Marco Cerani
Dante Rap Dalla terzina dantesca alla metrica rap Poesia moderna sperimentale
Borè s.r.l.
Titolo | Dante Rap
Autore | Marco Cerani
Illustrazione di copertina | Marco Cerani
ISBN | 9788891146205
Prima edizione digitale: 2014
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Introduzione
Che lo si immagini con la testa coronata d'alloro o con un cappellino da rapper, Dante è stato uomo prima ancora che poeta. Politicamente e moralmente schierato, consapevole già in tempi a noi lontani della rovina di un paese, il nostro, che sembra non abbia mai goduto di un momento di tranquillità, di trasparenza, di onestà. Come padre della Commedia, Dante è uomo, poeta e guelfo bianco. Come Marco Cerani egli è uomo, giornalista d'assalto e avversario di una politica sciatta e disonesta che ha mandato in malora il paese e i suoi stessi abitanti. Dante scende in campo, si sporca le mani: ieri e oggi – grazie alla riproposizione in chiave moderna del suo personaggio, Dante rap – conosce, guarda, interroga, ascolta persino i colpevoli, quelli che sono stati condannati all'eterna pena. Giudica, distingue tra il bene e il male, perché per quanto si cerchi di bollare questo comportamento come ingiusto e “fuori moda”, anche la sola consapevolezza dell'esistenza di questi due opposti, delle due differenti strade che possiamo imboccare attraverso le nostre azioni, ci distingue dal resto delle specie viventi come uomini. È la certezza che il nostro rapper targato 1265 non perde mai, e ci richiama a fare altrettanto, vagando con il fidato Virgilio di bolgia in bolgia, di quartiere in quartiere, tra i mali del mondo che, ano decenni, ano secoli ma restano sempre gli stessi: l'avidità, l'egoismo, la violenza che rendono schiavo l'uomo, sviliscono il mondo, rendono il bene un sogno lontano e nostalgico. Dalla rivoluzione della terzina dantesca, alla rivoluzione del padre della lingua italiana che si fa giornalista d'assalto in rima: cambia l'involucro, non la sostanza, il messaggio. Il protagonista del viaggio nelle “profondità del quartiere” ci consegna con un messaggio, lancia un monito al cambiamento vecchio almeno quanto la Commedia: tocca all'uomo guardarsi allo specchio e cambiare. Può leggere grandi classici o avvicinarsi a essi tramite vesti nuove – dalla terzina dantesca alla metrica rap –, può informarsi restando comodamente seduto in poltrona o scendendo all'inferno, cercando la notizia, l'orrore che ci accompagna quotidianamente, nascosto dietro le porte degli appartamenti o nello sguardo di chi è schiacciato dalle banche e dalla vergogna, nella paura di una donna a dire “basta”.
È il momento di vestire i panni di Dante e di lasciarsi guidare da un moderno Virgilio, il nostro autore, nella discesa che porterà a risalire la cima: a noi non resta che decidere i tempi.
Publio Virgilio Marone, mantovano poeta dell'antica Roma ha vissuto tra il 70 e il 19 a. C. Frequentando una scuola di Napoli si accostò alla filosofia epicurea. Di lui si ricordano delle opere straordinarie quali: le Bucoliche, le Georgiche e l'Eneide, poema epico della latinità. Divenne maestro di stile e di sapienza filosofica; addirittura profeta grazie alla male interpretazione delle Egloghe. Virgilio compare già nel primo canto della Commedia di Dante rivestendo il ruolo di accompagnatore del poeta fiorentino nel viaggio attraverso l'inferno. “Dante rap” - Virgi è un giovane che vive ai margini della società in un grande quartiere periferico dove vige una legge contrapposta alla legalità.
Tempo: 140 beats per minuto. Virgi - Ti sbatto in faccia questa storia / non per dartela da bere / ma succede questo / tra le vie del mio quartiere. Ti mostrerò le vie / di anime spacciate / di chi ha toccato il fondo / di persone disperate. Questo è il nostro ghetto / qui nessuno è perfetto / una bestemmia e via / questa è la periferia. La menata qui non regge / qui dimora un'altra legge / una legge imperfetta / chiude il cuore in una stretta. Quale futuro, niente / per chi qui vive da sempre / siamo sempre in lotta / siete: Figli di mignotta. Figli di un paese / non s'arriva a fine mese / di padri fatti a pezzi / il mercato alza i prezzi. La legge di mercato / sulla fronte ci ha bollato / resto nel mio ghetto / io ragazzo maledetto. Per la gente sono Virgi, / Virgi è un bravo ragazzo / ma fatela finita / ci avete rotto il cazzo!
Dante nacque in un'importante famiglia fiorentina: gli Alighieri. Il padre Alighiero di Bellincione e la madre Bella o Gabriella degli Abati. Famiglia legata alla corrente guelfa; un'alleanza politica in opposizione ai ghibellini. Gli stessi guelfi si divisero poi in guelfi bianchi, fazione del Dante, e guelfi neri. L'anno di nascita è presunto attorno al 1265, così come il giorno e il mese che si stima tra il 14-21 maggio e il 13-21 giugno. A dodici anni fu concordato il matrimonio con Gemma. Da Gemma, Dante ebbe tre figli: Jacopo, Pietro e Antonia, e plausibilmente un quarto: «Iohannes filius Dantis Aligherii de Florentia». Morì a Ravenna il 14 settembre 1321, ando dalle paludose Valli di Comacchio, di ritorno da un'ambasceria a Venezia, contraendo la malaria. La
Commedia si stima venne scritta in un lungo periodo compreso tra il 1300 e andando ben oltre il 1316. In realtà della vita di Dante si hanno poche certezze: date, avvenimenti, carriera politica... È stata fatta dagli storici una ricostruzione in base a un'irrisoria documentazione e ai suoi riferimenti letterari. Le opere: Il fiore e detto d'amore, Le rime, Vita nova, Convivio, De vulgari eloquentia, De monarchia, Commedia, Epistola XIII a Cangrande della Scala, Egloghe. “Dante rap” - Dante è un giornalista che vuole vedere con i suoi occhi il degrado della periferia per poi poterlo descrivere, raccontare, denunciare. Dante - Io sono un giornalista / dirigo una rivista / mio padre mi ha obbligato: / «Non sarai un esodato!». Il mio nome è Dante / per alcuni anche Durante / un nome bello strano / è un nome italiano. Alighiero o Alighieri / non firmo volentieri / sarà stata una svista / un'infermiera casinista. Sono fiorentino / non sono ghibellino / sono con i bianchi / non siamo nati stanchi. Del mille e duecento / e sessantacinque / non comprendo questa data / no, non mi convince. Nato sotto il segno / dei gemelli un giorno in meno / vivendo in una boccia / neanche l'amore sboccia. Mia madre Donna Bella / e poi mi sposo Gemma / son padre ho quattro figli / no, tu non mi somigli. Tu non mi somigli / mi riferisco al quarto / non ne son sicuro / questo è un fattaccio oscuro. Ricco e affaccendato / mi comporto da smodato / non resto mai al mio posto / io sono un tipo tosto. Sono un ingranaggio / vorrei vedere il maggio / 'sto andazzo mi fa schifo / mi dimetto dal partito. Adesso scrivo in rap / facendo un nuovo step / me ne sbatto per davvero / quel che conta è il mio pensiero! Se le rime son baciate / le terzine incasinate / non ci metto attenzione / alla costruzione. Un linguaggio nuovo / un linguaggio aperto / raccontiamo il mondo / in un modo un po' diverso. E se chi mi ascolta / ha un'esistenza vera / madre mia che invidia / la mia è sempre nera. Non posso dire adesso / cosa mi sia successo / tutto questo l'ho sognato / oppure è un fatto conclamato? Il mio pensiero si fa triste / di cose io ne ho viste / mi chiedo e son sincero / ma questo mondo è vero? Prendo carta e penna / la biro nera non va bene / per raccontare ora / della gente e le sue pene. Quel posto sembra eterno / lo chiamano anche inferno / sarà un scoop scontato / ma lì non c'è lo stato.
Il viaggio di Dante tra le miserie umane comincia ai piedi di un colle, ma il suo cammino sarà ostacolato da tre fiere: una lonza, un leone e una lupa che rappresentano rispettivamente la lussuria, la superbia, e l'avidità. Sopraggiungerà Virgilio, simbolo dell'umana ragione, per aiutarlo nel proseguimento del viaggio, rinfrancandolo della venuta futura del veltro, simbolo della salvezza dell'umanità. 1 - Scendo per la strada / accendo il motorino / mi si avvicina un extra / mi vende un accendino. Per giungere al quartiere / giro la manetta / finisco dentro ai rovi / m'ha punito la mia fretta. Ripiglio il motorino / c'è la collinetta / si parte da quel posto / si registra la diretta. C'è un po' di movimento / è movimento ondulatorio / di sicuro queste donne / non sono d'oratorio. Si fa della lussuria / dai, in fondo niente male / si paga per del sesso / niente di anormale. Del segno dell'ariete / dice sono la ragazza / sono nata in una strada / la mia vita è nella piazza. Arriva un cazzone / di nome fa Leone / ha l'accento russo / di sicuro è il suo pappone. Sempre a caccia di denaro / apre la bocca il delinquente: / «Non ho ben capito / che ci fai tra la mia gente». Da tre vizi capitali / sono circondato / vizi che hanno un nome / che diventano persone. Non è il mio ermo colle / alla cima punto il dito / non sono a Recanati / qui non si vive all'infinito. Sghignazza un ragazzetto / si atteggia da pirlone / gli allungo un cento euro / per fare il cicerone. «Oh zio! Che vai guardando?» / urla il poppante sbraitando / datti una grossa scossa / il tempo sta bannando. «Piacere sono Virgi / dov'è che vuoi andare? / Ma ne sei sicuro? / Serve il lasciaare». Mi racconta a tratti / un po' della sua storia / ma non mi frega niente / sembra solo oratoria. Mentre camminiamo / comincia a blaterare / di un giorno nuovo / senza il malaffare. Dice: «Verrà zio Veltro / un tipo alto e svelto / con sembianze di un levriero / costruirà un mondo vero. Sarà forse un papa / o un imperatore / di questa società / lui sarà il dottore. Non metterà cerotti / non verserà unguenti / schiaccerà il male / per delle nuove menti. Andiamo ora Dante / io ti farò da guida / tra la folla di persone / e le loro grida.
Dante non capisce perché gli sia concesso di vedere il regno del male: soltanto a Enea e a San Paolo fu permessa una simile eccezione. Comincia a temere che il viaggio sia pura follia, frutto di presunzione e di superbia. Virgilio spiega di essere stato inviato da Beatrice.
“Dante rap” - Virgi è innamorato di Beatrice alla quale vorrebbe dare un futuro migliore ed è per questo motivo che aiuta Dante, perché lui possa denunciare il marcio della società. 2 - «Io non sono Enea / nemmeno il Santo Paolo / voglio far di questo viaggio / voglio farne uno sballo. Ti sto dando aiuto / cercherò di essere scaltro / in nome di una tipa / che merita ben altro. Lei si chiama Beatrice / la sua vita è ispiratrice / vorrei darle un futuro / per questo faccio il duro.»
Dante entra nel girone degli ignavi, coloro che non presero mai parte, che non si schierarono né con il bene né con il male. “Dante rap” - Virgi fa notare a Dante una scritta su un muro e gli racconta come l'omertà abbia portato alla degenerazione una situazione già compromessa. 3 - Siamo dentro nel quartiere / quartiere di anime dannate / lasciate ogni speranza / ragazzi voi che entrate! Gemiti urla e pianti / e lamenti acuti / non frega a nessuno / di portarci degli aiuti. Quelli al tavolino / si fanno i cazzi loro / la paura è troppa / e mi astengo dalla lotta. L'omertà pazzesca / fa crescere la tresca / ammazzano la gente / e nessuno ha visto niente.
Al di là dal fiume Acheronte, entrano nel primo cerchio: il limbo. Furono salvati da questo luogo i patriarchi quali Adamo, Abele, Isacco... Dante si sofferma a parlare con i più grandi poeti della storia tra cui Omero e Ovidio. “Dante rap” - Abele, il prete del quartiere, circondato da malelingue che con la coscienza sporca si proclamano poeti virtuosi portatori di saggezza. 4 - Incontriamo don Abele / che prova a fare il suo mestiere / sanno tutti il suo da fare / ci vuole battezzare. Se la tirano i bigotti / sono insieme a don Abele / con il cuore da teppisti / sono Davide e Rachele. Noi siamo i poeti / noi ci siamo eletti / e non ci confondete / coi poeti maledetti.
Secondo cerchio. Minosse, dopo aver fatto confessare le colpe, avvolge la sua coda tante volte quanto è il numero del cerchio al quale invia le anime dannate. Qui si trovano in una bufera che travolge i lussuriosi fra i quali Dante riconosce i famigerati sca da Polenta e Paolo Malatesta. “Dante rap” - Il giudizio gratuito e spesso fasullo della gente rovina la vita delle persone. Paolo e sca sono due ragazzi del quartiere come tanti. 5 - Blatera Minosse / spara un sacco di cazzate / a tutti stampa un timbro / vuol sapere le menate. Ci spia dalla porta / s'inventa e ti rovina / sparando un'infamata / in un cerchio ti destina. Non ragiona la ragione / sottomessa alla ione / ti fa fare le cazzate / e lo sai che son cagate. Chi non sa la storia / di Paolo e sca / del loro forte amore / come una tempesta? Quindi molto attento / caro ragazzotto / a chi ti siede accanto / leggendo Lancillotto. Le labbra si incontrarono / su un libro di folklore / amor c'ha nullo amato / non sono un traditore. / Ma sì, lei è sca / lei è del quartiere / alla scala 7 A / lei è la figlia del barbiere. Scende in Dateo / frequenta il liceo / lei è tanto bella / lei è la mia stella. Nel terzo cerchio si trovano i peccatori di gola che vengono dilaniati da un cerbero. Qui Ciacco parla della politica fiorentina, spingendosi a profetizzare avvenimenti futuri. “Dante rap” - Al posto di Firenze, Ciacco parla della Milano odierna. 6 – Davanti alla clèr¹ / insieme al panettiere / sta seduto il Ciacco / un vecchio golosaccio. Tra un morso e l'altro / sorride sputacchiando / ogni sua parola / va politicizzando. Questa Milano cara / piena di capricci / è una Milano amara / che soffre per i vizi.
Nel quarto cerchio si trovano i prodighi e gli avari e Pluto, il custode, parla in una lingua sconosciuta. “Dante rap” - Pluto parla un misto di dialetti ma, nonostante l'incomprensibilità del linguaggio, è chiaro il suo invito a donare agli altri. 7 - «Pape Satàn!» urlando / sta arrivando Pluto / lui non è un peluche / non è fatto di velluto. Quanti so' i dialetti / che me tocca d'ascoltare / chi viven i
piougiat / in tanti come rat². Papi e cardinali / qui ci son gli avari / con le braccine corte / accantonano denari. Dimmi cosa importa / cosa vuoi mangiare / bere e dormire / ma non t'agitare. Tutti gli uccelli in cielo / hanno una dimora / nessuno ci fa caso / e nessuno su lavora. La fortuna bacia / con tutta la sua audacia / chi dona i propri averi / e lo fa anche volentieri. Così nel mondo nasce / l'idea del diritto / se si manda a nanna / quell'idea del profitto. Non ci sono ricchi / nemmeno poveracci / ma dicendo questa cosa / noi si a per dei pazzi.
Dante e Virgilio costeggiano lo Stige e vengono traghettati da Flegiàs sino alle mura di Dite. Durante la traversata si accende un battibecco tra Dante e l'arrogante Filippo Argenti. “Dante rap” – Avanzando nel cuore del quartiere, scatta l'allarme. Dante e Virgi vengono intercettati dai “pali”. Interviene Filippo per bloccarli. 8 – Vedo due fiammelle / sono certo due accendini / avvisano qualcuno / alcuni estranei son vicini. Una macchina veloce / sgomma e va di fretta / è il nocchiero di quartiere / ora so cosa ci aspetta. Ci assale il tipo è un macho / con il fare da incazzato / ha le spalle larghe / e dice: «Fuori dalle palle». Scuote l'auto shakerando / Filippo ci da addosso / anche Virgi grida: / «Ma levati di dosso». Occhio ora fratello / siamo in zona Dite / là le torri popolari / plasmano le vite.
L'attesa alle porte di Dite si protrae mentre Megera, Tesifone e Aletto preannunciano l'arrivo di Medusa. La porta si apre, Dante e Virgilio entrano in una pianura disseminata di tombe scoperchiate dove giacciono gli eretici. “Dante rap”- Dante e Virgi si trovano in un luogo dove le persone scomparse in realtà giacciono morte ammazzate per aver infastidito il boss della zona. 9 – È il Mobile Primo / che il tutto fa girare / anche tutto quello / che non puoi immaginare. Dalle torri arrivano / tre coi capelli rasta / anche loro come tanti / hanno le mani in pasta. Chiamano Medusa / tieni la bocca chiusa / lei non fa grandi storie / non ha mai chiesto scusa. Qui sono sepolti / una cifra di scomparsi / poi vanno in trasmissione / cioè in televisione. Chi
racconta puttanate / chi dice eresie / finisce in una fossa / e senza fare le magie. Dante incontra Farinata degli Uberti esponente ghibellino e negatore dell'immortalità dell'anima. Farinata e Dante scivolano in un dibattito politico profetizzando anche il futuro esilio di Dante. “Dante rap” – Dopo aver scambiato poche parole, decidono saggiamente di allontanarsi da quel luogo e trovare un posto sicuro dove continuare a dialogare. 10 – Lo vedi il sesto tipo / quell'uomo un po' maturo / è Farinata degli Uberti / lui prevede anche il futuro. L'anima è ribelle / muore insieme alla tua pelle / nessun dio ha ragione / non c'è resurrezione. Anche al centro di Milano / nella via della Spiga / legge le carte la megera / vede sempre solo sfiga. Andiamo a sederci / in un luogo un po' tranquillo / sul muretto avanti casa / lì nessuno almeno spara. Dimmi cos'altro vuoi sapere / dello schifo che c'è intorno / cosa serve ai mass-media / qui ci scrivi la Commedia.
Virgilio illustra come i dannati siano divisi secondo la malvagità delle loro colpe in violenti e fraudolenti. Un Minotauro è a guardia del settimo cerchio e tenta inutilmente di ostacolarli. Nel fiume Flegetonte si trovano i violenti contro il prossimo. Di guardia c'è Chirone a capo dei centauri. “Dante rap” – Virgi elenca a Dante i mali del mondo, puntando il dito contro coloro che picchiano le donne. 11 / 12 – Violenti, fraudolenti / usurai e incontinenti / c'è chi usa anche le mani / un linguaggio da indolenti. Vedi quella donna / dall'altra parte della strada / suo marito beve / suo marito l'ha picchiata. Un numero verde e un bendaggio / a quella serve del coraggio / da Chirone deve andare / il bastardo a denunciare. Nel settimo cerchio Pier della Vigna spiega i motivi che lo hanno spinto a suicidarsi. Le anime dei suicidi sono trasformate in alberi della selva e straziati dalle Arpie. Nel terzo girone del settimo cerchio sono presenti i bestemmiatori,
gli usurai e i sodomiti. 13 / 14 – Sì, sai perché succede / che quando una è disperata / con una corda al collo / la trovi impiccata. Quello ne ha combinate / anche le figlie violentate / per lui non c'è ragione / a che gli serve la prigione?
Brunetto Latini, uomo politico e intellettuale attacca duramente il comportamento morale e politico delle fazioni fiorentine. Indica altri sodomiti, come lui tutti intellettuali e illustri letterati. Guido Guerra, Tegghiaio Aldobrandi e Jacopo Rusticucci chiedono a Dante della situazione di Firenze. Dante colpevolizza i nuovi ceti dirigenti. 15 / 16 – Alla fine è la politica / la politica cialtrona / loro sono troppo attenti / a salvare la poltrona. Sono i nuovi dirigenti / e giù un fiume di parole / i fatti contingenti / rovinano le scuole.
17 Gerione, un mostro alato aspetta Dante e Virgilio per portarli in fondo al baratro. Mentre lo raggiungono incontrano gli usurai, i violenti contro la natura e l'arte umana. 18 Ora sono nell'ottavo cerchio diviso in dieci fossati. Qui si trovano ruffiani e seduttori tra i quali è presente Giasone. 19 Nella terza bolgia vi sono gli ecclesiastici che fecero compravendita di cose sacre. 20 Nella quarta bolgia ci sono indovini, maghe e fattucchieri. 21 Quinta bolgia: vi si trovano i barattieri, pubblici amministratori che si arricchiscono vendendo favori (Malacoda). 22 Scortati da dieci diavoli proseguono il cammino cercando di riconoscere qualche altro barattiere. 23 La nuova bolgia è affollata dagli ipocriti (Catalano dei Malavolti). 24 Settima bolgia; il luogo è infestato da serpenti. Qui vi si trovano i ladri (Vanni Fucci). 25 Vanni Fucci sfida Dio. I ladri subiscono delle metamorfosi. 26 Nel canto XXVI Dante e Virgilio ascoltano la storia di Ulisse del cavallo di Troia e del viaggio oltre le colonne d'Ercole. 27 Guido da Montefeltro chiede della situazione politica romagnola. Guido da Montefeltro è condannato per frode e inganno. 28 Nella nona bolgia vi si trova chi seminò discordia. Qui Dante incontra Maometto, Pier da Medicina, il tribuno Curione... 29 Nona e decima bolgia dell'ottavo cerchio dove sono puniti i seminatori di discordia, i falsari e gli alchimisti. 30 Dante incontra Schicchi e Mirra: uno ottenne favori da un testamento, l'altro commise adulterio.
“Dante rap” – Gerione è uno sfrattato per morosità e racconta brevemente il suo dramma umano. Ha incontrato nella sua vita allibratori, usurai, indovini e barattieri. Il discorso poi si allarga abbracciando tutti i mali del mondo. 17 / 30 – Si ferma anche lui al muretto / Gerione è senza casa / la banca ha fatto il dito / l'usuraio l'ha colpito. Sono ruffiani e seduttori / del mercato allibratori / poi lo spread si alza / e tu resti nella palta. Ho provato andare in chiesa / a chiedere un po' aiuto / vendi un calice d'argento / io riavrò il mio appartamento. Ho chiesto anche a Teresia / lei fa l'indovina / ti pela dieci euro / per dirti: «È un fatto serio». Mi ha proposto Malacoda / di fare un baratto / cosa dovrei scambiare? / Non ho più niente io da dare. Alla fine tutto il mondo / è un paese ed è rotondo / la gente è tutta uguale / basta solo intascare. Ora tolgo anche la rima / tanto al rap non serve / vado via in scioltezza / a raccontare l'amarezza. Il muretto è sempre stato / un posto un po' per tutti / e in tanti si è parlato / di futuro e mondo nuovo. Ma troppo spesso incontri / gente come Catalano³ / tipi come Vanni Fucci⁴ / Ulisse⁵ e Gianni Schicchi . Additiamo con disprezzo / i ladri e i traditori / con la doppietta in braccio: / «Stai lontano dal mio orto». Facciamo tutti quanti / dài, un minuto di galera / vai dietro la lavagna / con la bocca chiusa. Nel mondo nuovo in futuro / non c'è spazio per le guerre / né per quelle silenziose / né per quelle roboanti. Burundi e Filippine / Israele e Palestina / India, Congo e Sri Lanka / sono guerre tralasciate. Turchia, Cecenia, Nepal / Pakistan, Somalia e Sudan / Georgia, Perù e Uganda / la follia le ha logorate. El Salvador, Colombia / Iraq ed ex Birmania / Liberia e Kosovo / fratelli senza terra.
31 Virgilio mostra a Dante Nembrot il costruttore della torre di Babele e Fialte che sfidò Giove. Trasportati da Anteo arrivano alla distesa ghiacciata di Cocito. 32 Nel nono cerchio trovano i traditori dei congiunti, dei parenti e della patria. 33 Nella terza regione del Cocito giacciono i traditori degli ospiti. La fine del canto recita una dura filippica contro i genovesi. 34 Nella Giudecca sono puniti i traditori dei benefattori. Nella distesa ghiacciata, al centro, si trova lucifero. Nelle sue tre bocche vengono tormentati i traditori di Dio e dell'impero: Giuda Iscariota, Bruto e Cassio. Scivolando sul corpo di Lucifero, i due poeti si
ritrovano nell'emisfero opposto, all'aria aperta. La di Babele torre / 11, 1-9⁷ / Dio ti punisce / con 100 lingue nuove. Fai il saputello / vuoi lo sgabello / fai la saccentona / attaccata alla poltrona. Il potere sì fa gola / il potere sì onora / non hai mai lavorato / sino d'oggi ancora.
Cambio battute È la terra dei fuochi / e in TV solo cuochi / e la mafia e i suoi giochi / sei un pesce fuor dall'acqua // e nuoti. Sei sotto scorta / non molli la torta / un'altra volta / hanno bussato a pugno duro alla // tua porta. Seduto in tribunale / non ho fatto del male / è una storia marginale / i carabinieri hanno paura: // è normale! E mi si accusa d'accidia / anche d'avarizia / sono pieno di malizia / vostro onore dico // ch'è invidia! Il ragazzo di stamane / sulla panchina / con l'ago nel braccio / è già da tempo che si sente // uno straccio. Ha tradito la morale / di una famiglia normale / ma dentro lui sta male / la madre lo ha cacciato senza // manco pensare. Lei è rimasta incinta / e ha sempre fatto finta / lui l'ha convinta / l'ha abbandonata con un figlio // respinta.
Cambio battute Virgi – Ti ho sbattuto in faccia / la realtà, il palese / di certo non si cambia / affogando in un bicchiere. In pochi hanno a cuore / il senso e le parole / di un nuovo ordine mondiale / di un mondo un po' speciale. Il tempo è scaduto / tutto è accaduto / troppa gente ha goduto / di un paese ormai svenduto. La verità è una / non sta sopra la luna / se non si cambia l'uomo / non si a dalla cruna.
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1 Dialetto lombardo: saracinesca.
2 Dialetto milanese: Qui vivono i pidocchi, e sono tanti come i topi.
3 Canto XXIII: ipocrita.
4 Canto XXIV: ladro sacrilego.
5 Canto XXVI: consigliere fraudolento.
6 Canto XXX: Gianni Schicchi dè Cavalcanti, falsario di persona.
7 Genesi 11, 1-9
Altri titoli dello stesso autore
Narrativa – Poesia Tutto qui! ottobre 2011 / narrativa ISBN: 9788866183792 - Editore: Youcanprint
Dicotomia marzo 2012 / narrativa ISBN: 9788866187165 - Editore: Youcanprint
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La quinta stagione e ½ marzo 2013 / poesia ISBN: 9788891105424 - Editore: Youcanprint
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giugno 2013 / narrativa ISBN: 9788891113566 - Editore: Youcanprint
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Third Millennium Cowboys Manuale tecnico di monta americana agosto 2007 / manuale tecnico ISBN: 9788861780682 - Editore UNI Service
La longia Appunti tecnici complementari luglio 2012 / manuale tecnico ISBN: 9788891116574 - Editore: Youcanprint
Libri fotografici
Trii oeucc gennaio 2014 / libro fotografico (edizione digitale) ISBN:978889113012 - Editore: Youcanprint
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