Il pane al profumo di mare
Racconto di Elisa Barbaro
Titolo | Il pane al profumo di mare Autore | Elisa Barbaro ISBN | 9788891157843 Prima edizione digitale: 2014
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800x600 A ovest dell'Isola di smeraldo esiste un piccolo paese chiamato Kinvara, che si affaccia sull'azzurro dell'Oceano Atlantico. Il pittoresco villaggio di pescatori ha pochi abitanti cordiali e sorridenti, che la mattina si dedicano alle attività legate alla pesca e la sera si incontrano nel piccolo pub del paese a cantare canzoni irlandesi. Qui, dove ancora qualcuno parla il gaelico, mi sono smarrita un giorno di qualche anno fa, quando ancora ero una studentessa appena laureata, e ho incontrato la simpatia degli abitanti che si sono prodigati affinché la mia permanenza diventasse un po' più lunga del previsto.
I giorni avano spensierati come quando si è in vacanza, poi i soldi iniziarono a scarseggiare ed ecco un'idea: perché non guadagnare qualche spicciolo aiutando la vecchietta del paese che vende torte e pane nella piccola bottega di fronte al porticciolo? Giusto per sopravvivere ancora qualche mese e poi tornare a casa e cercare un lavoro in un’azienda di marketing.
La signorina Mc Court fu lieta di avere un aiuto e, più di ogni altra cosa, qualcuno con cui parlare. Nonostante i suoi 75 anni, la vecchina non si stancava mai di cucinare torte e infornare il pane. Teneva i lunghi capelli azzurrini raccolti in una crocchia e un grembiule ormai logoro annodato in vita.
Iniziai ad aiutarla di buon mattino e tra una torta profumata e una forma di brown bread alle erbe mi raccontava di quando la sua famiglia conobbe la miseria. Fu quando, successivamente, l'economia si riprese che iniziò a fare il pane, come a voler dire “ho chiuso con la fame, d'ora in poi sulla mia tavola non mancherà più nulla.”
Aveva cominciato a preparare dolci un po' per gioco, poi, i pescatori che tornavano al mattino, dopo una battuta di pesca, iniziarono ad apprezzare il
caffè caldo e una fetta delle sue torte appena sfornate.
La bottega del pane era sempre affollata fino a ora di pranzo. Non era un locale grandissimo, c'erano pochi tavolini di legno, vecchie sedie di paglia e alcuni sgabelli lungo il bancone dove le torte venivano messe in bella mostra. All’esterno i muri bianchissimi contrastavano il nero del tetto di paglia, mentre le piccole finestre e la porta d'ingresso erano colorate di azzurro.
I pescatori entravano nella bottega per un caffè o semplicemente per chiacchierare con la signorina Mc Court e con me. Ero diventata la novità del paese: una laureata in economia che invece di “fare business” si era ritrovata a sfornare il pane in un paese ai confini del tempo.
“È una cosa temporanea”, mi ripetevo “un altro mese e poi torno a casa”, ma il tempo ava. Prima di cena eggiavo vicino al mare guardando le onde, mai uguali, dell’oceano e la sera mi rifugiavo al caldo del pub a cantar canzoni che, con il tempo, mi erano divenute familiari.
Erano ati otto mesi dal mio arrivo, ormai al villaggio conoscevo tutti e ci si salutava sempre con un sorriso.
Un giorno, notai uno dei pescatori che frequentavano la bottega. Dopo il lavoro sedeva con gli amici a sorseggiare il suo caffè, ma, al contrario degli altri uomini, non guardava fuori dalle finestre, ma seguiva i miei movimenti mentre lavoravo dietro il banco o servivo i clienti al tavolo. Presi coraggio e gli chiesi il suo nome. “Mike” mi rispose.
Aveva i capelli scuri come la torba che d'inverno si brucia nei camini delle case,
e gli occhi azzurri come il mare che affrontava. Mi disse che amava il suo lavoro, aveva una barca e una piccola ditta di famiglia che gestiva insieme al fratello.
Giorno dopo giorno i sorrisi divennero più frequenti e Mike mi invitò alla festa dell'isola, così la chiamava, era il Saint Patrick's day. La giornata fu splendida, un caldo sole invernale, come mai nessun abitante di Kinvara ricordava di aver visto nel mese di marzo. Mi aveva chiesto di incontrarci nella piazza del paese di buon mattino perché, poi scoprii, non voleva sprecare nessun minuto di quella giornata con me.
Dopo la parata, eggiammo lungo la baia e lì, avvicinando il mio viso al suo sentii che odorava di mare e guardandolo negli occhi mi persi in quell'azzurro. Avvicinò le sue labbra alle mie e mi bacio con dolcezza, mi guardò negli occhi e sorridendo mi disse “profumi di pane appena sfornato”.
Non lasciai mai più quell'isola.
Kinvara è il mio villaggio. I suoi abitanti sono la mia famiglia. Mike è mio marito.
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