. _ Mio marito ha chiesto al marchese Gentileschi una figlia che arrivasse casta all'altare. Dunque devo ritenere questa fanciulla una donna immorale? Dona Samos rimase distaccata, fissando il figlio con aria rigida. Alessandra guardava ora l’uno ora l’altro, sopraffatta da un immenso senso d’impotenza. Era rabbiosa per il modo in cui la stavano trattando quei due personaggi superbi e villani. _ Non approvo queste nozze _ rispose Raul con tono sdegnoso. _ Ritengo la marchesa inadatta a diventare la moglie di mio fratello; troppo nobile per dei plebei come noi. Nelle sue vene scorre un sangue troppo blu per lasciare che si mescoli al nostro scarlatto, ma se la fanciulla non fosse più vergine le cose si complicherebbero. Non possiamo certo rispedirla a casa incinta _ aggiunse, destando il disgusto di Alessandra. Un pesante silenzio si diffuse nella camera, poi gli occhi della spagnola arono dal figlio alla marchesa e Mercedes parlò ad Alessandra. _ Avete già consumato, senorita? _ No! _ la giovane perse il controllo, infiammandosi di collera. _ Certo che no! Cosa credete che mi dia via così. Sono stata allevata con dei principi decisamente più saldi di quelli della vostra famiglia, dona Samos. Come potete soltanto ipotizzare una cosa del genere. La spagnola non commentò, ma parve offesa dal tono che Alessandra aveva avuto.
Mercedes sospirò profondamente e si adagiò contro la spalliera della sedia con espressione impenetrabile. Per un momento chiuse gli occhi e le dita tamburellarono sul legno del bracciolo, poi domandò: _ Sapete che non abiterete quasi mai qui, ma che seguirete vostro marito di gara in gara per tutta la Spagna? _ Sì, Manolo mi aveva accennato a questa cosa_ le svelò. _ Vi sarà di sacrificio _ riprese dona Samos. _ Per stare vicino a Manolo sarete costretta a vivere in locande. _ Immagino, ma nessun sacrificio è troppo grande per favorire il proprio marito _ rispose risentita. L'Alessandra che uscì da quella stanza era irriconoscibile, tanta era l'ira che le bruciava dentro.
3
Il giorno seguente
La fanciulla vide venirle incontro, lungo un corridoio, una giovane donna con una bimba in braccio. _ Voi dovete essere dona Alejandra _ le domandò con un mezzo sorriso. _ Io sono Ines, la sorella di Raul e Manolo, e questa è Dolores _ mormorò cullando la neonata. Ines era una donna sui ventisei anni, slanciata e formosa, con lunghi capelli ramati e gli occhi castani dolci e sorridenti. _ Sono molto lieta di conoscervi, madame _ rispose l'italiana riprendendosi con prontezza. _ Questa è la mia dama di compagnia e interprete. Oh, ma che bella bambina avete! _ Sì, è una gran birbante come tutti in famiglia _ rise contagiando anche la nobildonna. Ines sembrava aver lo stesso carattere allegro e solare di Manolo. La spagnola fissò la futura cognata. Com'era bella, così alta e slanciata. Alessandra aveva delle curve morbide e l'atteggiamento dignitoso di una nobile. Le ciocche di capelli biondi che sfuggivano alla crocchia erano bellissime al pari degli occhi scintillanti come smeraldi. Era dunque quella fulgida creatura la fidanzata di Manolo. _ Allora ditemi, cara cognata, vi piace la Spagna? Vi trovate bene in casa Estavez? _ chiese cercando di fare un po' di conversazione.
_ Mi devo ancora ambientare, ma il paese e la casa promettono bene. La dimora è molto più bella di quanto immaginassi. Supera tutte le mie aspettative e, vi assicuro, che non erano poche. Le tre dame risero e iniziarono a parlare dei rispettivi paesi d'origine. _ Avete già visto l'ala della casa adibita a mostra dei caballeros? _ chiese poi Ines cambiando argomento. _ No _ rispose sorpresa la fanciulla. _ E' una parte della villa dove ci sono tutti i nostri cimeli. Non è aperta al pubblico perché ancora c'è poco materiale, ma quando sarà più corposa diventerà accessibile per ogni persona che vuole vedere le gesta degli Estavez. _ Come mai questa scelta? _ E' stata un'idea dei miei genitori e i miei fratelli l'hanno messa in pratica. Alessandra non si meravigliò dell'ego dei suoceri. I vecchi Estavez erano dei fanatici e Manolo e Raul riguardo ai cavalli non erano da meno dei genitori. _ Se siete d'accordo uno di questi giorni vi porto a visitare la mostra _ proseguì la spagnola _ Guarda Dolores, arriva lo zio Raul _ tubò agitando il pugno della bambina in direzione del fratello che avanzava nel corridoio. Alessandra si voltò di scatto e, trasalendo, vide Raul alle sue spalle. _ Ecco lo zio _ continuò la giovane mamma titillando la piccina sotto il mento in modo che ridesse a Raul. Dolores aprì la boccuccia sdentata in un radioso sorriso e lo spagnolo si sciolse davanti a quel visetto. _ Dolores, piccolo angelo _ mormorò lui tendendo le braccia alla sorella per prendere in collo la neonata. L'uomo ricevette la bimba con una specie di venerazione, poi la strinse tra le braccia con una dolcezza che stupì Alessandra. La marchesa aveva intuito che Raul non doveva essere sposato. Ma se gli piacevano tanto i bambini perché non si era fatto una famiglia? Aveva la stessa
età di Manolo e quindi poteva cominciare a cercarsi una moglie. Raul fece cenno alla sorella di sedersi sullo scranno di fronte a riposarsi; la neonata pesava molto. La marchesa, che con la cognata era stata incline al sorriso e aveva tenuto un'aria gentile e disponibile, adesso che era arrivato Raul sembrava invece imbarazzata e infastidita. Ines non si stupì del timore manifestato, se pur velatamente, dalla ragazza, poiché sapeva che Raul era un uomo che incuteva molta soggezione, ma la stizza dipinta sul volto di Alessandra la meravigliò. La nobildonna osservò di sottocchio il cognato: Raul sembrava capace di tenere un neonato in braccio, mentre lei non poteva dire altrettanto di se stessa. Dunque El Frío era uno zio premuroso e quasi sicuramente sarebbe stato anche un padre amabile con i propri figli. Ines cercò di riallacciare la conversazione con la cognata, mentre il fratello trastullava la piccina. La giovane donna, anche se a disagio, acconsentì e riprese a discutere con la sorella dei gemelli. Ogni tanto, però, sia lei che Agnese lanciavano delle occhiate circospette all'uomo, il quale, invece, sembrava ignorarle. _ Eh, piccola, hai sonno? No? Hai fame, allora? Sì, credo proprio che tu abbia fame. La voce tenera di Raul sembrava una sorta di musica per le orecchie di Alessandra, la quale ricordava ancora quanto fosse sferzante il suo tono. Nelle grandi mani dell'uomo Dolores sembrava minuscola e indifesa. In quel momento sopraggiunse anche il marito di Ines, Gabriel De Menezes. I due cognati si salutarono calorosamente con delle pacche sulle spalle. Alessandra nonostante le premure di Ines e di don Pablo si sentiva un'estranea in quella casa. Gli Estavez erano una famiglia unita e affiatata, i cui componenti difficilmente avrebbero accettato altri membri. Come poteva pensare di trovare il suo spazio in quell’orgogliosa famiglia chiusa in se stessa?
Dopo le presentazioni di rito le chiacchiere continuarono per un'altra buona mezz'ora. Anche il marito di Ines era gentile e allegro. Alessandra osservò di nascosto la cognata e suo marito e si chiese se anche lei e Manolo sarebbero stati così felici. Ines era bella e dolce e Gabriel, nonostante la sua corporatura, sembrava gentile e premuroso. Trattava la moglie e la figlioletta con gentilezza e affetto. Sì, la sua vita con Manolo sarebbe stata identica, ne era sicura. Poi il suo sguardo involontariamente si posò sul volto di Raul e, vedendo la sua espressione fredda, si sentì gelare. L'uomo la guardava da chissà quanto tempo, ma lei presa dall'immagine dei due colombi non se ne era neppure accorta. Alessandra tremò.“Codarda!” s'insultò. Perché hai tanta paura di quest'uomo? In fin dei conti non ti può fare niente. _ Credo che abbia fame, perché mi sta succhiando la camicia _ esordì Raul porgendo la bimba alla sorella. _ Sì, è l'ora della pappa, pulcino _ cinguettò Ines accomiatandosi assieme al marito. Quando Alessandra rimase sola con il cognato si rese subito conto che il suo atteggiamento riservato di poc'anzi aveva lasciato il posto alla solita aria sarcastica. _ Noto che mia madre non è ancora riuscita a farvi fuggire via? Si vede che sta invecchiando _mormorò lui lasciando che il suo sguardo scivolasse insistentemente sulla scollatura dell'abito della ragazza. Agnese avvampò e Alessandra fece altrettanto. _ Posso sapere perché siete così intenzionato a insultarmi e deridermi? Da quando ci siamo incontrati non avete fatto altro che criticare la mia vita, i miei parenti, le mie scelte. Anche se voi e vostra madre non mi volete in famiglia io sono decisa a diventare la moglie di Manolo, mettetevelo bene in testa. _ Non approvo perché sono convinto che queste nozze siano destinate a finire male. Se non ci fossero tanti aspetti negativi, sarei il primo a gettarvi tra le braccia di mio fratello _ mormorò lui continuando a tenere i suoi occhi blu piantati sul seno di lei.
_ Siete uno screanzato, don Raul. Mi fissate come se non aveste mai visto una donna in vita vostra _ sbottò lei furiosa. Lui avanzò verso le due donne e Alessandra indietreggiò evitando di guardarlo in volto. Raul le afferrò il mento con le dita e la costrinse a tenere gli occhi nei suoi. Il suo sguardo era freddo e la bocca aveva una piega crudele. _ Vi assicuro che ne ho viste molte, mia piccola smorfiosa viziata! Alessandra alzò di scatto la mano destra e gli tirò uno schiaffo, ma lui non la lasciò, anzi la guardò con aria ancora più bellicosa. _ Noi ci siamo comprati un posto di rilievo nella società perché siamo forti di carattere, di tempra. Voi non avrete mai la stoffa per tenerci testa. _ Vi sbagliate _ replicò schiaffeggiandolo ancora. Agnese temeva che con quella reazione aggressiva Alessandra si sarebbe cacciata ancora più nei guai. Raul l'avrebbe presa per il collo. _ Oh, certo. Si vede dalle lacrime che avete negli occhi e che a stento riuscite a trattenere. Non siete poi così coraggiosa come volete far credere. Siete fatua e molle come tutte le nobili. Era vero, aveva gli occhi pieni di lacrime, tanto che una le rotolò lungo una guancia destando la soddisfazione di Raul, il quale accennò un sorriso di trionfo. In quello stesso istante l'uomo le lasciò andare il mento con un gesto di disgusto. Alessandra per la prima volta in vita sua si sentì debole, fragile e impotente. Persino le labbra le tremavano per lo sdegno. _ Voi siete un bruto. Fate il grosso con le donne perché sapete che sono più deboli. Provate a fare i discordi che avete fatto alla marchesa a vostro fratello _ intervenne Agnese, ma l'uomo non la degnò della minima attenzione. _ Noi Estavez abbiamo bisogno di donne forti al nostro fianco, non di smorfiose e stolte damigelle _ ribatté lui ritrovando una calma apparente. _ Per Manolo non sono una sciocca nobile, tutta trine e merletti. Per quale motivo mi detestate tanto?_ singhiozzò._ Siete riuscito a farmi piangere e a farmi fare la figura della donna insicura. Sarete contento, avete vinto.
Raul rimase fermo, fronteggiandola dall'alto della sua mole. Agnese era a soli due metri dai giovani e tremava come una foglia. Poi, di colpo, prima che Alessandra recepisse cosa stava per fare, si sentì afferrare alla vita e stringere con forza. Lui la sbatté contro la parete tenendola premuta con il suo corpo massiccio. Le parve che l'alito di Raul le bruciasse la pelle del collo e che la sua stretta la stritolasse. Sentì i capezzoli drizzarsi come spilli sotto l'abito di seta e premere contro il torace muscoloso del cognato. Inspirò il profumo virile che emanava la sua pelle e avvertì sotto le dita, premute contro le spalle del giovane, la durezza dei suoi muscoli. L'uomo la schiacciò contro il muro con forza impedendole qualsiasi movimento. Poi lui spinse in avanti il bacino facendole sentire il turgore del suo eccitamento gemendo flebilmente. Alessandra per lo shock rimase come paralizzata. Agnese per poco non svenne. Dopo un istante lo spagnolo parve ritrovare il controllo di sé e si allontanò dalla ragazza. Alessandra si afflosciò a terra; le mancava l'aria. _ Credete davvero che quello che provo per voi sia odio _ ringhiò lui con l'espressione del dominatore dipinta in volto. I suoi occhi, però, erano famelici. Raul le aveva dimostrato in modo inequivocabile che era un uomo giovane e attratto da lei. _ Vi permettete di insidiare la vostra futura cognata con Manolo qui in casa. Siete un essere spregevole _ commentò Agnese mettendosi tra la sua protetta e lo spagnolo e intervenendo con vigore. Non poteva permettere una cosa del genere. Doveva vegliare sulla sua padrona. Lanciando un'occhiata di sdegno al caballeros aiutò Alessandra, ancora sotto shock, ad alzarsi e la ricondusse nelle sue stanze.
La ragazza seduta di fronte alla toeletta fissava il proprio viso nello specchio ovale, domandandosi perché il fratello di Manolo si comportava in modo tanto villano. Come poteva Raul essere attratto fisicamente da lei con tutte le donne affascinanti che doveva avere intorno? Intanto Agnese le spazzolava i lunghi capelli biondi, per poi raccoglierli in una pesante treccia per la notte. Il massaggio della dama liberò la fanciulla dalla tela di terrore che si era creata nel suo animo. _ Che uomo orribile, madame. Questi spagnoli sono degli animali. Come si può saltare addosso a una donna in quel modo? _ le disse Agnese indispettita, stringendole le spalle in segno di coraggio. _ Non capisco perché don Raul e sua madre mi detestino, stanno andando contro la volontà di don Pablo. Sembra che qui le donne abbiano poca voce in capitolo, ma dona Samos comanda quanto un uomo e forse ancor più _ osservò la fanciulla. Forse aveva ragione Agnese nell'affermare che il comportamento del cognato non aveva nulla a che vedere con l'attrazione fisica; quell'uomo aveva voluto soltanto vendicarsi. L'aveva punita perché lei si era recata fino in Spagna, invece di restarsene a casa propria. _ Sì, avete perfettamente ragione _ riprese l'interprete. _ Comunque vi conviene stare all'erta: se non ci fosse stata la mia scomoda presenza non so come sarebbe andata a finire. _ Vorreste dire che se voi non foste stata lì avrebbe abusato di me? _ Ma considerate i suoi atteggiamenti: il giorno del vostro arrivo vi ha comandato a bacchetta, oggi vi ha sbattuto contro la porta e ha premuto il suo corpo contro il vostro, voi stessa mi avete raccontato che ieri, di fronte a vostra suocera, vi ha accusato di non essere più casta. Costui è una bestia non un uomo _ osservò la dama di compagnia con un'aria indignata. _ Io credo che sia invidioso e geloso del gemello. Ho trovato il suo comportamento di pessimo gusto _ le dette manforte la fanciulla. _ E' un essere così volgare! Dobbiamo tenerlo lontano a noi _ dichiarò poco dopo con
fermezza. La ragazza fece un respiro profondo cercando di mettere ordine tra i suoi pensieri. Don Raul la infastidiva, la innervosiva, ma al contempo l'attraeva e di questo si rimproverava ogni minuto. Alessandra rifletté sul turbamento che quell’uomo le procurava. Nel ripensare a quando l'aveva sbattuta contro la porta dell'ingresso il cuore riprese a batterle forte in petto. Con sconcerto dovette riconoscere che Raul e Manolo erano di una bellezza disarmante, ma il primo le causava un disagio e una soggezione impossibili da gestire. Quei suoi metodi rudi la disgustavano e la attraevano. Alessandra trascorse la notte insonne. Continuava a girarsi nel gran letto ossessionata dall'immagine del fratello di Manolo. _ Accidenti a quell'uomo! _ sibilò a denti stretti. Non riusciva a capire perché lo spagnolo l'avesse presa così a noia. Si era accorta a proprie spese della villania del gemello di Manolo. Raul era prepotente, autoritario, dispotico, rude e non si faceva certo scrupoli per nascondere questi suoi difetti. In ogni caso la faccenda non le era del tutto chiara. Perché don Pablo voleva queste nozze e Raul con dona Samos no? Doveva farsi dare delle spiegazioni da Manolo. Forse in ato gli Estavez avevano subito qualche grande sopruso da parte di un nobile e alcuni di loro non avevano ancora digerito la cosa. Cercò di ragionare ancora su quell'aspetto, ma si rese subito conto di avere tra le mani ben pochi elementi per trarre delle conclusioni. Doveva scoprire cosa c'era dietro questa storia e vivendo in casa Estavez ci sarebbe riuscita. Condurre quell'indagine proprio nella tana del leone era piuttosto pericoloso, ma per fortuna non sarebbe stata sola perché avrebbe coinvolto anche la sua dama di compagnia. Sapeva che stava rischiando grosso e che non si poteva permettere di perdere la montagna di denaro che le sarebbe arrivato da quel matrimonio, ma non voleva vivere tutta la vita in una famiglia che non l'accettava. Alessandra si sentiva come un uccellino in gabbia. Aveva bisogno dei soldi degli spagnoli, ma l'idea d'imparentarsi con gente che la disprezzava non le piaceva
per niente. Stanca di quelle domande che la tormentavano, si girò su un fianco e cercò di dormire, ma i suoi sogni erano popolati dall'immagine di El Frío. Sospirò ripensando a Raul seduto sullo scranno del salottino, bello e sensuale come il peccato, magnifico e austero come una statua greca, selvaggio e pericoloso come un feroce predatore. Lentamente i suoi pensieri si spostarono alla patria. Era in Spagna da venti giorni, ma aveva tanta nostalgia di Modena. Ripensò alla sua casa, alle torte preparate dalla cuoca di famiglia e ai giochi che lei e Luisa inventavano da bambine. Luisa Carena, la sua amica d'infanzia, era già sposata da quattro anni e aveva un figlio. Anche il suo matrimonio era stato combinato e non funzionava affatto. La sorte toccata a Luisa sarebbe stata anche la sua? Lei era forse destinata a vivere con un uomo che si sarebbe rivelato totalmente diverso da come lo aveva immaginato? Ciò che aveva paventato don Raul era destinato ad avverarsi? Lei era dunque fuggita da una famiglia che non l'amava e che la ignorava per ritrovarsi in un'altra che la detestava? Le parve di udire le frasi di sua madre: “Sei una piccola egoista! Devi sposarti per il bene della famiglia. Vuoi vedere tua madre costretta a fare la sartina o la lavandaia?” Se la rivide davanti agli occhi, con i suoi vestiti nuovi di sartoria, i capelli sempre in ordine e quei ventagli costosissimi. La parve di vederla spettegolare con le amiche, mentre il marchese, chiuso nel suo studio, rifletteva su il teorema filosofico di Lucrezio: L'anima e la morte. Ricordò i suoi pianti non appena le avevano detto che avrebbe sposato uno straniero. La nostalgia di poco prima si tramutò in disperazione e poi in rabbia. Alla sua famiglia non era mai importato nulla di lei. Per i suoi genitori quel matrimonio era soltanto un mezzo per rimanere a galla. Avrebbero sacrificato tutto, anche le loro anime, pur di rimanere a fare ciò che amavano di più: leggere libri o disquisire con qualche intellettuale il marchese e spettegolare o giocare a canasta con le amiche la marchesa. L'ira la travolse. No, lei non voleva fare la stessa fine di suo padre e sua madre. Lei che sulle prime si era opposta a questo matrimonio adesso lo accettava, anzi lo invocava. Quello era l'unico mezzo per uscire da casa Gentileschi e per
dimostrare ai suoi genitori che non era come loro. Lei ce l'avrebbe messa tutta per far funzionare questo matrimonio e avrebbe combattuto il cognato e la suocera con tutte le sue forze. Con l'aiuto di Manolo sarebbe diventata una brava moglie e un’ottima madre. Sì, avrebbero imparato insieme a fare gli sposi e i genitori. In quel momento il disprezzo per i marchesi Gentileschi lasciati a Modena si unì a quello che provava per dona Samos e Raul qui in Spagna. L'idea di avere dei figli da Manolo non le dispiaceva; sarebbero venuti belli come il padre, pensò. Degli obblighi coniugali sapeva già qualcosa, poiché sua madre gliene aveva parlato, temendo qualche sua ritrosia verginale. La marchesa, infatti, aveva raccomandato alla figlia di non rifiutare nulla al marito, altrimenti loro avrebbero rischiato l'annullamento delle nozze. Dell'amore come sentimento, invece, non sapeva proprio un bel niente e si era chiesta più volte se esistesse davvero o se fosse soltanto una chimera. Per fortuna lei era destinata a sposare Manolo e non quel villano di Raul. Alessandra sospirò riscuotendosi dalle sue elucubrazioni. _ Sistemate i capelli alla marchesa! _ ordinò la mattina dopo Agnese alla cameriera. _ Subito senorita _ rispose Pilar, accennando un inchino. Alessandra rimase seduta alla toelette, mentre Agnese le preparava l'abito. La nobildonna aveva già fatto il bagno e adesso le restava solo da vestirsi. _ Grazie, Pilar _ le rispose sorridendole attraverso lo specchio. _ Vi occorre altro, senorita _ chiese Pilar continuando a infilare le forcine tra i suoi soffici capelli dorati. Alessandra era confusa. Perché Raul si comportava così male? Era forse geloso di Manolo? La nobildonna non riusciva a capire. Fortuna che le chiacchiere di Pilar, se pur per qualche attimo, la distrassero dal pensiero fisso di Raul.
Il suo volto fiero e il corpo massiccio avevano dominato la sua mente per tutto il tempo, sommergendo il suo spirito d'inquietudine. La marchesa pensò che dalla giovane cameriera avrebbe potuto ottenere qualche confidenza. Pilar era una ragazza propensa a parlare. _ No, grazie. I domestici in questa casa sono più affabili dei padroni. _ Non vi piacciono gli Estavez, senorita? _ Dona Samos e don Raul m’inquietano un po'? _ No, non abbiate timore. E' brava gente, senorita. _ Sei di queste parti, Pilar? _ Sì, i miei genitori sono dei braccianti a servizio degli Estavez. _ Hai fratelli o sorelle? _ Sì, senorita, due sorelle più grandi e già sposate. Alessandra ò a parlare dei fiori d'arancio, il cui profumo saturava l'aria. Pilar era solare e aperta; quegli argomenti frivoli le erano sicuramente graditi. I capelli di Alessandra erano ormai stati perfettamente sistemati in un elegante chignon.
Siviglia
Durante tutto il tragitto in carrozza regnò l'agitazione; era la prima volta che la marchesa si recava a una gara di Alta Scuola. La vettura attraversava in corsa le stradine strette della vecchia città.Appesi fuori da ogni balcone di ferro battuto spiccavano vasi ricolmi di coloratissimi fiori, i quali risaltavano contro i muri bianchi. La carrozza si fermò davanti alla porta d'ingresso de El Pavo Real, il palazzo equestre dove si svolgevano le gare. Nei dintorni si era sparsa la voce che la giovane fidanzata di El Fuego era in città e una folla di curiosi si era radunata di fronte all'edificio. Appena Alessandra scese dalla carrozza la gente le corse incontro. Ben presto si trovò accerchiata da un nugolo di persone urlanti, e solo per un miracolo riuscì ad arrivare alla porta d'ingresso del palazzetto. Poco dopo Alessandra e Agnese camminavano tranquille per i prati prospicienti all'edificio. Intorno si scorgeva soltanto l'erba verdissima, le staccionate bianche e i cavalli che, con i garretti fasciati e le copertine per tenere caldi i muscoli, eggiavano con i loro inservienti. Manolo era ancora nelle scuderie a prepararsi per la gara. Avrebbe indossato un vestito di seta e lustrini, tipico dei caballeros. Quello agli occhi di Alessandra non sembrava un lavoro pericoloso, nelle corride c'erano decisamente molti più rischi. Alessandra si portò una mano sulla fronte; il caldo era insopportabile nonostante l'ombrellino da sole. _ Guardate laggiù, madame. C'è don Raul appoggiato alla staccionata _ aggiunse la dama di compagnia. Incuriosita, Alessandra guardò nella direzione indicata da Agnese e il cuore le mancò un battito.
Raul era appoggiato contro il muro d'ingresso delle scuderie. Ripensando a come l'aveva trattata a Villa Estavez pensò di ignorarlo e si diresse verso l'edificio delle gare. _Venite, andiamo a sederci nei nostri posti _ ordinò. Alessandra, prima di varcare l'ingresso della struttura, lanciò un'altra rapida occhiata verso il luogo dove aveva lasciato Raul, convinta che l'uomo se ne fosse già andato, invece lo vide sempre là, in compagnia, però, di una giovane donna. La marchesa rimase frastornata. Chi era quella fanciulla con Raul? La ragazza, di circa venticinque anni, era alta, slanciata e con una folta capigliatura riccia color castano. Se non avesse già conosciuto Ines avrebbe potuto pensare che fosse la sorella, anche se, a dir la verità, non somigliava molto a Raul e a Manolo. Forse era la fidanzata di Raul. Alessandra non riuscì a scorgere altri particolari data la lontananza. Poi varcò il cancello di legno che conduceva all'interno del palazzetto. L'edificio era una specie di grande anfiteatro, con delle tribune che correvano lungo tutti i lati e una recinzione di legno che circondava la pista equestre. _ Ecco qua i nostri posti _ disse Agnese guardandosi intorno soddisfatta. Alessandra era appena arrivata nelle tribune; dalla sua posizione si poteva ammirare la spianata sabbiosa della pista. Quel posto privilegiato le avrebbe consentito di ammirare lo spettacolo dei cavalli danzanti dell'Andalusia. Era arrivata tra i primi e la tribuna era ancora deserta e silenziosa. Quella specie di arena era al chiuso e quindi al riparo dal cocente sole spagnolo. L'edificio si stava cominciando a riempire. La fanciulla guardò verso un palchetto nobiliare, dove sapeva che si sarebbe seduta la madre di Manolo. I posti nel palco di famiglia non erano molti e lei si era dovuta accontentare di stare in platea. Dona Samos era presente a ogni gara dei figli e la ragazza notò con rammarico che la futura suocera aveva la stessa espressione arrogante di don Raul. Entrambi, infatti, mostravano un aspetto orgoglioso che incutevasoggezione.
_ Madame, dovrebbero iniziare tra poco _ l'osservazione della sua petulante dama di compagnia la riscosse dai suoi pensieri. Agnese le indicò il cancello da dove sarebbero usciti i cavalieri. La ragazza vagò con lo sguardo e intravide nuovamente Raul, il quale, però, scomparve subito dietro delle persone che riempivano i primi palchi.
4
Nello spiazzo entrò un caballeros tutto bardato e annunciò l'inizio dello spettacolo. Prima di tutto ci sarebbe stata la parata di gala, poi ogni concorrente avrebbe svolto i suoi esercizi. Un gruppo di altri tre cavalieri suonarono le trombe e le grida della folla crebbero fino a riempire l'edificio. Il corteo dei cavalli entrò nella pista attraverso gli archi arabeschi dell'ingresso. I cavalieri nei loro costumi di velluto colorato, ricamati in oro e in argento, spiccavano come gioielli. Gli animali erano ornati con nappe sgargianti, come gli abiti dei loro cavallerizzi. Nero, ocra, azzurro, rosso scarlatto, verde bottiglia: al movimento ritmico del trotto i colori si susseguivano nella spianata con tutta la pompa magna della cerimonia, mentre il pubblico dava libero sfogo all’euforia. Manolo era il più bello di tutti. La luce che filtrava dagli alti finestroni dell'edificio scintillava sui ricami dorati del pesante costume color verde e nero, rendendolo simile a un conquistadores. Il vestito era modellato in modo perfetto sul suo corpo, con increspature e pieghe lungo la mantella, la quale doveva ondeggiare seguendo l'andatura del cavallo in un gioco elegante e sinuoso. Come il gemello El Fuego era alto: un vantaggio per un caballeros che risultava di un'eleganza strepitosa sulla sella. Alessandra lo guardò estasiata. Il suo futuro sposo era bello. La sua parte razionale non poteva fare a meno di ammirare l’abilità dimostrata da uomini come Manolo e Raul. C’erano però delle differenze sostanziali tra i due gemelli: Manolo era allegro, gioviale, sempre pronto al sorriso, mentre suo fratello era taciturno, silenzioso e sorrideva raramente. Lo spettacolo stava per iniziare e le solite domande tornarono a tormentarla. Come poteva sposare un uomo che neppure conosceva? Come poteva vivere una vita in un comune allevamento di cavalli? Con il tempo avrebbe imparato a nascondere la repulsione per quel mondo? Provava un notevole disgusto per tutto ciò nel profondo di se stessa. Lei, una parente degli Este, doveva darsi a un umile
allevatore di bestiame. _ State bene, madame? Siete un po' pallida _ le domandò Agnese, seduta al suo fianco. _ Certo, non vi preoccupate _ la rassicurò sorridendo, ma non era vero. In realtà si sentiva più angosciata che mai. Si chiese se la sua agitazione fosse dovuta all'avvistamento poco prima di don Raul. Quell’uomo l’aveva turbata più di quanto volesse ammettere. _ Se sposerete un caballeros _ commentò Agnese a bassa voce _ dovrete partecipare a molte di queste manifestazioni, come dona Samos. _ Neanche per idea! _ esclamò Alessandra d’impulso. _ Dopo oggi non mi recherò più a vedere spettacoli di Alta Scuola. Per me quest’unico spettacolo è anche troppo _ così dicendo lanciò un’occhiata alla compagnia d'avventura, incontrando il suo consenso. _ Eccola là, si è appena seduta _ insisté Agnese riferendosi a dona Samos. _ Guardate come è altera, neanche fosse la regina di Spagna. Da semplice ballerina è diventata una delle donne più ricche e potenti di tutta la nazione, ma ciò non cancella le sue umili origini. Chi si crede di essere? Dona Samos era seduta nel palchetto di fronte a loro. Alessandra osservò ancora una volta la donna che di lì a pochi giorni sarebbe diventata sua suocera. Non c’era in lei alcuna traccia di apprensione. Le sue labbra erano atteggiate in una linea dura come quelle di don Raul, il giorno prima. Le somiglianze tra Mercedes e il figlio erano notevoli: avevano gli stessi lineamenti marcati e la stessa area orgogliosa. Si diceva che non avesse mai perso un'esibizione dei figli e che non avesse mai mostrato alcuna emozione, neanche nelle rare occasioni in cui Manolo e Raul si erano fatti male. Ma adesso che Manolo aveva dato vita a una nuova arte acrobatica, come poteva una madre assistere ai trionfi e alle difficoltà del figlio con tanta freddezza? Se don Raul aveva manifestato la propria ansia, perché dona Samos sembrava non provare alcun tipo di preoccupazione. Alessandra vide comparire di nuovo Raul; la ragazza dai capelli ricci era scomparsa. L'uomo si recò nel palchetto di famiglia e sussurrò qualcosa
all'orecchio della madre, tanto che questa indirizzò lo sguardo proprio verso di lei. La vecchia, nonostante la distanza, le scoccò un'occhiata di disprezzo che la incenerì. Quale accecante orgoglio dominava gli animi di quella famiglia? Fortuna che Manolo era diverso, pensò Alessandra. Pochi attimi dopo Raul si dileguò nuovamente e la vecchia, senza battere ciglio, riprese a fissare l'arco dal quale sarebbero entrati i caballeros. Quest'altra comparsa del futuro cognato le fece rammentare l'osservazione fatta qualche giorno addietro da Agnese. _ Avete detto di aver sentito delle brutte storie sul fratello di Manolo _ le disse abbandonando con lo sguardo dona Samos. _ Di cosa si tratta? _ Be’, ovviamente ora non ricordo tutti i particolari, ma ho raccolto molto materiale sugli Estavez e mi è parso di aver letto da qualche parte che è un uomo autoritario. Si sa che i prepotenti si fanno obbedire con la forza e non mi stupirei se fosse un uomo violento _ fece con voce grave. _ A ogni modo posso dare un'occhiata agli incartamenti..._ ma l’improvviso silenzio del pubblico fece capire alle due donne che lo spettacolo stava per iniziare. _ Ne parliamo più tardi,Agnese. La dama di compagnia indicò con il dito alla nobildonna l'arcata dalla quale, uno alla volta, sarebbero usciti i concorrenti. Un brusio di trepidazione si levò dalla folla nell’attesa dell’apparizione del primo caballeros. Migliaia di persone fissavano estasiati lo spettacolo. I cancelli si spalancarono e il primo cavaliere entrò in pista. Manolo, con indosso un costume del 1500 e il mantello di velluto nero svolazzante, attraversò la spianata al galoppo. Uno squillo di tromba, acuto e penetrante, richiamò l'attenzione di tutta la folla. Il cavallo, un andaluso grigio pomellato, sembrava piuttosto nervoso. Continuava a scalciare e raspare la sabbia; i suoi occhi erano sbarrati. Manolo, El Fuego, era il primo concorrente a gareggiare. Il giovane spagnolo indossava pantaloni di camoscio nero, un bolero di color
verde intenso e un morbido sombrero. Si esibì in una serie di esercizi di notevole pregio, anche se la nobildonna poteva apprezzarli soltanto superficialmente, non avendo alcuna conoscenza di quel genere di arte equestre. _ Veramente bello _ commentò Agnese. _ E' un'arte raffinata. Sarà uno splendido spettacolo! Il cavallo obbediva a ogni suo comando, ma manifestava sempre un certo nervosismo. Manolo non ne sembrava preoccupato, saldamente piantato sulla sella, continuava a svolgere tutta la sua serie di esercizi con l'indifferenza e la freddezza tipica del professionista. La folla applaudiva eccitata. Il cavallo, a quello scroscio di battimani, sembrò eccitarsi ancor di più, ma Manolo rimase calmo. _ Splendido animale, madame! _ esclamò Agnese entusiasta, tra le grida del pubblico. _ Non ci capisco niente di questa roba, ma è uno spettacolo eccitante _ osservò Alessandra. Uno squillo di tromba annunciò la fine della prova di Manolo. Il pomeriggio ò e tutte le prove diAlta Scuoladei vari concorrenti si svolsero in un clima di entusiasmo generale. Gli esercizi erano armonici ed eleganti, tanto che Alessandra ne rimase positivamente impressionata. Forse sarebbe veramente tornata a vedere qualche gara. Quando tutti i caballeros ebbero svolto le loro esibizioni arrivò il fuori programma di Manolo: le acrobazie a cavallo. Alessandra aveva il cuore in gola. Quando il giovane Estavez entrò in pista per il suo esercizio, la platea era eccitatissima e urlava esaltata.
_ Ho una paura da matti _ commentò Agnese, scuotendo la testa. E anche la nobildonna si chiese se veramente queste acrobazie fossero tanto pericolose come dichiarato da Raul. Manolo, sempre in sella al suo andaluso, fece un inchino verso il palchetto della madre e gettò una rosa rossa che teneva all'occhiello della giacca in direzione di Alessandra. Il viso della fanciulla si colorò di rosso, non aspettandosi quel gesto. Un boato di grida felici risuonò nell'edificio. Il giovane caballeros cominciò la sua esibizione, iniziando subito a volteggiare sulla sella mentre il cavallo galoppava in circolo lungo la pista. La folla tratteneva il fiato quando Manolo eseguiva un'acrobazia pericolosa e urla estasiate quando l'esercizio veniva portato a termine con successo, creando delle ondate di grida e di silenzio che si espandevano luogo gli spalti. Il giovane spagnolo sembrava che fosse stato a scuola dai cosacchi. Iniziava la fase finale dell'esercizio acrobatico. Era la parte più pericolosa: le gesta più spericolate venivano, infatti, lasciate per ultime. Un errore di calcolo di un solo centimetro poteva significare la perdita della vita. Quel pensiero percorse la schiena di Alessandra in un gelido brivido. El Fuego infilò il piede sinistro nella staffa destra, si distese con la schiena sulla sella in senso trasversale e lasciò che la testa ricadesse sul fianco anteriore del cavallo, mentre con gli occhi cercava la sua futura sposa. D'improvviso la folla saltò in piedi gridando e la paura si propagò a vista d'occhio per l'edificio. Le mani di Agnese si fecero di ghiaccio e Alessandra sbiancò. Entrambe le due donne si alzarono in piedi. Il cavallo iniziò a prendere a calci con una zampa davanti la testa di Manolo, poi prese a galoppare freneticamente per la pista, ormai imbizzarrito. Il caballeros, con il piede incastrato nella staffa, fu trascinato per la pista, sbattendo qua e là contro la staccionata, mentre l'animale continuava a scalciare e sgroppare. Il pubblico trattenne il fiato quando il piede del cavaliere si liberò della staffa e il cavallo iniziò a impennarsi ripetutamente, colpendo Manolo. _ Mi Dios, mi Dios! _ urlò qualcuno alle spalle della fanciulla. _ Oh, Santo Cielo! _ bisbigliò sgomenta Agnese con il cuore in gola. _ Il cavallo
lo sta calpestando! Alessandra nascose il viso tra le mani. Don Raul aveva previsto che Manolo l'avrebbe cercata con gli occhi distraendosi dalla sua esibizione e perdendo, se pur temporaneamente, la concentrazione ed era proprio quello che il giovane aveva fatto prima che il cavallo si infuriasse. La sola forza di cui disponeva un cavaliere era l’abilità. El Fuego avrebbe dovuto fermarsi ai soli esercizi di Alta Scuola. Che sciocco era stato a giocare con la morte facendo quelle acrobazie. Con orrore, Alessandra vide lo zoccolo del cavallo colpire in pieno volto il giovane spagnolo. Il viso della fanciulla si tramutò in una maschera di gesso, mentre un senso d’oppressione le inondò il petto. La pista si riempì di caballeros, accorsi in aiuto di Manolo. Gli uomini riuscirono a fermare l'animale imbizzarrito soltanto dopo molti tentativi. La ragazza continuava a osservare impotente la scena. Provava una terribile sensazione di gelo nel profondo dell'anima che l’annientava. Disperata, rialzò il volto cercando lo sguardo di Raul e quello della suocera, ma non riuscì a scorgere il gemello, soltanto dona Samos. La ballerina si era alzata, ma la sua espressione era di ghiaccio.
Manolo fu portato di corsa in una stanzetta eletta per l'occasione a infermeria. La gente iniziò subito a scendere dagli spalti e a dirigersi come una fiumana inesauribile verso il retro della pista, dove c'era appunto l'infermeria. Alessandra e Agnese udirono i commenti più disparati rincorrersi tra la folla, facendo divampare il panico. Tra le voci che si intrecciavano avevano sentito dire che il vestito di Manolo era intriso di sangue, che il giovane era già morto, che un medico lo aveva salvato. Il servizio d'ordine dell'edificio cercava di tenere a distanza la folla, tanto che, in un primo momento, Alessandra non riuscì a raggiungere Manolo. Fuori della porta gli aficionados attendevano notizie, mentre le mujeres spagnole recavano fiori e preghiere. Solo dopo molti tentativi lei riuscì ad avvicinarsi alla porta e, qualificandosi come la fidanzata di Manolo, a entrare. La dama e Agnese riuscirono a oltreare la folla, mentre le guardie facevano loro strada. Le due donne fecero appena a tempo a vedere El Fuego prima che fosse ricondotto a casa, ando da una porta secondaria. A Villa Estavez i medici avrebbero potuto prendersi meglio cura di lui. La folla fuori della porta incominciò a diradarsi soltanto dopo aver appreso questa notizia. Nella stanza c'erano soltanto Mercedes, Raul e una bella donna. Alessandra focalizzò la sua attenzione sull'elegante e fiera sconosciuta. La fanciulla era alta e bellissima e non doveva aver più di venticinque anni. Non era però la stessa ragazza riccia intravista agli inizi della gara. Chi era? Questa, al contrario dell'altra fanciulla, avrebbe potuto essere la sorella, perché aveva i tratti tipici degli spagnoli, ma lei conosceva Ines. Chi erano queste due donne? Forse una delle due era la fidanzata di Raul. Dal momento che solo questa donna aveva avuto accesso all'infermeria doveva essere intimamente legata al gemello di Manolo e la riccia probabilmente era soltanto un'amica. Quell'idea stranamente la infastidì. La bella chioma nera, raccolta in un’alta crocchia, era lucente ed esaltava i suoi tratti mediterranei. Il suo portamento era aggraziato, ma altezzoso. La sua testa era appoggiata alla spalla di don Raul; l'uomo le teneva una mano stretta nella propria come per sostenerla, mentre con un braccio le circondava la
vita in un gesto che rivelava la loro intimità. Sì, questa doveva essere la fidanzata del caballeros.
Villa Estavez
Ad Alessandra fu concesso di vedere Manolo. La fanciulla si fece coraggio e, avvicinandosi alla suocera, con voce pacata, chiese se poteva entrare. Dona Samos sedeva immobile accanto al letto. Il volto bianchissimo contrastava con l'abito di pizzo nero e le mani strette a pugno manifestavano, per la prima volta, preoccupazione. Finalmente qualche emozione, pensò la marchesa. La vecchia ballerina rispose all'ingresso della fanciulla con un cenno del capo che fece ondeggiare gli orecchini con granati. _ Posso vedere come sta? _ spiegò, senza dilungarsi troppo, ma la voce le tremava. Era ancora un po' indispettita per essere stata lasciata fuori della porta dell'infermeria. Con Manolo, subito dopo l'incidente, c'erano stati i parenti stretti: la madre, il fratello, la sorella, ma non la futura sposa. Ma insomma lei faceva parte di quella famiglia oppure no? Adesso, però, di fronte alla sofferenza del fidanzato quel risentimento svanì. Alessandra, avvicinandosi al letto, poté finalmente vedere le condizioni in cui versava il fidanzato, ma ciò che i suoi occhi scorsero aumentò la sua angoscia. Manolo aveva il volto tumefatto e la testa fasciata all'altezza della fronte. Nel vederlo il suo cuore mancò un battito; poi la giovane si sedette su una sedia vicino al letto del ferito. L'uomo giaceva supino, con la testa poggiata dolcemente sul guanciale e le braccia distese lungo i fianchi. Il volto del giovane dove non era emaciato era livido di sangue, mentre il suo respiro era quasi impercettibile. L'aspetto era straziante. In quella penombra il viso di Manolo appariva ancora più pallido. Dormiva tranquillo grazie all'effetto del laudano, ma i capelli madidi di sudore rivelavano tutta la sua sofferenza. Stava immobile e il suo respiro era leggerissimo, tanto da
obbligarla ad avvicinare il viso per udirlo. _ Mio Dio _ bisbigliò, mentre la disperazione l'attanagliava. La nobildonna, impietrita, continuò a scrutare il letto ove giaceva il caballeros. Poi con trepidazione volse lo sguardo verso la suocera attendendo un cenno di speranza, ma la donna rimase di ghiaccio. Con l’anima schiacciata dall'angoscia la ragazza tornò a fissare il fidanzato. Lentamente prese la mano di lui e la strinse forte, nella spasmodica speranza di recargli forza. L'osservò in rigoroso silenzio, attenta a ogni eventuale movimento, ma il caballeros rimaneva immobile. Alessandra era divorata dall’ansia; Manolo era l'unica persona amica in quella casa di ostili estranei. Il suo cuore era schiacciato dall'angoscia: non conosceva quel giovane spagnolo, ma aveva imparato ad amarlo attraverso le sue lettere. Sì, forse era troppo presto per definirlo amore, ma provava molto affetto per Manolo, gli era affezionata e se Dio lo avesse salvato quel sentimento si sarebbe sicuramente tramuto in amore, n’era certa. La marchesa alzò gli occhi dal letto dove il suo futuro sposo lottava per vivere e si accorse di un'altra presenza nella stanza. Don Raul era appoggiato al muro, alto e silenzioso. Le due donne intraviste al torneo erano sparite. Improvvisamente Alessandra avvertì un'insolita sensazione di timore per la presenza di due personalità tanto forti e dovette reprimere l'impulso di fuggire. In quel tragico momento voleva stare da sola con il suo futuro marito e il suo dolore, invece si ritrovarsi a dover vivere quegli attimi strazianti con degli estrani che la guardavano in cagnesco. _ Manolo ha invocato il vostro nome nel delirio _ le disse la vecchia con dignità._ So che avete atteso molto fuori dell'infermeria, ma non era possibile far entrare altra gente. La ragazza fece un cenno con la testa e abbassò gli occhi. Si spiegò così perché non era stata fatta entrare.
_ Avete l'aria esausta, dovreste riposarvi un po' _ osservò Raul. Sembrava che la rivalità dei giorni addietro, vista la tragedia, fosse stato momentaneamente messa da parte. _ Cosa vi hanno detto i medici? _ Ha preso dei forti colpi alla testa e all'addome _ le spiegò lui con calma. _ Versa in condizioni critiche, ma i medici non disperano. Ha due costole rotte che per fortuna non hanno perforato i polmoni. Sono i calci ricevuti alla testa che preoccupano di più. _ Immagino che dopo questo incidente smetterà di cavalcare _ mormorò Alessandra. Immediatamente vide i due interlocutori irrigidirsi e il loro iniziale garbo si tramutò in freddezza. _ Manolo non rinuncerà alla sua carriera, senorita. Abbiamo un allevamento di cavalli andalusi, una scuola di arte equestre e Manolo voleva fondare un'altra scuola specializzata in acrobazie, non possiamo certo gettare tutto al vento per un incidente. El Fuego tornerà a essere il gran caballeros che tutti conosciamo. Se non condividete le nostre scelte potete anche tornare a casa vostra. _ intervenne Mercedes. _ Ma potete dividere i compiti e lasciare a Raul le gare e a Manolo l'allevamento._ insisté ignorando la reazione bellicosa della suocera. _ I miei due figli sono i miglior caballeros di Spagna, sono gemelli e hanno dei nomi di battaglia complementari, senza uno l'altro non ha ragion di esistere _ sibilò la vecchia. _ Te ruego, mamà! _ la redarguì Raul. Il tono della sua voce era dolce, ma lasciava trasparire un'evidente forza. Alessandra desistette dal ribattere. Mercedes e suo figlio la facevano sentire a disagio. Era come rimbalzare contro un muro. La vecchia dama la guardava con un disprezzo che si sarebbe certamente tramutato in ira se avesse insistito sull'argomento, mentre don Raul la osservava con una strana luce negli occhi blu. In quel momento, con il suo fidanzato in fin di vita, ad Alessandra l'idea di
litigare con la suocera sembrava il male minore. _ Non temete, non chiederò mai a mio marito di lasciare il mondo dei cavalli _ replicò sforzandosi di sorridere. _ Voi sembrate troppo sicura, senorita, che questo matrimonio vada in porto _ la interruppe Mercedes Estavez. _ Vi assicuro che i miei figli non si fanno influenzare tanto facilmente dagli estranei. Alessandra s'irrigidì. Ecco dunque quale considerazione avevano di lei. Per loro non era una nuora ma un'estranea. _ Manolo mi sposerà anche senza la vostra benedizione _affermò perentoria; aveva la bocca secca per la collera e la paura. Gli occhi dei due interlocutori si fecero sottili come fessure; le loro espressioni erano ciniche. Un muro di silenzio s'innalzò nella stanza. Fu dona Samos a parlare per prima. _ Lo vedremo! _ dichiarò con tono maestoso, come se la sua persona potesse annullare la promessa scritta che era stata fatta. Tutti parlavano a voce bassa, consci del bisogno di silenzio di Manolo, ma proprio questo tono sommesso rendeva la conversazione ancora più autoritaria e fredda. _ Mi dispiace che voi non siate d'accordo, ma vostro marito ha approvato quest’unione _ esclamò Alessandra, stringendo la borsetta alla ricerca di sostegno. _ Mio padre ci potrebbe ripensare se si vedesse contro tutta la famiglia. Quell’intrusione derisoria attirò lo sguardo di Alessandra verso don Raul. _ Non abbiamo più nulla di cui parlare _ disse gelida Mercedes Samos, come se si fosse scocciata di proseguire quel dibattito che, a par suo, non aveva senso, dal momento che lei era contraria alle nozze. _ Ma noi..._
_ Basta _ la interruppe bruscamente la vecchia. _ Fortuna che vivete già qui e non in un albergo a Siviglia così potrete star vicino a Manolo e io avrò modo di conoscervi meglio. In futuro, quando mio figlio sarà fuori pericolo, riparleremo di questa storia _ decretò la futura suocera, partendo evidentemente dal presupposto che come controllava la vita di Manolo e Raul avrebbe controllato anche la sua. Alessandra la guardò stranita. Apparentemente la spagnola aveva deciso di decretare una tregua, in attesa che Manolo si riprendesse. Mercedes aveva chiesto del tempo per valutare la situazione. Ma quest’inspiegabile mutamento sembrava più inquietante delle critiche di poco prima. Un lieve fruscio delle lenzuola nel letto attirò l’attenzione di tutti i presenti. Un lamento uscì dalla bocca del caballeros, mentre i suoi occhi si aprirono. _ Manolo _ sussurrò Mercedes sporgendosi su di lui, _ dona Alejandra è qui con te. _ Oh, la mia Alejandra _ mormorò con voce impastata, stringendo nervosamente il bordo delle lenzuola. _ La mia bellissima Alejandra…_ girò la testa nella direzione indicata dalla vecchia e la vide. _ Mi adorada _ disse in tono più alto, convinto che le persone non riuscissero a udirlo a causa della sua debolezza. _ Stai buono, Manolo _ disse secco Raul ai piedi del letto, ma il gemello strinse gli occhi per cercare di mettere a fuoco le immagini. _ Alejandra?…_ chiamò debolmente. _ Sono qui, Manolo _ rispose lei con amabilità, prendendo la mano del giovane tra le proprie. _ Stai tranquillo, guarirai presto. Il volto di Manolo si distese e un sorriso gli piegò le labbra. _ Su, figliolo, adesso devi pensare a guarire. Il resto verrà poi _ lo rassicurò la vecchia con tono comprensivo. Poco dopo entrò il medico di famiglia e con professionalità spiegò le condizioni di salute del giovane cavallerizzo, tranquillizzando tutti quanti. Poi dette del
laudano al malato, il quale perse di nuovo i sensi. Il dottore, prima di andarsene, guardò con aria professionale Alessandra. _ Lei, signorina, dovrebbe mangiare e riposare. Ha l'aria stanca _ le consigliò. _ Avete ragione, andrò subito a stendermi. _ ammise lei. Il medico scosse la testa. _ Allora datemi retta e andate a letto _ disse in tono secco. Sembrava che la brutalità fosse contagiosa in quella casa. _ E anche lei, dona Samos, vada a riposarsi un po’, è inutile rimanere qui, a vostro figlio ci pensiamo noi _ poi il medico se ne andò. _ Sì, anch'io andrò a stendermi un po' sul letto _ dichiarò la donna _ Raul pensa tu alla nostra ospite _ osservò poi con un tono che non ammetteva repliche. Alessandra non voleva restare con Raul, ma non trovò il coraggio di obbiettare. _ Venite, vi accompagnerò nelle vostre stanze dove potrete riposarvi un po' _ dichiarò perentorio Raul, prima che marchesa si accomiatasse.
La fanciulla, seguita da Agnese, rimasta fuori della camera di Manolo, si vide condurre a forza verso la sala da pranzo dall’uomo che sarebbe diventato presto suo cognato. Lo stesso uomo che aveva conosciuto meno di sette giorni prima e che in così poco tempo l'aveva umiliata, incollerita, offesa, infastidita. Non aveva la minima intenzione di restare con quel bruto tutto il resto della giornata e quando lui provò a prenderla sottobraccio si allontanò con forza. Raul se ne accorse e replicò: _ Vi accompagno a mangiare qualcosa e poi potrete rinfrescarvi e stendervi sul letto per qualche ora _ specificò lui. _ Non vi disturbate posso andare da sola _ rispose Alessandra impacciata. _ Per la mia incolumità intendo seguire alla lettera tutte le istruzioni di mia madre _ rispose lui. _ Ma… _ tentò di obbiettare lei, senza risultati. _ Prima faccio un salto in camera _ dichiarò. Era inutile opporsi, poiché don Raul era il tipo d’uomo che faceva esattamente quello che gli pareva e lei aveva troppo bisogno di mangiare e di riposare. _ Spero che la nostra casa soddisfi le aspettative di una donna così importante _ osservò Raul in tono caustico. Lei si morse il labbro. Avrebbe voluto redarguirlo, ma ci pensò la sua fidata interprete. _ La dimora dei vostri genitori è di uno stile architettonico nuovo per noi. Dopo tutto veniamo da un altro paese, e piuttosto lontano oserei dire. Questa casa ci va benissimo; ignoravamo che avesse una struttura così originale._ s'inserì la dama di compagnia. Alessandra guardò Agnese con soddisfazione. Lui lanciò un’occhiata di sottecchi alla donna che aveva osato intromettersi. Esibiva un atteggiamento sprezzante che faceva scintillare i suoi bellissimi occhi
blu. _ Buone, buone, signore _ osservò con calma. _ Ho solo detto che per una gran dama come dona Alejandra ci vuole qualcosa di lussuoso. La fanciulla si sentiva scoppiare il cuore. Lacrime di collera le pungevano gli occhi. Ancora un accenno alla loro differenza di classe, ancora quelle frasi pungenti sulla sua levatura sociale, era forse un reato agli occhi di Raul essere aristocratici decaduti? _ Maledizione! _ esclamò stringendo i pugni. _ Perché disprezzate tanto i nobili? Forse perché invidiate i loro modi eleganti e diplomatici? Voi non sapete essere un raffinato gentiluomo e lo avete dimostrato con quelle basse insinuazioni sulla mia castità. _ Ah, sì? _ replicò lui con quella voce sprezzante e ferma che la faceva ribollire di rabbia. _ Potrebbero non essere solo delle insinuazioni. Una donna di alto lignaggio come voi o piace o non piace. C'è chi ne subisce il fascino come mio fratello o chi la trova detestabile come me. Incapace di replicare per la rabbia, Alessandra lo fissò con aria bellicosa. _ Voi lo avete abbindolato con le vostre maniere sofisticate, con il vostro portamento regale, ma di Manolo non v’importa nulla _ proseguì Raul. _ Volete i soldi degli Estavez per salvare il buon nome della vostra famiglia dallo scandalo e credo che siate disposta a tutto anche a concedervi prima del sì. Ma non sapete che gli uomini difficilmente corrono dietro alle donne troppo disponibili e rincorrono sempre quelle che si negano? Manolo si ricrederà su di voi e vi lascerà. _ Poiché vedo che avete delle difficoltà a capire la vostra stessa lingua, in quale altro idioma devo dirvi che io non mi sono donata a vostro fratello? _ Davvero? _ l'irrisione era evidente. _ Forse la vostra è invidia. Siete geloso perché vostro fratello fa colpo su donne ben più sofisticate delle vostre. Ora lasciatemi in pace! _ Chi vi fa credere che io non posso fare breccia su delle piccole e impertinenti aristocratiche. Di solito sono abbastanza facili da irretire, sono delle oche _
insisté don Raul con cinismo. _ Voi facendo del male a me ne fate anche a vostro fratello _ lo rimbeccò lei tremando per l’indignazione. _ Che cosa state cercando di fare? Distruggere un matrimonio prima ancora che sia celebrato? _ Esattamente. Come ho già detto, non siete la donna giusta per Manolo. Non pensate di avere anche mia madre dalla parte vostra, lei sta solo attendendo che mio fratello guarisca per potersi sbarazzare di voi. _ Vorreste dire che vostra madre mi sta usando? Vuole che io stia accanto a suo figlio per aiutarlo a guarire, ma che una volta rimesso mi caccerà? _ gli domandò disperata. _ Credo proprio di sì. Alessandra rabbrividì. _ Ma allora perché vostro padre è consenziente alle nozze? _ Questo non vi riguarda _ tagliò corto lui. La fanciulla strinse i denti nello sforzo di mantenere un po’ di dignità. _ Credo proprio di sì, dal momento che sono la futura moglie di vostro fratello. _ Brava, avete detto bene: siete la futura moglie di mio fratello _ scandì. _ Venite nella sala da pranzo a mangiare qualcosa. Io dico che siete digiuna oltre che stanca _ dichiarò poi con freddezza. In effetti era vero, poiché il suo ultimo pasto decente risaliva alla colazione del mattino. Lei lo fissò per un attimo senza rispondere. Dopo quest'ennesima discussione non aveva intenzione di pranzare con quell'individuo. Decise che si sarebbe fatta portare qualcosa in camera, lasciandolo da solo nel salone da pranzo. _ Vado prima a rinfrescarmi. Salì le scale, furente. Agnese faceva fatica a starle dietro. Non voleva che nessuno si intromettesse nella sua vita, né la dona Samos, né don Raul.
_ Agnese? _ disse appena entrata in camera _ Ordinate che mi portino un pasto decente. _ Ma il signor... _ Lasciatelo in sala da pranzo, un po' di solitudine gli farà bene. _ Avete ragione, madame. E' talmente acido _ replicò la dama senza celare il proprio disgusto. _ Fra poco scenderete nella sala da pranzo e direte a don Raul che mi sentivo stanca e che mi sono fatta portare qualcosa in camera. Ringraziatelo e tornate qui. _ Ma io...a me quell'uomo fa paura _ si azzardò Agnese _ Non temete, si arrabbierà certamente con me non con voi. Alessandra si complimentò con se stessa per essersi liberata di don Raul. Si guardò in uno specchio e l’immagine riflessa le rivelò impietosa in quale stato versasse il suo volto. L'acconciatura si era disfatta e adesso i capelli le scendevano sulle spalle tutti scarmigliati; il suo volto era emaciato. Sospirando, si tolse gli abiti che aveva indosso e s’infilò nella tinozza piena d'acqua preparatale da Agnese. Le ultime ore erano state davvero difficili. Solo il giorno prima aveva ascoltato Manolo parlarle della Spagna con entusiasmo. Quel giovane caballeros era ionale, affettuoso e vigoroso, tutte qualità apprezzabili in un uomo. Negli ultimi tre mesi la sua vita era gravitata attorno a quella dell'affascinante spagnolo, ma nonostante questo di quel giovane e della sua famiglia non sapeva quasi nulla. Conosceva il nome degli Estavez e la loro storia, sapeva che Manolo era allegro e solare, ma ignorava i suoi desideri, le sue aspettative. Certo quel mondo così estraneo a lei, fatto di costumi colorati, cavalli bianchi e raggi solari cocenti stava cominciando ad affascinarla. Ma perché don Raul non voleva che suo fratello si sposasse con lei? Per una strana forma di rivalità? Forse se la futura moglie di Manolo fosse stata una spagnola il gemello avrebbe acconsentito. Era dunque la sua nazionalità il problema? Per quale motivo don Pablo era, invece, favorevole alle nozze? Raul caratterialmente era l'opposto del fratello, infatti quell'uomo era freddo, insensibile e cinico, ma molto virile.
Probabilmente don Raul invidiava il fratello per aver ottenuto come sposa una nobildonna, pensò Alessandra, mentre Agnese le insaponava delicatamente il schiena. Grazie al bagno caldo si rilassò e cominciò a sentirsi circondata da una piacevole sensazione di benessere. Le tornò in mente don Raul con la donna riccia della gara e quel pensiero le provocò improvvisi brividi per tutto il corpo. Ma chi erano le due donne con cui Raul si era intrattenuto a parlare? Sicuramente la fanciulla mora dell'infermeria era la fidanzata di Raul. Alessandra trasalì: anche la fanciulla riccia aveva l'aria dell'amante, della cortigiana. Questi andalusi dal sangue caldo dovevano aver delle capacità amatorie che lei, nella sua inesperienza, non riusciva neppure a immaginare. Si domandò che cosa avrebbe provato nel sentire quelle mani rudi scorrerle sulla pelle come in quel momento stava facendo l'acqua. Ma quali erano le mani che desiderava quelle di Manolo o di Raul? Seccata da quell'immagine e ancora di più dalle reazioni che aveva innescato in lei, Alessandra si bagnò i capelli. Che diavolo andava farneticando la sua mente. Come poteva pensare a questo genere di cose con il fidanzato ferito in un letto? Stava per sposare un uomo che appena conosceva, ma si sentiva attratta dal fratello di costui. Quelle, secondo lei, erano idee a dir poco scandalose. No, Raul era un tiranno e a lei non interessava per niente. Ma davvero avrebbe retto l’ansia continua che comportava l’essere sposata a un caballeros acrobata? Forse Manolo avrebbe smesso di gareggiare, nonostante quello che avevano detto la madre e il fratello. Decise di non tormentarsi più con quelle domande e appoggiò la schiena contro la tinozza. Congedò Agnese e rimase qualche minuto a crogiolarsi nell'acqua calda. Chiuse gli occhi e sospirò beata. Il calore di quel bagno caldo l'avvolse tutta, il profumo della lavanda le confuse la mente e ricominciò a fantasticare. Vide un volto abbronzato avvicinarsi al suo, capelli neri come la pece accarezzarle le guance, mani dure scivolarle sul corpo nudo, braccia forti stringerla alla vita...Ma c’era qualcosa di strano: quegli occhi erano blu e non neri. Alessandra con un brivido e il cuore in gola uscì dalla vasca.
5
Alessandra uscì dal bagno della camera con una vestaglia addosso e i capelli appena fermati sulla nuca con qualche forcina. Appena varcata la porta si trovò di fronte Raul. _ Adesso posso finalmente portarvi in sala da pranzo _ dichiarò in tono derisorio. La ragazza ammutolì per lo shock, ma ebbe ugualmente la forza di coprirsi ancora di più con la vestaglia. Di fronte a lei, a circa tre metri, il possente corpo di don Raul era comodamente steso su un divano. L'uomo si alzò e andò incontro alla ragazza con un sorriso tagliente e gli occhi scintillanti di disprezzo. _ Cosa diavolo ci fate in camera mia? Come avete osato entrare senza il mio permesso? Agnese, tutta intimorita, era in un angolo della camera, seduta su una sedia. _ Non sono uno stolto! Credevate che la vostra accompagnatrice mi avrebbe fermato? Ho capito subito che mi volevate evitare. Allora ho invitato la signora Bernami a condurmi qui. Dopo tutto devo controllare che mangiate e che vi riposiate. _ Avete costretto Agnese con la forza! Lui non provò nemmeno a negare. L'uomo lanciò una rapida occhiata alla fanciulla. La ragazza sotto la vestaglia non aveva nulla e si poteva intravedere il collo, l'incavo del seno, le caviglie e i polpacci.
Notando quell'ispezione, Alessandra si sentì gelare il sangue nelle vene. Un devastante senso di imbarazzo, di turbamento e di sdegno la invase. Raul la stava esaminando come fosse stata una puledra di razza, e in effetti le aveva già rivolto quell'osservazione. _ Cosa avete da guardare tanto _ sbottò dalla rabbia. _ Da quel che posso capire osservandovi mio fratello ha un ottimo gusto in fatto di donne …siete davvero bella! _ sussurrò Raul canzonandola. _ Come una puledra, immagino. Le donne spagnole forse lo reputano un complimento, ma per me è un'offesa. _ Ehi, ehi non siete mica nuda. E a dire il vero non siete la prima donna che vedo in deshabillé. _ Non ne dubito! Ora andatevene e lasciatemi sola! Il volto di lui si fece severo e freddo, ma il tono della voce rimase morbido. _ Forse non ci siamo capiti, senorita. Io non ricevo ordini semmai li impartisco. Non me ne andrò fin quando non avrete mangiato. Ora scenderemo nella sala da pranzo e voi mangerete qualcosa, poi vi riaccompagnerò nella vostra camera e la signora Bernami vi metterà a letto come una brava bambina. Vestitevi, vi do dieci minuti. La vostra dama ha scelto il vostro abito, è steso sul letto. _ Ma neanche per idea! _ s’inasprì Alessandra. Il cuore le batteva all'impazzata. _ No? _ la voce di Raul si fece crudele. _ Volete che vi vesta io? Alessandra abbassò la testa, affranta e l'uomo scoppiò in una risata di trionfo.Come poteva uscire da quella situazione? Con il suo atteggiamento aveva fatto arrabbiato il cognato, molto più di quanto si era aspettata. Lui voleva punirla per averlo evitato, questo ormai era evidente. _ D'accordo _ disse infine. Raul le prese il vestito dal letto. L'abito era color avorio e contrastava fortemente con il suo braccio abbronzato, coperto da una peluria scura. Si avvicinò alla ragazza e glielo porse.
_ Vestitevi signora _ ribatté, inflessibile. Il viso di lui era duro e la bocca aveva una piega malvagia. Lui rimase di fronte a lei: alto, solido con le braccia incrociate e gli occhi sdegnosi, blu come le vastità oceaniche. Alessandra afferrò l'abito e si chiuse nuovamente in bagno con la sua dama. Era furiosa come mai in vita sua. Quell'uomo era un despota! Come potevano essere così diametralmente diversi i due gemelli? Manolo era attraente e vivace, impulsivo e gentile, Raul imperioso e aspro, cattivo e superbo. E lei che aveva fantasticato su come sarebbe stato sentire il tocco di una mano energica e maschia sulla sua pelle. A quel pensiero una vampata di calore aggredì il suo corpo e Alessandra divenne ancora più furiosa con se stessa per quelle reazioni incontrollate. Con l'aiuto di Agnese si vestì velocemente. _ Cosa facciamo, madame? _ Se questo bagno avesse delle finestre saprei come svignarmela. Credo che per questa sera dovremo far buon viso a cattivo gioco. La dama di compagnia si strinse nella spalle sapendo che potevano fare ben poco contro quel tiranno. Esaminò il vestito che Agnese aveva scelto per lei, era uno dei più bei vestiti di seta che si era portata dall'Italia. Aveva delle roselline ricamate sul corpetto e un'ampia scollatura. Alessandra si lasciò spazzolare i capelli da Agnese fino a farli diventare lucidi come un prezioso scampolo di raso. Si chiese come facevano gli altri familiari a vivere sotto lo stesso tetto con personalità forti come quelle di Raul e della madre. Dopo che la dama l'aveva sistemata con cura uscì dal bagno. Gli occhi blu dell'uomo la ispezionarono dalla cima dei capelli alla punta dei piedi, senza nascondere un tangibile apprezzamento. _ Siete in ritardi di tre minuti _ le comunicò. _ Non mi piacciono le donne che contravvengono agli ordini ricevuti.
_ Io debbo obbedienza soltanto alla famiglia d'Este. _ Frasi così acide non stanno bene sulla bocca di una gran dama come voi _ commentò lui ironico. _ Se voi foste la mia donna saprei come punirvi per una risposta del genere. La cosa mi tenta non poco, forse se vi educo mio fratello mi ringrazierà un giorno. _ Non potrò mai essere la vostra donna, poiché non sono una sgualdrina _ sbottò lei con ira. Si pentì subito di quella frase, ma ormai era tardi. Una simile osservazione era destinata a inasprire ancor più la situazione. _ Vi stavo facendo un complimento _ osservò lui dirigendosi verso la porta. _ Augurare a qualche ragazza di essere la vostra donna non è una fortuna, ma una disgrazia. Il trio scese nella sala da pranzo. Durante tutto il tragitto verso la stanza regnò il mutismo più completo. Agnese lanciava occhiate timorose alla sua padrona che le rispondeva con sguardi insofferenti; la presenza di quel despota le innervosiva entrambe. Raul si sporse in avanti per aiutare Alessandra a scendere un pericoloso e alto gradino di pietra serena. Lei cercò di fare da sola, lui volle per forza aiutarla, tanto che per poco non le sfiorò il seno con una mano. La fanciulla si ritrasse improvvisamente in modo fin troppo eccessivo, ricevendo un'occhiata maliziosa da parte dell'uomo. Stava quasi per cadere all'indietro quando si sentì stringere alla vita dal braccio dell'uomo che la rimise in equilibrio, e nonostante Raul le procurasse disagio, non si oppose a quell'aiuto. Alessandra si lasciò cadere su una sedia della sala. Lo stomaco le si contorceva per l'ansia. La testa le girava come una trottola e non sapeva se per l'incidente accorso al fidanzato, per il colloquio con Mercedes o per la vicinanza di quel caballeros così affascinante. Sospirò, chiuse gli occhi e appoggiò la testa contro la spalliera, tentando di rilassarsi. Il salone era molto sobrio ma raffinato. _ Allora cosa volete mangiare?_ chiese lui.
_ Quello che c'è va benissimo. Al tavolo la conversazione rimase cortese ma gelida. Alessandra, a un tratto, si rese conto di avere pensato poco a Manolo da quando era rimasta con Raul e si sentì tremendamente in colpa. _ Avete visitato qualche città della Spagna, prima di approdare a Jerez. _ No, non ne ho avuto il tempo _ ammise lei. _ Dovremmo porre rimedio. Perché i vostri genitori non sono venuti con voi? Alessandra si sentì sprofondare. _ Mio padre vive da recluso in biblioteca, trascorre tutto il suo tempo tra i suoi libri e non s'interessa di altro, mentre mia madre sperpera i soldi di famiglia in feste con gli amici e vestiti. A loro basta che mi sistemi, non gli importa con chi, dove e quando. Neppure lei seppe spiegarsi perché parlasse di argomenti tanto privati. _ Uno dei tanti matrimoni combinati che non ha funzionato. Succede tra i nobili. Forse è preferibile rimanere soli prima di sposarsi per dovere _ commentò Raul. Alessandra si rabbuiò, quell’allusione, neppure troppo velata, si riferiva alla sua situazione. _ State cercando di dirmi che anche il mio matrimonio con Manolo, poiché è combinato, sarà un fallimento? _ chiese aspra. _ Può darsi _ la luce delle candele delle torciera posta sul tavolo fecero scintillare i suoi occhi blu. _ Sapete che non condivido la scelta di mio padre e di mio fratello. _ Manolo mi ama. Nei matrimoni combinati l'amore alcune volte non nasce, ma tra noi è nato addirittura dalle lettere. _ E voi lo amate? _ Certamente _ rispose risentita. Come osava dubitare dei suoi sentimenti?
Aveva intrapreso un lungo viaggio per il suo futuro marito. _ Perché ce l'avete tanto con me? Ho diritto anch'io a un po' di felicità, proprio come voi e..._ s'interruppe non trovando il coraggio di proseguire. Lui la guardò con aria apertamente divertita. _ Io e ..._ ripeté lui incitandola a finire il discorso. _ E la vostra donna. Quella che stamani era nell'infermeria con tutti noi. _ Non ricordo _ esclamò lui, con visibile disinteresse. Le due donne notarono che Raul era diventato teso anche se nessun muscolo vibrò sul suo volto, rivelando così le sue emozioni. Le sue mani rimasero distese sul tavolo, una vicino al piatto, l'altra stretta attorno al bicchiere. Il suo sguardo continuò a fissare la limonata contenuta nel bicchiere. La ragazza notò le sue mani grandi, brune, con la pelle lievemente ruvida, le dita forti e le unghie ben curate. _ Quella donna mora. La vostra fidanzata o forse moglie... Come faceva a non ricordarsi di sua moglie. Che razza di tipo! Pensò la ragazza. Raul la guardò perplesso, poi fece ruotare il contenuto nel bicchiere, come se volesse scegliere bene le parole da dire. Lo spagnolo ignorò per tutto il tempo la povera Agnese escludendola dalla conversazione. _ Non è mia moglie. _ Un'amante, dunque. _ Non è una sgualdrina, come pensate voi. E' un’amica, tutto qua. _ Certo, quale scusa migliore. _ La cosa non vi riguarda. _ E l'altra, quella riccia vicino alla staccionata.
_ Umh, siete gelosa. Mi fa piacere. _ Voi vaneggiate _ replicò Alessandra. _ Come vi ho appena detto: la cosa non vi riguarda _ replicò lui duramente e cambiò argomento. Sì, è proprio la sua amante, altro che amica, pensò Alessandra. Altrimenti perché tutta questa riservatezza? Soltanto un'amica molto intima si sarebbe permessa di appoggiare la testa sulla spalla di un uomo in pubblico. La fanciulla richiamò alla mente i tratti della giovane donna mora e così si estraniò dalla conversazione. Immaginò i due amanti a letto, nelle afose notti spagnole. _ Cosa? _ chiese confusa, ridestandosi dalle sue fantasie. Non aveva ascoltato un bel niente di ciò che l'uomo le aveva detto. _ Allora, adesso che Manolo si è fatto male il matrimonio sarà rimandato di qualche mese. Datemi retta, tornate in Italia e sposatevi un vostro pari. Alessandra s'inalberò. Perché Raul prendeva in esame una simile eventualità? _ Io rimarrò qui. Mi preme la vita del mio futuro sposo anche se voi pensate che io sia una sorta di sciacallo. Solo perché Manolo si è fatto male non vado a cercare qualcun altro tutto intero! _ Non pensate che con un marito del vostro paese potreste trovarvi meglio? Lei stava per rispondergli sorpresa da quella sensibilità, ma lui continuò. _ Siete di un altro mondo. In Spagna c'è molta miseria e noi non siamo di alto lignaggio. _ Pensate che non possa amare la Spagna, con il suo sole e il carattere fiero dei suoi abitanti?_ ribatté lei gelida. Quella che agli inizi le era sembrata sensibilità si stava rivelando disprezzo. _ Siete troppo delicata per stare con i cavalli _ osservò Raul con sdegno. _ Noi viviamo con le bestie, querida. Un caballeros, mangia, dorme, respira, vive con il
proprio cavallo. _ Non vi ho dato il permesso di chiamarmi in modo tanto confidenziale. L'uomo rise. _ Chiedo umilmente perdono alla marchesa dona Alejandra. Devo proprio spiegarvi per quale motivo non dovete sposare Manolo? _ aggiunse infastidito dall'ostinazione della giovane donna. Non attese neppure la replica di Alessandra e continuò a parlare con il solito modo di fare superbo. _ Noi veniamo dal volgo e voi non potreste mai adattarvi al nostro stile di vita. Quest'unione è male assortita, poiché oltre alla diversità di classe c'è anche una differenza economica e di nazionalità. Siamo troppo diversi. _ A quanto pare, Manolo non è dello stesso avviso! _ replicò lei sfidandolo con lo sguardo. _ Voi non siete più dei poveri plebei ora. Avete obblighi e impegni proprio come i nobili. _ E’ vero _ confermò Raul con un cenno della testa. _ Ma molto denaro e uno stemma sopra la porta non cancellano le nostre origini. _ Il vostro, secondo me, è un problema di coraggio. Manolo ha il fegato per affrontare un matrimonio con una donna di origini e tradizioni diverse dalle sue. Nel fondo del cuore sapeva che non era vero: Raul era coraggioso quanto il gemello. Lui tornò a fissarla con sdegno. La osservò così a lungo e in silenzio che alla fine fu lei, turbata, ad abbassare lo sguardo. _ Fate come volete, ma sappiate che pagherete le conseguenze della vostra ostinazione _ annunciò lui. _ Ripensateci. Tornatevene a Modena è la decisione più saggia. Con quella frase Raul rinsaldò ancora di più la sua scelta. _ Io mi prenderò cura di Manolo, dovessi andare in capo al mondo _ ribatté aggressiva.
_ Allora siete stupida oltre che altezzosa _ nella sua voce c’era una nota di profondo disprezzo. _ Avete finito di offendermi _ ribatté lei. La fanciulla non gli dette neppure il tempo di replicare, perché si alzò e si avviò verso le scale. Raul aiutò Agnese ad alzarsi, poi raggiunse la marchesa. Tutti quanti si avviarono al piano superiore. Nessuno dei due giovani parlò più. Poi, davanti alla porta della camera da letto di Agnese e Alessandra, l'uomo si congedò.
ando un po' di tempo con la futura suocera, Alessandra scoprì quanto forti e uniti fossero gli Estavez. La sua vita iniziò a ruotare attorno alle loro. Il suo tempo, i suoi pensieri, la sua stessa esistenza erano assorbiti da quella fiera famiglia di caballeros. In quei giorni, grazie all'inconveniente capitato a Manolo, riuscì a conoscere meglio dona Samos, ma questo non fece nascere certo sentimenti di stima o di amicizia; aveva ancora timore di quella superba spagnola. Si era accorta, come paventato da don Raul, che la sua presenza non era gradita, ma era sicura che con il tempo si sarebbe trovata a suo agio. La salute di Manolo migliorava sempre di più. Lei, la suocera e due cameriere non vegliavano più il giovane durante la notte e una mattina presto, Alessandra e Mercedes fecero visita al caballeros. Manolo era ancora sotto l'effetto soporifero del laudano e dette loro poca relazione. Come al solito l’argomento di conversazione preferito da dona Samos era l'allevamento di cavalli. _ Ieri sera sono nati otto puledri, Manolo. Ah, quando li vedrai ne rimarrai estasiato, mi querido! _ rivelò con fierezza, ma il figlio non dette segno d'aver udito. Vedendo che non poteva destare l'interesse del giovane la vecchia si rivolse alla futura nuora. _ Avete visto già la casa e tutta la proprietà, mia cara _ chiese poi con tono incolore rivolgendosi all'italiana. _ Naturalmente i cavalli sono lontani da qui, per via dell'odore. _ Non ancora, madame. _ Allora dobbiamo porre rimedio. Giacché Manolo non è in condizioni di farvi da guida incaricherò Raul di mostrarvi la proprietà. _ Non è necessario, dona Mercedes. Posso attendere la guarigione di Manolo _ replicò accorata Alessandra. L'idea di trovarsi ancora in compagnia del cognato l'angosciava. _ Niente storie, mia cara. Valuterà Raul se condurvi con un calesse o a cavallo.
Voi sapete cavalcare, vero, Alejandra? _ la interruppe la donna con una smorfia di disappunto. _ Non vorrei portare via a vostro figlio del tempo prezioso _ ribatté lei, decisamente seccata dalla prospettiva. _ Insisto _ decretò dona Samos, orgogliosa di mostrare a quell'aristocratica quanto gli Estavez avessero costruito. _ Ma io...non mi trovo molto a mio agio con don Raul _ trovò appena il coraggio di sussurrare. _ Sciocchezze _ osservò dona Samos ostinatamente._ Raul vi fare vedere l'intera proprietà. Un gemito di Manolo interruppe quella diatriba e Alessandra prontamente si chinò sul fidanzato. _ Buono, buono _ gli mormorò teneramente Alessandra. _ Alejandra... _ il giovane al suono della voce della fanciulla parve destarsi dal suo torpore. Alessandra avrebbe voluto contestare, ma pensò che era meglio lasciar perdere. Non c'era modo di opporsi agli ordini di quella donna. _ Cosa? _ chiese riscuotendosi all'improvviso dai suoi pensieri. _ Manolo deve restare a letto per altri venti giorni _ commentò Mercedes. _ Speravo di vederlo in piedi prima. _ Anch’io, madame. _ I medici dicono che gli serve altro riposo e che se si sforzasse potrebbe avere un'emorragia celebrale o qualcosa del genere. Per quest'anno ha perso la stagione _ tenne a precisare la madre. Alessandra rimase disgustata. Come poteva sua suocera pensare alla stagione agonistica invece che alla salute del figlio? Perché per quella famiglia era più importante la gloria e il denaro che la vita delle persone?
_ Se è l'ordine dei dottori non c'è altro da fare. Temo che Manolo dovrà rassegnarsi e stare a letto buono, buono _ sottolineò la fanciulla. Poco dopo la spagnola lasciò Alessandra sola con il fidanzato, il quale dormiva profondamente. La nobildonna continuò ad arrovellarsi la mente per trovare il modo di annullare quella visita con don Raul. Nelle ultime ore aveva provato ad allontanare il ricordo di quell'uomo dalla sua mente, ma invano. Più pensava a Raul e più si sentì soffocare. I due gemelli gestivano tutta la tenuta assieme ai genitori ed era chiaro che il lavoro di Raul, con la malattia di Manolo, era indubbiamente aumentato. “Bene, El Frío ha molti impegni e non avrà tempo di portarmi a so.“ si disse compiaciuta Alessandra. El Frío, non c'era soprannome più azzeccato di quello, pensò. Le tornarono alla mente le due donne della gara: la riccia e la bruna. Della fanciulla dai capelli mossi non aveva visto quasi nulla, perché era rimasta troppo lontana, ma della bruna era riuscita a scorgere molti particolari. Dunque la mora non era la moglie di don Raul; El Frío non era sposato. Quella fanciulla era l'amante del caballeros. E la ragazza riccia? Forse erano due le amanti dello spagnolo. In fin dei conti molti uomini avevano amanti anche dopo le nozze. E se Manolo avesse avuta una concubina proprio come suo fratello? Se avesse preteso di tenerla anche dopo il matrimonio? No, El Fuego non era un maschilista come Raul. Dalle lettere che il suo fidanzato le aveva spedito fino dal primo giorno traspariva un gran rispetto per la futura sposa. Manolo non era Raul! Sì, lei si era sempre reputata carina, ma la ragazza riccia vista parlare con Raul era ancora più bella, per non parlare poi di quella che poggiava la testa sulla spalla del caballeros fuori dall'infermeria. La nobildonna rifletté: lei non era bruna ma bionda e aveva gli occhi turchini non neri. Come poteva lo spagnolo decantare tanto le bellezze iberiche e poi corteggiare pesantemente una fanciulla di tutt'altro genere. Perché si comportava in modo così riprovevole ben sapendo che lei avrebbe sposato presto El Fuego? Aveva trovato il comportamento di don Raul di pessimo gusto non solo perché era una nobildonna ma anche perché con un fratello in fin di vita non si facevano certe cose. Perché le sue nozze erano ostacolate da una parte della famiglia? Doveva farsi
dare delle spiegazioni da Manolo non appena si fosse rimesso.
_ In questa casa abiteranno tutti gli Estavez _ le aveva detto dona Mercedes, facendole chiaramente capire dove lei e Manolo avrebbero vissuto una volta sposati. La marchesa aveva ancora di fronte il volto fiero e maestoso della vecchia spagnola mentre parlava della sua famiglia. Quegli occhi in cui risplendeva la stessa superbia che sprigionavano quelli di Raul. Oltre all'edificio centrale della famiglia c'erano le due dépendance dei figli. Molto più lontano si trovavano le scuderie, l'allevamento, la scuola equestree le terre coltivate ad aranci, olivi e limoni. L'intera famiglia si riuniva per la cena nella grande sala da pranzo della villa centrale. Lei avrebbe dovuto alla fine imbattersi in Raul durante i pasti, ma da sposata avrebbe mangiato nella sua dépendance con Manolo, o almeno se lo augurava. Una volta sposata avrebbe abitato in uno degli edifici secondari e avrebbe sicuramente assistito al via vai di provocanti bellezze iberiche avvolte in appariscenti vestiti che si recavano da don Raul. L'idea di vivere accanto al cognato e di vedere nel suo giardino delle giovani e sensuali fanciulle che ancheggiavano tra i fiori le s'insinuò nella mente come un fastidioso insetto. Raul portava le sue amanti a casa? O aveva un'alcova altrove, magari in città? Quel pensiero era irritante e Alessandra se ne liberò a fatica. In fin dei conti, non le importava un bel nulla del cognato e delle sue donne. Alessandra dal balcone della sua stanza continuò a osservare il panorama. Casa Estavez era un agglomerato di edifici costruiti su di una collina e circondati da giardini. Era una struttura imponente e magnifica che lasciava senza fiato. Nei giardini un’infinità di vasche orientaleggianti giocavano con palme e alberi esotici. Un lungo viale di cedri conduceva a due enormi statue, situate ai piedi di una scalinata di pietra, mentre le due dépendance erano circondate da una bassa staccionata di legno e da alcune file di piante di oleandro. Dovunque, regnava il profumo dei fiori degli alberi da frutto. Alessandra per la prima volta in vita sua si sentì inadeguata. Non solo aveva a che fare con degli arricchiti che la pensavano in modo opposto a lei, ma la stessa
casa, così diversa da quelle che di solito conosceva, le dava soggezione. Gli Estavez erano fieri, orgogliosi, risoluti e non si piegavano davanti a nessuno. Il vecchio Estavez aveva un braccio limitato nei movimenti, ricordo di una brutta caduta da cavallo. Quel particolare le fece tornare in mente la pericolosità della professione di Manolo e Raul. I cavalli erano animali ombrosi e imprevedibili, inoltre le competizioni e gli allenamenti sottoponevano animali e caballeros a ritmi estenuati di lavoro che potevano anche sfociare in gravi incidenti. Ricordava ancora nitidamente il suo primo giorno a Villa Estavez. _ Mia cara, ben venuta nella nostra umile casa _ le aveva detto don Pablo appena entrata nell'ingresso. _ Quale onore ospitare una gran dama come voi, dona Alejandra. La marchesa si era opposta alla assegnazione di Pilar come cameriera, temendo che quella giovane le venisse messa accanto per spiarla. _ Il vostro soggiorno in questa casa deve essere memorabile. Dobbiamo alleviare le vostre pene per la lontananza da casa. Pilar esaudirà ogni vostro ordine. _ le aveva detto don Pablo. A lei, infatti, oltre alla sua fedelissima Agnese era sta assegnata un'altra persona, Pilar Mendoza. Una ragazza di diciassette anni, figlia del capo delle scuderie, che parlava un po' di italiano perché aveva studiato dalle suore. _ Agnese sarà più che sufficiente per me _ era stata la sua risposta, ma l'occhiataccia che le aveva scoccato la suocera l'aveva ridotta al silenzio. “L'inizio non era stato certo dei più incoraggianti” si disse Alessandra. Chissà se nei prossimi giorni si sarebbe abituata a quella vita, a quell'ambiente e soprattutto a quelle persone. _ Ho fatto preparare una cena leggera, spero che non vi dispiaccia. Vi unite a noi, Dona Alejandra, o preferite cenare nella vostra stanza ?_ la voce della matrona spagnola riscosse la marchesa dai suoi pensieri. Quella vecchia la faceva tremare di paura. _ Non v’incomoderò organizzando solo per me una cena in camera, vi farò compagnia, madame _ rispose cortesemente rientrando dal balcone.
6
La ragazza scese le scale in granito verde delimitate da una bella ringhiera di ferro battuto finemente lavorata. Attraversò numerose sale dove spiccavano pavimenti in mosaici, bassorilievi lungo le pareti e mobili di gran lusso. Arrivò così di fronte a una volta chiusa da un gran portone di legno, decorato da losanghe di vetro opaco. Dona Samos aprì la porta e fece strada ad Alessandra. Era la venticinquesima sera che la marchesa trascorreva in quella casa, ma ancora non si era abituata allo stile arabo di quella dimora. La sala da pranzo era austera ma bellissima. Le pareti erano ben affrescate e il mobilio consisteva in due ampie credenze e un lungo tavolo rettangolare, contornato da sedie con lo schienale alto. Adiacente alla sala da pranzo c'era un piccolo salottino con due divani chiari dall’aria comoda. Il pavimento era in marmo rosa. Sul salotto davano altre due porte di pesante quercia scura. La cena era composta da squisiti piatti di cucina tipica spagnola, come la paella, le tortilla, il cocido español e il pescaito andaluso. A questa cena presero parte soltanto i due vecchi Estavez, la marchesa e la sua dama. _ Avete trovato confortevoli le vostre stanze? _ domandò don Pablo. Il vecchio le sorrise con indulgenza. _ Voglio che alla mia diletta nuora non manchi niente. Non vi fate impaurire da strane leggende su questa casa riguardanti la vendetta della bella Jalina. _ Vendetta?_ fece eco la ragazza posando la forchetta e fissando il suocero con stupore.
_ Una ragazza nel 1186 fu donata dalla propria famiglia all'harem del califfo, ma lei era innamorata di un bravo giovane, di un artigiano. A quel tempo le più belle vergini della città venivano date al califfo e Jalina fu una di queste. La ragazza si oppose alle avance dell'arabo, l'uomo s'infuriò e la prese con la forza. Jalina rimase talmente sconvolta che giurò vendetta e notte tempo sgozzò il califfo. Ovviamente a quel tempo questa dimora non si chiamava certo Villa Estavez ma Al-Ahhmad. La fanciulla fu condannata a morte dal figlio del califfo, ma dopo quanto era successo il primogenito del principe non volle più abitare qui e lasciò il palazzo. Ma non temete, il fantasma di Jalina non viaggia per casa di notte ululando alla luna _ affermò ridendo l'uomo, mentre sorseggiava il suo vino. _ Che storia atroce _ si lasciò scappare Agnese rabbrividendo. _ Interessante. Immagino che a causa di questa storia la casa sia rimasta disabitata e fatiscente per molto tempo _ osservò ricominciando a mangiare Alessandra. _ Sì, per tre secoli nessuno ci abitò, poi alcuni frati scani la restaurarono e ci fecero un convento. I religiosi ci rimasero fino al 1799 poi si ritirarono a Siviglia e quest'edificio restò vuoto fino a che io e mia moglie non lo comprammo nel 1815. La nostra vita è abbastanza tranquilla; noi due siamo vecchi, _ disse indicando la moglie _ ma alla famiglia serviva una casa di prestigio, una dimora grande che potesse ricevere molti ospiti. Raul non è un uomo molto socievole e aperto, ma Manolo adora avere gente intorno e spesso questa casa e piena di suoi rumorosi amici. _ Ho avuto modo di notare le differenze caratteriali dei gemelli _ esclamò Alessandra rammentando i modi rudi e villani del cognato. _ Manolo è solare, allegro ed espansivo _ s'inorgoglì parlando del suo uomo, ai suoi occhi certamente migliore di Raul. _ Qui potrete vegliare sul vostro promesso, godere di una bella casa, eggiare in un giardino rilassante e adempiere ai vostri doveri religiosi, in vista delle nozze, in tutta tranquillità _ si intromise Mercedes infilzando con la forchetta un gamberetto. Alessandra avvertì nuovamente una sorta di tediosità nelle parole della suocera. La vecchia doveva sapere che il Palazzo dei marchesi Gentileschi, a Modena, versava in pessimo stato, e forse anche Raul ne era al corrente.
_ Portateci pure il caffè _ ordinò dona Samos a una cameriera, mentre tutti prendevano posto sui divani del salottino. Nei volti dei due anziani Estavez spiccavano i segni dell'età e delle fatiche di quei giorni dolorosi. Le rughe si erano fatte più profonde, aumentando la durezza dei loro rispettivi tratti. Alessandra si allarmò: i genitori di Manolo erano in là con gli anni e l'incidente accorso al figlio doveva averli scossi non poco. Ciò nonostante entrambi avevano ben mascherato la fatica dietro un educato distacco. Sì udì un rumore di i, ma Alessandra non si voltò, credendo fosse la cameriera che recava il caffè. Soltanto in un secondo momento la marchesa si accorse della presenza di Raul. I nervi della fanciulla si tesero come corde di violino. La presenza di quell'uomo vicino le procurava un fortissimo disagio. Cercando di conservare il controllo di sé, prese in mano la tazzina di caffè e iniziò a girarvi dentro il cucchiaino. _ Ah, querido! _ esclamò don Pablo. _ Vieni. _ Oh, figliolo _ esordì Dona Samos. Agnese, terrorizzata, incontrò lo sguardo della sua protetta. La disperazione che vi lesse la disarmò. _ Ciao, mamà. Ciao,papá _ rispose con voce calda El Frío. Le maniere di Raul erano compunte e distaccate, il suo sguardo impenetrabile. _ Buonasera _ disse alle due dame senza degnarle di uno sguardo. Alessandra fu scossa da un brivido che neppure lei fu in grado di spiegare. Avrebbe dovuto gioire di tanta freddezza da parte di quell'uomo, invece la cosa le dette fastidio. Era come se il momento d’intimità vissuto qualche giorno prima nell'atrio non fosse mai esistito. Il suo comportamento era riguardoso, ma privo d'interesse, perché non degnò Alessandra di uno sguardo e si mise subito a parlare con i genitori. _ Sono stato da Manolo. Dorme come un bambino.
Alessandra udendo il nome del suo promesso cercò di riprendere il dominio di sé, ma le occorsero alcuni minuti. L'inaspettata visita di Raul l’aveva colta alla sprovvista. La marchesa fremette al suo profondo timbro di voce. Restò a sedere, vicino alla dama di compagnia, con la testa bassa sulla propria tazza di caffè, ma consapevole della sua presenza. Con la coda dell’occhio notò che indossava un completo da equitazione: i pantaloni di color beige e una camicia bianca appena sbottonata sul petto, mettevano in risalto i potenti muscolosi del suo corpo. Le maniche della camicia erano state rimboccate e mostravano gli avambracci abbronzati. Una mano reggeva un bicchiere di sherry, l'altra era infilata con disinvoltura in tasca. Raul, nel frattempo, si era accostato al divano. La fanciulla si ammonì per quella contemplazione e cercò di concentrarsi.Il tono di voce del caballeros era risoluto. _ Spero che dopo quanto è accaduto a Manolo saranno proibite le acrobazie. _ Devo ammettere che hai ragione _ convenne il padre. _ E’ vero, è troppo pericoloso, ma sarà dura convincere tuo fratello a smettere. _ Lui vuole inventare una nuova tipologia di arte equestre e istituire delle competizioni anche per questa nuova disciplina, querido _ intervenne dona Samos. _ Ma adesso, con questa caduta, si sarà ricreduto _ osservò la fanciulla. _ Manolo è spericolato e cocciuto, ragazza mia _ dichiarò il vecchio Estavez. _ Sono ato per dirvi che ho parlato con le guardie di ronda. E' trascorso un mese dall'ultima volta e con questi otto puledri potrebbero riprovarci. Agnese e Alessandra si guardarono sgomente. Uomini preposti alla vigilanza di tutta la proprietà? Che cos'era scoppiata una guerra? L’espressione non allarmata di don Pablo tranquillizzò le due italiane, ma i dubbi su quello strano episodio rimasero. Alessandra, essendo un ospite sgradita per
Raul e la madre, non se la sentì di chiedere spiegazioni. _ Bene, bene _ disse il padre soddisfatto. _ Vedrete che questa notte si faranno vivi, perché il cielo è stellato e c'è la luna piena _ aggiunse Raul. Alessandra e Agnese si guardarono sempre più confuse. _ C'è qualche problema? _ chiese con innocenza. _ Non vi preoccupate, non c’è alcun pericolo. E' tutto sotto controllo_ la rassicurò il vecchio. L'uomo non disse altro e proseguì la discussione con il figlio, cambiando argomento. _ Allora, Raul, penserai tu a mostrare la tenuta alla nostra ospite. _ Se è proprio necessario _ replicò lui in tono distaccato e indifferente. Alessandra ribollì di rabbia Con quale coraggio osava assumere quell’atteggiamento scocciato e superiore. Prima la palpeggiava come fosse stata una delle sue donnacce e ora sembrava infastidito dalla sua presenza. _ Manolo non può fare gli onori di casa, e la sua fidanzata deve pur vedere le proprietà del futuro sposo _ insisté il vecchio, mentre la moglie lo guardava con aria glaciale. _ Fare gli onori di casa...._ribadì Raul piano. Fissò Alessandra e la sua bocca si piegò in una linea malvagia. Il suo sorriso lasciava trasparire una sfumata, ma forte carica di erotismo. _ Allora devo proprio sostituire mio fratello in tutto e per tutto. D'accordo, possiamo fare per domani mattina alle otto, madame. _ Ma possiamo aspettare che Manolo stia meglio _ protestò lei _ possiamo... _ Non accetto rifiuti, cara nuora _ ammonì don Pablo. _ Domani sarà impossibile perché dobbiamo domare tre cavalli, ma domani l'altro andrà benissimo.
Agnese si sentì svenire. Sembrava che non ci fosse modo di liberarsi di El Frío. _ Sarete stanca, madame, sarebbe meglio andare _ intervenne Agnese pensando che gli Estavez volessero parlare di questioni di famiglia. _ Venite, vi accompagno _ intervenne dona Samos. _ Non è necessario _ disse Alessandra. Il giovane caballeros le scoccò un'occhiata maliziosa ma non disse nulla. Alessandra arrossì e guardò altrove; poi assieme ad Agnese si accomiatò. La giovane voleva correre in camera sua e trovare una scusa per disertare la visita alla tenuta. Le due donne si stavano dirigendo verso l’ala est della villa quando udirono alle loro spalle un rumore di i. Era lo stesso suono udito poco prima nella sala da pranzo e prodotto da degli stivali di cuoio. Alessandra chiuse gli occhi e si sentì svenire. _ Aspettatemi, vi mostro un'altra strada. _ Non ce n'è bisogno _ si azzardò Agnese. _ E' una scorciatoia per arrivare prima alle vostre camere, madames _ dichiarò Raul. Non c’era alcun tono confidenziale nella sua voce. Il giovane raggiunse le due donne, le superò e fece loro cenno di seguirlo. Alessandra, il caballeros e la dama di compagnia attraversarono senza proferire parole alcuni saloni. Il silenzio che regnava in quell'area della casa era rotto soltanto dal rumore degli stivali di Raul e dal fruscio delle vesti delle due dame. Alla fanciulla sembrava di trovarsi in una bolla d'aria, fuori dal tempo e isolata dal mondo. Il silenzio di quegli androni aumentava la prepotente mascolinità dell'uomo che le stava a fianco. Percorsero un vecchio portico, residuato del convento scano. Il corridoio fiancheggiava un cortile, dove al centro spiccava un’enorme fontana. Ai quattro angoli del chiostro c'erano delle maestose piante di ibiscus, di rose, di gelsomini e di cactus dai fiori gialli, mentre dei sentieri piastrellati di mattonelle bianche
correvano per tutti i lati del cortile. Varcarono un altro arco chiuso da un soffitto a volta e con i pavimenti in brillante marmo beige. Raul si fece da parte quando arrivarono a un portone di elaborati pannelli di legno intagliato. _ E' bellissimo questo posto _ disse Alessandra, rapita da quei giardini interni. _ Sono i giardini del califfo, ricostruiti dalla mia famiglia nel modo più veritiero possibile. Se potessi farei tornare questo posto un harem solo per potervi imprigionare qui dentro,madamigella. _ Di qua _ disse poi l'uomo facendo scivolare la mano verso la vita della fanciulla e toccandole appena un fianco attraverso l’abito. Quel tocco fece rabbrividire la ragazza e in lei suonarono mille camli d'allarme. _ Fortuna che era una scorciatoia; saranno dieci minuti che camminiamo _ esclamò Agnese impaurita, rompendo il silenzio. _ Non temete, è davvero una scorciatoia. Non vi sto portando a casa mia, ve lo assicuro _ rise a più riprese Raul, innervosendo entrambe le due donne. Alessandra si stizzì. _ Vorrei anche vedere. Ricordatevi che sono la fidanzata di Manolo, non la vostra _ replicò con astio. Nello stesso istante scivolò più lontano, ponendo tra loro due Agnese. I battiti impazziti del suo cuore le rammentarono che quell’uomo era pericoloso. _ Credete forse di potermi insidiare perché vostro fratello è malato _ incalzò ironica. _ Lo so che non ho diritti su di voi, non ancora almeno _ rispose Raul con voce calda, poi rise. Arrivarono di fronte alla stanza di Agnese. _ Madame, eccovi servita. _ Ma io devo aiutare la mia padrona. Prima debbo pensare a preparare Alessandra per la notte _ provò a contestare la dama di compagnia ma l'occhiata gelida di Raul la zittì.
_ Agnese ti chiamerò io quando mi sarò liberata di lui _ le disse Alessandra cercando di racimolare tutte le sue forze. Doveva tenere a bada Raul. Doveva fargli capire che lei era la fidanzata di Manolo e che lui non si poteva permettere certe confidenze. Una volta che il suo promesso fosse stato meglio gli avrebbe raccontato quale riprovevole comportamento aveva tenuto il fratello nei suoi confronti. Manolo lo avrebbe messo a posto, ne era sicura! Agnese entrò nella sua stanza; la porta accanto era quella dell'appartamento di Alessandra. Raul si fece da parte consentire alla dama, con il suo abito ingombrante, di entrare nella camera. _ Buonasera, senorita _ disse cortese Pilar _ Don Raul. _ Io andrò a dormire ora e quindi avrò bisogno della cameriera e di Agnese. Se volete lasciarmi sola, don Raul. _ E’ tutto per ora, puoi andare Pilar _ dichiarò lui, guardando verso Alessandra. Nel suo tono era svanito il calore. La voce dell'uomo aveva perso l'intimità sensuale di pochi istanti prima. La marchesa si sentì morire. Raul sorrise e lanciò un'altra occhiata alla domestica, la quale capì all'istante e, dopo un inchino, sparì. Alessandra e lo spagnolo erano rimasti soli. Nel denso silenzio che si era creato, la fanciulla fu consapevole dei battiti tumultuosi del suo cuore. Raul si mise seduto su un divano di velluto ai piedi del letto. La nobildonna cercava di non guardare le ampie spalle, le lunghe gambe e la vita stretta dell’uomo che le stava vicino. Evitò di sollevare la testa, poiché sapeva benissimo che lui la stava fissando. Avvertiva tangibilmente i suo magnetici occhi blu su di sé. _ Posso fare qualcosa per voi, querida_ chiese con voce ammaliante. Il tono confidenziale che lui le rivolse la fece tremare. _ No, grazie. Non ho bisogno di voi ma della mia dama di compagnia _ disse tenendo lo sguardo lontano dall'uomo. _ Perché non mi guardate? _ le chiese lui.
_ Sono stanca e gradirei andare a letto. Gli lanciò una fuggevole occhiata, poi tornò a capo basso. Tentando di recuperare un po' di forza d'animo si avvicinò al letto, ma le gambe le cedettero per l'emozione. Subito Raul si alzò e le fu accanto, con una mano le sostenne la schiena e con l’altra la prese per il polso e la condusse sul morbido divano. _ Che ti succede, mia bella Alejandra? _ le mormorò. La sua voce era delicata. L'uso del tu, però, gettò la fanciulla ancor più nel panico. _ Sto benissimo _ mentì lei, tremando nel vederlo così vicino. Percepì il suo caldo respiro e il profumo della sua pelle, un misto di cuoio e sandalo. Con gli occhi inchiodati sul pavimento cercò di distanziarsi un po', ma Raul le prese con dolcezza il viso tra le mani, bloccandola. _ Stai mentendo _ sussurrò, con voce suadente. _ Desidero baciarti, mia cara cognata. Lo desidero molto, sai. _ Vi prego, uscite di qui _ lo supplicò Alessandra, cercando di controllare il suo respiro affannoso. _ Perché non ti piaccio, querida? _ Non sono la vostra querida _ sbottò la fanciulla tremante. La risata fonda del giovane le rimbombò nelle orecchie, aumentando la sua insicurezza. Era stato uno sbaglio permettergli di congedare Agnese. Le dita di Raul le scesero lungo la gola sfiorandole la pelle vellutata, il volto abbronzato di lui si avvicinava pericolosamente al suo, il calore dell'alito dell'uomo le scivolava sulle guance…I pantaloni fascianti rivelavano la tensione dei muscoli, mentre la camicia di lino chiaro faceva trasparire i peli del petto abbronzato. Lei tremò, chiuse gli occhi e senza accorgersene dischiuse la bocca. _ Non ti sono indifferente come vuoi far credere. Tu mi vuoi, cara _ mormorò lui. _ Tu vuoi le mie labbra sulla tua bella bocca…
Lei aprì di scatto gli occhi e cercò di ritrarsi. Era come se avesse ricevuto un secchio di acqua gelida in testa. Sentì le sue dita che le stuzzicavano il lobo dell’orecchio, accarezzandola con la leggerezza di un soffio di vento. Le sensazioni che quell'uomo le suscitava dentro le toglievano il fiato. Gli occhi blu di Raul, illuminati da mille scintille, sembravano denudarla. La ragione le diceva di allontanarlo e fuggire via finché era in tempo, ma il suo corpo seguiva una volontà propria. Raul oramai era chinò su di lei. _ Sono prossima alle nozze con vostro fratello _ sospirò. Le loro bocche erano talmente vicine che i respiri si mescolavano. _ Lo so, ma tu vuoi me, querida. Ti piaccio io non Manolo _ sorrise ancora in un modo così sensuale che i suoi tratti orgogliosi si addolcirono, rendendolo ancora più affascinante. La luce soffusa delle candele illuminava appena la stanza, gettando sul volto dell’uomo lunghe zone di ombra. _ Dimmi che vuoi i miei baci! _ ripeté con voce imperiosa, facendola vibrare ancora di più. _ Lo so che lo vuoi, tesoro _ le sussurrò poi tornando dolce. Incapace di controllarsi si sporse in avanti e le sfiorò le labbra. Non c’era più alcun sarcasmo o villania in lui. Le loro labbra erano vicinissime, ma nessuno dei due provò a ritrarsi. Poi la bocca di lui si posò su quella di lei; il bacio era lento e languido, quasi una tortura. Alessandra avrebbe voluto restare ferma, imibile, convincendolo così a desistere, ma non ne fu capace. Le labbra di lei si schio a quel contatto. Quell'unione iniziata dolcemente divenne poi sempre piùforte. Alessandra emise un gemito e rovesciò la testa all'indietro. Si sentiva debole e impotente tra quelle braccia d'acciaio. Un ignoto turbinio di emozioni cominciò a crescerle dentro, destando zone del suo corpo che erano sempre state immerse in un torpore innocente. Quando Raul le spinse dolcemente indietro la testa e affondò nella sua bocca di fragola lei non si oppose. Il giovane infilò le dita tra i capelli di seta di lei.
_ Smettetela, vi prego…_farfugliò Alessandra, senza riuscire a respingerlo con più decisione. Cercava di combattere un impulso che non riusciva a controllare. Quando le dita esperte di lui iniziarono a palparle il seno attraverso l'abito leggero, un gemito le uscì dalla bocca. Avvertì il petto muscolo di lui sotto la camicia e lasciò che le sue dita leggere scorressero sulle spalle poderose del giovane. Sentì i tonici muscoli della schiena di lui che si tendevano al suo timido tocco. _ Io... vi prego..._ balbettò senza riuscire a dire niente. Raul iniziò a sbottonarle l'abito ignorando le sue flebili proteste. Insinuò la mano sotto la seta leggera e le carezzò il seno. _ Non è questo che vuoi, mi amada? Voi che ti baci, che ti tocchi _ mormorò lui. _ Basta, vi prego... _ gemette, ma lui si chinò su di lei e cominciò a coprirle il seno di baci. _ Por Dios, come sei bella _ disse Raul con voce roca. Il viso abbronzato dello spagnolo contrastava con la pelle bianca di Alessandra. La bocca di lui si attardò sul suo corpo e la marchesa si sentì divorare dalla ione. Lui proseguiva a carezzarla con bramosia, mentre i moti di ribellione di lei diminuivano. _ Mi incendi, querida! _ le bisbigliò in un orecchio. _ Mi fai perdere il controllo. Alessandra sospirò, girando la testa dall'alto lato, mormorando frasi incomprensibili anche per lei, mentre il suo corpo continuava a rispondere agli stimoli di Raul. Lei stava combattendo una battaglia già persa in partenza e ne era pienamente cosciente. Desiderava che quel tormento sensuale non avesse fine e che la bocca di lui non smettesse mai di baciarla. _ Ti voglio tanto. Se solo potessi fare l'amore con te, querida? Anche tu mi vuoi, è così evidente _disse lui come se le avesse letto nella mente. _ No, Raul! Smettetela! _ gridò lei cercando di allontanarlo da sé e tornando di botto alla ragione. Cercò di liberarsi ma le braccia del giovane erano forti come una morsa d’acciaio.
_ Lasciatemi! _ gridò terrorizzata. La paura e la rabbia avevano preso il posto del desiderio, ridandole forza. Lui parve disorientato._Tu vuoi me non Manolo, smettila di negare l'evidenza. Non puoi combattere contro il destino. _ Il mio destino è quello di sposare Manolo_ gemette. _ Sicura? _ replicò lui con voce ionale. _ Voi siete un mostro. Approfittate della malattia del vostro gemello per insidiare la sua fidanzata. Uscite da questa camera o griderò così forte da svegliare l'intera casa. Lui non gliene dette il tempo perché si chinò su di lei e le dette un bacio duro che non aveva più niente di seducente. Lei tentò di rimanere indifferente, anzi cercò di respingerlo, ma Raul non smise di baciarla. _ Non ruberei mai la donna a mio fratello se sapessi che questa lo ama _ mormorò. Lui la lasciò andare e Alessandra schizzò il più lontano possibile, rassettandosi la veste. _ Come osate mettere in dubbio la mia parola? Io amo Manolo. Tutto il suo corpo era scosso da brividi. La fanciulla si sentì quasi svenire, ma la rabbia la tenne in piedi. _ Certo, come no. Si vede da come ti comporti. Gli occhi blu di Raul la guardarono con intensità, ma l’uomo rimase fermo vicino al letto. Nel suo volto si scorgeva ancora chiaramente il fuoco del desiderio. _ Se tu amassi davvero mio fratello non avresti risposto così alle mie avance. _ disse, infilando le mani in tasca con indifferenza. _ Mi avete confuso _ ribadì Alessandra. _ Inoltre gradirei che mi deste del voi, non sono una vostra cameriera.
Raul sembrava aver ripreso il dominio del proprio corpo, anche se il suo sguardo rivelava la ione. _ Non ti chiederò perdono se è quello che speri _ scandì l'uso del tu. _ Perché mi dovrei pentire di aver baciato una donna che mi piace. Sei una fanciulla molto bella e desiderabile, è ovvio che desti l'interesse degli uomini. Vorresti negare che tra noi c'è qualcosa di forte e intenso? Tu non puoi sposare un uomo ed essere attratta dal fratello di questi, non credi? Dios, tu vuoi me non Manolo. _ L'avete appena detto: voi provate per me desiderio, non amore. Manolo mi ama con tutto il suo cuore, me l'ha scritto nelle sue lettere. Se è la ione che cercate avete mille bordelli in città dove trovarla. Raul sorrise, un sorriso duro e altero _ Ah sì, e cosa ne sai tu dei bordelli? Le scoccò un'occhiata attraverso le folte ciglia nere, poi si stampò in faccia un sorrisetto ironico e piegò un po' la testa. Era chiaro che si stava prendendo gioco di lei. Alessandra si allontanò ancora di più da lui. _ Fuori di qui! _ disse. _ Ti aspetto domani l'altro, nell'atrio, alle otto del mattino _ ordinò lui, e fece per uscire. _ Voi siete un folle. Non crederete che venga con voi dopo quanto è successo!? Mi avete quasi violentato e pretendete che vi segua a cavallo per i campi e da sola per giunta. _ Non ti ho violentato. E poi ricordati che è stato il tuo caro suocero, l'unico alleato che tu possiedi in questa casa a parte mio fratello, a chiederti di visitare la tenuta, querida? _ Potrei anche lamentarmi con don Pablo per il comportamento che avete tenuto con me. L'uomo non si allarmò e rise di gusto. _ Io dirò che mi hai provocato, che te la sei cercata e mia madre, che non ti può
digerire perché sei nobile, ti sbatterà fuori. La stava prendendo in giro con le parole e con lo sguardo. _ Come vedi non hai scampo. Poi si diresse verso la porta con un'andatura agile, da predatore. Quei movimenti felini le fecero venire la pelle d'oca _ Andate al diavolo. Spero che possiate bruciare all'inferno. Voi dovevate cadere da cavallo non Manolo _ dichiarò sfidandolo con occhi fiammeggianti d'ira. Lui si fermò sulla porta, ma non si voltò a guardarla. Rise piano, ma nella sua risata c’era una nota di cattiveria, poi uscì.
Raul si stese sul letto, il desiderio gli scorreva ancora caldo nelle vene. Chiuse gli occhi e sospirò cercando di riprendere il controllo del suo corpo. Quella situazione lo stava annientando. Sua cognata era molto bella e lui ne era spaventosamente attratto. Alessandra era la donna di suo fratello e lui non poteva tradire Manolo. Non poteva e non doveva desiderare la futura moglie del suo gemello! Anche se il fratello non si meritava una moglie bella e dolce come la marchesa. “Vai a spiegarglielo al mio corpo.” si disse sentendo un'altra ondata di desiderio irradiarsi dal basso ventre non appena la sua mente evocava l'immagine dell'italiana. Avrebbe dovuto tenerla lontana, evitarla, ma era più facile a dirsi che a farsi. Lui aveva bisogno soltanto di una donna con cui sfogare i suoi ardori. Doveva andare per bordelli come gli aveva consigliato la cognata. Raul cercava delle scusanti al suo comportamento, tentando di trovare una qualsiasi giustificazione per essere saltato addosso ad Alessandra. La presenza della marchesa in casa lo disturbava profondamente. Aveva ragione la cognata: era stato spregevole il suo modo di fare. Non c'erano scusanti. Lui aveva approfittato delle malattia di Manolo per tentare di sedurre la sua fidanzata. Avrebbe dovuto lottare alla pari con il fratello per l'amore di Alejandra, non colpirlo alle spalle. Ma di cosa aveva paura? Di combattere contro il fratello per conquistare la nobildonna? No, lui era migliore di Manolo e avrebbe vinto in un sol colpo, ma Alessandra voleva il suo gemello non lui. Senza considerare che la fanciulla rappresentava tutto quello che la sua famiglia aveva sempre disprezzato. Alessandra era un'aristocratica altezzosa e impudente, lui veniva dalla plebe. Lei era orgogliosa e caparbia e lui altrettanto. _ Damnacìon! _ esclamò soffocando un grido che gli saliva dalla gola. Senza sapere come, si trovò in piedi di fronte alla finestra a guardare il cielo stellato. L'aria fresca della notte andalusa avvolgeva tutta la tenuta. Alessandra si stava sacrificando per il benessere di genitori che non l'amavano e che la ignoravano. L'unico raggio di sole nella vita triste di quell'angelo sembrava proprio Manolo e lui stava distruggendo la potenziale felicità di quei
due colombi. Perché? Perché era geloso di El Fuego? O perché conosceva bene suo fratello e voleva evitare che Alessandra soffrisse? Raul cercò di analizzare in modo razionale i risvolti dell'intera situazione. Manolo aveva scelto per moglie una nobile contro il parere di tutta la famiglia, inoltre con delle spericolatezze a cavallo si era ferito alla testa e giaceva in un letto. Negativo! Lui era attratto dalla cognata, da quel tipo di donna che aveva sempre disprezzato. Negativo! Alessandra aveva risposto con trasporto alle sue effusioni, ma questo non significava nulla. Era una donna nel pieno della giovinezza e avrebbe risposto con ione anche se fosse stato Manolo a corteggiarla, anzi a maggior ragione se fosse stato Manolo. Negativo! Lui per lei provava solo un cocente desiderio. Positivo! Doveva evitare ulteriori complicazioni. Quella era la donna di suo fratello. Senza contare che lui non voleva legami, poiché non aveva mai sentito il bisogno di sposarsi o di avere una compagna fissa. In questo momento poi non aveva bisogno di complicazioni visto che la tenuta era stata presa di mira da qualche delinquente, la cui identità restava un mistero. Negativo! Alessandra ignorava il ato di Manolo e Raul non sapeva se questo fosse un bene o un male. Pesantemente tornò a sdraiarsi sul letto. Chiuse gli occhi, stanco per tutte quelle riflessioni che non portavano a niente. Che cosa doveva fare con Manolo? Che cosa doveva fare con Alessandra?
La marchesa si era accorta a proprie spese di quanto fosse pericoloso il fratello di Manolo. La malattia del fidanzato la costringeva a are troppo tempo con Raul e questo l'innervosiva. Su una cosa aveva ragione Agnese: dovevano tenerlo lontano, evitarlo e attendere che Manolo si riprendesse. Una volta che lei avesse sposato El Fuego Raul non avrebbe più potuto corteggiarla. Ma perché El Frío continuava a darle fastidio se aveva una o due amanti? Poteva sfogare i suoi istinti animaleschi con la donna riccia o con la bruna dell'infermeria. Per quale motivo invece infastidiva lei? Semplice: perché voleva deriderla e umiliarla. Forse voleva vendicarsi dei nobili attraverso di lei, oppure sperava di mitigare l'invidia che nutriva per il fratello seducendo la cognata. Lui voleva vendicarsi della nobiltà o del gemello e la stava usando come strumento per i suoi bassi scopi. Che essere spregevole era! Forse però Raul ce l'aveva più con i nobili che con il fratello. Le sue preoccupazioni affinché Manolo smettesse di fare acrobazie a cavallo lo dimostrava ampiamente. Forse c'entrava qualcosa la storia delle guardie che vigilavano sulla proprietà. Perché gli Estavez dovevano sorvegliare la tenuta con delle guardie armate? Forse perché erano degli arricchiti e i nobili della zona non apprezzavano che dei semplici plebei fossero diventati così ricchi e potenti. In tal caso si spiegava l'avversione di Mercedes e di don Raul per l'aristocrazia. Ma lei che cosa c'entrava con quella faida? Dopotutto era arrivata in Spagna solo da un mese e non sapeva nulla di quella storia. Per quale motivo una parte della famiglia la colpevolizzava se non aveva nulla a che fare con quelle diatribe tra vicini? Forse perché anche lei era una nobile? Alessandra si sentiva come un uccellino in gabbia. Raul era odioso. Di lui aveva visto il lato cinico, sadico, crudele, autoritario e insolente. La cosa che più la indispettiva non era il comportamento tenuto da El Frío nell'atrio,ma le reazioni del proprio corpo. In cuor suo, Alessandra era sorpresa più dal suo comportamento che da quello di Raul. Dopo tutto lui era un uomo giovane, con i suoi appetiti ed era
perfettamente normale che provasse a sedurre una fanciulla, anche se era discutibile il fatto che la donna in questione fosse quasi sua cognata. Quello che la sconcertava di più era lo slancio con il quale aveva risposto ai baci dello spagnolo. La vicinanza del vigoroso cognato le procurava un forte disagio. L’aspetto massiccio di Raul e il suo comportamento superbo le incuteva soggezione. Il suo orgoglio, inoltre, si trasformava con velocità in atteggiamenti maschilisti che la facevano infuriare. Come avrebbe potuto affrontare i giorni futuri con quell'uomo vicino? L'idea che lui, per fare le veci di Manolo, le stesse accanto le procurava un'angoscia di un'intensità tale da toglierle il fiato. Alessandra inalò un po’ d’aria, chiuse gli occhi e cercò di cacciare quei pensieri. Lei era sempre stata una donna razionale, ma ora si sentiva succube delle sue stesse emozioni. Raul la tormentava con la sua presenza, con le sue avance e con i suoi atteggiamenti fieri. Non aveva mai baciato Manolo. Nei pochi giorni in cui erano rimasti insieme alla villa non avevano mai avuto un momento di privacy, perché lui si doveva preparare per la gara. Manolo, che era il suo legittimo fidanzato, l'aveva baciata sulla mano al suo arrivo e sulla guancia alla gara, invece Raul si era permesso di baciarla sulla bocca, di accarezzarla e di palparle il seno. Lei che nel ripensare a quel contatto si era aspettata languore e struggimento si dovette ricredere. L'ira l'assalì, la sua espressione divenne di ghiaccio, i suoi occhi si fecero taglienti. Doveva stare lontana da Raul e combatterlo con l'odio. L'unica sua salvezza era evitarlo e quando non poteva fare a meno di stargli vicino doveva richiamare a raccolta tutto il disprezzo che nutriva per lui. Solo con l'odio, il disgusto e la collera avrebbe vinto contro El Frío. Alessandra fu lieta di sentire che un'ondata di rabbia prendeva possesso del suo corpo e della sua mente. Come aveva potuto Raul cercare di costringerla a fare l'amore con lui? Era un essere immondo! Però sotto quella collera la fanciulla avvertiva una strana e misteriosa vibrazione interiore che partiva dal centro del suo essere e s’irradiava in tutto il corpo. _ Mio Dio!_ esclamò atterrita.
Doveva liberarsi del cognato prima che lui potesse nuocerle veramente. Doveva stare in guardia e difendersi dai soprusi del gemello di Manolo. Alessandra si sentì sommergere dall'angoscia; giorni difficili l'attendevano. Quelle preoccupazioni la tormentarono tutta la notte e non riuscì a chiudere occhio. Ma una domanda la torturava: perché Raul la baciava se una delle due donne viste alla gara era la sua fidanzata? Forse quest’ipotetica fanciulla nutriva qualcosa per lui, ma non era ricambiata. Forse Raul ignorava le sue attenzioni. Il fatto che la bruna dai tratti moreschi non si fosse più vista lo confermava.
7
10 Giugno
Quando Alessandra entrò nella stanza del fidanzato trovò due cameriere che, cinguettando, aiutavano Manolo a radersi. La fanciulla non s'ingelosì; dopotutto era giusto che Manolo avesse attorno molta gente premurosa. Tante volte aveva visto delle giovani domestiche accanto al letto dello spagnolo, tutte intente a civettare spudoratamente, e il dubbio che lei non provasse gelosia perché in realtà non l'amava l'aveva sfiorata molto spesso. _ Mi amor_ esclamò lui. _ Come ti senti, mio caro? _ Bene, quando ti vedo. _ Oh, andiamo! Sii serio! _ Non mi credi? _ Ma certo _ gli rispose sistemando un mazzo di camelie in un vaso di porcellana. Poi andò ad aprire un po' di più la finestra, facendo ammirare al fidanzato la bellissima giornata. Un pettirosso lanciò il suo richiamo gioioso dal folto degli alberi. L'uccellino poi si librò in cielo e si posò su un ramo il tempo necessario per un altro gorgheggio, prima di spiegare le ali e ripartire verso il tetto della casa. La dama si avvicinò al letto e osservò un'esperta cameriera che seguiva i contorni della mascella con il rasoio, radendo la barba allo spagnolo. La donna
una volta finito si congedò con un inchino. Alessandra osservò ancora il suo promesso. Nonostante Manolo e Raul fossero gemelli adesso riusciva a scorgere anche lei delle notevoli differenze. Manolo sembrava più giovane e i suoi occhi avevano un'aria dolce che le toccava il cuore. Forse era l'orgoglio a indurire i tratti di Raul. L'indole allegra e gioviale di Manolo, invece, inspirava l'amore. Lo spagnolo cercava di rimettersi il più in fretta possibile scontrandosi spesso con i moniti dei medici, i quali gli intimavano prudenza. Alessandra non sapeva se dolersi o rallegrarsi dalla prospettiva di guarigione del fidanzato. Da un lato sperava che Manolo si rimettesse in fretta in modo da sposarlo e liberarsi della corte di Raul, ma dall'altro pregava che la convalescenza del giovane non finisse più. _ Le tue premure mi commuovono, amore. Alessandra arrossì. _ Hai fatto bene a venire a trovarmi. Sentivo la tua mancanza. Che tipo di marito ti aspetti, tesoro? Quella domanda la colse alla sprovvista e balbettò. _ Un marito bravo e serio. _ Una descrizione un po' scarna _ le sorrise incoraggiandola. _ Sarà bravo, buono e dolce. _ Sarai un ottimo marito, ne sono sicura. _ Mio fratello non la pensa sicuramente così _ Manolo strinse le labbra. _ Davvero? _ mormorò lei rammaricandosi di non saper dire qualcosa di più appropriato. _ Perché non ti ha manifestato le sue perplessità riguardo al nostro matrimonio? _ Sì, in effetti ha detto che io sono di ceto troppo elevato per te.
_ E non ha aggiunto altro? _ s'informò. _ No, perché? Avrebbe dovuto? Lui non rispose e le sorrise con calore. _ Tu e tuo fratello andate d'accordo? _ chiese lei sentendosi in diritto di fare altrettante domande. A lei sembrava impossibile che due uomini così diversi di carattere potessero avere qualcosa in comune. _ Sì, nel complesso credo di sì. C'è un legame speciale tra i gemelli identici come noi. Io e Raul non ne parliamo mai, ma è una cosa che si avverte. E' forte, quasi tangibile. _ Ho avuto l'impressione che ci sia anche della rivalità _ chiese con noncuranza, tornando a sistemare i fiori. In realtà fremeva dalla voglia di sapere. _ E' normale che tra fratelli ci sia antagonismo e competizione. Ma Raul mi ha aiutato tante volte, soprattutto quando eravamo bambini e si faceva interrogare dagli insegnati al posto mio. Devo ammetterlo, a scuola era svogliatissimo _ rise con aria sbarazzina, coinvolgendo anche Alessandra. _ Ti piace qui? _ Sì _ rispose lei avvicinandosi Lui le prese la mano e la baciò. _ Voglio che tu sia felice in Spagna. La sua voce si era fatta bassa e sensuale, tanto che Alessandra cominciò a sentirsi a disagio. _ Lo sono _ rispose comprensiva _ e lo sarò ancora di più quando sarai guarito. Poi si chinò e gli baciò la fronte. _ No, voglio un bacio vero dalla mia donna. Alessandra sapeva di non potersi sottrarre a quella richiesta. Manolo era il suo promesso e aveva il diritto di invocare i suoi baci, gli stessi baci che lei, invece,
aveva concesso al cognato. La fanciulla abbassò la testa e sfiorò le labbra di lui, ma il giovane la prese per la nuca e schiacciò la sua bocca contro quella di lei. Le labbra di Manolo erano asciutte, tiepide, per nulla simili a quelle di Raul. Quel pensiero le attraversò la mente mentre il fidanzato cercava di approfondire quel contatto. La forza che esercitava era energica ma non selvaggia. Quel bacio la lasciò fredda e imibile. A quel bacio ci si poteva sottrarre. Quando Manolo si allontanò si perse nei suoi occhi. Occhi verdi e limpidi come i mari d'oriente. Una vastità marina in cui si poteva vedere il fondale bianco e dove i raggi del sole si rispecchiavano creando una miriade di zone di luce e di ombra. _Sì, sarai felice qui con me _ sussurrò guardandola con intensità. Il discreto bussare alla porta da parte del medico interruppe quel piccolo minuto d’intimità.
Il giorno dopo Alessandra si mise all'opera per difendersi da Raul e vendicarsi di tutto ciò che le aveva fatto. Si alzò presto e dopo aver espletato tutte le sue funzioni mattutine chiamò Agnese a colloquio. Dalla finestra penetrava l'intenso profumo dei fiori d’arancio. “Devo fargliela pagare.“ disse a se stessa. I suoi occhi scintillavano di soddisfazione. Si sedette a un tavolino di ebano e avorio e attese l'arrivo della fidatissima interprete. Serrò la mascella, mentre un sorriso maligno le curvava le labbra. Doveva dare una lezione a quel bellimbusto! Raul aveva abusato della sua pazienza e lei doveva sfogare la propria collera, facendogli capire che non era disponibile. Lei era la fidanzata di Manolo ed era una donna seria e coscienziosa; se lui voleva sfogare le sue pulsioni si doveva rivolgere altrove. Appena Agnese entrò nella stanza la fece accomodare e iniziò a illustrarle quanto Raul ostacolasse le nozze con El Fuego, omettendo di raccontarle tutti gli scabrosi particolari della notte prima. Lei cercò di spiegarle, il più brevemente possibile, che cosa voleva sapere. _ Agnese, alla gara equestre mi diceste di conoscere certe cose su don Raul. Vorrei saperne un po' di più. _ Perché, madame? Quel disgraziato vi ha importunato ancora? _ No, ma continua a ribadire che io e Manolo siamo una coppia male assortita. Senza contare che si diverte a deridermi e mettermi in imbarazzo. E' un uomo talmente odioso _ fece quell'ultima affermazione con enfasi, non tanto per convincere la dama di compagnia delle sue idee ma perché lo pensava veramente. Poi Alessandra tranquillizzò l'amica raccontandole che l'uomo l'altra notte si era comportato bene e che dopo averla accompagnata nelle sue stanze l'aveva lasciata sola. Aveva inoltre specificato che non l'aveva chiamata perché si era
spogliata con l'aiuto di Pilar. _ Ma cosa volete sapere di preciso?_ domandò Agnese perplessa. _ Non lo so, qualsiasi cosa che mi possa tornare utile in futuro. Per esempio se ha qualcosa di losco da nascondere, se ha dei segreti. Se troviamo qualcosa di compromettente la possiamo usare a nostro vantaggio. _ Volete ricattarlo? _ esclamò inorridita la dama. _ No, ma devo difendermi dalle sue continue angherie. Se sapessi qualcosa di spiacevole sul suo conto potrei zittirlo. _ Capisco? _ esclamò Agnese. _ Allora, madame, datemi un po' di tempo. _ Perché? Non avete già queste informazioni? Non penserete di reperirle qui dentro chiedendo ai domestici? Questi potrebbero subito andare a riferire delle nostre ricerche ai padroni di casa. _ No, madame, state tranquilla. Da quando abbiamo messo piede in Spagna ho fatto incetta di giornali locali di vario genere e ho trovato molto materiale sugli Estavez. _ Sì, mi hai parlato degli articoli di giornale riguardanti i vari componenti della famiglia, ma non c'era nulla d'interessante a quanto ricordo _ l'interruppe Alessandra. _ No, c'è invece qualche notizia che merita un'attenta valutazione, anche se agli inizi non l'ho considerata interessante perché riguardava direttamente don Raul e non Manolo. _ Pettegolezzi? _ Sì, anche. Datemi un paio di ore. Vado a prendere i ritagli di giornale e li riordino secondo un certo criterio. _ Va bene. Fatemi sapere quando siete pronta. Alessandra non sapeva ancora cosa avrebbe fatto delle notizie che Agnese le stava per fornire, ma anche un uomo come Raul aveva delle debolezze e degli
scheletri nell'armadio e lei voleva sapere tutto. Lei stava per sposare un uomo che conosceva appena e che era reduce da un gravissimo incidente, il cognato la importunava, la suocera la tollerava a malapena. “Dannati Estavez. Non li sopporto proprio più.” disse tra sé.
Alessandra era entusiasta di recarsi con Ines e Gabriel a visitare la mostra. Sperava, infatti, che quella gita l'avrebbe distratta dei suoi pensieri riguardanti Raul che ancora la tormentavano. Lei e Agnese si recarono nella vasta sala da pranzo della villa. Raul, per fortuna, era rimasto a lavorare. Don Pablo e la moglie erano a Siviglia e Ines faceva compagnia alle ospiti per il pasto. La marchesa e Agnese intavolarono una bella conversazione con Ines e il marito. _ Allora, cara cognata, siete pronta a vedere le glorie degli Estavez _ disse Ines con tono solenne, ma con il sorriso negli occhi. _ Certo. _ Vi trovate bene qui, madame?_ osservò Gabriel. Il giovane era bello, con dei tratti un po' troppo europei per un iberico. Aveva, infatti, i capelli biondi e la pelle piuttosto chiara. Inoltre possedeva un carattere affabile e gentile quanto quello della moglie. _ Sì, anche se dona Samos e suo figlio Raul m’incutono un po' di soggezione. Ho sempre paura di dire o fare la cosa sbagliata. Madre e figlio mi spaventano a morte _ trovò il coraggio di dire. _ A ogni modo non abbiate timore né di mia madre né di El Frío _ rispose Ines. La fanciulla era così dolce e buona che era facile aprirsi con lei. _ Raul è di animo gentile e per quanto riguarda sua madre, be'...lei non è cattiva solo un po' autoritaria. Quando dà un consiglio sembra sempre un’imposizione _sghignazzò Gabriel. Durante quella gioviale conversazione Alessandra fu più volte tentata di confessare alla cognata il peso dei suoi pensieri, ma non ci riuscì, anche se in fin dei conti Ines sembrava una brava persona. Ancora non si sentiva di parlare con nessuno delle azioni di Raul nei suoi confronti. Forse, per prima cosa, doveva discuterne proprio con Manolo, anche se doveva attendere che il giovane si rimettesse completamente. Ma come parlare con il fidanzato senza riferirgli anche della sua necessità di vendetta contro il gemello? Lui non avrebbe certamente approvato.
_ Allora, possiamo andare a visitare la mostra dei caballeros _ proseguì Ines alzandosi dalla sedia. _ D'accordo. _ Vedrete, vi piacerà. Queste gare con i cavalli sono delle arti nobili, nulla a che vedere con la crudeltà delle corride. Dovete diventare un'apionata, dona Alessandra? Altrimenti non potreste sposare un uomo come Manolo _ proseguì Gabriel. Lei tentennò, poi ammise di non essere una grande cultrice dell'equitazione in generale. _ Vi supplico, non ditelo a miei futuri suoceri altrimenti mi cacceranno _ aggiunse la marchesa. _ Fingo che mi piacciano i cavalli, ma non è così. Ines rise sottovoce. _ Oh, non temete. Ma non c’è proprio ragione di avere paura di mia suocera e Raul. Quando li avrete conosciuti meglio saprete che sono brave persone. Anch'io agli inizi la pensavo come voi, ma bisogna dare tempo al tempo _ replicò l'uomo. Finito il pranzo, Ines, Gabriel e le due dame si recarono in alcune sale della villa, allestite a mostra permanente dei caballeros. Si diressero verso l'ala est dell'edificio e varcarono una massiccia porta di ferro battuto ad arco. Il salone d'ingresso, tutto in granito, era immenso e abbellito con volte e pilastri di porfido in stile arabo. Al piano terra c'era l'atrio e alcune sale minori. Lungo le pareti erano disposte numerose teche, con gli abiti dei caballeros e i paramenti dei cavalli. _ Prego, signore, entrate _ disse loro Gabriel. Le tre donne osservarono da vicino le vetrine. Molte contenevano medaglie, coppe e altri tipi di oggetti preziosi riguardanti le gare più famose. _ Non vorrei annoiarvi don Alejandra, dal momento che non siete una grande sostenitrice delle discipline equestri _ disse Ines con timore.
_ Ma no, cara cognata, mi piace stare in vostra compagnia. I visitatori arrivarono ad alcune vetrine dedicate ai due eredi Estavez. In alcune c’erano miniature e cimeli. La mostra era interamente dedicata alla storia della famiglia. _ Questa qua sono io a cavallo. Al contrario dei miei fratelli non ho mai partecipato a competizioni _ aggiunse felicemente Ines. _ Siete carina, invece _ fece eco Agnese. _ Sì, mi divertivo un mondo. _ Immagino che Raul e Manolo siano molto uniti. So che i gemelli hanno un legame affettivo molto più forte di quello tra fratelli o sorelle. _ Questo è vero, ma negli ultimi anni ci sono stati dei dissapori tra loro due. _ Se non sono indiscreta posso sapere di che natura erano questi contrasti? _ Oh, di vario genere. Mia madre ha provato a pacificare gli animi ma con scarsi risultati. Io, però, so poco di questa storia perché mi sono sposata e sono andata a vivere a Lisbona. Sono venuta qui per il vostro fidanzamento, cara Alessandra _ fece una pausa. _ Sapete, per mia madre esistono solo i suoi due caballeros. Mercedes non ha mai avuto tempo per starmi dietro e quindi sono stata allevata da mia nonna Paula. Mia madre doveva pensare ai cavalli e alla carriera equestre dei gemelli, quindi mi mandò a Granada. Credo di essere stata una delusione per i miei genitori poiché non ho mai dimostrato il minimo interesse per l'allevamento e le gare, ma anche loro sono stati deludentiper me, giacché non si sono mai interessati alla mia vita e non hanno approvato il mio matrimonio con un portoghese. Mia madre voleva darmi in moglie a un allevatore di tori andaluso, ma io ho voluto sposare un artigiano di Lisbona. _ Non sapevo niente di questa storia _ commentò Alessandra a voce bassa. _ Manolo non mi ha mai riferito nulla, neppure per lettera. _ Oh, ve ne avrebbe parlato presto. Forse aspettava di essere più vicino alle nozze. Ma dovete sapere che Raul e Manolo hanno vissuto pochissimo con me, ma mi sono stati molto vicini durante i litigi con i miei genitori per sposare Gabriel, soprattutto Raul.
_ Raul? _ fece eco Agnese. _ Sì, Raul _ rispose Ines perplessa. Alessandra rifletté sul fatto che Ines aveva sposato un artigiano e quindi un uomo di bassa estrazione proprio come gli Estavez. Era ovvio che Raul avesse approvato quel tipo di matrimonio e che ostacolasse, invece, quello del fratello, il quale aveva scelto un'aristocratica. _ Ah, guardate. Qui ci sono anche i ritratti di Manolo e Raul _ esclamò Gabriel. Pian piano Ines le guidò verso altre vetrine.In due teche c'erano dei ritratti di El Frío y El Fuego con indosso la montura da gara. _ Questi sono i costumi che indossarono i due gemelli alle loro prime competizioni. Quello rosso era di Manolo e quello color ghiaccio era di Raul. Potete essere orgogliosa del vostro futuro marito. E' un giovane che, insieme a tutta la sua famiglia, ha dato slancio e notorietà alla razza dei cavalli andalusi _ spiegò il portoghese. Le vetrine mostravano due bellissimi abiti adatti alle corporature di giovani ventenni, uno rosso con ricami in oro e l'altro bianco con decorazioni in argento. _ Per quale motivo li soprannominarono El Fuego y El Frío? _ Perché sono di quei gemelli identici, indistinguibili. Si potrebbe pensare che l'unica cosa che li differenzia sia il colore degli occhi: Manolo neri e Raul blu. Ma non è così. La vera differenza sta nei caratteri. Manolo è solare, allegro, aperto e ispira fiducia e bontà, mentre Raul è solitario, distaccato e imibile. I nomi di battaglia rispecchiano un po' i loro temperamenti, ma non dovete pensare che se Manolo è chiamato il fuoco egli sia davvero un romantico, o se Raul è noto come il freddo sia un uomo malvagio e spietato. Ad Alessandra, però, pareva davvero così. La ragazza tornò a guardare le miniature dei gemelli che la guardavano dalla vetrina. I visi di Raul e Manolo erano affascinanti. Erano entrambi dei ragazzi, ma già a quell'età, solo dai volti, si poteva percepire le differenze caratteriali. Manolo,
infatti, sorrideva allegro, mentre Raul aveva sempre la stessa piega dura della bocca, la stessa arrogante espressione, lo sguardo freddo e impenetrabile e l’aria di superiorità che lo contraddistingueva. _ Sono molto belli _ osservò con un tono di voce che era quasi un soffio di vento. _ Sì _ fu il commentò della sorella. Agnese seguiva la conversazione in rispettoso silenzio. Poi Alessandra, a poco a poco, ritrovò il controllo di sé. _ Credo di aver notato una certa competizione tra i due fratelli _ osservò la nobildonna. _ Manolo è bravo, ma irrequieto, incostante, vulcanico. L'avete visto no, con le sue idee acrobatiche. _ El Fuego_ intervenne Alessandra. _ Esatto. L'altro invece è taciturno, solitario, chiuso, tanto che i suoi tratti sembrano quasi crudeli. Raul è più freddo, riflessivo, costante. _ El Frío_ concluse Agnese. _Vedete, _ riprese Ines _ Raul e Manolo hanno trentadue anni, ma mentre il primo è un uomo l'altro è ancora un ragazzo. El Fuego è impetuoso, impulsivo, tempestoso, contraddittorio, mentre Raul rappresenta la maturità, la forza, la sicurezza, la stabilità _ la sorella sospirò._ Manolo è fatto di fuego y sangre, mentre Raul è solido e duro come il ghiaccio. Alessandra tacque per alcuni minuti, scossa da quelle rivelazioni. _ Mi state dicendo che Manolo non è un uomo affidabile? _ chiese qualche attimo dopo. _ No, non dico questo, ma Raul e Manolo sono stati educati in modo diverso _ fece una pausa, evidentemente per cercare le parole giuste. _ El Fuego è stato più coccolato e viziato di Raul. La sorella di mia madre, una suora che vive nel
vicino convento delle benedettine, si ammalò di petto e mia madre la ospitò per tre anni qui in villa. I gemelli avevano cinque anni e Manolo era un simpatico monello. Mia zia, Madre Marìa Samos, se ne innamorò e chiese a mia madre se poteva aiutarla con i bambini; così lei prese Manolo. E' colpa sua se il vostro fidanzato è diventato un'adorabile canaglia. Raul, invece, è stato allevato da mia madre e gli è stato istillato l'orgoglio e la fierezza di tutti gli Estavez. _ E' proprio questa sua assoluta mancanza di superbia il lato positivo di Manolo _osservò Alessandra che considerava il carattere allegro e spensierato del fidanzato ben migliore di quello autoritario di Raul. _ Perché tutti in questa casa, tranne voi e Manolo, sono così superbi?_ si azzardò a chiedere Agnese, anche lei visibilmente incuriosita dalle rivelazioni della fanciulla. L'unica che sembrava disposta a parlare in quella famiglia sembrava proprio lei, tralasciando ovviamente Manolo che non era ancora del tutto guarito. Quella era l'occasione di svelare qualche mistero su quella famiglia così fredda e composta. _ Per capire veramente bisogna tornare ai tempi di Napoleone _ si intromise Gabriel. _ Gli Estavez e i Samos erano famiglie contadine, povere, come ce ne sono ancora tante in Spagna. _ Sì, noi siamo quelli che Bonaparte, neanche quaranta anni addietro, chiamava miserabili straccioni _ prese la parola Ines. _ La guerra contro la Francia è finita tanti anni fa, ma noi spagnoli ne portiamo ancora le ferite. Ricordo sempre i discorsi di mia nonna sulle migliaia di persone uccise e mutilate, sulle decine di massacri per rappresaglia. I bambini morivano di stenti, le donne si avvelenavano insieme ai loro figli pur di far trovare la morte anche ai soldati invasori..._ la giovane spagnola aveva gli ricolmi di lacrime e la voce le tremava. _ Dovete pensare che all’inizio della faida tra Francia e Spagna le principali famiglie dell'aristocrazia spagnola si divisero in due fronti: quello favorevole all'egemonia del piccolo corso e quello contrario. I Gonzaez, conti di Siviglia, si schierarono dalla parte dei si e nelle loro terre repressero ogni forma di ribellione contro gli invasori. Gli Estavez e i Samos, uniti dalla povertà e dal desiderio di libertà, organizzarono delle sommosse contro i Gonzaez, padroni di tutte queste terre. _ Di tutte? _ chiese Agnese stupefatta girandosi subito verso una finestra e guardando le terre che si perdevano contro l'orizzonte.
_ Sì _ rispose Ines, facendo un altro profondo respiro, nel tentativo di placare le emozioni. _ Le due famiglie, che ai quei tempi non erano imparentate, organizzarono delle rivolte e cercarono di coinvolgere gli altri contadini a ribellarsi contro i Gonzaez. Mio padre, mio nonno e i miei due zii materni furono acciuffati e torturati. Alcuni di loro morirono sotto i colpi della verga, altri furono decapitati con l'accetta. Mio padre aveva appena sedici anni a quei tempi e fu l'unico lasciato in vita. _ A mãe de Deus, ci sono ricordi penosi in casa Estavez che è meglio non evocare _ sospirò Gabriel. _ Il figlio dei Gonzaez, un libertino dedito all'alcool e alle donne, venne al villaggio poco dopo l'esecuzione pubblica e acciuffò Marìa. Quel giorno i miei genitori e la mia zia suora stavano tornado a casa dopo aver attinto l'acqua al fiume. Il figlio debosciato dei Gonzaez prese Marìa, la issò sul suo cavallo e la portò via. Aveva diciassette anni; non era mai stata bella, ma aveva dei capelli meravigliosi. Chiome nere come la notte e lunghe fino alla vita. La portò in un boschetto e la prese con la forza... Ma iamo oltre. Credo che una donna non riesca mai più a dimenticare una cosa del genere. A ogni modo scattarono subito le ricerche e la ritrovarono due ore dopo legata a un albero, con gli abiti strappati e il volto tumefatto per le percosse. I miei genitori quella stessa notte fecero un patto di vendetta: sarebbero rimasti legati per sempre pur di farla pagare ai Gonzaez. Avrebbero portato via ai conti tutti ciò che possedevano, terre, denaro, prestigio, titoli e anche la vita se necessario. _ Mio padre continuò a organizzare la resistenza contro i si, intensificando il contrabbando con la Gran Bretagna. Mia madre si occupò di sua sorella per molti mesi, insieme a mia nonna. María partorì un bambino nato morto, frutto, come potete ben capire, della violenza, poi si richiuse in convento. Lì si è ritemprata l'anima pregando per i suoi cari e per quel bimbo innocente _ per un attimo Ines rimase zitta; gli occhi offuscati da tristi memorie. _ Sapete meglio di me che la verginità è la dote più preziosa di una sposa e mia zia l'aveva persa in un modo atroce. E’ triste, vero? _ Mia madre aiutò mio padre in tutti i suoi progetti e gli visse praticamente a fianco, tanto che s'innamorarono. Poi si sposarono e nacquero i gemelli. _ Mio Dio, ma è una storia spaventosa _ mormorò Alessandra, frastornata da
tutte quelle notizie. _ Sì _ disse Gabriel tristemente. La sua bocca si piegò in un sorriso amaro nel vedere la faccia scioccata di lei. Agnese annuì incapace di emettere una sola parola. _ I Gonzaez finirono male. Il vecchio morì di malattia, ma il figlio fu ritrovato morto in un vicolo malfamato di Madrid. Non si è mai saputo chi sia stato a ucciderlo; aveva molti debiti e si era inimicato parecchie persone. Non c'erano eredi maschi diretti, perché Juan Gonzaez era figlio unico. Il ramo cadetto rivendicò il titolo e le terre, ma i Borboni, tornati in Spagna dopo la caduta del corso, non concessero loro alcun diritto di successione a causa del tradimento della famiglia Gonzaez e si trattennero i beni dei conti per alcuni anni. I Reali erano rimasti indignati per il comportamento tenuto dai nobili durante l'occupazione se. Finita la guerra con la Francia risultò, infatti, che i conti di Siviglia erano stati degli abili doppiogiochisti, poiché avevano intrattenuto della corrispondenza segreta con il papato, Napoleone e gli stessi Borboni _ riprese Ines. _ Mio padre si era messo nel commercio di cavalli e aveva ottenuto ottimi risultati. Iniziò a interessarsi di cavalli andalusi e inventò delle gare che mettessero in evidenza le doti di questi animali. In capo a pochi anni la vendita e l'allevamento dei cavalli andalusi, grazie proprio alle manifestazioni equestri, triplicò e mio padre divenne ricco. Lui e mia madre, in quegli anni, ebbero me. La corona, che aveva ottenuto molto prestigio da questo tipo di attività equestre, ringraziò don Pablo e gli offrì una ricompensa a sua scelta. Lui chiese il titolo nobiliare dei Gonzaez, come rivincita sulla nobiltà. _ Il Re, però, fece molto di più, perché gli concesse tutto ciò che un tempo era stato dei conti _ si intromise Gabriel. _ Ecco perché Raul e dona Samos sono così astiosi contro nobili _ osservò Agnese._ Ad ogni modo, non trovo giusto colpevolizzare un'intera classe sociale per le colpe di pochi. _ Ma se i Samos e gli Estavez non possono tollerare l'aristocrazia perché le loro famiglie sono state torturate e massacrate da dei nobili, come possono far sposare Manolo con un'aristocratica?_ chiese Alessandra sempre più confusa.
_ Oh, i miei genitori litigano in modo furibondo per questo. So che mia madre ha minacciato di andarsene via se Manolo sposa una nobile. Dopo tutto mio padre sta rompendo un giuramento vecchio di più di trent'anni _ spiegò la spagnola. _ Quale giuramento? _ Quando successero tutti quei fattacci con i Gonzaez, i miei genitori giurarono che nessuno di loro due e neppure i loro discendenti avrebbero mai avuto nulla a che spartire con la nobiltà. Figuratevi il pandemonio che si è scatenato quando mio padre ha preso in considerazione l'idea di far sposare uno dei suoi figli con voi. _ Ma perché don Pablo ha cambiato idea? _ Be' credo che con il are degli anni mio suocero si sia immedesimano nel ruolo di nobile. I titoli, le terre, molto denaro e molto potere fanno girare la testa. Don Pablo, sotto alcuni aspetti, vive ormai come un nobile e forse crede che per i suoi figli sia giusto prendere donne di prestigio _ ipotizzò il portoghese. _ Ma perché non mirare a una nobile ricca e magari spagnola?_ insisté la marchesa. _ No, le nobili spagnole non sposerebbero mai un caballeros. Non dimenticate che gli Estavez sono degli arricchiti che puzzano di stalla. Alessandra rise, poiché il marito di Ines era schietto e perspicace. _ Non possiamo rivelare di più su questa storia, amica mia. Mi dispiace. Non abbiate paura degli Estavez, sono persone forti perché sono state costrette a diventare così _ riprese la parola Ines._ I miei genitori vivono con un immenso fardello fatto di tristi ricordi, di rancori e di sensi di colpa. La loro colpa più grande è di aver coinvolto in quest’odio per i nobili anche i figli. Forse con Manolo e me non ci sono riusciti ma con Raul sì. A ogni modo non abbiate timore di El Frío.Lui è buono e gentile, come solo gli uomini forti sanno essere. Alessandra vacillò, dimenticando per un momento tutti i desideri di vendetta. Anche a lei era parso di percepire un’energica dolcezza negli occhi del cognato. _ Cosa sapete delle guardie e delle ronde notturne _ chiese poi Alessandra di punto in bianco. Quel colloquio con la sorella dei gemelli aveva svelato tante
cose e lei bramava sapere tutto di quella famiglia. Ines sembrò titubante. _ Questo non posso dirvelo, ho promesso ai miei genitori e a Raul di tacere riguardo a questa cosa. _ Adesso vi lasciamo, perché dobbiamo tornare dalla nostra bambina. Ci rivediamo stasera a cena _ così dicendo Gabriel e la moglie salutarono le due straniere con gentilezza e se ne andarono.
8
Era ato soltanto un'ora dal colloquio tra Alessandra e la cognata. La marchesa e la sua fidatissima dama di compagnia sedevano nel bersò, un terrazzo con arcate che si affacciava su un’enorme vasca di pesci. Alessandra sedeva vicino alla ringhiera e guardava il paesaggio; tra pochi minuti sarebbe suonata la camla del pranzo. Sapeva che a quel desco ci sarebbero stati soltanto Agnese, dona Samos, lei e Ines con il marito, perché Manolo era ancora a letto, don Pablo si era recato per affari a Siviglia e Raul non pranzava mai in villa. Il gemello compariva soltanto per la cena. La dimora era lontana dalle scuderie e lui mangiava in una piccola casetta squadrata, vicino alla scuola equestre. L'aveva fatta costruire lui stesso per pranzare e fare la siesta nelle ore più calde. Lei non l'aveva mai vista, ma da Mercedes aveva saputo che c'era tutto il necessario, come un comodo letto, una cucina da campo, un piccolo tavolo con delle sedie e una credenza. L'osservazione di Agnese, seduta lì vicino, la riscosse dai suoi pensieri. _ Che cosa? _ Non credevo che questa gente avesse sofferto tanto. _ Vero, hai ragione. Alessandra era rimasta sorpresa da tutto quello che le aveva raccontato la cognata. Confrontando le proprie sventure con quelle capitate agli Estavez, Alessandra si era sentita fortunata. Le sembrava di essere stata meschina nel perseguire i suoi sogni di vendetta nei confronti di Raul. E adesso quasi si pentiva di aver detto ad Agnese di raccogliere informazioni sullo spagnolo. Ma forse era giusto continuare a conoscere quella famiglia così unita e chiusa. Il suo desiderio di capire le
persone con le quali si stava per imparentare era smisurato. Se doveva vivere con quella gente voleva cominciare a conoscerla bene. _ Secondo voi chi è stato l'assassino di don Juan Gonzaez? _ chiese la dama con un filo di voce. _ Non saprei, non credo che sia stato mio suocero. Sì, gli Estavez sono persone risolute, ma non mi sembrano capaci di uccidere _ disse Alessandra con tono comprensivo. In realtà non le importava nulla di chi aveva ucciso quel lussurioso debosciato di Gonzaez trent'anni prima, ciò che le premeva era sapere perché nessun membro della famiglia poteva parlare delle ronde notturne. _ Anche fossero stati gli Estavez, sotto alcuni punti di vista, sarebbero stati giustificati dopo quanto era stato loro inflitto _ insisté Agnese. _ Perché secondo voi nessuno parla delle guardie armate? _ Questa è una gran bella domanda, madame. Secondo me c'è sotto qualcosa di grosso _ commentò secca la governante, mentre una smorfia di sdegno le fece contrarre il volto. _ Credete sia qualcosa d’illegale? _ Ma certamente, altrimenti perché tutti questi segreti. La dama di compagnia sembrò quasi stizzita dalla poca convinzione che manifestava il volto di Alessandra. _ Non mi piace questa faccenda _ riprese Agnese. Alessandra inspirò pensierosa. La sua mente galoppava veloce tra le ipotesi più disparate. _ Credete che le ronde servano per impedire che qualcuno rubi i cavalli? Forse sono i discendenti dei Gonzaez che si vogliono vendicare per la perdita del patrimonio di famiglia. _ Sì, potrebbe essere così. Le uniche persone che hanno direttamente dei conti in sospeso con gli Estavez sono i Gonzaez _ osservò mesta Agnese.
_ Allora, avete qualche notizia per me _ chiese Alessandra cambiando discorso. La dama di compagnia, seduta su di una comoda poltrona, iniziò a illustrare alla sua padrona le notizie reperite sul conto del fratello di Manolo. Agnese reggeva tra le mani una cartellina di pelle ricolma di documenti. La donna aprì la custodia. _ Credo che sarete contenta; ho trovato delle cose molto interessanti sul nostro comune amico _ le disse la dama di compagnia, ma la sua padrona non le prestò ascolto, troppo presa da quel voluminoso pacchetto di fogli riguardanti Raul. _ Questo materiale riguarda la carriera di El Frío: le gare, i premi e le vittorie. Poi ho trovato qualcosa che riguarda il suo ato. _ Cosa di preciso? _ chiese Alessandra, concentrandosi su quanto le diceva la dama. _ Pare che don Raul non volesse fare l'allevatore di cavalli, ma desiderasse diventare un avvocato o un notaio. Voleva andare in Inghilterra e laurearsi in giurisprudenza, ma i genitori glielo impedirono. Con Manolo non si presentò lo stesso problema, perché al giovane piaceva l'idea di stare con i cavalli. Se don Pablo programmava la vita professionale dei figli, Dona Samos si interessava di quella affettiva _ continuò Agnese._ Come già sapete, a Ines era stato destinato il figlio di un grande torero, proprietario anche di un allevamento di tori, mentre per Raul era stata prescelta la figlia di un noto sarto di Madrid che confezionava abiti per flamenco, e, infine, a Manolo era stata assegnata la figlia di un piccolo armatore di Barcellona. _ Spiegatevi meglio? Perché poi Raul non ha sposato la figlia del sarto e a Manolo sono stata assegnata io? _ Be', da quanto ho capito don Pablo si è opposto. Per i maschi voleva delle mogli più prestigiose. La figlia poteva anche sposare un borghese, ma i maschi no. Ovviamente non era facile trovare spose di alto lignaggio che volessero come consorti di plebei arricchiti e quindi dovette optare per fanciulle le cui finanze non fossero in buono stato. Furono così scelte Désiré Grindel, una baronessa della Normandia, e successivamente voi. Alessandra rifletté a lungo.
Il fatto che per Alicia fosse stato scelto un umile aiuto stalliere della fattoria dimostrava quanto Mercedes desiderasse che i figli sposassero persone provenienti dalla plebe. Don Pablo con quelle due dame aristocratiche aveva rotto il patto con la moglie. _ Raccontatemi. Agnese prese fiato. _ Dona Samos si oppose aspramente, trovando l'appoggio di don Raul. Al giovane non piaceva l'idea di sposare una straniera, nobile e, per giunta, mai vista in faccia. Don Pablo non sentì ragioni e prese accordi con il padre della se. Ah, premetto che tutto questo è successo appena un anno fa. _ Un anno addietro?_ fece eco la marchesa, sbalordita. _ La ragazza giunse in Spagna e i preparativi per le nozze iniziarono a ritmo serrato, ma Raul il giorno del matrimonio non si presentò in chiesa. Ci fu uno scandalo enorme: il padre della ragazza s’infuriò e anche don Pablo dette in escandescenze. Dei pettegolezzi dicono che don Raul sia stato legato a un palo e frustato come uno schiavo per l'affronto che aveva recato alla sua famiglia e a quella della fidanzata. Agnese si fermò per sorseggiare il tè, ma la fanciulla la incitò a proseguire. _ Mercedes stette sempre dalla parte del figlio, in memoria del famoso patto contro la nobiltà. Il padre allora concentrò tutti i suoi sforzi su Manolo, di indole decisamente più docile di Raul. Anche questa volta El Frío e la madre contestarono la scelta paterna. Alessandra la fissava senza parole, inorridita da quella storia crudele. Se lei aveva avuto dei genitori indifferenti e freddi, i due fratelli spagnoli avevano convissuto con la crudeltà. _ Sembra che in questa storia tra voi e Manolo don Raul si sia opposto con forza maggiore della madre. Ho trovato un articolo. Aspettate un secondo che lo cerco ..._ così dicendo la dama di compagnia prese a scartabellare tra i ritagli di giornale. _ Ecco qua! Raul dice testuali parole: “Secondo me Manolo non si può sposare
perché deve far fronte ad altre incombenze. Ha degli obblighi ai quali non si può sottrarre e che nessun altro può assumersi tranne lui.” Alessandra rabbrividì. _ Che vuole dire questo discorso? A cosa deve fare fronte Manolo? _ Non ne ho la più pallida idea, madame. Non ho trovato nulla che spieghi a cosa si riferisse El Frío. _ Però credo di aver capito perché don Raul non si è mai sposato e per quale motivo rifiutò la donna impostagli dal padre. Agnese tacque, assorta. _ Per quale motivo? _ chiese Alessandra incalzante. _ Perché pare che abbia due figli. Avuti da due donne diverse. Non ha mai sposato nessuna delle due. Alessandra restò sconcertata. Una sensazione di gelo avvolse la fanciulla. Quella notizia l’aveva talmente sconvolta da lasciarla senza parole. Le ci vollero alcuni minuti per riprendersi. _ Adesso avete qualche arma contro quell'uomo, e sapete anche che lui non sposa le fanciulle che irretisce _ le disse Agnese con un sorriso maligno, ma per la nobildonna fu come se la dama l'avesse appena schiaffeggiata. _ Sì, amica mia _ rispose mesta. Quelle rivelazioni le avevano fatto capire che razza di uomo fosse don Raul. Adesso non aveva più alcun motivo per essere affascinata da lui. Quell'uomo era soltanto da disprezzare e odiare. _ Capite adesso chi erano le due donne alla gara? _ le disse Agnese, rimettendo a posto gli articoli di giornale. _ Quelle due donne devono essere le madri dei fanciulli. Alessandra si torse le mani, a disagio. In effetti, Raul le aveva specificato che
una delle due donne, quella mora, non era una moglie e alla sua domanda se fosse stata una fidanzata lui non aveva risposto. Era più che un'amante era la madre di uno dei suoi figli. Raul aveva fatto l’amore con la fanciulla dell'infermeria e con la donna dai capelli ricci, ma non aveva sposato nessuna delle due. Era dunque il tipo di uomo avvezzo a sedurre e poi abbandonare. _ Cos'altro dicono i giornali su questa storia? _ Poco. Anzi a dire il vero non si capisce molto. Non si sa di preciso quanti siano questi figli e se siano veramente figli di due donne diverse. A dire il vero non si capisce bene neppure se Raul sia il padre di entrambi. _ Cosa vuoi dire? _ Be' parliamo di pettegolezzi non di notizie certe. Le storie sulle nozze concordate sono vere e dettagliate, ma queste sono informazioni frammentarie, confuse e contraddittorie. _ Ma le due donne alla gara non erano delle apparizioni, ma realtà. L'abbiamo viste entrambe. _ Sì, per questo vi dico di non fidarvi di nessuno in questa famiglia. L'unica seria mi sembra Ines, ma anche lei non parla. _ Perché i genitori non hanno insistito affinché Raul sposasse almeno una delle fanciulle che aveva messo nei guai e per quale motivo Ines non ha menzionato questa storia? _ chiese poi l'interprete addentando la terza tartina. Agnese mangiava come un bue, ma non ingrassava neppure di un etto. Alessandra giocherellava con quello che aveva nel piattino. _ Perché don Pablo voleva sistemare i figli con delle donne altolocate? Le due fanciulle spagnole sono delle plebee. Sicuramente queste ragazze piacevano a Mercedes ma non al marito. Così si spiegherebbe perché don Raul non si presentò in chiesa il giorno delle nozze _ dichiarò Agnese dopo avere divorato anche una fetta di torta. _ Va bene così, Agnese. Grazie per quanto hai fatto _ sussurrò infine Alessandra. Raul era padre e aveva ben due figli! No, non poteva trattarsi di un errore. La donna riccia e la bruna dell'infermeria erano le madri dei due figli di Raul.
Le parve di vedere davanti agli occhi i volti scuri dei due ragazzini, con i capelli neri, gli occhi blu e i tratti ancora morbidi dell'infanzia. _ Vi sentite bene? Agnese aveva alzato la testa dalla propria tazza di tè imbattendosi nel volto di ghiaccio della marchesa. _ Sto bene, non temete _ si schermì Alessandra, riprendendo a bere la sua bevanda come se nulla fosse. Lentamente il suo viso riprese un po' colore. La nobildonna sussurrò incerta: _ Non immaginavo che avesse dei figli, ecco tutto. So che è un uomo arrogante, ma non pensavo che fosse anche un irresponsabile. Agnese alzò le spalle. _ Ah, gli uomini sono tutti dei gran maiali! E poi è un uomo famoso e le donne gli si getteranno letteralmente tra le braccia _ disse un po’ disgustata. _ Senza dubbio avrà altri figli sparsi per la città. Probabilmente si è divertito con ragazze ingenue e questo è il risultato. Forse si crede un gran macho y un bueno amante. Alessandra confermò con la testa, poi si lasciò cadere pesantemente contro lo schienale. _ Se le due donne della gara sono le madri di questi bambini, quell'uomo, oltre a essere un villano, non ha neanche un briciolo di decoro. _ Senza contare che ha anche dei cattivi gusti, madame. A quanto ricordo la donna dell'infermeria era rozza e volgare. _ Non era brutta, tutt'altro _ rispose tristemente la marchesa. Rammentava ancora bene quei lunghi capelli color dell'ebano e gli occhi da gatta.In quell'attimo vide la donna dell'infermeria quasi come un'antagonista,ma subito si riscosse da quell'assurda idea. _ Quanti anni hanno questi due bambini?_ chiese poi. _Uno otto e l'altro tre o quattro. Mi chiedo come faccia a stare con due donne
contemporaneamente. Certi uomini non hanno un briciolo di decenza _ ribatté la dama con irritazione. Alessandra immaginò i due amanti insieme sotto le lenzuola. Vide Raul che sussurrava fiumi di complimenti alle orecchie della spagnola e subito la rabbia cancellò la sua tristezza. _ Come si chiamano i bambini?_ chiese visibilmente seccata. _ Manuel è il maggiore e Carlos il più piccolo. _ E le madri. _ Non so i loro nomi, madame. Non li ho trovati su alcun giornale. Perché v’interessa sapere chi sono? _ chiese Agnese, pensierosa. _ Mi sarebbe tornato utile per il giorno in cui manderò don Raul al diavolo. E' un uomo senza cuore e senza morale. Alessandra si alzò. Le crudeli rivelazioni di Agnese le avevano rovinato il resto della giornata. Adesso, però, aveva il modo di sistemare Raul una volta per tutte, senza attendere la guarigione di Manolo.
Con il cuore in pena Alessandra si ritirò nella sua camera per cambiarsi d'abito. Cercò invano di togliersi dalla mente tutti i discorsi di Agnese. Le immagini di Raul a letto con le sue amanti la seguivano costantemente. Lo rivide nel gran letto a baldacchino, con le lenzuola tirate fino alla vita, tutto intento a riprendersi dalle fatiche dell'amore. Accanto giaceva supina una donna dai lunghi capelli scarmigliati. In quel momento immaginò le possenti mani dell'uomo che carezzavano la pelle della bella spagnola, le sue labbra che baciavano quelle generose di lei, e per un attimo la frustrazione la travolse. Avvertì un lancinante dolore al cuore. Sospirando sconsolata, si soffermò a osservare il vestito preparatole dalla cameriera. Il suo animo era pervaso da una grande tristezza. La fanciulla uscì sul balcone e, poggiando le mani sulla balaustra, si protese in avanti per respirare a pieni polmoni la fresca aria del tramonto. Dentro vibrava di sdegno e rabbia, d'impotenza e delusione. Quell'uomo continuava a prendersi gioco di lei! La calpestava, la derideva a suo piacimento, ponendola sempre in imbarazzo. Non era altro che un libertino, pronto ad agguantare qualsiasi occasione. Con il viso rosso come una mela matura, rientrò nella stanza. Aveva le unghie conficcate nei palmi delle mani, ma non avvertiva neppure il dolore, tanta era la rabbia. _ Come può corteggiarmi sapendo che sono fidanzata con il fratello!_ sibilò tra sé. Evidentemente per lui avere dei figli illegittimi era una cosa normale. _ Mascalzone! E pensare che ero stata sul punto di credere alle parole di sua sorella. _Ah! Quanto sono stata sciocca! _ continuava a inveire, vestendosi in fretta. La rabbia le fece girare la testa, e sentì la necessità di sedersi. Stava annegando sempre più nella collera, mentre un impellente desiderio di vendetta si faceva spazio nel suo cuore.
Gettò la testa all'indietro e si appoggiò contro la spalliera della poltrona, cercando di riacquistare un po’ di controllo. Un misto di gelosia e invidia le turbava la mente. Ma lei non poteva e non doveva essere gelosa di Raul e delle sue donne! Lei era la fidanzata di Manolo! Quella riflessione sul mutamento dei propri sentimenti la terrorizzava; quello che la spaventava erano i piccoli e inspiegabili cenni di cambiamento del suo comportamento nei confronti del cognato. L'ingresso di Pilar riuscì ad attenuare la sua agitazione, riportandola in fretta alla realtà. Fra lei e il cognato non c'era nulla d’importante. Lui aveva provato a corteggiarla, ma per fortuna non era successo niente. Adesso che sapeva la verità doveva tenerlo a distanza. Adesso aveva dei buonissimi motivi per non farlo avvicinare. Non pretendeva certo che il cognato fe la vita del frate, ma che almeno, per decenza, non corteggiasse proprio lei! Non doveva farsi coinvolgere ulteriormente. Il loro doveva rimanere un puro e semplice rapporto di parentela. “Devo evitarlo e rimanere fredda e distaccata di fronte a ogni suo tentativo di sedurmi o umiliarmi.” affermò risoluta, ormai decisa a dargli battaglia.
Era sera e Alessandra stava per andare a letto. Il ronzio di una falena vicino alla candela attrasse l'attenzione della marchesa. La ragazza sollevò gli occhi dall'ultima lettera recapitatale dall'Italia e osservò l'insetto intento a svolazzare attorno alla fiamma. Alessandra con studiata lentezza tornò a leggere la sua posta. Posò la testa contro la poltrona e sospirò, in preda a un indicibile stato d’ansia. Non sentiva nostalgia dei genitori, ma della sua casa e della sua città sì. La fanciulla chiuse gli occhi e rimase ferma, mentre la sua mente setacciava gli avvenimenti dell’infanzia. Ripensò all’unione dei suoi genitori naufragata nell'indifferenza più totale. La malinconia la travolse, gli occhi le si velarono di lacrime e a stento riuscì a non abbandonarsi al pianto. Lei si era sempre sentita ignorata da suo padre e da sua madre e adesso lo era anche dai suoceri. Aveva sempre dubitato dell'affetto dei genitori, ma neppure nella famiglia di Manolo l'amore scorreva a fiumi. Dona Samos e don Pablo erano persone autoritarie e incapaci di manifestare l'affetto, sicuramente volevano bene a Manolo e a Raul ma non si abbandonavano mai ad alcun tipo di effusioni. I suoi genitori, invece, erano totalmente indifferenti verso la loro unica figlia. Non l'amavano, anzi per loro quella fanciulla che, fino a qualche mese addietro, si aggirava per casa non esisteva neppure. Il suo promesso sposo, agli inizi, le era sempre apparso come una sorta d’astrazione, un semplice nome su un pezzo di carta, ma adesso era diverso. Perché ogni volta che pensava a Manolo la sua mente evocava il gemello? Perché i suoi pensieri tornavano sempre al giovane Estavez dagli occhi blu anziché neri? Cercò di analizzare freddamente l’intera situazione. Cosa c'era in quell'uomo che la turbava così profondamente? La sua vicinanza la confondeva, la disorientava. Manolo non le aveva mai fatto quest’effetto e la cosa era preoccupante. _ Sciocca oca! _ si rimproverò cercando di scacciare dalla mente ogni pensiero riguardante Raul. _ Quell'uomo ha dei figli da due donne diverse che non ha mai sposato.
El Frío era un nemico, questo non doveva mai dimenticarlo! Lui era un arricchito, lei una nobile modenese; lui era un individuo freddo e spietato, lei aveva già vissuto tutta l'infanzia con persone distaccate e glaciali; lui era un uomo prepotente e arrogante, lei una donna libera e indipendente; lui era un seduttore, lei una fanciulla onesta. Decise di ricacciare l’immagine di quell’odioso individuo e tornò a guardare per un’ultima volta la lettera della madre. La marchesa chiedeva notizie, attraverso frasi formali, sulla salute di Manolo e si auspicava che il giovane spagnolo potesse guarire presto per celebrare così le nozze stabilite. In quella missava non c'erano parole d'affetto né per lei né per il caballeros, l'unica cosa che sembrava interessare la vecchia marchesa era il matrimonio e i benefici che i Gentileschi avrebbero ottenuto attraverso quest'unione. Ma chi era quella donna? Un'estranea, giacché non le chiedeva neppure se stava bene o male, se la Spagna le piaceva oppure no se il fidanzato la ricopriva di attenzioni o la ignorava. Osservò ancora quella lettera e soffocò un singhiozzo. Sentì un enorme senso d'angoscia pesarle sul cuore. Un giorno avrebbe conosciuto un po' di amore? Qualcuno nell'arco della sua intera vita l'avrebbe mai amata? Sentì un disperato e immenso bisogno di amore e calore. Scossa, cercò di dominare il desiderio di piangere. Se i suoi genitori non la consideravano almeno Manolo l'avrebbe amata? In un lampo le tornò in testa la storia delle guardie armate e il desiderio di conoscere la verità la portò repentinamente a una decisione drastica. Doveva raccogliere informazioni su questa storia. Alessandra prese una decisione. Era una domanda che voleva porre alla servitù già da qualche giorno, ma le preoccupazioni causatele da Raul non glielo aveva permesso. In spagnolo chiese a Pilar: _ Come mai c'è questa strana abitudine nelle Hacienda di avere delle guardie? _ No, madame,_ rispose rispettosa la ragazza _ non ci sono in tutte le fattorie,
ma qui rubano i cavalli. Nelle notti serene qualcuno viene a sottrarre i puledri. _ Perché? _ Non si capisce. Qualcuno ruba solo i puledri, come se volesse far esaurire l'allevamento degli Estavez. Senza nuovi cavalli e quelli adulti che invecchiano l'attività andrebbe a morire, per questo sono state istituite ronde armate. _ Ma non ha senso, chi può volere mandare in malora l'allevamento? _ chiese Alessandra aggrottando le sopracciglia. _ Non si sa, senorita. Finora non sono mai stati presi. Non si sa neanche se sono più persone e un solo individuo. Si ritiene che sia un gruppo, però. _ Continuo a non capire. Perché queste persone fanno una cosa del genere? Vogliono crearsi un nuovo allevamento senza spese? Gli Estavez hanno qualche indizio? Nello specchio Alessandra incontrò lo sguardo sgomento della fanciulla. Quello occhi sbarrati esprimevano solo agitazione. _ Sì, i padroni hanno qualche idea, ma non posso parlarvene. Nessuno può parlarne. Don Pablo non vuole che voi veniate coinvolta in questa storia. _ Perché? Dal momento che vivrò qui è giusto che io sappia _ sussurrò la ragazza. Pilar sembrava in ansia. Alessandra si alzò e la guardò comprensiva. _ Il padrone non vuole che voi sappiate di questa storia. La nobildonna rimase perplessa. Perché ora ci si metteva anche suo suocero a complicarle la vita? E lei che aveva sempre pensato di avere almeno un alleato in quella casa. _ Non temere, non farò il tuo nome. Raccontami come stanno le cose veramente _ le domandò con tono deciso, ma incoraggiante.
_ Non posso, senorita. Don Pablo si è raccomandato che voi restiate all'oscuro riguardo ai furti _ la interruppe maleducatamente la ragazza sempre più scossa._ Mi metterei nei guai se vi raccontassi tutto _ proseguì, tremando al solo pensiero di quali ripercussioni avrebbe potuto avere quella storia su di lei. _ Ma cosa crede? Che io sia coinvolta? _ si disse volgendo lo sguardo verso Agnese che aveva un'espressione confusa quanto la sua. _ No, senorita, non vi preoccupate. Ora, se non vi occorre altro, mi permetto di ritirarmi. Alessandra controllò l'ora nell'orologio a pendolo della sua stanza: erano le sette e mezza. Era palese che la ragazza non poteva parlare di quel mistero,perché temeva di incappare in punizioni o addirittura nel licenziamento. Ma lei doveva capirci qualcosa in tutta quella faccenda. Forse don Pablo la riteneva coinvolta nel furto dei cavalli. Davvero gli Estavez oltre a snobbarla per essere una nobile la consideravano una nemica? Lei era in Spagna da neppure un mese come avrebbe potuto organizzare quelle razzie così accurate se a malapena parlava la lingua? Quella famiglia stava veramente cominciando a darle sui nervi. Doveva fare qualcosa! Doveva sapere la verità! E se Pilar non poteva dirle altro avrebbe rivolto le sue domande al suocero in persona.
9
La marchesa dopo quanto aveva appreso non se la sentiva di andare a cavallo con Raul, ma non poteva evitare quest'impegno o gli Estavez si sarebbero offesi. Dopotutto l'aveva promesso a don Pablo. Alessandra si guardò un'ultima volta allo specchio: indossava una lunga gonna rossa da amazzone con una giacchetta del medesimo colore, un paio di guanti bianchi, un cappello nero e un frustino di cuoio. Era perfetta per la eggiata a cavallo, anche se l'idea di restare sola con Raul la inquietava. Pochi minuti dopo uscì dalla casa in compagnia di Alicia e di Pilar. La giovane cognata quella mattina era davvero carina, con il suo abito chiaro, le mani curate e i capelli lucidissimi raccolti in una crocchia sulla nuca. Alicia aveva insistito per accompagnarla fino alle scuderie, nonostante Agnese avesse incaricato di quel compito Pilar. Le tre donne camminarono assieme lungo una strada sterrata che partiva dai giardini della villa e scendeva dolcemente lungo il crinale della collina. Accanto c'era una folta fratta di acacie e dall'altro lato spiccava una piccola vallata, dove un torrente scorreva placido sotto il sole mattutino. Oltre il fiume s'intravedevano i capannoni delle stalle e ancora più in là, tutte ben allineate, le casette dei dipendenti. Costeggiarono il villaggio. Alessandra ammirò i fiori di mille colori che riempivano i vasi di coccio appesi ai davanzali. Da alcune finestre si affacciarono delle donne che salutarono calorosamente la straniera; la notizia dell'arrivo della fidanzata di Manolo era divampata per l'intera tenuta. Alessandra continuò a camminare, il vestito rosso da equitazione le ondeggiava sulle gambe. Rispose ai saluti delle spagnole in modo gentile, finché non fu di
fronte alle scuderie.Davanti alle stalle c'era un grande piazzale di ghiaia e un enorme abbeveratoio. Fermo ad attenderle c'era un uomo alto e nerboruto. Aveva i capelli brizzolati e indossava abiti da lavoro. L'uomo portava una camicia polverosa, dei pantaloni scoloriti e rammendati in più punti e degli stivali infangati, ma aveva una faccia che ispirava simpatia. _ Senorita, questo è mio padre, Fernando Mendoza _ disse Pilar. _ Vi farà compagnia fino a quando non arriverà don Raul. L'uomo si scusò più volte con la dama per il suo abbigliamento. Alessandra fu aggredita dall'odore pungente dei cavalli. Salutò con cortesia il capo delle scuderie Estavez e lodò, in uno spagnolo perfetto, la giovane figlia. L'uomo parve entusiasta della cortesia e dei sinceri apprezzamenti che la marchesa aveva rivolto alla sua Pilar. La fanciulla sembrava ancora più imbarazzata del padre. La conversazione proseguì fin quando alcuni sottoposti non richiamarono l'attenzione del loro capo. Fernando fu così costretto a tornare nelle stalle, lasciando le tre donne ad attendere don Raul. Il giovane caballeros uscì dalle stalle in sella a uno splendido stallone nero e Alessandra si sentì chiudere il cuore in una morsa per quella visione. Poco dopo i suoi occhi si posarono su un giovane che era con lui. Il ragazzo, in sella a un baio, non doveva avere più di vent'anni. I suoi vestiti erano ordinati anche se polverosi. Aveva scintillanti occhi neri dove brillavano mille pagliuzze dorate e i capelli corvini erano raccolti in un codino. Alessandra istintivamente guardò la piccola Alicia. La ragazza stava osservando con espressione radiosa la scena. Il suo viso era colorato di rosa e gli occhi le ridevano. “E così questo è il giovanotto di cui è innamorata Alicia.” pensò Alessandra. “Però, sono davvero una bella coppia.”
_ E' il tuo uomo? _ le sussurrò. La donna si piegò in avanti e parlò a voce bassissima, per non farsi sentire da Pilar, poco distante da loro. La nobildonna approfittò del fatto che la cameriera, l'unica che poteva capire l'italiano, stava parlando con un inserviente. _ Sì _ sussurrò la ragazza con una voce appena udibile. Ma non ci fu tempo di fare domande perché la voce imperiosa di Raul le riscosse. Alessandra fissò il cognato da lontano, mentre Alicia teneva il capo basso per non far scorgere a nessuno le sue emozioni. Anche il giovanotto non degnava la spagnola di uno sguardo; i due dovevano fingere di conoscersi appena. Raul con il cavallo tenuto per le briglie si avvicinò alle tre donne, camminando con una eleganza che sembrava quasi arroganza, tanta era la padronanza di sé. Alessandra vacillò alla vista del giovane spagnolo. “Questi stati d'animo ingiustificati stanno iniziando a irritarmi!”, si disse infastidita, stringendo in mano il frustino. L'uomo indossava una camicia appena sbottonata sul collo, con le maniche rimboccate, e un grande cappello di paglia che gli pendeva sulle spalle per proteggerlo dal sole intenso delle prossime ore. I pantaloni marroni, aderenti alle gambe muscolose, accentuavano la sua evidente mascolinità. Alessandra sentì di odiarlo profondamente. _ Madame Gentileschi, finalmente quale onore. C’era una caustica ironia nella sua espressione. _ Io mantengo sempre le promesse fatte _ ribatté lei con freddezza. Per fortuna quel buzzurro le dava del voi quando c'era gente attorno. _ Sorellina, che ci fai qui? _ aggiunse lui, rivolto ad Alicia. _ Ho accompagnato Alejandra. _ Poteva pensarci Pilar.
_ Avevo voglia di fare una eggiata _ replicò la ragazza. _ Dobbiamo sbrigarci perché dopo vorrei parlare con vostra sorella _ intervenne la nobildonna. Alessandra, infatti, si era ripromessa di parlare con Ines di Alicia e Ramon. _ Perché? Cosa c'è, qualche guaio? _No, niente. Raul aggrottò la fronte e la guardò con sospetto, notando l'evasività della nobildonna. Per un attimo temette che Alessandra avesse intuito qualcosa riguardo ai segreti di Manolo. _ L'argomento che tratterò con Ines non ha nulla a che vedere con voi, per fortuna _ disse alzando il mento con fare sdegnoso. _ Avete già visto mia sorella alla mostra Estavez, perché quest'altro incontro?_ replicò serio. _ La cosa non vi riguarda, e poi Ines è una delle poche persone simpatiche in questa famiglia _ ribatté lei con una certa indifferenza. Per un attimo, di fronte a quei modi misteriosi, il volto di Raul rimase confuso, poi si fece scuro. _ Cosa avete da nascondere? _ Vogliamo andare o volete farmi stare in piedi, sotto il sole per il resto della mattinata? _ Vado a prepararvi il cavallo _ aggiunse lui girando sui tacchi e dirigendosi verso le scuderie. Alessandra era furente per i modi insolenti dell'uomo. Le toccava seguire El Frío a cavallo e sopportare tutte le sue basse insinuazioni. Ovviamente avrebbe dovuto subire la compagnia di Raul per mantenere la promessa fatta a don Pablo. Lontano dagli occhi curiosi di tutte quelle persone avrebbe avuto l’opportunità di chiarire tutto ciò che non le tornava di quella famiglia, avrebbe preteso spiegazioni riguardo ai furti di bestiame e gli avrebbe sbattuto in faccia tutta la
repulsione che nutriva per lui. Doveva però vigilare su Raul ed evitare che si ripetesse quanto successo due sere prima.Nel corso di quella notte insonne aveva dato la colpa di quanto era successo all'affaticamento per la malattia di Manolo, all’ora tarda, all'ansia di doversi trovare in una famiglia ostile, al modo sconvolgente con cui lui l’aveva baciata. Era arrivata addirittura a pensare che fosse attratta da Raul soltanto perché lui era la copia di Manolo. Ma adesso era tutto diverso, perché grazie alla storia dei cavalli rubati e all'amore negato ad Alicia aveva ritrovato il coraggio per reagire. Doveva però stare attenta, poiché Raul era un uomo sensuale e provocante. Un uomo che possedeva un notevole fascino sulle donne e per questo motivo molto pericoloso. Si era ripromessa di resistere alle sue avance. Non ci sarebbe più stata nessuna debolezza da parte sua. Lei era fidanzata con Manolo e fra qualche mese l'avrebbe sposato. Alessandra si avvicinò per salutare Pilar e Alicia. Quest'ultima era poco distante dal suo innamorato. I due evitavano di guardarsi, ma ogni tanto, non visti da nessuno, si lanciavano rapide ma intense occhiate. Appena la marchesa fu vicina alla giovane il ragazzo si voltò, ignaro del fatto che Alessandra sapeva tutto. Il giovane era alto e ben fatto. Gli occhi scuri nel viso magro brillavano di orgoglio. Alicia era rimasta appoggiata a un muretto di mattoni e faceva finta di guardare il lavoro degli stallieri. Ora lo spiazzo di fronte alle stalle era deserto, poiché l'innamorato di Alicia era andato a svolgere qualche altro lavoro e Fernando con i suoi uomini si era messo a strigliare alcuni cavalli. Non c’erano nuvole in cielo e il sole iniziava a picchiare. Le notti erano fresche, ma nel pomeriggio la temperatura saliva alle stelle. In quello stesso momento la sua attenzione fu attirata da Raul che usciva dalle stalle con una bella giumenta di color bianco dall’aria mansueta. L'uomo, con la bestia già sellata, le si avvicinò. _ Carina la vostra mise da equitazione _ le disse, piegando la testa da un lato e ammiccando un sorrisetto. Un sorriso sornione che palesava il suo interesse per
la giovane cognata. _ Le signore nei paesi progrediti cavalcano con questi abiti. Alessandra lo fissò con freddezza, nascondendo l’odio e il disprezzo che nutriva per lui. Se lui si divertiva tanto a prenderla in giro per le sue origini, be' sarebbe stato ripagato con la stessa moneta. Lei, adesso, avrebbe veramente iniziato a fare la snob. L'uomo aggrottò le sopracciglia e poi bofonchiò qualcosa che Alessandra non si dette neppure il disturbo di ascoltare. _ Bene, partiamo? _ osservò lui che ancora si chiedeva perché Alessandra volesse parlare con Ines. Che sapesse qualcosa del ato di Manolo? No, impossibile e da chi poteva averlo saputo. In casa era vietato parlare dei trascorsi di suo fratello. Forse voleva lamentarsi con la sorella del comportamento che lui aveva tenuto due notte addietro? Raul, con fare pigro, abbassò gli occhi sulla figura ben fasciata dall'abito da amazzone della marchesa. Quell’occhiata era come un tocco leggero che la fece fremere, rammentandole quanto fosse fragile il suo autocontrollo. _ Andiamo..._ balbettò lei, cercando di placare i battiti impazziti del suo cuore. Raul aiutò la ragazza a salire in sella. Alessandra poggiò una mano sull'avambraccio di lui per sostenersi. Avvertì subito i forti muscoli che s’irrigidivano per lo sforzo e il suo cuore si fermò, mostrandole quale ascendente quell'uomo aveva su di lei. Nell’attimo in cui lui, per issarla in sella, la sostenne per la vita lei sentì un brivido percorrerle tutto il corpo. La sensazione fu talmente forte che lei si chiese se davvero avrebbe ato qualche ora da sola con quell'uomo. _ Da quando hai tutta quest'urgenza di restare sola con me? _ le mormorò lui all’orecchio con voce suadente, mentre la issava sul cavallo. Poi Raul le controllò la lunghezza delle staffe e la saldezza della sella.
Alessandra non gli rispose e lo guardò dall'alto della sua posizione. Raul le lanciò un sorrisetto sardonico e poi montò a cavallo. Pilar e Alicia ripresero la via di casa.
I due giovani si allontanarono attraverso i campi cavalcando in silenzio. Fin dai primi metri Alessandra si accorse dello stile superbo con cui Raul montava a cavallo e ne rimase colpita. L'uomo sembrava perfettamente a suo agio in sella, come se fosse un tutt'uno con lo stallone. Senza fretta scesero verso un'immensa distesa dov'era il frutteto della zona a sud della tenuta. Qui gli alberi erano ricolmi di pesanti ciocche di fiori bianchi che piegavano i rami. Poco lontano si apriva un'ampia distesa coltivata a zafferano. Un meraviglioso pavimento di soffici e profumatissimi fiori viola. Cavalcarono lungo alcuni filari di piante di limone che inebriavano l'aria andalusa di un profumo asprigno. Poco alla volta i limoni furono sostituiti dagli olivi dove i frutti ancora piccoli e acerbi contrastavano con i colori sgargianti della natura attorno. Raul condusse Alessandra verso le terre coltivate a frutteto, ma non sembrava in vena di far conversazione. Pareva, invece, voler prolungare quell'attimo d’intimità tra loro. _ Ho parlato con vostra sorella delle guardie armate, ma anche lei non mi ha voluto spiegare granché. Come mai tanta omertà riguardo a quest’argomento? El Frío non le rispose e si limitò a scuotere la testa con disapprovazione. Si vedeva che era sulla difensiva. Il suo viso era serio. L'espressione non faceva presagire niente di buono, si capiva dalla luce degli occhi e dalla dura linea della sua mascella. C’era biasimo in ogni angolo del suo volto bronzeo. _ Sai che la cosa non ti riguarda. E' solo per questo che vuoi tornare a parlare con Ines? _ domandò convinto che Alessandra volesse spettegolare del suo comportamento con la sorella. Sapeva già che questa, messa al corrente di quanto era successo tra lui e la marchesa, l'avrebbe redarguito. _ Sì. Voglio qualche spiegazione. _ incalzò lei._ Allora? Lui le lanciò un'occhiata sospettosa.
_ Perché vuoi saperlo? _ Perché se devo vivere in questa fattoria è giusto che sappia la verità. Vi rubano i cavalli?_ lei aveva già saputo molti particolari da Pilar. _ Esatto, i puledri. _ Perché? Per creare un altro allevamento? Raul si sentiva sempre più sui carboni ardenti. _ No, credo che ci sia ben altro dietro, ma non so cosa. _ La vostra famiglia crede che la mia venuta in Spagna e i furti siano collegati? Lei si sentì defluire il sangue dal volto per quella domanda che avrebbe potuto rivelarsi pericolosa, ma che era indispensabile fare. _ No. Perché sei il mandante? _ ironizzò lui, ma il suo volto non rideva. _ Non prendetevi gioco di me, dico sul serio. Non mi piace essere presa in giro. Perché i vostri genitori non hanno parlato subito dei furti. Sembra quasi che io non debba essere messa al corrente di questa faccenda. _ Anche a me non piace essere ingannato, soprattutto dalle donne _ replicò lui con sarcasmo. _ Cosa state insinuando?_ fece sorpresa. _ Che tu non ami mio fratello. Ti piaccio io, ma inganni te stessa, me e Manolo. _ Io amo Manolo _ gli disse. _ Di voi ho apprezzato il fascino, che è lo stesso di Manolo, poiché siete gemelli. Quando guardo voi io vedo lui. _ Bugiarda _ replicò lui. _ Comunque non avete risposto alla mia domanda. Chi credete ci possa essere dietro questi furti se non un altro allevatore? Lui le rispose con un gesto d’impazienza._ Non lo so. Non ne sono sicuro e in ogni caso non posso dirti niente.
_ Perché? _insisté lei. Nonostante i suoi sforzi sentì crescere dentro la rabbia. Come mai c'erano tutti quei segreti riguardo al furto dei cavalli? Cosa nascondevano gli Estavez? _ Non insistere, non sta a me parlarti di questa cosa. _ E a chi allora? _ ribatté lei, testarda. Alessandra si accorse che la rabbia che stava provando per Raul e la sua famiglia era molto più intensa di quanto si fosse immaginata. _ Por Dios! Alejandra chiedilo al tuo bel Manolo. La guardò con rabbia, ma nel vedere l'espressione stupita della ragazza perse un po’ di durezza e gli occhi ripresero a splendere come zaffiri. _ Cosa state cercando di dirmi? Che Manolo ruba i cavalli ai suoi genitori? _ No _ ribatté lui pazientemente. _ Io credo di sapere chi c'è dietro questa storia e ne ho già parlato con la mia famiglia, compreso Manolo. Non sta a me dirti chi possono essere i ladri, ma al mio gemello. _ Cosa ne fate una questione di etica, di morale, di correttezza. Per quale motivo non mi potete spiegare voi? Perché a fare ciò deve essere il mio fidanzato? _ cercò di protestare lei. _ Perché è giusto così. Anche se dubito che Manolo vi spiegherà mai come stanno le cose. _ Per quale ragione dovrebbe tacere? _ fece perplessa. _ Be', perché Manolo è Manolo _ le disse a un certo punto, stufo di tutto quelle domande. _ Non posso parlartene, davvero. Alessandra rimase in silenzio. Raul si sentì stringere il cuore nel vedere l'espressione confusa dell'italiana. Avrebbe voluto raccontarle tutto e farla cadere fra le sue braccia, strappandola al gemello, ma non poteva fare una cosa del genere per rispetto ai suoi genitori e al fratello stesso. In quel momento maledì Manolo per i guai che aveva creato e di
cui ancora la famiglia pagava le conseguenze. Sapeva che era ingiusto ingannare Alessandra ma non era compito suo spiegarle come stavano realmente le cose. _ Mi dispiace, non posso fare altro in questo momento _ mormorò lui con espressione tormentata. Alessandra non lo aveva mai visto così indeciso, confuso, e ne restò sorpresa. _ D'accordo _ disse lei poi. L’espressione di lui sembrò rilassarsi. _ Vogliamo fare una bella corsa _ propose. Alessandra accettò e i due giovani partirono a un galoppo sfrenato. La marchesa si sentì percorre da un brivido di esaltazione. Stava galoppando attraverso le terre degli Estavez e si sentiva libera. La velocità le mandava sul viso la criniera del cavallo, tanto che il suo cappello volò via. Lei sorrise divertita. Raul era molto più abile di lei in sella e l'aveva subito sorata. Notando lo spagnolo lontano decine di metri, ammise la sconfitta e rallentò. L'uomo tornò indietro, verso di lei, con un sorriso radioso. _ E' stato divertente _ esclamò la nobildonna, ignara dello spettacolo che offriva con i capelli scarmigliati e il volto arrossato. _ Sì, molto _ ammise lui, incapace di smettere di ridacchiare come un ragazzino. Alessandra respinse una ciocca di capelli dal viso. _ Dobbiamo recuperare il tuo capello. La voce di lui era bassa e intensa. Di colpo la marchesa, notando lo sguardo penetrante dell'uomo, si accorse che il gioco era finito. Poco tempo dopo i due imboccarono un sentiero polveroso.
_ Vieni, ci fermiamo qui _ decise lui all’improvviso arrestando lo stallone nero. Alessandra si sentì un po' incerta, notando un prato isolato. Era rischioso restare sola con quell'uomo e in un luogo così remoto. Cercò di farsi forza e di rinvigorire la sua rabbia ripensando a quanto era accaduto tra loro in ato. Un'allegra scorrazzata per i campi non poteva certo servire a sistemare le cose. Alla fine, vedendo che non aveva scelta, cedette. Raul balzò a terra e si recò ad aiutare Alessandra a scendere dalla sella. Lasciò che i cavalli andassero a brucare un po' di tenera erba. L'uomo le fece strada fino a uno spiazzo erboso all'ombra di una grossa quercia. _Vieni siedi qui, il trifoglio è soffice e folto _ decretò lui. _ Scusa se non ho con me una coperta da stendere sull'erba. Non sono stato molto previdente, ma è la prima volta che porto una donna a visitare la Hacienda. _ Cosa vi fa credere che non apprezzi un bel prato soffice. Sono stata allevata per fare da arredamento nei salotti da bene, ma ciò non vuol dire che disprezzi una bella eggiata all'aria aperta e un sonnellino ai piedi di un albero. Lui, sorprendendola, le offrì un’arancia staccata da qualche albero durante la cavalcata. In quel cantuccio, isolato dal mondo, Alessandra ebbe l'impressione che esistessero solo loro due. Cercò di alimentare dentro di sé l'odio e il disprezzo; non doveva subire il fascino del paesaggio, il romanticismo di quell'angolo appartato o il torpore che il sole già alto innescava nelle persone. Sotto di loro si apriva la fertile vallata. I raggi solari giocavano con le ampie fronde degli alberi creando zone di ombra e di luce. La fanciulla cercò con tutte le sue forze di concentrarsi sulle cose che detestava in Raul: la superbia, l'orgoglio e la crudeltà mostrata con lei la notte ata. Si sforzò di non guardare i suoi movimenti sensuali mentre si chinava a controllare, con sorprendente dolcezza, la gamba anteriore del suo stallone, né i muscoli delle cosce che si tiravano sotto i pantaloni da equitazione. Distolse lo sguardo per non ammirare la curva rigida ma affascinante della sua bocca o il colore intenso dei suoi occhi blu.
Solo il pensiero dell’odio che provava per lui dopo quanto era successo la notte prima tranquillizzava la nobildonna. No, non sarebbe stata debole. Lei era la fidanzata di Manolo e lui non poteva permettersi certi comportamenti. _ Cosa state architettando voi due? Voi e mia sorella, intendo _ Raul tornò sull'argomento, temendo che Alessandra avesse intercettato qualche strano discorso su Manolo fatto dai domestici o da alcuni familiari. _ Devo parlare con Ines di due giovani infelici _ ammise mentre sbucciava il suo frutto, sobbalzando per la domanda improvvisa. Lui con aria imperscrutabile, sostava in piedi a un paio di metri da lei, con le braccia conserte la guardava. Sembrava furibondo! Che diavolo aveva ora! Fino a pochi istanti prima avevano galoppato assieme come due amici per i campi e adesso lui la scrutava con quell'aria bellicosa. Che cosa gli aveva fatto di male? _ Noi due _ ironizzò lui malignamente. _ No, Alicia e Ramon _ in quel momento avrebbe voluto mordersi la lingua per quell'imprudenza. _ Che cosa c'entrano quei due ragazzi? _ chiese perplesso. _ Niente _ si affrettò a dire lei. Aveva giurato ad Alicia che l'avrebbe aiutata e raccontare tutto a Raul non era una buona mossa. Alessandra, guardandolo, rabbrividì. La marchesa cominciò ad avere paura. Raul era un uomo duro e sicuramente non avrebbe condiviso questa sua scelta di aiutare Alicia e la giovane guardia se questo andava contro gli interessi di famiglia. L'uomo si avvicinò alla fanciulla e si sedette poco distante. Alessandra tremò. _ E' un segreto di cui io non posso sapere niente? _ disse mentre stendeva le lunghe gambe e si sdraiava sul folto trifoglio. Poi incrociò le mani dietro la testa e chiuse gli occhi.
_ Sì, ho promesso di aiutare Alicia e di non dire niente, altrimenti i vostri genitori la puniranno. _ In questa storia c'entra anche José Alonso. _ Sì, poiché Alicia è stata promessa a lui, ma... _ esordì lei. Poi lo guardò in viso, standosene seduta. _ Ma lei ama un altro _ fu la sbalorditiva replica di Raul. _ E' facile da intuire. In fondo è la nostra storia: tu sei promessa a mio fratello, ma ami me. _ Voi vaneggiate, señor. _ Chi è il giovanotto _ chiese riaprendo gli occhi e guardando il cielo terso. Alessandra lo squadrò. Sapeva che dopo quanto era accaduto parlare proprio con il cognato era l'ultima cosa da fare, ma era inutile continuare a tacere, tanto aveva capito da solo molte cose. _ Ramon Ferraz. _ E cosa pensate di fare? _ disse mettendosi seduto. _ Sarebbe giusto aiutarli. Nessuno dovrebbe sposare un uomo che non ama. _ Sei romantica, senorita. Le sue dita si strinsero sullo stelo di un trifoglio e spezzarono la pianta. L'uomo offrì alla fanciulla quello che in realtà non era un trifoglio ma il più prezioso quadrifoglio, simbolo di fortuna. La marchesa rabbrividì, nonostante il calore della giornata. _ Spero che il quadrifoglio che avete trovato possa portare fortuna a quei due giovani. _ La fortuna non esiste, le cose si devono conquistare. Non ti regala niente nessuno. _ Ma io ho promesso che li avrei aiutati. _ Nobile da parte tua, ma Ramon non ha un soldo e mia madre preferisce José.
Dovremmo fare un miracolo io, te e Ines. _ Forse ce la possiamo fare. Se i vostri genitori trovassero in tutti noi un fronte compatto... Alessandra fissò la sua possente figura. Stava cominciando a ricredersi su Raul.Forse lo aveva giudicato troppo sommariamente. Quell'uomo sapeva dunque essere anche giusto, buono e leale. In quell'attimo tutta la collera che aveva covato dentro di sé svanì. Improvvisamente El Frío non le sembrava più tanto crudele. I tratti angolosi del suo volto non esprimevano più cattiveria ma forza. Raul sollevò le lunghe ciglia scure e con lo sguardo catturò quello di lei, facendole provare un’ondata di intensissimo calore. La fanciulla abbassò subito gli occhi, confusa dalla sua espressione divertita. _ Non ti aspettare troppo _ disse lui piano. _ Mia madre è una donna cocciuta. _ Comunque, _ replicò lei cercando di guardare altrove _ siete ben disposto verso vostra sorella e Ramon, e questo vi fa onore. Siete più buono di quanto credessi. In quegli istanti i suoi sentimenti verso Raul erano un misto di riconoscenza e stima, ma riusciva anche a scorgere altre emozioni che, però, non voleva neppure prendere in esame. Lei era fidanzata con Manolo. La ragazza con sorpresa si rese conto di stringere ancora tra le dita il quadrifoglio regalatole dal cognato. _ Non sono un virtuoso, querida, _ replicò lui, sostenendosi su un gomito per guardarla meglio in volto _ e te ne sei già accorta. _ Credo che vi abbiano attribuito un soprannome errato. In fin dei conti non siete di ghiaccio. Per celare il suo disagio Alessandra si concentrò sul quadrifoglio. _ In questo momento, con tutti i pensieri lussuriosi che mi affollano la testa, credo che l'appellativo di El Fuego si addica più a me che a mio fratello _ sussurrò lui con un tono di voce sensualmente basso.
Raul tese una mano e le sfiorò un gomito. Quel tocco era talmente leggero da essere paragonato a una piuma. Il contatto scatenò nella giovane una violenta sensazione. Ogni cellula della sua pelle fremette. _ Raul, vi prego… Cercò di allontanarsi, ma le dita di lui le avevano già afferrato il braccio. La mano iniziò a scenderle verso i fianchi. Alessandra boccheggiò e lo guardò in viso, ma l’espressione che vide non fece che accentuare la sua agitazione. Gli occhi dello spagnolo erano diventati scuri e carichi di desiderio. Raul le fissò insistentemente il seno celato dalla giacchetta di lino. Era come se lo sguardo di lui oltreasse i suoi abiti e vedesse le voluttuose curve del suo corpo. In quell'attimo sperò che il battito forsennato del suo cuore non fosse udibile. La mano di lui salì verso il collo facendole bruciare la pelle. Il pollice le scivolò dolcemente sul lobo vellutato dell'orecchio. _ No! _ lo supplicò lei. Tese un braccio in avanti per allontanarlo da sé. Fu un enorme sbaglio, perché lui la prese per un polso e le baciò il palmo e le dita della mano. Senza capire come si ritrovò sdraiata sotto di lui. Per un interminabile attimo le parve che tutto si fosse fermato, che il resto del mondo non avesse alcuna importanza. Le uniche cose che le sembravano indispensabili e di vitale importanza erano le sensazioni di quel corpo maschio schiacciato contro il suo, di quella bocca sensuale che le sfiorava la gola, di quelle mani abbronzate che le carezzavano i capelli e che sembravano nate apposta per quel compito. _ Mi Dios, cuànto te quiero _ le mormorò con la voce resa roca dal desiderio. Per qualche frazione di secondo il volto scuro di Raul rimase vicinissimo al suo. _ Raul, no!_ insisté la fanciulla. Lui la ignorò e cominciò a baciarla. La nobildonna si liberò trovando un po’ di forza nascosta in chissà quale remoto
angolo del suo essere. Doveva resistere! E così si alzò di scatto e si allontanò di alcuni metri. Corse via dal suo demone tentatore. Raul imprecò e si alzò da terra. Prese ad avvicinarsi lentamente con fare felino. _ State lontano..._ lo ammonì lei con voce tremante, ma l'uomo era già a due metri da distanza. Con un balzo le fu addosso e l'afferrò per la vita. Alessandra non riuscì a resistere a quella morsa forte come l’acciaio. Raul non disse nulla né permise a lei di dire altro. Le sue labbra voraci si posarono su quelle della fanciulla con una ione che annientava qualsiasi resistenza e che sembrava salire dalle profondità del cuore. Alessandra si sentì sollecitata a sdraiarsi nuovamente sull'erba. Avvertì la bocca dell'uomo affondare nella sua, il corpo muscoloso di lui premuto contro il suo. Non poteva sfuggire al suo stesso desiderio. Raul iniziò ad aprirle la giacchetta lentamente. Alessandra era immobile e aveva il fiatone come se avesse corso, combattuta tra il desiderio e l'imbarazzo. Bruciava di una ione mai provata prima. Odiava il cognato per quello che le stava facendo, ma odiava ancor di più se stessa perché glielo permetteva. Sdraiata, con gli occhi chiusi, sentiva sotto di sé il terreno duro e umidiccio. Era consapevole di ciò che stava facendo ma non aveva la forza di opporsi a Raul, né di resistergli o respingerlo. Aveva temuto e sognato che accadesse! Aveva desiderato e rifiutato che accadesse! Vide le ampie spalle dell'uomo sovrastarla, quel viso maschio sconvolto dal desiderio, quelle labbra esperte che la baciavano e quelle mani forti e gentili che la frugavano ovunque. Raul stava annientando ogni sua difesa. Vide le mani dorate del giovane carezzarle i seni attraverso la camicia e le sembrò di essere sospesa tra il paradiso e l’inferno. Una miriade di sensazioni ignote, apionate e temibili l'aggredivano da ogni lato. Lo spagnolo, con dita operose, le sbottonò la camicetta e portò alla luce il corpetto di pizzo bianco dove era racchiuso un florido e marmoreo seno. Raul
impaziente ne sganciò i primi ferretti facendolo debordare. L’uomo con occhi impazienti contemplò quella visione, poi le catturò di nuovo le labbra. Sentendola arrendevole, affondò ancor più nella sua bocca in cerca di tutto il suo calore. Alessandra intrecciò le dita nei suoi capelli cercando di aderire maggiormente al corpo forte e muscoloso dell’uomo. Si protendeva verso le mani di quel giovane fantastico, in cerca delle sue carezze e della sua sensualità. Lui lasciò per un attimo la bocca di lei per correre con le labbra lungo il suo collo, mentre la sua mano risaliva dalla coscia al suo scrigno di donna. Un gemito uscì dalla bocca di lei. La marchesa sentì le sue labbra lungo il collo e poi giù sul seno. Raul le stuzzicò i capezzoli con le labbra, i denti e la lingua fino a farli inturgidire. Un fuoco impetuoso divampò nel ventre della ragazza innescando impensabili reazioni. _ Meravillosa Alejandra. _ le sussurrò con voce vibrante. Le sue mani la carezzavano con maestria, salendo fino alla regione più segreta del suo corpo, ancora protetta dalla biancheria intima. Alessandra si sentiva indifesa e sconfitta. Contro il suo seno sentì la leggera camicia di cotone di Raul. La barba incolta di lui che le graffiava la pelle era una stupenda tortura. Avvertì la stoffa ruvida dei pantaloni da equitazione dell'uomo sfiorarle le gambe appena coperte dalla stoffa della sottoveste e fremette di desiderio. La bocca di lui catturò quella di lei e poi scivolò lentamente lungo la gola, sfiorandole i lobi delle orecchie con la punta della lingua. Alessandra s'inarcò offrendogli il suo collo di cigno, che Raul divorò di baci e morsi. Ogni suo gemito sembrava stimolarlo a continuare, e lei si perdeva in un mare di godimento. Alessandra si sentiva ormai prossima all’inevitabile conclusione. Non riusciva più a resistergli. Stava perdendo la sua battaglia e lo sapeva. Il suo corpo, seguendo una volontà propria, la tradiva rispondendo agli stimoli di Raul. Alessandra era praticamente soggiogata dalle cocenti sensazioniche quella
esperta esplorazione aveva risvegliato in lei, tanto che non si sforzava neppure più di resistere alle devastanti emozioni che le scoppiavano dentro. Tutto quello era un dolce e sensuale supplizio, al quale nessuno dei due voleva sottrarsi. Lui continuava ad accarezzarla e a baciarla. Le sue dita la toccavano dove non avrebbero dovuto. La desiderava disperatamente e subito. Sommerso da un mare di struggenti sensazioni, l'afferrò per la nuca catturandole la bocca. Poi le cercò gli occhi e si perse in quell'ammaliante verde smeraldo. _ Oh, Raul, sì _ mormorò, sospirando sotto il tormento di quelle mani e di quelle labbra. Qualcosa che era stato nascosto per troppo tempo dentro la sua anima scoppiò, abbagliante come un fulmine nell'oscurità. Tutte le cose che lui desiderava, le desiderava anche lei. Lei era letteralmente ubriacata da un’esaltante sensazione di calore, di sconvolgente desiderio. Improvvisamente sentì qualcosa di rigido che le premeva contro il ventre. Fu un momento d’incontenibile emozione, poi mille camli d'allarme risuonarono nella sua testa. Allontanò Raul bruscamente, voltandogli la schiena. _ Non possiamo. Non possiamo _ disse con voce ansimante, ma la luce dei suoi occhi smentiva quell'affermazione. L'uomo capì all'instante e le rotolò di fianco affondando il volto nell’erba in modo che lei non potesse scorgere il desiderio e la frustrazione che gli aleggiavano in volto. Alessandra si riabbottonò la camicetta. Lui le sfiorò una mano, le sue dita tremavano incredibilmente. _ Lasciatemi stare _ ribatté lei con voce vibrante. _ Mi dispiace, non dovevo ricadere in tentazione _ mormorò, mentre stringeva nervosamente tra le dita un ciuffo d’erba, tanto che le nocche gli diventarono bianche. La tensione del corpo del giovane era immensa. _ Per amor di Dio, perdonami se puoi. Tu sei la donna di mio fratello.
Alessandra si era rinfilata anche la giacchetta quando lui trovò il coraggio di girarsi verso di lei. Il suo volto era di pietra. Ogni segno di desiderio era scomparso. La fanciulla trasalì; quell'uomo aveva uno straordinario dominio di sé. _ Grazie per avermi fermato _ disse poi. _ Non avreste dovuto farlo _ lo incolpò a voce bassa _ E’ la seconda volta che provate a sedurmi. _ Ma per fortuna ho buon senso e non sono mai arrivato fino in fondo _ ribadì lui con voce secca. _ Per il mio buon senso _ rispose lei ancora scossa. _ Avete cercato di sedurmi, facendomi perdere il controllo _ abbassò gli occhi, provando vergogna della ione che aveva mostrato e alla quale lei stessa faceva difficoltà a credere. _ Per voi è facile irretire una fanciulla come me. Raul ostentava freddezza, ma non smentì. _ Sarai anche inesperta ma sei focosa, su questo non c'è dubbio _ esclamò ironico. Alessandra s'irrigidì come se lui le avesse dato uno schiaffo. Si sentì afflitta e umiliata, come se la colpa di quanto era successo fosse la sua. Come poteva dirle una cosa tanto offensiva? L'unico colpevole di quella situazione era lui. Era lui che aveva provato più volte a sedurla. E ora la fissava con gelida indifferenza, quasi con disprezzo. Forse Raul aveva voluto soltanto giocare con lei. Forse non la voleva veramente! In lei la collera si aggiunse all'imbarazzo. _ Non sono una donnaccia, ma voi siete il gemello di Manolo e quindi non mi siete indifferente. Se vi ho toccato e ho ricambiato i vostri baci è perché mi sembravate vostro fratello _ gridò arrabbiata. Lei negava l'evidenza e lo sapeva. In quella mattina trascorsa con Raul non aveva pensato a Manolo neppure un secondo e questo la faceva sentire
colpevole. Dentro di sé sapeva che era stata infedele al fidanzato. Sì Raul l'aveva provocata, sedotta, ma lei aveva risposto alle sue effusioni e sapeva bene chi aveva baciato e accarezzato finora. Se non con il corpo con la mente e lo spirito aveva già tradito l'uomo che ancora doveva sposare. Una tremenda e incredibile sensazione di vergogna la investì. Ora sapeva che non amava Manolo, che forse non l'aveva mai amato. _ Ah sì, ma se Manolo neppure lo conosci. Vorresti farmi credere che nel poco tempo che siete stati insieme vi siete veramente baciati, accarezzati, palpeggiati. La fanciulla avvampò per il modo villano di esprimersi di quell'uomo. _ Non siete voi che mi avete accusato di aver consumato prima delle nozze? _ lo rintuzzò. Lui la guardò con aria indecifrabile, i suoi occhi erano diventati due fessure. _ Voi volete solo prendervi gioco di me e di vostro fratello perché siete invidioso _ proseguì Alessandra. Non sapeva se quella fosse veramente la verità, forse desiderava solo che lui la smentisse. La fanciulla avrebbe voluto sbattergli in faccia quanto aveva saputo da Agnese, ma per uno strano timore si trattenne. _ Dios! Lo credi davvero? _ la linea spietata della sua bocca si trasformò in un sorriso maligno. _ Pensi davvero che mio fratello sia migliore di me o che io potrei fargli del male? Siete una coppia mal assortita, poiché mio fratello non merita una nobile viziata come te e tu...be' tu non sarai mai felice con lui. Ammetto che l'idea di mettere fine al vostro fidanzamento mi alletta e poi, tutto sommato, io e Manolo siamo gemelli e le persone come noi spartiscono molte cose... Alessandra non ebbe la forza di rispondere. Aveva un enorme groppo in gola. Una miriade di emozioni le si mescolavano dentro. Raul aveva voluto solo farle male, deriderla e umiliarla. Era dunque questa la verità. Imbarazzata come mai, guardava il volto superbo dell'uomo, incapace di protestare. Si limitava ad ascoltare quelle frasi sferzanti che la ferivano a morte. Come poteva essere fidanzata con Manolo e al contempo fremere al tocco del fratello gemello del suo futuro sposo?
Lui, però, sembrava deciso a continuare a calpestarla. _ Non nego che in alcuni attimi tu mi abbia fatto girare la testa, un uomo non può restare indifferente all'avvenenza di una donna. Se non fossi stata la fidanzata di Manolo non mi sarei certo tirato indietro. Piccola senorita, tu non sei la donna per Manolo. Lo scoprirai presto e ne soffrirai. Lei non rispose e iniziò a singhiozzare. In silenzio, a capo basso e senza proferire parola si avviò verso i cavalli. Lui si alzò in piedi e la raggiunse. In un completo mutismo si riavviarono verso la villa, percorrendo lo stesso tragitto sotto un sole ormai cocente. Un’ora dopo arrivarono davanti al portone della dimora e lui l'aiutò a smontare da cavallo. Lei non entrò subito in casa, ma rimase a guardarlo dirigersi, con il cavallo nero a fianco, verso le stalle. La sua anima era traboccante di un odio ancora maggiore di quello che aveva covato finora. Gli occhi le pizzicavano per le lacrime ma il suo cuore ardeva di sete di vendetta. Lei aveva perso una battaglia, magari il primo scontro, ma non l'intera guerra. Raul le aveva fatto assaggiare la ione sì, ma quell'uomo non conosceva né la comione né l'amore. Era un essere arido. L’odiava per quello che le aveva fatto e che lei gli aveva permesso di fare. Si era sentita desiderata e per la prima volta era stata sull'orlo di donarsi a qualcuno, ma lui l'aveva solo presa in giro. L’odiava per avere giocato spietatamente con le sue debolezze, con la sua ingenuità, con il suo corpo che era stato promesso a un altro uomo. L’odiava perché durante quelle tenerezze era arrivata addirittura a pensare di amarlo. Quella stessa sera, distesa nel suo letto, dopo aver cenato nella sua stanza grazie a un provvidenziale mal di testa, non pensò a Manolo ma a vendicarsi di Raul. Doveva fargliela pagare. Quegli empi propositi l'assillarono per tutta la notte.
10
La brezza iniziava a levarsi facendo ondeggiare le chiome fiorite degli alberi d'arancio. Raul respirava l'aria fresca della notte, mentre si arrovellava le meningi da ore. Una miriade di domande si affollavano e si confondevano nella sua mente. Perché era così attratto dalla donna di suo fratello? Aveva avuto molte amanti, ma Alessandra gli faceva perdere il controllo e questo non poteva permetterlo. Forse era il fatto che fosse una straniera ad attrarlo oppure era proprio quel sangue blu che aveva sempre disprezzato a eccitarlo. Oggi aveva quasi fatto l'amore con lei, ma per fortuna, più per l'autocontrollo della fanciulla che per il suo, si era fermato in tempo. Doveva sempre tenere a mente che Alessandra era la fidanzata scelta dal padre per Manolo. Il fratello, insieme alla famiglia dell'italiana, aveva acconsentito alle nozze e lui non poteva ostacolarle e annullarle in alcun modo. L'unico sistema per avere Alessandra tutta per sé era rubarla al gemello e questo non poteva farlo. Avrebbe potuto sedurla e basta, ma questo sarebbe stato molto dannoso non solo per la fanciulla stessa, ma anche per i rapporti, già precari, che lui aveva con Manolo. Nell'ultimo anno, infatti, aveva bisticciato in più di un'occasione con il gemello e non solo per le sue acrobazie a cavallo. La sua proposta per risolvere i pasticci combinati del fratello non aveva trovato il consenso dello stesso Manolo. Raul sospirò in preda alla confusione. Aveva sempre immaginato di riuscire a vivere un'interna vita senza una compagna fissa, ma doveva constatare che non era affatto così. Aveva avuto ragione Alessandra: lui era geloso del fratello, del gemello scapestrato che aveva sempre dato pensieri alla famiglia, ma che sembrava ottenere più successi di lui. Non s’ingannava, lui voleva molto bene a Manolo, ma gli aveva sempre invidiato il temperamento allegro e accattivante, che l'aveva sempre fatto apparire un tipo pieno di fascino. Con quel modo sbarazzino Manolo stregava le persone, mentre lui chiuso e taciturno le faceva scappare. Una fitta di dolore per questa sua freddezza, per questo suo eccessivo
autocontrollo gli trafisse il cuore. Ma come avrebbe reagito Alessandra se un giorno fosse venuta a sapere la verità? Lui avrebbe voluto risparmiarle quelle inevitabili sofferenze, ma non poteva farlo senza distruggere l'operato del padre e il potenziale amore tra Manolo e Alessandra. Dubitava fortemente che quei due si amassero, poiché l'amore è un sentimento che non nasce in un giorno. Tra loro c'era senza dubbio simpatia, attrazione fisica, forse anche affetto, ma non amore. Nonostante sapesse che quel matrimonio sarebbe ben presto naufragato non poteva interferire. Raul era angosciato. Un senso di frustrazione e impotenza lo travolse. Cosa doveva fare? Forse doveva parlare con suo fratello e chiarire le cose. Senza sapere come, si ritrovò a pensare ad Alessandra, questa volta, però, sotto un’altra ottica. Quella donna possedeva uno spirito forte. Era partita da una nazione lontana per sposare un uomo voluto dai familiari. Queste erano tradizioni aristocratiche e chi si assoggettava a queste imposizioni era da ammirare sotto alcuni punti di vista e da biasimare sotto altri. Era degno di nota che la marchesa si sacrificasse per salvare la sua famiglia dal disastro economico, ma era deprecabile che si vendesse a uno sconosciuto per denaro. Alessandra sposando Manolo avrebbe rinunciato al suo prestigioso titolo nobiliare e forse anche all'amore che un altro uomo avrebbe potuto darle, ma era stata allevata in quel modo. I nobili contraevano sempre matrimoni di convenienza. Gli uomini maturi sposavano sciocche diciottenni capaci di sfornare numerosi figli e le fanciulle si univano a vecchi libertini pieni di vizi e amanti. Quelle erano ragazze addestrate a subire, a tacere, ad accettare incondizionatamente il volere dei mariti, le loro percosse, le loro scappatelle e gli eventuali figli illegittimi che questi potevano avere. Quelle considerazioni gli dettero modo di riflettere. Alessandra probabilmente era già felice di non dover sposare qualche vecchio orrido libertino e per lei il matrimonio con Manolo, se pur combinato, rappresentava una cosa positiva. El Fuego era bello, giovane, affascinate, simpatico, allegro e aveva fatto colpo su di lei, ma Manolo era anche irrequieto, inaffidabile, superficiale, irresponsabile e questo Alessandra non poteva saperlo. A ogni modo la marchesa era destinata a Manolo, non a lui.
“Ah, ma che diavolo vado pensando” si rimproverò. Lui non era interessato a una donna fissa, a una moglie o una fidanzata. Non aveva mai sentito il bisogno di legami profondi e duraturi. Perché avrebbe dovuto sentirne l'esigenza proprio adesso? No, della futura cognata ammirava solo l’avvenenza, che non rispecchiava assolutamente i canoni di bellezza delle spagnole. Alessandra aveva i capelli color del miele, la pelle marmorea e dei bellissimi occhi verdi. Raul non aveva mai avuto una grande opinione delle nobildonne, anche se Alessandra era una ragazza d'ammirare restava pur sempre un'aristocratica. Le fanciulle della nobiltà erano tutte sciocche e frivole, ma imbattersi in una che non ne aveva l’aria lo disorientava. Lui sapeva fronteggiare donne di modeste origini non ricercate dame dall'aria eterea. La cognata gli aveva dato filo da torcere fin dagli inizi. Lei lo contestava continuamente, lo disdegnava palesemente, lo ignorava pubblicamente. Che cosa doveva fare con quella piccola intrigante italiana?
Alessandra, nel pomeriggio, si lasciava stregare dal ricordo dell’altezzoso caballeros. L'immagine di lei e Raul sdraiati sotto la quercia le tornò alla mente con la forza di un fulmine. Non ricordava di essere mai stata così furibonda prima d’ora. Come aveva potuto denudarla e baciarla suoi seni? Chi diavolo credeva di essere quel bellimbusto per prendersi libertà che neppure il suo legittimo fidanzato aveva osato prendersi? Con quale diritto la trattava come fosse stata la sua prostituta? La parola le rimbombò nella testa e subito le tornarono in mente le due donne della gara e i loro rispettivi bambini, figli di Raul. No, non doveva addolcirsi nel pensare a quell'uomo. Raul l'aveva sedotta, baciata e toccata nelle zone più intime. L'aveva corteggiata pesantemente, portandola quasi a tradire materialmente Manolo, ma adesso gliela avrebbe fatta pagare. Lui era dunque quel tipo di uomo avvezzo a sedurre e poi abbandonare, e lei era stata sull'orlo di cedere alle sue lusinghe. Lei doveva perorare la causa di Alicia e Ramon e non perdersi dietro all'avvenenza di don Raul. Quell'uomo che le aveva fatto girare la testa, che l'aveva stregata, che l'aveva quasi portata al punto di tradire il suo fidanzato l'aveva ingannata. Era chiaro che lui non aveva mai avuto intenzioni serie. Gli occhi della ragazza si fecero sferzanti di rabbia. Da quando Raul era entrato nella sua vita tutto era diventato una menzogna. Aveva mentito ai suoi suoceri e alla compagna di viaggio; di questo o dove sarebbe andata a finire con tutte quelle frottole? Doveva attendere la guarigione di Manolo, poi lui, informato dei fatti, avrebbe dato una bella lezione a Raul. La sua mente corse ancora una volta a quella mattina. Aveva cercato di cancellare ogni traccia di lui e del ricordo di quei baci pensando ad altro, ma non aveva ottenuto l’effetto sperato. La sua bocca vibrava al pensiero di quel tocco e il suo corpo s’illanguidiva al ricordo del contatto con i muscoli possenti dello spagnolo. “Forse è stata colpa mia” si disse pensierosa. Forse era stata proprio lei, con
qualche atteggiamento e con qualche frase, a fargli credere di essere una donna disponibile. No, impossibile. Lei era una brava ragazza. Lui l’aveva baciata per fare dispetto al fratello o perché in giro non c'erano altre donne. Sicuramente Raul era abituato a chissà quali incantevoli fanciulle dalla pelle ambrata e dai capelli corvini. Il giovane caballeros era così attraente, con i suoi lineamenti duri e l’espressione rapace. El Frío, come sua madre, era una persona interessante e complessa, ma poco incline a rivelarsi. Di lui e del suo ato non sapeva niente tranne le poche cose apprese alla villa e quelle più atroci raccontate da Agnese. La sua espressione superba e i modi maschilisti la indignavano. Alessandra, in un sussulto di stizza, si alzò dalla sedia. L'ira l'aggredì. “Cosa vuole da me quel villano? Il mio corpo e basta” si disse con voce tremante di collera. Nelle ultime ore aveva cercato di dimenticare il cinico comportamento di Raul, ma si era rivelato più difficile di quanto credeva. Erano ate molte ore da quella memorabile eggiata a cavallo, ma Alessandra ne conservava ancora un vivido ricordo nella mente e nel cuore. Ripensando a quegli istanti si sentiva invadere dalla rabbia e dal languore, dallo sdegno e dal calore, dal rancore e dal desiderio. Sedeva su una comoda poltrona nella sala da musica, con lo sguardo perso nel vuoto, mentre la sua fidata dama suonava un brano di Mozart al pianoforte. Stava cercando, con tutte le forze, di vivere la sua solita vita serenamente, ma vocaboli come tranquillità e pacatezza non andavano d'accordo con un uomo del temperamento di Raul. Non doveva considerarlo niente di più di ciò che sarebbe ben presto diventato, un semplice cognato. Forse doveva provare a evitarlo, a fingere che non esistesse. Ma come ignorarlo se viveva quasi sotto il suo stesso tetto?
Provare a odiarlo! Quella era l'unica soluzione. Doveva e voleva odiarlo, ma solo nel ripensare al suo bell'aspetto le sue convinzioni venivano meno. Raul era quel tipo di uomo che non le avrebbe mai permesso di ignorarlo. Era autoritario, prepotente, superbo, ma non le aveva mai fatto del male. L'aveva baciata e toccata ignorando le sue proteste, proteste nelle quali lei stessa aveva messo ben poca convinzione. Il cuore le si contorse in petto e la disperazione l’assalì. Il dubbio che lui la corteggiasse solo per recare danno al gemello le era venuto più di una volta in mente, ma ci doveva essere dell'altro per giustificare un simile comportamento. Forse però era soltanto un cacciatore e le storie con le altre due donne lo dimostravano ampiamente. Forse Raul voleva punire lei e non Manolo. Bisognava ricordare che El Frío era stato educato da Mercedes e la madre aveva instillato in lui l'odio per la nobiltà. Se El Fuego avesse preso in moglie una plebea spagnola Raul non si sarebbe permesso di insidiare la cognata. “Non abbiate timore di Raul. Lui è gentile e dolce, come sanno essere a volte gli uomini forti.” la frase di Ines non le era mai sembrata così impropria. Raul era un uomo immondo che aveva sedotto e abbandonato ben due donne incinte. Ma con lei però era sempre stato dolce e premuroso, anche se in modo un po' autoritario. Ripercorse con la mente gli attimi ati in compagnia del cognato, cercando, nel modo più obiettivo possibile, d'analizzarne gli aspetti. Nel suo cervello, però, regnava il disordine più completo. Lei era stata baciata soltanto da Manolo, ma i baci del fidanzato l'avevano lasciata indifferente. Avrebbe dovuto provare per il futuro marito più trasporto, ma non era così. Forse non tutti gli uomini sapevano baciare bene. Ma a quanto pareva soltanto Raul era in grado di farle provare emozioni così travolgenti. Allora non si sarebbe trattato di attrazione ma d'amore. Assolutamente no! Lei non amava il cognato, semmai lo detestava. I baci di Raul erano stati forti e prepotenti, mai aggressivi. A volte il cognato l'aveva baciata con autorità schiacciando avidamente la propria bocca contro quella di lei, altre, invece, con sensualità sollecitandole i sensi.
Il suo animo era stato travolto da un calore inaspettato, da un fuoco che languiva da troppo tempo nel suo corpo. ione! Ecco cosa le aveva fatto provare Raul. Ripensava a quei baci tempestosi e apionati, alle carezze leggere e sensuali, al profumo di cuoio e sandalo che emanava la pelle di lui. Come poteva essere stato così falso? Quell'uomo era abile a dare un'immagine diversa di sé. Il corteggiamento che aveva perpetrato nei suoi confronti era stato dettato dalla sola attrazione fisica. Alessandra si sentiva confusa, angosciata e vulnerabile di fronte a quell'uomo che tanto somigliava al suo promesso sposo. Ma se Raul aveva ben due amanti perché baciava lei? Forse dopo che queste due donne erano rimaste in stato interessante le aveva lasciate. Oppure erano ancora le sue compagne e manteneva entrambe in modo fisso. Perché la baciava se aveva delle amanti con cui sfogare le sue pulsioni? Forse si divertiva a flirtare anche con la cognata? In fin dei conti i gemelli erano giovani e vigorosi e l'idea che avessero avuto molte donne non la stupì più di tanto. Forse Raul era un giovane uomo abituato a sedurre e abbandonare. In fin dei conti era di uso comune per molti uomini possedere una donna ufficiale e una ufficiosa. Manolo non le sembrava il tipo di persona che si comportava in modo deplorevole ma Raul sì, proprio per il fatto che aveva tentato di sedurla e che aveva due figli illegittimi. Quelle considerazioni le chio il cuore in una morsa d'inquietudine. Alessandra si sentiva succube delle sue stesse emozioni, imprigionata in una ragnatela di sentimenti sconosciuti e dei quali non sapeva come liberarsi.
Il mattino dopo
La mattina dopo la marchesa chiamò Agnese a colloquio. Non se la sentiva di rivelare alla dama di compagnia quanto era accaduto tra lei e Raul durante la eggiata a cavallo ma doveva sistemare quell'immorale una volta per sempre. Alessandra fece partecipe la fidata dama della decisione presa durante la notte. Quella mattina avrebbe richiesto un colloquio a don Pablo per informarlo della condotta licenziosa del figlio. La marchesa pensava, infatti, che fosse arrivata l'ora di sistemare quel bellimbusto e disse: _ Vado a parlare con don Pablo. _ Oh, ma sarà saggio, madame? Don Raul potrebbe infuriarsi se parlate male di lui con il padre e anche vostro suocero potrebbe inasprirsi se gli chiedete dei furti _ provò a intervenire Agnese intimorita. _ E' quello che mio cognato si merita dopo aver tentato di baciarmi _ mentì, per essere più credibile agli occhi della dama di compagnia. Nessuno doveva sapere cosa fosse veramente accaduto tra lei e Raul durante l'escursione a cavallo. _ Oh, madame, non sapevo che don Raul avesse provato a fare una cosa del genere. E' uno scandalo che quell'uomo tenti di insidiare la fidanzata del fratello _ disse tutta indignata. _ Potevate dirmi che aveva cercato di fare una cosa simile l'avrei messo a posto io quel bellimbusto. _ Non ce n'era bisogno. E poi, alla fine, non mi ha baciato; questa è la cosa più importante _ mentì ancora. Lei non voleva discutere di quell'argomento, voleva solo redarguire il caballeros. _ Dato che m’incontrerò con don Pablo, chiederò anche spiegazioni riguardo alle guardie. Tranquilla, amica mia, saprò tenere testa al vecchio e al giovane _ disse Alessandra per convincere se stessa oltre la dama di compagnia.
_ Durante la eggiata don Raul mi ha detto che deve essere Manolo a spiegarmi questa storia. Spetta a lui fornirmi dei chiarimenti e a nessun altro. _ Come? Manolo è coinvolto nei furti? _ ipotizzò atterrita la dama. _ Mi pare impossibile che Manolo, mattacchione com'è, sia implicato in qualcosa di losco. _ Forse il vostro fidanzato è in combutta con i conti di Siviglia? _ Ma perché dovrebbe danneggiare la sua famiglia? Che tornaconto può avere nel sottrarre cavalli al padre. _ Be', El Fuego non prova odio contro i nobili e forse ha già dimenticato quanto male i conti abbiano fatto ai suoi familiari. I Gonzaez hanno ucciso gli uomini delle due famiglie contadine e violentato la sorella di Dona Samos, di contro gli Estavez hanno depredato tutti i beni dei conti, quindi sono pari. Anche se la bilancia pende più a favore dagli Estavez, poiché una vita umana non vale tutto l'oro del mondo. I Gonzaez si sono macchiati di quattro omicidi e uno stupro. _ Ma, amica mia, nella Spagna feudale la vita di un contadino valeva meno di quella di un ricco nobile _ riprese la fanciulla. Agnese fece un cenno di assenso con la testa. _ C'è sotto dell'altro. Ma cosa?_ mormorò la nobildonna socchiudendo gli occhi e continuando a arrovellarsi la mente. _ Potrebbe essere la sorella di dona Samos. No, è una suora e quindi una persona onorevole. Forse Ines, dopotutto lei non è una persona legata alla famiglia d'origine e forse si vuole vendicare dei genitori. In ato deve aver sicuramente sofferto, poiché il padre e la madre preferivano l'allevamento dei cavalli a lei e questo deve aver destato in Ines un forte risentimento. Probabilmente ha commissionato i furti a qualche delinquente della zona. Lei, da Lisbona, tira le fila di queste ruberie, risultando totalmente estranea ai fatti perché lontana molti chilometri dai luoghi dei furti. Alessandra rifletté su quanto aveva appena esposto alla dama di compagnia. _ Sì, _ dette manforte Agnese con tono solenne. _ Potreste aver ragione, ma io non ce la vedo nei panni della cospiratrice. Gli unici ad aver dei conti in sospeso con gli Estavez sono i Gonzaez.
L'unica certezza era che adesso Alessandra non aveva più paura di Mercedes. Non dopo tutto ciò che Ines le aveva raccontato. _ E se don Pablo se la prendesse con le domestiche _ intervenne ancora Agnese. _ Non temere. Non farò il nome della cameriera, poiché il discorso delle guardie l'ha tirato fuori Raul proprio qualche sera fa. La dama di compagnia non parve molto tranquillizzata dalle rassicurazioni della marchesa. Pochi minuti dopo Alessandra stava camminando al fianco di Agnese lungo i corridoi che portavano allo studio di don Pablo. La dama di compagnia era ancora visibilmente agitata. Alessandra entrò nella stanza, ma con suo enorme disappunto trovò Raul. _ Mi dulce amiga..._ osservò subito sarcasticamente il giovane. _ Scusate se vi disturbo, don Pablo, ma dovrei parlavi con urgenza e in privato. _ Ma certo don Alejandra. C'è qualche problema? _ disse premuroso il futuro suocero facendo accomodare la donna su una sedia di fronte allo scrittoio. Il giovane caballeros nel frattempo aveva serrato gli occhi e scrutava la marchesa in modo glaciale. _ Cos'è accaduto? _ Preferirei parlarvi da sola _ insisté scoccando un'occhiataccia a Raul. _ Perché non posso restare? Se sono cose che riguardano la tenuta ho il dovere di rimanere, ma se volete che non assista vuole dire che volete parlare di me con mio padre. _ Davvero dona Alejandra? _ chiese don Pablo confuso. Alessandra fremette, voleva parlare con il capofamiglia da sola. Ci fu una lunga pausa di silenzio. Don Pablo la guardava disorientato, mentre Raul si era stampato in faccia un sorrisetto sfacciato che sembrava dirle: “Su, forza, spiffera
tutto se ne hai il coraggio.“ Bastò quell'ennesima derisione per convincere la fanciulla a uscire allo scoperto. _ Vostro figlio ha avuto con me dei modi irriguardosi e penso che voi dobbiate esserne informato _ disse infine. _ A che cosa vi riferite?_ chiese il vecchio. _ Durante la eggiata di ieri si è permesso di corteggiarmi. Il suo è stato un comportamento riprovevole, considerando che io sono la sua futura cognata e che Manolo sta male. _ E' vero Raul? _ il vecchio si voltò verso il figlio con aria severa, ma il giovane non si staccava dalla faccia quell'arietta impertinente. _ Io e la marchesa abbiamo fatto delle belle cose insieme, cose che potremo raccontare anche a mio fratello. _ Non scherzare, Raul _ disse don Pablo. La marchesa lo fulminò con lo sguardo, mentre il padre lo guardava perplesso, senza capire di cosa stesse parlando. Alessandra era troppo scioccata per parlare. Sapeva che Raul non era consenziente alle nozze tra lei e Manolo, ma non si sarebbe mai immaginata che negasse e che l'accusasse di dire menzogne.Invece pareva divertirsi a infangare la sua famiglia e lei.Si stava comportando in modo indegno. Si sarebbe accorto presto, però, che lei, in quella guerra, non era ancora decisa a deporre le armi. _ Perché? _ insisté lui. _ Abbiamo ato dei bei momenti insieme, vero marchesa? _ Vi ingannate, señor _ replicò lei, rendendosi conto di essere diventata rossa in volto. _ Cosa hai combinato? _ intervenne freddamente don Pablo rivolto al figlio _ Spiegati meglio! Che cosa c'è stato tra te e la marchesa Gentileschi? Alessandra avrebbe potuto raccontare tutto al vecchio Estavez, mettendo Raul in
cattiva luce, ma così trascinava nello scandalo anche la sua persona. In fondo lei aveva sempre ceduto alle lusinghe del cognato e le sue proteste erano sempre state piuttosto blande. Era consigliabile restare vaghi. _Niente d’importante, mi ha solo corteggiato_ intervenne Alessandra. _ Sì, ma non certo con i fiori e le poesie _ rise il giovane. Alessandra guardò Raul disperata. Che lui volesse rivelare anche i particolari più scabrosi riguardanti quella storia? Se don Pablo avesse saputo che lei si era lasciata baciare, toccare e spogliare dal giovane uomo l'avrebbe rispedita a Modena in un sol colpo. Come poteva Raul farle una cosa del genere e ridicolizzarla di fronte al suocero? Ma in fin dei conti lui non aveva nulla da perdere da quella situazione e gettando del fango su di lei si liberava di quelle scomode nozze. _ Fin dove ti sei spinto?_ domandò il vecchio. Raul le scoccò un'occhiata intensa. _ Ho cercato di baciarla, ma la marchesa, che è una donna irreprensibile, mi ha anticipato con uno schiaffo. I seri occhi blu e la sua voce asciutta portavano ancora il ricordo di quanto era accaduto il giorno precedente e questo accentuò ancor di più la stizza della fanciulla. _ E' vero, dona Alejandra? _ chiese don Pablo con aria severa. La nobildonna si sentì morire. Perché la stava salvando dalla vergogna? Per poterla meglio ricattare in seguito? Richiamando tutte le sue forze rispose: _ Sì, señor. Ho trovato la cosa disgustosa e fuori luogo. _ Avete fatto bene, madame. Raul mi meraviglio di te; con Manolo in quello stato. Raul scoppiò a ridere, una risata piena di sarcasmo. _ Ho soltanto risposto a un impeto momentaneo. La marchesa è una bella tentazione per un uomo, ma credimi non è successo niente d’importante. Non mi
piacciono le donne che schiaffeggiano gli uomini _ aggiunse guardando in tralice la marchesa. _ Te la sei cercata. Non sei stato rispettoso nei confronti di Manolo e della tua futura cognata._ don Pablo parlò con voce dura. _ Che non capiti più. Intesi, Raul? _ Certo. _ Non è stata solo la risposta a una pulsione ma anche un esperimento. Sai che non approvo queste nozze e volevo vedere se dona Alessandra avrebbe trovato il coraggio di respingermi _ ribatté lui, con una strana luce ironica negli occhi blu. _ Non sarebbe consolante che cedesse alle lusinghe di un uomo e poi ne sposasse il fratello. Alessandra si sentì svenire, perché era proprio quello che aveva fatto. _ Basta così. La marchesa Gentileschi è una donna seria e corretta _ esclamò don Pablo._ Guai a te Raul se provi ancora a darle fastidio_ rincarò la dose. _ Mi auguro che questo incidente non rovini i rapporti tra noi e state certa che, da adesso, Raul non vi sfiorerà neppure con un petalo di rosa _ concluse il vecchio. Alessandra già prevedeva le reazioni bellicose del giovane, ma desistette dal proseguire quel colloquio. Don Pablo aveva ammonito pesantemente il figlio e forse Raul avrebbe smesso di darle il tormento. Il giovane dopo aver ricevuto l'ultimatum paterno uscì e poco dopo anche Alessandra tornò nelle sue stanze. Il fatto che il suocero si sia schierato dalla mia parte è più che positivo, si disse. Ma nonostante questo, Alessandra era sempre pervasa dall'imbarazzo e dalla rabbia. Quell'ennesimo episodio le aveva riconfermato quanto odiasse Raul. Quelle frasi l'avevano ferita profondamente. Quell'uomo era un sadico che si divertiva a umiliarla e ferirla appena gli si presentava l’occasione. Raul si era quasi preso la libertà di raccontare al padre del loro incontro. Doveva fargliela pagare! Doveva vendicarsi!
Le due donne prendevano un po' d'aria sull'ampio terrazzo, adibito a pista da ballo durante le feste. Da quella posizione privilegiata si scorgevano i frutteti fioriti e alcune distese di prati erbosi. L'aria era calda e il panorama, avvolto dall'arsura del giorno, pareva fluttuare. Lo spicchio di giardino vicino alle stanze del pianterreno era composto di un’interminabile serie di vialetti lastricati che s’intersecavano, divisi tra loro da piccoli quadrati erbosi di varie grandezze. Aiuole di iris, tulipani e pervinche si alternavano, dando vita a festoni coloratissimi. Al centro del giardino si ergeva maestosa la statua di una Madonna Addolorata fatta con pregiato marmo di Carrara. Al pianterreno, una serie di finestre ad arco si affacciavano su quell'elaborato giardino. Nell'intensa luce del giorno l'esterno della villa sembrava tutto bianco e oro. Lì attorno si respirava il profumo delle rose, del gelsomino e dei fiori d’arancio. Contro il cielo, di un turchese brillante, si stagliavano le guglie dei tetti dell'edificio. La grande torretta dell'ala est, la cupola del salone delle feste, residuati della piccola moschea del califfo, riportavano indietro nel tempo fino al periodo dei saraceni. _ Senorita, don Raul mi manda a dirvi che vorrebbe parlarvi _ disse Pilar dopo essersi avvicinata. _ Riferisci al tuo padrone che noi due non abbiamo più niente da dirci. Agnese le fece un cenno di approvazione. _ Vi aspetta nel salotto d'angolo proprio adesso, madame. _ Non voglio incontrarlo. _ Bien , senorita _ disse la ragazza allontanandosi. Di lì a breve si udirono dei i pesanti lungo le scale che portavano al terrazzo. I i erano certamente di un uomo. Era Raul!
Alessandra tremò. Il caballeros era venuto sicuramente per parlare con lei riguardo alla sua lamentela con il vecchio Estavez. Quando si trovò di fronte allo spagnolo Alessandra non fu all'altezza di gestire la sua agitazione e l'imbarazzo che l’aggredì. In quegli attimi sperò e pregò che l'uomo, dopo la strigliata paterna, si comportasse bene. Agnese si strinse nelle spalle. _ Calma e sangue freddo _ bisbigliò alla nobildonna. _ Lui vuole mettervi paura e non deve riuscirci. In effetti, alla fanciulla bastò evocare l’immagine della eggiata a cavallo, della ionale aggressione nell'atrio o della sera in cui l'aveva accompagnata in camera per scuotersi e infiammarsi di orgoglio. _ Che cosa volete adesso? _ Prego, mi dulce Alejandra, mettetevi pure comoda che ora parliamo del tiro mancino di stamani. Credevate di mettermi paura raccontando tutto a mio padre? _ disse lui con duro sarcasmo._ Avete intenzione di fare una visita analoga anche a mia madre? La sua frase era una tangibile allusione a ciò che era successo tra loro fino a quel momento. Sembrava che la lavata di testa del padre non avesse avuto gli effetti sperati. Dal momento che Raul era intenzionato a proseguire la guerra nonostante gli ammonimenti paterni lei gli avrebbe dato filo da torcere. Le guance della ragazza si colorarono di rosso per la collera. Era stata un'illusa a pensare che Raul non si fosse offeso e che avesse soprasseduto. _ Ve lo meritavate. Io non sono la vostra fidanzata è ora che ve lo mettiate in testa. _ Mandate via la vostra dama. _ Neanche per idea _ Mandatela via o vi farò diventare rossa come il fuoco per la vergogna _ la minacciò con occhi incandescenti di rancore.
Alessandra congedò in fretta Agnese, temendo che Raul mettesse in pratica quanto minacciato e sbandierasse alla fidata amica quello che era accaduto tra loro. _ Sono stata anche clemente, perché non ho detto a vostro padre tutto quello che è successo _ riprese lei una volta che Agnese si fu allontanata. _ Perché ti saresti vergognata, ecco perché _ sibilò lui tornando a darle del tu._ Adesso immagino che andrai da mia sorella e continuerai a gettare fango su di me, raccontandole che ti ho corteggiato pesantemente _ continuò con un sarcasmo evidente. I suoi occhi la guardavano in modo torvo. Lui non voleva rinfacci o rimbrotti per essersi comportato come un qualsiasi uomo di fronte a una bella donna. Non voleva litigare con lei, ma Alessandra riusciva a dargli sui nervi. _ No, mi basta questo, purché voi stiate lontano da me. Se m’importunerete ancora sarò costretta ad abbandonare questa casa. _ Hai paura di me, tesoro? _ Non ho paura né di voi né dei vostri genitori _ sibilò lei. Alessandra era sempre più pervasa dall'imbarazzo e dalla rabbia. Quell'uomo era un sadico che si divertiva a umiliarla e ferirla appena gli si presentava l’occasione. L'aveva appena fatto di fronte ad Agnese. Doveva tenergli testa o avrebbe perso la battaglia! _ Avete avuto un bel coraggio, pequeña querida _ insisté ironico. _ Mi chiedo come possiate dormire la notte dopo quello che mi state infliggendo _ disse guardandolo con gli occhi lucidi di lacrime. _ Non ti metterai a piangere adesso, altrimenti mio padre tornerà alla carica chiedendomi cos'altro ti ho fatto _ replicò ridacchiando con crudeltà. _ Forse mi farà anche frustare. In quel preciso attimo ad Alessandra tornò alla mente la storia della punizione inflitta a Raul per non essersi presentato all'altare. Mio Dio cosa aveva combinato andando a parlare con don Pablo. Sì, Raul meritava una punizione ma
la cinghia era eccessiva. Forse il caballeros era stato frustato anche per le storie avute con le due amanti. _ Be' che ti succede? Hai perso la lingua? _ Spero che vostro padre non vi punisca pesantemente. Comunque non fatevi illusioni, la mia è rabbia non disperazione. Non verserei mai una lacrima per voi. Raul la fissò con due occhi taglienti come lame. _ Da quando ti sta a cuore la mia sorte, se davvero non avessi voluto che mio padre mi punisse non gli avresti raccontato quelle cose. _ Ma poi alla fine non ho detto niente. _ Io ho fatto di meglio, poiché ti ho fatto are per quella che non sei, cioè una donna retta e fedele. Uno schiaffo le avrebbe fatto meno male. _ Io sono una donna onesta, nonostante voi pensiate il contrario. Sarò una buona moglie per Manolo _ rispose in un sussurro._ Sapete meglio di me come sono andate veramente le cose. Voi mi avete provocato, avete fatto in modo che non fossi in grado di reagire. Siete abile a sedurre le ragazze inesperte, devo darvene atto. _ Lo so_ sussurrò lui. I suoi tratti si ammorbidirono all'istante. Il sorriso che si profilò sullo spigoloso volto di Raul gli addolcì i lineamenti. Alessandra abbassò la testa, colma di disperazione e senso d'impotenza. Cominciava a dubitare di avere la forza per combattere contro Raul. Quell'uomo era più forte e ostinato di lei. La giovane era provata dalla malattia del fidanzato, dalla soggezione che ancora le incutevano i suoceri, dalla lontananza da casa e dalle continue angherie del cognato. Avrebbe voluto scappare e tornarsene in Italia, ma non poteva fare una cosa del genere senza destare le proteste dei genitori e l'indignazione degli Estavez. _ Chiederò a vostro padre di non frustarvi come l'altra volta. Di punirvi in un
altro modo. _ Quale altra volta? _ chiese il giovane con aria sospetta. Alessandra si morse la lingua, evidentemente a Raul non piaceva rivangare certe cose. _ Niente. Non badate a ciò che dico, sono stanca. Poi si voltò e raggiunse, con un sorriso stampato in volto, la dama di compagnia. Raul la seguì con lo sguardo. Si maledisse per quanto aveva appena fatto, anche se davanti ad Alessandra non lo avrebbe mai ammesso. Era stato davvero villano e aggressivo, ma ormai era tardi per tornare indietro. Voleva farle prendere atto della sua attrazione per lui e non per Manolo. Voleva che Alessandra ammettesse che le piaceva il freddo non il fuoco e avrebbe usato ogni mezzo per raggiungere il suo scopo, anche quello più meschino. E poi, il giorno in cui la marchesa avesse ammesso che voleva lui e non il gemello cosa avrebbe fatto? L'avrebbe sposata o l'avrebbe tenuta con sé solo qualche notte? Lui aveva scoperto soltanto da pochi giorni quanto fosse rischioso il gioco che aveva intrapreso. Doveva e voleva vincere! Però il prezzo da pagare era alto, poiché qui c'era in ballo l'eventuale rancore del fratello, il disprezzo dei genitori e l'odio della bella cognata. Poteva rischiare tanto?
11
Raul, seduto in prossimità della riva, osservava il monotono fluttuare delle acque del torrente adiacente alle scuderie. Dall’altra parte del fiume si potevano scorgere delle piccole fratte di bosco. L’uomo, al riparo sotto i freschi rami di un albero, osservava, senza realmente vederli, gli stormi di erotti volare gioiosi tra i fiori degli aranceti poco lontani. In ogni dedalo della sua mente si riaffacciavano gli stessi pensieri e le stesse domande. L'immagine della bella modenese gli rimbalzava da una parte all'altra della testa. Al ricordo del loro primo bacio una ridda di sentimenti si agitò nel suo animo. In quell'occasione la risposta incerta e timida di Alessandra gli aveva fatto ben capire che tra lei e Manolo non era ancora accaduto niente. Le sue labbra erano state esitanti ad aprirsi per lui e la bocca titubante nell’accogliere la sua lingua. Era stato chiaro che quel bacio l'aveva colta di sorpresa. Il loro primo tête-à-tête non le era stato indifferente. Il corpo di lei aveva vibrato di calore e lui l’aveva percepito. Il loro secondo incontro, invece, era stato ben più travolgente. Alessandra aveva risposto con slancio alle sue effusioni rivelandosi una donna ionale. Questo sarebbe potuto andare a suo vantaggio: lei era una donna inesperta e con Manolo ancora costretto a stare a letto avrebbe potuto facilmente irretire la cognata, sedurla e farla innamorare follemente di lui. Ma davvero avrebbe rubato la donna al suo gemello? Forse se Alessandra avesse saputo la verità lei stessa avrebbe operato una scelta tra i due contendenti. Ma chi le avrebbe rivelato il segreto di Manolo? Lui non poteva farlo, il suo gemello si sarebbe ben guardato dal raccontare alla fidanzata il suo ato e anche i genitori avrebbero continuato a tacere. Che cosa doveva fare? La cosa più saggia era lasciare la ragazza nelle mani del futuro sposo. Tutto ciò che stava accadendo lo confondeva rendendolo incerto e titubante sul da farsi. Nonostante desiderasse la bella marchesa non poteva mandare all’aria i progetti della sua famiglia, anche se sbagliati.
Raul, al colmo della frustrazione, gettò via lo stelo d’erba che teneva fra le labbra. La cosa che più lo aveva sconcertato era stata la travolgente sensazione i che i baci di Alessandra avevano destato in lui. Quel momento d'intimità che aveva condiviso con la bella cognata l'aveva sconvolto. Non si sarebbe mai aspettato di provare simili emozioni. Il suo sguardo si posò sul torrente verde come i suoi occhi, poi scivolò sui campi di grano che si stagliavano all'orizzonte, ritrovandovi il colore dorato dei suoi capelli; tutto, lì attorno, gli rammentava Alessandra. _ Maldición _ imprecò. Quella donna lo stava facendo impazzire. Spazientito si alzò e cacciò le mani in tasca. Tornò ad analizzare per l'ennesima volta la situazione: era normale che Alessandra volesse capire perché qualche losco individuo rubasse loro i cavalli, ma pensare che fosse proprio lui a rivelargliene i motivi era impensabile. Quello era un chiaro e doveroso compito di Manolo. I colpevoli erano sicuramente delle persone legate a doppio filo con il suo gemello; di questo era sicuro. In tutta quella storia, piena di segreti e mezze verità, l’unica certezza era la bellezza della marchesa Gentileschi, una donna affascinante ma anche piena di sussiego e alterigia. Raul si soffermò a riflettere con particolare attenzione sui dettagli del viso di Alessandra, come la linea morbida del mento e degli zigomi, per nulla paragonabile ai tratti spigolosi delle focose spagnole. La marchesa era la personificazione della donna bella ed eterea. Una fitta di eccitazione gli colpì i lombi. Continuando a riflettere si convinse che Alessandra possedeva la bellezza evanescente e quasi stucchevole di tutte le dame di alto lignaggio. Forse era proprio quello il suo aspetto più bello. Quegli abiti da gran dama che le modellavano i fianchi e il seno la rendevano irresistibile. Raul sentì il cuore battergli forte per l'eccitazione e dovette chiudere gli occhi per reprimere un'ondata di desiderio. La cosa che lo insospettiva però era l'accenno della nobildonna alla storia delle frustate. Come aveva saputo delle punizioni pesanti che circolavano in casa
Estavez? Forse aveva raccolto qualche pettegolezzo dalla servitù o dai giornali. Raul non sapeva se rallegrarsi oppure no della curiosità dimostrata dalla fanciulla. Se Alessandra fosse venuta a conoscenza della verità sarebbe rimasta sconvolta. El Frìo tornò a lavorare, convinto che tenendo la mente e le mani occupate sarebbe riuscito a dominare il desiderio che provava per la cognata.
Quella sera Raul non era presente a cena e sia la marchesa che la sua dama di compagnia tirarono un sospiro di sollievo. La conversazione era di natura piuttosto frivola e salottiera. Ma nonostante gli argomenti fossero fatui, Alessandra non si sentì sollevata. Non aveva saputo gestire la situazione con il cognato e doveva ancora trovare una soluzione ai problemi di Alicia. Quando Alessandra si ritirò per la notte trovò Pilar ad attenderla. La cameriera l'aiutò a sistemarsi, ma la fanciulla era ancora molto sconvolta per l'ennesimo diverbio avuto con il caballeros. La marchesa si spogliò subito infilando una camicia da notte leggera color rosa antico con delicati ricami sull’orlo. Si fece spazzolare i capelli e s’infilò a letto. In quel momento non aveva voglia di parlare con nessuno. La ragazza, appena finito il suo lavoro, la salutò rispettosamente e uscì. _ Potete andare anche voi, Agnese _ le disse la marchesa. _ Va bene, madame. Se doveste aver bisogno bussate pure alla mia porta. _ Grazie. Il sonno di Alessandra, come lei stessa si era immaginata, fu agitato. ò la notte a rigirarsi nel letto, scioccata da continui sogni popolati dal bel cognato che la fissava con profondi occhi blu carichi di scherno.
Nei giorni seguenti El Frío si mostrò garbato, ma scostante, tanto da farle pensare che tutto quel che era accaduto non significasse nulla per lui. Il suo comportamento freddo sembrava confermare la tesi della fanciulla: Raul aveva cercato solo di divertirsi. Forse l'uomo, dopo il colloquio con il padre, aveva veramente deciso di lasciarla in pace. L'indifferenza dello spagnolo non influenzò il resto delle cene e dei vari pranzi, i quali si svolsero in un'atmosfera distesa e serena. Una sera, dopo cena, tra una frase e l’altra Alessandra vide Raul addentrarsi con la madre e il padre nell'argomento Ramon e Alicia. _ Credo che Ramon abbia del potenziale, dovremmo dargli un ruolo con un po' più di responsabilità. Credo che sarebbe il caso di arlo con Edmundo, per la doma e l'addestramento dei cavalli…_ dichiarò Raul. _ Perché mai _ ribatté la Dona Samos. _ E' troppo presto. Sei troppo avventato nelle tue decisioni! _ Ma sembra molto bravo e capace _ incalzò Ines. _ E tu che ne sai, non ti sei mai interessata dell'allevamento _ la zittì la madre. Ines sembrò offesa dai modi di Mercedes e Raul corse in difesa della sorella. _ Ines è brava a capire le qualità delle persone e tu lo sai meglio di me. Alessandra rimase stupita. Come poteva aiutare la sorella per un semplice diverbio con i genitori e non assumersi le sue responsabilità con le madri dei suoi figli? Almeno una di loro avrebbe potuto sposarla. _ Non sono d'accordo, mamà _ insisté Raul con voce tagliente. _ Lascialo a me, Ramon. E' un bravo giovane e ha molte doti. Non devi giudicarlo in base alle sua giovane età ma in base a cosa sa fare. Se non dovesse essere all'altezza del compito affidatogli ne risponderò io. Per un istante Dona Samos sembrò infastidita, mentre don Pablo parve pensieroso.
_ Da quando prendi a cuore i desideri dei tuoi operai _ replicò la vecchia. _ Da sempre. E poi soche vuole sposarsi e ha bisogno di guadagnare qualcosa in più. _ Chi vuole sposare? Qualche ragazza del paese _ chiese don Pablo afferrando il bicchiere di vino e bevendone un generoso sorso. _ Alicia. _ Tua sorella la voglio dare a José Alonso. Me l'ha chiesto il padre, perché Alonso ha un buon gruzzolo. Non posso disattendere le sue aspettative _ si intromise Mercedes. Alessandra e Agnese tacquero per tutta la durata di quella diatriba famigliare, anche se la marchesa, per la prima volta in vita sua, stava dalla parte del cognato. Anche Gabriel da buon parente acquisito taceva. _ Ma lei non vuole José, vuole Ramon _ spiegò Ines. _ Comando io nella mia tenuta e decido io chi deve sposare mia figlia. _ Comandi sulle tue terre non sulle persone _ sibilò il figlio._ Dal momento che non ti riesce contrastare tuo marito riguardo le nozze di Manolo te la prendi con la tua povera figlia più piccola che non può ribellarsi, perché altrimenti la puniresti _ replicò il figlio. _ Ha ragione Raul: infierisci su Alicia perché sai che è giovane e non può ancora reagire. Mamà, prova a infierire su me o Raul! _ disse Ines e il fratello scoppiò a ridere. Gabriel ridacchiò con il cognato, mentre Mercedes, furente, si rivolse con lo sguardo al marito in cerca di soccorso. _ Niente storie sulle nozze tra Alicia e Ramon, come del resto nessun ordine contrario per quanto riguarda quelle tra dona Alejandra e Manolo _ comandò don Pablo, ando poi a parlare del figlio ferito. Le sue condizioni rimanevano stazionarie. Il giovane, infatti, era vigile, ma il colpo in testa poteva ancora avere delle ripercussioni. Secondo alcuni medici
poteva esserci un ematoma celebrale e quindi si dovevano adottare tutte le cautele del caso. Mettere il paziente in piedi troppo presto sarebbe stato pericoloso. _ Alessandra, _ suggerì Dona Samos davanti a un bicchierino di liquore _ i medici lo vedono un po' abbattuto e mi hanno chiesto se potete are ancora più tempo con lui. In modo da tirarlo su di morale. _ Certo, dona Samos. _ Un’ottima idea _ intervenne Ines. Raul storse la bocca, non sembrava soddisfatto di quella proposta. Quando arono in salotto Alessandra ebbe modo di avvicinare El Frío, Ines e Gabriel per qualche istante da sola. Dona Mercedes e don Pablo, infatti, confabulavano in merito ad alcuni cavalli da ferrare. _ Allora, non abbiamo ottenuto niente _ osservò Ines delusa. _ Dobbiamo are al piano B _ replicò il fratello. _ Il piano B? _ fece eco Alessandra _ Avrei preferito non arrivare a questa soluzione drastica _ commentò Ines. _ Lo so, ma non c'è altra soluzione _ disse Gabriel dando corda al cognato. _ Posso sapere in cosa consiste questo piano B? _ chiese la marchesa. _ Nella classica fuga d'amore con il conseguente matrimonio riparatore _ rispose Raul con tranquillità, senza sembrare infastidito dall'intromissione di Alessandra. _ Ma così avrà la reputazione rovinata. _ No, se lui la sposa, ed è quello che vogliamo tutti._ commentò Gabriel. _ Facciamo la prossima notte?_ buttò là Raul _ Sì, organizziamo la fuga _ confermò la sorella.
Ad Alessandra l'idea del cognato sembrava un po' troppo azzardata, ma forse la sua opinione al riguardo era condizionata dal fatto che non si fidava di quell'uomo. Raul era un uomo che aveva due figli e neanche una moglie, cos'altro ci si poteva aspettare da lui se non queste indecenti proposte. El Frío, senza tanti preamboli, spiegò come intendeva gestire la cosa. _ Li porterò a Huelva e li nasconderò in qualche locanda. Dovranno stare fuori come minimo una notte perché sia credibile. _ Ma chi vigilerà su di loro durante questa fuga? _ chiese Agnese con la stessa perplessità della sua padrona. _ E' un problema. Io non mi posso allontanare dalla tenuta _ ammise Raul _ e anche voialtri non potete andare via, la vostra assenza sarebbe subito notata. _ Vero, anche Alejandra non può lasciare la casa, deve stare con Manolo _ osservò Ines. _ Comunque potremmo anche lasciarli soli la notte, e se succede qualcosa tanto meglio _ ribatté il fratello. _ Oh, Santo Dio, ma cosa state dicendo! _ si scandalizzò Agnese. _ Por Dios, che volete che sia. Si vogliono sposare e per farlo devono fuggire insieme e gettare lo scandalo sulla famiglia. Scandalo per scandalo possono anche consumare senza essere legalmente sposati. I miei sarebbero capaci di sottoporla a una visita intima per constare la mancata verginità _ obbiettò lui placidamente. Il giovane si ò la mano tra i capelli. Quel gesto nervoso non era da lui. _ In effetti, Raul non ha tutti i torti _ disse Gabriel pensieroso. _ Ma è sbagliato. Non possono consumare senza essere sposati e senza aver ricevuto i sacramenti _ osservò Alessandra. Raul si voltò e con gli occhi le carezzò il corpo con lo sguardo. _ Sono giovani e di sangue caldo, sarebbe più che normale _ ribatté._ José
potrebbe are sopra alla fuga e allo scandalo, ma non accetterà mai una sposa non casta. E poi da quando v'interessa la virtù di mia sorella. Non avete diritto di contestare dal momento che vi siete venduta agli Estavez per denaro. Almeno Alicia si dona all'uomo che ama, e per sposarlo è disposta a gettare via la sua reputazione. Le sue frasi erano cariche di derisione e di sfida palese. Alessandra chiuse gli occhi, respirò a fondo e cercò di contare fino a dieci prima di rispondergli. Non desiderava discutere con lui in presenza di altre persone. _ Querido, ti prego. Devi essere più educato nei confronti della fidanzata di tuo fratello _ lo ammonì Ines. Lui fece spalluccia. _ Magari Alicia con quella sola notte regalerà un bel nipotino ai due vecchi tiranni _ dichiarò lui con malizia destando l'ilarità di Gabriel, subito ammonito da un'occhiataccia della moglie. Alessandra serrò i pugni e si impose di reprimere la propria collera. Per Raul le promesse matrimoniali e i valori ecclesiastici avevano ben poca importanza, lo dimostrava il fatto che aveva due figli illegittimi. _ Dobbiamo farli fuggire, farli stare da soli in un luogo appartato e devono consumare. Se dobbiamo giocare guardiamo almeno di vincere _ sorrise lui amaramente, senza allegria. _ Hai ragione. Se Alicia tornasse dalla fuga e i miei, con un’ispezione medica, la trovassero intatta sarebbero capaci di darla ugualmente a José _ si convinse la sorella. _ Dobbiamo agire la prossima notte_ intimò Raul, poi girò sui tacchi e se ne andò.
La sera seguente, poco prima di cena, la marchesa, la dama di compagnia e le due sorelle Estavez erano nel salotto da musica e discutevano dell'imminente fuga dei due innamorati. Manolo comparve sulla soglia e salutò il gruppo di donne. Aveva addosso una camicia da notte, una vestaglia da camera di broccato e un paio di pantofole. _ Cosa ci fai in piedi... Sei impazzito? _ gli chiese Ines stupita. _ Sono stufo di stare a letto come un neonato _ replicò lui mettendo il broncio._ Voglio stare con voi e con Alejandra. Manolo avanzò lentamente e si sedette su una poltrona. _ Devi tornare a letto. I medici hanno detto che è prematuro camminare e stare in piedi _ replicò la sorella mentre Alessandra, da brava fidanzata, andava incontro al giovane e lo aiutava a sedersi. _ Maldecidos a médicos_ imprecò lui. Prendendo la fidanzata per una mano e suggerendole tacitamente di sedere accanto a lui. _ Ma se non riesci neppure a stare in equilibrio._ osservò la sorella. _ E' debolezza. Più sto a letto e più sarò fiacco. Lui sfiorò la guancia della fidanzata con un dito. Alessandra rabbrividì di disagio. _ Tua sorella ha ragione, Manolo. Domani parleremo con i dottori e cercheremo di accelerare in qualche modo la tua guarigione, ma per adesso è meglio se torni a letto _ mormorò, con una dolcezza che gli toccò il cuore nel profondo. Manolo scosse energicamente la testa e imprecò a bassa voce. L'uomo la guardò e si perse nel limpido verde del suo sguardo, rimanendo in silenzio. Poi con un sorriso articolò con le labbra Ti amo fino a farla arrossire.
Alessandra notò per l'ennesima volta quanto i due fratelli fossero diversi. Manolo era l'opposto del gemello: aperto, facile all'amicizia e con un sorriso birichino che gli aleggiava sulla bocca. Sarebbe stato facile amarlo, ma chissà perché anche nei momenti in cui era in compagnia del suo promesso pensava a Raul. Alessandra fu scossa da un brivido, rifiutandosi di prendere in considerazione il dubbio che l'aveva assalita. Ma lei amava davvero Manolo? Più stava in quella casa più si sentiva tormentata dalla propria coscienza. Sapeva che la sua attrazione per il cognato era sbagliata. Forse amava Raul da molto e non l'aveva capito? Aveva bisogno di tempo per fare chiarezza nel suo cuore e nella sua mente. No, impensabile, si disse. Quell'amore era proibito. Non si era mai sentita così infelice: Manolo si stava rimettendo velocemente e l'amava follemente, Raul aveva già due figli, avuti da precedenti avventure, e la desiderava soltanto in senso fisico, mentre lei si sentiva attratta da quel libertino del cognato e restava indifferente alla tenerezze che le riservava il legittimo fidanzato. Che fare? Che fare? Continuava a domandarsi. Quelle constatazioni le fecero sorgere un'infinità di sensi di colpa. Lei era destinata a Manolo e non doveva mai dimenticarlo. Con il fidanzato forte e sano, Raul non l'avrebbe più importunata. _ Torno a letto soltanto se la mia bella fidanzata verrà a rimboccarmi le coperte _ disse ridendo e destando l'ilarità anche delle sorelle. _ D'accordo _ replicò Alessandra. _ Devo anche raccontarti una favola? _ No, sarò io a raccontarne una a te, ma ti avverto, mia cara, che è piccante _ e le scoccò un'occhiata che la fece arrossire. Manolo era innamorato follemente e la desiderava, solo la malattia gli impediva di corteggiarla. Alessandra si sentì ancora più in colpa perché pensava al cognato anche quando era con il suo promesso. Così dicendo Manolo si alzò dalla poltrona e si piegò verso la fidanzata. Depositò un bacio leggero sulla fronte di Alessandra. _ Ah, perché devo lasciare tutto questo _ disse divertito facendo arrossire ancora una volta la sua futura sposa. Poi imprecando contro Ines si diresse verso la porta. Alessandra lo seguì sostenendolo. Manolo aveva ancora la mano sulla maniglia
quando fu colto da una serie di violenti brividi e si accasciò per terra. _ Manolo! _ gridò la marchesa, mentre Ines si precipitava dal fratello. _ Corri Alicia, corri a chiamare aiuto! _ disse la sorella, sconvolta. Alessandra s’inginocchiò accanto al giovane, mentre Agnese gemeva dal terrore. _ Cosa hai Manolo? Cosa ti senti?_ gridava la sorella, ma il giovane non poteva risponderle. Aveva gli occhi sgranati, mentre agitava convulsamente le gambe e le braccia. _ Mio Dio, Manolo! _ gridò Alessandra, pietrificata dalla paura _ Aiuto, aiuto! Qualcuno mi aiuti! _ gridò ancora la fanciulla. Il tremito, da cui il giovane era scosso, aumentava visibilmente, mentre i tratti del viso erano contratti e alterati dall'attacco violento. Poi i suoi occhi si fecero appannati e la testa si rovesciò all'indietro. Manolo era morto!
Gabriel entrò in camera, ma era ormai troppo tardi. Manolo non respirava più, il suo cuore si era fermato, la sua vita era volata via. I volti di tutti i presenti portavano i segni di un immenso dolore. Un pesante silenzio regnava nella camera. Alessandra era inginocchiata sul gran tappeto orientale ai piedi del letto di Manolo. Attorno al giovane erano subito accorsi i familiari. La fanciulla piangeva e tremava ancora quando arrivò Raul. Appena il cognato entrò la nobildonna alzò il volto e incontrò i suoi occhi segnati dalla disperazione. Un dolore pari al suo. Poi gli occhi dello spagnolo si posarono sul fratello immobile ed esangue nel letto. Ines si chinò sulla marchesa e l'aiutò a sedersi su un divano, poi le si mise accanto e la tenne stretta tra le sue braccia. La nobildonna iniziò a piangere e Ines la strinse ancora più saldamente, lasciandola libera di sfogare tutta la disperazione. Raul non la confortò a parole, né le si avvicinò. _ Non doveva finire così… era così giovane e forte _ sussurrò la fanciulla all'orecchio della cognata. _ Gli avevo promesso che l'avrei sposato, ma non ce n'è stato il tempo. Solo al pensiero, proruppe in una serie di singhiozzi. _ Manolo viveva pericolosamente _ mormorò Ines continuando ad accarezzarle i capelli. Quello che divorava l'anima di Alessandra non era solo la disperazione per la morte dello spagnolo, ma anche i sensi di colpa che provava per averlo tradito con il pensiero e un po' anche nei fatti. Il vecchio don Pablo sedeva su una sedia vicino al letto, mentre la moglie si era chiusa nelle sue stanze in un distinto e doloroso isolamento. Una sorta di meccanismo automatico e di fasi di ottenebramento della memoria
aiutarono la nobildonna italiana a superare i giorni successivi alla morte di Manolo. Ora era lì, davanti alla bara del suo fidanzato, al di là della quale Raul la osservava con occhi sofferenti In quei giorni drammatici si erano trovati poche volte faccia a faccia, e quando capitava si limitavano a scambiarsi qualche occhiata addolorata e circospetta, senza mai proferire parola. Al funerale parteciparono migliaia di persone. Donne, vecchi, giovani uomini e bambini seguirono in lacrime il feretro per tutta la città. L'intera Spagna era in lutto. La cerimonia fu solenne, il dolore pubblico e immenso. Per la prima volta i volti orgogliosi dei vecchi Estavez rivelavano le loro emozioni e il loro devastante dolore. Il corpo di Manolo fu tumulato nel cimitero monumentale di Siviglia, nella cappella privata degli Estavez. Per molti giorni, anche dopo le esequie, i giornali lodarono il giovane caballeros scandagliando la sua intera vita. Niente della vita di Manolo fu lasciato privato, come ebbe modo di notare Alessandra leggendo alcuni articoli che parlavano delle vicende amorose del grande cavaliere. Dopo il funerale Alessandra aveva deciso di tornare a Modena. L'uomo che doveva sposare era morto e lei non aveva più alcun motivo per restare in Spagna. Già sentiva nelle orecchie le lamentele di sua madre riguardo alla prematura morte di Manolo, al mancato matrimonio e al danno economico che tale disgrazia aveva recato loro. I suoi genitori le avevano, infatti, suggerito di restare in Spagna, osservare il periodo di lutto e poi unirsi in matrimonio con il gemello di Manolo, salvando così la famiglia dal dissesto finanziario. Tale ipotesi era stata subito rigettata con orrore da Alessandra, che aveva immediatamente scritto ai genitori dicendo loro che la cosa era impossibile, dal momento che Raul era fidanzato. Non se l'era sentita di rivelare ai famigliari la storia delle due donne della gara e quindi aveva inventato un’innocente bugia. Tornata a casa avrebbe dovuto congedare anche Agnese e ciò le dispiaceva molto.
Per la famiglia Estavez la morte di Manolo non era stata soltanto una tragedia umana, ma anche un danno economico, poiché il duo dei caballeros era definitivamente distrutto. El Fuego era morto ed El Frío era rimasto solo. Secondo Raul quella del gemello era stata una morte annunciata, dal momento che più volte aveva manifestato perplessità e paura di fronte alle spericolate azioni del fratello. Alessandra si sentiva in colpa per aver taciuto a Manolo quanto era successo con Raul e per non avergli parlato del tumulto di emozioni che in quegli ultimi mesi l’aveva sconvolta. Adesso sapeva che non amava Manolo e che non l'aveva mai amato. Si era soltanto convinta di provare affetto per l'uomo che doveva sposare prima ancora di conoscerlo bene. Sapeva anche di dover parlare con Raul per lasciarlo senza che sentimenti come l'antagonismo, l'odio o il desiderio di vendetta offuscassero quell'addio. L’inimicizia e il rancore che li dividevano avrebbero segnato le loro anime per sempre e questo non poteva permetterlo. Ma Raul la evitava di proposito, di questo si era accorta fin troppo bene. Il caballeros si aggirava per casa offrendo ai suoi famigliari un po' di sostegno, ma non si avvicinava mai a lei né le rivolgeva una parola di conforto. Ma quel giorno, mentre leggeva alcuni giornali, fu distratta dal rumore di una porta che si apriva. Era Raul. L'uomo la fissò brevemente, inclinò appena la testa e poi avanzò. _ Stai bene?_ le chiese in modo formale. _ Me la cavo...E voi?_ sussurrò insicura. _ Bene _ replicò lui secco. _ Sicuro? _ Sì, certo. Sto Bene _ rispose lui, sospettoso.
Non si sentiva per niente bene, ma cos'altro poteva dire a una giovane fanciulla che aveva perso il suo futuro sposo? _ Non mi sembra che stiate bene _ osservò lei con quegli occhi grandi, quasi gravi. Lui emise un lungo sospiro. _ Sono stanco, non dormo abbastanza _ ammise con un accenno d’irritazione, annegando nel verde del suo sguardo. Gli occhi di Alessandra erano penetranti e capaci d’arrivare nel profondo del suo cuore e del suo pensiero. _ Vi capisco. Anch'io o le notti a pensare, a rimuginare e dopo un po' tutto mi sembra confuso e irreale. Raul si disse che era stato un pazzo a venire a trovarla, ma non poteva più esimersi dal parlare con la ex fidanzata del fratello. Sapeva che Alessandra adesso era libera da ogni vincolo, ma non poteva farsi avanti, poiché lei era ancora troppo provata e lui reputava tale gesto un tradimento alla memoria del fratello morto. Solo quando si soffermava a pensare che la fanciulla sarebbe stata data dai genitori in pasto a qualcun altro si sentiva in dovere di fare qualcosa, di agire. Ma come salvarla dal suo destino? _ Credo che dobbiamo parlare un po' noi due _ spiegò Raul con voce tesa. Alessandra sapeva che Raul aveva ragione, che si dovevano chiarire, ma ebbe il timore che anche quell'ultimo loro incontro sarebbe finito in un litigio e non voleva che accadesse. Non voleva che tra loro succedesse ancora qualcosa di sgradevole. _ Non abbiamo niente di cui parlare _ rispose tremando. Seguì un minuto di silenzio. Era chiaro che Raul faceva fatica a mandare giù l’orgoglio. Il suo volto era una maschera di pietra. Alessandra non disse altro e non fece nulla per facilitargli il compito. _ Ti devo delle scuse _ disse infine lui con tono distaccato. Forse l'uomo si era immaginato che la fanciulla, a quel punto, fe altrettanto, ma Alessandra non riuscì a proferire parola, il suo cuore era stritolato dai crudeli
ricordi del loro ultimo incontro, mentre la sua mente era stupefatta da quella richiesta di perdono. Davanti all'attonito silenzio di lei sul viso di Raul scese un’aria fiera e inflessibile. Ci furono alcuni istanti di silenzioso imbarazzo in cui entrambi tacquero e dove i ricordi del loro tormentato rapporto divennero quasi tangibili. Poi, per rompere quel clima di tensione, Alessandra parlò. _ Dovete?_ Gli occhi di Alessandra erano accesi dall’ira. _ Le scuse si porgono con sincerità e convinzione, non per dovere. Lui imprecò andosi una mano tra i capelli. _ Cosa vuoi che ti faccia delle scuse scritte con il sangue. _ Non posso dimenticare quello che mi avete fatto. Le vostre scuse devono essere sentite e oneste. Comunque non dovrete umiliarvi ancora per molto tempo, perché presto partirò per l'Italia. Se l'uomo provò disagio e indignazione non lo dette a vedere, celando tutto dietro l'espressione arrogante. _ Potete restare ancora un po', ai miei genitori farebbe piacere. _ L'uomo che dovevo sposare è morto e quindi non ho più alcun motivo per restare. _ E Alicia? Non vi importa più niente di lei?_ osservò Raul con l'ombra di un sorriso sulle labbra, ma era un sorriso caustico. _ Non sono una menefreghista, io _ e in quell'attimo pensò alle due donne della gara._ Inoltre voi e Ines siete in grado di cavarvela benissimo anche senza di me. Alessandra avvertì una sensazione molto simile all’invidia.Alicia fuggiva con il suo uomo per amore, Ines viveva felice con il marito e lei? Lei era sola! Manolo era morto e Raul non le era mai appartenuto. Se solo il suo futuro fosse stato meno incerto.
_ Ah, dunque sarei un uomo che si disinteressa degli altri _ replicò acido. _ Certo, mi avete corteggiato ignorando i miei sentimenti e quelli di Manolo. A voi cosa sembra se non indifferenza verso il prossimo? _ Vi ho appena chiesto scusa _ rispose incollerito. _ Scuse respinte _ sibilò lei. Lui tacque, sapeva di aver torto ma non l'avrebbe mai ammesso. Orgoglio, orgoglio, dannatissimo orgoglio! Raul aggrottò le sopracciglia, tanto che sembrava essersi calmato di colpo. _ Aspettate almeno la fuga _ osservò lui sobriamente. Ma dal tono della voce e dall'espressione del volto sembrava che non gli interessasse granché se rimaneva o se ne andava. _ Quando avete intenzione di organizzarla? _ Non subito; i miei genitori non reggerebbero un altro colpo. Lei accennò un sì con la testa e non si dissero altro. Agnese entrò nella stanza e Raul dopo un educato inchino alla dama di compagnia uscì.
Dopo cena don Pablo insisté per parlare con Alessandra e la invitò nel salotto adiacente alla sala da pranzo. La marchesa, a causa delle continue insistenze del vecchio Estavez, aveva accettato di restare in villa qualche giorno in più di quelli stabiliti. La Spagna con il suo orgoglio, le sue ioni, le sue bellezze e le sue amarezze l'avevano stregata. Ma era tempo di lasciare quella terra che aveva inciso profondamente sulla sua coscienza e sulla sua anima. Appena entrò nel salottino Alessandra si accorse che c'erano anche Raul e Mercedes. Si mise subito in all'erta. Se quello era un addio perché erano presenti anche gli altri membri della famiglia? I volti dei suoceri erano segnati dagli anni e dalla tragedia che si era appena consumata. Don Pablo la fece accomodare, poi sospirò tristemente. L'uomo, essendo il più loquace ed espansivo, affrontò l’argomento della partenza di Alessandra. _ Allora, avete proprio deciso di andarvene? _ Si, don Pablo. _ Sarà difficile dirvi addio. Molto difficile…_ scosse il capo, il suo sospiro tradiva un certo affetto per lei. La moglie era seduta accanto a lui con davanti una tazza di caffè. Poco lontano c'era Raul con il suo solito sguardo gelido. _ Ho ricevuto una lettera dai vostri genitori in cui mi si prospetta l'eventualità che possiate restare qui come moglie di Raul _ Che cosa? _ sbottò lei alzandosi in piedi. _ Ignoravate quest’ultima richiesta dei vostri famigliari? _ chiese Mercedes. _ No, ma... _ Ma cosa? Non vi piace mio figlio _ la donna la fissò con uno sguardo di
ghiaccio. _ Raul non è fidanzato, come avete detto ai vostri genitori. Alessandra si sentì morire, non avrebbe mai pensato che quella piccola fandonia arrivasse fino agli Estavez. I suoi genitori avevano giocato d'astuzia contattando direttamente i vecchi spagnoli, invece di are attraverso di lei. La fanciulla s’inumidì con la lingua le labbra asciutte. Era inutile negare e inventare balle. Alzò il viso con decisione. _ Non è questo il punto, dona Samos, io e vostro figlio non andiamo d'accordo. Manolo aveva un carattere meraviglioso, cosa che non si può dire del suo gemello _ trovò infine il coraggio di dire _ Voi siete ormai una spagnola, una Estavez. Tutto il paese sapeva che avreste sposato Manolo, perché dunque deludere le aspettative degli aficionados soltanto perché El Fuego è morto. La gente vi adorerebbe se sposaste l'altro nostro figlio _disse don Pablo. _ Non potete farne una questione soltanto di gare e cavalli. Inoltre vostra moglie e don Raul hanno sempre dimostrato molta ostilità nei confronti del matrimonio tra me e Manolo. _ Mercedes ha dato il suo benestare e Raul sarebbe altrove se non avesse deciso di accettare. Sbalordita, Alessandra si volse verso il cognato, il quale la guardava sempre con quell'aria fredda. Sentiva il terreno cederle sotto i piedi. Raul la reclamava come moglie. Lui che aveva provato a sedurla, lui che aveva abbandonato sull'altare la sposa impostagli dal padre, lui che aveva delle amanti che gli avevano dato dei figli. La nobildonna chiuse gli occhi cercando di reprimere la paura. _ Spero che non me ne vorrete, ma non posso _ supplicò con voce rotta per l'emozione. Non voleva screditare l'immagine di Raul agli occhi dei due vecchi Estavez, ma se avessero insistito sarebbe stata costretta a raccontare tutto, fin nei minimi dettagli. Quella era l'unica strada per salvarsi da Raul. Come potevano proporle di sposare un uomo che aveva un numero imprecisato di figli e concubine?
Don Pablo continuò a guardarla, poi emise un respiro profondo. L'uomo appariva stanco, vecchio e spento. _ C'è qualcosa che non va? Sì è comportato di nuovo male con voi? Raul aveva la linea della bocca severa e gli occhi remoti. _ No, è che io...io..._ balbettò, incapace di dire, anche questa volta, la verità. _ Perché non puoi sposarmi. Certo non mi ami, ma non eri neppure invaghita di Manolo _ disse El Frío senza tanti preamboli. Raul era in piedi di fronte a lei e malgrado l'espressione del suo volto fosse dura, il suo corpo non rivelava la benché minima tensione. Rappresentava per l'ennesima volta l’immagine serena e sicura del caballeros. Lei lo fissò. Lo sguardo del giovane sembrava impedirle di ragionare. _ Tu sei venuta qua per sposarti uno degli Estavez. Ti era stato imposto un matrimonio di convenienza con Manolo. Le donne del tuo rango sposano spesso uomini che detestano, perché tutte queste remore. Perché non puoi sposare me? Il volto di lui era severo e distaccato. Gli occhi semichiusi non rivelavano nessun tipo di emozione. _ Be', allora come intendi replicare? Quella frase fu detta con un velo di sarcasmo, amplificato dalla freddezza dello sguardo. Per qualche secondo Alessandra sentì la testa girarle vorticosamente, poi ritornò tutto normale. _ Non vi sposerò, Raul, neppure se me lo chiedeste in ginocchio, neanche se foste l'unico uomo rimasto sulla faccia della terra _ rispose Alessandra a denti stretti. _ Non sarò io quello che si metterà in ginocchio, te lo garantisco, mi amada _ terminò prendendola in giro. _ No, no e no!_ s'inasprì lei.
Per qualche attimo gli occhi blu di Raul scintillarono, poi la sua voce tornò velenosa. _ Lo farai, eccome se lo farai. Ricorda che devi salvare la tua famiglia di spreconi e che sei in debito con la mia che ti ha trattata fino a oggi come una figlia. _ Siete troppo sicuro di voi. Io non sposerò mai un uomo immorale come voi _ sbottò lei, vittima di un immenso nervosismo, incapace di trovare altre argomentazioni per quel rifiuto. _ Che parolone grosse _ replicò Raul gelido. _ Mi piacciono le donne, ma questa non è una colpa. Gli occhi di lei fiammeggiavano di rabbia. Si strinse le mani così forte da far diventare le nocche bianche. _ Fareste uno sbaglio madornale a volermi come sposa _ disse esasperata. _ Non ho mai sbagliato un buon affare in vita mia _ replicò lui con voce pungente. _ Io…io vi detesto. Lo sguardo di Raul era palesemente astioso. _ Sappi che la cosa è reciproca _ asserì con sdegno. _ Ma dobbiamo sposarci per il bene delle nostre famiglie, anzi, mi correggo, della tua famiglia. Alessandra, nonostante la calura estiva, stava tremando e sentiva un gran freddo interiore. Poi chiuse gli occhi ricolmi di lacrime. Le doleva la testa e la bocca era asciutta. La necessità da parte di Raul di una risposta sembrava soffocarla. Lei sapeva che Raul l'avrebbe sedotta come aveva fatto con le due donne della gara e poi sarebbe ato a qualche altra fanciulla. Perché era morto proprio Manolo, si chiese stravolta. Se Raul non avesse avuto quei trascorsi, se il loro fosse stato un vero matrimonio l'avrebbe sposato di corsa, ma non era così. Il suo cuore le diceva di cedere, la ragione di resistere. Quella era una lotta impari. _ Io non, ...io _ balbettò ancora.
Raul la vide sull'orlo di soccombere e la sua bocca si aprì in un sorriso di trionfo. Questo le dette lo slancio per resistere. _ No, io non mi mariterò mai con un uomo che non si è sentito in dovere di sposare le donne che gli hanno dato dei figli. Pablo, Mercedes e Raul parvero fulminati da quella frase, e prima che uno di loro potesse obbiettare Alessandra fuggì dalla stanza sbattendo la porta.
12
La mattina seguente Alessandra ò tutto il tempo nella sua stanza, disperata. Agnese le portò il pranzo in camera. In quel periodo dell’anno il caldo era insopportabile. Nei giardini della villa gli alberi di aranci si erano spogliati dei fiori e ora tra il verde fogliame riposavano i frutti maturi. Il caldo di quei giorni estivi era spaventoso. Era terribile avere ferito don Pablo e sua moglie, ma anche loro l'avevano ferita proponendole di sposare un uomo che aveva già dei figli da altre donne. Ma forse i vecchi Estavez non sapevano dei trascorsi di Raul. In tal caso lei aveva svelato un segreto inenarrabile, gettando la casa nel panico. Quella mattina, mentre Agnese impartiva degli ordini per predisporre il viaggio, la fanciulla continuava a sfogliare i giornali che parlavano di El Fuego. La giovane si sedette a un tavolino di faggio e prese in mano un quotidiano. I suoi occhi si posarono su un articolo in particolare. Afferrò il Faro de Vigo e lesse un'altra volta la notizia appena scorsa. _ Agnese, correte presto!_ gridò. La dama di compagnia raggiunse la giovane e lesse ciò che la sua padrona le indicava. I loro volti divennero di pietra. Gli occhi di Alessandra tornarono più volte sul quel trafiletto che attribuiva i figli di Raul a Manolo. Ma allora di chi erano i due bambini? Perché non c'era una paternità certa? Che i due gemelli si scambiassero le amanti e fosse quindi difficile stabilire chi dei due era il padre legittimo?
Alessandra si afflosciò contro lo schienale, disgustata. I suoi occhi scintillavano di rabbia. Ma che razza d’immonda famiglia era quella! _ Io non capisco _ disse perplessa la dama di compagnia _ Ma allora di chi sono figli questi due ragazzi. _ Bisogna saperlo, cara Agnese. Leggiamo tutti questi quotidiani e vediamo di scoprirlo. La ragazza e la dama di compagnia si misero a setacciare gli altri giornali in cerca di una notizia chiarificatrice, che, però, non trovarono. Alcuni quotidiani attribuivano i bambini a Manolo, altri a Raul e altri ancora parlavano di altri figli dei quali non si avevano più notizie. _ Me che storia e mai questa._ fece Agnese indignata._ Non ci capisco niente. _ Lascia stare, amica mia. Andiamocene in fretta da questa casa. Hanno delle abitudini che non approvo. E pensare che era arrivata ad aver fiducia in tutti loro _ fece la fanciulla con aria indignata. _ Ho creduto in Ines, in Gabriel e in Alicia. Mi ero anche convinta che nonostante la freddezza don Pablo e dona Mercedes fossero delle brave persone, invece sono tutti degli imbroglioni. Sugli Estavez ho appreso più dai giornali che a stare più di un mese in questa casa _ disse infine seccata. Agnese condivise pienamente i ragionamenti della sua protetta. Alessandra si sentiva presa in giro da tutta la famiglia, anche da coloro che le avevano sempre dimostrato amicizia e stima, come don Pablo, Alicia, Ines e Gabriel. Era impensabile che le due sorelle Estavez non sapessero niente. Era decisamente più credibile che avessero taciuto intenzionalmente per timore che saltasse il matrimonio. Ma non aveva senso. In questa storia non era lei la ricca ma gli spagnoli. Poco dopo le otto qualcuno bussò alla sua stanza e al di là della porta si udì una voce fin troppo familiare. Lei avrebbe dovuto fronteggiare Raul ancora una volta e non era pronta a farlo. Le gambe le tremavano, la testa le girava vorticosamente.
Alessandra si rese conto di essere ancora in camicia da notte. Balzò in piedi e si strinse la vestaglia attorno al corpo. Raul entrò nella stanza da letto della fanciulla senza attendere che lei lo invitasse. Sulle prime l'uomo rimase abbagliato. La vestaglia di seta abbinata alla camicia da notte era leggerissima e copriva appena le sue curve. Ciocche di capelli biondi le erano scappati dalla treccia. La fanciulla si sentì a disagio, conscia del fatto che il suo era un abbigliamento troppo esiguo per trovarsi di fronte a colui che avrebbe dovuto essere suo cognato ma che adesso la reclamava come moglie. _ Fuori _ ringhiò Raul alle domestiche e ad Agnese. _ Che modi sono questi!_ replicò Alessandra trattenendo con la mano la sua dama di compagnia, informata precedentemente, proprio da lei, della proposta matrimoniale degli Estavez. _ Fuori _ ringhiò ancora l'uomo e sia Agnese che Pilar si eclissarono. Alessandra si ritrovò sola, seminuda e in compagnia di quell’uomo che conosceva a menadito le curve del suo corpo. Tutto quello che poteva fare era avvolgersi con dignità nella sua vestaglia e portare a termine quell’incontro il più in fretta possibile. _ Chi vi ha detto che sono un uomo che è solito approfittare dei favori delle donne senza preoccuparsi delle conseguenze? Chi vi ha detto che sarei un immorale? _ Ho letto dei giornali in cui si parlava di alcuni bambini che ... Lei abbassò lo sguardo. Per qualche minuto rimase in silenzio a fissare il pavimento. _ Non ti è venuto in mente che potessero essere pettegolezzi _ ringhiò lui tra le labbra, atteggiate in un ghigno d'ira. _ Veramente no _ fu la risposta.
Raul tirò un pugno contro il cassettone lì vicino e lei si zittì. Dopo qualche attimo in cui ogni muscolo del volto dell'uomo si contrasse nello sforzo di contenere la rabbia, la collera si spense e lui attese che lei parlasse. _ Allora sono tutte voci infondate? Raul divenne serio. _ Sai meglio di me che questa cosa non è affare tuo. _ Sì, che mi riguarda. Manolo era il mio fidanzato e voi siete colui che dopo la sua morte mi ha chiesto in moglie. Non credete che ho diritto a qualche spiegazione _ ribatté, in un ultimo tentativo per conoscere la verità. Raul guardò pensieroso la schiera di finestroni che si apriva sul bersò. Il raggio albeggiante si rifletteva sugli alberi del giardino scatenando una miriade di bagliori dorati. Lui divenne ancor più scuro, le labbra piegate in una smorfia mentre tentava inutilmente di uscire da quell'impiccio mantenendo un certo riserbo. _ Il ato degli Estavez non ti riguarda _ le disse per la seconda volta. _ Esistono oppure no questi benedetti bambini. Le sembrava che prendesse fuoco, tanto era rosso. _ Esistono _ bisbigliò lui e i suoi occhi blu la guardarono con un turbamento che non aveva mai visto. Alessandra, impaurita, indietreggiò continuando a scuotere il capo. In attesa di una risposta, le sembrò che lì attorno tutto girasse velocissimo. La sua bocca si aprì autonomamente e con voce quasi irritata disse: _ Avreste dovuto assumervi le vostre responsabilità di padre. Gli occhi di lui si spalancarono. Evidentemente la sua critica aveva determinato una reazione di stupore. _ Sono io il colpevole, vero? Certo, per te sono io _ riconfermò con astio.
_ Se non è così ditemi la verità _ insisté lei, sporgendosi in avanti e lasciando che la vestaglia si aprisse rivelando tutto quello che poteva. Un Raul stranamente educato volse lo sguardo altrove; era la prima volta che si comportava bene con lei. Alessandra si ricompose. _ Non mi crederesti. Tu hai sempre creduto più in Manolo che in me _ disse scuotendo il capo. _ Non mi avete dato molte occasioni per pensare bene di voi. _ Non vedevo il motivo di mettere i panni sporchi di famiglia in piazza. _ Dunque negate l'evidenza? Vi si legge in volto che sono figli vostri _ riprese lei _ Se la pensi così, non c'è più nulla di cui parlare _ rispose lui lasciando trapelare tutto il suo dolore. _ Perché mi devo ancora affliggere per te e tuo fratello _ mormorò lei porgendogli una mano e dandogli per la prima volta del tu. Si ò la lingua sulle labbra, mentre i suoi occhi si riempirono di lacrime. Alessandra trattenne il respiro, timorosa. Aspettava fiduciosa che lui si lasciasse un po' andare. Questa improvvisa vulnerabilità era meglio del suo solito riserbo e chissà dove li avrebbe condotti. _ Sono figli di Manolo. Due dei tre ninos che ha avuto nel corso degli anni. Quella rivelazione la folgorò. Era la prima volta che Raul riusciva a comunicare con lei di un argomento così privato. Manolo aveva tre figli! I bambini erano di El Fuego non del gemello. Allora, le donne della gara erano ex amantidi Manolo non di Raul. E il terzo bambino dov'era? _ Ecco perché una volta dicesti che Manolo aveva degli obblighi a cui non poteva sottrarsi _ fece confusa. _ Ines mi spiegò che Manolo era un incostante, mentre tu era la roccia di famiglia, colui che era sempre affidabile. Ora tutto quadra. Come ho fatto a non capire..._ sentì il bisogno di sedersi. Rimase zitta
alcuni istanti, poi, con un inatteso moto di colpa disse: _ Scusa credevo che fossero figli tuoi. Credevo che fossi un padre irresponsabile. _ Non importa, non sono offeso. Anzi sono lusingato che tu sia gelosa _ lo spagnolo ridacchiò. _ Ti sbagli. Non m’importa niente _ ribatté lei un po’ troppo decisa, incapace, però, di nascondere la sua contrarietà. _ Bugiarda _ replicò lui con aria divertita. _ Sei gelosa marcia _ asserì, trattenendo a stento un sorriso. _ Ma perché Manolo non ha riparato al danno sposando almeno una delle fanciulle? Sono le due ragazze della gara, vero? Raul fece un cenno affermativo con la testa. _ Hanno provato in molti a farlo ragionare, ma senza esito. I miei genitori si rassegnarono, poi due anni addietro Manolo manifestò l'intenzione di sposarsi. Tutti noi credemmo che avesse operato una scelta tra Ana e Dominica, invece di loro non voleva più sentirne parlare. Allora mio padre gli propose te. L'idea di sposare una nobile lo abbacinò e acconsentì. _ Ma l'altro bambino? _ La madre non se la sentì di tenerlo e lo lasciò in orfanotrofio, ma non siamo mai riusciti a sapere chi fosse il bambino dei sessantasei infanti presenti all'Istituto di Cordòba. _ Chi provvede a tutti loro. _ La mia famiglia fa delle donazioni all'Istituto degli orfanelli, ma Ana e Dominica non ne vogliono sapere del nostro aiuto. Ci ritengono responsabili per non aver convinto Manolo ad assumersi i suoi doveri di padre. I caballeros e i matador in Spagna sono contornati da molte donne e mio fratello ha avuto una lunga lista di amanti _ le sorrise con ironia. _ Perdonami se non ti ho detto tutto, ma doveva essere Manolo a raccontarti tutte le sue malefatte. Avrei voluto proteggerti da questo, mi dispiace _ aggiunse poi. _ Ora capisco perché eri così restio riguardo al matrimonio tra me e tuo fratello _
disse lei. Raul assentì. _ Anch'io ti devo delle scuse. Ti ho giudicato sommariamente e mi dispiace _ riprese lei. _ Credi che sia disposto ad accettare le tue scuse?_ lui le tolse la parola con furia. _ Era più facile per te credere a un uomo allegro e disponibile come Manolo che a uno che ti redarguiva in continuazione _ replicò velenoso. Alessandra respirava a fatica. _ Ti dimostravi ostile a ogni occasione, cosa avrei dovuto fare? Starmene buona e subire i tuoi attacchi? Ci fu un minuto di silenzio. _ Anche tu hai avuto tante donne come Manolo?_ si stupì subito di quella domanda ardita, ma ormai le era sfuggita di bocca. _ Non sono un santo. Ho avuto anch'io le mie amanti, solo che sono stato più previdente di mio fratello. Le sue mani si chio a pugno, un gesto anomalo per un uomo che non dava mai segni d’inquietudine. _ Cosa c'è? Mi vuoi fare una lezione sulla morale _ le disse Raul con un tono di voce che non rivelava alcun tipo di emozione. Alessandra scosse la testa. _ Ho pensato molto male riguardo a te e a Manolo_ trovò il coraggio di dire. Qualche cosa nel modo di fare dell'uomo divenne guardingo. _ Credevo che Ana e Dominica fossero delle amanti che tu e tuo fratello vi scambiavate. _ Che pensieri audaci _ la prese in giro lui, poi tornò serio._ Però ai tuoi occhi io ero più immorale di Manolo.
_ Sì, non so perché. _ Non ci siamo mai scambiati le amanti. Quello che piaceva a Manolo di solito non piaceva a me. Lei non ebbe la forza di rispondergli. Non si era mai fatta illusioni sul comportamento di Raul, ma quell’ammissione la lasciò senza parole. Dunque lei era piaciuta a Manolo e non a lui. L'ammissione dello spagnolo la ferì? Be’, almeno era stato onesto, forse più di quanto lei stessa avesse sperato. _ Mi piacciono le spagnole _ riprese lui, continuando in quel gioco spietato. Poi di punto in bianco il suo sorriso ironico svanì lasciando il posto a un’aria accigliata._ Mi sposerai? C'era un'inattesa nota di apprensione nel tono della sua voce, anche se sul suo volto aleggiava ancora un’espressione dura. _ Sì _ sussurrò lei una voce strana. Si sentiva leggera come una piuma. Ma davvero avrebbe sposato un uomo che l'aveva pubblicamente derisa e umiliata? Aveva acconsentito a cosa? A un matrimonio di convenienza per non deludere gli aficionados o a un vero legame nuziale tra lei e don Raul? Occhi di un intenso color verde continuavano a scrutare il giovane caballeros. _ Bene _ disse lui con voce incolore. La tensione che aleggiava intorno a loro svanì e in quell'istante suonò la campa del pranzo.
La fanciulla rifletté, stesa sul letto. Era l'ora della siesta. Era estate e il caldo si era fatto talmente intenso da costringere le persone a sdraiarsi un po’ nelle ore più infuocate della giornata. Alessandra non dormiva, non aveva ancora fatto l'abitudine a quella bizzarra usanza spagnola. Come poteva pensare di sposare un uomo arrogante, prepotente e orgoglioso come Raul e credere di vivere tranquilla. Era una follia! Lei aveva appena acconsentito a una follia! Questi semplici e orribili pensieri le fecero gelare il sangue. Era stata profondamente ingiusta con Raul. Chi era lei per giudicarlo? Tutti i dettagli coincidevano: l'evasività di Ines nello specificare perché Manolo fosse considerato da tutti un superficiale, l'ostinazione di Raul nell' affermare che il fratello doveva prendersi le sue responsabilità Nessuno dei famigliari le aveva spiegato molto, ma gli indizi erano tutti contro El Fuego. E allora perché lei li aveva ignorati, attribuendo sommariamente le colpe a Raul? Perché le piaceva credere che fosse El Frío l'immorale e lo sleale della situazione? Lei voleva che fosse Raul, così si sarebbe salvata dalle sue stesse emozioni. Tutti, in un modo o nell'altro, avevano voluto proteggerla dalle discutibili azioni del caballeros. Don Pablo e la moglie non erano responsabili per il comportamento distaccato del figlio nei confronti dei due bimbi e delle loro madri. Più volte, infatti, avevano tentato di far ragionare Manolo, ma la caparbietà era un difetto di famiglia. Se solo lei avesse percepito i sotterranei segnali di Ines! Se solo lei non avesse subito tratto le sue conclusioni! Si morse le labbra, cercando invano di non disperarsi. Aveva accusato Raul di essere troppo prevenuto verso di lei e di pensare sempre le cose peggiori sul suo conto, ma aveva ripetuto nei suoi confronti lo stesso sbaglio.
Si sforzò di calmarsi e di restare obbiettiva, ma si sentiva tremendamente in colpa, oltre che stupida. Gli Estavez avevano affrontato situazioni molto difficili e dolorose, mentre lei era stata cresciuta nella bambagia. Se agli inizi avevano mantenuto il segreto solo per non far sfumare il matrimonio, alla fine avevano taciuto per evitarle un grosso dolore. L'avevano accolta, protetta e coccolata e lei adesso doveva ricambiare le loro premure sposando Raul; dopotutto questa era l'unica cosa che don Pablo e Mercedes le chiedevano. Se lei fosse stata ricca, avrebbe potuto pensare che le loro azioni e l'omertà riguardo i segreti di Manolo fossero dettate dall'avidità, ma gli Estavez non avevano nulla da perdere. Erano ricchi, belli, famosi, potenti e se avevano vegliato su di lei l'avevano fatto solo per altruismo. Raul aveva partecipato a tutto questo e aveva contribuito a proteggerla dal discutibile ato di Manolo. Ma davvero avrebbe sposato El Frío solo per riconoscenza verso gli Estavez? Be' forse sì, in fin dei conti fino a qualche giorno addietro avrebbe sposato Manolo solo per denaro. Entrambe erano, però, delle motivazioni piuttosto discutibili per affrontare un matrimonio. Ma cos'era Raul per lei? Niente. Meno di niente! O almeno questo era ciò che lei si ripeteva ogni secondo, ogni minuto, ogni ora della giornata.
Alessandra e Agnese scesero per il pranzo e si imbatterono in un nutrito gruppetto di persone. Raul, le due sorelle e il cognato stavano per definire i particolari riguardanti la fuga dei due giovani innamorati. I vecchi Estavez durante il pasto si congratularono con la marchesa per la sua scelta, ma Agnese non sembrava entusiasta di quella decisione. Lo spagnolo non pranzò con tutti loro e tornò a lavorare alle scuderie. _ Sarà una bella cerimonia, già me la immagino _ esclamò Ines raccogliendo una fragola con il cucchiaino. _ Sarai stupenda Alejandra. _ Oh, sì sarete bella e raggiante come El Sol e mio figlio sarà un bravo marito _ dichiarò don Pablo allegramente. _ Immagino già la chiesa ricolma di profumatissimi fiori d'arancio _ si intromise Mercedes. _ Non vedo l'ora che arrivi quel giorno. Faremo una gran bella festa, con tanti fiori, l'orchestra e un mucchio di prelibatezze da mangiare _ rincarò la dose Ines, tutta eccitata all'idea di organizzare insieme alla madre il ricevimento. La conversazione rimase allegra e gioiosa. La famiglia dopo la tragica morte di Manolo sentiva l'esigenza di aggrapparsi a quell'attimo di felicità offerto dalle nozze tra lei e Raul ed Alessandra non se la sentì di rovinare, con le sue incertezze e le sue paure, quel momento. Ma lo spagnolo come l'aveva presa? La sposava per dovere nei confronti degli aficionados e dei parenti o per rispetto al fratello morto? Anche a cena le cose non si svolsero molto diversamente. Raul partecipò al pasto con aria accigliata e non prese quasi mai la parola. Poco dopo, con una scusa, si alzò e se ne andò. Lo rivede soltanto in tarda notte quando Agnese la scosse energicamente. Alessandra si svegliò di colpo; aveva dormito pochissime ore.
Era l'ora fatidica, era l'ora della fuga di Alicia e Ramon. Alessandra si alzò e si vestì in tutta fretta. Poi attese con impazienza il segnale. Le parve di aver aspettato un tempo infinito prima di udire il rumore di i lungo i corridoi, ma in realtà erano ati soltanto venti minuti. Raul entrò nella sua camera con espressione severa, seguito da Ramon, Gabriel e le due sorelle. Gli occhi dei due giovani fuggitivi brillavano di timore ed esaltazione allo stesso tempo. Alessandra si soffermò a guardare El Frío come se lo vedesse per la prima volta. Quell'uomo sarebbe diventato ben presto suo marito. Un uomo che appena conosceva e che l'aveva sempre ritenuta una sorta di nemica. Raul indossava una camicia di lino bianca sbottonata fino alla vita e infilata in un paio di pantaloni da equitazione. Si vedeva che si era vestito in fretta. _ Allora io li accompagnerò fino a Siviglia e li lascerò alla locanda Real Posada. Resteranno lì fino a quando i nostri genitori non avranno ceduto. Poi andrò a riprenderli e si sposeranno qualche giorno dopo le nostre nozze _ spiegò Raul. _ Dovevo andare a Siviglia comunque per affari; i miei genitori, non vedendomi a colazione, penseranno che sono partito presto. Nessuno collegherà la mia assenza con la sparizione di Ramon e Alicia, chiaro? Una lunga pausa seguì quelle parole. L'idea che Raul stesse lontano per qualche giorno rasserenò Alessandra. Ma come poteva sentirsi sollevata dall'assenza di quell'uomo. Doveva sperare che lui non tornasse? Che la sposasse e poi se ne stesse lontano da lei per tutta la vita?
Dona Samos fu colta da un cattivo presentimento non appena fece il suo ingresso la cameriera di Alicia. Mercedes si alzò da dietro il pianoforte andandole incontro, ma l’espressione confusa della ragazza la fece tremare come una foglia. La fanciulla era pallida e sgomenta, con le mani strette in grembo. _ Che succede? _ le chiese. La ragazza non trovò il coraggio di guardarla negli occhi. _ La senorita Alicia non è nella sua stanza. Ero andata da lei per aiutarla a vestirsi, ma la camera è vuota. A quelle parole, la vecchia spagnola si allarmò. _ Io non so dove possa essere, senora _ la giovane trasse un respiro profondo. _ Secondo me è fuggita. Ho trovato questo biglietto, senora. Dona Samos rimase imibile, con la sua solita espressione di sasso. Anche dopo aver letto il messaggio della figlia non si scosse, ma si limitò a ritirarsi nello studio del marito con la sua aria solenne. Una ventina di minuti dopo si udì un gran trambusto e quando Alessandra si affacciò per le scale vide quello che restava della famiglia Estavez interamente mobilitata davanti al portone di casa. _ Alicia se n'è andata!_ gemette don Pablo. _ Buon per lei _ mormorò Gabriel alla moglie ricevendo un calcio come regalo. _ E' fuggita con quel brigante di Ramon _ aggiunse Mercedes sventolando il messaggio di addio della fanciulla. Alessandra notò il contegno dei vecchi Estavez, i quali non versarono una lacrima né gridarono la loro disperazione. Sorridendo pensò alle scenate che avrebbe fatto sua madre se lei avesse fatto una cosa del genere.
_ E così è scappata con l'uomo che ama. C'era da immaginarselo dal momento che volevate darla a José _ osservò acidamente Ines. Mercedes rimase a guardare la figlia con aria bellicosa, poi si volse verso Alessandra. _ Almeno ci siete voi dona Alejandra a sollevare le mie pene. Ho dei figli indisciplinati: Manolo contravviene le direttive dei medici e muore, Ines sposa un uomo che non le era stato destinato, Alicia scappa con un ragazzo che non ha neppure un realsper comprare un mazzo di fiori. Alessandra si sentì morire per quel paragone. Dopotutto anche lei stava disobbedendo sposando Raul per ripiego. _ Ci sarà uno scandalo e saranno costretti a sposarsi, cosa che quei due fuggiaschi volevano fin dagli inizi, altrimenti non avrebbero organizzato la fuga._ ammise don Pablo. _ Cosa possiamo fare?_ chiese la moglie. _ Io e Gabriel andremo a cercarla qua attorno, intanto manderò qualcuno a chiamare Raul. Gli dirò di dare un'occhiata anche in città. Dobbiamo ritrovarli prima che sia notte, meno ore staranno lontano meno sarà notata la loro assenza. Solo così riusciremo a evitare lo scandalo. Il ragionamento di don Pablo non era sbagliato, ma il poveruomo ignorava che i figli e i cognati cospiravano contro di lui, facendo in modo che i giovani fuggiaschi non fossero scoperti prima di un paio di giorni. Ad Alessandra vennero comunque i brividi sentendo che c'era la possibilità che El Frío tornasse prima del previsto. Non sapeva se gioire del ritorno di quell'uomo o rammaricarsene. Tra ricerche e indagini arono così due giorni e mezzo prima che la piccola Estavez tornasse a casa con Ramon. _ Oh, eccovi, finalmente, piccoli delinquenti _ disse Mercedes con sguardo severo, notando i due amanti sulla porta del salotto degli arazzi. Il danno era fatto, ma lei aveva il dovere di farli sentire un po' in colpa.
Alessandra sussultò non appena vide Raul insieme ai due ragazzi. Lui era lì, alto, bello e arrogante come al solito. Il suo cuore gridò di felicità, una felicità che la sorprese. L'uomo indossava un abito dal taglio elegante. Il blu scuro della giacca e il bianco candido della camicia facevano risaltare il suo colorito scuro e gli occhi color del mare in tempesta. Anche con abiti così eleganti era bello e selvaggio. I loro sguardi s’incrociarono un istante, gli occhi di lui erano gelidi e distanti, quelli di lei cupi e velati. Raul affidò i due giovani amanti alle cure di Ines e poi si chiuse con i genitori nello studio per convincerli a non punire né Alicia né Ramon, ma semmai ad accettare il loro amore. I vecchi Estavez con la morte del figlio erano diventati molto più docili e in quelle settimane si erano appoggiati molto a Raul. Ines aveva fatto preparare una corposa merenda e i due giovani, che erano stati in viaggio tutta la mattina, mangiarono con appetito i panini e i dolci preparati dalla cuoca di casa. Raul e i genitori raggiunsero il resto della famiglia nelle cucine. Alicia e Ramon, in quel momento, si stavano tirando delle molliche di pane, ma appena entrarono i due Estavez si bloccarono di colpo in attesa della sentenza nei loro confronti. Don Pablo assunse un'aria dura e si sedette a capo di un piccolo tavolo rettangolare. Raul rimase alle spalle del padre, mentre Mercedes si accostò al marito. _ Immagino che ora vorrete sposarvi _ esordì don Pablo, senza far trasparire alcuna emozione. _ Sì, è quello che desideriamo. Ci fu un minuto di silenzio. _ Va bene. Venite a darmi un bacio e non pensiamoci più _ disse poi con un’aria
falsamente burbera. I due ragazzi si fiondarono a ringraziare i genitori e, in meno che non si dica, la tensione svanì, almeno quella tra i vecchi padroni di casa e quella giovane coppia. Anche Ines parve sollevata e prese a braccetto la madre, mentre Ramon, ancora imbarazzato, accettava uno liquore dalle mani di Gabriel. Alessandra osservò i due giovani e gli sguardi che si scambiavano. Il loro futuro matrimonio avrebbe sicuramente funzionato, n’era certa. Se solo fosse stata altrettanto sicura del proprio! Raul incrociò ancora lo sguardo di Alessandra, ma la sua espressione non mutò. Rimase gentile ed educato, ma distante fisicamente e mentalmente dalla gioia di quell'evento. Era cambiato. Dopo la morte del fratello non l'aveva più sfiorata neppure con un dito e adesso Alessandra temeva che quello che era successo tra loro due fosse stato solo frutto di un gioco, di una sorta di sfida tra i due gemelli.
Giugno era diventato Luglio. Ormai era la fine del mese e Agosto era alle porte. Le piogge erano rarissime. Erano ate ben sette settimane dalla morte di Manolo. Settimane in cui Raul era stato solerte con Alessandra soltanto per quanto concerneva i preparativi per le nozze, per il resto non l'aveva degnata di uno sguardo e o di un'attenzione. Negli ultimi giorni Alessandra si era sforzata di discutere con Raul di altre cose oltre al matrimonio, ma senza successo. La marchesa si rassegnò alla gioia che i suoi genitori espressero la mattina delle nozze. Sua madre le aveva detto quanto bisogno ci fosse in casa di quel matrimonio e lei, donna ligia al dovere, convolò a nozze affrontando una breve cerimonia al fianco di un freddo e rigido Raul. Gli invitati erano decisamente più compiaciuti e allegri degli sposi. Alessandra finse di gradire l'elaborato pranzo e la festa spagnola che seguì il banchetto. Solo quando un valletto la informò che poteva ritirarsi nella dépendance, si rese conto dell'enormità di quello che aveva appena fatto e delle sue conseguenze. Frastornata dalla morte di El Fuego, dalle insistenti richieste da parte di tutti i familiari per le sue nozze con El Frío, dalla fuga di Alicia e dai frettolosi preparativi per il matrimonio non aveva avuto il tempo di riflettere sul futuro. Aveva vagamente immaginato che sarebbe rimasta a vivere nella villa dei suoceri e che quel matrimonio sarebbe stato solo un'unione di nome ma non di fatto. In fondo si erano sposati per non deludere gli apionati di gare equestri. Non era così sciocca da credere che il marito non intendesse approfittare lautamente dei suoi diritti, consumando il matrimonio, per lo meno non dopo averci riflettuto su per un po' di tempo. Ma perché aveva lasciato che tutta quella storia andasse avanti fino all'epilogo nuziale? L'evoluzione di quella giornata era stata troppo veloce e adesso non era più tanto convinta del motivo del suo sì. Anche se era sicura di quello di Raul. La ragione le suggeriva che, nonostante la bizzarra natura di quel matrimonio, lo spagnolo avrebbe avuto tutte le intenzioni di essere un vero marito, anche nel senso più intimo del termine.
La casa era stata ammodernata da Manolo durante i mesi di fidanzamento ma adesso apparteneva a Raul. La ragazza vagabondò per quelle stanze deliziose che in altre circostanze avrebbe sicuramente gradito. Folti tappeti arabeschi, pavimenti in cotto color castagno, pareti bianche ricoperte di quadri di paesaggi spagnoli si susseguivano in ogni stanza, mentre nel giardino troneggiava un magnifico bersò di ferro battuto ricoperto di edere e contornato da vasi di coloratissimi gerani. L'intera dépendance era su due piani, molto grande e circondata da un ampio cortile. Alessandra ò davanti alle camere degli ospiti, allo studio, alla biblioteca e a una gran sala da pranzo ancora illuminata dai raggi del sole morente. Pensò l'appartamento di Raul, che doveva essere molto simile a questo come disposizione delle stanze. Quando giunse nella camera nuziale rimase come impietrita. La stanza era incantevole e spaziosa. Nell'arredamento seguiva lo stesso gusto del resto della dimora, con le inferriate alle finestre e la predominanza dei toni pastelli. Il bagno adiacente alla stanza era modernissimo, tutto in ceramiche bianche, ottoni e specchi, con sparse qua e là delle piante verdi che davano un po' di colore all'ambiante. La dama di compagnia impiegò un paio di ore a sistemare i suoi vestiti in alcuni bellissimi mobili antichi. Poi Agnese indugiò a massaggiare le mani di ghiaccio di Alessandra, incaricando una domestica di sistemare il letto della padrona. Il tramonto era infuocato. Ormai Alessandra era legata a doppio filo con un uomo che appena conosceva. Era unita a un giovane che sapeva che non avrebbe mai dovuto sposare. Per associazione di idee si sorprese a chiedersi come sarebbe stata la loro prima notte di nozze. La fanciulla rabbrividì, questa volta non poteva allontanare Raul dalla sua persona. Ormai erano sposati e lui aveva dei diritti su di lei. Provò un'improvvisa ansia di scappare, ma da cosa? Dal piacere che sapeva Raul sarebbe stato in grado di darle? Ma il marito non andò da lei né quella notte né quella successiva, tantomeno quella dopo ancora. Comunque cercasse di considerare le circostanze, non c'era scampo al fatto che
era sposata con un uomo che non la voleva. Raul, infatti, continuava a dormire nel suo vecchio appartamento. Quella sarebbe stata la regola del loro matrimonio. Lo spagnolo non se la sentiva di entrare in intimità con la propria moglie e di avere un erede con lei. Anche se da un lato Alessandra si sentiva sollevata di non dover subire le attenzioni del marito, dall'altro tornavano ad assalirla le antiche supposizioni. Raul si era divertito a corteggiarla soltanto per rivalità con il gemello? Più i giorni avano e più quell'uomo diventava per lei un estraneo.
13
Raul era nervoso e insoddisfatto. Il suo cattivo umore doveva essere provocato da quel bislacco matrimonio, ne era sicuro. Ma che idea gli era venuta di sposare una donna che lo disprezzava, si disse. Lei non gli aveva chiesto neppure spiegazioni riguardo al fatto che non avevano ancora consumato. Perché? Pensava forse ancora a Manolo? Con aria sardonica Raul notò che erano appena le dieci. I novelli sposi dormivano in letti separati e vivevano in case distinte. Che nottata! Che vita coniugale! Più di una notte aveva sognato di possedere la sua bella moglie, svegliandosi eccitato. Sogni che, purtroppo, non avrebbe potuto realizzare. Raul sospirò, ma sentì ugualmente l'eccitazione infuocargli le vene. Era stato troppo a lungo senza una donna, cercò di giustificarsi. Ma il suo corpo ignorò quella spiegazione. Voleva Alejandra! Voleva sua moglie! La marchesa era una donna che quasi sicuramente non aveva avuto esperienze neppure con quel libertino di Manolo. Sapeva di essere capace di destare in lei il desiderio, ma sapeva anche che la moglie l'odiava. Glielo aveva gridato lei stessa in faccia il giorno in cui le aveva spiegato dei figli di Manolo e lui ne era rimasto ferito. Alessandra l'aveva ferito nell' animo e, nonostante si fosse scusata, la sua lingua tagliente l'aveva colpito. Era sempre stato più onesto e retto di suo fratello, ma evidentemente la serietà non pagava. Come poteva desiderarla tanto? Come avrebbe potuto vivere con lei sotto lo stesso tetto, senza neppure sfiorarla? Se l'avesse posseduta la sua sete si sarebbe saziata, ma poi non avrebbe più saputo staccarsi da lei.
Agli inizi aveva provato subito un cocente desiderio per la cognata, ma i suoi atteggiamenti altezzosi lo avevano stizzito. Lui era un semplice figlio di contadini e la superiorità sociale della cognata l'aveva infastidito. L'indifferenza e lo sdegno dimostrati dalla marchesa l'avevano inasprito portandolo a cercarla, a frequentarla, a trascorrere più tempo possibile con colei che lo riteneva un essere inferiore. Le cose, però, erano lentamente cambiate: il desiderio era aumentato con il tempo e lo sdegno che lo coglieva ogni volta che si trovava vicino alla cognata si era trasformato in un sentimento che faceva fatica a controllare e classificare. Raul, però, non doveva mai dimenticare che il loro era un puro e semplice matrimonio di convenienza, senza amore, tenerezza, sesso e figli. La loro non era una relazione profonda, ma un rapporto sterile e mediocre. Presto si rese conto che, prima o poi, il sesso sarebbe dovuto subentrare in quel matrimonio, anche se solo per dare un erede Estavez alla famiglia. L'idea di possedere sua moglie non gli dispiaceva affatto, ma sapere che lei si sarebbe sottoposta a quel rapporto solo per dovere lo mandava in bestia. Lui avrebbe desiderato sentirla gemere e rabbrividire d’intenso piacere, non aspettare immobile che l'amplesso terminasse. Lui voleva che sua moglie lo desiderasse con intensità pari alla sua, che lo cercasse con le mani, con le labbra e con i fianchi, non che restasse ferma e rigida, inorridita dalla sua virilità. Le volte che lui l'aveva corteggiata Alessandra aveva risposto con prontezza alle sue sollecitazioni, ma poteva trattarsi di semplice curiosità da parte di una fanciulla inesperta. D'improvviso gli balenò in mente che Alessandra avesse risposto al suo corteggiamento perché aveva già conosciuto un po' di ione con Manolo. L'ipotesi non era da scartare, perché al fratello era sempre piaciuta la merce intatta e la marchesa era stata una bella tentazione. Inoltre El Fuego si era fatto male dopo una settimana dall'arrivo della nobildonna e, lontano da occhi indiscreti, i due potevano essersi amati. Quel pensiero gli fece il sangue amaro, ma quello successivo lo sconvolse. E se Alessandra avesse risposto alle sue avance, immaginando che fossero fatte da Manolo e non da lui? Se lei avesse sognato che fossero le mani di El Fuego a toccarla e non quelle sue? Raul cercò di scacciare quelle congetture dalla testa e si concentrò sull'immagine della bella moglie. Ripensando alla fulgida e bellissima marchesa, il desiderio
riprese a scorrergli vigorosamente nelle vene. Chiuse gli occhi, sfinito da quei pensieri che gli sfibravano la mente. Poi poggiò la testa contro la testiera imbottita del letto cercando di trovare un po' di pace. Colto da un impeto di frustrazione, e sapendo che se avesse continuato a pensare alla moglie si sarebbe precipitato nella sua stanza, incominciò a vestirsi, constatando che era quasi l'alba e che, anche per quella notte, non aveva chiuso occhio. Imprecando contro se stesso, s'infilò gli stretti pantaloni da equitazione, i quali, dato il suo eccitamento, gli procurarono un certo fastidio.
Fu solo due settimane più tardi, in occasione delle nozze di Alicia, che Alessandra riuscì a trascorrere un po' di tempo con Raul Quella circostanza sembrò mutare le cose. La sera ci fu una cena alla villa e la festa fu piacevole, soprattutto perché tutti i presenti, Raul e Alessandra compresi, evitarono accuratamente di parlare del matrimonio avvenuto quindici giorni prima. Raul notò, per l'ennesima volta, e con soddisfazione, che la moglie portava l'anello di fidanzamento che le aveva regalato. Don Pablo e Mercedes sembravano felici di quel lieto evento. Dopo la morte di Manolo il matrimonio di Raul e quello di Alicia li stavano riportando alla vita. Se solo avessero saputo la verità! Ma in fin dei conti le nozze tra le marchesa e il caballeros le avevano proposte loro stessi, anche se non potevano certo sapere quale colossale fallimento fossero. Se Raul mostrava sul volto le tracce della sofferenza, anche Alessandra aveva gli occhi segnati da pesanti occhiaie. Aveva trascorso le ore notturne ad attendere che lui entrasse nella sua camera. Quelle notti insonni le erano pesate enormemente così come le gravava sul cuore il modo distaccato e un po’ altezzoso con cui la trattava durante il giorno. Il viso dello spagnolo era diventato ancora più rigido e fiero e tra loro non c'era più stata neanche l'ombra di una conversazione. Solo in presenza dei vari membri della famiglia si sforzavano di mantenere un’apparenza di normalità. Dopo quest'altro matrimonio i genitori di Alessandra sarebbero ripartiti, ma la cosa non la rattristava, poiché lei ormai si sentiva più in famiglia a casa Estavez che a Modena. La marchesa osservò Ramon, giovane e forte, e Alicia, innamorata di lui. Doveva essere bello sposare una persona per amore. La serata andò avanti così, fra balli, canti e risa. Alessandra e Raul fecero ogni sforzo per sembrare il più disinvolti possibile. Finita la festa il marito la scortò cerimonioso fino alla dépendance.
Alessandra insisté nel cogliere una rosa dalla pianta vicino alla porta di casa e sporgendosi in avanti lasciò che lo scollo rivelasse il suo seno prosperoso. Raul, eccitato, si ò la lingua sulle labbra e pregò che le luce delle lanterna sulla porta illuminassero di più quel magnifico miraggio. Alessandra sollevando lo sguardo incontrò gli occhi ardenti di lui e fremette. L’ombra di un sorriso vibrò sulle labbra di Raul. Camminarono in silenzio verso il salotto adiacente alla camera di Alessandra. Di fronte alla stanza da letto lui sembrò intenzionato a lasciarla. _ Raul _ cominciò lei bloccandolo per un braccio. _ Perché era così importante per te sposarmi? Non riesco a capire! Ci fu una lieve titubanza prima che lui rispondesse. _ Perché mio padre avrebbe voluto vedere uno dei suoi figli sposato, perché ormai tutta la Spagna sapeva di te e Manolo, perché il pubblico aveva bisogno di una bella favola _ mormorò infine lui. Per un istante il suo cuore smise di battere e il fiato le si fermò in gola. Lui dunque non la voleva. Non l'aveva mai voluta. _ Grazie di avermi spiegato tutto _ gli disse con il cuore in gola. _ Credevi che ti avessi sposata per amore? _ le chiese lui a bassa voce. _ No, non l'ho mai pensato. Lui tacque, con espressione impenetrabile. Alessandra avanzò ancora verso di lui, poi si fermò di scatto. Era furibonda contro se stessa. Lui l'aveva sposata per dovere e quello era stato l'ultimo atto di umiliazione nei suoi confronti. E lei c'era caduta! Quante cose aveva confessato con quella domanda. Era come se l’avesse supplicato di amarla. Quell'uomo l’aveva ferita ancora! Come poteva avere soltanto ipotizzato che lui avrebbe potuto renderla felice? Come aveva potuto desiderarlo, anche se solo per un istante? Di colpo capì come avrebbe dovuto agire nei confronti di quell'uomo.
Chinò la testa in modo che lui non potesse vedere l'espressione del suo volto e si vendicò. _ Ho deciso di partire con i miei genitori. Alzò gli occhi per incontrare il suo sguardo, ma l'espressione dell'uomo era un autentico rebus. _ Non puoi. Non vai da nessuna parte senza il mio consenso. Le parve quasi che il cuore le esplodesse nel petto, ma doveva andare avanti. _ Pensavo di stare un po' con loro è molto che manco da casa _ concluse con fatica. _ Se ti lascio andare non tornerai mai più in Spagna. Alessandra doveva continuare e lo fece con la forza della disperazione. _ E anche se fosse non mi sembra che il nostro sia un vero matrimonio. Saresti più libero senza di me. Abbassò lo sguardo e cercò, invano, di placare il tremito della sua voce e delle sue mani. _ Perché dici che il nostro non è un vero matrimonio? Perché non abbiamo consumato? Posso porre rimedio subito a questa mancanza. _ Non ho detto questo, ma pensavo che almeno avremmo avuto uno straccio di dialogo. Sembra che il mio matrimonio sia come quello dei miei genitori _ osservò con rammarico. Improvvisamente le fu addosso. Le prese la testa tra le mani e le sollevò il collo con forza, poi la strinse a sé. Il suo bacio fu devastante come il boato di un fulmine e lei si sentì svenire tra le sue braccia. Non c’era delicatezza in quella bocca, solo ione. Per un attimo dimenticò il rancore, gli gettò le braccia al collo e rispose al suo bacio con entusiasmo. Lui l'attirò contro di sé con forza, mentre il suo corpo, attraverso il lino leggero della camicia, sembrava prendere fuoco. _ Dios, Alejandra, tu non vuoi parlare vuoi fare l'amore. Mi desideri, mi vuoi...
La sollevò da terra e la portò verso il letto, continuando a tenere la sua bocca premuta contro quella di lei. Per un attimo lei scordò completamente che non era così che doveva finire la situazione. Lei voleva delle spiegazioni e lui invece la stava seducendo. L’aveva già adagiata sul letto e le si era accomodato sopra. Gli occhi del giovane, blu come la notte e carichi di cupidigia, erano vicinissimi al suo volto. _ Alejandra _ le mormorò, lambendole sensualmente i lobi delle orecchie. Una delle sue mani trovò quella di lei e se la portò ai bottoni della camicia. Poi continuò con quella voce suadente: _ Facciamo l'amore adesso. Spogliami, toccami come ti ho sempre toccato io. Dai, mi amada, spogliami. Ad Alessandra quella sembrò l'ennesima derisione e la sua mano si staccò di colpo dal corpo di Raul. Spinse via il marito e rotolò da un lato del letto. _ Perché ti diverti a umiliarmi? _ Mi era sembrato che volessi essere resa sposa e madre, pequeña víbora. Le mani forti e brune dello spagnolo l'afferrarono con brutalità, tanto che si chiese se non le avrebbe usato violenza. Alessandra cominciò a divincolarsi nel tentativo di salvarsi dalla morsa di acciaio di quelle braccia. _ Volevo solo delle spiegazioni, ma il tuo comportamento è stato più che eloquente. Lui la tenne schiacciata sul letto con il suo corpo massiccio e agile, intrappolandola sotto di sé. Nei suoi occhi c'era il sospetto e la linea dura della sua bocca non prometteva niente di buono. _ L'hai fatto di proposito, mi hai provocato intenzionalmente e adesso pretendi che mi fermi, eh? _ Avete frainteso, señor _ protestò lei senza più fiato in gola, quando lo sguardo di lui si rabbuiò di sospetto. Alessandra gli dava del voi per ristabilire le distanze e questo lo fece infuriare. _ Non mi sbaglio mai sulla natura di certi segnali, querida _ le disse lui con espressione arcigna, senza, però, liberarla.
_ Evidentemente state invecchiando, don Raul, tanto da non riconoscere un no da un sì. Raul sorrise torvo. Alessandra si sentì assalire del terrore, ma lui non se ne accorse o forse ignorò il fatto. _Ora lasciatemi! _ Liberati da sola, estúpida jovencita _ ribadì lui, lo sguardo carico di cinismo. Alessandra tremò, impaurita. Cominciava a pensare di essersi cacciata nei guai. Provò a liberarsi, ma niente. Alla fine le vene un'idea un po' rischiosa, che forse avrebbe destato ancora più le ire del marito, ma doveva tentare. Lo guardò in modo accattivante, poi alzò il volto invitandolo a un bacio cui lui non rispose. Gli sfiorò con la punta della lingua le labbra, ma quelle di lui non raccolsero l'invito. Allora lo baciò con ione mordicchiandogli dolcemente la bocca. Aumentò appena la pressione dei denti e sentì il suo gemito e il calore del suo respiro, infine lo morse fino a fargli male. Raul la lasciò di colpo, gemendo, imprecando e tamponandosi con la mano la ferita al labbro inferiore. Alessandra si allontanò e si strusciò il polso sulla bocca per pulirsi dal sangue del marito. Raul si alzò in piedi. _ Fai ancora una cosa come questa e ti farò pentire di essere venuta al mondo _ le disse amaramente, sapendo che lei aveva vinto la battaglia. Poi imprecando come uno scaricatore di porto se ne andò.
Dopo la siesta Alessandra eggiò in compagnia di Ines. Raul non si era fatto vedere per un giorno intero e questo se da un lato la rasserenò dall'altro la indispettì ancora di più. Si era aspettata una punizione per il morso della sera precedente, ma invece lui aveva ripreso a ignorarla. _ Come mai ieri sera Raul non è venuto a cena in villa? _ chiese alla cognata con falsa indifferenza. _ So che dovevano ferrare molti cavalli _ commentò con calma Ines. _ Come ti trovi con Raul? _ le chiese poi come se fosse la domanda più naturale del mondo. Per un momento Alessandra provò un brivido. _ Raul è molto più affidabile di Manolo e ama le donne di carattere, proprio come te, cara Alejandra. Non credo che nessun focoso spagnolo provi interesse per creature fragili e viziate. _ Perché quest’osservazione? Manolo amava forse le ragazze frivole? _ Un po' _ rispose. _ Il mese prossimo Raul dovrà andare a Madrid per delle gare. Lo seguirai? La ragazza rimase sorpresa, non sapeva niente di quell'impegno. Evidentemente Raul non la voleva con sé. _ Una brava moglie deve seguire il marito, non credi?_ rispose lei, cercando di essere sincera. _ Naturalmente quando avrei dei bambini potrai restare un po' di più qui in villa. Comunque mia madre si divertirà a guardare i tuoi figli, non temere. La fanciulla sospirò, sapeva che non ci sarebbero mai stati dei bambini per lei. _ Mio padre aspetta con ansia che nasca un piccolo Estavez _ le confidò la cognata mentre camminavano.
_ Ma esistono già, i figli di Manolo. _ Non portano il nostro cognome ma quello delle rispettive madri. I miei genitori non condividevano la condotta di queste ragazze né quella tenuta da Manolo. Inoltre sia Ana che Dominica non hanno mai voluto che i bambini incontrassero i loro nonni e a Manolo non importava granché _ osservò Ines con una punta di durezza. _ Raul ha cercato più volte di convincere le due donne ad appianare i dissapori, ma niente. I miei genitori hanno provato a dare loro del denaro ma si sono inasprite ancora di più, per non parlare della volta in cui Raul si offrì di riconoscere i bambini lui stesso. _ Che cosa?_ chiese Alessandra scioccata. _ Raul per riparare ai danni fatti da nostro fratello si era più volte offerto di fare da padre a Manuel e Carlos, ma le madri non vollero. Secondo loro doveva essere Manolo il padre legittimo dei due bambini, e, in fondo, avevano ragione. Raul non fece mistero della propria rabbia. Sai, ha un forte senso dell’onore e del dovere, forse anche troppo. _ Ines fece una pausa._ I miei fratelli hanno litigato per mesi a causa di questa storia. Il senso dell’onore di noi Estavez è molto forte; noi non abbiamo mai dimenticato di essere dei contadini, e Ana e Dominica sono due plebee, quindi potevano essere accettate benissimo. _ Raul sa essere molto duro. Con me lo è stato quando non voleva che sposassi Manolo. Ora so che lo faceva perché sperava che il fratello sposasse una delle due donne, ma io non mi spiegavo perché fosse così ostile nei miei confronti _ commentò la marchesa, evitando lo sguardo della cognata. In verità Raul le era ostile anche adesso che Manolo era morto. Più volte l'aveva sfiorata il pensiero che lui la incole della morte del fratello. Alessandra cominciò a capire perché Raul fosse stato definito come l'affidabile della famiglia. Era un uomo solido, serio e rigoroso. In quel momento si sentì ancora più infelice, poiché lui la ignorava e lei, invece, ne era innamorata. No, scosse la testa. Non era possibile! Lei non amava Raul! L'aveva sposato per dovere come avrebbe fatto con Manolo se non fosse morto, ma non amava nessuno dei due. _ Raul ti ha parlato dei furti dei cavalli?_ chiese la spagnola riportando la nobildonna alla realtà. _ No, non siamo più entrati in quell'argomento _ spiegò lei con tristezza,
scuotendo lievemente la testa. In realtà loro due non parlavano più di niente perché lui la evitava. _ Perché? Avrebbe dovuto? Alessandra la guardò con sospetto, ma non trovò il coraggio di dire altro. _ Raul crede che siano le famiglie delle due donne a rubarci i cavalli. _ Sì!_ fece stupefatta la fanciulla. _ Lo fanno per danneggiarci. I miei genitori volevano denunciarli alla polizia, ma Raul li ha fermati e ha cercato di prendere tempo. Quando organizzò la fuga di Alicia andò a parlare con Ana e Dominica, per spiegare loro che ormai Manolo era morto e non c'era più motivo per covare ancora del rancore. Ha detto a entrambe che tu non sapevi niente della storia dei bambini e che potremmo essere tutti felici e in pace se solo lo volessimo. Il cuore di Alessandra batteva fortissimo. Raul, suo marito, era un uomo meraviglioso. Nonostante la morte di Manolo stava tentando di sistemare la delicata questione dei nipoti. _ E queste due donne cosa gli hanno risposto? _ Sembra che ci sia stato qualche piccolo o distensivo. _ Oh, Dio sia lodato _ esclamò la fanciulla rincuorata. _ Adesso te la senti di parlarmi di ciò che ti angustia? Quella domanda così a bruciapelo la sconvolse. Era così evidente la sua infelicità? Ines aveva capito qualcosa _ Non ho niente. _ Sicura? Alessandra esitò per un momento prima di dire: _ E' stato uno sbaglio sposare Raul. _ Non essere così sulla difensiva con lui, concedigli del tempo. Ha perso il fratello, sta cercando di sistemare la storia di Manuel e Carlos _ replicò lei, ma
Alessandra sapeva che lui la odiava. Aveva desiderato umiliarla e ferirla nell'anima, riuscendoci perfettamente. E adesso la snobbava anche come moglie. Come poteva soprassedere? Non se la sentì di rivelarle tutto il suo tormento, ma le fece promettere di non farne parola con Raul o con i suoceri. Era però molto difficile nascondere alla cognata tutta la verità e quando questa si allontanò Alessandra non fu capace di guardarla in viso. I modi dello spagnolo nei suoi confronti, però, non erano cambiati di un centimetro. Raul mostrava la solita irremovibile freddezza che fino a qualche tempo prima l’aveva riempita di stizza, ma che ora sapeva essere la sola difesa di un uomo forte e buono, ma duramente provato dalla vita.
Alessandra si affacciò alla finestra della sua camera e osservò la Hacienda che pigra si distendeva lungo la vallata, sotto i morenti raggi del tramonto. Intorno si propagava l'inebriante profumo delle rose del giardino, mescolato all'aspra fragranza degli aranci maturi. All'improvviso sentì qualcosa che le sfiorava il collo e per un attimo rimase immobile. Quando quella mano le lambì le spalle si voltò. _ Raul! _ esclamò, sorpresa. Aveva aspettato di sentirlo bussare alla porta della sua camera, invece era entrato quatto quatto. La sua camera era comunicante con quella del marito, ma Raul non dormiva lì, bensì nel suo vecchio appartamento. _ So da Agnese che non sei stata bene stamani. L'espressione del marito le tolse il respiro. Il viso di Raul era pallido e sembrava preoccupato per lei. Ma se teneva a lei perché la ignorava? _ Il caldo mi uccide. Mi sentivo debole e la vostra cuoca mi ha fatto magiare un pezzo di cioccolato _ rispose tremante. Alessandra non attribuiva però tutta la colpa del suo malore al caldo. Non aveva più voglia di vivere e giorno dopo giorno si struggeva chiedendosi se non avesse sbagliato a sposare Raul. _ Mi sono sempre chiesta come avete giustificato di fronte ai parenti il taglio sul labbro. _ Ho detto ciò che è successo, manomettendo qualche frase. In un impeto di ione mi hai morso e in realtà è andata davvero così, solo che l'impeto era di collera, ma questo non l'ho rivelato. _ Grazie per esserti interessato alla mia salute _ mormorò tornando a dargli del tu.
Alessandra abbassò un po' il volto per non far scorgere al marito il suo turbamento. La fanciulla indossava un bellissimo vestito verde cupo, come un plumbeo prato bagnato dalla tempesta. L'abito metteva in risalto i suoi occhi smeraldini e quella cascata di capelli biondi. _ Perché? Reputi strano che come marito mi interessi a te?_ le disse, senza avere un particolare tono d’accusa. Nel suo volto non c'era voglia di deridere o umiliare, ma una specie di comione. _ Stai tremando …_ mormorò poi. Nei suoi occhi risplendevano migliaia di riflessi argentei. _ E' la debolezza _ si difese lei. Continuava a guardare da sotto le folte ciglia dei suoi occhi smeraldo il bel volto dello spagnolo. Quella mattina Raul era straordinariamente affascinate. Indossava dei pantaloni beige con stivali lucidissimi e una camicia candida come la neve. Era impeccabile e attirava l'attenzione sul suo fisico perfetto. Perché non aveva notato quanto fosse attraente il giorno del suo arrivo in Spagna? Aveva ritenuto invece che il suo viso fosse troppo fiero, crudele, severo. I suoi tratti non erano mutati, nulla in lui era cambiato, tuttavia in quell'attimo le parve stupendo. Prenderne atto le fece accelerare i battiti del cuore. Rendendosi conto che lo stava fissando tornò a guardarsi le mani strette in grembo. _ Sono io la causa dei tuoi brividi? Le baciò i capelli e le fece scivolare la mano lungo la schiena appena velata dal tulle dell'abito. Lei si allontanò di scatto. Era così evidente? Si appoggiò alla ringhiera di ferro battuto del terrazzo, a un metro da lui. _ La mia discendenza araba può fare quest'effetto _ sussurrò lui sorridendole. _ Hai gli occhi blu; Manolo era più arabo di te perché li aveva scuri _ osservò lei con voce flebile.
L'uomo, che era sul punto di toccare la ragazza, si bloccò e fece una smorfia. Era palese che non aveva apprezzato il cenno al gemello. Il nome di Manolo aveva il potere di distogliere l'attenzione di Raul. _ I miei occhi chiari _ la sua voce era tagliente _ vengono dai Visigoti. Sia gli arabi che i popoli scandinavi hanno dominato la Spagna. Forse preferisci più gli uomini integralmente mori anche nel colore degli occhi _ dichiarò con sarcasmo. Anche lui si poggiò alla ringhiera e posò lo sguardo sul giardino sottostante. Il sole era alto e avvolgeva tutto il creato con la sua luce vivificatrice. _ Entrambi questi popoli avevano una scarsa considerazione delle donne. Anche gli spagnoli sono così?_ proseguì lei. Lui la guardò per un attimo e le sorrise, facendo scintillare i denti bianchissimi sulla pelle brunita. _ Non mi sembra di averti mai incatenato, picchiato o violentato. Se ricordo bene, tu mi hai schiaffeggiato e morso. Devo dedurre che le donne italiane hanno una scarsa considerazione degli uomini? Lui rise, una risata sgradevole. _ Non sono orgogliosa di quello che ho fatto, ma era l'unico modo per fuggire. _ Bene, perché non è educato prendere a morsi uno sposo novello _ confermò lui sorridendo. In quei magnifici occhi verdi lui vedeva riflessa la propria anima straziata. Arrivò a pochi centimetri, fino a farle percepire la sua prepotente presenza e il calore del suo corpo. Un calore carico di un'incredibile sensualità. Le sue dita le sfiorarono dolcemente il collo, poi scesero lungo le spalle e le braccia fino a stringerle le mani. Le baciò le dita una a una, teneramente e con maestria, e lei si sentì vibrare dentro. Cercò di non perdere il controllo. Più facile a dirsi che a farsi! Liberò le mani e rientrò nella stanza.
Lo sguardo che lui le lanciò attraverso le lunghe ciglia voleva essere seducente, un po’ timido. E lo era. Le ci sarebbe voluta tutta la volontà, tutta la forza di carattere che possedeva per resistergli. In quel momento si chiese perché lo fe, perché gli stesse resistendo. Dopo tutto erano sposati ed era normale che accadesse. Ma lei voleva sapere cosa provava per lei, e se provava qualcosa. Lui le appoggiò una mano sul braccio, con un gesto di supplica che non era da lui. Diede un’occhiata all'orologio d’argento che portava nel taschino dei pantaloni “Accidenti, dovrei tornare a lavoro. “ Probabilmente la lieve indecisione di lui nell'andare alla porta era frutto della sua immaginazione. C’era qualcosa di indecifrabile nel suo sguardo, come se le avesse letto nel pensiero. _ Immagino che tu abbia qualche impegno con mia madre o le mie sorelle _ osservò poi con noncuranza. _ Sarebbe meglio che lo annullassi e rimanessi qui a riposare. _ Non ho impegni stamani. Ti hanno rubato altri cavalli di recente? _ prima che se ne rendesse conto quella domanda le era già uscita dalla bocca. Lei sapeva tutto da Ines, ma non ne aveva fatto parola con Raul. _ No, e non credo che accadrà più _ replicò lui, con un tono che la esortava esplicitamente a smetterla di ficcanasare. _ Bene _ rispose lei, abbassando la testa. Raul la guardò sorpreso del fatto che non chiedesse spiegazioni, ma non aggiunse altro. Alessandra temette di essersi tradita, ma anche lei non si addentrò ulteriormente nel discorso. L'uomo si avvicinò lentamente, poi tese il braccio e le prese la mano. La sua espressione divenne imperscrutabile. Lei gli strinse la mano e alzò lo sguardo su di lui. In un momento di debolezza decise di avvicinarsi di un o a lui, come se volesse concedergli una chance.
Lui non le staccava gli occhi dal viso. _ Mia bella Alejandra _ le sussurrò da sopra una spalla, sfiorandole con le labbra i capelli. Standole sempre dietro le circondò la vita con le braccia e le baciò un orecchio, sfiorandole il seno con il dorso di una mano attraverso la stoffa leggera dell'abito. Alessandra sentì il cuore saltarle in petto. Il suo corpo rabbrividiva nel sentire quelle mani callose che l'accarezzavano. Chiuse gli occhi per resistere al piacere che lentamente la stava invadendo. Il grande e soffice letto di Alessandra era a un o da loro. Raul le fece strada fin lì, accarezzandola e coprendole il volto di leggerissimi baci. Con un braccio la sollecitò ad andare verso il letto e lei si accorse che stava per perdere il controllo di sé. Lui si era già tolto la camicia, mostrando il dorso muscoloso. _ Lasciati spogliare, mi ángel _ le disse, sfiorandole le labbra con la lingua. Un lampo di paura attraversò gli occhi della fanciulla. Raul reclamava i suoi diritti. _ Non aver paura _ osservò con un sorriso seducente che gli increspava le labbra. Lei deglutì a fatica. Di colpo il sorriso svanì e la sua voce divenne carica d'eccitazione. _ Se sapessi quanto ti voglio! Nessun’altra donna potrebbe lenire il dolore che provo dentro. Lo sconcerto le si dipinse in volto. Le intenzioni del marito erano più che esplicite. Lui lentamente le slacciò il corpetto del vestito. Gli occhi di Raul parevano sfiorarle il seno. Involontariamente sensuale, si curvò verso di lui lasciando che quegli occhi le carezzassero il seno.
Lui lasciò che le mani di lei esplorassero attentamente il suo torace. La giovane sotto le sue piccole dita sentì i muscoli tendersi e li sfiorò con le labbra. Raul gemette e le spinse la testa all'indietro, baciandola con ione. _ Sì, lasciati andare, querida. Dolcemente gli prese un capezzolo tra le labbra e la cosa dette un brivido a entrambi. Le mani di lui armeggiarono con la cintura dei pantaloni. Infine si spogliò e si distese sul letto. Raul giaceva nudo accanto a lei, illuminato dalla luce solare. Giochi di chiari e scuri si estendevano sull'addome scolpito e sulle lunghe gambe muscolose. L’immensità di ciò che le stava davanti la lasciò senza fiato. Alessandra cercò invano di controllare i battiti impazziti del suo cuore. Quella visione la lasciò senza parole. Se attraverso i vestiti le era sembrato virile, muscoloso e bellissimo, nudo lo era più che mai. I suoi occhi si posarono sul suo membro eccitato che immediatamente reagì inturgidendosi di più. Raul sospirò roco. Alessandra chiuse gli occhi e pregò Iddio di non perdere il controllo. Voleva delle spiegazioni prima che accadesse l'irreparabile. Poi il marito l’afferrò e la tirò contro di sé, gemendo. _ Oh, Dios, Alejandra. Le palpebre, le orecchie, le guance, la gola, il seno, niente sembrava al riparo da quella bocca famelica. E le dita di lui frugarono sotto le gonne in cerca della sua parte più intima. Vinta dai sensi, quasi dimenticò che lui stava reclamando il suo corpo, ma che in realtà la detestava. Le mani dell'uomo si erano fatte impazienti, tanto che temette che lui le strape il vestito di dosso. Con ostinazione la mano di lui s’introdusse con dolcezza tra le pieghe delle sottogonne e lei si rese conto che tutto era perduto. Doveva fermarlo, prima che accedesse qualcosa di cui entrambi si sarebbero pentiti. Voleva sapere cosa nutriva per lei prima di donarglisi. Ma come fermare
un uomo che ha raggiunto il punto di non ritorno? Lei non sapeva nulla di quel mondo di erotismo e ione. Presa dalla confusione pronunciò la prima cosa che le venne in mente. _ Oh, Manolo_ gemette con voce tremula e la bocca secca. _ Cosa? _ fu la dura risposta. _ Che cosa hai detto? Quello, solo quello, lo fermò in tempo. Con un’imprecazione si staccò da lei. Lei si strinse il vestito addosso; Raul l'aveva spogliata fino alla vita. _ Che cosa hai detto?_ ripeté con voce dura e arrogante. Alessandra fuggì nella stanza accanto, mentre Raul si abbandonava a una litania di imprecazioni. Lei si sentì in salvo, ma quello che aveva pronunciato durante quelle effusioni sarebbe rimasto tra loro come un muro. Solo adesso si rendeva conto di quanto avesse peggiorato le cose.
Alessandra non rivide il marito fino all'ora di cena. Il fatto che Raul non l'avesse più ignorata, ma che avesse nuovamente dimostrato di desiderarla aveva cancellato dalla sua mente l'ipotesi che i due gemelli si fossero divertiti alle sue spalle in un gioco sadico e crudele. La cuoca aveva preparato un pranzo succulento: stufato di pollo con contorno di pomodori fritti. Ma sia lei che Raul non toccarono cibo. La fanciulla appena lo vide apparire nella sala da pranzo sentì il cuore stringersi. _ Mia carissima moglie _ la luce bassa delle candele illuminava i suoi denti bianchissimi ma non c’era calore nel suo sorriso. _ Spero che abbiate ato una bella giornata dopo che ci siamo lasciati Il sorriso svanì di colpo. Aveva un’aria cattiva, quasi minacciosa _ Bevete il caffè con molto zucchero, vi toglierà la debolezza _ ordinò secco. Era tornato freddo e distante. _ Perdonate il mio comportamento di oggi. Non vi importunerò mai più _ le bisbigliò e lei spalancò gli occhi. Non era quello che voleva, o forse sì. Non ci capiva più niente. _ Non invocare mai più il nome di mio fratello solo per liberarti di me. Non lo amavi perché fingere. Lei lo fissò perplessa. Restò con il braccio a mezza aria, stringendo ancora la forchetta tra le dita, poi spalancò gli occhi. Aveva capito il suo gioco, aveva capito l’estremo gesto di difesa. _ Se avessi voluto prenderti non ci sarebbero stati nomi di fratelli o sorelle che mi avrebbero impedito di averti _ ribatté lui con voce brutale e arrogante. _ Ricordati che sei mia moglie e hai dei doveri nei miei confronti. Lui la stava umiliando per l'ennesima volta. _ Voi avete solo bisogno di una donna che soddisfi le vostre necessità, per le strade di Siviglia ne troverete a bizzeffe _ sbottò lei con collera, mentre la
delusione le faceva scendere le lacrime dagli occhi. _ Perché non voi, siete una donna a quanto ho visto e per di più siete coniugata con me. _ Non avete un briciolo di decenza. Vostro fratello è morto da un mese e voi pensate di potervi appropriare senza problemi di ciò che era suo. Io ero destinata a Manolo non a voi, sapete benissimo di essere in torto nei confronti miei, dei vostri famigliari e dell'anima di vostro fratello _ sentenziò quasi in una sconfortante vittoria. _ Vi detesto, Raul, per avere cercato di distruggere la mia vita e per esserci riuscito anche con il mio consenso, soprattutto con il mio consenso _ mentì, poiché lei non l'odiava affatto. La bocca di lui si piegò in una smorfia d'ira, ma l'unico segno evidente furono le mani strette a pugno e posate vicino al piatto. In silenzio prese il caffè. In silenzio girò intorno al tavolo, aiutandola ad alzarsi. In silenzio l’accompagnò verso le sue stanze private. Lei, con educazione, gli permise di scortarla fino alla sua camera. Non voleva altri litigi per quella sera. _ Buonanotte _ gli disse con gelo, varcando la porta che lui le aveva gentilmente aperto. Ma Raul velocissimo entrò nella camera prima che lei potesse accorgersene. _ Uscite, señor! _ gli impose nervosa. _ Questa è casa mia, posso andare dove voglio. _ Questa era la casa di Manolo. _ Io sono il suo erede universale, non lo sapevi? Lo spagnolo rise, una risata che la fece tremare di paura. Lei si allontanò da lui. L'uomo avanzò, alto, bruno e bellissimo con quell’aria crudele. Poi la prese per un braccio e glielo torse, facendole male. La gettò sul letto,
ignorando le sue recriminazioni, e le strappò di dosso il vestito. Nei primi istanti, quelle mani volevano farle del male. Alessandra pianse per il dolore, l'umiliazione e la paura. Le chiuse la bocca con un bacio impedendole di gridare. Non c’era comione in quel viso infiammato dalla collera o in quelle mani guidate dall'ira. Lui le strappò le gonne e il corpetto lasciandola seminuda e tremante. Alessandra era nuda e lui vicinissimo a ottenere quel che voleva. Raul le premeva una coscia sulle sue per tenerle le gambe aperte e farle sentire la turgidità del suo eccitamento, mentre con le mani la carezzava senza sosta. Nonostante tutto, Alessandra sentiva il suo corpo traditore che rispondeva con languore a quei soprusi e proprio quella era la cosa peggiore. La donna chiuse gli occhi, stanca di combattere contro la paura che quell'uomo le procurava. Il suo corpo tremava per la consapevolezza di quello che sarebbe successo, mentre il suo cuore sanguinava di dolore. Raul si alzò e la fissò con il fuoco dell'ira negli occhi, non della ione. _ Manolo non sarebbe stato così crudele, vero? _ replicò lui con la voce incredibilmente tagliente, facendole sollevare le palpebre di scatto. Lui la stava guardando con disgusto. _ Manolo era un angelo con tre figli illegittimi, vero?_ dichiarò con stizza. _ Adesso avrai un buon motivo per odiarmi e santificare il tuo Manolo. Andò verso la porta e solo all'ultimo minuto si girò verso la fanciulla. Sul suo volto c'era un’aria fiera e perfida. _ Gettami pure all'inferno e conduci il bel Fuego nel tuo paradiso _ infierì e se ne andò con una risata in cui si palesava tutta la sua collera. Alessandra pianse tutta la notte. Raul si era comportato in modo ignobile. Si era vendicato di lei e nessuno gli avrebbe detto niente, poiché loro erano legittimamente sposati e la donna era destinata a subire e tacere. L'offesa subita non sarebbe stata dimenticata tanto facilmente. Quando arrivò il mattino, cerchi scuri attorno agli occhi testimoniavano la sofferenza che l’aveva tenuta sveglia per tutta la notte.
Un bagno caldo le ridonò un aspetto decente. Come poteva aver creduto alle parole di Ines? Raul non era buono, ma perfido, crudele e spregevole. Alessandra non fece parola dell'accaduto con Agnese.
14
Fu solo quando Raul la chiamò a tarda sera che si sentì riassalire dal terrore. Entrò nel salottino dove l'attendeva il marito e si accorse di avere gli occhi velati di lacrime. Avvertì su di sé lo sguardo tagliente e cinico di Raul e cercò di controllarsi, ma senza risultati. L'uomo le porse un fazzoletto che si era tolto dalla tasca e la osservò con aria indecifrabile. Alessandra si asciugò gli occhi e si soffiò il naso. La ragazza indossava un vestito bianco increspato sui fianchi. Era molto sobrio: le scendeva leggero lungo il corpo, tagliato diritto, con un ampio scollo sul petto. Metteva in risalto i suoi occhi chiari, i capelli biondi e la calda tonalità della sua pelle, appena abbronzata. Raul la stava attendendo, alto, moro e bello, con una camicia chiara e i pantaloni fascianti che evidenziavano la muscolatura delle cosce. Il salotto era confortevole e arredato con stile spagnolo, vale a dire muri candidi in contrasto con mobili neri. Ma quello che dava carattere alla sala era una collezione di vasi cinesi sistemati ai quattro angoli della stanza. _ Ecco la sposa infelice di don Raul, che sarebbe stata raggiante con don Manolo _ mormorò alla fine, come se l’unica cosa che potesse farle ritrovare la forza fosse il tono sarcastico della sua voce. _ Piantala di infierire su di me, non ti basta quello che hai fatto?_ ribatté lei. Sapeva che Manolo era un irresponsabile, ma dubitava che fosse aggressivo e violento come Raul. Le nocche di lui divennero bianche, mentre stringeva le mani a pugno e la sua voce si fece tagliente.
_ Non ti ho violentato né picchiato, ti ho solo baciato e lacerato i vestiti, nessun tribunale, familiare o prete mi condannerebbe per aver stuzzicato selvaggiamente mia moglie. Là ci sono dieci abiti, credo che possano ricompensare quello che ti ho strappato ieri notte. _ Credi di comprare il mio perdono con qualche vestito?_ replicò lei asciugandosi le lacrime. Le parole le uscirono prima che se ne rendesse conto. _ Por Dios! _ sbottò lui incollerito, sbattendo il pugno sul tavolo. Poi sembrò riacquistare subito la calma, anche se non era certamente disteso. _ Non ho nulla da farmi perdonare _ aggiunse con un vago accenno di sorriso, sapendo di farla andare in bestia. Lei provò a replicare, ma Raul mise a tacere con un cenno tutte le sue proteste sull'acquisto di quegli abiti costosi. _ Non preoccuparti, puoi partire per l'Italia quando vuoi. Racconterò a mio padre e mia madre che avevi un po' di nostalgia, cosa che immagino sia vera _ terminò ironico. _ Perché! Vuoi annullare il matrimonio?_ ribatté lei, guardandolo con un sorriso amaro. _ Non temere, non ho intenzione di gettare la tua famiglia sulla strada. _ Cosa racconterai ai tuoi genitori? _ Solo che avevi nostalgia di casa e sei andata a trovare i tuoi parenti. _ Ma se la prendessero male? _ Inventerò qualcosa. _ Quanto devo restare a Modena? _ Per sempre. Alessandra vacillò e chiuse gli occhi. _ Agli inizi partirai per pura nostalgia, poi, quando sarai là, uno dei tuoi genitori
si ammalerà e di scusa in scusa, di bugia in bugia guarderemo dove andremo a cascare. _ Ma così rimarrai legato a una donna che non è tua moglie né la madre dei tuoi figli. Non preferiresti annullare il matrimonio, dopotutto è ancora possibile..._ lasciò cadere il discorso facendogli capire che non essendoci stato alcun amplesso potevano annullare il matrimonio. Quando il marito l'aveva fatta chiamare aveva creduto di doversi difendersi nuovamente da lui. Mai si sarebbe immaginata che la mettesse alla porta. Come poteva impedire che suo marito la cacciasse? Lei non aveva colpe eppure veniva sbattuta fuori da quella famiglia che aveva imparato ad amare. In fondo, però, aveva sempre saputo che quell'unione sarebbe finita così, era solo questione di tempo. _ Puoi tenere l'anello _ le disse con indifferenza. Lui la guardò in modo strano per un momento, poi si alzò dalla poltrona e andò verso un mobiletto lavorato, dov’erano disposti alcuni bicchieri e delle bottiglie di alcolici. _ Non hai risposto alla mia domanda. Quando i tuoi capiranno cosa accadrà? E se volessero degli eredi cosa farai? _ Vuoi dire che ti dovrei tenere con me solo per procreare? Lui le sorrise e si avvicinò. Alessandra avvampò. Lui le posò un leggero bacio sulla fronte. _ Ho dato disposizione alla servitù. Da domani saranno ai tuoi ordini per i bagagli. _ Devo andare via in fretta? E' questo che mi stai dicendo? _ No, puoi prenderti tutto il tempo che vuoi. Poi la lasciò sola nella stanza con la sua disperazione.
Lo sguardo distante e l'invito ad andarsene l'avevano ferita più del sopruso fattole la notte prima. Se in un primo momento era diventata furiosa con Raul per averla aggredita in quel modo adesso non le importava più niente di quella violenza. Non voleva vendetta né esigeva le sue scuse, voleva solo restare lì con lui e con gli Estavez. Non poteva vivere senza la Spagna, senza don Pablo e la sua altera moglie, senza la spumeggiante Ines e la timida Alicia, senza il suo bellissimo El Frío. Come poteva amare un uomo che la odiava così profondamente? Il senso d'incertezza la divorava lentamente e le lacrime sgorgavano dai suoi occhi senza sosta. Lei lo amava, e questa era l'unica certezza che aveva. Raul era l'unico raggio di sole nella sua sterile esistenza. Sì, lo amava, lo aveva sempre amato fin dal loro primo incontro, ma sapere che quell'uomo non avrebbe mai ricambiato il suo sentimento la uccideva poco alla volta. Solo in quei giorni drammatici lo aveva ammesso, riconosciuto e accettato. Non aveva mai amato Manolo, adesso n’era certa. Era giunta per sposare El Fuego ma aveva finito con innamorarsi di El Frío. Rimase sveglia a lungo a esaminare, per la prima volta seriamente, i suoi sentimenti nei confronti di Manolo, che non erano mai stati simili a quelli che provava per Raul. Perché si era ingannata così grossolanamente con i due gemelli? Avrebbe forse amato Manolo come un fratello, come un amico, ma mai come un marito. Sì, Raul aveva avuto ragione fin dagli inizi, affermando che lui e il fratello si somigliavano solo fisicamente. Manolo era frizzante, allegro, spavaldo. Il fatto che non fosse mai stata gelosa delle compagne di El Fuego, ma che si fosse scoperta stizzita quando quelle storie d'amore erano state attribuite a Raul, lo dimostrava. Non aveva mai creduto di poter provare un giorno un sentimento così intenso. Raul le aveva rubato il cuore minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo
giorno. L'aveva conquistata con quei suoi modi arroganti, prepotenti, selvaggi e duri. Era stato proprio il suo carattere forte a stregarla e ora ne era totalmente soggiogata. Ma non avrebbe mai potuto rivelarglielo. Che senso avrebbe avuto dirgli che lo amava da morire dato che lui non la voleva? Aveva provato a nascondere quel sentimento a se stessa, ma tutti i suoi tentativi si erano rivelati vani. La sua mente ritornava sempre all'immagine di quell'uomo scuro, alto e robusto, mentre il corpo desiderava i suoi baci roventi che le divoravano le labbra e quelle forti mani che la carezzavano ovunque. Lo pensava di giorno e lo sognava la notte, in un massacrante e dolcissimo tormento. In tutta la sua vita non aveva mai provato un'emozione così devastante, che prendeva possesso del suo corpo annientando ogni logica e razionalità. “Perché mi odi?” continuava a ripetersi con i nervi tirati come corde di violino. “Perché mi ritieni responsabile della morte di Manolo?” Sì, era quasi sicuramente quello il motivo. A Raul non piaceva perché era nobile, la considerava responsabile dell'incidente accorso al fratello e quindi anche della sua morte, inoltre la riteneva un'opportunista che si era recata in Spagna solo per il denaro degli Estavez. Alessandra aveva paura dei propri sentimenti. Si sentiva come in bilico fra due mondi: se da un lato avrebbe voluto dirgli quanto lo amava dall'altro temeva di essere rifiutata o ignorata com’era sempre accaduto con i suoi genitori. No, non poteva certo rivelargli che lo amava pazzamente. Era giusto che se ne andasse come le aveva consigliato lo stesso Raul. Lui l'aveva sposata soltanto per dovere nei confronti del pubblico e della famiglia. Sì, provava attrazione per lei, ma non l'amava. Lui desiderava il suo corpo, ma non gli importava niente di lei.
Una lacrima le scivolò sul viso e velocemente l'asciugò con il palmo della mano, resistendo alla tentazione di piangere, ma le sue difese erano distrutte, il suo autocontrollo annientato e poco dopo cominciò a singhiozzare. Lo amava, lo desiderava, ma quella meravigliosa parentesi della sua vita si stava per chiudere in modo traumatico. Quel pensiero le tolse il respiro. Sarebbe partita durante un giorno di lavoro, quando Raul era alle scuderie. Era meglio così, perché sapeva che un saluto definitivo sarebbe stato più straziante. Avrebbero potuto essere felici per il resto dei loro giorni, ma il destino, l'orgoglio e il ato avevano negato loro questa possibilità. Lei era innamorata di suo marito, ma lui non l'amava. Questa era la dura verità! Come avrebbe potuto continuare così? Come avrebbe potuto sopportare ancora quel tormento? Come poteva vivere sotto lo stesso tetto insieme all'uomo che amava ma che la detestava? No, doveva scappare e tornare in Italia. Raul era stato fin troppo generoso a non annullare subito il contratto, permettendo così alla sua famiglia ancora molti mesi di agiatezza economica. Lei piaceva al marito, ma solo in termini puramente fisici. Le reazioni del giovane erano soltanto il frutto del desiderio che ogni uomo prova per una bella donna. Più volte, infatti, le aveva detto che era bella, non che l'amava. Raul la voleva solo fisicamente per appagare la propria fame, ma non cercava sentimenti più profondi e duraturi. In quel momento Alessandra avrebbe voluto raggiungerlo nell'altra casa, buttargli le labbra al collo e implorarlo di amarla, ma non poteva, non doveva. Lui non l'amava, l'aveva sposata solo per dovere. Avrebbe voluto fare l'amore con lui, ma il marito probabilmente si sarebbe stancato presto anche di quel loro rapporto esclusivamente sessuale. Così per la seconda notte consecutiva la fanciulla non chiuse occhio.
Raul non nascondeva più neppure a se stesso di volere sua moglie. La desiderava da impazzire! L'aveva sempre desiderata! Fino da quando era vivo Manolo la voleva per sé, ma se n'era reso conto soltanto quando le aveva messo l'anello nuziale al dito. Quel giorno, infatti, aveva compreso che Alessandra era tutto ciò che voleva dalla vita. Sulle prime aveva creduto che fosse soltanto attrazione, che fosse affascinato dalla raffinata cognata, ma poi aveva scoperta la verità. Per Alessandra provava sentimenti mai sentiti per nessun’altra donna con la quale si era intrattenuto. Non riusciva neppure a dissimulare l'attrazione folle che provava per lei e che lo divorava. Ma come dirle che si era innamorato di lei? La marchesa Gentileschi lo detestava per come si era comportato con lei durante la malattia di Manolo e anche dopo. E come darle torto? Quello che aveva creduto essere attrazione fisica per la cognata e antagonismo per il fratello era stata soltanto pura gelosia. Sì, Alessandra aveva risposto con ione alle sue avance, ma forse l'aveva fatto perché era giovane e inesperta, e qualsiasi uomo era in grado di farle girare la testa. Oppure era davvero innamorata di Manolo e lui si era grossolanamente sbagliato. In fondo loro due avevano intrattenuto un rapporto epistolare per tre mesi ed erano vissuti in Spagna insieme per un altro mese, anche se in questo periodo Manolo era rimasto a lungo a letto. Forse si era illuso che Alessandra mirasse ai soldi degli Estavez, quando, invece, amava davvero El Fuego. Raul fece una piccola e dolorosa risata. In tal caso aveva sempre risposto ai suoi baci immaginando che fossero quelli di Manolo e aveva aderito al suo corpo fingendo che fossero le braccia di El Fuego a stringerla forte. Si ò la lingua sulle labbra, sentiva la bocca secca e faticava a respirare. Che cosa avrebbe fatto? Niente, non c'era niente da fare. La cosa più giusta da fare era consentirle di tornare a casa, senza annullare l'accordo e attendere che lei dimenticasse Manolo. Era impossibile competere con un morto.
Forse era una fortuna che lei partisse fra pochi giorni per Modena. Forse lui, tra le braccia di un'altra donna, avrebbe dimenticato la sua altezzosa e bellissima moglie. Ma davvero l'avrebbe lasciata partire senza averla fatta sua neppure una volta? “Mi sono innamorato di una donna che mi odia” ammise, abbassando la testa e raccogliendo volto nelle mani. Alessandra amava ancora Manolo, glielo aveva detto in faccia. Durante i loro baci lei non aveva invocato il suo nome ma quello del fratello defunto. El Fuego, con la sua prematura morte, sembrava aver legato la fidanzata per sempre a sé. Possibile che Manolo volesse ostacolarlo dalla tomba? Possibile che creasse problemi anche da morto? Come aveva potuto Alessandra innamorarsi di un giovane irresponsabile come Manolo? Un uomo che aveva dimostrato di innamorarsi con rapidità e con altrettanta velocità stufarsi della compagna del momento. Dunque l'esempio di Ana e Dominica non le aveva insegnato niente. Manolo possedeva il fascino del mascalzone e molte donne si lasciavano irretire da questo suo aspetto, Ana e Dominica lo dimostravano. Ma come poteva confrontarsi con il gemello? Forse si trovava già a non dover competere con un morto, ma con un santo. Probabilmente Alessandra nella sua testa l'aveva già divinizzato a tal punto da disumanizzarlo. Lui voleva che lei lo cercasse con forza pari alla sua. Il potere che la marchesa esercitava sul suo corpo era totale, tanto che ogni minimo sguardo lo incendiava. Aveva bisogno di lei, ma Alessandra non sembrava aver bisogno del marito. Raul sentiva l'esigenza di spiegarsi, parlare, ma lui per primo era confuso e dubbioso. Lei lo odiava e forse quel matrimonio aveva peggiorato la situazione. Lei lo detestava perché l'aveva spinta sino a quel punto, costringendola a sposarlo al posto del gemello. Alessandra non lo voleva vicino, era ancora follemente attratta da Manolo, ormai ne era certo.
Improvvisamente gli salì un groppo alla gola e deglutì a fatica. Delusione, sofferenza, infelicità e frustrazione erano solo una minima parte delle emozioni che lo sconvolgevano.
Alicia entrò nel salone di villa Estavez come una nave a vele spiegate. _ Figliola che cosa hai? Ti è successo qualcosa? _ chiese la sorella allarmandosi all'istante. La ragazza era in lacrime e anche Alessandra e Agnese si misero in all'erta. Tutte pensarono subito a un incidente alle scuderie. _ Che cosa succede, Alicia? _ insisté la sorella, facendola sedere vicino a sé. Dopo un silenzio esitante, uscì la verità. _ Credo di aspettare un bambino _ mormorò arrossendo e guardando la sorella con gli occhi velati di pianto. Erano lacrime di gioia le sue. Tutte quante le donne presenti si sciolsero in commosse lodi e sdolcinaticomplimenti per il lieto evento. Alessandra ancora non aveva fatto parola con nessuno di quanto era accaduto tra lei e Raul. Nessuno sapeva ancora che il marito l'aveva invitata ad andarsene. La marchesa sospirò. Che provasse invidia per la felicità della cognata? Sì, era proprio questo sentimento che sentiva dentro il suo cuore. Magari avesse avuto la gioia di crescere un figlio di Raul. Il velo di tristezza dipinto sul suo volto fu notato da Ines, la quale però non disse niente. Alessandra rimediò subito stampandosi in faccia un sorriso e suggerì di dare la lieta notizia anche al resto della famiglia Alicia si asciugò le lacrime e si lisciò la gonna per ricomporsi. _ Quando cominceranno a non starmi più i vestiti? _ Oh, è presto _ rise Agnese. _ Fra qualche mese comincerete ad arrotondarvi. _ E poi diventerai una specie di balena arenata sulla spiaggia _ terminò Ines facendo scoppiare tutti in una gran risata. _ Che cos'è quest’allegria? Volete far partecipare anche me _ disse Gabriel
entrando nella stanza. _ Diventerai di nuovo zio, Raul _ riprese Ines. Alessandra si voltò di scatto. Il tappeto era così folto che non aveva sentito arrivare il marito. Tentò di mascherare il disagio che la prendeva ogniqualvolta quell'uomo le si avvicinava. La consapevolezza della sua alta e muscolosa figura, della grazia silenziosa e contenuta con la quale si muoveva la incantava. Gabriel era entrato dall'altra porta e lei aveva concentrato l'attenzione sul cognato senza accorgersi dell'arrivo dall'altro lato del suo temutissimo e amatissimo marito. _ Felicitazioni, Ines _ disse Raul con un sorriso che Alessandra trovò disarmante. Magari avesse rivolto anche a lei uno di quei sorrisi aperti e caldi. Per lei c'erano soltanto frasi sferzanti e sorrisetti sarcastici. _ No, non sono io _ rise la sorella incontrando lo sguardo confuso di Gabriel. E' Alicia che aspetta un bimbo. _ Ah, allora alla locanda tu e Ramon mi avete preso alla lettera _ osservò malizioso Raul facendo diventare la sorellina rossa come un gambero. _ Speriamo che sia un'altra femmina _ aggiunse poi soddisfatta Ines. _ Credevo che fossi tu Ines a essere in dolce attesa, comunque possiamo rimediare _ insisté Gabriel divertito. _ Ora tocca a te metter su famiglia _ proseguì poi rivolgendosi al cognato, ma istantaneamente il gelo si propagò per la stanza. Alessandra sentì la testa ruotarle e temette di svenire. Raul si fece teso e circospetto, ma non disse nulla. Incontrò gli occhi della moglie, poi entrambi distolsero lo sguardo, e l'attimo ò. Ines e il marito capirono all'istante che qualcosa non andava tra i due e si rattristarono. Gabriel restò dispiaciuto accorgendosi della gaffe che aveva appena fatto. Marito e moglie si scambiarono degli sguardi mortificati, perplessi e un po' addolorati.
Poco dopo Raul si sedette su una sedia e si estraniò dalla conversazione. Ascoltò a tratti i racconti fatti da Ines sulla sua gravidanza per distendere il clima. Alessandra si accomodò su un divano, posto dal lato opposto a quello dove era seduto il marito. Il cuore le batteva sordamente nel petto, le mani che teneva premute in grembo erano gelate. Lo spagnolo sembra distante e indifferente a ciò che gli ruotava attorno, ma i pugni serrati e la stessa rigidità del suo corpo tradivano un certo nervosismo. Alessandra si chiese quanto gli costasse quell'autocontrollo. Sarebbe mai stato capace, prima o poi, di gridare tutta la sua infelicità? Avrebbe mai ammesso di aver sposato la donna sbagliata? Le avrebbe mai gridato in faccia quanto la disprezzasse? Gli eventi delle ultime ore avevano lasciato qualche segno anche sul viso della fanciulla. Alessandra aveva un cerchio scuro sotto gli occhi, lo sguardo sofferente e il volto stanco. La sola cosa positiva era una lieve abbronzatura, effetto del sole spagnolo. Alessandra sentì le lacrime agli occhi e solo con un tremendo sforzo di volontà evitò di piangere. Solo dopo un'ora arrivarono anche i vecchi Estavez e, a causa delle grida di felicitazioni e delle risate di tutti, Alessandra non si accorse della fuga di Raul.
Alla dépendance
Alessandra, approfittando dell'assenza di Raul, decise di visitare la casa, o meglio la parte di dépendance riservata a colui che doveva essere suo cognato e che adesso, invece, era suo marito. Accadde due giorni dopo, una mattina. La casa era bella, fresca e sobria. Il mobilio era essenziale, ma confortevole e nonostante sembrasse una dimora un po' spartana era calda e comoda. Decisamente meno leziosa della casa che Manolo aveva arredato per lei. La dimora aveva un portico massiccio, dove lungo le colonne si arrampicavano dei bellissimi rosai. Alessandra salì la breve scalinata ed entrò nella dépendance con il cuore che le batteva forte. Nell'atrio trovò una cameriera che subito le venne incontro. La marchesa spiegò che desiderava solamente visitare la casa del marito, e così si avviò verso una scala ricurva. Ebbe modo di ammirare la colorata guida, la ringhiera con volute, la splendida tappezzeria e i favolosi candelieri di cristallo e ottone che illuminavano i gradini. Vide la biblioteca di Raul, piena di carte geografiche e documenti antichi incorniciati, poi ò allo studio ricolmo di libri e infine entrò nella camera del marito. La stanza era sobria e ombrosa. C'erano un paio di armadi bassi, due poltroncine di velluto azzurro e un letto dall'aria molto comoda. Vide una porta e s’immaginò che fosse quella del bagno, invece, con sua gran sorpresa, si ritrovò in un'altra camera. La stanza era angolare e molto ariosa. Era decorata di bianco e verde mare, e Alessandra vi entrò quasi con timore. I mobili erano laccati di bianco e verde chiaro, sulla parete a est c'era un letto a baldacchino con una tenda sostenuta da due putti dipinti. Al centro un enorme lampadario era circondato da una ghirlanda di fiori dipinti sul soffitto. Il bagno era in comune con l'altra camera e
Alessandra capì che era la stanza dove Raul faceva pernottare le sue amanti. Era molto femminile nel gusto e nello stile, lo si capiva dalla toelette, dove spiccavano civettuoli pettini spagnoli, sinuose boccette di profumo, portagioie intarsiati in avorio, portacipria di fine porcellana e altri ninnoli di varia natura. L’iniziale letizia avvertita nel vedere la stanza divenne invidia. _ Desideri qualcosa? Alessandra si voltò di scatto e vide Raul. Qualche domestico doveva essere corso alle scuderie per informarlo. _ Non volevo disturbarti. Desideravo solamente vedere la tua casa, tutto qua _ mormorò senza ragione, come se gli dovesse delle spiegazioni nonostante fossero sposati. _ E' un tuo diritto _ ribatté lui con un cenno del capo. Sotto lo sguardo attento dell'uomo, Alessandra girellò per la stanza ammirandone i dettagli. _ E' una camera diversa dal resto della casa _ osservò, più per imbastire una qualche forma di conversazione che per altro. _ Infatti, è una stanza per una gran dama. Sostava dietro le sue spalle, senza neppure sfiorarla, e il suo modo di fare freddo e distaccato la faceva soffrire. _ E' una stanza per una donna, questo si capisce _ riprese lei. _ Non per una donna, per una nobile _ rispose stringato, poi si spiegò meglio. _ Era la stanza destinata a te. _ A me?_ fece eco _ Credevo che fosse per ..._ s’interruppe imbarazzata. _ Per ..._ insisté sollecitandola a parlare. _ Credevo fosse la tua alcova, dove t’intrattenevi con qualche amante. _ Le spagnole sono donne dai gusti meno ricercati _ commentò Raul.
_ Voi dire che sono una dannatissima snob _ suggerì Alessandra e scoppiò a ridere, fermandosi davanti alla portafinestra che dava su un grazioso balconcino. Raul sorrise appena e confermò con la testa. _ Perché hai preparato questa stanza e poi mi hai mandato a vivere nella casa di Manolo? Quella domanda parve dargli fastidio, ma rispose ugualmente. _ Manolo ti conosceva meglio e sapeva i tuoi gusti. Io quando ti ho sposato mi sono limitato a riprodurre in questa stanza lo stile dell'altra casa _ le specificò. _ Un giorno unirò le due case attraverso delle porte interne. Ormai è tutto mio. _ E' stato un pensiero gentile il tuo, grazie. _ E' stato un pensiero inutile _ disse lui con tristezza. Era un Raul gentile, anche se poco incline alla conversazione, ma d'altronde era sempre stato di poche parole e Alessandra non si meravigliò. In quel momento la ragazza dimenticò tutto quello che di brutto era avvenuto tra loro negli ultimi tempi. Decise di approfittare con gioia di quell'attimo di tranquillità, di quello scampolo di intimità, di quella piccola tregua proposta ufficiosamente da Raul. _ Ho dato disposizione alle cameriere di preparare con calma i bagagli _ mentì, in realtà non ne aveva trovato ancora la forza. Lei non voleva andarsene, lei voleva restare con lui. _ Come ti ho detto, non c'è fretta. Puoi prenderti tutto il tempo che ti serve _ le disse lui, sporgendosi e aprendo un cassetto della toelette. L'uomo si avvicinò con un astuccio di velluto in mano e glielo porse. Dentro c'era una collana d'oro bianco, cosparsa di smeraldi e diamanti. _ Oh, Raul _ sussurrò _ Perché? _ Come regalo di addio.
_ Non dovevi, non sono stata una brava moglie. Con quel regalo le apparve chiaramente il suo destino e la fine di quell'unione. La cosa le provocò un grave senso di delusione. Non era possibile che Raul avesse pensato di donarle un gioiello tanto bello per cacciarla da quella casa. Ma un'altra idea le balenò in mente. Cos'era tutta quella storia una vendetta? Si stava gustando il momento del suo trionfo? Che cosa stava cercando di farle, ora? Forse aveva avuto l'intenzione di liquidarla fin dagli inizi. Per un attimo le girò la testa, ma poi ritrovò il controllo. Raul le appoggiò delicatamente il braccio attorno alla vita e lei ne avvertì l'immediato calore. Le girò dietro la schiena e le allacciò il prezioso al collo. La sua vicinanza, la sua maschia virilità, il leggero profumo di sandalo e cavallo eccitavano i sensi della fanciulla. Era fin troppo conscia della forte attrazione fisica che Raul esercitava su di lei. Sarebbe bastato un bacio per cedere alle sue avance. Non le importava che l’avesse sposata per un motivo che non aveva nulla a che spartire con l’amore o che quel matrimonio avesse portato solo sofferenza… Ormai lei conosceva le proprie debolezze e il fuoco che le ardeva dentro. Sentì la punta dell'indice della sua mano che le carezzava la schiena dalla testa fino quasi ai glutei. E Alessandra ebbe la certezza che nonostante tutto lui la desiderava ancora. Ma desiderare il suo corpo non voleva dire che l'amasse. Le dita di lui le accarezzarono il braccio fino a salire ai seni, e lei tremò. _ Grazie, ma non posso accettare un simile dono. Non ho fatto niente per meritarlo _ gli disse respirando a fatica. Poi s’inumidì nervosamente le labbra riarse. Lei poté vedere attraverso lo specchio della toelette il volto di lui indurirsi in una espressione smarrita. Anche le sue dita, che le stavano carezzando la gola, si bloccarono. Dalla finestra entrava una tenue luce dorata. Alessandra raddrizzò le spalle.
_ Se fosse stato Manolo a donartelo l'avresti accettato, immagino _ sussurrò lui, gli occhi velati di rimpianto. Sembrava che lui, con quell’affermazione, si fosse ferito da solo, in una sorta di autolesionismo. Ma niente nel suo volto tradiva i suoi sentimenti, tranne l’orgoglioso vibrare delle narici. Tutto il resto era di pietra. Lei gli lanciò una lunga e penetrante occhiata sotto le folte ciglia, ma non trovò le parole per replicare, troppo presa dall'espressione affranta di Raul. Che Manolo avesse fatto promettere al fratello di prendersi cura di lei in caso fosse morto? El Frío era dunque amareggiato per il proprio fallimento. _ Raul..._ sussurrò dolce. _ Oh, Dio! In un baleno la strinse contro lo stipite della finestra. Ne sentiva lo spigolo ligneo contro la schiena ma l'avvertiva appena, perché il maschio e selvaggio calore del corpo eccitato di lui le faceva ribollire il sangue. Gli occhi dell'uomo scintillavano in modo pericoloso e una mano le strinse brutalmente il seno. Lei trattenne il respiro e gemette di dolore misto a paura ed eccitazione quando quella mano divenne un pugno che stringeva le sue chiome bionde. Il bacio che le impose fu selvaggio, lungo, intenso, poi lui si staccò dalla sua bocca. _ Por Dios! Sei una terribile tentazione _ sibilò lui a denti stretti, controllandosi a stento. Alessandra provò una fitta al cuore. Lui la desiderava fisicamente, ma non provava nulla per lei. Nella migliore delle ipotesi provava pena, nella peggiore odio. Lui chiuse gli occhi e sfilò le dita dai suoi capelli in un ultimo tentativo di frenarsi. Si allontanò di colpo, con una sfilza di imprecazioni in spagnolo che lei fece fatica a capire. Alessandra sentì le ginocchia cederle sotto il peso della situazione. _ Maledizione! Accidenti a Manolo! Accidenti agli Estavez! Accidenti a me!
Accidenti a tutto il mondo! _ urlò lui, la bocca tesa in una piega dura. Rimase fermo per un istante, cercando di ritrovare il controllo sul suo corpo; poi andò verso la porta. Vicino alla soglia si voltò e la bruciante arroganza del suo sguardo fu uno spettacolo atroce. _ Raul…_ fece per dire lei. Alessandra voleva che lui l'amasse anche se solo fisicamente. Poi repentinamente lui uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Alessandra tirò la corda del camlo e impartì l'ordine di portare tè e pasticcini, poi tornò sui suoi i e si rimise seduta accanto ai genitori, stando bene attenta a non manifestare il proprio turbamento. _ La mia bambina sposata a quel bel tenebroso caballeros, non è una cosa fantastica _ cinguettò sua madre, mentre il marito, con un libro stretto tra le mani, ogni tanto alzava la testa, facendo finta di prestare attenzione alle parole della moglie. In quel momento Pilar arrivò con un vassoio d'argento che posò su un tavolino. Alessandra fece gli onori di casa servendo il tè per tutti quanti. _ Allora dimmi tutto _ incalzò la madre. _ No, no, non dirmi niente, lasciami indovinare. Allora, don Raul è un uomo meraviglioso, dolce e gentile. Te ne innamorerai, come per Manolo. Se non te ne sei già invaghita _ continuò con voce allegra. Alessandra sorrise a malapena, non aveva certo intenzione di rivelare a sua madre il fallimento di quella frettolosa e insensata unione. Come dirle che si era perdutamente innamorata di un uomo che aveva sempre creduto di detestare? Come spiegarle che lui non la voleva con sé? I suoi non avrebbero capito il suo struggimento, la madre le avrebbe risposto che dell'amore di un uomo si può benissimo fare a meno. Noi donne siamo perfettamente in grado di vivere da sole, ma la convenienza vuole che ogni donna abbia un marito. Gli uomini sono utili solo a procreare e mantenere la famiglia. Dolorosamente le risuonarono nella mente parole sentite e risentite durante l'infanzia. L'importante nella vita sono gli agi, i divertimenti, le amiche, i bei vestiti; solo gli uomini che ti sanno dare tutto questo sono degni di nota. _ Fortuna che Manolo aveva un fratello in età di matrimonio altrimenti chissà cosa sarebbe accaduto. Vero caro?_ interpellò il marito. _ Certo tesoro _ rispose il marchese senza staccare gli occhi dal suo saggio.
La fanciulla fece una smorfia di sdegno, ma non disse nulla. _ Mi stai ascoltando, figliola? _ lo sguardo della marchesa era severo e indispettito. Clotilde Gentileschi stava comodamente seduta nel salottino. L'ambiente era inondato dall'intensa luce mattutina, che penetrava da un'ampia finestra. Proprio di fronte alla finestra si trovava l'elegante tavolo di mogano presso il quale era riunita l'intera famiglia che sedeva su delle arcuate seggiole di velluto color prugna. La madre di Alessandra indossava un abito di tulle color albicocca che la faceva sembrare una ragazzina. Il marito, di quindici anni più vecchio, le sedeva accanto, immerso come sempre nelle sue letture. _ Mi raccomando, figlia mia, asseconda tuo marito in tutto _ disse Clotilde, addentando un biscotto alla vaniglia. _ Madre, non ricominciate con le solite raccomandazioni, vi prego _ sospirò affranta la ragazza senza neppure toccare il suo tè. _ Ricorda Alessandra che abbiamo bisogno del denaro di questa famiglia e sarà il caso che ti comporti bene con loro, vero caro? _ riprese la madre abbassando la voce. Altro cenno affermativo del consorte senza che questi interrompesse la sua lettura. Alessandra ascoltava con occhi torvi quei discorsi ripetuti da anni. La sua espressione era incolore, totalmente indifferente a ciò che le veniva raccomandato. I suoi pensieri erano concentrati su Raul. _ Il tuo matrimonio è l'inizio di una nuova vita per noi. Finirà il clima di austerità e potremo tornare alla vita che le persone del nostro rango devono fare. _ Questa famiglia non si merita dei parenti come noi. Sono brave persone e non dovevano cadere nella rete di sanguisughe come noi _ sbottò la fanciulla. Aveva già tanti problemi.
_ Come puoi parlare ai tuoi genitori in questi termini?_ sibilò la marchesa con voce dura. _ Avete capito benissimo. Gli Estavez sono delle persone da apprezzare, poiché hanno lavorato duro per ottenere tutto ciò che hanno oggi, voi invece vi siete mangiati tutto il capitale in feste, partite di canasta e quadri di dubbio valore. Alessandra gridò, alzandosi di scatto dalla poltrona, mentre il viso assumeva un color rosso intenso e gli occhi divenivano sempre più vivi e brillanti. _ Enrico, fa qualcosa. Non la senti tua figlia come ci tratta _ disse Clotilde indignata dalla reazione della figlia. Il marchese, sempre intento a sfogliare il suo libro, neppure si accorse del tono di voce alterato della figlia e rispose nell'unico modo che conosceva: _ Certo, mia cara, hai ragione. _ Ah, questa poi _ sbottò la nobildonna strattonando il braccio del suo vecchio sposo e riportandolo bruscamente alla realtà _ Tua figlia sta diventando una gran maleducata qui in Spagna. _ No, madre. Io ho imparato ad amare e a essere amata. Gli Estavez sono la mia famiglia, la mia unica e vera famiglia. Sono persone a modo, oneste e capaci, e non meritano di avere accanto individui che li sfruttano e li snobbano perché si sono arricchiti con onestà e tenacia. _ Modera il linguaggio!_ l'ammonì il padre, ma Alessandra lo ignorò. Si era sacrificata per il bene economico di quei due egoisti, ma il suo sacrificio iniziale era stato ripagato con l'amore degli Estavez e adesso non poteva più immaginare una vita senza di loro. Detto questo Alessandra si congedò, dirigendosi verso il giardino con un'espressione aspra sul volto. Questa volta i suoi genitori erano riusciti a mandarla su tutte le furie e dopo anni di autocontrollo e sottomissione aveva reagito. Quando uscì nel cortile di fronte alla casa il suo aspetto mutò radicalmente. Si sentiva felice come non mai e soddisfatta per aver detto ciò che da anni le
gravava nell'animo. Suo padre e sua madre non rappresentavano più niente per lei, adesso tutta la sua vita era Raul.
15
Le cose non stavano migliorando e i giorni avano. Prima o dopo Raul avrebbe scoperto che lei non aveva impartito alcun ordine riguardo alla sua partenza. Il fatto che lei si fosse resa conto di quello che provava veramente per il marito non era servito a niente. Loro due si erano detti troppe cattiverie gratuite, troppe bugie e troppe poche verità. Il rancore e l'odio che Raul provava per essere stato intrappolato in quella situazione a conti fatti cancellava ogni ipotesi di felicità, per quanto la concerneva. E anche se non ci fossero stati tutti quei problemi, come poteva ormai soltanto pensare di fare pace con il marito? Lui le aveva detto chiaramente di partire per Modena. Dov'era finito il suo orgoglio? Perché continuava a versare lacrime per un uomo che non la voleva? Ines aveva intuito qualcosa, perché durante i pranzi domenicali in villa guardava ora Raul ora lei con tristezza. La spagnola però non poteva fare niente per tranquillizzare la marchesa. Nulla sembrava smuovere la situazione. Durante uno di questi pranzi a casa Estavez Gabriel disse: _ I vostri genitori sono ripartiti, cara Alejandra. Sentirete la loro mancanza. _ Non direi, non mi hanno mai amata. _ Come potete dire questo dei vostri genitori _ proseguì il cognato addentando un gambero coperto di maionese. _ Il fatto che dopo di me non abbiano avuto altri figli mi sembra eloquente. Io
sarei dovuta essere il loro bastone della vecchia; un figlio che provvedeva al loro benessere bastava e avanzava. _ Deve essere duro vivere in una famiglia e non sentirsi amati _ osservò Alicia stringendo la mano al suo Ramon. _ Sì _ commentò sconsolata Alessandra, mordendosi il labbro. “Mi sono abituata a vivere senza amore”, ma quell'ultima frase rimase chiusa nel suo cuore. _ Quindi a loro non importa che tu sia felice _ continuò Alicia, ma la sorella le sfiorò una mano, ammonendola. _ A loro bastava che mi sposassi bene per avere così una certa agiatezza, che mio marito si chiami Raul, Manolo o Pinco Pallino poco importa Il suo sposo la guardò serio. _ Vi avrebbero dato a chiunque fosse stato in grado di farli vivere bene _ osservò il cognato storcendo la bocca per lo sdegno. _ Sì, credo proprio di sì. _ Non parliamo di queste cose tristi. Ormai siete a casa Estavez e qui tutti vi vogliono bene. Sarete felice con noi e con Raul, ve lo garantisco. Anche se questo matrimonio non era in progetto ed è stato celebrato in conseguenza della morte di Manolo sono sicuro che sarete felice, figliola. Raul è un uomo serio e coscienzioso, anche se non ha il carattere aperto del gemello. Sono sicuro che non vi farà mancare niente _ intervenne risoluto don Pablo sorridendole. Alessandra deglutì a stento cosciente che il suocero aveva detto una tremenda verità, poiché lei poteva essere davvero felice in quella casa. Ma sapeva anche che Raul le stava facendo mancare tutto: amore, dolcezza, sesso e figli. El Frío non replicò alle parole paterne e se ne rimase distante e impenetrabile come sempre. Solo le mani strette a pugno rivelavano la sua tensione, ma Alessandra non poté accorgersene, poiché le braccia di Raul erano poggiate sulle ginocchia e ben coperte dalla tovaglia ricamata della tavola. Lo spagnolo era bravo a mentire di fronte alla sua famiglia, anche se con il are dei giorni le cose sembravano iniziare a scricchiolare.
_ Spero che non ti dispiaccia fingere davanti ai miei genitori che le cose tra noi vadano bene _ le aveva chiesto una volta. _ Perché dovrebbe? _ aveva risposto lei. _ Anche se credo che pure un cieco lo noterebbe. _ Non vorrai che il tuo maritino faccia una brutta figura _ aveva replicato lui, cinico. Ripensando a quei discorsi Alessandra sentì un nodo alla gola. Il più delle volte Raul si alzava da tavola senza terminare la cena, ma anche Alessandra sembrava deperita e depressa, e questo non poteva non essere notato. Comunque lei aveva mantenuto le sue promesse, poiché davanti ai suoceri teneva Raul per mano e gli sorrideva di continuo, mentre lui la ricambiava stringendole un braccio attorno alla vita in modo protettivo e possessivo. Solo alla villa, in presenza dei parenti, Raul e Alessandra riusciva a fingere che quello fosse un matrimonio sereno e gaio. Allora mostravano una solerzia reciproca che ingannava tutti, tranne Ines e Gabriel, i quali, con occhiate torve, ricordavano perennemente alla marchesa quale mostruosa menzogna fosse quell'unione e quanta disperazione ci fosse nella sua vita e in quella del marito. _ Grazie _ mormorò lui una sera, sempre duro e freddo come il solito. Non traspariva gratitudine dal suo sguardo. Sembrava stanco, come se non riposasse abbastanza. _ Non voglio dare un altro dolore ai tuoi genitori. Hanno già sofferto abbastanza _ gli disse lei. _ Hai ragione. Lo penso anch'io _ replicò lui con aria distante. E senza ulteriori discorsi si avviò verso la sua casa. Dopo quel pranzo a villa Estavez Raul rimase due giorni al porto di Màlaga per affari; doveva spedire alcuni cavalli. Al ritorno si fermò anche a Siviglia. Quei giorni per Alessandra furono segnati dalla noia. Quando tornò la fanciulla si immaginò che restasse a casa, invece uscì per due notti di fila, recandosi nel vicino villaggio di Abadía.
Quelle notti la marchesa le trascorse tra la rabbia e la gelosia. Cosa nascondeva Raul? Ad Alessandra occorse poco tempo per dedurre che ci fosse un'altra. Si chiese se asse le notti tra le braccia di qualche bellezza andalusa. Raul non la voleva, la detestava ed era normale che cercasse una compagnia più gradita. Forse era già da mesi che aveva quest'altra donna. Probabilmente avrebbe sposato questa fantomatica signora se non fosse stato obbligato dalle circostanze a unirsi alla cognata, costringendo così la sua amata a fare per sempre la vita della concubina. Solo l'orgoglio e la vergogna di aver fallito come moglie dettero ad Alessandra la forza di non rivelargli, la mattina dopo, quanto la sua assenza l'avesse turbata. Lo spagnolo, infatti, tornò solo alle prime luci dell'alba. Il presunto adulterio del giovane vibrò il colpo mortale alle speranze di felicità della marchesa. Raul non solo la odiava ma adesso, con un'amante dalla quale correre ogni minuto libero della giornata, non sarebbe neppure più stato attratto fisicamente dal lei. A ogni modo non era importante, si disse. Anche se Raul l'aveva tradita lei lo avrebbe perdonato e avrebbe continuato ad amarlo in silenzio. Le solite congetture le impedirono di dormire anche quella notte e solo la mattina presto crollò in un sonno profondo, tanto da non accorgersi neppure del ritorno del marito. Qualche ora dopo Agnese stava combattendo con una trina dell'abito di Alessandra che non voleva stare al suo posto e Raul la guardò con aria divertita. _ Provate a stirarla, madame? _ Già fatto señor, ma continua ad arricciarsi. _ Allora strappatela _ suggerì. _ Voi siete bravo a strappare gli abiti alle donne _ ribatté Alessandra alzando la testa, irritata. Non avrebbe voluto rispondere così, ma il tarlo della gelosia l'aveva tenuta sveglia per molte ore e ormai seccata e stanca non si rendeva neppure conto delle parole che diceva.
Agnese la guardò perplessa, collegando quel discorso con la sparizione di un abito di chiffon che non si trovava più. La donna arrivò subito alla conclusione sbagliata: l'abito era stato lacerato da Raul quando aveva preso la moglie con la forza bruta. La dama, impietrita, vacillò, mentre la sua padrona continuava a maledirsi per essersi lasciata sfuggire quel particolare. La gelosia la stava rendendo imprudente. Raul rimase imibile. Insolitamente quella mattina domenicale il marito l'aveva raggiunta mentre si vestiva. Alessandra era quasi pronta. Indossava un abito rosso, drappeggiato lievemente in vita, che poi scendeva dolcemente fino ai piedi. La scollatura era ampia e le scopriva le spalle e metà schiena. Il vestito aveva il duplice scopo di valorizzare la sua lieve abbronzatura e di rivelare la rotondità delle curve, che, se continuava a non mangiare, per poco tempo ancora sarebbero state così floride. Quella mattina, con stupore da parte di Agnese, la marchesa aveva scelto un abito molto provocante, sperando di destare l'interesse del marito. L'idea che lui riservasse i suoi baci a un'altra donna le faceva compiere delle azioni che fino a qualche mese prima non avrebbe avuto neppure il coraggio di immaginare. Suo marito. Per quanto tempo ancora quell'uomo sarebbe stato legalmente il suo sposo? Raul non le era mai appartenuto né fisicamente né sentimentalmente e forse in futuro neppure ufficialmente, poiché quel matrimonio mai consumato poteva essere annullato in qualsiasi momento e se lo spagnolo aveva trovato davvero un nuovo amore non avrebbe atteso molto per chiedere la revoca del legame coniugale. Raul non aveva più accennato alla sua partenza per Modena, ma lei sapeva che per poco tempo ancora avrebbe potuto temporeggiare. Quella mattina nel vederlo arrivare fin nella sua camera le batté forte il cuore per la paura. La camicia di lino bianco poneva in risalto il tono della sua abbronzatura, il blu cupo dei suoi occhi, la piega amara della bocca e i tratti duri del volto, che lei avrebbe voluto sfiorare con una mano, evidenziavano la sua disperazione. A un’occhiata superficiale pareva tranquillo, ma, a un esame più attento, era facile notare la tensione nei muscoli delle spalle, le vene tese del collo e le mani strette
a pugno. Raul era sempre molto controllato nei suoi atteggiamenti, ma qualcosa lo tradiva. Tutta quella situazione era diventata una tossina che avvelenava entrambi. Anche se il suo corpo era rimasto inalterato; Raul, infatti, non era dimagrito come la moglie, il suo volto era diventato ancora più duro e aspro, tutto orgoglio e fierezza, con quegli occhi che scintillavano come zaffiri. Era evidente che anche lui provava un devastante dolore. Lui voleva essere libero di correre dalla sua nuova fiamma, invece, doveva presentarsi di fronte al resto della famiglia e fingere di essere felice e soddisfatto con quella moglie quasi estranea. Il suo aspetto tirato e depresso era frutto di quel matrimonio impostogli e rivelatosi poi un autentico disastro. Sicuramente quando lei se ne fosse andata Raul, tra le braccia di un'altra, sarebbe rifiorito, come un fiore assetato che riceva inaspettatamente dell'acqua da una mano amica. Quella farsa lo feriva, il suo provocante décolleté lo disgustava, la sua stessa presenza lo irritava. Come doveva detestarla. Lei con quegli abiti provocanti doveva sembrargli puerile, giacché non sapeva neppure da che parte si cominciava per sedurre un uomo. Tuttavia sperava che lui la notasse, la toccasse, la baciasse come aveva fatto fino a un paio di settimane addietro. Forse agli inizi aveva anche desiderato quel matrimonio, non tanto per l'amore e la famiglia quanto per un puro e semplice appagamento sessuale, ma certamente non aveva mai voluto un'unione come quella. Se non fosse subentrata un'altra donna forse sarebbe riuscita a sistemare la faccenda, ma adesso... Alessandra sapeva di non poter competere con una donna navigata, e ormai le cose tra loro erano arrivate a un punto tale che nulla sarebbe più tornato a posto. Si rese conto di aver sbagliato a rifiutargli i suoi diritti. Negandogli i baci, le carezze, l'amore e pronunciando a sproposito il nome di Manolo l'aveva fatto cadere tra le braccia di un'altra donna e adesso da quell'uomo non avrebbe avuto neppure un complimento.
Ines discusse per tutta la sera con il marito, mentre si preparavano per andare a letto. _ Non sembrano felici _ sussurrò, lanciando uno sguardo a Gabriel. _ L'ho notato anch'io. _ Credi che anche mamá e papá se ne siano accorti?_ domandò incuriosita. _ Amore, i tuoi non sono mica stupidi. _ Sono in pensiero. Raul non è mai stato così teso. E' sempre stato un uomo chiuso, ma ora sembra depresso, frustrato. _ Magari devono smussare un po' gli angoli. Agli inizi è dura; hai dimenticato i nostri litigi... Gabriel si sfilò la camicia e sorrise divertito. La moglie gli sorrise di rimando. _ Che pensi di fare? Ines sollevò le spalle. _ Forse dovrei parlare con loro. _ Tuo fratello si metterà sulla difensiva. Non ammetterà mai niente, negherà l'evidenza e alla fine s’infurierà con te. _ Sì, ma cos'altro fare. Alejandra negli ultimi tempi è rigida e silenziosa. _ Per me è anche dimagrita _ rispose Gabriel con schiettezza. Ines si morsicò le labbra. _ Credo che sia meglio indagare, ma non attraverso Raul semmai ando da Alejandra. _ Sì, è decisamente una mossa migliore, e una donna si apre solo con un'altra donna, purché questa non sia una rivale. Temo che a te toccherà l'incombenza di
parlare con la marchesa, mentre io posso tentare con tuo fratello? _ Aspetta prima di recarti da Raul, fammi parlare con mia cognata. _ Come vuoi _ rispose con noncuranza. _ Credi che lui le abbia fatto del male? _ sussurrò poi lei. _ Perché questa domanda? _ Così. _ Secondo me dona Alejandra non ha subito più violenza di te. Sempre che le attenzioni che un marito riserva alla moglie si possano definire tali _ ammiccò lui sorridendo. _ Possibile che voi uomini pensiate solo a quel genere di cose _ lo rimproverò facendo finta di offendersi. Il marito rise ancor più. _ Quando si è giovani e sani è normale pensare a certe cose. _ La loro è una strana situazione _ riprese la moglie. _ Ho saputo che lui si reca a dormire nella sua vecchia casa, mentre Alejandra resta in quella costruita da Manolo. _ Sì?_ fece il marito stupefatto _ Diammine, la cosa è più grave di quanto pensassi. _ Temo che dovremo intervenire, angelo mio _ così dicendo Ines rivolse uno sguardo intenso al marito. Gabriel sospirò e abbracciò la moglie.
arono altri tre giorni prima che Ines fe una visita a sorpresa ad Alessandra. La marchesa stava sfogliando le pagine di un libro, ma a causa dei suoi pensieri non riusciva a concentrarsi All’arrivo della cognata si alzò, sollevata dal fatto di avere sul volto un filo di trucco che nascondesse almeno un po' le pesanti occhiaie scure sotto gli occhi. Fece accomodare Ines in un bel salottino che si affacciava sul patio. L’abito chiaro che indossava le conferiva un'aria giovanile e sbarazzina, grazie al quale la cognata non avrebbe notato che negli ultimi giorni aveva perso peso. _ Ho pensato di farti una visita, tra cinque giorni torno in Portogallo. Saigli affari di Gabriel richiedo la sua presenza. _ Capisco _ Alessandra si mostrò preoccupata. Una delle sue migliori amiche andava via e tra poco forse sarebbe toccato anche a lei partire. _ Vuoi un succo di arancia? _ le disse con un sorriso forzato. _ Grazie _ rispose lei dolcemente. Aveva un’aria corrucciata. _ Non posso dire, cara cognata, che questa visita sia frutto del caso. Sono venuta perché sapevo che a quest'ora mio fratello è alle scuderie. _ Perché, è successo qualcosa in villa?_ chiese allarmata la marchesa. _ No, temo che sia successo qualcosa di spiacevole qui. _ Non capisco _ ribatté lei con una risatina nervosa. Ma capiva molto bene. Ines era una donna felicemente sposata e fiutava lontano un miglio una coppia che invece non lo era. A Ines non erano ate inosservate le tensioni che ruotavano attorno a lei e Raul. _ Ieri l'altro Agnese è corsa da me tutta preoccupata e mi ha raccontato di un abito sparito e di uno strano discorso tra te e tuo marito riguardante un vestito strappato _ le disse con aria dolce. Poi si accorse dell'espressione confusa di Alessandra e cercò di spiegarsi meglio.
_ Cosa c'è che non va?_ le chiese a bruciapelo fissandola con preoccupazione. _Sei dimagrita, sciupata e immagino che le cose non vadano bene. _ No _ rispose lei mentendo. _ Va tutto a meraviglia. Ines ispirò. _ Non posso credere che Raul ti abbia fatto del male. Ti ha forse usato violenza? Non è mai stato aggressivo. Sì è un uomo autoritario, ma non alza mai le mani sulle donne _ le disse la cognata senza commentare l’evidente bugia. _ Non mi ha fatto niente, non insomma in quel senso..._ rispose lei imbarazzata. _ Allora cos'è? Perché sembrate tanto infelici? Non volevi sposare Raul? Gli occhi nocciola di Ines la fissavano inquisitori. _ Lui è stato costretto a sposarmi per Manolo, per la famiglia e i tifosi, ma è stata una scelta sbagliata. _ Raul non l'ha fatto per la famiglia o per i tifosi, è stata una sua libera scelta. Se avesse seguito il volere della famiglia sarebbe sposato da anni con Désiré Grindel. _ Ma non mi vuole e credo che abbia un'altra donna. _ Impossibile. _ Ti posso assicurare che è così. _ Impossibile _ ribadì Ines perentoria. _ Se Raul prende un impegno vuol dire che si sente in grado di adempierlo. Se avesse saputo di non essere in grado di restare fedele alla propria moglie non si sarebbe sposato. _ Tu non vuoi capire. Prima litigavamo in continuazione; il vestito me lo ha strappato durante un litigio e basta. Sai, tuo fratello è capace di ferire con le parole e uccidere con uno sguardo. Ma adesso è subentrata l'indifferenza e lui mi evita come se avessi la peste. _ Quando un uomo strappa un vestito a una donna non lo fa per collera, ma per
libidine. Non a più la notte con te? _ Non ha mai ato la notte con me _ poi arrossì per quella confessione, ma non aveva altre persone con cui sfogarsi. _ Cosa vuoi dire che non avete mai..._ s'interruppe Ines scioccata. _ Mai _ chiuse gli occhi cercando di reprimere le lacrime. _ Ecco perché ti dico che ha un'altra donna. Mi ha chiesto di andare a trovare i miei genitori in Italia e di restarci tutto il tempo che voglio. Credo che voglia annullare le nozze e può farlo perché io sono ancora vergine. _ Voi dire che non ti ha mai baciato, toccato? _ Non ho detto questo _ esplose esasperata da quel colloquio. _ Lui si è divertito a stuzzicarmi finché Manolo era vivo, come se fosse uno strano e perverso gioco tra loro, poi è cambiato. Alessandra si guardò le mani strette a pugno; le nocche le erano diventate quasi insensibili. Lo sguardo della cognata, però, non la lasciava neppure un istante, impedendole così di nascondere la verità. _ Forse teme il ricordo che tu hai di Manolo? _ No, lui mi detesta e si sente in trappola. _ Tu ami ancora El Fuego? _ No, credo di non averlo mai amato realmente. _ E non ami neanche Raul?_ le chiese Ines con calma. Gli occhi di Alessandra si alzarono, incontrando ancora una volta quelli nocciola della cognata, a cui sapeva di non potere sfuggire. _ Non credo che ormai faccia molta differenza, cara Ines. _ Certo che fa differenza? _ insisté lei con affetto._ Se lo ami devi dirglielo. Ci fu un momento di silenzio in cui lei non riuscì a distogliere lo sguardo dalla cognata che le stava di fronte, per quanto ci provasse.
_ Sì, Ines, lo amo dal primo giorno che l'ho visto. _ Ah, l’orgoglio! _ Ines sospirò. _ Che brutto male è l'orgoglio. E Raul ne ha da vendere. Devi dirglielo _ insisté poi. _ No, lui per me prova solo odio, disprezzo, ripugnanza. Ammettere che lo amo gli darebbe soltanto un'immensa soddisfazione. _ Anche il tuo è orgoglio, Alejandra. Così vi distruggerete a vicenda. Senza aggiungere altro, la fanciulla fuggì nella sua camera piantando da sola la cognata. Ines, dopo quella confessione sofferta, non tornò più a trovarla. Quello stesso giorno la marchesa impartì l'ordine ad Agnese di cominciare a preparare le sue cose. Doveva fuggire da quel posto o sarebbe impazzita.
Alessandra sedeva sulla sponda destra del letto, cercando di analizzare la situazione dopo la visita della cognata. Era ancora presto per andare a letto. Subito dopo cena, Raul si era accomiatato dalla moglie e si era rintanato nel suo studio, chiudendosi dentro a chiave. Quel gesto indicava apertamente che anche quella volta non aveva alcuna intenzione di farle compagnia e restare con lei. Lui la ignorava deliberatamente e questo le spezzava il cuore. C'era qualche cosa di strano nell'aria, sembrava una di quelle sere in cui doveva accadere qualcosa, in cui era impossibile riposare. Il cielo era teso e stellato, l'aria immobile, la luna piena. Lui non la voleva tra i piedi, la odiava, la evitava, la disprezzava e nulla poteva cambiare le cose. Raul non la voleva né come moglie né come madre dei suoi figli, tantomeno come amante eggera. Quel matrimonio era stato un supplizio e adesso lui trascorreva il suo tempo nelle scuderie o chiuso nello studio, evitandola così anche dopo cena. E lei? Lei non aveva mai preso l'iniziativa di cercarlo, parlargli, provare a sedurlo. Alessandra era sconfitta e abbandonava il capo di battaglia. Non poteva continuare così; doveva fuggire lontano dall'uomo della sua vita. Alessandra rabbrividì e un impeto di frustrazione le contrasse il volto. Con timore e fatica si diresse verso lo studio per comunicare al marito che sarebbe partita subito dopo Ines. Si morse le labbra, tentando inutilmente di non abbandonarsi alla disperazione. Aveva voluto credere che Raul fosse un tiranno, invece, era un bravo uomo da amare e da rendere felice. Cercò di controllarsi. Basta! Non avrebbe più pianto, né implorato l'amore di Raul. Non si sarebbe inginocchiata ai suoi piedi invocando il suo perdono. Era inutile umiliarsi, poiché Raul vedendola prostrarsi l'avrebbe detestata ancora di più. Gli Estavez volevano delle donne forti al loro fianco, glielo aveva detto lui stesso e lei adesso faceva parte di quella famiglia. Doveva accettare il suo destino e incolpare solo se stessa per non essere stata abbastanza forte e decisa. Una donna debole come lei non avrebbe mai potuto tenere legato a sé un uomo bello e affascinante come il caballeros. Il fatto stesso che si fosse piegata ai capricci della madre dimostrava quanto fosse molle di carattere. Magari tutti i
dolori, le ferite, gli odi e gli amori condivisi in quei mesi con gli Estavez avessero potuto legarla a loro per sempre. Percorse il corridoio fino allo studio, con decisione. Di fronte alla porta esitò un attimo; poi bussò. _ Chi è?_ si sentì dall'altro lato. _ Sono io. Posso parlarti un momento? _ No, va' via _ le intimò a bassa voce, senza fare alcuno sforzo per essere educato. _ Ho bisogno di parlarti. Sentì dei i che venivano verso la porta, il rumore di una chiave che girava dentro la serratura e poi l'uscio si aprì. Raul era in piedi, di fronte a lei. La camicia era tesa sulle ampie spalle e sulla schiena muscolosa. Lui la guardò con occhi blu come la notte e l’espressione severa. Si fece da parte permettendole di entrare, poi richiuse la porta. _ Volevo dirti che parto subito dopo Ines. _ Questo me lo potevi dire anche attraverso la porta. _ Non sono abituata a non vedere in faccia il mio interlocutore _ rispose stizzita da quei modi. Lei si sentiva infelice e annientata e l'ultima cosa che desiderava era quell’atteggiamento sferzante. _ Oh, dimenticavo che le signore come te non sono abituate ai modi villani di noi plebei _ ribatté Raul sarcastico. _ Da quando una donna debole come me ti fa paura?_ insisté lei avvicinandoglisi. _ Non ho paura di una donna, io _ disse deliberatamente aggressivo nel modo in cui si muoveva e la guardava. _ Adesso che mi hai informato puoi pure
andartene. Ma Alessandra rimase immobile. _ Va' via o te ne pentirai _ minacciò, poi trattenne il fiato e lei si accorse di giocare con il fuoco. _ Non minacciarmi, non mi fai paura. Non sei un violento, me l'ha detto tua sorella. _ Ines è stata qui?_ s’insospettì. _ Sì. _ E di cosa avete parlato? Il viso di lui era aspro e risentito, mentre le mani strette a pugno esprimevano il suo tormento interiore. _ Mi voleva informare che parte nei prossimi giorni. Perché me lo chiedi? Temi che possa essere indiscreta? _ Non so di cosa stai parlando. _ Be' mi sembra evidente che questo matrimonio non funziona e credo che la gente se ne sia accorta _ gli disse, sfidandolo con lo sguardo. Era andata fin lì solo per informarlo della sua partenza, ma adesso sapeva che se fosse andata via da quella stanza non lo avrebbe più rivisto. Lui si sarebbe dileguato finché lei non fosse partita. Non poteva e non voleva che accadesse. Avrebbe dovuto cacciarla a pedate dello studio se voleva liberarsi di lei, perché non avrebbe mosso un o. _ Sbagli. _ Non credo, ma se ti fa piacere pensare il contrario _ e con un innato coraggio proseguì dicendo: _ Non ti preoccupare, non ti ho fatto sfigurare riferendole che non hai consumato il matrimonio. Lui strinse i pugni così forte da far diventare le nocche bianche, e per un attimo lei pensò che stesse per aggredirla. Invece l'uomo ricacciò le mani in tasca con
forza, facendo tendere il camoscio dei pantaloni da equitazione sulle cosce salde. Poi girò sui tacchi, volgendosi verso la finestra. Le vene del suo collo erano gonfie per la sofferenza, tutti i nervi erano tesi come corde di violino. Alessandra approfittò dell’evidente vantaggio, rivolgendoglisi con sdegno. _ Fammi sapere quando vuoi fare annullare il matrimonio. Voi spagnoli, a quanto pare, non siete poi questi grandi amatori _ accennò con un sorrisetto insolente. Se facendo la mite lui la ignorava forse provocandolo...ma cosa voleva veramente? Sapeva di non poter avere il suo amore, ma almeno una notte con suo marito poteva ottenerla, forse. Si meravigliò lei per prima di quei pensieri audaci. _ Se vuoi essere violentata hai trovato la strada giusta _ ringhiò lui. _ Tua sorella mi ha detto che non sei capace di trattare male le donne. Fu in quel preciso momento che lui si voltò; il viso trasfigurato dalla sofferenza aveva dato vita a un'espressione enigmatica. _ La propria moglie non è una donna. Lui in pochi i ridusse la distanza dalla marchesa. L’afferrò per un braccio e la condusse a forza lungo il corridoio e lei per poco non cadde nel tentativo di tenere la sua andatura. Alessandra per liberarsi tentò di conficcare le unghie nella mano che le stringeva il polso, ma Raul la cacciò via con violenza, imprecando. La risolutezza della sua espressione era agghiacciante. Senza proferire parola, Raul la mandò avanti a sé. Tirandola per il braccio con violenza, la spinse dentro la stanza e la gettò sul letto, mentre lei cercava di dominare la paura. Quando furono entrambi dentro, lei si voltò per implorare pietà, ma lui aveva già chiuso la porta a chiave. Vi si era poggiato contro con le spalle, mentre le labbra si piegavano in una smorfia di disgusto. Fissava la moglie con un disprezzo tale che le spezzò il cuore. Non c’era amore in quei taglienti occhi blu, solo collera e risentimento. _ Vuoi essere donna, dolcezza, ebbene stanotte lo sarai _ le disse con una voce minacciosa. Alessandra tacque, immaginando le conseguenze di una sua eventuale reazione.
La piega altera della bocca dell'uomo si piegò in un sorriso provocante. I suoi propositi furono più che chiari nell'attimo in cui cominciò a sbottonarsi la camicia. Alessandra provò ad alzarsi, ma lui le fece bruscamente cenno di rimettersi seduta sul letto. Lei si rannicchiò sul materasso, incapace di parlare. Non era quello che si era immaginata o che aveva desiderato in tutti quei giorni. Voleva che lui l'amasse anche se solo fisicamente, ma quello che Raul aveva intenzione di farle era una violenza. Possibile che la odiasse tanto? Lui si avvicinò, lasciando scivolare a terra la camicia. Ogni movimento del suo corpo era agile e misurato, mentre la fanciulla si sentiva tremare di sgomento sotto quello sguardo. L'uomo si fermò di fronte a lei. Poi l'afferrò per un caviglia e la stese sul letto. La fanciulla soffocò un grido. _ Spogliati e apri le gambe. Alessandra era stesa sul materasso, senza opporsi alle azioni del marito o assecondarle. Quella notte terribile la stava distruggendo, privandola della forza di ribellarsi a voce o con i fatti. A Raul non importava niente di lei, era fin troppo evidente dal modo in cui le stava trattando. Sembrava un animale selvaggio, e in lui non c'era alcun cenno di civiltà. Lei lo aveva provocato soltanto per avere l'amore che lui riservava alla sua amante, non quel tipo trattamento. Se Alessandra aveva amore da offrirgli, lui non lo voleva. E lei non tollerava più di vedere quegli occhi blu fissi sul suo corpo. _ T’imploro _ azzardò a mezza voce. _ Spogliati _ replicò stringato lui, mentre si toglieva i pantaloni. Alessandra, incapace di distogliere lo sguardo dalla sua virilità, dalla sua completa e aggressiva nudità, trattenne il fiato. La ragazza si spogliò, tremante. Lui quasi la graffiava con quello sguardo implacabile.
Se non fosse stato per l'ira Raul si sarebbe soffermato a contemplare il bel corpo della moglie. Aveva già visto quelle curve sinuose, quella pelle candida e morbida, quel seno tornito e quella fiamma in basso che celava la sua femminilità. Con uno sforzo tremendo cercò di mascherare il languore che l'aveva colto all'improvviso vedendo quel bellissimo corpo. Nonostante i modi violenti Alessandra non poté non notare il bel corpo dello spagnolo, così arrogantemente virile, così prepotentemente eccitato. Il suo torace era massiccio e coperto di una sottile peluria scura. I suoi muscoli erano ben delineati e il ventre era piatto. E, più giù...I suoi occhi scattarono subito in alto, spaventati. Raul sorrise maligno. _ Non mi dire che adesso hai paura _ la derise. Poi si piegò sul letto e si distese sopra alla moglie, con le ginocchia la forzò ad aprire le gambe per lui. Raul era più forte e non aveva nessuna comione per lei. Il suo corpo pesante la schiacciò contro il soffice materasso di piume d'oca. Lui non la baciò né l'accarezzò, limitandosi soltanto a fissarla in volto con occhi di ghiaccio. Il suo viso aspro, duro nonostante il desiderio, era vicinissimo al suo volto. L'uomo con le mani le aveva bloccato le braccia sopra la testa, facendole sentire tutto il peso del suo corpo. Il torace muscoloso le schiacciava i seni, l'addome scolpito le premeva contro il ventre, le cosce vigorose le impedivano di richiudere le gambe e il suo sesso turgido era pronto per penetrarla. Alessandra, sempre più terrorizzata e angosciata, era nuda e indifesa sotto di lui. _ Voglio vedere la tua faccia quando ti prenderò _ le disse con furore _ per potermela stampare bene in testa. Lei chiuse gli occhi e girò la testa dall'altro lato per non vedere l’espressione rapace e crudele che aleggiava sul viso del marito. _ Non ti azzardare a ignorarmi _ sibilò e lei obbedì tornando a guardarlo. _ Vuoi che ti prenda? Voi che ti tocchi? Bene! Nonostante la notte fosse afosa e irrespirabile, Alessandra cominciò a tremare di freddo. I modi aggressivi del marito la riempirono di paura. Lei lo aveva sfidato
e provocato e adesso l'avrebbe fatta sua, ma in che modo? E se davvero l'avesse violentata? La paura di Alessandra, che era iniziata come un vago brivido, divenne un tremore convulso. _ Raul, cosa vuoi fare ..._ lo implorò più volte, ma l'uomo la ignorò._ Ti prego, smetti. _ Non puoi ... io...io..._ i denti le battevano. Raul, scocciato, le urlò di tenere la bocca chiusa, ma Alessandra non obbedì. _ Raul, non vorrai fare... ! Vuoi spaventarmi?_ gridò con isterismo. _ Che cosa stai cercando di dimostrare? Che cosa stai cercando di provare? Che sei un uomo?_ Alessandra era disperata. _ Non è questo che voi?_ proseguì con sarcasmo. _ Smettila di dibatterti. Non mi hai detto di voler consumare il matrimonio? Ora taci! _ il tono della sua voce era quasi remoto, gli occhi inchiodati su di lei. _ Raul, fermati ti prego _ lo implorò, mentre le lacrime le bagnavano il viso. _ Perché dovrei?_ ribatté lui gelido, determinato a ignorare le sue proteste e le sue suppliche. _ Non oserai fare una cosa del genere! _ gridò lei sconvolta, mentre il sangue le si gelava nelle vene. Il sorriso scintillante di lui, in cui si notava un fondo di perfidia, la prese in giro. _ Ti prego, non farmi del male. Per favore, ti scongiuro… _ Taci! _ gridò con voce dura. Lei si sentì sprofondare nel terrore. Capì che niente ormai l’avrebbe fermato. Per Alessandra tutto lì attorno era orrore e sgomento. Il suo corpo era diventato freddo e duro come il marmo, tanto che lo stesso Raul se ne accorse e, guardandola con astio, le disse: _ Non sei eccitata, tesoro? Vedrò di rimediare. Lui rise tracotante. Poi, ignorando le sue lacrime, mosse i fianchi contro i suoi
simulando l'amplesso. Furono momenti interminabili in cui il cuore di lei si fermò. _ Me lo hai chiesto tu, anche se non esplicitamente. Giocherellò con i suoi capelli, guardandole il seno nudo. La paura era immensa. Lei si rese conto di avere forzato la mano di Raul. Sarebbe servito a qualcosa confessargli il suo amore? Sicuramente no, poiché Raul non amava lei. Gli occhi blu del giovane scintillarono e una mano le strinse il seno fino a farle male. Lei trattenne a stento un grido e rimase senza fiato quando quella mano si conficcò con rabbia tra i suoi capelli. _ No, non ho chiesto una violenza. Volevo solo mio marito _ bisbigliò lei tra le lacrime. _ Non ti ho ancora torto un capello, mi sembra. _ Abbi pietà di me _ sospirò. _ Non ci penso neppure. Sei vergine, vero? Lei annuì, incapace di parlare. Raul sorrise, mangiandosela con gli occhi. Provò un'immensa felicità nell'apprendere che tra il fratello e lei non era successo niente. Lo spagnolo, però, non voleva vedere le sue lacrime, non voleva udire i suoi singhiozzi, voleva soltanto soddisfare il proprio corpo da troppo tempo in astinenza. Poi decise evidentemente di avere pietà di lei, perché la baciò con ione. Il caballeros cessò subito di essere aggressivo e violento e tracciò una scia di baci roventi lungo il collo. Le divorò la gola, poi scese a leccare e assaporare la pelle del seno. Labbra che non l'amavano le schiacciavano senza sosta la bocca. Le sue mani,
calde e sapienti anche nella loro perfidia, la sollecitavano a partecipare all'amplesso. Il fisico massiccio e forte voleva che seguisse quel ritmo estenuante. A Raul non importava niente di lei, ma la ione lo rese gentile e dolce nei movimenti. Un fuoco iniziò a divorarla e si accorse di andare incontro alle carezze di lui, di sfiorargli il volto con le labbra, di accarezzarlo con un desiderio pari a quello dell'uomo. _ Raul... Raul..._ gemette Alessandra, sciogliendosi sotto quelle labbra calde e sensuali. La paura era svanita e adesso si ritrovava smarrita in uno stupendo tumultuo di sensazioni che solo lui era in grado di darle. _ Shh _ le disse iniziando a stuzzicarle un capezzolo inturgidito per l'eccitazione. Quando le prese il capezzolo tra i denti, Alessandra gridò. Le attenzioni che adesso le stava rivolgendo avevano fatto esplodere delle sensazioni incredibili nel suo ventre e la paura era svanita. Si sentì invadere dal calore, da una lava incandescente che la sommergeva tutta. Si aggrappò alle spalle di lui e invocò ancora il suo nome. Alessandra aveva perso il controllo di sé, vittima di ignote emozioni. Lui era scivolato giù per il suo corpo, ando la lingua esperta e peccaminosa sull'ombelico e scendendo poi ancora più in basso. La marchesa sussultò, timorosa di ciò che lui le stava facendo. Sentì che la ispezionava con le dita e con la lingua e la fanciulla rovesciò la testa all'indietro e si lasciò sommergere dal piacere. Lui alzò lo sguardo traboccante di un ardente desiderio e, lentamente, scivolò in su, strofinandoogni centimetro del suo corpo muscoloso e virile contro quello di lei. Lei gemette sotto l'effetto di quella tortura. E quando lui fu davanti al suo viso gli disse: _ Baciami, Raul, baciami. Lui raccolse il suo volto tra le mani e le catturò la bocca in un bacio rovente, schiacciandola sul letto. La lingua di lui stuzzicava e seduceva quella di lei, approfondendo il contatto.
Avevano entrambi bisogno di tutto quello: di quel meraviglioso lampo di emozioni che li assaliva ogni volta che stavano vicini. Lui avvertì i capezzoli di lei irrigidirsi e subito una mano scese a stuzzicarli con le dita. Quando lei si lasciò sfuggire un gemito le catturò di nuovo la bocca, baciandole l'orecchio e mordicchiandole il collo. Mentre le riempiva la bocca con la lingua la penetrò. La ragazza sentì una fitta di dolore e s'irrigidì, conficcando le unghie nelle spalle muscolose del marito. Si morse il labbro e serrò gli occhi, ma il male ò subito, sostituito da una piacevole sensazione di calore. Tutto intorno a lei sembrava ruotare e nelle misteriose profondità del piacere c’era il duro volto del marito. L’uomo che lei amava. Raul la incitò a seguirlo con possenti spinte, schiacciando i suoi fianchi contro quelli di lei e immergendosi sempre di più in profondità. Era un piacere immenso, una sensazione d’indescrivibile e deliziosa tensione, una frizione bellissima che faceva perdere la testa a entrambi. Alessandra si avvinghiò alle sue cosce, i suoi fianchi si muovevano alla ricerca di sensazioni che non aveva mai provato. Gli carezzò la schiena e infilò le dita tra i capelli di lui. Raul la stava possedendo totalmente e lei lo aiutava, abbracciandolo con le gambe e le braccia. Lei seguì i suoi movimenti per sentirlo sempre più dentro di sé. Il ritmo di Raul si fece urgente, incalzante, spasmodico. Alessandra vibrando e gemendo, per l'intensità del loro reciproco bisogno, ricambiò ogni spinta. Il fatto che lei rispondesse così alle sollecitazioni del marito era sintomo della sua definitiva sconfitta. Lei, infatti, avrebbe dovuto restare imibile a quello che aveva avuto tutta l'aria di un sopruso. Ma quella battaglia non aveva né vincitori né vinti, perché Raul non era stato capace di prenderla con la forza come si era proposto e come forse aveva voluto che lei credesse. Il suo corpo aveva reagito con ione inaspettata, le mani aggressive erano diventate gentili, la bocca dura ricambiava i baci di lei. Il suo corpo liberato dall'ira e dal rancore la teneva inchiodata al letto, ma sprigionava un sentimento di totale annientamento.
Una serie di violenti fremiti scossero entrambi. Lei lo sentì sollevare la testa, irrigidirsi, emettere un gemito di resa e reclinare la testa nell’incavo della sua spalla, sconfitto. Lei, con un grido, esplose di piacere, vinta dal suo stesso amore per lui. Soltanto il battito impetuoso del cuore di lui contro il suo seno e il respiro ansante della fanciulla sulla spalla dell'uomo rimanevano a testimoniare la violenza di quella ione. Poco dopo lui rotolò su un fianco e si alzò. In silenzio raccolse i suoi abiti e uscì dalla camera, senza mai voltarsi a guardarla. Alessandra, con il volto dietro una cortina di capelli biondi, osservò con orrore Raul raccogliere da terra i vestiti e uscire. Udì i suoi i che si allontanavano lungo il corridoio e le lacrime iniziarono a rigarle le guance. Raccolse il volto tra le mani. Le labbra erano gonfie per i baci apionati che lui le aveva dato. L'atteggiamento del marito era stato più che eloquente: non si era preso il disturbo di concederle il benché minimo sguardo, né le aveva rivolto la parola. Questa era la conferma a tutti i suoi sospetti. Raul non la voleva. Lui non l'amava e forse quel rapporto non gli era neppure piaciuto. Aveva un'amante che quasi sicuramente preferiva alla moglie. Forse era finito a letto con lei soltanto perché lo aveva provocato. Probabilmente non vedeva l'ora di liberarsi dell’ingombrante sposa. Fare l'amore con lui era stata la cosa più bella della sua vita, perché l'aveva fatta sentire amata e desiderata. Anche se l'esasperazione dei primi minuti lo aveva reso aggressivo e violento lei non gliene voleva, perché poi aveva prevalso la dolcezza e la tenerezza. Lui l'aveva amata nell'unico modo possibile per loro due: con il corpo. Anche se quello era stato solo sesso, almeno da parte di lui, lei gli sarebbe stata sempre grata. Alessandra non era mai stata una donna piagnucolosa, ma non riuscì a trattenere la sua disperazione e, nascondendo il volto fra i cuscini, scoppiò a piangere.
Perché non era riuscita a dirgli che lo amava? Perché non era riuscita a spiegarsi? E comunque a che cosa sarebbe servito? Quel gesto, quasi certamente, era stato l'ultimo atto della vendetta dello spagnolo. Sì, quella notte di sesso era l'ultimo anello della lunga scia di cattiverie e supplizi che lui le aveva riservato da quando era arrivata in Spagna. Lei si era piegata al suo volere, umiliandosi. Non era riuscita a resistere e aveva invocato il suo amore, anche se carnale, regalandogli quell’ultima soddisfazione. Quello che Raul aveva desiderato, voluto e preteso era stato suo. Le aveva ordinato di andarsene e lei non aveva obbedito. Ormai non si poteva più tornare indietro. Lei sarebbe dovuta partire e lui, disgustato dalle provocatorie azioni della moglie, sarebbe caduto definitivamente tra le braccia dell'amante. Alessandra sospirò: la sua vita era ormai alla deriva, la sua intera esistenza era inutile.
16
Raul avrebbe voluto dormire al suo fianco e svegliarsi in un intrigo di braccia, gambe e capelli lussureggianti, ma Alessandra, dopo quanto era successo, lo odiava più che mai. Ripensò allo splendore della loro unione e con rammarico constatò che una cosa del genere non si sarebbe mai più verificata. Quello che aveva condiviso con la moglie non era stato semplice sesso. Aveva avuto molte amanti e aveva assaporato l'erotismo ma questo... questo esulava da ogni esperienza precedente. No, quello che aveva condiviso con lei non era stato puro e semplice sesso, ma qualcosa di più forte, completo, travolgente, del quale aveva sempre ignorato l'esistenza. Molte ragazze lo avevano amato cercando di condurlo all'altare, ma non si era mai fatto accalappiare e adesso si era sposato per dovere con l'unica donna che, conosciuta magari in altre circostanze, lui stesso avrebbe portato in chiesa tra le braccia. Lui, il bel tenebroso caballeros, era circondato da donne bellissime, ma l'unica che voleva e desiderava lo snobbava. Lei l'aveva provocato e lui aveva perso il controllo, finendo a letto con la moglie, ma quell'amplesso era stato devastante. La ione di Alessandra, quelle mani delicate, le sue calde labbra gli avevano fatto perdere il controllo, annientando la sua fredda compostezza, cancellando con un sol colpo tutto il suo orgoglio. Aveva avuto molte amanti, ma mai nessuna lo aveva condotto a un tale godimento. Si chiedeva come potesse desiderare tanto una donna che l'odiava, lo detestava, lo disprezzava. Come poteva voler vivere tutta la vita con una moglie che conosceva da poco e che incarnava tutto ciò che aveva sempre odiato, ma della quale ormai non poteva più fare a meno?
Alessandra si era recata da lui e si era offerta al legittimo marito. Doveva essere stato imbarazzante e umiliante per lei fare ciò che sarebbe toccato a lui. Era suo il compito di recarsi nella camera nuziale e consumare il matrimonio. La fanciulla, imbarazzata per la situazione che si era creata e magari anche spinta dalle insistenze materne, si era prostrata ai suoi piedi elemosinando ciò che sarebbe dovuto accadere fin dalla prima notte di nozze. Lei si era recata dal legittimo marito affinché lui reclamasse i suoi diritti. Forse l'aveva fatto perché temeva che lui annullasse il matrimonio e che andassero perduti i benefici economici concessi alla sua famiglia. Povera Alessandra, quale vita di sacrifici era la sua! Piccola e infelice Alessandra, costretta a vendersi a un uomo che detestava per il bene dei genitori egoisti. I suoi nervi erano tirati come corde di violino e la fronte era velata da uno strano sudore gelido, che lo accompagnava da quando si era risvegliato. Adesso che lui l'aveva presa quasi con violenza lei lo avrebbe odiato ancora di più. Il fatto che poi quell'unione partita in modo aggressivo e violento era diventata piena di piacere e dolcezza non era una scusante. Lei sembrava aver goduto di quell'amplesso; i gemiti e i sospiri che aveva udito non erano stati dei sogni. Ricordava che lei aveva ricambiato i suoi baci e le sue carezze e quindi non era stato un stupro, ma nessuno di loro due aveva sussurrato parole d'amore. Poi lui, sconvolto dal piacere e soffocato dai rimorsi, se ne era andato senza dirle una parola o rivolgerle uno sguardo, come si poteva fare con una prostituta. Che razza di animale era stato, pensò tristemente. Si era illuso di poter restare sposato ad Alessandra senza cadere mai in tentazione. Si era convinto di poter vivere sotto lo stesso tetto della moglie resistendo al desiderio di fare l'amore. Come aveva potuto compiere un errore così madornale? Era stato uno stupido e adesso ne avrebbe pagato le conseguenze. E un altro problema si aggiungeva a quelli già presenti in quello strano matrimonio: giacere tra le braccia della moglie non aveva spento i suoi sensi, ma al contrario li aveva infiammati maggiormente. Come poteva solamente pensare di resistere e non finire di nuovo a letto con lei? Lui avrebbe dovuto vivere lontano da lei. Avrebbe dovuto rimandarla in Italia mantenendo inalterato il vincolo coniugale. Forse avrebbe dovuto far annullare il matrimonio premunendosi prima di cercarle un altro marito più buono e bravo di
lui, con il quale essere felice. Sarebbe stata addirittura più gaia con quell'avventato di Manolo che con lui. Forse lei amava ancora il suo gemello. Quelle ipotesi strazianti gli tolsero il fiato. Soltanto adesso si era scoperto desideroso di avere una famiglia, di amare ed essere amato; tutte cose che lo avevano sempre lasciato piuttosto indifferente. Lui non si era sposato per dovere, perché quando suo padre gli aveva mostrato la richiesta dei Gentileschi era stato aggredito violentemente da una gioia inaspettata. Forse aveva creduto che le cose potessero cambiare, che i vecchi rancori potessero svanire con la magia di un abito bianco e di un anello all'anulare, ma era stato un illuso. Le liti che avevano sempre dominato le loro conversazioni, i numerosi e riprovevoli tentativi fatti con il solo scopo di sottrarla al fratello e il fantasma dello stesso Manolo non potevano essere cancellati da una notte d'amore e da qualche puerile frase di scusa. Nell'animo di Raul si avvicendavano momenti d’incertezza: una parte di lui avrebbe desiderato tornare indietro e fare in modo che quella notte di amore non si fosse mai verificata e l'altra, pervasa da un inspiegabile entusiasmo scaturito proprio da quell'unione, avrebbe voluto provare a invocare perdono, pregando la fanciulla di concedergli una nuova possibilità. Si sentì il cuore traboccante d'amore per la sua bellissima sposa, amore che non avrebbe mai potuto confessarle. Improvvisamente gli salì un groppo alla gola e deglutì a fatica. Alessandra era giovane, bella e destinata a essere infelice accanto a lui. Dopo tutte le angherie che le avevano inflitto i genitori avrebbe dovuto subire anche quelle di un marito crudele e insensibile? No, lui non poteva riservarle un destino così atroce. Doveva salvarla, doveva rimandarla a Modena senza far annullare il matrimonio. Il cuore gli sanguinava come se un pugnale lo avesse appena traato. Ma davvero avrebbe lasciato che partisse senza dirle che l'amava e che non poteva più vivere senza di lei? “Diablo!” imprecò mentalmente. Aveva desiderato sposarla, ma doveva prendere atto che non era stato capace di
fare il marito, questa era la dura verità. Si era illuso di poter gestire quella situazione come fosse un affare, ma non era stato così. Sì era innamorato di Alessandra fino dal giorno che l'aveva vista arrivare a Villa Estavez, ma lei lo aveva ignorato; aveva tentato vilmente di rubarla al fratello, ma lei gli aveva resistito; adesso l'aveva sposata, ma lei l'odiava. Senza contare che l'aveva posseduta con brutalità e per questo lei non lo avrebbe mai perdonato. _ Oh, buon Dio! Perché non posso essere felice? Raccolse il volto fra le mani, disperato.
Alessandra si sentiva confusa, angosciata e vulnerabile di fronte a quell'uomo che legalmente era suo marito ma che nei fatti non si comportava come tale. Tra loro non c'era dialogo o manifestazioni di affetto, solo gentili frasi di cortesia e circostanza. La fanciulla sapeva che con Manolo sarebbe stato tutto diverso: con lui avrebbe riso, scherzato e giocato. Si sarebbero divertiti a fare le cose insieme e si sarebbero tenuti stretti la notte, perché lui non la detestava. Magari tra loro non sarebbe mai sbocciato un amore travolgente, ma sarebbero stati sereni e forse felici. Con Raul tutto questo era impensabile. Se solo lui l'avesse amata! Nonostante avesse oramai una buona opinione di lui e credesse nella sua onestà, non poteva dimenticare che lui l'odiava con tutte le sue forze. Lo spagnolo non era dunque un uomo abituato a sedurre e abbandonare come aveva ipotizzato agli inizi, ma una persona retta e seria, e proprio per questo non aveva approvato la sua scelta di vendersi agli Estavez per denaro. Lei si era prima data a Manolo e ora a lui per accontentare gli aficionados e le rispettive famiglie. Lei era nobile, povera, abituata a non faticare per vivere, avvezza a trattare tutti con superiorità e a elargire giudizi troppo facilmente. Lei lo aveva offeso più volte giudicandolo un uomo freddo, insensibile, menefreghista, immorale e crudele, e solo adesso aveva scoperto che si era ingannata. Raul era stato costretto ad accettare quel matrimonio, proprio come lei. Erano stati portati entrambi verso un vicolo cieco e adesso non c'era più scampo per le loro anime. Lui aveva rinunciato alla libertà e all'amore che forse un altro tipo di matrimonio gli avrebbe regalato. E lei? Lei aveva accettato di sposare l'altro Estavez per denaro, rovinando così oltre alla sua vita anche quella di lui. Raul, l'aveva detto lui stesso, non voleva sposarsi, non desiderava legami, ma aveva dovuto sacrificarsi per la famiglia e adesso tutto il suo risentimento era esploso. Forse per lui quella notte di sesso era stato soltanto uno sfogo, una reazione alle sue provocazioni. Lo spagnolo era un uomo giovane e vigoroso che aveva
risposto alle sue insistenze. Lei, che si era sempre considerata una donna razionale, ora si ritrovava succube delle sue stesse emozioni. Lei voleva solo che lui l'amasse, anche se solo con il corpo. Voleva che l'amasse come amava la sua concubina, ma adesso, dopo quanto era successo, lui l'avrebbe odiata e disprezzata ancora di più. Forse lui era segretamente fidanzato e aspettava soltanto che Manolo guarisse per presentare la sua donna in famiglia. Ma allora perché dopo la morte del gemello avrebbe acconsentito alle nozze suggeritegli dai genitori? Forse l'aveva sposata credendo che fosse una cosa temporanea, tanto per non deludere i tifosi. Probabilmente pensava di liberarsi di lei entro qualche mese. Doveva esser stata una decisione dolorosa sia per lui sia per la sua amante. No! Non era giusto disporre della vita degli altri fino a questo punto, scavalcando le loro esigenze, i sogni e le speranze che ogni persona ha il diritto di possedere. Lui non l'amava e quindi doveva tornare libero. Partire per Modena e annullare il matrimonio era la cosa più giusta da fare, ma per lei era anche la più straziante. La morte di Manolo in pochi giorni aveva distrutto la sua vita, quella di Raul e anche quella dell'amante dell'uomo. Come spiegare ai suoi genitori che quel matrimonio era stato tutto un errore? Come dire loro che Raul l'odiava e non la voleva? Quasi sicuramente sua madre l'avrebbe accusata di essersi lasciata portare via il marito da un'altra donna, di non aver combattuto e di aver allontanato il proprio sposo con quel suo solito snobismo. “Ma non è così. Ho anche provato a offrirmi a lui, ma...!” singhiozzò. Si vestì tristemente con il cuore a pezzi. Ricacciò le lacrime e raddrizzando le spalle, cercando di non piangere. Poi uscì dalla camera, con la sinistra ombra della desolazione che le oscurava il cuore.
Raul era immobile di fronte alla piccola tribuna, completamente tranquillo, mentre faceva danzare il cavallo. Nulla del suo corpo si muoveva, tutto in lui assecondava il galoppo cadenzato del cavallo, e lo faceva con una sensuale lentezza, mentre la sua voce esortava l'animale a eseguire gli ordini. La bestia s'impennò e girò su se stessa rimanendo in piedi sugli arti posteriori. Alessandra tremò di terrore. Da quando Manolo era morto i cavalli avevano iniziato a farle paura. In quel momento si chiese se, fredda e imibile, non assomigliasse a Mercedes, quando guardava gareggiare i figli. Raul aderiva alla sella come vi fosse stato incollato e con nonchalance eseguì vari esercizi: da quelli facili a quelli più difficili, fino alle acrobazie. Era un balletto stupendo e pericoloso, eseguito con maestria. Lei si rese conto di tremare e non solo perché Raul stava svolgendo gli stessi esercizi che Manolo aveva fatto il giorno dell'incidente, ma anche per lo sguardo duro che lui le aveva rivolto in qualche piccolo frangente. Lei avrebbe voluto pregarlo di smettere, ma era troppo distante e non poteva mettersi a urlare senza deconcentrarlo. Raul compì molti esercizi plateali: fece inginocchiare il cavallo, ruotò con la schiena sulla sella, fece ballare l'animale in una spirale sempre più veloce di cerchi…fece di tutto. Ripeté perfino l'esatto esercizio con cui Manolo si era ferito, prolungandolo in un modo esasperante. Per alcuni agonizzanti secondi il cuore della fanciulla si fermò: il cavaliere e l'animale sembravano una cosa sola, un groviglio di muscoli e sudore. Poi ecco un guizzo del cavaliere, un'altra falcata dell'animale e Raul si rimise in sella con grazia. L'uomo fermò il cavallo e smontò. Rimase accanto all'animale guardando la moglie, poi lentamente si avvicinò. Alessandra tirò un sospiro di sollievo. La paura che le aveva immobilizzato i nervi era ata, l'allenamento era finito. Il cuore di Alessandra a poco a poco tornò a un ritmo regolare e la sua mente cominciò a farsi di nuovo obbiettiva, anche se, ogni tanto, sentiva ancora qualche brivido gelido salirle lungo la schiena. Il risentimento sul volto del marito le fece capire che quel momento di puro
terrore non era ancora finito. Il ricordo della notte prima, nel bene e nel male, era ancora vivo. _ Non dovresti fare le acrobazie. Rimproveravi Manolo e poi fai le stesse sciocchezze _ disse lei senza dargli neppure il tempo di arrivare. Era la rabbia che segue un grande spavento a farla parlare così. Era la paura a farle pronunciare parole di condanna anziché d’amore._ Mi hai fatto spaventare a morte. _ Ho mai detto di non saper fare gli stessi esercizi di Manolo? Ho sempre detto che non li condividevo, ma li so fare anche io. Come vedi, professionalmente parlando, non potevo essere geloso di mio fratello, perché quegli esercizi glieli ho insegnati io. Li facevamo qui, in pista, solo per divertimento ma poi lui volle portarli in gara e ...be', il resto lo sai anche tu _ la voce di lui era dura e fredda. _ Quindi sei tu che hai inventato questa follia delle acrobazie. Raul non si preoccupò di risponderle, ma si limitò ad allontanare altre recriminazioni con un cenno violento della mano, ammonendola a non giungere a conclusioni affrettate. _ Voglio che tu te ne vada entro oggi _ le annunciò con una voce dura e fredda come la lama di un pugnale. _ Per questa sera tu e Agnese non dovrete essere più in casa mia. Non tornerò alla dépendance e quindi non dovrai dirmi addio _ l’aspra fierezza del suo sguardo fu uno spettacolo atroce da vedere._ Potrai andare in un albergo a Siviglia fino al giorno in cui t’imbarcherai. Lascerò all'avvocato l'incombenza di provvedere a te e alla tua famiglia. Inoltre ho già avvisato tutto il personale della tua partenza, ogni domestico è a tua disposizione. Per quanto riguarda i miei genitori, be' gli dirò qualcosa riguardo alla tua nostalgia di casa e poi vedremo. La sua voce era controllata. _ Raul…_ fece per dire lei, assalita improvvisamente dall'angoscia. _ No, non voglio sentire altro _ la interruppe lui e si allontanò repentinamente. Gli occhi le si riempirono all'istante di lacrime. La loro notte insieme non era stata di alcuna importanza per lui. Raul la odiava a morte e nulla di ciò che avrebbe detto o fatto sarebbe servito a fargli cambiare idea. Era evidente che
Raul non avrebbe mutato opinione neppure se si fosse prostrata ai suoi piedi.
Per le sei di sera Alessandra era pronta, affranta ma pronta. Per forza d’inerzia la fanciulla aveva preparato i bagagli per l'imminente partenza alla volta dell'Italia. Sotto un certo aspetto quel lavoro aveva distolse la sua mente dal pensiero fisso del marito. La sua alterigia da aristocratica l'aveva aiutava a nascondere l’enorme sofferenza che covava dentro. Aveva temuto di dovere spiegare alla servitù che se ne andava e aveva ato un po’ di tempo a riarsi le frasi in spagnolo, ma alla fine non ce n'era stato bisogno. Durante la preparazione dei bauli le occhiate circospette di Pilar, una miscela di pena e interesse, erano state molto dure da tollerare. Tutto quello che le era rimasto era l'orgoglio e il bel ricordo della Spagna. Agnese, che sulle prime era rimasta sorpresa ma anche un po' entusiasta all'idea di rivedere Modena, ora cominciava a rendersi conto che quel viaggio era un addio. Un addio alla Spagna e agli Estavez. Più volte provò a chiedere spiegazioni alla ragazza ma Alessandra scoppiava a piangere a ogni sua semplice occhiata e alla fine desistette. Ormai era giunta l'ora di congedarsi dalle persone con cui aveva vissuto per ben quattro mesi. Gente che aveva iniziato ad amare e a cui avrebbe dovuto dire addio per sempre. Sarebbe stato più facile scappare via senza una parola, ma non poteva certo comportarsi in modo tanto abbietto. I vecchi Estavez e le loro figlie erano stati buoni con lei ed era molto duro dover dire loro addio. Alessandra, in quel precario stato emotivo, non se la sentiva di andare a trovare tutta la famiglia di Raul, con la quale avrebbe dovuto mostrarsi cortese e affabile, ma si fece forza e andò verso il palazzo arabo. Camminando verso la villa si domandò dove fosse suo marito. Si chiese se fosse giù alle scuderie o tra le braccia della sua amante a dimenticare quanto accaduto tra loro due la notte prima. Quel giorno il caldo era soffocante. Il panorama era indimenticabile e Alessandra provò un doloroso colpo al cuore. Non avrebbe mai trovato la forza di dimenticare quella terra secca e aspra, dove
ogni campo, ogni albero, ogni frutto le avrebbe sempre riportato alla mente l'unico uomo della sua vita. I frutteti senza più un'arancia o un limone, i campi recintati dove i cavalli potevano sgambare liberi, tutto quello ormai non le apparteneva più. Quel paesaggio riarso dal cocente sole estivo aveva un triste fascino, un altero e forte coraggio. Lei sarebbe sopravvissuta a quella dolorosa separazione? Quasi sicuramente no. Quando Alessandra bussò la voce di don Pablo la invitò a entrare. Mercedes e il marito erano seduti su delle sedie dall'aria piuttosto scomoda. Sul tavolo c’erano alcuni registri con i conti della tenuta. I due vecchi erano tristi e questo era un segno evidente che Raul aveva già parlato con loro All’arrivo di Alessandra i due coniugi le andarono incontro con i volti tesi e addolorati. _ Mia cara, accomodatevi _ disse don Pablo con il suo solito spagnolo cadenzato. _ Capisco che la nostalgia sia molto forte ora che avete anche rivisto i vostri genitori, ma andarvene a un solo mese dalle vostre nozze è prematuro _ esordì lui con un tono educato ma anche interessato. _ Lasciare Raul da solo quando vi siete sposati da così poco tempo potrebbe far sorgere dei sospetti e delle dicerie. Raul aveva dunque detto loro solo una parte della verità, cioè che lei tornava a Modena per nostalgia non perché lui glielo aveva imposto. _ Sì, ma vedendo i miei genitori mi è venuta voglia di rivedere la mia città e qualche vecchia amica _ commentò. Non poteva certo dire che provava nostalgia per la madre e il padre; tutti in quella casa sapevano quale scarsa considerazione avesse dei genitori, poiché lei stessa qualche giorno addietro, proprio a tavola, aveva ribadito tale concetto. _ Ma se foste incinta un viaggio di questa portata potrebbe nuocere a voi e al
bambino _ insisté il vecchio con più decisione. La ragazza si sentì male. In effetti quel matrimonio di convenienza era stato consumato e adesso lei poteva davvero essere incinta. L'idea di portare già in grembo il figlio di Raul la riempì di gioia. Se il caballeros non l'amava almeno quella piccola creatura avrebbe avuto bisogno del suo affetto e del suo sostegno. I due vecchi Estavez con il are dei giorni si erano illusi che quel matrimonio organizzato solo per questioni pubbliche si fosse tramutato in un matrimonio di fatto, ma le cose non stavano esattamente così. Quell'unione era molto più infelice di quanto i due suoceri immaginassero. _ Capisco, ma credo che sia meglio per tutti se torno a casa mia. _ Questa, figlia mia, è casa vostra _ esclamò Mercedes sorpresa. _ Chi vi ha fatto sentire non ben accetta. Chi ha osato farvi una cosa del genere _ osservò, guardandola con una certa preoccupazione. _ No, qui mi sono sentita amata, considerata e rispettata. Nessuno mi ha calpestato o ignorato. _ Allora rimandate la partenza _ insisté don Pablo con il dolore nella voce. _ Non posso, davvero. Pablo sembrò deluso, forse credeva di averla convinta. Sua moglie taceva, ma il volto era afflitto quanto quello del marito. _ Perché? Quando Raul ci ha detto della vostra decisione era molto dispiaciuto. Lui non vuole che partiate perché sa che starete via a lungo _ aggiunse la madre. La fanciulla avrebbe voluto raccontare loro la verità; non era giusto prenderli in giro così, ma Raul non avrebbe approvato. _ Mi dispiace, credetemi. Ma devo andare _ rispose con voce tesa, non sopportando di dover distruggere le speranze di quella donna. _ C’è qualcosa che non va, mia cara figliola. Vi si legge in faccia. Il viso di Mercedes divenne di pietra, come accadeva sempre quando si metteva
sulla difensiva. Solo un leggero tremore del labbro inferiore tradì in qualche modo quella sua compostezza. Don Pablo si arpionò con le dita noccolute al bracciolo della sedia mostrando anche lui, se pur in modo velato, il suo turbamento. Quei due vecchi avevano eretto dei muri difensivi ai tempi della loro infelice infanzia e dopo anni quelle protezioni erano ancora lì a difenderli. Magari sgretolate ma sempre solide e massicce. Ma gli Estavez erano una coppia di vecchi genitori ed era impossibile nascondere loro i turbamenti del cuore. Alessandra tremò e gli occhi le se velarono di lacrime. Don Pablo sbiancò. _ Ditemi ragazza. E' successo qualcosa di spiacevole _ incalzò a quel punto il vecchio Estavez. _ Non fatemi parlare, vi prego _ Alessandra non riusciva a controllare la voce tremante. _ E’ colpa di Raul, vero? Vi ha offeso ancora in qualche modo?_ insisté l'uomo. _ No, non stanno così le cose. _ Allora diteci _ la esortò la vecchia e Alessandra presa tra due fuochi cedette. _ Raul vuole che torni in Italia e quindi sono venuta a salutarvi. Il matrimonio è finito. Non avrei mai voluto farvi nutrire delle false speranze. Se avessi capito prima che quest’unione era fallimentare mi sarei subito tirata indietro, ma non potevo immaginare..._ s'interruppe soffocata dai singhiozzi. Dona Samos si drizzò in tutta la sua altezza e la guardò con sgomento, come se fosse stata trafitta in pieno petto. _ Impossibile, Raul non può volere una cosa del genere _ s'intestardì il padre. _ Sì, invece, e ha dei buoni motivi per volere la mia partenza. La voce della fanciulla era poco più di un sussurro. Alessandra tremava di emozione. _ Hijo desgraciado, questa volta me la pagherà _ sbottò il vecchio.
_ Oh, vi prego don Pablo. Non fategli del male, è colpa mia _ lo prevenne Alessandra ma fu subito interrotta dalla suocera. _ Non fate caso a Raul. Lui è un uomo fiero, forse avete litigato e lui si è lasciato trasportare dall'ira. A volte si dicono cose atroci sotto l'effetto della collera. Raul sa essere duro e crudele a volte _ affermò Mercedes, _ ma di questo suo intrattabile carattere dovete ritenere responsabile me. L'ho allevato io in modo che diventasse duro e coriaceo, adesso me ne pento. _ Perdonatelo per la sua cattiveria e perdonate anche me per averlo cresciuto così, ma la triste storia della mia infanzia si è ripercossa sui miei figli e in particolare modo su Raul. Dategli un'altra possibilità, Alejandra _ insisté. Quella conversazione stava diventando troppo dolorosa. _ Io gli darei mille altre possibilità ma è lui che non mi vuole. Non sono stata capace di farmi amare. Le cose non hanno funzionato fin dal principio. Raul magari può avermi desiderata fisicamente come donna, ma non mi vuole come moglie. Non mi ama e non credo che mi amerà mai. Di fronte a tutti voi ha finto che tutto andasse bene, ma le cose stanno in modo diverso da come sembrano _ ci fu una pausa dolorosa, ma quando riprese a parlare la sua voce era di nuovo controllata. _ Ma, Mercedes, voi non dovete pensare male di Raul, perché la colpa non è solo sua. Il fantasma di Manolo perseguita quest’unione. Ormai è impossibile rimediare, non si può aggiustare più niente _ la voce della fanciulla sembrava incredibilmente debole. Fece una pausa per trattare l’argomento con delicatezza, poi proseguì: _ Immagino che chiedere l'annullamento per lasciare libero Raul sia difficile dopo un mese dalle nozze. _ Si può fare se il matrimonio non è stato consumato _ Mercedes si zittì notando subito lo sguardo eloquente della nuora. _ Madre de Dios! _ esclamò don Pablo._ Adesso è impensabile l'annullamento. _ sentenziò poi con i suoi soliti modi autoritari. _ Non potette lasciarvi, ora non più. Dona Alejandra quello che state cercando di fare è sbagliato. Vivere separati non risolverà i vostri problemi; né voi né lui vi potrete più sposare. Raul ha bisogno di una moglie e di un erede e solo voi potete dargli tutto questo. Se tornerete a Modena, lontana migliaia di chilometri, Raul resterà solo a rimuginare su questo fallimento e, giorno dopo giorno,
diventerà un uomo pieno di rancore e sensi di colpa. Lui probabilmente si sta già angosciando, chiedendosi dove ha sbagliato con voi. Non ditemi che l'odiate ancora per quel vecchio tentativo di seduzione?_ riprese la spagnola. Per un istante Mercedes chiuse gli occhi. Il suo volto, come quello del marito, suggeriva una grande stanchezza che spezzò il cuore di Alessandra. Il decesso di Manolo non era stato ancora superato e lei stava dando a quei due vecchi un altro duro colpo. _ Oh, no. Io non l'odio, ma non si struggerà per me _ le batteva forte il cuore, ma Alessandra ormai era decisa ad arrivare fino in fondo. _ Lui ha un'altra donna. _ Che cosa? _ gridò sorpresa Mercedes, con una voce tagliente come una lama. _ Non direte sul serio _ fu invece l'osservazione del suocero, il quale sembrava non capire. _ Non trascorre la notte nella sua casa _ aggiunse in un sussurro. Era stato un terribile sbaglio entrare in quell'argomento, malgrado ciò l’aveva fatto e ormai era impossibile tornare indietro. I corpi dei due vecchi s’irrigidirono e la stanza piombò in un silenzio di tomba. Mercedes la guardò con gli occhi spalancati, mentre don Pablo la fissava con la bocca leggermente aperta e l'espressione inebetita. Alessandra si fece ancora più pallida di quanto già non fosse. L'orgoglioso don Pablo si torse le dita delle mani e Mercedes abbassò il volto, gesti nervosi che Alessandra non gli aveva mai visto fare. _ Incredibile, impensabile _ borbottò il padre abbassando lo sguardo. _ Eppure stamani sembrava così afflitto _ Anch'io ho sperato di sbagliarmi, ma ha ato due notti di fila nel villaggio di Abadía; credo che quella donna abiti là _ insisté la fanciulla, incapace di fermarsi. I volti dei due vecchi a quelle parole ripresero colore e sembrarono rianimarsi.
_ No, allora è andato a trovare Ana e Dominica. _ Cosa? _ farfugliò tra i denti la nobildonna. _ Raul ha condotto le due donne al villaggio perché vuole che i bambini di Manolo prendano gradualmente confidenza con la famiglia del loro defunto padre. Ana e Dominica, dopo la tragedia di Manolo e l'opera di convincimento perpetrata da Raul, sono tornate suoi loro i. Hanno capito che non era giusto privare i bambini del nome Estavez e dell'affetto che tutti noi possiamo dare loro. Così Raul ha condotto le due donne e i ragazzi al villaggio di Abadía e io e mia moglie siamo andati a trovarli là _ spiegò don Pablo. _ Pensavamo che fosse preferibile incontrare i bambini in un ambiente meno austero; questa villa, a volte, incute soggezione. Alessandra si sentì invadere dalla gioia. Faceva fatica a crederci: Raul non aveva un'amante. Allora per lei c'era ancora un barlume di speranza. Una nausea improvvisa l'aggredì. Aveva giudicato suo marito sommariamente anche questa volta. Un altro errore, si disse sconfortata. Gradualmente sul viso della fanciulla ritornò un po' di colore. Gli sguardi benevoli dei suoceri s'intrecciarono con quello della nobildonna e gli occhi espressero molte più cose di quante non sarebbero stati in grado di esternare con le a parole. _ Lui vi ama e sono sicura che non ha un'altra donna. E voi...? _ la voce di Mercedes non era mai stata tanto dolce e accomodante _ Io...cosa?_ balbettò abbassando il volto e diventando rossa. I suoceri le incutevano ancora un po' di soggezione. _ Siete ancora innamorata di Manolo? _ No _ Alessandra sollevò lo sguardo e scrutò i loro volti con quegli espressivi occhi verdi. _ Ero venuta per sposare El Fuego, ma mi sono subito innamorata di Raul. Non potevo rivelare questo mio sentimento senza ferire Manolo e quindi avevo deciso di reprimerlo e piegarmi al mio dovere.
_ Purtroppo l'altro mio figlio non c'è più. Ma voi e Raul siete vivi! Amatevi, restate insieme e siate felici _ dichiarò don Pablo. Il suo viso era carico di emozione. _ Dubito che Raul mi voglia come moglie. L'ho trattato male, troppo male. _ Sì può perdonare qualsiasi cosa, anche l'imperdonabile. Ana e Dominica stanno perdonando Manolo. Credetemi, è brutto quando non si può porgere le proprie scuse a una persona perché questa è morta. Don Pablo la implorò, poi tacque. Alessandra non aggiunse altro e il suo silenzio dimostrò ai suoceri che aveva capito.
Come poteva risolvere quella situazione? Sapeva che ottenere il perdono e l'amore da parte di Raul era un'impresa quasi impossibile. Il marito aveva ormai dei forti pregiudizi nei suoi confronti. Come convincerlo del contrario? Come fargli capire che lo amava pazzamente e che sarebbe morta senza di lui? Ma lui, l'altra notte, l'aveva reclamata come moglie e l'aveva posseduta, consumando il matrimonio. In quell'attimo ricordò che era stata lei a provocarlo e a indurlo a rivendicare i suoi diritti di marito, e ora la sua audacia poteva averlo sorpreso e addirittura scandalizzato. La giovane si rimproverò per essere stata tanto ionale. Gli si era offerta, senza attendere che fosse lui a prendere l'iniziativa e forse ricambiando con immediata ione le sue effusioni lo aveva disgustato. Ma perché lui non si era più azzardato a corteggiarla dalla morte di Manolo? In quell'attimo comprese che Raul aveva smesso di farle delle avance non dopo la morte del gemello ma dopo che lei, per respingere i suoi assalti, aveva invocato il nome Manolo. Maledetta me, si disse. Lei non aveva mai voluto cacciare il marito dal suo letto, ma desiderava sapere cosa provava per lei, se l'aveva sposata solo per dovere, se era attratto da lei soltanto fisicamente o se provava qualcosa di più profondo. Magari le parole appena pronunciate dalla suocera fossero state vere. Doveva vedere Raul, doveva fare almeno un altro tentativo. Però non sapeva neanche dove trovarlo a quell’ora. Se non fosse stato alle scuderie sarebbe stata un'impresa rintracciarlo in quell'immensa tenuta. Come convincerlo a parlare ancora con lei? Dopotutto le aveva detto a chiare note che per l'ora di cena lei non doveva più trovarsi alla dépendance. Appena uscita dal salotto in cui si era svolto il colloquio con i suoceri trovò Ines. La cognata l'attendeva pazientemente fuori della porta. L'ora della siesta era finita da un po'. _ Alejandra, cos'è accaduto? E' Raul vero? La visita di questa mattina c'entra qualcosa, non è così? _ Tuo fratello vuole che vada via _ le svelò, senza avere il coraggio di guardarla in volto. _ Ero andata dai tuoi genitori per salutarli. _ Ma tu non intenderai mica perdere il tuo uomo così?
Ines le prese la mano e la strinse così forte da bloccarle la circolazione del sangue. La cognata dapprima si fece seria, poi allarmata, non vedendo una replica da parte di Alessandra. La giovane sapeva che ottenere il perdono di Raul sarebbe stata un'impresa disperata. _ Che cosa hai intenzione di fare? Non partire, te ne prego. Non macerarti il cuore nell'incertezza. Va' da lui e parlagli. Raul è dannatamente orgoglioso, lo so _ commentò scuotendo la testa. _ L'orgoglio degli Estavez e quello dei Samos sono una miscela esplosiva. Non ti devi stupire se un uomo come Raul, nelle cui vene scorre il sangue di fiere famiglie di contadini spagnoli, non sia in grado di abbassare la testa neanche un po'. Lui non verrà mai da te. Non si umilierà mai a cercarti, e con questo decreterà la sua e tua infelicità. Sono sicura che tu sei al centro della sua vita, ma dovrai essere paziente con lui, perché non è capace di esprimere ciò che prova. Alessandra prese la mano della cognata e aggiunse con la maggior dolcezza possibile: _ Io non voglio lasciarlo e se lui mi concederà di restare l'amerò incondizionatamente, ma non posso farmi illusioni perché tra noi due ci sono state troppo incomprensioni _ disse con il cuore che minacciava di spezzarsi. _ Allora digli quello che ti dico io adesso _ dichiarò fissandola negli occhi con determinatezza. _ Digli che non hai mai amato Manolo, ma che ti è sempre piaciuto lui. Alessandra represse le lacrime e sospirò. Per Ines era tutto troppo facile. La cognata, infatti, ignorava quanto era accaduto tra lei e Raul la notte precedente e non sapeva che aveva strumentalizzato il ricordo di Manolo per tenere il marito lontano da lei. _ Siedi con me un istante. Qui, sulla panca sotto alla finestra. Dimentica il tuo orgoglio e soprassiedi di fronte a quello di Raul ? Tu ami mio fratello, me l’hai rivelato tu stessa, e Raul ama te. _ Ti sbaglia, Ines _ disse con rimpianto. _ So che ti ama _ replicò la cognata con assoluta sicurezza. _ Non c’è bisogno
che me lo dica; io capisco bene mio fratello. _ Ti assicuro che non può funzionare. Tra noi ci sono state troppe incomprensioni, troppi torti..._ Si mordicchiò il labbro inferiore. _ Anche se adesso, grazie ai tuoi genitori, so che non ha un'amante e che qualche notte addietro si è recato da Ana e Dominica per via dei bambini di Manolo le cose non vanno meglio. _ L’amore prevarica tutto. Dai tempo al tempo, ama tuo marito e ogni cosa tornerà al suo posto. Sai perché ti dico queste cose? _ commentò lei con un sospiro. Alessandra scosse la testa e la guardò perplessa. _Ricordi della lettera dei tuoi genitori che esortava i miei a farti sposare con Raul dopo la morte di Manolo? _Sì. _Quel giorno mio padre e mia madre chiamarono Raul e gli fecero leggere la lettera proveniente dall'Italia, poi attesero la risposta di mio fratello senza suggerirgli niente. Fu lui a dire che ti avrebbe sposata. I miei genitori non ebbero neppure il tempo di discutere dell'argomento perché lui aveva già deciso che ti voleva. Lui ti ha sempre voluta fin da quando era vivo Manolo, solo che non poteva rubare la fidanzata al fratello. Sicuramente era tentato di farlo, ma non poteva. _ Perché don Pablo e Mercedes non mi hanno detto niente. Ho parlato adesso con loro e non ..._ I suoi occhi verdi frugarono il volto della cognata. _ Forse credono che tu ne fosse già al corrente perché, magari, te lo aveva confessato lo stesso Raul, oppure hanno reputato opportuno che te ne parlasse direttamente tuo marito. _ Ma lui in persona mi ha detto che mi ha sposato per non danneggiare la mia famiglia e per non tradire l'amore degli aficionados _aggiunse la marchesa stringendo i pugni per controllare la disperazione che le si leggeva in viso.
_ Certamente tutte queste cose hanno influito, ma in un secondo momento. Lui aveva già deciso di sposarti, _ convenne la cognata _ con o senza il benestare dei miei genitori, dei tuoi e degli aficionados. _ Stai cercando di dirmi che anche se non ci fosse stato quel suggerimento dei marchesi Gentileschi lui mi avrebbe chiesto ugualmente in moglie? _ chiese con un’espressione implorante e incredula al contempo. La speranza, se pur flebile, sommerse l'anima di Alessandra e mille campane risuonarono nella sua testa. Raul l'aveva sempre voluta come moglie. Non esisteva nessuna amante e lui non era soltanto attratto fisicamente da lei. Esisteva dunque la possibilità di essere felici? _ Raul si è mosso soltanto dopo la morte del gemello, se Manolo fosse sopravvissuto non ti avrebbe mai più importunato. E' un uomo pieno di virtù, ma anche una persona onorevole, a volte, se si trova in difficoltà, può usare metodi non ortodossi. Soprattutto se si trova al fianco di una donna bella e dolce che non gli è stata destinata. Pensa al tormento di Raul nel viverti accanto senza poterti né amare né toccare perché appartenevi di Manolo. Non giudicarlo male solo perché durante il lutto per Manolo pensava già a sposarti. Sembrava incredibile, ma poteva essere vero. Raul aveva arredato una camera per lei nella sua casa, ma lei non ci aveva mai dormito preferendo abitare nella casa che Manolo aveva preparato per le loro nozze. Anche quella volta Raul doveva essere stato profondamente ferito dalla sua scelta di non vivere con lui, ma lei non se ne era neppure accorta. Timorosa di El Frío aveva insistito per vivere nella casa di Manolo facendo vedere al cognato quanto fosse ancora dipendente dal ricordo del gemello morto, cosa che in parte non era vera. Lui aveva voluto davvero sposarla subito dopo la scomparsa del fratello. La marchesa la guardò con stupore. Ma quel senso di fiducia fu subito sostituito da una nuova ondata di scetticismo. Anche se Raul aveva voluto e preteso quel matrimonio non cambiava niente. Dopo aver visto il matrimonio dei suoi genitori sapeva per esperienza che molte unioni nascevano per pura convenienze, non per amore. Quello tra lei e Raul forse era un matrimonio nato sotto il segno del desiderio non certo del sentimento. Lei aveva distrutto tutto prima ancora che nascesse con il suo ricordo di Manolo. Il caballeros era un uomo deciso, persino arrogante. Aveva organizzato tutto per
il matrimonio e aveva deciso di prenderla in moglie prima ancora che i marchesi Gentileschi scrivessero la lettera di condoglianze per la morte di Manolo. E lei? Lei non si era accorta di niente e non aveva capito niente. Raul aveva pianificato tutto in segreto afferrando l'occasione offertagli dai marchesi modenesi, poiché sapeva che se avesse interpellato direttamente lei avrebbe ricevuto soltanto rifiuti e offese. Tutto questo però non significava che l’amasse. E senza amore non ci sarebbe stato perdono. _ Non lasciartelo scappare? _ le disse piano Ines. _ Non partire e fatti trovare a casa questa sera. Mio fratello non ti correrà dietro, non verrà in Italia a riprenderti né oggi né mai. E’ troppo orgoglioso perché ammetta di aver sbagliato con te. Alcune volte penso addirittura che sia così fiero e inflessibile da non riuscire neppure a confessare ciò che prova alle persone care. Credo sia convinto che tu lo detesti e penso che non crederebbe a nessuno di noi, soltanto tu puoi convincerlo del contrario. Se andrai via gli spezzerai il cuore, penserà di aver fallito come uomo e come marito. La cognata non aggiunse altro. Tutto adesso dipendeva da lei e Raul. Si fermò e vide che le sue parole avevano fatto breccia, perché Alessandra in un fiume di lacrime l'abbracciò stretta, il tipo di abbraccio che si dà a un'amica, una cara, sincera e devota amica. _ Grazie, Ines. Oh, grazie. Ines si rilassò e le sorrise con affetto. E mentre percorrevano i saloni della villa, verso il portone d'ingresso, Alessandra le raccontò cosa si era appena detta con i vecchi Estavez. Le rivelò ancora una volta quanto amasse Raul, anche se evitò accuratamente di raccontarle quello che era accaduto la notte prima. Ines, entusiasta, si offrì di aiutarla a cercare il fratello per la tenuta, ma Alessandra declinò l'offerta. Infatti avrebbe atteso Raul a casa, nella loro casa. In cuor suo, però, era ancora un po' scettica sull'eventualità che Raul la perdonasse e la invitasse a restare con lui. Dieci minuti dopo Alessandra era già nella casa di Manolo a impartire ai domestici l'ordine di spostare tutte le sue cose nella casa di Raul.
Era l'ora del tramonto e il suo sposo sarebbe rientrato tra poco.
17
La ragazza aveva ordinato alla servitù di Raul di non andare ad avvisare l'uomo della sua mancata partenza. La reticenza del maggiordomo era stata vinta soltanto con la forza della disperazione. Alessandra, infatti, era stata costretta a dire al domestico che tra lei e il marito c'era stato un litigio e che era intenzionata a chiedere perdono al suo sposo. L'uomo, avendo avuto ordini precisi dal suo padrone, la guardò con un'occhiata preoccupata. Alessandra era sconvolta dal desiderio di parlare con suo marito e non poteva farsi sfuggire quell'occasione. Forse avrebbe dovuto dare retta alla cognata che le aveva suggerito di cercare Raul con il calesse per tutta la proprietà. Alessandra, disperata, pregò il servitore di soprassedere, ma in Spagna il volere dell'uomo era più forte di quello della donna. La frustrazione la travolse. Era così vicina a dichiarare il suo amore al marito e quell'integerrimo domestico voleva correre dal suo padrone a fare la spia, avvisandolo che lei non era affatto partita ma che si era trasferita nell'altro appartamento. Fortuna che Agnese lo aveva intercettato prima dell'irreparabile. Se Raul avesse saputo che non era partita si sarebbe dileguato, andando magari a vivere in una locanda del vicino villaggio di Abadía. A ogni modo avrebbe potuto scrivergli una lettera, ma c'era poco tempo per gettare su carta tutto quello che aveva nel cuore. Se poi quelle righe non avessero reso bene ciò che realmente provava? No, doveva vederlo. La sua dichiarazione d'amore doveva essere accompagnata dall'espressione languida del suo volto e dal suo sguardo sincero, altrimenti non sarebbe riuscita a far sciogliere il cuore del suo caballeros. Di fronte agli occhi pieni di lacrime della fanciulla il domestico iniziò a esitare e
di nuovo la speranza si riaccese nel cuore della nobildonna. La concitazione del momento impediva alla fanciulla di formulare i discorsi in spagnolo, ricorrendo così ad Agnese, la quale li traduceva con velocità nell'idioma iberico. Solo di fronte alla disperazione della marchesa e alla conferma che lei si sarebbe ritenuta responsabile di ogni cosa agli occhi del padrone il domestico cedette. Il sole era tramontato. La tenue luce rimasta metteva a riposo i campi di aranci dove ormai i frutti erano già stati raccolti e restava soltanto il manto di verdi foglie splendenti. Alessandra aveva invitato Agnese a ritirarsi in casa di Manolo, in modo che Raul non notasse alcun tipo di presenza estranea, inoltre aveva imposto alla servitù di non rivelare che lei si era nascosta nello studio. Lo spagnolo, però, tardava e l'ansia iniziava a serpeggiare nell'animo della fanciulla. L'idea che il maggiordomo avesse disatteso le sue preghiere le fece sanguinare il cuore. La sua mente rievocava tutto ciò che di spiacevole era accaduto tra lei e il suo bellissimo marito. Sarebbe stata in grado di convincere Raul del suo amore? Quasi sicuramente avrebbe dovuto faticare molto. Troppe volte loro due si erano scontrati e nella maggior parte delle circostanze per delle sciocchezze. Chiuse gli occhi e cercò di reprimere l'angoscia. Poco dopo udì un certo fermento al piano inferiore e la voce di Raul che diceva: _ Non ho fame, non portatemi niente per cena. Controllo alcuni conti e poi vado a letto _ spiegò al suo maggiordomo _ Mia moglie è partita? _ So che stamani è andata in villa per salutare i vostri genitori, señor. Poi non l'ho più vista. Mentre Raul parlava con il suo personale, la moglie, al primo piano, lo spiava dal ballatoio che si affacciava sulle scale e sull'atrio di casa. Alessandra si rintanò di nuovo nello studio. Si guardò allo specchio; aveva ancora l'abito da viaggio. Se Raul non provava quello che lei sperava sarebbe già stata pronta per andarsene, constatò sconsolata.
L'uomo percorse il corridoio che conduceva al suo studio; i suoi i erano attutito dalla folta guida rossa. Si accorse che nella stanza le candele erano state accese e attribuì il fatto a qualche solerte domestico. Quando si soffermò sulla soglia vide Alessandra. Era seduta davanti a un tavolino con scacchiera e sembrava giocare da sola, in attesa che lui tornasse dalle scuderie. Nel guardare il marito le sue sopracciglia bionde, che si abbinavano alla pelle chiara, s'inarcarono lievemente. L'uomo era in piedi, vicino alla porta, il viso affaticato dal lavoro di un'intera giornata, le braccia stese lungo i fianchi. Il suo corpo era rigido e immobile, ma era una immobilità carica di dolore, tanto che nel vederlo il cuore di Alessandra si fermò e lei dovette frenarsi dal buttargli le braccia al collo, gridandogli tutto il suo amore. Sapeva che doveva spiegarsi per bene e in modo definitivo. _ Raul, bentornato. _ Credevo di essere stato chiaro. Cosa ci fai qui? _ Avevo bisogno di parlarti. _ Non m’interessano le tue argomentazioni. Non mi piace essere disobbedito. Cosa hai fatto? Hai pagato i miei domestici? _ No, li ho solo supplicati di concedermi un paio di minuti, la stessa supplica che adesso rivolgo a te. Ho bisogno di parlarti e ti prego di ascoltarmi. Dopo puoi anche buttarmi fuori a calci se ti fa piacere, ma almeno ascoltami. Lo sguardo di lui era astioso in quel bel volto abbronzato, ma alla fine l'uomo acconsentì bruscamente. _ Vai pure avanti, anche se qualunque cosa mi dirai sarà fiato sprecato. Lei si alzò dalla sedia e gli andò incontro, ma il tendersi di quelle ampie spalle l'avvisò che lui si era messo in all'erta. Stupendo Raul! Diffidente Raul! _ Io mi sono innamorata di te _ gli disse restando a una certa distanza per non inasprirlo di più.
Lui spalancò gli occhi _ E ti aspetti che ti creda? _ Lo so che ti sembra impossibile, ma è così. Io ti amo, Raul _ si accorse di essere diventata rossa, perché sentiva le guance in fiamme. _ Lasciami spiegare, ti prego _ lo implorò tremando. _ Io ti amo e non m'importa più niente dell'orgoglio, della disparità sociale e delle condizioni economiche dei miei famigliari. _ Ah, e questo sentimento è nato improvvisamente? _ la guardò con diffidenza e la sua voce si fece sarcastica _ Non ti amo da oggi. _ Da stanotte forse? Quando ti ho presa. Mia cara, ti consiglio di non scambiare l'attrazione fisica con l'amore. La schernì ancora lui e lei arrossì. _ Ti amo da molto, molto tempo, ma l'ho capito troppo tardi. Credevo fosse giusto informarti. Oh, Raul, ti prego. Non umiliarmi, mi sento già tremendamente in colpa. Lascia che ti spieghi. Lui fece un notevole sforzo per cancellare lo scetticismo dal proprio volto. _ Parla, allora. _ So che ti ho ferito molte volte: quando ti ho accusato di essere un uomo immorale, quando ti ho morso il labbro e quando ho sussurrato il nome di Manolo invece del tuo, ma ti sei sempre comportato in modo così sfacciato che non ci capivo più niente. Mi corteggiavi quando Manolo era vivo e poi anche quando era malato, tanto che io non sapevo più se fidarmi di te oppure no. C'è stato addirittura un momento che ho creduto che fra te e tuo fratello ci fosse una sorta di scommessa su chi di voi due faceva breccia nel mio cuore per primo. _ Manolo ha vinto molto tempo fa. _ Sbagli _ lo corresse lei afferrandolo per un braccio in un estremo tentativo di mutare le cose tra loro.
_ Non ti credo. Raul l’allontanò con violenza. _ Manolo non ha mai fatto breccia nel mio cuore. Avevo accettato il mio destino di sposare il tuo gemello e per me era un tormento starti vicino. Ti amavo ma non potevo concedermi a te. Non capisci? Ero stata destinata a Manolo e tutti sapevano delle nostre nozze. _ Allora perché quando ti ho chiesto in moglie sei andata a vivere nella casa di Manolo, quando ti toccavo mi respingevi, quando ti baciavo sussurravi il nome di mio fratello. _ E' stata una pazzia dirti quelle cose. Sul momento non mi sono resa conto di quanto sarebbero state dannose. Solo dopo ho capito di averti ferito, allontanandoti ancora di più da me. Credevo che tu mi odiassi, che avessi accettato le nozze solo per dovere, che mi disprezzassi perché ero una nobile che si era venduta agli Estavez per qualche spicciolo. Io mi ero già innamorata di te e volevo sapere cosa provavi veramente nei miei confronti, ma tu sembravi solo desiderare il mio corpo e questo mi spezzava il cuore. Sapevo che non mi amavi e chi ti piacevo solo fisicamente. Quando poi sei stato fuori per due notti di fila... _ Quali notti? _ Le due notti in cui sei andato da Ana e Dominica. Io non sapevo dove fossi, ero sicura di averti perso per sempre. Pensavo che ci fosse un'altra donna e che non mi avresti più voluta. Nella mia testa il nostro incerto matrimonio si era trasformato in un annullamento sicuro. _ E tu per paura di mettere la tua famiglia sul lastrico sei venuta a letto con me, così non esistevano più i presupposti per annullare le nozze. _ Perché pensi sempre le cose peggiori di me. Nonostante volesse mantenere alto l’orgoglio di fronte all’odio che incendiava lo sguardo di lui, Alessandra si accorse che le lacrime avevano iniziato a scivolarle lungo le guance. Ma provò ugualmente a controllarsi. _ Mi hai fatto vedere solo il peggio di te _ replicò Raul con sarcasmo.
_ Io mi sono donata a te perché credevo fosse l'unico modo per tenerti legato alla mia persona. Non sono esperta di uomini e credevo che se avessi avuto il mio corpo avresti smesso di andare da questa ipotetica amante, che a quanto pare, esisteva solo nella mia mente. _ Vai avanti! _ ordinò lui, dopo un attimo di silenzio. Alessandra si sentì in dovere di continuare a spiegarsi. Più metteva a nudo la sua anima e maggiori erano le speranze che lui la perdonasse. _ Io amo la Spagna, le tue sorelle e i tuoi burberi genitori. _ Questo non è un buon motivo per rimanere sposati. _ osservò lui con ironia. Lei tentò un'altra strada. _ Ho capito di amarti quando è morto Manolo. Credevo che mi sarei sentita vuota, distrutta, ma non è stato così. In un certo senso è come se avessi perso un amico non un fidanzato. Io mi era convinta di amarlo, perché questo era il mio dovere, ma non si può amare qualcuno per obbligo _ continuò con il cuore in gola. _ Non posso dirti che non ho pianto e rimpianto Manolo, perché l'ho fatto, ma non nel senso che immagini tu. Mi sono sentita in colpa, perché ho amato te e non sono stata capace di amare lui _ proseguì con cautela, notando un certo interesse da parte di Raul. _ Credevo che il matrimonio ti fosse stato imposto per via degli aficionados e della lettera dei miei genitori, non pensavo che quest’unione ti premesse davvero. Poi ho parlato con Ines e con i tuoi genitori e ho capito che mi stavo ingannando. _ Così quella pettegola di Ines ha intuito qualcosa e te lo ha riferito _ mormorò lui con rabbia. _ Non rimproverarla, lei non ha colpa. Punisci me se il tuo orgoglio di maschio è ferito. Io sono la sola causa della tua infelicità. Sapeva che era stato avventato citargli la storia della lettera dei genitori, ma non aveva avuto altra scelta per fargli capire che lo amava. Poi, a bassa voce, disse: _ Se comunque vuoi che vada via oppure vuoi provare ad annullare ugualmente le nozze...io farò qualsiasi cosa mi chiederai. “Perché non sopporto l'idea di farti ancora del male.”soggiunse il suo cuore.
_ Tu vuoi revocare il matrimonio?_ domandò lui abbassando un po' il volto, evidentemente a disagio. _ No, voglio te più di ogni altra cosa al mondo _ desiderava tendere una mano e toccarlo, ma aveva paura che lui retrocedesse. Ad ogni modo provò a sfiorargli il dorso della bella mano brunita, ma Raul non si mosse e la guardò con quelli scintillanti occhi blu. Rimase immobile e in silenzio. _ Sono vissuta un'intera vita con persone che non mi amavano, ma qui ho trovato tutto quello che non ho mai avuto: calore, affetto, rispetto, considerazione, amore _ aggiunse, senza prendersi la bega di nascondere i suoi sentimenti. _ Tu sei la mia unica speranza di felicità, l’unica che ho. So che non mi ami, ma ti sto chiedendo di darmi un'occasione. L'uomo la fissò serio. Lei abbassò lo sguardo, perché non leggesse l'angoscia nei suoi occhi color giada. Se lui avesse rifiutato lei sarebbe morta di dolore. _ Dimmi ancora cosa vuoi?_ il tono di voce di lui era sferzante e per un istante le parve di affondare nell'oscurità. Il suo sguardo carico di sofferenza le mozzò il fiato. _ Io... io ti amo e voglio vivere con te _ chiuse gli occhi e quel movimento fece cadere alcune lacrime lungo le guance. Con grande dolcezza Raul gliele asciugò. _ Scusa per ...stanotte _ bofonchiò poi. C’era un'insolita nota nel suo timbro di voce, come se dire quella cosa gli fosse costata molta fatica. _ Non c'è niente da perdonare _ rispose lei con tenerezza. _ E' stato bello, molto bello_ poi arrossì. Lui sollevò una mano e le carezzò una guancia, sussurrando piano il suo nome. Quella carezza fu la prima di una lunga serie di altre carezze e baci. Raul iniziò una lenta e sensuale esplorazione del suo corpo che risvegliò in entrambi languide sensazioni.
Lei aderì al corpo muscoloso dell'uomo e le sue mani iniziarono ad accarezzarlo con un po’ di timidezza. _ Ti amo, Alejandra _ sussurrò l'uomo a pochi centimetri dalla sua bocca, mentre le carezzava i soffici capelli. La fanciulla si sciolse come cera nelle sue mani _ Sai, se El Fuego fosse vissuto e tu non fossi stata decisa su chi sposare avrei cercato di lottare con mio fratello per conquistarti, ma se tu mi avessi fatto intendere che avevi già scelto e che la tua scelta era caduta su Manolo, be' io mi sarei messo in disparte. Ti amo e avrei rispettato qualsiasi decisione avessi preso _ le disse lui prima che le sue labbra si posassero delicatamente su quelle di lei, senza celare il desiderio che lo consumava. _ Io ero abbattuto per la morte di mio fratello ma al contempo speranzoso riguardo noi due. Era sbagliato, lo so, ma non avrei più dovuto competere con lui, anche se sapevo già che la mia era una battaglia persa in partenza. Ho creduto volessi lui e non me, così mi imposi di nascondere i miei sentimenti nel fondo del mio animo. Poco dopo l'uomo si scostò da lei per specchiarsi nell’iride dei suoi magnifici occhi di giada, in cui lesse un amore profondo e immenso. _ Quando invocasti il nome di mio fratello, capii che lo amavi e che stavo lottando contro uno spettro che ci avrebbe tenuti sempre separati. Perdonami se puoi, sono stato inflessibile e implacabile con te. Oh, Dio, come devi avermi detestato _ mormorò lui con lo sguardo velato di rimpianto _ No, sei tu che devi perdonare me. Ero sempre pronta a giudicarti. Devi avermi odiata tanto. La baciò dolcemente sulle labbra, poi provò ancora a dire qualcosa ma la moglie lo interruppe. _ Shh, non dire altro, amore mio. Lasciamo il ato dove si trova e guardiamo al futuro, al nostro futuro. Alessandra continuava a guardare da sotto le folte ciglia dei suoi occhi smeraldo il bel volto del marito. Raul le carezzò con delicatezza una guancia, poi si perse nel limpido languore della sua espressione e rimase in silenzio a osservarla. Dopo qualche magico istante chiuse gli occhi, incapace di credere alla propria fortuna. Poi chinò il
capo e mentre le catturava la bocca la sollevò di peso e la condusse in camera.
Raul aprì la porta e percorse il corridoio con o militare, diretto alle sue stanze. Finalmente posò la sua sposa sul letto e si chinò a baciarla sulle labbra. _ Oh, amore mio _ sussurrò lei pregustando ciò che l'attendeva. Rotolarono insieme sul letto, avvolti nel calore dei loro corpi. Alessandra si sentiva il petto pieno di gioia e non si stancava di assaporare la calda bocca di lui, di sentire quel torace scolpito che premeva contro i suoi seni e le mani ruvide che le carezzavano il corpo. Raul fece una risata gioiosa che lo ringiovanì. _ Voglio riempire questa casa di bambini e ti avviso che sarò instancabile nel raggiungimento di questo mio obbiettivo. L'uomo si alzò e cominciò a liberarsi degli abiti e dei pesanti stivali Alessandra rimase a guardarlo in silenzio, con gli occhi carichi di dolcezza e di eccitazione al contempo. _ Sei così bello _ mormorò. Lui sorrise, orgoglioso della sua ammirazione. Lo sguardo della fanciulla corse sulla pelle lucida, sui tratti spigolosi della sua figura, sulla muscolatura potente, evidenziata dalla luce delle candele. Aveva la struttura fisica e l'altezza dei popoli nordici, dei vichinghi, alto, possente, virile, con spalle larghe, vita stretta e occhi chiari. Ma la sua pelle e il colore dei suoi capelli erano quelli di un saraceno. _ Adesso tocca a me contemplare un corpo nudo, querida. Con due falcate le andò incontro, tese le mani verso di lei ancora prima di esserle di fronte. Camminava con l'andatura sicura del caballeros, quella camminata che le faceva tremare le ginocchia. Quando i suoi occhi si posarono sulla bella erezione del marito, un sospiro
strozzato le uscì dalla bocca e una sensazione di letizia le inondò l'anima. _ Alejandra, _ la voce era profonda _ ti voglio! Mi Dios, quanto ti desidero! _ Lo vedo _ constatò osservando il turgore del suo eccitamento. Il suo membro, come se avesse capito, si ingrossò ancora. _ Voglio perdermi nel tuo paradiso _ fu la risposta del marito e il bacio che le dette fu lungo, forte e ardente. Lei sorrise intimidita, mentre lui le sfilava i pettini dai capelli e glieli faceva ricadere sulle spalle in una cascata di boccoli biondi. Alessandra rabbrividì di piacere alla vista di quel corpo nudo ed eccitato così vicino a lei. Il membro del marito quasi la sfiorava. _ Vieni, mi adorada, ti slaccio il vestito _ e così dicendo la esortò a mostrargli la schiena. Lui si piegò verso di lei e si concentrò su quei numerosi e minuscoli ganci. Riuscì a sganciarne diversi in modo da sfilarle l'abito dalla testa. Vederla solo con la trasparente biancheria intima gli tolse il respiro. Poco dopo la fanciulla sentì la sua mano che le faceva scendere la spallina di raso del bustino e subito fu aggredita da un'ondata di calore che le s’irradiò dal ventre in tutto il corpo. Raul ammirò il voluttuoso corpo della fanciulla e indugiò per un momento sul seno pieno prima di scendere in basso. Alessandra finì di spogliarsi, con mani tremanti, il turgore dell'eccitamento del marito era uno stimolo a fare in fretta. Il desiderio di essere posseduta le pulsava nel ventre. Alessandra si sfilò le mutande di trinato; il battito del suo polso era accelerato dal desiderio. _ Non sarei capace di vivere senza di te _ bisbigliò lui, sfiorandole il capezzolo con il dorso della mano. Era incredibilmente bella, con la pelle morbida e lievemente abbronzata, con curve invitanti e generose.
Quel sussurrò le accarezzò i sensi e fu sopraffatta dal desiderio. Gli occhi dell'uomo scesero posandosi sulla vita sottile, sui fianchi rotondi e sulle lunghe gambe. Folti riccioli colore dell'oro nascondevano come uno scrigno la sua femminilità e Raul a quella vista soffocò un sospiro di eccitazione. Alessandra notò i suoi occhi divenire sempre più scuri, quasi neri per il desiderio, mentre perlustravano il suo corpo. Lo spagnolo stava piantato di fronte a lei, con il torace che si alzava ed abbassava freneticamente e le narici del naso che si dilatavano ritmicamente a ogni respiro affannoso. Il suo corpo imponente, le vene del collo ben visibili sotto la pelle, i muscoli tesi e nervosi e la fronte madida di sudore erano la prova di quanto la voleva. Raul percorse tutto il suo corpo con carezze sempre più ardite, sfiorandole il ventre e stringendole le natiche, per poi spostare la sua attenzione sui capezzoli che stuzzicò con dita sapienti fini a farli inturgidire, mentre la donna ansimava in preda a un tumulto di emozioni sconosciute. Ne raccolse uno fra le labbra succhiandolo con avidità, come fosse una ciliegia matura. La nobildonna respirava il profumo della sua pelle di maschio, percorrendogli il torace con carezze estenuanti. Lui intrecciò una mano in quella cascata lussureggiante di capelli biondissimi, spingendole la testa all'indietro. Le fece scorrere un dito lungo la linea morbida delle labbra che subito lei dischiuse sensualmente. Raccolse il suo dito tra le labbra, poi lo succhiò, lo leccò e lo titillò come fosse stata la punta di una fragola sugosa. Quei baci divennero sempre più profondi, le loro lingue s'incontravano e s'intrecciavano. Le mani del giovane continuavano a tormentarla con carezze sempre più ardite. L'uomo, che aveva preso a baciarle i capelli, si scostò in cerca del suo seno e per un attimo incontrò gli occhi della moglie, occhi in cui lesse una fiducia disarmante.
Lei che era pervasa da un'opprimente smania di sentire quelle mani forti su di sé, quel corpo massiccio premuto contro il suo, la bocca calda schiacciata sulla propria, raccolse il volto di lui fra le mani e con la lingua gli carezzò le labbra in modo afrodisiaco. Raul mugolò roco e rovesciò la testa all'indietro, mentre lei sentiva il ventre pulsarle e bruciarle come fuoco. Lei si stese sul letto e aprì le gambe per accoglierlo. Raul chiuse gli occhi e resistette all'impulso di prenderla subito. Quando li riaprì il suo sguardo era ancora più scuro per il desiderio represso. L'uomo rimase immobile, senza fare alcun tentativo di avvicinarsi ulteriormente. Poi di scatto le fu addosso. _ Lo sai quello che mi stai facendo, vero? _ le mormorò con espressione vibrante tirandola per i capelli selvaggiamente fino a guardarla negli occhi. _ Ti voglio, mi mujer. Non le fece male; Alessandra adorava quell'alternanza di dolcezza e brutalità. Raul la strinse tra le braccia possenti, accarezzandole i seni, finché non rotolarono sul letto, accesi dalla medesima bramosia. Poi la baciò con ione. La fanciulla si mise a cavalcioni su di lui e lo udì soffocare un gemito di sorpresa. Adesso non esisteva più Raul il dominatore, il conquistatore, colui che, fiero e autoritario, comandava su tutti e tutto. Erano due amanti alla pari, capaci di dare e ricevere in uguale misura. L'uomo rimase fermo, eccitato e impaziente. _Ti piaccio, Raul? Alessandra si accarezzò la pelle nuda, mordendosi le labbra per eccitarlo, anche se l'andaluso non ne aveva certo bisogno. _ Madre de Dios _ mormorò lui con voce roca, fissandole come ipnotizzato il seno. _ Impari in fretta, mi amor. _ Non lo sai che alcune volte gli allievi superano i maestri _ lo prese in giro lei,
mentre cercava di frenare i brividi che le scuotevano il corpo. _ Oh, Dios, Alejandra, mi fai impazzire _ gemette lui di piacere. _ Mi vuoi, amore. Vuoi fare l'amore, Raul _ giocherellò con una ciocca dei suoi capelli dorati. Poi, volutamente, prese la mano di lui e se la portò al seno. Un piccolo gemito interruppe il respiro affrettato di lui. Lo guardò. Teneva gli occhi chiusi e la bocca semiaperta; era stupendo nel suo godimento. Raul, eccitatissimo, le strinse il capezzolo tra le dita così forte da farle quasi male. Alessandra gridò di dolore misto a piacere; quella era una dolcissima tortura. Poi si chinò su di lui e gli baciò con dolcezza il collo, mordendogli sensualmente il lobo dell’orecchio. Quella sera voleva che il desiderio di Raul si accendesse di un fuoco indomabile. Per un prolungato e seducente attimo poggiò la bocca su quel petto villoso poi raccolse un capezzolo tra le labbra. La certezza dell'amore del marito e il desiderio di godere delle sensazioni provate la notte prima la rendevano ardita. Alessandra, ormai soggiogata, si apriva a lui come un fiore alla sensuale luce del sole. E Raul, che la teneva seduta sopra di sé, capì che era pronta per lui. _ Por el infierno! Senza più connettere, Raul l'afferrò, spingendole i fianchi verso il basso mentre sollevava il bacino per penetrarla. Il corpo teso e robusto di lui era nervoso come quello di un puledro. La penetrò con violenza e il grido della moglie riempì l'aria attorno. Quel grido violento, acuto e folle lo eccitò ancora di più. Poco dopo un attimo la lucidità lo colpì e si chiese se non le avesse fatto male,
tanto che bisbigliò: _ Mi dispiace, tesoro. Ma mentre pronunciava quelle parole, spinto da un bisogno impellente, la stava già sollevando di nuovo con il bacino, per farla poi discendere. Alessandra socchiuse le palpebre e assaporò le poderose spinte del marito. Emise un gemito e si puntellò con le mani sul petto di lui. Lei e Raul seguivano all'unisono il ritmo di quella cavalcata. Quella danza sensuale, fatta di spinte lente e profonde, la lasciava senza fiato a ogni affondo. Raul provò una miriade di sensazioni che penetrarono in lui con un impatto acuto e violento. Poi mugolò sottovoce sommerso dal piacere. _ Ti terrei dentro di me in eterno _ bisbigliò la moglie contro il suo volto. Lui aprì gli occhi lentamente e lei lo guardò con uno sguardo impudico. Quale magnifica seduttrice era quella Venere bionda. In risposta il sesso di lui si gonfiò dentro di lei e l'estasi improvvisa proruppe dalla sua bocca in lievi e sommessi gemiti. Alessandra tubava d'amore. Lo spagnolo era bello da togliere il fiato, tutto scuro contro le candide lenzuola ricamate. Era stesso sul letto, lucido di sudore e ancora ansante. Alessandra gli accarezzò il dorso umido, leccò il suo collo salato, muovendosi sopra di lui. Lo baciò con le labbra e lo leccò con la lingua seguendo quel ritmo con lentezza, mentre affondava le mani nei suoi capelli corvini. Raul in un impeto di desiderio ribaltò la posizione; eseguì la manovra con eleganza e delicatezza, grazie alla potenza dei suoi muscoli. _ Seguimi amore _ mormorò mentre le catturava la bocca. Gli occhi, le orecchie, il collo, niente sembrava al sicuro da quella bocca vogliosa. E le mani di lui cercarono i suoi seni torniti.
Sopraffatta dai sensi, Alessandra seguì il ritmo del compagno in quella corsa verso l'orgasmo. Prese il volto del marito tra le mani e gli abbassò la testa, mordicchiandogli le labbra e trattenendole tra i denti. Le mani callose dell'uomo le accarezzavano la pelle delicata e lievemente abbronzata, mentre la sua bocca assaporava quella di lei. Alessandra lo accolse nel suo cuore e nel suo corpo con amore. Si sollevò per seguire il ritmo del marito, tremando e gemendo sotto di lui. Si mossero insieme in una corsa forsennata. Lei tremava di desiderio e Raul vibrava d'estasi. Entrambi ardevano per la ione. Un piacere indescrivibile li travolse e continuarono ad accarezzarsi, baciarsi e a sussurrarsi nelle orecchie tutte quelle dolci frasi che la volta prima non si erano potuti dire. Spingevano l'andatura a un ritmo estenuante, prendendosi, donandosi, divorandosi, eccitandosi a vicenda. Raul voleva spingersi sempre più in profondità, perdendosi dentro di lei, abbattendosi contro quel corpo di donna ancora e ancora. Gli occhi della moglie remoti, velati e persi nel bisogno di appagare il proprio piacere erano un incentivo a correre più in fretta. Alessandra si muoveva sempre più rapidamente assecondando ogni spinta, desiderosa di quella seguente. Lui avvertì il crescendo dell'eccitazione della moglie e rabbrividì in attesa della prima ondata d'orgasmo. Lei sollevò freneticamente i fianchi per accoglierlo gemendo per l'urgenza selvaggia di raggiungere l'apice del piacere. Poi si abbandonò a quelle ondate di piacere che si abbattevano su di lei. Raul soffocò un grido contro la spalla di lei e raggiunsero insieme l'orgasmo. Poi lui rimase fermo, dentro quella nicchia morbida e pulsante. Lei lo tenne stretto a sé, profondamente immerso nella sua carne palpitante. _ Dio mio _ disse l'uomo sollevandosi sui gomiti e allontanandosi da lei. Era madido di sudore, ansante e non riusciva a parlare, pensare, respirare.
Alessandra lo guardò con gli occhi socchiusi, ancora sopraffatta dagli ultimi spasmi di piacere, mentre lui crollava accanto a lei. Qualche istante più tardi la ragazza, ancora affaticata, si rannicchiò nell'incavo della sua spalla. _ Stringimi forte _ sussurrò, troppo persa ancora in quel mondo di sensazioni stupende. Lui le scostò una ciocca di capelli dal viso e le carezzò una guancia. La baciò teneramente le labbra, un bacio dolce, gentile; poi le sorrise. Lei, sorridendogli di rimando, raccolse la sua mano fra le proprie e se la portò alla bocca baciandone il polso. Contro i capelli di lei, Raul mormorò: _ Non ci speravo quasi più. Lui la tenne stretta a sé in un abbraccio possessivo, continuando a carezzarle i capelli. _ In cosa?_ si meravigliò lei alzando la testa di scatto e incontrando il suo sguardo sensuale. _ Nel tuo amore. Ho un gran brutto carattere. _ Ah, su questo non si discute _ rise tentando di tenere a bada l'emozione che quell'uomo innescava in lei con un solo sguardo. Raul le sorrise di rimando e strofinò allegramente la guancia velata di barba contro il delicato viso di lei. Sembrava tutto così irreale, fantastico. La baciò di nuovo, stavolta con un' intensità e una ione che rinnovò in lei il desiderio. _ Oh, don Raul Estavez, siete incorreggibile _ lo redarguì lei guardandolo con malizia. _ Scusate, vostra grazia, ma non credevo di dovermi trattene _ le disse con un sorriso. Alessandra vide il suo volto chino su di lei e vi lesse gioia e amore.
Un amore che c'era sempre stato dentro di lui, ma che lei non era stata capace di scorgere per lungo tempo, per troppo tempo. Il sorriso di lei si spense, non appena sentì il suo sesso che la cercava ancora. La desiderava ancora e mai si sarebbe saziato di lei. La sensazione di trionfo che provò la rese quasi vittima della sua stessa sete sessuale, che ora ricominciava a propagarsi nel suo corpo con un'intensità inaudita, pur avendola appena soddisfatta. Raul aveva bisogno di lei come lei di lui. _Oh, caro, _ disse in un mormorio vellutato _ tu sei la luce dei miei occhi. Ti amo e ti amerò per il resto della vita. E pensare che sono stata sul punto di perderti per sempre. Premette le sue labbra contro quelle di lui e gli leccò la lingua con una tremula carezza. La reazione di Raul fu un mugolio di gola che l'esaltò. _ Questo è un mondo nuovo per me, Alejandra. Questo amore, questo desiderio, questa ossessione... tutto è ignoto. Non ero mai stato innamorato prima. I loro sguardi rimasero allacciati per alcuni istanti, attimi in cui lei gli disse nuovamente e silenziosamente quanto lo amasse. Raul chiuse gli occhi, incapace di credere che quella donna stupenda fosse tutta sua. Poi, non volendo resistere alla tentazione rappresentata della sue labbra, chinò la testa e la baciò, dicendo: _Oh, mi amata...oh mi vida, tú eres el amor. Quella sera d'estate fu il paradiso. Un paradiso d'intenso e profondo amore.