Respiri Di Vento 4m234n

Respiri di vento poesia

Rosa Parisi

Published by Giuseppe Meligrana Editore

Copyright Meligrana Editore, 2013 Copyright Rosa Parisi, 2013

Tutti i diritti riservati ISBN: 9788868150563

Presentazione di Pasquale De Luca

In copertina: “Intinimità” di Vittorio Corona, 2012, 70x100 cm, olio e gesso acrilico su tavola, collezione privata

All’interno: immagini copyright Vittorio Corona www.viktor.it

Meligrana Editore Via della Vittoria, 14 – 89861, Tropea (VV) Tel. (+ 39) 0963 600007 – (+ 39) 338 6157041 www.meligranaeditore.com [email protected]

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INDICE

Frontespizio

Colophon

Licenza d’uso

Rosa Parisi

Copertina

Presentazione

Dedica

Respiri di vento

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Licenza d’uso

Questo ebook è concesso in uso per l’intrattenimento personale. Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone. Se si desidera condividere questo ebook con un’altra persona, acquista una copia aggiuntiva per ogni destinatario. Se state leggendo questo ebook e non lo avete acquistato per il vostro unico utilizzo, si prega di acquistare la propria copia. Grazie per il rispetto al duro lavoro di quest’autore.

Rosa Parisi

Rosa Parisi è nata a Maierato, in Calabria, nel 1946. Emigrata a Milano a undici anni con la famiglia, si è sposata giovanissima. Madre di tre figli, nel 1978 entra a lavorare in FIAT. Ha partecipato a numerosi concorsi poetici ottenendo spesso lodevoli segnalazioni. Ha pubblicato nel 2006 “Se partorissi un vecchio”, silloge poetica edita da Libro Italiano World.

Presentazione

Aprire questo libro di poesie di Rosa Parisi è come trovarsi di fronte a un grande telo dove scorrono in sequenza immagini di vita. E ciò è vero, in quanto la poetessa, al suo secondo affacciarsi nella vetrina dell’editoria, ci consente, leggendo, di vedere il film della vita nelle diverse sue sfaccettature, in diversi momenti e luoghi dell’esistenza umana. È un libro agile nella sua composizione poetica e variopinto nei temi proposti. Un insieme di flash su momenti particolari, con una spennellata di colori per rappresentare situazioni da meditare o sentimenti dell’animo umano da condividere. In esso, infatti, si trova un percorso di vita, quasi un antico sentiero, che ti porta, di volta in volta, a soffermarti su un aspetto limitato immerso nell’universale. Amicizia, amore, lavoro, lotte sociali, nostalgia, ricordi, rimpianti sono argomenti trattati con capacità artistica adeguata alla specificità dell’assunto tematico di ogni componimento, che, nella sua dimensione, nella sua strutturazione utilizza in modo appropriato lo strumento tipico della poesia, cioè la parola. È con la parola e con l’uso accorto di essa che l’A. esprime all’altro se stessa e i suoi sentimenti in una panoramica multidirezionale della vita con immagini da prendere e gustare per la sostanza del contenuto e per la loro bellezza formale. Ma non solo la parola, che si staglia e si mette in risalto sulla pagina bianca, caratterizza la poesia della poetessa. Lei utilizza con sapiente moderazione anche gli spazi che invitano il lettore ad una pausa riflessiva e gli consentono di apprezzare di più le liriche in tutta la loro bellezza artistica e contenutistica, in tutta la loro armonia, permettendogli, quindi, di avvicinarsi il più possibile al messaggio in esse presente e di partecipare emotivamente ai sentimenti espressi dalla poetessa. Sono immagini vivide, ben definite, senza sfumature, senza asprezze di forma anche quando il tema, forse, lo avrebbe consentito: il lavoro, l’emigrazione, le lotte operaie, la situazione in fabbrica, l’emarginazione. La poetessa non corre il pericolo di andare al grido, di scendere alla rabbia: osserva, partecipa, denuncia, e la denuncia si placa sul foglio di carta come foglia d’autunno che plana leggera e si adagia portata a terra dalla bufera.

Molto sentito l’amore per la sua terra di Calabria, Maierato il suo paese d’origine, che porta nel cuore e le fanno esprimere sentimenti di nostalgia per il vecchio tempo ato portato come tesoro nel suo cuore, per i luoghi della sua gioventù che disegna con cromatismi e parole in una esplosione di colori. Non mancano gli affetti per le persone care, familiari, amici, compagni di lavoro, portati a noi in una dimensione reale, equilibrata, senza esagerazioni, ma con spontaneità e sincerità. Sarebbe lungo il dire sulle poesie di Rosa Parisi, sul suo modo di poetare, sulla serenità della sua poesia, sul suo modo di aprire l’animo suo a noi che leggiamo, ma noi non vogliamo appesantire il discorso con elucubrazioni dottorali che nulla porterebbero di più al piacere della lettura. Vogliamo, però, in chiusura, aggiungere che la poetessa, anche quando parla di sentimenti della propria intimità, non cade nell’inti-mismo sdolcinato ma ce li presenta leggeri con un tocco d’ala. Un invito: gustiamo la bellezza delle sue poesie, che, infine, è la bellezza della Poesia.

Pasquale De Luca

A miei nipoti, Greta e Federico.

Respiri di vento

Ad un amico (a G.)

Ad un amico si dice tutto, ad un amico si guarda dentro, si respira insieme, si ride insieme, aprendogli l’anima. Guardando le cime degli alberi, mi ritorni in mente tu, amico mio dall’animo cristallino, i tuoi occhi specchio d’infinito ti rivedo come i flash lampeggianti delle fotografie e provo sensazioni di pienezza e d’incanto.

Ombra

Quando sarò un’ombra l’essere si dissolverà nel vento, fusione col fruscio delle foglie.

Quando il tempo avrà fatto il suo corso, non avrò più parola, non più sentimento, non più occhi per guardare, ma ora sono qui, viva, voglio vedere, sentire, gridare. Voglio esserci.

Andiamo in alto (lotte operaie)

Non siamo mai saliti tanto in alto, ma avevamo dignità, non siamo mai saliti così tanto in alto per lavorare, per continuare a lavorare, per noi, per i nostri figli, per il nostro futuro.

In questo gelo che incombe tutto si offusca, anche le lacrime sono finite, ma non siamo morti, abbiamo tanta rabbia dentro per ritornare a ruggire.

Come ci imbruttiscono le umiliazioni, le frustrazioni, come non siamo uomini, eppure apparteniamo al genere umano!

Come ci annientano le parole inutili dette in alto, da chi ha dimenticato la parola dignità, da chi invertendo la rotta potrebbe risolvere quel poco

che ci è sempre stato dato.

Non eravamo mai saliti così in alto.

Crocifisso

Staccami dal muro, portami con te, aiutami a camminare, cura le mie ferite, guardami negli occhi, non picchiarmi se ho sete e mi fermo per bere, non torturarmi se ho fame e mangio qualche frutto, guarda quanti crocefissi come me sono nudi, dormono per terra, non hanno niente, pensavano di avere le braccia, non importava se gialle, bianche o nere, non sono servite a nulla, tu sei mio fratello? Portami dentro di te, non appendermi al muro, non serve a nulla sono solo un pezzo di legno.

Brandelli di rabbia

La tua figura mi appare offuscata dalla luce opaca dei finestroni del capannone, il tuo o di uomo stanco, i tuoi capelli sbiaditi dal tempo, la tua voce roca frutto di lunghi anni di reparto verniciatura, non servi più a nulla, non sei competitivo, non hai più nulla da dire. Aprendo il tuo scarno bagaglio butti al vento gli ultimi brandelli di rabbia.

La mia terra (Calabria)

Hanno sporcato la mia terra nuvola bianca nel cielo azzurro di aprile profumo di timidi germogli.

Hanno sporcato di sangue la mia terra piena di sole e di notti stellate.

I sogni dei bimbi sono di fiaba nella mia terra meravigliosa al canto di antiche ninne nanne si addormentano volando su aquiloni.

Quando all’alba il sole dietro il monte appare i sogni si dissolvono man mano, e ci si trova vecchi aspettando di ritornar bambini.

Pensiero (a Marco e Maria Rosa)

Vola pensiero, vola, diceva la nonna quando il calice alzava per brindare alla vita, all’amore. Corra il vostro pensiero libero su distese azzurre di campi di lino, su mari di messi dorate, su argentei uliveti, su cieli notturni, nel vostro viaggio vi illumini il faro per approdi sereni. Il vostro amore sia sempre vivo come fiamma nel focolare e gioite di questo meraviglioso dono che è la vita. Buona fortuna.

A Stefania

Guardo i tuoi occhi e rivedo distese di campi di grano e papaveri rossi, il vento leggero nelle notti d’estate ripete il verso dei grilli.

Sguardi

Occhi che vedono, occhi che guardano, occhi che scrutano, sognano, ridono. Occhi di giovani uomini allegri, occhi di vecchi acquosi pieni di malinconia, occhi come libri da leggere, senza veli, la verità non si cela. Sguardi muti che parlano, denunciano, si indignano. Occhi senza bisogno di suoni per esprimere sentimenti, angosce, malinconie. Occhi accesi di fuoco e rabbia per ingiustizie subite, occhi fissi nel vuoto dietro le sbarre per diritti negati. Occhi spenti dall’egoismo, cecità senza speranza.

Maternità

Io donna, con questo fardello in grembo, sono invincibile, inarrivabile, potente e immortale, senza presunzione, la mia missione è trasmettere la vita, l’universo, l’eterno.

Chi siamo noi?

Chi siamo noi che non vediamo il visibile? Chi siamo noi che non ci riconosciamo negli altri? Chi siamo noi che giudichiamo e lanciamo parole come pietre? Che siamo noi che non riusciamo a tendere la mano? Chi siamo?

Ritorno (Maierato)

Ritorno lungo il sentiero che porta nei campi, nella mia terra, nel paese dove nacqui, ritrovo le cose antiche che lasciai nell’età in cui la realtà si confonde con il sogno.

Partii un giorno, sul solito treno insieme a mia madre, il treno delle valigie di cartone, mi sdoppiai lasciando un po’ di me in ogni cosa, una profonda tristezza mi pervase guardando gli occhi della mia gente.

Mia madre sul treno mi guardò dicendomi: “Vedrai che poi per noi tutto cambierà”, povera mamma che mangia meglio andando in pensione!

Nella grande metropoli, l’urlo delle sirene delle acciaierie si confuse con il canto del gallo nelle aie,

le grandi macchine giganti di acciaio con la trebbia nel mese delle messi.

Molto confuso fu questo mio vivere, mio padre mi disse sempre: “Vai a studiare così non dovrai fare l’operaia, non porterai gli scatoloni sulle spalle, i padroni non ti comanderanno a bacchetta, avranno più rispetto!” povero padre mio, che tipo di lavoro aveva svolto?

Dici sempre: “Domani si vedrà, domani speriamo”, domani sempre domani e vivi la vita sperando. La sirena delle dieci suona, spezza il silenzio nella nebbia, davanti alle acciaierie FALK, gli uomini-formiche entrano negli alti forni con le loro borse piene di “domani si vedrà”.

Canti di donne

Se ascolti per un attimo la tua maglietta di cotone, senti il canto della donna che lo raccolse,

ritornano alla mente visioni di giovani donne al telaio, allegri rintocchi nel meriggio assolato.

ano veloci distese azzurre di campi di lino, e le fiumare limpide con la tela da curare. Che quadri di antichi ricordi!

Arrivano a sera portati dal vento canti di donne, da lontane risaie, da campi di grano, da uliveti sperduti.

Il tempo trascorre e io, donna del 2000, con tante angosce miste a speranze, non voglio annullare la mia volontà, voglio essere viva!

Arrivano lamenti di donne impietrite dal dolore, che protestano nelle piazze, madri di tossicodipendenti, di disoccupati. Com’è difficile mantenere la dignità!

Ad Enrico

Quella mattina mi venne un tuffo al cuore, per te caro compagno che te ne andavi… non mi sembrò vero.

È ato del tempo, il distacco da te è stato duro. Ma ora il pensiero tuo ritorna nitido e fresco, carico di valori, e mi accompagni come guida sicura in questo mondo di lupi.

Il tuo vivere, il tuo tuffarti in mezzo alla gente che lavora, ha fatto trovare alla vita una dimensione vera, vivere con dignità.

Con te, alla fine, diventare voce dei più deboli è la più grande eredità che hai lasciato.

A volte, caro compagno Enrico,

mi succede di rincontrarti negli occhi e nel saluto di qualcuno, tu non sei morto! Il tuo pensiero vive!

Ninna nanna

Mi ricordo che la mamma mi cantò la ninna nanna nella casa contadina nel dialetto caro al cuore.

Mi cantò la ninna nanna per farmi addormentare per non aver paura dentro il buio della sera.

È scolpito dentro al cuore il calore del suo abbraccio io le orme sue ricalco.

Canto anch’io la ninna nanna ma il tempo mi è volato mi ritrovo già adulta con i figli già a vent’anni.

A vent’anni son già pronti, son già pronti per la guerra, canterò la ninna nanna sulle bare come culle forte tanto griderò chi mi udranno tutte le mamme della terra.

Il campo di papaveri

Oggi nella mia terra non fioriscono i papaveri e gli uccelli non volano bassi nei campi di grano.

Si vede ogni giorno fiorire cadaveri di giovani uomini, e di sangue son pieni i fossati.

La pioggia che lava ogni tanto le testa ingrigite, e gli occhi di pietra di donne e bambini, non vedono più fiorire la vita e guardano basso.

Futuro

Quando ti accorgesti donna del tuo stato, tenesti nascosto per paura il tuo segreto, paura di perdere il posto di lavoro, la sicurezza del domani per tuo figlio, ti si spezzano i reni donna! Otto lunghissime ore in piedi alla catena di montaggio.

Il tuo pensiero corre veloce, pensi al domani che sarà, la tua vita fatta di speranze.

Una sera tornando a casa nella tua intimità, quella almeno è tua! Tienila stretta donna al tuo uomo annunci la lieta nuova, gioite insieme per il nuovo uomo che verrà.

Donna pensi al futuro di tuo figlio,

alla dignità e lavori spezzandoti i reni, mentre pensi sogni e speri… uno strappo, un dolore acuto, uno svenimento, e muoiono sulla catena di montaggio i tuoi sogni più belli. Nessuno si è accorto, donna, del tuo grande segreto.

La maschera

Ho messo la maschera per sorridere per piangere, per fingere, ho coperto le mie lacerazioni, i miei desideri, ho spento le mie speranze, e sono apparsa sul palcoscenico con te…

Il volto tuo illuminato dalla luce dei riflettori, gli applausi senza fine, mi accorgo di piangere, nessuno mi vede, la mia maschera sorride.

Il mio tempo, il tuo tempo trascorso, il mio sogno di vivere e gioisco pensando a domani, che mi sembra lontano e irreale, poi mi scuoto e da un suono di voce mi accorgo di abbracciarti in finzione.

Quando esco in mezzo alla folla,

tanti simili vedo, come in un grande carnevale, mi appare una realtà deformata, non vera come in un quadro con firma d’autore.

In questa grande parata tutti insieme balliamo e teniamo la maschera stretta, accollata e pensiamo alle nostre ansie, ai nostri perché non risolti, alle nostre manie, ai nostri volti affissi sui manifesti, alle nostre proteste, alle nostre virtù mai lodate, alle nostre voglie mai soddisfatte, a un letto sudato dove affogano amarezze, ioni, speranze…

A Massimo

Il tuo sguardo si posa su un fiore, il tuo sogno è potere volare, la realtà è cruda come il vento gelido, il tuo cane ti tiene compagnia, la battaglia che combatti da solo è dura. Tua madre e tuo padre sempre vigili su te. La gente intorno è indifferente, il tempo è crudele, stai gridando, nessuno il tuo urlo, sei dolce con quella mescolanza di sentimenti, con quel segreto amore smisurato che traspare guardandoti. In punta di piedi te ne sei andato nel vento, gridando vi amo!

La terra

Calda la terra accoglie abbandoni di tenere braccia. Le ali del sogno ti portano via, non ti tiene nessuno e nel vento ti posano in braccio alla luna.

Silenzio

Odi la voce del silenzio, muta la bocca e stanche le membra, ascoltati e senti ciò che l’animo ti vuole dire.

La tavolozza (ai pittori)

A voi dell’iride che attraverso il colore interpretate e scavate i pensieri più profondi, trasportate sulla tela le emozioni più intime, la natura nella sua forma più autentica, voi che con i colori giocate, vi rallegrate, vi rattristate, voi tutti insieme magnifico arcobaleno. Voi scultori del tempo, meravigliose creature che ogni giorno regalate con la vostra fantasia un senso di voi, dando un senso alla vita. Non esistono colori nel genere umano che non ci appartengano, i colori siamo noi.

L’uomo sabbia (a Federico, un giorno di mare)

Abbiamo affondato i nostri piedi nella sabbia, là dove le onde arrivano lente a ricongiungersi con l’acqua della fiumarella, fra libellule e farfalle. Siamo entrati nella favola dell’uomo che corre nella sabbia edificandosi tra le dune, per ritornare uomo libero. Le tue piccole orme davanti, le mie a seguirti, più grandi, vissute. Io con te per vivere a pieno il giorno che arriva, che muore col sole che affonda nel mare. Io correrò sempre con te solo, anche quando il tempo sarà solo tuo. Io ci sarò per affondare le radici nei tuoi cinque anni giovani, freschi, per specchiarmi sempre nei tuoi grandi occhi di velluto,

nel tuo profumo di pasticcino fresco, nel tuo sorriso argentino.

Profumo di terra

Le foglie d’autunno ingiallite si staccano dagli alberi, l’una dopo l’altra, ad ogni alito di vento. Il cielo gonfio di nuvole accenna una pioggia sottile, un odore di terra esala e si perde nell’aria, le siepi nascondono animali intimiditi, le colorano fiori e bacche. Il monte si staglia nel cielo scuro e in fondo alla valle la fiumara sembra un serpente d’argento. I vecchi casolari e le capanne sembrano rannicchiarsi, mentre la pioggia cade più forte, scrosciando sulle foglie del fico, del pero, dell’ulivo, come profuma la mia terra! I contadini intorno al fuoco raccontano storie lontane di fiabe ad occhi sgranati di bimbi.

Capovolgimenti

Che strano vedere quell’uomo a cavallo quel sentiero, prima contorto, ora appare diritto nel sole. La vita al tramonto e quell’uomo un tempo umiliato, frustrato, ora appare sereno e va incontro alla vita che resta.

Trovarsi

La neve copre di bianco il mio paese di pietra, ho un fratello fanciullo che rivedo in un flash con pezzi di legno si inventa gli sci, vivendo la vita, rivedo luci lontane, colline e presepi, del mandarino sento l’intenso profumo, rivedo la tavola con noci, fichi, castagne, con canti e inni e profumo di vino, un grande fuoco arde nel focolare e scalda la dolce assemblea, coi visi di tutti i miei cari, un lungo, lunghissimo abbraccio, mentre la neve continua a ovattare questo dolce Natale,

trovarsi significa tutto.

Violenza

Violenza del tempo che vivo, che cosa è violenza? La guardia caduta vicino al ricercato, due giovani quarant’anni insieme. Il cuore non regge alle prove, violenza sessuale, emarginazione, che freddo stanotte dormire sulle panchine! Con misto di alcol e droga, ti trovi all’alba livido, e non sai neppure di esistere. Violenza psicologica, poco logica, niente psico è meglio adottare robot, non c’è nulla da perdere.

A Punta Faro

Sono seduta davanti a questo mare, spettacolo della natura, in questo angolo di mondo che cade a picco sul mare, sprofondando nell’azzurro. Lo stretto è là, poco lontano, le isole si contano ad una ad una, è un’emozione che toglie il respiro, un gabbiano vola leggiadro nel tramonto violento, rosso di fuoco. Voglio star qui con me stessa, ascoltandomi.

Nudi

Spogliamoci nudi in quest’aria profumata di terra, di sole, di vento, di pioggia, noi ,viaggiatori di questo pianeta, liberiamoci degli egoismi così come la natura ci ha partoriti. Corriamo leggeri nei prati, assaporando l’infinito, cercando l’essenza pura, respirando la vita, ritrovandoci.

A Eluana (lettera del padre)

Mia cara Eluana sei partita un giorno ormai lontano da noi, senza poterci salutare, è come il vento che violento a, ti ha portata lontano, lontano, chi sa dove… Non hai più visto albe e tramonti, non hai sentito voci, suoni, freddo, paura, dolore, gioia, non sei più stata. Ti amo dovunque tu sia, che strano sopravvivere a te! Non è stata pazienza la mia è stata disperazione, rabbia, rassegnazione. È difficile capire cosa succede dentro di noi, io, per l’amore che provo per te, non posso contraddirti, è difficile essere adulti! La tua volontà espressa è diventato il mio cruccio, il tempo si allontana sempre di più da te,

è come addentrarsi in un antro scuro, e la speranza viene meno. È la vita! Ma anche questo è amore. Sarebbe bello pensarti addormentata, appoggiata a un albero guardando la linea dell’orizzonte.

A come aquilone

Un messaggio da lanciare con le donne per le donne con tante leggi da applicare. No! Alla violenza sessuale. Sì! Alla maternità responsabile. Sì! All’amore per i bambini. No! All’abbandono degli anziani. Sì! Ai diritti umani. Sì! All’uomo.

L come libertà, uno slogan che diventa realtà.

Nascita (guerre)

Alla luce tragica del primo giorno tra maschere varie si pensa sia già carnevale.

Sospiri di luna (notte tropeana)

Il sole muore affondando dolcemente nel mare, si accendono qua e là luci sulle colline specchiandosi nell’acqua. La luna piena, luminosa, manda un chiarore illuminando i tetti delle case, i vicoli, le fontane, i vecchi portali. La notte di Tropea è dolce e magica, un profumo intenso di gelsomino ti inebria risvegliando i sensi. Si respira un’aria dolcissima, le palme disegnano ombre che riportano alla mente antiche emozioni, le bandiere sono fisse come in assenza di gravità. Il mare si stende come un gigante infinito. Il rumore dei miei i mi accompagna, è come vivere una piccola eternità, rompono il silenzio le note di un pianoforte

che si confonde col frangersi delle onde sugli scogli.

Vorrei poter pregare (diritti universali)

Vorrei poter pregare quel Dio in cui credo, vorrei sentirmi fratello degli altri miei simili, vorrei comunicare che ci sono, non solo per essere umiliato, ma per appartenere su questo pianeta alla natura, al sole che mi scalda, al vento, alla pioggia, alle carezze dei miei bimbi, vorrei poi trovarmi la sera con tutti a bere insieme, cantare insieme, ognuno insieme al suo Dio.

Milano

Milano, approdo di nebbie e sirene, di tram, di metrò, profumo di pane, di braccia, sudore e fatica, Milano, Alfa Romeo, Motta, Martini, le scritte di piazza Loreto in alternanza di neon. Milano, i colombi sulla mano, una foto ricordo con sfondo il Duomo. Milano immigrata, serate, sorrisi, dialetti diversi, un solo intento, il pezzo di pane. Milano notturna, la prima alla Scala, le uova marce sul vestito di seta, Milano, il Museo, l’Acquario, Brera, Leonardo da Vinci con l’ultima cena. Milano, lavoro, speranze, coscienza,

Milano, San Siro con bandiere al vento, sogno che si realizza. Milano, giardini, con bimbi e vecchi signori che parlan tra loro, Milano, viali brulicanti di donne, di viados e gente per bene. Milano rannicchiata in vecchie coperte e cartoni, col gelo che incombe, col niente che muto denuncia. Milano sincera, la Madonnina, Milano Centrale, la Galleria, il ballo notturno, Milano, diritti, dignità, Milano, amore, abbraccio fuggente!

Il silenzio delle ciminiere

Tacciono le ciminiere e nel silenzio rievochi il tempo avvolto dalla nebbia, del sudore e della fatica di uomini che non hanno mai visto il sole, degli uomini che fanno la storia. L’edera si abbarbica sugli alti muri di cinta con filo spinato che rievoca fantasmi lontani, sembra abbracciare il tutto custodendo segreti, sospiri, lamenti, risate. Le sirene non suonano più, paziente e continua speranza di chi, un giorno, visse in silenzio aspettando il domani, una notte di stelle di tempi che furono e poi tutto tacque per sempre.

Il saluto

Il più bel saluto lo incontro ogni mattina sul viale alberato, l’omino che raccoglie foglie secche nel vento d’autunno si inchina e mi aiuta a vivere.

A mio padre (incontro con la madre)

Vi vedo giovane, padre, scolpito di roccia, ricordi di racconti vicini al cuore, premurosa in cerca di Voi, alta, altera, mia nonna. Vostra madre, sorriso splendente, nella pioggia e nel sole, sicuro rifugio. Vi trova, Vi abbraccia. Ripartite per il Vostro viaggio coperto di notti stellate, di inverni ventosi. Il sorriso, il Vostro, lo stesso di lei, conosciuto attraverso il Vostro dire, il Vostro sentire, traspare l’amore fatto non di lunghi e continui trascorsi insieme, ma di pochi momenti che la vita Vi ha riservato.

La fiamma che brilla nel focolare fa giochi di luce sul volto, sul Vostro sorriso splendente lo stesso di Lei.

Voci

Silenzio, le sento lo voci. Nelle cime altissime degli alberi, nel canto delle cicale, nel meriggio assolato, nella pioggia sottile, le sento nel cuore le voci che furono e ora son solo respiri di vento.

Tempo di bandiere (a Giovanni dell’Autobianchi)

Era tempo di bandiere alte, sventolanti, era il tempo, caro compagno dai capelli bianchi, di discussioni accese, di ioni, seduti in circolo nella piccola stanza del C.D.F. cercando di trovare noi stessi. Faticosamente condividevamo le scelte di alcuni, e avamo quei meravigliosi momenti senza intralci, senza dubbi.

Non è soltanto nostalgia, caro compagno, e una rabbia che sale da dentro per questa impotenza, si muore, compagno, senza neppure darsi un saluto.

A mia madre

Sono entrata nella tua vita in quel mattino di maggio, pieno di sole, fra voli di rondini e verdi sentieri, mi hai tenuta sempre per mano, nelle sere buie di tempesta mi sono scaldata al calore del tuo abbraccio, in momenti di sconforto il tuo grande equilibrio, la tua risata da bambina, i tuoi silenzi forzati, il tuo dare tutto senza nulla ricevere, il tuo disinteresse voluto perché rimanga di te qualcosa da rimproverarti, mi hanno fatta crescere, mi aiutano a vivere. Le tue gambe hanno camminato tanto, in prati fioriti, sotto uliveti sperduti, in campi di grano, ti rivedo indietro nel tempo, il vento scompiglia i tuoi capelli. Sei giovane e bella nella tua semplicità. Nella tua lunga vita hai seminato amore,

gioia, spensieratezza.

Tu sei qui, sempre presente, sento che viaggeremo sempre insieme.

Droga

Che sorte è mai questa? Sentire che il tempo ti sfugge di mano, ti senti il vigore del corpo morire, speranze e illusioni ate, sfumate, tra le nebbie di un grigio mattino.

Le madri

Verso il tramonto le madri vanno verso la grande fossa. Il cuore indurito, lo sguardo che vaga nello spazio, cercano l’amore, le idee che sono state soffocate sotto un mucchio di terra. I bimbi, che un giorno giocavano a girotondo, ora giacciono guardando il cielo, con sulle labbra un grido di libertà. Le donne che un giorno amarono il loro uomo e dal loro amore nacquero bimbi che amarono i loro simili e desiderarono con forza quella libertà per la quale furono massacrati. Quale dubbio atroce, quale maledizione? Questo annientarsi fa vedere i volti muti che, come sfingi, lanciano la loro sfida di dolore nel tempo.

Viaggio terrestre

Sul pianeta astronave si viaggia da secoli, per destinazione ignota, e l’uomo si muove incosciente, immaturo, dove si dirige la grande famiglia terrestre? Su quale spiaggia di quale oceano galattico approderà la nave? E l’uomo butterà via i suoi egoismi, le sue bassezze, i suoi errori? Si continua a stare insieme seminando morte, l’ultimo fiume secco, l’ultima pianta scheletrita, l’ultima carcassa animale. L’uomo cerca acqua sorgente, la sua essenza. Cieco e vuoto, si abbandona e dorme, sognando mondi lontani.

Meteora (a Dante)

Ti abbiamo scoperto, meteora meravigliosa, un giorno d’agosto caldo, con l’azzurro intenso del cielo, onde spumeggianti, vento leggero. Eri sorridente, bellissimo, con i tuoi entusiasmi da bambino. Ti abbiamo amato e attraverso il dire degli altri, ti abbiamo conosciuto per il tuo altruismo. Che tesoro ci siamo persi! Un giorno può valere una vita, te ne sei andato in punta di piedi lasciando di te un ricordo che è vita, ancora in giovane età, quando i frutti della semina non sono stati colti, quando chi ti ha amato vive in un sogno, perché sei stato sogno,

te ne sei andato, lasciando dietro di te sorrisi e gioia. Meteora che a nel cielo stellato delle notti d’agosto, veloce, leggera, per far sì che con te ci si trovi ogni giorno con un sorriso, per continuare a vivere.

La casa sotterranea

Alla stazione del metrò vedo uomini frettolosi avvolti in caldi paltò.

Cammino con la solitudine, invano stasera si vede un sorriso. Finisco seduta sugli scalini nel solito canto, qualcuno mi guarda e poi va, l’alcool mi aiuta a sentirmi più viva, un fumo leggero mi avvolge e si spande via via.

Le donne di San Lucio

Le donne di San Lucio guardano il cielo azzurro con gli occhi di ragazze innamorate.

Le donne di San Lucio partoriscono bambini e sognano il domani.

Le donne di San Lucio piangono i loro figli sulle pietre sotto il sole, vestite a lutto.

Le donne di San Lucio gridano il loro dolore e maledicono il giorno che amarono.

M

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