Il Torrente Della Vita 2x1e1h

Antonio Bini

Il torrente della vita

Versi di segale

Titolo originale: “Il torrente della vita"

© 2014 Giovane Holden Edizioni Sas - Viareggio (Lu)

I edizione cartacea aprile 2014

ISBN edizione cartacea: 978-88-6396-484-4

I edizione e-book giugno 2014

ISBN edizione e-book: 978-88-6396-501-8

www.giovaneholden.it

[email protected]

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Antonio Bini www.giovaneholden.it/autori-antoniobini.html

Indice dei contenuti

Introduzione Luce Caro papà Vagiti Bambini di Chernobyl Terre promesse Donne in germoglio Occhi di bimbi A Mariele Ventre Corteo Il sogno Chi come quando Amore È vera gioia Sì Prua Papà Mi tocca…

Spiagge Luisa Dolore Campi di battaglia Amico nemico A costo di Ultimo viaggio Camposanto L’ultima porta Essere Al di là Le barbate Angeli dei corridoi Dr. Dimmi Padre A Massimo (Troisi) Ilaria Silvia Regina di fiori Per te donna La perla

Mareggiata L’onda Arcobaleno Autunno Nuvole grigie Braccia Corso mascherato Ulisse Solitudine Proprio Ho visto Età L'Autore

A colui

che mi ha portato

sulle spalle

affinché gioissi

nel vedere il mondo

e che un’unica volta

ho portato sulle spalle

affinché salutasse il mondo

in cui aveva gioito.

A mio padre.

Introduzione

Il torrente della vita. Metafora dell’insieme delle esperienze: della vita di ciascuno, della vite più diverse, delle esperienze comunitarie.

Inno alla vita e alla sua complessità, alle fatiche e alle contraddizioni, alle gioie e alle sconfitte, alle amarezze e ai gusti… dove conoscenza e saggezza non si oppongono né si conseguono ma si alternano in uno scambio continuo, in una gara senza vincitori laddove la conoscenza aggiunge qualcosa ogni giorno e la saggezza abbandona qualcosa ogni giorno.

La vita è per me: ione, forza docile e indomabile (non si dice: non ce l’ho fatta!... bensì non ce l’ho fatta più!), cambiamento continuo, sguardo diversamente vedente (morte = prospettiva fissa).

Idealmente, questa mia silloge poetica può considerarsi suddivisa in quattro parti che si combinano e si alternano:

- nascita - infanzia - crescita (esplosione di vita);

- amore - matrimonio - figli (leggerezza di vita);

- fatica - dolore - solitudine (durezza di vita);

- personaggi - età - saggezza (speranza di vita, contrario di aspettativa).

Antonio Bini

Luce

Sospeso nel tempo

non conto i miei giorni

circondato d’abbracci

smisurato il mio spazio.

Immerso nel vuoto

ma avvolto di luce

non bramo tramonti

né pelle arrossata.

Contemplo lo sguardo

di chi mi contiene

informe e incompleto

emano bellezza.

Indugio all’oblio

ignoro il sapere

mi beo della pace

in cui giace il mio corpo.

Ma ecco un sussulto

e l’argine è rotto

si svuota il mio mare

e cerco un approdo.

Lo chiamano giorno

ma l’ombra contende

lo spazio alla luce

creando il contorno.

Ed ora sono nato

venuto nel mondo

dov’ero già prima

felice del tutto.

E parlano di me

venuto alla luce

rinchiuso in un tempo

in un libero spazio.

Ebbene io l’amo

la vita che priva

di spazi infiniti

e ingannevoli sogni.

Sono qui sono vivo

contemplo il creato

mi chiamano per nome

è il mio, sono io.

(venuto alla luce…)

Caro papà

Io ricordo…

tante volte

mi hai preso per mano

ma io…

tante volte

mi hai parlato

e io…

tante volte

siamo stati in silenzio

tante volte

ci siamo guardati

tante volte

ci siamo sfiorati

abbiamo cantato insieme

abbiamo camminato insieme

abbiamo lavorato e sudato insieme

abbiamo pregato insieme

scusa

se un giorno

non ti ho più dato

il bacio della buonanotte.

(accanto a lui… diventato grande)

Vagiti

Sguardo

che indulge impotente

sul grido di lei

resa donna.

Generosa

dischiude

il suo fiore alla vita

incurante di pena.

Finché occhi socchiusi

spremono labbra viola

per un grido strozzato

…stupore!

(finalmente un annuncio gioioso!)

Bambini di Chernobyl

Scarne chiome bionde

sotto grondini al vento

dietro i monti

un sole straniero.

Vociare allegro

di parole sconosciute

sogni e malinconia

fra castelli di sabbia.

Calci d’affetto

a un mare non più Nero

calci di rabbia

alla sabbia e al vento

nostalgia di prati verdi.

(eggiare sulla spiaggia

e sentirsi fortunati, degni di invidia)

Terre promesse

Sul volto il sorriso

negli occhi speranza

il sogno nel cuore

le mani sudate.

Sciogliete le vele

presto, salpate!

Il vento è propizio

il mare vi attende

fendete le onde

impostate la rotta.

La stella polare

nel buio risplende.

(pescatori provetti fissano il mare aspirando di crescere)

(fidanzati promessi sposi stanno

in trepida attesa del gran giorno)

Donne in germoglio

I suoi teneri germogli

tra le foglie fan cucù

pronte a offrire dolci frutti

se dal sole avranno baci.

Quella vite che li espone

pare vizza nel suo tronco

ma con forza succhia ancora

dolce linfa dalla terra.

Per coprire con le foglie

e proteggere da intemperie

i suoi frutti benedetti

e portarli a compimento.

Quindi il lungo nutrimento

sotto il sole dell’estate

renderà gustosi chicchi

per la gioia di chi coglie.

Lei non può che rallegrarsi

di far crescere bellezza

pur temendo quali mani

fra i suoi rami coglieranno.

Se quel frutto che matura

sarà tanto prelibato

troverà dei vignaioli

che sapranno degustarlo.

(una donna che ha sofferto,

osserva crescere le sue bimbe)

Occhi di bimbi

Dagli occhi dei bimbi

m’è apparsa la gioia.

Negli occhi dei bimbi

ho letto speranza.

Sugli occhi dei bimbi

ho visto l’ardore.

Per gli occhi dei bimbi

s’è il mio amore.

Sono puri quegli occhi

lavati dai pianti

mai vinti ricercano

incontri di sguardi.

Se specchio dell’anima

è l’occhio di un uomo

con gli occhi dei bimbi

ho visto chi sono.

Su quelle pupille

che brillano di luce

quel bimbo che ero

mi ride e dà pace.

(dopo un incontro con un gruppo di scolari)

A Mariele Ventre

Grandissimi occhi ridenti

brillano sol per te

“bel bimbo senza denti:

tirami fuori un re”!

Le dita lunghe e scarne

che pare sfuggano alle mani

mentre roteano nell’aria

disegnano allegri brani.

Il corpo minuto e asciutto

si muove in sintonia

col coro in armonia

nell’uno fanno un tutto.

Vi do tutto il mio Tempo

mi fate innamorare

sì che posso gustare

la gioia ogni momento.

Dal cielo stanno chiamando

non posso rimanere

fa’ dolce mio Signore

che possano perdurare.

A lei che dovrà domani

al posto mio restare

dai pure gioiose mani

per bimbi da far cantare.

Dall’alto coi Cherubini

felice vedrò con loro

il coro dei miei bambini

dello Zecchino d’Oro.

(a colei che ha colorato di musica la nostra vita)

Corteo

Urla

schiamazzi

festa per strada

gioia

sorrisi spalmati sui volti.

Speranza nel cuore

vicino al ricordo

memoria custode

del bene operato.

Le mani sui drappi

e sulle bandiere

di mille colori

e di un unico sogno

un cuore che vince

paura che muore.

(tantissimi giovani manifestano

per un mondo senza mafie e senza paure)

Il sogno

Mi addormentai

per il o stanco

sognai di avere

il o lieto:

nel lavorare

nel servire

nell’amare.

Mi svegliai

fui pronto

mi guardai intorno

ricominciai a sognare:

di avere il o lieto

nel lavorare

nel servire

nell’amare.

Mai ho abbandonato

quel sogno

perché so

che le mie sicurezze

una ad una

cadranno tutte

da quel momento

il mio o

sarà sempre lieto:

nel lavorare

nel servire

nell’amare.

(ho sognato di perdere tutte le mie sicurezze)

Chi come quando

Disegnano i soli

lunghe parabole

mentre mi sorridono

e mi baciano.

Così visi di donna

mi appaiono

e scompaiono

non sempre col sorriso

giammai con un bacio.

Nessun sole che corre

si ferma da me

ma il suo arco nel cielo

m’irradia di luce

mi scalda le membra.

Tanta grazia mi sfiora

m’inonda di profumo

ma nessuna si ferma

nessuna m’abbraccia

è bellezza fugace che a

e mi sfugge.

Quale timida viola

bagnerò con le labbra?

Quale pelle di seta

sfiorerò con le dita?

Chi alzerà le sue ali,

accogliendo il mio canto?

Chi aprirà la corolla

che io possa succhiare?

Inesperto è il mio cuore

frutti acerbi le membra

quanto tempo m’attende

per trovare pienezza?

Distendo come un falco

le mie ali alla brezza

getto sguardi furtivi

per carpire una preda.

Oramai sono forte

per mature compagne

ma la caccia non giova

e la corte non basta.

Vago solo all’intorno

e il mio senso non vede

dove posso appoggiarmi

costruire il mio nido.

Abbandono il mio oggi

laggiù nell’infinito

che solo conosce

le mie speranze

il mio domani.

(la lunga attesa di un amore)

Amore

Tu solo

rimani

a me presente

perenne letizia

di ogni giorno.

(nel buio del mondo una sola certezza)

È vera gioia

È vera gioia

restare sorpresi

dal chiarore dell’aurora

che squarcia e disperde le ombre

di una notte tenebrosa.

È vera gioia

scorgere lo spuntare del sole

e sentire il cuore

palpitare nell’attesa

che la sua luce buchi l’infinito

e venga a baciare il nostro viso.

È vera gioia

percepire la presenza

di un amico che ci sfiora

ci protegge

con la sua ombra.

È vera gioia

nell’accogliere chi ci visita

poter offrire

un sorso d’amicizia.

È vera gioia

perdersi nell’incontro

dei nostri sguardi

al sussurro di quel sì.

È vera gioia

prendersi per mano

e trepidando muovere

i primi i incerti

nell’oggi che ci vede uno.

(dedicato a due amici che si sposano)

Sì

Dolce mattina

oltre il grigio del cielo

bagliori sui volti

oltre il soglio di chiesa.

Sguardi ridenti

e mani sudate

cuori affollati

da cuori incontrati.

Lungo

il cammino

per poche parole

frasi solenni

ne fissano la meta.

Sobri quesiti

vi vengono proposti

e calma fermezza

sui flebili

…sì.

(a tutti gli sposi)

Prua

Come farfalle

che oscillano sull’erba

mano nella mano

stiamo incerti

sulla prua d’un aratro

che dolce fra le onde

s’apre un solco.

Gli occhi ciascuno

scaglia via lontano

sognando mete

che ignora come l’altro.

Cuori smarriti

l’uno dentro l’altro

danzano gioiosi

noncuranti

di tutto ciò

che s’agita e si muove

come i delfini

che saltano all’intorno.

Il nostro viaggio

è appena cominciato

che dietro a noi

l’approdo

è ormai lontano.

Mille colori

cangiano sul mare

si confondono

si specchiano nel cielo

mille pensieri

pesano sulle ali

che insieme

si preparano a volare.

Sfidando il vento

le onde

la burrasca

tuffiamo i nostri cuori

nel mistero

d’esserci dati

l’un l’altro per la vita

unito i sogni

per diventare uno.

(sulla prua di una nave in viaggio di nozze)

Papà

Disteso sul nostro giaciglio

allungo la mano e non trovo

né curve né chioma né viso

mi volto e tu non ci sei.

Lo so che anche tu stai vegliando

sul bianco tuo letto in corsia

distrutta dal lungo travaglio

felice mi cerchi anche tu.

C’è un frutto che giace in un cesto

acerbo e di tenui colori

un seme piantai nel tuo campo

tu oggi m’hai offerto il raccolto.

Spiga di grano fluttuante

si agita e tende le mani

fra morbide pieghe e pelurie

si leva un profumo di pane.

Vien voglia di farne un boccone

guardando le tenere gote

i pugni ben stretti sul viso

le palpebre chiuse sul mondo.

è proprio un gran dono del cielo

giacere ciascuno in un letto

sognar tutti l’uno dell’altro

porzioni indivise di un tutto.

(alla nascita dei miei figli)

Mi tocca…

Mi tocca

da quel giorno in cui l’aurora

si è dischiusa su di me.

Mi tocca

quando guardo tutto intorno

e mi trovo ancora solo.

Mi tocca

il pensiero di fallire

proprio mentre sto provando.

Mi tocca

accettare nuove sfide

ma non quelle che io voglio.

Mi tocca

il mostrarmi inadeguato

nell’aiuto a chi ha bisogno.

(tocca a me…)

Mi tocca

il bacio di qualcuno

che mi ama oltre il mio io

mi tocca

il piede di mia figlia

che cerca la mia carne

mi tocca

la mano di mio figlio

che attorciglia i miei capelli

mi tocca

il respiro di lei

adagiata sul mio corpo

mi tocca

l’abbraccio di un amico

che cinge le mie spalle

mi tocca

lo spasmo di dolore

che sconvolge le mie membra

mi tocca

la forza delle braccia

che soccorrono il mio corpo

mi tocca

l’affondo di un bisturi

che divide la mia carne

mi tocca

la carezza dell’Eterno

su di me curvo e ridente.

(qualcuno mi tocca…)

Mi tocca

lo sguardo di mia madre

preoccupata ancor per me

mi tocca

la dolcezza di un bambino

che rovista la mia barba

mi tocca

il sorriso di un anziano

che non sa nulla di me

mi tocca

il silenzio di un amico

che discolpa il mio peccato

mi tocca

la polemica di un uomo

che disvela le mie colpe

mi tocca

la parola di conforto

da chi soffre più di me

mi tocca

questo mondo solo e triste

moltitudine dispersa

mi tocca

in un pane profumato

riconoscere le fatiche

mi tocca

in quel seme che oggi muore

scorgere segni di speranza.

(mi tocca il cuore…)

Spiagge

Uomini del deserto

sotto improbabili cappelli

muovono ciuffi di sabbia

fra corpi bruciati

offrendo ciondoli lucenti.

Bimbi spensierati

scavano tesori immaginari

per nonni felici.

Schiere di cavalloni

sbavano spumeggianti

fra amazzoni non più verdi

il sole splende.

(sotto il solleone… rivedere la mia infanzia)

Luisa

Nella tua cella

silenziosa e buia

gridi la voglia

di uscire di clausura.

La vita

come perfida Badessa

ti ha chiuso a chiave

dentro te stessa.

Odi i sussurri

di chi ti sta vicino

brami baciarlo

ma il cuore non ti basta.

Hai dato amore

da solo a te ritorna

sul corpo inerte

scendono preghiere e baci.

Si affrange la speranza

più che tu dormi e taci.

(Luisa giace da mesi cerebrolesa)

Dolore

Sotto bianche lenzuola

giacciono lamenti

di fiori recisi

appena sbocciati.

Nei giacigli di case

sopra lenzuola disegnate

genitori affranti

versano lacrime

che stingono i colori

e corrodono la vita…

(troppe giovani vite compromesse

tolgono senso all’essere padre e madre)

Campi di battaglia

Ciascuno combatte

la sua guerra

benché la guerra sia una

la sua battaglia

fra mille altre battaglie

un nemico

in mezzo a tanti avversari.

Ciascuno combatte

con le sue armi,

incurante di quelle altrui.

a suo modo

perché in guerra non ci sono regole

per la vittoria

ma il suo splendore è evanescente

per la sua vita,

ma le sue armi gli sopravvivono.

La mano armata

porta sconfitta

l’uomo opposto combatte e sbatte.

L’unica guerra giusta

è quella mai dichiarata

contro il sé deforme.

(tanta inutile fatica…)

Amico nemico

Vinto dal male

armai la lingua

ingaggiai duelli

con aspre parole

fra insulti e ingiurie

come aspri fendenti

ferite mortali

ottenni per premio.

Duri armistizi

con altri firmai

e tiepide mani

strette in silenzio

fra sguardi d’intesa

sottoscrissi trattati

parole di tregua

su cuori animosi.

Né in mani

né in occhi

né in bocche

o in orecchie

né in carte scritte pace trovai

ma solo finalmente

nel sospiro di un abbraccio.

(stanco di scontrarmi troppo a lungo con tutti)

A costo di

Con te non voglio battermi

a costo di

are da coniglio.

A te chiedo amicizia

a costo di

sembrare opportunista.

Su te voglio contare

a costo di

apparire ingenuo.

Di te amo fidarmi

a costo di

finire illuso.

Per te scò sempre

a costo di

pagare di persona.

In te cercherò il bene

a costo di

invadere il tuo cuore.

Con te sarò gentile

a costo di

vedermi sbeffeggiato.

A te darò la mano

a costo di

impugnare il vento.

(esorcismo contro l’incomprensione)

Ultimo viaggio

Saluti

e gente che piange

sussiego

e parole già usate

qualcuno sorride

a te

fra cesti di fiori.

Una sola valigia

in quell’ultima stazione

le tue povere spoglie.

(davanti alla salma di un’amica )

Camposanto

Mazzi di fiori

strappati dal suolo

adornano pietre

pesanti sui cuori

di figli di donna

ridati alla terra.

(sepoltura di persone care)

L’ultima porta

T’ho conosciuto

ch’ero ancora bambino

con molti nomi

parlavano di te

nessuno

ti gradiva a sé vicino

ma io non ti temevo

chissà poi perché.

Dei tuoi prescelti

rubi loro il viso

e arrivi sempre

quando è tardi ormai

spegni quegli occhi

sopprimi quel sorriso

ma dal mio cuore

non li strapperai.

Ho attraversato

valli di dolore

senza capire

quanto era grande il mio

non ebbi mai

paura dell’amore

seduto accanto a me

ho sempre avuto Iddio.

Non so

se fui mai degno

di tale accudimento

ma non trascorse giorno

ch’io non venissi amato

e figlio resterò

questo lo sai

e ancor non temerò

quando da me verrai.

Ti guarderò beffardo

mentre mi punti il dito

sarà l’ultima mossa

della mia partita

illusa tu sarai

d’avermi vinto

e non avrai capito

che il varco che mi offri

fa parte della vita.

(La morte mi ha sempre fatto un po’ pena,

come tutti quelli che la temono; del dolore ho sempre avuto grande rispetto ma non ne sono mai divenuto schiavo)

Essere

Puntuale ogni mattina

lo vedo e lui mi guarda.

Chi è costui

che mi somiglia

che mi spia di là dal vetro?

Una canna sbattuta dal vento.

Un cespuglio

aggrappato alla terra

che si oppone

al deserto che avanza.

Una zolla riarsa che aspetta

l’aratro e l’erpio

per esser tagliata

triturata.

Forse

un pugno di terra

riverso e pronto

ad accogliere un seme

a farsi utero

…e madre.

(nonostante le mie miserie, posso ancora dare

ho ancora voglia di amare… e paura di non farcela)

Al di là

Al di là dei tuoi occhi

un bambino s’è perso

inseguendo le rondini

su aquiloni sfuggiti

al controllo di mani

che sognavano il cielo.

Al di là del tuo cuore

vedo giorni felici

che hanno sparso colori

esalato profumi

elargito allegria

mentre ergevi la chioma.

Al di là del tuo corpo

vedo danze nell’aria

mentre intrecci il tuo nido

da lì effondi calore

mentre offri le pene

per un sogno d’amore.

Non sai più dove sei

che stai a fare quaggiù

su qualcuno ti attende

non curarti di lui

al di là della pena

c’è ancor gioia per te.

(stai cercando le tracce del bambino che è in te,

per continuare a sognare, per sostenere il volo ancora incerto

di un figlio mai grande abbastanza)

Le barbate

Stiamo sul solco basse

infisse

noi barbate

strette a ciascun vicino

affogate nel bottino.

Finché giunga nel campo

il giorno del trapianto

a cui si associa lesto

il tempo dell’innesto.

Verdeggeremo al sole

con foglie non più nostre

matureremo un frutto

che spande nella via

profumo per le giostre

di gente in allegria.

(trionfo dell’ironia sulla depressione)

Angeli dei corridoi

Scivolano lesti

in spazi bianchi

e lunghi corridoi.

Agili

silenziosi

solerti

prodighi

sorridenti

entrano

giorno e notte

dentro stanze di dolore.

Mani ferme e gentili

si muovono decise

con premura.

Soccorrono e incoraggiano

consolano e sostengono

vegliando senza sosta

senza risparmio

senza pause…

angeli dei corridoi…

Per noi

solo Infermieri.

(riconoscenza per volti umani)

Dr.

Mai vorresti incontrarli

mai averne bisogno

ma stai male e li invochi

e ne imprechi l’assenza.

Vengono rapidi al letto

hanno mani impietose

e veloci van via

con fugace presenza.

Tu stai male e ti sembra

facciano poco per te

ma i poteri che invochi

non li possono avere.

Stanno lì giorno e notte

forse tu non li vedi

ma stazionano in sala

molto vivono in piedi.

Sono pronti al bisogno

e potere non hanno

d’accusare stanchezza,

né di cedere al sonno.

Tu gli affidi la vita

vuoi da loro di più

vuoi guarire il tuo male,

e protendi le dita.

Sono uomini anch’essi

e sono donne comuni

non li puoi mitizzare,

e anche possono sbagliare.

Tu pretendi le cure

ne hai diritto lo sai

sono loro

i Dottori

sempre bravi

ogni volta…

che ti tolgono dai guai.

(gratitudine verso chi mi ha tolto dai guai

e verso un impegno poco riconosciuto)

Dimmi Padre

Ho ascoltato la tua voce

nel silenzio della notte

mi hai voluto come figlio

dietro i i di tuo Figlio.

In Te Padre ho abbandonato

tutte quante le certezze

e mi hai chiesto d’esser padre

rinunciando a figli miei.

Mi hai voluto spoglio e mite

scevro da ogni mia pienezza

perché colmo del tuo Spirito

fossi lampada ai fratelli.

Imponendo le mie mani

invocavo il tuo sostegno

perché il Regno quello Tuo

governasse la mia vita.

Ho affiancato nel cammino

una folla di fratelli

m’han seguito ma io spero

che cercassero Tuo Figlio.

Ogni via di solitudine

ho incontrato fra la gente

ma con Te sempre al mio fianco

ho saputo rincuorare.

Ho accolto nuovi figli

suggellato nuovi amori

vecchi figli ho ricondotto

senza mai essere nonno

solamente vecchio padre.

Ora dimmi Padre mio

se ti basta ciò che ho dato

solo questo io ti chiedo

per la pace del mio cuore.

Ho seguito le tue orme

incontrato tanto amore

ti ho servito nel cammino

la fatica ora mi chiede

il ristoro delle membra.

Ma nel tempo che mi resta

tu mi chiedi ancora un sì

mi vuoi dritto sul cammino

sono pronto mio Signore

custodiscimi ti prego

nella luce del tuo Amore

fino al giorno dell’incontro.

(in un 50° anniversario di sacerdozio)

A Massimo (Troisi)

Un cuore lento e debole

arso d’amore e di bellezza

in preda all’emozione

batte scalpitante

nell’abbraccio

della morte

per non rinunciare

a vivere.

(quando il cuore spinge a guardare oltre)

Ilaria

Uno scricciolo smarrito

che protegge i suoi pulcini

con gli artigli di un rapace

sotto l’ombra delle ali.

Gonfio il piccolo suo petto

mentre pigola nel vento

un richiamo a quell’amore

perso dentro la tempesta.

(a una piccola donna ferita… ma fortissima)

Silvia

Silvia

dal nulla m’appare

ancor oggi arcana

creatura fragile e forte.

Amazzone fiera

di guerra svilita

che senza sorriso

continua a donarsi.

Ripudia protervia

con fare dimesso

ma lotta leggera

con abnegazione.

Bellezza che insiste

incompresa nel tempo

col freddo negli occhi

e un fuoco nel petto.

(Dopo molti anni ho rivisto una piccola donna,

di gelida bellezza mai tramontata

e di insospettato animo generoso)

Regina di fiori

Fra quel sussulto

di gemme e di corolle

spunti come un bocciolo

in pieno sole.

Il tuo sorriso

rischiara quel giardino

mentre rispondi

al bisogno di ogni cuore.

Sfiori leggera petali e rizomi

chiami per nome

ogni singolo fiore

e lo accarezzi

come un bimbo in fasce.

Dalle tue mani

nasce la bellezza

anche una foglia

trova la sua parte.

Quel che è caduco

tu lo fai apparire

nello splendore

eterno del creato.

Effimere creazioni

offri alla gente

ma dei tuoi gesti

sempre ciascun t’è grato.

Regina tu sei dei fiori

ed incessantemente

profumo dalle tue mani

hai regalato.

(a una vecchia cara fioraia…)

Per te donna

Vestita di carne

la offri alla vista

la doni all’amore

la strazi nel parto

ci nutri i tuoi figli.

La presti al piacere

ne fai quasi un gioco

la vendi per poco.

Ne fanno razzia

ne sfruttano guadagno

la bramano ansiosi

poi ridono di te.

Nel mondo dei sensi

sei sola e ferita

non giovano gli sguardi

né aiutano i cenni.

Ghermita dal male

ti senti perduta

la carne è strappata

le forme svanite.

Bellezza fugace

il tuo corpo tornito

gioiello caduco

la tua madreperla

tessuto di seta

che il tempo corruga.

Ma d’altra bellezza

è fatto il tuo cuore

seduto al tuo fianco

nessuno è mai solo.

Incontra letizia

chi in te si rifugia

regali calore

anche a chi lo disdegna.

Ti struggi in attesa

di esser compagna

finché sarai sposa

per tutta la vita.

E moglie sarai

per il tempo che è dato

e padre farai

colui che ti ha amato.

E madre per sempre

gioiosa di figli

per quelli che hai avuto

e per quelli non tuoi.

Per te l’uomo canta

per te l’uomo sogna

bambino o vegliardo

sul tuo seno riposa.

(a tutte le donne)

La perla

Trenta stagioni

trenta primavere

trenta semine

trenta raccolti

trenta giornate

di ringraziamento

trenta rughe su di noi

trenta capelli bianchi

trenta volte paura di perdersi

trenta modi per ridirci ti amo

trenta volti dimenticati

per un unico volto

trenta cuori inascoltati

per il battito di un unico cuore

trenta pietre preziose perdute

per un’unica perla

tuo è quel volto

tuo è quel cuore

tu sei quell’unica perla

trenta volte ancora e ancora

ti chiederò:

“Vuoi essere

la compagna della mia vita?”

(a mia moglie nel 30esimo delle nozze)

Mareggiata

Centomila cavalieri

scatenati volteggiano

su destrieri scalcianti

dentro un urlo di battaglia

in un frastuono crescente

che divora il silenzio.

Bianche criniere

al vento seguono

bocche sbavanti

sopra un rampar di zoccoli

che scavano la rena.

(a eggio io e lei lungo il mare infuriato…

riascoltiamo l’eco di battaglie ate…)

L’onda

Lingue di schiuma davanti a me

leccano la riva coprendo ogni cosa

come le orme dietro di me

una conchiglia appare e scompare.

Spinta dall’onda in un attimo approda

tendo la mano, la schiuma la copre

cerco a tastoni per afferrarla

ma c’è solo sabbia fra le mie dita.

Come in quei giorni di vana speranza

in cui tutto vedi e tutto ti sfugge

ma l’onda ritorna più forte di prima

la scaglia all’asciutto, l’ho presa, ora è mia.

Magnifico nido di madreperla

prezioso rifugio di vita molliccia

che nella tua vulva invano si chiuse

dispersa nel mare per guerra perduta.

Or l’onda potente discalza il fondale

divelge ogni guscio dischiuso o abitato

per stendere a riva con fare superbo

regali trofei di corsaro bottino.

Così pure l’uomo che sopra il mio piede

si china e raccoglie senza riguardo

brandelli di morte per farsene fregio

con nulla riguardo alla vita che lotta.

Entrambi pirati di gran scorribande

che razziano impuni nell’intimo vita

illusi di un moto che in loro sprigiona

travolti essi stessi dal moto che segue.

(spesso anch’io sono come l’onda)

Arcobaleno

Coltri di nubi

sopra le colline

colmano di grigio

lo sguardo sull’autunno.

Malinconia

si sparge a velo

sopra l’iride

e proietta nel cielo

un arco di colori

che sbuca

eruttando violento

dalla terra

e penetra fugace

nel cuore di chi ammira.

(sussulto di gioia dentro un grigio di malinconia)

Autunno

L’albero amico

colora i suoi rami

piega le foglie

infine si arrende

è messo a nudo

il suo corpo risplende.

L’uomo resiste

si tinge la chioma

la vanità

non accetta la resa

sfida il suo tempo

ma lui non perdona.

Amo nel grigio

profili di rami

amo le grinze

della mia pelle

amo del tempo

ciò che mi è dato.

(il tempo più bello… è il mio…)

Nuvole grigie

Sopra il buio del mondo

come lenti di luce

stanno nuvole grigie.

Come petali in fiore

le mie ciglia si aprono

raccogliendo rugiada.

Sulla mia terra riarsa

solcata di rughe

scende acqua salata.

Ora è pioggia violenta

scagliata sul mio viso

mentre brucia la pelle.

Come il cielo che piange

non si lascia guardare

né scorgiamo i suoi occhi

così il cuore in tempesta

mi nasconde la luce

offuscando lo sguardo.

Ma quel pianto dirotto

lascia intrisa la terra

nuova vita germoglia.

Oltre queste pupille

cieli profondi si aprono

da cui irradia speranza.

(le nuvole che offuscano la nostra vita come quelle celesti nascondono la luce ma irrigano il nostro cuore come le altre la terra)

Braccia

L’infanzia

fra le braccia della madre

la fanciullezza

fra le braccia del padre

l’adolescenza

fra le braccia degli amici

la gioventù

fra le braccia di una donna

la vecchiaia

fra le braccia dei figli

la vita

fra le braccia di Dio.

(ho visto una bimba correre fra le braccia del papà)

Corso mascherato

Cammino al di qua della sabbia

fra onde di gente festosa

mi giungono spruzzi di sguardi.

È un mare di folla che stracca

sputando sulla mia riva

i gusci di gente sconfitta

che ha voglia di vincere il fato

ballando d’isterico riso

sotto drappi che irridono la morte.

Procedo fra vite spiaggiate

scansando svuotate bottiglie

in cui la tristezza è affogata.

Sghignazzi, sorrisi, allegria,

presentano maschere gaie

che lanciano coriandoli in aria.

Bambini sul collo seduti

sorpresi strabuzzano gli occhi

a quei simboli al vento sfilanti.

Il sole sorride alle voglie

di baci ed abbracci corsari

che bramano storie e futuro.

(nell’allegria non sempre autentica del carnevale

molte maschere cercano il senso della loro vita)

Ulisse

Molte volte

ho incontrato sirene

turando le orecchie

sguardo fisso sul mare

indenne

ho proseguito il viaggio.

Forte il desiderio

di voltarmi

come moderno Ulisse

fui legato.

Dolce

quel canto mi chiamava

gridai

imprecai

maledissi

ma molti fedeli compagni

angeli custodi

sordi all’inganno

m’ignorarono.

Chissà

se a viaggio concluso

potrò riabbracciarli

o li avrò perduti.

(eros, filia, agape… a quanti di questi sono rimasto fedele?)

Solitudine

Splende

il corpo celeste

che non ha corpo

e che non è celeste.

Brucia se stesso

e non si consuma.

Ingloba il suo calore

ne resta imprigionato.

Nel suo tormento

degli altri non si cura

ma scalda chiunque

gli si fa vicino.

Con lingue infuocate

parla e brontola a se stesso

mentre tutti parlano di lui.

è inghiottito nel buio

ma non può star nascosto

essere luce è la sua condanna.

La sua fiamma rischiara tutto intorno

sì che a tutti è dato di vedere

ma per guardare lui

si coprono gli occhi.

Con gioia lo accogliamo

nel suo nascere

godiamo il suo tepore

nel suo crescere

ci struggiamo di nostalgia

nel suo tramonto

ci sentiamo soli

quando il sole muore.

La sua forza ci tormenta

il suo bagliore acceca

i suoi raggi ci trafiggono

nessuno può

fermarsi al suo cospetto.

È fuoco

che scioglie ogni dolore

riscaldando anche da lontano

ma sublima l’essenza

finché strugge

chi resta troppo a lungo

a lui vicino.

Chiunque brucia

con la stessa fiamma

è come un sole

cercato

amato

sospirato

e poi lasciato splendere

da solo

nel suo cielo.

(amare è vivere intensamente… a volte amaramente)

Proprio

Proprio ora

che mi sveglio

che la notte è dissipata

restano scampoli di sogni

a segnare un altro inizio.

Proprio quello

che non serve

sta occupando i miei pensieri

impuzzando di stantio

il bisogno d’aria nuova.

Proprio mentre

io risalgo

dal profondo di me stesso

cado e scivolo di nuovo

e non vedo più la vetta.

Proprio dove

vorrei andare

su quei pascoli nel verde

suonano sordi campanacci

dando musica di pace.

Proprio lì

sopra le alture

dove l’anima s’innalza

vorrei stender le mie membra

sopra il seno della terra.

Proprio come

ogni lattante

vorrei stare a piedi nudi

sopra il ventre della madre

che mi espulse e che ricerco.

Proprio questo

sono io

un miscuglio di ioni

vago frutto della terra

che ricerca il suo perché.

(l’insostenibile vacanza del vivere…)

Ho visto

Ho visto

un mondo gonfio di speranza:

erano gli occhi di mia madre

che nel gravare del ventre scrutavano

la bellezza del domani.

Ho visto

un bruco diventar farfalla

con indomita fatica:

erano gli occhi di mio padre

che spiava il suo rampollo

osservare i mestieri

praticarli con ostinata gioia

imparando lentamente

il mestiere di essere uomo.

Ho visto

un aquilotto sospinto

dai genitori fuori dal nido

aprir le ali e scoprire il volo:

erano gli occhi dei miei maestri

che gioivano a vedermi

sostenuto dalla libertà.

Ho visto

un’ape laboriosa

confondersi fra tutte le altre

nella cura dell’alveare:

erano gli occhi dei vicini

che mi osservavano operare

incapaci di riconoscermi.

Ho visto

Don Chisciotte

lottare contro i mulini:

erano gli occhi del mondo

che vedevano nei miei gesti

la follia dell’amore.

Ho visto

una coppia di Albatros

tubare nel loro nido:

erano gli occhi degli amici

che osservavano una follia realizzata

il nostro sogno d’amore.

Ho visto

cuccioli di Lupo

avventurarsi nel bosco:

erano i nostri occhi

che seguivano i nostri figli

cercando di capire che fare.

Ho visto

la neve cadere

silenziosa a coprire

la stanchezza dei monti

la nudità della terra:

erano gli occhi della saggezza

che rivestivano di candore

le debolezze della mia vita

promettendo nuova fertilità.

Ho visto

gemme tenerissime

spuntare su rami di vite vecchia:

sono i miei occhi

che osservano il domani

con rinnovata speranza

di inebriante allegria.

(ripercorrendo tutta la mia vita… e guardando oltre)

Età

Sono nato ch’ero già grande

ato per molte vite

senza incontrare i miei giorni:

l’età non mi ha mai corrisposto.

A lungo fui bambino

e scoprendo la vita

l’amai come un uomo.

Divenni presto adulto

perché la gioventù

mi scagliò troppo avanti.

Entrando nella pienezza

la vita mi spinse ancora

e mi trovai fra i saggi.

Tutte le stagioni

sono scorse su di me

accanto a me

dentro di me

e diventando vecchio

continuo a tornare fanciullo.

Come una goccia d’acqua

sfuggo e scivolo via

in mezzo a tutte le altre

verso la stessa meta

che non è mai la stessa

senza raggiungere mai

chi mi precede.

Cerco sempre il mio inizio

e sempre vi ritorno

ma non so mai qual è.

Sgorgo da ogni sorgente

perennemente nuova

cerco il cammino fatto

ma non lo riconosco.

Incontro e trascino sassi

li levigo li consumo

e li riduco in sabbia

ma sempre o oltre.

Accolgo molte creature

e placo la loro sete

senza saziare la mia.

Sempre per vie scoscese

scendo verso la terra

per innalzarmi ancora

al cielo sospeso a lungo.

Finché come rugiada

nel tempo dell’inverno

dolce mi poserò

smetterò d’inseguire

trovando finalmente

quel tempo

che sarà il mio.

(ridiscendo la mia vita fin dalla sorgente)

L'Autore

Antonio Bini è nato il 25 maggio 1957 in provincia di Lucca, terzo di cinque fratelli. Dopo aver conseguito la Licenza Media, ha scelto di andare a lavorare per sostenere l’economia familiare, entrando così precocemente e definitivamente nella vita adulta. Per il piacere dello studio non ha mai abbandonato libri e quaderni, mantenendo da autodidatta il gusto per la ricerca e l’approfondimento.

È sposato, ha due figli, e varie esperienze educative, soprattutto in campo ecclesiale.

Nel 2012 ha pubblicato il romanzo Acquacheta, Giovane Holden Edizioni.